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Tacco_62

Date post: 10-Mar-2016
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Tacco d'Italia, Alla scoperta del Salento nascosto
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QQuesto numero del Tacco d’Italiaè tutto speciale: abbiamo voluto pro-porvi un prodotto editoriale unico nelSalento: una vera e propria guidapensata su misura per chi abbia vo-glia di andare alla scoperta di scorciesotici e di tradizioni autentiche, disapori e odori puri e inalterati. Ab-biamo pensato ad una guida in stile“Routard”, che porti per mano il visi-tatore senza togliergli mai il gustodella scoperta e, soprattutto, la li-bertà di organizzare il proprio itinera-rio. “Alla scoperta del Tacco d’Italia”vuole dare consigli utili e le giustedritte per immergersi in un territorioche è capace di regalare emozioni in-dimenticabili.

Abbiamo cercato di guardare alSalento con lo sguardo meravigliatodi chi lo vede per la prima volta e in-sieme con la profonda conoscenza dichi lo vive quotidianamente. Aman-dolo, molto, e odiandolo, spesso.

E quale modo migliore di assapo-rare un territorio se non quello di ma-sticarne l’idioma, magari in modosgangherato, ma con il piacere, an-cora una volta, di sentirsi veramenteparte di esso?

Per questo le singole sezioni dellaguida sono presentate con la ver-sione dialettale e all’interno dei per-corsi abbiamo inserito alcuni modi didire idiomatici che aprono piccoliscorci su curiosità e usanze locali.

Il viaggio è un’arte che va colti-vata e i salentini, nei secoli, hannocoltivato quella dell’accoglienza deiviaggiatori. Quando avrete perso labussola (a causa delle spesso insen-sate indicazioni stradali salentine)non esitate ad andare nella piazzacentrale del paese e a chiedere infor-mazioni: si formerà immediatamenteun capannello di curiosi e ci saràqualcuno disposto ad accompagnarvi,invitandovi a seguire la sua macchina

con la vostra, fino a farvi imboccarela direzione giusta.

Il salentino trova sempre il tempodi mostrarvi la faccia bella del “suo”Salento: il posto giusto dove fare laspesa, dove fare il bagno, dove bere odivertirsi.

Magari vi dirà “Tinne ca temannu ieu”: e voi avrete il buonsenso di approfittare della sua dispo-nibilità. Siete liberi di non farlo (il sa-lentino rispetta prima di tutto lalibertà altrui) ma se non lo fate, viconsidererà non degni della suastima, perché poco furbi.

“Dì che ti mando io”, è un mododi fare profondamente salentino: laraccomandazione positiva, l’abbatti-mento immediato, con il proferirequella frase, di tutte le formalità, lagaranzia di qualità della persona chesi ha davanti perché legata ad un’al-tra (quella che “ti manda”), che giàgode della stima dell’interlocutore.

Per toccare il Salento autentico,bisogna scavare e saper vedere. Biso-gna anche sapere aspettare. Per que-sto negli spazi “Ota ca trovi”(letteralmente, “gira che trovi”), se-gnaliamo le curiosità e le particola-rità che possono rappresentare dellepiacevoli digressioni agli itinerari.

“Ota ca trovi, dimmanna ca sai”,si dice nel Salento, cioè “vai in cerca,che troverai, chiedi che saprai”, in-sieme un invito alla scoperta maanche un incoraggiamento a non fer-marsi mai, a non scoraggiarsi, perchéè sempre dietro l’angolo la soluzionegiusta.

In queste due pillole e in quelleche rappresentano l’apertura di ognisezione della guida, abbiamo volutoriassumere lo spirito salentino, magi-stralmente interpretato dalle fotogra-fie del reporter Roberto Rocca: unostudio sugli spazi lunghi, come itempi, lunghi e lenti, del vivere con-templativo ed edonistico, tipico di

questo tacco d’Italia, che Rocca staportando avanti da cinque anni e chestiamo raccogliendo in un suggestivoalbum, del quale vi diamo un assag-gio in questa guida ma che speriamodi riuscire a dare alle stampe quantoprima.

Buon viaggio, dunque e buone vacanze.

Tutti gli appuntamenti dell’estate sono su www.iltaccoditalia.net. Sul sito troverete uno spazio dove lasciare le vostre segnalazioni: locali,curiosità, dettagli che vi hanno colpito. I migliori, firmati da voi, saranno inseriti nella guida “Alla scoperta del Salento nascosto 2010”.

L’Editoriale L’Editoriale//di Maria Luisa Mastrogiovanni

Il mensile del salento

Anno VI - n. 62 - Agosto-Settembre 2009Iscritta al numero 845 del Registro

della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

EDITORE:Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni

HANNO COLLABORATO:Mario Maffei, Laura Leuzzi, Antonio Lupo, Giuseppe Finguerra,

Lamberto Coppola, Flavia Serravezza, Irene Toma, Valentina Chittano, Angela Leuzzi,

FOTO:Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia

COPERTINA:Roberto Rocca

REDAZIONE:p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238

E-mail: [email protected]

PUBBLICITÁ:[email protected] - tel. 3939801141

Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705

STAMPA:Master printing srl - Modugno (Ba)

DISTRIBUZIONE:In abbinamento a Nuovo Quotidiano di Puglia

ABBONAMENTI: 15,00 Euro per 10 numeri

c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò Comunicazione

IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1º OTTOBRE 2009

ALLA SCOPERTA DEL SALENTONASCOSTO. LA GUIDA DEL TACCOIN STILE “ROUTARD”

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Sommario

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PaparisciarsiSTARE A mOLLO

8 Un tuffo dove l’acqua è più blu14 Il Salento visto dal cielo15 Misteri e scoperte ad un passo dal mare

31

E cose te quaiLE TRADIzIONI SALENTINE

32 Dove ti pizzica la taranta36 Ne vitimu a Santu Roccu37 A ciascuno la sua sagra

51

Sanu sanuSALENTINO vERACE

52 Acqua e sale a metà mattina57 Se a letto sei stressato mangia salentino58 Chi vuol essere salentino deve...62 Senti chi parla63 Numeri utili

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SmirciareSbIRCIARE

20 I guardiani del campo23 Il Salento fortificato25 A Finisterrae per la perdonanza27 Lungo la “superstrada” romana fino a Leuca29 Musei diversi. Per restare a guardare

39

CcattareShOPPING

40 Mani che fanno magie45 Andar per bancarelle47 Prendi e porta a casa

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L’ALTRA COPERTIN

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PaparisciarsiSTARE A mOLLO

Ph: Roberto Rocca

Marina di Salve. Posto vecchio.Il Salento si vive lentamente.

Lasciatevi andare, come due comari, a parlare di una vita insieme, contemplando

il mare caraibico del basso Salento. Il termine paparisciarsi è un’onomatopea:

stare a mollo, oziando e galleggiando come le papere.

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Paparisciarsi// //Stare a mollo

di FLAVIA [email protected]

UN TUFFO DOvE l’acqua è più blu

A SPASSO, VIA TERRA,TRA LE MARINE SALENTINE PIÙ BELLEED ACCOGLIENTI

Porto BadiscoPh: Roberto Rocca

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//NARDÒ ALLA RIBALTAIn altri tempi, sempre un po’ ai

margini dei grandi circuiti turistici; al-l’ombra di Gallipoli, Otranto e Porto Ce-sareo. Ma da alcuni anni il riscatto èormai stato completato e le marine diNardò hanno trovato tra i turisti il rico-noscimento che meritano. Chi, nel suotour salentino, opti per Santa Caterina,

Santa Maria al Bagno, Sant’Isidoro ePorto Selvaggio, non ne sarà mai de-luso. Questa zona del Salento per moltiaspetti mantenuta incontaminata - gra-zie anche a cittadini e amministratoriche non hanno esitato a combattere lespeculazioni – è stata così recente-mente riscoperta dall’Italia intera. Il parco, dopo 25 anni. Non è solo

l’aureola di mare “limpido e pulito”quella che Nardò si è messa in testa.Ben altre sono le ragioni che hannoportato i turisti ad accorgersi di lei eda sceglierla fra tante.

Il Comune si è infatti distinto perla lotta all’abusivismo edilizio, per ilfatto di possedere uno dei pochi de-puratori funzionanti in Puglia e peraver contribuito a realizzare il parcoregionale di Porto Selvaggio e Paludedel Capitano, uno dei gioielli naturali-stici, paesaggistici e archeologici delSalento.

Ente gestore è il comune (piazzaCesare Battisti, 3; t.: 0833.838111;www.portoselvaggio.net). Da sottoli-neare infine la richiesta di ampliamentodell’area marina protetta di Porto Ce-sareo alla propria fascia costiera.CURIOSITA’: Nella baia di Uluzzo

(grotta del Cavallo), a Portoselvaggio,sono stati rinvenuti manufatti del pa-leolitico, resti di grandi mammiferi(anche rinoceronti), oggetti con graffitidecorativi a soggetto naturalistico ogeometrico.

Poco distante dalla grotta si puòammirare una cavità frutto di erosioneeolica, a forma di arco naturale scavatonella roccia.DA NON PERDERE: Il fascino e i sa-

pori della masseria Brusca che si trovapochi chilometri a sud della fine delParco marino (Torre Inserraglio. Sedeamministrativa dell’area marina protettaè in via Albano s.n.; t.: 0836.560144;www.ampportocesareo.it). Edificata nel1500, la masseria prende il nome daun'erba che cresceva nei paraggi, im-piegata per costruire le brusche con lequali si strigliavano i cavalli. Possiedeuna torre colombaia dove un tempoerano alloggiati i colombi viaggiatori che

Un viaggio via terra tra le marine salentine. Un percorso a tappe tra lelocalità balneari maggiormente prese di mira, a ragione, da turisti edautoctoni. In ogni località siamo andati alla scoperta di ciò che di ti-

pico il visitatore può scoprire. Senza dimenticare di segnalare le calette più suggestive per bagni da sogno.

Nardò. Il parco di Porto selvaggio, uno dei gioiellinaturalistici della provincia. Per difenderlodalla speculazione edilizia morì, assassinataa colpi d’arma da fuoco, Renata Fonte, consigliera comunale di Nardò

Non solo bellezze naturali.Il Salento è anche

cementificazione selvaggia,emergenza rifiuti

e malavita organizzata.In una documentatissima

inchiesta giornalisticaMaria Luisa Mastrogiovanniripercorre le denunce fattedal consigliere comunale

di Ugento dell’Idv Peppino Basile,

barbaramente trucidatonel giugno 2008 da ignoti.

La reazione forte di un Salento che vuole

restare bello e incontaminato, libero

dalle mafie e dal "sistema"di potere e interessi

che lo minaccia. Si trova intutte le edicole a 15 Euro

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il tacco d’Italia 10 Agosto 2009

servivano per le comunicazioni tra mas-serie ed entroterra. E’ un’azienda agri-cola che produce vari formaggi,marmellate di mele cotogne (cotognata)olio di oliva e ortaggi di colture biologi-che, che si possono acquistare sul posto(t.: 328.2341776).

// CASTRIGNANO DEL CAPOE LEUCA

Castrignano del Capo ha tre frazioniimportanti: Giuliano, Salignano e SantaMaria di Leuca.

Santa Maria di Leuca è la più notain assoluto. Dall'ottobre 2006, partedel suo territorio rientra nel Parco CostaOtranto - Santa Maria di Leuca e Boscodi Tricase. Segnaliamo località Ciolo perla sua scogliera che si ammira dalla li-toranea attraversando un ponte altocirca 26 metri. Si consiglia una visitaalle grotte occidentali di Leuca (in par-ticolare quelle in prossimità di San Gre-gorio e le grotte delle tre Porte, delPresepio e del Bambino).CURIOSITA’: Gli abitanti di Castri-

gnano del Capo sono soprannominaticuzziddi, "piccole lumache".

Molti anni fa, durante la proces-sione di San Giuseppe, infatti, scoppiòun temporale ed i fedeli anziché pre-occuparsi della statua del Santo, si mi-sero a raccogliere lumache. I vicini diSalignano presero la statua e la porta-rono con sé al loro paese. DA VISITARE: L'antico centro di Ca-

strignano del Capo, dove si trova laChiesa Madre dedicata a San MicheleArcangelo. A metà della strada che daCastrignano porta a Leuca, si trova laChiesa di San Giuseppe. A Leuca, visi-tate il promontorio Japigeo "de finibusterrae", estremo lembo della penisolasalentina, il Santuario dedicato alla"Madonna de finibus Terrae", le grotte,le ville ottocentesche.

A Salignano, la Chiesa di Sant'An-

drea, la Chiesa della Purificazione e laTorre del 1550. A Giuliano, il Castello ri-salente al Cinquecento.

DA NON PERDERE: da oltre 25 annisulla cresta dell’onda. Praticamente nonteme confronti. La discoteca “Gibò”, in lo-calità Ciolo a Santa Maria di Leuca, do-mina, dal promontorio sul quale sorge, lenotti salentine. Esclusiva e raffinata. T.:0833.548979; 0833.502306; www.gibo.it.

// GALLIPOLI, CITTÀ BELLA

Va di moda per le spiagge, lo shop-ping, lo struscio sul corso Roma e le di-scoteche. Cui unisce affascinanti tramontie bellezze architettoniche, come il CastelloAngioino e la Fontana greco-romana, lapiù antica d’Italia. Ha sempre mantenutoalti rispetto ambientale, qualità dei servizie tutela del patrimonio architettonico.

Non si può non apprezzarne il centrostorico (la “padella”).

Adagiati sulle acque gallipoline, cisono lo Scoglio dei Piccioni, l'isolotto delCampo e l’isola di Sant'Andrea, sede delfaro costruito nel 1866. CURIOSITA’: Non osate passare da

Gallipoli senza aver assaggiato i ricci dimare dai pescatori che li mettono in mo-stra sui banconi all’inizio della strada perLecce.SPIAGGIA CONSIGLIATA: Nella baia

del Lido Pizzo, primeggia la spiaggia dellaPunta della Suina.

Qui vi aspettano imperdibili aperitivial tramonto.

Più avanti, la spiaggia del Lido Pizzo èdivenuta un ritrovo stabile di vip.

DA NON PERDERE: il lido Makò,nella stessa baia, è il posto giusto perimmergersi totalmente nella natura. Lepedane in legno portano direttamentesugli scogli bassi; la sabbia è bianca efinissima. Alle spalle, avrete la macchiamediterranea del parco naturale diPunta Pizzo. Il tramonto, visto da lì, èun’emozione sempre nuova: si vedonol’isola dei Conigli ed il faro di Sant’An-drea. Ed intanto si sorseggia, in com-pagnia e con buona musica di sot-tofondo, un ricercato cocktail.

// SALVE E I CARABIDEL SALENTO

Con le località marine situate sullacosta jonica - Posto Vecchio, Lido Ma-rini, Torre Pali, Pescoluse – Salve si con-ferma meta ambita di tanti visitatori.

A Gallipoli primeggia la spiaggia della Punta della Suina.

Qui vi aspettano imperdibili aperitivi al tramonto.Più avanti, la spiaggia del Lido Pizzo è divenuta un ritrovostabile di vip

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SPIAGGIA CONSIGLIATA: Pescoluse.Sabbia finissima, acque cristalline egrandi dune ne fanno una delle localitàpiù incontaminate del Salento. Ma Pe-scoluse è anche ricca di storia, arte e cul-tura. Lo testimoniano i resti dei dolmen,le numerose "Pajare" (i trulli salentini) ela torre cinquecentesca di Masseria "Bor-gin" eretta in difesa delle scorrerie deicorsari. Si trova sulla strada Gallipoli-Leuca; t.: 349.6792255; www.masseria-borgin.it

//MESSAPICA UGENTOCura del centro storico ed efficienza

dei servizi, ma anche mare azzurro espiagge pulite nelle frazioni di Gemini,Torre San Giovanni, Torre Mozza e LidoMarini.

La costa è bassa e sabbiosa, conrocce solo in brevi tratti.

A ridosso della costa sono presentibacini artificiali contornati da boschi dimacchia mediterranea. Recentemente,con legge n. 13 del 28 maggio 2007, la

Regione Puglia ha ufficialmente istituitoil Parco Litorale di Ugento. CURIOSITA’: “Torre mozza”, all’ori-

gine Torre dei Fiumi, crollò appena ter-minati i lavori di costruzione.

Venne riedificata, ma ulteriori crollihanno determinato la definitiva e at-tuale conformazione, ovvero di unaTorre Mozza.

La marina di Torre San Giovanni, lacui torre fu edificata nel 1563 in pros-simità delle rovine dell’antico porto ro-mano, è una delle più conosciutelocalità costiere del basso Salento.SPIAGGE CONSIGLIATE: Se volete

essere “in”, il Lido Sabbioso e il LidoCocoloco fanno per voi.

Per una partita a beach-volley viaspetta la spiaggia dell’Astor beach. Peruna spiaggia bianchissima, scegliete ilidi Bora Bora e Malibù.

// PORTO CESAREO, AREA MARINA PROTETTA

Quest’area marina protetta è unpiccolo angolo di paradiso. Qui moltivip e turisti cercano massimo relax etranquillità. Qui fanno tappa anche tor-nei mondiali di beach volley.

Da non perdere: il corso delle pe-schiere, la sagra del pesce, la Stazione diBiologia Marina (unica nel suo genere)con annesso Museo, (via Vespucci,13/17; t.: 0833.569502; 0832.320854)il porticciolo, il Parco Marino (che si af-faccia sull'Isola Grande).SPIAGGE CONSIGLIATE: l’Isola

Grande, detta anche 'dei Conigli'; laspiaggia di Punta Prosciutto, estremolembo nord della costa di Porto Cesa-reo, denominata così per la sua parti-colare forma.

// LA PERLA, ANDRANO

La Marina di Andrano si snodalungo circa 2 Km, nel tratto di costa checongiunge Otranto a Leuca.

Le spiagge più note sono: "LaBotte", la "Marina della Torre" con duepunti di balneazione ("Il Fiume", dalleacque gelide, e la "Grotta Verde" che,accanto ad una spiaggia di facile ac-cesso, offre il fascino di una cavità na-turale di un delicato riflesso verdesmeraldo). Il lungomare che collega la"Marina della Torre" alla "Botte" è ilcuore pulsante della marina. Una vi-sione d’insieme si può avere dal "Bel-vedere Madonna dell’Attarico". Qui sipuò anche visitare la Chiesa dallaforma a chiglia di nave, circondatadalle "Paiare" e la cripta rupestre.

Oltre ad avere sabbia finissima e marecristallino, Pescoluse è ricca di storia,arte e cultura.

Lo testimoniano i resti dei dolmen, le numerose “pajare” e la torre cinquecentesca di Masseria “Borgin”

Torre Mozzaall’origine torredei fiumi,

crollò appena terminatii lavori di costruzionee venne riedificata,ma ulteriori lesionie crolli hanno determinato l’attualeconformazione

LA CASINA DE DONATISSulla litoranea di Salve,

quando si ha sulla sinistra la fittavegetazione ed a destra si vede ilmare, si inserisce la seicentescavilla De Donatis. Elegante, sobria,sembra sorgere dalla campagna;spiccano i tre eleganti balconi ba-rocchi, con quello centrale di di-mensioni maggiori rispetto ailaterali. Faceva parte di un’anticamasseria, della quale restano an-cora altri elementi come una pic-cola chiesa ed il pozzo che servivaa dare acqua alle viti, quando vene era penuria.

// OTA CA TROvI

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// OTRANTO È OTRANTO

Otranto è Otranto. Località notadappertutto per la particolarità dei suoiscorci, per aver dato i natali ad un ar-tista di fama internazionale come Car-melo Bene, per avere tanta e tantastoria da raccontare, perché quella sto-ria la raccontano i vicoli ed i monu-menti che lasciano a bocca aperta. DA NON PERDERE: Lo shopping nel

borgo antico, la visita al Castello Ara-gonese, alla Cattedrale, alla Basilica diSan Pietro, alla Cappella della Ma-donna dell'Altomare e al Santuario diS. Maria dei Martiri. SPIAGGE CONSIGLIATE: Baia del-

l'Orte, Spiaggia degli Alimini. La primaè uno dei tratti di costa più incontami-nati del Salento, con lo storico farodella “Palascìa” a mezza costa. Si rag-giunge imboccando la vicinale che co-steggia a sinistra la Chiesa dei Martirie più avanti le “Terre Russe”, cave dibauxite abbandonate trasformatesi inlaghetti verde-turchese dalla rara vege-tazione balcanica.

La seconda è un'ampia spiaggia didune ricche di vegetazione.

// GAGLIANO DEL CAPO:PANORAMI MOZZAFIATO

Sul costone della Serra dei Cianci,sul mare Adriatico, sorge Gagliano delCapo che, per la tutela delle bellezzepaesaggistiche ed architettoniche el’efficienza dei servizi ha meritato unposto nel cuore dei turisti.

Ha come frazioni Arigliano, SanDana e Novaglie.

Protagonisti sono muri a secco, pa-iare, ulivi secolari, mare incontaminatoe roccia.

La più bella è il ponte Ciolo. Inbarca andrete alla scoperta delle grottedel Pozzo, del Duomo, delle Mannute.

Testimone di insediamenti umanidell'età del bronzo è il Menhir dello Spi-rito Santo ad Arigliano.

// DISO, TRA MARE E FIUMEDiso, che sorge su una pianura ver-

deggiante e ricca di acque sorgive sitrova a poca distanza dalla costa adria-tica, cui è collegato attraverso la fra-zione Marina di Marittima.

Il centro storico è perfettamenteconservato e ripropone la struttura sei-centesca a fianco di nuove aree edifi-cate. Numerose le costruzioni rurali.

SPIAGGIA CONSIGLIATA: Cala del-l’Acquaviva è uno degli scorci più preziosi,tra alte pareti di roccia posta alla foce di

una gravina naturalepercorsa da un rivod'acqua a corso sta-gionale e ricca di ve-getazione. Compresanel parco regionaleCosta Otranto - S.Maria di Leuca, è unSic per la presenzadi importanti speciedi vegetazione. Unrecente percorso abasso impatto rea-

lizzato in terra e col calcare dolomitico lo-cale permette passeggiate sulla scogliera.

//TRICASE, IL REGNODELLA VALLONEA

Una grande attrattiva per il turistain arrivo nel Salento sono le tricasinelocalità di Tricase Porto e Marina Serra.Al porto è stato di recente aggiunto unporticciolo per permettere il ricoverodella barche da diporto e sviluppare ilturismo. DA VISITARE: la Chiesetta di San

Nicola, protettore di Tricase Porto, e laTorre del Sasso, situata su una grandee maestosa roccia, a 116 metri sul li-vello del mare.CURIOSITÀ: Sulla strada che con-

duce a Tricase Porto c'è uno dei più an-tichi alberi d'Italia: la Quercia Vallonea(XIII secolo), conosciuta anche come la"Quercia dei 100 cavalieri". Ha una cir-conferenza di 4,25 metri ed unachioma di circa 700 metri quadrati disuperficie. Per la sua rarità è stato di-chiarato monumento botanico protetto.CONSIGLIATE DA NOI: Tra Tricase

Porto e Marina Serra, il Canale del Rio("lu Riu"), scavato, secondo la leggenda,dal diavolo in una notte. Ad un miglio,un piccolo tempio dedicato all'Assun-zione della Vergine (Santa Maria dellaSerra, XVI secolo); il promontorio del Ca-lino con vegetazione fiorente; la GrottaMatrona, accessibile soltanto dal mare.Sul litorale c'è la Torre Palane; a levantedella torre vi è il vano di un'antica grottacircolare screpolata dal tempo: la gentela chiama "Acquaviva", per la presenzadi una sorgente di acqua dolce. Sullasommità del Calino, è d'obbligo una fer-mata al "Belvedere".

// MELENDUGNO, UN BAGNONELLA STORIA

il tacco d’Italia 12 Agosto 2009

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Il Comune di Melendugno ha bencinque marine: San Foca, Roca Vecchia,Borgagne, Torre dell’Orso e Torre San-t'Andrea (le ultime due sono state pre-miate con la Bandiera blu d’Europa perla limpidezza del mare) che si affac-ciano sull’Adriatico. Per un bagno tramare e storia, Roca Vecchia, sede discavi archeologici. DA NON PERDERE: La Torre di av-

vistamento cinquecentesca, le rovinedel castello sul mare e la grotta dellaPoesia. Per un po’ di relax, Torre del-l'Orso, che vanta un mare particolar-mente limpido per le correnti delCanale d'Otranto. Tra due scoglieresotto la vecchia torre, si trovano bassedune con pineta, attraversata da uncorso d'acqua chiamato Brunese. Lascogliera è ricca di grotte con graffitilatini e greci. Torre Sant’Andrea: in unmare trasparente non potrete non ac-corgervi dei tre faraglioni detti Lu Pepe.Il porticciolo della cala di Sant'Andreaè una piccola località il cui aspetto sel-vaggio è di particolare fascino.

//CASTRO, VIA LO STRESS

E’ uno dei più begli approdi turisticidel Salento. Sorge al centro dell'arco dicosta che va da Otranto a S. Maria diLeuca. Chi vi arriva entra in una dimen-sione che fa dimenticare lo stress: dalcaratteristico borgo Medioevale riccodi storia, al porto nei pressi del quale sivedono le grotticelle scavate che ser-vono da magazzini per i pescatori, allesue grotte (Zinzulusa e Romanelli), aipicchi rocciosi, ai fondali ricchi di faunae di flora. DA NON PERDERE: Seno dell’Ac-

quaviva, una piccola cala sassosa asud di Castro Marina, in fondo a un ca-nalone in cui sopravvive un anticobosco di lecci e alloro.

MANGIAREIl ristorante Mare-chiaro, a Gallipoli. Èposizionato su un vec-chio istmo (sul lungo-

mare Guglielmo Marconi), quasicompletamente circondato dal mare. Tel: 0833 266143.

DORMIREIncastonato tra ville ot-tocentesche, sul lungo-mare CristoforoColombo, a Leuca sorge

l’hotel Terminal. Ogni camera è dedi-cata ad un monumento salentino, ri-prodotto all’interno. E’ dotato di

spiaggia privata. Lungomare Colombo,59; S.M. di Leuca; t.: 0833.758242.

FARE IL BAGNOSanta Caterina (Nardò) èil giusto mix di natura evita mondana. Ogni

notte è un’avventura.

IMBOSCARSISul lungomare di Castro.Anzi, per essere precisi,sotto il lungomare di Ca-

stro, al di là del muretto, pratica-mente sugli scogli. Dalla stradasarete invisibili.Dal mare, anche.

Tinne ca te mannu jeu// // Dì che ti mando io

COL VENTO IN FACCIA“Lu jentu” (il vento) salentino è

ormai noto a tutti, merito anche di unorecchiabile slogan che ha fatto infretta il giro del mondo. C’è chi fa delvento una passione, praticando sportall’aria aperta che fanno bene al fisico(guardate gli addominali) ma anchealla mente (coinvolgono ed isolano nello stesso tempo). Tra gli sport che sfrut-tano il vento il kytesurf è ormai uno dei più apprezzati e praticati nel tacco delloStivale. E’ tra gli ultimi nati nella famiglia degli sport estremi. Assai simile alwindsurf, da questo si differenzia perché sostituisce la tradizionale vela triango-lare con una a forma di aquilone, legata alla tavola tramite quattro cavi, cui èattaccato il boma. Si possono raggiungere velocità altissime e lanciarsi in esibi-zioni mozzafiato. Ci sono diverse zone (si dicono “spot” e sono considerati luoghiideali per vento e condizioni ambientali), nel Salento, per praticare il kytesurf. ATorre San Giovanni, la spiaggia dell’Astor e quella del lido Fontanelle offronouna indicata location. Ma è Otranto con le sue spiagge la località più adatta allosport. Al lido Buenaventura l’associazione sportiva “Sea & Souls” (S&S), affiliataIku, Csen e Coni, organizza corsi a tutti i livelli (non solo di kyte, ma anche di surfe di vela). Nello stesso lido è possibile anche noleggiare le tavole o la vela. Anchevia telefono e via mail: www.villaconcamarco.com/lido-buena-ventura/index.htm;0832 861248 e 339 7254121.

Già che ci siete, fate un giro all’oasi naturalistica delle Cesine, riserva natu-rale gestita dal Wwf (t.: 329.8315714).

// OTA CA TROvI

AMBIENTE SOTT’OCCHIO

Nato a Lecce nel gennaio 2002su iniziativa di un gruppo di enti noprofit ed enti pubblici della provin-cia di Lecce, il Centro di Servizio alVolontariato Salento interviene asostegno delle organizzazioni di vo-lontariato del territorio operanti indiversi settori attraverso la promo-zione di servizi e azioni progettualiinnovative e coordinate, tutte mi-ranti a sostenere lo sviluppo delleodv salentine.

La sua attività si focalizza prin-cipalmente sui temi ambientali (è

opera del Csv Salento, ad esempio,la denuncia del malfunzionamentodella depurazione nel territorio pro-vinciale), mantenendo tuttavia unosguardo a 360 gradi (grande atten-zione è stata riposta ad esempiosui servizi sociali pugliesi).

Per entrare in rete con l’associa-zione e per sposare in prima personal’impegno a difesa dell’ambiente, po-tete contattare il Centro servizi volon-tariato.

La sede centrale è a Lecce in viaGentile; www.csvsalento.it; tel. 0832392640;

e-mail: [email protected].

// OTA CA TROvI

Per conoscere tutte, ma propriotutte, le marine salentine vai suwww.iltaccoditalia.info

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// QUATTRO TORRI DI DIFESA

A Santa Maria al Bagno si intravedonoanche dall’alto i resti della fortifica-zione della marina di Nardò, con le ca-ratteristiche quattro torri.

// COME ARABI

La città di Santa Cesarea Terme haavuto uno sviluppo urbanistico nel XIXsecolo. Sono ben visibili, anche dal-l’alto, le tipiche costruzioni del luogo,in stile arabescante.

// INDIETRO NEL TEMPOA Roca vecchia sono visibili i resti del-l’antico sito archeologico messapicodella marina di Melendugno. Negliscavi svolti nel corso degli anni, sonostati rinvenuti numerosi reperti, testi-monianze delle popolazioni chel’hanno abitata nel corso delle diverseepoche.

Paparisciarsi// //Stare a mollo

MANGIARECucina classica ed atmo-sfera elegante a prezzicontenuti (che non gua-sta). Sono le caratteristi-

che di Araba Fenice a Torre dell’Orso(Marina di Melendugno) in via Torre Sa-racena. Tel: 0832.844111.

DORMIRESituato direttamente sullascogliera, l’hotel “Roccia”,a Castro, a duecento metridalla “Piazzetta” offre ac-

cesso diretto al mare. E’ un albergo“open” dove è possibile gustare aperitivi,concedersi solarium e momenti relax;ma è anche centro di aggregazione, doveascoltare buona musica e cenare incompagnia. Si trova sulla litoranea perTricase. Tel. 0836.943003-943074;www. larocciahotel.it.

FARE IL BAGNOImmergersi nelle acque diRoca vecchia è come im-mergersi nella storia. Lascogliera è una continuascoperta.

IMBOSCARSIGallipoli vecchia, con lestradine, i vicoli e le per-sone affacciate alla fine-stra è il posto meno

indicato per appartarsi.Eppure tra quei vicoli si aprono millecase a corte e nascondigli che è vietatonon sfruttare a dovere. Sotto il curvone,nella città vecchia, c’è la “spiaggettadelle vergini”: al buio si è praticamenteinvisibili. Altrimenti, sono fatte appostale porticine dei piccoli magazzini deipescatori.

Tinne ca te mannu jeu// // Dì che ti mando io

IL SALENTO visto dal

di GIUSEPPE [email protected]

CIELOIl Salento visto dall’alto è una emo-zione violenta, scandita dai forticontrasti dei colori degli elementi

naturali. Sorvolando la costa, lungol’Adriatico e lo Jonio, le imperiose sco-gliere rivelano la loro tufacea fragilità,mentre gli arenili palesano i nuovicontorni ridisegnati dalle mareggiate

invernali. Svelano il loro fascino mi-sterioso anche le numerose spelon-che litoranee. L’itinerario che pro-poniamo è il sorvolo della costa sa-lentina.

Chi voglia sperimentare l’emo-zione di un volo sul Salento, può con-tattare l’associazione Sunrise, cos-

tituita da un gruppo di piloti diparti-sti ed istruttori di volo.

La sede è presso la aviosuperficiedi Torre Sant’Andrea, nell’agro di Me-lendugno.

Tel. 347.5969811; fax 0832.631586; e.mail: [email protected];www.volaresalento.com.

VEDERE, DALL’ALTO,SCOGLIERE, SPIAGGE FINISSIME, GROTTE ED ISOLE CHE SI PENSADI CONOSCERE BENENE FA SCOPRIRE LATI AFFASCINANTI. ED IL VIAGGIO È UNA CONTINUA EMOZIONE

(ph: Polimfoto)

(ph: Polimfoto)

Page 15: Tacco_62

Paparisciarsi// //Stare a mollo

// “STRACCI” SÌ, MA TRA IPIÙ IMPORTANTI AL MONDOGrotta Zinzulusa (gli zinzuli sono

gli stracci, così definite le stalattitidai primi scopritori) si presenta im-

ponente, con una maestosa aperturaaffacciata sul mar Jonio. Si trova neipressi di Castro Marina ed è rag-giungibile, percorrendo la strada li-toranea in direzione di Santa CesareaTerme. Anche il visitatore curioso ed

di GIUSEPPE [email protected]

A-B - Grotta Romanelli.I graffiti raffigurano due bovi sovrapposti(foto Ninì Ciccarese)

A)

B)

Grotta Romanelli.Le uniche pitture rinvenute(foto Ninì Ciccarese)

Grotta Romanelli.I graffiti sulle paretiinterne (foto archivio Blanc)

mISTERI E SCOPERTEad un passo dal mare

Si trovano vicino all’acqua. Chivoglia fare un giro della costasalentina, non può non vederle.

Ed incuriosirsene. Sono, in effetti,misteriose. Più o meno nascoste aglisguardi dei passanti. Custodi di sto-rie e credenze. Sono le tante grotteche puntellano il litorale della pro-vincia di Lecce.

Per provare l’ebbrezza di unaspedizione speleologica, contattateil “Gruppo speleologico salentino”;l’associazione ha sede a Magliepresso il Museo Civico di Paleontolo-gia e Paletnologia “Decio De Loren-tiis” in via Vittorio Emanuele, 113;tel: 347 7020607; www.gruppospeleologicosalentino.it

NEI GRAFFITI DI GROTTA ROMANELLI, RISALENTI AL 3.900 A.C.,SAREBBERO IMPRESSI EPISODI DI CONTATTI “DEL TERZO TIPO”:UOMINI-TRIANGOLO, UOMINI-SCUDO, UNA IPOTETICA ASTRONAVE, UN UOMO DAL CAPO ENORME SU UNA NAVE

Maestosa Zinzulusa.La grotta nei pressi di Castro marinaè caratterizzata da una grande varietàdi stalattiti e stalagmiti

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inesperto di speleologia può accedervifacilmente. La grotta, generata e mo-dellata dall’azione del tempo e dellanatura, è un ambiente vissuto, con unaricchezza di esseri viventi, a volte unicial mondo, adattatisi a condizioni ap-parentemente estreme. Il prestigiosoKars Water Institute la annovera tra ledieci grotte più importanti al mondoper le sue 60 specie note, la maggiorparte endemiche. Morfologicamente, siarticola in tre parti: la prima, dall’am-pio ingresso fino alla “Cripta”, presentauna grande varietà di stalattiti e sta-lagmiti, con “la Conca” invasa daacque limpidissime in cui si mescolanoacque marine e le acque dolci freati-che. La seconda prosegue verso l’am-pia cavità denominata il “Duomo”, dovele stalattiti e le stalagmiti diminuisconoper l’intensa erosione delle acque e visono i resti dell’imponente deposito diguano, accumulatosi nel corso dei mil-lenni. Nel “Duomo” defluiscono leacque del piccolo lago Cocito.

La terza parte ospita le acque delCocito con un fenomeno di sovrappo-sizione dell’acqua più fredda e dolcecon l’acqua del livello sottostante, piùcalda e salmastra.

Nel 1996, una spedizione speleo-subacquea ha trovato una spugna sti-gobionte sconosciuta, evolutasi nelleacque del Cocito profondo, un am-biente isolato, a circa 250 metri dal-

l’ingresso della grotta. Appartiene al-l’ordine Axinellida ed è stata chiamataHigginsia Ciccaresei, in onore di NinìCiccarese, il presidente del GruppoSpeleologico Salentino, che caparbia-mente ha scoperto e promosso l’esplo-razione di questo tratto di grotta.

Il breve tragitto che si deve com-piere per andare dalla Zinzulusa allaGrotta Romanelli consente di osservarel’aspetto del paesaggio costiero, conl’altopiano a circa 100 metri di quotaed una ripida gradinata di superfici chedegrada verso il mare. Un tempo, gliscogli erano sollevati rispetto all’attualelinea di costa. Lì, dove ora il mare rag-giunge i cento metri di profondità, vi erauna piattaforma stepposa, dove le rarepopolazioni esercitavano la caccia.Romanelli è visitabile guidati da

esperti speleologi. Si raggiunge più age-volmente in barca, arrampicandosi sugliscogli per una altezza di 8 metri.

Le esplorazioni compiute in pas-sato hanno consentito di ritrovare varimateriali: avanzi di focolari, ossa diresti umani, di mammiferi e di uccelli,strumenti di silice (lame, punte, ra-schiatoi circolari). L’importanza dei ma-nufatti ha spinto gli studiosi adattribuire il nome di Romanelliana al-l’industria di questa massa pietrosa. Ireperti permettono di affermare che lacavità è stata abitata fin dal paleoliticoe di datare tra 11.900 e 9.000 anni fa

le prime presenze umane. La grotta, sitodei primi clan di cacciatori, è la primaitaliana ad esprimere un’opera d’artepaleolitica e la nona in Europa. Le pa-reti della Romanelli documentano mo-tivi naturalistici, come quello del bosprimigenius colpito da due zagaglie,nonché motivi geometrici o zooformi,con figure umane o filiformi che riman-dano alla fertilità della donna ed ai suoiorgani riproduttivi. Sono probabilmentei simulacri davanti ai quali l’uomo diRomanelli procede a riti magici e pro-piziatori, sia per usi famigliari sia per irituali collettivi.

// PORTO BADISCO, GLI UFOSBARCARONO QUI

Sempre percorrendo la strada lito-ranea, lasciando Romanelli e supe-rando Santa Cesarea Terme, si giunge aPorto Badisco, nelle cui profondità delsottosuolo si celano le meraviglie ed i

Higginsia Ciccaresei.La spugna rara ritrovatanella grotta della Zinzulusa(foto Tony Daniele)

Sottomarina. I fondali della grotta Zinzulusa (foto archivio Speleosub ‘96)

Porto Badisco. Disegni “del terzo tipo”

Porto Badisco.La raffigurazione di un’imbarcazionesormontata da una strana figuraantropomorfa

1 2

3

4

Il racconto del compiantoIsidoro Marrioli

e del gruppo di speleologiche lo accompagnò: nella grotta del Tam tamun umanoide di 80 centimetri producevasegnali sonori

il tacco d’Italia 16 Agosto 2009

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misteri della Grotta dei Cervi. La grotta,scoperta nel 1970 dagli speleologi delGruppo Pasquale De Lorentiis di Maglie,ha sulle pareti numerose raffigurazioni,risalenti al 3900 a.C., che suscitanol’interesse non solo degli studiosi ac-cademici, ma anche degli appassionatiufologi, appartenenti al ramo speciali-stico della paleoastronautica.

Questi ultimi ipotizzano che le ca-vità siano state utilizzate come unluogo sacro al culto Orione, quindi unculto rivolto allo spazio celeste. Lo te-stimonierebbero alcune pitture parie-tali, una delle quali attesterebbeaddirittura l’incontro tra la primitiva co-munità di Porto Badisco ed un oggettonon identificato di provenienza extra-terrestre. Tale ipotesi troverebbe con-ferma nell’osservazione delle scene del“Gruppo 42”, ossia la raffigurazione delpassaggio o della caduta di un corpoceleste, che avrebbe provocato un taletrauma nella comunità primitiva da pro-durre conflitti e sconvolgimenti sociali.In particolare, vi sarebbero le tracce diun gruppo di armati che, incitati dal-l’apparizione del corpo celeste, avrebbeattaccato ed annientato la comunitàmedesima.

L’esame delle scene del “Gruppo36” rivelerebbero i seguenti particolari:“uomo a triangolo”, “uomo scudo”,“ipotetica astronave”, “segno cruci-forme”, “tracciato del Sole durante ilsolstizio d’inverno”. Quest’ultima rap-presenterebbe una mappa celeste, o uncalendario astronomico, utilizzata daiprimitivi cacciatori per misurare l’ap-pressarsi del solstizio d’estate. Nellascena vi sono simboli astronomici chesi alternano alla rappresentazione del-l’incontro tra la comunità ed il miste-rioso corpo celeste.

Passando all’esame del “Gruppo22”, vi sarebbe raffigurata un’imbarca-zione su cui si troverebbe una strana fi-gura antropomorfa con testa spro-porzionata rispetto al corpo.

Tuttavia, la Grotta dei Cervi non èl’unico sito carsico in Porto Badisco in-teressato da vicende che hanno a chefare con gli incontri del terzo tipo. In-fatti, pare che un E.T. naufrago viva inun altro luogo delle viscere della terradi Porto Badisco. A nord-ovest, ad unadistanza di circa cinquecento metri, viè la Grotta del Tam Tam. Qui si sono ve-rificati una serie di incontri enigmaticifra il 1975 ed il 1985.

// TORRE PINTA, COLOMBAIAO LUOGO DI CULTO

Nella Valle delle Memorie adOtranto, si trova l’ipogeo di Torre Pinta.In alto, su un colle, accanto ad una an-tica masseria, si scorge la forma appa-rente di una torre colombaia. È facile

raggiungerla con la strada vicinale cheinizia nei pressi del porto di Otranto e,aiutandosi con la segnaletica, ci si inol-tra fino al luogo del nostro ipogeo. Làl’origine e la funzione di Torre Pinta ri-mane tuttora indecifrabile. Probabil-mente risale IV-III sec. a.C. È scavatanella roccia, composta da un lungobraccio di 27 metri di lunghezza e daun ambiente centrale dal quale spor-gono, a modo di croce latina, tre bracci.Ovunque le pareti presentano cellettescavate. Il corpo centrale è sfondato inalto ed è protetto da una torre circo-lare con un coronamento a merli trian-golari. Alcuni studiosi ipotizzano che siastata realizzata dai coloni romani edavesse funzioni di sepolcreto; altri, in-vece, ritengono sia più antica, poichécostruita dai messapi e destinata ad unculto sconosciuto. Intorno a Torre Pintavi sono numerose grotte tufacee, sca-vate dall’uomo in età diverse. In questoluogo il rapporto tra l’uomo ed il mondosotterraneo è ancestrale. Si manifestanelle diverse espressioni spirituali dellepopolazioni che qui si sono succedutenel corso della storia. Infatti, abbiamositi rupestri preistorici, espressioni diculture megalitiche, necropoli di etàmessapica o romana, insediamenti me-dievali dei monaci basiliani e di in-fluenza bizantina.

// SEGNI MASSONICI IN SANTA MARIA DELLA PORTA

Nell’agro di Galatina, intorno airesti dell’antico casale scomparso di Pi-sanello, una ricca famiglia borghesedella città realizzò, negli anni succes-sivi all’Unità d’Italia, un edificio di culto

il tacco d’Italia 17 Agosto 2009

Torre Pinta.La colombaia

Porto Badisco. Il gruppo 8. Da sinistra possonovedersi un probabile bovino da sacrificare ed una ipotetica raffigurazione della dea Madre

Torre Pinta, ad Otranto. Internamenteè scavata a cellette

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piuttosto singolare, poco noto anche tragli stessi abitanti locali. Il complessodenominato Santa Maria della Porta èstato realizzato a cinque metri di pro-fondità, rispetto al piano di campagna.Il luogo suscita perplessità riguardo allaeffettiva destinazione al culto cattolico.Infatti, le caratteristiche architettoni-che, accompagnate da altri indizi,fanno pensare che si tratti di una raraespressione di principi e di valori este-tici propri della massoneria.

Santa Maria della Porta è articolatain due parti: il “giardino delle delizie” el’edificio cultuale. Il giardino delle deli-zie si trova cinque metri al di sotto delpiano di campagna. È di forma rettan-golare e misura all’incirca 80 metri dilunghezza e 50 di larghezza. Le paretisono in parte coperte da conci tufacei,in parte presentano la nuda pietra sca-vata. È accessibile tramite una scali-nata coperta sul lato sud. All’internosono ancora visibili gli elementi archi-tettonici e ornamentali originari: piscineper i pesci e le piante acquatiche, fon-tanili decorati con conchiglie, sedili, al-beri da frutto e piante ornamentalidisposte secondo un preciso disegno.Il lato a sud presenta la facciata di

Santa Maria Della Porta, scavata nellaroccia e priva di elementi decorativi,con un’altezza di cinque metri, dalfondo del giardino al piano di campa-gna. La cupola si erge per altri cinquemetri dal piano di campagna. L’edificio

ha complessivamente l’altezza di diecimetri.

L’interno, ricavato dallo scavo delsottosuolo tufaceo, presenta una piantacircolare ed appare sprovvisto di motividecorativi e simboli che richiamano alculto cristiano. Il pavimento è a mo-saico. L’altare presenta la decorazionedi tre torri di Babele. In passato vi erala seguente epigrafe, poi rimossa e ru-bata: “Pisano Pisanello distrutto fu daimori, sotto l’altar maggiore si trovano itesori”. In alto, vi è ben conservata laraffigurazione della volta celeste con lecostellazioni. Santa Maria della Portaha molte similitudini di stile con VillaMontoto, in Maruggio nel Tarantino.Quest’ultima è nel Salento l’unicoesempio conclamato di giardinomassonico.

il tacco d’Italia 18 Agosto 2009

L’ipotesi: un’originemassonica per SantaMaria della Porta a Galatina,

complesso semiabbando-nato e sconosciuto ai più. Le similitudini di stile con Villa Montoto, in Maruggio nel tarantino,unico esempio conclamato di giardinomassonico nel Salento, lo proverebbero

MANGIARESi affaccia diretta-mente sulla grotta Zin-zulusa ed offre, quindi,

un panorama unico. I piatti sonoquelli della tradizione salentina,presentati anche in versione “menuturistico”. Il ristorante “Orsa Mag-giore” è a Castro sulla litoranea 303per Santa Cesarea. Tel: 06-45540949.

DORMIRENel bel “quattro stelle”“Club Hotel Aurora edel Benessere” a Santa

Cesarea Terme; massaggi e vistameravigliosa dalle finestre, sono unmix infallibile per curare corpo e

spirito. Si trova in via Pola, 33. Tel:0836.949756.

FARE IL BAGNONella storia e nel mito, aPorto Badisco, dove Vir-gilio narra avvenne il

primo sbarco italico di Enea. L’ac-qua è talmente cristallina che,anche ad elevate profondità, si rie-sce a vedere il fondale.

IMBOSCARSIAl largo del mare di Ca-stro; affittate una barca(oppure un gommone) e

andate lontano. Non vi vedrà nes-suno. Tranne qualche paparazzo conmaxi-obiettivo alla ricerca di vip dastanare.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

Galatina. Santa Maria della Porta Ph: Mario Corrado

Essenziale e razionale. L’interno del complesso di Santa Maria della Porta è sprovvisto di decorazioni e di simboli cristiani (foto Mario Corrado)

Page 19: Tacco_62

SmirciareSbIRCIARE

Ph: Roberto Rocca

Chiesa del curato. Ugento.Perdersi nei vicoli dei paesini del Salento

è un’esperienza magica. Fatelo dopo le 22: sfilerete davanti ai salentini seduti per strada.

Ogni singola casa ha la sua crocchia che cicaleccia sulla soglia.Sbirciare nelle case, negli ortali, è cosa semplice:

la vita quotidiana ancora oggi ricorda la condivisione tipica delle case a corte,

quando le porte erano sempre aperte.

L’ALTRA COPERTIN

A

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Smirciare// //Sbirciare

di ANTONIO [email protected]

Agro di SalvePh: Roberto Rocca

I GUARDIANIdel campoATTRAVERSO LE CAMPAGNE SALENTINEALLA RICERCA DELLE TESTIMONIANZEDI ARCHITETTURA RURALE REALIZZATE PIETRA SU PIETRA

Page 21: Tacco_62

il tacco d’Italia 21 Agosto 2009

Dal capo di Leuca all’area greca-nica di Martano-Vernole-Me-lendugno, i ripari trulliformi della

penisola salentina sono conosciuti condiverse varianti dialettali: pajare, ca-seddhe, furneddhi, truddhi e chipuri.L’etimologia di truddhi ha fatto pensarealla tholos greca, della quale tramandala millenaria tecnica di costruzione,mentre il termine chipuri, di origine bi-zantina, è da tradurre con “guardianidel campo”.

Ubicati al centro o agli angoli della“cisura”, sono stati realizzati, così comei muretti a secco che delimitano i variappezzamenti di terra rossa, con il so-vrabbondante materiale litico locale.

Per poter ricavare dal terreno cal-careo e roccioso del luogo un po’ di

terra da arare e coltivare, i contadinihanno dovuto prima di tutto “spie-trarlo”, liberarlo dal pietrame.

Con i grandi blocchi di calcarecompatto e rotondeggiante o con la piùminuta pezzatura, sono stati ottenutele piccole dimore stagionali ed i murettia secco che caratterizzano l’habitat diFinisterrae. Utili a proteggere le colti-vazioni dal forte vento e dalla salsedineo elevati come muretti di contenimentoe di terrazzamento sulle pendenze di

un territorio di natura fortemente car-sica, fanno da sfondo a scenari sugge-stivi. Basta ammirare la loro “ mer-lettatura” nella zona costiera adriatica,da Leuca a Castro.

L’architettura rurale in pietra asecco connota in modo decisivo il pae-

saggio del Salento, disegnandolo conla geometria dei muretti e con le tipi-che costruzioni locali di forma tronco-piramidale (liame, terrazze) o tronco -conica. Simili manufatti sono stati rea-lizzati dagli stessi contadini o da arti-giani specializzati come i paritari o itruddhari. La tecnica di costruzionetrova la sua antichissima origine (terzomillennio a.C.) in tutto il contesto del-l’area mediterranea e orientale, prege-vole e affascinante nella sua immutataessenzialità e funzionalità.

La volta, costituita da anelli con-centrici di pietre aggettanti che si re-stringono fino alla lastra di chiusura(chiave di volta) spesso incisa con sim-boli religiosi, risale al sistema della tho-los greca.

Le pajare, ripari per dormire e perconservare gli attrezzi agricoli, talvoltadimore stagionali, costituiscono unaevoluzione e “traduzione in pietra”della primitiva capanna; si affiancanospesso ad altre strutture funzionali allavita agricola: aie, pozzi, spazi esterninecessari all’allevamento di animali (licurti, gli apiari), i forni, le spase e le lit-

Per poter ricavare dal terreno calcareoe roccioso un po’ di terra da coltivare,

i contadini hanno dovuto prima di tutto “spietrarlo”, liberarlo dal pietrame. Con i grandi blocchi di calcare o con la più minuta pezzatura, sono state ottenute le piccole dimore stagionali ed i muretti a secco

Le costruzioni di pietra che puntellano le campagne salentine. In queste foto, quattro differenti tipologie “architettoniche”, dalla più semplice alla più complessa, in cui più vani sono affiancaticome in una vera e propria casa

Ph: Cooperativa artistico-culturale “VarieMani”

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il tacco d’Italia 22 Agosto 2009

tere, piattaforme in pietra per l’essic-cazione di fichi e ortaggi, più frequentinel capo di Leuca. Nella terra dei fichetiera indispensabile sfruttare al massimoi prodotti del campo e difendere quelpoco che si riusciva a coltivare conadeguati sistemi a protezione; perciòspesso venivano erette alte recinzioni“a prua di nave”, dette paralupi inquanto adatte a difendere dall’incur-sione di animali selvatici.

Immutata nel tempo, la rudimen-tale tecnica di costruzione muraria si ètramandata fino ai paritari di oggi, unreticolato che a tratti ricalca quellodella centuriazione di età romana, evi-denziando a volte il riutilizzo di pie-trame di origine messapica.

Pur essendo primitiva la tecnicamuraria, le date incise sull’architravedelle dimore agresti che popolano lapenisola salentina, appartengono so-prattutto al XVIII o del XIX secolo. Laloro maggiore diffusione in tale periodoè dovuta ai cambiamenti socio-econo-mici relativi all’estremo frazionamentodella proprietà terriera.

In questo periodo sono stati erettianche i cosiddetti pajaruni o pagghia-runi. Preceduti da vestiboli e sedili inpietra, si impongono all’attenzione perle loro dimensioni: fino a 13 metri di al-tezza e 10 di diametro e per i loro gra-doni esterni, che possono arrivare finoa cinque. Vale la pena visitarne alcuni,da quello a due vani sovrapposti (papaFedele, Patù) che ha subito inoppor-tuni interventi cementizi di restauro,allu Trausceddu, sovrastato da unanello di conci tufacei con funzione dicolombaia e ormai inglobato nell’abi-tato salvese.

Monumentali e ingegnosi ricoverisono anche quelli situati nel territoriodi Presicce a Pozzo Mauro o in agro diRuffano: il trullo Ferrante. Tredici sonole rampe di scale del pajarune di Ac-quarica del Capo, munito di otto man-giatoie scavate nello spessore murario,all’esterno. Altri straordinari esemplarisono quelli di Acaya o Vernole, l’altrazona di maggiore diffusione.

A volte intatti nella loro bellezza enel contesto della natura circostante, avolte abbandonati al degrado o “rivisi-tati dal cemento”, costituiscono co-munque la maggiore attrazione delpaesaggio dell’estremo sud, tra banchidi roccia affiorante e fazzoletti di terra.

MANGIAREIn piazza Castello 17,ad Acaya (Vernole), il ri-storante tipico “I mi-

nuti piaceri” accoglie gli ospiti conla sua atmosfera calda e raccoltanel cuore della storia della città for-tificata. Tel: 0832.861351.

DORMIRE“Antica dimora B&B deiPepe”, nel caratteri-stico centro di Salve

(piazza Repubblica). Fa parte delcomplesso abitativo denominato“Palazzo Ceuli” di cui originaria-mente costituiva un unicum conser-vando tutt’ora l’accesso anche dalcortile barocco. Tel: 0833.599750.

FARE IL BAGNODa un lato i fichi d’Indiae la vegetazione sponta-nea; dall’altro l’im-

mensa distesa blu profondo. Attentiagli scogli, che sono piuttosto ripidi.Calzature adatte ed il bagno, a SanGregorio (Patù), sarà un piacere.

IMBOSCARSINelle campagne traSpecchia e Salve. Dietro(o dentro) un trullo

spazioso. Ce ne sono di bellissiminella strada che porta da Salve aTorre Pali. Immersi (e nascosti) traulivi e fichi d’India.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

Agro di Salve-Presicce. Simboli geometrici di probabile significato religiosonella pietra di volta di un trullo

Il destino del raccolto in mano al cielo. Una delle piccole cappelle votive che si vedono ancora oggi nelle campagne salentine

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il tacco d’Italia 23 Agosto 2009

Edificato in un sito di lontane ori-gini storiche con fortificazionimessapiche del IV secolo a.C.

(rocca romana, bizantina e poi sede dicontea normanna), il castello di Castroè attestato nei registri angioini del1282 ed annoverato (come quello diUgento) tra le fortezze di importanzanazionale.

Punto di approdo strategico, in po-sizione dominante, inespugnabile conil suo fossato, è situato nei pressi diuna chiesa bizantina (X secolo) allaquale è addossata la cattedrale roma-nica del XII secolo, a difesa di un pre-

stigioso vescovato, di cui si può ammi-rare il palazzo di età moderna (XV-XVIsecolo).

Più volte rimaneggiato nel corso deisecoli a causa degli assalti e delle in-cursioni dei Turchi (1480, 1537, 1573),fu ricostruito dai Gattinara (1572) e raf-forzato dal vicerè don Pedro de Toledo.

La sua imponente struttura, apianta quadrilatera con baluardi aiquattro spigoli, si presentava quasi di-strutta nel 1780, dopo essere apparte-nuta ai conti Lemos, che avevano erettola loro residenza al centro del castello,durante il regno spagnolo.

Da Castro, passando per Andrano eDepressa, è d’obbligo una sosta nellabella piazza di Tricase, sulla quale siaffacciano il palazzo principesco deiGallone (sede municipale) con le suetorri, originariamente parti di una for-tezza del XIV secolo e la barocca ChiesaMatrice, pregevole per le sue opered’arte. Poi via, verso gli antichi fortilizidi Tutino e Caprarica.

Dei nove torrioni di cui era munitala cinta muraria del castello di Tutino(XV secolo), anch’esso trasformato nellato principale in palazzo signorile, adopera dei feudatari Trane (1580), se nepossono ammirare quattro, al limite delfossato.

di ANTONIO [email protected]

Caprarica. Cinta muraria e torrione cilindrico del Castello

Smirciare// //Sbirciare

IL SALENTOfortificato

Dal borgo di Castro a quello di Caprarica del Capo,un breve itinerario tra due castelli

legati allo stesso nome (“mastro Antonio Renna da Tricase”),attraversando uno splendido tratto di scogliera a picco sul mare, scandito da torri costiere del XVI secolo come vedette sull’adriatico

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Arrivati a Caprarica, dopo aver am-mirato l’esterno, occorre visitare l’in-terno per scoprire una particolaritàinteressante: l’insieme architettonicoingloba nella sua struttura i resti di unachiesa che presenta caratteri stilisticie decorativi di origine gotica (fine XIVsecolo).

Sempre a pianta quadrangolare madi dimensioni ridotte e con piombatoiosul portale d’entrata, delimitato daquattro torrioni cilindrici marcati dacordone segna-piano, il castello di Ca-prarica è stato recentemente restauratodai proprietari (Bentivoglio). Costruitoin carparo, secondo una tipologia di ar-chitettura militare rispondente a fun-zioni difensive, a poca distanza dallacosta, risulta della stessa maestranzadel castello di Castro. Il fortilizio è in-fatti opera di mastro Antonio Renna daTricase.

Il suo nome, insieme alla data1524, era inciso sulla torretta dell’an-golo destro del prospetto, una iscrizioneriportata da Cosimo De Giorgi nei suoiBozzetti di viaggio (La provincia diLecce, 1878), della quale è stato rea-lizzato un calco, essendo l’originaleormai perduto. Si è invece conservatafino ai nostri giorni la lastra che, sul-l’architrave di una delle due colombaie,reca incisa la data 1555 e il nome di Vi-

cenzio Mellacca.Un feudatario chesegue nella pro-prietà del manieroa prestigiose fami-glie, dal dominusGiovanni de Amen-dolae (1377) aiDella Ratta, si-gnori di Alessano,dagli Orsini delBalzo ai de Capua,fino a Gallone diTricase.

Come per altricastelli, col tempoviene a diversifi-carsi e ad alterarsila sua originariafunzione, essendoin seguito adibitoa masseria. Stessadestinazione d’usodel resto ha subitola vicina abbaziadel Mito, sull’alto

della serra, i cui ruderi risalgono all’XIsecolo, un sito da raggiungere tor-nando sulla litoranea, dopo aver la-sciato Tricase e la sua quercia valloneadel XIII sec, e aver dato uno sguardo alcanale Rio.

Il percorso sulla scogliera adriaticaè un’occasione per ammirare splendidiscorci panoramici dall’alto delle fale-sie; il promontorio, come tutta la costasalentina, è caratterizzato dalla pre-senza delle torri di avvistamento, erettea poca distanza una dall’altra.

Appartenenti allo stesso efficace si-stema difensivo dei castelli del XVI se-colo e ad esso connesse, le torri diMiggiano, Diso, Capolupo e Andranouniscono il litorale ai vicini fortilizi diAndrano (1540), Depressa e di Tricase,Tutino e Caprarica del Capo.

Siano esse di forma tronco-conicao cilindrica, come quelle di originemedioevale, tra muretti a secco, mac-chia mediterranea ed oliveti, sovra-stano grotte marine dai fondalistraordinari.

il tacco d’Italia 24 Agosto 2009

MANGIARE“Grotta del Conte”, invia Duca del Mare n.2 aCastro, offre un am-

biente ricercato, immerso tra i coloridella vegetazione mediterranea. Tel:0836.943349.

DORMIRENel cuore della campa-gna tricasina, a metàstrada tra mar Adriatico

e mar Ionio, sorge il b&b “Borgo delGallo”. Lo trovate in via Roberto Ar-digò. Tel: 333.9141210.

FARE IL BAGNOMarina Serra, a Tricase, èuna scogliera ripidissimache toglie il fiato.

IMBOSCARSIIl lungomare Delle Agavi,ad Andrano marina, offreprivacy lontano dai ru-

mori e dal traffico. Il sentiero, arre-dato di panchine e vasi di geranidiventa la location ideale per coppiedi innamorati.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

Caprarica. Colombaia merlata del Castello

Di forma tronco-conica o cilindrica, le torri costiere sovrastano grotte marine.

Per conoscere da vicino tuttii castelli e tutte le torri vai suwww.iltaccoditalia.net

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il tacco d’Italia 25 Agosto 2009

// LE VIE DEI LUOGHI SACRIFin dall’età medioevale continuo è

stato il flusso di pellegrini che si diri-gevano a piedi verso lontane mete: aGerusalemme, a Santiago de Compo-stela o a Roma. Negli opuscoli deltempo, come la Guida del pellegrino diSantiago, un testo del 1140, sono ri-portate le tappe e i rischi ai quali an-dava incontro il pellegrino, nonché leusanze. Si partiva in gruppi e si cam-minava per 10-30 km al giorno. Du-rante il lungo percorso si trovavaospitalità presso monasteri e ospizi. Lamancata ospitalità comportava puni-zioni divine, era perciò considerata undovere religioso anche dai signori lo-cali. Si ritornava con un ramo di palmada Gerusalemme, con una conchigliada Santiago, o con le chiavi di S. Pietroda Roma.

// DI CHIESA IN CHIESA FINO A SANTA MARIA DI LEUCA

A FINISTERRAEper la perdonanza

LE STRADE SACRE DELL’ANTICHITÀ NEL SALENTO. IN CAMMINO TRA CHIESE MEDIOEVALI, PER I “CAMMINI SANTI”DELLA “ VIA MISTERIOSA ” O DEI SANTI MISTERI, O TRA PIÙ IMPERVI SENTIERI DI ORIGINE BIZANTINA SUL CRINALEDELLE SERRE SALENTINE: ERANO QUESTI I DUE TRACCIATI VIARICHE CONDUCEVANO I PENITENTI FINO AL SANTUARIO DEL PERDONO, A SANTA MARIA DI LEUCA

Smirciare// //Sbirciare

Taurisano.Il santuario della Madonna della strada

Santa Maria di Leuca.Il santuario.Ph: Roberto Rocca

di ANTONIO [email protected]

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Una diramazione della via Romeaportava a sud, verso l’Aquila (S. M. diCollemaggio) e il Gargano (S. Michelearcangelo). Si poteva proseguire fino allontano Capo di Leuca, dove molto sen-tita era la partecipazione ai pellegri-naggi. La diffusione del Cristianesimoin terra d’Otranto è documentata infattifin dalle prime forme di vita monastica.

Una delle più antiche testimonianzerisale al IV sec. d.C. E’ quella di Paolinodi Nola che, riferendosi ai territori traOtranto e Lecce, così scrive in una let-tera indirizzata a San Niceta che tornavanella Dacia (l’attuale Romania) attra-verso il Salento: “Quando passerai perOtranto e Lupiae, ti troverai tra una foltaschiera di fratelli e sorelle vergini che in-sieme cantano le lodi del Signore”.

Di lì a poco sorgevano i primi edi-

fici adibiti al culto, come la chiesa pa-leocristiana di Vaste, di cui restano lefondamenta, o quella di Santa Mariadella Croce a Casarano, nella quale siè ipotizzato che fosse custodita una re-liquia della vera croce.

Quest’ultima, detta chiesa di Casa-ranello, ricorda con il suo splendido or-nato musivo che simbolicamente alludeal Paradiso terrestre e la sua cupolettacon la croce giallo-oro al suo apice, lafede delle più lontane origini (V sec.d.C.). Uno svincolo la legava alla Traiana,la strada di epoca imperiale, sul cuitracciato erano disposte pure altre im-portanti chiese del Salento medioevale.Dall’abazia di S. Mauro (Gallipoli), at-traversando Alezio (la Lizza) e Parabita,si giungeva a Taurisano (Santa Mariadella Strada). Il percorso continuava poiper la cripta del Crocefisso di Ugento,e , ancora più a sud, oltrepassata Ve-reto, fino al santuario S. Maria di

Leuca, innalzato nello stesso arcaicoluogo dedicato al tempio di Minerva.

Finisterrae, meta dell’eterno reli-gioso pellegrinare… Attraverso i “cam-mini santi” e le vie “misteriose”, frottedi pellegrini, riconoscibili dal loro abbi-gliamento (cordone con rosario allacintola, largo cappello) e dai pochi og-getti a loro disposizione (bordone dalquale pende una zucca per la riservad’acqua e conchiglia per dissetarsi)percorrevano lunghi tratti a piedi, reci-tando i “Sacri misteri”. Seguivanoanche tratturi più impervi nella fitta bo-scaglia, sulle serre, secondo un trac-ciato di origine bizantina, come nelpercorso che partiva dalla chiesa S.Pietro (Galatina) fino a Sombrino. Daqui si poteva proseguire alternativa-mente o verso un itinerario che dalla

cripta della Coelimanna (Supersano) eS. Maria della Serra, attraversava lacripta del S.S. Crocefisso (Ruffano)fino alla chiesa di S. Maria della Strada

(Taurisano), oppure in direzioneOtranto.

Di chiesa in chiesa si arrivava co-munque a Leuca, luogo del perdonodei peccati. Da ogni parte d’Italia ed’Europa, soprattutto dalla Spagna edalla Francia. Del passaggio e dei con-tatti con i pellegrini francesi si trova,tra l’altro, testimonianza nel culto po-polare oppure in alcuni documentid’archivio.

Alla “perdonanza” in particolare sifa riferimento nei documenti del pe-riodo aragonese (perdonancia di SantaMaria de Leuche) fino al XVI secolo. E’per questo motivo che il re Alfonsod’Aragona, volendo placare “l’ira diDio”, si mette in cammino con i peni-tenti per un pellegrinaggio al santuariodi S. Maria di Leuca. Così fece pure suofiglio Ferrante che non mancò di visi-tare il santuario de finibus terrae.

Potenti e sudditi si avviavano versoil capo di Leuca, lungo i santi cammini,nella speranza della redenzione e delperdono.

Prima di arrivare alla meta si fer-mavano a Barbarano (Leuca piccola).Qui, a confortare i pellegrini, vi eranodormitori nei vani sotterranei, magaz-zini e luoghi di riunione, stanze con co-mignoli e pozzi per dissetarsi. Nellatradizione della devozione popolare po-teva essere questo il passo decisivo perottenere una grazia, e comunque, l’ado-razione della Vergine miracolosa “Re-gina dell’universo”, serviva certamenteper ottenere l’indulgenza, se non perassicurarsi il Paradiso!

MANGIAREAgriturismo “Le stan-zie”, a Supersano.L’ambiente è rustico e

confortevole. Si trova sulla Provin-ciale Cutrofiano – Supersano. Tel:0833 632311; 340 1088978.

DORMIREB&B “Altrov’è” è unadimora storica comple-tamente ristruttura nel

cuore del centro storico di Parabita(via San Nicola). Tel: 0833-595805;335-8315750.

FARE IL BAGNOOvviamente a SantaMaria di Leuca. Trovarsia metà tra Ionio ed

Adriatico non è da tutti i giorni.

IMBOSCARSII dintorni di Supersano,proprio nei pressi dellacripta della Coelimanna

offrono scorci suggestivi ed una di-mensioni sospesa che “ispira”. Perchi preferisce il mare, il top è la sca-linata che porta al santuario diLeuca. Di sera è praticamente de-serta. Fermatevi ai primi gradini...potrebbe mancarvi il fiato...

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

Una delle più antiche testimonianze risale al IV sec. d.C. E’ quella di Paolino di Nola che, riferendosi aiterritori tra Otranto e Lecce, così scrive in una lettera indirizzata a San Niceta che tornava nella Dacia(l’attuale Romania) attraverso il Salento: “Quando passerai per Otranto e Lupiae, ti troverai tra una foltaschiera di fratelli e sorelle vergini che insieme cantano le lodi del Signore”. Nella foto: la processionedel venerdì santo a Gallipoli

Ph: Roberto Rocca

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il tacco d’Italia 27 Agosto 2009

LA “SUPERSTRADA” ROmANAfino a Leuca

Lungo

LA VIA SALLENTINA, POSSENTE“SUPERSTRADA” DELLE ORIGINIROMANE, AGGREGA ANCORAOGGI. UN TRAIT-D’UNION TRA DUE ANTICHI LUOGHISACRI, META DI PELLEGRINAGGI: LA CRIPTADEL CROCEFISSO A UGENTO E LA CHIESA DI S. MARIA DELLA CROCE, A CASARANO. UN ITINERARIO CHE VALE LA PENA DI PERCORRERE

Smirciare// //Sbirciare

di ANTONIO [email protected]

Testimonianza della viabilitàdel sud-Salento in età ro-mana. E’ un tratto della via

Traiana, detta Sallentina (Isec.d.C.), prolungamento della viaAppia: da Roma a Brindisi (portoper l’Oriente) e Leuca, risalendopoi verso Taranto, secondo untracciato probabilmente preesi-stente.

Le infrastrutture dell’impero ro-mano, le diramazioni e i prolungamentidella via Appia, la più antica della Pu-glia, (Roma - Benevento - Taranto - Brin-

disi - S. M. di Leuca) rendevano certa-mente più agevoli le comunicazioni, co-stituendo un’alternativa alle millenarierotte marittime. Era perciò diventato fa-cile muoversi “via terra più che viamare”, sosteneva Strabone. Per avereun’idea: una sola giornata si impiegavaper il tratto da Lecce (Lupiae) a Otranto(Hydruntum).

Come era organizzata la rete stra-dale del tempo? I percorsi che dalla ca-pitale conducevano alle città dell’im-pero romano, attraverso le prime mo-numentali arterie stradali a doppia cor-sia, erano dotati di piazzole per lestazioni di sosta, utili ai viandanti che

potevano rifocillarsi e dissetarsi. Oltrealle mutationes provviste di abbevera-toi e indispensabili per il cambio deicavalli, potenti e insostituibili mezzi dilocomozione del tempo, non manca-vano gli alberghi di riposo (mansiones),per i tragitti più lunghi. Il tracciato via-rio era scandito dalle pietre miliari, ubi-cate in modo equidistante al fine diindicare i “passi”: un miglio equivalevaa 1481 metri circa. Insieme ad essesono giunte fino a noi anche lapidi ecolonne con epigrafi, testimonianzeoggi conservate nei musei pugliesi. Trale informazioni incise sulle colonne mi-liari: le distanze, i nomi dei promotori,

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il tacco d’Italia 28 Agosto 2009

le date, i finanziamenti. Non mancanotesti con espressioni di gratitudine daparte della popolazione locale per imagistrati che avevano diretto i lavoridi pavimentazione e di acciottolatostradale.

Sulla Ugento-Casarano è ritornatoalla luce un tratto della via Salentinache terminava a Finisterrae (Santua-rio di S. M. di Leuca). Un asse viarioche, congiungendo Veretum (Patù) aUxentum, continuava a nord in dire-zione Alezio-Nardò. Ci si avvicinava cosìad un altro luogo fortemente segnatodal culto: la chiesa di Santa Mariadella Croce.

Un trait d’union tra due antichi luo-ghi sacri, lungo la via di età romana,meta di pellegrinaggio verso il santua-rio di Leuca, documentato anche da al-cuni toponimi delle stazioni di sosta,come quello della stazione dei “Vetti”nei pressi di Casarano, “Culine” ad Ale-zio o da “Pozzu Latu” nella stessaUgento.

Proseguendo oltre le mura messa-piche di località Porchiano, ben visibilidalla provinciale Ugento-Casarano, èoggi possibile verificarne la direzioneextra-urbana e il prolungamento viario,testimoniato dalle lastre di pavimenta-zione in calcare.

Sono infatti tornati alla luce i bloc-chi litici della pavimentazione stradalein allineamento, il piano di acciottolato,insieme a pietrame ed a frammenti diceramica di varie dimensioni. Alcuniresti sono da contestualizzare in am-bienti chiusi con pareti, di cui riman-gono i laterizi. Ma sono stati rinvenutinelle vicinanze anche contenitori dagliimpasti giallo-ocra, ma anche a vernicenera, ceramica antica e frammenti invetro.

Ci troviamo quindi di fronte a unpercorso aggregante all’insegna del-l’archeologia e del culto religioso e del-l’arte. Due straordinari contesti sto-rico-artistici, a poca distanza l’uno dal-l’altro, che nelle loro volte, se pur con

esiti stilistici del tutto diversi, rinviano,tra l’altro, ad un campionario figura-tivo composto prevalentemente di mo-tivi animali, vegetali e geometrici eastrali.

Dagli effetti di elegante compo-stezza che caratterizzano gli straordi-nari mosaici della volta absidale di S.Maria della Croce (V-VI sec.d.C.) aquelli fantasiosi ed espressionisticidella volta della cripta del Crocefisso(XIII sec.), realizzati ben sei secoli dopo,secondo un registro del tutto differente.Un itinerario che vale la pena di per-correre, per entrare in una dimensioneche, sotto lo sguardo ieratico delleicone bizantine e gotiche, assume co-munque le stesse valenze culturali esimbolico-religiose.

MANGIARENella “Masseria San Ni-cola” a Patù si riscoprela tipica masseria sa-

lentina del ‘500, già residenza estivadell’ultimo primo ministro borbonicoLiborio Romano. Si trova in localitàSan Nicola. Tel.: 0833.752243;0833.752116; 329.158603.

DORMIREL’hotel “Baia dei Turchi”ad Otranto (via Fonta-nelle) offre servizi di alto

livello a chi pretende una vacanza dialto livello. Tel: 0836805643; mail:[email protected].

FARE IL BAGNOAd Otranto, già che cisiete. Agli Alimini vi senti-rete completamente ab-

bracciati dalla natura.

IMBOSCARSIChe cosa c’è di megliodelle dune sabbiose chesi trovano sotto costa? Il

mare di fronte crea l’atmosfera. Lemarine di Ugento ne offrono numerosiesempi. Un consiglio: il pino d’Aleppo,con la sua larga chioma che arriva aterra, è un’ottima tana d’amore. At-tenti agli aghi!

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

La “superstrada” romana era il prolungamentodella via Traiana,

// OTA CA TROvI

UN IPPODROMO CON I NUMERIUna pista lunga 1000 metri ed un

percorso totale di ben 1500 a cui si ag-giunge un circuito d’allenamento di 600metri. Ancora: 150 box che crescerannocon le esigenze della struttura, 20 termi-nali per l’accettazione delle scommesse,una tribuna da 2mila posti ed una ca-pienza di 10mila spettatori. Terzo in Pugliasolo in ordine di tempo ma primo per im-piantistica, l’ippodromo di trotto e ga-loppo nato all’interno del village Euroitalia,a Casarano, ha tutti i numeri per imporsiall’attenzione di sportivi e non. Nel mesedi agosto sono previste quattro gare ditrotto: l’11, il 15, il 21 ed il 31, tutte dalleore 20 alle 23. L’Euroitalia si trova sullastrada provinciale per Collepasso; tel:0833.591617; www.euroitalia.net.

Ugento. Cripta del crocefisso

Casarano, Santa Maria della Croce.Il mosaico dell’arcata

a sua volta prolungamento della via Appia. Arrivava a Finibus Terrae ed era dotata di piazzole di sosta di cui v’è traccia oggi, nei nomi delle contrade rurali

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il tacco d’Italia 29 Agosto 2009

di LAURA [email protected]

Smirciare// //Sbirciare

PER RESTAREA GUARDARE

Musei diversi.SPESSO LA MERAVIGLIA COLPISCELO SGUARDO NELLE STRADINE NASCOSTE, DIETRO L’ANGOLOMENO RAGGIUNGIBILE, PIÙ CHE NELLE SALE MUSEALIDELLE METROPOLI CAOTICHE. ALCUNI CONSIGLI PER RIMANERE A BOCCA E AD OCCHI APERTI

Grandi musei accanto a re-altà espositive meno cono-sciute, per suggerire ai

turisti in visita in Salento dei per-corsi imbattuti. Un modo “altro”di conoscere il patrimonio arti-stico e culturale di terrad’Otranto. Di musei “diversi” ilSalento è ricco.

// LEUCA. L’ARTE AI PIEDIDEL SANTUARIO

Il Museo di arte moderna e con-temporanea Vito Mele è allestito in duesale attigue al santuario di Leuca edespone opere di artisti locali, nazionalied internazionali.

Vito Mele ne è il fondatore ed il di-rettore artistico. Ecco alcuni nomi di ar-tisti esposti: Medardo Rosso, VincenzoVela, Gaetano Martinez, Arnaldo e GiòPomodoro, Ugo Nespolo.

Il Museo Vito Mele è in piazza Gio-vanni XXIII a Santa Maria di Leuca. Tel:347.9344827. www.museomele.it

// IL PRIMO IN PUGLIA

Fondato nel 1868 da SigismondoCastromediano, duca di Cavallino, dacui prende il nome, il Museo Sigi-smondo Castromediano di Lecce è ilpiù antico della Puglia. Conserva nu-merose testimonianze della civiltà mes-sapica e degli insediamenti romani.

Nella sezione preistorica è stata rico-struita la Grotta dei Cervi di Porto Ba-disco, con interessanti pitture rupestri.Nella Pinacoteca, sono esposti dipintiche documentano gli influssi bizantini eveneziani sul lavoro degli artisti locali,dal medioevo fino al XVIII secolo. Unasezione è dedicata alle cosiddette artiminori. Si trova in viale Gallipoli 28, aLecce. E’ visitabile gratuitamente dal lu-nedì al venerdì dalle 9 alle 13.30 edalle 14.30 alle 19.30; domenica e fe-stivi dalle 9 alle 13.30. Tel: 0832 307415.

// CALIMERA. PALADINI DELLA NATURA

Ph Marco Maraca

“Studio per medaglia”, Giò Pomodoro.Un’opera in bronzo conservata nel museo “Vito Mele”a S.M. di Leuca

Per conoscere da vicino tuttii castelli e tutte le torri vai suwww.iltaccoditalia.net

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Il museo di storia naturale di Cali-mera è una struttura composita, dove sitrovano un museo comunale e un Os-servatorio faunistico provinciale, unicanel suo genere in Puglia, per varietà disezioni e per il servizio di pronto inter-vento sulla fauna selvatica. Accoglieoltre 500 animali all’anno.

E’ in via Europa 95 ed è visitabiletutti i giorni tranne il lunedì dalle 9.30alle 12.30 e dalle 17.30 alle 20.30.Costo del biglietto, 2,60 euro (ridotto,1,60 euro; per le scolaresche, 2,50euro, incluso visita guidata). Info:0832.875301 www.museocalimera.it.

// TUGLIE TRASMETTELA STORIA

Il materiale oggi esposto nel Museodella radio di Tuglie era una collezioneprivata, accumulata in 40 anni da Sal-vatore Giuseppe Micali, direttore delmuseo, con un passato da caporadio-telegrafista della Marina Militare. Glistrumenti in mostra, 140 in tutto, se-guono un itinerario storico che va dallafine dell’800 ai primi del ‘900. Il Museodella radio è in via Vittorio Veneto 114,a Tuglie. E’ aperto il martedì, giovedì esabato dalle ore 17 alle 20; il sabatoanche di mattina, dalle 9 alle 12.

Luglio e agosto: dal lunedì al ve-nerdì dalle ore 18 alle 21; il sabatoanche di mattina dalle 9 alle 12. Ilcosto del biglietto è di un euro. Info: tel:0833.597747; fax: 0833.597124;www.museoradiotuglie.it.

// SAN CESARIO. ARTE NAIF

Il museo sorge lì dov’era la casadell’artista naif Ezechiele Leandro econsta di una galleria e di uno spazio

aperto adiacente, definito il “Santuariodella pazienza”, che conservano dipinti,disegni, bassorilievi, composizioni, ter-recotte, sculture. Il museo sorge in viaCerundolo 26, a San Cesario di Lecce.E’ una struttura privata, visitabile suprenotazione. Info e prenotazioni:0832.200120; 349.3626430; [email protected];www.museoleandro.it.

// CASARANO. COME MARCINELLE

Quello di Casarano èl’unico museo del minatorein Italia ed il secondo in Eu-ropa, dopo quello di Marci-nelle. Inaugurato nel mag-gio 2005, è nato dalla vo-lontà di Lucio Parlotto, mi-natore in Belgio ed oggidirettore della struttura, di rac-cogliere tutti i documenti relativi al di-sastro di Marcinelle. Il museo delminatore si trova in via Astore (neipressi di piazza San Giovanni Elemosi-niere) ed è aperto tutti i giorni dalle ore9 alle 13 e dalle 16 alle 20. Le visitesono gratuite, tuttavia le offerte dei vi-sitatori sono sempre ben accette. Info:0833.599287; 340.3359090.

// GALLIPOLI. DI TUTTO UN PO’

Il museo civico di Gallipoli è un ti-pico museo ottocentesco, che raccogliei materiali più vari. Sorge nella partevecchia della città e vi si arriva percor-rendo le caratteristiche stradine delcentro storico. Il primo edificio in cuisorse il museo, l’ingresso di un ospe-dale, risale al ‘700.

Il museo civico si trova in via Anto-nietta De Pace 108, a Gallipoli. E’

aperto tutti i giorni dalle ore 10 alle13 e dalle 18 alle 21. Costo del bi-

glietto 1,5 euro. Info: 0833/264224.

// UGENTO. MUSEO E LABORATORIO

Il museo archeologico di Ugentosorge nel complesso conventuale di “S.Maria della Pietà”. L’esposizione rac-conta le vicende dell’abitato ugentinonelle diverse fasi cronologiche attra-verso i materiali ritrovati negli anni nelsottosuolo ugentino.

Non si tratta, tuttavia, di un tradi-zionale museo espositivo. La strutturamette a disposizione spazi per la di-dattica, per le attività scientifico-cultu-rali, per il restauro dei materiali.

Si trova in via Della Zecca; tel0833.555819. E’ visitabile gratuita-mente. Da settembre a giugno: martedì,mercoledì, giovedì e venerdì dalle ore 8alle 13.30; domenica dalle ore 9 alle12.30.

Luglio eagosto: damartedì a do-menica dalleore 9.30 alle12.30.

il tacco d’Italia 30 Agosto 2009

MANGIAREAmbiente ultramodernoe profumo di carne allagriglia; a Galatina

(viale Ioni 24) il “Pepe nero” vi la-scerà soddisfatti. Tel: 0836-562511.

DORMIREMassimo confort eduna accoglienza da re.Sulla Tuglie-Alezio, pre-

notate presso “Tenuta La BaronessaResort”. Tel: 0833 597340.

FARE IL BAGNOSe ci si vuole sentire veriprotagonisti dell’estate:Gallipoli, località Punta

della suina. Si consiglia costume allamoda.

IMBOSCARSIA Casarano, la collinettadella Madonna dellaCampana (ad est della

città) continua ad offrire, da de-cenni, silenzio ed atmosfera a ra-gazzi ed ex ragazzi. La vista, dalassù, è splendida.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

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SALENTINELE TRADIzIONI

Ph: Roberto Rocca

Ugento, centro storico.Le tradizioni salentine riescono ancora oggi ad essere autentiche.

Come quella di stendere per strada le coperte più preziose per rendere omaggio al Corpus domini portato in processione.

L’usanza ottiene un triplice obiettivo: compiere un atto devozionale,coprire agli occhi del Signore i muri scalcinati, gareggiare

con il vicinato per la bellezza del corredo.

E cose te quai

L’ALTRA COPERTIN

A

Page 32: Tacco_62

E cose te quai// //Le tradizioni salentine

di VALENTINA [email protected]

Ph: Roberto Rocca

la tarantaDOvE TI PIzzICA

il tacco d’Italia 32 Agosto 2009

Melpignano.La Notte della Taranta. Il pubblico balla al ritmo della pizzica

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Impresa ardua pensare di poterscovare ancora a Galatina qual-cuno di quegli sguardi persi, teneri emacabri allo stesso tempo, chenella notte tra il 28 ed il 29 giugnosi nascondevano nei capelli arruf-

fati e inseguivano minacciosi i cu-riosi per piazza S. Pietro. Le famosecrisi delle “tarantate” sembranoaver abbandonato “la terra del ri-morso” rimanendo intrappolate inun passato folkloristico. In ereditàci hanno però lasciato i luoghi deiloro tormenti e dei riti di guarigione,insieme a punti interrogativi affa-scinanti. Così la cappella di S.Paolo, nella sua penombra, donaancora oggi particolari suggestioni:chi era stata morsa dal ragno cor-reva intorno a quel piccolo altare,

Una volta che la taranta ha “pizzi-cato”, è difficile liberarsi dall’effettodel suo veleno. Si può scegliere tra

due strade: chiedere la grazia al santo(San Paolo o San Rocco) visitando insegno di devozione i luoghi del suo pas-saggio, oppure ci si può abbandonare al-l’euforia che il morso comporta. E ballare,suonare, scatenarsi per tutta la notte.

Proponiamo un percorso a tre tappe,per i Comuni più “tarantati”, ovvero Gala-tina, Melpignano e Torrepaduli (Ruffano).Ognuno di essi vive il morso a suo modo,tra tradizione ed innovazione, mondanità esenso religioso autentico.

SPUTO E DANzA

LÌ DOVE SAN PAOLO SI FERMÒ PER RIFUGIARSI DAI PERSECUTORI,SORSERO I LUOGHI DI PURIFICAZIONE DAL MORSO DEL RAGNO VELENOSO

nella terra del rimorso

Un particolare della tela conservata sull’altare della cappelladi San Paolo. Dal recente restauro sono emersi, oltre alla tarantola,anche un serpente ed uno scorpione, segno che San Paolo fosseprotettore dal morso di ogni animale velenoso

A pag. 34, le sorelle Farina.Nella tela, esse sono raffigurate accanto al santo. La tradizionenarra che fossero dotate dello “sputo guaritore” dal veleno della taranta

Melpignano

Page 34: Tacco_62

il tacco d’Italia 34 Agosto 2009

sorseggiava l’acqua miracolosa delpozzo, si arrampicava sui cornicioni, sisedeva sul tabernacolo, si sdraiava aterra, imitando il comportamento del-l’avvelenato, sia che l’imitazione fossedel tutto indipendente da una reale sin-drome tossica (avveniva nella maggiorparte dei casi), sia che si innestasse inun episodio iniziale di aracnidismo. Laforma estrema di questa imitazione erala caduta improvvisa dei tarantati alsuolo con il respiro “talora affannoso,talora gemente, spesso immobili edesamini”.

Il tarantismo è un fenomeno storicoreligioso che affonda le sue radici nelMedioevo e che trascina con sé nei se-coli una formazione prevalentementecontadina caratterizzata proprio dalsimbolismo della tarantola che morde eavvelena e della musica, della danza,dei colori che purificano dal morso. Alveleno delle tarantole “non si trovaaltro medicamento che ‘l suono de’ mu-sicali stromenti, sfogando gli morsicaticol ballo quel pestifero umore”, soste-neva il domenicano Arcudi. Ma è im-portante sottolineare come a Galatinamancasse una vera e propria terapiamusicale e ci si soffermasse soprattuttosulla facoltà risolutrice attribuita al-l’acqua del pozzo della cappella, sitain quelle case che, secondo un ano-nimo, ospitarono prima S. Pietro e poiS. Paolo.

Il restauro della tela che si trovavasull’altare della cappella ha però ancherivangato la tradizione dello sputo gua-ritore. Nel quadro infatti, accanto allafigura di S. Paolo, ci sono due donne,presumibilmente le sorelle Farina, pro-

prietarie del complesso delle cosid-dette “case di S. Paolo”. È il palazzoTondi-Vignola, poi Congedo, oggi Marra-Tedesco, di cui è parte integrante lacappella di S. Paolo. Queste due donnesono quelle che l’Arcudi indica comedotate dello sputo risanatore.

Quello che la tradizione tramandaci viene esplicitato dal medico NicolaCaputi nel 1741: “È fama presso i cit-tadini (di S. Pietro in Galatina, ndr) chel’apostolo S. Paolo, dopo la predica-zione di S. Pietro, mentre navigava versoi nostri mari, qui (a Galatina, ndr)giunse in incognito per timore dei per-secutori, fermandosi per una sola nottein una casa proprietà di un uomo pio. Igalatinesi raccontano varie storie su

questa visita ma, ciò che è più impor-tante, affermano che S. Paolo abbiachiesto a Dio che a quell’uomo pio, perricompensa alla sua pietà, fosse con-cesso a suo favore e a quello dei suoidiscendenti di sanare tutti quelli chefossero morsi da animali velenosi…”.Nella tela, grazie all’opera di restaurodi cui si è interessato il museo Castro-mediano di Lecce, sopra la firma di

Francesco Saverio Lillo sono venuti allaluce anche un serpente, uno scorpioneed una tarantola ad indicare forse pro-prio quella tradizione che vuole S. Paoloprotettore contro ogni animale velenosoe non solo contro il celebre ragno.

La cappella di S. Paolo in Galatinaè la forma stabilmente visibile di unculto che, caso quasi unico nell’oriz-zonte della religiosità cattolica, fino allafine del Settecento non aveva ancoraun luogo fisico dove poter essere eser-citato. Tra quelle mura si assisteva ascene sfrenate, a volte troppo libertine,

tanto che si procedette alla scomunicadella cappella (nonostante oggi, nelgiorno di S. Paolo, vi si celebri ancora lamessa). L’orizzonte simbolico del ta-rantismo non prevedeva però solo ta-rantate ballerine e canterine. C’eranoanche quelle “tristi e mute”, associatea stati d’animo depressi. L’antropologoErnesto De Martino spiega che “perquanto di norma spettasse al ritmodella tarantella sciogliere la compo-nente depressiva variamente affiorante,i tarantati occasionalmente non gradi-vano tarantelle ma musiche improntatead accorata nostalgia”. Si arrivava aconstatare che in casi come questi ilsimbolo del tarantismo non operava af-fatto, suoni e colori non sortivano ef-fetto ed il tarantato si aggirava nelperimetro cerimoniale come se cer-casse invano di immettersi in una vi-cenda che gli restava estranea.

Rimangono affascinanti tutte le fasidel rito che si sviluppava già dallapiazza antistante la cappella. Nel corsodelle indagini etnografiche, sempre diDe Martino, sono venuti a galla parti-

quindi ci si affidava soprattutto alla facoltà risolutrice dell’acqua del pozzo della cappella, sita in quelle case che pare ospitarono prima S. Pietro e poi S. Paolo

A Galatina mancava la tradizione della “terapia musicale”,

ed una tarantola: secondo la tradizione, infatti, S. Paoloera protettore contro ogni animale velenoso. Nella tela,al Santo due donne, forse le sorelle Farina, dotate dello “sputo risanatore”

Il restauro della tela di San Paoloha svelato un serpente, uno scorpione

Al centro dell’attenzione. Una tarantata si dimena in piazza per liberarsi dall’effetto del veleno

Il pozzo di San Paolo. Chi vi beveva, guariva dal morso velenosodella taranta

Le sorelle Farina.

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il tacco d’Italia 35 Agosto 2009

colari per qualcuno inediti, come il ri-tuale della fune immaginaria alla qualequalche tarantato fingeva di reggersidurante il ballo, quasi a mimare il ragnoappeso alla ragnatela. L’esorcismo mu-sicale del tarantismo utilizzava anchenastri multicolori, spade, specchi e tantialtri oggetti che erano messi a disposi-zione del pizzicato intorno al perimetrocerimoniale. Si parla anche di vasi dibasilico, cedrina, menta e ruta comestimolo olfattivo.

Oggi di tutti quei gesti e quei sim-boli rimangono le mani sui tamburellidi tutti coloro che vogliono evocare iritmi di quei particolari suoni dal valoreterapeutico; rimangono dei nastri ap-pesi agli strumenti a ricordare comeallo stimolo dei suoni facesse riscontroquello dei colori.

// “IL TARANTISMO NON È UNA CREDENZA”

Il fenomeno del tarantismo è unodei più controversi e, nello stessotempo, affascinanti, che il Salento co-nosca. C’è chi gli dà natura sociale-an-tropologica. Chi, invece, ci crede fer-mamente. Come Benito Derniolo, edi-colante di Galatina. Con i suoi fratellierano appena più che ventenni. Anchela sorella Lucetta aveva pressappoco lastessa età. In quegli anni si trovavano aLatina (Lucetta è poi rimasta lì). In unagiornata come le altre, tutti insieme sta-vano pranzando in giardino. “Quando,all’improvviso, Lucetta si mette a gri-

dare in un modo che non avevo maisentito. Piangeva forte e noi non riusci-vamo a calmarla. Ci accorgemmo didue piccoli fori che le erano apparsi suldito e che la facevano agitare per terradal dolore. Quando guardai con più at-tenzione, vidi un ragno, una tarantolagrossa e nera che ebbi subito l’istinto dischiacciare con il piede. Raccolsi il ve-leno giallo che ne uscì e l’animaleormai morto in una scatolina e, intanto,accompagnammo Lucetta in ospedale.Vedevo il suo viso cambiare colore e di-ventare viola, azzurro, giallo e bian-chissimo. I medici le somministraronodue dosi di calmante che, dopo qual-che ora, le diedero pace, anche se ildito e l’intera mano rimasero gonfi perqualche giorno. In ospedale diedi aimedici la tarantola ed il veleno. Con-fermarono che si trattava di una taran-tola velenosa”.

// DA DIONISO ALLA TARANTAE’ sorto nel 2005 nel cuore di Ga-

latina, alle spalle della cappella di San

Paolo, il Centro sul tarantismo, dovesono raccolte fotografie, documenti,racconti e varie pubblicazioni sul feno-meno delle “tarantolate”. Il centro è ge-stito dall’associazione “Centro studi sultarantismo e costumi salentini” ed èaperto al pubblico nei giorni di lunedì,mercoledì e venerdì, dalle ore 10 alle12 e dalle 17 alle 20.

// U SANTU PAULUAhi Santu Paulu meu de le tarante pizzichi le caruse, pizzichi le caruse, a mezzu l’anche.E santu Paulu meu te le tarante pizzichi le caruse, pizzichi le caruse tutte quante.Santu Paulu meu de Galatina famme ‘na grazia a mia, famme ‘na grazia a mia ca’ sun la prima.Santu Paulu meu de Galatinafammela ‘ccuntenta, fammela ‘ccuntentasta’ signurina.Ahi Santu Paulu meu de li scurpiuni pizzichi li carusi, pizzichi li carusi li pantaluni.Ahi Santu Paulu meu de li scurpiuni pizzichi li carusi, pizzichi li carusi a li cujuni.E Santu Paulu meu de Galatina lassatila ballare, lassatila ballare sta signorina.Ahi Santu Paulu meu de Galatina...facitece ‘na grazia, facitece ‘na grazia ‘sta mattina...

Èdiventato l’appuntamentopiù atteso dell’estate,

forse dell’intero anno. “LaNotte della Taranta” è un“concertone” capace di ca-lamitare, dal 1998, adulti egiovani in una bolgia di mu-sica e ballo unica nel Salento(e non solo). Il nome del-l’evento si lega alla tradi-zione dei famosi morsi delragno facendo venire inmente i luoghi che maggior-mente sono legati ai riti puri-ficatori per i tarantati. Così iltour della taranta passa dipaese in paese per tutto ilSalento fino a concludere ilsuo cammino a Melpignanocon l’evento finale: il mega-concerto al quale prendonoparte artisti di fama interna-zionale.

L’intuizione di trasfor-mare i ricordi del passato inun presente festoso che coltempo si è sempre più al-

lontanato da ciò che la piz-zica rappresentava per dive-nire stimolo per grandicollaborazioni artistiche e

coinvolgere i più grandi in-terpreti della musica nonsolo italiana, si deve al-l’Unione dei Comuni dellaGrecìa Salentina e dell’isti-tuto Diego Carpitella di cui èsocia fondatrice la Provinciadi Lecce.

E a chi ha tentato piùvolte di criticare l’aspettoeccessivamente “trendy”che ha assunto quest’evo-cazione del passato, Melpig-nano risponde che è dasnob parlare così di un’op-erazione di riesumazione diun fenomeno che ormai eramorto. Ogni anno, grazie aquesta festa, si producequalcosa di nuovo, si pro-duce cultura nel gioco di-namico del recupero edell’innovazione.

FARSI PIzzICARE A mELPIGNANOC’È CHI NE CRITICA L’ASPETTO MODAIOLO E MEDIATICO. EPPURE PER CHI VOGLIA RESPIRARE A FONDO IL PIACERE DI BALLARE AL RITMO DELLA PIZZICA E TIRAR TARDI, LA NOTTEDELLA TARANTA È UN APPUNTAMENTO DA NON PERDERE

Benito Derniolo, edicolante di Galatina. Ha visto con i suoi occhi la taranta in azione

Melpignano. La chiesa del convento degli Agostiniani, che si affacciasulla piazza dove si svolge il concerto finale della notte della taranta

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Itamburelli, le zacareddhe (nastrini co-lorati portafortuna), le litanie. I cantivia via più energici, i vestiti che ondeg-giano assecondando i movimenti delcorpo. La gente che guarda, che si ab-bandona alla musica, le ronde, i coltelli.I profumi, i colori, l’aria calda di metàagosto. Le persone, le migliaia di per-sone curiose, appassionate, incantate.La festa di San Rocco è una festa da vi-vere, almeno una volta, per intero, nellapiazza di Torrepaduli (frazione di Ruf-fano) dedicata al santo, presa d’assaltodai turisti e dai devoti, dal pomeriggiodal 15 agosto fino all’alba del 16.

Bisogna essere lì per respirare quelsenso di mistero che si ricrea, ognianno, fuori dal santuario.

Perché se è vero che i media na-zionali ed internazionali negli ultimianni hanno portato questa festa allaribalta, determinandone la diffusionefuori dai confini provinciali entro iquali essa si muoveva un tempo, è purvero che l’atmosfera magica che sipercepisce va assaporata in primapersona.

La festa di San Rocco non è unafesta “alla moda”. Essa conserva an-cora oggi quello spirito devozionale chel’ha caratterizzata dalla sua nascita. An-cora oggi i credenti giungono in pelle-grinaggio a piedi dai paesi vicini fino alsantuario; ancora oggi, anche se menofrequentemente di un tempo, percor-rono la navata in ginocchio fino allastatua del santo, chiedendo una graziao ringraziando di averla ricevuta.

Ancora oggi, baciano quella scul-tura con la commozione di trovarsi da-vanti a San Rocco in persona, ac-carezzandola con il fazzoletto che poi sipassano sul volto.

E’ questo l’aspetto intimo dellafesta. L’aspetto magico. Che non si èperso, nonostante abbia avuto grandediffusione l’altro aspetto, quello piùspettacolare, dei balli, delle ronde, delduello. Il ballo che tiene svegli tutta lanotte si chiama “pizzica-scherma”. E’un tipo particolare di pizzica, un tempodetta anche “il ballo degli zingari”. Nonha valenza catartica dal morso della ta-ranta o funzione taumaturgica dall’ef-fetto di altri animali velenosi; si ca-

ratterizza, invece, solo per il suo esserefinalizzata al divertimento sociale. Ladanza è costituita da un rituale ac-compagnato dal suono di armoniche etamburelli.

I movimenti mimano un combatti-mento con i coltelli. Scopo della danzaè cercare di sfiorare l’avversario tramitele fasi fisse di provocazione, attacco, di-fesa, finte, colpi proibiti. I presentifanno cerchio intorno ai suonatori eballerini, formando le “ronde”. Le ori-gini di questo ballo sono da ricercarenel fatto che la festa in onore di SanRocco era, anticamente, l’unica occa-sione in cui contadini e zingari pote-vano incontrarsi. I primi per acquistarela carne che i secondi vendevano, pro-prio nel corso della festa.

E proprio durante la festa si tentavadi risolvere eventuali controversie cheerano sorte nei periodi precedenti. “Nevitimu a Santu Roccu”, si diceva (“Civediamo il giorno della festa di SanRocco”). Ancora una volta, la danzacon i coltelli (un tempo ci si feriva dav-vero, oggi la danza è solo evocativa delduello) decretava il vincitore. E il mo-tivo del contendere era dimenticato.Fino all’anno successivo. Quando, lanotte di San Rocco riproponeva il tea-tro per una nuova lotta.

MANGIARENel suggestivo centrostorico di Melpignano,alle spalle della chiesa

San Giorgio, il ristorante-pizzeria elounge bar “Kalì” offre raffinate spe-cialità di cucina locale e atmosferada favola. Sorge in via Verdi, 33; tel:0836.433003; 393.6960834.

DORMIRENel cuore di Galatina(corte Baldi, 2), cittàd’arte, quattro residenze

storiche restaurate formano l’hotelPalazzo Baldi. Ambiente antico e tec-nologia all’avanguardia sono le parole

d’ordine della struttura. Tel: 0836568345; 0836 564835.

FARE IL BAGNOProvate a percorrere lascogliera di Porto Badi-sco, vicini vicini al mare,

e a guardare di sotto. Le acque sonotalmente cristalline che si vede ilfondo. Un bel tuffo e ci sarete dentro.

IMBOSCARSILa campagna ruffaneseè ampia e tranquilla.L’ideale per chi vuole

coniugare riservatezza e natura.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

NON È UNA FESTA “ALLA MODA” EPPURE È SEMPRE IN VOGA. MERITO DEL PURO SENSO DEVOZIONALE E DELLA VOGLIA DI BALLARE E “DUELLARE”FINO ALL’ALBA

NE vITImUa Santu-

di LAURA [email protected]

// OTA CA TROvI

LA NOTTE DI SAN ROCCO DIVENTA “FONDAZIONE”L’obiettivo è valorizzare il patrimonio culturale. Ferragosto non è ferragosto, infatti,

senza danza delle spade. Così nasce la fondazione “Notte di San Rocco pizzica, tambu-rello e scherma in ronde”.

La fondazione è in via Santa Maria Sanità n. 115.www.fondazionenottedisanrocco.it

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il tacco d’Italia 37 Agosto 2009

E cose te quai// //Le tradizioni salentine

di FLAVIA [email protected]

A CIASCUNO la sua sagra

SAPORI TIPICI E DEVOZIONE RELIGIOSA. ED ECCO FATTA L’ESTATE IN TERRA D’OTRANTO

Èin occasione delle sagre edelle feste patronali che siincontra il Salento più auten-

tico. È nell’atmosfera della festapopolare, che si può coglierenell’anima salentina un misto disapienza, cordialità e vivacità.

Le più famose e frequentate sono:la sagra della patata (a Felline, frazionedi Alliste), che si tiene attorno al 20 lu-glio; la festa della pitta rustica (la pa-gnotta rustica), organizzata a Castri-gnano de’ Greci press’a poco neglistessi giorni; la sagra del pane di Cursi(fine luglio) e la sagra te lu ranu di Liz-zanello, sempre negli stessi giorni.

Ad agosto, gli appuntamenti diven-tano più strong: la sagra della scebla-sti (un pane tipico della Grecìasalentina) a Zollino (i primi del mese);la sagra della piscialetta a Surbo (lapiscialetta è focaccina preparata con iresidui della lavorazione del pane e in-saporita con spezie e peperoncino), lasagra te li cannolicchi cu le cozze, a S.Isidoro (Nardò), ovvero una pasta fattain casa con le cozze nere. Sempre adagosto non si può mancare alla sagrade la purpetta a Felline, per veri inten-ditori. Sempre i primi del mese, ad Ac-quarica del Capo si tiene la sagradell’olio d’oliva.

Da non perdere è la Festa della“municeddha” (lumaca) organizzata aCannole sin dal 1985. In quattro magi-che serate d’agosto il piatto principaleè la municeddha, soffritta, arrostita o alsugo. Circa 70mila presenze ogni annogiungono a Cannole per gustarla.

La seconda decade d’agosto, a Col-lemeto, frazione di Galatina si tiene lasagra del peperone e della melanzana.

Tra le grandi sagre di fine estate c’èla Festa te lu mieru di Carpignano sa-lentino, storico appuntamento: “speri-mentata” nel 1974 e “istituziona-lizzata” l’anno successivo è stata unadelle prime feste non religiose. Si tienei primi di settembre.

Sempre a settembre (prima de-cade), a Vernole c’è la sagra te latrippa e te la carne te cavallu; a Ta-viano, la sagra te le mennula brustu-lita (mandorla abbrustolita); a Lecce lasagra te la cecora resta (dopo il 15). Afine settembre (dopo il 20) Galatonededica una giornata alla festa te la sitae te lu cutugnu, ovvero della mela-grana e della melacotogna.

// LE FESTE PATRONALINon perdete le fiere, i fuochi d’arti-

ficio, le luminarie, gli addobbi e le im-mancabili bande musicali che animanole feste in onore dei santi patroni dellecittà.

A Carpignano salentino è festagrossa il 2 e 3 luglio in onore della Ma-donna della Grotta: luminarie, proces-sione, banda e fuochi pirotecnici siattengono alla tradizione.

Il 16 luglio Matino festeggia la Ma-

La moniceddha. Cannole le dedica una sagraassai apprezzata

Appetitose polpette. In sagra a Felline, ad agosto

Cursi, fine luglio. Se volete parteciparealla sagra del pane

Ph: Roberto Rocca

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il tacco d’Italia 38 Agosto 2009

donna del Carmine; la stessa ricorrenzaè moto sentita anche a Tuglie, che or-ganizza una festa che si protrae per piùgiorni; il 25 e 26 Cursi onora la Ma-donna dell’Abbondanza.

Ma la festa più conosciuta del Sa-lento resta quella di San Rocco a Ruf-fano. Istituita nel 1862, si svolge il 15e il 16 agosto (si veda pag. 36)..

Nel percorso del forestiero in Terrad’Otranto non può mancare la tappa aMelpignano e della Notte della Taranta(si veda pag. 35). Per una full immer-sion nella tradizione musicale, l’idealeè la Notte della pizzica di Ugento, chesi svolge tra il 14 e il 15 agosto.

Negli stessi giorni (14, 15 e 16agosto) ad Otranto si tiene la festa deiSanti Martiri per ricordare la strageperpetrata dai turchi nel 1480.

A fine agosto, 24 25 e 26, Lecce de-dica ben tre giorni ai suoi tre santi pa-troni: S. Oronzo, S. Fortunato e S.Giusto. Anche Campi salentina festeg-gia S. Oronzo, ma il 1° settembre; asettembre (8-9) Taurisano è in festa perla Madonna della Strada cui è dedicatoil santuario. Molto sentita è anche la ri-correnza dei Santi Medici, il 25 e 26settembre. Si festeggia a Nardò, Gala-tone, Galugnano ed Ugento. La terzadomenica di settembre Lucugnano è infesta per la Madonna Addolorata.

MANGIARESi chiama “Posto di-vino” ed il nome ètutto un programma.

Sorge nella bella piazzetta di Felline(frazione di Alliste). Dove, ad ogniora, si sentono i rintocchi dell’orolo-gio della chiesa. Piazza Castello; tel: 0833.985275.

DORMIREL’hotel Petraria offreconfort e silenzio; i bal-coni aprono su im-

mense distese di oliveti e sul mare.Si trova a Cannole, in largo VittorioVeneto; tel: 0836.318351.

FARE IL BAGNOA S. Isidoro (Nardò), lacosta diventa bassa esabbiosa. Un isolotto di

fronte alla torre ha la forma di unamano che accarezza l’acqua. Da vedere.

IMBOSCARSIDurante la festa delvino, a Carpignano sa-lentino ogni occasione è

buona per brindare. Fatelo per unpo’ di volte e poi ogni posto vi sem-brerà quello giusto.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

CENARE. E, INTANTO,ANDAR PER MARE

Apparente-mente è unhotel-ristorante,a quattro stelle,ad Otranto.Basta varcare lasoglia di “Cortedi Nettuno” per

rendersi conto che non è solo que-sto. Custodisce al suo interno pre-ziosi oggetti di marineria eracconta l’amore per il mare. Bus-sole, oblò, timoni, bozzelli, àncoree mappe nautiche, di tutte le epo-che storiche. Tali oggetti, rinvenutie raccolti in ogni parte del mondo,ora sono un importante valore ag-giunto per la struttura ricettiva.Corte di Nettuno si trova in via Ma-donna del passo, ad Otranto.

Tel: 0836.801832; www.cortedinettuno.it.

// OTA CA TROvI

LUCUGNANO. 14MILA VOLUMI SU DUE PIANI

Nel palazzo (ora museo, diproprietà della Provincia) di Lucu-gnano (Tricase), nel pieno centrodel paese, è stata allestita la bi-blioteca intitolata a GirolamoComi. Lì il poeta trascorse gli ul-timi anni di vita (e vi morì nel1968). Si trova in piazza Comied è visitabile gratuitamente.

Tel: 0833 784537.

GALATINA. BENVENUTI A CASA DI DANTE

La chiamano “Casa di Dante” ed èuna biblioteca di 50mila volumi, tuttociò che lo studioso cerca. Si trova in viaPietro Siciliani 5 e risale agli anni Set-tanta. Opera dell’architetto Martinez, ènata con lo scopo di raccogliere i libriche si accumulavano in casa dello stu-dioso Aldo Vallone. Info: 0836.564304.

V. C.

// OTA CA TROvI

// OTA CA TROvI

IL SALENTO A PORTATA DI CLICK

Per essere aggiornato in temporeale su tutto ciò che accade in terrasalentina, basta andare su www.il-taccoditalia.net, il primo quotidianoon line del Salento. Attualità, cronacae inchieste da tutti i Comuni del Sa-lento, ma anche grande spazio adeventi di ogni genere: sagre, feste,concerti, spettacoli e chi più ne hapiù ne metta. A chi abita il taccod’Italia, in estate come in inverno,non resta che scegliere. E per man-tenersi in contatto con la terra dellevacanze, ci sono i blog, i forum, le no-tizie commentabili ed aperte a tutti.

// OTA CA TROvI

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Ccattareshopping

Ph: Roberto Rocca

Castrignano del Capo. Pila e cisterna in una casa a corte.Il grande contenitore scavato nella pietra (la pila) e la cisterna dove veniva

raccolta l’acqua piovana erano beni di prima necessità, gestiti in condivisione dalle famiglie che vivevano

nelle case a corte. Questa, era il luogo delle attività comuni, come il ricamoe il cucito. Dopo le fatiche dei campi e della casa le donne si ritrovavano

per passare il tempo, lavorando ancora, e chiaccherando. L’arte dei lavori femminili è custodita oggi da poche talentuose artigiane,

alcune riunite in cooperativa.

L’ALTRA COPERTIN

A

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il tacco d’Italia 40 Agosto 2009

Ccattare// //Shopping

di IRENE TOMA

CONTINUANO A FAR DA TRAMITE TRA LA TERRA E CHI LA VIVE.PERCHÉ DELLA MATERIA CHE LA TERRA PRODUCE SONO GLI ALCHIMISTI, CAPACI DI TRARRE FUORI L’ORO DA QUALUNQUE METALLO INFORME. SONO GLI ARTIGIANI SALENTINI, ANTICHI CUSTODI DI UN’ARTE CHE PROPRIO NELLA CAPACITÀ D’INNOVARSI COSTRUISCE IL SUO FUTURO

MAni che fanno magie

Gallipoli. Nelle strade del centro storicosi vedono ancora anziani artigiani che intrecciano il giunco

Ph: R

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il tacco d’Italia 41 Agosto 2009

// CON SCALPELLO E MARTELLO

Lavora la pietra ormai da quasivent’anni Gina Ottaviano di Casarano(48 anni) di professione scultrice. Lasua passione in realtà è sempre stata lapittura, sin da quando frequentava illiceo artistico di Lecce e successiva-mente la facoltà di Architettura all’Uni-versità di Roma.

Ma la passione e la grande abilitàmanuale l’hanno spinta a continuareun’arte caratteristica del territorio: lalavorazione di pietre come il carparo edin particolare la pietra leccese.

Un materiale che si trova facil-mente nelle cave e che si lavora pa-zientemente con scalpello e martelloin un primo momento, per dar formaal blocco e poi si rifinisce con raspe ecarta vetro per renderla liscia e di bel-l’aspetto. Per proteggere il prodotto fi-nito si applicano infine sostanzeidrorepellenti e traspiranti perché “lapietra leccese - sottolinea Gina - è unmateriale assorbente e l’acqua devescivolare e non penetrare sul manu-fatto”.

Molti i lavori da lei realizzati come lebasi dell’acquasantiera per la chiesa delCanneto (Gallipoli), una targa in memo-ria di una maestra per la scuola ele-mentare IV Novembre (Casarano) edancora interventi di restauro come perl’altare maggiore della chiesa dell’Im-macolata (Casarano) e la basilica diSanta Croce (Lecce). Tel: 340.1782610.

// MEZZ’ORA DI POESIA.ECCO IL TAMBURELLO

Il suo simbolo? Il re danzante,quello che si trova nelle famose grottedi Porto Badisco. Questo già dice tantosu Biagio Panico artista del tamburello.

Egli, di origini andranesi, andava aTorrepaduli per vendere i tamburelli dimesciu Ninu, ovvero Nino Sancesario, ilpiù grande maestro di tamburelli. “Hovenduto i tamburelli di muesciu Ninuper sei anni ed è stato lui il mio mae-stro”. E’ così che Biagio spiega l’iniziodella sua avventura con i tamburelli,un’avventura che va avanti da più didieci anni. Per la costruzione si partedal cerchio (in genere largo da 6 a 10centimetri e di diametro variabile da 20centimetri a 2 metri) rigorosamente difaggio (proveniente da Firenze o dallaCalabria). Su tale cerchio successiva-mente con una particolare macchina,detta “combinata bucatrice”, si effet-tuano dei fori nei quali applicare poi isonagli di rame prodotti da fogli di“banda stagnata”. Infine un lato delcerchio viene chiuso dalla vera animadel tamburello, la parte sulla quale sci-vola e batte la mano del suonatore. Sitratta di pelle di capra, capretto e avolte montone. Pelle già conciata che

dopo essere stata a bagno per circamezza giornata, viene fissata al cerchio.Per fare un tamburello, basta una mez-z’ora; ma non è così facile. E’ un lavorocreativo, artistico e, ormai, rivalutato intutto il mondo.

Il laboratorio di Biagio Panico è invia S. Rocco a Torrepaduli (Ruffano);

tel: 0833.693007.

// TUTTO PARTÌ DA UN MORSOSUL COLLO

Per chi non si accontenta di “vi-vere” il morso della taranta per unasola sera, ma lo voglia portare sempreaddosso, segnaliamo l’iniziativa di“Arte&Gioielli Panzeri”, una gioielleriadi Collepasso (amministratore, GiorgioPanzeri), che ha inventato “tarantula”,il gioiello della Notte della Taranta. Sot-toscrivendo un protocollo d’intesa conl’istituto Diego Carpitella, proprietariodel logo “Notte della Taranta”, Panzeriha ottenuto la possibilità di utilizzarlo

la parte sulla quale scivolae batte la mano del suonatore. Si tratta di pelle di capra, capretto e a volte montone

Un lato del cerchioviene chiusodalla vera animadel tamburello,

Gina Ottaviano, scultrice, Casarano

Biagio Panico, artista del tamburello, Torrepaduli

Taratula. Il ciondolo che ha dato inizio alla collezione

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in cambio di un contributo che sarà in-vestito dall’istituto per attività di ri-cerca.

Partendo dalla realizzazione di unciondolo in argento di lavorazione arti-gianale, “Arte&Gioielli Panzeri” orapensa a tutto: collane, bracciali, monilidi ogni tipo, anche da appendere al cel-lulare.

Collezione completa, dunque. Conla taranta che fa da filo conduttore.

Per informazioni: 339-1409148;www.tarantula.it; [email protected]

// TOMBOLO, NON SOLO FILI

“Imparare a regola d’arte”. È que-sto il concetto fondamentale sul qualesi basa l’associazione “Non solo fili” diRuffano, esistente ormai dal 1998.Un’associazione che nasce dalla vo-lontà di alcune donne salentine di farrivivere l’arte del tombolo e che oggiruota attorno alla figura centrale diAnna Pirelli. E’ lei ad insegnare a regolad’arte il tombolo ai vari soci dell’asso-ciazione. In particolare colpisce la bra-vura e la passione di Elisa Marra e

Mariarosaria Viva che, nonostante lagiovane età, nel giro di pochi anni sonodiventate abilissime in quest’arte. Esono anche espertissime sulla storiadel tombolo. Ricordano, ad esempio,che nasce in Italia nel XVII secolo ma sisviluppa in Francia, dove la corte erapiù ricca e sottolineano come in Pugliasi trovano i primi manufatti solo dallafine del 1800.

Il tombolo altro non è che un saccoriempito di crine (lungo da 30 a 90centimetri) sul quale si fissa il disegnodel lavoro che bisogna produrre. Su taledisegno viene fissato con degli spilli ilcotone lavorato e intrecciato con co-stanza e pazienza attraverso i fuselli.Sono questi dei legnetti che adun’estremità hanno raccolto il cotonee che, maneggiati sapientemente (innumero variabile da 14 a ben 500), at-traverso i vari intrecci (come trina,punto a giorno, rete, fili girati…) dannovita ad un ricamo fine e prezioso.

Altre informazioni su www.non-solofili.it o ai numeri 0833.690637 e0833.694201.

// CARO PALEDDU

È Acquarica del Capo la patria delgiunco. Un materiale povero che permolti anni nel passato ha dato da man-giare a tante famiglie che di giunco vi-vevano. Tutti lavoravano il giunco adAcquarica, come la signora Maria Ve-rardo, da sempre spurtara. È così che sichiamano ad Acquarica le donne che sidedicano a questo mestiere, spurtaraovvero cestaia, perché qui le sportesono i cesti per portare le frise, i bi-scotti, il pane e si fanno di giunco. Haimparato ad intrecciare sottili fili digiunco uno nell’altro “da sola; a casaguardavo le mie sorelle che lavoravano.Io ero la più piccola”.

Non si sa quando gli acquaricesiabbiano scoperto questo materiale cheda sempre gli uomini raccoglievanodalle paludi del Tarantino e del Leccesee che ebbe tanta fortuna sino alla fine

del 1800, quando l’industria de-cadde e restò in vita solo la pro-duzione di tipo familiare. Intornoal 1930 nacquero piccoli opificiche radunavano circa 20 cestaiema finì anche questo tipo di pro-duzione. Oggi infatti il giunco pa-lustre, detto paleddu, non vieneapprezzato come si dovrebbe. Imotivi sono diversi: il materialecosta tanto, ne serve troppo e civuole troppo lavoro.

Il laboratorio di Maria Ve-rardo è in via De Gasperi adAcquarica del Capo; tel.:0833.722041.

In bianco e nero. Una anziana “spurtara” diAcquarica del Capo intenta a lavorareElisa Marra e Mariarosaria Viva, Ruffano

// L’ARTE DI CASTALDO

Ezio Castaldo, Casarano

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il tacco d’Italia 43 Agosto 2009

// MAGICA CARTAPESTA

Nasce nel 1600 l’arte della carta-pesta e nel Salento non poteva nascereche a Lecce dove, all’epoca, la fortepresenza degli ordini religiosi richie-deva una produzione non indifferentedi statue per le processioni. Per fortunaè un’arte che non si è persa, anzi. La si-gnora Rosaria Vallara lavora la carta-pesta da più di 20 anni e vende le suestatue in tutta Italia, e non solo. Primala cartapesta si produceva con i gior-nali lasciati a macerare in acqua in-sieme a degli stracci, oggi invece siacquista già pronta. Per costruire una

statua si parte dalla sua anima, ovverodall’interno, preparata con un bustinodi filo di ferro impagliato. Testa, mani epiedi sono sempre in terracotta, soloper statue sacre sono di carta, chesono più grandi ma costano di più.

Successivamente si fa la vestizionedel bustino con la cartapesta bagnatadi colla prodotta con acqua, farina digrano e solfato di rame che permettealla statua di non essere attaccata dainsetti e dunque di rimanere intatta persecoli. La carta si può, in seguito, “fo-cheggiare” con dei ferri per eliminarepossibili giunture.

Solo alla fine si colora.Il laboratorio di Rosaria Vallara è in

corso Vittorio Emanuele 2 a Lecce. Tel:338.8243279.

// LE MANI NELL’ARGILLA

Una vita con le mani nella terra, manon una terra qualsiasi, è argilla. Lavoracon pazienza e maestria Antonio Colì,di Cutrofiano, di professione figulo. Siparte da blocchi di argilla che, intornoagli anni ’40, si estraeva direttamentedai pozzi di Cutrofiano. In questo paesedi origine messapica, collocato nelcuore del Salento, la produzione dellaterracotta è una tradizione. Oggi, l’ar-gilla che si lavora arriva dalla Toscana(Arezzo) perché è filtrata e quindi privadi sassi o elementi estranei, dunquepura. Tali sostanze infatti, a lavoro ulti-mato, possono alterare la superficie delprodotto che invece deve essere liscia.L’argilla viene lavorata sul tornio che siruota spingendolo con il piede (se siproducono oggetti grandi), o con il pe-dale (se si producono oggetti piccoli).Ottenuto il prodotto di argilla viene la-

sciato essiccare all’aria. Successiva-mente si mette a cuocere nel forno per12 ore di cottura e 12 di raffredda-mento ad una temperatura intorno ai1000 gradi. Il prodotto a questo puntoè grezzo e può essere venduto così op-pure subire altra lavorazione. Conti-

la produzione della terracotta è una tradizione antichissima

A Cutrofiano,paese di originemessapica,

Rosaria Vallara, artigiana della cartapestaLecce

Antonio Colì, figulo-ceramista di Cutrofiano

Gioielli come opere d’arte. Unici.Realizzati su misura del cliente. EzioCastaldo è il titolare di una gioielleriache prende il suo nome, Castaldo gio-ielli, che sorge in pieno centro a Casa-rano e quasi si nasconde tra le stradee le altre vetrine.

Basta varcare la soglia per entrarein una dimensione magica. I rumoridelle auto ed il vociare della gente re-stano fuori. Dentro, è tutto un susse-guirsi di emozioni; lo sguardo si perdepoggiandosi da un gioiello all’altro; imetalli che brillano e le pietre colorateraccontano di una manualità oggi quasidimenticata.

Punta di diamante dell’atelier dipreziosi è il lavoro su ordinazione. Ca-staldo produce, infatti, pezzi unici; ilsuo assomiglia un po’ al lavoro, ormaidesueto, del sarto.

Una volta studiato insieme alcliente il gioiello da produrre, tramitefotografie e disegni, questi indosseràl’oggetto non ancora finito per valu-tarne le proporzioni e la qualità. Il rap-porto diretto e partecipativo con ilcliente consente di soddisfare ogni suaesigenza. Indossare un manufatto unicoè un’emozione unica.

Castaldo gioielli è a Casarano, inpiazza San Giovanni Elemosiniere, 24.Tel: 0833.501625.

Preziosa ed unica. Una delle creazioni di Ezio Castaldo

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nuando infatti il prodotto viene dise-gnato, smaltato e rimesso nel forno. Edecco perché viene chiamato terracotta.

Il laboratorio di Antonio Colì è sullavia per Corigliano d’Otranto a Cutro-fiano.

MANGIAREIl nome della trattoriaè già un programma:“La grande abbuffata”.

Si trova ad Acquarica del Capo, incorso Colombo. Offre cucina tipicasalentina. Tel: 0833727677; mail:[email protected]; www.lagrandeab-buffata.net.

DORMIREAl b&b “Li chiani” a Cu-trofiano. L’ambiente èsemplice e raffinato. La

camere sono arredate con gusto edè possibile anche fare colazione sulterrazzo. Intanto, si prende il sole.Via Calatafimi 3, Cutrofiano. Tel:328.6764469; 328.1376294;www.lichiani.com.

FARE IL BAGNOSan Cataldo è la ma-rina leccese più vicinaal capoluogo. E’ carat-

terizzata da spiaggia finissima edacqua piuttosto bassa. Dopo le ma-reggiate si riempie di conchiglie.Uno spettacolo da vedere.

IMBOSCARSIIl centro storico di Ca-sarano è esteso e silen-zioso; soprattutto è il

top della discrezione e della riserva-tezza. I basoli e le strade strette fa-ranno da cornice retrò alle vostrepasseggiate romantiche. Per ledonne: attente ai tacchi, se voleteevitare figuracce che ostacolino il“prosieguo” della serata.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

GIUNCO IN MOSTRADire Acquarica del Capo è dire la-vorazione del giunco e realizza-zione di cesti e cestini. Un museo,nato all’interno della sede comu-nale, valorizza la peculiarità delposto. Il Museo del giunco palustre(inaugurato il 27 dicembre 2008),custodisce al suo interno l’anticamemoria di una comunità. Si trova presso la sede comunalein piazza dell’Amicizia ed è visita-bile gratuitamente. E’ aperto neigiorni di apertura degli uffici co-munali. Tel: 0833 730068.

// oTA CA TRoVi

QUANDO IL PASSATORIEMERGE PER CASOQuando alcuni anni faLuciano Faggiano, pro-prietario di un immobilenel centro storico diLecce, decise di sosti-tuirne le tubazioni sot-terranee, non avrebbemai pensato di trovare,sotto il pavimento diquella dimora storica,un vero tesoro archeo-logico. Faggiano decisedi restaurare la strut-tura, con la messa anudo del banco roc-

cioso e lo svuotamentodi tutte le opere sca-vate in roccia, facen-done un vero e propriosito archeologico, in cuiconoscere da vicino piùdi 2mila anni di storiasalentina.Il museo Faggiano sitrova a Lecce in viaAscanio Grandi, n.56; èaperto ogni giorno dalle9.30 alle 13.00 e dalle16.00 alle 20.00. Si ri-

chiede un’offerta perl’associazione culturaleIdume che si occupadel mantenimento dellastruttura.Tel: 0832/300528;www.museofaggiano.it.

// oTA CA TRoVi

SALENTO APERTO TUTTOL’ANNOE’ un fitto calendario di eventi e mani-festazioni. E’ anche un modo, assai ef-ficace, per scoprire o riscoprire ilSalento. Non quello pubblicizzato egià sotto i riflettori, ma quello più si-lenzioso e quasi segreto. Dunque, èutile sia ai turisti sia agli stessi salen-tini. E’ l’iniziativa “Città aperte”, unprogetto firmato da assessorato regio-nale al Turismo e da Apt, l’azienda dipromozione turistica della Provincia diLecce. Propone percorsi studiati adhoc con l’obiettivo di esaltare la

natura e le antiche tradizioni del terri-torio che fanno da sfondo ai riti e alleusanze locali nei campi della fede,dell’enogastronomia o dell’artigia-nato. Per una vacanza completa eduna conoscenza vera dei posti che sivisitano. Apt è a Lecce, in via MonteSan Michele, 20; tel: 0832.314117;www.viaggiareinpuglia.it/aptlecce;[email protected]

// oTA CA TRoVi

Passeggiata al mercatino del gusto di Maglie.Una delle iniziative di Apt

Museo Faggiano.Un affresco del ‘500

Cisterna visitabileabbiano scoperto il giunco, che da sempregli uomini raccoglievanodalle paludi del Tarantino e del Leccese

Non si sa quandogli acquaricesi

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Acquistare in Salento vuol direportarsi dietro un pezzod’estate. Ecco pronta per i

“forestieri” (così vengono chia-mati dai salentini i turisti, gli“stranieri” in visita in Terrad’Otranto) una guida alle fiere emercatini. Dove comprare costapoco. Ma ciò che si acquista haun valore inestimabile.

Spesso le fiere si svolgono in con-comitanza di ricorrenze religiose; altrevolte sono “100% laiche”. Hanno pres-s’a poco tutte la stessa forma, perchédiventano occasione per vendere ed ac-quistare più tipologie di prodotti.

Ecco le principali. La prima decade di luglio, a Gua-

gnano, si tiene la fiera dei SantiCosma e Damiano; la prima domenica

di luglio, invece, Supersano organizzala fiera del bestiame. Poco dopo, l’11luglio, a Presicce si svolge la fiera diSan Vito e attorno al 16-17 luglio aSalve la fiera di Santa Marina. Il 20luglio a Castrignano del Capo è invecefiera della Madonna del Canneto; il30 luglio, a Corsano, c’è la fiera di SanBiagio.

Ad agosto le fiere si susseguono

il tacco d’Italia 45 Agosto 2009

Ccattare// //Shopping

AndARper bancarelle

UN LUNGO E PIACEVOLE TOUR PER PORTARE A CASA, DALLE VACANZE, UN PEZZO DI SALENTO ED UN PEZZO D’ESTATE

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occaUna tipica bancarella salentina, come se ne vedono in tutte le fiere

che si rispettino. Ogni domenica poi, spuntano nella piazza principale del paese, e dopo la messa è d’obbligo acquistarne un sacchetto. Il pranzo domenciale non è tale se non c’è la “quantiera” (vassoio di dolci) e le “noccioline”. Qualunque sia la merce in vendita, mandorle, pistacchi, arachidi, si chiamano genericamente così.

di FLAVIA [email protected]

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con maggiore frequenza. Molto sentita,a Veglie, è la fiera di San Francesco,che viene organizzata entro la primadecade del mese; il 6 e 7 agosto, a SanDonato di Lecce si tiene la fiera di SanDonato, abbinata alla sagra che haluogo di sera. Negli stessi giorni, a Mon-tesano, c’è la fiera di S. Antonio.

Per una full immersion nella tradi-zione musicale salentina, l’ideale è laNotte della pizzica di Ugento, che sisvolge tra il 14 e il 15 agosto, con ban-carelle e stand di prodotti tipici. Neglistessi giorni a Trepuzzi vi è la fiera dellaMadonna Assunta.

Ma la fiera più conosciuta e sugge-stiva del Salento resta quella di SanRocco a Ruffano. Istituita nel 1862, sisvolge il 15 e il 16 agosto ed è affolla-tissima.

Nel percorso del forestiero in Terrad’Otranto non può mancare la tappa aMelpignano, il piccolo centro grikoormai conosciuto a livelli mondiali, inoccasione del concertone della Nottedella Taranta. Lì trova tamburelli, stru-menti musicali tipici. Ed anche, ovvia-mente, buon cibo e buon vino.

Bestiame, attrezzi agricoli e mercedi ogni tipo – vestiario, accessori,piante, prodotti tipici e chi più ne hapiù ne metta – si possono trovare nellafiera che si svolge a Lecce, dal 24 al 26agosto, in onore di Sant’Oronzo, pa-trono della città.

A fine agosto si tiene a Vaste (Pog-giardo) una fiera “culturale”: si trattadella fiera delle trozzelle, il tipico vasomessapico adoperato soprattutto perprelevare l’acqua dai pozzi, in abbina-mento a carrucole chiamate trozzule.Nell’area di Vaste è stato spesso ritro-vato nelle tombe femminili.

Assai sentita è anche la fiera dellaMadonna delle Grazie. Si svolge a Co-rigliano d’Otranto l’8 settembre.

// I MERCATINI DELLE MERAVIGLIE

Al turista collezionista o sempliceappassionato di oggetti antichi, si con-siglia di curiosare tra tantissime ban-carelle del mercatino delle pulci diCasarano (si svolge il terzo sabato delmese) oppure di visitare il piccolo esuggestivo borgo fortificato di Acaya, apochi chilometri da Lecce, dove si tieneil Mercatino dell’antiquariato e delmodernariato (prima domenica delmese). Da non perdere, in agosto“Mancaversa in fiore” (piazzetta dellerose), la mostra dei bellissimi fiori col-tivati a Taviano. Ne vengono espostequantità incredibili.

Storico mercatino dell’usato è“Mercatino” di Lecce, vero apripistadel genere nel territorio. Dal 1995 èpunto di riferimento per chiunque vo-glia assicurare una dignitosa colloca-zione ed un meritato riutilizzo alle

proprie “cose vecchie”. Sorge su unasuperficie di 350 metri quadrati edospita di tutto. A prezzi da non credere.Si trova in via S. Grande 3/a ed èaperto dal lunedì al venerdì dalle ore10 alle 13 e dalle 17 alle 20; il sabatosolo di mattina. Tel: 0832 344507.

Anche a Casarano c’è un mercatinodell’usato del genere. Vi si possono tro-vare oggetti di ogni tipo, dall’abbiglia-mento ai giocattoli, dai fumetti ai cdmusicali agli utensili per la cucina. Inogni periodo dell’anno. Ma oltre ad og-getti di seconda mano (tutti in buonecondizioni) presso il mercatino di Sal-vatore Rausa si possono trovare ancheoggetti mai usati (in molti casi ancoraconfezionati con il cellophane originale)provenienti dalla chiusura di attivitàcommerciali. Anche in quel caso, comeper gli altri oggetti, il prezzo imposto èpari alla metà dell’originale; vale lapena approfittarne. E’ in via CarmeloPreite 20; tel: 0833.501626

MANGIAREAll’“Antica Masseria IlCarrubo”, sulla stradastatale 16 Lece-Maglie,

a Corgiliano d’Otranto. Offre cucina ti-pica ed uno sfizioso cortiletto con tor-rente e ponticello. Tel. 0836.320687.

DORMIRENel cuore di Taviano, invia Corsica, 95. La lo-canda “A casa tu Mar-tinu” sorge in un’antica

dimora del 1700. Per un soggiornod’altri tempi. Tel.: 0833.913652;www.acasatumartinu.com.

FARE IL BAGNOIl lido Sunrise a PortoCesareo è uno degli am-bienti “in” dell’estatesalentina. Per sentirsi i

protagonisti dell’estate, bisogna farcialmeno una visita (ed un bagno).

IMBOSCARSINelle campagne attornoa Poggiardo. Lì tutto pro-fuma di storia e di cul-

tura. Ideale per trovare l’ispirazione.Provate a fare un giro nella zona ar-cheologica di Vaste. Passato e presentesi incontrano.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

VISITARE IL SALENTO. VIRTUALMENTENon è un invito a rimanere a casa eguardare il Salento in cartolina. Sem-mai, il contrario: fare un tour virtualepreventivo per scegliere, già prima dipartire, le mete preferite e così, unavolta arrivati in terra salentina, nonperdere neanche un attimo della pro-pria vacanza per organizzare e deci-dere. Il portale che fa al caso vostro èwww.belsalento.it; offre soluzioni chevanno dall’alloggio alla ristorazionealla visita di paesaggi e monumenti e,dunque, la possibilità di costruire unavacanza su misura. Per mantenersi

sempre aggiornati sugli eventi piùcool, tutti rigorosamente made in Sa-lento. Per uno sguardo più allargato,c’è poi www.laterradipuglia.it. Tramiteil portale si possono anche acquistareprodotti tipici pugliesi. E far arrivare,per direttissima, un po’ di Puglia acasa propria.

// oTA CA TRoVi

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// IL RE DELLA CUCINAIl re della tavola salentina è l’olio

extravergine di oliva, quell’“oro del Sa-lento” che si ottiene dalla spremitura

delle migliori olive (verdi enere), ideale da gustare crudocome condimento ma anchecome elemento conservante,capace di valorizzare qualunqueprodotto dell’orto. Sono tipicidella zona, infatti, i “sott’oli”:verdure (carciofi, pomodori, zuc-chine, melanzane, funghi, lam-pasciuni, e altro) ma ancheolive e pesce (tonno e alici)

conservati in vasetti di vetro ripieni diolio.

Tra le aziende leader nella produ-zione di extravergine di oliva salentino

è “Primoljo” di Casarano (sulla via pro-vinciale per Supersano; tel: 0833513433; www.primoljo.com) che pro-pone anche olio biologico e “Dop Terrad’Otranto”. Sempre a Casarano, è pos-sibile fare scorta del gustoso olio sa-lentino “Cinniri” prodotto dallaCooperativa ortofrutticola casaranese,attiva dal 1970, attraverso la tecnica diestrazione a freddo dal frantoio sociale,che consente di mantenere intatte leproprietà nutrizionali del prodotto (lacooperativa sorge sulla strada provin-ciale Casarano-Taviano; tel: 0833501581; www.ortocoop.com).

il tacco d’Italia 47 Agosto 2009

Ccattare// //Comprare

pRendie porta a casa

TOUR ATTRAVERSO GLI SPACCIAZIENDALI SPARSI IN PROVINCIA. UNA GUIDACOMPLETA PER I VISITATORICHE VOGLIONO CONOSCERE IL TACCO D’ITALIA COME LE PROPRIE TASCHE. SENZA PERÒ TORNARE A CASACON LE TASCHE…VUOTE

Italiani e stranieri hanno scoperto lu sule, lu mare e lu jentu, e il Sa-lento è diventato la nuova Toscana, meta glamour di tantissimi vip. Al fo-restiero in Terra d’Otranto è dedicato questo prontuario dei prodotti

tipici della provincia, con l’invito a recarsi nei “posti giusti” per conoscerlida vicino.

a tavola

di FLAVIA [email protected]

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Taviano, centro storico

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il tacco d’Italia 48 Agosto 2009

A Martano, si trova invece la storicaCooperativa agricola “Nuova Genera-zione” (via provinciale per Borgagne;tel: 0836 575223; www.nuova-genera-zione.it/) che vanta una storia trenten-nale nella produzione dell’olio extra-vergine di oliva e di prodotti ad essocollegati (olive celline, olive kelemate,olive leccino in salamoia). Pressol’azienda si possono acquistare anchealtri prodotti tipici, come olive e patédi olive, pasta artigianale, sughi, sott’olie creme vegetali.

// MIERU LALLÀ

Accanto alla tradizione millenariadell’olio d’oliva, c’è quella del vino, ilmieru (mieru lalla è il ritornello di unacelebre canzone popolare).

Tra le più antiche cantine vinicoledel Salento c’è la Cantina cooperativadel Matino, nata nel lontano 1899.L’azienda riunisce i produttori di vinodoc ottenuto dai preziosi vitigni NegroAmaro e Malvasia Nera e si trova a Ma-tino, in via Vittorio Veneto, 44 (tel 0833506704, 0833 507049; www.cantine-delmatino.com). A Leverano, invece, sipuò far visita a una delle più qualificatecantine pugliesi, la Cantina sociale coo-perativa “Vecchia Torre” (in via Marche,1; tel: 0832 925053 ; www.cantinavec-chiatorre.it), dove si producono il Leve-rano doc bianco, rosso e rosato, ilBriosello (bianco frizzante), il Gardner(rosso amabile), il Lacrima, il Fiore D’Au-tunno (vino novello), il Primitivo e loChardonnay. La Cantina ha predispostoun adeguato locale per la degustazionee l’acquisto dei vini, sia sfusi sia imbot-tigliati. Entrambe le cantine offrono unottimo rapporto qualità-prezzo, comel’azienda agricola “Conti Zecca”, sem-pre a Leverano, in via Cesarea (tel: 0832925613, 0832 910394; www.conti-zecca.it). Lo stabilimento dispone diun’enoteca aperta dal lunedì al venerdì(dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19; sa-bato, solo dalle 9 alle 13).

// IL CAFFÈ È UN PIACERE

Indiscusso sovrano del chicco neronel Salento, è il caffè Quarta. L’omonimogruppo aziendale nasce a Lecce, agli inizidegli anni Cinquanta, in una piccola bot-tega dedita alla torrefazione e alla degu-stazione del caffè. E’ vera prelibatezzaper gli amanti del caffè. Oggi lo si puòdegustare in moltissimi bar della provin-cia e trovare in vendita nei supermercati(Lecce, zona industriale;

tel: 0832 240983, 800.235052;www.quartacaffe.com).

// SALSINE CHE PASSIONESalsine che sedu-

cono il palato, dall’agro-dolce al piccante.Sughi, creme, condi-menti a base di ver-dure, ortaggi ed erbearomatiche. Per assa-porare questi gustosiprodotti tipici dellatradizione gastronomica salentina, il fo-restiero in Terra d’Otranto non ha cheda recarsi da “Pralina”, a Melpignano(nella zona industriale; tel: 0836439833; www.pralinasrl.it).Pralina produce anche pomodori sec-chi ed altri ortaggi esattamente comefacevano, tanti anni, le massaie salen-tine. Anche a Casarano, “Pullo Sottoli”(via Vittorio Emanuele 151) offre unavasta gamma di prodotti alimentari ca-serecci, come salse di aglio e peperoni,carciofi grigliati sottolio, sottaceti, etante altre prelibatezze.

// LE SIGNORE DELLA TAVOLA Non è concesso al tu-rista nel Salento l’an-dar via senza aver assaggiato la

“puccia alle ulie”,il tradizionale pane

alle olive nere (si consi-glia vivamente di fare atten-

zione ai noccioli). A Casarano, si puòtrovare al panificio “Coti”, in via Ma-glie (tel: 0833 501592) o nello storicobiscottificio “Preite” (in via Pascoli; tel:0833.599294; www.preitebiscotti.it),famoso anche per la produzione arti-gianale di biscotti caserecci, pasticce-ria secca, crostini, e altri prodotti daforno tipici della provincia, come le“frise” di grano e di orzo.

A Lecce, sipuò consumareun pranzo velocenel panificio “LaPuccia” (vialeLeopardi; tel:0832 390901)dove, ad unprezzo non ec-cessivo, il tipico pane salentino può es-sere imbottito a proprio gusto.

A Galatina si trovano frise ed affini(dolci o salati, per la colazione o per lospuntino) presso il Panificio Notaro(via Gallipoli 200; tel: 0836.563476;www.panificionotaro.it).

DELLA STORIAUN BUSINESSIn tutto il Salento il vino è storia. Etutti i salentini hanno un nonnoche ha coltivato la terra ed ha pro-dotto vino. Dall’intenzione di valo-rizzare il patrimonio di una interacomunità è nata l’azienda vinicola“Feudi di Guagnano”. Giovani pro-fessionisti che, di ritorno daglistudi al Nord, hanno ereditato leterre dei propri nonni oppure affit-tato quelle di altri anziani conta-dini che non potevano piùoccuparsene. Poi hanno compiutoun ulteriore passo: si sono messiinsieme ed oltre a coltivare le terree produrre il vino, l’hanno imbotti-gliato e proposto sul mercato,dando a questa operazione laforma di una vera e propria attivitàcommerciale. I risultati non hannotradito le aspettative ed oggi“Feudi di Guagnano” è una delleprincipali etichette salentine nellaproduzione di vino. La cantina si trova a Guagnano invia Cellino 3; tel: 0832.705422;www.feudiguagnano.it,[email protected].

// oTA CA TRoVi

La frisa

Pucce e pane salentino

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il tacco d’Italia 49 Agosto 2009

// UN DOLCE ERRORE

Tra i dolci tipici salentini,il pasticciotto la fa da pa-drone. Questa delizia nasce nel1745 a Galatina, per un errore del pa-sticciere Nicola Ascalone.

Il turista in Terra d’Otranto può an-cora oggi recarsi a Galatina (via Vitto-rio Emanuele, 17; tel: 0836 566009),per gustarlo nella storica pasticceriaAscalone.

Per fortuna, si trovano ottimi pa-sticciotti anche in moltissimi altri posti,come la pasticceria Natale, a Lecce (invia Trinchese; tel: 0832 256060, 0832202462) e a Gallipoli, nell’antica pa-sticceria Porta Terra (piazza Imbriani,30, angolo Via XXIV Maggio; tel:0833.261454 - 0833.266234).

Altre dolci prelibatezze si trovanopresso l’azienda “Terra Amica” di Me-lissano (contrada Paduli;

tel: 0833/581753), che oltrea prodotti dolciari produce vin-cotto, sughi, patè, ecc.

Mai visto altrove sono ifichi al cioccolato: fichi farciticon limone fresco e mandorle,cotti a vapore e ricoperti di cioc-colato. Sono un’idea di Maglio

Arte Dolciaria, aziendadi Maglie, che la pre-senta in una ele-gante cassetta di

legno (via Zara; tel: 0836427444; www.cioccolatomaglio.it).La cupeta, altro dolce tipico - è

realizzato con mandorle, zucchero, va-niglia e scorza di limone – è peculiaritàdel Caffè Stella di Martano, che pro-duce anche altre paste secche a basedi pasta di mandorla (via Pomerio 1;tel: 0836 572662).

// LA CUGINA DEL MUSTAZZOLO

Quella verace si trova presso il pa-nificio De Marco a Mancaversa (marinadi Taviano; litoranea Gallipoli-Leuca; tel:0833.584551). E’ simile al mustazzolo,anch’esso al cioccolato, ma si differen-zia per la forma, più grande e schiac-

ciata, e la consistenza,più morbida. Inoltre

le mandorlenella mustaz-zera sono in-tere. Da veriintenditori.

// IERI D’USO QUOTIDIANO;OGGI SOUVENIR

La ricchezza dell’artigianato salen-tino nasce da materiali poveri. Carta,legno, creta, e pietra da sempre sonoutilizzati per creare oggetti d’uso quo-tidiano, trasformati oggi in preziosi sou-venir. Chi si voglia affacciare alla pietraleccese, si accorgerà subito che già allostato grezzo è una vera e propria pic-cola opera d’arte. Un vasto assorti-mento di orologi, sculture, vasi elampade realizzati con questa pietra sipuò trovare a Taurisano, presso “La Pie-tra Taurina” (via XXIV Maggio, 8; tel:328.3310845; www.lapietrataurina.it).Oppure si può fare una visita al-l’azienda dei fratelli Pitardi di Melpi-gnano (zona industriale;

tel: 0836/421375; www.pitardi.it)che estrae e lavora la pietra leccese dal1963.

Molte sono anche le aziende arti-giane che lavorano la creta con finiture

manuali, utilizzando il tornio a pedale,la modellatura e la pittura. I centri pro-duttivi più interessanti per la ceramicasono a Cutrofiano (città della creta) eLucugnano, dove tipica è la produzionedei “fischietti” in terracotta. Per la ven-dita al dettaglio di questi prodotti, sipuò far visita all’azienda dei fratelliColì nella zona industriale di Cutrofiano(tel: 0836 545079; www.colisrl.it).

Per assistere alla creazione delletradizionali statuine in cartapesta, in-vece, si può visitare il laboratorio arti-gianale di Carmen Rampino a Lecce(piazzetta Riccardi, 6; tel: 0832331070; www.carmenrampino.it) o illaboratorio di Riccarda Grazioli in viadegli Ammirati 1/a (tel: 0832 244339).

I tipici cesti o “panari” di viminirealizzati con la faticosa tecnica del-l’intreccio, si possono acquistare nelletante fiere estive oppure a Bagnolo delSalento, presso “Cancelli Vimini” (viaRoma, 115; tel: 0836 411028).

MUMMA. OGGI COME IERI

Per una “mumma” come tradizionecomanda non c’è di meglio del pa-nificio-biscottificio “Le antichetradizioni - De Marco”. Ha piùpunti vendita: a Taviano, in via Re-gina Margherita 259; a Racale, invia Fiumi Marina; a Mancaversa,sulla litoranea Gallipoli-Leuca; adAlliste in via Racale 37 (tel:0833.584551; [email protected]). Che cos’è lamumma? La focaccia alle olive(detta anche “cazzata”) tipica delSalento. Croccante fuori e mor-bida dentro. Irrinunciabile, unavolta assaggiata.

// oTA CA TRoVi

artigianato

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il tacco d’Italia 50 Agosto 2009

// VESTIRE LE MARCHEIl Salento è anche terra delle

buone occasioni per acquistare abbi-gliamento e calzature di qualità aprezzi convenienti.

A Casarano, ottimi affari si possonofare visitando lo spaccio aziendale dicalzature della nota azienda “Filanto”(zona industriale, via provinciale perMaglie; tel: 08335111). Jeans e altricapi di prima e seconda scelta firmati“Meltin’Pot” si possono trovare aprezzi scontatissimi nello spaccio

aziendale “Romano”, nella zona indu-striale di Matino (tel: 0833.302111;www.romano.it; www.meltinpot.it).

Gli appassionati di calcio, invece,possono fare visita allo store ufficialedell’Unione sportiva Lecce dove acqui-stare la mitica maglia del tifoso doccon il marchio “Salento 12” piazzaMazzini, 52; tel: 0832.332752;www.12salento.it). Altri spacci aziendalimolto convenienti si trovano a Lecce, inviale Aldo Moro, dove “Lecce moda” èfamoso per la vasta gamma di capi diabbigliamento e accessori vari; vi si tro-vano grandi firme all’ingrosso (vialeAldo Moro, 55; tel: 0832.393430;wwwleccemoda.it); poi, a Nardò, lospaccio aziendale del marchio locale“Barbetta” mette in vendita capi di ab-bigliamento casual per uomo e donnacon ottimo rapporto qualità-prezzo(zona industriale; tel: 0833-800511;www.barbetta.it).

Per la pelletteria, “Marek Pelle” aUgento (via Messapica, 67; tel:0833.556937).

MANGIAREIl motto del posto è“Mangia, bevi e futti-tinde”; in pratica è un

invito a lasciarsi sopraffare dai pia-ceri della tavola senza farsi troppiscrupoli. Vale la pena cogliere il sug-gerimento. La “Trattoria del vizio” èa Nardò in via Lopez, 16; tel: 333.3705548.

DORMIREA Maglie, presso la“Corte dei francesi”; sitrova in via Roma, 172

ed offre ambiente retrò ed ottima ac-coglienza. Tel: 0836.424282;328.7347465; www.cortedeifrancesi.it.

FARE IL BAGNOA Gallipoli, in uno deitanti lidi sul lungomare;avrete scelta infinita e,

per musica e movida, vi sembrerà distare in una spiaggia romagnola.

IMBOSCARSINel centro storico diMartano ci sono dellestrade che, sotto le

stelle, vengono illuminate da unaluce tutta particolare ed offrono ca-lore e suggestione agli innamorati invena di effusioni. Portatela lì.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

GADGETSDALLA TESTA AI PIEDIPer essere salentiniveri, fino al midollo, ci

sono i mille gadget de La Re-pubblica Salentina.Spille, tappetini per mouse, mini t-shirt, accendini, portachiavi e por-tacellulari; ma anche ceramiche,calendari, capi d’abbigliamento echi più ne ha più ne metta. Por-tano tutti il logo “Repubblica Sa-lentina” ed i colori inconfondibili:giallo e rosso. L’obiettivo è unosolo: promuovere il Salento. Li po-tete trovare in vari negozi che spo-sano l’iniziativa oppure ordinarevia internet attraverso il sitowww.repubblicaselentina.it.Nello stemma Repubblica Salen-tina ci sono tutti i simboli peculiaridel Salento: il sole (simbolo dellanatura), la torre (simbolo della sto-ria vissuta), l’icona neolitca (il ter-ritorio e la gente), la tarantola(cultura e tradizioni). L’idea è par-tita “dal basso”, da un gruppo digiovani che hanno voluto urlare atutti la propria appartenenza el’amore per il territorio. E, forse perquesto, è stata un successo.

// oTA CA TRoVi

TRA LE RIGHELe novità ma anche le pubblicazionipiù datate o più ricercate. Pratica-mente tutto ciò che si scrive e chesi legge in Terra d’Otranto. Per nonperdere mai il contatto con il Sa-lento letterario, è possibile fare unascorpacciata di libri presso la libre-ria on line www.salentolibri.it. Guar-date la bacheca, cercate ciò che viinteressa per argomento, autore,per titolo o per casa editrice e poiriempite il carrello. Impossibile ri-manerne delusi. Vi resterà solo undubbio: leggere subito ciò che aveteacquistato oppure aspettare di es-sere rientrati dalle vacanze, perconcedervi una parentesi salentinanel bel mezzo del tran tran quoti-diano?

// oTA CA TRoVi

abbigliamento

Matino. Lo spaccio di Romano-Meltin’Pot

Casarano. Lo spaccio aziendale di Filanto

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Sanu sanusAlenTino VeRACe

Ph: Roberto Rocca

Felline. Pomodori lasciati essiccare al sole.Le conserve che si producono in estate riscaldano in inverno

i palati più tristi. Nel Basso Salento è facile imbattersi in distese di pomodori adagiati su lettiere realizzate con giunchi e canne

(i cosiddetti “cannizzi”). Il loro rosso vivo si confonde con quello della terra.Sanu sanu è un’espressione indirizzata

a chi è autentico, rimasto nel tempo uguale a se stesso.

L’ALTRA COPERTIN

A

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Sanu sanu// //Salentino verace

ACquA e sAlea metà mattina

CI SONO SAPORI COSÌ ANTICHI DA ESSERE SCONOSCIUTI A MOLTI SALENTINI. LI ABBIAMO RICERCATI E TROVATI IN PICCOLE TRATTORIE, TEMPLI DELLE BUONE FORCHETTE, E NELLE CASE DI ANZIANE CULTRICI

Gallipoli. Come dei girasoli che inseguono il sole. Ph: Roberto RoccaSono i ricci esposti sui banchi dei pescatori sul lungomare. Impossibile non fermarsi ad assaggiarli

di LAURA [email protected]

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il tacco d’Italia 53 Agosto 2009

// LA FRISEDDHRA

Dimenticate coltello e forchetta. La“friseddhra” si mangia “culli mani”(con le mani). Ogni salentino che si ri-spetti ha una devozione religiosa per la“friseddhra”, un pane biscottato chepuò essere di grano o di orzo. Prepa-rarlo è semplicissimo, quasi un ritualemagico.

Primo: bagnare la “friseddha”(sotto l’acqua corrente del rubinetto oin una bacinella). Secondo: tagliare ipomodorini a pezzetti; quelli piccoli erossi, con più succo che poi si spre-mono sulla superficie ruvida della “fri-seddha”. Terzo: aggiungere un pizzicodi sale e un po’ d’olio. C’è chi ci metteprima il sale e poi l’olio (perché l’olioscioglie il sale) e chi fa il contrario (perscaramanzia).

Alla ricetta base della “friseddha”si possono aggiungere un peperoneverde piccantissimo, olive nere, cipollaed un po’ d’origano.

// LE MONICEDDHRELe “moniceddhre” sono lumache di

terra che vengono arrostite o insaporitecon soffritto di cipolla e alloro. A Can-nole, il paese della “moniceddhra”, chele dedica ogni anno una grande sagra,ma anche nel resto del Salento, le pre-parano così: per un chilo di “moniced-dhre”, una cipolla, un peperoncino, unpo’ d’olio ed un bicchiere di vinobianco. Si lavano le “moniceddhre” e silessano senza sgusciarle in acqua bol-lente salata. Una volta scolate, si togliel’opercolo (la cosiddetta “panna”). In-tanto, in una pentola si mettono a sof-friggere cipolla e peperoncino. Poi siaggiungono le “moniceddhre”, sale evino bianco, che va fatto evaporare perdieci minuti a fuoco vivo. Si servonocalde. Si mangiano come meglio sicrede, anche con le mani.

Le “cozze piccinne”sono le lumache più pic-cole e con il guscio bianco.Si preparano con un su-ghino leggero di pomodoroe spezie.

// PEZZETTI DE CAVADDHU

I pezzetti de cavaddhu(carne di cavallo tagliata inpezzi) non posso mancare

in una vera tavola salentina dei giorni difesta. Al “Vicolo” di Melissano sonouna delle portate di punta. La parte delcavallo che serve è quella del muscolo.

La si taglia a pezzetti e la si mettea cuocere nella pignata, la tipica pen-tola di creta che mantiene la tempe-ratura e non altera i sapori, assieme atanti aromi (i cosiddetti “’ndori”: alloro,rosmarino, salvia e prezzemolo), al sugodi pomodoro e all’olio. Successiva-mente si aggiungono sale e peperon-cino e si mette il tutto a bollire. Len-tamente. Non resta che aspettare (circaun paio d’ore) che il sugo si restringa ela carne sia cotta e morbida.

Il “Vicolo” è a Melissano, in piaz-zetta Mercato vecchio.

Tel: 0833.588669; 329.1270258;349.3338406;

mail: [email protected].

Nelle stradine dei centri storici ci sono dei localiche servono ancora oggi i piatti della tradizione.E li preparano come si faceva tanti anni fa. Nelle

cucine contadine, dove le mamme impastavano a manoil pane e la pasta.

E poi li condivano con sughi fatti in casa. Quandola carne era poca e si cercava di rimediare con gli or-

taggi della campagna. Poi ci sono piatti che si con-servano solo nelle memorie delle anziane. Queste cihanno raccontato come li cucinano: come le loromamme.

Sono sapori che appartengono solo al Salento. E’questo l’itinerario che consigliamo a chi voglia gustarnela tradizione.

La friseddhraè un must della tavolasalentina.

Prepararla è quasi un rito.Almeno quantolo è mangiarla.Rigorosamente culli mani

ph: Cuochella; tratta da www.flickr.com

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// I PUMMITORI SCATTARISCIATI E LA SEME

I nostri contadini li mangiavano“quannu marinnavine” (facevano me-renda) a metà giornata lavorativa incampagna. Sono i “pummitori scattari-sciati” o “spritti”; la cosiddetta “sciottate pummitori”. Si può gustare quellatradizionale presso “Le calandre”, trat-toria gestita da Mimina Urso, che si na-sconde tra le stradine del centro storicodi Presicce. Pomodori e peperonivanno fritti nell’olio fino a che non sianoappassiti. I pomodori rilasciano un leg-gero sughetto che rende più saporitianche i peperoni. Si consuma con ilpane o con dei crostini.

La seme non è proprio un piatto, nelsenso che non si prepara di proposito. E’ciò che resta dalla spremitura dei pomo-dori, con i quali si faceva il sugo. Si met-teva in un piatto e si mangiavainzuppandoci il pane. Mimina la usa an-cora per condire la frisa o il pane abbru-stolito. “Le calandre” è in via Cavour23/25 a Presicce; t.: 340.6227213.

// SAGNE TORTE O ’NCANNULATE E MARITATI

“Oste pazzo” a Casarano è famosoper il giusto mix di tradizione ed inno-vazione che offre ai suoi clienti. Di an-tico offre i sapori. Le “sagne torte”, adesempio. C’è chi fa derivare la loroforma dalle colonne tortili barocche echi invece la avvicina a quella dei tru-cioli della pialla di San Giuseppe. Le“sagne torte” o “sagne ‘ncannulate”(tagliatelle ritorte) sono il must del

pranzo della domenica. Sono conditesolo con sugo di pomodoro, formaggioricotta e basilico. Venivano preparati amano anche “ricchiteddhe” e “min-chiareddhi”, cioè orecchiette e mac-cheroncini che, insieme, si dicono“maritati”, cioè sposati, con un chiaroriferimento sessuale suggerito dalla loroforma particolare. Si condiscono comele “sagne torte”; il sugo può anche es-sere mescolato alla “ricotta scanta” o“ricotta forte”, una miscela di ricotta esale molto saporita.

Per preparare orecchiette e “min-chiareddhi” ci vuole tanta pazienza. Mamentre le prime si preparano a mano,per i “minchiareddhi” è necessario unutensile detto “macaturu”, un ferro so-migliante ad uno spaghetto. I “maca-turi” si potevano acquistare neimercati; oggi è molto più raro ma, ognitanto, si vede ancora una signora che simuove tra le bancarelle gridando “fierripi la pasta”. “Oste pazzo” è a Casaranoin corte Pellegrino; t.: 0833.513376.

// LA PARMIGIANA TE MARANCIANE

Una volta era un piatto di festa. E’la “parmigiana te maranciane” (di me-lanzane). Presso l’osteria “La farmaciadei sani” in piazza del Popolo a Ruf-fano, la signora Ada, mamma del tito-lare Roberto Rizzo, taglia le melanzanea fette e le mette a scolare con il sale;poi le passa nella farina, nell’uovo sbat-tuto e le frigge in olio.

Quando è pronto, in una terrina di-spone un primo strato di melanzane cuisovrappone il condimento fatto di sugo,polpettine di carne tritata, formaggiograttugiato. Poi ricopre con un nuovostrato di melanzane e decora con unafoglia di basilico. “Farmacia dei sani”,piazza del Popolo, 14 Ruffano. Tel.339.8332514.

// LA PITTA DI PATATE

Il nome ne evoca la morbidezza alpalato. Quella doc si gusta nella tratto-ria “Antico Monastero” di MassimoCasto nel centro storico di Felline, pa-tria della patata. Si schiacciano le pa-tate lesse fino ad ottenere un impastomorbido che va amalgamato con uova,olio, formaggio sardo, pepe e sale. Sistende uno strato di impasto sul fondodi una terrina. Su questo si dispongonocapperi, pomodori pelati cotti con ci-polla, olive. Si copre con un altro strato

Il primo piattodella domenicasono le sagne torteo ncannulate

e i maritati, cioè “ricchiteddhre” e “minchiareddhri”.

il tacco d’Italia 54 Agosto 2009

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di impasto. Con la mano si passa ilpane grattugiato e un po’ d’olio. “An-tico Monastero” è invia Chiesa, 4 a Fel-line.

Tel.: 0833.985105; www.anticomonastero.com

// I PANZAROTTI DI PATATE

Quelli de “Lu zonzi” (osteria “LaCasereccia”, di Mario Montinaro, nelcentro storico di Soleto; tutti la chia-mano “Lu zonzi”) sono lunghi almeno30 centimetri.

Sono i panzarotti di patate che at-tirano a Soleto buone forchette fin daoltre i confini salentini.

Per prepararli, bisogna passare lepatate fino ad ottenere una purea omo-genea che si amalgama con uova, fa-rina, formaggio pecorino, prezzemolo,sale e pepe. E menta. Aiutandosi con lemani inumidite, si dà all’impasto laforma di bastoncini che si passano nelpane grattugiato e poi nell’olio bollente,e si mangiano caldi.

“Lu zonzi” è in via Umberto I a So-leto. Tel.: 0836.663477.

// ZUCCHINE ALLA POVERA E POMODORI CON MENTA E SALE GROSSO

Nel profondo Capo di Leuca si pre-parano i piatti della tradizione conta-dina. “La rua dei travai”, al centro della

piazza di Patù, di Gino De Salvo, pro-pone ai suoi clienti le “zucchine allapovera” e i pomodori con menta e salegrosso.

Per la prima ricetta, basta tagliarele zucchine e friggerle nell’olio; unavota fritte, si condiscono con pane grat-tugiato, sale, aceto e menta.

I pomodori (verdi e non troppo mor-bidi) vanno tagliati e poi fritti nell’olio;vi si aggiungono la menta ed il salegrosso. Piazza Indipendenza, Patù; Tel.:349.0584531.

// IL POLPO ALLA PIGNATAIl Salento è anche pesce. E che

pesce. Se vi addentrate nel centro sto-rico di Gallipoli, a due passi dalla Cat-tedrale, troverete “La Taverna di Giò ePeppe Macchia”, di Giovanni Turco eGiuseppe Greco. Qui preparano il“polpo alla pignata”, cotto in un reci-piente di terracotta (la pignata). Il sa-pore di questo piatto lasceràsoddisfatta ogni buona forchetta.

In una pignata di terracotta si versaun bicchiere di olio extravergine di oliva,uno spicchio d’aglio, la cipolla, il polpo,i pomodori spezzettati, il peperoncino.La pignata viene coperta in modo che ilpolpo possa cuocere con il suo vapore afuoco molto basso. Si serve in tavola condel prezzemolo fresco.

La “Taverna” è in via Garibaldi 7, aGallipoli; tel.: 0833.261756.

// INSALATA GRIKA E SCEBLASTI

La Grecìa salentina ha piatti tuttisuoi. A Sternatia “Grikò” di Antonio Apo-stolo (sulla strada per Martignano), pro-pone insalata grika e sceblasti.

L’insalata grika è un’insalata mistadi verdure e di ortaggi cui si aggiungeformaggio pecorino. A Martignano lapreparano con la feta. Sono d’obbligo ipomodori S. Marzano, i peperoni verdi,

la cipolla, leolive “da ca-pasa” (quellenere con lerughe), i cap-peri, l’origano,il peperoncinopiccante, la ru-cola. La scebla-sti è un pane aromatizzato dellatradizione. Viene impastato con pomo-dorini e altre verdure. E’ molto profu-mato e colorato. Griko è sulla stradaper Martignano; tel.: 0832.821829.

// LO SPUMONE

E per dolce,spumone. La ri-cetta più anticaè quella detta“di San Seba-stiano” che aRacale, patriadello spumone,veniva preparata in occasione dellafesta patronale (2 giugno). Col temposono nati altri tipi di spumone. La pa-sticceria Murrieri di Ilario Murrieri loprepara come 200 anni fa: un gelatoartigianale (con uova, latte, zucchero,arancia grattugiata, cannella, bacche divaniglia) e meringa al cioccolato. Glialtri gusti proposti da Murrieri sono:mandorle e fichi, cassata, smeraldo,nocciolato.

Pasticceria Murrieri è in via Mazzini,26; tel.: 0833.553311.

il tacco d’Italia 55 Agosto 2009

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il tacco d’Italia 56 Agosto 2009

// ACQUA E SALE

Si può chiamare “acqua e sale” op-pure “ciardeddha”. E’ uno di quei piatti,come la “friseddhra”, che il salentinodoc non può non amare. Annita Tapete,di Galatina, la chiama “ciardeddha”. Laprepara da una vita. Si dispone il paneraffermo, “quello che fa venire i dentidi oro” (così le dicevano quand’erabambina per farle mangiare il paneduro) in una ciotola e lo si bagna con

dell’acqua. Poi si aggiungono i pomo-dori spremuti, la cipolla, il basilico, ilpeperone piccante. E poi olio e sale“che ogni erba vale” (cioè insapori-scono ogni piatto a base di verdure). E’la merenda ideale di metà mattina.Quella che si concedevano i contadinidurante il lavoro nei campi.

// LU PANE TI LI MASCULI E LA CARUSELLA

In paese tutti la conoscono come“la Cosimina te pittule tu presepe” per-ché nel periodo natalizio ne preparatantissime per il presepe vivente di Ca-sarano.

Da buona casaranese, ricorda “lu

pani ti li masculi” (degli uomini), dettocosì per il suo sapore forte, da uomini.Ma si chiama anche “lu pani alla travi-gnera”, perché lo mangiavano gli uo-mini che andavano al lavoro nei campia bordo del “travino”, il traino, il car-retto. E’ un pane condito con acciughe,ricotta forte, peperoni “alla carca” (allapressa) piccanti. La “carusella”, invece(la conoscono in pochissimi con que-sto nome, fuori dai confini di Casarano)è il fiore del finocchio selvatico. Esi-stono quella di terra e quella di mare;nascono spontaneamente ai bordi dellestrade. Non vi si può rinunciare perdare sapore ad insalate, “friseddhre” ealtre ricette.

// “I CHIAPPERI ALL’ACQUASALATA” E LA MARMELLATADI FRUTTA

Si raccolgono i capperi e si met-tono in un barattolo in acqua salata esi tengono da parte per condire piattisemplici come la “friseddhra” o più ela-borati come pasta o carne. Si conser-vano in acqua ma quando si utilizzanovengono messi nell’aceto. Allo stessomodo si preparano i “pampasciuni”che si puliscono e si mettono, crudi,sotto sale ed olio. Maria De Icco pre-para in casa anche la marmellata. Dal-l’intero vicinato le chiedono di farla“comu sai signuria”. Raccoglie la fruttae la mette a bollire. Non aggiunge altriingredienti.

DORMIREA Soleto. Nel b&b “OliMia”, completamenteimmerso nella natura.

Confort e relax garantiti. La strutturasorge in via Kennedy, 24.

FARE IL BAGNOSe vi sentite “in” nonpotete non fare un belbagno a Punta della

Suina, rinomata località sulla costagallipolina. Ambiente da movida.

IMBOSCARSIsulle collinette di Ster-natia. C’è aria buona edun panorama che fa da

bella cornice.

Tinne ca te mannu jeu// //Dì che ti mando io

Tutto ciò che cresce in campagna, si mangia.Così dicono le signore anziane che preparano in casa i piatti della tradizione. Come l’“acqua e sale”, “lu pani ti li masculi”, la “carusella”, i “chiapperi all’acqua salata”e la marmellata di frutta

CoMu lA fAzzu jeu

Maria De Icco, Taurisano

Annita Tapete, Galatina

Cosimina Mamacchio, Casarano

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di LAMBERTO COPPOLA*

Sanu sanu// //Salentino verace

se A leTTo sei sTRessATo

Hai la pelle invecchiata? È colpadei radicali liberi. Sono comparse lerughe nella zona del contorno occhi? Ècolpa dei Ros (Reacting Oxygen Spe-cies). E la macchie sulla pelle? È colpadei Ros. Ti senti stanco? È tutta colpadello stress ossidativo. Tumori ed in-farto? Per qualcuno è anche colpa deiRos. Non riesci ad avere un figlio? An-diamo a vedere i Ros!

Meno conosciuta è l’influenza ne-gativa che i radicali liberi possono eser-citare sulla capacità fecondante di unacoppia nel cui partner maschile si ge-nera una condizione di stress ossida-tivo. Molte delle cause dello stress deigameti maschili derivano da errati stilidi vita e sarebbe più semplice cercaredi evitarli piuttosto che ricorrere ai ri-pari. L’alimentazione gioca un ruolopredominante non solo nell’ambitodella prevenzione, ma anche in quellodella terapia. Vale la pena ribadire, in-fatti, il ruolo essenziale della nostradieta mediterranea, uno stile che tuttoil mondo ci invidia e che, soprattuttoqui nel Salento, consente di combat-tere lo stress ossidativo ricorrendo sem-plicemente ai piaceri della tavola.

I colori accesi dei frutti della nostraterra sono una vera e propria terapiapreventiva: nel rosso dei pomodori sinasconde un’importante fonte di Lico-pene; nell’arancione dei mandarini,delle arance e dei pompelmi si celaun’ottima fonte di vitamina C; nelle ca-rote abbonda il �-carotene; il giallo-orodell’olio d’oliva fornisce importantiquantità di polifenoli e di Vitamina E; ifrutti del nostro mare assicurano buonequantità di Zinco; l’Astaxantina è unanaturale fonte di carotenoidi ed è re-sponsabile della colorazione rosa dellecarne di aragoste e gamberi. Che direpoi delle 12 erbe aromatiche, quelledella macchia mediterranea che ilmaestro Tonio Piceci ama defini-re“erbe di roccia”, il loro profumo sti-

mola le edorfine ipotalamiche ed eccitai sensi, associate insieme nelle pietanzehanno un effetto carminativo, depu-rante e stimolante nello stesso mo-mento. Infine, visto che ogni buonpiatto può essere esaltato da un buoncalice di vino, ricordiamoci che anchenel nettare degli dei, specialmente serosso come i nostri insuperabili Primi-tivo e Negroamaro, ritroviamo queglielementi antiossidanti, tra cui il resve-ratrolo, la vitis vinifera ed il tannino es-senziali per ripulire le arterie dalcolesterolo, decongestionare la pro-stata e per rendere le nostre cellule piùvitali. Il nostro punto di forza è propriola dieta mediterranea e continuare suquesta strada è il modo migliore permantenersi in forma, anche megliodella pillolina azzurra o degli ormoni.

Nella mia pratica clinica quotidianaosservo, molto frequentemente, il mi-glioramento delle disfunzioni riprodut-tive e sessuali dopo aver invitato ipazienti a seguire una terapia alimen-tare corretta, dopo l’allontanamento,

per qualche mese, dai fattori di rischioambientali e dopo semplici terapie abase di sostanze antiossidanti. Segno,questo, di una costituzione di basemolto forte, capace di riacquistare ra-pidamente le proprie virtù. Noi salen-tini siamo cresciuti con la “frisa” e con“pane e pomodoro”, legumi una voltala settimana, verdura ed insalatonemiste a cena, carne solo una o al mas-simo due volte la settimana, prodottidel mare in quantità; i nostri piatti sonoconditi con olio d’oliva invece del burro;la sera, poi, al posto del cicchettino digrappa, preferiamo un bel bicchiere disano e gustoso vino rosso. E si, propriocosì, avevano ragione i i vecchi quandosapientemente dicevano che “il vinorosso fa buon sangue”. Ma attenzione,perché anche in questo caso est modusin rebus: il troppo stroppia… e fa malealla coppia.

*Specialista Andrologo e GinecologoCentro Medico Biologico TECNOMED,

Nardò (Lecce)

mangia salentino

DOVE L’AMORE È DI CASAL’amore fa miracoli. Le delusionid’amore pure. In seguito all’amore “peruna donna pessima” Antonio Baldas-sarre, artista di Ruffano, ha dato vita al-l’opera d’arte più significativa della suacarriera: la “Residenza dell’amore”.6mila metri quadrati tra giardino e casavera e propria. Qui tutto ha forma ine-quivocabilmente legata al sesso. Unconsiglio: attenzione ai dettagli.

La Residenza dell’amore è a BorgoCardigliano, sulla strada Cardigliano-Specchia.

Per prenotare una visita (oppure unanotte): 347.3564971.www.residenzadellamore.it

// oTA CA TRoVi

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il tacco d’Italia 58 Agosto 2009

di LAURA [email protected]

Sanu sanu// //Salentino verace

Chi Vuol esseResalentino deve...

CHE COSA NON CI SI DEVE ASSOLUTAMENTE PERDERE SE SI VUOLE RESPIRARE A PIENIPOLMONI LO SPIRITO DI QUESTA TERRA

// ASSAGGIARE IL PASTICCIOTTO DI ANDREAASCALONE A GALATINA

E’ conosciuto nell’intera provincia.Anche Wladimir Luxuria, nella sua visitain Salento, si è concessa questo il pia-cere. Il pasticciotto è buono dapper-tutto, ma quello di Ascalone (pastic-ceria nel centro di Galatina vedi pag.49), vicino alla chiesa di Santa Cate-rina ha un gusto che è solo suo. I gala-tinesi non mandano giù il fatto che lacittà di Lecce l’abbia riconosciutocome un dolce tipico leccese, perchéle sue origini si devono proprio ad unantenato di Ascalone, probabilmente dinome Nicola, che lo inventò nel 1742.Gli diede il nome di pasticciotto per-

C’è un Salento che non ci si può perdere. E’ quello delle tradizioniche trovano origine nella notte dei tempi, ma anche delle trovatepiù originali che fanno tendenza. E’ quello che il turista che voglia

entrare in pieno nello spirito di terra d’Otranto deve obbligatoriamentevedere, gustare, conoscere. Ecco una breve guida di ciò che, chi viene inSalento, non può fare a meno di fare.

Il Salentoè una terra calda.

Sarà la passione della gente; saranno le tante cose belle da vedere e da fare.Sarà il caldo. “E piùche il caldo, l’umido”.Ecco un vademecumper il turista che vogliaassaporarefino in fondo l’animadel tacco d’Italia

Taurisano, strada per Ruffano.Angurie per strada (e dove sennò?)Nella “bancarella semovibile” di Cosimo Paiano

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ché lo realizzò con i resti di altri dolci e,a prima vista, sembrò una torta allacrema venuta male. Invece ebbe fortuna,venne subito apprezzato da chiunque loassaggiasse, e permise ad Ascalone dirisollevarsi dalla crisi economica in cuiversava la sua pasticceria.

// BERE UN CAFFÈ IN GHIACCIO AL LATTE DI MANDORLA SOFFIATO AL BAR “ALL’OMBRA DEL BAROCCO” A LECCE

Non si è veramente salentini se nonsi assaggia il caffè in ghiaccio con lattedi mandorla soffiato. Attenzione: si bevesolo in Salento dove esiste da sempreil culto del caffè in ghiaccio. La “sov-versiva” ricetta è nata da un’intuizionedi Quarta Caffè, che l’ha concepita tregenerazioni fa.

Provate a chiederla in un bar delNord; vi guarderanno strani. Negli anniil caffè in ghiaccio si è perfezionato.L’aggiunta di latte di mandorla soffiatoè l’ultima trovata. Imperdibile. Il bar“All’ombra del barocco” è a Lecce incorte Cicala; tel.: 0832.242626.

// SEGUIRE LA MESSA AL SANTUARIO DI LEUCA

Il Salento è anche devozione e spi-ritualità. E la messa non è uguale dap-pertutto. Seguirla al santuario di Leucaè un’emozione particolare. Ci si senteal centro del mondo. Credenti o no, èuna sensazione da provare.

// AFFACCIARSI AL BALCONEDEL BELVEDERE A CASTRO

Forse si fatica un po’ a trovarlo per-ché è nascosto nelle stradine bianchedel centro storico. Ma quando ci si af-faccia, la visuale lascia senza respiro.Scogliera, mare e cielo si toccano. Un

consiglio: chiudere gli occhi, inspirare,riaprire gli occhi e godere fino in fondodi ciò che si mostra alla vista.

// FARE UN TUFFO DAL “CIOLO”

Gli appassionati ricordano i leg-gendari di nomi di quegli eroi che,sprezzanti del rischio, hanno compiutol’ardua impresa. Assaporare l’adrena-lina e lanciarsi dal ponte in localitàCiolo direttamente in acqua. Un volo di23 metri per entrare nella storia. Si diceche qualcuno l’abbia fatto. Gli altri, unpo’ meno temerari, si accontentano dialtezze inferiori. Ma la sfida è sempreaperta a chi la voglia cogliere. Il bello èche nel momento in cui qualcuno situffa, gli altri spettatori (qualcuno at-tende il proprio turno, qualcuno è solocurioso di seguire come va a finire) ri-mangono in religioso silenzio oppure loincoraggiano a saltare. Anche il prota-gonista del film “L’anima gemella” conViolante Placido tenta l’impresa.

E ce la fa.

// ASSAPORARE LA COPPACANNETO AL BAR CANNETO DI GALLIPOLI

E’ nata per caso da un’idea di Mi-chele Castaldi, il proprietario del bar adun passo dalla fontana greca di Gallipoli,circa 15 anni fa. Ma i clienti l’hanno ap-prezzata così tanto che è diventata ri-chiestissima. E’ preparata con lattemontato, cioccolato fuso e, se si vuole,con l’aggiunta di Bayles. Il bar “Canneto”è in piazza Canneto a Gallipoli.

// COMPRARE UNA PALLA DI PEZZA A CASARANO

E’ ungiocattolotradizionale:una palla distoffa colo-rata ripienadi segaturao materialedi scarto di vario tipo, legata ad un ela-stico. Si lega l’elastico al dito a mo’ diyo-yo e poi si lancia la palla in avanticercando di riprenderla.

Si vende soprattutto in occasionedella festa della Madonna della Cam-pana, che si tiene a Casarano la primadomenica dopo Pasqua, ma si trovaanche in altri periodi dell’anno.

In estate, spesso,ci si imbatte nel signorAngelo Perrone checon la sua macchinaallestita a bancarellase ne va in giro a ven-dere giocattoli.

Castro. Il balcone del Belvedere. La vista toglie il respiro

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il tacco d’Italia 60 Agosto 2009

// VEDERE L’ALBA AD OTRANTO

E’ la prima alba d’Italia. Il mustvero è vederla il primo dell’anno, ma chiviene in estate può rimediare. Dopo unanottata sfrenata in discoteca, tappa adOtranto. L’emozione di salutare il soleprima degli altri è indescrivibile.

// MANGIARE IL CORNETTOPOST-DISCO ALLA “FABBRICADEL CORNETTO” A GALLIPOLI

E’ una tendenza recentissima. Unavolta si sceglievano altri posti per il cor-netto delle prime ore dell’alba. Ma daquando c’è la “Fabbrica del cornetto”non esiste ritrovo migliore dove conce-dersi un po’ di dolcezza. La pasticceriasi trova facilmente, varcato il centrodella città bella; si raggiunge rigorosa-mente a piedi, attirati dal profumo dicrema e zucchero che si sente da lon-tano. Bisogna arrivare in via della Prov-videnza 2/4; tel.: 347.8757416.

// CONTARE I FACCIONI DEL CASTELLO DI CASARANO

Leggenda vuole che nessuno ci siamai riuscito. I faccioni che si trovanosulla balaustra della facciata del Pa-lazzo sono tantissimi e sono uno di-verso dall’altro. Pare che arrivati ametà, si perda il conto o una forza mi-steriosa impedisca di continuare nellaconta. Provateci. Anche in questo caso,la sfida è aperta.

// FARE UN FALÒ SULLA SPIAGGIA E IL BAGNO DI NOTTE A SAN LORENZO

10 agosto. Non si può non fare unfalò sulla spiaggia. Originariamente losi faceva per vedere le stelle cadentiche in quei giorni solcano il cielo not-turno. Ma poi è diventata un’occasioneper divertirsi, arrostire carne e berequalche bicchiere in compagnia. E, na-turalmente, fare il bagno di notte. Perchi non l’ha mai fatto: di notte l’acquaè caldissima ed è un vero piacere.

// VEDERE LA STATUA DI MANUELA ARCURI A PORTOCESAREO

Hanno pensato di dedicarla a Ma-nuela Arcuri perché vero esempio dibellezza mediterranea. Possibile chenon ci fosse donna salentina all’al-tezza del compito? Ad ogni modo è davedere.

Anche solo per sapere a qualeideale di bellezza mediterranea con-viene ispirarsi.

// FARE LA “PASSEGGIATADELLE TRE PORTE” A LECCE

Era una usanza anticamente riser-vata ai ricchi. Che potevano permettersicene abbondanti e poi, per mandarlegiù, si concedevano lunghe passeggiateche toccavano le tre porte di Lecce, ov-vero porta San Biagio, porta Rudiae eporta Napoli. Di strada ce n’è un belpo’. Alla fine del giro la cena sarà bel-l’e digerita. Oggi la si fa ancora, ma conl’intento di fare un giro in centro. Lamovida leccese non teme confronti.

// ANDARE A “BERE QUALCOSA” AL BAR DEL PORTO A LEUCA

Non è che si faccia chissacchè. Siordina la consumazione e si sta. Inpiedi o seduti non fa differenza. E in-tanto si guarda la gente passare e ci sifa guardare dalla gente che passa. IlBar del Porto è un ritrovo per gentechic. Se non ci sei, sei out. Si trova aLeuca in via Doppia Croce 65; tel.:0833.758581.

Otranto. La prima alba d’Italia. Nella foto, il faro della Palascia

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// BERE MOJITO E BALLARESUI LETTINI AL LIDO COCOLOCO A TORRE SAN GIOVANNI

Ore 17.30, appuntamento fisso. Chifrequenti il lido Coco loco (e voglia sen-tirsi “in”) non può esimersi dal rispet-tare un rito “tres chic”. Ordinare unmojito fresco e ballare sui lettini in rivaal mare al ritmo di musica da discoteca.

E’ la preparazione must ad unanotte in pista da non dimenticare.

// GODERE IL SOLE IN SPIAGGIA CON IL SOTTO-FONDO DI “COCCO FRESCO,MANDORLA FRESCA”

Una volta girava in lungo e in largol’intera costa. Con un secchio in unamano e tanta energia per gridare a granvoce “Cocco fresco, mandorla fresca”.E’ il misterioso uomo del cocco fresco.Che oggi si è attrezzato con megafonoe, a volte, con voce registrata. Passeg-gia in play-back sulla spiaggia. Ma l’ef-fetto è uguale. Al suo cocco non si puòresistere.

// FARE UN GIRO DEL CENTROCON TRENINO A LECCE

In altre località è usanza antica. ALecce è una novità che ha pochi anni divita, dunque non si può non approfit-tarne. Il trenino porta a spasso i turistiin brevi tour panoramici del centrodella città.

// MANGIARE LA PIZZELLADEL BAR JONIO A TORRE SANGIOVANNI

La pizzella dello Jonio ha fatto sto-ria. Chi venga in Salento non può nonassaggiarla. Perché non è troppo altaed è croccante. E poi, appena usciti dalmare, non c’è nulla di meglio.

Fumante e bella da vedere. Figu-rarsi da mangiare. Il bari Jonio è incorso Annibale 29; tel.: 0833.931187.

// COMPRARE UN GELATODAL CARRETTO DI GALLIPOLI

Percorre tutte le vie del centro conmusiche che mettono allegria. E lui,l’uomo del carretto, dispensa gelati esorrisi a chiunque si avvicini. Si ritornaindietro nel tempo e intanto si gusta unbuon gelato artigianale.

// MANGIARE UN PANINOCON LA “SERVOLA” COMPRATO AL CARRETTO PER STRADA

Se lo chiamate wurstel vi guardanomale. In Salento si chiama“servola” ed è uno deglialimenti più gettonati peruna cena (anche unpranzo) veloce. Prepararlaè semplicissimo: si scottasul fuoco per pochi minutied è pronta. Il massimo èmangiarla nel panino, me-glio se comprato ad unodei tanti carretti che, so-prattutto in estate, circo-lano in libertà per le stradesalentine, meglio se con unpo’ di peperoncino sopra.

Il nome “servola” si deve a TommasoScarlino, fondatore del SalumificioScarlino che oggi è una importante re-altà imprenditoriale a livello nazionale.Fu lui ad importare l’alimento “fore-stiero” dalla Germania. I tedeschi lo

chiamavano “servelade”. I salentinihanno personalizzato. Il salumificioScarlino è a Taurisano, sulla strada perCasarano; tel.: 0833.6271.

// COMPRARE LE “ZACAREDDHE” ALLA FESTA DI SAN ROCCO A TORREPADULI

Sono dei nastrini colorati (ogni co-lore ha un significato particolare) chesi vendono in occasione della festa diSan Rocco a Torrepaduli (15 agosto). Ibambini le appendevano alle bicicletteed i ragazzini ai motorini. Ora restanoun segno di tradizione e di devozione.

// DIRE CHE NON ÈIL CALDO, MA L’UMIDO

Non esiste frase più pronunciatanell’estate salentina. Tutti si lamentanodelle alte temperature. Tutti, poi, com-mentano: “Non è tanto il caldo, èl’umido”, fanno di “no” con la testa, epoi: L’umido”. E sono due. Tutti credonodi aver avuto l’intuizione dell’estate.Tutti si dimenticano, beckettianamente,di averla pronunciata un minuto primao di averla sentita pronunciare a qual-cun altro. Sappia, chi viene in Salento,che questa è una terra calda. Sarà lapassione della sua gente. Saranno letante cose belle da vedere o fare. Saràil caldo, forse. Ma più che il caldo,l’umido.

// ATTACCARE UN LUCCHETTO AD UN PALODI LECCE

Mai attore fu più imitato di Ric-cardo Scamarcio nel film “Tre metrisopra il cielo”. Proprio come lui, anchei leccesi si giurano amore eterno le-gando un lucchetto ad un palo. Si trattadel palo che si affaccia sull’anfiteatro;il numero dei lucchetti, da quando latendenza è stata istituita, è cresciutovertiginosamente.

il tacco d’Italia 61 Agosto 2009

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il tacco d’Italia 62 Agosto 2009

a cura di ANGELA LEUZZI

Sanu sanu// //Salentino verace

senTichi parla

COME NON SMARRIRSINEI MISTERIOSI MEANDRI DELLA LINGUA SALENTINA.OVVERO, INEDITO MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER DECRIPTARE LE CONVERSAZIONI IN CUI SI PUÒ INCAPPARE, SOTTO L’OMBRELLONE,DAL DROGHIERE, IN DISCOTECA

A che stai?: a che punto sei?Andare a mare: andare in qual-che lido, ma anche nelle loca-lità di mare. Ad esempio, “vadoa mare a guardare un po’ di ve-trine”; la località balneare, setermina con –i, si consideraplurale (a es. “andare ai Pali”significa “andare a Torre Pali”)Andare bene: guadagnarciBoccaccio: vasetto di vetro achiusura ermeticaBottiglia: salsa di pomodoro inbottiglia; “fare le bottiglie allamanta”: fare il sugo in casa,coprendo le bottiglie con unacoperta (un particolare tipo dipreparazione del sugo)Bracioletta: polpetta di carnedalla forma larga e schiacciataBruno: prugnaCa allora: è vero (per confer-mare l’affermare di un altro)Cacioricotta: ogni formaggio sichiama “cacio”; per cui “cacioricotta” è il formaggio ricottaCalarsi: entrare in acquaCandedina: candeggina; è unmodo per rendere più delicatoil termineCappetta: molletta per sten-dere i panni ad asciugare (le“robbe”)

Che ne vuoi da fare?: che cosati interessa? Collare: avere voglia di; adesempio “non gli colla di fareniente” per “non ha voglia difare niente”Curarsi di qualcosa: preoccu-parsi di qualcosaDarsi canza: calmarsi, averepazienzaDimorare: far tardiEntrare: portare dentroFare un giro: portare in girocon la macchinaFarsi l’ora: essere ora di andarviaFrisa/ frisella: piatto tipico,una sorta di pane biscottatoGelare: aver freddo (“mi stogelando” per “ho moltofreddo”)Gira e volta: è un’espressionepraticamente intraducibile; si-gnifica che occupandosi di piùfaccende, una dopo l’altra, siperde tempoGirare: cercareInfiammo: infiammazioneInsultare: infastidire; “mamma,mi insulta!” Lacerto: il filetto, la partemagra della carneLampagioni/ lamponi: partico-

lare tipo di cipollaMai sia/ sia mai sia: che nonsia mai!Melone di pane: il melone;contrapposto all’anguria ( il“melone di acqua”)Mena: prestoMi gira lo stomaco: ho lo sto-maco sottosopraMo: adesso; “mo mo”: proprioadessoMonti: scogliNoiare: dare fastidio, essereantipatico; “mi noia” per “ mista antipatico”Non averne niente: non averealcun guadagno; “non ne hainiente che lo rimproveri”, per“Non guadagni niente a rim-proverarlo”Non essere legittimo: non es-sere in séNon sentirsi: non sentirsi informaNon stare bene: dare di mattoPercoco: albicoccaPiatto spaso: il piatto piano (sipuò chiamare anche piattolato”)Pocca: è vero/non è vero perniente (ha entrambi i signifi-cati, a seconda del contesto incui viene pronunciato); può es-

sere un’affermazione che ap-poggia un’affermazione prece-dente oppure che la smentiscetotalmentePumo: particolare modo di ri-porre i pomodori e metterli daparte per l’inverno; una sortadi treccia alla quale si appen-dono i pomodoriQuanto pare che: appena iltempo diRicotta forte: una particolarericotta acida dal sapore“forte”; si può dire anche ri-cotta scanta”Sagna: lasagnaSalire: portare suScendere: “portare giù”; maanche “andare al mare”, che sisuppone sia ad un livello piùbasso rispetto alla cittàSchiacciatina: vedi “bracio-letta”Scornarsene: provare vergognaSine/ none: sì/ noStuffare: nauseare; “la carnemi stuffa” significa “la carne midà nausea”Uscire: portare fuoriUscire l’occhio: avere deside-rio di vedere qualcuno, dopotanto tempo che non lo si vedeVilla: giardino comunale

Non ci si sente completamente a proprio agio in un posto, non lo si vive al 100 per cento se non si cono-sce, ma a fondo, l’idioma locale. E la lingua salentina dà bel da fare al “forestiero” (ovvero chi provieneda oltre il confine del Salento) che approda in terra d’Otranto senza un minimo di preparazione.

Ecco un manuale di sopravvivenza per “forestieri” in Salento.

Parabita, chiacchiere di piazzaPh: Roberto Rocca

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il tacco d’Italia 63 Agosto 2009

Numeri utili// //Asl Lecce

Asl Leccevia Miglietta, 5 – 73100 Lecce - tel. 0832/215111 – www.asl.lecce.it

// PRESIDI ASSISTENZA SANITARIA TURISTICA

In attesa dell’attivazione dei Presidi di Assistenza Sanitaria Turistical’utenza potrà rivolgersi, a secondo della gravità del caso:

per URGENZE ED EMERGENZE• al Servizio 118• al Pronto Soccorso ospedalieri

per le PATOLOGIE DIFFERIBILI• agli ambulatori dei medici di Medicina generale e Pediatri di Libera scelta• alle sedi di continuità assistenziale (Guardia Medica)

• nelle 24 ore dei giorni festivi;• dalle ore 20.00 alle 8.00 nei giorni feriali;• dalle ore 10.00 del sabato e sino alle ore 8.00 del lunedì

LecceOspedale “V.Fazzi”piazzetta Muratoretel. 0832/661459 – Fax 0832/661446

Distretto socio-sanitariopiazza Bottazzi – Tel/Fax 0832/215610numero verde 800259897

Campi SalentinaOspedale “S.Pio da Pietralcina”via San Donacitel. 0832/790215 – fax 0832/790224

CasaranoOspedale “F. Ferrari”via Circonvallazionetel. 0833/508450 – fax 0833/508450

CopertinoOspedale “S. Giuseppe da Copertino”via Carmianotel. 0832/936394 –fax 0832/947786

Gagliano del CapoDistretto socio-sanitariovia San Vincenzo – Gagliano del Capotel. 0833/540458 – fax 0833/540569

GalatinaOspedale “Santa Caterina Novella”via Romatel. 0836/529269

GallipoliOspedale “Sacro Cuore”via per Aleziotel. 0833/270438 – fax 0833/270720

Distretto socio-sanitariovia XX Settembre tel. 0833/270310

MaglieOspedale “M. Tamborino”via P. De Lorentiistel. 0836/420353 – fax / num. Verde800239246

Distretto socio-sanitariovia P. De Lorenzis – Maglietel. 0836/420357

NardòDistretto socio-sanitariopiazza Croce Rossa – Nardòtel 0833/568421

PoggiardoDistretto socio-sanitariovia F. Pispicotel. 0836/908332

ScorranoOspedale “I. Veris delli Ponti”via G. delli Pontitel. 0836/420534

L’UFFICIO RELAZIONI CON IL PUBBLICO [email protected]

118SERVIZIO DI EMERGENZA-URGENZA SANITARIA

DELLA PROVINCIA DI LECCE

Perché il soccorso sia sempre tempestivo ed efficace occorre rivol-gersi al servizio 118 solo nelle reali situazioni di emergenza o urgenza.

E’ corretto rivolgersi al 118:• in caso di incidente stradale con feriti• in caso di incidenti domestici o sul lavoro• in caso di grave malore• in caso di sospetto pericolo di vita(emorragia profusa, perdita di coscienza, severa difficoltà respirato-ria, dolore toracico, convulsioni, improvvisa perdita di forza ad unarto etc.).

E’ improprio rivolgersi al 118• in caso di patologie croniche che non presentino peggioramentiimprovvisi• per una consulenza• per prescrizione di farmaci• per l’esecuzione di esami• per i trasferimenti tra ospedali o strutture di ricovero• per i ricoveri ospedalieri ordinari• per eseguire terapie domiciliari o per la temporanea indisponibilità degli altri servizi di assistenza sanitaria

Di fronte ad un’emergenza comporre il numero “118” edesporre con calma il problema all’operatore, cercando di es-sere il più possibile precisi nelle risposte.

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il tacco d’Italia 64 Agosto 2009

guARdiA MediCA

Distretto di LecceArnesano via Trento, 1 0832/324097Lecce piazza Bottazzi, 1 0832/343460Monteroni di Lecce via Einaudi, 38 0832/326482- Lequile- San Pietro in LamaLizzanello via Grazia 0832/651116- CavallinoSan Cesario di Lecce c/o Ospedale “Galateo” 0832/215466San Donato di Lecce via Sant’Antonio 0832/658175Surbo via Don F. Cosma, 100 0832/362450

Distretto di Campi SalentinaCampi Salentina via Trento 0832/790217Carmiano piazza Principe di Napoli 0832/606452Novoli via Pendino, 34 0832/712405Salice Salentino via G. Pascoli 0832/732286- GuagnanoSquinzano via S.Giovanni, 70 0832/784843Trepuzzi via Stazione 0832/758474Veglie via IV Novembre 0832/966340

Distretto di CasaranoCasarano c/o P.O. “F.Ferrari” 0833/504117

via CirconvallazioneCollepasso via Avvocato Longo s.n. 0833/345655Matino via Malta, 5 0833/506361Parabita via G. Ferrari, 14 0833/594389Ruffano via P. Micca, 5 0833/691159- SupersanoTaurisano via Negrelli 0833/622386

Distretto di Gagliano del CapoAlessano corte Roma, 3 0833/521954Castrignano del Capo piazza Municipio 0833/751293- PatùCorsano via Regina Elena 0833/532318- TiggianoGagliano del Capo c/o O. “Daniele Romasi” 0833/791219

via San VincenzoMiggiano piazza Municipio 0833/761070- Montesano Salentino- SpecchiaPresicce via Toscanini 0833/727531- Acquarica del CapoSalve via Cairoli 0833/741103- Morciano di LeucaTricase via S. Spirito 0833/544118Ugento piazza Italia 0833/555371

Distretto di GalatinaAradeo via Matteotti s.n. 0836/554819Cutrofiano via E. Fieramosca s.n. 0836/515382- Sogliano CavourGalatina via Roma s.n. 0836/529272- SoletoNeviano via Dante, 1 0836/619588

Distretto di GallipoliAlezio via Umberto I 0833/281691Casarano c/o Ospedale di Casarano0833/504117- Alliste via F. Ferrari di CasaranoGallipoli via Lungomare Marconi 0833/266250Melissano via Regina Margherita 0833/581163Racale via F. Quarta, 14 0833/552776Sannicola piazza della Repubblica 0833/231641Taviano via Immacolata, 71 0833/912306Tuglie via Risorgimento 0833/596663

Distretto di MaglieBagnolo del Salento via R. Mancini 0836/318062- Cannole- PalmariggiCorigliano d’Otranto via Ferrovia 0836/329137- Cursi- MelpignanoMaglie c/o Ospedale di Maglie 0836/420201- Scorrano via Ferramosca - MaglieMuro Leccese via Dante Alighieri 0836/342304Otranto via S. Giuseppe 0836/801676

Distretto di MartanoCalimera via S. D’Acquisto 0832/873998- Caprarica di Lecce- Castrì di Lecce- MartignanoMartano via Savoia – Martano 0836/571267- Carpignano Salentino- Castrignano De’ GreciMelendugno via D’Amelio 0832/831002Sternatia via B. Ancora 0836/666032- ZollinoVernole via Pascali 0832/892303

Distretto di NardòCopertino c/o P.O. “S. Giuseppe da Copertino”

via Carmiano 0832/932551 Galatone via Milano 0833/867190

(ang. via Paraporti)- Seclì 0833/568342Leverano via Menotti, 59 0832/925170Nardò via Bonfante, 2 0833/564021

0833/568371Porto Cesareo via Dante Alighieri, 18 0833/569545- Boncore

Distretto di PoggiardoAndrano via Pigafetta s.n. 0836/926015- SponganoBotrugno c/o Casa di Riposo

largo Indipendenza 0836/992285- San Cassiano- SanaricaCastro via Sant’Antonio, 59 0836/947476Nociglia via Roma 0836/936311Poggiardo c/o Ospedale via Pispico 0836/908311- Giuggianello- Ortelle- DisoSanta Cesarea Terme via della Resistenza 0836/958153Uggiano La Chiesa via Rubrichi 0836/812361- Cocumola- Giurdignano- Minervino di Lecce

Lecce 0832/661111Campi Salentina 0832/790111Casarano 0833/508111Copertino 0832/936111Gagliano 0833/540111Galatina 0836/529111Gallipoli 0833/270111Maglie 0836/420111Nardò 0833/568111Poggiardo 0836/908111San Cesario di Lecce 0832/215023Scorrano 0836/420111

// ospedAli

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il tacco d’Italia 65 Agosto 2009

// LE TRE REGOLEPIÙ IMPORTANTIEvitate di uscire nelle orepiù calde del giornata (dalle11.00 alle 18.00)Bevete molto e spesso,anche se non avete seteFate pasti leggeri e man-giare molta frutta e verdura

Ai primi segnali di malessere è opportuno rivolgersi al propriomedico curante o,nelle ore serali e neigiorni festivi, alla guardia medica

// IN CASAAprite le finestre al mattinoe nelle ore notturne, chiu-dete le tende o le tapparellenelle ore più caldeScegliete gli ambienti piùfreschi, possibilmente venti-lati o dotati di aria condizio-nata (evitando le correnti)Fate pulire i filtri dei condi-zionatori periodicamente(sono un ricettacolo di pol-veri e batteri) e regolate latemperatura a 25/27° C, ecomunque non troppo bassarispetto a quella esternaLimitate l’uso dei fornelli edel fornoFate le provviste degli ali-menti principali (acqua,frutta e verdura, pasta)Fate bagni o docce conacqua tiepidaCopritevi quando passate daun ambiente molto caldo aduno con aria condizionata

// MENU ESTIVOSì a: - Pasti leggeri e frequenti(l’ideale è cinque al giorno)- Acqua o tè (meglio se de-teinato); almeno due litri algiorno- Pasta e riso, ma in quan-tità controllate- Meglio il pesce di carne oformaggi- Frutta e verdura in abbon-danza- Gelati al gusto di frutta,perché più ricchi d’acqua

No a: - Bevande fredde e ghiac-ciate- Birra e alcolici- Fritti, intingoli, insaccati,cibi piccanti- Succhi di frutta e bevandegassate- Caffè (meglio limitarnel’assunzione)

// ALL’ARIA APERTA- Evitate l’esposizione direttaal sole - Vestite con abiti leggeri enon aderenti, di colorechiaro e in fibre naturali- Utilizzate creme solari adalto fattore protettivo

- Indossate cappello e oc-chiali da sole - Riposate frequentemente,e portate con voi una botti-glia d’acqua- In auto, accendete il clima-tizzatore ed usate le tendineparasole- Tenetevi informati sulleprevisioni del tempo- In caso di mal di testa, ba-gnatevi con acqua fresca

// IL “PIANO CALORE”Per i cittadini della Provinciadi Lecce, la referente del“Piano calore” per la Asl Leè la dott.ssa Canitano(0832/215650) che, incaso di caldo eccessivo,provvederà ad avvertire di-rettori dei Distretti socio-sa-nitari e medici di MedicinaGenerale.

Stare con altrepersone aiuta a sopportare meglioil caldo. Se potetemuovervi è bello andare in luoghi freschi

// COME DIFENDEREDAL CALDO LA VOSTRASALUTESe assumete farmaci o sesiete affetti da malattie im-

portanti (diabete, bronchitecronica, ipertensione, pro-blemi cardio-circolatori, ma-lattie neurologiche):non smettete di prendere ivostri farmaci e non cam-biate la dose solita senzaaver prima consultato il me-dico;se vi sentite peggio del so-lito o avvertite nuovi sintomicome febbre, vomito, diar-rea, crampi, mal di testa,spossatezza, rivolgetevi su-bito al vostro medico cu-rante;non assumete integratori disali minerali senza consul-tare il vostro medico.

// COME COMPORTARSI IN CASO DI EMERGENZAIn caso di colpo di calore,colpo di sole o collasso, farsdraiare la persona in posi-zione supina in luogo frescoe ventilato con le gambesollevate ed eseguire dellespugnature con acquafredda.Se la persona è cosciente,somministrare dei liquidinon ghiacciati (non alcool ocaffè).

// IN RETESul sito della Prote-zione civile www.pro-tezionecivile.it (linkmeteo) è possibileconsultare giornal-mente il bollettino divigilanza metereolo-gica.Per informazioni piùdettagliate andatesul sito www.minis-terodellasalute.it.

Consigli utili//

CoMe pRoTeggeRsidal solleoneCONSIGLI PRATICI PER AFFRONTARE I RISCHI DEL CALDO ESTIVO

Se abitate da soli, mantenete un contatto giornaliero con una persona di fiducia tramiteil telefono. Se non riuscite a chiamare voi, chiedete di essere chiamati da qualcuno regolarmente

La brochure informativaa cura della Asl Lecce

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// 112. CARABINIERILecce 0832 311011 - 0832 318682Casarano 0833 516200Castrignano del Capo 0833 752351Galatina 0836 568899 - 0836 561010Gallipoli 0833 266190 - 0833 267400Maglie 0836 421310 – 0836 425400Nardò 0833 871010Otranto 0836 801010Porto Cesareo 0833 560610 - 0833 569010Santa Cesarea Terme 0836 944019Tricase 0833 544010 - 0833 546400Ugento 0833 555010 - 0833 556767

// 113. POLIZIALecce 0832 6931Galatina 0836 638211Gallipoli 0833 267711Nardò 0833 870211Otranto 0836 805531Taurisano 0833 626211

// 117. GUARDIA DI FINANZALecce 0832 672111Casarano 0833 501257Gallipoli 0833 266112Maglie 0836 483017Otranto 0836 804421Porto Cesareo 0833 569052Tricase 0833 544033

// 115. VIGILI DEL FUOCOLecce 0832 223311Casarano 0833 599504Gallipoli 0833 202222Maglie 0836 428715Tricase 0833 545353Ugento 0833 556013Veglie 0832 966107

// VIGILI URBANILecce 0832 315454; 0832 233211Casarano 0833 502211Castrignano del Capo 0833 751216Gallipoli 0833 294218Nardò 0833 572116Otranto 0836 801735Ugento 0833 555770

// CAPITANERIA DI PORTOGallipoli 0833 266862Otranto 0836 801073Torre San Giovanni 0833 931368

// AEREIBrindisi 0831 418963Bari 080 5382370

// TRENILecce, Ferrovie dello Stato 0832 301016Lecce, Ferrovie del Sud Est 0832 241931

// AUTOBUSD’Anna (Squinzano) 0832 785600Borman autoservizi (Racale) 0833 502511Elios (Calimera) 0832 871153Ferrovie del Sud Est (Lecce) 0832 668111Maraschio & Malerba (Maglie) 0836 428483Marozzi (Bari) 080 5790211Sgm (Lecce) 0832 340898

0832 230431Seat (Tricase) 0833 544917Sita (Bari) 080 5790216Stp (Lecce) 0832 316951

// TAXILecce, piazza Mazzini 0832 246150Lecce, stazione Fs 0832 247978Lecce, piazza S. Oronzo 0832 306045

// NOLEGGIO AUTOLecceRolli autonoleggi 0832 392703Baglivi tours autonoleggio 0832/331533Europcar 800.014410Hertz italia Noleggio auto e furgoni 0832/228848Imbriani autonoleggio 0832/303043Maggiore Rent S.p.A. 848.867067

MaglieDe Donno Autonoleggio 0836/428876

NardòAutoservizi Chiffi s.r.l. 0833/873378Guglielmo De Nuzzo S.p.A. 0833/513242Autonoleggio

OtrantoAutoservizi SRL 0836/802195 - 0836/802340

0836/806319

TricaseSocietà Esercizio Autotrasporti 0833/544917

UgentoSalentour Autonoleggio 0833/932404Holiday Service S.r.l. 0833/556640

// NOLEGGIO BICINardòINPRIMIS Noleggio Bici 0833/575161

GallipoliNoleggio Bici Gallipoli 340/3404542

OtrantoL’azienda Noleggio Bici 0836/804658Cooperativa Oriente Noleggio Bici 335/7220046

UgentoNoleggio Bici 335/7240900 - 335/7240902

// NOLEGGIO BARCHECastroOnda blu 0836/943516

GallipoliCooperativa Il Faro 328/2776679AF Nautica 0833 1990050 - 348 9805188

OtrantoDurlindana Noleggio barche 0836/943916

Santa Maria di LeucaCharter Fernando Petrarca 347/0080105

340/0832176Centro nautico mare 0833/758110Sailorman 0833 758813 - 334 9621792

Torre dell’OrsoCooperativa La folgore 338/4896633 -

0832/881325 - 0832/832219

// NOLEGGIO MOTOOtrantoCooperativa Oriente NoleggioMoto e Bici 335/7220046

GallipoliNoleggio Moto e Scooter Gallipoli 340/3404542

349/4766415

// INFO POINTLecce, Apt 0832.248092 - 332463 – 314117Lecce, Centro per il turismo culturale 0832.683611

683604 - 683398I.A.T. Castrignano del Capo-Marinadi Leuca 0833/758249I.A.T. Castro Marina 0836/943340I.A.T. Copertino 0832/949010I.A.T. Gagliano del Capo 0833/547132I.A.T. Gallipoli 0833/262529I.A.T. Martano 0836/575272I.A.T. Melendugno 0832/881338I.A.T. Morciano di LeucaMarina di Torre Vado 0833/711403I.A.T. Muro Leccese 0836/342203I.A.T. Nardò – Santa Maria al Bagno 0833/573026I.A.T. Otranto 0836/801436I.A.T. Poggiardo 800.551155I.A.T. Salve 0833/712202I.A.T. Santa Cesarea Terme 0836/944043I.A.T. Ugento-Torre San Giovanni 0833/937011I.A.T. Vernole 0832/861141

// PRO LOCOAndrano 0836 921284Cannole 0836 318970Carpignano 349 5643026 - 0836 586821Castrignano del Capo 0833 758161Castro 0836 943317Gagliano del Capo 0833 791264Galatina 0836 562304Gallipoli 0833 263007Lecce 0832 453972 - 0832 650662Maglie 0836 485448Melpignano 0836 331589Nardò 0833 574221 – 0833 506002Porto Cesareo 0833 569086 - 0833 856442Specchia 0833 539157Tricase 0833 544799 - 0833 541884Ugento 0833 555644 - 0833 554374

il tacco d’Italia 66 Agosto 2009

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