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Tacco_30

Date post: 01-Mar-2016
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Tacco d'Italia, Parchi all'asta
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il tacco d’Italia 3

Ancora una volta monsignor CosmoFrancesco Ruppi, arcivescovo di Leccedal 1988 e capo di tutti i vescovi puglie-si (in quanto presidente della Conferen-za episcopale regionale) ha gettato ilsuo anatema. E il suo monito ha fattoproseliti autorevoli, nientepopodimenoche Fulco Ruffo di Calabria, che l’annoscorso abbiamo persino visto armato dipala, per scavarsi la fossa…biologica peri propri bisogni, nella trasmissione “L’i-sola dei famosi”. Il fatto: Ruppi ha invi-tato la troupe del film “Manuale d’amo-re2”, di Giovanni Veronesi, a liberare la“sua”piazza, piazza Duomo, da camion eattrezzature. Il motivo probabilmente ri-siede negli argomenti trattati dal filmche in questi giorni si sta girando nelSalento: tra gli altri, fecondazione assi-stita e matrimoni tra omosessuali. Infattiuna scena del film, girata nella sala con-siliare del municipio di Lecce, riguardaproprio il “sì”, celebrato con rito civilealla Zapatero, tra Fosco (Sergio Rubini)e Filippo (Antonio Albanese). Indignato si

è dichiarato anche Severo Martini, as-sessore leccese alla comunicazione,marketing territoriale, turismo, forsepreoccupato che il film potesse veicola-re un’immagine distorta della città. Pe-rò, all’indomani dell’uscita della fictionsul “giudice Mastrangelo”, anch’essa gi-rata e ambientata a Lecce (al contrariodel film di Veronesi, che è ambientato inSpagna), stranamente nessuno, tanto-meno Ruppi, si è indignato per l’immagi-ne con cui si rappresentava Lecce: unacittà di pigri e “incuppinati”, tanto sim-patici e coloriti, ma corrotti e massoni,con una Procura dove giudici e avvocatisono tra loro mariti, mogli, figli che, allafine della giornata, dopo aver assegnatole inchieste al giudice più compiacente,vanno tutti insieme a cenare al Circolocittadino. Nessuno colse, o volle coglie-re, meno che mai il pio Ruppi, del qualela Procura pure conserva un qualche fa-scicolo che lo riguarda, il lato scabrosodi quel quadretto. Per Ruppi invece èscabrosa anche la sola rappresentazio-

ne cinematografica di un matrimoniogay, arte peccaminosa. E tornando indie-tro di qualche mese, possiamo ricordareanche un altro peccato cui sono deditialcuni ricercatori leccesi, quello dellasperimentazione della RU486, la pillolaabortiva che si sperimenta con succes-so, tra i pochi esempi in Italia, all’ospe-dale Vito Fazzi. Anatema anche sulla pil-lola, che permette a tante donne diabortire senza traumi (se possa mai es-sere non traumatico un aborto...) inveceche con tutto il dolore che meritano. DaRoma, infine, anatema sull’eutanasia(difesa da Giorgio Napolitano. Ah, cheboccata d’ossigeno un presidente lai-co!) e non ci meraviglieremmo se l’arci-vescovo Ruppi, con perfetto tempismoda massmediologo, conoscitore di rea-lity show, intervenisse anche su questo.In fondo, è il capo della Chiesa pugliese,o no? Ma prima o poi ricorderà che Lec-ce è un capoluogo di provincia, città diuno Stato laico, non la capitale del suoimpero?

Il tacco d’ItaliaIl mensile del basso Salento

Anno III - n. 30 - Ottobre 2006Iscritta al numero 845 del Registro

della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

EDITORE:Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A.Diaz, 5

DIRETTORE RESPONSABILE:Maria Luisa Mastrogiovanni

HANNO COLLABORATO:Mario Maffei, Laura Leuzzi, Marco Sarcinella,

Marco Laggetta, Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Guido Picchi, Antonio Lupo,

Paolo Vincenti, Giuseppe Finguerra, Francesco RiaFrancesco Barone, Antonella Coppola, Roberto Rocca

FOTO:Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia

REDAZIONE:p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano

Tel./Fax: 0833 599238 - sms: 329 1276931E-mail: [email protected]

PUBBLICITÁ:[email protected] - tel. 347 4013649

Unione Stampa Periodica Italiana - Tessera n° 14705

STAMPA:Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le)

ABBONAMENTI: 15,00 e per 12 numeric/c n. postale 54550132

intestato a Nerò ComunicazionePiazza Diaz, 5 - 73042 Casarano - www.iltaccoditalia.info

IL PROSSIMO NUMEROIN EDICOLA IL 1° NOVEMBRE 2006

N. 30 Ottobre 2006

Cinema gay, pillole abortivee reality-Ruppi-show

zx di Maria Luisa Mastrogiovanni

G O L E MIl sindaco di Casarano, il diessino Remigio Venuti, è un

politico atipico: non è un grande comunicatore, si esprimecon un linguaggio molto tecnico e non lo si vede spesso “inpiazza” a offrire caffè e scambiare due chiacchiere con icompaesani. Militante comunista sin da ragazzo, sposato,medico veterinario, vicesindaco prima e da sette anni sin-daco della sua città, si è trovato ad affrontare la crisi epo-cale del tessile, e soprattutto del calzaturiero, in quellache, della produzione manifatturiera “made in Italy”, è una

delle tre/quattro località simbolo in Italia. La strategia di Venuti per dominare questo pro-cesso irreversibile è un esempio di lungimiranza e di convinto europeismo. Esponendosialla critica dei compaesani, di chi avrebbe preferito interventi “simbolici” e immediati, halavorato per fare di Casarano il catalizzatore dei principali finanziamenti comunitari del-l’intero Salento. Consapevole che la ripresa economica non potesse prescindere da rile-vanti investimenti in infrastrutture, ha messo d’accordo 69 Comuni di tutti i colori politici,riuscendo ad attingere ad ingenti risorse comunitarie per la costruzione di strade e auto-strade virtuali, formazione d’eccellenza, servizi. Guardando al triste destino di tante microimprese familiari del comprensorio, ha puntato tutto sulle sinergie tra imprese e su una lo-ro forte spinta all’innovazione. Anche su queste basi è nato il PIT 9 che di recente ha am-messo a finanziamento 13 consorzi di aziende che beneficeranno di complessivi 25 milio-ni di euro. Fiore all’occhiello di questo colossale impegno di programmazione è la costitu-zione di Area Sistema, consorzio di 15 Comuni con Casarano capofila.

In un basso Salento sottorappresentato nelle Istituzioni provinciali e regionali, l’opi-nione del Golem è che Venuti, anche in vista della programmazione 2007-2013, dovrebbepromuovere un’iniziativa di confronto tra personalità politiche del territorio per individuar-ne le concrete esigenze. Con personalità come Ria, Fasano, Casciaro, Antonica, Musio, per-ché non tentare dall’estremo tacco d’Italia un embrione del partito democratico?

EDITORIALE

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//Volli, sempre volliE’ lì sul trono di Canale 5 ad attendere frotte di corteggiatri-

ci. E come dare torto a queste frotte, se lui, il tronista, è proprioGiorgio Alfieri? Anni 25 e corpo statuario. […] E, ha specificato,non si è mai innamorato, non si è mai fidanzato, ma ha avutotante tante donne (roba da tre notti e via, parole quasi testuali)e nulla più. Anzi, no. Ha detto di un bacio, il primo bacio, ad un-dici anni, durato circa due ore e tanto passionale. […] E se adundici anni era capace di offrire alla sua donna un bacio appas-sionato di due ore, a 25 anni che cosa saprà offrire il nostro Al-fieri? Giorgio, ovviamente, e non Vittorio. Chè quella è un’altrastoria. Ma anche questa può essere poesia.

Laura Leuzzi, dalla rubrica “La tronista”www.iltaccoditalia.info/sito/index-r.asp?id=246

//La filosofia è morta. O forse noDissolvendosi, la filosofia ha lasciato il campo alla scienza,

cui è stato demandato il compito di dirci che cosa è la realtà ecome è strutturata. Eppure, citando Wittgenstein, “anche unavolta che tutte le possibili domande scientifiche abbiano avutorisposta, i nostri problemi vitali non sono ancora neppure tocca-ti”. Molti problemi che toccano la coscienza dell’uomo contem-poraneo, non sono risultati poi, risolvibili su un piano stretta-mente scientifico. Per questa funzione di raccordo interdiscipli-nare l’approccio filosofico è sembrato il più idoneo.

Marco Sarcinella dalla rubrica “Il pensatoio”www.iltaccoditalia.info/sito/index-r.asp?id=293

//Indulto sì! indulto no! Questioned’inciucio

Un terzo dei detenuti sono extracomunitari. Un terzo dei detenuti sono consumatori di quelle droghe ri-

tenute illegali. Il restante terzo dei detenuti si divide tra i varireati previsti dal codice. A che serve fare leggi che riempiono lecarceri se poi le svuotiamo?

Guido Picchi, dal blog “L’eretico”www.iltaccoditalia.info/blog/?b=2

Come ha giustamente detto Marco Travaglio nella prima pun-tata della trasmissione di Santoro (per il resto piuttosto deluden-te e demagogica), in Parlamento ci sono 85 signori condannati orinviati a giudizio in processi penali. Serve aggiungere altro?

Mario (commento al blog)

//Il reality show dello sbarco in Libano6 settembre 2006Chissà che cosa avranno pensato i libanesi quando hanno

visto sbarcare sulle loro coste i soldati italiani nei giorni scorsi.Già, perché ad attendere i nostri militari c’erano decine e decinedi telecamere, centinaia di giornalisti, fotoreporter, tecnici radio-televisivi. Una volta era l’esercito ad arrivare per primo. Ora la TVarriva prima di tutti e prepara il set per le riprese.

Francesco Ria, dalla rubrica “Ivan il matto”www.iltaccoditalia.info/sito/index-r.asp?id=571

Questo è uno spazio libero per chiunque abbia qualcosa da dire. Raccoglie i pensieri, i commenti, gli interventi piùstrani o degni di nota che i lettori lasciano sulle pagine del quotidiano on line www.iltaccoditalia.info, il primo delSalento, con tre aggiornamenti al giorno sui temi più vari, dalla politica, all’economia, alla cultura agli spettacoli. E, allora, l’invito è aperto a tutti: fatevi sentire, partecipate alla vita del quotidiano on line. Potete commentareogni singolo articolo e le rubriche, iscrivervi al forum e rispondere ai pensieri dei blog. 24 ore su 24. Sta nascen-do la prima grande community salentina.L’articolo 21 della Costituzione italiana garantisce libertà di pensiero e di espressione.E chi fa breccia nel cuore del Tacco, avrà qui un angolo per dire la sua.

ANGOLO 21

//I mass media e l’Islamcontro il Papa

Il dato casomai è un altro: la rice-zione di questa alta lezione di teologiacattolica e, nel contempo, di esegesidella teologia coranica, è stata filtratadai mass-media europei come la rottu-ra del «dialogo» voluto da GiovanniPaolo II - cosa di per sé almeno in par-te vera, ovviamente in un senso del tut-to diverso - ma senza porre l’accentosulla difesa della civiltà occidentale cri-stiana e laica. A dimostrazione di ciò,circola una vignetta sui siti dei fonda-mentalisti islamici che raffigura Giovan-ni Paolo II nel gesto di liberare la co-lomba della pace e, di fianco, un Bene-detto XVI, fucile in mano, che la impalli-na. Pura distorsione della realtà.

Cosimo Fracasso, dal blog “Tamburo battente”www.iltaccoditalia.info/blog/?b=4

Ha vinto Rotundo, ma perché Corvaglia ha fatto le scarpe alla Capone sottraendolevoti dall’ambiente margheritino; Manni si è imposto, anche se appoggiato solo da Rifon-dazione provinciale e regionale - dunque i rifondaroli leccesi hanno votato Rotundo; gliinfiltrati della destra hanno tutti votato Rotundo perché ritenuto il candidato più “debo-le” in un eventuale scontro con la Poli o con Perrone. E così ci ritroviamo a concorrerecontro il centrodestra con il candidato ideale per far vincere la destra...per colpa di unasinistra spaccata, per colpa di uno strumento, le primarie, strumentalizzato da chi vuolefare la conta dei voti (Corvaglia l’ha detto chiaramente) in vista delle poltrone. Le prima-rie, così fatte, non sono più uno strumento di democrazia.

Sara, commento al “Tema del mese”-18.9.06www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=630

Le primarie, ovunque e per chiunque si facciano, sono solo un modo deleterio di ag-girare questioni e litigi che possono sorgere tra le nomenklature dei diversi partiti. Nonportano alla democrazia sostanziale, che è un obbiettivo della nostra Costituzione natadalla Resistenza, ma un puro strumento consultivo, quasi sondaggistico, fuori dalla cul-tura e dalla storia del nostro Paese.

Angelo Minenna, consigliere comunale Pdci Ugento, commento al “Tema del mese”, 12.9.06www.iltaccoditalia.info/sito/index-a.asp?id=584#commenti

//Primarie sì, primarie no

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Europa, la stampa se nedimentica. E la Puglia“spende comunque”

zx di Mario De Donatis*

E’ Badaloni, un nome del giornalismo televisivo, ma an-che ex Presidente della Regione Lazio, ad aprire i lavori delseminario per “amministratori eletti e per funzionari”. Unainiziativa, nell’ambito delle giornate di studio programmate,in Sardegna, a La Maddalena dall’Aiccre, per fare il punto sulgrado di interesse e sulla qualità della informazione che lastampa riserva all’Unione Europea.

Badaloni non ha dubbi: “Gli italiani hanno, ancora, ungran voglia di essere Europei, con una forte incapacità adesserlo”.

Sul banco degli imputati anche i telegiornali che riserva-no solo il 2,34% del tempo per le attività delle Istituzioni eu-ropee. Ma è soprattutto la qualità dell’informazione che, neldibattito, richiama l’interesse di molti.

Non si può prescindere da un’attenta e sistematica infor-mazione per rafforzare il ruolo e l’immagine dell’Europa.

Perché, nel caso specifico, l’informazione non serve soloper annunciare i grandi obiettivi della Commissione, del Con-siglio, del Parlamento europei. Né si può fermare ad eviden-ziare i percorsi della politica euromediterranea di Barcellonao la strategia di Lisbona. O, ancora, ad annunciare possibiliruoli dell’Unione Europea nella politica estera.

C’è, anche, e questo è emerso chiaramente nelle altresessioni di studio del seminario, la necessità che la stampasia attenta alla dimensione regionale (la dimensione nellaquale vengono programmate ed attivate le politiche di svi-luppo comunitarie). Perché è in questa dimensione che pren-dono corpo le opportunità per i giovani, per le imprese.

Ed è in questa dimensione che la stampa può assicurarel’attivazione di una forte partecipazione democratica e di unmigliore controllo sociale. Non solo per la definizione di azio-ni e misure, di priorità e risorse finanziarie da assicurare, maanche per monitorare l’impianto complessivo dei documentiprogrammatici. Per verificare se l’impianto corrisponda o me-no agli stessi valori e principi dell’Unione Europea.

Certo, dando uno sguardo a casa nostra, se la RegionePuglia si fosse dotata, per tempo, dei due organismi statuta-ri, il “Consiglio delle Autonomie locali” e la “Conferenza regio-nale permanente per la programmazione economica, territo-riale e sociale”, ora ci sarebbero minori preoccupazioni. Idue organismi, invece, rischiano di diventare operativi ad av-venuta definizione del quadro programmatico della politicadi coesione per il 2007 – 2013, con sicuri deficit di parteci-pazione democratica e di confronto sulle reali priorità delterritorio.

C’è poi tutto un altro capitolo che la stampa dovrebbecurare, magari in forte connessione con gli Istituti di ricerca.E’ il capitolo che si riferisce alla spesa nel Mezzogiorno.

Non si può rimanere legati alla politica dello “spenderecomunque”. Perché lo sviluppo è legato allo “spendere be-ne”. Ed anche perché lo “spendere comunque”, sport regio-nale molto diffuso, che ha assorbito le migliori energie di al-lenatori di rango, potrebbe nascondere tacite intese per le“politiche per il consenso”.

Il più grande tradimento per le future generazioni, alleva-te nelle aspettative che genera la crescita della domanda in-terna ed esposte ad una realtà terribile del dopo 2013, se lerisorse impegnate non dovessero attivare circuiti virtuosi perlo sviluppo e l’occupazione.

* Presidente associazione “Identità e Dialogo”

N. 30 Ottobre 2006

LO STRANIEROEvviva

l’autunnodella

tarantolaLa lunga estate della tarantola è ormai giunta al

termine.In questi tre mesi mi sono spesso domandato: che

cosa penserebbero i turisti se potessero vedere lespiagge, che hanno affollato per settimane, tornate libe-re e al massimo splendore? Che cosa direbbero consta-tando che il traffico è diminuito se non proprio sparito?Che cosa ascolterebbero per non dormire la notte orache le discoteche e i locali sono perlopiù chiusi? Quan-ta meraviglia li colpirebbe, infine, scoprire che per unabirra e un panino è difficile spendere più di 3 euro?

Non so cosa penserebbero ma so che io sono felicedi potermi godere appieno questa terra per i prossiminove mesi.

zx di Guido Picchi

il tacco d’Italia 7

BOLLETTINO PER I NAVIGANTI

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La Puglia gioca a Monopoli. Per chi non lo sapesse, il gio-co consiste nell’accumulare capitale per acquistare ter-reni sui quali costruire case ed alberghi. E così, ogniqual-

volta i concorrenti sostano sull’altrui proprietà, sono costrettia pagare una tassa. Le partite a Monopoli si caratterizzanoper la foga con la quale i concorrenti investono, acquistano erivendono. Una corsa all’ultima strada. E all’ultimo parco. Ilparco più ambito è parco della Vittoria. Che è molto costosoma frutta tanti interessi a chi lo possiede.

La partita a Monopoli, in Puglia, si è aperta quattroanni fa, quando nel dicembre 2002, la Regione ha isti-

tuito il primo parco naturale: “Bosco e Paludi di Rauc-cio”, un’area naturale che ricade nel territorio del Co-mune di Lecce.

Da quel momento la tematica ambientale è tornata allaribalta. E la Regione sembra tenerla in grande considerazio-ne. Soprattutto negli ultimi mesi, se si considerano l’impegnocon cui la giunta regionale si è mossa nell’istituzione di nuoviparchi naturali e la soddisfazione con cui Michele Losappio,assessore regionale all’Ambiente, ne ha dato, di volta in vol-ta, comunicazione ufficiale con slogan altisonanti del tipo“Tre parchi in cinque mesi”.

N. 30 Ottobre 2006 8 il tacco d’Italia

ATTUALITÀz L A P A R T I T A A M O N O P O L I / / I N C H I E S T A

zx di Laura Leuzzi

IN PROVINCIA DI LECCE SONO NATI, IN QUATTRO ANNI, QUATTRO PARCHI NATURALI.MA ORA NON SI SA A CHI SPETTI LA GESTIONE.OSSIA FINANZIAMENTI, ASSUNZIONI, IN UNA PAROLA: LA “POLPA”. IL POTERE

Chi gestisce“Parco della Vittoria”

«In provincia di Lecce non si è maicostituito un “ente gestore del parco”,sebbene previsto dalla legge;il che significa: possibilità di accedereai finanziamenti, ma difficoltàad amministrali»

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I parchi naturali regionali della provincia di Leccesono quattro. In ordine di istituzione, essi sono il parco“Bosco e paludi di Rauccio” (23 dicembre 2002), la ri-serva naturale orientata “Palude del Conte e Duna Co-stiera – Porto Cesareo” (15 marzo 2006), il parco “Por-to Selvaggio e Palude del Capitano” (15 marzo 2006)eil parco “Isola di S. Andrea e litorale di Punta Pizzo”(10 luglio 2006). (Per la differenza tra parco naturale eriserva naturale, vedi box a lato).

Ma, una volta istituito il parco naturale, bisogna gestir-lo. E secondo la legge (l.r. 19/97), questo spetterebbe ad

un ente gestore, costituito ad hoc, il cui consiglio direttivodovrebbe essere composto da Regione, Provincia, Comuniinteressati e associazioni operanti sul territorio. A questoente tocca elaborare dei progetti di gestione dell’area na-turale, potendo contare sui finanziamenti (regionali e co-munitari), cui un parco può accedere dal momento dellasua istituzione.

Ma un tale ente, in provincia di Lecce, non si è mai co-stituito e la gestione di ogni parco è stata affidata al Co-mune di riferimento. Questo può chiedere ed ottenere i fi-nanziamenti che, in mancanza dell’ente gestore e, di con-seguenza, di progetti di gesione, non potranno mai essereamministrati in maniera snella e razionale. In alcuni casi,la gestione è andata al Comune solo in via provvisoria. E’provvisoria la gestione del Comune di Lecce sul parco “Bo-sco e Paludi di Rauccio” e del Comune di Gallipoli sul par-co “Isola di S. Andrea - Litorale di Punta Pizzo”.

Inoltre, attualmente, tutti i parchi della provincia rica-dono nel territorio di un solo Comune; è, pertanto, sempli-ce affidarne la gestione. Ma, nel caso di parchi che inte-ressano più Comuni l’affidamento della gestione risultereb-be più complicato.

E’ quindi urgente stabilire a chi spettino controllo e ge-stione di un parco, anche perché da questo dipende il fu-turo dell’area. Sta all’ente gestore, infatti, elaborare peril parco un piano territoriale (una sorta di piano regola-tore dell’area), un piano pluriennale economico-sociale eun regolamento (ai sensi della l.r. 19/97) ed amministra-re i finanziamenti regionali e comunitari indirizzati all’a-rea protetta; dare vita, insomma, al parco che, altrimenti,rimarrebbe praticamente abbandonato a se stesso. E lasua istituzione risulterebbe praticamente inutile.

Sulla questione della gestione di un parco naturale,Comuni, Provincia e Regione hanno posizioni differenti. Efino a che le istituzioni non avranno trovato un accordo,sarà difficile vedere realizzato il sogno di Giovanni Pellegri-no, presidente della Provincia, del “Salento come parco”.

//Parco o riserva?In base alle legge regionale

19/97, si definiscono “parchi naturaliregionali” quelle aree protette che co-stituiscono un sistema omogeneoquanto ad assetto naturale dei luo-ghi, valori artistici e tradizioni cultura-li delle popolazioni locali.

Sono, invece, detti “riserve naturaliregionali” i territori che presentanouno o più ecosistemi importanti per lediversità biologiche. Tra le riserve na-turali, si dicono “orientate”, quelle incui, per determinate caratteristiche diconservazione ambientale, sono con-sentiti interventi di sperimentazioneecologica, compresi quelli rivolti al re-stauro o alla ricostituzione di ambientie di equilibri naturali degradati.

/ / I N C H I E S T A ATTUALITÀL A P A R T I T A A M O N O P O L I z

Chi gestisce“Parco della Vittoria”

L’albergo nel parco naturale. La vicenda dell’ecomostro Orex che sta sorgendo nel parco naturale di Ugento, vista da Crazy Cat

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“E’ necessa-rio stringere itempi per l’or-gan i z za z i onedella gestionedei parchi na-tural i , perchébisogna indica-re, insieme ai

vincoli, anche gli indirizzi di sviluppodell’area. Questo è compito dell’entedi gestione del parco.

La legge 19/97 individuava comeente di gestione un unico organismotrasversale dove fossero presenti Co-

muni, Province e Regione. Ma già aitempi dell’istituzione del “Bosco e pa-ludi di Rauccio”, nel 2002, l’idea erache questi enti gestori fossero costi-tuiti su base provinciale e che, dun-que, ci fosse un ente strumentale perciascuna provincia.

Ma i parchi della provincia di Lec-ce hanno tutti piccole dimensioni e,quindi, una soluzione di questo gene-re sembrava sproporzionata rispettoal territorio da gestire.

Si è optato, quindi, per la gestio-ne comunale, che può avere aspettipositivi e negativi.

Infatti, secondo il principio disussidiarietà, per cui le decisioni po-litiche devono essere prese al piùbasso livello territoriale, la gestionecomunale dovrebbe essere la piùadeguata, in quanto la più diretta.Nello stesso tempo, però, essa ri-schia di isolare il parco dal resto delterritorio. Esistono, poi, a livello co-munale, problemi di competenze e distrutture. E’ necessario, quindi, che iComuni facciano sistema. Lo stessoterritorio salentino, per come èstrutturato, fa pensare ad un’inter-connessione tra le aree naturali”.

“Abb i amofat to bene avincolare cer-te aree natu-rali, però oradobbiamo pro-teggerle.

E le espe-rienze di ge-

stione in provincia di Lecce sonopessime. Nel “Bosco e paludi diRauccio”, ad esempio, si è consenti-to, appena fuori dal perimetro dell’a-rea naturale protetta, di costruireopere idrauliche di captazione delle

sorgenti sotterranee dell’Idume. Poi èstata affidata la gestione al Comunedi Lecce che a sua volta l’ha scarica-ta al wwf. E si sono consentite prati-che agrarie che non hanno niente ache vedere su come si gestisce un’a-rea naturale protetta.

E la Regione che politica ha segui-to? Ha realizzato tutte queste micro-aree, per le quali la logica dell’ente-parco non è adeguata, perché è pen-sata per un’area naturale protetta digrandi dimensioni, che interessi piùComuni. Non si possono costituiretanti enti-parco quante sono le pic-

cole zone che abbiamo realizzato,né se ne può realizzare solo unoche le gestisca tutte perché le di-stanze che ci sono tra le aree ren-derebbe difficile l’attività dell’ente.Io proporrei una soluzione migliore:lasciare la gestione ai Comuni, at-tribuendo alla Provincia un poteredi coordinamento.

Se si deve fare manutenzione bo-schiva nelle pinete, ad esempio, hasenso che per ogni pineta il singoloComune faccia l’appalto? Le munici-palità devono assumere maggioreprotagonismo”.

“Un’area na-turale protettasi porta dietroun signif icatoculturale impor-tante. Istituirlasignifica intra-prendere un

processo di sviluppo improntato allasalvaguardia ambientale. Gli obiettivida conseguire sono favorire forme in-novative di colture agricole, un diversoapproccio verso le forme di energia al-ternativa, riflessioni sulla valorizzazio-ne ambientale.

Ma negli ultimi anni, ad una visioneconservativa dell’area protetta, si è af-fiancata una visione più economica, nelsenso che sempre più i parchi rappre-sentano un valore aggiunto in termini dieconomia.

Il protagonismo degli enti localiche ha caratterizzato la provincia diLecce in riferimento alle aree natu-rali protette, per cui ogni Comuneha potuto gestire il parco naturalericadente nel proprio territorio, vie-ne mortificato nella legge regionale25 del 2002, che nel consiglio diret-tivo dell’ente parco prevede la pre-

senza anche di Provincia, Regione,associazioni.

Il problema della gestione è anco-ra più complesso per aree che interes-sano più Comuni. La mia proposta è diporre ordine. Il Consorzio di Comuni,in questo caso, può essere una solu-zione, ma si faccia una modifica dellalegge regionale affinché si dia cer-tezza di nomine e di responsabilità; edi dotazione finanziaria, soprattutto,perché questa è fondamentale perraggiungere l’obiettivo della gestioneintelligente e dello sviluppo sostenibiledi un territorio”.

Giuseppe Accogli, sindaco di Andrano

Giovanni Pellegrino,presidente della Provinciadi Lecce

Francesca Pace,dirigentedell’Ufficio Parchidella Regione Puglia

N. 30 Ottobre 2006 10 il tacco d’Italia

ATTUALITÀz L A P A R T I T A A M O N O P O L I

“Un consorzio di Comuni e più certezze”

“Gestiscano i Comuni; la Provincia controlli”

“Gestione ai Comuni, ma sia sistema”

/ / I N C H I E S T A

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//Parco per 584 motiviIl parco naturale “Bosco e Paludi di

Rauccio” si estende per 1596 ettari com-prendendo un bosco a lecceta, una zonaumida e due bacini costieri. Il resto delterritorio è a macchia mediterranea, gari-ga e aree agricole.

Sono state censite 584 specie vegetali.La gestione provvisoria dell’area è

stata affidata al Comune di Lecce (leggeregionale 25/2002, istitutiva del parco).

//Il primo in PugliaIl “Bosco e Paludi di Rauccio” è il

primo parco naturale istituito in Pu-glia. Il percorso per la sua nascita vieneintrapreso dalle associazioni ambientali-ste nel 1987. L’area di Rauccio è, da unlato, devastata dall’abusivismo edilizio

costiero degli anni Ottanta (in localitàTorre Rinalda, Spiaggia Bella, TorreChianca) e, dall’altro, in progressivo de-cadimento ambientale (caccia, disbo-scamenti, bonifiche, incendi).

Nel giugno 1995, su determinazionedel commissario liquidatore dell’ErsapPuglia (Ente Regionale di Sviluppo Agrico-lo della Puglia) del novembre 1994 e suc-

cessiva convenzione, laRegione concede in gestio-ne al Wwf di Lecce il boscodi Rauccio e l’adiacentezona umida Specchia diMilogna (60 ettari) “in mo-do che venga salvaguarda-ta e gestita come oasi diprotezione, favorendo lavalorizzazione naturalisticae la costituzione di un par-co naturale”.

Con legge regionale 25/2002 il“Parco Regionale Bosco e Paludi diRauccio” diviene realtà; la gestione èprovvisoriamente affidata al Comune diLecce. Alcune associazioni ambientali-ste, però, lamentano scarso interessedell’amministrazione per la valorizza-zione dell’area.

//Tre in unoIl parco “Porto Selvaggio e Palude

del Capitano” è nato dopo 25 anni diattesa (legge regionale 6/2006).

Esteso per circa mille ettari, com-prende tre siti (Sic), Torre Uluzzo, TorreInserraglio e Palude del Capitano, enumerose aree archeologiche; la ge-

stione è affidata al Comune di Nardò.Vi si riscontra un rilevante fenome-

no carsico rappresentato da varie ri-sorgive a forma di dolina, piene d’ac-qua salmastra, le “spunnulate”. Quantoa vegetazione, è segnalata la presenza,unica in Puglia, dello Spinaporci.

//Un percorso intermittenteIl parco di Porto Selvaggio sarebbe

potuto essere il primo in Puglia.Nel 1980, infatti, la Regione ema-

na una legge (n. 21) in cui definiscel’area “parco naturale attrezzato” (sidicono così i parchi che sorgono nelterritorio urbano, dotati di servizi) edinvia la documentazione al Ministerodell’Ambiente, che la rigetta ritenendo-la incompleta.

Dal 1997 (legge 19) l’iter per lanascita del parco naturale riprende,ma nel 2004 ha una nuova battutad’arresto: la Regione emana uno sche-

ma di disegno di legge che declassa l’a-rea naturale protetta ad “area attrezza-ta” al servizio delle aree protette dell’a-rea jonico-salentina di Lido Pizzo e Por-to Cesareo. L’intervento di Comune edassociazioni blocca il provvedimento.

//Un’eroina per l’ambienteResta indelebilmente legata alle vi-

cende di quest’area naturale la scom-parsa di Renata Fonte, uccisa mentrerincasava nel 1984. Colpevole di es-sersi impegnata nel difendere dallalottizzazione e dalla speculazione edili-zia il parco naturale di Porto Selvaggioe di aver guidato il “Comitato per lasalvaguardia del parco naturale di Por-to Selvaggio”. Il risultato delle sue lotteè stata l’emanazione della legge di tute-la del parco da parte della Regione. Gliesecutori del suo assassinio furono ar-restati ma il vero mandante pare nonessere mai stato identificato.

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//I migratorisotto le campanelle

La riserva “Palude del Conte e Du-na Costiera – Porto Cesareo” (istituitacon legge regionale 5/2006) si esten-de per 600 ettari ed è suddivisibile indue zone, caratterizzate la prima (lazona Sic Palude del Conte/Duna diPunta Prosciutto) da un rilevante valo-re naturalistico, paesaggistico e stori-co-culturale, la seconda da una signifi-cativa presenza di attività antropiche.La gestione della riserva è affidata alComune di Porto Cesareo.

L’area presenta una vasta depres-sione retro-dunale dove sono presenti

specie vegetali rare come l’Orchidea ela Campanella palustri. Inoltre è un luo-go di sosta per migratori acquatici.

//“Prototipo”? Fuori dalparco

La perimetrazione originaria dell’a-rea naturale, risalente al 2003, inclu-deva un’area dell’estensione totale di1164 ettari. Ma durante la conferenzadei servizi (Bari, 12 dicembre 2005), ilComune di Porto Cesareo e la Provin-cia propongono una riperimetrazionedell’area naturale, che esclude dal pe-rimetro il comprensorio “Prototipo”,ovvero l’area occupata dalla pista dicollaudo della Fiat, di proprietà della

società Prototipo Spa, e altre areeesterne alla pista. La proposta di riperi-metrazione viene accettata da MicheleLosappio, assessore regionale all’Am-biente, ed è così che l’estensione dellariserva si riduce dagli originali 1164 et-tari a poco più di 600 ettari. Ma nonera proprio Giovanni Pellegrino a sogna-re un “grande parco Salento”?

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eoQuestione di primati. Il parco naturale “Bosco e Paludi di Rauccio” è stato ilprimo ad essere istituito in Puglia

25 anni di attesa. Il parco “Porto Selvaggio e Palude delCapitano” avrebbe potuto essere il primo della Puglia. Allasua storia rimarrà per sempre legato l’omicidio di RenataFonte, attivamente impegnata contro la speculazione edili-zia nell’area naturale

Ambiente e uomo. Il parco di Porto Cesareosi caratterizza per una forte contrapposizione tra zonedi elevato valore naturalistico e zone fortemente antropizzate

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//Il litorale eterogeneoIl tratto costiero del Comune di

Ugento presenta una elevata eteroge-neità ambientale: 13 habitat d’interessecomunitario e valli carsiche che solcanoil territorio, dette Gravinelle. Di rilevan-za ambientale sono anche le Macchie eil Canale di Rottacapozza, una delle piùestese macchie rimaste nel Salento.

//Parco ed ecomostro dipari passo

Nel 2000, la Comunità europea de-finisce pSic (proposto sito di importan-za comunitaria) l’area detta “Litorale diUgento”, vasta 1000 ettari.

Nel 2001 il Comune di Ugento nepropone l’inserimento tra le da aree tu-telare; nel 2003, la Regione accetta laproposta ma inserirà l’area tra quellacontemplate nella 19/97 solo due annidopo (legge 17/2005).

Intanto, parallelamente al percorso diistituzione del parco naturale, prosegue,proprio dentro il futuro parco, quello perla realizzazione di una struttura turisti-co-ricettiva, detta “Orex”, da 800 postiletto, su un’area di 160mila metri qua-drati. Il piano di lottizzazione della zonaè regolarmente inserito del prg (pianoregolatore generale) del 2000, come “in-sediamento dei servizi turistici”.

Nel 2002 una perizia presentata dal

Comune, rive-de il perime-tro della zonasotto tutela,esc ludendoproprio l’areanella quale ri-cade l’alber-go, in quantoterreno utiliz-zato a semi-nativo; unasorta di zonaf r anca davincoli.

Il 26 giu-gno 2006 laRegione stila

un disegno di legge istitutiva del parconaturale. La conferenza dei servizi do-vrà istituire ufficialmente l’area.

Ma quella che si è tenuta a Bari loscorso 18 settembre, è invece terminatacon un nulla di fatto. Il Comune di Ugen-to ha, infatti, presentato una nuova pe-rimetrazione che esclude dai confinidell’area diverse zone interessate daprogetti di nuovi insediamenti abitativi.La motivazione apportata dal Comune èstata la necessità di tutelare gli interessidi chi aveva avviato l’iter per la realizza-zione di nuove strutture urbane primadel 26 giugno scorso (data del disegnodi legge) e di evitare contenziosi tra que-sti e il Comune (che sarebbe costretto a

pagare risarcimenti per milioni di euro).Il coordinamento delle associazioni

Pro-parco (presidente Cosimo Pierri) siè opposto alla nuova proposta, impe-dendo di raggiungere l’unanimità deiconsensi. Le parti interessate tornerannoa confrontarsi il prossimo 2 ottobre.

//Ultim’ora: Orex da 800a 1600 posti letto?

Carlo Catino, consigliere di opposi-zione (Ds) del Comune di Ugento, hapresentato richiesta formale al Comuneper entrare in possesso della documen-tazione inerente al progetto della strut-tura turistico-ricettiva “Orex”, relativa al-l’arco di tempo dal 2005 ad oggi. Catinonon ha ancora ricevuto alcun documentoda parte del Comune.

I dubbi del consigliere Ds nasconodal fatto che voci non ufficiali riferisco-no di una variante al progetto dellastruttura e, in particolare, di un raddop-piamento dei posti letto da 800 a 1600.

//L’ultimo arrivatoNata per ultima (legge regionale

20/2006), l’area si può suddividere indue zone, l’isola di S. Andrea e il litora-le di Punta Pizzo. Nella prima, disabita-ta e rocciosa, con steppe salate di Sa-licornia, nidifica il Gabbiano corso.

Nel litorale di Punta Pizzo, con di-versi ambienti di notevole importanza,il Cavaliere d’Italia. Problemi di salva-guardia sono rilevati nel turismo bal-neare, nella navigazione da diporto, nel-la bonifica e nelle costruzioni abusive.

La gestione del parco è affidataprovvisoriamente al Comune.

//21 anni perun parco sen-za “macchie”

Le associazioniambientaliste hannospinto, dal 1985, peruna perimetrazioneomogenea, e non amacchia di leopardo,del Parco naturalevasto 684,60 ettari.

Nell’agosto 2003,invece, il Comune ap-

prova la perimetrazione di 670 ettari,che esclude dall’area da vincolare ilcorridoio di Punta della Suina e altrepiccole aree, la quale viene approvatain sede di pre-conferenza dei servizi(una sorta di riunione preliminare del-la vera e propria conferenza di servizi).

Nell’ottobre 2004, la Regione vara ildisegno di legge per l’istituzione delparco, avviando le procedure istitutivemai portate a compimento dalla giuntaFitto.

Con la giunta Vendola, il percorso ri-prende.

Una nuova battuta d’arresto viene

imposta da Michele Losappio, asses-sore regionale all’Ambiente, che loscorso 7 marzo 2006, decide di nonprocedere dopo che il Tar di Lecce si èespresso favorevolmente nei confrontidi alcuni imprenditori che a Punta Piz-zo vorrebbero avviare attività che laRegione giudica incompatibili con lasalvaguardia ambientale. Si tratta diquattro società difese dallo studio Pel-legrino, tra cui, oltre alla “Torre PizzoInvestimenti” (che nell’area vorrebberealizzare una struttura ricettiva da1750 posti letto) e alla “ImmobiliareSant’Anna” (richiedente la concessio-ne per una struttura da 440 posti), an-che la “Diana”, azienda faunistico-ve-natoria che conta tra i propri soci pro-prio Giovanni Pellegrino, proprietariadi terreni che, in parte, ricadono nel-l’area del parco e sui quali il Tar diLecce, lo scorso 21 dicembre, ha ripri-stinato l’esercizio della caccia.

Ma nel maggio 2006 l’iter riprendead opera della Quinta Commissione re-gionale (Ambiente e Territorio) che ap-porta delle modifiche alla perimetrazio-ne e vi include le zone originariamentetagliate fuori.

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Il corridoio di Danzica. Punta della Suina, originariamente esclusa dal perimetro delparco, vi è stata poi inserita

Lavori no-stop. Procede celermente la costruzione della strutturaturistico-ricettiva “Orex”, nel bel mezzo del parco naturale di Ugento

Anche i pesci parlano. Il comita-to di associazioni ambientalistesi oppone alla costruzione del-l’albergo nel litorale di Ugento

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il tacco d’Italia 13

ATTUALITÀL A P A R T I T A A M O N O P O L I z

N. 30 Ottobre 2006

//Saranno parchiBosco di Tricase. Il Bosco di Tricase si estende per 1,5 et-

tari ed è l’unica stazione, in Europa occidentale, della Quer-cia Vallonea. I problemi di salvaguardia riguardano principal-mente il degrado della vegetazione, a causa di attività antro-piche incontrollate. L’iter per la realizzazione del parco è incorso. In preconferenza dei servizi, che si è svolta lo scorsomaggio, tutti i soggetti sono stati concordi sulla perimetrazio-ne proposta dal Comune.

Un parco per Melendugno e Vernole. Lo scorso 9 agosto2006, l’associazione Italia Nostra – sezione Sud Salento (pre-

sidente Marcello Seclì) ha inviatouna lettera a Regione e Provincia,in cui ha proposto l’istituzione diun parco nel territorio dei Comunidi Melendugno e Vernole. Quest’a-rea avrebbe, secondo l’associazio-ne, tutti i presupposti per diventareparco naturale: numerosi habitatprioritari, rare specie di piante, fau-na stanziale e migratoria. Né laProvincia né la Regione hanno ri-sposto.

//“A scuola di accoglienza”

Costa, presidente dell’Ordine dei Dottori commercialistidella Provincia di Lecce

“Noi salentini siamo molto indietroin tema di turismo.

Le necessità che emergono in que-sto settore sono la professionalità, lapredisposizione ad accogliere l’ospite,la consapevolezza che queste attività,come tutte quelle in un paese ad eco-nomia matura, non vanno esercitate inmodo improvvisato.

Per raggiungere questo fine non ba-sta l’impegno delle istituzioni, ma civuole un impegno corale.

E la scuola è in grado, per vocazio-ne, di collaborare a questo riguardo.

Noi dottori commercialisti, che sia-mo i tecnici delle aziende, dieci anni faprovammo a parlare di cultura di impre-sa alle scuole.

E se oggi in questa provincia c’è un

picco di nuove iniziative, frutto di tantiprogetti, piani, programmi e azioni disostegno, è forse perché abbiamo con-dotto un buon dialogo, ogni anno, con icirca seimila giovani.

E quest’anno abbiamo già stipulatocon il Provveditorato agli Studi di Lec-ce, e più segnatamente con AntonioCampanelli, una convenzione secondola quale dal prossimo anno scolastico,tutte le scuole, dovendo allestire i pro-grammi formativi, avranno l’obbligo dicontemplare il programma per “l’acco-glienza turistica”.

Se così accadrà, si potrà parlare

con serietà di beni culturali, di tuteladel mare, di tutela dell’ambiente.

La scuola può dare una mano notevole.

Per la destagionalizzazione è ne-cessario aumentare i posti letto e ri-durre i prezzi. Quando non dieci mamille saranno gli alberghi in questo ter-ritorio, si avrà la destagionalizzazioneed un numero tale di turisti che potran-no venire in Salento non per 20 giornima per sei mesi. Questo progetto noncosta nulla e permette di coinvolgereun numero di persone così elevato chealtrimenti non si potrebbe raggiungere”.

// “L’ambientalismo che si insegna a scuola”

Gabriella Casavecchia, docente al liceo classico di Gallipoli, come as-sessore alla Cultura nella passata giunta Venneri, si è fatta promotrice, perl’anno scolastico 2003/2004, di un progetto di educazione ambientale,che ha coinvolto tutte le scuole, di ogni ordine e grado, del Comune di Gal-lipoli. Ecco il suo resoconto di quell’esperienza.

“Nell’anno scolastico 2003/04, come assessorato alla Pubblica istru-zione del Comune di Gallipoli, proponemmo a tutte le scuole del territoriocomunale, il progetto “Polìtes” (cittadini), in collaborazione con l’associa-zione Messapia, l’Ordine dei commercialisti e con la partecipazione delCSA (Centro Servizi Amministrativi). Scopo del progetto, che ha interessatodocenti ed alunni, era la sensibilizzazione verso alle tematiche ambientali.

E il resoconto che posso trarne è certamente positivo, sia per adesioniche per risultati raggiunti.

Questo è il segno che la scuola può ancora fare tanto per l’ambiente”.

Il futuro vede verde

Marcello Seclì, presidente provinciale di ItaliaNostra-Sud Salento

/ / I N C H I E S T A

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//“Camper, il Salento impari dallaCroazia”

Pinuccio Giuri, membro dell’associazione “Camper cara-van club Salento”, illustra le proposte dell’associazione peruno sviluppo concreto del turismo salentino.

“Lo sviluppo ambientale che le istituzioni prevedonoper il territorio della provincia di Lecce andrebbe accom-pagnato da una crescita dei servizi offerti ai turisti. E’questa la posizione dell’associazione provinciale dei cam-peristi ‘Camper caravan club Salento’, presieduta da FrancoSambati, che conta 120 membri, (in provincia di Lecce ol-tre alla ‘Camper Caravan club Salento è attiva l’associazio-ne ‘Giovani camperisti’. Circa 50 camperisti non sono asso-ciati. Ndr). Il modello di sviluppo del territorio dovrebbe an-dare nella direzione del turismo sociale e sostenibile, unmondo che spesso non viene preso in considerazione dalleistituzioni ma che, invece, coinvolge migliaia di persone epermette all’intero di territorio di vivere; i camperisti, infat-ti, nei loro spostamenti muovono l’economia di un luogo,acquistando i generi di prima necessità e vivendo gli spazi.Eppure in Salento ci sono meno di 1500 posti per i camper.Quello che noi vogliamo proporre a Regione e Provincia èuna revisione del piano turistico regionale che costringa iComuni a realizzare aree di sosta per camper e, magari, adaumentare le sanzioni per chi è abusivo. Sono necessari piùservizi e, nello stesso tempo, più regole. In Emilia Romagna,

in Toscana e anche in altri paesi come la Croazia, le aree diparcheggio e di sosta per i camper sono collocate vicino aiparchi e sono dotate di rubinetti per l’acqua e fossa biolo-gica per scaricare i bagni chimici. Nel Salento vigono, inve-ce, condizioni di inciviltà. Nardò ha recentemente realizza-to due zone di sosta per i camper; nel Salento ce ne sonoin tutto una decina, ma sono tutte private. Un carico d’ac-qua costa 15 euro. Un intero giorno in campeggio, 120 eu-ro. Bisognerebbe facilitare questo tipo di turismo, invece diallontanarlo. L’istituzione dei parchi naturali può essere unagrande ricchezza per il territorio; allora cerchiamo di sfrut-tarla al meglio, fornendo almeno i servizi necessari”.

ATTUALITÀz L A P A R T I T A A M O N O P O L I

Più servizi ai camperisti. L’associazione “Camper caravan club Salento” in un viaggio in Libia

/ / I N C H I E S T A

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14 il tacco d’Italia N. 30 Ottobre 2006

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QUESTIONE DI LOOKz L A C I T T À I N V I S I B I L E

zx di Enzo Schiavano

Casarano. Una linea immaginaria che parte da Nardò e arri-va ad Otranto, passando per Galatina e Maglie. L’ha trac-ciata il presidente della Provincia, Giovanni Pellegrino, ridi-segnando la geografia della provincia salentina. Il senato-re, nonostante le promesse fatte all’indomani della sua ele-zione, si è completamente dimenticato del Sud Salento do-ve vivono migliaia di cittadini che hanno legittimi diritti diessere rappresentati nella sua giunta. E’ notorio, infatti,che l’esecutivo provinciale è formato da personalità politi-che tutte originarie, e sottolineo tutte, della parte geogra-fica a nord della linea immaginaria di cui dicevo all’inizio.Eppure Pellegrino, prima delle elezioni, si era spinto a di-chiarare che riteneva giusta e realizzabile la proposta, lan-ciata da questo giornale, di un assessorato del basso Sa-lento. Poi, sempre al Tacco e dopo il verdetto delle urne,aveva rivelato di aver cambiato idea sull’assessorato, di-chiarando di essere pronto a delegare alle associazioni,unioni o consorzi di Comuni poteri che sono propri della

Provincia. Passata l’euforia dellavittoria, però, sono venute meno lepromesse affossate dai diktat deipartiti. Neanche la “consolazione” diun rappresentante del Capo di Leucain giunta (in verità, all’inizio un as-sessore c’era, ma fu silurato dopo pochi mesi).Pellegrino, forse per salvare la faccia, si inventò la delegaal consigliere del Sud Salento, consegnata ad Antonio Mu-sio (Margherita) da Tricase. La delega, però, oltre ad esse-re indefinita, non ha alcun potere. Si tratta di un’autenticapresa in giro. Il presidente, nella recente operazione di rim-pasto, ha avuto l’occasione di eliminare quest’ingiustizia,ma non è riuscito a trattenere la sua repulsione verso lepersonalità politiche del Sud Salento. Certo, ci possono es-sere le pressioni dei partiti che condizionano le scelte, maè inconcepibile che il Capo di Leuca continui ad essere cla-morosamente ignorato.

Che cosa ci faceva Alessandra Pizzi, assessora “tecnica” alla Cultura al Comune di Gallipoli, alle Primarie del centrosinistra per il Comune di Lecce lo scorso 17 settembre? E per chi avrà votato? Per il suo candidato preferito o perquello considerato più debole, in mododa rendere più semplice alla destra la sfida elettorale amministrativa del prossimo anno? In effetti una terzaipotesi c’è: non può essere che sottosotto, nel petto della nostra, batta un cuore “rosso Rotundo”?

Presicce. Ma quale riposo per gli anziani? Costruita a partire dal1975 la casa di riposo di via Molise a Presicce non è mai stata uti-lizzata. Eppure, date le dimensioni potrebbe essere di sollievo atanti anziani del territorio, se non per il “riposo”, almeno per di-ventare un contenitore per attività ricreative e culturali. Invece,con il passare degli anni, il suo stato di conservazione è andatosempre peggiorando ed ora essa è praticamente inutilizzabile. Ve-tri rotti, infissi scardinati, ringhiere pericolanti ed erbacce incolteper il giardino. Per aprirla al pubblico bisognerebbe ristrutturarlada cima a fondo. Ancora una volta con fondi pubblici, ovviamente. La casa di riposo di Presicce. Costruita e mai utilizzata

Ph. Roberto RoccaFOTOPROTESTA

il tacco d’Italia 15N. 30 Ottobre 2006

Il basso Salento e la “linea gotica” di Pellegrino

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Che cosa spinge un pensionato di 68 anni che ha tra-scorso la vita a lavorare, prima da commerciante epoi da artigiano, a frequentare un corso di informa-

tica? Forse non solo il fatto di trovare in casa un vecchiocomputer del figlio, con memoria ridotta e pochi programmi.Ma anche la voglia di sentirsi vivo e l’aver capito che non sifinisce mai di imparare. Poi, è sempre piacevole trovare oc-casioni per incontrare gente nuova e svagarsi un po’. “Del re-sto – il nostro ne è convinto - la vita è una conoscenza conti-nua”. Il pensionato sessantottenne in questione si chiama Ip-pazio Ghilardi ed è di Casarano. Assieme ad altre 129 perso-ne, l’anno scorso, ha ceduto alla tentazione di ritornare suibanchi di scuola, come ai vecchi tempi. Solo che, stavolta,

ha optato per unascuola nuova, laneonata Universitàpopolare, unica inPuglia, con sede aCasarano (via UgoBassi). Ippazio avevasentito in giro del-

l’apertura dell’Università e dopo averci pensato su ed es-sersi chiesto “Perché no?”, ha vinto i tentennamenti ed hapreso la sua decisione. E così, eccolo a frequentare il corsodi informatica per pensionati, 40 ore in tutto per padroneg-giare i programmi Word, Excel, Paint e Internet. “Col tempo ciho preso gusto – racconta – ed ho iniziato a cambiare, viavia, tutti i pezzi del computer che avevo in casa. Prima ho so-stituito il monitor, poi la tastiera. Ora ho un computer nuovodi zecca”. Grazie alle conoscenze che ha acquisito in infor-matica, oggi Ippazio si sente al passo coi tempi. Certo, ormaiil corso-base non gli basta più. “Se per l’anno accademicoalle porte, l’Università dovesse proporre un corso di informa-tica, lo frequenterei, ma solo se fosse di livello avanzato”. Mala scoperta dell’interesse per l’informatica non è tutto; l’Uni-versità popolare ha risvegliato in lui anche la sopita passioneper l’arte. “Per il prossimo anno, il mio programma è questo:frequentare un corso di pittura e scultura”.

// Perché popolareL’Università popolare di Casarano è nata l’anno scorso

da un’idea di Cosimo Scarcella, docente al liceo classico,che poi ne è divenuto il presidente. L’idea che la anima è lanecessità di colmare quelle lacune che le scuole e le ammi-nistrazioni non possono colmare e di fornire conoscenze, più

che titoli di studio. Ilsistema delle Univer-sità popolari (da nonconfondere con leUniversità della terzaetà, che rappresenta-no solo una parte diquelle popolari; que-ste ultime, infatti,

N. 30 Ottobre 2006 16 il tacco d’Italia

ATTUALITÀz R I T O R N O S U I B A N C H I D I S C U O L A

zx di Laura Leuzzi

ANNO ACCADEMICO 2006/07: RIPARTE L’UNIVERSITÀ POPOLARE DI CASARANO. L’UNICA INPUGLIA. PER APRIRSI LA MENTE. MA ANCHE PER FARSI NUOVI AMICI

Popolariperscelta

«Ippazio Ghilardi, 68 anni, ha seguitoil corso base di informatica: “Col tempo ci ho preso gustoed ho iniziato a cambiare tutti i pezzi del computer che avevo in casa”»Ippazio Ghilardi

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il tacco d’Italia 17

ATTUALITÀR I T O R N O S U I B A N C H I D I S C U O L A z

N. 30 Ottobre 2006

possono essere fre-quentate da tutte le fa-sce di età) è già moltosviluppato in Europa. InItalia invece se ne con-tano solo 23. Quella diCasarano è l’unica inPuglia; è associataUNIEDA (Unione Italia-na di Educazione degliAdulti) ed iscritta all’al-bo regionale delle Uni-versità della terza età.

Per il primo anno ac-cademico (2005/06) haproposto cinque corsi:

due corsi di informatica destinati uno a pensionati ed occu-pati (una semplice alfabetizzazione informatica, con diplomadi frequenza finale) ed uno a disoccupati, che ha rilasciatodiplomi riconosciuti dal Ministero del Lavoro; un corso perassistente geriatrico, uno per guida turistica del Salento euno in PNL (programmazione neuro-linguistica, ovvero “lo stu-dio dell’avanguardia del linguaggio - come spiega Scarcella –che conia parole nuove a seconda delle nuove necessità dicomunicazione”). “I corsi istituiti vengono scelti in base al-le esigenze del territorio – dice il presidente dell’Università- e, pur non rilasciando titoli, ma semplici attestati di fre-quenza, forniscono competenze che hanno molto peso al-l’interno di un curriculum vitae. L’Università popolare de-v’essere un punto di incontro tra la gente in cerca di occu-pazione e le esigenze di amministrazioni ed aziende. Eccoperchè “popolare”, perché è radicata nel territorio e tra lagente, e perché di questa ascolta le necessità, non agendo,come le accademie, dall’alto. E’ importante – continua – dareascolto alla gente; noi siamo pronti ad istituire nuovi corsianche ad anno accademico iniziato, se ci viene richiesto”.

// Costi e finanziamentiPer legge regionale (n. 14 del 26 luglio 2002) l’Univer-

sità popolare si autofinanzia per i primi due anni di vita.Quella di Casarano si sostiene grazie alle quote associative:20 euro annui per i soci ordinari e quote più alte per i socifondatori, Cosimo Scarcella, Remigio Venuti, sindaco di Casa-rano, Claudio Pedone, assessore comunale alla Cultura, e An-tonio Memmi, assessore ai servizi sociali; sono soci fondatorianche quattro istituti scolastici di Casarano (liceo classico, li-ceo scientifico, istituto professionale ed istituto industriale),che versano 250 euro annui, e quattro associazioni di volon-tariato (“Primavera e vita”, “Amici del presepe”, “Senza fron-tiere” e Pro loco), che contribuiscono con 50 euro all’anno.Altra fonte di entrata, per l’Università, sono le quote di iscri-zione ai corsi: 20 euro per corso, con la possibilità di fre-quentarne solo uno o anche tutti. L’amministrazione comuna-le di Casarano contribuisce all’attività dell’istituto, sostenen-do il mantenimento della sede (affitto e spese correlate).

Dopo i primi due anni di autofinanziamento, l’Università

ha la possibilità di presentare una apposita richiesta di fi-nanziamento alla Regione Puglia, corredata da una detta-gliata documentazione del lavoro svolto fino ad allora (pro-grammi dei corsi, dispense e sussidi didattici prodotti, fre-quenze, ecc). Questa, dopo aver valutato l’attività dellascuola, può deliberare di rimborsare all’Università il 50 percento delle spese sostenute.

Campanello d’inizioPer l’anno accademico alle porte (che partirà il

prossimo novembre con cerimonia di inaugurazioneufficiale) l’Università ha in serbo delle novità. “Verran-no riproposti – anticipa Scarcella – i corsi di informa-tica già attivati l’anno scorso e, qualora ne avessimoesplicita richiesta, anche gli altri tre. Il corso di guidaturistica, che nel passato anno accademico si è inte-ressato principalmente degli aspetti naturalistici delterritorio, sarà ampliato da approfondimenti sui beniarcheologici e culturali. Inoltre, daremo molto spazioalle lingue straniere, che in una terracome il Salento, diventano sem-pre più essenziali. Verrannoattivati certamente corsidi giapponese, arabo,russo, cinese, oltre ad uncorso di inglese. Le attivi-tà turistico-ricettive hannosempre più bisogno di per-sonale che sappia accoglie-re i clienti”. Ma in cantiereci sono molte idee, come ilcorso di pittura, scultura ecartapesta, che coinvolgeràil reparto di Pediatria del-l’ospedale “Ferrari” di Casa-rano, o il corso di fotogra-fia e quello sui proble-mi di formazione-lavo-ro. Con la possibilità, inogni momento, di atti-vare nuovi corsi, dietrorichiesta degli iscritti.

«Al suo primo anno di vita, l’Universi-tà popolare ha proposto cinque corsidi 40 ore l’uno. I 130 iscritti, di ognietà, hanno gradito. E quest’anno si studierà giapponese cinese, arabo e russo»

Cosimo Scarcella,presidente dell’Università popolare di Casarano

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C’è un nuovo contenitore culturale, a Lecce. Una nuovastagione teatrale, nuovi laboratori, un’idea nuova di tea-tro. Si rompe il monopolio ad oggi di fatto detenuto da

Koreja. Da quest’anno, infatti, l’ex oratorio dei Salesiani, dasempre adibito a cinema, apre anche al teatro. E l’arte dellarecitazione diventa, così, ancora più presente nei vicoli diuna città da sempre affascinata dalla scena.

Il cineteatro dei Salesiani è gestito, sin dalla sua riapertu-ra dopo anni di inattività (nel 1995), dalla compagnia DBd’Es-sai che ha scelto di selezionare, per il contenitore culturale,solo film prime visioni d’essai.

Ma oggi l’offerta culturale della ex sala parrocchiale diven-ta ancora più completa. Protagonista del cambiamento, IppolitoChiarello, figura eclettica da palcoscenico, che dopo dieci annidi collaborazione con la Compagnia teatrale Koreja, ha decisodi procedere “in solitario”. E, nella sua ricerca di una “nuovacasa”, si è imbattuto proprio nella compagnia DBd’Essai.

Che, grazie a lui, cambia volto. L’apporto di Chiarello saràfondamentale per il cineteatro di via Salesiani, che, con itanti progetti già in cantiere e i tanti laboratori che stannoper prendere il via, si prepara a diventare un punto di ritrovo

per artisti ed appassionati; e anche per giovani aspiranti at-tori, visto che molte delle attività previste si rivolgeranno pro-prio ai giovani. Insomma, le porte del cineteatro rimarrannoaperte, non solo ogni giorno, come già avviene, ma ad ogniora. E la città imparerà a vivere un rapporto ancora più stret-to con la struttura.

Così, almeno, immagina il futuro prossimo dell’ex oratoriolo stesso Chiarello, che ci ha spiegato da vicino i progettiteatrali che stanno per vedere la luce. E poi ci ha raccontatodella sua nascita come attore, della sua “vecchia” passioneper il teatro e di quella “nuova” per il cinema.

N. 30 Ottobre 2006 18 il tacco d’Italia

CULTURAz N U O V I C O N T E N I T O R I C U L T U R A L I

zx di Giuseppe Finguerra

Teatro a Lecce.Arriva Chiarello

«Il cineteatro DBd’Essai di Lecceamplia la propria offerta culturale. E dalla prossima stagione non sarà solocinema, ma anche teatro, graziea tanti nuovi progetti firmati IppolitoChiarello. Che rompe il monopoliodi Koreja»

NASCONO UN NUOVO CONTENITORE CULTURALE E UNA NUOVA STAGIONE TEATRALE.IL CINEMA DEI SALESIANI DIVENTA TEATRO

“Oggi sposi”.Ippolito Chiarellodurante la pieceteatrale

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CULTURAN U O V I C O N T E N I T O R I C U L T U R A L I z

N. 30 Ottobre 2006

Dopo un pe-riodo di tempotrascorso a “cer-car casa”, l’ha fi-nalmente trovata?

“Dopo nume-rosi appell i , mi

hanno risposto gli amici del DBd’Essai. Ho iniziato con lorouna collaborazione che permetta di allargare l’offerta cultu-rale del DBd’Essai Cineteatro in Lecce, fino ad ora incentratasulla programmazione cinematografica. Prossimamente ini-zieranno i laboratori teatrali, ne sono previsti tre con un tar-get ben definito: “Arrivano i mostri”, per i ragazzi dagli ottoai 13 anni, condotto da Cecilia Maffei e Graziana Arlotta;“Fuoriscena” indirizzato a chi è alla prima esperienza teatra-le; “Inscena”, per chi voglia affinare gli aspetti tecnici.

I laboratori dureranno sette mesi e alla fine del corso ioe gli allievi trascorreremo una settimana in una masseria aFrigole, per lavorare in modo intensivo sulle esperienze ac-quisite.

Il mio lavoro fa conoscere l’arte del teatro e aiuta an-che a conquistare sicurezza nella capacità espressiva, sullescene e nella vita. Ognuno di noi ha il suo modo di comuni-care. Io cerco di far venir fuori dalle persone proprio questolato. L’arte e la tecnica conseguono con la pratica e le altreesperienze”.

Dopo molti anni di attività con la Compagnia teatraleKoreja, ha deciso di proseguire da solo. Quanta importanzaha avuto quell’esperienza?

“I dieci anni di vita professionale con la Compagnia Kore-ja sono stati fondamentali. Ho contribuito a costruire i Can-tieri teatrali Koreja con le braccia e con le idee nel momentodi transizione da Aradeo a Lecce. I Cantieri Koreja sono di-ventati un riferimento culturale importante per il territorio.Ma io percepivo la dimensione della Compagnia, per quantodiventata grande nel tempo, piccola e ristretta. E così ho de-ciso di iniziare un percorso mio e solitario, lasciando i Can-tieri. Ho cercato un nuovo luogo da costruire, muovendominelle due direzioni per me importanti: il teatro ed il cinema”.

Chiarello non è solo teatro. Qual è il suo rapporto con ilcinema?

“Il cinema è il mio nuovo grande amore. Ho lavorato co-me attore in film diretti da Edoardo Winspeare, in “La leg-genda di Al, John e Jak” di Massimo Venier, con Aldo Giovan-ni e Giacomo. In Albania sono diventato un celebrità in unamaniera del tutto fortuita. Nel 2001 mi trovavo sull’altrasponda dell’Adriatico per tenere un corso della durata di unmese all’Accademia dell’Arte di Tirana. Coinvolto da un regi-

sta locale, ho interpretato il ruolo del protagonista nel film“Tempo d’amore”, tratto da una telenovela molto seguita inquel paese. Il film ha sbancato i botteghini schipetari, risul-tando il campione d’incassi della storia del cinema albane-se. Più recentemente sono stato testimonial in tre spot dellacampagna pubblicitaria della Sky Discovery Real Time. Glispot, prodotti nel Salento con il supporto della Prometeo Vi-deo di Tricase, mi hanno visto protagonista sia come attoresia nella produzione.

Ho lavorato anche come autore. Ho scritto e diretto ilcortometraggio “Fumo”, sulla musica del gruppo Psycho Sun,realizzando per loro anche un videoclip, “About your man”.Più di recente, ho diretto “Sound Res – I giorni del suono”, undocumentario che ha come protagonisti sei musicisti di famainternazionale, che vivono insieme per una settimana in unacasa, e da questa convivenza nasce una nuova musica”.

Parliamo del tuo “vecchio” amore, il teatro. Com’è nataquesta passione?

“Per caso. A 16 anni ho esordito in un recital di parroc-chia a Corsano. Dopo è stata gavetta. Ho lavorato in com-pagnie vernacolari e filodrammatiche. Sono un autodidattae non credo che nella formazione di un artista le scuolesiano sufficienti. I corsi o i laboratori teatrali aiutano a sco-prire il teatro, ad affinare la tecnica, ma non bastano pertrasformare un attore in un artista. È necessario l’incontrocon persone eccezionali. Nel mio caso, sono state Dario Foe Carmelo Bene.

Ho conosciuto Dario Fo a Milano, dove ho vissuto per unpaio d’anni, a partire dal 1990. Ho seguito il suo teatro davicino, scrivendo il mio saggio di laurea. Un lavoro apprezzatodal “giullare” che, subito dopo aver ricevuto il premio Nobel,mi ha chiesto di curare la sua biografia ufficiale.

Nella mia formazione è stato importante anche CarmeloBene. Con nostalgia ricordo il suo ultimo spettacolo, la “Lec-tura Dantis” a Otranto. Il legame ideale con lui è così forteche ogni anno il primo settembre festeggio insieme ad altriamici il compleanno del maestro”.

Quali sono i tuoi attuali impegni sulla scena teatrale?“Lavoro insieme a Luigi Bubbico su un nuovo spettacolo

che ha un titolo provvisorio, “Donne du… du… du…”, in cuirecito, canto e ballo. È una ricerca nel teatro comico e musi-cale, che trae spunto dalla canzone d’autore di Giorgio Gabere dall’avanspettacolo. Parla di vicende legate all’amore e alrapporto di coppia, trattate inmodo molto divertente ma an-che molto profondo”.

«E’ diventato una star in Albania, dove il suo filmha registrato il massimo incasso nella storia del cinema del “paese delle aquile”. E’ stato testimonial di Sky Discovery real time.A lui Dario Fo ha chiesto di curare la sua autobiografiaufficiale»

Ippolito Chiarello

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CULTURAD A L S A L E N T O A L L ’ I N D I A z

N. 30 Ottobre 2006

Una interessante rivista monografica come A Contrappun-to, una collana come la Piccola biblioteca ugentina, libri dipoesie, saggi e opuscoli di autori salentini, ma anche presti-giosi scritti di artisti e intellettuali in transito o qui stabilitisi.

Hanno iniziato con modesti mezzi nel 1989 Rolando Ci-villa e Luigi Quaranta, eppure sono riusciti a raggiungerenotevoli livelli di qualità nella cura delle loro edizioni. I pri-mi committenti a valorizzare i lavori a loro affidati, stampaticon sapiente abilità “artigianale” ed estetica, sono stati Nor-man Mommens e Patience Gray, lo scultore di origine fiam-minga e la scrittrice-giornalista londinese che hanno fatto diSpigolizzi (Salve) un vero e proprio centro di attività culturali,rafforzando le risorse e le identità del territorio.

Opuscoli dalla impaginazione e dalla veste grafica piace-vole (Anatolì di Norman Mommens) e raffinati taccuini di di-segni in esemplari numerati (Metamorphic Beasts di MirandaGray) si accompagnano presto a più impegnativi e voluminositesti, anche in lingua inglese, come quelli di Patience Gray eNorman Mommens, al quale si deve il logo della casa editrice.

Si tratta di opere che spesso travalicano i confini salenti-ni (Lirica dell’Insonnia di Andrea Giovene) e nazionali. Moltiamici che frequentano Masseria Spigolizzi, hanno richiesto lastampa di qualche loro testo a Rolando, compreso VirginioBriatore, convinto che solo una piccola casa editrice possaeseguire lavori curati con tanta passione.

Gli scambi inter-culturali nel tempo si infittiscono: na-scono altre pubblicazioni in tedesco, con traduzione a fron-te, i cui autori fanno parte del sodalizio ( Klaus Voswinckel,Helen Ashbee, Flugschriften-White flifhts). Helmut Dir-naichner pubblica una sua monografia per il periodico AContrappunto, Antonio Prete, scrittore di origine salentinae docente all’Università di Siena, gli dedica Palude, Azzurro– Sumpf, Blau (2003).

Viene pubblicata sia in italiano (A Contrappunto) che intedesco (PBU.2) anche la ricerca sullo Zeus di Ugento diPaolo Schiavano che dirige e cura con determinazione e im-pegno la Piccola Biblioteca Ugentina, giunta al sesto numero.

Tra tante iniziative, di stimolo alla diffusione e alla ricerca

della storia salentina, de-stinate spesso a un pub-blico d’Oltralpe, chiedia-mo a Rolando, che ha dapoco ha finito di stampa-re il catalogo d’arte per ilMuseum V ito Mele diSanta Maria di Leuca, co-me funziona la sua distri-buzione editoriale e se èvero che i suoi libri sipossono acquistare quasiesclusivamente presso lasua casa editrice.

“Faccio solo l’esem-pio di A Contrappunto - cidice -. E’ una pubblicazio-ne nata per rispondere aun ex-voto, ha un prezzodi copertina che non ab-biamo mai voluto ade-guare ai costi di distribu-zione e un formato chenon prevede nessuno spreco di carta, neanche per il “rifilo”,in poche parole è una pubblicazione non “adatta” ad esseredistribuita sul mercato, eppure ha incontrato tanto successoe chi la cerca, sa come trovarla”.

«Rolando Civilla e Luigi Quaranta iniziano ad editare nel 1989. A Contrappunto nasce come “ex-voto”: è una pubblicazionenon “adatta” al mercato,eppure chi la cerca sa come trovarla. E sono in tanti»

UNA PICCOLA CASA EDITRICE DI PRESICCE DIVENTA FUCINAD’IDEE SENZA CONFINI

zx di Antonio Lupo

Viaggio intornoal mondo.

Con Leucasia

I libri nella testa.Rolando Civilla in un disegno a matitarealizzato dalla moglie

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//I reportage indiani di BriatoreVirginio Briatore è scrittore di origine piemontese (clas-

se 1955), con diverse esperienze alle spalle: copywriter,“scrivano free lance”, studioso dei linguaggi, esperto di lifedesign, redattore e collaboratore di varie riviste (“Modo”,“Interni”, “D-Repubblica delle donne“,”Florence”).

Dal ’95 lavora a Milano e dal ’99 è design consultantpresso il centro ricerche europee Villa Tosca DMC, dove dirigeil Portale della Creatività (aedo-to.com).

Grande viaggiatore, ha vissuto anche nel Salento, in untrullo presso Ceglie Messapica, negli anni in cui è stato tra ifondatori dello studio Atlantide e del mensile “For You”. Oggivive a Ravenna.

Con “Nirvana Inferno” (luglio 2006), a distanza di pochianni dalla pubblicazione del suo primo libro sull’India, “Il can-didato indiano” (1999), l’autore ci coinvolge ancora una voltaattraverso il linguaggio del “diario di bordo”, nell’esplorazionedi un mondo “altro” come quello indiano. Tutti e due sono sta-ti stampati per la casa editrice Leucasia di Presicce.

Con una scrittura pulsante di vita, ricca di ingredienti inu-suali, desunti dalla quotidianità, Briatore fa avvertire piena-mente la potente “affascinazione” del paesaggio, degli spazi,dell’ambiente sociale, avvicinando così il lettore alla straordi-naria cultura e alla saggezza di un popolo che vive nelle con-traddizioni della miseria e dell’occidentalizzazione, ma anchenella ricchezza dello spirito. Riuscire a vivere con niente, diniente, può portare ad abbracciare il “tutto”.

Se nel suo primo “libro-reportage”, “Il candidato india-no”, il pretesto del viaggio a due (Virginio e il suo amicoRoberto) è nell’individuare giovani talenti per una nascentescuola di comunicazione, in questo secondo lavoro, l’auto-re, accompagnato dall’amico Pierre, esprime e condivide lameraviglia di un luogo, oggi infernale, in cui il Nirvana “è aportata di mano”, facendo rivivere le situazioni toccate indiverse città, da Mumbai a Banaras.

Insieme alla descrizione delle percezioni sensoriali visive,tattili, nel disegnare uno stile di vita, in questo secondo innod’amore per l’India, prevale lo spirito di fratellanza universa-le, la purezza dei sentimenti, la dimensione della pace e dellagrazia spirituale in un contesto dalla duplice dimensione.

Brani dagli esiti poetici si alternano a quelli, dettagliati egodibili, sugli interni degli edifici e degli hotel, con interessan-ti osservazioni sul gusto estetico e sull’eleganza dell’essenzia-le, innata in chi ha saputo conservare colori e forme nel tem-po. Ma c’è soprattutto la consapevolezza che si può fare delbene concretamente, nei fatti, come è evidente nelle paginein cui si incontrano altri italiani che da tempo si dedicano al-la causa.

Nei suoi testi, nel suo modo di raccontare e nelle modali-tà espressive, Briatore riflette le sue molteplici competenze.

Le espressioni idiomatiche inglesi, attualizzate, sparse intutte le pagine, caratterizzano il testo, connotandolo di ori-ginalità, come le parole composte, abbondanti nel primo la-voro, a testimonianza della creatività del linguaggio.

L’immediatezza espressiva coinvolge e fa partecipare illettore con un senso di complicità, come per un viaggio rac-contato ad un amico, “compagno di viaggi e di pensieri”. Nonmancano reminiscenze e riferimenti alla realtà della terra sa-lentina, dove, tra l’altro, l’autore ha imparato la tecnica dellecostruzioni in pietra a secco, un’esperienza che continua acoltivare ancora oggi.

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CULTURAD A L S A L E N T O A L L ’ I N D I A z

«Virginio Briatore, eclettico artistadi origini piemontesi, sceglie di farsi pubblicare da Leucasia: “Solo una piccola casa editrice può eseguire lavori curati con tanta passione”. I due diari di bordo dei suoi viaggi in India»

“Il candidato indiano”. In copertina, Dipinto di Dhanaraj Keezhara, Bangalore, 1995“Nirvana Inferno”. In copertina, “Benares”, foto di Cristina Omenetto

info point Casarano

tel.: 0833.512416

GALLIPOLI (Le)Via B. Croce, 1/B

Cell. 320.4276362

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L’équipeUn’equipe qualificata di ingegneri e consu-

lenti accompagnerà il cliente in ogni step del suopercorso verso il successo offrendogli, in ognimomento, le proprie competenze nell’ambitodell’analisi e dell’ingegnerizzazione dei processiaziendali, nella progettazione e realizzazione diapplicazioni informatiche pensate ad hoc sullesue esigenze. Lo staff di Evolvit, infatti, si com-pone di ingegneri informatici di elevata espe-rienza, professionalità e specializzazione nei varisettori dell’informatica ed è pronto a venire in-contro ad ogni necessità del cliente. I consulentipossono lavorare presso il cliente o presso lestrutture Evolvit in modo da ottimizzare i tempidi esecuzione e, quindi, i risultati.

Il controllo dellacomplessità

Nelle applicazioni ipermediali, e web in parti-colare, l’adozione di metodologie e linguaggi ingrado di esprimere modelli concettuali che cat-turino la realtà applicativa sulla base di struttureinformative astratte ed opportunamente struttu-rate, ha consentito di risolvere il problema delcontrollo della complessità. Di questo approccio,oltre che di adeguate tecniche di riuso del soft-ware, si serve Evolvit, che basa la propria attivi-tà sulla metodologia W2000, nata dal lavoro delgruppo di ricerca del Prof. Paolo Paolini (labora-torio Hypermedia Open Center – Politecnico diMilano).

Per la pianificazione di strategie di e-business, oggi c’è Evolvit.Evolvit s.r.l. nasce per essere il punto di riferimento territoriale nel settore della consulenza informatica a 360°, aiu-

tando Aziende ed Enti a cogliere appieno le enormi potenzialità che la multicanalità e le nuove tecnologie digitali offrono. Automatizzare la gestione del proprio business, migliorare la qualità dei servizi rispetto ai concorrenti, affacciarsi ai

mercati internazionali, sono ormai possibilità alla portata di organizzazioni anche di piccolissime dimensioni, le quali,grazie ad un’accurata analisi e ingegnerizzazione dei processi aziendali, potenziano le loro concrete possibilità di conqui-stare i mercati globali e confrontarsi alla pari con grandi aziende già affermate.

Non si tratta evidentemente di un percorso agevole o banale. Non basta acquisire le tecnologie e modificare le proce-dure.

Il percorso che Evolvit propone ai suoi clienti passa attraverso un periodo di affiancamento: solo “entrando” in azien-da è possibile analizzarne tutti gli aspetti organizzativi, culturali, di settore e assisterla fino al successo.

L’innovazione tecnologica è un punto di partenza necessario ma non sufficiente. Per questo Evolvit si pone al fiancodi imprese e pubbliche amministrazioni come un vero e proprio partner in grado di assistere il cliente a muoversi con agi-lità nel mondo delle nuove tecnologie, fino all’acquisizione della necessaria autonomia.

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IL SALENTO CHE CRESCEz E V O L V I T

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Evolvit:tecnologia e impresaIl partner tecnologico ideale per le piccole/medie impresee le pubbliche amministrazioni

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Servizi evoluti alle impreseMalgrado la giovane età, Evolvit riesce a for-

nire servizi di consulenza di primo ordine. Nonsolo su aspetti prettamente tecnologici ma attra-verso un approccio da consulenti aziendali veri epropri, in grado di intervenire sull’organizzazio-ne interna, sui processi di networking, sulle esi-genze logistiche, gestionali e amministrative. Lamultidisciplinarietà del team consente di propor-re specifici programmi di formazione e addestra-mento in modo da rendere motivato e produttivoil personale dei clienti.

Esperienze e committenzeTra i progetti di consulenza più indicativi del

percorso di crescita professionale dell’aziendanegli ultimi tre anni, va menzionata la realizza-zione di un ERP (Enterprise Resource Planning)per un gruppo aziendale leader nazionale nel set-tore agroalimentare per la lavorazione e stoccag-gio dei cereali. I sistemi interorganizzativi ERPconsentono, grazie all’architettura web-based, lacooperazione di più aziende, la condivisione del-le informazioni e della gestione unica dei servizicomuni ed eventualmente dei processi logisticied amministrativi.

Evolvit è molto attiva nei programmi comuni-tari; ad esempio è partner del Progetto europeo die-learnig DEA per l’individuazione, catalogazionee diffusione delle best practice (in termini di meto-dologie usate in case studies di successo) svilup-pate nei progetti per la proposizione delle lettera-tura digitale per persone diversamente abili.

Altro punto di forza è la consulenza nel setto-re dell’E-Banking. L’esperienza maturata nel-l’ambito bancario e soprattutto con Banca Popo-lare Pugliese, arricchita dalla volontà di fornire

reali servizi a valore aggiunto da distribuire siasu intranet che su extranet, ha portato non soloall’acquisizione di competenze e professionalitàspecifiche ma anche alla creazione di altri appli-cativi dedicati, finalizzati a migliorare i processibancari, ridurne la complessità e massimizzare iguadagni.

Evolvit lavora anche come partner della Pub-blica Amministrazione, proponendo soluzionispecifiche e strumenti all’avanguardia per l’E-Government, quali reti telematiche e portali ver-ticali, a supporto dell’organizzazione e della ge-stione dei flussi comunicativi interni ed esterni,nell’ottica della trasparenza e dell’accessibilità aiservizi da parte di tutti.

Tutte le esperienze maturate e i progetti mes-si a punto, hanno arricchito lo staff di nuovecompetenze professionali, che in taluni casi so-no divenute vere e proprie applicazioni softwa-re originali, come ad es. il PREF, il software perla gestione aziendale di semplice utilizzo e adelevate performances di personalizzazione edadattabilità.

Completano il curriculum aziendale la conti-nua attività di ricerca, suggellata dall’iscrizionepresso il Ministero dell’Istruzione e dell’Univer-sità nel maggio 2003, che riconosce ad Evolvit ilsuo ruolo di promozione dell’innovazione all’in-terno del territorio su cui opera.

IL SALENTO CHE CRESCEE V O L V I T z

zx a cura di Nerò Comunicazione

N. 30 Ottobre 2006

Evolvit:tecnologia e impresaIl partner tecnologico ideale per le piccole/medie impresee le pubbliche amministrazioni

Nella foto: (da sn) Giovanni Anglani,Andrea Ignazzi, Nicola Fiore, tre dei cinque soci della Evolvit, insieme ad Andrea Pandurino e Piero Solidoro

EVOLVIT S.R.L.PIAZZETTA MONTALE, N.2 - LECCE (LE) TEL/FAX: 0832.398826 - WWW.EVOLVIT.IT - [email protected]

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Indagare il passato con lo scopo di darne un’idea quantopiù oggettiva possibile è mestiere dello storico. L’oggettivi-tà, poi, è garantita quando le teorie hanno un attendibile

riscontro nei fatti. E, nel caso dell’opera di ricostruzione stori-ca, tale riscontro è possibile solo facendo riferimento allefonti, ovvero alle testimonianze che chi ci ha preceduto, vo-lontariamente o meno, si è lasciato dietro.

Animato da un profondo sentimento di ammirazione edi riconoscenza, nel 1986 il casaranese Francesco De Mar-co, contadino e uomo di fiducia in diversi periodi di alcuni

proprietari terrieri del paese, decide di stendere la biogra-fia di Salvatore Casto, detto Patrunu Tore, che egli avevaconosciuto e stimato sin da piccolo.

De Marco era nato nel 1911, il suo livello di istruzionenon andava oltre la quinta elementare. Quando iniziò ascrivere aveva 75 anni ed era affetto da circa undici annida trombosi cerebrale, che gli aveva procurato una semiparalisi della parte sinistra del corpo e da un glaucoma conperdita conseguente dell’occhio sinistro.

Il valore del suo scritto è sicuramente di rilevante entità

N. 30 Ottobre 2006

UN INEDITO MANOSCRITTO DIMENTICATO IN UN CASSETTO. UNA PICCOLA GRANDE SCOPERTADI MARCO SARCINELLA CHE, ATTRAVERSO QUEL DOCUMENTO AUTOGRAFO DI FRANCESCO DE MARCO,RICOSTRUISCE IL PROFILO DI SALVATORE CASTO, MAGNANIMO PROPRIETARIO TERRIERO DI CASARANO

«Aveva stabilito un giorno di ogni settimana, tutti i venerdìalla ore otto in un localesotto casa, si radunavano tutti i poveri del paese e, quando erano tutti presenti, Salvatore Castoelemosiniere dava a tuttiuna moneta di venti centesimi, cioè un nichel, che eranoquattro soldi»

“Vi presentoPatrunu Tore”

zx di Marco Sarcinella

SOCIETÀz I G R A N D I D I I E R I / / E S C L U S I V O

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perché oltre a narrare la vita di un personaggio altrimenti de-stinato a cadere nell’oblio, ci fornisce, involontariamente, no-tizie sul modo di vivere della gente di quel tempo, sulle loroabitudini e sulle loro condizioni lavorative, aggiungendo cosìalcune tessere a quel mosaico, sempre da completare, che èil nostro passato.

Nel ripercorrere la storia di Patrunu Tore, è bene dare laparola al suo “ biografo”, lasciando così parlare la stessafonte storica e sospendendo l’esercizio interpretativo.

Salvatore Casto nacque a Casarano l’11 novembre dauna famiglia contadina; “fu grande amatore della campa-gna appassionato alla terra sin dalla sua giovane età”. Nel1880 inizia a lavorare presso la ditta vinicola Casavernale,con l’incarico di mediatore nell’acquisto dell’uva, “per questoimpegno Salvatore Casto ricevette un compenso da Casaver-nale ogni anno a fine campagna, una percentuale di pochelire per ogni quintale di uva che aveva comprato”. PatrunuTore non era una persona colta, “ma aveva le buone doti,era un personaggio di rispetto, umile e amatore del prossi-mo, e se pur frequentava poco la Chiesa, era religioso ècredente in Dio lui non usava mai la bestemmia…faceval’elemosina a quanti le stendevano la mano, e poi avevastabilito un giorno diogni settimana, tutti ivenerdì alla ore otto inun locale sotto casa, siradunavano tutti i po-veri del paese e, quan-do erano tutti presenti,Salvatore Casto elemo-siniere dava a tutti unamoneta di venti cente-simi, cioè un nichel,che erano quattro sol-di, i poverelli suffracati se ne andavano ringraziando, benedi-cendo, è precando per il loro benefattore”.

Grazie ai suoi risparmi Patrunu Tore riuscì ad acquistaredue ettari di terreno in agro di Ugento, nel fondo detto “Piz-zolanti” al prezzo di quattrocento lire. Il terreno acquistatoera di ottima qualità e fu ulteriormente migliorato dal suosapiente lavoro: lo spietrò e lo arò per una profondità dimezzo metro. Le pietre furono utilizzate in parte per la co-struzione di un muro di cinta, le restanti vennero trasforma-te in calce nella fornace che lui stesso aveva fatto costruirenel suo fondo e che continuò a funzionare per due decenni.

Come riferisce De Marco, i primi anni del ‘900 furono dif-ficili per gli agricoltori: le abbondanti piogge nei mesi dimaggio e giugno avevano fatto proliferare la peronospera,unfungo che attacca i vigneti, con conseguente perdita di pro-dotto, ma anche gli uliveti e i seminativi furono notevolmentedanneggiati. Ma Patrunu Tore “non si scompose, non ebbepaura, affrontò la situazione con molto coraggio, ebbe mag-gior cura della moneta, conservandola gelosamente evitandoogni piccolo spreco anche di poche lire come la spesa perl’alimenti per lui e la famiglia”.

Molte aziende agricole in quegli anni disastrosi si inde-bitarono e dovettero vendere le loro proprietà; Patrunu To-re invece approfittò della situazione e grazie ai suoi rispar-

mi riuscì ad accrescere il suo patrimonio con l’acquisto diuna grande masseria detta “Palombaro”, situata sempre inagro di Ugento e di altri appezzamenti di terreno che rese-ro necessario il reclutamento di altra manodopera e l’ac-quisto di un frantoio oliario. Il lavoro dei frantoiani era lun-go e faticoso; iniziava alle cinque del mattino e terminavaalle otto di sera. Nonostante ciò molti preferivano lavorareal frantoio, perché lì Patrunu Tore aveva aperto una mensa,come si usava a quei tempi.

Particolarmente interessante e suggestiva è la descrizio-ne che De Marco fa del momento del pasto in frantoio: “I pa-sti al frantoio si consumavano due volte al giorno il primo amezzogiorno si sostava per circa un’ora, e dopo lavate le ma-ni tutti i frantoiani si radunavano intorno ad un tavolo roton-do e quando erano seduti tutti portavano sul tavolo la primacoppa con la verdura allessa e condita con olio e sale. Il na-chiro o il capo frantoiano doveva iniziare per primo stende-va la mano sulla coppa faceva il segno di croce per benedi-re il cibo e poi per primo inforcava la forchetta nella verdu-ra dando il via al pranzo e i frantoiani a turno incomincia-vano a mangiare, dopo un periodo di circa cinque minuti ilnachiro dava un segnale di alt, tutti sostavano posando la

forchetta sul tavolo: ilnachiro prendeva ilbottiglione e con ungrito di salute bevevalui e poi lo dava alfrantoiano che avevaalla sua destra e pas-sando dall’uno all’al-tro”. Una precisa ritua-lità scandiva il pastoed aveva la funzione dirinsaldare i rapporti tra

i lavoratori definendo doveri e gerarchie.Ma il talento del nostro personaggio, oltre che nell’a-

gricoltura, ebbe modo di manifestarsi anche nell’alleva-mento; i suoi animali infatti facevano letteralmente stra-buzzare gli occhi ai compratori durante le fiere di paese.Patrunu Tore fu senza dubbio una persona molto attenta aisuoi affari, ma questo non offuscò mai le sue innate doti diumanità e di generosità; con i suoi operai mantenne sempreun comportamento corretto e leale: aveva l’abitudine di pa-garli ogni sera “così lui poteva dormire tranquillo quando tut-ti l’operai erano stati pagati”. Nell’orazione funebre pronun-ciata dall’arciprete Gregorio Falconieri nel 1930, anno del-la sua morte, Patrunu Tore viene consegnato alla memoriastorica con la definizione di “aristocratico del lavoro”. Aquesta noi aggiungiamo ancora una volta le parole del suo“biografo”: “Salvatore Casto non trascorse invano il periododel suo soggiorno su questo mondo; conobbe la terra e lepiante e ne fu maestro impareggiabile, lui parlava con le suepiante, e esse con il loro linguaggio dialogavano con il loropadrone; Salvatore Casto dava a esse tutto quello che ave-vano bisogno, e le piante si impegnavano a dare sempre dipiù abbondanti frutti al loro padrone e portarlo sempre piùavanti nel suo continuo progresso”.

N. 30 Ottobre 2006

«Il nachiro o il capo frantoiano doveva iniziareper primo, stendeva la mano sulla coppa

faceva il segno di croce per benedire il cibo e poi per primo inforcava la forchetta nella verdura

dando il via al pranzo e i frantoiani a turno incominciavano a mangiare»

/ / E S C L U S I V O SOCIETÀI G R A N D I D I I E R I z

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28 il tacco d’Italia N. 30 Ottobre 2006

E’una delle più antiche fiere di Terra d’Otranto, forsela più antica, la Fiera del maiale che dal 19 al 22 ot-tobre si tiene, in concomitanza con la festa di San

Vito, ad Ortelle, piccolo centro nel cuore del Salento, a duepassi dal mare di Santa Cesaria e Castro.

La Fiera del maiale è attestata fin dal 1542 nell’Inven-tario dei luoghi e casali dell’antica Contea di Castro; in-

fatti, il conte di Castro volle istituirla per poter esporre tut-ti i prodotti tipici dell’economia locale, favorendo gli scam-bi commerciali fra le due sponde dell’Adriatico, in partico-lare con l’Albania.

Alla fiera, infatti, convenivano allevatori e commerciantida ogni dove, per esporre la propria mercanzia, nel segno delrispetto e della tolleranza reciproca. Si faceva una grande fe-

HA PIÙ DI 500 ANNI DI VITA. MA SE LI PORTA SEMPRE MEGLIO. E’ LA FESTA DEL MAIALE, AD ORTELLE, UN TRIONFO DI ARTE CULINARIA E TRADIZIONE

«Attestata fina dal1542, la Fiera del maialeè nata per favorirerapporti economici tra ledue sponde dell’Adriatico;in quei giorni, sparivanole differenze tra classi sociali»

di casa nostraL’Oktoberfest

zx di Paolo Vincenti

EVENTIz L A F I E R A D E L M A I A L E

1939. La fiera del maiale com’era

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sta in campagna e il maiale appena scannato veniva servitoa tutti i convitati che mangiavano, bevevano e facevano bal-doria fino al mattino, cantando e ballando, in un’atmosferadi grande amicizia. Quella delle fiere, infatti, come per mira-colo, diventava una zona franca in cui classi sociali ed et-nie molto diverse fra loro (pensiamo alla storica rivalità fracontadini salentini e zingari, ai quali venivano imputatiogni sorta di crimini e misfatti) convivevano pacificamen-te. Se non è possibile una ricostruzione storica ben certadell’evento, gli anziani del paese riferiscono che da sempre,di generazione in generazione, la quarta domenica di ottobread Ortelle è stata dedicata a questa festa che, per tutto ilSalento, rappresentava un momento di scambio commercialedei raccolti (sementi, legumi, fichi secchi, lupini), ma anchedei prodotti dell’estate appena trascorsa, come zucchine, pe-peroni, melanzane, che venivano conservati sott’olio o secca-ti al sole, quali provviste per l’inverno.

Oggi, lo sforzo degli amministratori locali è quello di re-cuperare le antiche memorie innestandole sull’innovazione,ed un passo importante è stato compiuto l’anno scorsocon l’approvazione da parte del Comune di Ortelle del di-sciplinare che ha introdotto la denominazione “Or-Vi”(acronimo che sta per Ortelle e Vignacastrisi) ai fini dellatracciabiltà del Maiale di Ortelle. Secondo questo discipli-nare, i contadini di Ortelle e Vignacastrisi si impegnano adallevare il maiale secondo i metodi tradizionali ed anche aprepararlo secondo le ricette di una volta.

Le carni consumate durante la festa sono garantite dalComune di Ortelle, dall’Università di Teramo, dall’AuslLe/2, dall’Istituto zoo-profilattico di Abruzzo e Molise, d’in-tesa con gli allevatori locali, nell’ambito della valorizzazio-ne e promozione dei prodotti tipici locali. Ecco perché il ca-ratteristico odore del maiale ha una fragranza così invitanteche, durante i giorni di festa, si spande in un raggio di moltichilometri al di fuori di Ortelle. Sono 150 i capi di maialeche le aziende locali conferiscono alla fiera; le mani delleabili massaie e dei cuochi specializzati preparano questa

leccornia, per la delizia del palato dei visitatori che, a mi-gliaia, prendono d’assalto la cittadina nella prima festa del-l’autunno. Il maiale viene servito arrosto, crudo, lesso o allabrace. Il nuovo quartiere fieristico, dove si tiene la mostramercato, ospita aziende da tutto il Meridione d’Italia e l’af-fluenza dei visitatori, sia locali che turisti, cresce di anno inanno. Insomma, al grido “(è mortu lu porcu) w lu porcu!”, gliamanti del maiale e tutti i buongustai troveranno in ottobrepane, pardòn carne, per i propri denti.

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«La fiera di Ortelle si svolge all’insegna della sicurezza alimentare:i 150 capi di maiale, tuttidi aziende locali, sono garantiti dal Comune, dall’Università di Teramo,dalla Ausl Le/2 e dall’Istituto zoo-profilattico di Abruzzoe Molise»

EVENTIL A F I E R A D E L M A I A L E z

Eventi in vetrinaEvento antichissimo, la fiera del maiale (che alcuni

hanno definito una Oktoberfest nostrana) è ormai unavetrina molto importante per i prodotti locali. Come ri-ferisce Giorgio Maggio, dell’Ufficio Commercio di Ortel-le, responsabile amministrativo del grande evento, que-st’anno i festeggiamenti inizieranno il 19 ottobre, nelparco San Vito, con l’apertura della prima rassegnaregionale “Agro Art” e l’inaugurazione della fiera diSan Vito, alla presenza del sindaco e delle autorità.Alle 16, si terrà la festa del Maiale salentino OR.VI.La sera sarà allietata da un concerto di musica etni-ca. I ghiottoni di carne suina potranno anche gustarele castagne, che saranno servite insieme ad un buonbicchiere di vino, in omaggio all’inverno che viene.

I festeggiamenti proseguiranno venerdì 20 e sa-bato 21 ottobre, quando, alle 17, si terrà la proces-sione durante la quale la statua del santo, dalla cap-pella di San Vito e Santa Marina, sarà portata in chiesaMadre e, dopo, la messa con panegirico, sarà riaccom-pagnata, sempre in processione, nella sua cappella.

Domenica 22, oltre alla chiusura della fiera e del-la rassegna Agro Art, si terrà la terza rassegna delCavallo Murgese. La serata si concluderà con unospettacolo di musica popolare. Quella della carne sui-na è una tradizione diffusa in tutto il Salento (interes-santi fiere del maiale si tengono, in questo stesso pe-riodo, anche a Miggiano, a Muro Leccese, a CarpignanoSalentino) ed anche nel brindisino (con una importan-te sagra del maiale a San Vito dei Normanni).

2005. La fiera del maiale com’è

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il tacco d’Italia 31N. 30 Ottobre 2006

CASARANOI L C E N T R O S T O R I C O C A M B I A V O L T O z

// Albergo diffuso ma tra mille polemicheBorgo Terra, il nucleo più antico della città, sarà og-

getto di una importante riqualificazione urbanistica chelo trasformerà in una struttura alberghiera a quattrostelle. Anche l’ex cinema scoperto “Arena Italia” subiràuna radicale trasformazione, diventando un parcheggiopubblico custodito per 60 posti auto e un’area verde do-ve si potranno organizzare iniziative culturali. Nel giro diuna settimana, tra il 14 e il 22 settembre 2006, il Consi-glio Comunale ha approvato due importanti varianti al Pia-no di Fabbricazione che ridaranno vita a due strutturechiuse da diversi anni, facendo cambiare faccia ad unaparte considerevole del centro cittadino.

Il degradato quartiere centrale di Borgo Terra, risalente alSeicento, formato da caratteristiche case a corte e da sugge-stive stradine in basolato, era chiuso ad ogni tipo di viabilità(compresa quella pedonale) dal novembre del 1993 quando,dopo alcuni giorni di intensa pioggia, venne dichiarato peri-coloso per la pubblica incolumità. L’assemblea cittadina hadato il via libera ad un progetto di riqualificazione di unaparte del rione proposto dalla società “Borgo Terra srl”rappresentata dall’imprenditore Michele Papa, ex assesso-re democristiano degli anni ’80. Il progetto (finanziato per

circa 3,5 milioni di euro) prevede il recupero e la riqualifi-cazione degli antichi immobili, ormai ridotti a ruderi, perrealizzare un’attività ricettiva alberghiera secondo la for-mula dell’albergo diffuso.

Le antiche case a corte, oggi in pessime condizioni stati-che ed igieniche, si trasformeranno in una struttura alber-ghiera di 29 camere doppie, due singole e due mini alloggi(per un totale di 68 posti letto), sale per ristorazione e unasala per conferenze dotata di 137 posti a sedere, con lapossibilità di utilizzare gli spazi per attività culturali. Il pro-getto è stato sostenuto senza riserve dall’amministrazionecomunale tanto che, per agevolare la realizzazione dellastruttura ed eliminare quello scempio in pieno centro, haaccolto la richiesta della società “Borgo Terra srl” di unoscambio di superfici: il Comune cederà alla società l’areaattualmente riservata a parcheggio; il privato, oltre a risa-nare a proprie spese tutto il quartiere, cederà alla partepubblica una porzione di terreno, pagherà le aree ricevute

AL RIENTRO DALLE VACANZE ESTIVE, DUE DELIBERE SPAZZANO VIA DECENNI DI ABBANDONO DEL CENTRO STORICO

Borgo terra e Arena.Il Centro al centrozx di Enzo Schiavano «Al posto di un quartiere-ghetto,

un albergo diffuso a quattro stelle.L’opposizione non ci sta e qualcuno ricorre al Tar»

Auto e verde.L’Arena Moderna si trasformeràpresto in un parcheggio tra gli

alberi. E nella cultura

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dall’amministrazione civica e, in più, realizzerà opere pub-bliche per 360.000 euro.

Le forze di opposizione, però, pur condividendo l’ideabase del progetto, non hanno rinunciato a dare battaglia inConsiglio Comunale. “Casarano Amica” ha espresso perples-sità sulle procedure adottate nell’operazione dall’ammini-strazione comunale; Forza Italia, pur non partecipando alleoperazioni di voto, ha rivelato presunte illegittimità sulle ri-sultanze della conferenza dei servizi del 10 agosto scorso.L’intervento più duro è stato quello di Francesco Ferrari(Udc) che ha accusato Palazzo dei Domenicani di aver“cambiato il progetto durante la conferenza dei serviziche lo ha approvato, per cui Regione e Sovrintendenzanon hanno potuto esprimere pareri circostanziati”. L’e-sponente dell’Udc ha inoltre accusato, senza perifrasi, l’am-ministrazione comunale di aver utilizzato “mezzi illegali”per arrivare allo scopo.

Il sindaco, Remigio Venuti, ha difeso senza incertezze l’o-perato dell’esecutivo e all’opposizione ha fatto osservare che“gli appunti procedurali non possono motivare il voto contra-rio ad un progetto che finalmente sana una vergogna am-bientale e igienica”. Nei giorni precedenti, lo studioso di sto-ria locale, Luigi Marrella, si era espresso in favore del proget-to, segno che l’argomento è considerato particolarmente in-teressante. L’ultimo ostacolo alla sua realizzazione è costitui-to dal ricorso al Tar di un cittadino, Luigi De Pascalis (rappre-sentato dall’avvocata Silvia Palamà), intestatario di alcuneparticelle di Borgo Terra, che ha chiesto l’annullamento delledeterminazioni adottate dalla conferenza dei servizi, alla qua-le non è stato ammesso, pur avendone il diritto.

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CASARANOI L C E N T R O S T O R I C O C A M B I A V O L T O z

L’altro progetto che cambierà l’as-setto centrale della città è la creazionedi un parcheggio pubblico per risolverel’annoso problema della sosta nel cen-tro cittadino. Le attenzioni dell’ammini-strazione comunale si erano concentra-te sull’Arena Moderna, un’area dismessatra via Padova e via Roma che ha ospita-to fino alla fine degli anni Settanta uncinema all’aperto. Il Consiglio Comuna-le, con il voto favorevole della maggio-ranza di centro-sinistra e l’astensionedelle forze di opposizione, ha approvatoil progetto di massima che servirà perchiedere il relativo finanziamento (il co-sto previsto sarà di 852.500 euro), manon è quello definitivo.

In linea di massima, l’Arena Moder-na sarà mutata in un parcheggio pub-blico a due piani. Il progetto prevedel’abbattimento di gran parte dell’attua-le struttura, situata tra via Padova, via

Petrarca e via Roma (da diverso tempoin stato di abbandono), e la realizzazio-ne di due piani destinati a verde e par-cheggi. In particolare, il piano interrato,che avrà ingresso su via Padova, saràdestinato solo a parcheggi per le auto;mentre il piano terra, con ingresso davia Petrarca, sarà una zona mista verdecon l’alternanza di un’auto a un albero.Il numero di posti auto previsto è di 60.

Il grande schermo in pietra dell’excinema sarà probabilmente salvato. IlComune, infatti, ha assicurato che ilpiano terra del futuro parcheggio sarà

anche adibito a spazio destinato aglispettacoli e tra questi anche il cinema.Perché allora non farne un parcheg-gio che la notte si trasforma in drivein, Magari gestito da una cooperativao da un’associazione di ragazzi? Unpo’ come è stato fatto a Calimera, conil vecchio cinema, ora contenitore cul-turale comunale. Ma l’obiettivo finaledi Palazzo dei Domenicani con la rea-lizzazione del parcheggio è la futurachiusura al traffico delle piazze centralidella città. La scarsità di parchegginella zona centrale, infatti, è l’alibiprincipale dei commercianti che si op-pongono all’istituzione dell’isola pedo-nale nel centro storico.

// Da Arena a parcheggio. Allora, drive in

«Dell’ex cinema Arena rimarrà probabilmente solol’immenso schermo di pietra. Il Tacco propone:

di giorno parcheggi, di notte drive in. Gestito da una cooperativa di ragazzi»

Borgo Terra oggi.Presto il centro storico di Casarano diverrà un albergo diffuso

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34 il tacco d’Italia

Abbiamo fatto una semplice passeggiata da turisti, cometanti ce ne sono soprattutto d’estate, per le strade diGallipoli. E ci è bastato poco tempo per accorgerci che

beni culturali e strutture che potrebbero rappresentareuna vera ricchezza per la città non sono valorizzati comemeriterebbero e, anzi, sono abbandonati a se stessi. Gli in-terventi di recupero e ristrutturazione, infatti, vertono incondizioni di stallo; e quelli già portati a termine non ven-gono sfruttati come bisognerebbe.

//La sentinella della cittàIl Castello angioino è uno dei rarissimi castelli bagnati

dal mare. Costruito tra il XIII e XIV secolo, ha subito costantimodifiche, aggiunte e ristrutturazioni.

La separazione del puntone-torrione dal resto del castel-lo con la conseguente trasformazione del rivellino isolato nel-le acque, diede al castello l’aspetto della fortezza moderna.Nella seconda metà del 1800, venne riempito il fossato e in-terrati gli archi che sorreggevano il ponte levatoio.

Nel 1879 il Castello divenne demanio dello Stato. L’inter-no ha grandi sale con volte a botte e a crociera, vari cunicolie camminamenti.

Il castello è oggi chiuso ai visitatori; il Rivellino, neglianni passati adibito ad arena estiva per cinema e convegni,è inaccessibile perché interessato da un’opera di ristruttu-razione (permesso di costruire n. 347 del 5 maggio 2005;ditta appaltante, Cinema Teatri Riuniti di Gallipoli; ditta ap-paltatrice, Med Costruzioni Srl di Gallipoli; progettista e di-rettore dei lavori, Enrico Iaffei).

//I miti su due facceRitenuta la più antica d’ Italia, la fontana greco-romana è

stata costruita intorno al III secolo a.C. Originariamente era po-sta nell’area delle antiche terme, oggi detta “Fontanelle”, manel 1548 venne trasportata nei pressi della chiesa di San Nico-la e, nel 1560, smontata e ricostruita dove si trova attualmente.

Una facciata è suddivisa in tre parti da quattro cariatidiche sorreggono l’architrave con un ricco decoro. Nei bassori-lievi, ricavati da lastre di pietra dura locale, sono scolpitescene che rappresentano le tre metamorfosi delle mitologi-che Dirce, Salmace e Biblide.

Sull’altra facciata, sono raffigurati lo stemma di Gallipoli,una epigrafe in latino, e le insegne del sovrano Carlo III diBorbone. In basso è collocato l’abbeveratoio per gli animali.

La fontana è attualmente in restauro, iniziato durante lascorsa amministrazione Venneri (ad opera di Provincia diLecce e Comune di Gallipoli). Progettisti e direttori dei lavorisono Claudia Zanlungo, Livio Bleve e Antonio Leopizzi; re-sponsabile dei lavori, Giuseppe Carmone; l’impresa esecutri-ce dei lavori è la Giuseppe Leopizzi 1750 Srl di Parabita.

N. 30 Ottobre 2006

zx reportage Roberto Rocca

GALLIPOLIz M O N U M E N T I A P E Z Z I

Beni off limits«Il Castello e il Rivellino sono chiusial pubblico perché in ristrutturazione.La fontana greca è praticamentenascosta dall’impalcatura e rischiail crollo. I turisti si chiedono quando rivedranno il vero volto di Gallipoli»

UNA PASSEGGIATA DA TURISTI PER LE STRADE DI GALLIPOLI. TRA BENI CULTURALI CHIUSI AI VISITATORI E STRUTTURE REALIZZATE E MAI UTILIZZATE

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//Vita di mareGallipoli è il terzo mercato pugliese per vendita di pesce.

Di pesca vivono oltre mille persone. Eppure, la città subiscela crisi del mercato della pesca esattamente come il restodella Puglia. E questo anche per l’assenza di un mercato itti-co all’ingrosso che possa garantire i pescatori ed adeguarela città agli altri mercati italiani. In realtà la struttura esiste.

Ma il Comune non la usa come dovrebbe, infatti, dietro deli-bera dell’amministrazione comunale, essa è diventata un’a-rea di sosta per i pullman Stp.

La costruzione del mercato ittico all’ingrosso è stataportata a compimento diversi anni fa; importo lavori3.042.300.000 lire; progettisti Cosimo Giungato e Vincen-zo Nuzzo; direttori dei lavori Giuseppe Formoso, GiovanniPedone, Giovanni Greco; inizio lavori, il 5 novembre 1998.

GALLIPOLIM O N U M E N T I A P E Z Z I z

1. Ampio mercato con parcheggio. La struttura non è stata mai utilizzata come mercato ittico. Ma, da delibera co-munale, oggi è un ampio parcheggio per mezzi pubblici Stp

2. 3. Vuoto dentro e sporco fuori. L’edificio è in completo stato di abbandono. Il cortile esterno è ricoperto da sterpa-glie ed erba incolta. E le pareti, “decorate” da graffiti metropolitani

4. Pericolo caduta massi. La balaustra del Rivellino è pericolante e i blocchi di cemento posti sul cornicione hannoabbandonato la collocazione originaria

5. 6. Brutta da vedere e pericolosa. La facciata del Rivellino appare consumata dal clima marino. I muri si frantuma-no e i portoni in ferro accusano i segni del tempo

7. 8. 9. Acqua dappertutto. Il portone è bucato e grosse buche si vedono anche nella passerella di legno bruciata dalsole

10. Lavori… in corso? Materiale di lavoro abbandonato sul posto11. Fontana greca o scultura moderna? E’ praticamente impossibile vedere attraverso la fitta impalcatura che regge

la fontana12. A rischio crollo. Le condizioni di conservazione della fontana sono molto critiche

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PARABITANUOVI PROGETTI z

Da piazza Terranova e strade limitrofe (via Tito Schipa, viaMontegrappa, via Bianchi e via Tancredi) al contesto ur-bano di via Pertini. E’ qui che sarà trasferito il mercato

settimanale di Parabita: l’appuntamento del giovedì si sposte-rà dalla parte bassa del paese a quella alta.

“Questo spostamento - afferma Sergio Milelli, assessore allaCultura - si è reso necessario soprattutto per dare all’area mer-catale un corretto assetto igienico-sanitario in rispetto all’Ordi-nanza del Ministero della Salute del 3 aprile 2002. L’area at-tualmente destinata a mercato è insufficiente, soggetta a con-gestione di traffico e carente di parcheggi e accesso adeguatoai mezzi di soccorso”.

Il nuovo progetto è stato redatto dall’Ufficio Tecnico comu-nale con il supporto esterno dell’architetto Daniele Cataldo. Edè lo stesso Cataldo ad illustrarcelo. “In progetto - spiega - èprevisto l’utilizzo di un’area di circa 12.140 metri quadrati dadestinare a mercato, servizi annessi e verde attrezzato, compre-sa tra le strade Sandro Pertini, dottor Ferrari, giudice Costa, viaMonsignor Ferendes, via Libertà e confina con un centro socialedi proprietà comunale”.

Sono previste, la realizzazione di servizi igienici per operato-ri e acquirenti, dotati di allaccio alla rete idrica, fognante e deirelativi impianti ed attrezzature richieste dalle norme sanitarie;di un’area adibita a verde pubblico per la sosta ed il ristoro e

per la costruzione di un apposito locale; la creazione di una re-te fognante, di un impianto interrato di distribuzione di acquapotabile e di un impianto elettrico.

“L’area mercatale - continua Cataldo - sarà sistemata conmarciapiedi, aiuole spartitraffico e piazzole. A lavori ultimati -conclude - il nuovo mercato di Parabita potrà contare su untotale di 107 posteggi, di cui 85 posteggi di dimensioni mag-giori”. Molto soddisfatto anche Milelli “in quanto – commenta -l’iniziativa nel suo insieme si prefigge di apportare significativimiglioramenti alla qualità della vita dei cittadini, mettendo adisposizione un’area polivalente, tesa a riqualificare il contestourbano con iniziative di coinvolgimento anche delle comunitàesterne”.

Non è improbabile infine che per risolvere il problema dellalontananza del futuro mercato dal centro abitato venga istituitoun servizio di bus navetta per accompagnare a fare la spesa glianziani o chiunque non sia dotato di un’auto propria.

DA PIAZZA TERRANOVA A VIA PERTINI. IL MERCATO SETTIMANALE SI ALLONTANERÀ DAL CENTROABITATO. MA NEL RISPETTO DELLE NORME IGIENICO-SANITARIE

I giovedì di via Pertini

«Oltre dodicimila metri quadrati, con servizi e verde attrezzato. E’ il progetto dell’ufficio tecnico comunale e di Daniele Cataldo »

zx di Antonella Coppola

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il tacco d’Italia 39N. 30 Ottobre 2006

LIRRISOFFI z

“Soffi” è il titolo di una raccolta diversi edita da Carra editrice. Lillino Ca-sto, l’autore, è nato a Casarano 63 annifa, ha conseguito la maturità classica eha esercitato la professione di operato-

re amministrativo presso le USL. L’interesse per l’attività po-litica, manifestatosi all’età di vent’anni con la militanza nelPartito socialista, lo ha portato a ricoprire importanti cari-che: nel 1990 quella di assessore e vicesindaco, dal marzo1993 al giugno 1994 quella di sindaco di Casarano, negliultimi anni il suo impegno politico si è svolto invece in senoal movimento “Società aperta” di cui è coordinatore.

La sua poesia,come rileva Gino Pisanò nella prefazione aquesti “Soffi” parte dalla vita e non dalla letteratura o dallacultura letteraria, ed è ancorata, citandole parole dello stessoCasto “ad un’esigenza interiore, quella di comunicare conse stessi” e di porsi in ascolto delle pulsioni più profondedel proprio essere. Casto condensa in immagini di rara bel-lezza, dalla forte coloritura esistenziale, la proprie impres-sioni e i propri sentimenti, con l’intenzione però di non im-porre il proprio stato d’animo, bensì con quella di suggeri-re, sussurrare e illuminare, “per pudore, per innata castità,per verticale ansia di sortire dalle zone più profonde dell’ioper poi inabissarsi nel silenzio che le aveva originate”. Domi-nano questi versi le tematiche della morte, del dolore e del-l’amore, riferite non solo all’esperienza personale di Casto,ma anche ad eventi che hanno scosso la coscienza collettiva

come la tragedia di Sharm El Sheik e quella di Nassirya a cuisono dedicate due poesie. Il linguaggio di Casto, come rileva-to sempre da Gino Pisanò nella prefazione è naturale e spon-taneo, ma comunque “modellato sull’incudine dell’officinaletteraria del Novecento”. Emergono tuttavia “ricercatezzelinguistiche sospese tra l’arcaico, il desueto e l’aulico”, ta-luni sperimentalismi nell’uso del predicato che comunquenon modificano l’essenzialità del tessuto linguistico: ricer-catezza stilistico-formale e naturalezza espressiva coabitanoin Casto, consegnandoci lo spaccato di un animo complesso,profondamente sensibile e tormentato.

// Tre domande treQuando nasce il suo interesse per la poesia?“È un interesse che nasce in giovane età, al liceo, anche

se i versi contenuti in questa raccolta risalgono all’ultimo pe-riodo della mia vita”.

Quali sono i suoi modelli letterari?“Essenzialmente Ugo Foscolo e Giacomo Leopardi”.Il libro non è in vendita, ma se lo fosse quale sarebbe un

motivo per acquistarlo?“Ho pubblicato a mie spese questa raccolta, non l’avrei

mai pubblicata con l’intento di venderla, si tratta infatti di unlavoro che nasce da una mia esigenza intima e che ho volutocondividere con pochi amici”.

“Soffi” di poesiazx di Marco Sarcinella

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40 il tacco d’Italia N. 30 Ottobre 2006

zx di Francesco Ria

SPORTz F E D E L I A L L A M A G L I A

Calcio.C’è chi ci credeancora

Tundo, sogno Naziona-

Domenica mattina. Passeggiata congli amici per il centro, quotidianoin mano, per conoscere come

hanno giocato i compagni di allenamen-to, e poi partenza per il raduno con laNazionale Under 19. Antonio Tundo, 18anni compiuti lo scorso 14 settembre,la metà dei quali trascorsi nelle giova-

nili del Lecce. E’ forse l’immagine di un calcio più umano,fatto di passione, che non fa apparire sacrificio neanchel’allenamento più duro, neanche 50 giorni d’estate trascor-si in ritiro, lontano da casa, mentre gli amici sono al mare,che a meno di 18 anni possono essere difficili da superare.

Ci sediamo al tavolino di un bar e torniamo indietro dinove anni quando la nonna di Antonio lo iscrive ad una scuo-la calcio di Casarano. Come quasi tutte le madri anche lamamma di Antonio era poco incline a far avvicinare il propriofiglio al calcio. Il Casarano era quello dei tempi migliori: lo

ANTONIO TUNDO: 18 ANNI E UNA PASSIONE IRREFRENABILE PER IL CALCIO. DAL CASARANO ALLA NAZIONALE UNDER 19

Tifosi all’azione.Quest’anno la Juventus è in serie

B, ma i suoi sostenitori non l’hanno abbandonata

Antonio Tundo

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scudetto della Beretti, la C1 con Pantaleo Corvino e Gino DiMitri in cabina di regia.

I due dirigenti si trasferiscono a Lecce e, dopo pochi me-si, chiamano nei pulcini giallorossi anche Antonio Tundo cheda allora ha fatto tutta la trafila: pulcini, esordienti, giovanis-simi, allievi e Primavera. Pochi mesi fa la soddisfazione diessere portato in ritiro con la prima squadra e la possibili-tà di affrontare la preparazione con mister Zeman, con unaconferma: “Sono davvero gli allenamenti più duri che sipossano trovare nel calcio”.

Una Supercoppa Primavera vinta lo scorso anno, alcunepresenze con la prima squadra nella preparazione estiva, equattro convocazioni nelle varie nazionali giovanili. Ma so-prattutto un diploma di liceo classico da conseguire. Già,perché sino alla maggiore età, oltre alle doti tecniche, i diri-genti del Lecce guardano soprattutto il ragazzo, che deve di-ventare uomo nella vita, per esserlo anche in campo. Fonda-mentale il comportamento nel gruppo, il rendimento scolasti-co, lo stile di vita. “Le responsabilità che mi sono sentito ad-dosso in prima squadra sono davvero tante – racconta Anto-nio – ma i compagni sono tutti disponibilissimi; soprattutto

sai di dover sempre dare il massimo. Si ha paura di non es-sere all’altezza, ma lo spirito di squadra è davvero bello e tifa affrontare al meglio ogni difficoltà”.

Tra le promesse del nostro calcio, lo si avverte soprat-tutto in Nazionale dove confluiscono i giovani migliori, vi èla consapevolezza di appartenere ad un mondo privilegiato,dove si va in ritiro nei migliori alberghi, si è seguiti in tut-to, si può guadagnare davvero bene, ma vi è anche la co-scienza che non sarà sempre così. Soprattutto negli ultimianni, sono tante le società di calcio a fallire oberate da debi-ti e da investimenti poco accorti, e sono tanti i calciatori, piùo meno giovani, che si ritrovano in mezzo alla strada, dopoaver inseguito per anni la propria passione sacrificando tuttoad essa. Ma forse davvero si può tornare a seguire nel calcio,come in tanti altri sport ancora accade, uomini da prenderead esempio. La chiacchierata con Antonio Tundo mi fa capi-re che i giovani sono ancora animati dalla passione sanaper lo sport ed a questa dedicano il proprio impegno e ipropri sacrifici. Saranno questi, ci auguriamo, i campioniche faranno infiammare le curve. Con le loro giocate e noncon i flash dei paparazzi nelle serate mondane.

SPORTF E D E L I A L L A M A G L I A z

Il calcio torna nelle nostre case dopo loscandalo che ha avvelenato i tifosi di tutt’I-talia. Torna a bussare alle nostre porte come

se non fosse cambiato nulla, come se fosse an-cora possibile credergli. “Calciopoli” è statagià assimilata dai vertici del calcio di casa no-stra, ed il campionato dei campioni del mondoè ricominciato come secondo i programmi. Mac’è di più. Numerosissimi tifosi sembrano avertrovato un rinnovato entusiasmo. I delusi, gliamareggiati si contano sulle dita di una mano.La pazza corsa dietro a un pallone sembra es-sere tornata all’antico vigore. Ancora increduliabbiamo cercato conferme o smentite in giroper il Salento. Ed ecco i risultati.

Nella prima giornata di campionato l’U.S.Lecce ha registrato, secondo i dati ufficialifornitici dalla segreteria generale, 3.567spettatori paganti, accorsi a vedere l’incon-tro casalingo con l’Albinoleffe. Nel2002/2003, ultimo campionato di serie B gio-cato dal Lecce, la prima partita aveva visto al-lo stadio, per il match con la Salernitana,5.113 spettatori. Cifre, queste, che sembranosuggerire un netto calo delle presenze allo sta-dio rispetto agli scorsi anni. Eppure questi dati,che possono trovare una prima giustificazionenella poverissima campagna acquisti condottadalla società leccese e dalle illustri e moltepli-ci cessioni, si capovolgono non appena andia-mo ad esaminare la campagna abbonamentiche, quest’anno, ha ottenuto 2.916 adesioni.Nel 2002/2003 gli abbonati erano solo 2.699.

Un fenomeno circoscritto? Niente affatto. Inserie B dai 29.083 abbonamenti della stagio-ne 2005/2006 si è passati ai 41.109 dellastagione 2006/2007. Numeri, si può motiva-re, dettati dalle maggiori attrattive del campio-nato cadetto che, quest’anno, può contare sul-l’illustre presenza della Juventus. E come giu-stificare, allora, lo stesso fenomeno in unamassima serie orfana della “vecchia signora”?La serie A lo scorso anno poteva contare su untotale di 153.668 abbonati. Quest’anno sono157.815 i tifosi ad aver sottoscritto un abbo-namento (dati de “La Gazzetta dello Sport”).Lo stesso clima di rinnovato entusiasmo si ri-scontra entrando in uno dei numerosi clubsportivi del Salento. L’“Inter club” di Castrigna-no de’ Greci, forte dei suoi 180 soci, si scoprepiù forte al termine di uno scandalo che ha por-tato anche uno scudetto alla società milanese.Giuseppe Bianco, presidente del club, credeche la giustizia sportiva abbia valutato con leg-gerezza la portata dello scandalo, ma d’altrocanto non pensa che la credibilità del calcioitaliano sia venuta meno. E cambiando bandie-ra non cambia l’entusiasmo. Lo “Juventus Club- Antonio Cabrini” di Corigliano d’Otranto siprepara come ogni anno, da 26 anni a questaparte, a seguire il campionato dei bianconeri.E poco importa che non sia quello di serie A oche quest’anno si debba fare a meno della ve-trina della Champions League. “Siamo più di200 – spiega Vittorio Magnolo, proprietario delclub – e quest’anno siamo più uniti che mai.

L’attaccamento ad una maglia non si cancellanei momenti di difficoltà, bensì si rafforza. Sia-mo convinti dell’innocenza della Società Ju-ventus, che paga le colpe dei suoi vecchi diri-genti, ma ora più che mai è il caso di far senti-re la nostra voce, nei club come negli stadi”. Eallora, non c’è mica da stupirsi. La legge delcalcio insegna: “la palla è tonda”. E, quindi,non si sa mai come va a finire.

Tifo? Chiamatela fedeCAMPIONATO DI SERIE B, TIFO DA SERIE A. A LECCE AUMENTANO GLIABBONAMENTI E I CLUB NON SONO DA MENO zx di Marco Laggetta

«Nel 2002, quando il Leccemilitava in serie B, gli abbonamenti erano circa2600. Quest’anno 300 in più. E i club delle grandi squadrerinforzano i propri ranghi»

Grandi numeri. L’Inter club di Castrignano dei Greci conta 180iscritti. Lo Juventus club di Corigliano d’Otranto più di 200

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EX OPPIDUMINDUSTRIALI IN FIERA z //REPORTAGE

N. 30 Ottobre 2006

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// I fantasticicinque

Tema caldo del settembresalentino sono state le Primariedel centrosinistra per il Comunedi Lecce. Se n’è parlato anchetroppo. Si sono fatte scommes-se, lanciati toto-candidati.Qualcuno si è proposto e poi siè tirato indietro (vedi Fabio Va-

lenti, Rosa nel Pugno). Durante l’estate i cinque candidati(Antonio Rotundo, Loredana Capone, Giampiero Corvaglia,Beppe D’Ercole, Piero Manni) si sono inventati di tutto perdestare l’attenzione dell’elettorato e per “tirarlo” dalla pro-pria parte. Loredana Capone, Margherita, si è cimentata nelleiniziative più “femminili” possibile, forse per marcare la diffe-

renza con gli altri fantastici quattro; e allora via con i “Clickper Lecce”, che fotografassero le brutture della città, e aiquali lei, una volta eletta-candidata avrebbe promesso diporre fine. Antonio Rotundo, Ds, invece, si è improvvisato dj edall’altro capo di un’emittente radiofonica ha conversato coni cittadini. Alla fine l’ha spuntata lui (40 per cento dei voti).Un po’ a sorpresa e un po’ no. Perché tutti si aspettavano untesta a testa con la Capone (30 per cento dei consensi), co-me effettivamente è stato, ma forse non tutti che l’esito fina-le desse ragione al diessino. Ad ogni modo, chiunque abbiavinto, cinque candidati sono sembrati troppi. Soprattutto sesi considera che gli ultimi due, Piero Manni e Beppe D’Ercolehanno raggiunto rispettivamente il 3 e il 2,5 per cento delleschede a favore. Bravo Giampiero Corvaglia, con il suo 21 percento. Una nota curiosa nel frenetico clima del voto primarioè stata la falsa locandina di “Quotidiano” che annunciava ilritiro improvviso di Piero Manni. Bene informati, gli autori del-la locandina. Anche più dello stesso Manni!

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1 MESE IN 1 PAGINAC H E C O S A N O N C I S I A M O P E R S I z

// Non c’è duesenza tre

E mentre il popolo della sini-stra sceglieva il suo candidato,dall’altra metà del cielo AdrianaPoli Bortone, sindaca di Lecceda due mandati annunciavaguerra dura. Si sa che non c’èdue senza tre e lei, da politica dirazza, non molla: vuole il terzomandato. O la destra non saràpiù destra.

// Fasce e nastriHa riacceso l’orgo-

glio di essere salentini lapartecipazione al con-corso di bellezza “MissItalia 2006” di Gaia Lia,sorridente diciottenne diPresicce con viso damiss. Durante la primapuntata Gaia ha portatosul palco di Salsomag-

giore una pizzica scatenata lasciando tutti i giurati a bocca aper-ta. E i salentini attaccati al telefono a votare per lei, che ha con-quistato la fascia di miss Miluna e un posto tra le prime 20.

Ma, non solo miss, in Salento, e per la precisione a San Gre-gorio di Patù, si è disputata la finale italiana del concorso MrWorld 2006, ovvero si è scelto il rappresentante della bellezzaitaliana per la sfida di Mister Mondo che si svolgerà nella sua fa-se finale in Cina. Il nostro si chiama Carlo Martellini. Non possia-mo che appoggiare la sua vittoria.

E, nel frattempo, nella “Salento location” sono riprese le ripre-se di diverse pellicole cinematografiche. Tra film e fiction, si sonovisti girovagare per le strade dei centri storici più caratteristici, ol-tre al solito Diego Abatantuono (che ormai non fa più notizia), an-che Alessia Marcuzzi, Antonio Albanese e Riccardo Scamarcio.

// Salento dacopertina

Giorgio Napolitano èvenuto in Salento per laprima volta in visita uffi-ciale. Tutti i politici e irappresentanti di istitu-zioni si sono sentiti coin-volti e hanno cercato intutti i modi di fare bellafigura. Lui, ha preferitouna bambina, una suapiccola fan, per la foto

più rappresentativa. Napolitano si è aggirato per la pro-vincia, ha conosciuto amministratori, docenti e vip di ca-sa nostra, che, sorridenti, l’hanno accolto con il massimodell’etichetta. Tutto perfetto. Bagni di folla e di flash. Allafine la Poli ha pure ringraziato chi dalla Presidenza dellaRepubblica ha organizzato la visita. La presenza del pre-sidente ha fatto piacere a tutti. Ma siamo sicuri che ilSalento che gli abbiamo mostrato sia quello vero e nonsolo la sua copertina?

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LA TESTIMONIANZA

zx di Francesco Barone*

E’ cronaca strettamente attuale: una coppia ligure, avuta in affidamento, per un periodo, una bambi-na bielorussa di dieci anni, si rifiuta di lasciarla ritornare nel suo paese d’origine perchè, nell’orfanotro-fio in cui vive (la bambina è orfana di entrambi i genitori), subisce violenze e abusi.

L’Italia ha riflettuto su quale fosse l’atteggiamento giusto. E forse nessuno è riuscito a dare torto allacoppia adottiva, anche se è scoppiato un caso diplomatico.

Ma questo evento ha scatenato anche altri pensieri. Sempre la Bielorussia. E sempre i bambini.

La generosità a scopo di lucro

Undici anni fa, fui informato di un’iniziativa organizzatadalla sezione di Matino di Legambiente (coordinata daArcadio Antonaci) e che per la prima volta veniva pro-

posta ai Comuni di Matino e di Parabita. Scopo era offrireun’opportunità ai bambini della Bielorussia, una regione li-mitrofa a quella dove si verificò il disastro della centrale diCernobil.

Il progetto prevedeva che i ragazzi bielorussi, tra i set-te e i dodici anni, passassero un periodo in luoghi più salu-tari. Questo allontanamento li avrebbe disintossicati daiprocessi radioattivi che ancora permanevano nell’atmosfe-ra di quelle regioni. Il ragazzo che ospitammo noi si chia-mava Sasha, Alexandar Kulieviez. In tutto vennero coinvolte20 famiglie; i ragazzi erano 40 circa, quindi in alcune fami-glie ne furono ospitati anche due.

Quando arrivarono, i ragazzi non erano in buone condi-zioni, né dal punto di vista dell’abbigliamento né dello statodi nutrimento. Per cui noi cercammo di metterli in condizionidi maggiore agio. Inoltre ci venne fatta esplicita richiesta difornire ai ragazzi farmaci che potessero servire loro, una voltarientrati nel loro paese.

Durante la sua permanenze nella nostra famiglia, il ra-gazzo ci informò che aveva già preso parte ad esperienze delgenere, in Germania.

L’anno successivo ci fu chiesto di ripetere l’esperienza.Ma per motivi familiari, io non potetti accettare. Sasha venneaffidato ad un’altra famiglia di mia conoscenza. Un giorno mirecai da loro per salutare il ragazzo, a distanza di un anno.

Ma scoprii due cose che mi lasciarono molto perplesso.Dell’abbigliamento ricevuto l’anno precedente, e che

poteva benissimo essere riutilizzato perché si trattava del-

la stessa stagione e il ragazzo nel frattempo non era cam-biato fisicamente, non c’era più traccia e Sasha si presen-tava con lo stesso abbigliamento logoro dell’anno prima.

Inoltre, gli chiesi se avesse pagato una quota per venirein Italia e lui mi rispose di sì.

Capii, allora, che il fatto che Sasha non utilizzasse l’abbi-gliamento dell’anno prima potesse essere un calcolo da par-te della famiglie indigenti che, sfruttando la nostra generosi-tà, puntavano a risolvere i propri problemi di sopravvivenza.Ma, se questo è pure accettabile, meno accettabile è che lefamiglie dovessero pagare perché i propri figli potessero ave-re una esperienza del genere.

Quest’anno, poi, ho incontrato un mio parente di Para-bita in compagnia di un giovane di 16 anni, provenientedalla Bielorussia. Quindi, dopo undici anni, queste iniziativevanno avanti.

Mi chiedo, allora, se mai l’Italia, le autorità diplomatichee la associazioni come Legambiente, si siano preoccupate difare un sopralluogo in Bielorussia o se non siano a loro volta,nella loro buona fede, manipolate. E mi chiedo perché maiquesto tipo di scambi sia stato intrapreso con la Bielorussia,che è un paese confinante con l’Ucraina dove avvenne la tra-gedia, e non con l’Ucraina stessa. E poi perché coinvolgeresempre gli stessi ragazzi e non fornire, a turno, anche agli al-tri, la possibilità di prendere parte ad esperienze del genere?

Le associazioni umanitarie si sono mai chieste se que-sti ragazzi siano utilizzati nella loro patria da organizzazio-ni che sfruttano queste iniziative per fini disdicevoli?

*docente di economia - Casarano

CorsoXX Settembre, 209CASARANO

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