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Supplemento n. 1 a Famiglia Cristiana n. 13 del 30/3/2008. · cesimo italiano esprimeva una forte...

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Supplemento n. 1 a Famiglia Cristiana n. 13 del 30/3/2008. Direttore responsabile: Antonio Sciortino P.I. SPA - S.A.P. - D.L. 353/2003 L. 27/02/04 N. 46 - a. 1. c. 1 DCB/CN - stampa: Rotoalba - Alba (CN)
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Supplemento n. 1 a Famiglia Cristiana n. 13 del 30/3/2008.Direttore responsabile: Antonio SciortinoP.I. SPA - S.A.P. - D.L. 353/2003 L. 27/02/04 N. 46 - a. 1. c. 1 DCB/CN - stampa: Rotoalba - Alba (CN)

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SOMMARIO

I l 6 aprile si celebra la 84a Giornata per l’Università Cattolica. Una tradizione che continua neglianni e che serve a dare conto alla cattolicità italiana dell’attività svolta dall’Ateneo del Sacro Cuoreper la comunità ecclesiale e civile.

La Giornata nasce nei primi anni di vita dell’UC per rispondere all’esigenza di raccogliere i mezzinecessari a far vivere l’Università e risulta, fin dai primordi, una formidabile occasione di sensibilizza-zione e di coinvolgimento popolare.Gli anni in cui padre Gemelli, e il gruppo di amici che lo circonda, danno vita all’Università il cattoli-cesimo italiano esprimeva una forte sensibilità per i problemi del popolo, per il suo sviluppo, per la suacultura. Numerose le iniziative, i convegni, le opere che nascono tra ‘800 e ‘900 per promuovere la cul-tura popolare. Si può dire che anche l’Ateneo del Sacro Cuore sia stato una risposta in questa direzionee che, proprio Armida Barelli, che tra gli amici che affiancano Gemelli nella fondazione ha l’incarico dicassiera, avrà l’intuizione di legare maggiormente l’istituzione universitaria alla popolazione attraver-so un’Associazione di Amici e attraverso una Giornata annuale di sostegno.Non è storia da poco quella che ci racconta come, passo dopo passo, a partire dalla prima sottoscrizionedi poco più di 20.000 lire dell’epoca (siamo nel 1921) darà un contributo essenziale per la crescita e losviluppo dell’Università Cattolica. Certo, allora a dar manforte ad Armida Barelli erano le schiere orga-nizzate di un associazionismo cattolico, articolato sì ma non disperso e anzi fortemente unito nell’in-tento di dare realizzazione al regno di Dio e a tutte quelle opere che potessero offrire un apporto all’ela-borazione e alla diffusione di una cultura cristianamente ispirata.Ricordare oggi, così come facciamo con il tema della Giornata 2008, la figura e l’attività di ArmidaBarelli non è solo doveroso ma può essere l’occasione per riflettere – in un contesto storico assai mutato– sulla radice e il senso di quella popolarità. Scriveva Giovanni Battista Montini in un articolo per la Rivista degli universitari del 1931, scrittoproprio per la Giornata universitaria: «Prima di salire in cattedra, per dare insegnamento di verità»l’Università Cattolica «scende fra il popolo; e da lui chiede i mezzi di sussistenza», per concludere chequesto popolo «ha tanta intelligenza etanto cuore, tanta generosità e tanta fededa erigersi a sue spese quella cattedrada cui attende la salutare parola».Certo oggi non è più possibile immagi-nare un sostegno complessivo qualequello dei tempi passati. Ma questolegame tra l’Ateneo, la ricerca scien-tifica e la preparazione specialisticacon le esigenze effettive dei giovaniche si affacciano alla formazionesuperiore, con i bisogni delle comu-nità territoriali ed ecclesiali che espri-mono domande per interpretare lacomplessità non può essere interrotto.Va rinnovato, nella continuità, per ilbene dell’Università certo, ma anchedella Chiesa e dei cattolici italiani e,pare di poter dire, di tutto il Paese.

Ernesto Preziosi

LETTERA AGLI AMICI

a cura dell’Istituto Toniolo Pubbliche RelazioniLargo Gemelli 1 – 20123 Milano – Tel. (02) 7234.2816 – Fax (02) 7234.2827

e-mail [email protected]

REDAZIONEErnesto Preziosi, Silvia Piaggi, Jean Pierre Poluzzi, Edoardo Clapis, Anna Maria

D’Alessandro, Lucia Felici, Emanuela Gazzotti (Ufficio Stampa U.C.), Maria Malacrida,Valentino Marcon, Vito Pongolini, Maria Grazia Santoro, Giuseppe Strazzi

STAMPA: Rotoalba - Alba (CN)

I contributi destinati a sostenere l’attività dell’Ente possono essere versati sul c.c.p. n. 713206 intestato a Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori

SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA

Supplemento n. 1 a Famiglia Cristiana n. 13 del 30/3/2008.Direttore responsabile: Antonio Sciortino

P.I. SPA - S.A.P. - D.L. 353/2003 L. 27/02/04 N. 46 - a. 1. c. 1 DCB/CN

“scende fra il popolo”L’Università Cattolica

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Lettera agli Amici

L’UNIVERSITÀ CATTOLICA “SCENDE FRA IL POPOLO”

Ernesto Preziosi

Giornata universitaria

DEDIZIONE, FEDE E PASSIONEL’IMPEGNO PER UNA CULTURAPOPOLARE

Lorenzo Ornaghi

Primo Piano

EVANGELIZZARE LA CULTURAGiuseppe Betori

Speciale Armida Barelli

IMPRENDITRICE E PURA DI CUOREMaria Dutto

Speciale Armida Barelli

ARMIDA BARELLI: UNA RICCA BIOGRAFIA

Maria Bocci

Speciale Armida Barelli

EDUCARE IL POPOLO DI DIO ATTRAVERSO LA LITURGIA

Marisa Sfondrini

Speciale Armida Barelli

UN VANGELO PER TUTTILuigi Alici

UN TEMA PER RIFLETTERE

Direttamente dall’UC...

PASSEGGIANDO PER I CHIOSTRIMatteo Alberti

CINQUE DOMANDEAI GIOVANI LAUREATIAntonio Alizzi e Ersilia De Rosa

Condizione anziana

LA SCOMODA POSIZIONE DI ATLANTE

Sergio Astori

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“Il cantiere delle scelte”Corsi residenziali estivi di orientamento universitario per studenti degli ultimi anni della scuola superiore

Orientamento, ma non soloLauree triennali e specialisti-che, crediti formativi, profiliprofessionali emergenti emestieri intramontabili: l'of-ferta formativa universitaria èmolto ampia e il mondo dellavoro offre possibilità fino aieri sconosciute. Oggi per orientarti nelle scel-te non è sufficiente qualchebuon consiglio di genitori,insegnanti, amici. Il successo universitario dipen-de da diversi fattori interni edesterni. Conoscerli ed eserci-tarsi con gli strumenti adegua-

ti insegna il metodo e verifica le motivazioni di unascelta capace di durare nel tempo.I corsi di orientamento sono l'occasione che cerchi perpotenziare le tue capacità decisionali e altre competen-ze trasversali indispensabili per governare la tua vita.

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Per informazioni e prenotazioni:Associazione Amici dell'Università Cattolica

via Santa Valeria, 1 - 20123 Milano tel. 02.7234.2824, fax 02.7234.5494

e mail: [email protected]

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Armida Barelli, figura centralenella storia del movimentocattolico italiano del ‘900, è

stata protagonista dell’opera straordi-naria di progettazione, fondazione erapida fioritura dell’Ateneo dei cattoli-ci italiani. Ad Armida Barellil’Università Cattolica del Sacro Cuoreintende dedicare la sua 84a Giornata,che, come ogni anno, si celebra in tuttele parrocchie d’Italia. E intitola laGiornata a questa donna – “sorellamaggiore” di molte donne – proprioperché in Armida Barelli è suggellato eal tempo stesso sempre più attualizza-to il rapporto, solido e fecondo, tral’Università Cattolica e la comunità ita-liana dei credenti. Attorno all’Ateneoche nasceva e che decennio dopodecennio cresceva, Armida Barelli hafatto sorgere una larga base popolare,fatta di partecipazione e simpatia, dipreghiere, di sostegno offerto semprecon generosità e semplicità.

L’Università Cattolica del SacroCuore non sarebbe diventata quella

grande università che essa è – con lesue cinque sedi (Milano, Piacenza-Cremona, Brescia, Campobasso,Roma) e con il Policlinico “A. Gemelli”– senza la perenne fedeltà alla suanatura di Ateneo nato dal popolo peressere al servizio della Chiesa e dellasocietà italiana.

Grazie a testimoni come ArmidaBarelli, che lo ha vissuto in ogni giornodella sua vita terrena, il carattere popo-lare del cattolicesimo italiano costitui-sce ancora oggi – come ha sottolineatola Conferenza Episcopale nella Notapastorale pubblicata dopo il ConvegnoEcclesiale Nazionale di Verona – «unaricchezza e una responsabilità che dob-biamo conservare e alimentare facen-do brillare davanti alla coscienza diragazzi e giovani, adolescenti e adulti,la bellezza e la “vivibilità” di una vitaispirata dall’amore di Dio, da cui nes-suno è escluso».

Alla bellezza e alla vivibilità di unavita ispirata dall’amore di Dio,l’Università Cattolica del Sacro Cuore

continua a guardarecome alla sua principalefinalità nell’educare lenuove generazioni.L’Ateneo dei cattoliciitaliani, infatti, tanto più sarà protago-nista del presente e del futuro delPaese, quanto più riuscirà a costituirerealmente ed efficacemente il luogo diformazione, di preparazione professio-nale e, soprattutto, di educazione deigiovani. Dei giovani di tutta Italia e deigiovani meritevoli, anche se in condi-zioni disagiate. A loro, e alla loro for-mazione nei nostri Collegi, è partico-larmente destinato ciò che il popolodei fedeli vorrà e potrà offrire, purnelle difficoltà dell’attuale congiunturaeconomica, per il bene e la crescitadella nostra Università.

Lorenzo OrnaghiMagnifico Rettore

dell’Università Cattolicadel Sacro Cuore

3SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

Dedizione, fede e passione6 aprile 2008: la Giornata per l’Università Cattolica

l’impegno per una cultura popolare

Nel suo testamento, rivolto alle giovani dell’associazione che aveva fondato,Armida Barelli lascia scritte queste parole: «La passione mia per l’UniversitàCattolica del Sacro Cuore; aiutatela con la preghiera, la propaganda, le offer-te, l’amore. Vi raccomando specialmente la Giornata universitaria. O miaGioventù Femminile, non venire meno al tuo fattivo entusiasmo perl’Università Cattolica: da essa hai avuto il magnifico programma: sopranna-turalità e organicità. Da essa l’Italia e il mondo avranno dottrine e dirigentisecondo il cuore di Dio».

Il testamento di Armida Barelli

GIORNATA UNIVERSITARIA

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4 SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

PRIMO PIANO

Nella “testimonianza” si puòindividuare la via privile-giata che la missione della

Chiesa oggi è chiamata ad assumere,mostrando la sostanza della fedecome risposta alle aspirazioni piùprofonde dell’uomo e aiutando lecomunità cristiane a rimettere al cen-tro la persona e il suo vissuto.Facendo leva su quest’intuizione, ilConvegno di Verona ha elaboratouna preziosa indicazione metodolo-gica i cui obiettivi sono condensabiliin due tematiche strettamente colle-gate: la missione e l’evangelizzazionedella cultura. La prima come essenzastessa della Chiesa invitata adannunciare il Vangelo, la secondacome il terreno privilegiato dell’in-contro con l’uomo del nostro tempo.

Questi temi sono il precipitato diun cammino di discernimentocomune che è cominciato con ilConcilio Vaticano II e che è prose-guito negli ultimi anni con la sceltadel progetto culturale. Con esso laChiesa che è in Italia cerca le stradedi una nuova coniugazione di fede epensiero, di visione cristiana e di“stili di vita” adeguati.

Ne va del presente e del futurodell’evangelizzazione, ma anche diquella “popolarità” del cristianesi-mo, ricordata nel tema che caratte-rizza questa Giornata perl’Università Cattolica. L’impegnoper un cristianesimo popolare, comeribadito proprio a Verona dagliinterventi di mons. Brambilla e delcard. Ruini, non significa la scelta dibasso profilo di un “cristianesimominimo”, ma «la sfida che la tradi-zione tutta italiana di una fede pre-sente sul territorio sia capace di ria-nimare la vita quotidiana delle per-sone, di illuminare le diverse stagio-ni dell’esistenza, di essere significati-va negli ambienti del lavoro e deltempo libero, di plasmare le formeculturali della coscienza civile edegli orientamenti ideali del Paese».

Tutto ciò comporta una francaparola al nostro tempo e prima ditutto proprio alla modernità europeae occidentale, per cui il dinamismodella carità, tante volte ribadito daBenedetto XVI, ha come suaconseguenza l’affermazioneche «è possibile allargare glispazi della nostra razionalità,riaprirla alle grandi questionidel vero e del bene, coniugaretra loro la teologia, la filosofiae la scienze [...] per dare nuovoslancio alla cultura del nostrotempo e per restituire in essaalla fede cristiana piena citta-dinanza».

Non è un caso che questeparole precedono, nel discorsodel Papa a Verona, il riferimento alprogetto culturale come “intuizionefelice” e “contributo assai importan-te”. Il cammino di quest’iniziativa siè caratterizzato negli anni per il suoappassionato radicamento ecclesiale,la priorità alle persone piuttosto chealle strutture, la sicurezza nei riferi-menti, la creatività e l’apertura. Ildopo Verona richiede qualcosa dipiù e di diverso: scoprire la relazioneportante di una comunità locale conla sua tradizione, avvicinare i diversisoggetti ed elaborare forme di colla-borazione con loro, mettere in siner-gia le realtà che disegnano la vita inun determinato territorio.

Questo livello più “capillare” e“identitario” costituisce l’orizzontesu cui il progetto culturale si sta giàmuovendo, nello spirito di un Logosche, sempre nel discernimento, atutti parla e tutti invita. In esso unruolo importante è riservatoall’Università Cattolica del SacroCuore, nata dal cuore del popolo cri-stiano e posta al suo servizio e aquello della società italiana tutta.

� Giuseppe BetoriSegretario Generale della

Conferenza Episcopale Italiana

Evangelizzare la culturaGianni Ambrosio

vescovo della diocesi di Piacenza-Bobbio

L’assistente ecclesiastico generaledell’Università Cattolica è stato nomina-

to dal Papa vescovo delladiocesi di Piacenza-Bobbio:l’annuncio è stato dato il22 dicembre scorso nellasede di largo Gemelli aMilano dal vicario generaledella diocesi ambrosianamons. Carlo Redaelli, anome dell’arcivescovoDionigi Tettamanzi, e dalvescovo ausiliare della dio-cesi ambrosianamons. Franco GiulioBrambilla, alla presenzadello stesso Ambrosio e del

rettore dell’Università Lorenzo Ornaghi.Nel corso della ordinazione episcopale dimons. Gianni Ambrosio, che si è svolta loscorso 16 febbraio a Piacenza, così siespresso il card. Tarcisio Bertone, segre-tario di Stato vaticano: «L’esperienza inmezzo ai giovani universitari ti accom-pagni in questa nuova avventura».Al termine della celebrazione il nuovovescovo ha rivolto parole di riconoscen-za alla comunità accademica: «Un parti-colare ringraziamento lo rivolgiamo agliamici dell’Università Cattolica, a comin-ciare dal rettore Ornaghi. Davvero èstata per me un’avventura entusiasman-te l’esperienza di questi sette anni inCattolica. Desidero dirvi che l’amiciziacontinua e la porta della casa diPiacenza è aperta, come sempre apertaè stata la porta del Centro pastorale».Ha inoltre proposto le linee del suo mini-stero episcopale a Piacenza: «Non c’èniente di più “pastorale” di una buona esolida spiritualità cristiana che pone alcentro la novità evangelica da riscopriree da riproporre sempre da capo nellasua freschezza e nella sua concretezza,nella sua forza che trasforma il cuore eapre la mente, nella sua luce che illumi-na tutta la realtà. Proprio il vangelo diGesù ci fa incontrare l’uomo, perché cidona la possibilità e la capacità di entra-re veramente nella realtà in tutti i suoiaspetti e in tutte le sue dimensioni, equindi con una visione culturale autenti-camente umana».

Le indicazioni del Convegno di Verona

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Le intuizioni e le realizzazioni della “cassiera” dell’Ateneo

5SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

SPECIALE ARMIDA BARELLI

La vita di Armida Barelli èstata così ricca di esperienzeda permettere di evidenziare

molteplici sfaccettature. Mi piacesottolinearne una che si è intrecciata,tra le tante, con la mia vita. Quandovenni chiamata dal dott. GiancarloBrasca a lavorare all’UniversitàCattolica, si trattava di sostituire lasignorina Maria Rossi negli Uffici“Amici e Giornata Universitaria”. Fuin questo servizio (eravamo neglianni ‘50-’60) che ebbi modo di sco-prire la creatività, un sano pragmati-smo tutto lombardo, unito certamen-te a una grande fede, della signorinaBarelli.

Oggi non c’è gruppo, associazio-ne di qualsiasi genere che non creiattorno a sé una rete di “amici”. E daqueste amicizie si ricava sostegnoeconomico, conoscenza, condivisio-ne di ideali e di realizzazioni.

Non era certo così in quegli annilontani. Una sottile “sufficienza” perquesta realtà l’avevo percepita e sof-ferta anche all’interno dell’Uni ver -sità Cattolica stessa.

Ma il ripercorrere quanto laBarelli aveva intuito e realizzatometteva in luce la sua grande capa-cità di aggregazione, di entusiasmo,di coinvolgimento di realtà povere elontane nella grande idea e nella rea-lizzazione dell’Ateneo intitolato alSacro Cuore. Seppe suscitare sia neipiù piccini, con un foglio loro dedi-cato, che tra gli adulti, con la«Rivista degli Amici», una vasta ecodi consensi e di sostegno, quello cheora fanno, con grande dispendio dimezzi, le agenzie pubblicitarie.

La Barelli “cassiera” dell’Uni ver -sità non raccolse soltanto danaro,utilissimo peraltro – come quellodella Giornata universitaria che potédimostrare allo Stato italiano lacapacità di sopravvivenza del l’Uni -

versità stessa – ma raccolse la solida-rietà degli affetti, la comprensione diricchi e poveri, del Nord e del Suddell’Italia.

Rileggere i suoi scritti agli“Amici”, le sue sollecitazioni allaGioventù Femminile di AzioneCattolica per il sostegno dellaGiornata univer si taria mi fece supe-rare qualche perplessità e, con il suoaiuto, mi buttai a capofitto in quelle“campagne” ideali e pratiche a cui inostri Uffici erano preposti. Ai tantimeriti della Barelli si può certamenteiscrivere anche questo che oggi l’a-vrebbe fatta insignire del titolo di“imprenditrice”. Ma per me e pertutti noi è certamente più importantepensarla “cassiera” della suaUniversità Cattolica, fedele al suoSacro Cuore, nella fede ardente elimpida dei puri di cuore.

Maria DuttoGià responsabile PR Toniolo

Imprenditrice e pura di cuore

EDUCAZIONE. ECOLOGIA UMANA, ECOLOGIA DELL'AMBIENTE

Abbazia olivetana di Rodengo Saiano (BS), Salone del ‘Refettorio’giovedì 17 aprile 2008, dalle 15 alle 18,30

Il Convegno offrirà l'occasione per premiare i vincitori del Concorso “Ci vuole unfiore … per aprirsi al mondo” sul tema dell'educazione ambientale, cui hannoaderito numerose scuole italiane.Destinatari sono gli insegnanti di scuola primaria e secondaria; gli studenti diScienze della formazione; gli operatori del settore; i sacerdoti e gli educatori.L’iniziativa è proposta da: “Scuola Italiana Moderna”, “Scuola e didattica”,Editrice la Scuola, Fondazione Giuseppe Tovini, Associazione Amici dell’UniversitàCattolica del Sacro Cuore, Facoltà di Scienze della Formazione dell’UniversitàCattolica, Ufficio Scolastico Provinciale di Brescia, ASM Brescia (A2A), Pinacotecadell'età evolutiva Aldo Cibaldi (Comune di Rezzato BS).

Una nuova opportunità per custodire e ravvivare la memoria di padre Agostino Gemelli, a130 anni dalla nascita: la ricostituzione della cappella originale in cui il fondatoredell’Università Cattolica del Sacro Cuore celebrava messa, pregava e confessava negliultimi anni della sua vita.Con la guida di Angela Concolato, “storica” segretaria del rettorato che da poco halasciato l’Università dopo 48 anni, sono stati recuperati gli arredi della cappella originaledi padre Gemelli, a partire dall’altare e dall’inginocchiatoio in legno. Per l’inaugurazio-ne, mons. Gianni Ambrosio, già assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolicaed ora vescovo di Piacenza-Bobbio, ha presieduto una concelebrazione il 18 gennaio scor-so (giorno della nascita di padre Gemelli), alla presenza del rettore Lorenzo Ornaghi e dialcuni rappresentanti dell’ordine dei Frati minori francescani, di cui il fondatoredell’Università Cattolica faceva parte.

Rinasce la cappella di padre Gemelli

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La Barelli come caso storiografico

6 SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

SPECIALE ARMIDA BARELLI

Il caso di Armida Barelli lascia ancoraun ampio margine di riflessione allaricerca storica. Gli studiosi, infatti,

non si sono davvero misurati con l’im-presa di ridare un profilo plausibileall’intreccio di stimoli e di suggestioniche ruota attorno alla vicenda umana diuna figura realmente significativa dellastoria italiana, nel periodo difficilissimodelle guerre mondiali, del regime fascistae della rinascita della democrazia.Eppure gli spunti da approfondire sononumerosi e, per di più, indubbiamenterilevanti, tali da rendere il profilo dellaBarelli, connesso com’è a quello del “fra-tello d’anima” padre Gemelli e collegatoa idee, a persone e a interrogativi centralinella storia del primo Novecento, unaspecie di unicum che vale la pena diriscoprire.

L’impegno sociale

Vi è, ad esempio, la dimensione civi-le, tipica dell’impegno della Barelli edelle molte opere che ha generato.Cresciuta in una famiglia dell’agiata bor-ghesia milanese di tendenze liberali, chepoteva vantare di aver partecipato, attra-verso il padre di Ida, alla breccia di PortaPia, la Barelli aveva ereditato un fortesentimento di italianità, che certo noncorrispondeva alle contemporanee invet-tive intransigenti contro lo Stato agnosti-co e “usurpatore” dei diritti della Chiesa.Bisognerebbe dunque chiedersi come siconciliano, nel bagaglio culturale e reli-gioso della Barelli, un punto di partenzapatriottico e filo-sabaudo mai rinnegato ela successiva torsione verso il cattolicesi-mo “integrale” e antiliberale del gruppodi Gemelli, non incline ad alcuna tene-rezza filo-monarchica. Non si puòdimenticare che nei fatti, sia pure indiret-tamente, la Barelli ha svolto una funzio-ne nazionale importante, avendo affret-tato l’unificazione spirituale delle donneitaliane attraverso l’organizzazione dellaGioventù Femminile di Azione Cattolicache, allargatasi progressivamente all’in-tera penisola, ha coinvolto con innume-revoli iniziative di rilievo nazionale per-sone che altrimenti sarebbero rimasteforse confinate, anche per l’umile estra-zione sociale che spesso le contrassegna-

va, in un isolamento difficilmente rag-giungibile dall’azione pedagogica e uni-ficante dello Stato.

D’altro canto la Gioventù Femminile,creata dalla Barelli prima a Milano, susuggerimento del cardinale Ferrari, e poidiffusa in tutta Italia per volontà vatica-na, riflette un altro snodo fondamentaledella storia contemporanea, vale a direl’irresistibile avanzata delle masse sulproscenio nazionale e l’avvento dellademocrazia “organizzata” e dei suoiinterrogativi. In un contesto nazionaleche non conferiva alla figura femminilealcun ruolo sociale e che confinava legiovani entro le mura domestiche, l’ini-ziativa della Barelli era certamentedirompente, sia perché coinvolgeva igrandi numeri, puntando sulla funzioneche la donna poteva avere nella societàmoderna, sia perché rompeva gli antichischemi e sottraeva l’universo femminileal tradizionale isolamento. Come valuta-re, allora, l’uso che la GF faceva di unamillenaria struttura ecclesiastica, incen-trata sull’istituto parrocchiale, e la disin-voltura con cui un drappello di giovanidonne si muoveva liberamente nelmondo, battendosi per un “progetto diconversione totale” e per una nuovaantropologia, alternativa sia al liberali-smo, sia al socialismo?

Vi è poi quella scommessa sul ruolodei laici ad interrogare gli storici.L’“apostolato dei laici” che la Barelli lan-cia in tutta Italia si muove difatti in per-fetta sinergia con le urgenze palesatedalla gerarchia ecclesiastica, sfatando illuogo comune della passività laicale equello, ugualmente radicato, di un’ineso-rabile alternativa che esisterebbe traemancipazione dei laici e disciplinaecclesiastica. Il caso della Barelli sembre-rebbe sconfessare tali punti di vista; ma ilproblema richiede probabilmente indagi-ni ulteriori e riflessioni affrancate daassunti ideologici precostituiti.

L’Università Cattolica: un fatto di popolo

Non va inoltre trascurato il legame tuttoparticolare che la Barelli istituì tra evan-gelizzazione e cultura. Personalmentealiena da intellettualismi, la collaboratri-ce di Gemelli intuì immediatamente la

posta in gioco nel progetto di realizzarel’alta istituzione di studi d’ispirazionecristiana di cui l’Italia, dopo cinquant’an-ni di movimento cattolico, era ancorasfornita. Pertanto si dedicò senza alcunaincertezza alla fondazione e al consolida-mento dell’Ateneo del Sacro Cuore, assi-curandogli – come tenacissima “cassie-ra” – le risorse economiche che eranoindispensabili per salvaguardarne l’indi-pendenza. Una garanzia, quest’ultima,certo non secondaria, se si considera che,al suo nascere, l’Ateneo del Sacro Cuoredovette affrontare il problema di difen-dere la propria autonomia dallo statali-smo fascista. Bisognerebbe allora riflette-re sulla capacità della Barelli di trasfor-mare un’istituzione universitaria in un“fatto di popolo”, che non ha precedentinella cultura italiana e che ha qualificatol’originalità dell’Università Cattolica nel-l’orizzonte nazionale, ottenendole peral-tro qualche sospetto da parte delle auto-rità fasciste, impensierite per l’abilità concui il gruppo di padre Gemelli sapevaradicare le basi economiche e affettivedell’Ateneo sin nelle zone più remote delPaese.Non interrogarsi sul singolare “matrimo-nio di anime” che collegava Gemelli e laBarelli significa comunque non capire gliimportanti prodotti culturali, spirituali ecivili che quella unione ha costruito. Nonper niente le autorità del regime fascistaavevano avvertito, sia pure confusamen-te e attraverso una visione distorcenteche alterava il significato di operosità e diatteggiamenti, il pericoloso protagoni-smo di questi due “campioni” del cattoli-cesimo novecentesco, l’uno impegnato acreare un’alternativa alla classe dirigentefascista, e l’altra concentrata, in perfettasinergia, nel tentativo di consolidare quelprogetto in tutta Italia, preservando dapericolose contaminazioni politiche laGioventù Femminile con un’articolazio-ne generazionale che aveva la funzionedi catturare ogni fascia d’età per impedi-re la monolitica attrazione dell’associa-zionismo di regime.

Maria BocciProfessore straordinario di Storia contemporanea

Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Si pubblicano

alcuni stralci del

contributo di

Maria Bocci, Una“distrazione” sto-riografica signifi-cativa: il caso di

Armida Barelli,comparso negli

«Annali di storia

moderna e con-

temporanea»,

IX, 2003,

pp. 429-443

Armida Barelli:una ricca biografia

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7SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

SPECIALE ARMIDA BARELLI

Nel 1917, durante la prima guerramondiale, padre AgostinoGemelli e Armida Barelli si

erano gettati in un’impresa che potevasembrare folle: la consacrazione al SacroCuore di Gesù dei soldati al fronte.L’iniziativa aveva avuto un successostraordinario, in buona parte inattesoanche per i due promotori. Cessata laguerra, era rimasto in vita il “Comitatopermanente del Sacro Cuore” con la nonben definita intenzione di creare un’ope-ra religioso-educativa per il popolo.

Il Comitato rimase “in sonno” in pra-tica fino al 1926, cioè fin dopo la promul-gazione, da parte di Papa Pio XI, dell’enci-clica Quas Primas (11 dicembre 1925) sullaregalità di Cristo. Per dare risalto a questoevento e per la sua divulgazione fra ilpopolo dei credenti, con la possibilità diazioni concrete, Gemelli e Barelli – sul pol-lone del Comitato – innestarono l’Operadella Regalità di Nostro Signore GesùCristo che, nel 1928 (con la sottoscrizionedello statuto) ebbe ufficialmente vita conun nome proprio, una sua autonomia euna specifica attività: l’adorazione nottur-na e la divulgazione della pietà (oggi forsediremmo “spiritualità”) liturgica attraver-so la stampa e la diffusione a tappeto diopuscoletti con la traduzione in italianodel testo latino delle Messe festive.

La popolarità di queste piccole pub-blicazioni e delle altre che seguirono, fece-ro immediatamente capire alla Barelliquanto l’iniziativa fosse opportuna.Confermarono, così, in Armida la giustez-za di un suo profondo desiderio: vivere efar vivere con consapevolezza i momentiliturgici a tutti i credenti, in sintonia con ilMovimento liturgico che in quegli anni sistava sviluppando anche in Italia e cheporterà al profondo rinnovamento volutodal Concilio Vaticano II (in primis con laSacrosanctum Concilium).

La preghiera aveva un posto centralenel cammino spirituale di Armida; la pre-ghiera personale, il contatto diretto con ilSignore occupava buona parte della suaperaltro impegnatissima giornata. La suapiù geniale e attenta biografa, MariaSticco, in Una donna fra due secoli annota:«Nella preghiera portava tutta se stessacon i suoi difetti e le sue qualità: monelle-

ria, furberia, prepotenza, unite ad unamore senza limiti […]. La preghiera nonera un momento o un settore della suavita, era il tessuto connettivo della suavita, e non era solo d’impetrazione, anziprevalentemente di adorazione, di ringra-ziamento, di riparazione […]. Eserciziannuali e ritiro mensile erano punti inde-rogabili della pietà di Armida Barelli, esono quelli che riflettono meglio l’aspettogeometrico della sua mentalità».

La Barelli non trascurava, però, la pre-ghiera liturgica, comunitaria, anzi si puòdire che non si sia mai appartata in unapreghiera individualistica. Dice sempre laSticco nell’opera citata: «Con l’AzioneCattolica imparò la gioia della preghieracomune, la bellezza della liturgia, ildovere di partecipare al canto dei fedelidella chiesa». E fu certamente questagioia, la percezione della bellezza e dellalode comunitaria, a sollecitare l’indubbiapropensione, vorrei dire il “genio” educa-tivo della Barelli.

Con l’aiuto delle due grandi istituzio-ni che, con padre Gemelli, aveva fondatoe diffuso – l’Università e la Gioventù fem-minile – la Barelli diede all’Opera dellaRegalità un’impostazione, un’organizza-zione, un funzionamento capaci di rag-giungere tutti gli strati sociali, tutto ilpopolo di Dio; quindi con un raggio d’a-zione apostolica persino più grande dellealtre due istituzioni.

La Barelli era anche consapevole delfatto che una pietà popolare è ferma esicura soltanto se affonda le sue radici inuna profonda vita interiore. Così, allepubblicazioni divulgative della liturgia,unì l’iniziativa dei turni d’adorazione peri soci dell’Opera della Regalità e l’apertu-ra delle “Oasi”, case di spiritualità doveogni categoria di persone poteva avvici-narsi alla pratica degli Esercizi spirituali,che in questo modo non era più riservataai religiosi, al clero e alle anime consacra-te.

L’opera di educatrice del popolo diDio continuava, per la Barelli, con le lette-re che periodicamente inviava ai soci ado-ratori dell’Opera, così come faceva da cas-siera con gli Amici dell’Università e, da“sorella maggiore”, con le giovani donnedella Gioventù femminile. Era un modoper collegare tutti al centro radiante della

suaspiritualità, quel Sacro Cuore di Gesùche da sempre orientava la sua vita ed alquale costantemente si rivolgeva con lasua invocazione preferita: «Mi fido diTe!».

L’impulso dato alla partecipazionepopolare alla preghiera liturgica mettevapoi la francescana Armida, probabilmentesenza una vera e propria consapevolezzada parte sua, in consonanza profonda conil francescanesimo delle origini, anch’essopreoccupato di offrire a semplici fedeli –quali erano i primi compagni di S.Francesco d’Assisi – un cammino spiri-tuale basato sulla Parola di Dio, offertaalla riflessione popolare nella liturgiaeucaristica e nell’Ufficio divino.

L’Opera della Regalità non fu soltantola maniera con la quale Armida Barellidiede spazio e concretezza alla sua ansiadi educatrice, di apostola. Come dice laSticco: «Ida dette impulso a quest’Opera,che più somiglia al suo segreto volto diorante, non in obbedienza a una parolad’ordine, venuta da orientamenti nuovi,ma solo per amore di Cristo e della chiesa,l’amore che sospingeva il suo apostolatoin un oceano di fraternità senza sponde».

Marisa Sfondrini Presidente dell’Associazione

Opera della Regalità di N.S.G.C.

Educare il popolo di DioArmida Barelli fondatrice dell’Opera della Regalità

attraverso la liturgia

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La popolarità del cattolicesimo italiano

8 SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

SPECIALE ARMIDA BARELLI

Nell’ambito del IV Convegnoecclesiale nazionale una lineacostante di attenzione è stata

dedicata alla qualità popolare del cattoli-cesimo italiano, che esige un ampiorespiro culturale e una rinnovata proget-tualità formativa. Al n. 12 della Notapastorale elaborata dai vescovi dopo ilconvegno s’invitano le Chiese locali a«coniugare l’elaborazione culturale conla formulazione di un vero e proprio pro-getto formativo permanente». Il riferi-mento alla popolarità, inoltre, divieneesplicito in tutti quei passaggi dedicatiall’ambito della tradizione, da ripensarecome un vero e proprio «esercizio di spe-ranza», che tocca ogni generazione, inquanto impegnata a trasmettere il pro-prio patrimonio spirituale e culturale.

«La stessa comunicazione delVangelo – si legge al n. 13 – non può farea meno di categorie e di un linguaggiocapaci di raggiungere l’uomo nel suo vis-suto personale e sociale, attraverso formeed espressioni a lui comprensibili e con-geniali». Per questo, continuano i vesco-vi, «è fondamentale curare la qualità del-l’esperienza ecclesiale delle nostre comu-nità», non dimenticando mai che «appar-tiene alla nostra tradizione il patrimoniodi una fede e di una santità di popolo: uncristianesimo vissuto insieme, significati-vo in tutte le stagioni dell’esistenza, incomunità radicate nel territorio, capacedi plasmare la vita quotidiana delle per-sone, ma anche gli orientamenti sociali eculturali del Paese» (n. 20).

È importante recepire correttamentequesta linea tematica e pastorale, per evi-tare interpretazioni distorte o improprie.Tre aspetti, in particolare, meritano diessere sottolineati in questi richiami allapopolarità: il suo carattere qualitativo,prima ancora che quantitativo; lo spesso-re culturale, come sintesi di fede e vita; ildinamismo missionario e formativo.Richiamarsi ad un’accezione qualitativadi popolarità significa, anzitutto, ricono-scere che il vangelo è per tutti, ha unaportata universale e inclusiva, che lorende attuale in ogni epoca, nelle diversestagioni della vita, nella molteplicitàdelle condizioni sociali. Ogni singola

persona può lasciarsi raggiungere e pla-smare dalla buona notizia: è il grandemessaggio della Chiesa come popolo diDio, che il Concilio ha rilanciato e chenon dobbiamo archiviare.

Connesso a quest’aspetto, è il richia-mo ad una visione integrale della vitacristiana, che diviene autenticamentepopolare quando riesce a mettere in cir-colo la generosità del cuore e la luciditàdell’intelligenza, la penetrazione dottri-nale e sapienziale dei misteri della rivela-zione e la messa in campo di una rete dibuone pratiche di vita; insomma, la cul-tura e il costume, in una sintesi incessan-te di visibile e invisibile, di conoscenza,di preghiera e di azione. Finché dal “sì”che il cristiano pronuncia nella Chiesanon si genera anche un tessuto vivo eaccogliente di relazioni liberate e ospitali,la fede non metterà radici nella storia enon potrà generare una nuova forma divita cristiana.

Infine – e proprio per questo – lapopolarità non può ridursi ad una sortadi zavorra abitudinaria e residuale, quasiuna nicchia protetta nella quale cercarerifugio e protezione in un’epoca di fortitrasformazioni e di grandi insicurezze. Èesattamente il contrario: la capacità diricentrarsi sull’essenziale dona allacomunità cristiana la libertà e la respon-sabilità di tessere instancabilmente la teladell’ethos cristiano, in cui i fili della tra-dizione s’intrecciano con la capacità dirispondere alle sfide sempre nuove chela storia ci presenta. In questo senso, unacultura popolare, cristianamente ispirata,è una sintesi viva e dinamica di vecchio edi nuovo; non un rifugio, ma un annun-cio e una promessa, se è vero che il sog-getto dell’evangelizzazione deve essereun’intera comunità che non si chiude perdifendersi, ma si apre per accogliere.

In questo cammino la figura diArmida Barelli continua, ancora oggi, adoffrire al laicato cattolico un modello ditestimonianza cristiana che ha saputofondere insieme, in modo esemplare, cul-tura popolare e missionarietà. Il suoobiettivo è stato l’evangelizzazione dellagiovane donna nel proprio concreto con-testo di vita, oltre i ruoli tradizionali – e

spesso mortificanti – che le venivanoattribuiti. Le forme attraverso le quali si èmanifestato il suo impegno, capace dialimentare una vera e propria culturapopolare, sono state le più diverse: diffu-sione capillare della GF in ogni stratodella popolazione; attenzione estrema-mente concreta alle giovani lavoratrici;elaborazione di stampa e sussidi articola-ti per categorie e sempre improntati agrande realismo e senso pratico; promo-zione di nuove forme di aggregazionedel movimento cattolico, che passanoattraverso congressi, convegni, settimanesociali, corsi di promozione associativa,vere e proprie scuole per insegnare allegiovani a parlare, a fondare e guidareun’associazione. L’intera architetturaorganizzativa, da lei instancabilmentepromossa, ruota intorno alla centralitàdell’esperienza religiosa, senza rinuncia-re mai alla dimensione civile, che si nutredi una viva sensibilità sociale, comeespressione matura della carità cristiana.

L’Azione Cattolica Italiana deve –ancora oggi – moltissimo a questa espe-rienza straordinaria. Il nuovo Progettoformativo («Perché sia formato Cristo invoi») ne contiene tracce inequivocabili;basterebbe ricordare, fra l’altro: la matu-razione di una sensibilità religiosa chesappia valorizzare la quotidianità ordi-naria, declinando insieme vita e fede;l’invito a cogliere i segni dei tempi, misu-randosi consapevolmente e criticamentecon le diverse visioni della vita; la capa-cità di orientarsi nella pluralità deimodelli culturali contemporanei e nell’u-so dei mezzi di comunicazione; l’impe-gno a vivere nella città il bene comune,imparando a tessere relazioni interperso-nali positive e contagiose. L’eredità spiri-tuale, formativa e persino organizzativadi Armida Barelli continua ad immetterelinfa preziosa nelle vene profonde dellavita associativa, e quindi dell’interacomunità ecclesiale.

Luigi Alici Presidente nazionale

dell’Azione Cattolica Italiana

Un vangelo per tutti

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9SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

Un temaper riflettere

I docenti e il personale tecnico amministrativo si interrogano sul tema della Giornata universitaria

«…abbiamo potuto avere intorno a quest’Istituzione un così largo consenso, un cosìunanime e spontaneo aiuto dei cattolici italiani grandi e piccoli, umili e illustri, quasi ariaffermare la grande e spirituale famiglia che siamo in Cristo Signore; è questa la gioia

più intima, il valore morale più grande, la promessa più sicura per l’avve-nire di questa nostra Università, la quale più che di pietra è fatta di cuori.Dare il denaro a volte non costa granché: all’Università fu dato assai piùche il denaro, furono dati sacrifici notevoli…»In quest’affermazione dell’ormai lontano dicembre 1921, che puòapparire ingenua o fin retorica ai nostri occhi disincantati di uomini delterzo millennio, sta tutta la ‘cifra’ – morale prima ancora che manageriale– di Armida Barelli, co-fondatrice con Padre Gemelli dell’UniversitàCattolica di Milano. L’Ateneo che proprio quel 7 dicembre si inauguravaufficialmente, dopo decenni di grandi dibattiti nella Chiesa italiana difine ’800-inizio ’900, non nasceva solo grazie alle geniali intuizioni e la

ferrea volontà del frate francescano. Come lui stesso ebbe ad ammettere più volte cononesta consapevolezza e profonda ammirazione, senza il contributo fondamentaledelle opere della “cassiera” ogni sforzo intellettuale sarebbe stato del tutto vano. Donnadotata di eccezionale spiritualità e ‘immensa opera’ (rubo la sapiente definizione diGiorgio Rumi), la Barelli interpretò il proprio carisma a servizio della conduzione econo-mico-finanziaria e gestionale in senso ampio della nascente Università. Ad essa offrì peroltre trent’anni passione ed alto senso di responsabilità, immettendo in un mondo cat-tolico ancora tutto ‘al maschile’ la freschezza e l’ardore delle migliaia di donne che,seguendo il suo esempio, iniziavano a prendere consapevolezza del loro ruolo insosti-tuibile nella vita ecclesiale. Aveva capito, lei figlia della tipica borghesia illuminata mila-nese, che i tempi stavano cambiando: era necessario coinvolgere ed attivare la totalitàdel popolo cristiano non solo nella vita sociale italiana, ma prima ancora in quella cultu-rale. Di qui la responsabilità che si assunse – cui dedicò gli anni migliori della vita – delcompito di girare in lungo e in largo l’Italia intera, per costruire quella rete fittissima direlazioni e di persone, di Diocesi, parrocchie e di associazioni, che costituì il nerbo vita-le da cui l’Ateno milanese poté attingere ogni anno per la sua sopravvivenza.Per coinvolgere tutto il mondo cattolico nelle sorti della nostra Università creò la ‘Societàdegli Amici dell’Università’, ideò e condusse in maniera innovativa e feconda la ‘Giornatauniversitaria’, diede vita ad una capillare opera di promozione e propaganda per la cono-scenza dell’Ateneo, che voleva forte, libero ed autonomo, dunque necessariamente auto-sufficiente quanto alle fonti di reperimento dei mezzi di sostentamento. Lo vediamo nonsolo nell’avventura degli inizi, quando entrò nel Comitato Promotore del 1919, ma lungotutta la sua vita, nei passaggi difficili dell’acquisto e costruzione della nuova sede di piazzaS. Ambrogio, nelle vicende legate alla nascita dei Collegi e dei pensionati per gli studenti,nelle ore buie della ricostruzione degli edifici dopo le distruzioni della II guerra mondiale.La Barelli fu sempre in prima fila, assumendosi oneri e responsabilità pesanti che consenti-rono di venire a capo – a volte quasi per miracolo – delle situazioni.Leggendo i suoi discorsi e cogliendo il filo di ragionamenti concretissimi, sempre sup-portati dall’esattezza fredda delle cifre, non pare fuori luogo affermare che la Barelli oggisarebbe una splendida figura manageriale ed una grande donna di relazioni pubbliche:ad una evidente capacità organizzativa e di ‘lavoro di rete’, associava infatti un’eloquen-za naturale, non artificiosa, che le procurava consensi e stima pressoché unanimi.Sapeva ‘batter cassa’ tra le più umili donne dei quartieri poveri come tra gli affermatiindustriali del Nord Italia, convinceva delle proprie buone ragioni il prete di campagnaquanto il Sommo Pontefice a Roma. Con lo stesso candore, lo stesso fuoco interiore peril Sacro Cuore, la stessa idea di una Chiesa italiana da rinnovare e capace di generare figlie figlie cristianamente educati al servizio del bene comune.Ecco perché quella che volle definirsi sempre e solo come ‘Cassiera’ fu in realtà moltodi più: fu l’anima dell’istituzione universitaria, in un originalissimo mix tra mentalità france-scana ed un vero e proprio spirito imprenditoriale ante-litteram.A chi oggi spetta il compito di dirigere l’amministrazione dell’Università Cattolica, lamemoria di Armida Barelli non può che costituire un esempio luminoso e ineguagliabilecui far riferimento, uno sprone ad un impegno che affondi le radici nelle ‘grandi ragioni’che costituirono il cuore della sua opera.

Mario Gatti Direttore della Sede di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore

Il tema della Giornata universita-ria illustra uno degli esiti dell’o-pera di Armida Barelli, la pro-

mozione culturale ed educativadi una intera generazione, soprat-tutto femminile, in una prospetti-va di impegno, di partecipazione e di evan-gelizzazione. La sua statura morale mi appareergersi come quella di una educatrice checon responsabilità illuminata sceglie di met-tersi a servizio della sua generazione perorientare i giovani a perseguire finalità di realecrescita umana e cristiana per il bene proprioe di tutta la società.Nell’attuale momento storico in cui “l’emer-genza educazione” richiama l’attenzione dellaChiesa e della società civile, la testimonianzadel suo pensiero e delle sue opere ha moltoda comunicare a ciascuno di noi: una culturadell’educazione non può venire dagli altri nédall’alto, occorre responsabilizzarsi in primapersona e diventare protagonisti di un diversoe migliore modo di essere, di vivere e di ope-rare perché è nella quotidianità che si esigecoerenza e si inverano quei valori nei qualicrediamo e che scegliamo a guida ed orienta-mento dei singoli itinerari esistenziali.

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Marialuisa De NataleProrettore, Università Cattolica del Sacro Cuore

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10 SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

La riflessione sulla cultura popolare e sulla sua diffu-sione attraverso i mass media è stata lungamenteinfluenzata dalle teorie della Scuola di

Francoforte, secondo cui la rivoluzione industrialeaveva permesso di applicare modalità diproduzione su larga scala anche alla rea-lizzazione di oggetti immateriali, comele opere d’arte e dell’ingegno umano(libri, giornali, film, raccolte musicali).Prendevano vita così oggetti culturalistandardizzati e infinitamente riproduci-bili, privi di quell’elemento di originalitàe unicità che, dal Romanticismo in poi,era stato considerato come la caratteristi-

ca peculiare delle opere d’arte. L’oggetto culturalediventava in questo modo un prodotto di massa, unamerce destinata soprattutto a un consumatore popola-re passivo e privato del suo senso critico nei confrontidi un’offerta culturale che gli era in qualche modoimposta dall’alto. La cultura era intesa come segmenta-ta in diversi livelli gerarchici: quello popolare (intesocome low, basso) filtrava forme e contenuti della cul-tura alta in mezzi espressivi bassi, banalizzandone ivalori di fondo. Questo approccio ha però dimostratodegli evidenti limiti: come ha spiegato Edgard Morin, laproduzione di oggetti culturali, seppur massificata, nonpuò fare a meno di un elemento inventivo e creativo,che trova linfa nell’immaginario collettivo, nei bisogni,nei valori e nelle pratiche sociali della comunità deiconsumatori. L’industria culturale (editoriale, cinemato-grafica, televisiva) dovrebbe dunque saper mettere atema nei suoi prodotti le grandi questioni che agitano ilsuo tempo, proporsi come uno strumento che metta informa attraverso i suoi oggetti comunicativi i valori, i ritidi una società e rifletta su di essi. Non sempre questo succede, ma un esempio virtuosodi cultura popolare lo si può trovare nella grande tradi-zione della serialità americana. I telefilm hanno raccoltoil compito che da sempre era appartenuto alla grandeletteratura: attraverso una raffinatissima costruzione for-male, sanno raccontare storie affascinanti per parlareanche d’altro, le immagini non vogliono soltanto direquello che mostrano, ma vibrano in continuazione erimandano spesso a temi che coinvolgono l’intimo diciascuno così come le grandi questioni della comunità.Viene quasi da pensare all’opera di Shakespeare, cheha coniugato l’espressione attraverso alta poesia e lacapacità di parlare a tutti di questioni dal forte portatovaloriale: l’amore, il destino, l’esercizio del potere. Itelefilm ci prospettano un sistema di valori, s’interroga-no e fanno sì che noi ci interroghiamo su temi etici fon-damentali: Lost ci fa riflettere sulla presenza di un desti-no in una vita apparentemente governata dalla coinci-denza. Il Dottor House sui misteri legati alla malattia,alla vita, all’etica medica. E in queste riflessioni riesconoa coinvolgere un tradizionale pubblico di massa, fide-lizzato grazie alla grande cura formale e all’alto portatopassionale che questi prodotti portano con sé. Laserialità televisiva è allora forse la vera espressione dellacultura popolare del nostro tempo: un misto tra inven-zione e fabbrica, tra creatività e ripetizione.

Aldo GrassoProfessore ordinario di Storiadella radio e della televisione Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

Armida Barelli, co-fondatrice dell’Università Cattolica, hacaratterizzato la propria esistenza proprio per la dedi-zione, la fede e la passione con cui ha operato, a fianco

di padre Gemelli, a favore dell’Ateneo del Sacro Cuore, per lacui realizzazione era riuscita nel 1919 a procurarsi dal conteLombardo il milione di lire necessario per acquistare l’immobi-le di Via S. Agnese, dove il 7 dicembre 1921 si sarebbe inau-gurato ufficialmente il primo anno accademico della neonataUniversità.La collaborazione di Armida Barelli con padre Gemelli era iniziata anniprima, nel 1910, con la traduzione di articoli dal francese e dal tedesco perla «Rivista di filosofia neoscolastica» e si era consolidata, nel 1915, quandopadre Gemelli, richiamato alle armi come capitano medico, le aveva affidatol’amministrazione di «Vita e Pensiero».Le doti organizzative di quella che sarebbe diventata “la cassieradell’Università” si rivelarono in un’imponente attività di diffusione del culto alSacro Cuore, svolta durante la prima guerra mondiale, di cui pochi serbanomemoria. La signorina Barelli, in tale circostanza, si sottopose ad un lavoromastodontico: «Coadiuvata da una ventina di assistenti in poco tempo cucì,impacchettò e spedì ai cappellani militari due milioni di bandierine con ilSacro Cuore e relative immaginette. Il primo venerdì di gennaio del 1917 –come ricorda Agostino Picicco nella sua biografia di Agostino Gemelli – intutti i reggimenti, gli ospedali e i distaccamenti dove c’erano soldati italiani(anche in Albania, Macedonia e Libia) ci fu la solenne consacrazione dell’e-sercito italiano al Sacro Cuore. Il fine era esclusivamente religioso (non si fecetutto questo per vincere la guerra), infatti per i soldati fu l’occasione peraccostarsi ai sacramenti, dato che le sofferenze della guerra favorivano l’avvi-cinarsi al conforto divino». La dedizione, la fede e la passione dimostrate in quella circostanza daArmida Barelli l’animarono poi nella sua instancabile opera a favoredell’Università Cattolica, che fu intitolata al Sacro Cuore proprio in virtù d’unapromessa fatta da lei unitamente a Gemelli, Olgiati e Necchi quando eranoalla ricerca dei fondi necessari per fondare l’Università.Ritengo che su “dedizione, fede e passione” debba fondarsi anche oggil’impegno quotidiano di quanti operano in Cattolica e l’esempio di ArmidaBarelli possa essere, in particolare per quanti fanno parte del personale tec-nico-amministrativo, un sicuro punto di riferimento. Abnegazione, precisio-ne, puntualità, determinazione e spirito di sacrificio debbono caratterizzareil nostro lavoro: se saremo animati dallo stesso spirito di servizio di quanti cihanno preceduto potremo continuare a fornire alle nuove generazioni distudenti che si immatricolano ogni anno nelle nostre sedi, oltre ad un servi-zio ineccepibile, una testimonianza di fedeltà a quei valori di laboriosità,serietà e rigore a cui si è sempre ispirata la nostra Università.

Libero Ranelli Direttore della Sede di Piacenza-Cremonadell’Università Cattolica del Sacro Cuore

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11SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

Fede, dedizione, passione. Per Armida Barelli queste parole non hanno solo rappresentato un ideale di vita maqualità dell’anima che hanno costantemente nutrito sia le sue scelte quotidiane che i progetti attraverso cui ha rea-lizzato la sua grande opera.

Io non l’ho conosciuta ma il racconto della sua vita mi è stato trasmesso da donne che come lei, hanno vissuto in manieraschiva e appassionata la loro missione di laiche nella Chiesa.Da queste donne, tra cui voglio ricordare almeno il nome di Maria Fortunato che mi ha preceduto nella guida delConsultorio Familiare, ho ricevuto il dono raro e prezioso della testimonianza e di un’accoglienza fiduciosa all’internodell’Università Cattolica. Attraverso di loro ho conosciuto Armida Barelli, la sua tenacia, l’umiltà e la forza profetica con cuiha contribuito ad alimentare quella grande fucina di idee e opere che è stata la fondazione dell’Università Cattolica esono gradualmente entrata nella storia e nello spirito di questa grande opera.Non so se Armida Barelli abbia mai concretamente pensato all’istituzione di un servizio specifico per la famiglia come ilConsultorio Familiare: probabilmente il tempo in cui ella è vissuta non poteva ancora far prefigurare l’esigenza di unservizio a sostegno delle relazioni familiari qual è il Consultorio, sorto nel 1976. Certamente, però, nella sua mente enelle sue azioni era molto vivo e presente il bisogno di promuovere la dignità e le responsabilità della donna attra-verso la cultura e l’elevazione spirituale e, al tempo stesso, la necessità di riconoscere la sua centralità all’internodelle dinamiche familiari da cui dipende il benessere morale, fisico e psicologico dei suoi componenti.Attraverso le donne che mi hanno “passato il testimone” contribuendo in maniera determinante, ad affidarmi laresponsabilità del Consultorio, mi sono sentita in qualche modo collegata al pensiero di Armida Barelli, al suo invitoa vivere consapevolmente il ruolo di laica nella Chiesa e alla speranza con cui ci ha insegnato ad affrontare le diffi-coltà. Certo, la società è cambiata, la famiglia è cambiata ed è necessario adottare uno sguardo di grande “com-passione” verso le difficoltà che uomini e donne incontrano continuamente nella ricerca di rapporti equilibrati edurevoli.In questo senso, insieme a tutta l’équipe del Consultorio, sentiamo di avere ricevuto anche noi una piccola parte dell’ere-dità di Armida Barelli: siamo infatti consapevoli che dalla nostra competenza dipende la capacità di riconoscere intempo le dinamiche negative all’interno delle famiglie e di cogliere precocemente le richieste di aiuto che spesso vengo-no vissute in silenzio e solitudine.Sappiamo, però, che sono i valori comuni a cui si ispirano le nostre diverse professionalità a permettere di accogliere ibisogni che persone, coppie e famiglie portano frammentati e divisi e di cercare di ricomporli all’interno di quella dimen-sione unificante che sono i legami familiari.Questo è il nostro lavoro e questo è il modo con cui testimoniamo la nostra speranza.

Valeria Longo CarminatiResponsabile del Consultorio Familiaredell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, RomaSovraintendente del Consultorio Familiare di Napoli

Ho ancora molto vivo nella memoria il ricordo del mio primo giorno in Università Cattolica da matricola di Filosofia, e poiil mio primo giorno da specializzanda in Psicologia nell’aula che era stata di padre Gemelli: la trepidazione e la curiositàper quei luoghi che ai miei occhi emanavano un alone di magnificenza e stillavano conoscenza e rettitudine.

La percezione di essere entrata in uno spazio non solo fisico, ma anche mentale e culturale, con una lunga, rigorosa,impegnativa storia culturale, professionale e di impegno nella fede, divenne realtà nel giro di poco tempo, con l’incontrodi alcuni miei professori. Ho avuto la fortuna di relazionarmi con docenti che, oltre a trasmettermi le loro competenzeprofessionali, mi hanno testimoniato la loro dedizione all’Università Cattolica, la loro passione per la ricerca e la formazio-

ne delle giovani menti, mai disgiunta dalla considerazione dello studente come “persona da incontrare” e orientare in un cammino di crescitaculturale e professionale. E, se lo si desiderava, si potevano incontrare anche persone – docenti e non – che promuovevano la ricerca religiosae spirituale, in assoluta libertà e con rispetto per il cammino specifico di ciascuno. A tutti va la mia gratitudine, non solo per le conoscenze – non tecnicismi – che mi hanno trasmesso, ma soprattutto per il sostegno e la promo-zione alla mia progettualità. Se dovessi riassumere con due parole ciò che i professori per me significativi hanno testimoniato, direi “generativitàsociale”, ossia la cura della generazione successiva alla propria, con un’attenzione sia alla cura sia alla promozione di autonomia e creatività. Per me l’Università è stata luogo di incontri importanti, significativi, decisivi, sia sul piano professionale sia sul piano relazionale-amicale.Oggi, che sono docente in questa Università, cerco di tenere alto questo testimone che mi è stato passato dalle generazioni precedenti.Avverto una grande responsabilità per la formazione dei giovani colleghi, dal punto di vista professionale e culturale, ma mi sento sostenu-ta da un’eredità che, pur con qualche inevitabile aspetto di vincolo, è una grossa risorsa e che, da sempre, promuove lo sviluppo delcapitale umano e sociale, con spirito di servizio alla comunità. Vivo con passione il mio lavoro e mi sento di restituire ciò che ho avuto indono sia direttamente, attraverso la dedizione alla mia Università come istituzione, sia in termini di reciprocità differita, alle generazioni deigiovani studenti che ogni anno incontro. Verifico sempre una frase che una volta un assistente spirituale mi disse: «Ricordati che il dono più gradito a Dio è una testa pensante, e che unatesta pensante è sempre parte di una persona. È questa che tu devi vedere, incontrare, formare, far crescere».

Elena MartaProfessore straordinario di Psicologia sociale e di Psicologia di Comunitàmembro del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

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Ogni giorno nel mondo muoiono milioni di bambini per fame,malattie, guerre.Lo sanno tutti. Tutti sono informati. I dati sono precisi e perfetti.

Eppure la lista dei fatti non produce effetti. L’informazione non commuo-ve. Dunque non muove. E cosa muove gli uomini adifesa o in aiuto dell’umanità oppressa, sofferente, infe-lice? Lo spettacolo del dolore. Esso nasce con l’affermazione del teatro della pietà omisericordia, un complesso di rappresentazioni iconi-che, plastiche, paraliturgiche, devozionali e teatrali,che vanno dalla singola imago pietatis, un Cristomorto che emerge dal sepolcro, fino alle grandiosePassioni urbane o ai Sacri Monti. L’essenza del teatrodella pietà è una rappresentazione del corpo “passio-

nato” di Cristo, visibile memoria dell’Amore Divino, capace di suscita-re nel devoto e negli astanti un profondo coinvolgimento emotivo euna compassione tale da prolungare nel tempo e nello spazio i suoieffetti. La rappresentazione dell’Amore diviene efficace se produceamore verso Dio e il prossimo, testimoniato dalle opere di culto e dibene a beneficio della comunità.Il teatro della pietà è fondato su un rapporto diretto, fisico, tra una“rappresentazione” o “rappresentante” del Cristo passionato e il devo-to. L’arte cristiana non si pone come oggetto di culto, come fine, macome mezzo, come veicolo di culto, di pietà, di devozione, di pas-sione, di emozione. Il fine vero della Passione è il pianto, l’emblema della compassione, iltratto caratteristico delle donne, esecrato e condannato nel mondogreco, ma in generale nell’universo maschile, cristiano incluso. Il sorge-re, lo svilupparsi e infine l’imporsi dell’affettività materna, dell’emozio-ne, della relazione amorosa e della compassione nella vita spirituale,devozionale e poi sociale e pubblica, costituiscono il profondo equasi millenario percorso del teatro della misericordia. Se il male eraed è la guerra fratricida tra gli uomini, la violenza reciproca, l’espropriodella vita altrui, il bene non può essere che la fraternità amorevole, ilfare del bene agli altri senza misura, oltre misura. Non basta infatti nonfare il male. Occorre fare del bene, dare vita o ridare vita a chi muoreperché gli vengono tolte tutte le possibilità di vita, nell’anima e nelcorpo.La questione ieri e oggi è sempre la stessa. Una politica senza pietà è dominio della violenza. Una pietà senza politica è amore privilegio di pochi. L’asse orizzontale della fraternità umana non si sorregge senza l’asseverticale che congiunge la Terra al Cielo. Il corpo passionato di Cristo.L’uomo non può vivere senza pietà.Senza Passione.

Claudio Bernardi Professore associato di Storia del Teatro e dello Spettacolo Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano

12 SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

Quando oggi parliamo di cultura popola-re (o più spesso di pop culture, all’in-glese) generalmente abbiamo in mente

due o tre cose: le tradizioni locali e folcloriche,le culture giovanili resistenziali, che si oppongo-no alle preferenze e ai gusti consolidati e seguitidagli adulti, i prodotti della cultura di massa,come quelli della televisione, del cinema o del-l’industria discografica.L’esempio di Armida Barelli, invece, ci suggerisce di sposta-re la nostra attenzione dai prodotti culturali e dai loro conte-nuti e di concentrarci piuttosto sui processi di produzionee di trasmissione della cultura. Ci ricorda che parlare di cul-tura popolare può voler dire riflettere sui modi per rendereaccessibili e maneggiabili a molte persone gli strumenti delragionamento, dell’argomentazione, della riflessione, in unaparola gli strumenti del lavoro intellettuale.Lei questo ha fatto, specialmente con le donne, in un’epocain cui esse non avevano una vera e propria vita pubblica,soprattutto se non appartenevano ai ceti borghesi e bene-stanti. Dopo la fondazione dell’Università Cattolica ha profu-so il suo impegno anche tra i giovani, non solo promuoven-do la formazione personale intorno a temi specifici, maanche diffondendo nel territorio, tra le persone che all’uni-versità non avevano e non avrebbero studiato, la sensibilitànei confronti del sapere, la simpatia per l’incontro tra formedi esperienze diverse, il fare e il conoscere, che prendonosignificato e luce l’uno dall’altro.Il mondo è molto cambiato dagli anni in cui Armida Barelliorganizzava le Giornate per l’Università Cattolica. La sfida contenuta nel suo impegno per una cultura popola-re, però, non è venuta meno, anche se oggi l’accesso alsapere e ai titoli di studio più avanzati è sicuramente moltopiù esteso di quanto non fosse allora.Personalmente agli studenti che incontro in università ho ilcompito di presentare il tema della cultura popolare in tuttele sue declinazioni e sfaccettature; insegno infatti Sociologiadei prodotti culturali e dunque la cultura di massa, le indu-strie culturali, le culture giovanili e le controculture sono ilmio pane quotidiano. La cosa più difficile, però, ma anchela più stimolante, continua a essere l’impegno per favorirenei giovani la scoperta e l’alimentazione del pensiero criti-co, la capacità di informarsi e di ragionare con la propriatesta, mettendo a confronto le proprie esperienze con lecategorie interpretative che le scienze sociali hanno via viaelaborato, per formarsi propri giudizi, sicuri e tolleranti concui muoversi nel mondo. In questo lavoro credo si possacontinuare a far rivivere l’ispirazione originaria dei fondatoridell’Ateneo e l’esempio di una donna che senz’altro hadato prova di abnegazione e di intraprendenza.

Emanuela MoraProfessore associato di Sociologia della culturaUniversità Cattolica del Sacro Cuore, Milano

2008DEF60:2008GU 05/03/2008 13.06 Pagina 12

Da tre anni hola fortuna difar parte del

team che accoglie igruppi in visita

all’Università Cattolica del SacroCuore di Milano.

Che siano scolaresche, gruppi par-rocchiali, professori di altre università:ogni volta ci si deve mettere alla provaper superare la propria timidezza eper catturare l’attenzione dei piùdiversi ospiti. Se gli studenti licealisono interessati a conoscere la vita dauniversitari – quanto e dove si studia,la durata di una lezione, la difficoltà diun esame, il significato dei crediti for-mativi e molto altro – con ogni proba-bilità i meno giovani preferiscono pas-seggiare attraverso i chiostri braman-teschi, ascoltando di padre Gemelli,della storia dell’Università Cattolica edel monastero dove è situata. È poid’obbligo per tutti uno sguardo all’au-la magna e al suo affresco cinquecente-sco.

Ciascun incontro richiede la giustadose di flessibilità e di attenzioni, maregala molteplici possibilità di con-fronto. Capita spesso e con grande pia-cere, ad esempio, di essere riconosciutida qualche giovane matricola accom-pagnata in visita per quelle stesse aule.È facile poi scoprire – da chi ha vissutol’Università molti anni or sono – qual-cosa di nuovo sulla Cattolica e sui per-sonaggi che ne sono inscindibilmentelegati.

Davvero: università non significasoltanto lezioni accademiche e studio,ma opportunità di crescita a 360 gradi.Ecco il perché delle visite guidate: unafelice iniziativa che arricchisce gli stu-denti di una bella esperienza, unendoinsieme un gradito servizio all’Uni ver -sità Cattolica e a quanti desideranoscoprirla.

Matteo AlbertiStudente dell’Università Cattolica

del Sacro Cuore

Visite guidate in Università Cattolica

13SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

DIRETTAMENTE DALL’UC...

Passeggiando per i chiostri

Per la prima volta all’Ateneo del Sacro Cuore una cerimonia

di proclamazione e consegna del titolodi dottore di ricerca

Un “padrino” d’eccezione per quella cheil rettore Lorenzo Ornaghi ha definito«una tradizione significativa che oggiprende il via». È stata infatti la primavisita a Milano quella di Ján Figel’,Commissario europeo per l’istruzione, laformazione, la cultura e la gioventù, inCattolica per la consegna del titolo didottore di ricerca ai centonovantasei neo-dottorati dell’Ateneo.Il responsabile europeo per l’istruzione,la formazione, la cultura e la gioventù haillustrato le sfide per le università delvecchio continente, alla luce del processodi Bologna. Si tratta di un cammino inizia-to nel 1999, quando i ministri dell’istru-zione d’Europa decisero di rendereuniformi i sistemi di formazione superioredei vari Paesi. In questo contesto si collo-ca la volontà di valorizzare il dottoratoitaliano e avvicinarlo al modello del PhDanglosassone, così da renderlo un percor-so di formazione e di ricerca che porta imigliori studenti a spendersi tanto nelmondo della ricerca che in quello delleprofessioni. Nel 2003-2004 la Cattolica è stata capofi-la di una collaborazione con Statale eBicocca di Milano per far nascere la suaprima scuola di dottorato, il Defap, oggial quinto ciclo. E poi, a seguire, sono arri-vate le scuole in Psicologia, in Istituzionie politiche e la Scuola di dottorato inPolitica economica. Con un recente rego-lamento l’Università Cattolica ha asse-condato l’indicazione ministeriale isti-tuendo nuove scuole a carattere unitarioe aggregando singoli percorsi in raggrup-pamenti di aree disciplinari. Si contanooggi nelle sedi padane dieci scuole, conuna tendenza ancora più accentuata nellasede di Roma, dove quest’anno quasi tuttii dottorati di area sanitaria sono stati rac-colti in sei scuole aggregate.

Il lungo viaggio del cattolicesimo italiano nella modernità

Ernesto Preziosi, Nella modernità. Le Settimanesociali dei cattolici italiani tra storia e futuro,Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ) 2008.

A cento anni dalla prima Settimana sociale, si proponeuna breve ricostruzione del lungo viaggio percorso dalcattolicesimo italiano nella modernità, anche attraver-so questo appuntamento periodico che ha affrontatoimportanti tematiche della vita civile. Il volume inco-raggia a riprendere i nessi, i legami e le sollecitazioniche quell’itinerario ha accolto e, allo stesso tempo, haimpresso al movimento organizzato dei cattolici, e, conesso, alla Chiesa italiana.Accanto alla rivisitazione di una pagina poco nota, iltesto offre un’utile provocazione in termini di attualità,analizzando le dinamiche intercorse tra Magistero, dot-trina sociale, luoghi e strumenti di elaborazione, ruolodel laicato e dell’associazionismo, influsso sulla realtàsociale e politica. Un’attualità che chiede di mettere in

essere occasioni e strumenti utili che consentano, in un quadro radicalmente muta-to, di leggere la realtà. La storia delle Settimane sociali fornisce in tal senso numero-si elementi di ispirazione per l’opera di costruzione inedita del presente e più di unospunto per riflettere sulla “questione laicale”.

2008DEF60:2008GU 05/03/2008 13.06 Pagina 13

14 SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

Chi sei e di cosa ti occupi attualmente...

Quali sono stati i momenti più significatividella tua esperienza universitaria

ormai conclusa?

Pensi che i corsi estivi di orientamento orga-nizzati dall’Associazione Amici dell’Università

Cattolica ti abbiano fornito degli strumentiper affrontare in modo più consapevole la

scelta universitaria e la tua carriera di studente?

Il passaggio al mondo del lavoro quali fati-che ha comportato?

Due consigli essenziali a chi comincia oggi ilcammino universitario e a chi fa il suo ingres-

so nel mondo delle professioni...

Mi chiamo Antonio Alizzi e il 12 febbraio del

2007 mi sono laureato all’Università Cattolica in

Scienze delle Relazioni Internazionali. Una volta

conseguita la laurea ho cominciato ad occupar-

mi di cultura: dopo uno stage nell’ufficio forma-

zione di Mediaset, ho avviato una relazione pro-

fessionale presso l’Aspen Institute Italia, un

Istituto internazionale che promuove eventi cul-

turali.

La mia esperienza universitaria è stata regolare

e ordinata. Il miei studi hanno visto il traguardo

della laurea triennale e quello della laurea spe-

cialistica. Discutere la tesi dinanzi alla commis-

sione di laurea è senz’altro un’occasione di cre-

scita e di bilancio importante; ma anche le fati-

che quotidiane, le piccoli e grandi dosi di stress

in prossimità degli esami, le belle amicizie nate

tra i chiostri e che durano ancora oggi.

Certamente. Quell’estate mi ha allargato gli oriz-

zonti: ho conosciuto ragazze e ragazzi di tutta

Italia con interessi e passioni simili o diverse dai

miei. Il confronto con il team degli esperti dell’o-

rientamento mi ha inoltre indirizzato bene nelle

scelte poi opportunamente ponderate.

Un’esperienza che consiglio senza tentenna-

menti.

Tante e di differente natura. I ritmi sono più lunghi

anche se a tratti meno intensi, le persone che ti cir-

condano sono molto meno giovani di te ma, per la

verità, più mature. La settimana comincia il lunedì e

si conclude il venerdì sera: l’obiettivo per cui lavori

diventa l’inserimento nella società e un contributo

che a questa cerchi di offrire.

Alle future matricole universitarie consiglio di

scegliere secondo passione e di non ragionare

sui soli sbocchi professionali. Come ha detto

qualcuno: domani è un altro secolo. A chi si

appresta a vivere l’avventura professionale sug-

gerisco, invece, di non perdere il con-

tatto con le biblioteche e di imparare a

scoprire i raggi di umanità che si cela-

no dietro colleghi e superiori.

Sono Ersilia De Rosa, laureata nel 2003 in

Scienze Politiche con indirizzo internazionale.

Conseguita la laurea, ho frequentato un master

in Personale ed Organizzazione presso la SDA

Bocconi. Dopo brevi esperienze lavorative in

Adecco e Schering nella funzione del personale,

attualmente mi occupo di gestione, sviluppo ed

organizzazione delle risorse umane all’interno di

Promos, azienda speciale della Camera di

Commercio di Milano.

Non è stato un evento singolo ad aver caratte-

rizzato la mia esperienza, bensì un complesso

di esperienze umane, sociali con i miei compa-

gni di corso con i quali ho condiviso gioie e dolo-

ri, difficoltà e successi. Tutto ha concorso a

rafforzare il mio carattere, permettendomi di

affrontare il mondo del lavoro con piena consa-

pevolezza dei miei mezzi e del bagaglio di cono-

scenze e culturale che un’istituzione come

l’Università Cattolica è in grado di offrire.

Il corso estivo che ho frequentato si è rivelato di

gran supporto. Mi trovavo in un momento di con-

fusione e le testimonianze dirette sono riuscite a

fornirmi una chiara idea non solo del contenuto

dei diversi corsi di laurea, ma anche di una

realtà per me del tutto nuova: il mondo universi-

tario.

Di certo, lo spirito di unione che in quei giorni si

percepiva tra gli organizzatori ed i testimo-

ni/studenti è stato lo stesso spirito che ha poi

caratterizzato il mio percorso universitario.

La difficoltà principale sta nell’interpretare nel

più breve tempo possibile le dinamiche degli

ambienti di lavoro che nessun libro, docente,

corso è in grado di trasmettere e spiegare, ma

che è fondamentale per il proseguimento dell’at-

tività lavorativa in maniera serena e proficua.

A chi comincia oggi il cammino universitario sugge-

rirei di scegliere con consapevolezza il corso di lau-

rea e portarlo a termine nel più breve tempo possi-

bile, cercando di sfruttare al meglio tutti gli strumenti

formativi messi a disposizione dall’Ateneo, come ad

esempio le possibilità di effettuare esperienze all’e-

stero (Erasmus ecc.). A chi fa il suo ingresso nel

mondo del lavoro suggerisco, invece, di perseguire

i propri interessi sin da subito, anche se le prime

esperienze non rispondono economicamente alle

proprie aspettative, perché sono stage, o contratti a

termine, o a progetto. Questo è l’unico modo per

“testare” sul campo la realtà, se il lavoro che sogna-

vamo è in effetti così come lo immaginavamo�

Ricordo molti casi di colleghi che, nel corso delle prime

esperienze, hanno modificato radicalmente il proprio

percorso lavorativo perché quello a cui credevano di

essere interessati, poi, nel mondo delle aziende, non

corrispondeva esattamente alle loro aspettative� Il

mondo del lavoro ci insegna che prima si riesce a sco-

prire ciò che davvero interessa, prima si pongono le

basi per una carriera di successo!

Cinque domandeai giovani laureati

2008DEF60:2008GU 05/03/2008 13.06 Pagina 14

15SPECIALE GIORNATA UNIVERSITARIA / 2008

CONDIZIONE ANZIANA

S fiduciati e pessimisti. Pensa -vamo che lo fossero solo gliunder 30, ma una figlia punta il

dito anche sulle mamme e sui papàche un tempo sembravano Atlante, lafigura in grado di reggere l’intera voltaceleste per sempre. Le parole dellasignora, il sentire i propri genitori nonpiù ferrei (“sembrano essersi arruggi-niti”), mi hanno ricordato il mito.

Far da pilastro al cielo era la puni-zione affibbiata ad Atlante dopo chequesti aveva tentato di sovvertire ilpotere delle divinità del pantheonolimpico alleandosi con Crono, ilpadre di Zeus. In effetti, il re degli deiera poco incline a veder tornare ilregno del padre, il quale era da sempretalmente tormentato dalla paura d’es-sere spodestato dai propri figli, che liaveva mangiati tutti, uno ad uno. Unaprima volta, con Zeus in fasce, la vora-cità di Crono era stata punita facendo-gli ingoiare una bella pietra, nel secon-do caso, quello del tentativo di rivinci-ta di Crono mediante l’alleanza con iltitano, il peso della vendetta era finitoproprio sulle spalle d’Atlante.

L’intricato gioco di forze tra amore,fiducia, responsabilità da un lato, avi-dità, colpa e ira dall’altro, si era cristal-lizzato, senza risolversi, nella scomodaposizione d’Atlante.

A chi più di un padre e di unamadre si può chiedere di sostenere, dicondividere, di incoraggiare, di bene-dire? La maternità e la paternitàumane sono rinunzie alla ricerca esclu-siva dei propri interessi, al governo“onnipotente” della vita e del tempo.Quando tutto fluisce per il verso piùnaturale, i rapporti genitori-figli somi-gliano ad un amalgama solido, mamalleabile, d’impegni e insegnamentireciproci. Quando ciò non capita,

insorgono malesseri: figli in lotta congenitori avidi d’attenzioni per sé,madri che si sentono spodestate dal-l’arrivo di un ingombrante nascituro,figure educative non in grado didistinguere tra favorire la crescitaaltrui e rimediare alle mancanze pro-prie...

Come aiutare i genitori anzianipessimisti e sfiduciati? Come salvarlidal tramonto? si chiede la figlia preoc-cupata.

Certo occorre escludere (o rimuo-vere) rapidamente le limitazioni deri-vanti dalla fisiologica perdita d’effi-cienza psicofisica e curare (o non sotto-valutare) elementi di tipo psicopatolo-gico e/o neurodegenerativo.

Fatto ciò, si può cominciare a con-siderare che le stagioni della vita gira-no in modo tale che, ad un certopunto, spetti ad altri dover assumereil compito di sostenere, incoraggiare,promuovere, illuminare…

Forse noi figli, di nascosto, deside-reremmo fare come il buon Eracle(Ercole): prima si propone di alleviaread Atlante il peso della volta celeste,chiedendogli in cambio di recuperarele mele d’oro del giardino delleEsperidi; poi, quando il gigante è ritro-so a riprendere il peso, Ercole beffaAtlante chiedendogli di farlo per brevetempo, giusto quanto ne serva a creareun sistema di corde adatto ad allegge-rirgli le spalle. Come è noto, l’eroemitologico, liberatosi del fardello,acciuffa il bottino d’oro e fugge versola sua ultima e dodicesima fatica.

Sergio Astoripsichiatra e psicoterapeuta,

Servizio di Psicologia clinica, Università Cattolica del Sacro Cuore

La scomoda posizionedi Atlante

I miei genitori mi hanno sempre comunicato fiducia nelle persone, ottimismo di fronte alle scelte, affidamento nellaProvvidenza nelle situazioni più difficili. Oggi, insieme all’età, sembra essersi “arrugginito” anche il loro atteggiamentopositivo nei confronti della vita e delle relazioni. Al di là dei gesti quotidiani che non smentiscono nella sostanza uno stile,

sentirli pessimisti e sfiduciati verso i giovani e la politica in generale, ma anche riguardo a certe decisioni dei figli, ormai tuttiadulti e sposati – che un tempo avrebbero senz’altro condiviso – mi addolora. Dipenderà dagli acciacchi dell’età? Ciò è naturale per ogni generazione che ormai vede solo il tramonto davanti a sé? Come aiu-tarli a vivere più serenamente la loro condizione di anziani?

Una figlia

Come salvare dal tramonto i genitori anziani

Per sostenere l’attività culturalesvolta al servizio della Chiesa edell’intero Paese dall’UniversitàCattolica del Sacro Cuore è pos-sibile lasciare un legato di beni mobilio immobili o nominare erede universalel’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore e garante dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con sede in Milano, Largo A. Gemelli, 1, legalmente riconosciuto con RD 24.6.1920 n°1044.

A tale fine le formule da utilizzare nel testamento possono essere leseguenti:1) se si desidera lasciare un legato di beni mobili o immobili

“…Lascio all’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori consede in Milano, Largo A. Gemelli, 1, ente morale legalmentericonosciuto con RD 24.6.1920 n°1044, fondatore dell’UniversitàCattolica del Sacro Cuore a titolo di legato… (segue brevedescrizione, se si tratta di immobili, o indicazione della somma,se si tratta di denaro o titoli), per i fini istituzionali dell’Ente”.

2) se si desidera nominare erede universale (o coerede) l’Entesopra indicato“…Annullo ogni mia precedente disposizione testamentaria.Nomino mio erede universale (o coerede) l’Istituto GiuseppeToniolo di Studi Superiori con sede in Milano, Largo A.Gemelli, 1, ente morale legalmente riconosciuto con RD24.6.1920 n°1044, fondatore dell’Università Cattolica del SacroCuore, lasciando ad esso tutto quanto mi appartiene, per i finiistituzionali dell’Ente”.

(Luogo e data) (Firma per esteso)

Il testamento deve essere scritto per intero di mano propria dal testa-tore.

Per ulteriori informazioni e chiarimenti è possibile contattare l’Ufficio Pubbliche Relazioni dell’Istituto Toniolo

al n. 02.7234.2816

2008DEF60:2008GU 05/03/2008 13.29 Pagina 15

ADRIANO FABRIS (a cura di), Etica del virtuale.Annuario di etica 4/2007, Vita e Pensiero,Milano 2007, pp. 214 - Euro 18,00

Che cosa si intende per realtà virtuale? Comecomportarci su Second Life, o navigando ininternet, o quando chattiamo con gli amici?

Sono alcuni dei quesiti cui il volume cerca dirispondere: l’intento è approfondire e dare indica-zioni di comportamento riguardo alla possibilitàche oggi abbiamo di vivere in una dimensionesempre più spesso “virtuale”.

TOMMASO MORO, Lettere. Scelte, tradotte ecommentate da Alberto Castelli, a cura diFrancesco Rognoni, Vita e Pensiero,Milano 2008, pp. 438 - Euro 25,00

Magistrato, umanista, scrittore, statista,cancelliere di Enrico VIII, martireassunto alla gloria degli altari,

Tommaso Moro (1478-1535), l’autoredell’Utopia, è una delle personalità più lumino-se e discusse della storia europea: le sue letterenarrano una vicenda umana di straordinariaricchezza e costituiscono un documento impre-scindibile per comprendere gli anni della rifor-ma protestante, momento cruciale della nascita dellamodernità. Questo libro ne presenta una scelta signi-ficativa, accompagnata dal commento di mons.Alberto Castelli, insigne studioso di Moro, che morìprima di poter dare alle stampe il volume. A distanzadi anni un suo nipote, Francesco Rognoni, docente diletteratura inglese, ha completato il lavoro, amplian-dolo con una bibliografia e un saggio introduttivo.

GIOVANNI CESARE PAGAZZI, C’è posto per tutti.Legami fraterni, paura, fede, Vita e Pensiero,Milano 2008, pp. 138 - Euro 14,00

Tema di fondo di questo libro è un aspetto centrale della vita cristia-na, il legame fraterno. Appropriandosi dello sguardo che le SacreScritture gli rivolgono fin dall’inizio, la fraternità è qui presentata

nella sua “non ovvietà”, anzi, nel suo aspetto drammatico che mette ingioco la vita, Dio e quindi la fede. Il legame fraterno è unaprova della fede: chiama, infatti, la coscienza a decidere sevedere nel fratello il rivale che minaccia l’unico posto a dispo-sizione nel cuore dei genitori e nella vita, oppure l’occasionedi professare la fede in Colui che ci chiama fratelli e, liberan-do dalla paura della morte, apre la via a quella casa dove sitrova il posto unico per tutti.

MICHELANGELA SCALABRINO, Per non dimenticare.Violazioni dei diritti umani e leggi di amnistia inAmerica Latina, Vita e Pensiero, Milano 2007, pp. 328 - Euro 20,00

Questo libro inaugura la Collana dell’Università Cattolica delSacro Cuore «Diritti della persona e Comunità internazio-nale». Vi si affronta, nella prospettiva delle vittime, il tema

delle grandi violazioni dei diritti umani,compiute dalle giunte militari e non nei Paesi dell’AmericaLatina, e delle leggi di amnistia, che hanno assicurato ai responsabilil’impunità. L’attenzione è rivolta anche alla giurisprudenza nazionaledi alcuni Stati del continente latinoamericano che ha coraggiosamentetentato di superare il silenzio e di fare finalmente giustizia. La tesisostenuta è che tutti i crimini gravi debbano poter essere perseguiti insede giurisdizionale e che la verità debba essere conosciuta. Per rispet-to delle vittime. Per non dimenticare.

ALBERTO COVA (a cura di), Storia dell’UniversitàCattolica del Sacro Cuore. Le Fonti.Vol. I: I discorsi di inizio anno daAgostino Gemelli a Adriano Bausola,Vita e Pensiero, Milano 2007,pp. 712 - Euro 50,00

«Nella storia di un’istituzione – si leggenella Presentazione dell’opera del rettoreLorenzo Ornaghi – si compongono e

vengono riproposti al nostro presente le azio-ni, le convinzioni e le decisioni di coloro chel’hanno fatta nascere e crescere giorno dopogiorno, le strutture fondamentali e i processidel suo funzionamento ordinario, gli eventieccezionali e le fasi critiche che inevitabilmente

irrompono nel regolare svolgimento di ogni realtà istituzionalelungo il succedersi degli anni. È per questo motivo che la storia diun’istituzione è soprattutto la storia della sua vita». Non lontanadal 90° anniversario della nascita, l’Università Cattolica del SacroCuore ancora non dispone di una serie unitaria di indagini che neillustri lo straordinario percorso. A tale carenza storiografica siincomincia ora a sopperire con questo primo volume (ne segui-ranno altri) che raccoglie i discorsi pronunciati dai rettori in occa-sione dell’inaugurazione dell’anno accademico, nell’arco di tempoche va dalla fondazione dell’Ateneo alle soglie dell’attuale secolo.

CARMELO VIGNA (a cura di), Bontadini e la metafisica, Vita e Pensiero, Milano 2007, pp. 608 - Euro 35,00

Gustavo Bontadini(1903-1990) è uno deigrandi nomi della fi -

lo sofia italiana del No ve -cento: molti protagonisti del-l’attuale dibattito filosofico sisono formati alla sua Scuola.Nel volume, che costituisceuna sorta di coraggiosa veri-

fica della sua eredità speculativa, si confrontano inmodo appassionato tre generazioni di studiosi: ilpensiero bontadiniano è scrutato in profondità ediscusso con grande e affettuosa libertà di spirito.Un’indagine di struttura per evidenziare che lametafisica rappresenta non solo il luogo dell’anticaverità, che i Greci per primi avvistarono, ma anche illuogo del riscatto dialettico dell’intera modernità. Infunzione del tempo presente.

2008DEF60:2008GU 05/03/2008 13.32 Pagina 16


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