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Sud-africa. Entrambi sono metodi specifici per una ... · costruisce su cinque punti: ... 11+ è un...

Date post: 15-Feb-2019
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16 Sud-africa. Entrambi sono metodi specifici per una popolazione con determinate caratteristiche antropometriche, sociali, ecc. diverse da quelle riscontrabili nel rugby italiano. Andremo quindi ad indagare anche dei protocolli di riscaldamento preventivo di altri sport così da ottenere maggiori informazioni e spunti per proporne uno per il rugby italiano. BokSmart Safe six injury prevention programme nel Rugby Le aree target sono le ginocchia, gli ischio-crurali, le caviglie e le spalle in quanto sono quelle colpite più frequentemente da infortunio grave. L’obiettivo del programma è il diminuire l’incidenza di infortuni per mezzo dell’incremento di forza, stabilità articolare, equilibrio e controllo. Gli esercizi proposti (fig. 7-12) devono essere implementati al riscaldamento classico in relazione anche all’allenamento tecnico o alla preparazione fisica che segue. Per quanto riguarda i risultati del BokSmart in termini di riduzione di infortunio non si hanno ancora dati sufficienti. Uno studio di Freitag et al [38] ci informa comunque dei risultati ottenuti dal programma preventivo RugbySmart: dal 2001 al 2014 gli infortuni gravi si sono ridotti del 15%. Dal 2010 al 2013 sono tuttavia aumentati del 22% il numero di traumi. Si ipotizza che la causa sia una maggiore consapevolezza del minor rischio di infortunio da parte del giocatore e, di conseguenza, una maggior sconsideratezza nelle scelte di gioco. VIlijoen & Patricios [40] ci tengono a sottolineare che un protocollo preventivo per il rugby deve essere sempre adattato al contesto specifico della squadra sul quale viene applicato; per fare ciò gli autori propongono l’utilizzo del protocollo Intervention Mapping (IM). Si costruisce su cinque punti: 1. definire gli obiettivi in base all’ampiezza e la specificità del problema; 2. progettare un programma teorico che faccia raggiungere gli obiettivi designati; 3. produrre il programma rendendolo pratico ed attuabile; 4. implementare il programma con specifiche relative al gruppo che si sta trattando (squadra); 5. valutare gli effetti del programma di intervento in termini di pro e contro. Anche se sul rugby abbiamo qualche studio e due protocolli testati relativi agli aspetti preventivi, è utile fare una panoramica generale anche degli altri sport perché apportano spunti interessanti che possono essere tenuti in considerazione anche nel caso specifico del rugbisti, essendo questo sport piuttosto vario e con ruoli che eseguono azioni e gesti motori completamente distinti.
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Sud-africa. Entrambi sono metodi specifici per una popolazione con determinate caratteristiche antropometriche, sociali, ecc. diverse da quelle riscontrabili nel rugby italiano. Andremo quindi ad indagare anche dei protocolli di riscaldamento preventivo di altri sport così da ottenere maggiori informazioni e spunti per proporne uno per il rugby italiano. BokSmart Safe six injury prevention programme nel Rugby Le aree target sono le ginocchia, gli ischio-crurali, le caviglie e le spalle in quanto sono quelle colpite più frequentemente da infortunio grave. L’obiettivo del programma è il diminuire l’incidenza di infortuni per mezzo dell’incremento di forza, stabilità articolare, equilibrio e controllo. Gli esercizi proposti (fig. 7-12) devono essere implementati al riscaldamento classico in relazione anche all’allenamento tecnico o alla preparazione fisica che segue. Per quanto riguarda i risultati del BokSmart in termini di riduzione di infortunio non si hanno ancora dati sufficienti. Uno studio di Freitag et al[38] ci informa comunque dei risultati ottenuti dal programma preventivo RugbySmart: dal 2001 al 2014 gli infortuni gravi si sono ridotti del 15%. Dal 2010 al 2013 sono tuttavia aumentati del 22% il numero di traumi. Si ipotizza che la causa sia una maggiore consapevolezza del minor rischio di infortunio da parte del giocatore e, di conseguenza, una maggior sconsideratezza nelle scelte di gioco. VIlijoen & Patricios[40] ci tengono a sottolineare che un protocollo preventivo per il rugby deve essere sempre adattato al contesto specifico della squadra sul quale viene applicato; per fare ciò gli autori propongono l’utilizzo del protocollo Intervention Mapping (IM). Si costruisce su cinque punti:

1. definire gli obiettivi in base all’ampiezza e la specificità del problema; 2. progettare un programma teorico che faccia raggiungere gli obiettivi designati; 3. produrre il programma rendendolo pratico ed attuabile; 4. implementare il programma con specifiche relative al gruppo che si sta trattando

(squadra); 5. valutare gli effetti del programma di intervento in termini di pro e contro.

Anche se sul rugby abbiamo qualche studio e due protocolli testati relativi agli aspetti preventivi, è utile fare una panoramica generale anche degli altri sport perché apportano spunti interessanti che possono essere tenuti in considerazione anche nel caso specifico del rugbisti, essendo questo sport piuttosto vario e con ruoli che eseguono azioni e gesti motori completamente distinti.

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Vediamo di analizzarne qualcuno. FIFA11 nel calcio 11+ è un programma preventivo di riscaldamento pensato per il calcio il cui obiettivo è quello di ridurre i fattori di infortunio nel gioco. È stato sviluppato da esperti internazionali del F-MARC (Fifa medical assessment and research center) unitamente ad altri due centri di ricerca in ambito ortopedico e traumatico di Santa Monica ed Oslo. I dati (fig. 13) affermano che un programma preventivo mirato porta a riduzioni del 29-37% degli infortuni. Con una pratica bisettimanale del programma 11+, si arriva fino al 50%. Ma non è tutto qui. Il programma è anche un ottimo mezzo per migliorare l’equilibrio dinamico e l’agilità e dovrebbe perciò essere incluso nella routine della seduta allenante del calcio. Neto et al[34] ce lo dimostrano. L’11+ consiste in tre gruppi di 5 esercizi, ciascuno eseguito nella sequenza descritta, all’inizio della seduta di allenamento:

§ 1° gruppo: corsa a bassa intensità combinata con stretching dinamico; § 2° gruppo: sei serie di esercizi di core stability, pliometria ed equilibrio (con tre

livelli di difficoltà progressivi) § 3° gruppo: esercizi di corsa ad intensità moderata/elevata combinati con arresti e

cambi di direzione repentini Una scoperta recente afferma che la famosa slackline sembra essere un metodo preventivo addirittura migliore dell’11+? Un recente studio di Jager et al[35] dimostra infatti che questo strumento apporta miglioramenti sull’equilibrio, sul controllo neuromuscolare e sul senso motorio. IBIPP nel Basket Questo protocollo preventivo consiste in uno screening iniziale della squadra che comprende:

§ Valutazione antropometrica (peso, altezza, BMI, % massa grassa con pliche); § Test di Bosco e triple hop jump (forza esplosiva, reattività e stabilità dinamica); § V sit & reach (flessibilità generale); § Side bridge e bridge supino monopodalico (Core endurance); § Y star excursion o YBT (Propriocettività, equilibrio dinamico); § Yo-yo test livello 1 (resistenza generale, efficienza e capacità di recupero).

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Questi test andranno ad informare il preparatore su quale atleta sia maggiormente a rischio infortunio e/o discosti maggiormente dal resto del gruppo. Il programma preventivo completo proposto dall’ideatore dell’IBIPP Roberto Benis consiste in un’attivazione neuromuscolare di 18-21’ suddivisi nelle seguenti fasi:

§ Warm-up organico (corsa e varie andature a bassa intensità); § Stretching (dinamico con tenute brevi se pre-allenamento, statico se in seduta

dedicata); § Potenziamento (Plank e tenute isometriche, affondi sui vari piani); § Pliometria; § Agilità e destrezza sport specifica con palla.

Pallavolo

Per questa disciplina non sono stati ritrovati in letteratura protocolli preventivi codificati. Esiste tuttavia uno studio prodotto da Herman et al[36] sulla comparazione di vari metodi di riscaldamento neuromuscolare, il quale conclude dicendo che l’implementazione del riscaldamento classico per tre o più mesi consecutivi con attività di stretching dinamico, esercizi a carattere pliometrico e di stimolo della forza, equilibrio ed agilità sport specifica, porta ad una netta diminuzione degli infortuni e dei paramorfismi nei pallavolisti. Secondo Stasinopoulos[37] inoltre l’implementazione del riscaldamento con gesti tecnici ed esercizi propriocettivi diminuisce il rischio di recidiva distorsione alla caviglia. Ulteriori metodiche preventive Per prevenire l’infortunio e migliorare la postura è utile l’applicazione del kinesio tape e del foam roller: il primo infatti secondo Semple et al[33] migliora le capacità di propriocezione e il secondo invece aiuta a rilasciare la miofascia nei muscoli retratti e permette quindi di diminuire le tensioni sbilanciate applicate alle varie articolazioni.

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SOVRACCARICO FUNZIONALE O ERRATA SOMMINISTRAZIONE? Sono stati esposti diversi programmi preventivi, volti a ridurre il sovraccarico funzionale, migliorare la postura e ridurre gli infortuni. Si deve però iniziare a riflettere sul termine sovraccarico funzionale per comprendere se questo sia un evento inevitabile o se possa essere considerato come un errore di valutazione. Secondo Gabbett et al[42] non esiste un carico di lavoro eccessivo ma solo un carico di lavoro mal dosato. Secondo lui vige un paradosso negli staff dedicati agli sportivi agonisti: i preparatori atletici “caricano gli atleti” mentre lo staff medico ne riduce il carico di lavoro. La realtà è che incrementando il carico di lavoro cronico i preparatori permettono agli atleti di sopportare stimoli intensi senza infortunarsi, invece, lo staff medico riducendo il carico cronico diminuisce la tolleranza al carico dell’atleta aumentando il rischio di infortunio. Sempre secondo questo ricercatore, i periodi di scarso carico e di elevato carico possono essere usati sia in fase di riabilitazione sia in preparazione ad una competizione. Ritiene però che per evitare che uno scarico non sia recupero ma de-allenamento e che un carico non sia allenante è essenziale che ci sia comunicazione e coordinazione tra preparatore, staff medico e giocatori. Puntualizza inoltre che l’insorgenza dell’infortunio è responsabilità di tutte e tre le figure sopra citate. Un altro problema individuato da Gabbett è l’off-season: spesso molti atleti iniziano la stagione nuova da estremamente decondizionati e non più abituati ad un carico di lavoro cronico. Questo innalza di molto il rischio di infortunio. Per evitare ciò sarebbe utile “educare” l’atleta alla sua funzione e spiegargli come il suo corpo si adatta agli stimoli. Egli conclude dicendo che se il de-allenamento incrementa il rischio di infortunio, allora il chiedere ad un atleta decondizionato di completare una consegna (es. partita svolta alla massima intensità) incrementa ancora di più il rischio stesso. In questo contesto se il sovraccarico funzionale è considerato un errore di somministrazione del carico, il de-allenamento è considerato allo stesso modo.

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RIELABORAZIONE DELLE PRINCIPALI

EVIDENZE

Andiamo ora a vedere quali nozioni trattate nello stato dell’arte sono applicabili al rugby direttamente o a seguito di una successiva sperimentazione. GLI EFFETTI DI UNA POSTURA SCORRETTA Da quanto detto si può comprendere come i vizi del portamento siano spesso la causa di un muscolo retratto ed ipertonico e del suo antagonista allungato ed ipotonico. Questa situazione porta nell’immediato (e cioè quando il vizio posturale è ancora considerato lieve) ad una diminuzione della performance causata dalla non ottimale risultante di forze che si crea tra muscoli agonisti ed antagonisti e della conseguente diminuzione della funzione dell’articolazione interessata. Successivamente, quando tale vizio diventa paramorfismo, il rischio aumenta poiché incrementano le tensioni applicate all’articolazione. La conseguenza più dannosa per l’atleta e per la squadra è la diminuzione della durability. I principali e più facilmente individuabili paramorfismi che portano ad una postura scorretta nel rugbista, come nello sportivo in generale, sono l’iper-cifosi, iper-lordosi e la scoliosi per quanto riguarda il rachide, il piede piatto, varo/cavo e valgo per quanto concerne il piede ed infine il ginocchio varo e valgo. Altri effetti di una postura scorretta, secondo la Back School, consistono in lombalgie derivanti da atteggiamenti rachidei non fisiologici. Queste inevitabilmente porteranno in retrazione la muscolatura lombare con il rischio di retrarre, a causa dell’effetto di propagazione a stella proposto da Souchard, anche il grande psoas e il retto femorale. Aumentano di conseguenza i rischi di spondilolisi/listesi. Ultimo fattore, ma non per importanza, è il fatto che un qualsiasi para/dismorfismo diminuisce il controllo motorio in statica come in dinamica. Le conseguenze che si verificheranno a cascata saranno quindi:

§ una minor “core stability”; § una minore efficienza nel gesto sportivo; § una minor capacità di direzionare una forza e quindi una performance di

rapidità/forza minore; § un rischio di infortunio maggiore.

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Si può concludere che il processo di rimozione dei paramorfismi ha più importanza rispetto ad una preparazione fisica preventiva e prestativa e per questo dovrebbe essere posto come primo obiettivo durante il periodo di off-season. ATTIVITÀ FISICA PREVENTIVA In generale in ambito preventivo è utile allungare gli ischio-crurali spesso retratti e ridare mobilità alla scapolo-omerale, incrementare forza, stabilità e resistenza del “core”, aumentare la forza e la potenza generale oltre che la resistenza aerobica. Essenziale è inoltre compensare i paramorfismi causati da fattori psicologico-affettivi per evitare di incorrere in dismorfismi limitanti la performance e favorenti l’infortunio. Un buon inizio è praticare sport fin dall’età pre-adolescenziale per acquisire una postura corretta e per adattarsi più facilmente a squilibri posturali dettati da avversari, situazioni esterne, ecc. Particolare attenzione va data ai soggetti longilinei ed a quelli praticanti sport asimmetrici o comunque che creano scompensi tra agonisti ed antagonisti. In questi casi risulta essenziale abbinare allo sport un’attività di compenso, sia in età adolescenziale che in quella adulta. In caso contrario, se questa non viene messa in atto, uno sportivo potrà avere atteggiamenti posturali peggiori di un sedentario. Come abbiamo visto, nel corso degli anni sono diversi i metodi che sono stati elaborati per la prevenzione. I più efficaci per il rugby sono il Pilates, la Back School, il metodo RPG e il Pancafit. Il metodo Pilates porta come vantaggi una maggior fluidità ed economia di movimento, oltre che una maggior consapevolezza e propriocezione dello stesso; gli sportivi con muscoli retratti possono utilizzarlo per migliorare il recupero e diminuire il rischio di infortunio per distorsioni e stiramenti. Può essere considerata un’attività complementare. La Back School ha invece un’accezione più rieducativa in quanto aiuta il rugbista a comprendere come dovrebbe far lavorare il rachide e l’importanza di mantenere le curve fisiologiche della schiena per una performance maggiore. Dà inoltre indicazioni su come sedersi e su che posture adottare durante il giorno per un miglior recupero (es. postura ottimale per reidratare i dischi intervertebrali). Il metodo RPG ha un approccio scientifico e per questo si preferisce utilizzarlo. Si serve di stiramenti progressivi attivi su muscoli tonici-fibrosi e applica un allenamento respiratorio al fine di allungare i muscoli inspiratori accorciati.

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Infine, il metodo Pancafit-Raggi può essere utilizzato come metodo da insegnare all’atleta per svolgere autonomamente un allungamento degli ischiocrurali, spesso retratti nei rugbisti. Qualunque metodo si scelga, l’importante è tenere in considerazione alcune attività che devono essere collocate necessariamente all’interno di un protocollo preventivo di riscaldamento:

§ riscaldamento organico (andature, corsa, salto della corda, ecc. a bassa/media intensità) per minimo 3’;

§ Stretching dinamico; § core stability / strength; § esercizi di potenza a carattere dinamico e pliometrico (split squat, drop jump,

ecc.) § percorsi di agilità, reattività e destrezza sport specifica.

VALUTAZIONE FUNZIONALE E POSTURALE L’utilizzo di stretching attivo mette in evidenza le catene muscolari accorciate. Le articolazioni che devono essere sempre oggetto di valutazione nello sportivo e nello specifico nel rugbista sono la tibiotarsica, la scapolo omerale ed il ginocchio in quanto da queste si generano forze che sbilanciano il bacino. La spinometria e la baropodometria sono essenziali per valutare in dinamica e nei gesti sport-specifici i deficit posturali dell’atleta.

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ASPETTI APPLICATIVI

L’ALLENAMENTO DI INSTABILITÀ COME GINNASTICA CORRETTIVA Dalla tesi della Dott.ssa Gandolfi si è visto che un allenamento su superfici instabili (es. Bosu) può essere utilizzato come terapia di riequilibrio posturale (soprattutto per quanto riguarda la rieducazione del rachide lombare e cervicale e la distribuzione dei carichi sui pilastri podalici) in quanto i risultati ottenuti sono migliori rispetto a quelli ottenuti dal gruppo di controllo (programma di intervento tradizionale)[43]; questo è valido nel lungo periodo ma non nel breve. IL FMS COME METODO VELOCE ED EFFICACE PER RILEVARE SCOMPENSI Un screening rapido ed efficace non solo per individuare sovraccarichi dello sportivo ma anche per poi stilare programmi di riatletizzazione è il FMS. Esso, da solo, non è completo ma deve essere implementato con plank posteriore e laterale per ottenere alcune informazioni sull’attività stabilizzante del femorale e più informazioni su eventuali squilibri delle catene crociate. Ma non è tutto. Un’ulteriore aggiunta è l’YBT in quanto il livello di equilibrio mono-podalico in atteggiamento di apertura è un ottimo indicatore di infortunio in cambio di direzione. A sostegno di tale tesi ricordiamo che una delle capacità più carenti del rugbista è proprio l’equilibrio. VALUTAZIONI POSTURALI CLINICHE NECESSARIE Le valutazioni posturali cliniche che possono essere effettuate sono diverse e ci permettono di prevenire infortuni differenti. La valutazione stabilometrica in statica e dinamica è essenziale per prevenire eventuali lesioni in valgo/varo della caviglia e per rendere più performante l’appoggio a terra. Per conoscere i paramorfismi del rachide ed altri vizi posturali che causano spondilolistesi e fattori limitanti la performance è più utile invece la spinometria. La valutazione antropometrica tramite bioimpedenziometria o plicometria, infine, è necessaria per avere informazioni sulla percentuale di massa grassa dell’atleta. Il rugbista agonista, per esempio, ha una massa grassa compresa tra il 10 ed il 18%. Si deve cercare di non avere giocatori con percentuali superiori.

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ATTIVITÀ PREVENTIVA E DI COMPENSO Nel caso di un atleta rugbista, visto il suo bagaglio motorio standard, si deve dare particolare importanza all’allenamento dell’equilibrio. Per dargli stabilità posturale invece, viste le richieste specifiche del gioco, sono necessari abduttori particolarmente forti. Utili per sviluppare la capacità di controllo della postura e dell’equilibrio dinamico e balistico sono le attività lottatorie, quali judo, e lotta in quanto si basano su continui e rapidissimi adattamenti senso-motori dettati dalle tecniche degli avversari. Le aree target di lavoro di un protocollo preventivo per il rugby, visto il maggiore indice di infortunio riscontrato, sono le ginocchia, gli ischio-crurali, le caviglie e le spalle. È quindi necessario incrementare la forza, il trofismo della muscolatura tonica, la stabilità articolare e l’equilibrio e controllo. Più in generale, su atleti agonisti junior, si deve porre attenzione a compensare gli atteggiamenti in varo sui ragazzi ed in valgo sulle ragazze che scaturiscono da allenamenti frequenti, svolti a fine agonistico e protratti nel tempo. Un occhio di riguardo va posto sugli atleti longilinei, soprattutto se in fase evolutiva, in quanto sono predisposti ad iperlordosi ed ipercifosi. Esse possono essere prevenute con un allenamento della muscolatura tonica della catena cinetica anteriore e posteriore attraverso, per esempio, l’applicazione di ripetizioni lente (3” eccentrica – 3” concentrica) e serie costituite da 15 o più ripetizioni. EVIDENZE SULLA PERFORMANCE Si è visto che allenare la capacità di controllo posturale in situazione di affaticamento (es. dopo un’esercitazione di potenza lattacida) migliora la qualità della performance e riduce il rischio di infortunio nelle azioni ad alta intensità. Durante un allenamento intenso la stabilità del core tende a diminuire con il passare del tempo. È necessario tenerne conto in allenamenti con contenuti pericolosi (es. mischie a fine seduta). Particolare attenzione va data all’allenamento dei saltatori (i quali atterrano da altezze di quasi 2 metri con il rischio di essere spinti o di dover schivare compagni a terra sotto di loro): questi ricevono forze di risposte dal terreno superiori alle 8 volte il peso corporeo. Va quindi dedicato del tempo alla tecnica di salto e di atterraggio per non rischiare spondilolistesi. Essenziale è porre enfasi sugli antagonisti del gran pettorale ed allungare quest’ultimo: molti rugbisti di mischia soprattutto le prime linee soffrono di conflitto subacromiale ed

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hanno una mobilità scapolo-omerale ridotta. Sul piano psicologico affettivo tutti i giocatori tendono ad adottare un atteggiamento chiuso, che porta ad allungare i fasci bassi e medi del trapezio ed il romboide e quindi ad accorciare il pettorale e creare un paramorfismo. In caso di partite con molte azioni di mischia i giocatori implicati avranno una diminuzione notevole della propriocezione posturale e saranno perciò più inclini ad infortuni dovuti a posture scorrette durante spinte ed impatti. Un ultimo accorgimento per la prevenzione dell’infortunio e la riduzione dello scompenso è l’utilizzo del foam roller per diminuire le viscosità muscolari ed i legami collagene in eccesso nel muscolo retratto e l’applicazione del Kinesio-tape a sostegno dei distretti muscolari deboli così da ri-bilanciare articolazioni sovraccariche. ESEMPIO DI PROTOCOLLO DI RISCALDAMENTO POSTURALE PREVENTIVO PER

RUGBISTI UNDER 18 E SENIOR Tenendo conto di tutte le nozioni trovate nello stato dell’arte si può concludere che un riscaldamento preventivo per un rugbista adulto deve essere così costituito:

§ 2’ attività aerobica atta ad incrementare la frequenza cardiaca, diminuire le viscosità interne ed iniziare il processo di incremento della temperatura corporea;

§ 2’ attività più intensa costituita da andature e circonduzioni (es. skip); § 6m shuttle run (esercizio preso dal metodo Boksmart) per meglio attivare

propriocettori ed esterocettori podalici; § 6 point lounge con precedente raccolta del ginocchio al petto. Due serie a destra e

due a sinistra, per eseguire uno stretching dinamico che dia più mobilità ai gesti successivi;

§ nordik hamstring. Due serie da 10 ripetizioni, per allungare ed attivare al meglio gli ischiocrurali e prevenire e ridurre retrazioni muscolari e rischio stiramento e strappo;

§ 3’ plank (prona, supina, laterale, in appoggio bi e mono podalico, su superfici instabili, ecc.);

§ windmill push-up. Due serie da 12 ripetizioni, per meglio attivare il core e stabilizzare movimenti in adduzione scapolare e torsione lombare;

§ straight single leg balance deadlift. Due serie da 20” per arto; § altri esercizi analitici di compenso per eliminare il sovraccarico funzionale in

protrazione scapolare (extrarotazioni omero con elastico + recupero attivo con stretching dinamico pettorale) ed in valgo del ginocchio (clamshell per il medio gluteo + recupero attivo con stretching adduttore) tipici del rugbista.

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§ pliometrie, 2 serie di balzi alti e 2 di balzi lunghi, per preparare il muscolo a contrazioni rapide ed a repentini allungamenti, oltre che per ottenere un’attivazione neuromuscolare maggiore;

§ 3’ agility training con o senza palla (andature alle scalette, cambi di direzione, cadute e rialzi tattici da terra, ecc.).

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CONCLUSIONI

Viste le poche evidenze riscontrate sulla ricerca delle keywords “postura e rugby” e “prevenzione e rugby” su pubmed, google scholar e scopus e vista l’elevata eterogeneità dei ruoli presenti in questo sport, è risultato necessario esaminare aspetti preventivi e posturali di altri sport per trovare delle nozioni introduttive che permettano di creare un metodo posturale preventivo per il rugby. La correlazione tra postura e sport e più precisamente tra sovraccarico funzionale e para/dis morfismo conduce spesso ad infortuni da sovraccarico tipici della disciplina (es. gomito del tennista, spalla del nuotatore, ecc.). Abbiamo ad oggi poche conoscenze sui paramorfismi tipici del rugbista, sugli infortuni che da essi derivano e su come essi influenzino la performance. Informazioni di questo genere sarebbero sicuramente utili per studiare dei programmi preventivi e di conseguenza per aumentare la durability dell’atleta. Il sovraccarico funzionale non può essere interpretato come un aspetto collaterale di uno sport ma, come un errore di valutazione. Ciò che è veramente importante è infatti saper dosare correttamente i carichi di lavoro e, soprattutto, il rapporto di carico di lavoro tra muscoli agonisti ed antagonisti. Ho proposto un protocollo di riscaldamento preventivo e correttivo fondato su due principali protocolli (Rugby smart e Bok smart), integrato con elementi derivanti dall’IBIPP, dal SAQ (Speed, agility & quickness) e da esercizi di compenso proposti nei vari articoli esaminati. La differenza con quelli già proposti in letteratura è che include un’attività aerobica ad intensità crescente durante i primi minuti di riscaldamento. La scelta è dettata dal target a cui viene proposto il seguente protocollo: atleti non élite con frequenza di allenamento settimanale di massimo 8 sedute. Non è stato svolto uno studio su soggetti fisici, ma sarebbe opportuno farlo procedendo in questo modo:

• i preparatori atletici delle prime squadre annotano i principali paramorfismi ed eventuali infortuni nei giocatori da loro seguiti;

• stesura di un breve e mirato programma preventivo da applicare con frequenza tri-settimanale da tutte le squadre partecipanti;

• verifica degli effetti dopo tre-sei e nove mesi. È essenziale, inoltre, la valutazione antropometrica e funzionale a fine preventivo. Un metodo che dà molte informazioni in tempi brevi è il FMS, che dovrebbe però essere

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arricchito con l’YBT per monitorare la grave carenza di equilibrio del rugbista ed il test di plank laterale e supina del Bunkie per valutare al meglio tutte le catene cinetiche. Per concludere, altri due argomenti che necessitano di approfondimenti ma che sembrano promettere miglioramenti qualitativi sulla preparazione atletica e sulla valutazione funzionale sono la posturologia applicata alla performance e lo screening posturale Canali. Quest’ultimo tuttavia non è ancora abbastanza diffuso ed utilizzato a livello internazionale per poter essere considerato un “gold standard” da campo e per avere certezze circa la sua efficacia.

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ICONOGRAFIA Fig. 1

Fig. 2

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Fig. 3

Fig. 4

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Fig. 5

POSTERIOR POWER LINE

POSTERIOR STABILIZING LINE

LATERAL STABILIZING LINE

MEDIAL STABILIZING LINE

ANTERIOR POWER LINE

TEMPO:

QUALITÀ:

NOTE:

____________________________

____________________________

10” 20” 30”

D F P

40”0”

TEMPO:

QUALITÀ:

NOTE:

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10” 20” 30”

D F P

40”0”

TEMPO:

QUALITÀ:

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10” 20” 30”

D F P

40”0”

TEMPO:

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10” 20” 30”

D F P

40”0”

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10” 20” 30”

D F P

40”0”

TEMPO:

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10” 20” 30”

D F P

40”0”

TEMPO:

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10” 20” 30”

D F P

40”0”

TEMPO:

QUALITÀ:

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10” 20” 30”

D F P

40”0”

TEMPO:

QUALITÀ:

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10” 20” 30”

D F P

40”0”

TEMPO:

QUALITÀ:

NOTE:

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10” 20” 30”

D F P

40”0”

POSIZIONE ARTO SINISTRO ARTO DESTRO

34

Fig. 6

Fig. 7-12

35

36

37

Fig. 13


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