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Studio UPS sull’export delle PMI europee 2016 paper/… · 8,7% 9,7% 9,7% 13,1% 15,6% 14% 9,7%...

Date post: 23-Jun-2020
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Studio UPS sull’export delle PMI europee 2016 ups uniti portiamo soluzioni™
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Studio UPS sull’export delle PMI europee 2016

ups uniti portiamo soluzioni™

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Le aziende più piccole sono il motore del benessere anche nelle economie più avanzate - ma quanto del loro successo è dovuto alle esportazioni? Nella quarta edizione della sua ricerca sulle esportazioni delle PMI europee, UPS mostra che le PMI europee esportano di più e che le PMI che esportano crescono più rapidamente. Tuttavia, permangono degli ostacoli che impediscono alle aziende di esportare.

Nell’Unione Europea, le aziende definite “piccole e medie”, o PMI, rappresentano più della metà del valore aggiunto complessivo dell’economia dell’UE. Secondo il più recente sondaggio annuale sulle PMI condotto dalla Commissione europea, le aziende più piccole sono responsabili del 67% dei posti di lavoro totali nell’UE e rappresentano oltre il 99% di tutte le aziende non finanziarie.1

E questo tipo di aziende è in crescita. Secondo i dati più recenti dell’UE, il tasso di crescita delle PMI europee è più che raddoppiato, fino al 3,3% (rispetto al 2,2% di crescita del PIL in EU28), e l’impiego presso le PMI è di nuovo in crescita, se paragonato al declino visto negli anni precedenti. I risultati della ricerca sulle esportazioni delle PMI europee 2016 di UPS fanno eco a questa storia di ripresa, soprattutto per gli esportatori: UPS ritiene che, rispetto allo scorso anno, la proporzione dell’export nelle PMI sia aumentata in tutti i mercati, così come è cresciuta la proporzione di esportatori che segnalano dei ricavi più

elevati. Ad esempio in Italia il 14% delle PMI esportano, in aumento rispetto all’8% dell’anno prima, in linea con il 14% del 2014.

Le PMI che esportano tendono ad avere tassi di crescita maggiori rispetto a quelle che non esportano. Nel 2016 questa tendenza non solo risulta confermata, ma è anche molto più marcata. Ciò potrebbe essere in parte perché la domanda esterna è risultata la fonte più importante di crescita per l’economia dell’UE sin dal 2008. Secondo la Commissione europea, le esportazioni di beni e servizi sono state le uniche fonti di crescita economica nel corso del periodo 2008 - 2013, mentre secondo i dati più recenti, le esportazioni sono ancora il motore di crescita più importante.2 I risultati della ricerca UPS confermano le opportunità di crescita per le PMI che esportano: in ogni mercato esaminato nel 2016, la proporzione di aziende esportatrici che hanno segnalato un aumento delle vendite rispetto ai tre anni precedenti è risultata essere significativamente maggiore rispetto a quella delle aziende non esportatrici che hanno riportato una crescita; vedere a pagina 8 per tutti i dettagli.

Le PMI sostengono di essere perlopiù trattenute dall’esportare dai risvolti pratici della spedizione oltre frontiera. La principale preoccupazione delle PMI, che esportano verso altri Paesi UE o verso altri Paesi, è il rischio di danni alle spedizioni o perdita delle stesse. Le

autorizzazioni doganali e le normative sono molto più importanti per le imprese che spediscono beni al di fuori della UE, mentre non si applicano agli esportatori che spediscono all’interno del mercato europeo comune, con barriere amministrative e tariffarie minime; vedere a pagina 10 per tutti i dettagli.

La ricerca di UPS sulle esportazioni delle PMI europee è stata ispirata dal desiderio di aiutare le PMI ad avere successo cogliendo le opportunità di crescita offerte dalle esportazioni. Più di 12.000 titolari e dirigenti di piccole e medie imprese in otto Paesi dell’UE (Belgio, Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, e Regno Unito) sono stati intervistati in un ampio sondaggio progettato non solo per identificare tendenze e opportunità nel campo dell’esportazione, ma anche per individuare le barriere ancora presenti che ostacolano una corretta crescita nelle esportazioni. Le barriere che ostacolano l’esportazione per le PMI esistono, e nello studio del 2016 è stato aggiunto un nuovo indice di “disponibilità all’esportazione”, per aiutare le società a dare priorità alle aree in cui è necessario migliorare e sfruttare così i vantaggi della maggiore crescita che le esportazioni offrono. La ricerca UPS intende aiutare le PMI mostrando loro dove sono le opportunità, quali sono le sfide da affrontare nello sviluppo delle esportazioni e come le aziende possano farvi fronte grazie a partnership e soluzioni di logistica comprovate e di elevata affidabilità.

Introduzione

1http://ec.europa.eu/DocsRoom/documents/16341/attachments/2/translations, 2Si noti che il rapporto della Commissione europea citata non trova che le PMI nei settori di esportazione hanno ottenuto buoni risultati nel 2008-2013 - con l’eccezione di microimprese, piccole e medie imprese nei settori di esportazione hanno registrato una riduzione di valore aggiunto. Tuttavia, le differenze nella sequenza temporale dei dati tra il rapporto dell’UE e le indagini UPS, così come le differenze tra valore aggiunto (rapporto UE) e dei ricavi (indagini UPS) possono spiegare questa differenza.

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L’effetto BrexitIl sondaggio di UPS sulle esportazioni delle PMI europee per il 2016 è stato condotto prima e dopo il voto referendario del 23 giugno nel Regno Unito per lasciare l’UE. Nel Regno Unito, il 57% delle risposte al sondaggio sono state raccolte prima della votazione, il rimanente 43% dopo la votazione. I risultati hanno mostrato una chiara perdita di fiducia nelle esportazioni da parte delle PMI del Regno Unito: prima del voto, il 36% delle PMI prevedevano un aumento nelle esportazioni; tuttavia, questo dato è precipitato al 20% dopo il voto. Le aziende che prevedono una diminuzione delle esportazioni sono passate dal 7% al 16%. In tutti gli altri mercati presi in esame le aspettative sono cambiate, sebbene nella direzione opposta: le aziende che si aspettano un aumento nelle esportazioni sono cresciute dal 26% al 33%, mentre quelle che si aspettano una diminuzione sono passate dall’11% al 7%.

Questi sono i primi risultati; i dettagli dei futuri rapporti commerciali del Regno Unito con l’UE non emergeranno prima dell’inizio del 2019, quando le negoziazioni per uscire dall’UE saranno concluse, e molto dipenderà dalle tariffe e dai regimi di accesso al mercato interno, che devono ancora essere negoziati. Per i produttori che esportano verso e dal Regno Unito, la preoccupazione principale saranno le potenziali nuove tariffe doganali, mentre i fornitori di servizi professionali e finanziari saranno principalmente preoccupati dalle regole di accesso al mercato. Tuttavia nessuna modifica entrerà in vigore prima del 2019, e UPS prevede che i dettagli delle nuove regole sul commercio emergeranno lentamente nel corso dei prossimi due anni.

Ambito della ricerca

12.815 titolari e dirigenti di PMI

8 Paesi

4 settori

3 diverse dimensioni di imprese

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8,7%

9,7%

9,7%

13,1%

15,6%

14%

9,7%

19,5%

Metodologia

Le interviste sono state condotte in: Percentuale del campione totale (12.815)

La ricerca UPS sull’export delle PMI europee 2016 è l’ultimo elemento di un progetto a lungo termine pensato per delineare e comprendere le capacità di esportazione delle PMI nelle più grandi economie d’Europa.

Alla fine del 2013, UPS ha commissionato il sondaggio quantitativo “Crescita attraverso il commercio dell’esportazione” nel Regno Unito e in Germania per ottenere informazioni sulle PMI esportatrici verso destinazioni all’interno e all’esterno dell’UE. All’inizio del 2014, lo studio è stato esteso anche ad altri mercati (Polonia, Francia, Italia, Belgio e Paesi Bassi) al fine di identificare elementi di innesco e ostacoli percepiti in termini di esportazione, così come i canali commerciali utilizzati nel settore dell’esportazione. Nel 2015, UPS ha nuovamente ampliato l’ambito del sondaggio con una gamma più ampia di domande rivolte esclusivamente alle PMI che stavano esportando o che era probabile lo facessero nel corso dei successivi 12 mesi. Nel 2016 il progetto è stato ulteriormente ampliato con l’aggiunta della Spagna ai Paesi indagati, mentre tutte le PMI intervistate in tutti i mercati (che siano esportatori attuali o potenziali) sono state esaminate in base alla loro “disponibilità all’esportazione” con l’indice univoco di “disponibilità all’esportazione” UPS. In quanto parte dell’indice, il sondaggio 2016 comprende per la prima volta le risposte di quelle aziende che si definiscono “aperte all’esportazione”, sebbene ancora non esportino.

Lo studio 2016 ha intervistato 12.815 titolari, responsabili e dirigenti commerciali, aziendali e di sviluppo vendite nelle date che vanno dal 14 giugno al 24 agosto 2016. Le interviste sono state condotte nei seguenti Paesi: Belgio (1.111), Francia (1.250), Germania (1.249), Italia (1.667), Paesi Bassi (1.999),

Polonia (1.790), Spagna (1.247) e Regno Unito (2.502). Le aziende intervistate per la ricerca sono state individuate dai business information specialist di Dun & Bradstreet nell’ambito di quattro settori: produzione industriale e automotive (IM&A), retail, high-tech e healthcare. Sono stati esclusi settori secondari come ad esempio produttori tessili, di latte e prodotti chimici, caffè, bar e ristoranti, così come certi settori di rilievo come agricoltura, edilizia e ricerca mineraria.

Le dimensioni dei campioni per le domande singole vengono mostrate alla base di tutti i grafici. Il massimo margine di errore per i risultati basati su campioni di grandi dimensioni (almeno 1.600) è di +/-2,5. Per i risultati basati su campioni più ridotti il margine di errore massimo va da +/-5 (per campioni da 400) a +/-7 (per campioni da 200).

Tutte le aziende comprese nel sondaggio avevano tra uno e 250 dipendenti ed erano esportatrici (spedizioni all’estero nei precedenti 12 mesi), avrebbero probabilmente esportato entro i seguenti 12 mesi, oppure risultavano aperte all’esportazione.

Il sondaggio ha selezionato 200 aziende che attualmente esportano, in ciascuno degli otto Paesi, per un sondaggio approfondito basato su quote definite in funzione delle dimensioni delle aziende. Ovvero, in ciascun Paese sono state intervistate 100 microimprese (attività con un numero di dipendenti compreso fra 1 e 9), 50 piccole imprese (attività con un numero di dipendenti compreso fra 10 e 49) e 50 medie imprese (attività con 50 - 250 dipendenti). I settori commerciali sono stati rappresentati in maniera uguale nel sondaggio approfondito, con 50 aziende per ciascuno dei quattro settori in ogni Paese.

Il sondaggio ha anche selezionato 50-100 società “aperte alle esportazioni” in ciascun mercato, per un ulteriore set di domande relative al loro potenziale futuro comportamento di esportazione.

Infine si noti che le interviste sono state condotte prima e dopo il referendum del Regno Unito sull’UE, generando dati su come le risposte al sondaggio siano cambiate in seguito alla decisione del Regno Unito di lasciare l’UE.

Paesi Bassi

Polonia

Spagna

Regno Unito

Belgio

Francia

Germania

Italia

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Il settore automotive e produzione industriale (IM&A) comprende i produttori di beni con applicazioni industriali (quali gru ed estrusori di metallo) e domestiche (quali cucine, sanitari e attrezzatture per il giardinaggio), così come dettaglianti, grossisti e produttori di natanti e veicoli a motore nuovi e usati, motocicli, cicli, componenti, pneumatici e motori.

Il settore retail comprende tutti i rivenditori, dai fioristi ai cartolai, nonché i grossisti e i produttori di beni di consumo, quali articoli d’abbigliamento e arredamento, elettrodomestici e alimenti.

Il settore high-tech comprende i produttori di apparecchiature di comunicazione e telecomunicazione, computer e semiconduttori, nonché sviluppatori di software e programmatori informatici.

Il settore healthcare comprende una vasta gamma di produttori di apparecchi medicali, protesi e preparati farmaceutici, compresi i prodotti biofarmaceutici nonché operatori sanitari come chiropratici e optometristi.

Il presente report utilizza la seguente terminologia: “microimprese”, per le attività con un numero di dipendenti compreso fra 1 e 9, “piccole

imprese” per le aziende con uno staff di 10-49 unità e “medie imprese” per le realtà con 50-250 dipendenti.

I grafici mostrati di seguito riepilogano i principali risultati del sondaggio. La somma delle cifre può essere inferiore al 100% in presenza di

dati parziali o superiore al 100% nei casi in cui fosse consentita più di una risposta.

Dimensione delle imprese e settori

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27%

28%

27%

14%

23%

21%

13%

23%

BE

FR

DE

IT

NL

PL

UK

ES

74.062

252.303

216.846

200.240

59.972

121.056

94.061

78.327

1.096.867

Secondo le risposte fornite da oltre 12.000 dirigenti e proprietari di PMI in otto Paesi europei, le dimensioni delle imprese non rappresentano un ostacolo per l’esportazione verso destinazioni europee o extraeuropee. Anche se resta il fatto che nel 2016 la maggior parte delle PMI non esporta, la percentuale di quelle che lo fanno nel complesso è salita, in alcuni casi in maniera significativa. Queste PMI riferiscono inoltre previsioni positive in merito all’esportazione, in tutti i mercati la maggioranza prevede una quantità di esportazioni stabile o in crescita. I principali risultati includono:

La percentuale di PMI che effettuano esportazioni è cresciuta in tutti i mercati, con la Germania quale

economia in testa quanto a PMI più inclini all’esportazione.

Il voto della Brexit ha avuto un impatto in tutti i mercati, con aspettative di esportazioni in calo nel

Regno Unito e in aumento in tutti gli altri Paesi.

L’UE rimane il mercato di esportazione più importante per le PMI dell’UE, seguita dagli USA, ma la

percentuale di imprese che esportano altrove è in crescita in tutti i mercati ad eccezione di Regno

Unito e Italia.

Le PMI che esportano in maggior misura prevedono che le entrate dalle esportazioni aumenteranno nel

prossimo anno, sebbene la fiducia nella crescita sia leggermente calata.

L’associazione dell’esportazione a entrate maggiori è stata confermata e rafforzata. Oltre la metà delle

PMI esportatrici ora afferma che le entrate sono aumentate nel corso dei tre anni precedenti.

La percentuale di PMI esportatrici che utilizza canali di vendita online è moderatamente diminuita.

Danneggiamenti o smarrimenti delle spedizioni rappresentano le maggiori preoccupazioni per gli

esportatori; la sicurezza di Internet continua a perdere importanza man mano che le vendite online

divengono routine.

L’indice di disponibilità all’esportazione UPS dimostra che le PMI che ancora non esportano in Belgio,

Francia e Germania sono le più propense a iniziare a esportare in un futuro prossimo. Italia e Spagna

rappresentano i mercati con minore interesse nelle esportazioni tra le aziende non esportatrici.

Panorama delle esportazioni delle PMI Percentuale di PMI che esportano e stima del

numero di PMI esportatrici in ciascun Paese

oggetto d’indagine

Riepilogo

Tutti i mercati

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21%

27%

27%

13%

28%

14%

23%23%

La ricerca UPS sulle esportazioni 2016 indica che esistono oltre un milione di PMI esportatrici attive nei quattro segmenti commerciali identificati negli otto Paesi oggetto di indagine (presumendo che la percentuale di PMI esportatrici della ricerca sia rappresentativa). La percentuale di PMI esportatrici è cresciuta in tutti i mercati per cui abbiamo dati anno su anno (la Spagna non è rappresentata essendo entrata nel sondaggio nel 2016). La propensione delle PMI a esportare varia considerevolmente tra i mercati, tuttavia in tutti i Paesi dell’indagine la percentuale di PMI esportatrici è aumentata. Nel 2015 la percentuale di PMI esportatrici era aumentata in quattro dei sette mercati (con leggero calo in Belgio e Francia e calo netto in Italia), mentre nel 2016 la propensione a esportare è aumentata su tutta la linea.

Quanto maggiore è la dimensione della PMI, tanto maggiore è la propensione a esportare. In ogni mercato oggetto di indagine la percentuale di PMI che esportano cresce in base alle dimensioni dell’azienda. In media esporta il 36% delle PMI di medie dimensioni, rispetto al 27% delle PMI di piccole dimensioni e al 20% delle microimprese. I risultati del sondaggio del 2016 non hanno rilevato significative differenze tra la propensione media a esportare dei diversi settori, sebbene vi siano alcune differenze in base al Paese: in Belgio, Germania, Paesi Bassi e Polonia i produttori industriali rappresentano il settore più incline alle esportazioni. I risultati del settore rappresentano un cambiamento rispetto all’anno precedente: nel 2016 i produttori sono in qualche modo più propensi a riferire attività di export, mentre la percentuale dei rivenditori esportatori è più che raddoppiata.

Le PMI tedesche presentano la maggiore propensione a esportare: il 28% di tutte le aziende oggetto di indagine ha effettuato spedizioni all’estero negli ultimi 12 mesi e la Germania si classifica al secondo posto per numero di PMI esportatrici, dopo la Francia.

L’aumento nelle esportazioni in tutti i mercati ha comportato un cambiamento nella posizione relativa del Regno Unito; precedentemente era al secondo posto, dopo la Germania, tra i mercati con maggiore intensità di esportazione delle PMI, ora è sceso al sesto posto.

In tutti i mercati, tranne Italia e Spagna, oltre un quinto di PMI riferisce di esportare attualmente.

L’economia delle esportazioni europee è in crescitaPanorama delle esportazioni delle PMI

Percentuale di PMI che effettuano esportazioni (per Paese)

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92 95 92

6575 70

40 4361

100 98 94

16 41 43

5 11 12

99 92 89

42

5949

1733 28

100 96 97

1447

59

6

31 31

88 96 96

3848 50

17 14 19

96 97 92

38

64 68

10 18 16

99 92 98

4459

65

20 16 19

BE FR DE IT NL PL UK

2014 2015 2016

Di anno in anno è piccola la variazione nella percentuale di PMI che riferiscono di effettuare esportazioni verso destinazioni UE e USA (eccezion fatta per una crescente percentuale di PMI del Regno Unito che esporta negli USA, il 61% rispetto al 43% del 2015). Per quanto riguarda il resto del mondo, la situazione è diversa. Nella maggior parte dei casi una crescente percentuale di aziende riferisce di esportare verso altre destinazioni, con le uniche diminuzioni significative nelle PMI italiane (49% rispetto al 59% del 2015) e del Regno Unito (70% rispetto al 75% del 2015). Il modello complessivo vede un maggior numero di PMI europee che esportano verso nuove destinazioni al di fuori di UE e USA.

Nel 2016 il campione di dati è stato ampliato al fine di includere tutte le PMI attualmente esportatrici, piuttosto che tutte quelle che attualmente esportano fuori dall’UE.

Schemi commerciali

La percentuale di spedizioni delle PMI in ogni paese dove è stata condotta la ricerca e le regioni verso le quali erano dirette negli ultimi 12 mesi.

Cambia la forma delle esportazioni

All’interno dell’UE

Verso gli USA

Al di fuori dell’UE (eccetto USA)

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91

78.4

59.4

8.3

18.9

33.7

BE

FR

DE

IT

0.7

67

17.4

UK 15.2

66.4

94.5

79

28.2

3.3

17

NL

PL

ES 5.3

2.2

4

2.6

6.8

70

19.6

10.2

Per le PMI europee, l’esportazione è un’attività commerciale principalmente europea. Le PMI oggetto di indagine di tutti e otto i Paesi esportano di più verso l’UE che verso qualsiasi altra destinazione di un ampio margine. Sebbene il mercato più importante non UE per gli esportatori europei complessivamente continui ad essere quello degli USA, subito seguito dai Paesi europei non appartenenti all’UE, l’importanza dei singoli mercati non UE varia considerevolmente in base al Paese e riflette i modelli storici del commercio.

Flussi di esportazionePercentuale di spedizioni delle PMI di ciascun

Paese oggetto d’indagine e regioni in cui le merci sono state consegnate negli ultimi 12 mesi.

PMI esportatrici e destinazioni preferite

Complessivamente i mercati di esportazione non UE più grandi per le PMI degli otto Paesi sono USA, Europa non UE e Asia, esclusa la Cina.

Gli USA rappresentano la maggiore destinazione di esportazioni non UE. Il Regno Unito si distingue come mercato dove le PMI sono più inclini all’esportazione verso gli USA, con una percentuale di PMI che commercia con gli Stati Uniti che quasi raddoppia il mercato dei Paesi Bassi, il quale rappresenta il secondo Paese maggiormente concentrato sugli USA. Belgio, Francia, Germania, Polonia e Spagna effettuano tutte attività commerciali limitate con gli USA, in tutti i casi con meno del 20% di PMI che commercia con gli USA.

Cina e Medio Oriente restano mercati di esportazione delle PMI poco significativi: solo il 13% delle PMI oggetto di indagine esporta in Cina e solo il 12% in Medio Oriente.

L’alta percentuale di PMI in Belgio e Francia che esporta in Africa (rispettivamente 25% e 29%) riflette legami storici tra quei Paesi e l’Africa occidentale e centrale; forse sorprendentemente, solo il 13% delle PMI del Regno Unito esporta in Africa.

All’interno dell’UE

Verso gli USA

Al di fuori dell’UE (eccetto USA)

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31

23

27

34

43

25

38

30

31

61

60

61

1

11

8

68 7

51

57 8

6

66 7

60

63

9

15

BE

FR

DE

IT

NL

PL

ES

UK

La ricerca UPS sulle esportazioni delle PMI europee 2016 conferma il risultato dei due anni precedenti, cioè che per le PMI l’esportazione è associata a entrate maggiori. In tutto il campione oltre la metà delle PMI esportatrici ha affermato che il fatturato è aumentato nel corso dei tre anni precedenti, rispetto al solo 31% di aziende che si sono dichiarate “non aperte” alle esportazioni: si tratta di un piccolo aumento (due punti percentuali) nelle aziende che riferiscono crescita rispetto al 2015. Solo il 12% degli esportatori ha affermato che il fatturato è diminuito, rispetto al 17% delle aziende “non aperte”. Su base nazionale i risultati non sono cambiati di molto, nonostante l’associazione più favorevole tra la crescita delle esportazioni e il reddito si sia verificata nel Regno Unito, dove il 59% degli esportatori ha riportato un aumento delle entrate, mentre la percentuale degli esportatori che hanno riportato una crescita negli ultimi tre anni ha superato il 50% in tutti i mercati, eccetto quello francese (44%) e italiano (45%). In ogni singolo mercato, le PMI esportatrici sono state sensibilmente più inclini a riportare una crescita rispetto alle aziende che si sono autodefinite non aperte all’esportazione.

Le aziende credono, inoltre, che il volume delle loro esportazioni tenda a crescere piuttosto che a diminuire. La maggior parte delle aziende (61%) si aspetta che i volumi rimangano stabili, ma nelle aree in cui prevedono di assistere a un cambiamento esse sono più propense a prevedere un aumento (31%) che una riduzione (8%). Tuttavia, questo comporta un calo della fiducia rispetto ai livelli registrati nel 2015, quando il 37% delle aziende ha affermato di aspettarsi una crescita dei volumi di export.

Secondo le PMI, l’esportazione favorisce la crescita

Aspettative degli esportatori nei prossimi 12 mesi

Crescerà Resterà invariata Diminuirà

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6

20

38

17

42

54

35

64

50

61

32

47

50

54

33

57

50

60

42

22

57

BE

FR

DE

IT

NL

PL

UK

2014 2015 2016

Nel 2015, lo Studio UPS ha mostrato che le PMI esportatrici erano più inclini a vendere online che tramite qualsiasi altro canale, dopo un anno in cui l’utilizzo di canali di vendita online era aumentato sensibilmente, raddoppiando in molti mercati. Tuttavia, nel 2016, la crescita dei canali di vendita online sembra essersi bloccata.

In tutti i mercati esaminati tranne Germania e Italia*, una percentuale minore di PMI esportatrici rispetto al 2015 ha affermato di utilizzare canali online. Nella maggior parte dei casi, le PMI esportatrici sono anche molto più inclini dei non esportatori a utilizzare canali online in occasione delle vendite nei loro mercati nazionali.

Nella categoria comprendente le aziende aperte all’esportazione ma non ancora esportatrici, l’utilizzo di canali online è stato sensibilmente inferiore (solo il 31% di queste aziende ha usato il canale online), suggerendo che effettuare la transizione da aziende aperte a esportatrici al fine di vendere all’estero implica un maggiore investimento sulla presenza online.

L’e-commerce favorisce la crescita dell’export

I limiti di internet

L’uso dei canali di vendita online è aumentato da quando UPS ha iniziato a intervistare le PMI esportatrici nel 2013, ma adesso sembra che sia stato raggiunto un livello stabile. Ci sono diversi motivi per cui le PMI potrebbero decidere di non investire in canali online, e durante l’intervista per il sondaggio ne sono emersi alcuni.

+ Le aziende con solo un piccolo numero di grandi clienti B2B che si servono del contatto personale non sentono la necessità di sviluppare i canali online.

+ Alcune categorie di prodotti non sono adatte alle vendite online - sono inclusi prodotti regolati quali farmaci che per legge non possono essere venduti online, nonché prodotti su misura e prodotti di valore molto elevato.

+ Alcuni mercati, come l’Africa, hanno un accesso a Internet relativamente scarso e non sono ancora considerati adatti per gli investimenti online.

ANNO SU ANNO – Esportatori attuali

% delle PMI che usano il canale online quando vendono all’estero

* Le domande sull’utilizzo online sono cambiate tra i sondaggi del 2015 e del 2016. Nel 2015 fu richiesto alle aziende di riferire quali di una certa selezione di canali di vendita venivano utilizzati, inclusi i siti web proprietari e terzi. Nel 2016, alle aziende è stato chiesto semplicemente se usassero il canale online a livello nazionale e se lo utilizzassero per le esportazioni.

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Gli esportatori si preoccupano maggiormente della praticità della spedizione oltre frontiera. La principale preoccupazione per le PMI esportatrici, che esportino all’interno dell’Unione Europea o al suo esterno, è il rischio del danneggiamento o della perdita delle loro spedizioni. Questioni non tangibili quali difficoltà linguistiche e relative alle vendite sono collocati in fondo alla lista delle preoccupazioni per il commercio all’interno e all’esterno dell’UE.

Tuttavia, le preoccupazioni delle PMI esportatrici differiscono a seconda che si tratti di esportazioni all’interno o all’esterno dell’UE: le formalità doganali e normative sono molto più importanti per le imprese che inviano spedizioni al di fuori dell’UE, riflettendo la fiducia degli esportatori nel fatto che il mercato unico europeo lavori a loro vantaggio riducendo le barriere amministrative e tariffarie.

Su base nazionale, si nota che le PMI in alcuni degli otto mercati intervistati sono più sensibili a determinate barriere di esportazione rispetto ad altre. Per le esportazioni all’interno dell’UE, le aziende in Francia, Italia e in particolare Polonia sono più inclini a considerare eventuali problemi come seri rispetto alle PMI di altri Paesi. Per le esportazioni al di fuori dell’UE, le aziende in Francia, Italia, Polonia e Spagna sono più preoccupate per gli ostacoli all’esportazione, e questo vale soprattutto per le aziende polacche che, rispetto a quelle italiane, sono ancora una volta più inclini di altre a riportare problemi.

Nel corso dei due anni precedenti, UPS ha notato che i problemi relativi alla sicurezza del commercio online sono diminuiti: quando a un campione leggermente diverso di PMI esportatrici è stato chiesto di elencare quali erano le preoccupazioni principali nel 2014, la sicurezza di Internet è stata il secondo problema più citato per l’esportazione all’interno dell’UE, ma dal 2015 la sicurezza di Internet è stata la quarta preoccupazione più citata. Nel 2016 la tendenza non si è arrestata: la sicurezza di Internet è adesso una delle ultime voci dell’elenco di problemi e, su base nazionale, solo le aziende polacche la definiscono una preoccupazione significativa, esclusivamente per le esportazioni al di fuori dell’UE. Questi risultati corrispondono a una rapida evoluzione verso i canali di vendita online destinati a divenire la norma per le PMI esportatrici.

La percezione degli ostacoli all’esportazione sta cambiando

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BE BE

FR FR

DE DE

IT IT

NL NL

PL PL

ES

UK

ES

UK

1 12 23 3

Le 3 principali preoccupazioni quando si esporta al di fuori dell’UE

Le 3 principali preoccupazioni quando si esporta all’interno dell’UE

Rischio di danneggiamento/

perdita

Affidabilità della consegna

Costi

Rischio di danneggiamento/

perdita

Affidabilità della consegna

Velocità di spedizione

SdoganamentoCompetizione

locale

Rischio di danneggiamento/

perdita

SdoganamentoAffidabilità

della consegnaCosti

Rischio di danneggiamento/

perdita

Affidabilità della consegna

Sicurezza dell’e-

commerce

Rischio di danneggiamento/

perdita

Affidabilità della consegna

Costi

Rischio di danneggiamento/

perdita

Affidabilità della consegna

Costi

Rischio di danneggiamento/

perdita

Affidabilità della consegna

Costi

Rischio di danneggiamento/

perditaNormative Sdoganamento

Rischio di danneggiamento/

perdita

Affidabilità della consegna

Sdoganamento

Normative Sdoganamento Costi

Costi NormativeAffidabilità della

consegna

SdoganamentoAffidabilità della

consegnaNormative

Rischio di danneggiamento/

perditaCosti Affidabilità della

consegna

Rischio di danneggiamento/

perdita

Velocità di spedizione

Costi

Rischio di danneggiamento/

perditaNormative Sdoganamento

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BE

FR

DE

IT

NL

PL

ES

UK

1 2 3Nello Studio di UPS sulle esportazioni delle PMI europee del 2016, le aziende esportatrici sono state invitate a individuare le priorità chiave, a livello aziendale, per l’immediato futuro e a valutare la loro efficienza relativamente a tali questioni. I risultati sono stati molto coerenti in tutti gli otto mercati: il soddisfacimento della domanda dei clienti e il mantenimento dell’innovazione sono stati citati come le due sfide principali in sette mercati su otto (il Regno Unito ha rappresentato l’eccezione con l’efficienza citata come la principale sfida, ma la domanda dei clienti e l’innovazione sono state messe al secondo e terzo posto). I risultati sono stati molto simili per le aziende che si sono autodefinite aperte a esportare anche se non ancora esportatrici. Le stesse priorità sono state citate dalle aziende su base settoriale: come priorità principale, tutti i settori hanno indicato il soddisfacimento della domanda dei clienti, mantenendo al tempo stesso il secondo posto per l’innovazione.

Questi risultati, inoltre, si mantengono costanti di anno in anno. Nel 2015 (quando le domande del sondaggio erano leggermente diverse), le aziende intervistate presenti in sei mercati su sette hanno inserito al primo o secondo posto l’esperienza cliente o l’innovazione nel loro elenco priorità (con la sola eccezione delle aziende in Italia, che hanno classificato il flusso di cassa come la seconda priorità più importante).

Il sondaggio, infine, ha rilevato che le aziende esportatrici sono molto più incentrate sui clienti che sui processi. Questioni come la progettazione e la gestione della catena di fornitura, la gestione del flusso di cassa e il monitoraggio della concorrenza ricoprono un ruolo minore nei loro programmi.

Alle aziende è stato chiesto anche di valutare le loro capacità di risolvere tali questioni. Non sorprende che, in tutti i mercati le aziende ritenevano di riportare la miglior performance nelle sfide che rappresentavano anche le loro priorità principali: domanda dei clienti e innovazione. La sola eccezione era rappresentata dal Regno Unito, dove le aziende non consideravano la loro priorità principale (l’efficienza) uno dei tre principali problemi relativi alla performance.

Questi risultati sono stati ulteriormente analizzati per cercare di creare l’indice di disponibilità all’esportazione PMI di UPS, descritto nel dettaglio nelle pagine seguenti.

I 3 principali motivi per cui si inizia ad esportare

Domanda dei clienti

InnovazioneEsperienza

clienti

Domanda dei clienti

Innovazione Flusso di cassa

Domanda dei clienti

Innovazione Efficienza

Domanda dei clienti

Innovazione Flusso di cassa

InnovazioneDomanda dei

clientiEfficienza

InnovazioneDomanda dei

clientiEsperienza

clienti

Domanda dei clienti

InnovazioneEsperienza

clienti

Domanda dei clienti

InnovazioneEsperienza

clienti

Priorità future e prestazioni correnti

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Le aziende esportatrici del futuro

64

27

63

BE

64

28

53

DE

80

14

33

IT

27

62

FR

65

NL

72

23

33 5

5

PL

23

67

3

ES

13

79

UK

21

75

25 2

attualmente esportano

probabilmente esporteranno nel corso dei prossimi 12 mesi

sono aperte alle esportazioni

Non sono aperte all’esportazione

La ricerca UPS sulle esportazioni delle PMI europee del 2016 ha individuato alcune PMI già operanti nel settore delle esportazioni, alcune che avrebbero probabilmente esportato nei 12 mesi successivi e alcune che si consideravano “aperte alle esportazioni”. I risultati confermano che sebbene la maggioranza delle PMI continui a non esportare, c’è un’ampia minoranza che lo fa (oltre il 20% in sei mercati su otto) e una significativa minoranza che intende occuparsene presto o che sta valutando la possibilità.

Mentre alcune aziende non esportatrici hanno indicato come motivazione il costo di investimento o le spese amministrative legate alle esportazioni, altre hanno espresso motivazioni più importanti, come la mancanza di domanda dei clienti al di fuori dei loro Paesi d’origine, o la mancanza di idoneità dei loro prodotti per il mercato delle esportazioni (le aziende hanno inserito il settore alimentare, dei farmaci e dei servizi in questa categoria).

Sulla base di ciascun Paese, livelli più elevati di PMI esportatrici corrispondono a livelli più alti di interesse verso le esportazioni future da parte di aziende non esportatrici. Belgio, Francia e Germania sono i Paesi più propensi all’esportazione con il massimo livello iniziale di attività e di interesse. Al momento, Italia e Spagna sono i Paesi meno disposti a dedicarsi a questa attività e i meno aperti a farlo in futuro.

% PMI che...

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4765

51

52

55

56

57

5751

63

53

47

61

44

39

FR

ES

UK

BE

DE

IT

PL

NL45

Utilizzando i risultati sull’apertura al settore delle esportazioni della pagina precedente, UPS ha creato l’indice di disponibilità all’esportazione per mostrare la probabilità delle aziende non esportatrici all’ingresso nel mercato delle esportazioni e ha individuato le nuove competenze di cui avrebbero bisogno per favorire il passaggio. Tutte le aziende hanno risposto a domande sulle priorità aziendali future e hanno valutato le loro capacità attuali di rispondere a queste questioni. Questi risultati sono stati combinati per creare una scala ponderata dell’apertura alle esportazioni, basata sull’autovalutazione delle prestazioni correnti.

Indice di disponibilità all’esportazione

Secondo l’indice, le tre principali questioni che le aziende vorrebbero risolvere nel passaggio al settore delle esportazioni riguardano la capacità di trarre vantaggi dall’e-commerce, di imparare a crescere in mercati poco familiari e di ottenere informazioni di mercato.

Per quanto riguarda i singoli Paesi, la lacuna più grande riguarda le PMI in Italia, ad esempio nella loro capacità di migliorare l’esperienza cliente. Sono state individuate anche notevoli carenze di competenze in Polonia sull’e-commerce, nel Regno Unito in merito all’esperienza cliente e nei Paesi Bassi riguardo alle informazioni di mercato.

In base al settore, le PMI del settore vendita al dettaglio e high-tech credono di dover aumentare il livello di conoscenza per poter passare al mercato delle esportazioni.

Il gap nell’indice di disponibilità all’esportazione fra PMI esportatrici e non esportatrici

Esportatrici Non esportatrici(aperte all’esportazione)

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IT

PL

UK

NL

ES

Migliorando l’esperienza clienti

Approfittando dell’e-commerce

Migliorando l’esperienza clienti

Acquisendo informazioni di mercato sulle esigenze e aspettative dei clienti

Innovando continuamente e mantenendo l’elevata qualità dei prodotti

Disponibilità all’export: eccesso di fiducia?Sorprende il fatto che alcune PMI non esportatrici ritengano di lavorare meglio in aree fondamentali per le esportazioni rispetto alle PMI che operano già in questo settore. In Belgio, Germania e Francia, tra il 2% e il 6% delle aziende aperte all’export crede di avere più capacità delle aziende esportatrici. Poiché questi risultati si basano sulla capacità di auto-segnalazione delle aziende, non è possibile individuare la causa di questa disparità. Potrebbe essere che le aziende che non si inseriscono ancora nel mercato delle esportazioni tendano a sottovalutare il loro livello di capacità di operare nel mondo reale del commercio transfrontaliero, che richiede esperienza e competenze specifiche.

Chiudere il gap dell’indice di disponibilità all’esportazione

I non esportatori possono chiudere il gap in diversi modi in ogni paese

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Le PMI esportatrici europee continuano a rappresentare una parte crescente dell’economia mondiale, contribuendo in modo significativo alla crescita economica europea. I dati più recenti della UE mostrano che il tasso di crescita complessivo delle PMI è aumentato e che i posti di lavoro sono in incremento. Dati di UPS mostrano che la percentuale di PMI esportatrici è cresciuta in tutti e sette i mercati che dispongono di dati annuali e che per le PMI esportatrici la relazione tra export e livelli di crescita più elevati continua a sottolineare il fatto che le esportazioni rappresentano il motore di crescita più potente nel settore delle PMI.

Ma per la prima volta in quattro anni di raccolta dati da parte di UPS sulle capacità di esportazione delle PMI, si è verificato un importante cambiamento di tendenza. La crescita di canali di vendita online, molto marcata nel biennio precedente, è scesa, suggerendo che per le PMI ci sia un limite naturale all’utilizzo dei canali online (una minoranza importante delle aziende sostiene che il canale online non sia idoneo alle loro attività). Tuttavia, per la maggior parte delle piccole e medie imprese sembra che i canali online da loro utilizzati stiano diventando la norma. I problemi legati alla sicurezza su Internet continuano ad avere importanza relativa, dal momento che la vendita online sta diventando sempre più familiare a clienti e aziende.

Ci sono stati anche cambiamenti relativi all’orientamento alle esportazioni dei singoli mercati. Il Regno Unito, in particolare, è passato dai primi agli ultimi posti della classifica delle economie orientate alle esportazioni. Il voto referendario ha aggiunto un nuovo fattore a questa evoluzione. Il voto di Brexit ha avuto un impatto sulle PMI esportatrici in tutti gli otto Paesi intervistati. Nel Regno Unito il voto ha ridotto le aspettative di crescita futura attraverso le esportazioni, ma altrove ha avuto l’effetto contrario.

Questi cambiamenti di tendenza suggeriscono che il mercato delle esportazioni delle PMI stia continuando il processo di maturazione che UPS ha per prima individuato nei dati dello scorso anno. In passato, il settore delle esportazioni era prerogativa delle grandi aziende dotate di capacità di investimento per sviluppare propri sistemi di commercio internazionale, ma la situazione ora è cambiata. Le aziende di dimensioni più piccole possono ora accedere a mercati di esportazione più facilmente, grazie a servizi di terzi e alla maggiore facilità di vendita online oltre confine. La percentuale di PMI che esportano resta comunque bassa (quasi un quarto), ma è una consistente minoranza che è destinata a diventare sempre più grande.

Conclusione

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Sebbene UPS operi in più di 220 paesi e territori in tutto il mondo, opera proprio come una piccola-media impresa. Questo perchè ha un forte orientamento al cliente e una stretta relazione con le comunità presso le quali offre i suoi servizi. Ci sono autisti che negli ultimi 30 anni, nelle città di tutta Europa, hanno ritirato pacchi nelle stesse strade. Conoscono i clienti per nome.

UPS ha costruito un network logistico globale che consegna in media 18,3 milioni di pacchi e documenti al giorno con quasi 2.000 strutture operative in tutto il mondo. I pacchi sono trasportati da una flotta per la distribuzione che include 237 aerei, più di 110.000 fra veicoli per la consegna, autoarticolati, rimorchi e motociclette, fra cui oltre 7.700 veicoli a carburante alternativo.

Appoggiandosi a questo network, le PMI possono pensare in grande e competere in grande, senza dover creare un’infrastruttura globale per essere fisicamente grandi. Le PMI possono scegliere i servizi e le tecnologie di logistica di UPS più adatti alle specifiche sfide che si trovano ad affrontare. Sulla base dell’esperienza acquisita esportando milioni di ordini in tutti il mondo e per anni, UPS ha sviluppato le soluzioni più adatte per le PMI che esportano.

UPS è convinta che le esportazioni possano aiutare le PMI a crescere aprendo loro nuovi mercati. L’esperienza in nuovi mercati porta ad innovazione di prodotto che a sua volta alimenta la crescita. Le aziende che sono in grado di esplorare agilmente nuovi mercati e nicchie e di rispondere velocemente ai cambiamenti del contesto economico sono quelle che avranno successo.

Informazioni su UPS

Servizio di consulenza sugli imballaggiUPS dispone in Europa di un laboratorio specializzato di progettazione e collaudo dei pacchi, che offre un servizio di consulenza sugli imballaggi da parte di personale esperto. In questo modo, le PMI possono progettare imballaggi in grado di sopportare le sollecitazioni durante il trasporto per l’esportazione e di ridurre al minimo il rischio di perdita o danneggiamento Servizi cargo e pacchiUPS può trasportare qualsiasi tipo di carico, dalle buste consegnate in una notte ai carichi non containerizzati che necessitano di attrezzature particolari per poter essere imbarcati sulle navi.

Tecnologia APIInterfacce di programmazione UPS rendono semplice per gli esportatori l’integrazione della tecnologia di spedizione, fatturazione e sdoganamento internazionale direttamente nel loro sito web o sistema di gestione aziendale. Questo può aiutare le PMI a diventare più efficienti e offrire ai propri clienti una migliore esperienza.

Servizi di sdoganamentoGrazie alla disponibilità di strutture di sdoganamento in tutti i principali mercati del mondo, UPS copre i centri globali di attività delle PMI. I servizi di sdoganamento vengono svolti con coerenza, affidabilità e flessibilità.

UPS Access Point™Il network delle sedi UPS Access Point™ di UPS consente il ritirorapido, efficiente e conveniente dei pacchi presso dei punti vendita, ad esempio edicole o drogherie. Il network delle sedi UPS Access Point aiuta i retailer a migliorare l’esperienza di shopping online e l’assistenza ai clienti con un’alternativa alla consegna dei pacchi a domicilio.

Soluzioni informatizzateUPS Paperless® Invoice offre agli esportatori tutta la comodità e tranquillità che desiderano, permettendo alle PMI di inviare i documenti commerciali per via elettronica, riducendo il rischio che la merce sia trattenuta alla dogana per informazioni non corrette o mancanti.

Strumenti e servizi UPS per le PMI:

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