+ All Categories
Home > Documents > Tacco_21

Tacco_21

Date post: 19-Mar-2016
Category:
Upload: il-tacco-ditalia
View: 229 times
Download: 5 times
Share this document with a friend
Description:
Tacco d'Italia, Pagliaro: l'impero virtuale
56
Transcript
Page 1: Tacco_21
Page 2: Tacco_21
Page 3: Tacco_21

EDITORIALEJ E N A R I D E N S z

il tacco d?Italia3

Cari Lettori,ci rivediamo il 15 Gennaio e non il 30Dicembre, come di consueto. Il numerosuccessivo sarà poi quello del 28 Feb-braio, il giorno in cui compiremo dueanni. Stiamo lavorando al restyling to-tale del Tacco. Stiamo costruendo unquotidiano on line completamente ri-messo a nuovo. Stiamo crescendo, in-somma. E per crescere, si sa, servetempo. Torneremo con cambiamentiche due anni fa sognavamo ma ai qualinon pensavamo di arrivare così in fret-ta e che riguardano il nostro spettrod’azione (che si amplierà, come la fo-liazione), la distribuzione (ancora piùcapillare), la tiratura (maggiore). Dellealtre iniziative cui stiamo lavorando ora

è bene non anticipare nulla. Vi lasciamo con questo numero tra le

mani, ricco di inchieste sui cui risvoltivi invito a riflettere. In tanti continuano a dirci che siamo

coraggiosi. Ma non è coraggio, il nostro.Semplicemente siamo talmente piccolida poterci permettere di dire le cosecome stanno. Forse, da “grandi”, mette-remo la testa a posto, quando avremotasche più gonfie da difendere. Per oranon ci sono interessi in ballo a chiuder-ci la bocca, né la politica a farci da om-brello. Contiamo solo su noi stessi e sudi voi. Lettori e sponsor (per il 90% pri-vati, il pubblico incide ben poco sul no-stro fatturato…) sono la spina dorsaledi questo giornale. All’americana, dun-

que. Solo con il vostro consenso possia-mo farcela. Abbonatevi, numerosi e in-vestite su noi. Il Tacco non ha paura dirispolverare formule del giornalismoclassico, come l’inchiesta e il reportage,ormai rare nel giornalismo nazionale escomparse da quello locale.La scelta, perciò è ab origine: sce-

gliere di raccontare scendendo perstrada e non riportando comunicati edichiarazioni, inseguendo le fonti, pre-suppone l’accettazione di un rischio:qualunque cosa si scopra, poi si devedire. Inchieste come quella sul Parco diUgento, le Ferrovie sud-est e l’ultimasul Gruppo Mixer media managment lodimostrano. Noi abbiamo scelto. A voila palla, ora. Farci chiudere o no.

zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

Il tacco d’ItaliaIl mensile del basso Salento

Anno II - n. 21 dicembre 2005Iscritta al numero 845 del Registrodella Stampa del Tribunale di Lecce

il 27 gennaio 2004

DIRETTORE RESPONSABILE:Maria Luisa Mastrogiovanni

HANNO COLLABORATO:Mario Maffei, Antonio Lupo,

Laura Leuzzi, Antonella CoppolaAdolfo Maffei, Paolo Vincenti,

Margherita Tomacelli,Marco Sarcinella, Francesco Ria,Marco Laggetta, Enzo Schiavano

COPERTINA:Illustrazione di Paolo Guido

FOTO: dove non segnalato, archiviode “Il Tacco d’Italia”

REDAZIONE:p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano

Tel./Fax: 0833 599238sms: 329 1276931

E-mail: [email protected]

PUBBLICITÁ:[email protected]

tel. 347 4013649

Unione Stampa Periodica ItalianaTessera n° 14705

IMPAGINAZIONE GRAFICA E STAMPACARRA EDITRICE

Zona Industriale - Casarano (Le)

ABBONAMENTI: 15,00 e per 12 numeric/c n. postale 54550132

intestato a Nerò ComunicazionePiazza Diaz, 5 - 73042 Casarano

www.iltaccoditalia.infoIL PROSSIMO NUMERO

IN EDICOLA IL 15 GENNAIO 2006

JENA RIDENS

Il Tacco tra rivoluzioni e giornalismo classico

Page 4: Tacco_21
Page 5: Tacco_21

// Oui, Paris!Mi ritrovo a scrivere in una banale

mattinata domenicale.Il mio appartamento da studentes-

sa fuori sede tace. Tutti dormono, re-duci da una settimana intensa, a cuisi è sommato un weekend di bagordi.Mi guardo intorno: il pavimento

della mia camera è invaso da due valigie aperte, scarpe, bu-ste con roba da lavare, un poster de l’Eglise de Notre Damed’Anvers di Van Gogh, svariate borse, quaderni e libri.Questa situazione di caos primordiale, mi ricorda che:- dovrei iniziare a fare un po’ d’ordine per evitare lo slalom

speciale ogni volta che mi muovo per la stanza;- sono tornata in Italia da meno di ventiquattro ore.Fino a ieri tutti questi oggetti si trovavano, assieme alla

sottoscritta, a Parigi.E’ strano parlare al passato di una vita che per tre settima-

ne per me ha rappresentato il presente.Per tre settimane ho abbandonato i panni di studentessa

universitaria, per entrare nel ruolo della ragazza alla pari, inuna famiglia parigina.Sono arrivata in Francia con dei bagagli e un po’ di “ansia

da prestazione”. Il mio francese era scarso, e poi occuparsicontemporaneamente di due bambini di tre e cinque anni,non è facile.Sono tornata qui in Italia con tanta carica e positività.Una sfida che posso dire di aver superato. Ho potuto trarre

il massimo beneficio da questa esperienza, anche grazie alfatto che, per la maggior parte delle volte, ho girato per lacittà in compagnia di me myself and I. Ovvero, da sola.Dopo pochi giorni ho smesso di sentirmi una turista.Ho scoperto che la Parigi amata da tanti poeti e musicisti,

tanti registi e scrittori, ha un’anima che difficilmente si puòscoprire in una settimana.Ogni arrondissment (i quartieri della città), ha una suo mo-

do di essere, una sua cultura, completamente differenti.Lo spirito decadente di Montmarte e la vivace trasgressivi-

tà di Pigalle, si contrappongono alla tranquillità borghese diAvenue Foch, e al fermento culturale del Marais. Si respiracultura, un forte attaccamento verso quelle tradizioni chetanto hanno segnato il destino dell’Europa e del mondo, maanche tanta avanguardia, come al Palais de Tokyo, aperto damezzogiorno a mezzanotte, dove i parigini vanno per vederemostre di artisti emergenti, per discutere, magari della politi-ca di Sarkozy, o semplicemente per prendere un caffè con gliamici.Riguardo ai francesi, sono sempre stati gentilissimi con

me, e non scontrosi, come vengono dipinti da vari luoghi co-muni.Ma forse tutto questo era un sogno?No, guardo nuovamente verso il pavimento, e questo sim-

patico disordine mi ricorda che è tutto vero.

zx Eugenia Garrisi

il tacco d?Italia 5

LETTERES C R I T T U R E D A L TA C C O z

In una stalla a Betlemmeè nato un bel bambino,in una piccola mangiatoiail suo nome è Gesùbambino.La Madonna e l’asinelloSan Giuseppe e il vitello,è venuta tanta gentedal lontano estremoOriente sono venuti avisitare quest’eventoeccezionale.I re magi con i cammelli,i pastori con gli agnelli,il calzolaio e il giardiniere,la massaia e il panettiere,il fabbro e il falegname;tutti quanti a visitare.

La stella cometa li haguidati,nella stalla li ha portatidove c’era una grandesplendore,era nato il Redentore.Nella nascita di quelBambinoc’era rinchiuso il nostrodestino.

Auguri a tutti

zx Rosario Casto

// Due Stellea Daniela e Paola, che brevemente hanno solcato il

nostro cielo, regalandoci un bagliore di luce

Affacciati alla finestra del mondo,gli occhi annebbiati di pianto,

abbiamo visto palpitare due stelle.

Una luce abbaglianteemana il cielo trafitto;un’angelica melodia

il lacerante sibilo delle tenebresovrasta.

Nel corpo annichilitolieve sussulta l’animo,un tremulo stuporerapisce i cuori…

si frantuma la crisalide,sta per spiccare il volo la farfalla:“Sono giunte le nozze dell’agnello”.

zx Giovanna Cirielli Rini

Errata corrige

Le foto pubblicate nello scorso numero, a corredo del servizio “Il senatoredi Casarano” di Marco Sarcinella, sono di proprietà di Aldo Toma e fannoparte di un ricco archivio fotografico frutto della sua decennale attività digiornalista. Ci scusiamo per l’omissione con i lettori e con il collega.

// Natale

Page 6: Tacco_21

6 il tacco d?Italia

ATTUALITÀz L E M A N I S U L L ’ I N F O R M A Z I O N E

IL GRUPPOMIXER MEDIAMANAGEMENT, ISUOI PARAVENTIE I SUOIPROBLEMI

Un impero di facciata. Cioè maestoso nella sua struttura, ridondante nell’autoreferen-zialità, ma fragile nelle sue fondamenta cartacee. Fragile, perché virtuale, perché par-te di ciò che è dichiarato essere vero, vero non è. E quello che sembra a posto con-

tiene elementi di dubbio. Proponiamo subito il sommario di quest’inchiesta che, probabil-mente, non riusciremo ad esaurire in una sola puntata, avvertendo che quanto abbiamoscritto siamo in grado di documentarlo: i direttori dei telegiornali di Paolo Pagliaro non so-no responsabili davanti alla legge ma soltanto, nella migliore delle ipotesi, coordinatori eorganizzatori del lavoro giornalistico; una delle due testate televisive (leggi Tg) addirittu-ra non esiste in base alle norme; la proprietà effettiva di una televisione è messa in dis-cussione in un processo in corso che si annuncia molto complicato per l’attuale editore;la cooperativa dei giornalisti e di quasi tutti i dipendenti è controllata dall’editore-clientetramite le nomine dei suoi vertici, la pattuizione e l’erogazione dei compensi individuali; ilocali di una rete tv e di tutte le radio del gruppo non rispettano le basilari norme sulla si-curezza del lavoro, sono subissate da carte bollate e sono l’obiettivo di prossime ispezionida parte della ASl e dei Vigili del Fuoco, perché in odore di “inagibilità”; le società che co-stituiscono il “Gruppo Mixer Media Management” - che comunque non risulta da una “visuraCerved” - sono riconducibili tutte ad un unico soggetto: Paolo Pagliaro. Proprietario, editoree, tramite l’amico e sodale Max Persano, controllore diretto di tutte le testate, televisive e ra-diofoniche, persino una di “agenzia giornalistica”, la “Comunication” (con una sola “m”).

Il GruppoPaolo Pagliaro è un imprenditore che deve parte del successo alla sua fantasiosità. Molte

« Telerama haun capitale socialedi quasi un milionedi euro. Nell’ultimoesercizio ha persooltre 97 milaeuro»

zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

Il “Gruppo Mixer Media Management” inun’illustrazione di Paolo Guido che reinterpretail Narciso del Caravaggio

PAGLIARO:// INCHIESTA

Page 7: Tacco_21

il tacco d?Italia 7

ATTUALITÀL E M A N I S U L L ’ I N F O R M A Z I O N E z

delle intuizioni di marketing sono diventate dei veri e propribrand; alcuni sono innocui, come il roboante “Gruppo MixerMedia Management”, e la concessionaria di pubblicità “K.&C.”.Sono entrambe sigle, tecnicamente si chiamano “insegne”, cheè facile trovare su carte e buste intestate, modulari di contratti,perfino negli spot autopromozionali. Altri sembrano meno inno-cui.Queste le società che la cosiddetta “visura Cerved” (accessi-

bile via Internet molto facilmente) attribuisce a Paolo Pagliaroin quanto amministratore unico, socio unico o presidente delConsiglio di amministrazione: Telerama (srl con socio unico,capitale sociale 998mila euro, ricavi per un milione e mezzodi euro, una perdita d’esercizio di quasi 100mila euro al31/12/03. In quel 2003 nessun dipendente dichiarato, nel2001 ne risultavano 4. Un indice di liquidità del 106,5%); Ra-diosalento (srl, amministratore unico); Radiorama (srl, ammi-nistratore unico); Broker p.r. (srl, amministratore unico);Techno (srl socio unico); Comunicazione & servizi (srl sociounico); Consorzio circuito Top Tv Puglia (presidente del con-siglio amministrazione); Sestante (srl, amministratore uni-co); Editoriale Il Corsivo spa (Presidente del consiglio di am-ministrazione. Dichiarata fallita).

I direttori irresponsabiliL’emittente Rts fa informazione giornaliera tramite tg ogni ora

e il programma “Talk Sciò” è condotto con grande successo daldirettore Giuseppe Vernaleone. Entrambi, emittente e diretto-re, andrebbero catalogati nelle categorie dei Sedicenti o deiVirtuali, perché né Rts né questo collega sono registratipresso il Tribunale di Lecce. Almeno fino alla tarda mattinatadel 17 novembre 2005. Rts nasce sulle spoglie di Telesalento, il cui direttore era (ed

è, dal 2003) quel Massimo (Max) Persano, amico di sempre diPagliaro, l’unico della vecchia guardia di professionisti e colla-boratori (insieme a Titti Carratu e a pochissimi altri, due o treche incontreremo più avanti con incarichi “sociali” di una certarilevanza). A sua volta Telesalento è rinominata così dopo esse-re stata acquistata con il nome Tv 10. Come e da chi? Piùavanti i divertenti dettagli, anch’essi “incartati” in un processocivile in corso di celebrazione. Qui proseguiamo con l’elencodei Sedicenti o Virtuali perché dobbiamo tirar dentro ancheuna collega che stimiamo, Gabriella Della Monaca che non è,purtroppo per lei e per i telespettatori che ogni sera ne hannoletto il nome con questa qualifica sul “gobbo” di chiusura diogni edizione (nella nuova impaginazione è stranamente scom-

parso), il direttore responsabile di TeleRama, la maggiore Testa-ta televisiva locale del Salento, ma al più, il facente funzioni.Ed anche in questo caso, fatta la verifica di rito, abbiamo sco-perto che: per il Tribunale, “direttore responsabile” è Max Per-sano. Da ben 12 anni. Scopriamo che neanche il compiantoDomenico Faivre, benché potesse insegnare giornalismo, hamai avuto questa qualifica. Quindi, concludendo, è Paolo Pa-gliaro per interposte persone ad avere il controllo delle sue dueemittenti, pur poggiandosi su due figure “tecnico-professiona-li”, una giuridica del suo amico più caro Persano che firma en-trambe le Testate, l’altra bicefala: i due giornalisti che dirigonoquel che al padrone non interessa dirigere. Le controlla anchevisivamente, le sue emittenti, l’attento padrone: di fronte allasua scrivania ha un pannello di otto o dieci monitor sintonizza-ti sulle sue e sulle tv concorrenti e nazionali. Per far capiremeglio, lettori e avvocati: se qualcuno querela per diffama-zione TeleRama, a risponderne è, in solido con l’azienda, Mas-simo Persano non Gabriella Della Monaca; se la querela arri-va a Rts non ne risponde nessuno, a meno che il diffamatonon si dia da fare a ricostruire, a ritroso, tutto il percorsoche Pagliaro ha fatto compiere alla vecchia Tv 10, poi Telesa-lento, infine Rts. Tanto meno, in tal caso, ne risponderebbe lozelante Vernaleone che è davvero il più virtuale del mazzo. Per completezza d’informazione, abbiamo sentito il dovere di

documentarci anche in questo caso. Da due presidenti regiona-li dell’Ordine dei Giornalisti ci è stato risposto che l'editore nonpuò nel modo più assoluto trasmettere un tg non registrato,quindi clandestino a tutti gli effetti. Rischia la sospensione oaddirittura la revoca della concessione e una serie di sanzionipecuniarie che, presumibilmente, terranno anche conto dellemovimentazioni economiche legate a questa tv, che si vede be-nissimo, ha successo eppure non è improprio definire “virtua-le”; come “virtuale” è il direttore responsabile, il quale, a partela brutta figura, rischia molto meno: un procedimento discipli-nare se il caso viene sollevato anche davanti all'Ordine profes-sionale, lievi sanzioni pecuniarie se viene individuato comesoggetto agente in concorso con l'editore. Se veramente l’edi-tore pubblica la dicitura "direttore responsabile" e questo fos-se certamente dimostrabile, potrebbe andare incontro ancheall'accusa di falso in atto pubblico e alla violazione delle nor-me relative alla registrazione dei giornali e alla dichiarazionedei mutamenti, previste dagli art. 5 e 6 della legge sulla stam-pa (n. 47 del 1948). Vale per Gabriella (finché è stata qualifi-cata così), non per Vernaleone. Il giornalista ripetiamo non vaincontro ad alcuna sanzione, del falso potrebbe essere chiama-to a rispondere disciplinarmente davanti all'Ordine o potrebberispondere di concorso nel momento in cui si accerti che il col-lega era d'accordo con l'editore. Tutto molto tecnico, vero? For-se addirittura fastidioso, ma se si vuole informazione non truc-cata occorre stare nelle regole, di forma e di sostanza: e quic’è molto cattivo odore di illegalità. Saremmo curiosi di saperecome reagirebbe Pagliaro se un suo concorrente fosse giuridi-

«Cuore amico è un’operazione tra-sparente, tranne per la voce “costi di

gestione”. Gli spot sono gratuiti?»

L’impero virtuale// INCHIESTA

Page 8: Tacco_21

ATTUALITÀz L E M A N I S U L L ’ I N F O R M A Z I O N E

8 il tacco d?Italia

camente così male attrezzato, come è la sua RTS. Cioè: noi losappiamo bene (sappiamo di un tentativo posto in essere adaltissimo livello per far cessare l’attività di un competitore sa-lentino), ma lo lasciamo immaginare ai lettori. E a proposito diregole, ecco un’altra perla.

La Cooperativa C.C.C.Per i giornalisti, così come per quasi tutti i dipendenti di Pa-

gliaro, il rapporto di lavoro è gestito da una Cooperativa, la se-conda nella storia del “virtuale” Gruppo Mixer Media Manage-ment, perché la prima fu dichiarata fallita in seguito a vicendedi cui sappiamo molto ma che, per ragioni di spazio, anche inquesto caso non approfondiamo, perché lontane nel tempo(ché, se dovessimo andare indietro, troveremmo, ben più im-portante, lo scandalo delle false fatturazioni di Telerama, percui andò in galera una mezza dozzina di personaggi eccellenti).Le Cooperative giornalistiche sono spesso un’escamotage,sono attaccabili solo da qualcuno dotato di autorità ispettiva(come l’Inps, l’Inpgi, l’Ispettorato del Lavoro, eccetera) o dailavoratori, ciò non di meno moralmente riprovevole; serve asottopagare il lavoro, non avere doveri contrattuali rispettoad orari e carichi, non riconoscere i diritti sindacali, non ga-rantire pienamente e puntualmente le contribuzioni previ-denziali. I ragazzi della C.C.C., nessun professionista e non tuttipubblicisti, che vivono l’effimera soddisfazione della notorietàtelevisiva (la formidabile leva che Pagliaro sa brandire congrande e riconosciuta sagacia, anche all’esterno), producono lamateria prima della fortuna imprenditoriale del capo, ben sa-pendo, costoro, che hanno un futuro personale e previdenzialesolo se se ne vanno da lì. Molti l’hanno fatto, molti vorrebberofarlo ma non possono perché non c’è mercato, e debbono ac-cettare tutto. Siamo rimasti colpiti dalla posizione assuntadalla collega Della Monaca (che si firmava in calce “direttoreresponsabile”) in occasione dello sciopero generale dei gior-nalisti: la redazione di TeleRama aderiva non perché la cate-goria è sfruttata dagli editori, come in tutta Italia, con lavoroprecario, sommerso e senza garanzie, ma perché c’è il ri-schio che la Finanziaria tolga un po’ di finanziamenti delleemittenti private! La Cooperativa funziona così: ciascun dipen-dente-collaboratore (cioè i giornalisti delle varie testate, i tec-nici, i registi, tutto il personale che ruota attorno al Gruppo) sti-pula con essa un contratto per la prestazione di servizi. LaC.C.C. a sua volta, per il tramite dei suoi vertici, stringe accordicon l’editore per l’erogazione di quei servizi (non solo giornali-stici ma anche tecnici, amministrativi, ecc.) Tra i vertici, con lacarica di vicepresidente del CdA, il solito Max Persano il qualeaveva a suo carico, nel 2004, pignoramenti esattoriali e ipote-

che legali per più di 800 mila euro (non sappiamo se collega-bili alla Cooperativa o ad altre aziende) che nel 2005 sparisco-no. Evidentemente pagati. Persano sta al timone effettivo delpolmone lavorativo del Gruppo, decide praticamente tutto in-sieme a Pagliaro. E’ direttore responsabile di ben cinque te-state giornalistiche: Telerama, Telesalento (ovvero Rts), Co-munication-agenzia d’informazione quotidiana, Caribe news,Jet Radio (tanto risulta al Tribunale al 17 novembre). Unostress pazzesco.

TeleRamaE’ l’ammiraglia che va a gonfie vele, è il punto di riferimento

assoluto e riconosciuto dell’informazione locale, blandita e te-muta dal potere politico, arma letale (“Telearma”, è rinominatadagli addetti ai lavori: ne sanno qualcosa in questo perido im-portanti amministratori del Comune di Lecce) se qualcuno simette di traverso, possente macchina di consenso e amplifica-tore di ogni iniziativa se qualcun altro va d’accordo con Paglia-ro (dalla Provincia invece non ci sono giunte lamentazioni). Lasocietà è per il 100 % di Pagliaro, il suo capitale sociale depo-sitato sfiora il milione di euro. Drena migliaia di ore di pubblici-tà ogni anno, tabellare e di favore, palese e indiretta perfinonegli spazi dell’informazione. Insomma è una potenza totale,perfetta e bellissima. Eppure è in perdita. Non tanto, ma quanto basta per tenere

in vita gli altri parametri. Guardiamo dentro alle cifre ufficiali, sia pure parzialmente

per non annoiare il lettore, ed anche perché parte delle risorsevengono permutate in beni e servizi, secondo la formula del“cambio merce”, una tecnica triangolare di fatturazioni che Pa-gliaro utilizza appena può per pagare con pubblicità e non con

// INCHIESTA

« Il vero direttore responsabile diTelerama non è Gabriella Della

Monaca ma Max Persano.Da 12 anni»

Gabriella Della Monaca

Page 9: Tacco_21

il tacco d?Italia9

ATTUALITÀL E M A N I S U L L ’ I N F O R M A Z I O N E z// INCHIESTA

denaro sonante fornitori, consu-lenti, prestatori d’opera, negozi,concessionarie d’auto eccetera.Dal conto economico, ultimo pernoi disponibile, risulta che al31/12/2003 la perdita di eser-cizio è stata di 97.807 euro; ilsuo Roe, return on equity, cioè il rapporto fra utile d’esercizio epatrimonio netto, cioè la redditività dell’azienda in relazione al-l’investimento è di -8,2 %, mentre l’indice di liquidità, il coeffi-ciente che mette in relazione l’attivo e le rimanenze con il pas-sivo, è 106, 5 %. Piccola perdita, né infamia né lode sugli altrifronti. Uno dei collaboratori di rango defenestrati da Pagliaro inquesti ultimi anni, ci ha detto che nel solo 2004, al lordo deicosti di gestione, il Gruppo Pagliaro ha prodotto pubblicità eservizi per oltre sei milioni. Detratti i costi, quasi tutti congloba-ti in favore della cooperativa C.C.C. (bollette, oneri vari e affittia parte), come abbiamo visto, l’emittente-corazzata non riescea fare attivo.

RTSSi vede ma non c’è. Come già detto, per il Tribunale di Lecce-

Registro della stampa, questa testata giornalistica che va inonda quotidianamente con programmi di informazione e pub-blicità non esiste. Il presidente dell’Ordine di Lombardia, il mi-tico Ciccio Abruzzo, la definisce “clandestina” (rammentiamoche la legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti italiani è leggedello Stato). Esiste però “Studio 10 News TGS Telegiornale Sa-lento” (di fatto si tratta di TeleSalento, ex Tv 10); direttore re-sponsabile del telegiornale è dal 2003 Max Persano, proprie-tario è “Il Circolo srl”, oggi “Comunicazione & Servizi srl” dicui è amministratore Massimo Pezzuto, un collaboratore fac-totum di Pagliaro. Rts trasmette sulle frequenze dell’ex Tv10,che la “Punto casa servizi immobiliari” di Lecce ha acquistatoda Antonio Fasano e Carmine Mosticchio per una cifra pattuitadi un miliardo e 400 milioni di lire. La “Punto casa” ha cedutotutte le quote de “Il Circolo” alla Broker srl di Pagliaro che, tra-mite Maria Antonietta Carratu (la fida Titti) e Massimo Pezzuto,diventa il vero proprietario e amministratore unico. Da notareche queste due persone sono qualificate “prestanome” in unatto depositato. E’ tuttora in corso presso il Tribunale civile diLecce un processo per la riappropriazione di tutte le quote de“Il Circolo”, e dunque di Telesalento, da parte della “Punto ca-sa”: motivo? Il più scolastico: Pagliaro non ha pagato con lapuntualità prevista le rate. Ma, nel frattempo, il nostro, sempresecondo documenti in nostro possesso, ha venduto una prezio-sissima frequenza su Otranto (un’area molto appetita per ledifficoltà di irradiazione che presenta), che era nella disponibi-lità della società che possedeva Tv10. Insomma un guazzabu-glio cui il Tribunale metterà ordine ripristinando diritti e doveri.

La 488Pagliaro fa lavorare anche i penalisti, non solo i civilisti, i fi-

scalisti e gli amministrativisti. Tutti di gran nome. E’ imputato diconcorso in truffa aggravata ai danni dello Stato, in seguito adindagini di p.g. condotte dal pm Imerio Tramis dopo l’arresto di

Gianfranco Napolitano, il notoconsulente aziendale accusato diessere al crocevia di una serie ditruffe milionarie (all’epoca eranomiliardarie) messe in atto graziealla Legge 488 che erogava finan-ziamenti alle imprese; l’inchiesta,

partita all’inizio dell’estate 2004, ha già portato all’arresto diuna decina di persone, tra imprenditori, dipendenti e funzionaridi varie zone d’Italia, naturalmente oltre alla cattura di Napoli-tano che ha fatto due periodi di detenzione a San Nicola: dopoil primo, durato meno di dieci giorni, ha scritto un libretto leg-gero ed autoironico, dopo il secondo ha dettato pagine e pagi-ne di verbale alla Procura, avendo deciso di collaborare quan-do ha capito, definitivamente, che il cosiddetto impianto accu-satorio di Tramis era inattaccabile. Per capire meglio il contesto, è bene soffermarsi in breve su

quest’inchiesta, la mamma di tutte le truffe recenti, una vicen-da che non sta certamente aiutando l’immagine del Salento.Per venire a capo della montagna di informazioni contenutenella preziosa memoria del personal computer dell’avvocatoNapolitano (il consulente non è dottore commercialista), laProcura ha ingaggiato un perito, tra i più stimati e preparati incircolazione, il quale è stato praticamente precettato, insiemead una squadra di p.g. della Guardia di Finanza, fino al 2011,tale essendo la data-limite stimata entro la quale il lavoro do-vrebbe essere completato. Non si tratta, infatti, soltanto di veri-ficare l’elenco delle pratiche 488 istruite dallo Studio Napolita-no, ma di accertare quali di esse contengano “fumus” di irrego-larità, poi entrare in ciascuna di esse, disporre perizie sulle at-trezzature, verificare ed incrociare le fatture fra acquirenti e for-nitori, gli anni di produzione eccetera. Ecco come l’obiettivo

«RTS trasmette, fa informazione eprofitti, ma per la legge non esite.

Direttore responsabile? Persano»

Giuseppe Vernaleone

Page 10: Tacco_21

ATTUALITÀz L E M A N I S U L L ’ I N F O R M A Z I O N E

10 il tacco d?Italia

prescrizione, come vedremo fra poco, non è più un miraggioper gli imputati.

Lo schema della linea difensiva di Pagliaro (Studio Corle-to), per come l’ha ricostruita il Tacco d’Italia, sembra sempli-ce quanto concreta. Abbandonata ogni ipotesi di “resistenza”si è percorsa quella più ragionevole dell’ammissione delle re-sponsabilità contestate e della collaborazione con il giudicedell’accusa, il cui primo passaggio, “dolorosissimo” per l’edi-tore Pagliaro (il cui attaccamento al denaro è proverbiale),non poteva essere che restituire il malloppo nell’esatta misu-ra in cui è stato incassato: la conversione in euro di2.050.000.000 di lire. Può essere il primo passo verso il pat-teggiamento ma non è detto, quel che è certo, rifondere lo Sta-to serve ad alleggerire la propria posizione ed evitare il rischiodelle manette. Per la verità l’accordo bonario doveva essereperfezionato in tempi solleciti, come è accaduto per altri, ma,tardando l’oblazione pattuita, il pm si è visto costretto alla pro-va di forza ordinando l’apposizione dei sigilli su macchinari edattrezzature di TeleRama e RadioRama, lasciandone all’editorel’uso, fino a quando il Pagliaro non ha, appunto, risarcito loStato. (Del maldestro quanto grave tentativo di soffocare que-sta grossa notizia, per altri casi trattata con il dovuto risaltodai mezzi di Pagliaro, il Tacco ha dato conto il mese scorso nelcommento di Adolfo Maffei). Primo passaggio si diceva. Gli altri saranno calibrati per raggiungere l’obiettivo dell’a-

gognata prescrizione e ritmati dal calendario e dal carico dilavoro del dottor Tramis il quale ha la completa potestà, per“motivi di giustizia” che sono nella sua esclusiva competenza,di decidere se dare impulso maggiore alle indagini in cui nonvi è la collaborazione degli indagati. Per dirla con un’immagi-ne giornalistica, pensiamo che i fascicoli delle truffe per la488 compongano una pila: più in basso sarà, meno propulsio-ne riceverà e più tempo sarà disponibile all’imputato per rag-giungere la prescrizione prevista dall’art.157 del codice pena-le. Se lo scenario è verosimile, a conti fatti, l’editore di Telera-ma non corre eccessivi rischi di vedersi alla sbarra di un di-battimento imbarazzante accanto all’ex amico Gianfranco Na-politano. Per una questione di tempi tecnici: se lo aiuta il cari-co di lavoro del dottor Tramis (la collocazione nella famosa“pila”) se si va al processo, se l’editore viene condannato inprimo grado, in Appello ed infine in Cassazione, tutta questastoria sarà vicina al limite della prescrizione. A meno che ildiavolo non rimetta la coda dove non dovrebbe e si materializ-zi sotto forma di qualcuna delle altre grane che l’editore haqua e là. Come il decreto ingiuntivo che gli ha spedito a mez-zo ufficiale giudiziario una società riferibile a Gianfranco Na-politano per un compenso di 30mila euro di parcella per lapratica 488 dello scandalo, mai pagata. (Pagliaro, ovviamente,ha opposto il decreto stesso).

LocazioniUn’altra di queste grane, finora solo civilistica, è legata al

complesso rapporto di Pagliaro con l’avvocato Fabio Chiarelli,già consulente del nostro, nonché proprietario degli immobilidi via Marugi, sede storica delle aziende dell’editore. Lì è rima-sta TeleRama dalla nascita al recente trasferimento alla zonaindustriale, lì si trovano ancora tutte le radio e gli studi di RTS.Lunghi anni di locazione non sempre facile (primo contrattointestato alla prima moglie di Pagliaro, per la Publipi, la con-cessionaria di allora: 1/12/1989, 300 mila lire mensili), rap-porti che s’incrinano sino ad interrompersi in maniera bruscacontemporaneamente alla fragorosa rottura di Pagliaro con unaltro dei suoi storici collaboratori e soci (diretti o indiretti): An-tonio Bruno, amministratore unico della sas “J&B”, il ramo delgruppo che si occupa di eventi, sfilate di moda e spettacoli.Dall’oggi al domani alla sua scrivania gli fa trovare Ezio Candi-do; in pratica lo mette in mezzo ad una strada. Bruno non sene starà con le mani in mano, naturalmente. E’ un professioni-sta affermato, il suo valore è riconosciuto ed è già al lavoro.Inoltre si sta tutelando a dovere. Questa vicenda sembra lafotocopia di tantissimi altri rapporti personali e professiona-li interrotti, alcuni brutalmente, da Pagliaro. Basti citare ipiù importanti: Pompilio Guerrieri, Renato Gorgoni, AdolfoMaffei, Pino Fasanelli, Giovanni Rizzo, Giuseppe Dell’Anna,Ennio De Leo, Sileno Bray e, l’ultimissimo in ordine di tem-po, il direttore generale Ezio Candido. Ma nella vicenda deicontratti d’affitto, apparentemente banale, c’è un piccolo bacoche non è insignificante come sembra: è il contratto d’affittodella sede della società di cui Antonio Bruno è amministrato-re, al primo piano di via Marugi, dove si trovano anche l’ufficiodel presidente Pagliaro, la sede della concessionaria di pub-blicità (che nel frattempo ha cambiato nome e si chiama Bro-ker p.r., amministratore unico Pagliaro), lo studiolo del diretto-re generale e altri ufficietti e stanzini vari, alcuni dei quali rica-vati da lavori di copertura di terrazzi e terrazzini effettuati abu-sivamente da Pagliaro e, solo in parte, condonati da Chiarelli.Che cosa è accaduto? Che Bruno, allontanato in malomodo esenza preavviso, ovviamente non paga più l’affitto dei locali eChiarelli sfratta l’inquilino moroso, cioè il legale rappresentan-te della sas “J&B”, con sede legale in via Marugi 32. Il proprie-tario non esegue materialmente lo sfratto perché si trova difronte ad una difficoltà oggettiva: il possessore del suo immo-bile (una società di Pagliaro) è diverso dal conduttore (AntonioBruno). Infatti, alcuni mesi dopo, il 18 giugno 2003, si presen-ta un ufficiale giudiziario che pretende la restituzione dei loca-li per conto dell’avvocato Chiarelli, e vi trova Maria AntoniettaCarratu (la Titti, 46 anni, segretaria particolare e custode diquasi tutti i segreti del capo) la quale afferma che il possesso-re dell’immobile è la concessionaria di pubblicità del grupporadiotelevisivo, la Broker p.r., che possiede anche gli impiantidi condizionamento, di illuminazione, i computer eccetera. Ilrelativo verbale di sfratto contiene anche la rilevazione di “unvano cucina abusivo”; l’ufficiale giudiziario prende nota, effet-tua un sopralluogo stanza per stanza per verificarne le buonecondizioni generali e se ne va. Quindici giorni dopo lo stessofunzionario si ripresenta e trova l’immobile svuotato di tutto e

// INCHIESTA

« I locali di via Marugi che ospitanola redazione e gli studi di RTS, nonché le

radio del Gruppo, sono fuori legge»

Page 11: Tacco_21

ATTUALITÀL E M A N I S U L L ’ I N F O R M A Z I O N E z

il tacco d?Italia 11

quasi completamente devastato al suo interno: annota e foto-grafa buchi nel pavimento, nei muri, serrature divelte e stima idanni in circa 20 mila euro che entrano nella denuncia penaledettagliata che l’avvocato Chiarelli, presente ad entrambi i so-pralluoghi, sporge contro Paolo Pagliaro pochissimi giorni do-po, chiedendo l’imputazione dell’editore per appropriazioneindebita e danneggiamenti. Collateralmente la polizia giudizia-ria compie una perquisizione nella villa dell’editore, a duepassi dagli uffici nel Complesso Marugi, e vi trova un paio diserrature che non dovevano stare là. Nell’ottobre 2003 il Tribu-nale civile dispone un accertamento tecnico preventivo sullecondizioni dell’immobile che conferma la stima di circa 20 mi-la euro di danni. E la pratica va. Due anni dopo, ecco un’accelerazione inopinata. Il pomeriggio

dell’11 ottobre 2005 una squadra del Nucleo di vigilanza edili-zia del Comune di Lecce, sezione di Polizia giudiziaria, bussaalla porta degli studi di RTS, RadioRama e altre radio, al pianointerrato di via Marugi e al primo piano dove hanno sede gli uf-fici della Broker. Allarme generale e panico incontrollato: ilgrancapo è fuori città, il “direttore” Vernaleone ordina ad uncameraman di riprendere gli ufficiali che si apprestano a farel’accertamento, accompagnati da untenente della Polizia municipale,contro la loro volontà, si convoca il(nuovo) legale di fiducia avvocatoFabio Valenti, noto volto televisivo, ilquale non può far altro che assiste-re al sopralluogo per conto del suocliente e verbalizzare alcune precisazioni in favore del suo as-sistito. La squadra della Vigilanza rileva alcune irregolarità: chiu-sura di balconi non condonati, costruzione di un vano di quasi25 metri quadrati abusivo, altezza dei locali dei seminterrati disoli due metri e mezzo, unificazione degli studi televisivi con boxe sottonegozi in difformità delle licenze edilizie originarie, modifi-cazioni con strutture murarie, opere verticali in cartongesso e ve-tro. Non è competente questo organismo a sanzionare il mancatorispetto degli standard di sicurezza per le persone che lavoranoin quella specie di bunker sotterraneo che, nelle ore di maggiorimpegno, supera le 12/15 unità, tra giornalisti, tecnici, operatoriradiofonici: tutti collegati con l’esterno da una sola via di fuga,passando per un’angusta scala a chiocciola della larghezza di unmetro. Ma può segnalarlo a chi di dovere e tre giorni dopo, il 14ottobre scorso, parte una segnalazione “d’urgenza” alla Asl-Dipar-timento di prevenzione e ai Vigili del Fuoco in cui, tra l’altro, sidenuncia che le attività degli studi radiotelevisivi si svolgono alpiano terra e nel seminterrato senza “le più elementari misure disicurezza ed in violazione delle più elementari normative sullasalubrità degli ambienti”. Inoltre i locali sono privi di certificatodi agibilità per uso studio radiotelevisivo. L’ultima tegola di que-sta frana è di pochissimi giorni fa. Il 21 novembre il Settore urba-nistica del Comune di Lecce invia a Radiorama, a Pagliaro, quin-di, all’avvocato Chiarelli, proprietario degli immobili e al Nucleodi vigilanza dello stesso Comune di Lecce, un rapporto dettaglia-tissimo in cui si evidenzia una lunga serie di motivi per i qualil’ordinanza dell’allora sindaco Corvaglia, che autorizzava la so-cietà Radiorama a svolgere attività radiotelevisiva, viene annulla-

ta d’ufficio. Quella nota sindacale, depositata senza data pres-so un notaio a suo tempo, “si caratterizza per l’atipicità deisuoi contenuti, il suo carattere sommario, l’assenza di data edi riferimenti a qualsivoglia attività istruttori, ed in ogni caso,per la sua inidoneità sia formale sia sostanziale, a disciplinarein maniera definitiva i rapporti giuridici sottesi”. Insomma,secondo questa relazione, il buon don Ciccio Corvaglia, firmòuna cosa che non doveva firmare. La signorina Carratu dichia-rò a verbale che comunque, il 31 gennaio 2006, tutti i localisarebbero stati lasciati liberi. Nel frattempo le radio vanno eRTS pure.

Cuore amicoCome la vendemmia, l’iniziativa solidaristica del gruppo Pa-

gliaro è stagionale: inizia in sordina a fine settembre e si con-clude con uno sforzo concentrato ai primi di dicembre. Siamogià alla quinta edizione. Funziona così: c’è un Comitato scien-tifico che prende in esame le richieste di aiuto di bambiniportatori di handicap (concorso nelle spese per interventi,protesi, carrozzine, automobili speciali, eccetera), parallela-

mente inizia la raccoltadi fondi tramite salvada-naio, donazioni e iniziati-ve collaterali organizzatein tutto il Salento e fina-lizzate allo stesso, nobilescopo. Ogni anno si toc-

cano cifre importanti e i risultati sono veramente encomiabili.Poi ci sono i main sponsor, un gruppetto di aziende che ga-rantisce molte decine di miliaia di euro per far andare la“macchina”. Ma, mentre le cifre delle donazioni per i bambinisono monitorate e, sostanzialmente, controllate da tre “garan-ti” (che prestano anche la loro faccia per gli spot), quelle perl’organizzazione no. Il Tacco, anche in questo caso, ha cercatodi documentarsi; abbiamo chiesto informazioni al Comitato diCuore amico su incassi, spese, personale utilizzato. Non ab-biamo avuto risposta in tempo utile per la stampa di questonumero, nonostante l’abbiamo sollecitata, se arriverà la utiliz-zeremo per il prossimo. In particolare ci interessa sapere,per quel dovere di trasparenza che Pagliaro non manca maidi sottolineare: a quanto ammonta il contributo totale deglisponsor; se gli spot su radio e tv del gruppo sono gratuiti,come dovrebbe essere, essendo il Gruppo mixer media ma-nagment la “casa” di Cuore maico, ovvero (Dio non voglia) apagamento: cioè le aziende di cui Pagliaro è amministratoreunico (Telerama e Broker pr) traggono profitto dagli spot diCuore Amico o quanto percepiscano in più i collaboratoriper dirette, non-stop, ecc.; quante sono le persone che ven-gono aggiunte ai dipendenti soci della cooperativa C.C.C.per prestare la loro opera professionale per Cuore Amico;infine se i garanti sono a conoscenza delle cifre suddette o seil loro apporto di “garanzia” è richiesto solo per i salvadanai eil resto, esplicitamente destinato ai bambini. Insomma, caroPagliaro, quel Cuore è Amico solo dei bambini con handicap oanche suo?

// INCHIESTA

«Truffa in ambito 488. Per evitare ilcarcere Pagliaro ha restituito i soldi del

finanziamento: un milione di euro»

Page 12: Tacco_21

QUESTIONE DI LOOKz L A C I T T À I N V I S I B I L E

12 il tacco d?Italia

E chiusura fu. Anche Casaranoha la sua bella piazza pedona-le. Non sono servite le rimo-stranze dei commercianti chelamentano un drastico calo del-le vendite. Venuti e i suoi as-sessori sono irremovibili: per ri-lanciare il centro storico biso-gna chiudere al traffico piazzaDiaz. Consentita la sosta perun caffè. I vigili solerti sorve-gliano e cronometrano: trangu-giato il caffè bisogna alzare itacchi. Speriamo che a farloperò non siano anche i nego-zianti, pronti a levare le veleper più redditizi lidi se la piaz-za non sarà riaperta.

zx di Enzo Schiavano

“Sono l’ultimo arrivato tra i commercianti in piazza Diaz e, da quando sono qui,ottobre 2004, la piazza è stata sempre chiusa. Quando il sindaco ha convocatotutti noi commercianti ci ha detto: “La piazza rimarrà chiusa al traffico”, senzapossibilità di replica. Noi abbiamo anche proposto di ricavare almeno venti par-cheggi con parcometro che avremmo pagato noi ai clienti, ma non c’è statonulla da fare. La gente è stanca di fare due o tre giri prima di trovare parcheg-gio e preferisce i centri commerciali. Poi, il mio è un negozio per bambini; e co-me fa una mamma, se ha parcheggiato lontano, a portare un bimbo col freddoo con la pioggia? Non basta chiamare un gruppo di artisti di strada per riporta-re la gente in piazza. E allora che si fa ora che si avvicina il Natale? Non basta-

no 13 mesi di disagio? E poi, l’avessero rifatta bene la piazza. Siamo d’accordosulla necessità della valorizzazione del centro storico, ma ora cosa ha di belloquesta piazza? L’amministrazione si dia una regolata, perché non so quanto sa-remo disposti a sopportare prima di andar via”.

Il 22 novembre scorso, il Consiglio Comunale, approvando in mo-do definitivo le ultime osservazioni dei cittadini, ha concluso l’i-ter amministrativo del Piano Regolatore Generale. Il grande pro-getto, che porta la prestigiosa firma di Bernardo Secchi, saràinviato alla Regione per le verifiche e la eventuale approvazione,a meno che un eventuale contenzioso (già annunciato dall’oppo-sizione) non vanifichi tutto. Si conclude così una lunga vicendainiziata nel 1996 (ben 9 anni fa!) quando l’amministrazione co-munale guidata da William Ingrosso affidò l’incarico di progetta-re il Piano allo studio tecnico “Secchi-Viganò” di Milano.E’ giusto ricordare alcune cose. Il Comune di Casarano non hamai avuto un Piano regolatore. E’ la prima volta che un Prggiunge al traguardo finale, anche se questo non significa avereil Piano già in vigore. Il primo affidamento per la stesura di unPrg risale alla metà degli anni Ottanta, quando un pool di 5tecnici locali tentò inutilmente di dotare la città di questo im-portante strumento di programamzione. La vicenda Prg, quindi,si trascina da un ventennio, un periodo lunghissimo che ha

condizionato la vita politica ed econo-mica della città.L’ultimo atto del Prg doveva compiersidue anni prima, il 12 luglio 2003. Quelgiorno, infatti, il Consiglio Comunaledoveva discutere le controdeduzioni al-le osservazioni fatte dai cittadini e “li-cenziare” il progetto. Ma la contemporanea assenza di 4 consi-glieri della maggioranza fece invalidare la seduta consiliare. Ilgiorno dopo, il sindaco Remigio Venuti lanciò gravi accuse versoi suoi alleati, parlando di lobby e pressioni per bloccare il Piano.Sembrava, il suo, un modo per richiamare all’ordine i suoi consi-glieri e approvare rapidamente il Prg. Mancavano infatti ancora2 mesi e mezzo allo scadere delle norme di salvaguardia; il tem-po per salvare il progetto c’era. Ma alla “sparata” di Venuti se-guì solo un lungo silenzio durante il quale, ormai scadute le nor-me di salvaguardia, sono state rilasciate oltre 200 licenze edili-zie, che hanno stravolto il Piano di Secchi.

Dopo nove anni arriva il PRG

FOTOPROTESTA

Giuliano Scorrano, titolare del negozio “Il Volaplano”

Page 13: Tacco_21
Page 14: Tacco_21

ATTUALITÀz L ’ A L T R O N ATA L E

14 il tacco d?Italia

Le luci, le vetrine dei negozi. L’albero addobbato, il bue el’asinello. Bei nastrini colorati. Ricchi piatti da consumare incompagnia. Il nostro Natale profumato lo conosciamo a me-moria. Ma del Natale dei tanti stranieri che abitano i nostripaesi spesso sappiamo poco. Non ci chiediamo neppure se lofesteggiano il Natale, il “nostro” Natale, gli immigrati in Salen-to, a volte letteralmente aggrediti dalle rumorose tradizionidella terra in cui arrivano e costretti, per il solo fatto di nonessere a casa, a subire rituali che non appartengono alla lorocultura. Certo, nel giorno di Natale, prima di dare inizio algran pranzo, dedichiamo loro un pensiero e, tra i buoni pro-positi natalizi, ci auguriamo frettolosamente che vivano benela festa, che trovino la meritata serenità e, amen, via con gliantipasti.

In effetti, iniziative perl’inserimento degli immigra-ti non mancano: da 15 annila Provincia festeggia a Pa-lazzo dei Celestini, il “Capo-danno dei popoli e della pa-ce” per stranieri e gente delposto. E l’anno scorso, Ban-

ca Popolare Puglieseper presentare i prodot-ti bancari “Everywhere”,rivolti agli immigrati, ha organizzato un mercatino di Natalenel convento dei Teatini con danze e prodotti tipici delle va-rie culture (quest’anno l’evento, a cura dell’agenzia“YlTour”, si chiamerà “Mamafrica”); Ugo Latrofa, responsa-bile dell’Ufficio marketing della banca, ha sottolineato laserietà degli immigrati che hanno usufruito di prestiti ecrediti, tutti andati a buon fine, e si è detto intenzionato adampliare i servizi Everywhere.Ma forse non basta.E’ vero, gli stranieri non pretendono più di quello che hanno

e dicono che la gente salentina è accogliente; ma se anchechi è qui da molti anni si senteospite e mantiene quel timoroso ri-spetto per i “padroni di casa”, cuispetterebbero gli “onori di casa”,forse è perché questi non si spre-cano poi tanto per facilitarne l’in-serimento nel tessuto sociale. E’ ilcaso di rifletterci. Almeno a Natale.

Natale a colori

« L’integrazione avviene a tavola: anche se non festeggiano il Natale neimodi religiosi, gli immigrati salentinicolgono l’occasione per far festa e

stare insieme»

Come vivono ilNatale gliimmigrati in Salento. Tra purciddhuzzi e cousscous

// REPORTAGE

zx Di Laura Leuzzi

Il mercatino di Nataleorganizzato in occa-sione della presenta-zione dei prodottibancari “Everywhere”di Banca PopolarePugliese

Page 15: Tacco_21

ATTUALITÀL ’ A L T R O N ATA L E z

il tacco d?Italia 15

Per Kabir El Azrak, marocchino musul-mano, non è stato difficile inserirsi a Ruf-fano, dove vive da otto anni (la moglie loha raggiunto l’anno scorso). E’ un com-merciante e tiene corsi di arabo allascuola media. In casa sua, arredata “al-l’occidentale”, mi colpiscono profumi spe-ziati che provengono dalla cucina. La salaè occupata quasi per intero da un tappe-to che Kabir calpesta a piedi nudi ed iocon le scarpe sporche di fango (fuori pio-ve!); il tappeto per la preghiera musulma-na dev’essere pulitissimo. A Ruffano, dove

non c’è una vera moschea, i musulmani siriuniscono nel locale messo a disposizio-ne da un privato. Non hanno una festacorrispondente al Natale cattolico, ma indue ricorrenze, “la festa piccola”, a fineRamadan, e “la festa grande”, circa duemesi dopo, si scambiano gli auguri e fan-no regali ai bambini. Alla mia domanda“Festeggiate il Natale?”, Kabir sorride erisponde di no: “Il panettone va bene, maniente carne di maiale o alcolici. Ma noiabbiamo ricevuto un’accoglienza caloro-sa, e rispettiamo il paese che ci ospita”.

// REPORTAGE

I Tarham, unici curdi aCasarano (da quattro an-ni), mi accolgono in casacon calore. Sono musul-mani, ma la mancanza diuna moschea in città nonè un problema: “Si puòpregare da soli con il Co-rano; è una cosa intima”,mi spiega Gurbet, mogliedi Kemal (muratore) e

mamma di tre bambini. Hanno appena finito di mangiare gli spaghetti prepara-ti da Gurbet, che è già esperta di cucina italiana. Nonostante il vissuto di per-secuzioni e povertà, oggi sono felici. “Abbiamo tutto quello che ci serve: stiamoinsieme”. Intanto Sibel, sette anni, è intenta a fare i compiti. E’ molto brava ascuola e le maestre sono contente di lei. “E’ la mia insegnante di italiano. Io gi-ro per casa con il vocabolario”, commenta mamma Gurbet. Il Natale, non vis-suto come festa religiosa, è per loro occasione per brindare alla ritrovata sere-nità. Così me lo spiega Gurbet: “Anche se non diciamo ‘Amen’ facciamo festa; ibambini sono contenti; io cucino cose buone; mangiamo il panettone e bevia-mo lo spumante”.

Babacar Dieng, 45 anni, ha lasciatoin Senegal moglie e figli e la nostalgiache prova per loro gli si legge negli oc-chi, anche se a Lecce, dov’è dal ‘97, hafatto amicizia in fretta: “Tutti mi voglio-no bene; mi chiamano Babà. Telefono acasa ogni giorno. Hanno già iniziato aprepararsi per il Natale. Manco solo io”.Per la sua famiglia, Natale è addobbarel’albero, mangiare cibi tradizionali comel’agnello, bere e scambiarsi i regali. InSenegal infatti religione cristiana e mu-sulmana coesistono. Babà è musulmanoma non sente la religione in modo rigi-do. “A Lecce non ho avuto difficoltà aprofessare la mia fede. I problemi perme sono stati trovare casa e lavoro”.

Mohamed, Sahraoui, Salah e Fadil, ven-ditori ambulanti, sono un gruppo moltosimpatico di marocchini-matinesi. Qual-cuno è qui con la famiglia, come Moha-med, che ha moglie e sei figli di cui quat-tro in casa con sé; altri l’hanno lasciatain Marocco e per Natale l’andranno a tro-vare. Il giorno di Natale si scambiano re-gali e stanno insieme, ma non possonomangiare care di maiale o bere alcolici.“Panettoni e dolci salentini sono conces-si, per fortuna”. Quando chiedo di inse-gnarmi la preparazione di piatti maroc-chini tipici della festa, loro si lanciano inricostruzioni un po’ difficoltose… “Sono ledonne che cucinano”, ma riescono aspiegarmi la ricetta del “chabakia”, undolce a forma di rosa ricoperto di miele,e il “cousscous”, farina di semola cotta avapore e condita con pomodorini, carote,zucchine, peperoncino. “Almeno a Natalemangiamo marocchino”.

Page 16: Tacco_21

ATTUALITÀz L ’ A L T R O N ATA L E

16 il tacco d?Italia

La famiglia di Ersida, 17 anni, a Casarano da otto, è albanese; da quando èin Italia ha preferito abbandonare la religione musulmana per la cattolica. InAlbania non erano liberi di professare la propria fede. “Qui è meglio – mi dicemamma Lumturije – perché si è liberi; i miei figli possono scegliere la religio-ne che vogliono”. Il Natale in casa Hoxhiu arriva alla maniera cattolica, attesocon ansia. Si prepara con cura l’albero di Natale e il giorno della festa si man-gia bene e ci si scambia i regali. A tavola, è un misto tra piatti albanesi e sa-lentini, “i purciddhuzzi ci piacciono molto”, commenta Ersida. La tradizione al-banese invece prescrive due piatti tipici (in Albania si consumano a Capodan-no): il “beklleve”, dolce di sfoglia ripieno di noci, vaniglia, chiodi di garofano;e il “burek”, focaccia in pasta sfoglia con spinaci, ricotta e yogurt.

Bledar Torozi, albanese, ha 41 anni ed èin Salento da 15. Ha sposato Isabella concui vive a Campi Salentina, lavorando co-me architetto. Ha origini musulmane, macinque anni fa ha preso il battesimo e oraprofessa la religione cristiana con rito bi-zantino e presso la chiesa greca. Così, lanotte del 24 dicembre lui segue la funzio-ne in chiesa ortodossa e la moglie in chie-sa cattolica. Il Natale in casa Torozi è unNatale all’italiana, con albero, scambio didoni e pranzo abbondante. “Ma anche inAlbania si fa l’albero, perché ci sono molticattolici e si festeggia con loro. E’ unesempio di società multietnica”. A tavolaBledar, il 25 dicembre, consumerà piattisucculenti, soprattutto albanesi. “Almeno aNatale - commenta Isabella - “il bakllava”non può mancare”.

Albeetar Fadl, consigliereaggiunto del Comune di Lecce

“Parliamo di integrazione, macosa abbiamo fatto? Gli immi-grati non hanno gli stessi dirit-ti degli italiani: non possonovotare, quindi vivranno in una

società costruita da altri; nonhanno diritto agli incentivi allefamiglie con figli. Non bastaaccettare l’altro perché ti ser-ve; bisogna coinvolgerlo percamminare insieme. Il Salentopuò essere un laboratorio distudio del fenomeno migrato-rio. Ma le istituzioni locali han-no fatto pochissimo. La Provin-cia non ha una figura di riferi-mento, come un assessore al-l’immigrazione. La politica devegettare le basi alla societàmultietnica. La figura del con-sigliere aggiunto, eletto dagliimmigrati, non ha valore, è unmodo per non affrontare il pro-blema. L’Oriente è più abituatoalla multietnicità”.

Senthuran Gunabalasingam, 24 anni, èinduista. A Lecce, dove vive, non esistonotempi indù, ma la seconda domenica delmese, nella chiesa di S. Teresa un pretedel Vaticano tiene una messa in lingua.Nei giorni di Natale i tamil sono in festa.La notte del 24 dicembre, si incontranoper scambiarsi i regali. Sono concessi ipiatti italiani, come il panettone, e anchelo spumante (il precetto indù di non man-giare carne non è più rispettato). La cuci-na natalizia fonde tradizione tamil e italia-na; si mangiano, ad esempio, il riso “buriani”, ricco di ingredienti tra cui ver-dura, carne e spezie, e dolcetti al miele. I festeggiamenti continuano anche ilgiorno dopo, tutti insieme, cattolici e induisti. Il 26 è il giorno della messa inlingua tamil, presso la chiesa di S. Teresa. Al ‘Capodanno dei popoli’ i tamilpartecipano con il gruppo musicale “Udaia tarakai”, una squadra di calcio eun gruppo di danza tipica. Parola d’ordine: stare insieme; cattolici o induisti,poco importa.

Sette anni fa Chandra Jandu,32 anni, è arrivato a Lecce dal-l’India. Lavora come domesticoe giardiniere, per raccogliere isoldi necessari a risollevarsidalla crisi economica in cui ècaduto, ma non ci pensa a sta-re lontano dai suoi: “Voglio vi-

vere nella mia terra e tornarci prima possibile”. Pas-serà il Natale da amici, ma il suo Natale è diverso daquello salentino. Non può bere alcolici, né mangiarecarne. Quindi è solo un’occasione per stare in compa-gnia. Non prepara l’albero di Natale, né addobba lacasa di rosso. “Quando è festa mi piace mangiare leorecchiette con le rape; ma anche dolci indiani, cottinel burro e nello zucchero. Sono bravo in cucina; holavorato come cuoco”. E continua: “Dove lavoro mivogliono tutti bene. Soffro solo per la lontananza dacasa. Io vengo dal deserto”.

// REPORTAGE

Page 17: Tacco_21

ATTUALITÀS C U O L E N U O V E z

il tacco d?Italia 17

// INCHIESTA

Contando la più alta concentrazione di scuole (ben 778)rispetto alle altre province pugliesi, quella di Lecce contaanche il numero più alto di edifici non a norma, cioè prividel necessario certificato di prevenzione antincendio rila-sciato dal comando provinciale dei Vigili del fuoco.Un’inchiesta del Sole-24 Ore Sud (9 febbraio 2005) de-

nunciava come solo 96 istituti leccesi sul totale di 778avessero ricevuto il certificato e, dunque, fossero in lineacon le norme di sicurezza.Da allora i vigili hanno rilasciato altri dieci certificati, dun-

que ora le scuole a norma sono 106, percentuale comunquebassa (15,6%) rispetto al numero totale di istituti sul terri-torio provinciale. Di questi dieci nuovi certificati, nove sonoandati a scuole elementari e medie, che sono di competen-za dei singoli Comuni, e solo uno ad un istituto superiore (lasuccursale dello Scientifico di Lecce in via del Mare), dicompetenza della Provincia (fonte: comando provinciale Vi-gili del fuoco.) dati aggiornati: ottobre 2005.

// I numeriPer l’adeguamento alle norme di sicurezza, la manutenzio-

ne e, in alcuni casi, l’ampliamento delle scuole superiori,l’amministrazione provinciale ha ad oggi, in due anni dimandato, impiegato una somma complessiva di poco infe-riore a 46 milioni di euro (l’amministrazione Ria aveva fi-nanziato interventi per poco più di 66 milioni nel quinquen-nio). Di questi, circa 18 milioni sono stati destinati a 21cantieri tuttora aperti e a tre cantieri chiusi nell’ultimo me-se; cinque milioni alla manutenzione straordinaria di 13 isti-tuti; poco più di undici milioni all’ampliamento di nove edi-fici; cinque milioni ad otto progetti in fase di gara, circa seimilioni a tre in fase di esproprio e 220mila euro a due pro-getti esecutivi in corso di realizzazione. E’, inoltre, in pro-gramma la costruzione ex novo di istituti per il “Capece” diMaglie e per il Nautico di Gallipoli.

// Gli interventiI 21 cantieri aperti in altrettanti istituti superiori della pro-

vincia prevedono ristrutturazione e, in alcuni casi, amplia-mento della struttura, e dovrebbero concludersi entro 18

mesi. Gli interventi più consistenti riguardano l’Industriale diAlessano, interessato dalla costruzione ex novo della pale-stra, il Commerciale di Campi Salentina, l’Agrario “Presta” eil Professionale “De Pace”, entrambi di Lecce (ristrutturazio-ne e ampliamento), il Professionale di via Bonfante di Nar-dò, il Classico di Nardò che sarà ristrutturato e ampliato didue aule e l’Alberghiero di Santa Cesarea Terme che ne ac-quisirà ben 15. Ristrutturazione ormai conclusa, invece, peril Professionale di Alessano, il Magistrale e il Professionaledi Gallipoli.I 13 nuovi progetti di manutenzione straordinaria e messa

a norma (pubblicazione bando entro il 2005) riguarderannodiversi istituti di Lecce (lo Scientifico “De Giorgi”, il Tecnico“Deledda”, il Classico “Palmieri”, il Tecnico per Geometri“Galilei”, il Commerciale “Costa”, il Classico “Virgilio”, il Ma-gistrale “Siciliani”, l’Accademia di Belle Arti e il Conservato-rio Musicale), l’Industriale “Meucci” di Casarano, l’Industria-le di Poggiardo, il Magistrale “Moro” di Maglie e il Tecnicoper Geometri “Vanoni” di Nardò.Ma è in corso anche la progettazione dell’ampliamento di

nove istituti.Per alcuni di questi è stato elaborato il progetto definitivo:

si tratta dell’Industriale in via San Pietro in Lama di Lecce,

Tour del Tacco nelle scuole della provincia. Quelle a norma e quelle no

zx di Laura Leuzzi

å

La Provinciava a scuola

« Solo 106 scuole sulle 778presenti nell’intera provincia sono a nor-

ma. Per le altre c’è tempo fino a giugno peradeguarsi. Pena la chiusura. Un’ipotesi inve-rosimile. Più probabile uno slittamento

»

Page 18: Tacco_21

ATTUALITÀz S C U O L E N U O V E

18 il tacco d?Italia

dell’Industriale “Fermi” di Lecce, dello Scientifico “Da Vinci”di Maglie, dello Scientifico di Nardò e del Professionale diCarmiano.Altri sono già al progetto esecutivo: lo Scientifico “Vallone”

di Galatina, il Magistrale “Comi” di Tricase e il Professionaledi Alezio, interessato dalla costruzione della palestra. L’Al-berghiero di Ugento è alla fase preliminare del progetto. An-che in questo caso, i bandi saranno pubblicati entro il2005.I progetti in fase di gara (all’11 ottobre 2005) riguardano

l’adeguamento a norme di sicurezza e l’abbattimento di bar-riere architettoniche dell’Industriale “Fermi” e del Tecnico“Deledda” di Lecce e delle succursali del Professionale diMaglie, l’allineamento a norme antincendio e la realizzazio-

ne di un impianto di climatizzazione presso il Commercialedi Copertino, il completamento di un edificio scolastico exproprietà del Comune di Tricase (bando chiuso il 26 otto-bre), la costruzione di un osservatorio astronomico nelloScientifico della stessa città e il completamento della co-struzione del Professionale di Collepasso (bando scaduto il26 ottobre).In fase di esproprio i progetti di costruzione della sede

staccata del Professionale femminile di Casarano a Taurisano,dell’Alberghiero di Otranto e del Professionale di Martano.Infine, sono in corso di elaborazione i progetti esecutivi

per la realizzazione di un frangisole sul tunnel delle segrete-rie dell’Alberghiero di Santa Cesarea e l’adeguamento allenorme antincendio del Commerciale “Olivetti” di Lecce.

// REPORTAGE

Liceo Ginnasio con Liceo Scien-tifico Linguistico e Pedagogico“Quinto Ennio”di GallipoliPreside Ennio Ciriolo

La sede centrale del “Quinto Ennio”di Gallipoli (che ospita lo Scientifico)ha avuto nel 2003 un finanziamento di650mila euro per la sistemazione degliimpianti elettrico e fognante e l’ade-guamento alle norme antincendio.Nello stesso anno, anche la succur-

sale di via Torino (sede del Magistrale)è stata messa a norma, con 300milaeuro. Gli interventi hanno riguardato lacostruzione di scale di sicurezza e l’ac-quisto di un ascensore.Il recente finanziamento di 450mila

euro ha permesso la sostituzione deisolai nella sede centrale (ditta Mauri-zio Fanuli di Copertino). I lavori sono infase di conclusione e poi anche il Clas-sico, oggi ospitato nella parrocchia diS. Antonio, tornerà in centrale.

Istituto Professionale Stataleper l’Industria e l’Artigianato“Bottazzi” di CasaranoPreside Franco Fasano

Nel 2001 un finanziamento di 700milioni di lire ha consentito rifacimen-to di solai, impianti e parti strutturalidell’edificio.Sono in corso interventi (360mila

euro) di adeguamento a norme di sicu-rezza (ditta Antonio Quarta di Montero-ni). “Ma questo finanziamento – spiegaFranco Fasano, preside - non è suffi-ciente. Con i 40mila euro avanzati, daribasso d’asta, continueremo gli inter-venti, ma non potremo concluderli”.Andrea Mocavero, tecnico incaricatodalla Provincia, a settembre ha effet-tuato un sopralluogo nella scuola, sti-mando necessario un ulteriore finan-ziamento di 210mila euro per ristruttu-razione dei solai, sistemazione dellafacciata, completamento degli infissi eacquisto di impiantistica per conferen-ze. “Servirebbero – aggiunge il preside– interventi sulla palestra. Ma non pos-siamo permetterceli”.

Istituto Professionale per l’Industria el’Artigianato “Martinez” di GalatinaPreside Salvatore Mauro

I lavori, finanziati per 400mila euro e iniziati lo scorsomaggio, riguardano il rifacimento dei bagni e il comple-tamento dei lavori di adeguamento a norme di sicurezza,iniziato tre anni addietro, con costruzione di scale antin-cendio. Le conclusione dei lavori è prevista per fine di-cembre.

Page 19: Tacco_21

ATTUALITÀS C U O L E N U O V E z

il tacco d?Italia 19

Istituto Tecnico IndustrialeStatale “Meucci” di CasaranoPreside Virgilio Manni

L’Industriale di Casarano (1131 studenti, di cui 642 in cen-trale e 489 in succursale) ha ottenuto, cinque anni fa, 200milioni di lire per scale di sicurezza e maniglie antipanico.Il finanziamento appena accordato ammonta a 700mila eu-

ro e sarà utilizzato per l’adeguamento alle norme di sicurez-za: impianti elettrici, rimozione barriere architettoniche, pre-venzione incendi; un eventuale disavanzo di fondi sarà utiliz-zato per l’acquisto di nuovi infissi, mai sostituiti dagli anni’70. La redazione del progetto è opera di un’equipe di tecnicicoordinati da Donato Giannuzzi.I lavori, appaltati entro il 2005, inizieranno per l’estate

2006.La palestra, pure degli anni ’70, è in buone condizioni. Ci

sono, però, campetti e spazi aperti in disuso.

Liceo Classico “Palmieri” di LeccePreside Umberto Mazzotta

“Gli infissi di questa scuola risalgono a quando io ero studente, cioè aglianni ’60”, commenta con una battuta Umberto Mazzotta, preside del “Pal-mieri” di Lecce. E gli interventi finanziati per 750mila euro riguarderannoproprio la sostituzione di infissi e vetri. Negli ultimi quattro anni, l’istituto èstato interessato da due cantieri. Il primo (chiuso nel luglio 2003) per l’ade-guamento a norme: scale di sicurezza, porte antipanico, rinnovo degli im-pianti. Il secondo (chiuso nell’aprile 2005) per il rifacimento della palestra.

Scientifico “Da Vinci” di MagliePreside Giuseppe Presicce

Quest’istituto ha solo sette anni di vita.Con il milione di euro stanziato dalla Pro-vincia, usufruirà di un allar-gamento con creazione,sul lato ovest dell’edificio,di 20 nuove aule e di at-trezzature sportive. I lavoripartiranno entro fine anno.

// REPORTAGE

Istituto Tecnico Industriale “Fermi” di LeccePreside Giuseppe Elia

Un primo finanziamento di 800 milioni di lire (triennio ‘98/2000) ha per-messo l’adeguamento dell’Industriale di Lecce alle norme di sicurezza: ab-battimento delle barriere architettoniche e rinnovo degli impianti. Un secon-do stanziamento di 600 milioni di lire (2000/02) è intervenuto sulla struttu-ra. Il recente finanziamento di un milione e 500mila euro sarà adoperato perla costruzione ex novo di un’ala dell’istituto, che riporti in centrale le classiattualmente in succursale (14 sul totale di 66). Il bando sarà pubblicato en-tro il 2005. E’ in fase di gara il progetto (258.229 euro) di adeguamento anorme e abbattimento di barriere architettoniche.

å

Page 20: Tacco_21

ATTUALITÀz S C U O L E N U O V E

20 il tacco d?Italia

// REPORTAGE

(ha collaborato Marco Laggetta)

Istituto Tecnico Stata-le per Attività Sociali“Deledda” di LeccePreside Vincenzo Nicolì

Il “Deledda” di Lecce èinteressato da due proget-ti di intervento. Uno diquesti, già in fase di gara(258.229 euro), riguarda l’adeguamento a norme di sicu-rezza (due anni fa è stato rinnovato l’impianto elettrico), lasostituzione degli infissi e l’abbattimento di barriere archi-tettoniche. Il secondo (apertura bando entro il 2005) rien-tra tra i 13 nuovi progetti di manutenzione straordinaria emessa a norma e, finanziato per 450mila euro, interverràsu aree interne dell’edificio, cortili aperti, scantinato, bi-blioteca. Quest’istituto è stato interessato da lavori di am-pliamento (sei aule e aula magna) che si sono conclusi nelsettembre 2004.

// I tempiGli istituti che non hanno ancora attivato le proce-

dure di messa a norma, e dunque non hanno il certifi-cato di prevenzione incendi, possono farlo fino al 30giugno. Inizialmente, il termine era stato fissato all’1ottobre 1997 (decreto del ministro dell’Interno del 26agosto 1992), ma ha subito numerose proroghe: al 31dicembre 2004 (legge 265/99), poi (legge 306/04) aldicembre 2005, ed ora al giugno 2006. Se entro ladata stabilita la scuole non dovessero presentarsi anorma, il Prefetto procederà alla loro chiusura, dietroparere dei Vigili del fuoco. Un’ipotesi inverosimile. E’più probabile un ulteriore slittamento dei termini.

Magistrale “Moro” di MagliePreside Giuseppe Montinaro

Il finanziamento di 100mila euro è impiegato per il rifaci-mento di una delle due palestre inagibili. I lavori, iniziati loscorso settembre, dovrebbero concludersi per gennaio 2006.Ma sono stati richiesti altri finanziamenti per l’adeguamento

alle norme di sicurezza di infissi e vetri e la costruzione di unmuro di cinta che protegga l’istituto dai vandali. La prima ri-chiesta (dopo la sostituzione, a spese della scuola, dei vetripericolanti con lastre di plastica) è stata accettata, ma la de-limitazione sembra un miraggio. La costruzione non è dotatadi grate di sicurezza ed è toccato ai dirigenti installare a pro-prie spese l’impianto antifurto.

// Salvatore Capone,assessore provinciale alle politiche educative

Come la Provincia scegliegli istituti a cui indirizzare ifinanziamenti?“Non è un criterio prestabi-

lito. Le scuole vanno tutteadeguate a norma. Si partedagli interventi più urgenti, ma la sicurezza dev’essere ga-rantita a tutti”.

Da dove la Provincia prende i fondi necessari agli in-terventi?“Li stabilisce in bilancio. Quest’anno non abbiamo nep-

pure avuto quelle, seppur minime, risorse finanziarie na-zionali previste dalla legge 23/96”.

Come si concilia l’adeguamento alle norme di sicurez-za con i tagli dal governo centrale?“E’ molto difficile, ma è doveroso. La messa a norma in-

fluenza positivamente anche l’offerta formativa di unascuola, che dev’essere vivibile per docenti, alunni, circa44mila in provincia, e tutto il personale. La Provincia con-sidera fondamentali questi interventi, avendo competenzasu 54 istituti e 130 plessi, di cui solo una piccola percen-tuale in affitto; dal ’98, infatti, abbiamo acquisito decinedi edifici da ristrutturare e rendere agibili”.

« La Provincia ha impiegato 46 milionidi euro per adeguamento a norma,

manutenzione e ampliamento degli edifici scolastici. 21 i cantieri in corso

»

// Le competenzeLa legge quadro sull’edilizia scolastica (la 23/96)

stabilisce le competenze sulle scuole relativamente afornitura, costruzione, manutenzione ordinaria estraordinaria (compresi adeguamento e messa a nor-ma) degli edifici adibiti all’uso scolastico (da attivarsinell’ambito di piani triennali di intervento predispostidalle rispettive Regioni. Queste sono dei Comuni perscuole fino al primo grado e delle Province per scuoledi secondo grado, istituti professionali, tecnici e scuo-le d’arte. Per le scuole private, l’adeguamento è a ca-rico dei proprietari.

Page 21: Tacco_21
Page 22: Tacco_21

ATTUALITÀz A G R I C O L T U R A A I R A G G I X

22 il tacco d?Italia

Sembra quasi che isettori trainanti della no-stra economia sianosempre più abbandonatia se stessi da istituzionie politici pronti, al con-

trario, a proporre fantasiose soluzioni per affrontare le pro-blematiche di settori marginali. Dopo il vitivinicolo questavolta tocca all’olivicoltura, ma lo scoramento degli operatoriè analogo. Questa volta partiamo da Collepasso, precisamen-te da una cooperativa, l’Oleificio Rinascita Agricola, propriomentre decine di piccoli agricoltori attendono, dopo unagiornata di lavoro, il proprio turno per conferire le olive chesaranno lì trasformate. Carmine Grasso è da anni il presiden-te dell’oleificio e subito centra uno tra i più importanti pro-

blemi del settore, quellodella concorrenza sleale daparte di Paesi dell’area delMediterraneo: arriva in Italia illoro prodotto a basso costo, ma an-che di scadente qualità e ad alta acidità. Basta che qualcheazienda italiana lo raffini, lo imbottigli, perché diventi “extra– vergine” e giunga tranquillamente sulle nostre tavole. Se-condo Grasso mancano i controlli da parte delle istituzionilocali e regionali che dovrebbero, al contrario, difendere e tu-telare un prodotto della economia salentina, principe dell’e-nogastronomia locale e italiana. Secondo Giuseppe Ferro, di-rettore dell’Aprol, la maggiore associazione tra produttori oli-vicoli della provincia di Lecce, il problema del settore è strut-turale: micro-parcellizzazione delle imprese, scarsa propen-

// INCHIESTA II PARTE

L’oro liquidonon risplende

Problemi efuturo di unostorico compartodell’agricolturasalentina

zx di Francesco Ria

Monumenti. Denominato “il Re”, l’ulivo plurisecolare in zona “Ora” nella campagna di Casarano

Dario Sindaco,imprenditore

Page 23: Tacco_21

ATTUALITÀA G R I C O L T U R A A I R A G G I X z

il tacco d?Italia 23

// INCHIESTA II PARTE

å

sione all’associazionismo, tecniche di coltivazione e raccoltanon innovate. A gettare ancor di più il settore nel caos, vi so-no i continui cambiamenti dei regolamenti relativi agli aiutiche gli olivicoltori percepiscono dalla Unione europea, la co-siddetta “integrazione”. Le ultime novità introducono dal 1°gennaio 2006 uno strano siste-ma che, per quanto molto og-gettivo, non tiene conto di tanticasi particolari avvantaggiandochi negli anni passati non harispettato in modo rigoroso ledirettive e penalizzando chi, alcontrario, ha assolto appienoad ogni dovere. Qui emerge for-te il ruolo e il merito delle associazioni che, oltre a consenti-re la trasformazione del prodotto, svolgono un insostituibileruolo di consulenza agricola e fiscale tramite i CAA. Ma non

solo: la popolazione contadina si sta impoverendo, tantoeconomicamente, quanto numericamente. Manca il ricambiogenerazionale e sempre più agricoltori si rivolgono alle co-operative perché conducano i loro terreni. La crisi di mano-dopera e mezzi tuttavia colpisce anche le strutture più orga-

nizzate che solo con estremi sa-crifici riescono ad impedire cheil patrimonio olivicolo non vadaperduto. Secondo gli addetti ailavori si continua ad intervenirein modo errato: si è sbagliato in-centivando il “non coltivo” e sista sbagliando anche ora ma, alcontrario di quanto accade nel

barese, o di quanto accaduto nel nord Italia per il latte, quinessuno si fa sentire e il Salento, pur avendo il prodotto mi-gliore, resta il più penalizzato.

OLIFICIO “RINASCITAAGRICOLA” COLLEPASSOLa struttura nasce nel 1974

su spinta di un gruppo di agri-coltori e di piccoli frantoianiormai impotenti di fronte al-l’evolversi del mercato e dellalegislazione. All’inizio si occupa solo della trasformazio-ne delle olive in olio ma con il trascorrere degli anni sipassa anche ad un’attività di commercializzazione deiprodotti agricoli e fito-sanitari, a prezzi più vantaggiosirispetto al resto del mercato. I soci sono circa duemila edi questi, data l’alternanza biennale della produzioneolivicola, circa 800 conferiscono prodotto annualmenteprovenienti da un’estesa area limitrofa: oltre a Collepas-so, difatti, la struttura è il punto di riferimento per moltiagricoltori provenienti da Cutrofiano, Sogliano, Parabita,Aradeo e Neviano. L’olio prodotto, per il 70% del totale,è ritirato dagli stessi agricoltori, il resto è venduto all’in-grosso o a consorzi di secondo grado, strutture, cioè,che riuniscono più cooperative e che si occupano dellacommercializzazione (APROL e CSO in particolare). Daqualche anno è attiva anche una linea di imbottiglia-mento. Vasto il parco macchine dove sono presenti mez-zi per la scuotitura, la pulizia e la raccolta. Importanteanche lo sfruttamento della sansa esausta, sottoprodot-to della trasformazione, dalla quale si ricava, dopo unalavorazione che avviene sempre in cooperativa, il noc-ciolino utilizzato da molte famiglie per il riscaldamentodomestico.

DARIO SINDACODario Sindaco, studente universitario in farmacia, alter-

na gli studi all’attività agricola portando avanti l’aziendadi famiglia: circa 43 ettari di oliveto per 11mila piante. Ilprodotto è interamente trasformato e conferito pressol’Oleificio Rinascita Agricola di Collepasso ma quest’annola situazione è un po’ diversa. Regna l’indecisione, infatti,e i grandi commercianti di olio ancora non sembranoaver dato un indirizzo preciso al mercato in attesa che sichiarisca al meglio il quadro provocato dalla nuova rifor-ma dei contributi comunitari. A sentire Sindaco, il settoreolivicolo consente di lavorare ma il ritorno economico ènettamente inferiore ai sacrifici. Diverso discorso va fattoper la soddisfazione personale, che spesso ripaga dellefatiche. Il settore ha margini di sviluppo e sono diversi igiovani che si stanno interessando di olivicoltura, ma so-no ancora in pochi e la carenza maggiore è quella di ma-nodopera.

«Polverizzazione, individualismo,scarsa propensione alle strategie di

marketing, lenta innovazione.Sono alcuni dei nei dell’olivicoltura

made in Salento»

Innovazione. Raccolta meccanizzata con “scuotitore”

Page 24: Tacco_21
Page 25: Tacco_21

ATTUALITÀA G R I C O L T U R A A I R A G G I X z

il tacco d?Italia 25

// INCHIESTA II PARTE

å

// La nuova normativa europeaTutto dipende dalla produzione aziendale nelle campagne

1999/2000 – 2000/2001 – 2001/2002 e 2002/2003. L’o-lio prodotto nelle quattro annate di riferimento – questoemerge dall’entrata in vigore del regolamento CE n.1782/2203 e dal modo in cui è stato recepito dal nostroPaese – va moltiplicato per l’importo corrisposto dalla Comu-nità Europea ogni anno. La somma dei quattro contributi, di-viso i quattro anni dà la media dell’integrazione percepita. Atale valore va sottratto un 5%, decisione dello Stato italiano,che servirà a finanziare programmi per la qualità, la traccia-bilità, il mercato, il miglioramento e la tutela ambientale. Lacifra così ottenuta va divisa per la media sui quattro annidella superficie agricola in produzione e in questo modo siottiene il valore vero e proprio del contributo, che va moltipli-cato per gli ettari di terreno in produzione. E qui nascono iproblemi: sarà, infatti, possibile trasformare la superficieagricola in seminativo o in pascolo permanente continuandoa percepire il contributo acquisito negli anni precedenti dallaproduzione di olio. Addirittura, dove le Regioni lo consentano,sarà anche possibile espiantare l’oliveto senza perdere nes-sun beneficio. Un ulteriore disincentivo a chiunque intendes-se dedicarsi all’olivicoltura.

// Finanziamo la fusione delle CooperativeCosimo Durante, assessoreprovinciale all’Agricoltura

La nuova normativa euro-pea dà vantaggi al Salento ono? “Le aziende che da sempre

hanno prodotto qualità, nonavranno scossoni anzi avran-no un ritorno positivo. Più sifa qualità e valore aggiunto,più si crea occupazione, for-za aggregata e risultati”.Non si rischia che le cam-

pagne vengano abbandonate?“No. Se l’imprenditore tiene alla propria campagna, quel

contributo gli servirà per rivalutare l’azienda e migliorarla dalpunto di vista qualitativo e dell’immagine. Secondo me pianpiano si prenderà coscienza di quanto migliorerà l’imprendito-ria agricola con questo nuovo approccio”.Come si difende l’olio salentino?“Continuando sulla strada intrapresa, vale a dire su produ-

zioni di eccellenza, su un’azione di marketing forte; inoltre ab-biamo il dovere di andare avanti oltre che sulla valorizzazionedell’olio extravergine, su quella della dop di Terra d’Otranto; cistiamo attivando anche per questo. Non ci sono finanziamentiprovinciali per il settore oleario, ma abbiamo finanziato gli ac-corpamenti delle cooperative e abbiamo un protocollo d’inte-sa con la Camera di commercio che mira alla valorizzazionedelle azioni di marketing verso fiere o punti di riferimento inItalia e all’estero, dove l’olio avrà la sua parte”.

// L’individualismo è il cancro del settore

Giuseppe Ferro, direttoreAprol (Associazione tra pro-duttori olivicoli della provin-cia di Lecce)

Le nuove norme europeeche partono da gennaio2006 vanno incontro alle esi-genze del settore salentino?“L’unico elemento positivo

della riforma è che assegnaall’Italia il budget fisso di746 milioni di euro, da eroga-re fino al 2012-2013, anche se è prevista una revisione en-tro il 2009. Ogni riforma può essere giusta per alcuni e ingiu-sta per altri”.Il Salento accuserà un contraccolpo?“La nuova politica agricola comunitaria indica un nuovo

concetto di agricoltura in cui l’agricoltore è paladino dell’am-biente. I soldi vanno a chi mantiene in vita l’oliveto, con buo-ne pratiche agronomiche e ambientali. Il produttore riceveràun aiuto, che produca o no. L’olivicoltura salentina si basaper la maggior parte su oliveti di dimensioni così ridotte chenon possono stare da soli sul mercato. Bisogna condurre leaziende a dimensioni economiche che permettano l’introdu-zione di nuove tecniche e portino ad un prodotto di qualità.Il valore aggiunto si ottiene se si commercializza il prodottodi qualità direttamente, o tramite cooperativa o consorzio”.C’è il rischio dell’abbandono delle campagne?“C’è questo rischio. La nostra agricoltura è fatta soprattutto

di piccole aziende i cui proprietari non vivono di produzione.Poi, c’è l’olivicoltura che va sul mercato e deve produrre red-dito. Bisogna accompagnare queste aziende sul mercato conazioni di promozione da parte degli enti istituzionali.Bisogna spiegare ai produttori che la concorrenza dei paesi

che si affacciano sul Mediterraneo si può combattere qualifi-cando la produzione. L’olio di qualità non lo possono faretutti. Gli oli italiani vengono confezionati con l’etichetta“100% italiano” o “made in Italy”, che però è facoltativa,quindi sono commerciabili anche altri oli, sprovvisti di eti-chetta, derivati da miscele di oli di paesi comunitari. Il con-sumatore richiede la tracciabilità, che è una garanzia ancheper il produttore”.E’ ancora un settore che può dare lavoro ai giovani?“Certo, anche se i giovani vogliono subito i risultati e spes-

so non capiscono che l’olivo ha bisogno di tempo. Il proble-ma è lo spirito individualista dei produttori salentini”.

M.L.M.

// Fotografia del comparto

In Salento sono attive 56.624 aziende olivicole. Di queste il61,93% ha una superfice inferiore ad un ettaro. L’80% delleaziende produce meno di 5 quintali. Sono queste le cifre del-l’eccessiva polverizzazione del comparto olivicolo salentino(fonte: Aprol).

Page 26: Tacco_21

26 il tacco d?Italia

COOL&GREENz L’INFORMAZIONE NEL SALENTO

Inizia il viaggio del Tacco d’Italia nell’informazione sa-lentina. Prima tappa, l’affascinante mondo della radio. In-contriamo Gino Greco direttore di Radio Venere e RadioPeter Pan, emittenti di Corsano, che ci racconta la suatrentennale esperienza dietro al microfono, quando basta-vano un trasmettitore, un’antenna e un po’ di incoscienza.

Come è nata Radio Venere e che storia ha Gino Greco allespalle?“RadioVenere è nata nel 1987 ma io sono nel mondo delle

radio dal ’77: avevo 16 anni. Ho iniziato con una radio pio-nieristica che non esiste più, Radio Pirata di Montesardo,piccola frazione di Alessano con una fondamentale caratteri-stica: essere il paese più alto in provincia, quindi il più indi-cato per le antenne. Noi abbiamo iniziato negli anni dei pri-mi esperimenti radiofonici in Italia, come quelli della bolo-gnese Radio Alice, un’emittente politica, la prima a dare spa-zio senza filtri alle telefonate e a puntare su una certa musi-ca di tendenza”. Ci parli un po’ di quegli anni…“Nella metà degli anni ’70 non c’era regolamentazione

quindi, se decidevi di mettere su una radio, ti bastava procu-rarti pochi mezzi di fortuna: una piastra di registrazione, untrasmettitore, un’antenna; poi facevi una dichiarazione allapolizia e trasmettevi. All’inizio c’erano poche radio e migliorecopertura del territorio. Radio Pirata con 70 watt arrivava aTaranto. Ora con 1000 watt non si copre mezza provincia. Poile radio sono proliferate e ogni paesino aveva la sua emitten-te. Da qui l’espressione “antenna selvaggia”. Quando la si-tuazione è degenerata, la legge Mammì ha determinato checi volesse una concessione; questo ha prodotto una screma-tura. Nei primi anni ‘90 in Italia operavano circa 7mila emit-tenti; oggi saranno mille. Poi sono subentrate le leggi delmercato e i network l’hanno fatta da padrone. La piccolaemittente ha dovuto trovare una sua specificità. Così ci sia-mo detti: “Perchè non proviamo a fare qualcosa di nostro?”. Chi erano i suoi compagni di viaggio?“Con il mio socio Antonio Russo e un altra persona poi

uscita dalla compagine, ci siamo procurati una sede, un ta-volino, le attrezzature ed ecco nata Radio Venere. Un amicoha portato l’antenna, uno il trasmettitore, uno la piastra, io idischi; abbiamo messo tutto insieme e abbiamo iniziato a

Sulla crestadell’ondazx di Margherita Toma-

LA MUSICA ITALIANA DI RADIO VENERE E L’ANARCHIA ORGANIZZATA DI RADIOPETER PAN

Staff. Oronzo Bleve, Antonio Russo, Gino Greco Sabina Campanile

Page 27: Tacco_21

COOL&GREEN

il tacco d?Italia 27

L’INFORMAZIONE NEL SALENTO z

trasmettere e a raccogliere la pubblicità. I primi soldi li ab-biamo impiegati per la strumentazione, per acquisire fre-quenze, allargare il sistema di ponti, trasmettitori e ricevitorie abbiamo visto che riuscivamo produrre qualcosa di buono.Grazie al supporto tecnico di Russo (che è anche il nostrospeaker), al lavoro di Oronzo Bleve, il responsabile commer-ciale, e Sabrina Campanile, da tre anni la “regina” del nostropalinsesto musicale, dall’87 ad oggi siamo cresciuti con con-tinuità, raggiungendo i circa 45mila ascolti giornalieri e i180mila settimanali”.C’è qualcosa che rende Radio

Venere diversa dalle altre?“Nei primi anni programmavamo

di tutto, soprattutto musica inter-nazionale. C’erano diverse fasce aseconda dei generi. Poi abbiamofatto un esperimento: una piccolaantenna e un secondo canale, Ve-nere Italia, che trasmetteva solomusica italiana. In proporzione arri-vavano più telefonate per Venere Italia che per Radio Venere.Allora abbiamo deciso di puntare sulla musica italiana, of-frendo però una rappresentazione completa, attenta a tutti igusti e generi, dai cantautori alla tradizione melodica, daSan Remo agli interpreti più giovani e sperimentali”.Com’è cambiata la radio in 30 anni?“Prima era libera e incosciente. Oggi più incasellata perchè

dominata dal mercato: si trasmette la musica che porta gliascoltatori. Prima si sperimentava. Era il tempo del rock e,poi, della disco music. Noi mandavamo i Pink Floid, i LedZeppelin, i Genesis, mentre Radio Rai trasmetteva, solo in de-terminate fasce orarie, le canzonette di Umberto Tozzi o Um-berto Balsamo. All’epoca mi è capitato di fare programmi di

tutti i tipi: sulla musica classica, sulle erbe, sugli oroscopi eanche programmi comici, sulla scia di “Alto gradimento” diArbore e Boncompagni, una pietra miliare”.E oggi?“La tecnologia ci apre grandi opportunità. Radio Venere è

stata la prima nel Salento a usare la regia automatica: noidiamo gli input e le priorità al computer che fa tutto da so-lo, mandando in onda, con la supervisione di Sabrina, lecanzoni. Prima c’era il DJ che, a seconda del suo stato d’a-nimo e del suo gusto, sceglieva i brani. Abbiamo forse perso

qualcosa in esuberanza, mala radio di oggi consenteaccostamenti che primaerano impensabil i . Nel2004, poi, è nata Radio Pe-ter Pan, con l’obiettivo diampliare a quel 40% degliascoltatori che preferiva lamusica straniera, la nostraofferta di palinsesto musi-

cale variegato, composto da vari generi, di nicchia o com-merciali. Nella seconda emittente, ci sentiamo di aver rag-giunto il nostro progetto di anarchia organizzata. Per tuttequeste decisioni ci ha aiutato molto il nostro sito internet(www.radiovenerenet.it), che ci ha aperto definitivamente almondo esterno”.Una domanda cattiva per concludere. Perché puntate co-

sì poco sulle produzioni?“Noi puntiamo soprattutto sulla buona musica (anche con

spazi interattivi come “Temporale”), ma abbiamo anche alcu-ne trasmissioni molto apprezzate: l’agenda salentina, le newslocali curate dalla redazione, la trasmissione sportiva curatada Bruno Conte e la pagina finanziaria di Pino Greco”.

«Da quando è nata ad oggi, RadioVenere ha sempre confermato

45mila ascolti giornalieri e i 180milasettimanali

»

Page 28: Tacco_21

28 il tacco d?Italia

IL SALENTO CHE CRESCEz FILTEA-CGIL

CGIL: il Salentoche vogliamo

Filtea-CGIL rappresen-ta oltre 4.000 lavoratoridella provincia di Lecce,circa un terzo del totale degli addetti dei settori del tessile ecalzaturiero. “Anche se siamo molto soddisfatti per le adesio-ni alla nostra categoria – commenta Giuseppe Guagnano,segretario generale Filtea-CGIL – siamo totalmente concen-

trati sul modoper uscire dal-la crisi del set-tore che, in so-lo quattro an-ni, è passatoda circa19.000 addettiad un numerocompreso tra10.000 e12.000. L’uni-ca soluzione èpuntare sullaqualità e supolitiche con-certative checoinvolgano di-versi ambiti:

dalla moda, all’ambiente, al turismo”. Il riassorbimento diuna parte del personale, pertanto, non può che avvenire al difuori del TAC. Ma come si è arrivati a questo punto? “L’attuale situazione – continua Guagnano - noi l’avevamo

prevista con largo anticipo, denunciando lo scarso rispettodelle regole da parte di una miriade di piccole e piccolissi-me aziende, fondate esclusivamente sullo sfruttamento deglioperai e su un vantaggio di costo, rispetto ai concorrenti, deltutto illegale. Oggi, con la mondializzazione dei mercati, que-

ste piccole imprese van-no in crisi e le più gran-di non lo sono comun-

que abbastanza per competere in un mercato globale. Perun rilancio possibile, dobbiamo inculcare ai nostri imprendi-tori la cultura dell’associarsi, soprattutto in termini di inte-grazione della filiera produttiva, per poi sviluppare una seriedi servizi centralizzati che sul territorio non abbiamo: tra-sporti, strutture e infrastrutture, convenzioni per l’energiaelettrica, ecc.”.Ma il compito principale di Filtea-CGIL è di migliorare le

condizioni di vita del lavoratore, risolvendo le specifiche si-tuazioni di crisi (come in occasione del recente accordo conAdelchi per il riassorbimento di 600 lavoratori) e difendendoi salari dal caro vita senza gravare sull’inflazione del Paese. “Obiettivi chiari e condivisi – afferma Daniela Campobas-

so, segretaria Filtea-CGIL – sui quali ci muoviamo con men-talità confederale e la massima unità di intenti con gli altrisindacati. Abbiamo saputo instaurare un buon dialogo con ilgoverno regionale che, seppur giovane, si è dimostrato inten-zionato ad affrontare la crisi e a ragionare su come reinserirechi abbia perso la propria occupazione. Anche con le impre-se il rapporto è costruttivo, privo di qualsiasi barriera ideolo-gica o atteggiamento demagogico. La nostra priorità è il re-cupero dellalegalità e del-la competitivi-tà delle im-prese, da per-seguire attra-verso nuoveformule di co-operazione esviluppo”.

Nell’attuale contesto socioeconomico globalizzato e con un mercato del lavoro in fermento, il sindacato italiano ha il compi-to di dimostrare reattività e capacità di evolvere. A livello provinciale la CGIL si dimostra all’altezza della situazione: ha attiva-to da tempo una fitta rete di servizi come la formazione, assistenza fiscale, consulenza aziendale, ecc. e si prepara al con-gresso del 19 e 20 gennaio come la confederazione più rappresentativa (nel prossimo numero del Tacco, in edicola il 15 gen-naio, torneremo sull’argomento). Nel nostro Salento, in bilico tra declino industriale e modernizzazione, abbiamo messo ac-canto i segretari di categoria del settore con le migliori potenzialità (il turismo) e quello con le maggiori difficoltà (il TAC). Eccoil quadro che ne emerge dal punto di vista dei lavoratori CGIL.

FILTEA: a difesa del Tac

Giuseppe Guagnano

Daniela Campobasso

Page 29: Tacco_21

il tacco d?Italia29

IL SALENTO CHE CRESCEFILCAMS-CGIL z

F i l c am s - C G I Lrappresenta 2.370iscritti, tutti lavora-tori del settore turistico, considerato unanimemente la risor-sa del futuro, approdo possibile per tanti lavoratori inesora-bilmente destinati alla disoccupazione. Eppure anche inquesto campo si avvertono dallo scorso anno dei segnali dicrisi. Problema di fondo è il proverbiale individualismo deisalentini e la mancanza di organizzazione e lungimiranza. “Il turismo – precisa Antonio Moscag-

giuri, segretario generale di categoria –è in tutta la regione un settore ‘fai da te’.Con poche eccezioni, si avverte la neces-sità di un’iniezione di professionalità ecompetenza per puntare alla fidelizzazio-ne del cliente che deriva da un’offerta diqualità. I dati infatti testimoniano che nelSalento manca un impegno serio a forni-re al visitatore motivi per ritornare. Il90% delle attività turistiche è a condu-zione familiare, con effetti negativi sullaformazione e sulle risorse finanziarie dis-ponibili”. Moscaggiuri, che è anche Presidente dell’ente bilaterale

per il commercio, ricorda come molti corsi di formazione sia-no andati deserti perché le aziende non hanno comunicatoai lavoratori queste opportunità, con relativo spreco di risor-se umane ed economiche. “Se non si parte dalla professio-nalità – commenta Moscaggiuri - è impensabile che un turi-

sta ritorni. Se poi iprezzi continuanoad essere così alti,

si rischia il passaparola negativo”.Non mancano tuttavia le note di speranza: un investimento

di 17 milioni di euro, da parte di Sviluppo Italia, Provincia eRegione, per realizzare a Santa Cesarea un centro termaleaperto tutto l’anno e una sezione di eccellenza dedicata allariabilitazione psichiatrica, come ce ne sono solo due in Euro-

pa. Passi avanti si stanno facendo in di-rezione del turismo congressuale e del-l’aumento dei posti letto disponibili. “Apatto però – ammonisce il segretario –di essere inflessibili nella tutela del terri-torio, nostra unica, vera risorsa. Piuttostoandrebbero potenziati i servizi di coordi-namento delle strutture extralberghiere”. Filcams-CGIL è fortemente impegnata

a contrastare l’irregolarità diffusa nelsettore. I dati indicano che, nei mesi dialta stagione, su 200 lavoratori impiegatiin una struttura alberghiera, solo 50 so-

no regolarizzati. “Le nuove possibilità di elusione offerte dal-la Legge 30 (la cosiddetta Legge Biagi) – aggiunge Moscag-giuri – sono particolarmente deleterie nel nostro settore. Cisarebbe invece bisogno di interventi normativi a sostegnodel turismo di qualità, con lavoratori professionalizzati, sgravifiscali per le aziende che assumono e per le impresa familia-ri intenzionate a organizzarsi e strutturarsi”.

FILCAMS: turismo e diritti

Antonio Moscaggiuri

zx a cura di Nerò Comunicazione

Page 30: Tacco_21
Page 31: Tacco_21

COOL&GREEN

il tacco d?Italia 31

z LE RICETTE DI NONNA MARIA

V i presento nonnaMaria. Classe 1915 eclasse da vendere.Cuoca provetta. In pe-riodo natalizio non èpossibile sfuggire aisuoi pranzi e alle suecene, preparati “cometradizione comanda”. Tutta la famiglia a raccolta per ripete-re, come ogni anno, lo stesso rituale.Come nonna Maria chiarisce subito, fedele ad un’usanza

che si perde nella notte dei tempi, la tradizione non vuoleche si festeggi solo il Natale, nel senso del 25 dicembrestrettamente detto, ma una serie di festività, contornate davigilie e antivigilie. Inoltre, anche l’Immacolata (8 dicembre)prevede una lista di “regole” alimentari da non infrangere. Vadetto che “a quei tempi” più che il giorno di festa in sè, i pre-parativi riguardavano la vigilia, quando era proibito, in segnodi penitenza, mangiare carne e dare sfogo ai piaceri della go-la e ci si ingegnava, come si poteva, per trovare la giusta ri-cetta, avendo a disposizione non troppi soldi e non troppi ci-bi “concessi”. Le vigilie dell’Immacolata e del Natale si svol-gevano pressoché allo stesso modo, anche quanto al menu atavola. Oggi sono altre le portate che imbandiscono le tavolein festa, ma il Natale di nonna Maria aveva un gusto partico-lare. Lei lo ricorda ancora, mentre sorride e racconta episodiche risalgono a quand’era bambina. Ricorda la gioia el’emozione di attendere che sua madre si desse alla cuci-na. Il profumo della mattina presto, quando lei con i suoifratelli correva rubare assaggini delle portate destinate algiorno dopo. Ricorda ancora il vestito della festa, “quelloazzurro cielo, come i miei occhi”.I piatti di nonna Maria hanno quel sapore particolare

che non si può imitare, perchè raccontano la tradizione ederano tramandate oralmente, di madre in figlia. Si impara-vano così, vedendole mettere in pratica. E’ per questo chenon si possono spiegare. Non c’erano proporzioni o misureper gli ingredienti, “si andava a occhio”.Ma il Natale non era solo cucina. L’atmosfera di festa si

respirava già diverso tempo prima del gran giorno. Intantofrequentando la Chiesa a partire da nove giorni prima delNatale (la cosiddetta “novena”), alle ore 4.00 del mattino.E, visto che la messa durava circa un’ora e mezza, occorre-va portarsi la sedia da casa, a meno di affittarla in Chiesa,per 4 soldi alla volta.

Anche nonna Ma-ria, da bambina,preparava il prese-pe; i personaggi,nella maggior partedei casi, erano im-provvisati. Così po-teva capitare cheGesù bambino fos-se più alto dellaMadonna e strettoin una mangiatoia troppo piccola per lui. Vicino al presepe sicollocava l’albero di Natale, ornato da fiocchi colorati, maanche mandarini e “pittule” che, puntualmente, sparivanoancor prima della festa. Sotto l’albero nell’intero periodo na-talizio si raccoglievano i regali di parenti e conoscenti chepoi, il giorno dell’Epifania, si donavano ai poveri. “Noi stava-mo bene; dovevamo pensare agli altri”.

˙ Nelle ricette di una volta nonc’erano proporzioni o misure per gli

ingredienti. Si guardava e si imparava;si “andava a occhio”¨

Quando il Nataleera poveroCON NONNA MARIA, A ZONZO TRA

LE PAGINE DEL RICETTARIOTRADIZIONALE SALENTINO

zx di Margherita Tomacelli

Il granoIngredienti: grano, p

omodoro,

cipolla, prezzemolo, sale e olio

Preparazione:

Il giorno dell’antivigilia, si pesta il grano fino a che non sia

pulito e lo si lascia una intera notte a bagno in acqua tiepida.

La mattina dopo lo si fa lessare in poca acqua; durante la cot-

tura si aggiungerà altra acqua tiepida, per evitare che il grano

si indurisca. Dopo circa un’ora di cottura a fuoco lento, il piatto

è pronto. Si aggiungono sale e olio, pomodoro, prezzemolo e ci-

polla, mentre si continua a mescolare per dare sapore. “Se si

vuole rendere il piatto più saporito – consiglia nonna Maria - si

può aggiungere la ricotta forte”.

Page 32: Tacco_21
Page 33: Tacco_21

il tacco d?Italia 33

Lo stoccafissoIngredienti: stoccafis

so, pomodoro,

prezzemolo, peperoncino,

aglio, cipolla ,olio

Preparazione:

La preparazione inizia una settima-

na prima, quando si mette lo stoccafis-

so a bagno in acqua. L’acqua va cambiata almeno una volta al

giorno. Al termine della settimana, si sistema il pesce in una pi-

rofila con cipolla tritata, peperoncino, pomodoro, prezzemolo,

un po’ d’aglio, olio e acqua fino a coprirlo. Cuocere per circa

un’ora a fuoco medio.

La zuccaIngredienti: zucca, mollica di pane,aglio, menta, olio, sale, aceto

Preparazione:

Inizia il giorno dell’antivigilia per es-

sere pronto l’indomani. Si taglia la zuc-

ca e la si mette a lessare in acqua e sale,

finchè non bolle. Si scola e si sistema in un contenitore di terra-

cotta. Si dispone un primo strato di zucca sul fondo del conteni-

tore; poi si aggiungono la mollica di pane, l’aglio, la menta, l’o-

lio e un po’ d’aceto. Si continua con un secondo e un terzo strato

di zucca, a seconda della quantità disponibile. Il piatto si serve

24 ore dopo, quando si sarà insaporito di tutti gli odori.

La verduraIngredienti: verdura (rape o “cicorine”),sale e olio, cipolla

Preparazione:

Si può preparare in due modi differenti.Il primo è il più veloce e consiste esclusivamente nell’immerge-re la verdura nell’acqua bollente, per eliminarne il caratteristicosapore amarognolo.Il secondo richiede circa mezz’ora di cottura: nella pentoladove cuoce la verdura si aggiungono sale, olio, cipolla e, pianpiano, acqua tiepida.

Le pittuleIngredienti: farina, lievito, acqua, sale

Preparazione:Ci sono tantissimi modi di preparar-le. Nonna Maria le fa “alla taurisane-se”. Si amalgamano gli ingredienti finoad ottenere un impasto piuttosto morbi-do che rimane a lievitare per qualche ora. Dall’impasto si spez-zano, con le mani, piccole quantità e si immergono nell’olio bol-lente. Le pittule sono pronte in pochi minuti.Si possono farcire con diversi ingredienti, che vanno aggiuntiall’impasto iniziale: cavolfiore, baccalà, olive nere, capperi, po-modori, acciughe, peperoncino.

La cupetaIngredienti: pinoli (o mandorle o noccioli-ne), zucchero

Preparazione:Si abbrustoliscono i pinoli (o le noc-cioline, o le mandorle); quando sonopronti si scioglie lo zucchero in un pen-tolino fino a che non sia liquido. Vi si aggiungono i pinoli e si

mescola per bene affinchè non si formino grumi. Si svuota tuttoil composto su una superficie fredda e liscia, in genere un mar-mo, lo si fa raffreddare un po’ e poi lo si taglia in piccoli rombia cui si dà la tipica forma di fiocchetto. Si può procedere ad unaspolverata di cannella.

Le pitteddheIngredienti: farina, z

ucchero, lievito

Preparazione:

La preparazione delle pitteddhe è

molto semplice. Basta impastare insieme

la farina, lo zucchero (mezzo chilo per

ogni chilo di farina), il lievito per dolci.

Per insaporire l’impasto, si può aggiun-

gere anche un po’ di vino o dell’anice. Dopo il necessario tempo

di lievitazione, si passa a dare le forme alle pitteddhe, che pos-

sono essere rotonde, a esagono o a rombo. Una volta realizzate

la forme, si riempiono di marmellata, anche questa preparata

in casa; si piegano verso l’interno i lembi dell’impasto e si pun-

zecchiano ai lati, in modo da fissare la forma.

« Il Natale di nonna Maria non consisteva solonel 25 dicembre, ma in una lunga serie di festività

collaterali, tra vigilie e antivigilie»

COOL&GREENz LE RICETTE DI NONNA MARIA

Page 34: Tacco_21
Page 35: Tacco_21

il tacco d?Italia35

CULTURA&SOCIETÀS T O R I E D I PA E S E z

Quante storie natalizie ha da rac-contare il Salento, così attaccatoalle tradizioni e ai ricordi, ancora

vivi, della gente di una volta, che si pre-parava alla festa con sentimento e inge-nua semplicità.L’usanza più bella, che si va perdendo,

era la preparazione del presepe, con ipupi, di varie dimensioni e colori, e alcentro del paesaggio di Betlemme, rico-struito dalle abili e rugose mani di geni-tori e nonni, la Natività, con il bue, l’asi-nello, Giuseppe, Maria, u bambineddhhu,i pastori con le loro cornamuse.A sovrastare la scena, gli angeli,appesi con del filo alla sommitàdella grotta, reggevano con lemani il cartiglio Gloria in excel-sis Deo. Il presepe occupaval’angolo più in vista della casacosicché potesse essere benammirato e, a volte, era accompagnato dall’altrettanto sfavillantealbero di Natale. Niente a che fare con gli alberi finti e stilizzati,trionfo del modernariato, che compaiono oggi nelle nostre case. Sitrattava di alberi veri, agghindati con lunghi nastri e grandi pallediverse l’una dall’altra, perché ereditate dagli anni precedenti; edanzi, quanto più passavano gli anni e più le decorazioni venivanoriciclate e si usuravano, ancor più queste apparivano meravigliosa-mente fuori dal tempo e da ogni moda. Quando proprio veniva amancare qualche pezzo, allora si correva a compare un Re Magio,qualche altra pecorella o la fontana dai maestri pupari (mestierequasi scomparso). Fanno ancora capolino, ogni tanto, quei vecchied allegri alberi di Natale; si affacciano dalle nostre vecchie fotoingiallite quando una sera strana di malinconia o la scomparsa diqualche nostro caro ce le fa riprendere dai cassettoni impolveratidove erano riposte, nelle case dei nostri genitori. A volte, su questefoto, il presepio o l’albero di Natale, fanno da sfondo a qualchecompleanno che cadeva nello stesso periodo natalizio, festeggiatonel salotto buono, con quei grandi divani rossi anni ’70, così kitch,e sul tavolino, al quale eravamo appoggiati, magari in equilibrioprecario, contrastati con il divano per non cadere, la torta e l’im-

mancabile liquore rosso Alkermes. Giàdalla festa dell’Immacolata (8 dicem-bre), si gustavano le pittule (“te la Ma-culata, la prima pittulata”). Le pittule,insieme alle pucce e ai taraddhi, accom-pagnavano tutto il periodo natalizio. Mafra le ricette salentine di questo periodo,vi erano i caranciuli, dei bastoncini gros-si quanto un dito, tagliati a tocchetti, av-viluppati di miele e cosparsi con cannel-la e confettini. I purciddhuzzi, chiamaticosì perché avevano la forma del musodi un porcellino, erano fritti in olio bol-

lente e decorati con confettini: ri-cetta di derivazione persiana, por-tata dagli Arabi in Spagna e poidagli Spagnoli in Puglia. Ancora, lecarteddhate, fritte e cosparse dimiele; gli anisetti, piccoli e poli-cromi confetti, simili a chicchi digrano, e il pesce di mandorla, che

richiamava il Cristo, rappresentato nell’iconografia cristiana deiprimi secoli con il simbolo del pesce. Si è perduta anche la memo-ria del rosoliu, un liquore zuccheroso fatto in casa che suggellaval’abbondantissimo cenone della vigilia. Dopo la mezzanotte, ci siscambiava i doni sotto l’albero, si deponeva il Bambinello nellamangiatoia e ci si faceva gli auguri per un altro Natale arrivato.

LE FOTO INGIALLITE DEL NATALE SALENTINO. ORMAI DIMENTICATO, VIVE NEI PICCOLI PAESIzx di Paolo Vincenti

« L’albero di Natale e le ricette dellatradizione. E’ questo il Natale

dei ricordi»

C’era una volta ilNatale

Page 36: Tacco_21
Page 37: Tacco_21

il tacco d?Italia37

CULTURA&SOCIETÀC A S A R A N O C R E S C E z

Luci puntate su case a corte e frantoi ipogei, luoghianimati dagli artigiani d’un tempo…arriva Natale. Leporte di antiche abitazioni e di ambienti sotterranei,

legati alla produzione dell’olio e dell’economia passata, siaprono ai visitatori in un percorso che conduce attraversoscorci e suggestivi angoli del centro storico fino alla Nativitàin grotta. Un’occasione per esplorare l’ habitat popolare delrione intorno a via Pendino (via delle trappite), denominatoLaccu (lago, poiché in alcuni zone si raccoglieva l’acquapiovana), col suo lastricato di basoli così vicino ai prestigio-si palazzi signorili di Piazza D’Elia. Le strutture abitative e dilavoro, certamente da valorizzare come testimonianze di ar-cheologia industriale, riconducono alla loro origine urbani-stica medioevale e moderna con le strade in discesa, unapendenza utile al defluire delle acque piovane, nel tessutodi vicoli e cortili.Nel percorso di quest’anno, dopo aver ammirato il monu-

mentale giardino del seicentesco Palazzo De Judicibus nelsuo scenografico gioco di luci, si potrà riscoprire anche quel-lo più modesto di un’abitazionedella Corte II, ricostruendo l’irre-golare susseguirsi delle celluleoriginarie del caseggiato. Attra-versata la stanza da letto arre-data con mobili d’epoca (telaio,filatoio a pedale, bacinella per ilmedico, coperta a pizzuddi, etc)e superato il vano ad alcova chesi presenta dietro un arco dipregevole fattura, da una scalet-ta interna si potrà accedere alpiccolo orto recintato. Un conte-sto architettonico che si snodasu livelli e piani di calpestio dif-ferenti, che ospitano varie botte-

ghe (cartapesta, vasaio, etc.) tra portali a bu-gnato di alloggi del Seicento, impreziositi damascheroni e nicchie votive, tra scalette emignani, soppalchi e scantinati.Oltre ai due giardini, l’itinerario compren-

de una casa con sappuertu (vano carraio)quattro frantoi ipogei, uno dei quali, recupe-rato e acquistato dalla stessa associazione“Amici del Presepe” è adibito a museo dellacultura contadina. Tra le altre iniziative del-l’associazione, arrivata orgogliosamente aldecimo anniversario, l’addobbo luminariocon simbologia pacifista “stella della pace”,i concorsi di poesia, e ultimamente le ado-zioni a distanza.

L’associazione, nata nel 1996, conta 40 soci. Ogni anno,tra sponsor e offerte il presepe raccoglie circa 14mila euro.Di questi il 70% viene dato in beneficenza a persone e fa-miglie bisognose della città. Qualche giorno prima di Natalel’Associazione dona a 100 famiglie casaranesi vassoi di car-ne da quattro kili l’uno. In tutto quattro quintali.

Presidente Mimino De MasiSegretario Leonardo ColellaTesoriere Giuseppe Torsello

ConsiglieriPino Memmi, Pino Ventura, Rocco De Marco,

Luigia Mamacchio

Gli appuntamenti del presepe24 -25 -26 Dicembre

1 e 6 Gennaio, quando arriveranno i re Magicon i doni per il Bambino.

COMPIE DIECIANNI IL PRESEPEVIVENTE DELBORGO ANTICO DICASARANOzx di Antonio Lupo

“Laccu”, che magia

Corte II. L’alcova con arco inuna casa del ‘600

Piccoli artigiani in costume

Page 38: Tacco_21

IL SALENTO CHE CRESCEz MASSERIA RELAIS DEL CARDINALE

38 il tacco d?Italia

Cinque Stelle nella Storia

IL PIÙ PRESTIGIOSO IMPIANTO ALBERGHIERO DELLA PUGLIA SARÀ INAUGURATO IL 7 DICEMBRE

Adagiata tra il mare cristallino di TorreCanne e la splendida Selva di Fasano, sor-ge la MASSERIA RELAIS DEL CARDINALE,utilizzata sin dal ‘400 dai Cavalieri di Maltaper i loro incontri. Dopo un sapiente restauro che ha recupe-rato le volte a stella e a botte dei suoi salo-ni, la Masseria è finalmente pronta a prose-guire la sua storia quasi millenaria. Trasformata in albergo a 5 stelle lusso dota-ta di tutti i comfort, consente di rivivere at-mosfere d’altri tempi, godendo di una vistasconfinata tra gli ulivi e i carrubi secolari, acontatto con la natura più incontaminata. Asoli due chilometri dal mare con sabbiabianchissima, è riservato un esclusivo an-golo a disposizione dei soli clienti dellaMasseria. Tra i fiori di melograno, in un tipi-co frutteto, la splendida colazione. Nelleantiche stalle, oggi, un tipico ristorante che

propone una variegata selezione di piatti tipici regionali rivisitatida maestri chef. Passeggiate a cavallo, percorsi salutisti lungo icirca dieci chilometri di strade interne alla tenuta, consentono diraggiungere gazebo organizzati dove il suono del silenzio ac-compagna ore di piacevole relax. Attrezzature sportive per gliamanti del tennis e delle bocce e, a soli tre chilometri, un cam-po da golf a 18 buche.MASSERIA RELAIS DEL CARDINALE ha 70 camere di cui 25suite con camino, 2 suite superior, 2 suite presidenziali e 1 suitedel cardinale, tutte dotate di aria condizionata, frigobar, cassa-forte, tv colori con Sky, presa ADSL e impianto Wi.fi. Una splen-dida piscina immersa nell’antico agrumeto, solarium, innumere-voli terrazzi, sale convegno, centro benessere all’avanguardia,sala ristorante per 150 persone, sala cerimonie per 400 personee un parco attrezzato perfetto per rinfreschi e feste.

Solo per il 2006 sarà possibile accedere ai servizi del complesso a prezzi promozionali.

Via delle Croci, 68 - 72010 Pozzo Faceto di Fasano (Br)Tel. 080.4890335 - Fax 080.4890275

zx a cura di Nerò Comunicazione

Page 39: Tacco_21

il tacco d?Italia39

CULTURA&SOCIETÀC A S A R A N O C R E S C E z

Danza, cabaret, musica, tradizione,innovazione. C’è proprio tutto in“Pensiamo in prosa”, il cartellone

2005-06 della stagione teatrale casarane-se, giunta alla terza edizione, organizzatodall’assessorato alla Cultura e dal consor-zio Teatro Pubblico Pugliese. Sulla scia delclamoroso successo dei precedenti anni, gliorganizzatori hanno allestito un cartellonedi alta qualità per uno dei soci “più giovani,ma nello stesso tempo più attivi del nostroconsorzio”, come si è espresso il presidentedel Tpp, Carmelo Grassi,parlando del Comune diCasarano e in riferimentoalle altre attività (teatroper ragazzi, stagione esti-va) organizzati insieme al-la locale amministrazionecomunale.“Siamo molto contenti del rapporto con Casarano – ha ag-

giunto Grassi – fare queste tre attività non è da tutti ed è uncaso molto raro nella nostra Regione”. Mo-tivazioni più che sufficienti per allestire uncartellone di alto livello, con la presenza dimostri sacri del teatro come Mario Scacciae Gianrico Tedeschi oppure garantire la pre-senza di Raffaele Paganini, Giobbe Covattae Beppe Barra, artisti di grande spessore.L’attore napoletano, tra l’altro, si è resoprotagonista di un nobile gesto nei con-fronti della città. “Va evidenziato – sottoli-nea Grassi – che quest’estate, nonostante ilcontratto, poteva pretendere il pagamentoe invece rinunciò. E non solo lui, ma tuttala compagnia”. Lo spettacolo di Barra, cheha aperto la stagione, fu annullato per lut-to, in seguito alla morte delle sorelle Ba-

stianutti, vittime di un attacco terroristicoin Egitto.“Malgrado le note difficoltà economiche

in cui versano gli enti locali, la stagioneteatrale vuole essere un segno di vitalitàdella città anche in riferimento alla crisiche da tempo la attanaglia”, ha affermatoil sindaco Remigio Venuti durante la con-ferenza stampa di presentazione, sottoli-neando il “proficuo rapporto” instauratocon il gruppo “Italgest”, sponsor ufficialedella rassegna. L’assessore alla Cultura,

Claudio Pedone, dal cantosuo, dopo aver rimarcato icosti contenuti della ras-segna (70 euro l’abbona-mento per i nove spettaco-li in cartellone) ha ricorda-to l’impegno e la collabo-razione della stessa “Fon-

dazione Filograna” proprietaria del teatro che ospita la ras-segna.

L’obiettivo della stagione, oltre ad offrireteatro di qualità e a confermare i giudizi lu-singhieri degli spettatori, è superare il nu-mero di paganti della precedente edizioneche fece registrare circa 4.000 presenze,con una media di 396 spettatori per serataed un incasso pari a 35.418 euro lordi. Gliorganizzatori sperano anche di superare ilnumero di abbonati della passata stagione(242) e ad attirare appassionati dai paesivicini. Quest’anno l’impegno di spesa è dicirca 44.000 euro (13.000 euro in più ri-spetto alla seconda edizione), l’amministra-zione comunale conta di abbattere i costigrazie alla campagna abbonamenti, allosponsor e, naturalmente, agli incassi.

zx di Enzo Schiavano

«Grandi nomi e un’attenzione a tutti i gu-sti. Il costo, 44mila euro, da abbattere, con

sponsor, biglietti e abbonamenti»

Pensiamo inprosaDOPO IL SUCCESSO DELLA PASSATA STAGIONE LA RASSEGNA TEATRALE TORNA AL “FILOGRANA”

Claudio Pedone

Carmelo Grassi

Page 40: Tacco_21

40 il tacco d?Italia

CASARANOz C A S I S T R A N I

Èpassato più di anno dall’inizio della consiliatura2004-2009 e il consiglio comunale non ha ancoranominato il nuovo Difensore civico. Le forze politiche

hanno espresso a più riprese dichiarazioni d’intento orienta-te a condividere la scelta, ma alla prima occasione – l’as-semblea cittadina del 10 marzo scorso che doveva proce-dere alla nomina – hanno preferito rimandare l’argomento.

Non c’era accordo tra maggioranza edopposizione sul candidato da votare.L’accordo non c’era neanche tra le for-ze di maggioranza.Durante il dibattito i consiglieri in-

tervenuti, nessuno escluso, hannosottolineato che “si tratta di unostrumento essenziale della vita am-ministrativa del Comune”. I gruppiconsiliari hanno invitato l’amministra-zione comunale a preparare un appo-sito bando, a stabilire dei criteri per lapartecipazione e a darne adeguatapubblicità. Qualcuno ha addiritturaproposto che il Difensore civico vengaeletto con un referendum popolare.Sembrava che la nomina fosse que-stione di pochi giorni. Ciò che si erastabilito con tanta passione però èrimasto sulla carta. All’indomani diquell’assemblea cittadina, senza

aspettare il bando, sono giunte al protocollo del Comunedue istanze per la carica di Difensore civico. Le hanno pre-sentate l’ex assessore Giovanni Coletta e Rosaria De Rocco,entrambi dirigenti del movimento politico “Azione Democra-tica”. Non è un caso che queste prime volontà di coprire ta-le carica provengano dall’associazione presieduta da Patri-zia Carlino. “Azione Democratica”, infatti, si batte con deter-minazione affinché questo ufficio sia nel pieno delle funzio-ni e spera che la persona che lo dirige non sia “soggettofunzionale alla maggioranza, né allo stesso consiglio comu-nale nel suo insieme, in quanto svincolato e libero nella suafunzione di controllo a garanzia degli interessi collettivi”. Da

TUTTI CONVERGONO SULLA SUA IMPORTANZA. NESSUNO CONVERGE SU UN NOME PER IL DIFENSORE CIVICOzx di Enzo Schiavano

Casaranesi“indifesi”

«Candidati a Difensore civico,Giovanni Coletta e Rosaria De Roccodi Azione Democratica. Tra i “papabili”Fedele Pisanò, Mauro Stefano,Eliana De Luca e MatildeMacchitella

»

Pareti di vetro. Il difensore civico contribuisce alla trasparenza dell’attività amministrativ.Nella foto: il chiostro del Municipio di Casarano (ex convento dei Domenicani)

Page 41: Tacco_21

allora, l’argomento è scomparso dall’agenda dell’esecutivo.In questi mesi, tuttavia, ha fatto capolino nelle riunioni di

partito o nei vertici di maggioranza. Se ne parla, ma gliesponenti politici non dimostrano molta passione per l’ar-gomento. Girano anche i nomi dei “papabili”, come il Di-fensore civico uscente, Fedele Pisanò, avvocato; MauroStefano, laureato in Giurisprudenza, che ha ricoperto lacarica solo per due mesi; Eliana De Luca, avvocato; partedell’opposizione punterebbe su un altro avvocato, MatildeMacchitella. I primi tre sembrano i favoriti: i due esponen-ti di “Azione Democratica” e la responsabile cittadina diAn avrebbero poche chance.Ma l’idiosincrasia verso questo fondamentale ufficio per il

cittadino non è solo casaranese. I comuni salentini ne sonosprovvisti, dai più grandi ai più piccoli, anche se tutti gli sta-tuti comunali lo prevedono. La rete telematica (non aggior-nata) di questo istituto (www.difensorecivico.org) segnalasolo quello della Provincia di Lecce; tuttavia anche il Comu-ne di Lecce ha il suo Difensore, Franco Stabili.L’amministrazione di Palazzo dei Celestini da tempo ha

nominato il suo Difensore civico, Giacinto Urso, che svolge ilruolo con dignità ed imparzialità.Le funzioni del difensore civico sono definite dalle leggi 8

giugno 1990 n. 142 e 15 maggio 1997 n. 127 e dallo Sta-tuto comunale. Casarano, però, è ancora sprovvisto di un re-golamento per le modalità e procedure di intervento del Di-fensore civico. E' un organo indipendente dall’amministra-zione comunale e svolge un ruolo di garante dell'imparziali-

tà e del buon andamento dell'amministrazione. Il Difensorecivico, che agisce anche nell'interesse dell'Amministrazionecomunale contribuendo al miglioramento dell'attività, ha ilcompito di difendere il cittadino dagli abusi dell'Ammini-strazione comunale e degli enti collegati; interviene per latutela dei cittadini contro le disfunzioni, le carenze, le omis-sioni e i ritardi degli uffici.Secondo quanto statuito dalla legge “Bassanini”, il Difen-

sore civico ha anche il compito di controllare, se richiestoda un quarto dei consiglieri comunali, la legittimità degli at-ti della giunta e del consiglio sulle seguenti materie: appaltie affidamento di servizi o forniture di importo superiore allasoglia di rilievo comunitario; assunzioni del personale, pian-te organiche e variazioni. Il Difensore civico può chiederel'esibizione dei documenti relativi ad una pratica, senza illimite del segreto d'ufficio, e sentire il responsabile del-l'ufficio competente; può inoltre accedere agli uffici perconsultare atti e documenti. Non può sostituirsi all'ammi-nistrazione comunale nell'emanare o modificare un atto,ma la può sollecitare a riesaminarlo, modificarlo o annul-larlo se lo ritiene illegittimo.Quando un funzionario sollecitato ometta, rifiuti o ritardi

atti del proprio ufficio, il Difensore civico può proporre lapromozione dell’azione disciplinare. Annualmente deve sot-toporre all'esame del consiglio comunale una relazione sul-l'attività svolta, contenente eventuali proposte di innovazio-ni normative e amministrative. Le consulenze e gli interventiin favore dei cittadini sono gratuite.

il tacco d?Italia 41

CASARANOC A S I S T R A N I z

Page 42: Tacco_21

MAGLIE

42 il tacco d?Italia

z T E M P O D I B I L A N C I

Giovanna Capobianco (DS): Quandoprovvederà alla nomina del consigliodi amministrazione della MTA? E qua-li saranno i criteri che ispireranno lasua scelta? “Il consiglio di amministrazione del-

l’MTA verrà nominato a breve. Cercheròcome sempre persone qualificate econ un’adeguata capacità gestionale.Sono convinto che alla fine ne usciràun consiglio di amministrazione validoche potrà collaborare anche con l’am-ministrazione comunale, in considera-zione del fatto che l’MTA svolge unafunzione di interesse pubblico (par-cheggi, raccolta dei rifiuti)”.

Marcello Adamuccio (DS): Sulla fi-scalità locale (ICI, IRPEF) c’è la vo-lontà dell’Amministrazione di venireincontro alle esigenze di chi si è co-struito con grandi sacrifici una casa?Ciò in considerazione del fatto che icittadini proprietari in altri Comunisimili al nostro pagano imposte moltopiù basse. “Ci sono anche molti Comuni con

una tassazione più alta. Noi siamo nelmezzo. Essere virtuosi vuol dire anchegestire bene il denaro pubblico, so-prattutto in un momento in cui la Fi-nanziaria prevede un taglio del 6,7%delle spese correnti con l’esclusionedei servizi sociali e del personale. L’im-pegno è quello di guardare con atten-zione a questo problema, ma senzatrascurare quelli che sono i bisogni diun Comune che, ricordiamolo, a frontedi una popolazione di poco più di15mila abitanti, offre i servizi di unagrande città”.

Giovanni Convenga (UDEUR): Laprecedente Amministrazione avevacommissionato un piano traffico mairealizzato. Ora, visto l’alto tasso di in-quinamento a Maglie, urge un rapidointervento in questa direzione. Ha in-tenzione di continuare l’opera avviatadalla precedente amministrazione osta valutando la possibilità di interve-nire con un nuovo progetto?“Non nascondo che questo è un pro-

blema di difficile soluzione, anche perla conformazione geografica del paese.Il fatto, però, di avere dei contenitoriquali il megaparcheggio o i parcheggi araso, realizzati dalla precedente ammi-nistrazione, mi porta a pensare che an-che attraverso l’uso di queste risorse èpossibile ottenere una riduzione dellazona veicolare e di conseguenza un tas-so di inquinamento minore ed una mag-giore vivibilità del centro storico. Ovvia-mente qualunque discorso che interessiil traffico non può prescindere da un co-involgimento degli operatori commer-ciali che sono la cassa di risonanza del-le esigenze reali del paese”.

A più di sei mesi dalla sua elezione Antonio Fitto traccia con il Tac-co un bilancio dell’attività. Il Tacco apre così le pagine di Maglie,che continueranno di mese in mese con approfondimenti ed inchie-ste, rivolgendogli le domande che i consiglieri di opposizione avreb-bero voluto fargli. La formula è ormai un classico. I risultati, invece,sono tutti da scoprire.

A colpi diTacco

zx ph Rocco Toma

ANTONIO FITTO DIFENDE,A MAGLIE, L’ULTIMA ROCCAFORTEDELLA FAMIGLIA

« Il problema del traffi-co è di difficile soluzionema lo gestiremoascoltando le esigenze deicommercianti

»

zx di Marco Laggetta

Page 43: Tacco_21

Maria Rosaria De Lumè (Margheri-ta): Una domanda semiseria: visto chenelle linee programmatiche del quin-quennio ha dato largo spazio alla pro-mozione dell’uso della bicicletta incittà, quando insieme alla sua Giuntacomincerà a dare il buon esempio?“Il problema, più che andare o meno

in bicicletta, è quello di creare percorsiciclabili che siano sicuri. Maglie è fattaurbanisticamente molto bene, ma lesue strade hanno grossi limiti perquanto riguarda la sicurezza dell’usodella bicicletta. Questo è uno studioche dovrà essere affrontato insieme aquello del piano traffico perché ancheil discorso di realizzare dei parcheggidi scambio a raso nelle zone che laprecedente amministrazione aveva in-dividuato potrebbe portare alla dimi-nuzione dei parcheggi nelle strade equindi alla creazione di spazi da desti-nare a piste ciclabili”.

Maria Sabrina Balena (Margherita):Antonio Fitto ha già ricoperto la cari-ca di sindaco a Maglie, prima di di-ventare direttore dell’ASL. Cosa l’haportato ad allontanarsi dalla politicaattiva e cosa l’ha spinto a ritornarci?“Io sono stato sindaco dal 1988 al

1991. A quel tempo il sindaco non veni-va eletto direttamente dai cittadini. Iosono stato eletto consigliere comunaleed ho continuato a fare il consiglierecomunale sino ad oggi. La scelta di es-sere nominato sindaco è avvenuta al-l’interno di un partito, la DC, che era ilpartito di maggioranza. Nel ’91 ci fu uncapovolgimento nell’organizzazione del-le ASL e fu l’amministratore straordina-rio, e non il direttore generale, a sosti-tuire il vecchio comitato di gestionedelle ASL, che aveva carattere pretta-mente politico. Quindi non si può parla-re di un cambio di tendenza quantopiuttosto di una continuità nel fare po-litica anche su un terreno diverso”.

Mario Andreano (Margherita): Incampagna elettorale Antonio Fitto siè definito “il sindaco di tutti”. La suapolitica sarà alla portata di tutti? Ri-serverà le giuste attenzioni alle per-sone che hanno meno? Sarà in gradodi garantire un’assoluta trasparenzaalle sue scelte e al suo operato?“Ho sempre visto la politica come la

capacità di essere vicino ai problemidella gente. Quanto all’apertura a360° della mia politica basti pensareche disponiamo di un periodico come“Informa Città” e di un sito web, anchese molto spesso portare all’attenzionedei cittadini quella che è l’attività del-l’amministrazione può sembrare allaminoranza una forma di pubblicità; masoprattutto possiamo vantare degli uf-fici comunali sempre più aperti al dia-logo col cittadino”.

il tacco d?Italia 43

MAGLIET E M P O D I B I L A N C I z

Carlo Scarpello (Primavera maglie-se): Cosa intende fare per ottenere dal-

la nuova amministrazione regionale, inlinea con la politica adottata dal presi-dente, la riapertura dei servizi di baseall’ospedale di Maglie?“È fondamentale avere delle strutture

capaci di prestare le dovute cure a chine ha bisogno senza che questi debbaintraprendere dei viaggi della speranza.D’altra parte quella riforma sanitariache era nata circa tre anni fa e che nonè stata attuata appieno mirava proprio aquesto. Se ci rendiamo conto di quanto

poi effettivamente i viaggi della speran-za siano diminuiti da allora non possia-mo che considerare quella riforma, cosìtanto vituperata da parte della sinistra,una riforma da recuperare. Mi auguroche l’onorevole Vendola mantenga lepromesse fatte in campagna elettorale espero che lo faccia in modo omogeneosu tutto il territorio pugliese e non ascapito di quelle strutture ospedalierevalide che possono dare una rispostaesaustiva alle esigenze dei cittadini”.

“I PROTAGONISTI”è il nuovo libro di Adolfo Maffei

Prenota oggi stesso la tua copia per Natale, al costo di 15 Euro, inviando un fax (0833-599238) o un’email ([email protected]) con i tuoi dati, indirizzo, numero di telefono ed eventuale P.Iva.

Vent’anni di incontri del più autorevole giornalista salentino con i personaggi della cultura, economia, costume epolitica: com’erano, che cosa dicevano e come sono diventati.

Page 44: Tacco_21

44 il tacco d?Italia

SHOPPINGz T I B I D A B O

Per Natale Tibidabo Emporioregala opere d’arte

L’artista salentina PIX, giànotata da numerose perso-nalità della cultura e del de-sign tra i quali Michael Si-

gel, Antonio Possenti eMaurizio Maggiani,

ha partecipato a numerosemostre nazionali.

Nell’immagine a destra“I duellanti”, olio su tela di

cm. 40 x 40

Per Natale Tibidabo Emporio, lo spazio deldesign funzionale e trendy con sede a Ca-sarano, in via vecchia Matino (Tel:0833.512151) ti regala un’opera d’arte. Undisegno realizzato dalla pittrice Pix, bennota a chi è vicino alle produzioni artisti-che salentine.Un regalo per tutti coloro che da 10 annihanno fatto del negozio di Giovanni Zompìun punto di riferimento per lo shopping.Articoli da regalo, complementi d’arredosotto il segno inconfondibile del designprodotto dai più grandi marchi del Made inItaly del settore come Viceversa, Slamp,Creativando, Kartell e tanti altri.Acquistando i tuoi regali per Natale da Ti-bidabo Emporio dal 7 dicembre al 24 di-cembre, riceverai come omaggio un dise-gno su cartoncino firmato PIX, che al mo-mento è all’opera per realizzare almenoduecento disegni con tema “IL NATALE”. Un qualcosa che rimane per sempre per lasua unicità, come gli oggetti e i comple-menti proposti da TIBIDABO EMPORIO eche farà sicuramente piacere all’affeziona-ta clientela dell’ormai storico negozio diCasarano.

zx a cura di Nerò Comunicazione

Page 45: Tacco_21

PARABITAEVENTI z

il tacco d?Italia45

Èun’iniziativa davvero particolaree contro corrente quella chestanno cercando di attuare la

sezione Sud Salento di ”Italia Nostra”e l’assessorato alla cultura di Parabita.Di cosa si tratta? A spiegarlo è lo stes-so Sergio Milelli, assessore alla cultu-ra. “Abbiamo organizzato”, afferma,“una mostra-concorso su “Il Calenda-rio salentino” che è rivolta a tutti isoggetti, privati e pubblici che abbia-no realizzato uno o più calendari nelcorso degli anni fino al 2005. Il riferi-mento ovviamente è ai calendari cherappresentano aspetti della tradizione,dell’ambiente e della cultura del terri-torio della provincia di Lecce”. Si trattasicuramente di una bella sfida visto ilpullulare in questi ultimi anni di calen-dari più o meno sexy… o più o menopubblicitari. “Già da alcuni mesi”, pre-cisa Marcello Seclì, presidente di ItaliaNostra, “sono in circolazione i calenda-ri del prossimo anno: calendari di santie santuari, di veline e star, più o menofamose e più o meno svestite: tra nonmolto ce ne saranno in circolazionemolti altri realizzati da aziende, testategiornalistiche, da enti e organismi pub-blici e da una miriade di associazioni,confraternite, scuole e soggetti vari”. Econtinua: “In questo variegato panora-ma per fortuna molti sono i calendariutilizzati come strumento per veicolareaspetti di carattere locale e territoriale

e riferiti alle tradizioni, ai costumi e al-le peculiarità ambientali e culturali diogni luogo. Spesso sono iniziative che,senza pretesa alcuna, assumono il va-lore di una vera e propria iniziativaeditoriale e comunque evidenziano, aldi là dell’aspetto tradizionale e del ge-nere di illustrazioni, un significato diappartenenza territoriale e un notevoleimpegno nella ricerca”. L’obiettivo prin-cipale di questa mostra-concorso èproprio quello di esaltare gli aspettiprima detti e “di dare visibilità”, sotto-linea Milelli, “a quanti si prodigano conimpegno e a volte con sacrificio nellaproduzione di tali elaborati. Basti pen-sare che il calendario stampato damuro è diventato, negli ultimi decenni,un mezzo sempre più utilizzato per lefinalità più diverse tanto è vero che lefunzioni originarie e cioè quelle di in-formare sull’avvicendarsi dei giorni,delle settimane e dei mesi, nonché sul-le festività religiose e civili, sulle ricor-renze, sulle stagioni, sui periodi di col-tivazione e sulle previsioni del tempo(chi non ricorda quello di Frate indovi-no, quelli delle banche locali e quellidel barbiere), si sono ridotte al minimoindispensabile”.Per partecipare a questa mostra con-

corso, è necessario compilare la sche-da di iscrizione e farla pervenire unita-mente al calendario o ai calendari al-l’ufficio Cultura del Comune di Parabi-

ta (telefono: 0833-392354). Gli inte-ressati possono prendere visione escaricare la scheda di partecipazionee il regolamento sul sito: www.comu-neparabita.le.it o rivolgendosi anchealla sezione di Italia Nostra (telefono:0833-593264). E’ opportuno ricordare che la mo-

stra-concorso si svolgerà a Parabitadurante il periodo delle prossime festi-vità natalizie in base ad un programmache sarà successivamente divulgato.

Calendariomaniazx di Antonella Coppola

IN CONCORSO PER AGGIUDICARSI IL PREMIO DEL “PIÙ BELLO”

« Italia Nostra e Asses-sorato alla cultura

di Parabita: “Il Calendariostampato da muro è

diventato un cult e unmezzo di promozione del

Salento”»

Sergio Milelli

Il calendario del “Centrodiurno capitan Uncino”di Gemini è realizzato daibambini

Page 46: Tacco_21
Page 47: Tacco_21

SPORTM I S T E R I C A L C I S T I C I z

il tacco d?Italia47

zx di Gavino Coradduzza

L’ultimo ad abbandonare la nave, se mai con essa nonaffonda, è il capitano. E’ una lunga tradizione, prevalen-temente marinaresca, che nel tempo ha dato vita aduna infinità di storielle come quella del soldato al qualeera stato addebitato il costo del fucile da lui smarritoin combattimento; la qual cosa, l’addebito ovviamente,lo aveva illuminato circa la ragione per cui i comandan-ti delle navi preferivano affondare con le medesime.Forse, concludeva l’ingenuo fante, per non doverle, perintero, pagare al comando marina.Si può essere capitano in svariati modi: capitani di

industria diventati capitani magari saltando a piè paritutti i gradi intermedi grazie alla “eredità industrialefamiliare”.Ci sono anche i “capitani di finanza” da non confon-

dere con quelli veri, con tanto di stellette e mostrine.Anzi, per non cadere in confusione, chiameremo quellisenza divisa “uomini della filibusta o bucanieri”. Sonoloro, infatti, a soggiornare in zona “Mar delle Antille”quando qui da noi il tempo non aiuta e gli sportelli ban-cari sono chiusi.Capitani, dunque, non si nasce, capitani si diventa.Anche il calcio elenca i suoi capitani. Il Lecce ne ha

uno nuovo di zecca. Cosa significa? Cui prodest? Cosac’è dietro l’angolo? Cosa significhi il cambio Ledesma-Stovini, a che cosa possa condurre, e per quale motivoCristian Ledesma abbia deciso di consegnare la fasciada capitano a Lorenzo Stovini, resta in ogni caso unmezzo mistero.

Quella metà esplorabile riguarda la pressione eserci-tata dai tifosi col fine dichiarato di accelerare il pas-saggio di consegne, riguarda la mossa di Ledesma ilquale rivendica una sorta di autonomia decisionale(“L’ho deciso io, a prescindere”, ha dichiarato). Riguar-da la società e per essa il tecnico Baldini il quale aval-la se non altro per tagliare corto. L’altra metà del mez-zo mistero è imperscrutabile; ma è un semimistero discarso peso, tuttavia misterioso (se no che mistero sa-rebbe?).Come conciliare infatti autonomia decisionale riven-

dicata dall’ex capitano con quella pressione dei tifosicorretta, rispettosa, ma anche assai decisa?In verità il tasso di caffeina contenuto nella questio-

ne non sembra tale da togliere il sonno al popolo. Per-tanto si autocolloca nella sfera (pallina in questo caso)della curiosità spicciola, quel tipo di curiosità con laquale quotidianamente conviviamo ed oltre la quale so-pravviviamo pur non essendo capitani. Curiosità chenon riesce a negarci neanche pochi minuti di sonno.Perchè, allora, parlarne e scriverne? Suvvia; ma perchèautonomamente, il cervello (dicono) continua a lavora-re anche durante il sonno. Lui lavora, lavora e ancoralavora intorno ad una domanda: cambiando il capitano,la nave, evita l’affondamento? Mah! Diciamola allora intermini più espliciti: squarciato e prossimo all’affonda-mento, il Titanic poteva esser mantenuto a galla cam-biando capitano?

Capitani di finanza e bucanieri

// Chi vuol essere attoreAgli aspiranti attori Natale porta due occasioni per in-

seguire i sogni di gloria. La PrometeoVideo di Silene Mo-sticchio, infatti, con il Comune di Tricase, propone unprogetto di formazione cinematografica e teatrale. Sitratta di TeatriDiPosa e FuoriScena, di cui è anima il di-rettore artistico della Prometeo, l'attore e regista salen-tino Ippolito Chiarello. Per i laboratori, che si svolgeran-no a Lecce e Tricase, Chiarello si avvarrà della collabo-razione delle attrici Cecilia Maffei e Graziana Arlotta edell’interventi di altre figure artistiche.I corsi partiranno a gennaio per concludersi a giugno

con una saggio-spettacolo e saranno presentati lunedì5 dicembre alle 19 al Caffè Letterario di Lecce, e il gior-no successivo, stessa ora, a Palazzo Gallone di Tricase.

// Preghiere sul muroDopo due anni di ricerca e di lavoro, i volontari dell’associazione socio-cultu-

rale “Centro Storico” di Casarano hanno realizzato il sogno di catalogare e pub-blicare le edicole votive disseminate in ogni angolo della città. L’8 dicembre, in-fatti, presso l’Auditorium della Fondazione Filograna, l’associazione presenterà illibro “Preghiere sul muro” che raccoglie le foto e le storie di questi esempi diuna forma artistica e di una tradizione ormai completamente scomparsa. Il libro,edito da “Carra Editrice” e realizzato grazie al contributo di Antonio Filograna edel gruppo “Filanto”, sarà distribuito durante il periodo pre-natalizio in occasio-ne della “Tenda della Solidarietà”, l’iniziativa annuale che l’associazione organiz-za in piazzetta D’Elia. “Le edicole votive – afferma Lele Ungherese, presidentedell’associazione – sono di importanza vitale per la cultura della città, perché in-torno ad esse si sviluppava la vita spirituale di interi quartieri, si organizzavanofeste e si facevano i rosari”. Non ci sarà un prezzo di copertina, ma il libro potràessere acquisito con una semplice offerta. I proventi della raccolta saranno uti-lizzati per restaurare le edicole votive in condizioni di estremo degrado.

Page 48: Tacco_21

48 il tacco d?Italia

SHOPPINGz D ’ A Q U I N O

D’Aquino:la passione fa storia

D’Aquino calzature e pelletteria significa qualitàdei materiali, ampia scelta di modelli e prezzi, cor-tesia e disponibilità del personale. E il nome D’A-quino è indissolubilmente legato agli eccellenti ri-sultati raggiunti nel settore trainante dell’econo-mia del basso Salento. Ma per giungere ai grandisuccessi di oggi, bisogna ripercorrere una lungastoria segnata da duro lavoro e impegno costan-te. La storia di D’Aquino inizia alla fine degli anniQuaranta, quando il giovane Narduccio, futurocapostipite della famiglia D’Aquino, si avvicina al-l’arte delle calzature. Ha soli dieci anni e tanta vo-glia di apprendere un mestiere. Dunque, parte co-me calzolaio, presso “mesciu Pioggia”, dove ri-mane a lavorare per dieci anni, arrivando a cono-scere i preziosi trucchi del mestiere, e al quale lolegheranno sempre profonda stima e affetto. Mapresto Narduccio, ormai padrone di tecniche eabilità, decide di intraprendere una propria attivitàcommerciale. E questo, per l’epoca, significa tra-sportare con fatica, per le feste di paese, la pro-pria merce su carri trainati da cavalli. Ma arrivanotempi migliori per Narduccio che infatti, col tem-po, riesce a mettere da parte la cifra necessariaper acquistare mezzi di trasporto più comodi finoa poter, infine, abbandonare del tutto l’attività diambulante per aprire un punto vendita fisso a Ca-sarano, lì dove è rimasto fino ad oggi. I successicontinuano senza sosta ed ecco che si giunge aigiorni nostri, quando D’Aquino firma cinque nego-zi, di cui tre a Casarano, uno a Tricase ed uno aGallipoli e soddisfa la clientela più diversa. OggiNarduccio, nella gestione dei punti vendita,può contare sull’aiuto dei suoi quattro figli,Alessia, Pier Paolo, Antonio e Tommaso cui hatrasmesso la sua stessa passione per il me-stiere e i segreti appresi da “mesciu Pioggia”,cui pensa ogni volta che ripercorre, con orgoglio eumiltà insieme, le tappe della propria fortunataavventura.

Ciabattinisalentinidei primi

del Novecento

zx a cura di Nerò Comunicazione

Page 49: Tacco_21
Page 50: Tacco_21

LIBRIz L E U L T I M E N O V I T À

Letturesotto l’albero

50 il tacco d?Italia

Èun vero rito la lettura:un’intima corrisponden-za viene a stabilirsi tra

lettore e testo, ne nasce undialogo fatto di silenzi, chesempre reca stupore, cono-scenza, intuizioni. Le festivitànatalizie sono un momentoideale per riscoprirne il valoreoltre che il piacere ed eccospiegata la nostra prodigalitàin fatto di consigli librari. Avvalendocidella guida di Walter Spennato, socio-logo e proprietario della libreria “Kube”di Gallipoli, abbiamo stilato una lista dinuove uscite di case editrici locali danon perdere.Non può mancare sulle scrivanie deisalentini doc, “Agenda Salentu 2006”,Manni Editori, che dopo il successo

dell’edizio-ne 2005 ri-torna a nar-rare i l Sa-lento con13 racconti(uno permese e unospeciale) diautori, notied emer-genti, tra

cui Azzurra De Razza, Ippolito Chiarello,Francesco Lanzo che con GiancarloGreco (Manni Editori), presenteranno ilproprio lavoro alla libreria Kube a Gal-lipoli, l’11 dicembre alle 19.30.Preziosa uscita natalizia è il “Dialogosulla legalità e la cittadinanza” (Man-ni) di Luigi Ciotti e Nichi Vendola, te-stimoni di legalità e di lotta alla mafia.Nel “Dialogo” essi confrontano le ri-spettive esperienze di lotta alla crimi-nalità organizzata, indicando nella cit-tadinanza consapevole e nella legalità

i punti es-senziali dacui partireper un pos-sibile per-corso di ri-scatto. Il vo-lume è ar-ricchito daschede diapprofondi-mento sulla

storia delle mafie italiane, l’associazio-ne Libera, l’ecomafia, la Commissioneparlamentare antimafia, la legislazionein vigore.Ma a Natale si parla anche di sport,con “Il portiere caduto alla difesa”per Manni Editori; un’antologia che ri-

percorre lanostra lette-ratura allaricerca dicitazioni esoprattuttodella pas-sione cheha spintomolti intel-l e t t u a l i ,poeti e nar-ratori a scri-

vere di sport, nella consapevolezzache, fa notare Folco Portinari in intro-

duzione, “non esiste né puòesistere una letteratura sporti-va contemporanea, per la ba-nalissima ragione che non esi-ste più lo sport, inteso comegioco gratuito”.Filosofia e cultura sono pro-poste dall’editore Lupo con“Carmelo Bene & GiuseppeDesa da Copertino” di LucioMaiorano e Pietro de Florio.

Lo spiritoartistico diBene animaquesto te-sto, ricco diriflessioni edi libere in-terpretazio-ni f i losofi-che, esteti-che e lette-rarie sul“Giuseppe

Desa da Copertino a boccaperta”, rap-presentazione intima e molto persona-le del santo copertinese, pubblicata daBene nel 1976. Il santo e il dramma-turgo, entrambi salentini, hanno in co-mune anche l’“insofferenza per ciò cheè volgare ed ammantato di ipocrisia fa-risaica”.Ma ce n’è anche per i più piccoli, chesotto l’albero troveranno due favole diGiovanni Polo (Edizioni Lupo): “Kali-merina” è una favola illustrata cheracconta di una tartaruga salvata in al-to mare, ma Kalimera oltre al nomedella protagonista, è anche una parolagrika, lingua che come le tartarughe, ri-schia l’estinzione; “Pietro e la balena”è una favola etologica, ma soprattuttouna favola del Sud. Narra l’incontro frail pescatore Pietro e una grossa bale-

IL TACCO CONSIGLIA NOVE LIBRI SALENTINI DA LEGGERE O REGALARE PER NATALE

zx di Marco Sarcinella

« A Natale, libri per tutti i gusti:avventura, introspezione,

approfondimento letterario, riflessionesociologica. E, ovviamente,fiabe e fiabe per bambini

»

Page 51: Tacco_21

na, e l’amicizia tra due esseri apparte-nenti a mondi impossibili da concilia-re, le chiacchiere infatti si fanno stradatra la gente e il racconto di Pietro di-venta una gigantesca fandonia.Respiro internazionale per la casa edi-trice Besa, con “Cafè Royal” della ci-lena Alejandra Costamagna, e con “Ildrago d’avorio” di Kongoli Fatos. Il

primo ro-manzo è lastoria diAdriàn Ro-mero che,s c o n t a t iquattro annidi prigioneper un pre-sunto omici-dio, lasciala capitaleper andarea vivere aRetiro, doveè vissutosuo padre eche è oggiin piena de-cadenza. ARetiro il pro-t a g o n i s t amuta visio-ne del mon-do, divenen-do freddo,

egoista e distaccato, incalzato dal ri-cordo di Augustina e dagli incontri coni frequentatori del bar che gestisce. Ca-ratterizzano questo romanzo i temi del-l’esclusione, dello sradicamento, del ri-fiuto sociale, della perdita e della rot-tura degli affetti. Un momento di rifles-sione, sotto le luci natalizie.“Il drago d’avorio” narra in forma auto-biografica le esperienze dell’autorenella Cina comunista di Mao Zedong.Partito dall’Albania per un viaggio cul-turale a Pechino, il giovane studenteGenc Skampa resta segnato dall’amoreper l’enigmatica Sui Lin, contrastatodal regime poliziesco, tipico della so-cietà del tempo. Il narratore rivivequella storia adolescenziale trent’annidopo, quando è giornalista di regime dimezza età, alcolizzato, deluso dalla vi-ta, con un matrimonio fallito alle spallee l’urgenza di riaprire il dialogo con i fi-

gli. Temi e toni esistenzialistici, conditida atmosfere noir, dominano il roman-zo.Infine, perfette per Natale, appaiono le“Fiabe greche” a cura di DanieleGiancane, sempre per Besa. Sono rac-

colte storiedi poveragente, checustodisce ivalori uni-versali delmondo con-tadino, chesa vederenegli eventiun profon-do signif i-cato e che

è soprattutto convinta che esista unasorta di equilibrio della giustizia, per ilquale i torti vengono riparati e il beneriesce a trionfare.Insomma, c’è un libro per tutti. Non re-sta che augurare buona lettura.

LIBRIL E U L T I M E N O V I T À z

il tacco d?Italia 51

REGALA E REGAL

ATI

UN ANNO DI INFOR

MAZIONE.

ABBONATI AL TAC

CO.

12 NUMERI DEL MENSILE

DEL SALENTO A S

OLI

15 EURO

(offerta valida fino alla fine del 2005).

VERSAMENTO SU C.C. POSTALE

Nº 54550132 INTESTATO A

NERÒ COMUNICAZIONE

P.ZZA DIAZ, 5 - CASARANO.

Page 52: Tacco_21
Page 53: Tacco_21

Letture dal Tacco:Inquietudini japige

I GUSTI DEL TACCOO S T E PA Z Z O z

il tacco d?Italia 53

Appuntamento natalizio, a dicembre,con le “Letture dal Tacco”, fissate peril 23 del mese, ad un passo dal Nata-le. E cosa c’è di meglio, a due giornidai rumorosi festeggiamenti, del rita-gliarsi il tempo per una tranquilla se-rata in un ambiente intimo in cui par-lare di cultura, nei modi, ormai tipici,di Tacco d’Italia e Oste Pazzo?E così, mentre fuori si avvicina il Nata-le delle luci e della frenesia, nelle saledel familiare locale del centro storicodi Casarano, si respira il profumo del-l’arte.L’incontro di dicembre è con la lette-ratura di “Inquietudini Japige” di Giu-seppe Ruggero Negro, pediatra e ipno-

terapeuta; ma il pro-gramma della se-rata non è tuttoqui.Dopo la presen-tazione del libroa cura dello

stesso au-tore,

si svolgerà infatti la proiezione del dvdinteramente prodotto da Negro, “Luo-ghi ove è ambientato il romanzo In-quietudini Japige”.Il libro di Giuseppe Ruggero Negro(Congedo Editore, Galatina 2005) èarrivato tra i primi venti al PremioCampiello e il suo autore sta già lavo-rando alla seconda ristampa. L’interovolume è un’affermazione della naturasalentina, fatta di valori semplici e tra-dizionali, ancorati alla terra e alle pul-sioni vere dell’anima. Già il titolo delromanzo è una dichiarazione d’inten-ti: “Inquietudini Japige”, cioè il modotutto salentino (“japigi” erano detti isalentini dagli antichi greci i qualiconsideravano gli abitanti della terrad’Otranto discendenti della stirpe diDedalo per via del figlio di questi, Ja-pigio appunto) di ricercare le proprieradici, di andare indietro con ansia disapere, alla scoperta di spiegazionisulla propria esistenza; atteggiamen-to, quello della ricerca delle origini,considerato da Negro assai importan-te per la costruzione consapevole delfuturo. Il libro è un’affermazione del-l’irrazionale sul controllabile, condizio-nata certamente dall’attività di medi-co e psicologo del suo autore, giunto,in modo un po’ pessimistico, alla con-vinzione che non sempre la scienza sadare risposte.

Nel dvd, che verrà proiettato subitodopo la presentazione del romanzo, lavoce narrante di Negro legge branitratti dal suo romanzo, ambientato nelSalento, anzi nell’estremo tacco d’Ita-lia, fino a Santa Maria di Leuca. Men-tre le frasi si susseguono, scorrono sulvideo immagini dei luoghi in cui sonoambientate le storie che si intreccianoperfettamente alle parole. Colonna so-nora del video è una selezione di mu-siche tratte da film celebri.

Venerdì 2 – “I Black Grouve” – con degustazione gratuita dei vini delle Cantine SalentusoleMartedì 7 – “Le Dee”, cover e pop eseguite dal trio formato dal Maestro Fernando FattizzoGiovedì 15 – “I Nativo”, soul band formata da Renato Carrozzo (ex voce dei Dirotta su Cuba)Venerdì 16 – “I Solu Bossa” - con degustazione gratuita dei vini delle Cantine SalentusoleGiovedì 22 – “RAY Blues Band”, grande serata con la musica bluesVenerdì 23 – Letture dal Tacco: Inquietudini JapigeMercoledì 29 – “Jazz 4 You”, quartetto jazz in tourné nel Salento

Oste Pazzo - centro antico di Casarano - Tel. 0833.513376 - Paolo 338.8647941

QUESTI GLI APPUNTAMENTI DI DICEMBRE:QUESTI GLI APPUNTAMENTI DI DICEMBRE:

Page 54: Tacco_21

IL CORSIVO

54 il tacco d?Italia

Sorprende il silenzio di Eugenio Filograna. A menoche non mi sia sfuggito, l’ex senatore di Forza Italianon sta prendendo parte al rinnovato dibattito in cor-so sulla Regione Salento. Per la presunta cessione delLecce Calcio si fece vivo ad horas, comunicando di vo-ler subentrare ai Semeraro lo stesso giorno dell’an-nuncio. La sordina di Filograna è dovuta probabilmen-te al fatto che nessuno tra coloro che dibattono hamai usato, esplicitamente come fece lui, questa dici-tura precisa ed inequivocabile. La Regione Salento erainvece un’opzione strategica, vero e proprio progettopolitico le cui radici rimontano addirittura alla Costi-tuente repubblicana.Ma ecco che, in tempi di riforme federaliste, l’argo-

mento ritorna d’attualità. Ed a muoversi è la cultura,come succede quasi sempre, anzi: la cultura accade-mica. S’incomincia con Scienze Politiche a Brindisi,città sfigata quant’altre mai su questo versante deci-sivo per la crescita di una comunità, si prosegue conil polo universitario di Taranto su cui l’Ateneo bareseha messo il cappello. Una bella e finalmente corag-giosa presa di posizione pubblica di Marcello Straz-zeri, preside di Scienze della Formazione sfonda ilfronte dei timidi e dei tattici. Strazzeri non è unoqualunque. A parte la sua militanza politica nei Ds ei suoi trascorsi di consigliere regionale, oggi il so-ciologo leccese è secondo molti, tra i quali il sotto-scritto, un autorevole candidato alla successionedel rettore Oronzo Limone. Che cosa dice in sostan-za? Che da tutti i punti di vista la si osservi, è innega-bile che la nostra lunghissima regione sia suddivisa indue grandi aree geoculturali: quella nordpugliese cheruota attorno a Bari e quella jonicosalentica che ha ilsuo epicentro in Lecce. E’ giunto il tempo di bandire leipocrisie, dice Strazzeri. Che siano Lecce e Bari a gui-dare, con una intelligente concertazione ed una razio-nalizzazione della domanda, soprattutto senza farsi laguerra, l’agenda della formazione universitaria deidue macroterritori. Che questo riaccenda tentazioniscissionistiche è arduo affermarlo. Se succede, succe-de involontariamente. Sia perché il mestiere della cul-tura non è questo, sia perché al dibattito stanno par-tecipando politici di grido, come i sindaci di Lecce,

Brindisi e Taranto (Poli Bortone, Mennitti e Di Bello)con il progetto della Città Comune, che riecheggia iltentativo intrapreso nel 1999 dall’allora presidentedella Provincia Lorenzo Ria, oggi parlamentare dellaMargherita, che coinvolse i colleghi delle altre due cit-tà jonicosalentine (Rana di Taranto e Frugis di Brindi-si) ad un protocollo d’intesa su atti di comune inte-resse prioritario, che partiva, guarda caso, propriodalla valorizzazione delle risorse umane dei rispettiviterritori: cultura e formazione. L’idea abortì perchédue presidenti di centrodestra non potevano, com-prensibilmente a quei tempi, far vincere un progettostrategico così impegnativo presentato da un collegadi centrosinistra. La riprova sta proprio nel tentativodei sindaci, tutti di centrodestra. C’è, infine, un’altra ragione molto semplice, di cui

pochi sembrano essersi accorti, che ripristina l’in-teresse sull’idea di una Regione Salento.Mi riferisco ad una piccola norma transitoria

(cioè che si applica una sola volta e poi più), conte-nuta nel progetto di riforma costituzionale, in que-sti giorni all’esame del Senato dopo lo storico “sì”della Camera. Con la semplicità un po’ rozza ma effi-cace del linguaggio leghista, vi si dice che è possibilela formazione di nuove regioni se i cittadini residentilo chiedono con un referendum. Non so a quale encla-ve del Carroccio a forte vocazione secessionisticapensasse il Legislatore che ha voluto questo codicillo,ma penso anche che la Romagna si dividerebbe dal-l’Emilia, per esempio; per quanto ci riguarda, se sivuole riscaldare un’altra volta gli animi sul progettoRegione Salento, lo strumento costituzionale è prontoe servito. Certo, il referendum confermativo chechiamerà tutti i cittadini ad esprimersi entro tremesi dall’approvazione definitiva sembra dare po-che, pochissime possibilità alla Riforma di sopravvi-vere alla prova di forza parlamentare voluta daBossi. Ma gutta cavat lapidem, la goccia scava lapietra, dai oggi e dai domani la Regione Salento po-trebbe tornare in auge.Quel che manca, come al solito, è il coraggio delle

idee. Ecco perché Marcello Strazzeri merita una cita-zione.

zx di Adolfo Maffei

Chi vuol parlare

della Regione Salento?La cultura, ancora una volta, fa l’apripista per rinnovareil dibattito sull’istituzionalizzazione dell’identitàsalentina. E pochi sanno che nel federalismo…

Page 55: Tacco_21
Page 56: Tacco_21