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Tacco_23

Date post: 24-Mar-2016
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Tacco d'Italia, Chi è il mostro? il salento affoga nel cemento
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EDITORIALE

il tacco d?Italia3

Dove eravamo rimasti? Nell’edizionedi dicembre 2005 abbiamo pubblicato laprima puntata di un’inchiesta sul più im-portante editore salentino, Paolo Paglia-ro. Nel frattempo, per conto di Pagliaroabbiamo ricevuto dallo studio dell’avvo-cato Fabio Valenti, due diffide e una ci-tazione per danni di fronte al Tribunalecivile (Sezione di Casarano) per 260milaeuro. La risposta tecnico-giuridica lastanno preparando lo Studio Fusco diBrindisi e l’avvocato Stefania Negro diCasarano, e sarà adeguata. Sui dettaglicontenuti nella richiesta di denaro giuntain redazione vi renderemo edotti nelprossimo numero, così come faremo, infuturo, con gli sviluppi della vicenda.Qui e ora ci preme sottolineare un

paio di fatti.Alle due diffide a non pubblicare ulte-

riori approfondimenti sulle attività di unodei personaggi pubblici più in vista delSalento “per non pregiudicarne ulterior-mente la reputazione (…) – leggiamo -già gravemente lesa dal contenuto” dellaprima puntata della nostra inchiesta, ab-biamo ritenuto superfluo rispondere.Avremmo dovuto ricordare la libertà distampa e d’opinione sancita dalla costi-tuzione italiana, il diritto di cronaca edaltre cosette del genere che un imprendi-tore come Pagliaro dovrebbe aver benpresente, visto che il rapporto tra sé, co-me editore, e i giornalisti, si dovrebbefondare proprio sul rispetto di questi as-sunti fondamentali. Ma tant’è.Dopo le due diffide a distanza di po-

chi giorni, e dopo l’uscita del Tacco d’I-talia di gennaio, arriva la citazione, main sede civile, ché se avesse adito allaProcura, l’editore avrebbe dato l’oppor-tunità al pubblico ministero di fare au-tonomamente indagini che, come sannotutti, possono portare ben oltre le in-tenzioni dell’attore. Ovvero: se chi è og-getto di un’inchiesta giornalistica si ri-tiene “gravemente leso” nella sua ono-rabilità per la pubblicazione di notizie“false” e “diffamanti”, ricorre penal-mente per dare al giudice la possibilitàdi appurare che tali notizie siano effetti-vamente inventate e sostanzialmenteinesatte. Una volta ottenuta la condannachiede il risarcimento civile. Non è anda-

ta così nei nostri confronti, ove si è rite-nuto di agire solo in sede civile.Non anticiperemo, ripeto, nulla della

prossima puntata, ma ho l’obbligo pro-fessionale di fornire le “ultime notizie”,partendo da alcuni passaggi della nostrainchiesta che saranno adeguatamenteapprofonditi. 1. Era talmente falso che la testata

giornalistica televisiva RTS era “virtua-le” che risulta che l’editore è corso alTribunale a registrarla.2. Era talmente falso che i locali dove

lavoravano i giornalisti di questa tv nonrispondevano agli standard sulla sicu-rezza nei posti di lavoro, che RTS ha ri-tenuto opportuno trasclocare.3. Era talmente falso quanto riferito

circa l’irregolare inquadramento deigiornalisti operanti nella CooperativaC.C.C. che è in atto un “inquadramentoa ritmi forzati” di giornalisti e operatoridi TeleRama secondo il contratto nazio-nale “Aeranti-Corallo”. Siamo orgogliosidi aver costretto Pagliaro a dare dignitàprofessionale a questi giovani colleghi. Era talmente falso tutto questo (e al-

tro ancora: di Cuore Amico non si parlaneppure nelle carte bollate…) che Pa-gliaro ci ha chiesto mezzo miliardo “delvecchio conio” perché si sente “grave-mente leso” (leggete a pag. 5 che cosane pensa Marco Travaglio delle citazioniin sede civile). D’altra parte nessuno deipunti della citazione, secondo qualcunouna specie di “grande lamentazione conrichiesta di soldi”, viene sostanzialmenteeccepito. Quindi “era tutto vero”, come

ha sottolineato Maffei nel suo scorsoeditoriale. Per il Tacco d’Italia è una “bella vitto-

ria”, come si è complimentato con noi ilpresidente dell’Ordine dei girnalisti diLombardia, il professor Franco Abruzzo,uno dei più autorevoli esperti europei didiritto dell’Informazione, docente in dueuniversità italiane. Il Tacco è piccolo, mapunge. In meno di due anni di vita abbia-mo denunciato altre gravi situazioni chesi consumano all’ombra di silenzi distrat-ti o complici, e, sia pure tra tante diffico-là per i pochi mezzi a disposizione, nonsperavamo di poter dare un contributocosì tangibile alla crescita della coscien-za civile del Salento, piccolo o grandeche sia, almeno di quella parte che nonsi arrende all’ingiustizia sistematica. Ma su un punto voglio ribadire a chia-

rissime lettere la mia oponione. Quellomesso in atto contro di noi è il gravissi-mo tentativo di impedire l’esercizio le-gittimo del diritto-dovere a fare infor-mazione da parte di questa persona (pe-raltro un editore!): la citazione per dan-ni tende oggettivamente ad intimidire lalibertà di stampa. Specie se è esercitatanei confronti di una piccola testata. So-no sicura che chi è per la legalità e perun’informazione non soggetta a bavagli,manipolazioni, mercanteggiamenti, stadalla parte di questo piccolo Davide chenon teme Golia. Anche, in cuor loro, i col-leghi delle altre testate locali che in pri-vato si sono espressi in un certo modo,pubblicamente invece…

zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

Il tacco d’ItaliaIl mensile del basso SalentoAnno II - n. 23 - Febbraio/Marzo 2006Iscritta al numero 845 del Registro

della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

DIRETTORE RESPONSABILE:Maria Luisa Mastrogiovanni

HANNO COLLABORATO:Mario Maffei, Antonio Lupo, Laura Leuzzi,

Antonella Coppola, Adolfo Maffei, Sergio De Cataldis,Margherita Tomacelli, Marco Sarcinella, Francesco Ria,

Marco Laggetta, Enzo Schiavano, Mirko Vitali

COPERTINA:Foto di: Roberto Rocca e Laura Leuzzi

FOTO: dove non segnalato, archivio de “Il Tacco d’Italia”

REDAZIONE:p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano

Tel./Fax: 0833 599238 - sms: 329 1276931E-mail: [email protected]

PUBBLICITÁ:[email protected] - tel. 347 4013649

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IL PROSSIMO NUMEROIN EDICOLA IL 31 MARZO 2006

Il Tacco citato per danni.E intanto Pagliaro corre ai ripari

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il tacco d?Italia 5N. 23 Febbraio/Marzo 2006

LETTERE AL DIRETTOREL ’ INTERVENTO z

“Io credo che il caso Pagliaro dimostri come “piccoli Berlu-sconi crescono”: sia per la disinvoltura con cui si fanno le cose,sia per la intimidazione che si rivolge ai giornalisti che quellecose scoprono. Se si vuole avere ragione ritenendosi vittime diun torto, si va in Tribunale, si fa una denuncia alla Procura dellaRepubblica, si fa querela con ampia facoltà di prova, si innescal’indagine di un magistrato e della polizia giudiziaria. E natural-mente bisogna essere sicuri di avere ragione perché Mani Puli-te cominciò proprio da una denuncia di Mario Chiesa contro ungiornalista, per diffamazione. Dopodiché il giornalista fu assoltomentre il magistrato, che era Di Pietro, cominciò a mettere lemani sul Pio Albergo Trivulzio. E’ la dimostrazione di quello chesuccede se si ha torto e ci si rivolge ad un magistrato per avereragione. Se si fanno cause civili, chiedendo i danni e quindi sot-traendosi alle indagini dei magistrati e della polizia giudiziaria,non si punta ad ottenere la verità, si punta ad ottenere dei soldie quindi, per un giornale, una richiesta di danni di questa enti-tà, rappresenta di per se stessa una pesante intimidazione chepochi sono in grado di sopportare. Io sono abituato al fatto chequando uno ha ragione, o pensa di avere ragione, va sul Penalee non sul Civile. Non ho mai fatto cause a nessuno: se la faces-si pensando di avere ragione, farei il Penale e non il Civile. Seuno fa il Civile può nascere persino il sospetto che non voglial’accertamento della verità da parte di un magistrato”.

Testimonianza raccolta da Francesco Ria

Marco Travaglio: “Pagliaro chiede al Tacco 260mila euro in sede civile?Intimidazione. Può nascere persino il sospetto che non voglial’accertamento della verità da parte di un magistrato”

Marco Travaglio legge l’inchiestapubblicata sul Tacco n. 21:“Pagliaro: l’impero virtuale”.Travaglio collabora con la Repubblica e tienela rubrica “Bananas” sull’Unità.Autore di numerosi libri-inchiesta.

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ATTUALITÀz ECOMOSTR I //INCHIESTA

275: la cattiva stradaProgettata tre volteDAL 1987 AD OGGI: L’ITER INFINITO DELLA MAGLIE-LEUCA TRA DUBBI E RISPOSTE MANCATE

zx di Laura Leuzzi

Il sit-in del 21 gennaio scorso contro la nuova Statale 275

Ecomostri. I tre lotti dell’albergo Orex. Una colata di cemento (addirittura da due piani)nel cuore del Parco regionale di Ugento.

Barriere. Per proteggere da quale mostro? I cigni o l’albergo?

Ph. Roberto Rocca

Ph. Roberto Rocca

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//INCHIESTA ATTUALITÀECOMOSTR I z

Una cattiva strada. Lo diciamo subito, citando FabrizioDe Andrè, qual è l’idea che ci siamo fatta alla finedell’inchiesta sulla statale 275, che collega Maglie a

Leuca. Un’inchiesta che abbiamo iniziato l’estate scorsa, conun reportage curato da Antonio Lupo sugli insediamenti ar-cheologici minacciati dalla realizzazione del nuovo progetto.Da allora, ricercando direttamente le fonti documentali, ab-biamo cercato di capire che cosa sia successo da vent’anni aquesta parte. Come potete immaginare è stato tutt’altro chefacile. Esattamente 20 anni fa, infatti, si cominciò a pensaree a progettare la cattiva strada, un’arteria oggi da rimoderna-re, cattiva perché troppo spesso scenario di incidenti e colle-gamento inadeguato, oramai, tra ben 15 Comuni del taccod’Italia.Ma cattiva ci sembra anche la nuova 275, quella che da

anni è in fase di progettazione e che dovrebbe risolvere i pro-blemi dell’infrastruttura. Cattiva perché forse non necessaria,nelle sue dimensioni (e, di conseguenza, nei suoi costi), alleesigenze specifiche di quel tratto di territorio salentino e per-ché, soprattutto nell’ultima parte, ha un impatto devastanteper l’ambiente.Cattiva, infine, perché sono confuse le informazioni che ab-

biamo raccolto sullo stato di avanzamento della progettazio-ne, sull’importo complessivo e perfino su quale sia l’iter rego-lare per progetti di questo tipo: ce ne siamo accorti quandoci siamo rivolti agli enti di competenza, che in molti casi cihanno fornito risposte incerte e generiche, scrollandosi didosso la responsabilità sulla materia. Addirittura l’Anas – Lec-ce e il responsabile del progetto, Angelo Sticchi Damiani(non autorizzato dall’Anas a “rilasciare dichiarazioni di qua-lunque tipo”) si sono trincerati dietro un inspiegabile no-comment anche laddove non erano commenti che chiedeva-mo ma informazioni oggettive.Sta di fatto che il progetto di ammodernamento della cat-

tiva strada giace da vent’anni (la prima volta che se ne parlaè il 1987) sulle scrivanie degli enti di riferimento, vale a direComuni, Regione, Anas, Ministero dei Trasporti e delle Infra-strutture, Cipe (Comitato Interministeriale per la Programma-zione Economica). Anzi non giace, per la verità, ma vagaavanti e indietro alla ricerca di approvazioni, poi prescrizioni,poi modifiche in seguito alle prescrizioni. Inoltre, in venti anninon è stato proposto solo un progetto, per la cattiva strada,ma soluzioni diverse, alcune accettate, altre no. Ma alla finedella storia (che poi la fine non è) la nuova strada, che do-

« La nuova statale 275 sarà così:messa a norma fino a Montesano erealizzazione ex novo di quattro corsieda Montesano a Leuca. L’Anas èd’accordo; gli altri enti non proprio»

Un cigno morto nel bacino di Ugento alimenta una psicosi che assume dimen-sioni incontrollabili. La produzione di pollo su scala nazionale entra in crisi e mi-gliaia di famiglie si ritrovano senza lavoro. E’ la conseguenza di un’informazionedistorta ed eccessiva. Impossibile non esserne bersaglio (leggete Murrone e Russoa pag. 44). La gente ha paura. Ma non sa che l’aviaria non è contagiabile da ani-male a uomo; che il pollo cotto in nessun modo è nocivo; che in tutto il mondo solo120 persone hanno contratto il virus e, di queste, solo la metà è morta. Il conta-gio, in tutti i casi (tranne due, rimasti incerti) è avvenuto da animali a uomo attra-verso sangue o feci e in popolazioni con standard igienici molto diversi dai nostri.

Meno scalpore fa l’albergo da 800 posti letto, che presto, a giudicare dalla ce-lerità con cui procedono i lavori, si affaccerà, guarda caso, nello stesso bacino,quello di Ugento, che, guarda caso, è anche un’oasi naturalistica, recentemente in-serita tra i parchi naturali regionali, e cioè caratterizzata da un delicatissimoequilibrio ambientale che qualunque azione di tipo invasivo, come la presenza di800 turisti, potrebbe seriamente danneggiare.

Meno scalpore fanno, infine, i 201 milioni di euro per adeguare a norma 40 kmscarsi di strada statale, le sei corsie per raggiungere Leuca da Montesano e la se-rie impressionante di opere d’arte quali cavalcavia, complanari, rampe e il viadottodi cui la strada sarà fornita. E, ancora una volta, passa inosservato il devastanteimpatto che una infrastruttura di queste dimensioni potrebbe avere sui numerosisiti di rilevanza ambientale presenti lungo il percorso.

Allora, che cos’è più dannoso per i salentini, un cigno morto in un bacino o cola-te immense di cemento in aree da proteggere? Una cosa è certa: ad albergo fattoe a strada finita, i cigni troveranno posti migliori dove svernare. E il pericolo avia-ria sarà definitivamente scongiurato. å

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vrebbe essere quella buona, non è ancora stata realizzata. Ela Regione, cui spetta l’intero finanziamento dell’infrastruttu-ra, non dispone di tutti i soldi necessari e vorrebbe, quindi,realizzare uno stralcio al progetto per appaltare, intanto, solola prima parte dei lavori. O meglio: la Regione disponeva ditutti i soldi necessari, ovvero 165 milioni per l’intera stradafino a Leuca ma, di modifica in modifica, i costi del progettosono lievitati e i soldi non bastano più. Intanto i 15 Comuni el’intero Salento aspettano.

Lo stato dei fattiIl progetto della nuova statale 275 è oggi giunto alla sua

forma definitiva, già approvata dall’Anas, che si occupa dellaprogettazione, lo scorso 16 giugno 2005. Il progetto prelimi-nare aveva ottenuto (20 dicembre 2004, delibera 92) l’ap-provazione del Cipe, l’ultimo organo a doversi pronunciaresulla validità del progetto. Il Cipe allegava una serie di modi-fiche (dette prescrizioni) da apportare obbligatoriamente alprogetto definitivo e raccomandazioni di vario tipo (per il det-taglio delle modifiche da apportare cfr paragrafo “Le modifi-che imposte dal Cipe”). Il progetto definitivo è quindi stato inviato dall’Anas a tutte

le amministrazioni interessate, agli enti competenti a rilascia-re permessi e ai gestori di opere interferenti, che hanno 90giorni di tempo dalla ricezione per presentare eventuali pro-poste di adeguamento al progetto, purché non lo modifichinonei tratti essenziali.Le proposte verranno acquisite dal Ministero in sede di

conferenza dei servizi (si tratta di una riunione ufficiale cuipartecipano tutti i soggetti interessati dalla costruzione dellastrada), e da questo valutate e proposte al Cipe, che a quelpunto potrà approvare, con eventuali modifiche, il progettodefinitivo. Oggi, dunque, perché il progetto prosegua il suoiter, è necessario che il Ministero convochi la conferenza deiservizi. Intanto i Comuni si stanno riunendo in Provincia, inpre-conferenze coordinate da Gianni Scognamillo, assessoreprovinciale alle Strade, per discutere anticipatamente even-tuali proposte e cercare una posizione unanime, che faciliti ilcorso della conferenza stessa.La pre-conferenza. Il primo di questi incontri si è tenuto lo

scorso 10 febbraio. Noi eravamo lì, ma non ci hanno permes-so di assistere. Abbiamo aspettato però, pazientemente, fuoridalla porta chiusa, che l’incontro si svolgesse, nella speranza(ma l’assessore Scognamillo ce l’aveva garantito) che al ter-mine della riunione, qualcuno ci raccontasse come era anda-ta. Speranze vane, perché al termine della seduta, dopo circadue ore e mezza di attesa, Scognamillo non ha voluto svelarcii “segreti” discussi e lo stesso progettista, Angelo Sticchi Da-miani, al quale avremmo voluto rivolgere delle domande, harifiutato di risponderci perché diffidato dall’Anas, ci ha detto,a fornire qualunque tipo di informazione sul progetto. Quelloche possiamo raccontare, noi, sull’incontro, sono gli accesitoni di discussione che abbiamo sentito, quelli sì, dall’altrolato della porta chiusa.

Il progettoIl progetto di ammodernamento ed adeguamento della

275 è stato realizzato dalla società Pro. Sal. di Lecce su in-carico del Sisri in seguito a convenzione con l’Anas. Il coor-dinatore e responsabile del progetto è Angelo Sticchi Da-miani, che riveste anche il ruolo di coordinatore della sicu-rezza; geologo è Giuseppe Spilotro; le integrazioni di presta-zioni specialistiche per le opere d’arte maggiori sono di Fran-cesco Sylos Labini. Tale progetto prevede una strada a scorrimento veloce a

quattro corsie (due per senso di marcia) della sezione di 22metri (la sezione B, propria delle strade extraurbane principa-li, come è stata classificata la 275 dal decreto ministerialedel 5 novembre 2001), che parte dalla circonvallazione diMaglie ed arriva nei pressi di Leuca, dove si raccorda con lastatale 274 (Gallipoli-Leuca) all’altezza di Salignano.Il tracciato si sviluppa per circa 40 km interessando i

Comuni di Melpignano, Maglie, Muro Leccese, Scorrano,Botrugno, San Cassiano, Nociglia, Surano, Montesano Sa-lentino, Andrano, Tricase, Alessano, Tiggiano, Gagliano delCapo e Castrignano del Capo.Il progetto divide idealmente il tracciato in tre tronchi: il

primo tronco, interessato dalla messa a norma alla sezione“B” della tangenziale est di Maglie (i primi 10 km di strada); ilsecondo tronco, dall’allargamento alla stessa sezione del trat-to Scorrano-Montesano (circa 9 km); il terzo tronco, dallarealizzazione in nuova sede del tracciato Montesano-Leuca(circa 18 km). Cioè: fino a Montesano, è previsto un allaga-mento dell’infrastruttura esistente; da Montesano a Leuca,invece, la realizzazione di una nuova strada, praticamenteparallela a quella attuale. In questa nuova strada sono previ-sti numerosi sottopassi o sovrappassi, ogni qualvolta questa

8 il tacco d?Italia

// Le domande che abbiamo rivolto aSticchi DamianiQueste domande sono state inviate successivamente via fax,

ma la risposta è stata la stessa: “non siamo autorizzati a rila-sciare risposte”.

1. E’ vero che dal 1987 ad oggi ha realizzato tre progetti di-versi della statale 275 in base a tre incarichi diversi (la primavolta su incarico del Dipartimento per il Mezzogiorno e le altredue del Sisri)? 2. Quanto sono costati i tre progetti?3. Ogni volta è partito da zero o i progetti hanno dei punti in

comune?4. Perché si è passati da un costo iniziale di 165 milioni a

201?5. Se i costi lievitano in seguito alle modifiche da apportare

al progetto per rendere l’opera più ecocompatibile, non sareb-be sufficiente concepire un progetto già ecocompatibile pernon far lievitare i costi?

ATTUALITÀz ECOMOSTR I //INCHIESTA

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

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interseca la ferrovia Sud Est, e poi complanari, gallerie artifi-ciali, rotatorie, rampe di accesso o di uscita ed un viadotto atre campate, all’altezza di Alessano-Tiggiano, che permettadi oltrepassare un’area di cave di pietra. Ma non è tutto, per-ché il nuovo tracciato lambisce in più punti zone di alto inte-resse ambientale che verrebbero danneggiate dalla presenzadi un’infrastruttura di tale portata. Si tratta della zona pSic“Bosco Macchia di ponente” (Tricase), l’area naturale pro-tetta regionale “Litoranea Otranto-Leuca” (agro di Gagliano)e l’insediamento rupestre di Macurano (Alessano).Il tracciato previsto termina con una rotatoria del diametro

di 40 metri e che consente di smistare il traffico, verso la SS274 (Leuca-Gallipoli), verso Leuca e verso la vecchia 275. An-che per la rotatoria è previsto un sovrappasso che le consen-ta di scavalcare la strada che attualmente consente l’acces-so all’area interna. //Le proteste. E’ contro il terzo tronco del progetto, cioè

contro la realizzazione del tracciato ex novo che si sonoscagliate le obiezioni più violente, che mettono in dubbio lanecessità di ulteriori quattro corsie rispetto alle due esistenti,anzi considerano la realizzazione ex novo dell’infrastrutturauno scempio sull’ambiente. A riunire le voci contrarie a que-sta parte di tracciato, il Forum Ambiente (coordinatore Ales-sandro Pellegrino), dove convergono diverse forze politiche dicentrosinistra e associazioni ambientaliste e culturali, che siimpegnano a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni

coinvolte, anche attraverso manifestazioni di protesta. L’ulti-ma di queste, un sit-in, si è svolta lo scorso 21 gennaio nel-l’area Gulliver di Surano. Dei sindaci interessati erano presen-ti solo Luigi Nicolardi di Alessano e Antonio Coppola di Trica-se, i quali si oppongono con decisione al progetto, che coin-volge aree molto delicate dei loro territori.//I costi. La convenzione Anas-Puglia (21 novembre 2003),

che stabiliva che il finanziamento del progetto dovesse essereinteramente a carico della Regione (fondi Cipe), fissava il co-sto dell’opera a 165 milioni di euro; la delibera (20 dicembre2004) di approvazione del preliminare da parte del Cipe riba-diva a 165 milioni di euro il limite di spesa; e una nuova con-venzione Anas-Puglia, dell’ottobre 2005, inserendo la 275 tra iprogetti definitivi ultimati, confermava, ancora una volta, che ilcosto complessivo dell’opera fosse di 165 milioni di euro.Ma in una lettera inviata, il 17 gennaio 2006, a Pietro Lu-

nardi, ministro delle Infrastrutture, e a Vincenzo Pozzi, presi-dente dell’Anas, Nichi Vendola, presidente della Regione Pu-glia, chiede di procedere all’individuazione di uno stralcio delprogetto, da appaltare in tempi rapidissimi, data l’insufficienzadel finanziamento già disposto, cioè 165 milioni di euro, ri-spetto al costo complessivo dell’opera stimato dall’Anas in201 milioni di euro. Abbiamo chiesto all’Anas come spiegal’aumento dell’importo del progetto da 165 a 201 milioni dieuro, ma attendiamo ancora risposta. Mentre dalla presidenzadella Regione non lo sanno e ci rimandano all’Anas.

// Progetti per 20 anni1987: il progetto strategico Sud-Salento,

finanziato dal Dipartimento del Mezzogior-no, solleva l’importanza della Maglie-Leucaper la viabilità salentina, inserendola tra leopere prioritarie. Il progetto preliminare vie-ne redatto da Angelo Sticchi Damiani manon viene approvato dagli enti interessati;1994: il Sisri (Consorzio Sviluppo Indu-

striale Servizi Reali alle Imprese), procedealla progettazione di massima del tracciatodella 275, conferendo l’incarico allo stessoSticchi Damiani e alla società Pro. Sal diLecce, che adottano una sezione di 18,70metri;1995: il Sisri approva progetto di Sticchi

Damiani;1998: i Comuni approvano il progetto in

variante allo strumento urbanistico, ma que-sto non prosegue il suo iter;9 dicembre 1999: la 275 viene inserita

nella rete autostradale e stradale di interes-se nazionale (DL 461, governo D’Alema);2000: l’Anas, diventato l’ente di compe-

tenza della 275, elabora un progetto di al-largamento della sezione fino a 10,50 metri,che viene rifiutato dai Comuni;

2001: l’Anas redige uno studio di fattibili-tà del progetto. L’analisi, basata sullo studiodel traffico realizzato da Pasquale Colonna,evidenzia la necessità di una sezione aquattro corsie;5 novembre 2001: il Ministero dei Tra-

sporti adotta per la Maglie-Leuca la sezionedi tipo B (22 metri) delle strade extraurbaneprincipali;21 dicembre 2001: il Cipe (delibera

n.121) approva il Primo Programma delleopere strategiche da realizzare, dove è inse-rito il Corridoio Plurimodale Adriatico, di cuifa parte la Maglie-Leuca;30 gennaio 2002: l’Anas Puglia sottoscri-

ve una convenzione con il Sisri per la pro-gettazione preliminare, definitiva ed esecuti-va. Il Sisri affida la progettazione alla Pro.Sal; Angelo Sticchi Damiani ne è il coordi-natore e responsabile;19 luglio 2002: la Regione approva il

Piano Regionale Trasporti che indica la 275tra le priorità;5 maggio 2003: l’Anas invia il prelimina-

re agli enti interessati;10 settembre 2003: la Sovrintendenza

Archeologica della Puglia di Taranto dà pare-

re favorevole al tracciato;10 ottobre 2003: Ministero dei Trasporti

e Regione stilano una intesa generale qua-dro;21 novembre 2003: una convenzione tra

Anas e Regione precisa che l’infrastrutturasarà realizzata interamente dalla Regioneper un importo di 165 milioni di euro;19 gennaio 2004: la Regione dà parere

favorevole al progetto, con prescrizioni dicarattere ambientale, emesse dal Comitatoregionale per la Via-Valutazione impatto am-bientale (19 dicembre 2003);20 dicembre 2004: il Cipe approva il pre-

liminare (delibera 92), con modifiche e rac-comandazioni proposte dal Ministero deiTrasporti, da sviluppare in sede di progetta-zione definitiva e di cantiere;16 giugno 2005: l’Anas approva il pro-

getto definitivo, cui è allegata una relazionedi ottemperanza alle modifiche prescrittedalla delibera Cipe. Tutte le modifiche relati-ve alla progettazione definitiva sono staterecepite;Ottobre 2005: una convenzione Anas-Re-

gione Puglia inserisce la 275 tra i progettidefinitivi ultimati.

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//INCHIESTA ATTUALITÀECOMOSTR I z

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

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// Le modifiche imposte dal CipeTutte le modifiche che il Cipe impone di apportare al pro-

getto perché diventi definitivo, ribadiscono l’eccessività delprogetto rispetto alla morfologia del territorio interessato;si chiede di diminuire drasticamente la quantità di metricubi di materiali da co-struzione, facendone unuso oculato, si racco-manda uno studio più ap-profondito sui rumori esul paesaggio, un conti-nuo monitoraggio delle

condizioni ambientali, tramite studi, simulazioni, mappatu-re più precise; in alcuni casi, si chiede di stralciare interestrade o di deviarne il corso, perché troppo vicine a zone dielevato interesse ambientale (è il caso della complanareprevista tra il km 20 e il km 23 che si chiede si spostare erendere adiacente al vecchio tracciato, e della complanare

che ricade in agro di Ga-gliano del Capo, che rica-de nell’area naturale pro-tetta regionale “Litora-nea Otranto-Leuca” e perla quale si chiede la sop-pressione).

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“La posizione della Provinciaè quella della Regione: poichésono disponibili solo 165 milionidi euro, mentre l’intera opera co-sta 201 milioni di euro, si defini-sca un lotto funzionale fino aMontesano, riservando ad un se-condo momento la decisionesulla parte restante del traccia-to, una volta chiariti i problemidi tipo ambientale lamentati daalcune amministrazioni locali”.

“Queste infrastrutture sono im-portanti per lo sviluppo economicoe turistico del territorio e per la si-curezza della circolazione. Non ri-tengo che ci possano essere giusti-ficazioni ad ulteriori ritardi chedanneggerebbero le comunità. Sequeste concordano che per lo svi-luppo del Salento le quattro corsiepossano realizzarsi senza ferirel’ambiente, allora ben vengano, maè una valutazione che spetta alle comunità locali”.

˙ Il costo previsto era di 165 milioni.Poi lievitato a 201. Per questo i soldidella Regione non bastano più¨

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//INCHIESTA ATTUALITÀECOMOSTR I z

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

//Si faccia una “strada-parco” da Montesano a LeucaNon capisco perchè fino a Montesano si stabilisca l’allargamento e da Montesano in poi una

nuova 275, per cui per arrivare a Leuca ci saranno sei corsie: le due esistenti e le quattro, nuo-ve. L’esigenza di un miglioramento della viabilità esiste, ma si può realizzare in altri modi. Quantestrade si metterebbero in sicurezza con 200 milioni di euro? Questo progetto non ha solo il pro-blema del sovradimensionamento, ma della quantità enorme di svincoli e complanari; e poi il via-dotto, che è il tratto più deturpante. Piuttosto: si migliori il tracciato esistente e, in corrispondenzadei piccoli centri, si realizzi una piccola circonvallazione. L’ammodernamento della 275 è l’occa-sione per dimostrare che l’infrastrutturazione del territorio può diventare anche occasione di tute-

la del paesaggio. Ma è necessario provvedere ad un’infrastruttura leggera, quale può essere una “strada parco” da Montesa-no in giù, così come definita dal piano territoriale di coordinamento provinciale di Lecce, che risolva il problema dell’attraver-samento dei piccoli centri, tuteli l’ambiente e permetta di raggiunge in sicurezza i poli che collega, attraverso itinerari temati-ci. Si potrebbe, cioè, pensare una strada con sezione ridotta a due corsie, sostituire gli svincoli con rotatorie, affiancare allastrada due piste ciclabili, garantire l’attraversamento dei percorsi faunistici, ed eliminare il tratto terminale dal viadotto aLeuca.Il modello di sviluppo legato alla industrializzazione coatta delle zone rurali è fallito. Ora si punta sulla sostenibilità am-

bientale, su un turismo che in modo “lento” avvicini popoli e culture. Gli scenari del capo di Leuca saranno la principale oc-casione di sviluppo turistico del Salento. Non si possono distruggere per arrivare da Lecce a Leuca cinque minuti prima. Il tu-rista non lo vuole.Si può risolvere la mobilità del tratto terminale del basso Salento guardando non solo alla velocità ma anche al rallenta-

mento della velocità. Questa strada nata per unire i poli nel modo più veloce possibile è un a strada che divide, invece di uni-re, i territori, divide i partiti, divide le amministrazioni e le associazioni. E non raggiunge lo scopo di uno sviluppo equilibratodel territorio.

Luigi Nicolardi, sindaco di Alessano

Gianni Scognamillo, assessore provincialealle Strade

Onofrio Introna, assessore regionale ai La-vori Pubblici

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il tacco d?Italia 13

“Per noi che viviamo nel bassoSalento questo è un momentostrategico per ripensare a comespostare le persone più che lemerci. Nel tratto Montesano-Tricase le

statistiche parlano di numerosi in-cidenti mortali; a sud di Montesa-no invece il traffico diminuisce no-tevolmente. Percorrendo la 275 cisi rende conto che dopo Tricase

non ha più senso farne una nuova. E’ però necessaria la riquali-ficazione delle strade che abbiamo. Con quest’impostazionecredo che si possa risparmiare almeno un terzo della somma,perché è proprio a sud di Tricase il lavoro maggiore previsto dalprogetto. In consiglio comunale, a Tricase, abbiamo propostoche tra Tiggiano, Corsano e la litonarea si possa continuare lacirconvallazione di Tricase, che sarà conclusa tra pochi mesi adopera della Provincia, per smistare il traffico fuori dai paesi. Cisono comunque difficoltà nel reperire i fondi: non è vero chesono già stati stanziati. Non voglio immaginare che si debbarealizzare la strada solo perché qualcuno l’ha progettata.

E’ stato proposto da più parti,di dare una decisa accelerata al-le procedure di appalto del pri-mo tratto, quello che va da Ma-glie a Montesano. Che idea si èfatta su quest’investimento?Come Assindustria, abbiamo sem-pre chiesto una divisione dell’o-pera in lotti. Se non ci sono pro-blemi con il primo lotto, come mipare di capire, che intanto si par-ta con quello, poi si prendano tutti gli accorgimenti perchél’opera sia compatibile con l’ambiente. Rimane tuttavia fer-ma la necessità di realizzare l’intero collegamento, fino aSanta Maria di Leuca”. Concretamente che cosa comportala divisione in lotti dell’opera? Bandire diversi appalti?“Sì. Secondo noi questo permette alle imprese locali di asso-ciarsi e partecipare ad un’opportunità di lavoro. Diversamen-te l’accorpamento dell’appalto di 200 milioni di euro vedepochissime aziende con requisiti per potervi partecipare”.Dal punto di vista procedurale è possibile? “Sì, ci sono tut-ti gli strumenti legislativi per poterlo fare”.

Con una spesa di 201 milioni di euro(ma come si è arrivati a tale cifra, l’ab-biamo detto, non ci è chiaro) la statale275 rappresenta la più costosa arteriastradale in programmazione sull’interaPuglia. Al secondo posto nella classificadei progetti in fieri da parte di Anas eRegione troviamo la statale 96-varianteToritto-Modugno. Ma si tratta di “soli”58 milioni. Il totale dei finanziamentiper le strade da realizzare a carico del-la Regione è pari a circa 347 milioni.Per la statale 275 è previsto inizialmen-te un costo di 165 milioni: tanto è il fi-nanziamento predisposto dal Cipe (Co-mitato interministeriale per la program-mazione economica), che li passa allaRegione, perché li spenda. Dunque, aquanto ci risulta, non c’è il rischio che siperdano, come succede ai finanziamentieuropei. Se consideriamo i soldi subitospendibili, cioè i 165 milioni iniziali, par-liamo di quasi la metà dell’intero “bor-sellino” che la Regione ha a disposizio-ne per le strade. Né l’Anas né la Presi-denza della Regione Puglia ci hanno da-to spiegazioni di come e perché ai 165iniziali se ne siamo aggiunti 36, per ar-rivare ad una cifra, che ricorre sulle co-

municazioni ufficiali di Vendola, di 201milioni. La Regione ancora non sa comepotrà far fronte alla spesa imprevista. E’ chiaro a tutti come la 275 rappre-

senti una concreta spinta propulsivaper il settore dell’edilizia, più che per ilmanifatturiero o il turismo, per incenti-vare i quali sarebbe stata pensata.Come riferisce il presidente di Con-

findustria-Lecce, Piero Montanari, nes-suna delle aziende salentine sarebbe ingrado, da sola o associandosi, di parte-cipare all’appalto dell’intero progetto.Per questo gli imprenditori, Confindu-stria-Lecce, i parlamentari (in primisAntonio Rotundo e Lorenzo Ria), hannochiesto all’Anas che si proceda per piùappalti, più piccoli, segmentando il pro-getto, per mettere nelle condizioni leaziende di partecipare alla gara. Lastessa richiesta è stata avanzata NichiVendola ma per un motivo diverso: nonsa da dove prendere i 36 milioni in più.Un fatto è certo: l’imponente strada

attraversa l’ultimo lembo dello Stivale,sovrastando insediamenti archeologici,testimonianze rurali, un paesaggio sel-vaggio, le ultime propaggini delle serresalentine di rara bellezza. Attraversa

anche una zona pSic (riconosciuta dal-la Unione europea di importanza comu-nitaria per le specie di flora e faunache sono state censite) e lambisceun’area regionale protetta, dunque zo-na sotto tutela ambientale. Gli interessi in gioco sono altissimi e

la strada, di riffa o di raffa, si farà. Mala domanda da farsi oggi non è se, co-me, quando avverrà, ma quale svilupposi vuole per il Salento, quale progetto dicrescita si ha in mente per l’intero terri-torio. La strada a quattro corsie checorre veloce da Lecce a Leuca rappre-senta un’idea di sviluppo incentratasull’industrializzazione diffusa dei pic-coli centri, non a caso è stata concepi-ta nel 1987, periodo di massimaespansione del settore Tac. E’ però unavisione superata anche dai fatti: il set-tore Tac è in declino e le grandi aziendecalzaturiere della zona di Tricase hannodelocalizzato gran parte delle loro pro-duzioni. Oggi al turismo si guarda congrandi aspettative. Ma il turista non èun pacco da consegnare il più veloce-mente possibile a destinazione. Il turi-sta che sceglie il Salento si aspetta unpaesaggio incontaminato e le ultime te-stimonianze di una vita fuori dal tempo,non un monumento alla velocità.

M.L.M

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

Antonio Musio consigliere provinciale condelega al Basso Salento

Piero Montinari presidente Confindustria-Lecce

//INCHIESTA ATTUALITÀECOMOSTR I z

Borsellini vuoti per turisti frettolosi

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14 il tacco d?Italia

Piero Montinari è figlio d’arte. E’ un imprenditore e un pre-sidente di seconda generazione. Suo padre Donato, recente-mente scomparso, fu presidente di Assindustria per due man-dati (dal 1981 al 1987). Oggi in Confindustra Lecce torna unMontinari e ritorna un edile alla presidenza, dopo quella diSalvatore De Riccardis, del settore metalmeccanico.Il cambio di nome, (da Assindustria a Confindustria-Lecce)

è un adeguamento statutario fatto in tutto il sistema di Con-findustria.E’ il più giovane presidente di Confindustria Lecce. Quale

valore aggiunto porta all’interno dell’associazione e qualeesempio nei confronti delle giovani generazioni?“L’età ha un significato relativo, anche perché non per tutti

il tempo passa allo stesso modo. La categoria deve essererappresentata da un imprenditore. Che poi sia anche giovane(al di sotto dei 40 anni) è una coincidenza. I giovani sonoquelli più aperti al cambiamento, a sperimentare nuove stra-de, a innovare”. Esiste dunque una linea fortemente innovativa attorno

alla quale ha coagulato consensi?“Penso che la cosa più importante sia stata la voglia di

rappresentanza e gli obiettivi generali di sviluppo del territo-rio. Dobbiamo fare appello al massimo della capacità propo-sitiva e progettuale per essere parte attiva nello sviluppo delterritorio”.Facciamo un esempio concreto: nel progetto del “grande

Salento” come si inserisce Confindustria-Lecce in quantoparte attiva?“Senza rivendicare primogeniture, la prima volta che si è

parlato di “asse ionico-salentino” è stato nella Commissionemarketing territoriale di Confindustria-Puglia. Si è avvertital’esigenza di coordinare lo sviluppo del territorio su aree va-

ste. La globalizzazione porta inevitabilmente ad un confron-to, oltre che fra imprese, anche tra territori. Per fare questoabbiamo bisogno di fare sistema e di fare economie di scala.Quello che succede tra le aziende, infatti, succede anche trai territori e le istituzioni: bisogna vedere, tutti insieme, chi haun’identità culturale comune. Le province di Lecce, Brindisi eTaranto ricalcano la vecchia Terra d’Otranto e, avendo unanaturale affinità, devono vendere insieme i territori (se par-liamo di turismo); le amministrazioni provinciali avvertono lanecessità di programmare insieme le opere infrastrutturalicome opere ultra-provinciali. Faccio un esempio: la Nardò-Avetrana inevitabilmente vede coinvolte due province. Il saltoculturale è quello di uscire dalla logica dei campanili chetante pagine dolorose ha segnato nel frenare lo sviluppo delSalento. Pensiamo all’interporto: non siamo rimasti uniti el’unico risultato è stato perdere un’opportunità di finanzia-mento. Per contro siamo riusciti a portare a Grottaglie l’inve-stimento dell’Alenia, perché anche il territorio di Brindisi haspinto in quella direzione, facendo in modo di avere tutte lecarte in regola per poter rivendicare a sé quell’investimento.Diversamente il risultato sarebbe stato quello di perdere

Il grande Salentosecondo gli industriali

« La prima volta che si è parlato di“grande Salento” è stato nella

Commissione marketing territorialedi Confindustria-Puglia»

COMPIE OTTANT’ANNI L’ASSOCIAZIONE DEGLI INDUSTRIALI DELLA PROVINCIA DI LECCE.A SEGNARE IL PASSO, IL PIÙ GIOVANE PRESIDENTE DELLA STORIA DELL’EX ASSINDUSTRIA

zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

Neoeletto. Piero Montinari,Presidente di Confindustria - Lecce

(Foto W. Giancane)

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

ATTUALITÀz L ’ INTERV I STA

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il tacco d?Italia 15

un’opportunità. Se il territorio di Brindisi e Lecce verranno fa-voriti dalla presenza di un investimento del genere è perchéattorno a quell’investimento si creerà un indotto tale da dareuna spinta all’intero tessuto socio-economico. Se Brindisi do-vrà essere l’aeroporto internazionale del grande Salento, Lec-ce con l’Università e i Centri d’eccellenza è pronta a dare ri-sposte ad un territorio più ampio di quello provinciale”. In questo disegno quale ruolo potrebbe ricoprire l’aero-

porto di Galatina, su cui più volte la politica ha spinto perfarne un aeroporto turistico per charter?“Dobbiamo uscire dalla logica delle infrastrutture con-

dominiali, dove ogni territorio rivendica a sé un pezzettinodi un’opera senza un grande disegno strategico dietro. Lasfida del grande Salento include quella di fare di Brindisiun grande aeroporto internazionale, per poi ragionare sucome collegare tutti i territori delle tre province. Mi è pia-ciuta l’idea della Provincia di trasformare le ferrovie Sud-Est in una grande metropolitana leggera di superficie, concollegamenti ogni quarto d’ora e con collegamenti velocicon l’aeroporto. E’ un’idea di sviluppo turistico e del terri-torio, ecocompatibile, che condivido”.Che cosa cambia e che

cosa rimane, con Piero,della presidenza di Dona-to Montinari?“Sono passati 20 anni,

perché mio padre fu presi-dente fino all’87. Questa èun’altra epoca. I suoi valori e la sua capacità di leggere il fu-turo: in questi cerco ispirazione. Facendo nostro l’insegna-mento di mio padre possiamo dire che non esiste il settoreedile, tessile, metalmeccanico. Se si è imprenditori si deveessere capaci di far tutto perché tutte le aziende funzionanoallo stesso modo. Mio padre ha sempre diversificato le attivi-tà, per cui è vero che seguo un’azienda edile, ma ne seguoanche altre. Forse sono il meno edile tra gli edili”.Tuttavia la presidenza è andata ad un settore, quello edi-

le, cui tradizionalmente in provincia di Lecce si è attinto

per le rappresentanze in Assindustria. Quando sarà il turnodei servizi, per fare l’esempio di un settore emergente nel-l’economia salentina?“Non esistono preclusioni merceologiche o di categoria.

Non c’è alcun veto: sarebbe anche potuto accadere in que-sta tornata. Il futuro nessuno lo può ipotecare”.Abbiamo assistito a 10 mesi di consultazioni perché poi si

confluisse sul nome di Montinari. E’ secondo lei un sistemamacchinoso per eleggere un presidente di categoria o no?

“Il sistema ha una logi-ca: quella di avere il mas-simo di condivisione pos-sibile. Per questo è statoidentificato un meccani-smo che prevede l’identi-ficazione di tre saggi, che

in passato erano i tre past-president di Assindustria (quindipersone al di sopra di ogni parte), per preservare e tutelarel’unità dell’associazione. E’ un sistema superato? E’ una ri-flessione da fare”. Che cosa ne pensa dell’idea lanciata dal Tacco d’Italia

che Confindustria Lecce proponga, anche a livello naziona-le, l’elezione diretta del presidente? Né consultazioni, nésaggi: un modo più trasparente e moderno.“Andare in assemblea con il massimo della democrazia,

con la massima apertura verso più candidati, esporrebbel’associazione al rischio della frantumazione, irrecuperabile.Tuttavia si potrebbe ragionare su un’alternativa rispetto allemodalità elettive attuali. Si può ragionare sugli strumenticon cui arrivare all’obiettivo, che deve essere quello dell’u-nità”.Quanto entra la politica nell’elezione del presidente di

Confindustria? E’ vero che ogni candidato rappresenta una parte poli-

tica?“No, assolutamente. Almeno, nell’esperienza che ho vissu-

to questo non è successo. Che la politica sia uno spettatoreinteressato, questo sì, ma che abbia giocato un ruolo attivo,che sia stato uno dei giocatori, questo no”.Quindi il presidente Piero Montanari non rappresenta

una parte politica?“No, io ho una delega per rappresentare una categoria,

che è quella degli imprenditori”.

å

«Di mio padre prendo i valori e la capacitàdi leggere nel futuro. Non rappresento alcunaparte politica: solo gli imprenditori»

Il Grande Salento di Montinarivisto da Sergio De Cataldis

Conferme. Vincenzo Benisi, rieletto vicepresidenteConfindustria-Lecce. (Foto W. Giancane)

Salvatore De Riccardis, l’ultimo presidente di As-sindustria prima del cambio del nome. (Foto W. Giancane)

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

ATTUALITÀL ’ INTERV I STAz

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16 il tacco d?Italia

Gli imprenditori sono unodei poteri forti all’internodella provincia di Lecce?“Bisogna intendersi che

cosa si vuole indicare con“poteri forti”. Lo sforzo chedobbiamo fare è di trovare un equilibrio tra poteri, quello chegli economisti chiamano il ‘capitale sociale’, cioè il sistemadelle relazioni. Esistono tanti poteri: economico, politico, del-la magistratura, del sindacato, della cultura. Tutti devono es-sere intrecciati e collaborare ad un’idea sociale e di sviluppodel territorio e di convivenza sociale, per cercare di dare ri-sposte alle esigenze della comunità”. Il potere forte degli imprenditori collabora o è in con-

trapposizione con il potere forte del sindacato?“Sono due mondi che collaborano e che sono sulla stessa

barca. La condivisione è stata già raggiunta tanto che in Con-findustria – Puglia è stato firmato un patto per la competitivi-tà tra l’organizzazione degli imprenditori e i sindacati. C’èuna condivisione di vedute e di progetto”. Tra i poteri forti non ha inserito l’informazione. Non lo è?“Sicuramente l’informazione ha un suo potere che deve

essere al servizio della crescita del territorio, di un’eticità deicomportamenti, di un’esigenza dei cittadini di essere infor-mati, non orientati”.

Da lettore, spettatore eattore sociale, questo acca-de nel Salento?“Bisogna distinguere i fat-

ti dai commenti. L’importan-te è che i fatti siano oggetti-

vamente esposti. Poi se si vogliono raggiungere altri obiettivi,attraverso l’esposizione (o non esposizione) dei fatti, questaè una sfera che riguarda l’eticità dei comportamenti”. Le indicazioni che giungono dall’Unione europea sui

programmi 2007-2013 riaffermano l’importanza delleassociazioni di imprese e pubbliche amministrazioni at-torno a progetti comuni. Ma perché un piccolo-medio in-dustriale salentino si dovrebbe iscrivere a Confindu-stria?“Siamo un sindacato degli imprenditori. Facciamo un’azio-

ne di tutela degli interessi di parte: siamo parte sociale alpari dei sindacati e in quanto tale siamo chiamati tutti insie-me a svolgere il nostro ruolo con un’assunzione di responsa-bilità. Faccio un esempio: se la riforma delle pensioni spettaalla politica, la riduzione dell’orario di lavoro (la settimanada 35 ore) deve essere oggetto di concertazioni tra le parti.Spesso invece si è fatto un unico calderone confondendoruoli e responsabilità”.

L’Associazionedegli Industrialimuove i primipassi nel dicem-bre del 1926. Lasede sociale è invia Cipolla, ango-lo piazza Sant’O-ronzo, al secondopiano di palazzo

Della Noce, antica costruzione che saràabbattuta qualche anno dopo, a seguitodel ritrovamento dell’anfiteatro romano.Il primo presidente è un edile, Giusep-

pe Peluso.Gli succede Guido Franco, un gallipoli-

no industriale della pesca. Rimarrà l’uni-co esponente del settore nella storia del-l’associazione a ricoprire la carica di pre-sidente. Dopo lo sciogliemento dell’orga-nizzazione sotto il periodo fascista, l’as-sociazione degli industriali sarà ricostitui-ta nel 1944, sotto la presidenza di MarcoSticchi, ancora un edile, a cui succederàun imprenditore dello stesso settore,Francesco Caracciolo. Dopo la sua mortee una vita spesa a rappresentare gli inte-ressi della categoria, la staffetta passeràancora ad un imprenditore edile, DonatoMontinari, padre dell’attuale presidente,Piero. Donato Montinari, alla presenza delpresidente nazionale di Confindustria, Vit-

torio Merloni, inaugurerà nel 1981l’attuale sede in via Fornari. Nel periodo d’oro del settore Tac,

dal 1987 al 1997 due imprenditori delsettore si daranno il cambio: Sergio D’O-ria, industriale dell’abbigliamento prece-derà Mario Sansonetti, un calzaturiero.Nel 1997 sulla poltrona della massimacarica di Assindustria siederà nuovamen-te un imprenditore edile, Fulvio Babbo.Poi Salvatore De Riccardis, industrialemetalmeccanico, ultimo presidente di As-sindustria.Primo presidente di Confindustria-Lec-

ce e più giovane della storia dell’associa-zione leccese, è Piero Montinari, classe‘67: come ama definirsi lui, “il meno ediletra gli edili”.

« Infrastrutture, sindacato, poteriforti: il Salento visto dagli

imprenditori»

OTTANT’ANNI DI STORIA

ATTUALITÀz L ’ INTERV I STA

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

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Primato. Giuseppe Peluso,primo presidente

Assindustria. Un edile

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Chi va a Roma perde la poltro-na. E così, forza a chi tocca!Alla notizia che Adriana Poli(forse che sì, forse che no) sisarebbe candidata allepolitiche, nel centro sinistra c’èstato un parapiglia.Come se una vecchia volpe,anzi, lupa… si fosse introdottain un quieto pollaio. C’è chi hapreso la rincorsa, AntonioRotundo e Fabio Valenti, chi èrimasto in attesa. Tutti, peròsono rimasti a bocca asciutta

zx di Enzo Schiavano

“La Turchia entra in Europa e Felline quando entrerà in Alliste?”. Se lochiede Giovanni Scanderebech, pittore e architetto di Felline, frazione diAlliste, che da anni si batte per la unificazione dei due territori sotto lostesso nome e le stesse insegne. “In questo pezzo di terra individuatonelle cartine come territorio del Comune di Alliste – dice Scanderebechriferendosi a Felline – si continua ad ignorare la valorizzazione del terri-torio. Un passo in avanti si può compiere con la giusta denominazionedel Comune in ‘Alliste Felline’, e relativa modifica del gonfalone. E’ oradi finirla con le divisioni campanilistiche tra cittadini che vivono sotto lostesso tetto. Non è il momento di dare vita nuova a questo territorio eprogettare un nuovo Comune con nuove realtà culturali? E’ possibile ve-

dere uniti davvero Alliste e Felline, al di là del periodo elettorale? ‘AllisteFelline’ è il futuro. E’ ora di smetterla con le barriere che ci separano”.

Casarano. Fino a pochi giorni fa, e per alcune settimane, un’auto-grucon un braccio lunghissimo, un carrello automatico alto quanto un pa-lazzo a tre piani e due autocarri hanno massacrato e sporcato il baso-lato e i marciapiedi appena restaurati di piazza Malta e dell’adiacentepiazza Diaz. I cittadini, incuriositi dall’attività di uomini e mezzi, sonorimasti soprattutto sconvolti dall’impatto che quei mostri d’acciaio da-vano rispetto al contorno architettonico. Come può un’amministrazionecomunale seria permettere che nella piazza centrale della città vengacalpestato e sporcato il basolato da grandi mezzi meccanici comequelli utilizzati da un’impresa edile per restaurare un palazzo in piazzaMalta, sede dell’Inail e dei Democratici di Sinistra?Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma come avrebbe potuto fare diver-samente, l’impresa, per effettuare i lavori su un palazzo del centrostorico”? Anch’io me lo sono chiesto, ma poi ho fatto anche un’al-tra osservazione. In Italia ci sono migliaia di centri storici, anchepiù angusti e preziosi del nostro, ma nessun sindaco, assessore odirigente comunale si sognerebbe di dare il permesso ad un mezzopesante, anche solo ad un piccolo autocarro, di entrare in quei

splendidi luoghi con il rischio di fracas-sare la pavimentazione e l’arredo urba-no. Vi immaginate un’auto-gru con unbraccio di 20 metri in piazza San Marcoa Venezia? O in piazza della Signoria aFirenze?Anche lì si restaurano i palazzi, ma nonusano certo questi mezzi, anche perché ci sono specifiche normeche ne vietano l’uso. Qui, invece, se sporcano o rompono i basolisembra tutto normale. E poi abbiamo la faccia tosta di mettere il di-vieto di sosta in tutta la piazza per non rovinare la pavimentazionecon le auto! Questo episodio, dopo il caso dei lavori di ristruttura-zione, è sintomo dello scarso rispetto che gli uomini di questa ammi-nistrazione comunale hanno dimostrato nei confronti dei luoghi sto-rici e architettonici. Perseguendo, tra l’altro, un atteggiamento con-traddittorio: da un lato si affannano a produrre provvedimenti permigliorare e rendere vivibile il centro storico; dall’altro permettonoche venga maltrattato.

Centro storico: mostri e mostruosità

FOTOPROTESTAFelline: voglia di indipendenza

QUESTIONE DI LOOKLA C I TTÀ INV I S IB I LE z

il tacco d?Italia17N. 23 Febbraio/Marzo 2006

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SPECIALE ELEZIONIL I STE SU L I STE z

il tacco d?Italia 19

A Collepasso, che tornerà anticipatamente alle urne, dopoche l’estate scorsa il gruppo di Forza Italia guidato in consi-glio da Paolo Menozzi, sfiduciò il sindaco, le liste dovrebbe-ro essere due. Centrosinistra e centrodestra, con la possibileaggiunta di una lista civica organizzata dall’ex sindaco Salva-tore Perrone, che non potendo per legge essere ricandidato,se non dovesse ritrovare un accordo con la sua ex coalizionesi prepara da tempo a comporre una sua lista guidata da unesponente della società civile, e composta, come lui stessoci ha riferito, “da persone lontane dagli estremismi di sinistrae di destra”. Il centrodestra potrebbe schierare lo stessoPaolo Menozzi a primo cittadino, che vanterebbe dalla sual’appoggio del partito azzurro. Ma in pole position vi sarebbeanche Ivan Mazzotta, esponente dell’Udc, anche lui un tem-po in forza Italia, vicino al gruppo dell’ex azzurro Fabrizio Ca-milli. Dato l’accordo tra il gruppo di azzurro popolare (leaderAldo Aloisi), di cui l’ex sindaco Perrone è segretario provincia-le, e l’Udc, proprio Mazzotta potrebbe essere il favorito a ri-comporre le fratture della coalizione. Il quadro nel centrosini-stra sembra più chiaro e il nodo sul candidato sindaco verràsciolto il 5 marzo, data in cui i cittadini di Collepasso che siriconoscono nella coalizione potranno partecipare alle ele-zioni primarie. I candidati sono certamente: Vito Perrone,

consigliere comunale uscente dei DS, Pantaleo Gianfreda,attuale coordinatore cittadino dell’Unione, e Alfredo AntonioGianfreda, con un trascorso nel partito della Margherita. L’U-nione così certamente correrà compatta e non lascerà nulladi intentato per portarsi, dopo quasi 8 anni di governo delcentrodestra, alla guida della città.

A Tricase, dopo cinque anni di amministrazione targatacentrosinistra con alla guida Antonio Coppola, nulla saràscontato proprio per la scelta del candidato sindaco. Infatti,come quasi sempre accade, non sarà automatica la ricandi-datura di Coppola per il secondo mandato. La coalizione hainfatti deciso, di indire le elezioni primarie per il 5 marzo. Acontendersi la candidatura, oltre all’uscente Coppola, vi sarà,Un momento del carnevale aradeino

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

Comuni:conto allarovesciazx di Mirko Vitali

A ormai due mesi dall’appuntamento elettorale per il rinno-vo di 24 amministrazioni comunali della nostra Provincia, noidel Tacco siamo andati a vedere cosa accade nelle principalicittà interessate, e come si preparano le rispettive coalizioniall’appuntamento elettorale, che sarà preceduto e influirà si-curamente non poco, dalle elezioni politiche del 9 aprile. Ab-biamo cosi scoperto, che nella maggior parte dei casi regnaancora totale indecisione, sui candidati sindaci, ed entrambele coalizioni fanno i conti con malumori, dissapori e veti, daparte dei partiti che compongono le rispettive coalizioni.In tutto questo emerge che il centrosinistra si affida, come

estrema soluzione, per la maggior parte dei casi, alle elezioniprimarie. Mentre il centrodestra alle segreterie provinciali, perrisolvere il “toto candidature”. In questo quadro, allora, nullaancora è dato per certo e bisognerà aspettare l’ultimo giornoper conoscere i candidati sindaci, certi che, come sempre ac-cade in politica, nulla si può dare per scontato. Vediamo cosasta accadendo mentre stiamo per andare in stampa.

Collepasso

Tricase

å

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SPECIALE ELEZIONIz L I STE SU L I STE

20 il tacco d?Italia

a dimostrazione delle fibrillazioni interne, un altro esponentedella Margherita, Fernando Dell’Abate. Alla consultazioneperò non prenderanno parte Udeur, Italia dei Valori e Rifon-dazione. Questo fa intravedere possibili problemi per la co-alizione, anche dopo la consultazione del 5 marzo. AntonioMusio, capogruppo in Provincia di Lecce ed esponente dispicco della Margherita salentina, ha confidato che comun-que vada “ il 6 marzo, la coalizione si dovrà ritrovare tutta in-sieme, con grande serenità. Personalmente, ritengo – ha con-tinuato Musio - che Fernando dell’Abate è persona autorevo-le e capace; in questi anni non ho condiviso tutte le scelte di

Coppola, credo che sia un’occasione per mettere in discus-sione quello che si è fatto e quello che si poteva fare. Credoche il nuovo sindaco di Tricase dovrà inserire nel suo pro-gramma temi che interessano la città, come i giovani ed il la-voro, avere capacità progettuale e visione politica. In questoil mio appoggio, alle primarie, ricade in maniera aperta suFernando Dell’Abate”. Nel centrodestra le cose non sembra-no andare meglio: al momento “tutto tace” e si attendono irisultati, non scontati, delle elezioni primarie. Anche qui però,la situazione non sembra essere chiara.

Taviano

A Taviano, il quadro politico sembra definito per la coalizionedi centrodestra che schiererà il sindaco uscente Giuseppe Tani-si. Nel centrosinistra, invece, ancora regna incertezza sul nome

del candidato. La coalizione sembra aver individuato almenodue possibili candidati. I DS, che in città vantano dei buoni ri-sultati elettorali e sono rappresentati dal segretario Stefano Lu-po, avrebbero individuato come candidato Sergio Leone, cheperò non avrebbe dalla sua tutto il partito. Mentre la Margheri-ta punterebbe su l’ex sindaco Francesco Longo; qualora i ma-lumori interni dei DS non dovessero trovare soluzione, anche laMargherita però potrebbe preferire come suo candidato il gio-vane consigliere uscente Francesco Pellegrino, che rappresen-terebbe per la città un ricambio generazionale, in grado di por-tare entusiasmo e motivazione ad un centrosinistra che hagrosse ambizioni in città. I favoriti, sulla base di queste conside-razioni, sarebbero proprio Sergio Leone e Francesco Pellegrino.In città comunque, conteranno molto per la coalizione le deci-sioni finali di Lorenzo Ria e Flavio Fasano, entrambi originari diTaviano, entrambi candidati per un posto in Parlamento e en-trambi consiglieri provinciali. È facile supporre, che i due avran-no diverse occasioni e incontri per discutere della guida da da-re alla coalizione della città, che, guardando ai numeri delle ul-time elezioni, sarebbe fortemente in vantaggio.

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MelissanoA Melissano, il centrosinistra, ha fatto quadrato e sembra

convergere su di un unico candidato, Franco Fasano, notodirigente scolastico. Questi avrebbe sicuramente intorno a séquasi tutti i partiti della coalizione, ma ancora la riserva nonè stata sciolta dallo stesso Fasano, che si sta confrontandocon i partiti che troverebbero l’accordo per il candidato sin-daco, ma poi porrebbero veti nella composizione della lista.

Quasi certa anche una lista civica guidata da Roberto Falco-nieri, noto esponente politico locale e sindaco storico dellacittà. Anche il sindaco sfiduciato, la scorsa estate, proprio daiDS, Sergio Macrì, starebbe predisponendo con alcuni espo-nenti di Rifondazione Comunista, una sua lista civica. Nelcentrodestra, al momento, nulla trapela sui possibili candi-dati, ma è certo che la coalizione correrà compatta e tenteràdi portarsi, dopo tanti anni di governo di centrosinistra, laguida della città.

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

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SPECIALE ELEZIONILISTE SU LISTE z

GallipoliAnche a Gallipoli, la situazione dovrebbe essere scontata

per il centrodestra, guidato dal sindaco Giuseppe Venneri, ilcandidato naturale alla guida della città, dopo i suoi cinqueanni di governo. La sua posizione, è, comunque, al vaglio deipartiti della coalizione che, nel corso dei suoi cinque anni allaguida della città, non hanno risparmiato critiche al primo cit-tadino. Ad oggi, comunque Venneri è l’unico candidato dellacoalizione. Molto, nel centrodestra, influirà la posizione delconsigliere regionale Vincenzo Barba, che in passato non hamai nascosto il suo desiderio di essere alla guida della città.Nel centrosinistra, si aspetta l’ufficializzazione della lista dellepolitiche, che sicuramente vedrà impegnato Flavio Fasano,capogruppo alla Provincia di Lecce, ed ex sindaco di Gallipolinegli “anni d’oro” della città. Se, infatti, la sua posizione conla nuova legge elettorale non dovesse essere utile ad una ele-zione al Parlamento sarà probabilmente, anzi nel suo staff lanotizia è data per certa, lui il candidato del centrosinistra.Guardando ai risultati elettorali e da un nostro breve sondag-gio, sarebbe anche l’unico in grado di riportare la sua coali-zione alla guida della città. Tutti a Gallipoli, infatti, riconosco-no i grandi meriti e i traguardi raggiunti dall’amministrazioneda lui guidata, e la sua capacità di dare autorevolezza e pro-gettualità alla città, portandola alla ribalta nazionale.

Una petizione per la famiglia

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UNA PETIZIONE POPOLARE DICE NO ALL’ABROGAZIONEDELLA LEGGE PER LA FAMIGLIA

La famiglia è ilnucleo centraledella società e vatutelata. Per que-sta ragione, biso-gna opporsi all’a-brogazione dellalegge quadro sullafamiglia (legge re-gionale 5/2004) edire sì, invece, alsuo rifinanziamento. E’ statoquesto il senso del seminario distudi “La centralità della fami-glia nella Costituzione italiana”,organizzato dall’associazione“Tommaso Caretto” di Trepuzzie dal Coordinamento per la di-fesa della famiglia di Bari. L’in-contro si è svolto lo scorso 20febbraio nella sala consiliare diTrepuzzi ed ha riunito uominipolitici, docenti universitari emembri di associazioni a favoredella famiglia.“La giunta regionale vuole

cancellare la legge sulla fami-glia, inserendola all’interno deiservizi sociali - hanno detto apiù voci i relatori presenti –. Inquesto modo essa godrà di mi-nori forme di sostegno e scom-parirà in mezzo alle altre que-stioni sociali. Bisogna, invece,sensibilizzare l’opinione pub-blica, a partire dai giovani, sul-la centralità della famiglia, co-sì come sancito dalla Costitu-zione”.Posizione ribadita da tutti gli

interventi, che hanno sottoli-

neato, di volta involta, l’anticostitu-zionalità del dise-gno di legge regio-nale, l’importanzasociale della fami-glia per lo sviluppodel Paese e la pro-fonda differenzatra coppie di fattoe famiglia, con la

conseguente impossibilità diuna loro equiparazione.Mario De Donatis, presiden-

te dell’associazione “Identità edialogo”, ha, inoltre, rivolto unattacco all’amministrazione re-gionale che ha definito inade-guata all’affermazione dei valo-ri della Costituzione e dellaChiesa.Al termine dell’incontro, i

membri del Coordinamentohanno presentato alla platea lapetizione popolare che inten-dono sostenere, con la quale sichiederà alla Regione Puglia diconfermare una politica per lafamiglia fondata sul matrimo-nio e di non abrogare, a questofine, la legge quadro 5/2004.Sono inoltre intervenuti: An-

gelo Caretto, presidente dell’as-sociazione “Tommaso Caretto;Cosimo Valzano, sindaco di Tre-puzzi; Paolo De Leonardis, pre-sidente per il coordinamentoper la tutela della famiglia;Gennaro Lomiento, ordinario diLetteratura cristiana anticapresso l’Università di Bari.

Mario De DonatisPresidente dell’associazione

“Identità e dialogo”

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22 il tacco d?Italia

E sono tre: anche sul latte gravano, in Salento, i problemigià constatati, nei mesi scorsi, per vino ed olio. Vale a dire in-certezza sulla provenienza del prodotto che, poi, in Italia, vie-ne trasformato e commercializzato e disaccoppiamento traproduzione e contributo comunitario.Per parlare di latte partiamo dal Caseificio Gàlata di Casa-

rano e dall’originale iniziativa messa in atto dai titolari del-l’azienda, che consente di conoscere direttamente gli alleva-menti dai quali proviene il latte di mucca, capra e pecorache poi viene trasformato nello stabilimento.Il latte salentino – circa 60 milioni di kg prodotti all’an-

no, meno del 5% dell’intera produzione pugliese (fonte:ISTAT – Censimento agricoltura 2000) – ha una resa netta-mente inferiore rispetto al latte di importazione. Con unquintale di prodotto locale, ad esempio, si possono ottene-re circa 10 kg di mozzarella che diventano anche 17 kg seil latte è tedesco. La nostra produzione copre solo il 15%circa dell’intero fabbisogno salentino, ma proprio per questoservirebbero delle politiche in grado di valorizzare il prodottolocale che ha un sapore certamente più vicino ai nostri gustie alle nostre tradizioni. A questo va aggiunto che, per giunge-re fino a noi, il latte viaggia per giorni e la qualità ne risentenon poco. Ma questo interessa poco alle aziende che preferi-scono la resa elevata e il basso costo ad una maggiore quali-tà. Va un po’ meglio per il latte di capra e pecora dove, nellamaggior parte dei casi,la trasformazione avvie-ne direttamente in azien-da di allevamento. E pro-prio la filiera corta, adetta di molti esperti,cioè la possibilità di pro-durre, trasformare e ven-dere da parte della stes-sa azienda, può rappresentare una delle poche prospettive disviluppo per l’allevamento nella nostra provincia.A complicare ulteriormente il quadro di un settore che

non è tra i più floridi è intervenuta anche la modifica deiregolamenti comunitari che disciplinano la concessionedegli aiuti per le aziende di allevamento. Quelle che sonousualmente conosciute con il nome di quote latte, valgono

esclusivamente per il latte di mucca (oltre il 75% del totalein provincia di Lecce) e da quest’anno saranno assegnatemediante un procedimento che ha la stessa filosofia diquello adottato per i contributi destinati alle aziende cheproducono olio di oliva. L’aiuto comunitario per il latte, infat-ti, rientrerà nel cosiddetto aiuto unico aziendale che è total-mente disaccoppiato dal prodotto dell’azienda, in contrastocon quanto avvenuto sino ad oggi. Al 31 marzo 2006 sarà as-segnata, a tutte le aziende di allevamento, una certa quanti-tà di quota latte, calcolata in base alla produzione degli ulti-mi anni. Per ogni quintale di quota latte, le aziende percepi-

ranno tre euro all’an-no, indipendentementedalla produzione reale.Saranno possibili, cioè,anche casi limite diaziende che cesseran-no completamente laproduzione e continue-ranno a percepire

l’aiuto comunitario fino al 2011, anno nel quale la ComunitàEuropea sarà chiamata a ridiscutere la politica degli incentiviin agricoltura con il serio pericolo di eliminarli completamen-te, almeno per quel che riguarda le nostre zone. Analogo dis-corso vale per gli allevamenti di capra e di pecora con l’uni-ca differenza che l’aiuto non è erogato su quota latte di pro-duzione, ma a capo di bestiame posseduto.

Quale caciosui maccheroni

TERZA TAPPA DEL TACCO D’ITALIANELL’AGROALIMENTARE SALENTINO

zx di Francesco Ria

« La produzione salentina di latte copresolo il 15 per cento del fabbisogno del nostroterritorio. Per questo servirebbe una politicadi valorizzazione del prodotto locale

»

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ATTUALITÀz F O C U S A G R O A L I M E N TA R E //INCHIESTA/3

Azienda agricola di Alessandro Anastasia, Casarano

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ATTUALITÀF O C U S A G R O A L I M E N TA R E z

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Trenta capre per continuare a coltivare la passione per glianimali. Alessandro Anastasia ogni mattina si sveglia alle2.30 perché alle 3 già deve mungere le capre. Poi va al lavo-ro e al rientro, dopo pranzo, pulizia della stalla e pascolo, per365 giorni all’anno e forse, spiega, è per questo che le nuovegenerazioni non si interessano all’allevamento. Molte le diffi-coltà incontrate nel portare avanti l’attività. Prima fra tutte,l’utilizzo di pesticidi in zone dove invece sarebbe vietato,che, spesso, fanno morire gli animali; per ovviare a questi co-stosi inconvenienti ormai i pascoli sono tutti campi gestiti di-rettamente dall’allevatore. Insufficienti, ovviamente, gli aiuticomunitari, ma ancora più scarse le prospettive offerte dalmercato, se si pensa che un litro di latte fresco viene liquida-to a 0,75 euro al litro. Così come per olivicoltori e viticoltori,anche in questo campo si sente forte l’assenza del governonazionale e delle istituzioni locali che sono, quasi sempre,disattente e lontane dai problemi degli allevatori salentini.

“Il settore non può consi-derarsi in buona salute. Iprezzi di acquisto delleaziende non sono assoluta-mente rapportati alla quali-tà del prodotto. I nostri co-sti di produzione più altinon ci consentono di entra-re in concorrenza con l’este-ro; una strada potrebbe es-sere quella di valorizzare leproduzioni autoctone, ma leaziende di trasformazione, salvo alcune eccezioni, non ne han-no interesse. Per questo stiamo presentando una proposta dilegge regionale per obbligare le aziende a specificare la prove-nienza del latte utilizzato nella lavorazione dei prodotti fre-schi. I nostri stabilimenti di trasformazione sono di buon livel-lo; se, però, il latte proveniente dall’estero prima di essere tra-sformato ha affrontato giorni di viaggio, è chiaro che la qualitàdel prodotto finale ne risente notevolmente. C’è da sperare,solo, che la recente modifica del regolamento per l’assegna-zione dell’aiuto comunitario, con il disaccoppiamento tra pro-duzione e contributo, non incoraggi le aziende a dimetterecompletamente la produzione”.

Leda Schirinzi

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//INCHIESTA/3

Caseificio “Galata”, Casarano Rocco Prontera, titolare della struttura, conferma come l’investi-mento in qualità, piuttosto che in quantità, sia l’unica strada per te-nere il mercato. Il latte utilizzato per la produzione di 39 diversi pro-dotti freschi proviene esclusivamente da allevamenti salentini chesono tutti disponibili ad accogliere visite dei clienti. Circa 20 gli ad-detti, tra lo stabilimento di produzione e vendita di Casarano e i pun-ti vendita di Tuglie, Racale, Gagliano, Taviano e Parabita. Per il futurosi sta pensando ad un’attrezzatura che consenta l’imbottigliamentoper tornare alla distribuzione porta a porta del latte fresco: ovvia-mente servirà trovare giovani disponibili ad affrontare questa sfida. Ilmercato servito dallo stabilimento casaranese è quasi esclusivamen-te locale, ma il sapore del nostro latte sta conquistando anche i turi-sti che sempre più, al rientro dalle ferie, portano in giro per l’Italia iprodotti del caseificio.

«Alessandro Anastasia in piedialle 2:30 del mattino.

Così 365 giorni l’anno»

Giorgio Donnini Direttore Coldiretti - Lecce

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Avent’anni dalla nascita, la Scuola Edile di Lecce, organismo paritetico di formazione professionale per l’edilizia, gestito coni contributi degli imprenditori nel rispetto degli accordi sindacali, appare più attiva che mai sul territorio, come dimostra-no i numerosi accordi di collaborazione stretti con enti e istituzioni, gli ultimi dei quali con i Comuni di Lequile, Casarano e

con la facoltà di Ingegneria dell’Università di Lecce. In occasione dei primi vent’anni della Scuola, abbiamo incontrato i suoiautorevoli rappresentanti di ieri e di oggi e abbiamo chiesto loro di spiegarci come funziona la Scuola e quanto è cambiata daiprimi anni di attività.Abbiamo rivolto le nostre domande a Nicola Delle Donne, attuale presidente della Scuola; Raffaele Romano, attuale vicepresi-dente; Fulvio Babbo e Vittorio Rizzo, primi fondatori; Rocco Montinaro, primo direttore, e Michele Morelli, primo presidente oltreall’attuale direttore Sergio Tolomeo.

La Scuola edilecompie vent’anni

DALLO SPIRITO PIONIERISTICO DEI PRIMI ANNI ALLA COLLABORAZIONE CON ENTI E ISTITUZIONI EUROPEE.UNA FORMAZIONE ALL’INSEGNA DELL’INNOVAZIONE

// NicolaDelle DonnePresidente, ci par-li dell’attività dellaScuola, a vent’an-ni dalla nascita.“Oggi più che maista lavorando a

pieno regime. Con la firma dell’accordocon la facoltà di Ingegneria, abbiamo da-to i segnali sui futuri scenari del settore;l’unico futuro possibile è la ricerca”.Le intese con i Comuni di Lequile e Ca-sarano vanno in questo senso?“I Comuni vogliono dare ai loro territoristimoli sulla formazione, perché sanno

che è fondamentale per lo sviluppo.Quando mi sono insediato come presi-dente, cinque anni fa, tra i primi punti delmio programma c’era l’apertura di unasede nel Sud Salento. Ci pensammo as-sieme al Comune di Casarano che hamesso a disposizione Palazzo de Judici-bus. A breve firmeremo l’atto notarile einizieremo il restauro, che sarà realizzatodalla Scuola. Mi auguro di inaugurare lasede prima della scadenza del mio man-dato”.L’edilizia è ancora la spina dorsale del-l’economia salentina?“L’edilizia è un settore da non trascuraredella nostra economia; è un continuo la-

boratorio di tecnologie. E la Scuola Edile,anche tramite l’accordo con la facoltà diIngegneria, guarda con attenzione allo svi-luppo tecnologico nelle costruzioni”.In cosa consiste l’accordo con la facoltàdi Ingegneria?“Ci trasformeremo in sperimentatori, indu-strializzando ciò che loro studiano”.La nomina di Piero Montinari a capo del-l’associazione degli industriali sarà unfattore positivo per il vostro settore?“E’ una figura molto giovane che potrà da-re quella svolta che serviva a Confindu-stria Lecce. Ho sempre creduto nelle suepotenzialità”.

IL SALENTO CHE CRESCEz S C U O L A E D I L E

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// Raffaele RomanoCom’è cambiata, vicepresidente, laScuola negli anni?“Sono vicepresidente da due anni, mafaccio parte del consiglio di amministra-zione da molto tempo, quindi ho potutoassistere alle sue trasformazioni. Ricor-

do lo spirito da pionieri che ci animava, e la voglia di realizzareun servizio necessario al territorio. La pietra parla e ci dicemolto della nostra storia, ed è su questa convinzione che si ba-sa la nostra idea del recupero delle arti che stavano per scom-parire ma che fanno parte della nostra storia”.Qual è l’allievo-tipo della Scuola?“Sia l’artigiano, che si vuole specializzare, che il tecnico. Nonsolo i giovani, infatti, si rivolgono alla Scuola, ma anche i lavo-ratori già esperti. Molto significativa è la presenza delle donne;questo tipo di lavoro diventa un’alternativa concreta per i gio-vani”.Quali sono le idee base che animano la Scuola?“Soprattutto la sicurezza, che è integrata ad ogni altra attivitàdella Scuola. E poi il rapporto profondo con il territorio, che sirealizza sia nella riscoperta di materiali tradizionali come lapietra leccese, sia negli accordi con i Comuni e con la Provin-cia, per il recupero di beni storico-artistici”.

// Vittorio Rizzo e Fulvio BabboA Vittorio Rizzo e Fulvio Babbo, fonda-tori, chiediamo di raccontarci gli inizidella Scuola.“L’inizio fu molto duro – racconta Vitto-rio Rizzo. Ma assieme a Fulvio Babbo cel’abbiamo fatta. I primi insegnamenti sirivolgevano soprattutto alla costruzione,come il corso per la lavorazione di pie-tra leccese e la realizzazione di murettia secco. Sin dai primi corsi registrammomolti iscritti, segno della fiducia che ri-ponevano nella Scuola. Il sindacato ave-va avuto lungimiranza, nel volerla cosìfortemente, perché essa continua ad es-sere molto utile per la qualificazione

dell’operaio e del lavoro dell’intero territorio”.“La Scuola era ormai un’esigenza per il territorio – intervieneBabbo - e i risultati raggiunti sono davvero soddisfacenti. Oggila Scuola è un punto di riferimento per il settore”.

// Rocco MontinaroCome si è mossa la Scuola sul territo-rio?“Stringendo contatti con diversi enti delterritorio, come l’Università e l’Accade-mia. Oltre che con Ingegneria, abbiamocollaborato con Archeologia e stretto

rapporti con le amministrazioni locali. Ricordo quando abbia-mo restaurato la facciata della chiesa di San Marco e dell’isti-tuto Margherita a Lecce e le attività di recupero a Cursi, Galu-gnano, Leverano. Abbiamo stretto rapporti con altre scuole, an-che oltre il territorio nazionale, per esempio le Scuole Edile diLisbona e Malta”.

// Michele MorelliCosa ha significato essere Presidentedella Scuola negli anni della sua nascita?“Sono stato direttore per i primi sei anni, ipiù difficili, quando l’edilizia attraversavauna crisi profonda, per cui anche i finan-ziamenti da parte delle imprese erano in-sufficienti per i nostri bisogni. Mi sono im-

pegnato nella promozione della Scuola e della sua attività, alla ri-cerca di sponsor presso banche, istituzioni e associazioni. A miespese ho acquistato banchi e sedie ed ho ideato il logo che ci harappresentati all’esterno.Da subito ci siamo posti la mission di formare tecnicamente gli ad-detti ai lavori, sviluppando in loro il senso di appartenenza allaScuola e all’impresa e l’orgoglio di frequentare i nostri corsi. Iostesso ne ho tenuti alcuni, in cui spiegavo agli iscritti quanto siaessenziale in un bilancio di impresa la componente immateriale,cioè la qualità del lavoro, per la qualificazione di un impianto orga-nizzativo. Per questo molto importante è stata la sinergia che con isindacati”.

// Sergio TolomeoCome attuale direttore della Scuola quali sono le prospettivefuture?“Grazie al lavoro di questi vent’anni, dei quali solo negli ultimisei ho dato il mio contributo, possiamo guardare al futuro conottimismo. Saremo impegnati nell’ apertura della sede di Casa-rano, recuperando Palazzo De Judicibus, ad allargare la nostraofferta formativa con nuove figure professionali , penso allabioedilizia,alla ricerca di nuovi materiali e tecniche costruttive, senza maiabbandonare la formazione nei mestieri tradizionali”.

// Mario VadrucciConfartigianato e scuola edile:qual è il significato di questapartnership?“La confartigianato da sempre è partnerin tutti i progetti di formazione che lascuola ha attivato in questi anni, chiaro

segnale di collaborazione e crescita tra il mondo delle impreseedili di confartigianato lecce e la scuola edile.”

IL SALENTO CHE CRESCES C U O L A E D I L E z

zx a cura di Nerò Comunicazione

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CULTURAz SALENTINI D’ELEZIONE

Gerhard Cerull è arrivato nelSalento una sera primaverile del1975, all’età di trentatré anni.Partito da Regensburg con unavecchia Mercedes 180, aveva at-traversato tutta l’Italia sotto lapioggia, alla ricerca di se stessoe di un luogo dove potersi dedi-care completamente all’arte, a

contatto con la natura. Lasciava un posto di insegnante (lin-gua tedesca, storia e geografia) in una scuola media statale,insieme a tutti quei condizionamenti che non gli consentivanodi dedicarsi alla sua vera inclinazione: la pittura. Aveva com-piuto studi di teologia, oltre a quelli di pedagogia, e da gio-vane aveva seguito la vocazione monacale, rimanendo pertre anni in un monastero. Evitato il giuramento monastico,prima di pronunciare quello di fedeltà come impiegato stata-le, decide di partire. Avrebbe dovuto salutare solo suo fratello,avendo perduto il padre in guerra e la madre quando avevaventidue anni, ma gli serve un po’ di tempo per poter riflettere,meglio se in solitudine. Scartata l’idea di fermarsi in Toscana,dopo un’intera giornata al volante, si ferma a pochi chilometridal capo di Leuca, presso un’antica masseria abbandonata,nella campagna di Presicce. Nonostante il freddo e i disagi, ri-marrà lì per qualche mese con il consenso del proprietario. Fi-nalmente lontano dalla società omologante e consumistica,può ora mettersi alla prova, davanti a un cavalletto, noncuran-te degli spifferi provenienti dalle finestre senza vetri, abituato,com’è, a una vita austera.Di lì a poco, grazie alla sua costanza e alla sua tenacia, dal

suo primo rifugio (la masseria del Feudo) si trasferisce in unaliama con attigua paiara-rudere, nei pressi della Masseria deiFani (Salve), dove riesce a crearsi uno spazio più accogliente.Senza averlo mai immaginato, passano così i suoi primi diecianni, vissuti da salentino “per caso”. Sono anni dedicati inte-ramente alla pratica della pittura, durante i quali realizza fi-nalmente un suo linguaggio espressivo, dapprima con disegnia china di ispirazione paesaggistica e surreale, poi con formeastratte dalla geometria caleidoscopica, sempre più intensa-mente cromatica.Insieme ai suoi sogni prendono corpo i suoi quadri, a con-

tatto con Norman Mommens e Patience Gray e Maria VittoriaColonna, vicini di casa, ma anche con Arno Mandello ed Hele-ne Ashbee che abitano la Masseria Bufolaria (Gemini).

“Ciò che mi ha attratto, fin dal mio arrivo in questa terra,è stata la particolare ospitalità dei salentini”, ci dice. Pro-prio grazie a un amico che cede la sua casa nei pressi del farodi Leuca per una mostra collettiva, il pittore ex-insegnanteespone per la prima volta alcuni suoi lavori. Incoraggiato aproseguire la sua ricerca artistica dallo scultore NormanMommens, è spinto a continuare: seguono altri contatti edesposizioni ad Alessano e Casarano etc. Col tempo,diventanosempre più frequenti non solo le visite di amici locali, ma an-che di quelli d’Oltralpe, dalla Germania in particolare, interes-sati all’acquisto delle sue chine, lavori pazienti e meticolosi inbianco e nero, e dei suoi quadri dai colori più accentuati.

zx di Antonio Lupo

Gherard Cerull, salentino per casoDECIDE DI PARTIRE DALLA GERMANIA,

VERSO IL SOLE. SENZA IMMAGINARE CHENEL SALENTO AVREBBE REALIZZATO UN

DIVERSO STILE DI VITA, TANTO DA RESTARCI

Recupero. La corte della pajara rimessa su, pietra su pietra

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CULTURA

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SALENTINI D’ELEZIONE z

//I Fani: luogo di attrazione per tanti ospitiE’ così che la modesta abitazione rurale riadattata, con

splendida vista panoramica sulla vegetazione del canale, dallaserra di Spigolizzi fino al mare, non è più sufficiente ad acco-gliere i gruppi di visitatori, sempre più numerosi. Occorre am-pliare gli spazi per poter assicurare vitto e alloggio agli amiciche ne fanno continua richiesta, coltivare un orto. Con travi dilegno, canne ed embrici l’artista restaura di suo pugno tettiper altri vani, utili al soggiorno di gruppi di archeologi austra-liani, di musicisti americani e giovani artisti di varia provenien-za. Capita perciò di trovare da Gerardoun’ intera equipe impegnata nel lavorodi scavo alla chiusa del canale o attivanel laboratorio allestito per l’occasione,oppure un rabbino di Boston che, sorri-dendo, canta canzoni napoletane. In unhabitat dalle lontane origini storiche,eppure abbandonato, si alternano stage di danza, di espres-sione corporea, di teatro, performances di musica rinascimen-tale, di cabaret o di pizzica nella suggestiva cornice dellamacchia mediterranea, meravigliosamente ancora intatta.“Ricordo che uno dei primi anni - racconta Rita Ciullo, inse-

gnante di origine salvese e oggi moglie di Gerardo- il movimen-to e le performances vocali e canore di un gruppo di giovaniospiti, riecheggiando nel fondo del canale, hanno finito conl’insospettire gli agricoltori dei campi vicini, i quali hanno se-gnalato le strane e inusuali urla alle forze dell’ordine. Si sonotranquillizzati, ovviamente, solo dopo il controllo effettuato”.Sotto la luna dei Fani si susseguono intanto serate estive e fe-

ste musicali, indimenticabili per tutti i presenti. Anche le ricerchearcheologiche, condotte in modo continuato nell’arco di noveanni, risultano tanto soddisfacenti da essere riconosciute comeprestigiose ed importanti (premio Rotary International “ColonieMagna Grecia” per i ricercatori dell’Università di Sidney).

//Con Rita, Andres e WilliamDa un improvvisato ostello, occasionalmente allestito si giun-

ge alla promozione di stage di creatività e di musica, fino agliincontri di cultura internazionale. I legami di amicizia con gli abi-tanti del luogo portano l’artista a radicarsi a tal punto nell’am-biente di finisterrae, da condividere con Rita, appassionata- tral’altro di yoga e di erboristeria, gli ideali e lo stile di vita “france-scana” e campestre, secondo i ritmi della natura. Una decisionea cui segue quella di creare una famiglia con Andres e William,undicenni colombiani provenienti da Bogotà. L’ultimo periodo,tutto caratterizzato dagli impegni nel seguire da vicino la lorocrescita fino all’Università, non ha alterato l’armonia e l’autenti-cità del luogo, la disponibilità ed il carattere semplice e cordialedei coniugi Cerull. Chiedo a Gerardo quali sono le ultime novitàal canale dei Fani. “La varietà di questi funghi che ho in mano,mai visti prima di qualche anno fa’. Sono cresciuti sotto gli alberidi pino piantati quando sono arrivato qui - mi risponde. Anche laprocessionaria, la malattia che infesta la pineta, è un cambia-mento ultimo, sto facendo di tutto per contrastarla”.Guardo il boschetto di pini, a ridosso della sua casa e mi

sembrano incredibilmente cresciuti. Con la loro chioma altasembrano segnare gli anni trascorsi. Ora sono lontani i primitempi, l’incredulità di chi lo osservava incuriosito nella vecchiamasseria disabitata e di chi veniva a visitarlo poi nella liama,sul cui camino era appesa una lunga muta di serpente (la sa-cara), per sentirlo parlare del suo lungo viaggio da Regen-sburg, alla ricerca di una diversa dimensione esistenziale. “Ilmio è un racconto da scrivere a puntate”, mi dice, con un bic-chiere di vino della vendemmia locale in mano. Lo stesso sor-riso di quando ha messo piede nel basso Salento, una terrache fin dall’inizio lo ha affascinato per le sue contraddizioni eper le sue sorprese, per le sue bellezze nascoste, da scoprirecol tempo. Risorse di cui Gerardo ha giurato di rimanere cu-stode. Un giuramento finalmente a lui congeniale!

Gherard Cerull, salentino per caso

« Affascinato dalla natura del basso Salento, fa di unapajara un luogo di arte e cultura dove trovano asilo

studiosi e intellettuali di tutto il mondo»

Fucina. Tutti gli artisti ospiti di passaggio davano una mano nel recupero della pajara.

Con la famiglia

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CASARANOz R I S A N A M E N T O

28 il tacco d?Italia

Dopo il rifacimento del basolato di piazzaDiaz, un albergo nel cuore del quartiere vecchiodella città e gli incentivi per rifare le facciate deipalazzi. Tra pochi anni il centro storico della cittàpotrebbe avere un aspetto molto diverso e, so-prattutto, una vivacità più accentuata. Sul rilanciodel centro antico l’amministrazione comunale,dopo anni di dibattiti inutili e di scelte sbagliate,sembra aver dato impulso a un programma preci-so. Questa fase storica, infatti, sarà ricordata peruna serie di provvedimenti e di interventi per farrivivere ai cittadini e ai turisti, che cominciano afarsi vedere anche nell’entroterra, un patrimonioda troppo tempo trascurato. A parte il contestatointervento per la ristrutturazione del basolato dipiazza Diaz, sul quale persino i tecnici della So-printendenza alle Belle Arti si sono divisi, l’ammi-nistrazione comunale ha emesso di recente dueprovvedimenti molto importanti: il diritto di usu-capione nell’area denominata “Borgo Terra”, che apre la stra-da ad un intervento privato per una struttura ricettiva, e l’in-centivazione per il recupero e la valorizzazione dei palazzi.//Borgo Terra. E’ il nucleo più antico della città, risalente

al XVII secolo; il più degradato ma, nello stesso tempo, il piùsuggestivo per i vicoli e le caratteristiche case a corte. L’areaè incuneata tra le quattro piazze centrali della città (Diaz,Garibaldi, Indipendenza, S. Pietro), ma gran parte di essa èchiusa al traffico veicolare e, persino, pedonale dal novembre1993 quando, a causa di eccezionali fenomeni atmosfericiche indebolirono le fondamenta delle vecchie costruzioni, es-sa fu dichiarata pericolosa per la pubblica incolumità. Il par-cheggio è sorto dopo la demolizione di alcuni immobili, avve-nuta a partire dagli anni ’60 nell’ambito di un programma dirisanamento del centro storico.Per questa area l’amministrazione comunale ha chiesto al

consiglio comunale l’acquisizione al patrimonio comunaleper diritto di usucapione, in quanto ritiene di poter vantareun utilizzo non contestato e per una durata di oltre 20 anni.Fin qui niente di strano, a parte i dubbi di alcuni esperti sul-l’acquisizione dell’area per via amministrativa, finché non èspuntato, con un tempismo che ha generato più di un so-spetto tra le forze politiche e non solo di minoranza, un pro-getto di 2,5 milioni di euro per la realizzazione, all’internodel quartiere vecchio, di una struttura ricettiva e di un cen-tro-congressi proposto dalla società “Borgo Terra srl”.

L’idea della società, che farebbe capo all’imprenditore Mi-chele Papa, già assessore negli anni ’80, proprietario di di-versi ruderi del borgo, è quella di ristrutturare le case a cortepresenti nel rione per farne un “albergo diffuso” di 40 stanzeidoneo anche al turismo congressuale. Infatti, è prevista an-che la realizzazione di un auditorium da 100 posti per con-gressi e manifestazioni culturali. L’amministrazione comuna-le, e le forze di centro-sinistra che la sostengono, è stata ac-cusata dall’opposizione e dal consigliere di maggioranzaAmedeo Sabato (Udeur) di scarsa trasparenza e di nascon-dere, dietro al provvedimento adottato, la nascita di unastruttura turistica ad opera di una società privata. “Non ègrave che si progetti un intervento, è grave che l’amministra-zione comunale non dica che intende oggi usucapire per poifare qualcos’altro”, ha affermato Sabato durante l’assembleacittadina del 31 gennaio scorso, quando è stato approvato ilprovvedimento.L’esponente dell’Udeur, che ha votato contro la proposta

di usucapione insieme all’opposizione, aveva presentato unemendamento, poi bocciato, con il quale chiedeva di stabili-re l’inalienabilità a privati dell’area in questione. “Penso checi sia un forte contrasto tra questo procedimento e quelliche sono gli sviluppi che ci saranno e il contenuto del Prg –ha aggiunto Sabato – . Mi sembra che tutta questa operazio-ne si stia conducendo con furore amministrativo, con pocapacatezza, con pochi elementi che possano rasserenare gli

Casarano fa Centrozx di Enzo Schiavano

LA POLITICA DI RISANAMENTO DEL CENTRO STORICO DELLA CITTADINA TRA FINANZIAMENTI E USUCAPIONE

Piazza Diaz

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CASARANOR I S A N A M E N T O z

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animi di chi dovrà anda-re a deliberare”. Dal can-to suo, il sindaco Venutiha cercato inutilmente dimediare con l’opposizio-ne. “Rispettando la pienalegalità ed i diritti di tutti– ha detto – l’ammini-strazione comunale ha il dovere di favorire l’investimento pri-vato”, giustificando il provvedimento anche con la necessitàdi “riqualificare l’area, oggi fatiscente ed abbandonata”.//Il centro storico come un salotto. E’ ciò che si augura

l’amministrazione comunale con gli incentivi varati per i pro-prietari degli immobili della zona, grazie ad un regolamentospecifico formato da 10 articoli. Il Comune incentiva investi-menti per opere relative a manutenzione ordinaria e straordi-naria delle facciate, per il restauro conservativo delle faccia-te e, relativamente ai negozi, per la sostituzione delle insegneo realizzazione di nuove. La tipologia delle agevolazioni sonoelencate nell’art. 3: riduzione al minimo dell’aliquota ordina-ria dell’Ici per la durata di un triennio; esenzione totale dellatassa dell’occupazione del suolo pubblico per gli stessi lavo-ri, da un minimo di 2 a un massimo di 6 mesi; contributo inconto interessi per la copertura totale della quota di interes-si relativa alla stipula di un mutuo triennale, per un importomassimo di 15mila euro.Gli incentivi, però, non saranno erogati a tutti i richiedenti

perché le risorse finanziarie disponibili non saranno illimita-te. L’esecutivo formerà una commissione che avrà il compitodi valutare i progetti presentati, in base a precisi criteri (art.9), e di stilare una graduatoria delle iniziative dichiarate ido-

nee. Oltre a questiprovvedimenti, biso-gna ricordare unadelibera, votata dal-la giunta un annofa, ma passata qua-si inosservata, che èessenziale nell’at-tuare la linea diPalazzo dei Do-menicani di ren-dere più vivibileil centro storico.E’ l ’atto chestabilisce l’e-senzione delp a g a m e n t odella Tosap, latassa di occu-

pazione del suo-lo pubblico, ai ti-tolari di localipubblici (bar, risto-ranti, pizzerie ecc.)che allestiscono lospazio immediata-mente esterno al loca-

le con gazebo, tavolini,sedie e quant’altro per in-centivare la vivibilità del

centro storico.

Leda Schirinzi

« Aiuti ai privati per risanare i palazzi,rifare le facciate, sostituire le insegne.

Intanto il Comune acquisisce per usucapioneun pezzo di Borgo Terra

»

Particolare di una maschera in “Borgo Terra”

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MAGLIE

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C A S I S T R A N I z

Mta: la storia infinitaLA CRISI CHE INVESTE LA SOCIETÀ PARTECIPATA DA PRIVATI E COMUNE

å

Parcheggi, verde pubblico e raccolta dei rifiuti accendono idibattiti, e gli animi, dei cittadini magliesi. La società che se neoccupa è la Mta, composta in parte da privati e in parte dalComune.“Il Comune – ci spiega Antonio Fitto, sindaco di Maglie –è pro-

prietario del 51% delle quote azionarie, il resto del capitale socia-le se lo dividono Ecotecnica, il principale azionario (45%), ed Eco-servizi (4%). Dei cinque consiglieri che compongono il consiglio diamministrazione della società, tre, fra cui il presidente, sono nomi-nati dal Comune di Maglie e due dai privati. La nomina del diretto-re spetta a questi ultimi. Gli amministratori percepiscono circa9mila euro lordi all’anno e restano in carica per tre anni. Gli introi-ti maggiori della società partecipata derivano dalla gestione deiparcheggi a raso in città e del megaparcheggio di via Otranto; perl’occupazione di questi spazi, la Mta corrisponde al Comune unarata fissa. I costi di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbanisono, per legge, a carico dei cittadini, mentre le spese per la ma-

«Gli ultimi bilanci della Mta sonostati tutti negativi. Ora accesepolemiche sul nuovo Cda ne bloccanol’insediamento. E qualcuno si chiedechi pagherà l’esperto nominato per ilrisanamento della società»

zx di Marco Laggetta

Antonio Fitto

Donato Trovè

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MAGLIEz C A S I S T R A N I

nutenzione del verde pubblico, che per le zone individuate dallascorsa amministrazione, fra cui il cimitero comunale, ammontanoa 90mila euro, sono sostenute dal Comune, che le recupera con lalegge Bucalossi. Negli ultimi anni la società ha sempre chiuso ilbilancio annuale in negativo: lo scorso anno con un passivo dioltre 40mila euro, quest’anno con un margine di ripresa, anchese i dati ufficiali saranno presentati a fine mese. Il presidenteLeucci, in questi anni, ha sempre rinunciato al suo stipendio”.Sulla base di queste cifre, sembrava che il direttivo, che ha

esaurito il suo mandato prima delle elezioni amministrative, doves-se vedere dei cambiamenti al suo interno. Invece il 31 dicembre2005 Fitto ha riconfermato, a sorpresa, il presidente Antonio Leuc-ci e gli ha affiancato i consiglieri Enzo De Donno e Patrizio Resta(tutti di Forza Italia). Questo ha scatenato le ire di Alleanza Nazio-nale che aveva più volte sottolineato la sua contrarietà alla ricon-ferma del presidente e che aveva dichiarato l’interesse ad entrarenella Mta, a condizione che vi fossero segnali di rinnovamento.Per tutta risposta Patrizio Resta ha dato le dimissioni, lasciando

un posto vacante che sembrava potesse placare le proteste. DaNicola Toma, presidente del circolo di An, sono arrivate, invece, di-rettive inaspettate: An avrebbe accettato di indicare un proprio uo-mo nel consiglio di amministrazione solo a condizione che il parti-to proponesse un esperto in grado di tracciare le linee guida per ilrisanamento della società. Nel contempo il consigliere comunaleDonato Trovè ha rotto i ponti col partito e si è dichiarato indipen-dente. Ma le grandi manovre in casa An non hanno accusato bat-tute d’arresto e pochi giorni più tardi il partito ha indicato LucioMileti, socio negli studi di consulenza Econsulting e B&S di Mila-no, come esperto incaricato di elaborare un piano d’azienda che

migliorasse il rapporto costi/benefici ed ha annunciato la sua dis-ponibilità ad indicare Giuseppe Rizzo, come proprio rappresentan-te nel consiglio di amministrazione della Mta. Il giorno successivo, Toma ha comunicato la scelta al sindaco,

che ha firmato il decreto di nomina del nuovo amministratore, uni-ca pedina mancante per rinnovare il vertice della società ed avvia-re un nuovo corso gestionale. Il ruolo di Rizzo sarà vigilare sul con-siglio di amministrazione e, se questo dovesse deviare dalle indica-zioni dell’esperto, il consigliere darà tempestivamente le dimissioni.Restano molte perplessità, ad alcune delle quali dà voce Dona-

to Trové, passato all’Udeur, quando dichiara: “Dovranno spiegarciperché i magliesi dovranno pagare gli onorari ai tre consiglierid’amministrazione, se questi non sono in grado di darsi una strate-gia aziendale. Sarebbe stato più serio commissariare l’Mta per seimesi e nominare un tecnico che monitorasse lo stato di salute del-l’azienda. Peraltro – prosegue Trovè - in un quadro di ristrettezzeeconomiche, tali per cui i dipendenti sono ancora privi di un ve-stiario invernale e non possono sottoporsi a visite mediche ed ana-lisi, chi pagherà l’esperto? Forse An?” Nel frattempo Giuseppe Presicce, membro non riconfermato

del vecchio consiglio di amministrazione, in quota An, sferra un du-ro attacco a Nicola Toma, reo, a suo dire, dell’imbarazzante situa-zione in cui si è trovato il partito nella vicenda della Mta, e si auto-sospende dal partito. Insomma, mentre la maggioranza è semprepiù spaccata, i cittadini non possono non notare che, a più di unmese dalle nomine comunali dei tre consiglieri della Mta, il nuovoconsiglio non si è ancora insediato e la società continua ad essereamministrata dal vecchio. I maliziosi potrebbero dire che forse èpresto per pronunciare la parola fine.

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MATINO/PARABITAL AV O R I P U B B L I C I z

Numerosi lavori nel settore delle opere pubbliche, alcuni giàiniziati, altri programmati, riguardano Matino e Parabita in que-sti giorni.E se Matino punta sulle strade, Parabita investe in cultura.Ma andiamo con ordine.Sono già a trenta le strade del centro abitato che l’ammini-

strazione comunale di Matino ha fatto sistemare. E non è finitaqui. Ha avuto l’approvazione della giunta, proprio nei giorni scor-si, il progetto definitivo per la manutenzione della rete stradalericadente nel quarto lotto per un importo pari a 129mila euro.“Inoltre - afferma Giorgio Primiceri, sindaco della città - si

darà esecuzione ad un progetto di manutenzione delle stradeinterne al paese con uno stanziamento di un milione di euro.In tempi brevissimi cambierà l’immagine del paese, che saràforse l’unico centro della provincia ad aver dato adeguata so-luzione all’assetto viario. Quanto prima, inoltre, avrà il via li-bera anche il progetto di arredo urbano che interesserà sia ilcentro che le zone periferiche”.Un occhi particolare guarda alla sicurezza, con l’approvazio-

ne dei progetti sulla configurazione degli ingressi in città, quelloa Nord (sulla Matino-Casarano) e quello che si trova sulla pro-vinciale Matino-Taviano.“Questi due luoghi - precisa il primo cittadino - diverranno

più sicuri e più accattivanti dal punto di vista estetico”.Non mancano le note dolenti rappresentate dagli atti vanda-

lici, spesso messi a segno ai danni di luoghi pubblici. “Per scon-giurare tali azioni - conclude Primiceri - stiamo prevedendo unsistema di controllo con videocamere”.

Tutt’altro discorso per Parabita, che opta per la ristrutturazio-ne e manutenzione dei contenitori culturali, possibili grazie allapartecipazione dell’amministrazione al Pis 14 su turismo, cultu-ra e ambiente nel Sud Salento.Si parte con la realizzazione del “Parco archeologico” (impor-

to 800mila euro). “Tale progetto - afferma entusiasta AdrianoMerico, sindaco di Parabita - prevede il recupero, la valorizza-zione e la fruizione del sito archeologico, che cu-stodisce testimonianze di rilevanza mondiale: lagrotta delle Veneri, la grotta dell’età del bronzo, ilvillaggio preistorico, la zona archeologica Bavota,grotta Mazzuchi, grotta Criptà S. Cirillo”. E il recu-pero sarà inserto in un più ampio percorso checomprende altri siti archeologici salentini, comequelli di Ugento, Otranto, Poggiardo, Muro Lecce-se, Santa Maria di Leuca, Patù e Alezio.Il Museo del Manifesto sarà interessato da re-

cupero e valorizzazione (500mila euro), mentreadeguamento funzionale e allestimento riguarde-

ranno la pinacoteca Giannelli e il Museo di arte grafica all’inter-no di Palazzo Ferrari (importo 250mila euro). “Per il museo del manifesto - spiega Merico - l’intervento

prevede la ristrutturazione e l’adeguamento alle norme antin-cendio e di sicurezza del palazzo Ferrari con frantoio ipogeoche sarà polifunzionale”. Più articolato quello su pinacoteca emuseo di arte grafica, con sistemazione ed adeguamento deipercorsi interni, individuazione dei servizi di accoglienza e rea-lizzazione di una sala multimediale per proiezioni e convegni,sale espositive e biblioteca al piano seminterrato; laboratoriodi restauro del museo di arte grafica e laboratorio didattico.“Finalmente - continua Merico - avremo una biblioteca co-

munale nell’attuale sede municipale, ricca di sezione per il fon-do librario degli Alcantarini e di una per testi vari e periodici.Nella biblioteca sono previste inoltre una sala consultazione,postazioni multimediali e l’archivio storico”.Altri 41mila euro saranno destinati alla realizzazione di un

centro di accesso pubblico a servizi digitali avanzati da collo-carsi al piano terra della sede comunale attualmente utilizzatocome centralino e accettazione. “Il centro – conclude il sindaco- è finalizzato a massimizzare l’utilizzo delle infrastrutture infor-matiche e dei servizi di e-governament realizzati o in via di rea-lizzazione su territorio regionale”. Fanalini di coda in questo elenco, le due iniziative concer-

nenti la pubblica illuminazione del centro storico per un totaledi 350mila euro. Saranno sostituite le lampade a vapori di mer-curio con altre a vapori di sodi, messe in opera di lanterne inghisa, interrati i cavi, con un sostanziale risparmio energeticoed una netta rivalutazione del centro storico.

Matino e Parabita,cantieri apertiMATINO PUNTA SULLE STRADE,

PARABITA SULLA CULTURA

«Matino ha già sistemato 30 strade, ma prestopenserà anche all’arredo urbano e alla sicurezzadegli ingressi in città; Parabita, invece, ristrutturai contenitori culturali e si prepara ad accogliere i nuovi sistemi di e-governament»

zx di Antonella Coppola

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SPORTM I S T E R I C A L C I S T I C I z

zx di Gavino Coradduzza

Giocare il campionato di serie “A” è un po’ comeentrare in un elegante casinò: munirsi di fiches, se-dersi al tavolo della roulette e puntare su uno dei 36alveoli, dove, dopo qualche giro, si fermerà la pallina.Va come va; spesso si perde, raramente si azzecca ilcolpo, quasi sempre si puntano le fiches sul tavolo ele dita incrociate verso la dea bendata.

Ma nel calcio non tutto funziona così perché se ilnumero prescelto è il 37, di sicuro non uscirà mai: esolo gli sprovveduti, è evidente, puntano sul 37. Si di-rà, allora, che la roulette è rotonda e il campo di cal-cio è rettangolare. Bella scoperta; ma bisogna gio-carci e questo significa che un minimo di probabilitàti deve accompagnare nel decidere il numero su cuipuntare: mai e poi mai sarà il 37!

A questo punto occorre affrontare e giudicare l’av-ventura di questo campionato giallorosso senza mezzitermini, evitando, quando è possibile, le perifrasi in-trise di tifo.

Fallimentare! Campionato fallimentare da qualun-que punto di vista lo si voglia osservare. Tre allenato-ri in poco più di mezzo campionato sono qualcosa dipiù di un semplice sintomo; indicano di per sé unostato di malessere; ci sono poi due direttori sportivied una inesauribile fibrillazione tra tifosi e società;cose, queste, dalle quali nessuna squadra ha trattomai alcun giovamento.

Questa squadra, è del Lecce che si parla, ha navi-gato sotto la linea di galleggiamento già dalla primapartita; a taluni osservatori, più di qualcuno in verità,non era sfuggito, in aggiunta, un altro segnale: quel-l’enigmatico precampionato che aveva procurato l’u-scita dalla coppa Italia per mano del terribile Monza,appena al primo turno, e le stentate vittorie, così mipare di ricordare, contro Avellino e Vicenza, impelaga-te oggi nella lotta per evitare la serie “C”.

Il risultato odierno, partendo da quelle premesse,non poteva essere altro che consequenziale. Anzichéindividuare il male e la cura più opportuna per debel-larlo, si è preferito alimentare la speranza di guari-gione ripetendo a più voci, tante qualificate voci, chela squadra c’era, che aveva quelle qualità che, unavolta ritrovate, la avrebbero fatta decollare secondo ipiù generali auspici. Qualità nascoste dunque, ben oc-cultate, un po’ come si fa quando si organizza la“caccia al tesoro”; così ben nascoste che tre allena-tori e due direttori sportivi non sono riusciti a farlevenire alla luce. Ci eravamo abituati alle puntate giu-ste; alle puntate sul numero vincente giacché parte-cipare per lungo tempo alla serie “A”, è per Leccequasi un bingo. Ma questa volta, che lo si voglia am-mettere o no, la puntata è andata sul 37! Quel nume-ro che non esce mai.

Il 37 non esce mai

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SPORTz K A R AT E

Da vent’anni a questa parte, forse a conferma del crescen-te interesse occidentale per i misteri e le tradizioni dell’O-riente, anche il Salento sembra essersi appassionato alla cul-tura del Sol Levante. Un dato che conferma questa tendenza,è la presenza, sul territorio salentino, di circa 10mila prati-canti di arti marziali (impegnati, per più della metà, nel kara-te), tesserati nelle federazioni e negli enti promozionali per losport.Tra le federazioni spiccano per numero di praticanti, la Fe-

sik (la più importante federazione di karate italiano) la Fikta,la Ski-i, la Fiam, la Filjkam, la Fekda, la Fedika e la Fiksda; aqueste si aggiungono numerosi enti promozionali sportivi trai quali, soprattutto, l’Acsi, l’Acli, lo Csen e l’Uisp.Il maggior numero di palestre è concentrato nei grossi

centri urbani; basti pensare che nella sola Casarano ve nesono cinque. Ma anche in zone in cui il karate, fino a pochianni fa, era diffuso pochissimo, come nel Capo di Leuca, lasituazione è oggi decisamente cambiata.Tra i praticanti, colpisce l’elevato numero di bambini. Col- pisce, ma non più di tanto, perchè nato come arte di difesa,

il karate si è poi via via evoluto fino a diventare non solo unosport da combattimento, ma anche un eccellente sistema dieducazione del corpo e della mente.Lo stile più praticato nel Salento è lo Shotokan, ma sono

presenti, anche se in numero molto ridotto, gli stili Kyokus-hinkay, Gojiu-ryu e Shito-ryu.

// Donato Forsennato, maestro dikarate, cintura nera quarto DanPer avere un’idea più precisa di quello che significa prati-

care karate, bisogna entrare in una palestra, osservare la ri-tualità che l’allenamento comporta (ogni lezione inizia e fini-

sce con il saluto in giapponese), la di-sciplina e il silenzio che vi regnano.Abbiamo incontrato, così, un maestro

di questa disciplina, giovane ma conuna significativa esperienza alle spallee un buon numero di allievi, tra cui an-che qualche giovanissimo talento.Si chiama Donato Forsennato, è cin-

tura nera quarto Dan e la sua palestraè invia Tago a Casarano. Donato ha cominciato a praticare ka-

rate all’età di quattro anni e, dopo unperiodo di pausa, nel 1989, all’età ditredici anni, ha ricominciato a frequen-

La febbre che arrivadall’estLA PASSIONE TUTTA

SALENTINA PER LO SPORTORIENTALE, IL KARATE

Il Maestro Donato Forsennatoesibisce i suoitrofei al terminedi una competizione

zx a cura di Marco Sarcinella

Ritratto di Gichin Funakoshi fondatore dello Shotokan

Luigi Catino, giovanissimo talento del karatesalentino sul podio più alto

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SPORTK A R AT E z

tare le lezioni di karate a Casarano, presso lapalestra del maestro Nutricati (tra i primi a in-trodurre quest’arte marziale nel sud Italia). Suc-cessivamente Donato ha perfezionato la suatecnica seguendo gli insegnamenti di altri im-portanti maestri, tra cui Pedrinella, Miura,Kanazawa, Takygugy, Murakami, Higa, Shiba-

mori, Iwasa. Più volte è stato campione regionale nel kata (ikata sono sequenze di movimenti prestabiliti, di parate e at-tacchi, che rappresentano combattimenti contro avversari im-maginari; in essi gli antichi maestri hanno raccolto le loroesperienze sui campi di battaglia) e nel kumite (combattimen-to libero con un avversario).Nel 2004, al campionato del mondo per club svoltosi a Jeso-

lo ha ottenuto un prestigioso quarto posto nel kata e, nel 2005,il secondo posto nel kumite al campionato europeo per club. Ma se i risultati conseguiti dal maestro sono certamente di

rilevante entità, ancor più stupiscono quelli ottenuti dai suoiallievi, che si sono sempre distinti nelle varie competizioni acui hanno partecipato. In particolare, al campionato del mon-do 2004 a Jesolo e in quello del 2005 a Vasto, il giovanissimoLuigi Catino ha ottenuto due ori nel kata, e, sempre nel kata,nel campionato europeo di Jesolo del 2005 si è invece piazza-to al terzo posto. Buona parte dei suoi eccellenti risultati vaascritto, senza dubbio, al suo maestro, che persegue un mo-dello di insegnamento fondato sulla disciplina, sulla perfezio-ne tecnica e sulla grande passione per quest’arte marziale.“Se guardo indietro al 1995 – racconta Donato - vedo un

giovane ventenne alle prime esperienze con l’insegnamento;oggi, a distanza di alcuni anni, mi rendo conto che grazie allamia passione e all’impegno dei miei allievi, sono riuscito acostruire un gruppo di persone ben affiatato e con la vogliadi vincere e di farsi conoscere. Qualcuno mi definisce un

marziano – prosegue - per il modo in cui mi alleno, altri dico-no che non è possibile che un uomo faccia tanto allenamen-to senza accusare alcuna fatica, io penso che ognuno di noiabbia queste doti; l’importante è saperle tirare fuori”.I prossimi 13 e 14 maggio un’altra importante competizio-

ne attende Donato e suoi allievi: il campionato del mondoper club a Carole. A loro vanno i nostri auguri per altri impor-tanti successi.

Pillole di karateDa quando il karate fece la sua prima comparsa in Italia,

negli anni ’60, il numero dei suoi praticanti è cresciuto di an-no in anno, attirando diverse categorie di persone. Merito diquesta crescente popolarità è dovuto anche alla spettacola-rizzazione televisiva delle arti marziali orientali, che ha perògenerato una certa confusione tra i diversi stili di combatti-mento, veicolando, il più delle volte, interpretazioni deplore-voli di queste antiche discipline. Il karate è una delle artimarziali giapponesi che si pratica a mani nude, senza armi, efa parte del budo (la via della guerra), in cui rientrano moltealtre discipline miranti a formare il guerriero(il bushi). Vistocon gli occhi di un profano, il karate appare come una speciedi scherma, dove si utilizzano tutte le parti del corpo per di-fendersi ed attaccare; esso non ha alcun rapporto con il ju-do, essendo quest’ultimo un vero e proprio sport da competi-zione (il karate, nonostante l’alto numero di praticanti non èancora una disciplina olimpica, contrariamente al judo che èinvece saldamente inserito nell’elenco degli sport olimpici) incui le proiezioni costituiscono il 90% delsuo repertorio tecni-co. Nel karate il 95%delle tecniche è fatto di colpi, che pos-sono essere portati sia con le braccia e sia con le gambe, maanche con i gomiti, le ginocchia e addirittura con la testa.Nelle competizioni tuttavia vige una stretta limitazione delletecniche che è consentito utilizzare,in ragione dell’elevatapericolosità di molte di esse e il principio del controllo deicolpi, che non possono essere affondati e devono essere ar-restati ad una distanza di circa due o tre cm dal bersaglio.

«Negli ultimi vent’an-ni, si è fatta sempre piùmassiccia la presenza diatleti che praticano le arti marziali»

Il Maestro Yamada, uno dei più validi tecnici della scuola giapponese

Il M° D. Forsennato e un gruppo di suoi allievi

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Sempre giù gente si appassiona al ballo, tanto che questadisciplina è stata recentemente considerata dal CIO e dal CONIun vero e proprio sport che probabilmente sarà inserito alleOlimpiadi del 2012. Nonostante non sia uno sport particolar-mente diffuso nel nostro Paese, il Salento sembra, interessar-sene molto e solo Taviano conta ben quattro scuole di ballo alivello agonistico. Siamo andati a curiosare in una di queste.//L’associazione sportivaNata nel 1994 la scuola di ballo “The Best” è ormai diventa-

ta un punto di riferimento per questa disciplina. Tutti gli istrut-tori sono degli agonisti veri e propri che si cimentano in garenazionali ed internazionali, come Angelo Cillotto, campione ita-liano in carica di break dance. Angelo vive e si allena a NewYork e ogni 15 giorni ritorna nel suo amato Salento, per inse-gnare l’arte della danza ai circa 1200 iscritti che conta il cen-tro sportivo.//Gli istruttoriGli istruttori sono tanti e tutti giovani. I direttori artistici Sal-

vatore e Giuseppe Mauro, di 22 e 25 anni, Ilaria Mariani, 15,Simona Intonaci, 19, Esmeralda Lampis, 23, Angelo Cillotto, 32e Maria Zaffino di 33. In questa nostra “missione” siamo anda-ti ad intervistare il direttore artistico Salvatore Mauro, che nel-la sua carriera, oltre ai tanti trofei, vanta una partecipazione alreality show “Amici” di Maria de Filippi.Che cosa significa per lei ballare?“Tutto. Per me ballare era, è e sarà tutta la mia vita”.Quando è nata la passione per il ballo? “Nel 1989, da piccolo. Con le prime gare, i primi spettacoli,

le prime prove si riceve un’educazione interna, fondamentaleper chi vuole cimentarsi a fondo con questo sport”.Che cosa sta organizzando il centro sportivo? “Noi facciamo un tour nelle piazze e nei teatri più impor-

tanti del Sud Italia. In questo periodo è in corso un musical,intitolato ‘Tra sogni, amori e delusioni’, di cui curo la direzio-ne artistica”.Che cosa consiglierebbe ad un bambino che non sa quale

sport praticare?“Ognuno deve fare quello che sente di fare. E’ chiaro che se

è portato a fare danza ben venga, perché potrebbe diventareallo stesso tempo un punto di riferimento non solo della nostrascuola ma anche dell’intero movimento nazionale”.Quali sensazioni prova durante una gara?“Emozione perché fa parte del mio mestiere emozionarsi ed

emozionare anche chi mi guarda, dando il massimo di mestesso”.Com’ è lavorare con i ragazzi? “E’ molto bello, riesce a darmi la carica e mi fa crescere dal

lato professionale, morale ed educativo. E’ bello stare a contat-to con la gente. Io lo vedo come un esame da superare”.

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SPORTD A N Z A z

A LEZIONE DI BALLO PRESSO LA SCUOLA “THE BEST” DI TAVIANO

Ballo,the best

Disoccupati,emarginati, im-migrati, analfa-beti. Queste si-no a ieri eranole persone cherappresentava-no le “vite discarto” all’inter-no delle comu-nità. Negli ulti-mi anni semprepiù giovani,

donne, pensionati, famiglie con molti figli oppu-re con capofamiglia in cassa integrazione o inmobilità hanno accresciuto le schiere di quantisi trovano in condizione di povertà. Ed anche le

famiglie del ceto medio, se hanno la sfortuna didover sopportare le spese dirette ed indirettenecessarie per far fronte alla grave malattia diun familiare, con facilità scendono nel tunneldel progressivo impoverimento.Queste considerazioni ci fanno capire perché

in Italia l’11% delle famiglie sono povere, men-tre in Puglia tale percentuale tocca circa il22%. Di fronte ad un fenomeno così vasto e de-gradante il governo, durante la legislatura ormaial termine, non ha prodotto politiche sociali dirilievo ma anziha progressivamente ridotto il trasferimento

di risorse economiche per le spese sociali delleRegioni e degli Enti Locali.In questo contesto così difficile i Comuni

devono comunque costruire una rete di inter-

venti concreti, che aiutino “gli ultimi” a rientra-re in campo e impediscano ad altre persone dicadere nell’indigenza. Lungo questa traiettoriasi muove il “Piano Sociale di Zona” recente-mente predisposto dal Comune di Casarano edagli altri Comuni che fanno parte dello stessobacino territoriale. Lo sportello di orientamen-to rivolto ai soggetti svantaggiati e alle fami-glie, il sostegno alla formazione e all’inseri-mento lavorativo, la costituzione di una Coope-rativa Sociale per lavori di manutenzione e cu-ra degli spazi verdi: questi alcuni degli inter-venti previsti, sapendo che i nuovi poveri cre-scono perché non ci si cura abbastanza deivecchi poveri.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Vecchie e nuove povertà

Mario Turco(Capogruppo D.S. ConsiglioComunale Casarano)

zx di Davide Barletta

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“Preghiere sul muro” è il titolo di un pregevole libretto realiz-zato dall’associazione socio-culturale “Centro Storico” di Casara-no e dedicato al reperimento, alla catalogazione e allo studiodelle edicole votive presenti nel centro urbano casaranese.Un lavoro importante che ci restituisce, strappandolo alle pe-

nombre di un semi-oblio, un elemento tipico della religiosità del-la gente di un tempo, nemmeno tanto distante, testimoniante lavitalità della loro fede, “una fede semplice, ma forte e sicura co-me le nostre rocce, umile e sincera come il cuore delle nostragente”. Anche nella vita del popolo salentino, la dimensione reli-giosa ha sempre avuto un ruolo fondamentale: attorno ad essasi articolava la quotidianità e in essa riposavano le speranze, leaspettative e i bisogni di sicurezza e di verità degli uomini.In un momento storico come quello attuale, segnato dalla se-

colarizzazione, ovvero dal “processo attraverso cui la religioneperde la sua influenza nelle varie sfere della vita sociale”, la ri-scoperta dell’universo religioso ci aiuta a meglio comprendere ilnostro passato, con tutti quei valori che oggi sembrano aver ce-duto il passo ad una prospettiva di vita più razionalistica; anchese non si può parlare di scomparsa della fede religiosa, ma piut-tosto di convivenza, spesso difficile, tra il punto di vista religiosoe quello scientifico. Le edicole votive sono espressioni di una re-ligiosità fatta di riti, di raccoglimento interiore e di preghiera, masono soprattutto il frutto di “genuini sentimenti di ringraziamentoper il santo, per aver ricevuto una grazia o per devozione”. Essenascono nel contesto storico di una civiltà contadina, “una civil-tà che credeva in Dio incondizionatamente”, senza porsi troppedomande, senza nutrire troppi dubbi nelle propria fede.Le edicole costituivano, inoltre, un importante momento di ag-

gregazione e fraternità popolare: nei loro pressi la comunità cit-tadina si riuniva per recitare il rosario o per festeggiare il santo“con bancarelle, luminarie, suoni e canti… c’era la voglia di stareinsieme, di ricordare collettivamente l’amore verso i santi”.Il lavoro di ricerca che è a monte di questo libro è stato svolto

da Gabriella Stanca, Gianni Pascali e Maria Grassi, che ha curatola stesura dei testi.

Proprio a Maria abbiamo rivolto le nostre consuete tre do-mande.

// Tre domande treChe cosa ha ispirato questo libro?“Un profondo interesse artistico e il desiderio di contribuire al

recupero e alla valorizzazione del nostro patrimonio culturale”.Si può parlare di opere d’arte a proposito delle edicole vo-

tive?“Sicuramente sì, anche se a realizzarle furono soprattutto otti-

mi artigiani più che artisti, tra i quali spiccavano i maestri carta-pestai”. Il libro non ha un prezzo; chiunque lo voglia, può lasciare

un’offerta. Perché, quindi, devolverla?“Perché con il ricavato delle offerte verranno restaurate le

edicole ormai in rovina, alcune delle quali sono state anche tra-fugate e, quindi, ulteriormente danneggiate”.

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LIBRIP R E G H I E R E S U L M U R O z

Preghieresul muro

IL VOLUMETTO REALIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE “CENTRO STORICO” DI CASARANO

zx di Marco Sarcinella

« Il libro si pone come un contributoal recupero del repertorio storico-artistico di Casarano, ma anche alla ricostruzione delle

abitudini di vita dei salentini di qualche anno fa»

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

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OPINIONIz P S I C O S I AV I A R I A

“Una correttainformazione è larisposta”“In una circostanza delicata come

questa, una corretta informazioneavrebbe evitato la crisi delle attivitàcommerciali e dei prodotti dei nostriallevamenti, ma soprattutto avrebbe

chiarito che la qualità, il controllo e la certificazione dellaproduzione pugliese garantiscono sicurezza alimentare. Lafase migratoria degli uccelli che vengono dai paesi in cui ilfenomeno è vivo, ha evidenziato che il pericolo risiede nellearee meno controllate, cioè nei bacini dove si appoggiano ivolatili che migrano. Ma il controllo esercitato sia dalla taskforce, sia dall’unità di crisi che è stata messa in piedi, ha ga-rantito l’incolumità delle persone. Questo dimostra che, mol-to probabilmente, una buona informazione avrebbe evitatola psicosi che si è creata tra i consumatori e che ha causatoun calo vertiginoso delle vendite e dei consumi di carni dapollo. Le aziende che lavorano e trasformano il prodottostanno per chiudere, e così la crisi oggi iniziamo a sentirlaanche noi.Io ho aperto un tavolo con gli allevatori per cercare di ca-

pire qual è la situazione. Noi abbiamo circa tre milioni dipollami che vengono coltivati e che saranno oggetto di uncontrollo che stabilirà con precisione quale sia la portata delcalo delle vendite e quanto la crisi vi abbia potuto incidere.Una corretta informazione avrebbe permesso di evitare tuttoquesto, così come avrebbe impedito di alimentare ulterioripsicosi, qualche mese fa, quando si è parlato, in modo im-motivato per il nostro territorio, di grano contaminato”.

Enzo Russo, assessore regionale all’agricoltura

“Aviaria:100 milioninon bastano”“Il finanziamento di 100 milioni

di euro annunciato dal governo a so-stegno della grave crisi che ha colpi-to il settore avicolo italiano è impor-tante, ma da solo non è in grado di

fronteggiare e risolvere i danni provocati dalla “psicosi dapollo”. Danni che sono ingenti e che hanno avuto pesantiriflessi negativi. Moltissimi allevamenti, soprattutto quelli ru-rali e biologici, sono a rischio chiusura. I nostri produttori, inpoco meno di quattro mesi, hanno visto dimezzarsi i lororedditi a causa del drastico calo dei consumi (ormai siamonell’ordine del 70 per cento). Davanti ad una situazione chenon ha precedenti nel nostro Paese occorrono risorse certe epiù consistenti.Dopo l’importante apertura della Ue sulle misure di inter-

vento per il settore avicolo, ci aspettiamo un atto deciso econcreto. Tutto ciò alla luce del fatto che gli stessi allevatori, non-

ostante la crisi persistente e drammatica, non hanno finorausufruito di alcuna valida misura di sostegno.La Cia, a fronte di una crisi degli allevatori di così vaste

proporzioni, continua nella sua richiesta di interventi piùcongrui che da un lato permettono di risarcire gli allevatoridei danni finora subiti e dall’altro consentano alla filiera diprogrammare il futuro per essere pronti all’auspicabile ri-presa dei consumi con un settore in grado di coprire intera-mente i consumi nazionali come era in passato, non esclu-dendo una particolare attenzione ad una adeguata rintrac-ciabilità degli allevamenti che diano fiducia e certezza aiconsumatori.

Ribadiamo come ogni sforzo debba essere perseguito persalvaguardare la sopravvivenza di un settore che per qualitàe salubrità risulta una grande risorsa della zootecnia e del-l’economia nazionale”.

Vito MurronePresidente Cia Lecce

N. 23 Febbraio/Marzo 2006

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DITUTTODIPIÙCURIOSITÀ-ANNUNCI z

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Leuca, stella dacalendario

AFFITTASICasarano. Centro storico, in palazzo d’epoca af-

fittasi 2 monovani con servizi + esavano con servi-zi. Destinazione d’uso: ristorante; eventualmentemodificabile in: foresteria, uffici.

Per informazioni: 335/6992896

GLI amIcI dI VIa PhImmENThEL IN cOLLabORazIONE

cON L’assOcIazIONE “LIbERa cITTà” dI casaRaNO

ORGaNIzzaNO

“a FOcaRa TE s. GIUsEPPE”19 marzo 2006

PROGRamma:

Ore 19:00 bENEdIzIONE dELLa sTaTUa dI s. GIUsEPPE E dELLa “FOcaRa”

Ore 19:30 GaRa dELLa “cUccaGNa”

Ore 20:00 accENzIONE dELLa FOcaRa IN ONORE dEL VENERaTO s. GIUsEPPEaccOmPaGNaTa daI FUOchI PIROTEcNIcI

EsTRazIONE dEI bIGLIETTI cON RELaTIVa assEGNazIONE dEI PREmI

Ore 20:30 GRUPPO “aRIa FRIsca” IN cONcERTO

Anche Santa Maria Leuca si mette in posa per un calendario.Le alte scogliere e il mare trasparente della marina salentinasono, infatti, tra i protagonisti degli scatti del calendario“Gemme d’Italia 2006”, che riunisce le bellezze di cinque lo-calità turistiche italiane. E Leuca è stata scelta come una del-la cinque stelle, accanto a Porto Cervo, Portofino, Positano eTaormina.Il calendario è stato presentato ufficialmente a Milano loscorso 18 febbraio ed è visionabile richiedendo l’invio di unmms all’e-mail [email protected].

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IL CORSIVO

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Non sono mai stato bravo a coniugare agevolmentetempora e mores, il tempo della contemporaneità e gliatteggiamenti esteriori che esso modifica continua-mente. Ancor meno per certe categorie della naturaumana, applicate della pratica, come i valori dell’eticacivile. Figurarsi la politica. Prendiamo il caso del gior-no, il ritorno in carica del sindaco di Lecce, Adriana Po-li Bortone, dopo una blackout istituzionale di circa tresettimane. Che fossero lacrime sincere non v’è dubbio: l’Adriana

è tenera nei sentimenti quanto dura nei comportamen-ti politici, e l’errore più grave che si possa commettereè ritenere che queste due attitudini siano in comunica-zione. Ma la conclusione dello psicodramma politico,iniziato una ventina di giorni fa con le dimissioni dasindaco di Lecce, in previsione di una sua candidaturaal Senato, e finito in aula consiliare il 21 febbraio scor-so davanti ad una folla di giornalisti, operatori, fotogra-fi, amministratori comunali e attivisti politici, assomi-glia più alla scena finale di un reality televisivo, che al-la sintesi alta di un profondo conflitto interiore, chepure c’era. Nessuno, a Lecce, oserà paragonare la firma appo-

sta, coram populo, in calce al ritiro delle dimissioni,con una comune penna “nazionalpopolare” (così defi-nita da chi l’impugnava) all’impatto mediatico che eb-be cinque anni fa Silvio Berlusconi con il cosiddettoContratto con gli italiani a Porta a Porta. Ma a nessunosfugge che, ormai, i politici non fanno più niente senon davanti ai riflettori delle telecamere ed ai registra-tori dei cronisti. E che questo non piaccia a tutti, comeal sottoscritto, è un dato talmente trascurabile che nonvale neppure la pena di sottolinearlo. Oh tempora ohmores, appunto. Il fatto è che certe sceneggiate ri-schiano di lasciare nel cono d’ombra la sostanza dellecose: dal perché la Poli si era dimessa al perché ci haripensato c’è un bel numero di domande e di risposteche un politico di qualità – e Adriana lo è – avrebbe ildovere di dare, senza lasciare agli altri (alleati, compa-gni di partito in An, avversari, osservatori e dietrologida bar) tempo e spazio per imbastire congetture o pro-durre ricami. Ai quali poi sentirsi obbligata a replicare,perpetuando così il reality show della politica. La de-

stra, autoreferenziata residenza storica dell’esegesidella chiarezza, dovrebbe rifuggire da questa praticadiffusa. E, per favore, non si insulti la comune intelli-genza di cui ciascun leccese è dotato con la battutadel copione: “L’ho fatto per la mia città”. E’ roba per lelocandine dei quotidiani.Adriana l’ha fatto per tante ragioni, non ultima l’at-

taccamento (vero, appassionato, quasi carnale) a Lec-ce. E perché chi scrive non sia tacciato di qualunqui-smo, cito alla rinfusa parte delle tantissime cose posi-tive che questo sindaco ha fatto per Lecce: dalla formi-dabile attenzione al decoro, con i basolati, il verde edil recupero del Barocco (una sua legge), alla soluzionedegli endemici problemi del traffico (i rondò funziona-no); dalla visibilità nazionale di cui il Salento ed il suocapoluogo godono alla stabilizzazione della maggio-ranza, fino all’idea di città metropolitana che, anchegrazie alle tangenziali entrate in funzione sotto la suaguida, coinvolgerà le future generazioni di amministra-tori. Adesso il sindaco vuole dedicarsi al nuovo Pianoregolatore, prima di concludere il suo secondo manda-to: benissimo.E allora? Scriva un’altra lettera, l’Adriana, stavolta

alla città. Spieghi che cosa è veramente accaduto frale due lettere inviate al segretario del suo Comune: seha temuto di perdere la leadership in An, se non è sta-ta accontentata sul posizionamento e la qualità deicandidati nelle liste, se ha valutato che l’elettorato diAn si sarebbe spaccato fra Camera (Mantovano) e Se-nato (Poli Bortone), se ha avviato le procedure organiz-zative per appoggiare Angelo Tondo (l’assessore fu boc-ciato alle regionali, nonostante cotanto appoggio, e lacosa brucia ancora), se metterà mano alla sia pur re-mota ipotesi dell’ennesima “pace” con Mario De Cri-stofaro (che significa automaticamente riappacificaretutta Alleanza nazionale nel Salento), se Fini, tirato perla giacchetta da lei e da Mantovano, non ha detto infi-ne: vedetevela tra di voi e non fate danni al partito.Un politico deve convivere con il supplizio di Tantalo:arriva in cima alla montagna convinto di avercela fatta,ma i secchi d’acqua che reca sono bucati, e deve rico-minciare. All’infinito. E’ la politica, bellezza. Altro chereality.

zx di Adolfo Maffei

Il reality dell’Adriana

e la sindrome di TantaloIl ritiro delle dimissioni del sindaco di Lecce comeuno psicodramma. Ma i cittadini meriterebberoun’altra lettera

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