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Tacco 22

Date post: 22-Mar-2016
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Tacco 22 La Cgil cambia pelle
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EDITORIALE

il tacco d?Italia3

Il Governatore, il libro-inchiesta scritto edautoprodotto da Lino De Matteis, caposer-vizio del “Nuovo Quotidiano di Puglia”, uscìall’indomani della pubblicazione, in antepri-ma su “Quotidiano”, di un estratto della suaintroduzione. Era il 12 novembre 2004 e inuna lettera inviata al direttore del giornale,Raffaele Fitto, allora presidente della Regio-ne Puglia, in scadenza di mandato, annun-ciava l’avvio di un’azione legale contro l’au-tore: evidentemente reputando diffamatorioil libro, prima ancora di averlo letto.

Gli organismi di categoria (Assostamparegionale e Fnsi nazionale) chiamarono taleannuncio con il suo nome: “censura pre-ventiva”.

Pochi giorni prima delle elezioni regionali,il 24 marzo 2005, superati abbondantemen-te 90 giorni dall’uscita del libro (tempo con-cesso per legge per presentare la propriaquerela), la querela viene depositata in Tri-bunale.

Il 9 maggio 2005 viene fatta la notifica al-l’imputato; il 20 dicembre 2005, in meno dimezzora, il gip, accogliendo integralmente icapi d’imputazione selezionati dal pm, dis-pone il rinvio a giudizio per il 28 marzo2006 davanti al giudice monocratico Fabri-zio Malagnino.

Il rinvio (in relazione al reato di cui all’art.595, commi primo, secondo e terzo c. p. e13 L. n. 47/48) è relativo ai seguenti capi diimputazione, finora mai pubblicati:

…“il sentimento di pietosa solidarietàche all’inizio ha alimentato la favola del“povero orfanello”… (pag. 8)… dietro la faccia giovane e pulita che

sull’onda di quella favola ha incantato tut-ti e legato le mani a maggioranza ed oppo-sizione, si muove in realtà un partito degliaffari in un connubio indissolubile di pub-blico e privato, si muovono interessi ingen-ti di lobby economiche che stanno occu-pando le istituzioni e mettendo a rischio lastessa democrazia in Puglia… (pag. 8)…era passato direttamente dall’agiatez-

za del figlio di buona famiglia, ricca e be-nestante, agli scranni della Regione. Lamiseria era qualcosa che non gli apparte-neva ed è con questa sua insensibilità chetrattò la vicenda delle centinaia di lavora-tori socialmente utili (Lsu) rimasti senzalavoro e senza prospettive di occupazio-ne… (pag. 89)…Fitto fece anche quella (nomina) di di-

rettore dell’Arpa. Uno di famiglia avrebbedunque controllato un settore strategico

come quello dell’ambiente, che poteva in-teressare molto la Copersalento, il sansifi-cio gestito a Maglie dall’altro cugino, Raf-faele Rampino…con Fitto che, oltre a go-vernare la Puglia, era anche commissariostraordinario per l’emergenza ambiente elo smaltimento dei rifiuti e con il cuginoAlfredo Rampino, alla direzione dell’Arpa,il controllo del settore in Puglia era com-pletamente nelle mani di Fitto… (pag.198)… in quelle intercettazioni telefoniche

Raffaele Fitto sarebbe stato citato alme-no in una circostanza. Il governatore ap-pare sullo sfondo delle vicende come unafigura immanente, come un grande fratelloche sa tutto ed al quale viene riferito ognicosa… (pag. 251)… dove il “conflitto d’interessi parenta-

le” assume contorni ancora più definiti ècon la “svendita” a prezzi di saldo da par-te della Regione di propri beni a vantaggiodi una società amministrata da un parentedel governatore”… (pag. 274).

Questi passaggi, tutte opinioni e valutazio-ni politiche da inquadrare nel contesto delracconto, sono basate su fatti oggettivi, ac-caduti, inoppugnabili, ampiamente noti e ri-portati dai mass media. Ma all’epoca dellaloro pubblicazione sui giornali, non ci risultache abbiano fatto infuriare l’ex presidentedella Regione. Che cosa c’è di infamante,per esempio, nel dire che un settore strate-gico come quello dell’Ambiente, con la no-mina di suo cugino Alfredo Rampino alla di-rezione dell’Arpa, di fatto era nelle mani diFitto (a sua volta commissario straordinarioper l’emergenza ambientale)? Non è forseevidente? Constatazione di fatti, riportati

con acute valutazioni: tanto ci sembrano icapi d’imputazione. Possono tuttavia, lestesse informazioni, organizzate in forma diracconto e unificate nella struttura del libro-inchiesta apparire, al personaggio-Fitto, infa-manti? Non più polverizzate nella cronacadel quotidiano, che ne discioglie il senso,anche solo mettendole l’una affianco all’al-tra, le notizie riescono a dare una visioned’insieme dei fatti, aiutano il lettore a svi-luppare una propria opinione sugli accadi-menti e sul personaggio-Fitto. Sempre rima-nendo sull’esempio: se un giorno si dà noti-zia della nomina di Rampino a direttore del-l’Arpa, un altro dell’assunzione da parte diFitto del ruolo di Commissario per l’emer-genza ambientale, un altro si pubblica un’in-tervista a Rampino e, nella breve nota bio-grafica si dice che è cugino di Fitto (e maga-ri in una scheda sulla famiglia, si fa un focussul sansificio di Maglie), sicuramente Fittonon avrebbe nulla da eccepire. Ma tuttequeste notizie, messe insieme, possono di-ventare capi d’imputazione? L’argomentomeriterebbe una trattazione semiotica sul“significante” e il “significato” a seconda del“contesto”, ma appassionerebbe me e altripochi cultori. La risposta, paradossale, chepotrebbe soddisfare la semiotica ma annullala libertà d’informazione e d’opinione, risie-de invece nella costituzione di parte civile diFitto: per “i notevoli danni di natura morale,considerato anche che la sua presentazio-ne è avvenuta…in periodo di campagnaelettorale”, ha chiesto “il risarcimento ditutti i danni patrimoniali e non patrimonialiconseguenti all’entità ed alla gravità dei fat-ti” e inoltre “la condanna…al pagamento diuna provvisionale nella misura di euro100.000/00 (centomila)”.

zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

Il tacco d’ItaliaIl mensile del basso Salento

Anno II - n. 22 - gennaio 2006Iscritta al numero 845 del Registro

della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

DIRETTORE RESPONSABILE:Maria Luisa Mastrogiovanni

HANNO COLLABORATO:Mario Maffei, Antonio Lupo, Laura Leuzzi,

Antonella Coppola, Adolfo Maffei, Paolo Vincenti,Margherita Tomacelli, Marco Sarcinella, Francesco Ria,

Marco Laggetta, Enzo Schiavano, Mirko Vitali

COPERTINA:Illustrazione di Paolo Guido

FOTO: dove non segnalato, archivio de “Il Tacco d’Italia”

REDAZIONE:p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano

Tel./Fax: 0833 599238 - sms: 329 1276931E-mail: [email protected]

PUBBLICITÁ:[email protected] - tel. 347 4013649

Unione Stampa Periodica ItalianaTessera n° 14705

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Zona Industriale - Casarano (Le)

ABBONAMENTI: 15,00 e per 12 numeri

c/c n. postale 54550132intestato a Nerò ComunicazionePiazza Diaz, 5 - 73042 Casarano

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IL PROSSIMO NUMEROIN EDICOLA IL 1° MARZO 2006

Fitto contro De Matteis.Un paradosso tra cronaca e semiotica

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4 il tacco d?Italia

LETTEREz L E M A N I S U L L ’ I N F O R M A Z I O N E

Abbiamo chiesto a Franco Abruzzo, presidente dell’Ordi-ne dei Giornalisti di Lombardia, un parere tecnico su quel-lo che il Tacco d’Italia ha scoperto a proposito di due retitelevisive locali, Telerama ed RTS, delle cui irregolarità ab-biamo dato conto all’interno dell’inchiesta “Pagliaro, l’im-pero virtuale” pubblicata sullo scorso numero. Quell’in-chiesta ha fatto il tutto esaurito in tutta la provincia, dan-do spunti alle conversazioni per strada, sotto l’albero diNatale, intorno ai tavoli di baccarà, man mano che sispargeva la voce…e le fotocopie. Le confidenze, le rivela-zioni, i grazie accorati, hanno riempito le nostre orecchiefino a coprire i toni sinistri di alcune telefonate, quando cisono giunte. La domanda più frequente è stata: “Perchéun’inchiesta sul Gruppo Mixer media management”? Larisposta: “Perché no? Non dovrebbe essere ‘normale’ cheun giornale scavi dietro la facciata”? E’ ciò che abbiamofatto nell’inchiesta sull’Edisu di Lecce, quando abbiamodenunciato le irregolarità nella lunga “prorogatio” del Con-siglio di amministrazione presieduto da Giovanni Garrisi: acausa della prorogatio diventavano “nulli” per legge tuttigli atti del Consiglio degli ultimi due anni, quantificabili in12 milioni di euro. Nessuno si è chiesto perché lo abbia-mo scritto. Nell’inchiesta sul futuro parco regionale diUgento uscita in quattro puntate (a pagina 12 la quinta)abbiamo denunciato l’avvio di lavori infrastrutturali finaliz-zati alla costruzione di un complesso turistico da 800 po-sti letto, senza concessione edilizia, in piena zona umida esotto tutela ambientale. Nessuno si è chiesto perché loabbiamo scritto. Nell’inchiesta sul Gruppo di Paolo Paglia-ro, tra le altre cose, denunciavamo il fatto che RTS da dueanni manda in onda un telegiornale non registrato al Tri-bunale di Lecce, mentre Telerama in innumerevoli occasio-ni pubbliche, durante le trasmissioni, nel gobbo di chiusu-ra del telegiornale, scriveva (ora non più) che il direttore èGabriella Della Monaca mentre in realtà, da ben 12 anni,è Max Persano (tanto risultava al Tribunale di Lecce il 17novembre scorso).La domanda posta a Franco Abruzzo era: “RTS è fuori

legge”? La risposta è arrivata concisa e inequivocabile,lontana, anche geograficamente, da qualunque influenza.

zx M.L. M.

“RTS è clandestina”

“Cara Marilù, la risposta è nell’articolo 32 deldlgs 177/2005. C’è un obbligo di legge dal 1990(legge 223), che impone la registrazione anchedelle testate radiotelevisive. Ed è ineludibile. In ca-so contrario, la testata tv è fuori legge ed è assimi-labile alla stampa clandestina (art. 16 della leggen. 47/1948 sulla stampa). Cordiali saluti”

prof. Franco Abruzzopresidente Ordine Giornalisti Lombardia

La LeggeLegge 8 febbraio 1948, n. 47 Disposizioni sulla stampaart. 5. Registrazione.Nessun giornale o periodico può essere pubblicato se non sia stato registrato presso la cancel-

leria del tribunale, nella cui circoscrizione la pubblicazione deve effettuarsi.16. Stampa clandestina.Chiunque intraprenda la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata ese-

guita la registrazione prescritta dall’art. 5, è punito con la reclusione fino a due anni o con la multafino a lire 500.000.

(la valuta delle 500mila lire è del 1948, anno della legge. N.d.r.)

La copertina del numero di dicembre del Tacco d’Italia

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LETTEREL E M A N I S U L L ’ I N F O R M A Z I O N E z

Pubblichiamo solo alcune delle lettere, oparti di esse, giunte in redazione.Tutte firmate.

Avete fatto quello che un “normale” giornale dovrebbe so-litamente fare. Ma adesso ci aspettiamo lo facciate con tut-ti. E con tutto. Ci serve. Perché avete fatto una cosa che“normale” non è. Avete scritto l’Inchiesta. Nomi, cognomi,date, tutto quanto. L’Inchiesta, parola che ammutolisce nes-suno se pronunciata nei corridoi di una procura. Ma che nonsarebbe presa nemmeno in considerazione dentro un comu-ne giornale di provincia lasciato blin-dato dai papà fuori per affari. Di que-sta provincia parliamo. L’Inchiesta, aLecce, e oltre le mura, a saperla fare,ti mette in cattiva luce con gli edito-ri, imbarazza il direttore che non vuo-le guai e poi ci sono gli inserzionisti.Da queste parti l’Inchiesta rischia difarti diventare il rompicoglioni di tur-no, un po’ andato, sfigato, sempre squattrinato, mai saputocosa è lo stipendio fisso, che si incatena sotto la colonna diSant’Oronzo e che come nel film “Nuovo cinema paradiso” silascia andare a “la piazza è mia, la piazza è mia”. Uno così,a Lecce, cosa vuoi che valga? Quanto una Panda. E chi saledentro una Panda? Invece avete fatto tutto questo. Siete sa-liti sulla Panda. E siete andati in giro. Va bene così. Avete ri-sposto alle domande che in tanti, in questi anni, si sono po-ste, ma solo tra i pensieri o al massimo biascicandole. Per-ché poi? Una tra tutte va dritta verso “Cuore amico”, peresempio, e il suo indotto. Domanda blasfema: è possibilequantificare l’introito pubblicitario televisivo marciante e il

suo trend legati alla lodevole campagna a sostegno di chisoffre? Eppure è una domanda semplice, che non è diffama-toria e che ci abitua a dirci le cose così come stanno, cheserve a fare chiarezza, a smentire le nostre cattiverie e cheaiuta soprattutto a nominarci fuori dalle citazioni inutili per-beniste. Tutto questo avete fatto. Con dovizia di particolari,riferimenti, dati. Un lavoro lungo e difficilissimo, immaginia-mo, che prelude ad altre inchieste coraggiose nel rispettodel Giornalismo-Inchiesta e della libertà di stampa d’altritempi.

Grazie.zx Lettera firmata da un “cronista provinciale”

Vorrei fare i complimenti perl’inchiesta su Pagliaro. Manca-vano queste inchieste nella no-stra terra, che fanno luce supunti oscuri che molti fannofinta di non vedere.

zx Lettera firmata

Ce l’ho. L’ultimo numero del Tacco è qui e sto leggendol’inchiesta. FANTASTICA!!!!! C’è da saltare sulla sedia.

Avanti con le inchieste, ne vogliamo ancora, ancora, ancora...zx Lettera firmata

Ho visto l’inchiesta su Tele Rama e gruppo. Io che sonostato dentro vi dico che corrisponde al vero. Complimentiper il coraggio.

zx Lettera firmata

« Avete fatto una cosa che“normale” non è. Avete scrittol’Inchiesta. Nomi, cognomi, date,

tutto quanto»

Cara Marilù,

ti prendo pochissimo spazio per rendere pubblica la circostanza che tanto ci ha fatto divertire in queste settimane.Molti leccesi che non conoscevano il Tacco d’Italia hanno pensato che dietro la tua inchiesta ci fosse la mia penna.Non è vero, anche se la cosa mi ha inorgoglito perché vuol dire che i lettori non hanno colto troppa differenza stilisticafra noi due ed io, come sai, ho un’alta considerazione professionale di me stesso! Confermo pubblicamente che, per ov-vie ragioni di competenza e di conoscenza del personaggio, sono stato tra le fonti da cui hai attinto il tuo materiale. E che potevo fare: negarmi?

zx Adolfo Maffei

A causa dell’enorme richiesta da parte dei lettori dello scorso numero delTacco d’Italia, dove abbiamo pubblicato l’inchiesta “Pagliaro: l’impero virtuale”,

abbiamo deciso di ristampare solo le pagine sul gruppo Mixer Media Management.Occhio alle edicole, dunque, dove l’inchiesta sarà distribuita in tutta la provincia di Lecce,

il 1° febbraio.Nel frattempo una sintesi è on-line sul quotidiano di informazione:

www.iltaccoditalia.info

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ATTUALITÀz A N N I V E R S A R I

Gli occhi di Oronzo Garrisi sono due piccolissime sementiche affondano nella terra molle e rugosa. Due mondi in atte-sa di aprirsi in racconti, al solo accenno di una domanda.Senza premesse e introduzioni, al solo nominare la parola“Cgil” ti catapulta direttamente insieme a lui in un modo fat-to di gesta eroiche, nel 1946, quando nei 18 giorni di scio-pero contro i padroni della terra, lui e gli altri braccianti, tra-sformarono gli alberi da oggetto del loro lavoro a strumentodi difesa e offesa: vi salirono sopra. Per 18 giorni gli alberidelle campagne di Caprarica di Lecce furono casa, letto, rifu-gio dai poliziotti che li cercavano per portarli a forza suicampi. Volevano invertire il corso della loro storia, cambiarele condizioni del lavoro e per farlo sovvertirono l’uso delprincipale oggetto del lavoro stesso.

Questo contadino “rampante”, il più anziano iscritto allaCgil salentina (conserva tutte le tessere fin dal 1952), piùeroico dell’eroe del romanzo di Calvino, Il Barone rampante,è forse il simbolo del valore più alto del maggiore sindacatoitaliano e salentino: la difesa dei diritti dei lavoratori.

Sono passati 100 anni dalla fondazione della Confedera-zione generale italiana del lavoro e nel Salento i 55milaiscritti festeggiano. I numeri parlano di trend positivi: inquattro anni circa cinquemila iscritti in più; mille e 300 ver-tenze individuali con una capacità di transazione del 70 per

cento; circa mille e 200 contatti di giovani disoccupati incerca di un “orientamento” nel panorama lavorativo salenti-no. Di questi il dieci per cento ha visto trasformarsi il “con-tatto” con il sindacato in lavoro stabile.

Addentrarsi tra le categorie e le offerte dei servizi della Cgilè come passare ai raggi x tutte le declinazioni della societàitaliana e salentina, perché per ogni tipologia di lavoro esisteuna specifica “categoria” di questo sindacato e per ogni esi-genza del lavoratore (che sia dipendente, atipico, imprendi-tore, disoccupato) esiste un servizio ad hoc.

Il sindacato dunque, alla boa dei 100 anni, cambia pelle:cambia la società, i profili dei lavoratori, cambiano le leggi,cambia la Cgil. Ci piace inaugurare il 2006 con la copertinadedicata a questo centenario, perché nel Salento e al Sud,dove lo Stato di diritto è spesso messo in discussione, con laconvivenza di diversi “Stati” (leggete Maffei a pagina 46), idiritti devono essere difesi con pervicacia.

Abbiamo cercato di tracciare uno schizzo della confedera-zione salentina, chiedendo al segretario generale Biagio Ma-lorgio, a Salvatore Imperiale, responsabile del Dipartimentoorganizzazione e servizi, a Rosanna Maragliulo, segretariaprovinciale della categoria dei pensionati e unica donna mainominata in segreteria, quali saranno i principali obiettivi delsindacato salentino nel suo nuovo corso.

zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

I cento anniPASSATO E FUTURO DELLA CGIL SALENTINA VISTA DAI SUOI PROTAGONISTI

dei lavoratori “rampanti”

Oronzo Garrisi

˙ “Eravamo in sciopero e per 18 giorni vivem-mo sugli alberi per sfuggire ai poliziotti e ai pa-droni che ci cercavano”. La Cgil secondol’iscrittopiù anziano, Oronzo Garrisi¨

˙ “Eravamo in sciopero e per 18 giorni vivem-mo sugli alberi per sfuggire ai poliziotti e ai pa-droni che ci cercavano”. La Cgil secondo l’iscrittopiù anziano, Oronzo Garrisi¨

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ATTUALITÀA N N I V E R S A R I z

Malorgio: “Ecco il Salento chevogliamo”54 anni, sposato, due figli universitari di 23 e 19 anni, lau-

reato in Pedagogia a Lecce, da quest’anno docente nel corsouniversitario di “Diritto sindacale” nella facoltà di Scienzegiuridiche. A parte la breve parentesi di un anno, durante laquale ha insegnato Lettere, il sindacato è stato sempre il suolavoro. Impegnato nella Cgil dal 1980, è passato dall’espe-rienza di direzione nella Federbraccianti nella Segreteria del-la Cgil provinciale con il ruolo, tra gli altri, di responsabile diorganizzazione fino al 2000. Con Biagio Malorgio, dal 2000segretario generale della Cgil salentina, abbiamo schizzatoun ritratto della sua organizzazione sindacale, ricordandosuccessi e insuccessi, ma soprattutto cercando di capirequal è il suo ruolo sociale, alla boa dei 100 anni.

La Cgil compie 100 anni: qual è il suo significato oggi,tra lavoro flessibile e nuovi proletariati (come il proletaria-to intellettuale)?

“Il sindacato, oggi, deve ripartire dal lavoro. Perché un Pae-se che va riprogettato deve ripartire dal valore del lavoro,dalla sua centralità. E dai saperi, perché sia sul versante del-la qualità del lavoro sia su quello della qualità dello sviluppoe della vita bisogna integrare innovazione e conoscenza”.Quali sono le campagne più impegnative che la Cgil sa-lentina ha combattuto?

“La Cgil salentina ha una gloriosa storia, lunga 100 anni.Rilevanti, impegnative e difficili le nostre iniziative sui dirit-

ti. In particolare la lotta contro il lavoro nero e irregolare, at-tuata sia a livello individuale sia attraverso campagne di sen-sibilizzazione per la legalità del lavoro”.La più grande vittoria della Cgil salentina in questi anni?Per primi nel Salento abbiamo insistito con proposte di

merito per affermare una “competizione alta”, centrata sul ri-spetto delle norme contrattuali, sul valore del lavoro dellepersone e sui processi di innovazione, di ricerca e di qualitàdella produzione. Questo per i settori delmanifatturiero, metalmeccanico, del siste-ma agro-alimentare, dell’edilizia, del siste-ma dei servizi e del settore turistico”.La più bruciante sconfitta?“Ci siamo opposti alla logica dei ‘bassi

costi’: lavoro sommerso o irregolare, bas-sa qualità della produzione. Per oltre dueanni abbiamo portato avanti questa bat-taglia anche isolati. Purtroppo tanta partedelle Istituzioni e del sistema delle impre-se non ha compreso la ‘sfida’ della ‘com-petizione alta’”.Spesso i lavoratori, soprattutto del Tac,hanno accusato la Cgil di avere un atteg-giamento troppo conciliante nei confron-ti dei datori di lavoro. E’ così?

“La Cgil ha sempre tenuto la bussola delmerito delle questioni: quindi nei confron-

ti degli imprendi-tori non abbiamoavuto un atteggia-mento ‘a priori’,preconcetto, maabbiamo sempreaffrontato le que-stioni caso per ca-so. Non accettoche venga mossaquesta critica allaCgil”.Le politiche eu-ropee incentivanola cooperazione ei progetti di svi-

luppo locale in forma di “sistema” Quali idee e ideali devepromuovere e difendere la Cgil nel tavolo della concertazio-ne (tra Istituzioni, associazioni datoriali, ecc.)?

“Le risorse del Por (Piano operativo regionale) 2000-2006non hanno dato i frutti sperati in termini di crescita dell’oc-cupazione. E’ prevalsa una dispersione delle risorse. Tuttaviaper le politiche di concertazione è stata importante l’espe-rienza del partenariato per l’attuazione del Pit 9. I fondi strut-turali 2007-2013 dovranno essere concentrati su alcuni assifondamentali: sistemi industriali; infrastrutture; Università ericerca; qualificazione e specializzazione dell’offerta; qualitàdell’ambiente; turismo e politiche dell’accoglienza”.Lei traghetterà la Cgil salentina verso la boa dei 100 an-ni. Tre obiettivi del nuovo corso.

“Uno: confermare il trend eccellente di crescita degli iscrit-ti; due: continuare ad avere questo rapporto straordinariocon i ragazzi e i giovani del Salento e con il mondo delle as-sociazioni e del volontariato; tre: continuare a parlare al Sa-lento ponendo al centro la nostra proposta per ‘il Salentoche vogliamo’, indicandone le priorità. In questo vedo unaCgil che continua ad avere una forte identità programmaticae una fortissima autonomia”.

Gli Iscritti alla CGIL

2000 2001 2002 2003 2004 2005

50.619 51.282 52.056 53.319 54.361 54.808

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//Tasso di crescita? CostanteSalvatore Imperiale, segretario

confederale della Cgil; componen-te della segreteria; responsabiledel Dipartimento Organizzazione eServizi

“La sensibile crescita come nu-mero di iscritti che la Cgil ha regi-strato negli ultimi quattro anni,deriva dalla capacità di predi-sporre un completamento del no-stro insediamento a livello territo-

riale. Sono cresciuti i servizi offerti in termini sia qualitativi siaquantitativi delle attività di tutela che eroghiamo dal punto di vistafiscale, previdenziale e infortunistico. E’ cresciuta anche l’artico-lazione in categorie, la capacità di stare sui posti di lavoro, dimobilitazione e di proposta. In quattro anni si sono aggiunti cir-ca cinquemila iscritti, attestandoci così intorno a 55mila; sonostate aperte 15 nuove sedi in tutta la provincia. E’ evidente che ildato del tesseramento e della rappresentanza è legato non soloall’insediamento ma anche alla crescita delle strutture, all’aver sa-puto identificare anche strutture giovani che si interessano del sin-dacato. Adeguandoci alle esigenze della società che si evolve, ab-biamo aumentato, ad esempio, come “Patronato”, i servizi fiscali,previdenziali e infortunistici, agli imprenditori agricoli, verso le pic-cole e medie imprese, per i registri d’impresa, per le successioni, leconsulenze amministrative e contabili. Tutto ciò, anni fa, non eraipotizzabile.La Cgil è cresciuta anche come Ufficio sindacale: negli ultimi

quattro anni sono state aperte circa 1300 vertenze individuali,con una capacità di conciliazione del 70 per cento. Al “Servizio orienta-lavoro” (SOL, ex Centro informazione dis-

occupati), infine, si sono rivolti circa 1.200 giovani, con un trendcostante di crescita. Per il dieci per cento di questi ragazzi, il con-tatto con il SOL si è trasformato in una con-creta opportunità lavorativa. La scommessadella Cgil, ora, al giro di boa del centenario,è fare in modo che tutti i servizi “comunichi-no” tra loro, per offrire al lavoratore un ac-compagnamento a 360 gradi”.

//Pensioni: più potere d’acquistoRosanna Maragliulo, neo eletta

segretaria provinciale SPI (Sinda-cato pensionati italiani)

“Sono nella segreteria provin-ciale dello Spi fin dal primo con-gresso, nel ’96; e di fatto fino aquel momento non c’erano maistate segretarie donne all’internodella segreteria provinciale delSindacato pensionati. Una cate-

goria complessa, ampia e tradizionalmente maschile, anche se difatto la rappresentanza femminile all’interno dei pensionati è piùalta. Nella realtà, invece, la partecipazione delle donne alla vitapolitica e sindacale è ancora un po’ indietro.

Infatti all’interno della Cgil, sono l’unica segretaria provinciale dicategoria.Sarò segretario generale e poi ci sarà anche un’altra donna,

accanto a me. Per cui in una segreteria provinciale compostada tre persone, ci saranno due donne e un uomo, tanto che ab-biamo ricevuto i complimenti anche da parte del Coordinamen-to nazionale.

Nella vita mi occupo a tempo pieno del sindacato. Ho comin-ciato a lavorare giovanissima, a 19 anni, come ferroviera. Giàda allora ero militante nel sindacato, nella categoria dei tra-sporti. Poi a seguito del processo di privatizzazione dell’ente,con il cosiddetto “esodo” di 120 mila unità, agli inizi degli anni’90, sono stata pre-pensionata; il passaggio nello Spi è statonaturale.

La sfida al giro di boa del Centenario? Il problema delle pensioniè il potere d’acquisto,poiché le pensioni non sono mai adeguate altasso di inflazione reale, quello corrente”.

« Come “Patronato”,sono aumentati i servizifiscali, previdenziali einfortunistici, agliimprenditori agricoli,verso le piccole e medieimprese, per i registrid’impresa, per le

successioni, le consulenze am-ministrative e contabili

»

I servizi del Patronato INCA

Pensioni/Infortuni/Maternità/DS/ VARIE

2000 2001 2002 2003 2004 2005

14.625 15.466 16.233 17.766 18.116 19.121

8 il tacco d?Italia

ATTUALITÀz A N N I V E R S A R I

Page 9: Tacco 22

il tacco d?Italia9

IL SALENTO CHE CRESCEP R O G R E S S O S E RV I C E C G I L z

I suoi cento anni la Cgil li fe-steggia offrendo ai suoi iscrittiservizi ancora più accurati e rag-giungendo risultati di grande pre-stigio. E’ costante, infatti, annodopo anno (e questo dato è an-cor più visibile negli ultimi cin-que anni di attività), la crescitadi Progresso Service Srl, la socie-tà di servizi della Cgil per la Pro-vincia di Lecce, nata nel 1994,con la mission di fornire assi-stenza fiscale in convenzione con il Caaf Cgil.

“Il nostro obiettivo primario – spiega Pinuccio Giuri, presi-dente della società sin dal 1996 – è offrire servizi qualificatialle tante categorie di lavoratori, pensionati e studenti. Proprionel ‘96 – continua Giuri – abbiamo deciso, infatti, di garantirein modo ancora più professionale i numerosi e nuovi servizi siaagli iscritti che a tutte le altre figure che emergevano nel mon-do del lavoro, nel rispetto dello Statuto dei diritti dei contri-buenti. Progresso Service entra così, oggi, in tante famiglie delSalento, nelle piccole e medie imprese bisognose di servizireali, per rispondere alle nuove ed impegnative sfide che i co-stanti mutamenti socio-economici richiedevano”.

“Molte delle nostre attività – prosegue Giuri - sono rivolte al-la tutela e alla difesa dei soggetti passivi d’imposizione fisca-le, ed a chiarire e rendere più accessibile il rapporto con il fi-sco. Il contribuente con noi non è mai solo”.

Progresso Service è anche assistenza sui problemi relativi all’i-giene ed alla sicurezza del lavoro, attraverso un’attività di consu-lenza per l’applicazione del Decreto Legislativo 626 del ’94.Fornisce consulenza per l’avvio di nuove attività da partedi lavoratori, giovani e donne, iscritti o meno alla Cgil, assi-ste le nuove imprese dopo la costituzione e l’avvio, offre lorola consulenza del lavoro, l’elaborazione delle buste paga, laconsulenza iva e la tenuta della contabilità con strumenta-zioni informatiche adeguate. La società di servizi della Cgiloffre ad ogni singola impresa un’assistenza a 360 gradi, per-sonalizzata e sempre in linea con le sue reali capacità com-petitive.

Da quattro anni, poi, Progresso Service assiste anche gli stu-denti universitari nei rapporti con gli Edisu e le Università, ne-gli esoneri universitari, nella presentazione di documentazioneuniversitaria e fiscale (Ise ed Iseu).Particolarmente significativa l’espansione dei CENTRI OPERA-

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E così Rotundo fece quadrare ilcerchio. La nuova legge elettoralecostringe a fratricide lotte interneai partiti? No grazie. Blasi ricordaa tutta la nomenklatura Ds riunitanella segreteria provinciale che leprimarie non sono una trovata pub-blicitaria e invita tutti alla coeren-za. Minacciando dimissioni. AntonioRotundo dà un calcio alla sua pol-trona al grido di “Avanti il prossi-mo”. Gesto ammirevole ma dovero-so: non dovrebbe essere così in de-mocrazia? Ma in un Paese doveciascuno si affeziona alla propriapoltrona, questo è giudicato eroicoe Pellegrino si inalbera. Per Rotun-do si chiude una porta e s’aprirà unportoncino?

zx di Enzo Schiavano

Il ritrovamento di quella che sembrerebbe un’epigrafe messapica in una masse-ria alla periferia di Taurisano potrebbe svelare nuovi dettagli sulla storia delpaese ma il disinteresse collettivo rallenta l’iter dello studio del reperto. Autoredella scoperta, avvenuta nell’ottobre del 2003, è Giovanni Scanderebech, archi-tetto e pittore di Felline, con studio a Taurisano. Da allora a poco sono valse lecontinue pressioni ad intervenire da questi rivolte ad amministrazione comuna-le e Sovrintendenza. Solo un anno fa, il Comune di Taurisano ha inviato una let-tera alla Sovrintendenza nella quale richiedeva un sopralluogo che facesse lucesulla natura del ritrovamento. Ma quella lettera non ha mai avuto risposta. “Iocredo che si tratti di un’epigrafe messapica – afferma Scanderebech – ma nonposso averne la certezza. E’ necessario l’intervento degli esperti. Lamento un

grave disinteresse innanzitutto da parte della Sovrintendenza, ma anche del Co-mune che avrebbe dovuto sollecitarla in modo più insistente”.

La crisi del settore calzaturiero, comparto trainante dell’economiadi questa città e dell’intero territorio salentino, non ha messo in gi-nocchio solo tanti imprenditori e migliaia di famiglie, ma l’intera co-munità. Da alcuni anni Casarano è una città depressa e depressi so-no i suoi abitanti. C’è chi si lamenta perché non fa affari; chi riven-dica un nuovo lavoro; chi desidera più attività culturali; i tifosi rivo-gliono la squadra di calcio in serie C1. Casarano è una città in crisi.Non ci sono dubbi. Lo percepisci nell’aria e lo senti in ogni discorso.Ha urgente bisogno di riprendersi.Ma come si risolleva una città in crisi? Un metodo sperimentato consuccesso in tante altre realtà, anche di recente, è fare di un edificionuovo, il nuovo simbolo cittadino. Pensiamo a Bilbao dove la dram-matica crisi del settore siderurgico è stata la spinta per costruireun contenitore d’arte che è già in sé un oggetto artistico: il museoGuggenheim. Oppure, per rimanere nel nostro metro quadrato di ter-ra, guardiamo a Gallipoli e al nuovo mercato ittico. Ancora prestoper valutarne le ricadute economiche ma in sé già simbolo di rina-scita. In poche parole, anche per Casarano serve un’idea. Quella piùbattuta negli ultimi tempi è stato il rilancio del centro storico attra-verso il recupero dei suoi palazzi (due esempi? Lecce e Specchia).La riscoperta di “Borgo Terra”, la sistemazione di edifici di proprietà

comunale del centro cittadino, il program-ma di rifacimento delle facciate dei palaz-zi del centro storico e la conseguentechiusura al traffico veicolare potrebberoessere ottimi strumenti di rilancio dellacittà. I cittadini e i commercianti, che at-traverso il rilancio del centro storico spe-rano in un futuro migliore, desiderano chele piazze e le vie centrali si trasformino in un salotto. Infine un progetto che potrebbe rappresentare il simbolo di una cittàdinamica: quello relativo alla demolizione del vecchio Mercato Co-perto e la realizzazione di una nuova struttura, a più piani, un conte-nitore commerciale ma anche culturale, con parcheggi custoditi sot-to il livello stradale. E’ un’idea non difficile da concretizzare.

Qual è la tua idea per il rilancio di Casarano?Invia idee e proposte a:[email protected] oppure [email protected] scrivi a: Il tacco d’Italia p.zza Diaz 5 73042 Casaranooppure collegati al quotidiano d’informazione www.iltaccoditalia.infoper partecipare al sondaggio.

Casarano cerca idee per rinascere

FOTOPROTESTA

La supposta epigrafe messapica rinvenuta alla periferia di Taurisano

QUESTIONE DI LOOKL A C I T T À I N V I S I B I L E z

il tacco d?Italia11

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ATTUALITÀz L E M A N I S U L PA R C O D I U G E N T O

12 il tacco d?Italia

E’ fatta, il maxi albergo è incostruzione, in quello che, giàper legge, diventerà un parconaturale regionale. Un’oasicioè dove sarà vietato, per leg-ge, l’insediamento di nuoviedifici. L’oasi naturalistica“Bacino di Ugento” è statainserita il 2 dicembre scorsotra i parchi naturali previsti dalla legge 19/97. Perché ilParco “Litorale di Ugento” nasca a tutti gli effetti, con le nor-me di salvaguardia che ne conseguono, la Regione deve av-viare un iter di consultazione di tutte le parti interessate: co-mune di Ugento, associazioni ambientaliste, Corpo forestale,associazioni dei coltivatori.

Le norme di salvaguardia scatteranno solo fra due mesi, il9 marzo, quando si dovrà obbligatoriamente chiudere l’iterdelle consultazioni, le cosiddette “preconferenze dei servizi”,con l’adozione da parte della Giunta dello schema del dise-gno di legge. Solo allora saranno, per legge, vietati la costru-zione di nuove strutture, di strade, la movimentazione dimezzi pesanti sul terreno: tanto è scritto nel Documento d’in-

dirizzo redatto dalla segreteriatecnica dell’Ufficio parchi epresentato il 9 gennaio scor-so, durante la prima “precon-ferenza” (dove c’eravamo an-che noi). Nonostante questo,nonostante si sappia che èsolo questione di giorni perla nascita ufficiale del Parco,

si stanno costruendo strade, movimentando la terra, co-struendo edifici.

//L’ecomostro. Si sta gettando il cemento per la costru-zione dei pilastri dell’albergo cosiddetto “Orex”, un ecomo-stro da 800 posti letto, autorizzato dalla Regione (durantela scorsa legislatura, Giunta Fitto) a non sottostare alla“valutazione d’impatto ambientale” (V.I.A.), nonostante giàall’epoca, la verifica di assoggettabilità a V.I.A. fosse obbli-gatoria per legge. La zona, in cui sta nascendo l’ecomostro,infatti, ricade in piena zona SIC, ovvero Sito di interesse co-munitario, riconosciuto dal Ministero dell’Ambiente, per l’altovalore naturalistico delle specie di flora e fauna lì presenti.

Tutti d’accordosull’ecomostro

// INCHIESTA 5a parte

zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

IL PARADOSSALE EPILOGO SULL’ALBERGO OREX, IN COSTRUZIONE NEL PARCO

« Fra due mesi scatteranno le normedi salvaguardia e non sarà più possibilel’edificazione. Intanto i lavori della Orexvanno avanti e l’albergo a cinque stelle

si godrà il panorama»

Ruspe e gru al lavoro nella zona umida della pineta di Ugento

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ATTUALITÀL E M A N I S U L PA R C O D I U G E N T O z

il tacco d?Italia 13

Per capire attraverso quali cavilli si sia arrivati a tanto para-dosso, leggete nella “ricostruzione dei fatti”.//L’ecomostro negato. Un altro investitore, il gruppo Andi-

dero, non ha ricevuto dalla Regione lo stesso trattamento. Laproposta di costruzione di un insediamento da 400 personeha ricevuto il “niet” dello stesso dirigente, Limongelli, cheinvece ha autorizzato la Orex a non sottostare alla verificadi impatto ambientale. Il progetto del gruppo Andidero dovràsottostare alle procedure di V.I.A. (determina dirigenziale 24giugno 2005, n. 258) per motivazioni che si contraddiconocompletamente rispetto a quelle contenute nella determinache riguarda la Orex. Scrive Limongelli riguardo al progettodel gruppo Andidero: “Non è da trascurare nemmeno la re-cente proposta di trasformare il pSIC in area protetta. A que-sto proposito si fa notare come già nella scheda tra i pericoliper la sopravvivenza del sito siano citati l’eccessiva urbaniz-zazione, l’apertura di strade e di viabilità in genere, tutte co-se previste dal progetto in esame. Inoltre una ulteriore pre-senza di 400 persone aumenterà i rischi di incendio e di ab-bandono di rifiuti solidi già previsti nella scheda del pSIC”.Se questo vale per 400 persone a maggior ragione dovreb-be valere per 800, o no? Il passaggio di 400 persone che,scrive Limongelli nella stessa determina, richiede una “valuta-zione sull’incidenza che il transito e la frequentazione da par-te di 400 e più persone al giorno durante il periodo balneareprovoca sui delicati habitat che i bagnanti dovranno attraver-sare per raggiungere la spiaggia (pineta a pino d’aleppo, du-ne mobili embrionali e vegetazione annua delle linee di de-posito marine)”. I “delicati habitat” sono gli stessi che gli 800ospiti della Orex attraverserebbero per raggiungere il mare.Però, ci ha rassicurato il sindaco di Ugento, Eugenio Oz-za, presente il 9 gennaio scorso a Bari, poiché la Orex è unalbergo a cinque stelle, saranno “ospiti di un certo livello,educati, non sporcano” (sic!). Ah, beh...

“800 turisti non passano tra le dune a volo d’uccello”, è sta-ta la critica, di Marcello Seclì di Italia Nostra, l’unica, tra tut-te le associazioni ambientaliste presenti a Bari il 9 gennaio adessere critica nei confronti dell’ecomostro che ha ricevuto laconcessione edilizia il 4 agosto scorso (protoc. N.31 TSG). Lealtre associazioni (Legamenbiente nella persona di MaurizioManna e il Coordinamento del Litorale di Ugento) hanno solosottolineato che è “importante” che il Parco sia “gestito” insie-me alle associazioni. Di questo si preoccupano. Poiché nellazona sarà vietata l’edificazione di nuovi insediamenti turisti-ci, di fatto si sta trasformando il Parco regionale nella ma-gnifica cornice di un maxi-albergo a cinque stelle. L’unicodella zona. L’albergo vede lievitare il suo valore commerciale(e quello delle camere), gli 800 ospiti “educatamente” si go-dranno il soggiorno. E i proprietari ringraziano.

// Losappio: “Non vogliamo aprirecontroversie”

La Regione non può rischiare di perdere cause miliardare,non si possono aprire controversie. E’ questa lo posizione diMichele Losappio, assessore regionale all’Ambiente: “E’ pos-sibile ma è difficile che si rivedano le autorizzazioni con-cesse alla Orex. Perché se, cambiando la gestione politica, laRegione rivede propri atti amministrativi, in questo caso l’au-torizzazione a non sottostare alle procedure di V.I.A. data allaOrex, giustamente si vede oggetto di un’azione di rivalsa daparte degli imprenditori, che vincerebbero cause miliardarie.Giustamente, perché un’impresa non può programmare lapropria attività in base al colore politico delle amministrazio-ni. Se l’impresa costruisce un ecomostro, allora si può inter-venire, ma solo dopo la sua realizzazione”.

// La ricostruzione dei fattiUn maxi albergo da 800 posti letto, si sta costruendo in una

della oasi naturalistiche più belle della Puglia, distruggendo160mila metri quadrati di pineta e dune del litorale di Ugento,a 20 kilometri dal Capo di Leuca. Sono stati realizzati i lavoridi infrastrutturazione primaria, per i quali la società “Ugento”,titolare del progetto, ha dato incarico alla Damiani costruzioni(titolare Rinaldo Damiani, figlio di un consigliere comunale). Ilavori sono stati autorizzati dal Comune di Ugento molti mesiprima che fosse rilasciata concessione edilizia per l’albergo.La zona Sic. Nel 2000 il litorale di Ugento, cioè la zona in

cui sta sorgendo l’albergo, è stato inserito dal Ministero del-l’Ambiente e della tutela del territorio (progetto “Natura2000”) tra i siti definiti “pSic” (proposto Sito di importanzacomunitaria). Si tratta di aree degne di salvaguardia dove vivo-no specie animali e vegetali uniche e a rischio di estinzione,censite e descritte dal Ministero. Nelle zone pSic non è vietatal’edificazione, ma è necessaria la valutazione dell’incidenzadell’immobile sull’area naturale (art. 6 direttiva Cee 43/92).La nuova perimetrazione. Il piano di lottizzazione della zona

è regolarmente inserito nel prg (piano regolatore generale) ap-provato nel 2000 (lo stesso anno di definizione dell’area comeSic) come “insediamento dei servizi turistici”, quindi si puòedificare. Tuttavia nello stesso anno l’intera zona lottizzata èstata inserita dal ministero dell’Ambiente tra quelle di “impor-tanza comunitaria”. Ma nel 2002 interviene l’Università di Lec-ce, che rivede il perimetro della zona sotto tutela ambientale,escludendo proprio quella su cui dovrà essere costruito l’al-bergo: di fatto si crea un’area “immune” ai vincoli paesaggisti-ci, all’interno dell’area sotto vincolo (art. 6). Infatti, nonostantela Regione Puglia (dirigente Luca Limongelli determina320/04) evidenzi una contraddizione nella coincidenza tra lazona Sic e quella lottizzata all’interno del Prg, prende atto deinuovi “confini” proposti dall’Università di Lecce ed esclude ilprogetto dell’albergo dalle procedure di V.I.A., che pure sareb-bero necessarie per gli insediamenti in zone Sic.

// INCHIESTA 5a parte

« Losappio: “La Regione non puòintervenire ora. Ne nascerebbe una causa miliardaria. Se fanno un ecomostro,

interverremo ex post”»

Prima puntata: Tacco 16 - luglio 2005 pp.34-35-37 “Le mani sul parco”Seconda puntata: Tacco 17 - agosto 2005 pp.10-11 “Orex, l’albergo senza concessione”Terza puntata: Tacco 18 - settembre 2005 pp.16-17 “I pomodori nel parco di Ugento”Quarta puntata: Tacco 19 - ottobre 2005 pp.14-15 “Parco di Ugento: zona umida. Anzi no”

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ATTUALITÀz C A R N E VA L E A L L E P O R T E

14 il tacco d?Italia

// REPORTAGE

Archiviati i bagordi natalizi, il Salento pensa al Carnevale.Episodi di euforia diffusa vengono tollerati in virtù della mas-sima secondo la quale “a Carnevale ogni scherzo vale”, cioè:tutto ciò che non ti saresti mai sognato di fare, a Carnevale tiè consentito.

Il Carnevale inizia appena voltata la pagina natalizia e siprotrae fino alle porte della Quaresima. Lo start ufficiale è il17 gennaio, giorno di S. Antonio Abate; ma la festa esplodesolo gli ultimi giorni, la domenica e il martedì precedenti leCeneri (quest’anno 26 e 28 febbraio).

Oggi le maschere tradizionali, che un tempo bussavano alleporte e si guadagnavano i dolciumi alla domanda “E’ per-messu pe lli masci?”, hanno lasciato il posto a quelle inno-vative dei cartoni animati e i coriandoli agli spray di schiumae stelle filanti. Ma, cambiati i modi, forse le musiche, e lemaschere più gettonate, il senso della festa e l’entusiasmodei preparativi sono invariati. Anzi, tra cucina tradizionale esegreti tramandati, il rito del Carnevale si è consolidato; e, asorpresa, sono i giovani i più attaccati a questa ricorrenza,che oggi vive grazie a loro.

È permessupe lli masci?zx di Laura Leuzzi

Il Carnevale salentino, tra

tradizione, segretie novità 2006

Come eravamo. Una delle foto esposte nella mostra“Storia del Carnevale casaranese” tenutasi a Casarano nel 2001

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ATTUALITÀC A R N E VA L E A L L E P O R T E z

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// REPORTAGE

Casarano: il Carnevale oggi eieri

Da qualche anno, il Carnevale di Casarano è organizzatodall’associazione “Casarano nata per vincere” (presidenteWalter Vergari), che, aiutata da sponsor locali, mette a dispo-sizione dei partecipanti alla sfilata premi fino al sesto classi-ficato. L’anno scorso i carri in gara sono stati sei e i parteci-panti circa 1400.

Ma il Carnevale di Casarano ha una storia antica, ripercor-sa, nel 2001, da una mostra fotografica, “Storia del Carneva-le casaranese”, curata da Ippazio Pedone (vice-presidente di“Casarano nata per vincere”) e patrocinata dal Comune. L’e-sposizione si è svolta nei locali del cinema Araldo ed ha mo-strato, in circa 140 scatti, com’era il Carnevale dei nostrinonni. La foto più antica risale al 1928.

//CasaranazzoAnche Casarano da qualche anno ha la sua maschera. Si

chiama Casaranazzo ed è nata nel 2000, quando è stata de-cretata la vincitrice del concorso indetto dall’associazioneculturale “Casarano nata per vincere”, rivolto ad alunni dellescuole elementari. Tema del concorso, inventarsi la mascheradi Casarano. E così, lunghi baffi e nasone, Casaranazzo ha unabito rosso e blu (sono i colori della città), porta in testa unamitria simile a quella di S. Giovanni e tanti attributi identifi-cativi della sua città di provenienza: un bastone a forma diserpente (il serpente è presente nello stemma di Casarano);un giornale arrotolato sotto il braccio, simbolo di cultura; unpaio di scarpe appese dietro la schiena, che rimandano allatradizione calzaturiera della città e una forchetta in mano,metafora della buona cucina casaranese.

//Una vita di cartapestaUccio Petracca è un energico ottanta-

treenne di Casarano. Dal 1952,quando ha organizzato per la pri-

ma volta il Carnevale casara-nese, il suo nome è legato al-la manifestazione. Lui, la pas-sione per questa festa ce

l’ha nel sangue. Da giovaneamava guardare le masche-

re per strada e seguire in tv ilCarnevale di Putignano, da

cui ha imparato a lavora-re la cartapesta; erala metà degli anni

’60. Ora tutti i segretisono nelle sue manie lui li dispensa a chili voglia conoscere.Le maschere sonomolto cambiate daquando Uccio erabambino; a lui basta-va colorarsi la facciacon la cioccolata edipingersi le labbra dirosso oppure coprirsiil viso con il grembiu-le della nonna. I successi dei carri allegorici da lui realizzatisono racchiusi, oltre che nei suoi ricordi, in un album di fotoingiallite, che conosce a memoria, mentre lo sfoglia avanti eindietro descrivendo il lavoro intenso e i premi vinti. “Bei tem-pi – e poi dice - Te sciuitìa carseddhu, ci nu ttei a carne te‘mpegni u manteddhu”.

//La ricetta del “pupo”Si realizza un telaio in ferro portante, all’interno del quale

si inseriscono i motorini idraulici, elettrici e meccanici chepermetteranno il movimento del “pupo”; la struttura ottenutasi riveste con una rete sottile facilmente modellabile (il cor-po del personaggio) su cui poi si applica la cartapesta (pre-parata con fogli di giornale imbevuti di acqua e farina). Unavolta asciugato il rivestimento esterno, si procede con il pri-mo strato di colore (dipinto a mano o con una pistola dacompressore), poi rifinito ad aerografo. I volti si realizzanomodellando la creta o in controstampo.

//Gallipoli: Carnevale di fuocoIl Carnevale di Gallipoli, quest’anno alla sessantatreesima

edizione, è il più conosciuto del Salento. Da 25 anni, è orga-nizzato dall’associazione “Carnevale di Gallipoli” (presidenteGino Cuppone) ed è finanziata dal Comune con circa 100mi-la euro, tra premi e servizi.

Quest’anno, il Carnevale della città ionica è abbinato allalotteria nazionale del Festival di Sanremo; e questo porteràal centro salentino un ritorno di immagine, oltre che econo-mico (una percentuale degli incassi sui biglietti della lotteriaandrà alla città, che avrà l’obbligo di investirli nel Carnevale;nel 2003 questo portò a Gallipoli circa 30mila euro). Novità2006 è il capannone che il Comune ha messo a disposizionedei carristi spesso ostacolati, nel loro lavoro, da problemi dispazio.

Il 17 gennaio, inizio ufficiale del Carnevale, è il giorno delle“focareddhe”, dedicate S. Antonio Abate, patrono del fuoco:si bruciano le sterpaglie avanzate dalla rimonda e i “pupi”dei carri allegorici dell’anno precedente, rinnovamento ebuon auspicio per il futuro.

La maschera tradizionale è “lu Titoru”, Teodoro, un giovanesoldato gallipolino. La leggenda narra che questi era statotrattenuto lontano dalla sua terra ma sperava di tornarci pri-ma della fine del Carnevale, per godere dell’abbondanza del

å

Uccio Petracca

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ATTUALITÀC A R N E VA L E A L L E P O R T E z

il tacco d?Italia 17

// REPORTAGE

cibo. Sua madre, la “Carem-ma”, aveva ottenuto da Dioper il figlio una proroga di duegiorni (“i giurni te la vecchia”)al periodo stabilito. Teodoro,tornato in patria, si dà alledanze e al cibo da rimanerestrozzato.

La morte di Teodoro, la finedel Carnevale, è oggi evocata portando in giro per la città un“pupo”, disteso morto su di un carro. Il corteo si ferma davan-ti alle case dei personaggi pubblici, che offrono da mangiare ebere e termina nelle piazze con spettacoli teatrali in cui a tuttiè permesso esprimere invettive verso i volti noti della città.

//Martignano: griko e “morsi”Il Carnevale è molto sentito a Martignano: attira 20mila vi-

sitatori, cifra record visto che il piccolo centro conta 1770abitanti. Qui si svolgono due Carnevali, quello “popolare mar-tignanese” e quello della Grecìa salentina, alla ventunesimaedizione, con centro a Martignano e appuntamenti lateralianche in altri Comuni della Grecìa.

L’organizzazione dei due Carnevali costa dai 15mila ai30mila euro, a seconda dei premi in palio; di questa cifra il99% è a carico dell’amministrazione comunale e il resto èofferto da sponsor. Alcune edizioni hanno usufruito di finan-ziamenti regionali e provinciali e, per quanto riguarda il Car-nevale della Grecìa, di fondi dall’Unione dei Comuni che vifanno parte.

I festeggiamenti si chiudono il martedì con la “morte te luPaolinu”, sulla scia della gallipolina “morte tu Titoru”. Il per-corso si conclude in piazza della Repubblica, dove Nina, lamoglie di Paolino, legge il testamento del compianto e dà ilvia la rappresentazione teatrale, in vernacolo e griko o anchesolo in griko, che si fa beffe di personaggi e fatti locali e na-zionali. La serata si conclude con il rogo del fantoccio, chesancisce la morte del carnevale, tra esibizioni musicali e de-gustazione di prodotti tipici.

Una delle pietanze tradizionali sono i “morsi”: pezzetti di“puccia” fritti nell’olio e poi mischiati ai piselli o alla verduraavanzati dai giorni prima.

//Ad Aradeo giocoda ragazzi

La giovane età degli organizzato-ri è il tratto distintivo del Carneva-le che si svolge ad Aradeo da 19anni e al quale partecipano ancheNeviano e Seclì. La manifestazioneè curata dall’associazione carne-valesca “Oscar Tramacere” (presi-dente Luigi Arcuti), composta daoltre 1200 persone, tutte tra i 13

e i 30 anni. Ma collaborano al-la sua realizzazione tutti i gio-vani della città. La riscopertadella cartapesta ha lo scopo dicreare una nuova prospettivalavorativa per il futuro. Uno de-gli obiettivi dell’associazioneè, infatti, un laboratorio per-manente per l’arte della carta-

pesta che offra impiego durante tutto l’anno. Il Carnevale,che porta in città circa 10mila visitatori, costa ad Aradeo cir-ca 45mila euro, di cui 8500 messi a disposizione dal Comu-ne, 2mila dalla Regione, 1500 dalla Provincia, 3mila dall’U-nione delle Terre Salentine, e la restante parte da sponsor ecittadini. Il problema lamentato dagli organizzatori è l’assen-za di spazi adatti per la realizzazione dei carri allegorici.

//Supersano: spettacolare CarnevaleA Supersano Carnevale significa spettacolo. Caratteristica

della manifestazione (la prossima è la numero 26) è la par-tecipazione di gruppi in maschera composti anche da 200persone. Le sfilate confluiscono in piazza Margantini, tra mu-sica e spettacoli teatrali. L’evento è finanziato dall’ammini-strazione comunale (circa 20mila euro) coadiuvata da spon-sor e da un comitato composto dai presidenti delle associa-zioni cittadine. Il suo successo è indubbio, visto che si regi-strano in media 10mila visitatori, provenienti anche da paesivicini (Supersano conta 4500 abitanti). Nelle ultime edizioni,il Carnevale di Supersano è stato interessato da scambi cul-turali con quello di Venezia (nel 2004) e con quello di Viareg-gio (nel 2005): il gruppo vincitore della sfilata è stato ospita-to nel Carnevale della città gemellata (e viceversa), accom-pagnato da un gruppo di musica salentina e da una delega-zione dell’amministrazione comunale. L’esperienza sarà ripe-tuta con ogni probabilità anche quest’anno.

//Cursi: amica del CarnevaleCursi ha un piccolo Carnevale

ma una grande associazione, gli“Amici del Carnevale” (responsa-bili Antimo De Giorgi e Alberto To-to), della quale fa parte pressap-poco tutto il paese, e che con ipropri carri allegorici si piazzapuntualmente al primo posto intutte le sfilate cui partecipa. L’as-sociazione è composta principal-mente da giovani: 300 in tutto, dicui 40 si occupano dei carri e glialtri di costumi e scenografie. La ricetta della cartapesta, gliamici del Carnevale l’hanno imparata da soli ed hanno sem-pre affinato la tecnica. L’intera Cursi ormai si adopera, anchefino a notte fonda, per la buona riuscita dell’impresa. L’annoscorso, i due carri allegorici sono costati circa 6mila euro.

Gli amici del carnevale di Cursial lavoro

« Il progetto dell’associazionecarnevalesca di Aradeo: realizzare unlaboratorio permanente per la

lavorazione della cartapesta che dialavoro tutto l’anno

»

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CULTURA&SOCIETÀz P E R S O N A G G I

18 il tacco d?Italia

Chissà perché proviamo uno strano senso di soddisfazionequando veniamo a sapere che un personaggio di fama inter-nazionale ha scelto il Salento per i suoi studi e approfondirei suoi interessi personali. Lo sanno in pochissimi, eppure PierPaolo Pasolini, poeta e regista tra i più noti, oggi, nel pano-rama culturale, è stato in Salento pochi giorni prima dellasua scomparsa. Esattamente la mattina del 21 ottobre1975, egli fu infatti ospite, a Lecce, del liceo classico “Pal-mieri”. Conduceva, a quei tempi, degli studi sulla permanen-za e la rivalutazione dei dialetti; un interesse che si può direlungimirante se anche noi stessi salentini lo abbiamo risco-perto da pochi anni e solo all’interno di un circuito commer-ciale che ne ha permesso la mercificazione e l’esportazione.

Fu Gustavo Buratti, linguista, a fissare l’ultima visita di Pa-solini a Lecce. Insieme ad Antonio Piromalli, Buratti avevaavuto l’incarico dal Ministero della Pubblica Istruzione di or-ganizzare a Lecce un corso per docenti delle scuole mediesuperiori sul tema “Dialetto e scuola”, al quale vennero invi-tati anche il Ulderico Bernardi, sociologo, e Giuseppe Faraco,sacerdote cattolico di rito greco.

Pasolini accettò l’invito e tenne la sua conversazione suiproblemi delle minoranze linguistiche intitolandola “Volgar’e-loquio”. Il nome col quale Pasolini etichettò il suo interventoera in relazione ad una lirica, allora inedita, della quale loscrittore diede lettura proprio nel corso dell’incontro di Lecce.

Il dibattito lo vide confrontarsi con Alberto Sobrero, VitoD’Armento e Gustavo Buratti. Fu l’occasione per dimostrare ilsuo rigore interpretativo in difesa d’uno spessore linguisticodei dialetti nei confronti della pochezza dell’eloquio televisi-vo, privo di poesia e di emotività. In quello che fu il suo ulti-mo intervento pubblico Pasolini difese con energia il dialet-to, inteso come pratica rivoluzionaria o, all’opposto, comestrumento di conservazione illuminata. Quella per il dialettoera una battaglia culturale che Pasolini aveva particolarmen-te a cuore, perché l’unificazione della lingua gli sembrava ilprimo passo verso la mortificazione di un’identità popolareche rappresentava un insieme di valori fuggiti alla corruzionedel tempo.

Nel pomeriggio di quel giorno, Pasolini giunse quasiinaspettato a Calimera, centro in quegli anni d’un movi-mento di riconsiderazione del patrimonio e della linguagrika. Pasolini era reduce dalla fortunata esperienza delCanzoniere italiano, che rappresenta, grazie anche all’am-pia introduzione dello stesso Pasolini, una tappa fonda-mentale della riscoperta della poesia e del canto popolare,e offre un ritratto vivissimo, poetico e critico, degli italiani edelle loro radici regionali. Negli ultimi anni aveva maturatouno spiccato interesse per i canti tradizionali del Sud cheaveva indicato come un inestimabile patrimonio ereditatodalla cultura classica. A Calimera Pasolini era stato invitatoda un circolo di sinistra, il “Giannino Aprile”, presieduto daAntonio Giammarruco.A Calimera prese posto su uno dei lunghi banconi del-l’ex manifattura di tabacco “Murrone” ed ascoltò i cantiin griko che un gruppo di artisti salentini portò alla suaattenzione.

Gli ultimi giornidi Pasolini. Nel Salento

zx di Marco Laggetta

Le foto inedite di Pasolini nel Salento sono di Carmelo Caroppo,che ringraziamo per la disponibilità.

PASOLINI VENNE PER STUDIO IN SALENTO APOCHI GIORNI DALLA MORTE

Pier Paolo Pasolini

// ESCLUSIVO

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CULTURA&SOCIETÀP E R S O N A G G I z

il tacco d?Italia 19

Del gruppo facevano parte due anziani signori, Cosimo Sur-do e la sorella Assunta (la cui prestazione canora impressio-nò Pasolini), originari di Martano, e due ragazzi del posto,Francesca e Roberto Licci.

Alcuni canti, fra cui “Calinnitta” (buonanotte) ed “Aremorindinneddha” (arrivederci rondinella), poi ripresi dal canzo-niere grecanico salentino, attirarono in modo particolare l’at-tenzione del poeta. Pasolini, infatti, non si limitò ad ascolta-re, ma trovò un errore nella canzone “Aremo rindineddha”,relativo ad una rima forzata che vedeva preferita, nella se-conda strofa, la parola “mare” alla parola in griko “tàlassa”,per chiare esigenze metriche. Malgrado l’assenza delle auto-rità, che avevano scelto di disertare l’incontro, ci fu unagrande affluenza di gente: era il periodo in cui erano uscitialcuni dei film migliori del regista, da “Salò o le centoventigiornate di Sodoma” a “Teorema”. Il giorno stesso, nel tardo pomeriggio, Pasolini volleascoltare i canti delle prefiche, i cosiddetti “moroloia”,memore delle immagini che Cecilia Mangini, sua amica ecollaboratrice, aveva raccolto nel documentario Stendalì,che registrava nel 1960, a Martano, la sopravvivenza dell’an-tichissimo rito del canto funebre, “antidoto” capace di alle-viare la mancanza e il vuoto delle morte.

Pier Paolo Pasolini aveva già colto e messo in evidenza lastruttura “a piramide” dei canti di morte: una tensione chesale gradualmente fino all’esplosione del pianto.

C’è una sinistra tradizione che afferma che quei canti nonsi dovrebbero ascoltare da vivi. “Avevamo insistito perchénon li ascoltasse - ci spiega Antonio Giammarruco - ma Paso-lini non ne volle sapere: era venuto qui anche per questo”.Un giornalista della Rai, Giorgio Vecchietti, che era venutopoco tempo prima a registrare una serie di documentari sui

canti popolari, volleascoltare i canti delleprefiche: morì dopo unmese di infarto, prima diultimare il montaggio.Pasolini dopo solo diecigiorni morì di morte vio-lenta.

Ed oggi siamo tutti or-fani del contributo chePasolini avrebbe sicura-mente dato alle nostretradizioni popolari e alsenso della riscopertadelle lingue d’origine.

//I Moroloia“Secondo la tradizione

classica, già attestata inOmero ed Euripide, è ne-

cessario favorire lapartenza dell’animadel morto nell’aldilàcon canti rituali e la-mentazioni che ripro-pongono i maggiorimeriti del defunto, nenarrano la vita, nepiangono il distacco ela partenza dai fami-gl iari. L’onore delpianto da tributare aldefunto, come scriveFoscolo a propositodella morte di Ettore,costituisce un mo-mento aggregante inuna società arcaicache trova il senso della propria esistenza e la voglia di la-sciare propria memoria anche in situazioni tragiche come lamorte. Le lamentazioni spesso ripropongono strazianti dialo-ghi tra il morto e il parente più stretto che rimane sulla ter-ra, tra chi perde un figlio e la morte stessa. Le diverse tipologie delle lamentazioni sono tutte accompa-

gnate da una meticolosa ed accurata gestualità eseguitedalle rèpute o prefiche, anziane donne del paese. Le rèputeo prefiche, donne che eseguono le lamentazioni, articolano ilcanto e ne strutturano la tensione interna con particolarimovimenti del corpo, del capo, delle mani che svolazzano,secondo particolari cadenze, fazzoletti bianchi” (da “Stenda-lì”, 2005, di Mirko Grasso, edito da KURUMUNY).

Nel prossimo numero ulteriori approfondimenti sul soggiorno di Pasolini e del-la polemica, pubblicata sul Corriere della Sera, con il poeta Vito D’Armento

Un momento del carnevale aradeino

«C’è una sinistra tradizione cheafferma che quei canti non sidovrebbero ascoltare da vivi

»

Aremo, rindineddhapèa tàlassa se guàddhi,ce putt’è ste’ ‘ce ftazima to kkalò ccerò.

Vastà to pètt ‘on aspro,mavre vastà tes ale,stavrì kulòr de marece i kula e’ diu niftì.

Kaimmeno ‘mbro sti tàlassa,evò se canonò,lion gherni, liò kklaèì,lio ‘nghizi to nnerò.

Se ‘ròton a tti mmàna-mu,pu è ttòsson gapimenipu ci tosso ti me menina ftaso na me di.

Ma su tipo mu lei,ja pòssa se rotò;lion gherni, lio kkaleì,lio ‘nghizi to nerò.

Aremo rindineddha

// ESCLUSIVO

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COOL&GREENz S O G N I D I G L O R I A

20 il tacco d?Italia

Diceva bene Morandi: “Uno su mille ce la fa”. Anzi, milleson pochi; la competizione si gioca su scala nazionale e ol-tre. Parliamo di Grande Fratello, il caso televisivo del secolo,che tutti hanno guardato, anche se l’hanno chiamato “doveredi conoscenza”. Io il Grande Fratello l’ho seguito, anzi l’hoaspettato, con tanto di televoto del mio preferito.

Si capisce la mia sorpresa quando scopro che il cast diconcorrenti per l’edizione 2006, su Canale 5 dal 19 gennaio,non è completo e che i volti nuovi della tv la Endemol li vienea cercare proprio in Salento, nel centro commerciale Carre-four di Cavallino.

Due domande mi balzano in mente. La prima è: “Ma chipartecipa ai provini per un reality show?”; la seconda: “Per-ché non io?”. Cerco informazioni su modalità di selezione erequisiti. Si può anche effettuare un video-provino da casa(lo chiamano “webcasting”, ma attenzione a quelli non uffi-ciali!), tramite web cam: il candidato si siede al pc, registraun video-messaggio e lo invia all’apposito indirizzo tramiteun complicato procedimento che, alla fine della trafila, tracodici pin e altri numeri da digitare, gli costa 6,19 euro. Ioscelgo l’emozione del provino tradizionale. Sembra che que-st’anno le categorie più richieste siano le coppie di madre-fi-glia e di sorella-sorella.

//Il gran giornoAssodato che mia madre non la convinco né ora né mai,

eccomi qui con mia sorella, ore 14 di domenica 11, in codaalla coda di candidati. Ce ne sono di tutti i tipi! Si vociferache questa sia l’ultima edizione del reality: bisogna provarci.

Ti inventi un personaggio, dici che sei te stesso e aspetti, sot-to vetro, che il pubblico da casa ti tiri fuori da lì. E, intanto,ammazzi il tempo con prove di sopravvivenza, confessionali enomination. Meglio di così!

Poi, una volta varcata la porta rossa della libertà, acclama-to dai fans in delirio che urlano il tuo nome, il percorso è indiscesa. Io già mi vedo ogni domenica da Costanzo, una cari-catura da quelli della Gialappa’s e serate in discoteca a go-go. Ti vesti bene, sorridi e fai un paio di foto. Penso a cosa ri-spondere ai giornalisti; frasi del tipo “Sono sempre stata ve-ra” fanno in genere molto effetto. Sarò madrina di serate dibeneficenza, testimonial di una linea molto sexy di lingerie ecorteggiata dalle trasmissioni tv.

Nulla è impossibile, mentre, un po’ sudaticcia, avanzo versola capanna in legno dei provini; tento di mantenere un’ariainteressante e mi ripeto le motivazioni per cui la presceltadovrei essere io. Intanto stringo amicizia con i miei compa-gni. Alcuni fanno parte della categoria “gente normale”, quel-li come tanti; altri sono decisamente più particolari. Chi sisottopone all’ennesimo provino, chi si mette alla prova per laprima volta, chi si gioca l’ultima chance.

Poi ci siamo io e mia sorella. Quando tocca a noi, entriamoa turno nella stretta capanna in fondo alla fila; non credevo,eppure sono emozionata. Varco la soglia, accecata dalle lucipuntate in faccia, e qualcuno mi tocca un po’ dappertutto econ abili manovre mi sistema il microfono e mi fa sedere suuno sgabello; un altro tizio (sono due in tutto; ed io miaspettavo decine di selezionatori!) vuol sapere chi sono ecosa faccio nella vita e controlla come vengo in video neldisplay della sua telecamera; quando mi chiede perché do-vrebbero scegliermi, rispondo che sono molto più interessan-te dei concorrenti passati (mia sorella fa lo stesso); “Su cosapunterai?”. “Sul mi aspetto fisico, ovviamente”. E dopo 90secondi siamo fuori. Neanche il tempo di capire cosa è suc-cesso. Ci faranno sapere.

Nella strada per casa, pian piano ritorno in me e ripenso aquello che ho appena fatto. Ma davvero volevo partecipareal Grande Fratello? E se mi prendono?

« Per molti, il Grande Fratello è unavetrina per il successo; per alcuni, una prova da superare; per altri, l’ulti-ma chance della vita

»

Tutti pazzi per

zx di Laura Leuzzi

C’ERA ANCHE IL TACCO ALLE SELEZIONI PER IL REALITY SHOW DI CANALE 5

Grande Fratello

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il tacco d?Italia 21

COOL&GREENSOGNI DI GLORIA z

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1. Gli svogliatiAlfredo Rinaldi e Carlo De Pascali, 28 e 31 anni, di Muro Leccese. Disoccupati per scel-ta. Un motivo per cui dovrebbero essere scelti non c’è, ma nella casa di Cinecittàporterebbero la musica tradizionale salentina.

2. Il cinefiloMaurizio Aiuto, 48 anni, di Lecce. Pensionato con esperienze di cinema alle spalle.“Questo è il mio periodo fortunato – dice – ed è l’ultima occasione che ho per faresuccesso. Ormai ho una certa età”.

3. Le trasgressiveEva Shogun (28 anni, imprenditrice) e Carol Lotti (25, studentessa di canto lirico), diLecce. Se non altro che per il fucsia di cui Eva è vestita, non passano inosservate.“Se ci prendessero sarebbe uno schiaffo morale per chi ci giudica per la nostra diversità”.

4. Il bello e il sinceroLuigi Fantini, imprenditore di 23 anni, di Lanciano (Chieti). Il suo amico Cosimo Corsano(23 anni, intonacatore di Presicce), è convinto che lui assomigli ad Ascanio Pacelli (!),di qualche edizione fa. La dote su cui punterà? L’aspetto fisico. Cosimo sulla sincerità.

5. Il tarantatoVincenzo Rampino, 40 anni, di Squinzano. Macellaio-cuoco disoccupato. Nella casa c’è biso-gno di lui, il “salentino doc” che porterà la pizzica nel mondo.

6. I fatalistiLuca Cristofalo (26 anni, Lequile) e Mariaelena De Donno (24 anni, Tequile), fidanzati. En-trambi universitari, partecipano al provino “per vedere come va a finire”.

7. Il convintoSimone Scupola,19 anni, di Matino. Vuole diventare famoso ad ogni costo. “Se mi prendonovinco io”. Il suo sogno è aprire un bar tutto per sé; il Grande Fratello, un modo per accorcia-re i tempi.

8. I normaliLorenzo Cutrì (Trepuzzi) e Federica Favale (Monteroni), entrambi 25 anni. “Non so farenulla di particolare – dicono – è per questo che dovrebbero prenderci”.

9. Il terremotoGianluca D’Elia, 30 anni, di S. Pietro in Lama. Detto Terremoto perché ha da racconta-re esperienze di ogni tipo. E’ separato ed ha un bimbo. “Se mi prendessero mio figlio crede-rebbe nella figura del padre”.

10. L’artista, il pronto a tutto e il socievoleGabriele Morello, 22 anni, di Lecce, studente Stamms, sarebbe l’artista della casa. Per lui ilGrande Fratello è una vetrina per la notorietà, dato il suo sogno di diventare attore.

Antonio Grassi, 22 anni, di Seclì. Per lui, pronto a tutte le esperienze, il provino è un modoper mettersi alla prova.Mimmo Delle Grottaglie, 20 anni, Oria. Cameriere con voglia di esperienze. La socievolez-za sarebbe la sua arma vincente.

11. La convincente e la fuggiascaSabrina Pezzuto, 29 anni, parrucchiera di Surbo. “Se ho più di 30 secondi, li convinco”.E’ la nuova Masha, decisa ed espansiva.Roberta Verri, 33 anni, barman di Lecce. Ha voglia di fuggire e cambiare vita. Il suotratto distintivo è l’allegria.

« Ecco i concorrenti selezionati dal Tac-co: gli svogliati, il cinefilo, le trasgressive,il bello e il sincero, il tarantato, i fatalisti,il convinto, i normali, il terremoto, l’artista,il pronto a tutto, il socievole, la convincen-

te e la fuggiasca»

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CASARANOz C A S I S T R A N I

22 il tacco d?Italia

La modernizzazione di un ente pubblico passaanche attraverso l’aggiornamento delle regoleche disciplinano le ordinali attività dei propri cit-tadini ed il funzionamento degli uffici amministra-tivi. Il Comune di Casarano molto ha fatto su que-sto fronte, decisivo per affrontare le scelte future,ma molto altro deve ancora fare. Se da un lato siprepara al meglio alle sfide che lo attendono neiprossimi anni, come i progetti in atto per digita-lizzare la pubblica amministrazione, dall’altro sitende a sottovalutare aspetti importanti che inci-dono in modo sostanziale sull’economia e sullavita sociale dei cittadini.L’esempio forse più clamoroso è il ritardo nel-

l’adeguare il Regolamento comunale di Igiene e Sanitàpubblica, sul quale non si mette mano da ormai mezzo se-colo. Questo essenziale regolamento detta norme integrati-ve e complementari alla legislazione nazionale e regionale,adeguandole alle particolari condizioni locali, e detta rego-le non previste dalla legislazione in vigore. Le materie cheaffronta sono diverse: epidemiologia e profilassi delle malat-tie infettive e delle malattie cronico-degenerative di interessesociale; vigilanza sulle professioni e sulle arti sanitarie; igie-ne degli ambienti di vita e di lavoro; igiene dell’ambiente;igiene degli alimenti e delle bevande; misure contro le ma-lattie infettive e diffusive degli animali.Il Regolamento comunale di Igiene e Sanità pubblica detta

regole su numerosi aspetti della vita cittadina. Tanto per farealcuni esempi, prescrive norme sull’igiene dei cantieri edili esui distributori automatici di bevande e alimenti; detta rego-le su superficie, altezza, illuminazione, servizi igienici e moltoaltro dei locali commerciali e sugli esercizi per l’igiene della

persona, come barbieri, parrucchieri, estetisti. Importanti so-no anche le norme relative all’ambiente: approvvigionamentoidrico; smaltimento e tutela dell’inquinamento; igiene delsuolo e dell’aria; inquinamento acustico. E’ uno strumentofondamentale per gli operatori sanitari, per i vigili urbani, peri tecnici comunali.Ma a chi spetta adeguare il Regolamento di Igiene e Sanità

pubblica, vecchio più di 50 anni? L’organo competente è ilConsiglio Comunale, ma prima è necessario un lavoro dipreparazione e di studio per definire la bozza del regola-mento che costituisce la base di discussione durante i la-vori consiliari. Il documento-base viene definito da unacommissione che, essendo formata da cinque consigliericomunali, costituisce un organo di diretta emanazione del-l’assemblea cittadina. La commissione contente, eletta nel-l’ottobre 2004, è quella che si occupa di “Urbanistica, Asset-to del territorio e Lavori Pubblici” e ne fanno parte i consi-glieri Amedeo Sabato (Udeur), Leda Schirinzi (Casarano Ami-

Regolamento d’igiene.Attendere, prego

Vecchio di 50 anni.Il regolamento comunale diigiene e sanità pubblicadeve essere rivisto.Urgentemente

zx di Enzo Schiavano

Il municipio di Casarano

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CASARANOC A S I S T R A N I z

il tacco d?Italia 23

« Leda Schirinzi: “Non manca la volontà politica.E’ solo pigrizia”. Amedeo Sabato: “E’ vero.

Era la prima cosa da fare, ma problemi più urgentil’hanno messo sempre in secondo piano”»

ca), Sasà Stanca (Ds), Giampiero Marrella (Forza Italia) eGiorgio Mazzeo (Margherita).“La commissione da diversi mesi aveva preso l’impegno di

rivedere il regolamento di Igiene e Sanità Pubblica – rivela Le-da Schirinzi – in realtà, è rimasto lì in un cassetto per tantotempo. Abbiamo cominciato a discuterne con tanta buona vo-lontà – prosegue il consigliere di opposizione – ogni volta chesi ritornava a discutere, però, saltavano fuori argomenti nuoviconsiderati più urgenti”. A scanso di equivoci, la presidentedel movimento politico “Casarano Amica” non crede che ci siauna volontà politica che freni l’adeguamento del regolamentoper evitare le rigidità imposte dalle attuali norme.“Credo, invece, che si tratti più che altro di un problema

di inerzia, di pigrizia – sostiene Schirinzi – per arrivare allabozza bisogna studiare e tanto. Ognuno di noi si è presol’impegno di studiare la propria parte di competenza. Iol’ho già fatto, ma gli altri sono rimasti incartati”. Presiden-te della commissione “Urbanistica, Assetto del Territorio e La-vori Pubblici” è Amedeo Sabato che spiega i motivi del ritar-do: “Si tratta di un lavoro molto corposo – afferma il consi-gliere dell’Udeur – bisogna mettere mano a un documento

con più di 200 articoli. Si, è vero: ci eravamo ripromessi cheil regolamento di Igiene dovesse essere la prima cosa da farein questa legislatura. Purtroppo – prosegue il presidente del-la commissione – siamo stati costretti ad affrontare problemipiù urgenti e questo argomento è passato in secondo piano”.Anche Sabato esclude pressioni o tentativi di frenare l’iter

amministrativo di adeguamento. “Lo escludo nel modo più as-soluto – risponde – anzi, da tempo diversi consiglieri comu-nali ci sollecitano ad attivarci; ci sono istanze di cittadiniche attendono la sua approvazione, anche perché serve permettere ordine a diverse materie. Tanto per fare un esempio– spiega sabato – con il nuovo regolamento l’altezza minimadegli edifici commerciali scenderebbe da 3,50 a 3 metri; quel-la delle civili abitazioni da 3 a 2 metri e 70. Ci sono state an-che un paio di commissioni andate deserte per la mancanzadel numero legale. Non ci sono ostacoli di natura politica, mac’è stata soltanto mancanza di tempo. D’ora in poi – concludeil presidente – non dovremmo avere più urgenze e credo che,se c’è la collaborazione da parte di tutti i componenti dellacommissione, nelle prossime settimane dovremmo definire labozza da presentare in Consiglio Comunale”.

Leda Schirinzi

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24 il tacco d?Italia

VERSO IL VOTOz L’ATTIVITÀ DI VINCENZO BARBA

E’ davvero strana la politica. Le sue evolu-zioni spesso risultano ai più incomprensibili.I ritardi e le accelerazioni si incrociano sen-za una logica. Ti aspetti prese di posizioniconcrete e ti ritrovi invece una vuota e inutileschermaglia. Desideri una risposta frizzantee briosa in grado di alleggerire le questionipesanti e ti capita di rimanere offeso da re-pliche al fulmicotone di chi non vuole e nonsa sdrammatizzare. Capita così che nelle ul-time settimane ad un comune ConsigliereRegionale di Puglia, eletto a Gallipoli e din-torni, capiti di leggere sulla stampa delle di-chiarazioni che ci si aspetterebbe dettate dadisattenti marziani in gita sulla terra salenti-na e non da rappresentanti del popolo. Già,a volte la politica supera la fantasia. Non ac-cade spesso, a dire il vero… Infatti di solito

la politica insegue con affanno la realtà. Maper le strane combinazioni e le bizzarre al-chimie dei giochi tra partiti si verifica che sucerti argomenti le fantasie politiche cominci-no a galoppare a briglie sciolte. E’ cosa buo-na, pertanto, fermarsi un attimo e riflettere.E’ cosa buona contare fino a cento prima dilasciarsi andare a valutazioni irresponsabiliche generano attese e pretese di chi ha me-no tempo per seguire gli impegni e i tempidell’agenda politica.

Così sulla Facoltà di Medicina l’impressio-ne è che la politica corra più in fretta dellaresponsabile possibilità.

Tutti auspichiamo che il polo universitarioleccese possa annoverare all’interno dellasua offerta anche una Facoltà prestigiosa edimportante come quella di Medicina. Ma pri-ma che ciò accada è necessario darsi da fareper reperire le risorse finanziarie. E’ necessa-rio altresì darsi da fare per immaginare le lo-cation in cui effettuare la didattica e la ricer-ca. Ad oggi mi pare che siamo ancora sullenuvole e che di fattibile ci sia ben poco. Cre-do che i politici dovrebbero discutere sempreavendo a fronte le possibilità concrete di ciòche promettono. Sempre che si voglia conse-gnare ai nostri studenti un’offerta formativad’eccellenza. Se invece parliamo di Medicinasoltanto perché occorre provare a mettere indifficoltà politica qualche persona o qualcheistituzione, nell’interesse dei nostri studentiche ci seguono, forse è bene fermarsi un atti-mo.

Così pure sembra bizzarra e scomposta lapolitica che litiga affannosamente in questeore per preparare le liste regionali in attesadelle elezioni di Aprile. Davvero un birichino,quel Silvio Berlusconi da Arcore… Quandotutti pensavano di aver già lottizzato il territo-rio salentino in appezzamenti politici da spar-tirsi, una legge elettorale per certi versi intelli-gente per altri diabolica, scompagina tutti i ra-gionamenti e tutti gli allineamenti ai blocchi dipartenza. Adesso nulla è più scontato, nulla è

zx a cura di Nerò Comunicazione

Riflessioni sparse in attesa dellasfilata di maschere

« “La politica è un’altra delle mie passioni.Ma non ti nascondo che alla mia

passione si è unito l’invito insistente di tantepersone del mondo della politica e della societàcivile che mi hanno chiesto di scendere in

campo, di dare un contributo.Sono stato chiamato”»

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VERSO IL VOTO

il tacco d?Italia 25

L’ATTIVITÀ DI VINCENZO BARBA z

più dovuto. E quella coperta che proteggevae teneva caldi tanti figli, adesso invece diven-ta un manto termico insufficiente, un leggeroplaid infeltrito che quando viene tirato da unaparte lascia nudi i malcapitati dell’altra.

E così mentre si leggono i giornali con

schizofrenica attenzione, si resta in attesadell’arrivo del Carnevale, festa unica e rara,in cui a ciascuno è per diritto consentito diburlarsi delle difficoltà quotidiane indossan-do una maschera che non gli appartienenella vita di tutti i giorni. In attesa di quellavitale e benefica sfilata di carri che si portavia tutti i bronci dell’autunno e dell’inverno eche ci apre i cuori alla primavera ed ai primiventi caldi restiamo sospesi in questo limbomediatico in cui tutto è possibile e tutto è ve-rosimile. A cominciare da ciò che non saràmai realizzabile… Beata ingenuità!

Vincenzo BARBA

Le foto sono tratte dal sito www.ultrasgallipoli.com

Riflessioni sparse in attesa dellasfilata di maschere

Ho letto con attenzione la tua lette-ra. E’ vero. Io da ragazzo ho tirato po-chi calci al pallone ma ciò non signifi-ca che non coltivassi la passione el’interesse per quello sport. Tu mi in-segni che lo sport in generale ed incalcio in particolare sono bellissimiper due motivi: innanzitutto perchéciascuno può esprimere la propriaopinione senza timore di aver dettocose meno interessanti di un altro (èo non è l’Italia il Paese in cui tutti i ti-fosi sono commissari tecnici della Na-zionale e allenatori delle squadre diclub?) e poi perché si può parlare ediscutere senza essere obbligati adavere esperienze professionistiche di-rette. Per discutere di ciclismo biso-gna forse chiamarsi Moser? Per par-lare di Formula Uno bisogna chiamar-si Schumacher? Per aprir bocca sull’ippica bisogna forse essere cavalli?Insomma, caro Teofilo, è la passione

e non la perizia tecnica che ci fa inte-ressare ad uno sport e che ce ne fainnamorare! E poi, ma questo dicia-mocelo sottovoce, senza orgoglio esenza presunzione: tu pensi vera-mente che un Presidente sia in gradodi vincere dei campionati, di raggiun-gere traguardi importanti, di battererecord su record sportivi, senza sa-perne un po’(…non dico tanto, soloun po’…) di calcio in generale, di tatti-ca e di schemi? Pensi che per vinceresiano sufficienti i soli investimenti eco-nomici? Certo, io non sono solo, miavvalgo di un equipe di professionistiche insieme a me decidono le lineeprogrammatiche e portano avanti iprogetti. Ma è forse una colpa avva-lersi di grandi e bravi collaboratori? Iopenso che questa sia una dote, unmerito. In tutti i settori della mia azio-ne imprenditoriale io mi avvalgo dibravi collaboratori e ne vado fiero.

Quanto poi alla scelta e alle “oscure”motivazioni che sono dietro la presi-denza della squadra di calcio, ti pregodi credermi che non ci sono propriosecondi fini. C’è soltanto una passio-ne autentica e verace. L’investimentodi energie umane ed economiche ècosì rilevante che, qualsiasi cosa iomi aspettassi in cambio, farei primaad andarmela a prendere direttamen-te!!! Il do ut des nel calcio non esiste!E chi pensa di puntare alla roulettedel calcio per riscuotere la vincita inaltri settori deve sapere che sarà de-stinato a perdere ovunque. Il calcio èun’arma a doppio taglio: oggi sei il piùbravo di tutti, domani l’ultimo dellaclasse. Ma le sfide, lo sai bene non mihanno mai fatto paura e per amore diquesto sport continuo sempre, fino adora con risultanti discreti…

Vincenzo

LETTERA APERTA DI RISPOSTA ALL’AMICO TEOFILO

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26 il tacco d?Italia

GALLIPOLIz TEMPO DI BILANCI

//“Ci siamo rimboccate le maniche”

In cosa ritiene che la sua Amministrazione si sia contrad-distinta rispetto al passato, e come mai l’opposizione lecontesta un probabile aumento delle tasse?“Governare aumentando le tasse è il mestiere più semplice

del mondo. Farlo mantenendole inalterate, è un po’ più com-plicato. Vorrei sottolineare un aspetto: quando ci siamo inse-diati abbiamo subito diverse sentenze passate in giudicatoche ci obbligavano a quietare debiti pregressi per circa 10miliardi di lire. In quel momento alzare le tasse era scontato.Noi invece abbiamo tenuto fede al nostro patto elettorale, cisiamo rimboccati le maniche e non solo abbiamo saldatoquelle pendenze ma abbiamo posto le basi per grandi operecome il depuratore su tutto il territorio cittadino, il recuperodelle acque reflue, il restauro del Garibaldi, del castello e di

piazza Imbriani e dell’exmercato coperto, per untotale complessivo di 13milioni di euro, senzaaumentare di un solocentesimo, le tasse deicittadini. Una netta in-versione di tendenza ri-spetto al passato”.

Come è Il suo rappor-to con Flavio Fasano, prossimo candidato al ParlamentoItaliano?“Ovviamente ci sono rapporti umani ed istituzionali, visto

che l’avvocato Fasano è consigliere provinciale, della nostracittà, nonché capogruppo del partito di maggioranza relativa

Gallipoli secondo noiVENNERI PROBABILE CANDIDATO SINDACO, FASANO SICURO CANDIDATO DELL’UNIONE ALLA CAMERA

zx di Mirko Vitali

Doppio appuntamento elettorale per Gallipoli. Come altre 24 città salentine tornerà in primavera a votare per scegliere ilsuo nuovo sindaco e alle elezioni politiche per la Camera dei deputati è certa la candidatura di Flavio Fasano, attuale capo-gruppo alla Provincia di Lecce dei Democratici di sinistra. Fasano si prepara ormai da tempo, da quando nelle elezioni sup-pletive del 2004, “concesse” il suo collegio (accordo conosciuto come “lodo Frisullo”) all’esponente della Margherita LorenzoRia, che vinse con largo stacco su Vincenzo Barba (anche lui di Gallipoli, ed attuale consigliere regionale di opposizione). Fla-vio Fasano è stato sindaco per lungo tempo della città e nelle ultime consultazioni per il rinnovo del Consiglio provinciale, si èdistinto con un ottimo piazzamento (ben 33%). Ha contribuito alla vittoria di Massimo D’Alema nel Collegio 11 (di questi Fa-sano è amico intimo e vicino di casa). E’ facile dunque prevedere che nella prossima campagna elettorale, si parlerà spessodi Gallipoli e del quadro politico locale. Giuseppe Venneri, sindaco uscente della Casa delle Libertà sembra essere la pedinapiù forte a disposizione del centrodestra, per la riconferma a Palazzo di città. Dalla sua vanta cinque anni di governo e l’ami-cizia del presidente Vincenzo Barba, anche se voci danno anche lui come possibile candidato a primo cittadino.Con Venneri e con Fasano abbiamo fatto un bilancio dell’Amministrazione cittadina e analizzato i futuri scenari politici.

Giuseppe Venneri

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GALLIPOLI

il tacco d?Italia 27

TEMPO DI BILANCI z

in consiglio provinciale. I rapporti istituzionali dunque sonoottimi, come dimostrato anche nel recente passato e più ingenerale in diverse circostanze. I rapporti umani hanno inevi-tabilmente subito gli effetti di un aspro confronto politico mala stima umana e professionale per l’avvocato Fasano, alme-no da parte mia, è rimasta intatta”.

Cosa avrebbe voluto fare come Sindaco, ma non è riusci-to a fare?“Credo che in politica si possa sempre fare di più e guai se

così non fosse. Non esiste amministratore che possa dire: hofatto tutto quello che potevo fare. Sono soddisfatto di quantorealizzato, nella piena consapevolezza che in ogni settoreamministrativo ci sono situazioni meritorie di attenzione”.

Un progetto invece di cui è particolarmente orgoglioso diaver realizzato?“Non c’è un’opera in particolare di cui vado fiero. Più che

altro sono soddisfatto della risposta complessiva che abbia-mo dato nell’ottica del miglioramento e potenziamento deiservizi resi alla cittadinanza. A me piace fare degli esempiper essere concreto: quando ci siamo insediati, gli autospur-ghi erano presenza abituale al Lido S. Giovanni, l’illuminazio-ne pubblica era deficitaria ed obsoleta, Le Perez una zona dicampagna, il depuratore un oggetto misterioso ed il Gallipoligiocava su un campo di patate. Oggi tutto questo è solo unlontano ricordo. Ecco, è di quest’attività sistematica, realizza-ta in ogni settore dell’attività amministrativa, di cui vado or-goglioso”.

// “Solo due rondò”Come giudica il lavoro dell’Amministra-

zione Comunale della sua città?“Per governare una città, bisogna avere

una idea di città, un programma, unastrategia. In 5 anni di governo del centro-destra, aldilà di due rondò, per giuntacollocati in malo modo, utili solo a con-gestionare il traffico, non credo Gallipolipossa dire di aver avuto altro. Non unpiano traffico, un P.R.G., un porto turisti-co, un porto peschereccio; non è stato attivato persinol’ultimato mercato ittico, diventato mostruosamente depo-sito di bus. Questo per dimostrare solo in parte l’incapaci-tà dell’azione amministrativa del Sindaco Venneri. Se aquesto si aggiunge l’incatenamento del centro storico, conil posizionamento di telecamere e fotored, gli autoveloxdisseminati nel centro urbano, i milioni di euro di fantoma-tiche multe elevate ai turisti per fare cassa, insieme allavendita di beni comunali per tentare di far quadrare i de-biti, realizzati dalla stessa amministrazione. Per non parla-re dello sperpero del denaro pubblico, ad esempio con lostadio, si potevano utilizzare (anche per realizzarne unonuovo, in un luogo più idoneo) dei fondi del CONI, già pre-visti, invece niente di tutto ciò. Il quadro allora, non puòche essere deludente e sconcertante”.

Già prima della riforma elettorale era scontata la suacandidatura. E’ notizia certa che lei sarà candidato anchecon la nuova legge, nella cosiddetta “testa di lista” alla Ca-mera, come caratterizzerà il suo impegno politico una voltaeletto?“In nessun campo, più che in quello della politica le previ-

sioni sono sempre a fortissimo rischio di errore, per cui è davedere. In ogni caso, se vi sarà una mia candidatura ed ele-zione, voglio rispondere alla domanda per non sottrarmi al-l’obbligo politico di dare la mia visione di questo Salento e

delle grandi emergenze di cui soffre. Il no-stro territorio, è fortemente variegato edeconomicamente disomogeneo. Questo cre-do rappresenti tuttavia una ricchezza piùche un problema. Ritengo necessaria unadiversificazione degli interventi a sostegnodell’economia locale che punti al turismo,passando dall’incentivazione dell’agricoltu-ra, con una forte valorizzazione dei nostriprodotti. Valorizzare l’ambiente e la fruizionedel territorio in termini naturalistici, con fortiincentivi alla pesca e alle risorse del mare.

Non vi è solo il TAC (tessile-abbigliamento-calzaturiero), chetuttavia è strategico, vi sono anche una serie di esigenze chedefinisco “priorità”, che necessitano di forti azioni di Governoche partano dal governo locale, alla Provincia, la Regione perarrivare al Governo Nazionale. Il Salento necessita di inter-venti strutturali mirati, i cui effetti saranno visibili se l’auspi-cabile Governo del centrosinistra si affermerà con il voto del9 aprile”.

Un’ultima domanda avvocato, non può non riguardare ilsuo vicino di casa e testimone di nozze, Massimo D’Alema,come è il suo rapporto con lui ?“L’antica amicizia che mi lega a Massimo D’Alema, risale a

quando venne a Bari nel 1981, per governare l’allora PCI del-la Puglia. Nel corso degli anni, dal ’94 in poi, quando ero giàsindaco di Gallipoli, mi chiese ed ottenne sostegno per lasua candidatura nel collegio di Gallipoli. Il rapporto tra noi siè fortemente consolidato, ma nel reciproco rispetto delleidee ed opinioni politiche. Nel corso di questi anni, né a lui,né a me, è mai mancata la libera manifestazione di giudiziosul nostro operato. Godiamo di reciproca stima profonda, ri-tengo che il suo attaccamento al Salento e a Gallipoli sia an-che il frutto di questa nostra personale amicizia. Massimo èuna persona leale e corretta, lo ha dimostrato mantenendocostante il suo legame con questa terra, che credo lo consi-deri ormai salentino”.

Flavio Fasano

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MAGLIEz C A S I S T R A N I

Un Comunee due Pro loco

//Dario Vincenti“Questa Pro loco è nata il 25 maggio 2000. Cinque anni fa,

durante un’assemblea provinciale delle Pro loco della Provin-cia di Lecce, uno dei soci della Pro loco di Maglie, allora pre-sieduta da Donato Borgia, lamentò l’assenza di attività socia-le. Angelo Lazzari, presidente regionale dell’UNPLI (Unionenazionale pro loco d’Italia), verificò l’inattività dell’associa-zione. Lo stesso Borgia ammise che non c’erano le condi-zioni per operare. A seguito di questo fu invitato a sanarele inadempienze, ma fu inutile. La Pro loco venne esclusadal circuito UNPLI e derubricata dall’albo regionale. Borgiafu commissariato e Lazzari prese temporaneamente il suoposto. In quel periodo venne pubblicato un manifesto che in-vitava i cittadini a partecipare all’attività della Pro loco. Iniziòl’attività sociale che portò alla costituzione per atto pubblicodella Pro loco Maglie, da subito affiliata all’UNPLI ed iscrittaall’Albo Regionale delle Pro Loco e nel Registro Nazionaledelle Associazioni di promozione sociale (Legge n. 383 del 7dicembre 2000). La Pro Loco si occupa della promozione e dell’organizzazio-

ne di eventi turistici e attività di sviluppo dei prodotti di qua-lità del territorio. Ed è proprio con l’obiettivo di rafforzare ta-le azione che, a livello locale, l’UNPLI Puglia e la Provincia diLecce hanno sottoscritto, nel luglio scorso, un protocollod’intesa per conseguire una più puntuale collaborazione fina-lizzata alla valorizzazione ed allo sviluppo culturale e turisti-co del territorio.Per quanto concerne il Comune di Maglie esiste un proto-

collo di intesa tra Comune e UNPLI Puglia, in base al quale,tra le altre, viene esclusa la possibilità per il Comune di rico-noscere altra Pro loco che non sia quella affiliata UNPLI. Arafforzare questo protocollo c’è stato quello tra ANCI (Asso-ciazione Nazionale Comuni d’Italia) e UNPLI, sottoscritto aCastiglione del Lago il 5 Luglio 2003 .Per legge regionale (la n. 27 dell’11 maggio 1990), in un

Comune non ci può essere che una sola Pro loco con ricono-scimento ufficiale. La situazione che permane a Maglie è im-barazzante”.

Ci sono Comuni e Comuni. Alcuni non hanno neanche una Pro Loco e altri ne hanno addirittura due. E’ questo lo stranocaso di Maglie, sul quale questo mese il Tacco d’Italia è andato ad indagare. Paradossalmente, infatti, Maglie gode dellapresenza di due associazioni Pro Loco sul territorio comunale: l’una presieduta dal giovane Dario Vincenti, l’altra presie-duta da Rosanna Mellone, nipote dello storico presidente della Pro Loco magliese, Donato Borgia. Eppure la legge con-sente la presenza di solo una Pro Loco in ogni Comune. Il punto, adesso, è stabilire quale di queste abbia ragione a rima-nere e quale, invece, sia da considerarsi “fuori legge”. Entrambe le associazioni, naturalmente, rivendicano, dal canto lo-ro, legittimità. Quale delle due avrà ragione? In attesa dell’esito ufficiale della controversia, abbiamo registrato il puntodi vista dei presidenti di entrambe le Pro loco e lasciamo ogni valutazione ai lettori perché siano giudici imparziali.

zx a cura di Marco Laggetta

LA STRANA STORIA DI MAGLIE DOVE COESISTONO, FUORI LEGGE, DUE PRO LOCO

˙ Vincenti: “Il protocollo di intesa traComune e UNPLI Puglia e quello tra ANCI e UNPLI

escludono la possibilità per il Comunedi dare validità a Pro loco non affiliate UNPLI”¨

« Vincenti: “Il protocollo di intesa traComune e UNPLI Puglia e quello tra ANCI e UNPLI

escludono la possibilità per il Comunedi dare validità a Pro loco non affiliate UNPLI”»

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MAGLIEC A S I S T R A N I z

//Rosanna Mellone“La Pro loco è un’associazio-

ne che nasce sul territorio co-me promozione turistica e vienericonosciuta dall’Ufficio regio-nale dell’Assessorato al Turi-smo, il quale stabilisce con lePro Loco un rapporto di colla-borazione avvalorato dal fattoche la Pro Loco deve costituirsie deve adeguarsi allo statuto ti-po delle Pro Loco della RegionePuglia. Quando nel 1979 si ècostituita l’associazione, lo sta-tuto è stato prontamente ade-guato alla legge perché questeassociazioni non possono pre-scindere dal loro legame con laRegione. Infatti, gli eventuali finanziamenti che la Regionepuò scegliere di corrispondere alle Pro Loco sono diretti aquelle associazioni che rispettano quello statuto. Questo èavvenuto, a Maglie, per più di vent’anni, in una Pro Loco ma-gistralmente presieduta dal dottore Borgia. In quegli anni na-sce un’associazione di Pro Loco, una specie di sindacato, chesi chiama UNPLI e che offre la propria assistenza e la propriaintermediazione nei rapporti che intercorrono con la Regione,oltre ad un aiuto burocratico. La Pro Loco di Maglie è stata associata all’UNPLI. Infatti, il

presidente Borgia faceva parte del consiglio provinciale del-l’UNPLI. La UNPLI non è un organo amministrativo, non èun’istituzione, ma un’associazione di associazioni alla qualepuoi scegliere di iscriverti o meno. Nel 1999 l’UNPLI chieseche venissero iscritti nuovi soci. Stranamente i nuovi socierano tutto il consiglio di amministrazione della città. Perstatuto, il sindaco del Comune di appartenenza è socio di di-ritto del consiglio direttivo, settimo consigliere. Sempre perstatuto, chiunque voglia entrare nella Pro loco deve fare unadomanda di adesione al consiglio direttivo. Nel momento incui analizzavamo l’opportunità di far entrare questi nuovi so-ci, il presidente della UNPLI regionale, Angelo Lazzari, riunì

tutti questi nuovi soci, all’insaputa dell’as-sociazione Pro Loco di Maglie, e decise dicommissariare il presidente Borgia alluden-do come motivo ad una mancata presenta-zione del bilancio nei termini previsti. Fa-cemmo, quindi, vedere le ricevute dei bilan-ci approvati e presentati alla Regione. Nonsembravano esserci motivi di commissaria-mento. Iniziò un carteggio tramite studi le-gali con il sig. Lazzari, il quale dopo pocotempo fece sapere che, pur non essendoci

le condizioni per il commissariamento, nessuno poteva im-pedirgli di creare un’ associazione turistica. Di questa nuo-va associazione, che iniziò ad operare col nome di Pro Lo-co, facevano parte non solo quei nuovi iscritti, ma anchedei veterani della nostra associazione ai quali era statodetto che questa era decaduta. Il direttivo di un’associazione può essere commissariato,

ma l’associazione non si cancella: si danno le quote al teso-riere e si rifanno le elezioni. Neanche la Regione può radiareuna Pro Loco senza verificare la presenza di fatti gravissimi.In tutta risposta noi ci siamo subito staccati dalla UNPLI, inquanto non riconoscevamo più l’operato di questa associa-zione, ed abbiamo continuato a presentare regolarmente inostri bilanci alla Regione. La legge regionale 27/90 dice che dove c’è una Pro Loco

non può sorgere un’altra Pro Loco. Noi abbiamo continuato ad avere una sede sociale ed un

conto in banca intestato all’associazione, a percepire i finan-ziamenti del Comune o della Regione, a lavorare ed a fare at-tività sociali quali Maglie for Telethon che ha permesso al Co-mune di Maglie di essere inserito nella lista d’oro dei Comunid’Italia”.

«Mellone: “La UNPLI non è un organo amministrati-vo, ma un’associazione di associazioni alla quale

puoi scegliere di iscriverti o meno”»

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SUPERSANO

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U O M I N I D I U N A V O L TA z

“Secolare albero d’ulivo, d’erbe nocive abbarbicato, il vastotronco intorno respirante e nitido ti rendo. Par che m’avvol-gan plaudenti i rami tuoi e giulive le fronde sussurrino grazieal mio senil sudore”. Certi vecchi sono come gli alberi d’ulivodelle campagne salentine, soprattutto certi grandi vecchidalla scorza dura, animati da una straordinaria forza e ca-parbietà, temprati dalla dura vita contadina: giorni e giorni acontatto con la natura e le sue avversità, ingaggiano con es-sa una sfida per vedere chi si piegherà, chi, per primo, si faràvincere.Così era Rosario Rocco De

Vitis, Don Rocco, come lochiamavano tutti. Era nato nel1911 a Supersano. Aveva fre-quentato il Liceo Pietro Colon-na di Galatina e poi Medicinaa Bologna. A Supersano, avevainiziato la sua carriera di me-dico condotto e, nei primi an-ni, aveva anche partecipato alla vita politica del suo paese,allontanandosene però, poi, irrimediabilmente. All’impegnoprofessionale, egli unì sempre quello letterario. Profondo co-noscitore dei classici greci e latini, fin da giovanissimo iniziòa comporre poesie e versi sparsi. A bordo della sua Fiat 500C, andava a visitare i suoi pazienti. Molto spesso, nei pome-riggi in cui non era impegnato in ambulatorio e, immancabil-mente, il sabato e la domenica, si recava sulla collina dellaSerra di Supersano, dove aveva acquistato una vasta esten-sione di terreno, con una masseria che aveva restaurato e lì,a contatto con la natura, dimenticava noie ed affanni dellavita quotidiana. Per la sua devozione, fece costruire una chie-

setta, a ridosso della pineta, dedicata a San Giuseppe, chevenne consacrata nel 1984.Il suo nome rimane legato alla sua più grande fatica lette-

raria: la traduzione dell’Eneide di Virgilio. Pubblicò, in primabattuta, una traduzione in versi liberi dell’opera,nel 1982,con l’aiuto di vari collaboratori che curarono il commento aidodici libri del poema virgiliano. Successivamente, De Vitis,pubblicò una seconda edizione dell’opera virgiliana, nel1987 (Aesse Editrice Taviano), in endecasillabi puri. Tutti i sa-

crifici vennero ripagati dalsuccesso del libro, che l’auto-re volle distribuire a tutte lebiblioteche ed i Comuni dellaprovincia. Pubblicò un altrovolume, con le Bucoliche e leGeorgiche di Virgilio, con testolatino a fronte, da lui tradottee commentate (Aesse Taviano1988).

“Questa ponderosa rivisitazione del poema virgiliano - diceEnzo Panareo nella presentazione del libro contenente la tra-duzione dell’Eneide - compiuta sotto il segno di una serenadottrina, non meno che sotto quello di un amore sconfinato,vuole essere, e senza dubbio è, una manifestazione di inte-resse culturale […] che affonda salde radici e trova giustifi-cazione nella trepida restaurazione del concetto di umanitàcui sembra che le crisi spirituali del Novecento, cause e con-seguenze di eventi storici di sgomentante portata, abbianoinferto colpi decisivi e, i fati non vogliano, forse irreparabili”.“Don Rocco – dice invece Antonio Errico - ha dimostrato diavere culto, umiltà, passione e mestiere, prima con l’Eneide e

« Il nome di Rocco De Vitis rimane legato alla più grande fatica letteraria,la traduzione dell’Eneide di Virgilio,pubblicata in prima battuta nell’82

e poi nell’87»

zx di Paolo Vincenti

RoccoDe Vitis,medico dallascorza duraRITRATTO DI DON ROCCO: MEDICINA,POESIA E ALBERI D’ULIVO

Rocco De Vitis durante undiscorso pubblico nel 1987

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SUPERSANOU O M I N I D I U N A V O L TA z

poi con le Georgiche e Bucoli-che”.L’impressione che resta in chi

lo conobbe è che Don Rocco nonsia mai scomparso. E’ Maria Bo-danese, moglie di Ruggero, unodei quattro figli di De Vitis, che lospiega. “E’ difficile – afferma -parlare di una persona che pernoi non è veramente assente.Ogni angolo di questa casa (quel-la in cui viveva Rocco De Vitis,ndr) ci parla di lui: la sua lezioneè stata per noi, figli, nuore ed an-che nipoti, un insegnamento chenon potremo mai scordare mache ci portiamo dentro nella vitadi tutti i giorni, nel confronto congli altri, nel nostro lavoro, nellenostre amicizie. Una vita traboc-cante di impegno, la sua, comemedico, come umanista, anchecome politico e in tutte le causesociali che sposava. La sua è stata una vita al servizio deglialtri. Per anni è stato, a Supersano, il medico di tutti – prose-gue Bodanese - curando i mali del corpo ma anche quellidell’anima, le tensioni e le preoccupazioni di chi si rivolgeva

a lui; sempre disponibile, giornoe notte, come solo i medici diuna volta sapevano fare”.Nel 1990, De Vitis pubblicò

“Soste lungo il cammino” (AesseEditore Taviano), una raccolta didiscorsi, poesie, scritti vari, “quasiper predisposizione insita nellanatura umana, di chi sta per emi-grare in un’altra vita o in Cielo, esente il bisogno di radunare emettere insieme le sue cose chesono i vari moti dell’animo nellapropria vita trascorsa”, come lostesso autore scrive nella presen-tazione del libro. E del 1994 è ilbreve romanzo “Naufragio a Mila-no”, (Editrice Salentina Galati-na). Esiste anche un sito,WWW.ROCCODEVITIS.IT, dedica-to a Don Rocco, curato dal nipoteGiuseppe De Vitis e molto com-pleto per conoscerne la figura.

Don Rocco morì nel 1997, ad 86 anni, lasciando un vuotoenorme fra i suoi parenti e tutti coloro che lo conobbero edamarono. Di certi uomini, davvero, come si suol dire, si è per-so lo stampo.

I lavori per la realizzazione della chiesetta dedicata dadon Rocco a San Giuseppe

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TAVIANOS T O R I E D I PA E S E z

A Taviano sembra ormai chiaro il quadro politi-co, che vedrà in primavera confrontarsi il centro-sinistra ed il centrodestra. Anche se l’Unione nonha ancora trovato la convergenza su un nomeautorevole in grado di trovare tutti i suoi partiticoncordi, è quasi certo un accordo. Così il sinda-co del centrodestra, Giuseppe Tanisi, alla fine delsuo primo mandato, e quasi certamente l’unicocandidato autorevole della Casa delle Libertà, siprepara a fronteggiare l’attacco. A complicare lasua situazione, infatti, ci saràcertamente in Città, il cittadinopolitico più autorevole, LorenzoRia, che vanta dalla sua, oltre airisultati di dieci anni di Governoprovinciale, ben 18 anni di sin-daco della città. Come se nonbastasse, si aggiungerà la can-didatura alla Camera di Flavio Fasano, che pur avendo la re-sidenza a Gallipoli, non ha mai tagliato i ponti con la sua cit-tà d’origine, anzi nell’ultimo periodo i rapporti con la cittàsembrano ulteriormente rafforzati. Il Tacco, è andato a sentire i due segretari dei partiti mag-

giori, che oggi sono all’opposizione, Stefano Lupo (segretariodei DS) e Antonio Portaccio (segretario della Margherita).Stefano Lupo (segretario DS): “A Taviano si è aperta una

nuova stagione politica, le forze del centrosinistra, sono ingrado di dimostrare ai cittadini di saper governare bene que-sta città. Il partito che io rappresento, è forza autorevole enecessaria all’interno dell’Unione, sono certo che sarà impor-tante l’apporto che daremo alla coalizione. In questi anni,l’Amministrazione comunale guidata da Tanisi, non ha saputocostruire nulla per la città. Taviano era diventata un punto di

riferimento importante, per i comuni limitrofi. Inquesti anni di mal governo la città ha persoquesto primato. Se poi si guarda a quello checoncretamente è stato fatto a livello di ammini-strazione, il quadro è desolante e sotto gli occhidei cittadini, che sono certo sapranno giudicarein maniera obiettiva e giusta. Gli argomenti sucui discutere e trarre conclusioni negative sonomolteplici, si va dal piano regolatore, alle istal-lazioni di antenne per telefonia, alle opere pub-

bliche, alla totale assenza diprogrammazione”.Antonio Portaccio (segretario

Margherita): “Taviano, tra qual-che mese avrà la possibilità ditornare ad essere governata daun’amministrazione efficiente,che la città merita. Noi della

Margherita stiamo lavorando insieme alle altre forze politichedel centrosinistra, per giungere ad una intesa, per trovare uncandidato in grado di essere espressione della coalizione, eridare slancio al paese, come un tempo. Per questo stiamolavorando, insieme alle associazioni, alla società civile e a li-beri cittadini, anche alla stesura di un programma che ri-specchi le aspettative della gente, Taviano in questi anni èstata governata male, questo è sotto gli occhi di tutti. Credoche la coalizione che stiamo in questi giorni mettendo ap-punto, avrà il compito non facile di correggere gli errori diquesti anni. Certamente non siamo soli in questo compito,grande aiuto può venire, penso ad esempio ad un leader delmio partito, Lorenzo Ria, che abbiamo la fortuna di avere incittà. In questo sicuramente siamo avvantaggiati e possiamoritenerci fortunati”.

MARGHERITA E DSSPIEGANO COME ARRIVAREAD UN ACCORDO

zx di Mirko Vitali

« Lorenzo Ria e Flavio Falsano fan-no sentire tutto il loro pesonella fase delle consultazioni.

Tanisi chiederà la riconferma»

Tanisi pronto,Unione quasi

Giuseppe Tanisi

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COLLEPASSO

Passata le feste a Collepasso,si è conclusa anche la “pacepolitica”, così la città si preparaad affrontare le elezioni antici-pate, che consegneranno in pri-mavera un nuovo primo cittadino. Entrambi le coalizioni sonoin pieno movimento, e si susseguono gli incontri per la com-posizioni delle rispettive liste. A guastare, però, il quadro po-litico ed a truccare il risultato ci sarà, quasi sicuramente, al-meno una terza lista che l’ex sindaco Salvatore Perrone stacercando in questi giorni di comporre. Non sembrano alloraaver trovato soluzione, dopo quasi sei mesi, i problemi nelcentro destra, che hanno portato alla caduta dell’Ammini-strazione comunale. La prima fase della crisi era iniziata, loricordiamo, con le dimissioni dei tre assessori azzurri: PaoloMenozzi, Giuseppe Perrone e Giuseppe Costa, terminatapoi con le dimissioni del primo cittadino, che non riuscendoa ricomporre la maggioranza, prese atto della situazione erassegnò le dimissioni, senza poche polemiche con il gruppoazzurro. La prima novità, riguarda proprio l’ex sindaco, checome previsto dalla legge, non potrà essere candidato per lacarica che ha rivestito per circa sette anni. Sicuramente, pe-rò, voci autorevoli, lo danno candidato nella corsa per un po-sto in consiglio. Gli scenari possibili sono ancora in via dicomposizione. L’Unione ha costituito un coordinamento gui-dato da Pantaleo Gianfreda, che dopo la presentazione aicittadini, a cui ha partecipato la vice presidente della Provin-cia Loredana Capone, ha iniziato a sentire associazioni e cit-tadini, organizzando anche una serie di incontri pubblici. Lostesso coordinatore Gianfreda ha confermato che “in questa

fase l’obiettivo è quello di defi-nire il programma, rafforzare lacoalizione, e se non dovesseemergere nessun nome in gradodi garantire tutta l’Unione, si ri-

correrà alle elezioni primarie”. Dello stesso avviso pare esse-re il rappresentante della Margherita, all’interno del coordi-namento Tonino Gianfreda, che ha dichiarato come le “pri-marie si possano svolgere, ma l’unione sta lavorando anchead un indicazione di un personaggio autorevole, in grado dirappresentare l’intera coalizione”. Anche il centro destra, edil gruppo di Forza Italia, ha iniziato le consultazione al suointerno, per individuare chi dovrà guidare la coalizione. PaoloMenozzi, ha dichiarato che “ si sta ascoltando la società ci-vile, e si stanno attivando anche tramite i vertici provincialidei rispettivi partiti, una serie di iniziative per stabilire chipossa guidare alla vittoria il centro destra, orfano dell’ex sin-daco Perrone. Intanto si partirà con una serie di manifesta-zioni aperte al pubblico”. L’ex primo cittadino, non sembraintenzionato a lasciare la politica attiva, ed ha dichiaratoche “ proprio in questi giorni ha intrapreso una serie di con-tatti per presentare una lista civica, aperta alla società civiletenendo fuori però, gli estremismi di destra e sinistra” saràha continuato “una lista composta da persone con esperien-za ed altre che si affacciano per la prima volta sulla scenapolitica”. La vita politica dunque in città sembra in fermento,e non si escludono colpi di scena e passaggi di coalizione diesponenti illustri. Al momento, però nessun nome autorevoletrapela su chi, in primavera, potrà tentare di occupare la pol-trona di primo cittadino.

zx di Mirko Vitali

Perrone:“Lascio ma non mollo”

CENTRO DESTRA E CENTRO SINISTRA AFFILANO LE ARMI IN VISTA DELLE AMMINISTRATIVE

V E R S O L E A M M I N I S T R AT I V E z

« Salvatore Perrone non puòricandidarsi. Ma sta lavorando dietro

le quinte per la terza lista»

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SPORTN U O T O D A C A M P I O N I z

zx di Antonio Lupo

˙ Valentina ha solo 17 anni sulle spalle e già tantisuccessi all’attivo. Ultimo dei quali, il decimo tempo(1 minuto, 2 primi e 87 secondi) ai campionati assoluti

di categoria di Trieste¨

˙ Valentina ha solo 17 anni sulle spalle e già tantisuccessi all’attivo. Ultimo dei quali, il decimo tempo(1 minuto, 2 primi e 87 secondi) ai campionati assoluti

di categoria di Trieste¨Compirà diciassette anni il prossimo 30 gennaio Valentina

Longo, nuotatrice di Collepasso con successi atletici da re-cord alle spalle, una ragazza semplice e determinata che nonama mettersi in mostra. Alta uno e sessantacinque (pesa 55-56 kg), occhi e capelli castani, preferisce la musica di Jova-notti. Divide il suo tempo tra gli allenamenti alla piscina Icosdi Tricase, sotto la guida orgogliosa del suo coach VincenzoAmbrosino, e gli impegni di studentessa del quarto anno delliceo scientifico (frequenta con buon profitto la sezione E del“Vanini” di Casarano).La sua prima medaglia risale al ‘96, quando ha iniziato al-

l’Euroitalia. Da quel momento ha conquistato risultati sem-pre più promettenti, grazie a faticose e continue attività di al-lenamento, eseguite sempre con passione, se pur con qual-che necessaria rinuncia. E’ così che Valentina si è specializ-zata nello stile a farfalla (o a delfino: rotazione delle bracciacon movimento simultaneo delle gambe) collezionando unaaffermazione dopo l’altra, sia nei campionati di categoria(per età), che in quelli assoluti, senza limiti d’età. Dopo averconquistato il ”bronzo” a Roma nel luglio del 2005 (cam-pionati giovanili nazionali) e il terzo posto negli assolutiestivi di Pesaro (finale giovani), è riuscita a classificarsidecima col tempo di 1 minuto, 2 primi e 87 secondi negliultimi assoluti di categoria, disputatisi a Trieste. Una com-petizione nella quale si è distinta, tra l’altro, come la piùgiovane e come l’unica pugliese.Tutto ciò a totale carico dei genitori che oggi la trovano più

matura dei suoi coetanei, in tutto quello che fa, non solo nelcampo dell’atletica. Si dichiarano perciò soddisfatti per aver-

le consentito di colti-vare la sua attitudine,nonostante il costan-te impegno che ciòcontinua a comporta-re anche per loro.“Non è stato facile – dicono mamma Rosalia e papà Lucio,ambedue insegnanti nelle scuole superiori di Casarano -sostenerla in tutte le gare, le trasferte e i meeting, senzaconsiderare poi la nostra disponibilità ad accompagnarlapresso le strutture, tutte private, dove si allena quotidiana-mente. D’inverno a Tricase (62 km al giorno ), d’estate allapiscina scoperta di Casarano o di Squinzano: le unicheolimpioniche (50 m) di cui si può disporre in zona.”Da tenere presente che la più vicina piscina coperta, adat-

ta a competizioni sportive, è quella del CUS di Bari.“Devo molto al mio allenatore - fa sapere Valentina – che

ha avuto fiducia in me ed ha creduto nelle mie capacità na-tatorie. Ho seguito i suoi preziosi suggerimenti riuscendo, coltempo, a ridurre le incertezze e a controllare la tensioneemotiva”. Una buona sintonia che ha portato la giovane atle-ta a mettere alla prova il suo talento, senza cedere mai.Insomma un nuoto da incentivare, considerate le perfor-

mances da vera campionessa, una delfinista salentina dispicco che brucia le tappe chiedendo sempre di più a sestessa.Valentina ha recentemente conquistato, tra l’altro,due prestigiosi riconoscimenti regionali (Federazione Nazio-naleNuoto-Puglia) per l’attività svolta:un premio speciale edun trofeo come migliore atleta dell’anno 2005!

Il delfino del SalentoUNA GIORNATA SCANDITA DA ALLENAMENTI, SCUOLA E LA MUSICA DI JOVANOTTI

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40 il tacco d?Italia

SPORTz S A L E N T O O L I M P I C O

Quando si at-tende con trepi-dazione un mo-mento importante

si continua a pensare come sarà. Per poi viverlo in modocompletamente diverso da come lo si è immaginato. Oltre unanno fa guardavo il sito dedicato ai volontari delle prossimeOlimpiadi invernali di Torino e un piccolo link rimandava alviaggio della Fiamma Olimpica. Incuriosito ci vado e, vistoche non richiedeva molto tempo, compilo il modulo con ilquale si inoltrava la richiesta per aspirare ad essere uno deitedofori. Salvo sul cellulare il codice con il quale mi sono re-gistrato, perché scordo sempre tutto, e mi dimentico per unanno di aver inoltrato questa domanda, salvo ricordarmenequando il Presidente Ciampi consegna la torcia al primo te-doforo Stefano Baldini lo scorso 8 dicembre. E allora pensoche ormai tutti i protagonisti della staffetta sono stati sele-zionati e contattati. Passa un’altra settimana e trovo una bu-stona nella cassetta delle lettere con tanto di logo “viaggiodella fiamma olimpica”: “Caro Francesco, Congratulazioni!Con immenso piacere ti informiamo che sei stato seleziona-to come tedoforo per il Viaggio della Fiamma Olimpica di To-rino 2006”. Penso subito, con diffidenza tutta italiana, che cisia sotto qualche inghippo e continuo a leggere tutti i moduliche mi sono stati inviati. Una serie di informazioni e di di-chiarazioni che mi impegnano a non indossare loghi e marchidurante il mio tratto di staffetta, mi obbligano a non divulga-re la notizia di essere stato selezionato a mezzo stampa e al-tre cose del genere. Sembra tutto vero…Rispedisco tutta lamodulistica richiestami e attendo. Nel frattempo si sa che laFiamma sarà nel Salento il 4 di gennaio. E’ lunedì 2 gennaioe ancora non ricevo nessun’altra comunicazione. Penso dav-vero di essere stato fregato e mi ricordo che assieme alla pri-ma comunicazione vi era la possibilità di acquistare la torciautilizzata durante la staffetta anticipando il pagamento allamodica cifra di 330 euro. Acquisto che sarebbe potuto ancheavvenire lo stesso giorno della staffetta a 360 euro. Tenitive-la! è stato il mio pensiero. Ho subito concluso che avesseropreferito selezionare chi già avesse dato la conferma dellavolontà di acquistare la Torcia. Non contento chiamo a Tori-

no: “Tutto confer-mato. Abbiamo unpo’ di problemi conle poste ma dopo-domani, alle 13.30,appuntamento pres-so l’Istituto d’Arte diParabita.” Mi sembratutto troppo strano esemplice. Parenti eamici preparano lemacchinette fotografi-che e io preparo lescuse nel caso si trat-

tasse di una bufala. Giorno 4 ormai non ho più niente da per-dere. Avviso qualche amico, la Direttora, non mangio e tre-mante (meno male per Lorena…) mi avvio a Parabita. Ban-diera olimpica, volontari, divise e torce olimpiche mi sfilano aun metro di distanza. Mi presento per il riconoscimento eprima di me un ragazzo litiga perché è stato convocato manon è presente negli elenchi (equivoco risolto pochi minutidopo per la felicità del ragazzo). Penso che la stessa sortetoccherà anche a me, ma sbircio tra gli incartamenti dellostaff e trovo il mio nome. Passa un minuto, e mi consegna-no la divisa. La indosso: è grande. Provo a cambiarla manon ce ne sono altre: si corre lo stesso. In dieci minuti ciconsegnano la Torcia, ci informano su tutte le procedure daseguire e foto di gruppo. In dodici attraverseremo Parabita euna parte di Matino. Sulla navetta che ci porterà nei punti dipartenza di ogni tedoforo si passa da momenti di silenzio as-soluto ad altri di chiacchiera isterica. A Gallipoli hanno finitoin ritardo e si aspetta, allora, con la mia Torcia stretta in ma-

« Lascio per un attimo la Torcia aimiei genitori ma avrei voluto fare pro-vare a tutti l’emozione di tenerla tra lemani anche per pochi secondi»

CINQUE MINUTI, UNA VITA.IL DIETRO LE QUINTE DELVIAGGIO DELLA FIAMMA

OLIMPICA RACCONTATO DAUN TEDOFORO D’ECCEZIONE:IL GIORNALISTA DEL TACCO

D’ITALIA

Sì, Tedoforo!

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no, scendo per salutare alcun vecchi amici podisti che scor-teranno la Fiamma sino a Casarano. Foto, tante foto. Cono-sco il tedoforo che mi precederà, è un agente di polizia cam-pano che assieme a molti colleghi sta attraversando l’Italiaal seguito della Torcia ed è stato selezionato proprio per ilprimo tratto parabitano. Scende prima lui, poche centinaia dimetri e tocca a me. Mi lasciano all’inizio di via Coltura, af-fianco al Santuario e penso che proprio lì, dieci anni fa, vin-cevo un importante gara da sportivo praticante. Come scen-do dalla navetta un boato: non immaginavo tanta gente. La-scio per un attimo la Torcia ai miei genitori ma avrei volutofare provare a tutti l’emozione di tenerla tra le mani ancheper pochi secondi. Sono circondato da gente che vuole es-sere fotografata accanto a me. Passano i mezzi del corteo,un animatore degli sponsor mi da una pacca sulla spalla:“Ciao Tedoforo!” Allora non è un sogno…Giunge un poliziottoin moto, si ferma, attiva la mia Torcia. Dieci secondi e apparela Fiamma. Mi affianca il tedoforo 72 della giornata, avvicinola mia fiaccola alla sua e ancora non ho capito se la mia sisia accesa perché il fuoco avvolge entrambe le torce. Unoscorta-tedofori, mi dice di andare. Sposto di pochi centimetrila mia Torcia e vedo che si è accesa. La gente applaude escorgo qualche volto conosciuto. Mio fratello. Inizio a correree un volontario dello staff mi invita a salutare il pubblico. Ti-midamente allungo il braccio e muovo la mano. Tutti ricam-biano il mio saluto e ci prendo gusto. Ogni tanto devo fer-marmi e camminare perché la gente è tanta e il corteo nonriesce a farsi strada velocemente. Giriamo a sinistra per viaVittorio Emanuele, pochi metri e mi incontro con il tedoforosuccessivo, avviciniamo le Torce la sua si accende e la miaviene spenta. Mi trascinano di peso su un’altra navetta dovemi accolgono altri volontari e consegno la mia Torcia. Scrivosul diario di viaggio alcune frasi sconclusionate e cerco dicapire ciò che ho appena vissuto. Raccogliamo gli altri tedo-fori e ci riaccompagnano all’Istituto d’Arte. Firmo l’intenzionedi acquistare la Torcia a Giochi finiti perché ORA 360 euro misembrano pochi, saluto tutti e rientro a casa. Il resto, tuttal’emozione, i volti felici delle persone, ogni metro della mia

staffetta li ho vissuti la notte

successiva. Sport è passione, amore, sofferenza, gioia, pa-ce. Mi sono svegliato tante volte pensando a quei cinqueindimenticabili minuti quando ho accarezzato e tenutostretto tra le mani tutto questo.

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SPORTS A L E N T O O L I M P I C O z

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Musica e follia all’appuntamento del 27gennaio con “Letture dal Tacco”, il primocaffè letterario del Sud Salento, organiz-

zato dal Tacco d’Italia nei locali di Oste Pazzodi Casarano.

La musica è quella ricca di contaminazionibalcaniche, jazzistiche e tradizionali salentinedi due musicisti dei Manigold, Claudio Prima,organetto e voce (primo organetto della “Nottedella Taranta”), e Redy Hasa, violoncello.

La follia è nelle parole di Maria Pia Romano,giornalista per Corriere del Mezzogiorno, il Sole24 Ore, quiSalento e direttrice della web tvNightChannel (oltre che responsabile della di-vulgazione scientifica dell’attività del Diparti-mento di Ingegneria dell’Innovazione e dellaFacoltà di Ingegneria dell’Università di Lecce),che, dopo due raccolte di poesie, oggi è al suoprimo romanzo, “Onde di follia”, appunto, pub-blicato per Besa (2006).

La serata si aprirà con l’esibizione del duod’eccezione composto da Claudio Prima e RediHasa, due musicisti che vantano collaborazionicon artisti e formazioni di rilievo del panoramaartistico pugliese e italiano e che proporrannouna rivisitazione delle musiche popolari del sudItalia e dei balcani, con particolare attenzionealla musica tradizionale albanese, insieme conun ricco repertorio inedito. Non mancherannomomenti di improvvisazione jazz attraversostrumenti tipicamente popolari. I brani del re-pertorio saranno le riproposizioni dei classicitradizionali riarrangiati con lo spirito delle in-fluenze balcaniche emediterranee e i braniinediti sintesi di taleesperienza di contami-nazione.

Poi la musica divente-rà accompagnamentoalla lettura di brani e

pensieri tratti dal romanzo di MariaPia Romano, affidata alla voce caldae ormai storica dello speaker radiofo-nico Ciky Forchetti.

Insomma, l’organetto, il violoncello e lavoce si fonderanno in una mescolanza di stilie di atmosfere che evocheranno i modi e ilsenso del romanzo in presentazione, “un lun-go racconto d’amore – co-me lo definisce la stessaautrice - Quell’amore che ètutta l’esistenza nella vita diuna donna, un episodio,soltanto, in quella di un uo-mo. Un libro dedicato a chiama, quindi, a chi vive”.

E così è “Onde di follia”:un romanzo al femminile,scritto nei modi delicati enello stesso tempointensi, tipici delledonne. Una pittrice,una casa sul mare,un surfista, un po-stino senza nome.Ed una passionetravolgente tra idue. Una scritturasincera e di qualità,che rivela agli uo-mini fin dove puòspingersi la capaci-tà di amare delledonne.

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zx a cura di Nerò Comunicazione

Onde di folliae musica

INIZIO SPETTACOLO ORE 21,00Oste Pazzo - centro antico di Casarano - Tel. 0833.513376 - Paolo 338.8647941

I GUSTI DEL TACCOz O S T E PA Z Z O

Maria Pia Romano

Redy Hasa

Ciki ForchettiClaudio Prima

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Un’assistenza capillare ai pazienti e una logica organizza-zione di spazi e servizi offerti. E’ questo il programma di Ispe(Istituto per i Servizi alla Persona per l’Europa), per la Resi-denza Sanitaria Assistenziale di Mola di Bari di cui l’Istituto èresponsabile. Ed Ispe lo mette in pratica garantendo ai resi-denti nella struttura una completa lista di servizi: dall’assi-stenza socio-sanitaria e riabilitativa di medicina generale especialistica a quella infermieristica; dalla riabilitazione neu-ro-motoria e cognitivo-comportamentale al segretariato so-ciale e all’assistenza alla persona e all’animazione.E, al fine di garantire prestazioni adeguate al grado di dis-

abilità e dipendenza di ciascun ospite, la Residenza SanitariaAssistenziale è articolata in diverse aree di intervento: quelladella senescenza, quella della disabilità, quella del disagiomentale.I servizi Ispe sono rivolti, infatti, a pazienti affetti da diversi

gradi di disabilità e dipendenza fisica o mentale, come le pa-tologie cronico-degenerative, gli handicap di natura fisica,

psichica e sensoriale, idisturbi psichiatrici, le al-terazioni morbose stabi-lizzate o morfo-funzionali, per le quali è necessario assicuraretrattamenti terapeutici protratti nel tempo.L’accesso nella residenza sanitaria assistenziale dell’ISPE

può essere richiesto dal medico di medicina generale, daiservizi generali della Ausl o, in caso di dimissione dall’ospe-dale, dal dirigente della divisione ospedaliera, o dai serviziterritoriali comunali. La retta giornaliera a carico del residen-te è pari a 30,24 euro (legge regionale 698/03). Nel caso incui questi o la sua famiglia non possano corrispondere la ci-fra richiesta, il Comune di residenza interverrà a versare ilcorrispondente contributo integrativo. “Con la nuova residen-za di Mola di Bari - dichiara Mario De Donatis, commissariostraordinario dell’Istituto – l’Ispe, attiva dal 1990, varca iconfini del Salento e si propone come struttura al serviziodi tutta la Puglia nel campo dei servizi alla persona”.

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DITUTTODIPIÙL O S A P E VAT E C H E z

//RICORDANDOANTONIO FERROgià Direttore ERSAP Lecce-Brindisi

Caro Antonio,

dopo quasi quarant’anni in-sieme, rievocare la Tua vita dilavoro, vissuto come un idea-le, non è facile: dapprima pioniere dellaRiforma Fondiaria, poi colonna dello svi-luppo agricolo della nostra regione. Sembra ieri, anche se avevamo poco più

dei pantaloni corti, quando, dopo un pre-zioso rodaggio professionale a Miggiano,cominciasti il tuo lavoro all’Ente, assegnatocome perito agrario a Policoro. Seimilaettari di boschi e paludi erano del solo ba-rone Berlingeri, dove le stoppie non pote-vano essere spigolate se non dopo il pas-saggio delle orde dei tacchini padronali.Bisognava eliminare la malaria , costruiredighe a monte, realizzare i poderi, le stra-de, le borgate, tutti i servizi essenziali. La riforma di Policoro e di tutto il Meta-

pontino fu un’opera da tita-ni, alla quale desti l’anima.Essa cambiò i pascoli di al-lora in tendoni, pescheti,agrumeti, orti industriali, masoprattutto migliaia di fami-glie di diseredati in impren-ditori.Seguì Gaudiano, come di-

rettore del Centro di colo-nizzazione. Com’era bella la valle dell’O-fanto! Ma anche là i problemi erano im-mensi e li affrontasti con impegno illimita-to. Quante volte scendevi dall’ufficio almattino, dopo un’intera nottata di lavoro!Io ci arrivai poco dopo di Te e mi accoglie-ste con cordialità indimenticabile, Tu, laTua cara Gina, i Vostri figli bambini . Vennero poi il Centro di Gravina e la Lau-

rea, conquistata studiando per anni, solodopo mezzanotte, in modo così sistematicoche, appena finì, in quelle ore non riuscivipiù a dormire. Diventasti poi direttore provinciale,

dapprima a Bari, poi a Lecce e dopo anco-ra a Lecce e Brindisi. Qui trovasti i lavori della riforma quasi

conclusi, ma, impellenti, il bisogno di co-operative di trasformazione e nuovi proble-mi, letteralmente immensi, posti dalle inte-grazioni comunitarie .Tu promuovevi e coordinavi, onnipresente

sicurezza e stimolo per i tuoi oltre centocollaboratori. Sorsero tutta una rete dicantine sociali, di oleifici, di tabacchifici, diorganismi di secondo grado, esperienzaesaltante, di costruzioni e di gestioni, checi impegnò tutti, tecnici e amministrativi. Caro Antonio, erano realizzazioni che co-

stituirono segni epocali. Il Tuo lavoro e ilTuo entusiasmo sono stati determinanti.Più d’uno ha detto, in questi giorni, checon Te se n’è andato un pezzo di storia,non solo della nostra agricoltura. Ed ora, a Te una preghiera: oltre a conti-

nuare ad essere vicino ai Tuoi cari Figli,aiuta gli attuali responsabili della nostraagricoltura, alle prese con problemi di po-litica agraria così completamente nuovi!Il Tuo esempio sia il Tuo lascito più im-

portante.

Lecce, gennaio 2006Leonardo Branco

Con le personea 360 gradi

APRE UNA NUOVA STRUTTURA DELL’ISPE A MOLA DI BARI

Mario De Donatis

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LIBRIPESCHI E TERRARUSSA z

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Le Edizioni dell’Iride pubblicano il volu-metto “Peschi e terrarussa” in cui l’auto-re, Giancarlo Colella, presenta sei Cunti,quindici Sunetti e sette Canti, quattro deiquali musicati e raccolti in un cd da lui edal suo gruppo di musica popolare “ICoribanti”.Giancarlo vive ad Acquarica del Capo;

è docente specializzato nel sostegno aglialunni portatori di handicap, esercita laprofessione giornalistica, scrivendo per“Gazzetta del Mezzogiorno” dal 1980 edha alle spalle anche una raccolta di poe-sie edita nel 1984. La presente raccoltadi testi è il frutto del legame fortissimoche egli sente con il Salento, simile aquello di “uno dei tanti ulivi secolari chepopolano questa terra”. In ragione di ciòla lingua di cui si è servito è il dialettoacquaricese o capuano, che della cultu-ra e delle tradizioni della terra salentina,definita da Gherard Rholfs come “terradei molti dialetti”, è uno degli elementimaggiormente rappresentativi. Ritrovia-mo in questi testi racconti della e sullagente del Salento, con personaggi tipicidella vita di una volta: lu cavatufi (il ca-vapietre), che estraeva la pietra da utiliz-

zare nella costruzione delle abitazioni; ilcontrabbandiere Linardu al quale i gen-darmi avevano trovato una quantità disigarette tale “ca bbastene cu fumamenzu munnu”. Nei Sunetti Giancarlotesse le lodi all’“onestà de lu precamor-ti”, ovvero del becchino, il quale non puòapprofittarsi di nessuno, perché i morticon cui è in contatto sono nullatenenti;non poteva mancare un riferimento al ta-rantismo: nella lirica ‘Na ballerina depizzica, si narrano le vicende di StefaniaPizzolante che “Quannu balla, tie vidi la

passione,/ ma puru‘u core, ‘u culu e ‘usentimentu”.Non si può non

avvertire, in questiversi, l’eco nostalgi-ca di voci e disguardi di un pas-sato non molto lon-tano e ben vivo nel-l ’ inconscio dellagente delle nostrecontrade. La suapoesia ci riporta aduna realtà alla qua-le continuamente si

ritorna per attingere quell’identità stori-co-culturale così importante per viverepienamente gli scenari futuri.

// Tre domande treChe cosa simboleggiano i “peschi” e

la “terrarussa”?I “peschi” sono dei massi affioranti

dalla terra e sono una caratteristica deinostri terreni, resi coltivabili dall’instan-cabile opera dei nostri contadini che lihanno, appunto, spietrati. Peschi e terra-russa simboleggiano quindi la fatica el’operosità delle nostre genti.Quale è il tratto distintivo del dialetto

capuano rispetto agli altri dialetti sa-lentini?“Non è solo una differenza lessicale,

ma anche e soprattutto culturale; la lin-gua è infatti espressione di una determi-nata cultura. La solidarietà e la disponi-bilità verso il prossimo, verso il “forestie-ro”, sono tipici della mentalità e dellacultura della gente del Capo di Leuca. Ta-li elementi si riflettono anche nel nostrodialetto, infatti, quando dalle nostre partici si rivolge a qualcuno, si avrà come pri-ma risposta l’espressione “ci cumanni?”(‘Che cosa comandi’?, a voler dire: ‘Sonodisponibile nei tuoi confronti’)”.Perché si dovrebbero spendere 7 euro

per acquistare il tuo libro?“Perché bisogna recuperare una par-

te della nostra identità e questo recu-pero passa attraverso il recupero deldialetto”.

Salento di“peschi e terrarussa”zx di Marco Sarcinella

IN SEI CUNTI, 15 SUNETTI E SETTE CANTI, IL SALENTO CHE FU. ED È ANCORA

«Giancarlo Colella: “Ilrecupero della nostra

identità passa attraversoil recupero del nostro

dialetto”»

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IL CORSIVO

46 il tacco d?Italia

L’inchiesta del direttore Mastrogiovanni sul più potenteeditore salentino ha dimostrato almeno due fatti, uno con-nesso con l’altro. Il primo: era tutto vero; il secondo: nongliene frega più niente a nessuno. Soffermiamoci su di essicon alcune considerazioni che, come sempre, esprimo libe-ramente e che non impegnano la linea del giornale.Era tutto vero. Vero e pure incompleto. A quanto ne so,

non si è potuta ultimare per ragioni di spazio, la circumna-vigazione dell’attività imprenditoriale di Paolo Pagliaro edel suo gruppo radiofonico-televisivo-pubblicitario. Sonorimasti nei notes e nel registratore aspetti non menoimportanti di quelli che hanno trovato ospitalità nell’ul-timo numero del Tacco d’Italia del 2005. Senza contaregli eventuali sviluppi tecnici annunziati: ispezioni, denunceeccetera. Gli attestati di stima sono giunti numerosissimi,c’è stato un autorevole politico salentino che è perfino ve-nuto a casa mia per “congratularsi”, c’è chi ha indicato al-tri filoni d’interesse giornalistico, come la vicenda dellaFiera di Galatina di cui Pagliaro è stato per qualche orapresidente in pectore, trombato sul filo di lana quandoaveva già preparato il discorso di investitura, c’è chi è ingrado di confermare che Pagliaro si è fatto pagare ef-fettivamente gli spot di Cuore Amico che mandava in on-da sulle sue reti. Purtroppo. E potrei continuare. Decideràil direttore quando e come dar seguito all’inchiestasull’”impero virtuale” che detiene la leadership dell’infor-mazione radiotelevisiva del Salento; a me è stato chiestoun commento, mentre sulla divertente querelle circa l’ap-porto del sottoscritto all’inchiesta, rimando il lettore allequattro righe che ho scritto a Maria Luisa, pubblicate nel-l’apposita rubrica di pagina 4.Se qualcosa dell’inchiesta non era proprio esattissima,

come accade sempre in un lavoro di ricerca su personaggipotenti e influenti, non è stata considerata sufficientemen-te lesiva dell’onorabilità di Pagliaro. Infatti salta subito al-l’occhio, come certi silenzi assordanti in politica, l’assolutamancanza di reazione da parte dell’interessato, cui non di-fetta certo l’ardimento quando ritiene di essere stato offe-so; memorabili le “tirate” quando qualcuno osa tacciare diparzialità TeleRama. Personalmente ed in redazione con-serviamo due lettere dell’attuale avvocato dell’impren-ditore, entrambe cupamente minacciose: nella prima, chi

scrive veniva ammonito a contenere il “diritto di criticanei limiti della correttezza professionale come impone ilcodice deontologico (sic!) ed il buon senso”. Che avevomai fatto? Soltanto risposto alle domande di un giornali-sta, raccontando la mia verità, sui rapporti di lavoro tra mee Pagliaro. Ancora più tetro il contenuto della seconda mis-siva di cui i lettori del Tacco sono stati messi a parte nelnumero 11 del febbraio 2005 che faceva seguito ad unpezzo dal titolo “il Corsivo di Pagliaro è fallito”. In quellalettera si leggeva tra l’altro: “Nel tempo che verrà il sig.Pagliaro intende tutelarsi giudizialmente e in ogni sede, alfine di ottener la giusta riparazione del torto subito”. Evi-dentemente il tempo non è ancora venuto, forse perchél’impeccabile risposta dell’avvocato brindisino Roberto Fu-sco dimostrò che il Tacco d’Italia non era stato diffamato-rio. Tutto questo per confermare l’assunto: l’inchiesta delTacco era corretta, documentata, per nulla diffamatoria,nonostante l’impegno di un paio di giornalisti leccesi iquali, in più occasioni, hanno domandato affannati: “Maè vero che vi ha querelati?”. Non gliene frega niente anessuno. E’ la sintesi tragicomica cui sono giunto alla finedella fiera. Se avesse tirato il doppio della già rinforzatissi-ma edizione n. 21, questo mensile sarebbe andato esauri-to lo stesso. Il motivo è semplicissimo: tutti quelli cheamano informarsi seriamente sapevano, sia pure parzial-mente, che Pagliaro è, per così dire, un gran furbacchione.Ma Lecce è sempre la stessa città dell’arte “che se ne fot-te di chi arriva e di chi parte”, indolente ed infingarda, per-malosetta solo una volta all’anno sulle classifiche della vi-vibilità, impermeabilissima sui mastodontici conflitti d’in-teresse che si consumano in alcuni suoi santuari: Comune,Provincia, Palazzo di Giustizia eccetera. Su tutto e su tuttiun sistema d’informazione conformato alla perfezione, chenon graffia mai, che ci rintrona con la cronaca nera e conle chiacchiere litigiose dei politici, che dà l’impressione,nettissima ed amarissima, di non voler mai disturbare ilmanovratore. Poi succede che un mensile del “lontano”Sud Salento faccia inchieste strapiene di notizie, vada aruba nelle edicole, riceva innumerevoli attestati di incorag-giamento da quella parte non rassegnata di opinione pub-blica. Per la quale val la pena di andare avanti.

zx di Adolfo Maffei

Un silenzio

e due veritàNé diffide a rettificare, né rappresaglie legalima silenzio di tomba dopo l’inchiesta del Taccosull’“impero virtuale”. E Lecce rimane “città dell’arte…”

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