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Tacco_66

Date post: 10-Mar-2016
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Tacco d'Italia, Contaminati
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88 maggio 2008: i campioni delle emis-sioni dei camini della Copersalento, raccoltidall’Arpa, registrano uno sforamento deivalori di diossina pari a 420 volte superiorialla norma.

Per tutta la comunità salentina è unoshock. Si prospetta una situazione al limitedella vivibilità, con livelli di inquinamentosuperiori alle più industrializzate areed’Europa.

Proprio qui?Nel Salento tutto sule, mare, ientu?Nonostante i cavilli burocratici impedi-

scano di considerare valide quelle analisi insede processuale, il dato scentifico, perl’Arpa, è inconfutabile.

Nella prima puntata dell’inchiesta sullaCopersalento (si veda il Tacco n. 63) abbia-mo approfondito 20 anni di storia del piùgrande termovalorizzatore salentino.

Percepito da tutti come un semplicesansificio, nonostante bruci rifiuti e producaenergia dal loro incenerimento, e incassiingenti finanziamenti statali (è questo ilbusiness più redditizio) per farlo.

In questa seconda puntata, invece,

vedremo che cosa è successo dopo quell’8maggio 2008. Come si è mossa la Asl, conquali risultati, come hanno reagito la comu-nità e la politica.

Infine andremo a spulciare le carte di unaltro grande affare, fatto con soldi pubblicia beneficio dei privati, conclusosi tra laCopersalento e la Regione Puglia quandoera governata da Raffaele Fitto (si legga apag. 12).

Come dire: quando c’è da pagare, in ter-mini di salute e di grana, c’è sempre il pove-ro Pantalone.

L’Editoriale L’Editoriale//

//

di Maria Luisa Mastrogiovanni

sommarioIDEE DAL TACCO05 BOLLETTINO DEI NAVIGANTI

di Mario De DonatisCHI SALE, CHI SCENDE

07 L’ARIA CHE TIRA di Luisa RuggioQUESTIONE DI LOOK, IPSE DIXIT,LA CITTÀ INVISIBILE di Enzo Schiavano

09 IL PERSONAGGIO DEL MESE//Giovanni Semeraro

14 CONTROCANTO ospita Antonio Greco:Una, mille Copersalento

CULTURA&PERSONE11 UN PO’ DI LEGGEREZZA//

UNO, NESSUNO, CENTOMILA di Laura Leuzzi

VEDIAMOCI CHIAROINCHIESTA//CONTAMINATI/2

02 QUANTO SIAMO CONTAMINATI di Maria Luisa Mastrogiovanni

05 DI MADRE IN FIGLIO. DIOSSINA IN EREDITÀ di Maria Luisa Mastrogiovanni

09 CENERI E CDR SI SMALTIVANO SENZA AUTORIZZAZIONE di Andrea Morrone

12 A.A.A. PATRIMONIO PUBBLICO VENDESI IN SALDOA PRIVATO di Francesca Quarta

16 COPERSALENTO: “IL PATRIMONIO DELLE AUTORIZZAZIONI”di Maria Luisa Mastrogiovanni

il mensile del salentoAnno VII - n. 66 - Febbraio 2010

Iscritta al numero 845 del Registrodella Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004

EDITORE:Società Cooperativa Dinamica - Casarano - P.zza A. Diaz, 5

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni

HANNO COLLABORATO:Mario Maffei, Laura Leuzzi, Luisa Ruggio,

Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Andrea Morrone, Francesca Quarta

FOTO:Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia

REDAZIONE:p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238

E-mail: [email protected]

PUBBLICITÁ:[email protected] - tel. 3939801141

Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705

STAMPA:Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le)

DISTRIBUZIONE:Agenzia Tarantino - Lecce0832.240034 - 240462

ABBONAMENTI: 15,00 Euro per 10 numeri

c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò ComunicazioneP.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - [email protected]

CHIUSO IN TIPOGRAFIA:27 GENNAIO 2010

quanto siamo contaminati.una class action per verificarlo

CHIEDI AL TUO EDICOLANTE IL MENSILE DI INCHIESTA IL TACCO D’ITALIAOPPURE

ABBONATI E RICEVERAI IL TACCO DIRETTAMENTE A CASA TUA, IN TUTTA ITALIA– Effettua il pagamento con bollettino postale al C/C 54550132 intestato a NeròComunicazione– invia la ricevuta per fax allo 0833-599238 per l’attivazione immediata e indicaci i tuoidati fiscali per l’emissione della fatturaABBOMANENTO ORDINARIO 10 NUMERI: Euro 15,00SOSTENITORE DEL TACCO D’ITALIA: Euro 100,00

(continua a pag. 2 dell’inserto“Contaminati/2”)

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Nichi Vendola ha vinto. E tanto imponeun’analisi del voto perché il dato assume unrilievo tale da dover fare riflettere sul senti-mento della gente che ha portato al succes-so il Presidente della Regione Puglia.

Nichi Vendola è riuscito, dall’estatescorsa ad oggi, a far percepire che le luci delsuo Governo hanno, di gran lunga, superatole “ombre della sanità” che, peraltro, luistesso ha combattuto, dando vita ad unanuova Giunta.

Ma Nichi Vendola ha intercettato,soprattutto, il sentire di molti (un sentimen-to trasversale ai tre schieramenti, oggi incampo) insofferenti delle decisioni di un“potere politico” estraneo ai bisogni dellagente e lontano dai territori.

Vendola ha alimentato quel “fuoco sottola cenere” che, se vogliamo, con altre moda-lità ed altri percorsi, Pierferdinando Casinivuole risvegliare. Tempi nuovi si annuncianonella misura in cui si riuscirà a convogliare,nell’alveo della politica, tutte le energie che-ranno.

Perché le “primarie pugliesi”, al di làdella scelta compiuta in favore di Vendola,hanno alimentato un processo per una“alternativa” in grado di sostenere le ragionidi una “democrazia matura”. “Democraziamatura” che – come si è visto – non puòessere assicurata né dal bipartitismo, né dalbipolarismo. Ma che, al contrario, può affer-marsi ridando cittadinanza alle quattro ocinque culture politiche (che, da sempre,hanno condizionato il Paese) con la reintro-duzione del sistema elettorale proporziona-le e facendo ricorso a quelle modalità, giàsperimentate dal sistema tedesco, che assi-

curano stabilità governativa, senza cancel-lare identità politiche e partecipazionedemocratica.

Perché il risultato di Nichi Vendola vavissuto, anche, quale reazione di una vastaparte della società civile che non crede piùin questa nostra “democrazia rappresentati-va” ridotta a “rappresentare interessi” e adelevare a classe dirigente quanti quegli inte-ressi sono disposti a difendere e sostenere.

La Puglia può dar vita ad un “nuovo ini-zio” non solo per anteporre il “bene comu-ne” agli interessi di parte ma, anche, percostruire una larga intesa per un nuovosistema politico, adeguato ai tempi, che nonpuò prescindere dalla regolamentazionedella democrazia interna ai partiti.

Anche nel centro-destra pugliese cisono forze pronte a fare la propria parte,recuperando, al potere regionale, i processidecisionali per quelle politiche di interventodalle quali dipendono la salvaguardia deiterritori ed il benessere della gente.

La candidatura, ovviamente, di RoccoPalese non è in questa direzione.

E’ l’arroccamento di una nomenclatura,molto ristretta, che cerca di salvaguardare,prima di ogni cosa, gli equilibri della destrapugliese, rinunciando alla Poli-Bortone che,oggi, con Casini, è in grado di intercettaregrandi consensi per una autentica politicameridionalistica e di mettere in crisi un“sistema di potere” costruito sui “collettibianchi”. Perché di questo si tratta. E tantoimpone una scelta di campo, che non puòtener conto dei “recinti” che il “bipolarismo”ha artificiosamente creato, ma che talirecinti vuole abbattere.

Opinioni dal Tacco//

di MARIO DE [email protected]

BOLL

ETTI

NO D

EI N

AVIG

ANTI Rocco Palese ha

una tempra d’ac-ciaio: sarà lui ilcandidato del PdLalle regionali del28 e 29 marzo. Habattuto un’agguer-ritissima concor-renza, superandole perplessità diBerlusconi che loaveva bollatocome esteticamen-te inadeguato,

forse a causa del suo tic verbale: quel “cioè”infilato ogni tre parole che lo rende poco televi-sivo. Ma le qualità dell’uomo hanno vinto sulladittatura dell’apparire. Raffaele Fitto ha giocatobene le sue carte, lasciando che il dibattito bru-ciasse via via i diversi pretendenti: il magistratoStefano Dambruoso; il vicecoordinatore regiona-le del PdL Antonio Distaso; Adriana Poli Bortone,in ottica di allargamento di coalizione; AlfredoMantovano, in ottica anti-Poli Bortone; il giorna-lista del Tg1 Attilio Romita, per la serie gli “effettispeciali” di Silvio. Fitto li ha contrastati tutti,ufficializzando la sua preferenza per Palese men-tre erano in corso le primarie del centrosinistrae costringendo Berlusconi al dietrofront. Il dotto-re di Acquarica, autore di una cinquantina dipubblicazioni scientifiche, è un gran lavoratore.Ha cominciato la sua carriera nel 1990 comeamministratore del suo paese e nel 1997 èstato vice presidente ed assessore al bilancio. Ilcentrodestra pugliese affida il suo destino ad unuomo del basso Salento.

nel nome di fitto

CHI SCENDE

CHI

SALE

Rocco Palese

Alfredo Mantovano,sottosegretariodell’Interno edesponente dell’alacattolico-intransi-gente del PdL halottato con leunghie e con identi contro lacandidatura PoliBortone e ha infinevinto la sua batta-glia. Dopo aversostenuto senzasuccesso il magi-

strato antiterrorismo Dambruoso, Mantovano si èimpegnato a fondo per sabotare l’ipotesiAdriana, prima autocandidandosi e poi sottopo-nendo al partito una lunghissima lista di perso-nalità del Pdl: dallo stesso ministro Fitto al vice-presidente della Camera Antonio Leone; dal pre-sidente della commissione Bilancio del SenatoAntonio Azzolini al presidente vicario del gruppodel Pdl al Senato, Gaetano Quagliarello; dalcoordinatore regionale Francesco Amoruso aRocco Palese. L’astio tra Mantovano e PoliBortone ha origini antiche, precedente ancheallo scisma sindaco Perrone-Io Sud di giugno,ma l’attivismo dell’ex magistrato nella delicatafase del totocandidati ha messo in difficoltà ilPdL, lanciando alla fine Fitto come indiscussoleader territoriale. Anche Mantovano ha poi rico-nosciuto che la scelta dei candidati di PD e PdLè stata la più appropriata. Sempre che non simetta di mezzo la guastatrice Poli Bortone checon l’UDC ha finalmente l’occasione di misurareil suo reale appeal elettorale.

contro la poli.battaGlia vinta. forse

Alfredo Mantovano

il fuoco sotto le ceneri di vendola e casini. e i collettibianchi di fitto

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E vennero le storie di eco-mafia. Ovvero la letteratura

che denuncia il business criminale del malaffareitaliano. Il coraggio degli scrittori arrabbiati hacreato un genere orizzontale, come la strutturache lo ha rinfocolato. E il rischio è che certi edi-tori (vedi alla voce imprenditori) ci marcino su.Il sommerso è pervasivo, si vende bene. I fac-simili di Saviano sono un’inflazione di genere.L’architettura del potere, i meccanismi sconvol-

genti, il degradodelle periferiedel sud (ilSalento rendebene l’idea, ahi-noi), sono glielementi entrativiolentementenel romanzo.Da un lato, dun-que, l’impegnoetico dei dossierdi scrittori comeEmilianoMorrone eFrancescoSaverio Alessio,oppure la gior-nalista Rosaria

Capacchione (anche lei tutelatadalla scorta) che hanno messosu carta gli ecoreati.In mezzo, come una spina nelfianco, i rifiuti tossici delMezzogiorno e il punto didomanda lanciato da GrilloNicola G.: “Perché liquidare ilfenomeno nella parola ecoma-fia? Perché non parlare dimafia delle autorizzazioni“?Chi inquina di più, gli ecomafio-si o il rilascio delle autorizzazio-ni in maniera arbitraria (leggimafiosa, n.d.r.)?Chi, nella filiera della gestione dei rifiuti svolgeun ruolo predominante?Ecco, il punto. E intanto, di lato, come dicevo,nascono collane editoriali che trattano storie diecomafia in forma letteraria. Sorge il nuovo filo-ne del fantasy che racconta l’iperrealtà in cuiviviamo. Basti pensare al caso di Licia Troisi(pubblicata dalle Edizioni Ambiente) con “I dan-nati di Malva”, per capire come il racconto siastato piegato a una campagna di sensibilizza-zione destinata ai giovanissimi.E fin qui tutto bene: la letteratura come stru-mento di lotta.Purché la lotta non diventi un business.

Opinioni dal Tacco//

Casarano. Il 5 gennaio scorso sono statidichiarati “ultimati” i lavori di adeguamentodel nuovo depuratore comunale di contrada“Vora”. Si tratta dell’ultima “versione” dell’im-pianto (la terza), quello costruito cinque annifa, costato circa 3 milioni di euro, mai entratoin funzione per una serie di rimpalli diresponsabilità tra Comune, Provincia,Acquedotto pugliese e Consorzio di bonifica“Ugento Li Foggi”. Con la chiusura del cantie-re, inaugurato dall’ex sindaco Venuti, sono ini-ziate le operazioni di collaudo delle macchinee delle pompe dell’impianto che, non dimen-tichiamo, è al servizio in consorzio dei comunidi Casarano, Matino e Parabita. Il 12 gennaio,con la delibera n. 3, il dirigente del servizio“Rifiuti, scarichi, emissioni e politiche energe-tiche” della Provincia ha firmato l’autorizza-zione allo scarico nel canale del “Raho” delleacque reflue urbane effluenti dal depuratore,ai sensi dell’art. 124 del D.Lgs. 152/2006 edella Legge Regionale n. 17/2000 (autorizza-

zione revocata mentre andiamo in stampa).L’autorizzazione di Palazzo dei Celestini, però,ha un “carico” di prescrizioni e condizioni cheobbliga i comuni consorziati, l’AcquedottoPugliese e il Consorzio di bonifica di Ugentoall’adempimento di parte di essi prima del-l’entrata in funzione del depuratore. Tra leopere che dovranno essere terminate primache l’impianto sia attivato, c’è la ripulitura el’adeguamento del canale dei Samari che, silegge nella determina provinciale, ad oggi è inparte interrato, ostruito, inidoneo. E’ proprio questo scarico che è stato conte-stato, anche in sede di conferenza di servizi,dal Comune di Gallipoli, che si opponeva allosversamento delle acque del depuratore diCasarano nel mar Jonio, nelle vicinanze dellalocalità “Baia Verde”, convogliate dal canale“Samari” (come era stato in un primomomento progettato), perché preoccupatadalle ripercussioni negative che avrebbeavuto il settore turistico.

L’attivazione del nuovo impianto, oltre a risol-vere l’annosa emergenza ambientale dellazona “Vora” (lo scorrimento delle acque refluedepurate nei canali eviterà di alimentare ulte-riormente i campi di spandimento, permet-tendo il loro svuotamento e la relativa bonifi-ca), servirà anche ad attuare un progettomolto ambizioso: il “Parco acquatico e degliulivi”. Una volta bonificata l’area, infatti, gliattuali campi di spandimento saranno trasfor-mati in laghetti artificiali, immersi nel verdedegli ulivi secolari, che costituiranno gli ele-menti base del futuro parco. All’interno delparco troveranno posto delle torri di avvista-mento per la fauna che popola i laghetti,un’area picnic, dei percorsi pedonali ed unponte in metallo, legno e vetro che collegherài due bacini, evitando l’attraversamento dellastrada per Taviano. Questo progetto è statoinserito all’interno di “Area vasta” ed attende ifinanziamenti necessari alla sua realizzazione.

dalla foGna a cielo apertoal parco acquatico (forse)

di LUISA [email protected]

ecomafiae letteratura

di ENZO [email protected]

//questione di looK

Mistero risolto. Dietro le morbide sembianze rosso fuoco del Gabibbo, ilpupazzo paladino dell’ambiente star di Striscia la notizia, si cela lui,Ivan De Masi, sindaco di Casarano. A Fabio e Mingo che a fine gennaiogli hanno chiesto conto della ventennale inattività del depuratore diCasarano, De Masi ha prontamente risposto: “Partirà tra un mese”.

Non ci resta che legarcelo al dito.Con l’augurio che, alla prossima visita, Striscia non ritornicon il Provolone...

INDOVINA CHI E’?

La soluzione a pag. 14

l’aria che tira

IPSE DIXIT// NODO AL FAZZOLETTO“Il depuratore di Casarano entreràin funzione tra 30 giorni”.Ivan De Masi, sindaco di Casarano18 gennaio 2010

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Il momento che stai vivendo, positivosotto più punti di vista, ti ripaga dellesofferenze che hai dovuto patire in un

passato non troppo lontano. Sei un uomodalla scorza dura, che sa bene che la resi-stenza e la pazienza sono le armi vincentiper chi, come te, vive ogni giorno al 100per cento. Non risparmi energie su alcunfronte e, del resto, non ne saresti capacenemmeno se lo volessi. Hai dalla tua unavitalità da fare invidia ai ragazzini. E sefino ad oggi, alcune volte, hai dovuto assu-mere un atteggiamento controllato persentirti consono alle situazioni nelle qualiti sei di volta in volta trovato, oggi haideciso di mostrarti per ciò che sei, andan-do a recuperare quella vitalità e quellavoglia di giocarti ogni singola carta che tihanno sempre contraddistinto. L’anno cheè appena iniziato sarà per te una secondagiovinezza; lo affronterai con capacità edenergia da vendere sapendo contare sul-l’esperienza costruita in anni di lavoro. Assai positivi gli investimenti all’estero; lestelle consigliano di credere in quell’affareche si prospetta oltreoceano e che potreb-be portarti soddisfazioni non di pococonto. C’è tanta gente dalla tua a fare iltipo per te. Ma i prossimi mesi saranno positivi ancheper chiarirti le idee su iniziative già intra-prese nella scorsa stagione. Scendi incampo senza pensarci troppo; i semi giàsotterrati daranno i buoni frutti che tiaspetti. Del resto, senti oggi più che mai ilbisogno di interagire con i giovani, di met-tere da parte gli acciacchi ed i pensieriche possono appesantire la giornata e didedicarti ai tuoi obiettivi. Ambiziosi, comesempre. Ma sarà una sfida vinta. Mercurioe Giove ti daranno infatti la giusta concre-tezza aiutandoti a trovare la serenità checerchi. Ciò non significa che ti fermerai arilassarti: non ne hai il tempo né la voglia.Cercherai invece sempre nuovi stimoli,andando alla ricerca di sempre nuoveimprese ed emozioni da vivere fino infondo, come tuo solito.Ti concederai quella spensieratezza chenella giovinezza non hai potuto godereappieno. Con un unico consiglio: assecon-dala; non può farti che bene.

Il personaggio del mese //Giovanni Semeraro

Originale e raffinato, il comodino di Giovanni Semeraro non è il solitocomodino. E’ più che altro una mensola, costituita da un piano in cristallopoggiato su una base in marmo, un bassorilievo raffigurante un putto. Sopravi è l’essenziale: una abat-jour, il telefono, foto di famiglia.

Rigorosa. La borsa di Giovanni Semeraro contiene il necessario. Come, adesempio, i numeri di telefono più utili e gli occhiali.

L’OR

OSCO

PO A

CUR

A DI

IULY

FER

RARI

//

COGNOME: SemeraroNOME: GiovanniNATO IL: 23 gennaio 1937A: LecceOCCHI: azzurriCAPELLI: brizzolatiSTATURA: 1,71 mPESO: 70 kgTAGLIA: 48NUMERO DI SCARPE: 41STATO CIVILE: coniugatoTITOLO DI STUDIO: laurea in GiurisprudenzaPROFESSIONE: imprenditoreHOBBY: presidente del Lecce calcio

CARTA D’IDENTITÀ

Abat-jour. Raffinata ed essen-ziale, ha la base in argentodecorato a sbalzo.

Telefono. Un tocco di moderni-tà in un comodino di ispirazio-ne classica.

Foto. I più cari “scatti”, semprea portata di mano e di sogni.Belli, ovviamente.

Documenti. Sempre con sé.Guai a perdere di vista i nume-ri di telefono che potranno ser-vire durante la giornata.Semeraro li divide in “fissi” e“cellulari” per il massimo del-l’ordine.

Occhiali. Colorati ed allamoda. Gli occhiali del presi-dente sono simpatici e giovani-li. Quest’anno vanno i toni delviola e del verde.

nuova enerGiain campo

“mi porto dietro l’essenZiale”

SUL

COM

ODIN

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A BO

RSA

Acquario(22 gennaio

20 febbraio)

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Salvatore Cosi, artista, Miggiano

Mi capita spesso e volentieri di dover indossareuna maschera. In genere lo faccio quando devoammorbidire certe reazioni perchénon sfocino in vere e proprie liti.Mi è capitato proprio pochi giornifa con mia moglie, un po’ infastidi-ta per un mio non previsto allonta-namento a causa del lavoro. Avreivoluto avere una reazione più dra-stica ma ho preferito contenermied ammorbidire i toni.

di LAURA [email protected]

“The Mask”, 1994. Quando indossa la maschera verde Jim Carrey, alias Stanley Ipkiss, smette diessere il tipo timido ed impacciato di sempre per trasformarsi in un brillante play boy

Un po’ di leggerezza//uno,

LI CONOSCIAMO PER COME CI SI MOSTRANO. MA I VIP DI CASA NOSTRA SONO DAVVERO COME LI VEDIAMO? L’ABBIAMO CHIESTO DIRETTAMENTE A LORO, FACENDOCI RACCONTARESE E QUANDO SONO COSTETTI AD INDOSSARE UNA MASCHERA

i sono circostanze in cui non indossare una maschera è prati-camente impossibile. Il lavoro, il confronto con gli altri, leregole del “quieto vivere” ne impongono, infatti, di più omeno mobili e noi le mettiamo e smettiamo con nonchalan-ce, a volte perfino senza rendercene conto. Non sono esentidalla pratica del “travestimento veniale” i volti noti salentini.A loro possiamo in fondo perdonare di aver assunto, in una opiù occasioni, atteggiamenti non proprio spontanei. “Purchéquesta non sia l’abitudine”, tuona rigoroso il senso dellamisura. Del resto, se per le strade è Carnevale, che cosa cisarà di male diventare, una volta ogni tanto, ciò che vorrem-mo e non siamo?

C

CENTOMILAnessuno,

“Solo alle feste congli amici, ai veglioniquando ero decisa-mente più giovane”

Antonio Gabellone:

“Mi trovo spesso nella condizione di dover indossare una maschera in quanto sono cantautrice di sera,ma di giorno docente di Inglese e Francese nei licei”

Francesca Romana Perrotta:

Antonio Gabellone, presidente della provincia di Lecce,TuglieSolo alle feste con gli amici, aiveglioni quando ero decisamente piùgiovane (sino a una decina di anniaddietro...), quando ovviamente pernon sottrarsi alla compagnia piace-vole dei miei amici storici si frequen-tava qualche festa a tema o inmaschera nel periodo carnevalesco.Per il resto non cerco mai di indos-sare maschere o di risultare diversoda quello che sono, nella vita ammi-nistrativa o politica, tanto meno inquella privata dove non riuscirei pro-prio a farlo per il mio modo di esseretrasparente e lineare nei rapporti. Mi presento sempre per quello che sono, con i miei pregi ed i mieidifetti.

Francesca Romana Perrotta, cantautrice, Premio De Andrè 2009, Lecce

Mi trovo spesso nella condizione di dover indos-sare una maschera in quanto sono cantautrice di

sera, ma di giorno docente di Inglese e Francese nei licei.Durante le ore giornaliere mi calo, dunque, nella parte dellaperfetta prof, cercando di nascondere, spesso a fatica, che disera salgo sui palchi e canto il rock. Puntualmente mi capitache i miei allievi, nonostante i miei sforzi, scoprano la mia

seconda natura dagli articoli digiornale o attraverso internet ed

a quel punto diventa ancora piùdifficile pretendere quel rigore che in

genere chiedo quando sono in classe.Un’altra occasione in cui ho dovuto fingere, e spero di non

essere stata smascherata, è capitata poco tempo fa quandoun personaggio molto più celebre di me, appartenente almondo della musica, mi ha fatto ascoltare i suoi ultimi lavori.Ho detto che mi piacevano ma non lo pensavo affatto.

Maurizio Manna,amministratore unico Legambiente SalentinaHo dovuto indossare una maschera tuttequelle volte che, per via del mio impegno infavore dell’ambiente, ho dovuto trattenermidal dire ai miei interlocutori ciò che davve-ro mi passava per la mente. Ho messo sula maschera del bravo ragazzo e, col visosorridente, ho nascosto la voglia di prende-re a pesci in faccia, per non dire ad offesepesanti, chi mi stava di fronte. Nella mag-gior parte dei casi mi è accaduto quandoho avuto a che fare con esponenti politici.

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Credo che non ci sia uomo o donna chenon indossi una maschera, in ognimomento della giornata. Dirò di più:ognuno di noi ha a disposizione piùmaschere, a seconda delle situazioni edelle persone che ha di fronte. Ciò ciporta a perdere di vista il nostro verovolto ed a rimanere vittime del nostrostesso gioco, riconoscendoci nella falsaidentità che ci siamo auto-imposti.Infatti ci scusiamo, ci giustifichiamo, cipuniamo, ci vediamo diversamente aseconda dei casi, ci convinciamo di

essere ciò che supponiamo di essere ma non siamo. Indossare unamaschera è molto più semplice che non farlo. Quando non ne portouna, pago care le conseguenze della mia schiettezza.

Marco Cataldo, presidente Società Cooperativa “LecceCittà Universitaria”, LecceUna maschera, pur se piena di colori,espressioni, emozioni ed ironia, rimanesempre statica nel tempo. Indossarlaogni tanto non fa male, ma indossarlasempre può essere una brutta abitudine.“Ogni uomo mente ma dategli unamaschera e sarà sincero” diceva OscarWilde e non sbagliava. Qualche volta indossouna maschera per prendermi gioco dime stesso, ma è solo un momentodi pura goliardia che aiuta lospirito. Poi via tutto, per ritor-nare se stessi. Tanto agliocchi di chi ti conosce benele maschere non servono amolto. Il pianto di gioia peruna nascita, il pianto di dolo-re per una scomparsa non potranno mai essere sostituiti da una maschera. Il carnevaleè solo un periodo dell’anno. Peccato sia io a scegliere la data del mio carnevale.

La maschera purtroppo si indossa ogni giorno, quando vorresti gridare contro la macchina che ti taglia lastrada e sorridi facendo finta di nulla, quando in ospedale urlano perché é il loro turno e tu sommersa daipazienti fai il tuo lavoro da ginecologa chiedendo scusa, anche se vorresti dire che sono dei maleducati.Quando in associazione giungono tante persone che purtroppo hanno la leucemia e vorresti gridare chenon è giusto e metterti a piangere, ma con la maschera dai loro un sorriso ed una speranza per il futuro.Quando tutti i giorni devi combattere per ogni cosa e vorresti gettare la spugna ma devi lottare e trasmette-re ai figli la forza per andare avanti e per raggiungere dei traguardi. Quando il marito ti dice: “Usciamo”? Etu vorresti buttarti a terra e dormire ma con tanta gioia e sempre con il sorriso sulle labbra rispondi:“Pronti”! Ecco, la maschera ormai fa parte di noi. Tutto sta nel saperla usare solo per il bene e non sicura-mente per danneggiare o fare del male.

Cosimo Metrangolo, medico anestesista presso il “Vito Fazzi”, direttore artistico Cantori di Ippocrate, Lecce

Lisella Dal Porto, amministratrice Pralina Srl Melpignano,Modena

Se parliamo di maschera diCarnevale, ne ho indossata unaper la prima volta a circa 20 o25 anni. La realizzai di ispirazio-ne orientale per andare ad unafesta tra amici dove tutti vestiva-no abiti fatti in casa con mate-riali di recupero.Altri tipi di maschere li ho indos-sati spesso; li definirei più chealtro schemi comportamentali. Liassumiamo a seconda dellasituazione in cui ci troviamo; ame capita principalmente nellavoro, quando, a contatto congli altri, assumo l’atteggiamentopiù consono e non sempre quel-lo che avrei voglia di assumere.Non capita altrettanto nella vitaprivata, in cui tendo ad essereme stessa senza freni, anche persfogare un’intera giornata dicostrizioni e di autocontrollo.

Vincenzo Corona, direttore Fondazione Notte di San Rocco, LecceNon so se è una predisposizione dell’animo, oppure se sia lacausa o l’effetto del mio mestiere... So di certo che ogni giornodevo indossare una maschera. Anzi, talvolta più maschere al gior-no. Senza dare a questa inclinazione un’accezione forzatamentenegativa, quella di chi, insomma, non viene mai considerato sin-cero perché prova a nascondersi dietro tanti personaggi da reci-tare. Si indossa una maschera per meglio predisporsi all’altro,per farlo sentire più a suo agio, per non dargli un dispiacere, perottenere il massimo da una relazione lavorativa. Spesso unamaschera ti dà la possibilità di entrare meglio in contatto con glialtri; sarà il tempo poi a darti la fiducia necessaria per toglierla.Tutte le nostre relazioni sociali sono un autentico Carnevale, incui Arlecchino e Colombina, Balanzone e Brighella non devonoaspettare soltanto la sfilata dei carri per potersi materializzare.

Debora Gravili, ginecologa, presidente Ail, Lecce

Walter Bruno, amministratore AbStilcasa, TavianoCon il lavoro che faccio indossospesso una maschera e devo direche mi riesce anche abbastanzabene. Mi sforzo infatti di avere unafigura credibile in modo da essereben accettato da tutti o dai più,cerco di prestare la massima atten-zione ai dettagli, e di tanto in tantomi ritrovo anche a dire qualchebugia veniale. La vita privata èinvece occasione per smettere lamaschere ed essere la persona lim-pida e sincera che sono abitual-mente.

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il tacco d’Italia 14 Febbraio 2010

Controcanto//

IIl fumo negli occhi a volte annebbia la vista e lamente. Allontana la verità e avvicina i cattivi pen-sieri. Il fumo grigio che si addensa sui comignoli

della Copersalento di Maglie probabilmente fa menopaura dei silenzi che arrivano dai Palazzi. Un silenzioche fa rumore. Interrotto, di tanto in tanto, da strepi-tii e urla che non aiutano a far chiarezza. Al contrario,finiscono per alimentare nuovi dubbi sul presente esul futuro dello stabilimento magliese. Perché lo sce-nario resta nebuloso. Il responso è affidato alle carte,tante, che racchiudono la storia recente dellaCopersalento. Ma è destinato, invero, agli umori deitavoli che si susseguono a casa del Prefetto durantei quali ognuno gioca la sua parte (proprietari, lavora-tori, sindacalisti, ambientalisti e rappresentanti istitu-zionali) – come è giusto che sia – ma nessuno riescea fare sintesi. Nessuno, insomma, appare capace diprendere decisioni ferme e definitive, per quanto pos-sibile. Il dilemma è presto detto: inquina o non inqui-na? E se inquina perché non mettere i sigilli una voltaper tutte e salvaguardare così la salute dei cittadini?Mistero della fede. Una telenovela che si trascinaavanti da decenni e sulla quale diventa francamentedifficile scrivere la parola fine. Anche perché questa èuna vicenda per certi versi paradossale. Nemmeno leautorità che dovrebbero provare a fare una definitivachiarezza sul livello di inquinamento ambientale e suirischi per persone e animali riesce a fare piazza puli-ta di equivoci e boutades. Eppure i numeri nondovrebbero essere contestabili. Non sono né didestra né di sinistra. Gli esperti preferiscono lasciarecomunque un margine di incertezza. Potremmo

discettare per ore sulla questione, ma a far accende-re una pericolosa lampadina sono quei parametririscontrati in una calda giornata d’estate: l’inquina-mento raggiunto dalla Copersalento raggiunse livellispaventosi davanti ai quali era impossibile tentarequalsiasi tipo di contestazione di parte. Senza se esenza ma, dunque. Ecco perché l’opificio di Maglieresta al centro di polemiche e veleni. Quei velenilegati alle innumerevoli emissioni di diossina che sisprigionerebbero dall’inceneritore e che avrebberoripercussioni gravi per la salute di persone e animali.E l’allarme scattato pochi mesi fa è servito solo amuovere le placide acque della politica, ma non arisolvere la situazione. Che appare difficile e contro-versa, aggrovigliata da nodi che diventano un ostaco-lo insormontabile quando devono fare a pugni con lemaglie della burocrazia e dell’inerzia istituzionale.Capaci di soffocare le grida della gente. Capaci dianestetizzare la verità. Anche quando si parla di pre-sunti affari conditi da interessi particolari e societariche affondano le radici in una storia controversa eancora tutta da scrivere. Ma quante Copersalento cisono nel nostro territorio? L’interrogativo resta sospe-so in aria ma è aggrappato a dati di fatto perchésono numerosi gli opifici a rischio inquinamentoambientale presenti in Provincia di Lecce. E la diossi-na diventa – ahimé – la regina incontrastata. Per spo-destarla, la Politica deve assolvere i suoi compiti.Senza infingimenti. Senza servilismi. Alla luce delsole. Per il bene dei cittadini.

*giornalista, Studio 100

“bestiario pubblico. ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”

ind

ovi

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i è

di ANTONIO GRECO*

una, mille copersalentoLE POLEMICHE DELLA POLITICA SERVONO A CONFONDERE LA VERITÀ MA NON AD ANESTETIZZARE LE SOFFERENZE DELLE PERSONE CHE PAGANO SULLA PROPRIA PELLE I DISASTRI AMBIENTALI

Vincenzo Magistàdirettore “TgNorba”

Rosanna Metrangolocaporedattore “NuovoQuotidiano di Puglia”

Marco Renna“Studio 100 Lecce”

Mimmo Pavonedirettore responsabile “IlPaese nuovo”

Vincenzo Marucciogiornalista “NuovoQuotidiano di Puglia”

Tonio Tondoinviato “La Gazzetta delMezzogiorno”

Roberto Guidodirettore “quiSalento”

Lino De Matteiscaposervizio “Nuovo Quoti-diano di Puglia”, vicepresidente regionaleAssostampa

Renato Morocapocronista “NuovoQuotidiano di Puglia”

Gabriella Della Monacacoordinatore TG NORBAGRANDE SALENTO

Luisa Ruggioredattrice Canale8, scrittrice

Walter Baldacconidirettore responsabile TgStudio 100

Paola Ancoraaddetta stampa Ministerodelle Politiche agricole

Michele Mauridirettore editoriale L’ATVAntonio Silvestriaddetto stampa Inps Lecce

Dionisio Ciccaresepresidente homepageGroup, società di consulen-za di comunicazione strate-gica ed editrice di grandigiornali e siti internet

Nunzio Pacellaaddetto stampa Apt diLecce

Loredana Di Cuonzogiornalista pubblicista diri-gente scolasticoIstituto d’arte “G. Toma”Galatina-Nardò

Giancarlo Minicuccidirettore Il NuovoQuotidiano di Puglia

Vaileth Sumuni

Luigi Russogiornalista, presidente CSVSalento

Francesco Riafisico, pubblicista

Serenella Pascaligiornalista di “VolontariatoSalento”; esperta diPolitiche sociali

Mario Vecchiodirettore responsabile TgL’ATV

Stefano Cianciottagiornalista, espertoin lavori pubblici

Roberto Morronegiornalista, direttoredi “Libera informazione”

CHI HA FIRMATO CONTROCANTO

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REGOLAMENTO PER GLI SPAZI DI PROPAGANDA ELETTORALE

COMUNICAZIONE AI SENSI DELL’ART.7 DELLA LEGGE 22 FEBBRAIO N.28 E DELL’ART.15

DELLA DELIBERAZIONE 21 FEBBRAIO 2008 N.33/08/CSP DELL’AUTORITA’ PER LE GARANZIE NELLE COMUNICAZIONI.

La Società Cooperativa Dinamica, editore del periodico “Il tacco d’Italia” e della web-tv www.iltaccoditalia.info, in occasio-ne della prossima tornata elettorale, adotterà per la pubblicazione di propaganda di partiti politici o singoli candidati quantoprevisto della Legge N. 28/2000 “Disposizioni per la parità di accesso ai mezzi di informazione durante le campagne eletto-rali e referendarie e per la comunicazione politica”. A tal fine rende noto quanto segue:1. la prenotazione degli spazi da parte dei soggetti interessati dovrà pervenire 48 ore entro la data di pubblicazione. L’editore

terrà conto delle prenotazioni in base alla loro progressione temporale;2. la prenotazione degli spazi dovrà pervenire a mezzo fax al numero 0833-599238, utilizzando il documento pubblicato su

www.iltaccoditalia.info, nel quale sono riportate le tariffe;3. i prezzi sono stati calmierati, al fine di garantire il massimo pluralismo della propaganda. Non possono naturalmente esse-

re accordati sconti di alcun tipo;4. il pagamento del corrispettivo per la pubblicazione dei messaggi di propaganda elettorale dovrà avvenire in anticipo, pre-

via emissione della fattura con IVA al 4%;5. il materiale da pubblicare (banner o file .pdf o .jpg) dovrà pervenire almeno 48 ore prima della pubblicazione in formato

digitale.

Si riportano gli spazi pubblicitari disponibili:• IL TACCO D’ITALIA FREE PRESS (nell’innovativo formato giornale da 32 pagine tutte a colori, stampato in

30.000 copie distribuite in oltre 500 punti della provincia di Lecce): un quarto pagina; mezza pagina; pagina inte-ra; manchette di copertina; piede di copertina; ultima copertina.

• WWW.ILTACCODITALIA.NET (oltre 10.000 singole visite al giorno, interattività web 2.0, servizio web-tv especifici servizi sulle elezioni): banner alto a rotazione, banner basso a rotazione, locandina in home page, mezzograttacielo a rotazione.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI CHIAMARE IL NUMERO: 393.9801141, OPPURE INVIARE UNA MAIL A: [email protected]

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contaminati/2Esclusivo// tutti i risultati dEllE analisi di asl E arpa sui 14

comuni dEl basso salEnto contaminati dalla diossina. acqua,fiEno, carnE, lattE, cuccioli E fEti: comE il vElEno passa di madrE

in figlio. E dagli animali all'uomo.copErsalEnto story: comE l'impianto fu costruito con soldi

pubblici E poi vEnduto, a prEzzo d'occasionE, dalla rEgionE puglia(govErnatorE raffaElE fitto) alla copErsalEnto (amministrata

da raffaElE rampino, suo cugino)

Speciale

Copersalent

o

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VVeniamo a quello che è successodopo quel fatidico 8 maggio 2008.La Asl di Maglie ha pianificato con-

trolli a tappeto sulle carni e sul latteprodotto negli allevamenti che si trova-no nel raggio di dieci kilometri dallaCopersalento. E’ stato analizzato ancheil foraggio di cui si sono nutriti gli ani-mali e il terreno su cui hanno pascolato.

Infine le acque che hanno bevuto glianimali, così come le persone, dalmomento che i pozzi analizzati sono alservizio dell’Acquedotto pugliese.

Eccoli, i risultati di quasi un anno diprelievi.

Li pubblichiamo in anteprima, ana-lizzandoli con i responsabili della ricer-ca: Franco Leomanni, direttore incarica-to area C per il controllo igiene alleva-menti e produzioni zootecniche; Corrado

De Noterpietro, direttore area B control-lo alimenti.

I risultati sono sconfortanti, anchese, secondo la Asl, l’emergenza sanitarialegata alle emissioni è passata. Ma èlogico che sia così: la Copersalentoinfatti è chiusa.

I dati parlano di contaminazione sututti i prodotti analizzati.

Certo, i livelli di diossina e pcb (poli-clorobifenile) variano a seconda delluogo e dell’oggetto del prelievo: inalcuni casi sono di gran lunga al disopra del limite, in molti altri sono all’in-terno dei “livelli di attenzione”. Significache sono state rilevate le sostanze con-taminanti e che è necessario fare ulte-riori approfondimenti.

Nel frattempo, ad almeno un alleva-

mento cui era stato ordinato l’abbatti-mento delle pecore, il 13 gennaio scor-so è arrivata la sospensiva del Tar diLecce, in quanto ha dimostrato di averel’autorizzazione a vendere quel latte,dove pure sono stati riscontrati valori didiossina fuori norma.

Questo tipo di analisi non erano maistate effettuate in precedenza: i control-li che pure ci sono stati negli anni,erano, secondo le direttive ministeriali, acampione e, fanno sapere dalla Asl,sempre nella norma (si legga intervistaa pag. 5).

Tutti i dati, che abbiamo richiestoalla Asl di Maglie e che ad oggi sono ine-diti, sono stati richiesti dalla Procuraall’interno dell’indagine che ha portatoal recente sequestro preventivo dellostabilimento.

L’inchiesta// //Copersalento, vent’anni di veleni

di MARIA LUISA MASTROGIOVANNI

Gli agneli abbattuti perchécontaminati da diossina

Ph: Rocco Toma

quanto siamo contaminatiContinua dall’editoriale a pag. 3

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// GLI ALLEVAMENTI61 allevamenti passati ai raggi x. Sono

quelli che rientrano nell’indagine condottadal dipartimento di prevenzione della Asl diMaglie a partire dall’aprile 2009. Ricadonotutti nel raggio di 10 chilometri dallaCopersalento, ovvero nel territorio di 14diversi Comuni considerati a rischio contami-nazione da diossina (Bagnolo, Botrugno,Corigliano d’Otranto, Cursi, Giuggianello,Maglie, Muro Leccese, Poggiardo, Sanarica,San Cassiano, Scorrano, Supersano, Surano,Uggiano La Chiesa).

Degli allevamenti analizzati, 17 sonorisultati totalmente negativi a valori di diossi-na o pcb.

In 29 di essi, pur se non sono stati rileva-ti valori di positività tali da considerare l’alle-vamento stesso come contaminato, si sonotuttavia raggiunti livelli di attenzione (in molticasi a ridosso della soglia di positività) chehanno portato all’applicazione dellaRaccomandazione 88/2006 dellaCommissione europea, ovvero alla mappatu-ra della zona alla ricerca di fonti di emissio-ne di diossina e ad ulteriori controlli in matri-ci diverse da quella analizzate (per “matrici”

si intendono gli elementi su cui è stata con-dotta l’analisi). Se, ad esempio, era statoregistrato un alto valore di diossina nellecarni bovine, si è passati ad analizzare il lattebovino o il foraggio, al fine di verificare seanche altre matrici avessero risentito dellapresenza di diossina nell’ambiente.

Gli allevamenti in cui sono state riscon-trate positività alla diossina sono stati intutto 14. La situazione più grave si è registra-ta a Cursi ed a Maglie. Nel primo caso ben 5allevamenti su 13 sono risultati contaminati;nel secondo, addirittura 7. Inoltre la positivi-tà alla diossina non ha riguardato un’unicamatrice, ma in molti casi più matrici contem-poraneamente. In un allevamento di Cursi,per fare solo un esempio, sono risultati con-taminati la carne sia bovina sia ovina, il lattesia bovino sia ovino, il foraggio ed il fegatoovino. Ed in molti casi i valori allarmanti nonhanno costituito l’eccezione, ma sono staticonfermati anche in successivi prelievi realiz-zati a distanza di tempo, alcuni anche piutto-sto recentemente (novembre 2009). Gli ani-mali contaminati sono stati abbattuti (oltre130 capi di bovini e 230 ovini più abbatti-menti successivi di singoli capi); tre alleva-menti sono stati chiusi.

il tacco d’Italia 3 Febbraio 2010

// rEttifica di gabriElE vErdEramo

Riceviamo e pubblichiamo integral-mente la rettifica di GabrieleVerderamo, dirigente dellaCopersalento, in relazione alla prece-dente inchiesta pubblicata sul Taccon.63 dal titolo “Copersalento: veleni davent’anni”.

Il dottor Verderamo ha ritenuto diquerelare la sottoscritta per una frase,contenuta all’interno della sua intervi-sta, sul legame tra la Olsa, di proprietàdella famiglia Fitto, e la Copersalento.Intervistato dalla collega Ada Martella,affermava, di fronte ad un registratore,che “la Copersalento nasce dalla fami-glia Fitto”.

Questo rapporto di “figliolanza”,sebbene da lui stesso utilizzato perdescrivere la sequenza cronologicadella morte di un’azienda e dellanascita dell’altra, è stato ritenuto diffa-mante. Su tutto il resto, contenuto nel-l’articolata e complessa inchiesta di32 pagine, nulla da dire.

Abbiamo parlato di rapporti com-merciali della Copersalento con azien-de imputate e/o condannate per traffi-co illecito di rifiuti pericolosi; di conta-minazione da diossina; di contamina-zione delle acque; di diversi procedi-menti penali a carico dei responsabilidella Copersalento; dell’aumento dimalati di tumore.

Su tutto questo per ora l’aziendanon ha replicato. Sul concetto di“figlio”, sebbene da lui stesso espressonel corso dell’intervista, è arrivata laquerela. Ne prendiamo atto. Invece percapire come dalla Ol.sa. si arrivi allaCopersalento, usando i soldi pubblici,nel periodo in cui era presidente dellaGiunta regionale Raffaele Fitto si leggaa pag. 12.

M.L.M

Questa è la rettifica.

“Riguardo la mia rettifica ribadiscoche la Copersalento non è “figlia” dellaOlsa di proprietà della famiglia Fitto.La Olsa ha cessato la sua vita nel1981 mentre la Copersalento è statacostituita solo nel 1986. Nel frammez-zo altre società hanno gestito lo stabi-limento e, quindi, i legami dellaCopersalento con la Olsa o la famigliaFitto sono inesistenti. Riprova ne siache chi ha chiuso la Copersalento èstato solo e solamente il provvedimen-to del sindaco Fitto”.

SalutiGabriele Verderamo

Ph: Rocco Toma

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cHE cosa è// LA DIOSSINA

E’ un cocktail di varie sostanze alta-mente cancerogene: policlorodibenzodios-sine, policlorodibenzofurani (PCDD/F),policlorobifenili. Questo è il famigeratoPCB, tra le dieci sostanze ritenute più can-cerogene al mondo, del quale furono ritro-vati 200 bidoni nel basso Salento e alcunedecine nella discarica di Burgesi (si vedaTacco n. 54, perché, questa, è un’altra sto-ria). La diossina è solubile nei grassi, dovetende ad accumularsi. Proprio per questasua tendenza ad accumularsi nei tessutiviventi, anche un’esposizione prolungata alivelli minimi può recare danni.

Mediamente il 90% dell’esposizioneumana alla diossina avviene attraverso glialimenti (in particolare dal grasso di ani-mali a loro volta esposti a diossina) e nondirettamente per via aerea: il fenomenodel bioaccumulo fa sì che la diossina risal-ga la catena alimentare umana concen-trandosi sempre più, a partire dai vegetali,passando agli animali erbivori, ai carnivoried infine all’uomo.

// IL LIVELLO DI ATTENZIONESi parla di livello di attenzione quando

è stata rilevata la presenza di diossina opcb ma non è stato superato il valore che,per legge, fa sì che un alimento sia giudi-cato come “contaminato”, quindi dadistruggere.

// GLI ALTRI CONTROLLII terreni. Sui terreni agricoli e residenzia-

li ricadenti nel raggio della Copersalento Asled Arpa hanno realizzato 15 campioni intutto. I risultati già pervenuti riguardano 10analisi ed hanno tutti rilevato livelli di diossi-na inferiori ai limiti previsti (10 nanogram-mi/kg terreno).

Degli 11 campioni realizzati dall’Arpa tranovembre 2009 e gennaio 2010 sui terrenidelle zone industriali, uno ha superato il limi-te previsto per le aree industriali (100 nano-grammi/kg terreno). E’ stata pertanto chiestala bonifica del terreno che in passato era statoespropriato ed acquisito dal consorzio Sisri.

Olio, grano, olive. I valori raccolti da Asl eSian (Servizio igiene alimenti e nutrizione) nel2009 sono risultati conformi alla Raccoman-dazione Efta 194/2006.

I pozzi. Ne sono stati analizzati due, unoa Cursi ed uno a Muro Leccese, da partedell’Arpa. Il pozzo di Cursi è risultato nellanorma. In quello di Muro Leccese sono staterinvenute tracce di pcb. Entrambi sono a ser-vizio dell’Acquedotto pugliese.

il tacco d’Italia 4 Febbraio 2010

i numEri61 gli allevamenti controllati

29 gli allevamenti in cui sono stati registrati valori all’internodei “livelli di attenzione”

14 gli allevamenti in cui i valori di diossina e pcb hanno superato il limite

15 i Comuni interessati dall’indagine

10 kilometri: è il raggio del territorio analizzato, attorno allaCopersalento

170 i bovini abbattuti

230 gli ovini abbattuti

3 gli allevamenti chiusi

Ph: Rocco Toma

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Dottor Leomanni quando sono inizia-te le vostre indagini?

“Quando si è venuto a sapere che laProvincia aveva promosso degli accerta-menti sull’ambiente che avevano fattoregistrare valori di diossina molto elevatinella zona di Maglie ed in maniera parti-colare nei dintorni della Copersalento.Questi dati, come è noto, sono stati tutta-via contestati dalla Copersalento perchéal momento delle analisi non era presenteil perito di parte e dunque le analisi stes-se non avevano valore ufficiale. Per noiesse rappresentavano comunque un cam-

panello d’allarme e pertanto ci siamo pro-digati per andare a fondo alla questione.Naturalmente si trattava di una notizia daaccertare al più presto al fine di valutarele ricadute che la presenza di diossinaavrebbe potuto avere sugli alimenti e suglianimali.

Le analisi che di routine vengono effet-tuate sono quelle indicate dal Ministeroche, ogni anno, predispone dei piani spe-cifici per i rilevamenti. La Asl non può,quindi, in autonomia, realizzare dei con-trolli su tutti gli inquinanti ambientali madeve attenersi a quanto indicato annual-

il tacco d’Italia 5 Febbraio 2010

Si è conclusa la ricerca effettuata da Asl, Arpa e Istitutozooprofillatico di Teramo sugli animali contaminati dadiossina, sul latte, sui fieni, sui fegati e sui feti.

Pubblichiamo i risultati di tale ricerca, risultati ad oggi ine-diti, commentandoli con Franco Leomanni, direttore incarica-to area C per il controllo igiene allevamenti e produzioni zoo-tecniche.

Una ricerca unica in Italia che ha dimostrato che la diossi-na si trasmette da madre a figlio già in età fetale.

Sappiamo dunque che gli animali e i loro figli erano con-taminati. Ma possiamo solo immaginare quanto lo siamo noie i nostri figli. Fin dal momento della gestazione. Perché noi

quel latte, quella carne, quei formaggi, li abbiamo mangiati.Gli allevatori sono stati ripagati per l’abbattimento dei capi

di bestiame dalla Regione Puglia, cui spetta anche la spesaper l’abbattimento degli animali e la distruzione del latte.

Chi ripagherà però i cittadini per il danno subito, dalmomento che è stata accertata la contaminazione da diossi-na nel raggio di dieci kilometri da Maglie?

I tumori nel Salento sono in aumento. Questo è un dato difatto. Quali sono gli effetti sull’uomo, negli anni? Sono doman-de a cui ora si dovrà cominciare a dare una risposta.

Perché no, immaginando una class action, da oggi possibi-le anche in Italia.

Franco Leomanni: “Fino ad oggi non erano mai stati effettuati controllisulle diossine”

Ph: Rocco Toma

di madrE in figlio. diossina in ErEdità

Franco Leomanni e Corrado De Notarpietro, responsabilidella ricerca sulla contaminazione da diossina effettuatadalla Asl di Maglie

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mente da Roma. Il Ministero, ad esempio,indica nel piano annuale, di effettuare deirilievi di diossina ed indica anche doveandarla a cercare, nei fieni, nelle uova, ecce-tera”.

Fini ad oggi che tipo di rilevazioni sullediossine sono state fatte ai sensi delle indi-cazioni del Ministero?

“Sono stati effettuati i campioni annualisulle diossine, in genere sui foraggi e suglianimali. Il Ministero nel suo piano di inter-venti indica la matrice da ispezionare, maperché un veterinario della Asl effettui quelprelievo è necessario che su quella matriceindicata dal Ministero esista almeno un dub-bio o una segnalazione nel territorio. Se ilMinistero, ad esempio, indica come matricele uova e a Maglie non sono presenti alleva-menti di uova, allora il veterinario non esegui-rà i controlli a Maglie. Per cui non è detto chese la diossina non è stata trovata, effettiva-mente non ci sia stata. Può essere capitatoche noi abbiamo controllato produzioni diuova a Gallipoli alla ricerca della diossina ela diossina non fosse lì ma altrove. Fino adoggi, nella zona di Maglie non erano mai statieffettuati accertamenti sulle diossine”.

Che tipo di controlli avete effettuato?“Controlli molto rigorosi. Sul latte non

abbiamo rinvenuto subito diossina in quanti-tà tali da allarmarci. Il latte contaminato dadiossina era stato diluito con latte nellanorma. Quindi, in percentuale, la presenza didiossina era molto diminuita, si poteva met-tere in commercio. Quelle partite di latte sisarebbero potute utilizzare ma nella consa-pevolezza che vi era la diossina, pur se inquantità non gravi, abbiamo deciso di nondichiararle utilizzabili e le abbiamo distrutte.Ne abbiamo eliminati 6 autobotti da 60 quin-tali l’una più un silos da 10mila litri. E primadi abbattere gli animali abbiamo realizzatocampionamenti a tappeto ripetuti più volte,sugli animali e sugli alimenti”.

Che cosa avete trovato nei mangimi?“I risultati sono stati buoni: i valori erano

nei limiti. Nei fieni invece abbiamo riscontra-to positività alla diossina”.

I fieni sono costituiti da erba secca?“Esatto. Una volta che è stata rinvenuta

la diossina, gli allevamenti sono stati postisotto sequestro. Il piano prevedeva il control-lo a tappeto in tutti gli allevamenti entro unraggio di 5 chilometri dalla Copersalento siasulle produzioni di latte sia sulla nuovamacellazione ovvero sugli animali abbattutiper consumo di carne, ed il campionamentosui fieni e sugli alimenti degli animali qualifieni e mangimi. Ma siamo andati oltre effet-tuando campionamenti nel raggio di 10 chi-lometri; abbiamo analizzato 61 allevamentiin tutto. Molti sono allevamenti per autocon-sumo, che servono cioè per il consumo fami-liare di carne e sono costituiti da pochi capidi bestiame. Tuttavia anche in questi sonostate riscontrate delle positività, perché èd’uso approvvigionarsi di vitellini appena natipresso altre aziende che possono dunquesorgere nei pressi dalla Copersalento.Attraverso l’anagrafe dei capi di bestiamepossiamo risalire al luogo in cui i vitelli sonostati acquistati e quindi seguire gli sposta-menti di ogni singolo capo. Pertanto se unanimale oggi non vive nel raggio di 5 chilome-tri dalla Copersalento ma è stato acquistato,da piccolo, da un allevamento che sorge

nelle vicinanze, allora è stato controllato.Anche in quei casi, purtroppo, abbiamo trova-to delle positività, perché la diossina si accu-mula attraverso i grassi che sono una delleprincipali fonti di sostentamento degli anima-li in tenera età. Di fatto la diossina si è accu-mulata nei tessuti e se l’accumulo è abba-stanza rapido, l’eliminazione non lo è affatto.Sono necessari circa sette o otto anni, perchéun animale possa smaltire la diossina”.

In che modo avete realizzato i prelievisugli animali?

“Il piano di monitoraggio è stato moltolungo in quanto il prelievo è stato effettuatonel momento in cui capi venivano abbattutiper l’autoconsumo. Sui capi da carne, pur-troppo non c’è altro modo se non aspettareche vengano uccisi una volta raggiunta l’etàda macello. La gran parte dei prelievi è termi-nata da poco; una piccola percentuale è tut-tora in corso. Abbiamo tuttavia effettuatorilievi anche su animali vivi, nel caso in cuifossero animali da latte”.

Quanti prelievi sono stati realizzati finoad oggi?

“Abbiamo abbattuto oltre 130 capi dibovini e 230 ovini. Ci sono stati anche abbat-timenti successivi ma si è trattato di singolicapi in piccoli allevamenti per l’autoconsu-mo. Negli allevamenti risultati positivi sonostati abbattuti a più riprese tutti i capi”.

Quando è partita l’indagine?“Nella primavera dell’anno scorso. In

Italia non siamo abituati a rilevare la positi-vità alla diossina. Si sono verificati pochi casinegli anni; uno ai danni delle bufale in terri-torio di Caserta ed altri episodi in provincia diTaranto nei pressi dell’Ilva. In quel caso irisultati erano stati ancora più allarmanti diquanto non siano stati a Maglie in quanto lazona inquinata era molto più estesa rispettoa quella relativa alla Copersalento data l’e-stensione dell’impianto e l’altezza dei cami-ni. Più alto è il camino della fonte produttri-ce, infatti, più la zona di ispezione si allarga.Nel caso della Copersalento è stato tuttaviaaccertato anche l’inquinamento dei terreni,pur se non eccessivamente elevato”.

Quali dispositivi sono stati messi incampo una volta riscontrata la positività deiterreni alla diossina?

“Abbiamo emesso delle ordinanze adhoc, in cui abbiamo consigliato agli allevato-ri di non utilizzare il fieno dell’anno in corso,e di falciarlo ad una certa altezza e non trop-po vicino al terreno perché la diossina sideposita in basso. Sono stati accorgimentiutili in quanto nei fieni prodotti più di recen-te non sono stati rilevati livelli limite di dios-sina. Naturalmente tali risultati dipendononon solo dai consigli che abbiamo fornito maanche dal fatto che le fonti di emissioni nelfrattempo erano cessate. Se la fonte di inqui-namento cessa, scende il livello di diossinaanche nel fieno. Le piogge, che quest’annosono state particolarmente abbondanti,hanno certamente aiutato a diluire la con-centrazione.

Ci sono stati però anche nei fieni degli

il tacco d’Italia 6 Ottobre 2009

SONO EMERSI ALTI VALORI DI POSITIVITÀ ALLA DIOSSINANEI FEGATI SIA DEGLI OVINI SIA DEI BOVINI; CIÒ SIGNIFICACHE UNA MADRE CONTAMINATATRASMETTE LA CONTAMINAZIO-NE AL FETO CHE, DUNQUE,NASCE GIÀ “POSITIVO”

Il fumo denso e nero della Copersalento in attività

Ph: Rocco Toma

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sforamenti dei livelli di attenzione, che nonsignificano positività ma sono comunquevalori più elevati della norma. In quei casibisogna verificare il perché di tali sforamentianche per evitare che le fonti contamininoaltro bestiame e altro fieno: possono dipen-dere dalla presenza di discariche abusive,dalla combustione di materiale plastico. Cisono ad ogni modo livelli di attenzione anchein zone lontane da Copersalento, ad esempionella zona compresa tra Maglie e Scorranoche ricade nell’arco dei 10 chilometri dall’im-pianto. Anche in questi allevamenti sono statieseguiti gli accertamenti a tappeto sia suiprodotti sia sugli animali. In quel caso è suf-ficiente monitorare il bestiame senza abbat-terlo. E’ necessario tuttavia effettuare cam-pionamenti protratti nel tempo, a distanza dialcuni mesi, per essere certi dei risultati”.

Una volta abbattuti, a quali tipo di ana-lisi sono sottoposti i capi di bestiame?

“E’ stata effettuata una ricerca, ad oggimai eseguita in Italia, sui fegati e sui feti diovini e bovini. I risultati hanno tardato adarrivare in quanto abbiamo la priorità alleanalisi sui fieni, poiché vengono consumatiquotidianamente. In Italia si è verificata unacasistica ridotta di rilevamenti di diossinaper cui studi di tal genere, con scopi pretta-mente scientifici, non erano mai stati effet-tuati prima d’ora”.

In questa ricerca scientifica siete statiaffiancati da tecnici o esperti dell’Univer-sità?

“La ricerca è condotta dall’istituto zoo-profilattico che si coordina con le Universitàed effettua esso stesso ricerche delle qualidà conto al Ministero della Sanità”.

Che cosa cercavate di stabilire con que-sto studio?

“Volevamo capire se gli animali nasconogià positivi alla diossina. Ci interessava sape-re se ci fosse trasmissione della contamina-zione da madre a figlio sia al momento dellanascita sia tramite allattamento”.

Quali risultati avete ottenuto?“Sono emersi alti valori di positività alla

diossina nei fegati sia degli ovini sia dei bovi-ni; ciò significa che una madre contaminatatrasmette la contaminazione al feto che, dun-que, nasce già positivo”.

Questo tipo di studi immagino serva percapire il fenomeno della contaminazioneanche nell’uomo e la trasmissibilità delladiossina, dalla madre al bambino che ha ingrembo.

“Si”Torniamo a quello che è stato fatto

prima dello sforamento di diossina. Mi hadetto che venivano effettuati controlli inbase alle direttive del ministero.

“Ogni anno il Ministero emana due piani:il Piano alimentazione animale in cui ci sonoi controlli sui fieni, sui mangimi, sulle acquedi abbeverata, per vedere se vengono utilizza-te sostanze indesiderate come farmaci,materiali per l’ingrasso degli animali, fitofar-maci, diserbanti, inquinanti ambientali comele diossine”.

Prima del picco di diossina, quali risul-tati aveva avuto l’Asl?

“Sempre al di sotto della soglia di atten-zione, anche perché, come ho detto, non sonomai stati realizzati a Maglie e sempre su cam-pioni esigui. Come dicevo, l’Asl non è libera dieffettuare i campionamenti che crede, madeve attenersi alle indicazioni del Ministeroanche perché i campioni hanno costi ingenti,circa 800 euro l’uno. Quindi bisogna inoltrareuna richiesta alla Regione per andare “extrapiano” e motivarla e fino allo sforamento didiossina non era mai capitato”.

Gli allevatori hanno riferito che già datempo avevano avuto indicazioni dalla Asl dieliminare il fegato dell’animale, una voltache questo fosse stato abbattuto per vende-re la carne. E’ così?

“Sui bovini o sugli ovini non è mai statoindicato nulla del genere. Per gli equini esisteinvece l’obbligo a smaltire il fegato. I cavalliinfatti spesso provengono dall’estero e perevitare rischi da inquinanti ambientali esistel’obbligo ad eliminarne il fegato”.

Chi si fa carico dei costi della distruzio-ne di latte e bestiame?

“I costi sono tutti a carico della Asl, rim-borsati dalla Regione”.

Quindi facendo i conti, quanto è costataquesta operazione?

“Siamo arrivati ad una spesa che si aggi-ra attorno ai 400mila euro. Si tratta di esamidai costi ingenti.

Ogni singolo campione costa 600 europiù Iva; ne abbiamo effettuati più di 200.Sulle pecore ne abbiamo fatti tanti altri. Nonabbiamo ancora quantificato la spesa totalesostenuta solo per gli esami. In parte ci verràrimborsata dalla Regione. Agli allevatori sonostati rimborsati i costi degli animali abbattu-ti a valore di mercato”.

Quanto ha messo a disposizione laRegione per il “caso Maglie”?

“Inizialmente ha stanziato 200mila eurosolo per Maglie; successivamente ha previstoil finanziamento di un milione di euro in tuttoper Maglie e per Taranto”.

i costi dElla contaminazionE da diossina

720 euro: il costo di ogni singola analisi

200: le analisi effettuate

400mila euro: i costi sostenuti finora dalla Asl e rimborsati dalla Regione Puglia

un milione di euro: i fondi stanziati dalla Regione Puglia per: analisi, abbattimento dei capi, distruzione del latte contaminato

46 mila litri: il latte distrutto perché contaminato da diossina

130: i bovini abbattuti

230: gli ovini abbattuti

cHi pagaI costi delle analisi e della distruzione dei capi di bestiamesono a carico della Asl, rimborsata dalla Regione.La Regione Puglia rimborsa anche gli allevatori per i capiabbattuti, valutati a prezzo di mercato.Gli allevatori sono già stati rimborsati.

il tacco d’Italia 7 Ottobre 2009

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//tutti i numEri dEl vElEnoComune Allevamenti

controllatiNegativi Soglia di

attenzione*Positivi* Provvedimenti Note

Bagnolo

Botrugno

Corigliano

Cursi

Giuggianello

Maglie

Muro Leccese

Poggiardo

Sanarica

San Cassiano

Scorrano

Supersano

Surano

Uggiano LaChiesa

1

5

5

13

3

14

4

2

1

5

3

1

1

3

1

1

1

2

3

1

2

1

1

1

1

1

1

4 (carne bovina)

3 (2 per lattecaprino; 1 perlatte ovino)

6 (4 per carnebovina; 1 percarne bovina edequina; 1 perlatte bovino)

6 (3 per carnebovina; 2 percarne bovina elatte bovino; 1per latte ovino)

1 (carne bovina)

1 (carne bovina)

4 (carne bovina)

1 (carne bovina)

1 (carne bovina)

2 (carne bovina)

5 (3 per carnebovina; 1 perlatte ovino ecarne bovina; 1per carne bovi-na, carne ovina,latte bovino,latte ovino,foraggio, fegato)

7 (6 per carnebovina; 1 perlatte bovino)1 (carne equina)

1 (carne equina)

1 (carne equita)

Applicazionedella raccoman-dazione88/1006

Applicazione88/2006

Gli allevamentipositivi sonostati abbattuti;in quelli conlivelli di attenzio-ne è stata appli-cata la 88/2006

Gli allevamenticon valori dipositività sonostati abbattuti; 2allevamenti sonostati chiusiNegli allevamen-ti con valori diattenzione èstata applicatala 88/2006

Applicazionedella 88

Nell’allevamentodi carne bovinasono stati effet-tuati nuovi cam-pioni su latte,carne, foraggio

Applicazionedella 88

In un allevamen-to con diossinaa livelli di atten-zione sono statieffettuati cam-pioni anche sucarne, foraggio elatte

un allevamento è stato chiuso; in treallevamenti sono stati rilevati livelli diattenzione in prelievi realizzati adistanza di tempo

in un caso il campione non si è rivela-to idoneo

In alcuni allevamenti, pur non raggiun-gendo la positività, i valori di diossinae pcb sono stati moto vicini allasoglia (2 allevamenti di carne bovinacon valori di 4,31 e 4,34; 1 alleva-mento di latte ovino con valore 5,51;1 allevamento di carne equina convalore 4,43)In 3 allevamenti di carne bovina ladiossina ha superato il limite di positi-vità anche di quattro volte (valori tra16,97 e 18,79) In 3 allevamenti la produzione è risul-tata positiva alla diossina anche inprelievi ripetuti a distanza di tempo

In un allevamento i livelli di positivitàalla diossina hanno raggiunto valoripari a tre volte il limiteNegli allevamenti con positività sisono spesso registrati valori di atten-zione su diverse matrici e valori dipositività confermati in prelievi suc-cessivi

Nel caso dell’allevamento di carneequina, si è registrato un valore didiossina pari a più del doppio delvalore limite (10,80)

Uno dei capi trovati con valori di dios-sina a livelli di attenzione provenivada un allevamento di Cursi risultatocontaminato e poi abbattuto

*soglia di attenzione(ai sensi della raccomandazione 88/2006) - latte: 2 picogr pcb-diossina/gr; carne: 1 picogr pcb/gr - 1,5 picogr diossina/gr

** positività (ai sensi regolamento CE 1881/06)carne: >4,50 picogr/gr – latte: >6 nanogr/gr – foraggi: 0,750 picogr/gr (dlgs 333/04) – fegato: > 6 picogr diossina /gr; >12 picogr diossina+pcb /gr

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il tacco d’Italia 9 Febbraio 2010

Nell’ultimo decennio la magistra-tura si è interessata a più ripre-se del caso Copersalento. Vari

filoni di indagine sono confluiti sullescrivanie di alcuni sostituti dellaProcura di Lecce. Tra questi Marcod’Agostino, per molti anni impegnatosul fronte dei reati ambientali e controla pubblica amministrazione nel capo-luogo salentino, e oggi in servizio pres-so la Procura di Trani.

Quella della Copersalento è stata neglianni anche una lunga vicenda di perizie econsulenze tecniche, legate, a vario titolo,alle inchieste giudiziarie. Nel 2003 fu proprioil sostituto procuratore d’Agostino ad affidarea due consulenti esterni della facoltà diChimica di Bari una perizia fondamentale in

quello che sarebbe poi stato il processo suc-cessivo. In particolare, si legge negli atti rela-tivi al procedimento, i professoridell’Università del capoluogo avrebberodovuto “accertare previo sopralluogo pressola Copersalento e presso i suoli in sequestro,le caratteristiche e la tipologia dei materialirinvenuti dal ciclo di combustione e la lorocompatibilità con l’utilizzo in agricoltura.Stabilire poi le caratteristiche e la compatibi-lità con il processo di combustione dei rifiutipresenti nell’insediamento di Copersalento eavviate alla combustione”. Furono dunqueproprio le ceneri a passare inizialmente sottola lente dei consulenti (fu accertata ad esem-pio una presenza di piombo elevata), vista la

loro presenza nei campi adiacenti allo stabi-limento, in cui erano rivendute ad agricoltoricompiacenti (si è trattato in alcuni casianche di ceneri prodotte dalla combustionedi farine a rischio BCE- la cosiddetta “muccapazza”) e utilizzate come ammendanti.Dall’analisi di queste ceneri emerse la pre-senza di sostanze (come le sigarette) maiautorizzate. In realtà le ceneri in questionedovevano essere suddivise in scorie o ceneripesanti e ceneri leggere o volanti. Le primesono rifiuti pericolosi e andrebbero smaltitein discariche apposite. Le seconde possonoessere riutilizzate per sottofondi stradali;conglomerati bituminosi; calcestruzzi e maltee produzione di cemento.

cEnEri E cdr si smaltivano sEnza autorizzazionE

MARCO D’AGOSTINO, ORA SOSTITUTO PROCURATORE A TRANI, INDAGÒ SULLO SMALTIMENTO NON AUTORIZZATO DI CENERI E CDR DA PARTE DELLA COPERSALENTO. ERANO GLI ANNI TRA IL 2001

E IL 2003. ECCO IL RACCONTO DELLE INCHIESTE E DEL PROCESSO

di ANDREA MORRONE

13 IMPUTATI, TRA CUI RAMPINO E MERICO, PATTEGGIARONO FACENDORICORSO ALL’OBLAZIONE: PREVIO PAGAMENTO DI UNA LAUTA MULTA,CIOÈ, IL REATO FU CANCELLATO. MA SIGNIFICÒ RICONOSCERLO

Impianto in tilt.Una delle tante esplosionidella caldaia fotografatada un telefonino

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il tacco d’Italia 10 Febbraio 2010

Riguardo invece al CDR, fu accertato chel’autorizzazione in possesso dellaCopersalento consentiva di utilizzare com-bustibile derivato da rifiuti prodotto secon-do caratteristiche particolari che sono quel-le previste nel decreto che regolamenta ilriutilizzo dei rifiuti in principio semplificato.Invece presso lo stabilimento di Maglie eraconvogliato il CDR di alcune aziende, in par-ticolare la Vesta di Venezia, prodotto conuna procedura differente. In particolar modoutilizzando rifiuti di partenza diversi da

quelli previsti dalla normativa vigente. Vi eraquindi un problema di “forma e di sostan-za”. La forma riguarda il percorso di questorifiuto, che non era quello previsto dalla pro-cedura semplificata; la sostanza era che irifiuti dai quali veniva prodotto il CDR inquestione non erano quelli previsti dallanormativa. Pur non trattandosi di rifiuti peri-colosi o tossico-nocivi, vi erano comunquesostanze non contemplati nell’autorizzazio-ne e che non sarebbero pertanto dovuti pas-sare attraverso Maglie.

Dottor D’Agostino, lei e la d.ssaMignone siete stati i primi a compiere inda-gini sulla Copersalento fin dal 1997. Già daallora si riscontravano una serie di sfora-menti nelle emissioni e si è arrivati a sen-tenza di condanna. Ma la Copersalento hacontinuato ad inquinare in un’escalation disforamenti che culmina con quello di 420superiore al limite di diossina: come è potu-to accadere?

“Personalmente non mi sono mai occu-pato di diossina. Le due inchieste che hocondotto, rispettivamente nel 2001 e nel2003, e che hanno portato al sequestro dellaCopersalento, riguardavano alcuni reati chederivavano dallo smaltimento delle ceneriprovenienti dall’impianto di combustione delCDR sui campi di alcune aziende agricole cir-costanti che compravano queste ceneri conregolare documento di trasporto e le utilizza-

vano come ammendante1. In realtà si tratta-va di rifiuti speciali da smaltire secondo lenormative vigenti, e pertanto è stata conte-stata la gestione dei rifiuti con riferimento aqueste ceneri”.

Perché non si è impedito che accades-se? Che cosa ha fallito secondo lei?

“Inizialmente, mi riferisco alle indagini eai relativi procedimenti che mi riguardano, èsembrato che gli interventi apportati fosserorisolutivi. Mi riferisco alla bonifica dei suoli ealla installazione di un cosiddetto “filtro amaniche”2. In una delle indagini veniva, infat-ti, affrontato anche il problema delle immis-sioni in atmosfera, poiché da uno dei caminidella Copersalento venivano emesse percen-tuali di concentrazione di polveri pari a circa770 mg/N-metrocubo, limiti ben superioririspetto alla normativa vigente. Per questo fuinstallato un “filtro a maniche”, come sugge-rito dal consulente della Procura il professorFracassi, che consentì di riportare i valoridelle polveri, monitorate poi dall’Arpa e dallaProvincia, nei limiti previsti dalla legge.Quello della diossina è un problema emersodopo, bisognerebbe conoscere gli atti d’in-chiesta relativi al nuovo sequestro”.

Nel 2005 ha chiesto il sequestro dellaCopersalento, poi rigettato da Del Coco.Come parti offese erano presenti il Comunedi Maglie e il Ministero dell’ambiente. Cirisulta che non si siano mai costituiti partecivile. E’ così? Se è così, come giustificaquesto silenzio da parte delle istituzioni?

“Non mi risulta che alcuno degli organicitati si sia mai costituito parte civile. Unascelta su cui bisognerebbe interrogare i diret-ti interessati. D’altro canto mi sembra incon-futabile che quello della Copersalento nonsia meramente un affare giudiziario, maanche e soprattutto di salute pubblica”.

Quale “aria” si respirava nella città di

Maglie e in provincia all’epoca delle indagi-ni? La Procura era percepita come chi vole-va tutelare la salute delle persone o il climaera favorevole alla Copersalento?

“Il problema delle immissioni è stato perlungo tempo il problema maggiormente sen-tito dalla popolazione locale, che per anni haconvissuto con questa nube tossica prove-niente dalla Copersalento. Una nube portatadal vento di tramontana su Maglie e le altrecittadine limitrofe, e spinta dallo sciroccosino a Lecce. Non è un caso che la Procuraabbia ricevuto negli anni tutta una serie didenunce ed esposti anonimi. Questo proble-ma all’epoca sembrava essere stato risoltoproprio dall’installazione del filtro a maniche.Successivamente è emerso il problema delladiossina, di cui si è però occupato il procura-tore aggiunto Ennio Cillo”.

Fu fatto un campionamento con relativeanalisi sul cdr?

“Le inchieste hanno riguardato anche ilmateriale immesso nell’impianto di combu-stione, e cioè il CDR e la sansa. Su quest’ulti-ma bisogna partire dal presupposto che laCopersalento nasce per lo smaltimento dellasansa esausta, mentre poi abbiamo accerta-to che riceveva sansa vergine, due compo-nenti ben diverse. Sulla sansa vergine ci sonostati, però, degli interventi normativi per iquali progressivamente è stata declassata darifiuto a materia prima secondaria. Un inter-vento normativo che si è presentato duranteil procedimento, come fatto rilevare daglistessi legali della Copersalento3.

Riguardo al CDR la Copersalento era auto-rizzata con procedure semplificate alla messain riserva e al recupero dello stesso.Ovviamente, poiché si trattava di una proce-dura semplificata, – ovverosia di una procedu-ra che non necessita della preventiva autoriz-zazione della Provincia, ma di una semplice

LE CENERI, RIFIUTI SPECIALIDERIVANTI DALLA COMBUSTIONEDEL CDR, VENIVANO SPARSE SUI TERRENI COME CONCIMI DA CONTADINI COMPIACENTI O INGENUI. I TERRENI VENNERO BONIFICATI.IL COMUNE DI MAGLIE, PARTE OFFESA, NON SI COSTITUÌ PARTE CIVILE

1 Gli ammendanti sono delle sostanze utilizzate per migliorare le caratteristiche fisiche del suolo.2 Il filtro o maniche o filtro a sacchi, è un’apparecchiatura utilizzata per la depolverazione di correnti gassose.3 Tra ottobre e dicembre del 2004, presso la Copersalento furono distrutti, in relazione alla legge 118/2002 sull’emergenza legata al proliferare dell’ encefalopatia spongiforme bovina,quasi 8.000 quintali di farine animali a rischio.

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comunicazione di inizio attività, nel cui casopuò far seguito un provvedimento negativodella Provincia stessa (mai avvenuto n.d.r.) –bisognava osservare determinati requisiti epresupposti che erano previsti in un decretoministeriale.

Il problema era che la Copersalento rice-veva CDR da imprese che invece lo produce-vano non con procedura semplificata ma conprocedura ordinaria e quindi aveva dellecaratteristiche tecnico-qualitative che eranodiverse da quelle che ne consentivano il recu-pero con procedura semplificata.

Questo comportava una gestione illecitadel rifiuto CDR. Gestione illecita che è statacontestata sia alla Copersalento, sia ad unaserie di aziende sparse in tutta Italia che pro-ducevano questo CDR. Mi riferisco ad esem-pio all’azienda facente capo a GaetanoFaccilongo (finito con il padre Tommaso inuna serie di inchieste della Procura di Bari sultraffico illecito di rifiuti, n.d.r.): questa nonaveva neanche l’autorizzazione a produrreCDR, quindi produceva illecitamente CDR ealtrettanto illecitamente lo dava allaCopersalento. Vi era poi tutta una serie dialtre aziende, presenti ad esempio nel napo-letano, ed una in particolare a Venezia: laVesta spa. Su di essa vi è stata un’inchiestaanche della Procura della città lagunare, chemi ha inviato gli atti per competenza. Il colle-ga che si occupava delle indagini, FeliceCasson (magistrato da sempre in prima inlinea nella lotta ai reati ambientali, giàdocente di Diritto dell’ambiente e oggi, dopoaver abbandonato la magistratura, senatorePd n.d.r.), mi inviò gli atti segnalandomi chela Vesta produceva CDR senza autorizzazionee lo inviava a Maglie.

In seguito furono adottate tutta una seriedi accorgimenti, tra cui la bonifica dei terrenicircostanti gli impianti, opera effettuata

anche dallo stesso proprietario del terrenoagricolo (rinviato poi a giudizio). Questo haconsentito agli imputati di aver accesso allaoblazione, cioè al pagamento di una sommadi denaro consistente – pari alla metà delmassimo dell’ammenda –, ottenendo in cam-bio l’estinzione del reato.

Questa procedura di oblazione richiedeuna preventiva eliminazione delle conse-guenze dannose del reato. Va rilevato, inoltre,come tutti e tredici gli imputati hanno patteg-giato o fatto ricorso all’oblazione (tra cui glistessi Rampino e Merico n.d.r.), ammettendo,va da se, di aver commesso il reato. Il proces-so ha dunque avuto un esito più che positivo:primo perché abbiamo ottenuto interventiconcreti per eliminare le conseguenze danno-se del reato, e poi perché lo Stato ha incas-sato, a parziale risarcimento del danno, unbel po’ di soldi”.

// gaEtano faccilongo E la copErsalEnto

Per anni la Copersalento ha bruciato il CDR proveniente da aziende sparso lungo il ter-ritorio dell’intera penisola. Aziende spesso prive dei requisiti previsti e già finite nei fasci-coli delle Procure. E’ il caso di Gaetano Faccilongo, imprenditore barese finito in una delleinchieste condotte dall’allora sostituto procuratore di Lecce Marco d’Agostino.

Quello di Gaetano Faccilongo è un nome ben noto (con il padre Tommaso) anche allaProcura di Bari. Ad aprile del 2002, Faccilongo, allora venticinquenne e titolare della ditta“Italia Servizi” di Valenzano, fu raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carce-re emessa dal gip del tribunale di Bari, Daniela Rinaldi, con l’accusa di traffico illecito dirifiuti. Nel giugno del 2002 uno dei depositi della Italservizi, posto sotto sequestro giudi-ziario, fu distrutto da un incendio. Stessa sorte toccata stranamente, un anno dopo, ad unaltro deposito di materie plastiche a Valenzano, nell’ hinterland barese, dei Faccilongo.Padre e figlio sono stati due dei principali imputati del processo “murgia violata”, uno deiprimi casi legati al traffico di rifiuti in Puglia. Una scia di veleni che si è poi allungata sinoal Salento.

Codice cer 100116: è il codice che indica le“ceneri leggere prodotte dal coincenerimento,contenenti sostanze pericolose”. Questo cartelloera apposto sui sacchi contenenti le ceneri,risultato della combustione del cdr

il tacco d’Italia 11 Febbraio 2010

Le ceneri depositate all’aria aperta

Ph: Franco Belviso

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il tacco d’Italia 12 Febbraio 2010

Per la “Copersalento Spa”, non solo nubidi diossina che avvelenano l’aria e chila respira, ma anche vicende di affari-

smo a protezione di interessi particolari esocietari che, alcuni anni fa, crearono uncaso politico sconosciuto ai più. Il problemafu sollevato nel 2003 dai consiglieri regiona-li del Partito della Rifondazione Comunista,Michele Losappio e Arcangelo Sannicandroche presentarono tre interrogazioni urgenti1.La vicenda, che non suscitò grande interesseda parte dei media, riguardò i potenzialiinteressi confliggenti che, nell’arco di tren-t’anni, riguardarono tre generazioni dellafamiglia Fitto: dal nonno al nipote Raffaele,passando per il padre Salvatore e altriparenti, aventi tutti un ruolo, ciascuno a tito-lo diverso, nella vicenda che stiamo per rac-contare: chi come proprietario, chi comegestore, chi come politico.

In principio fu la Ol.Sa (Olearia Salentinasrl) con sede a Maglie. Il sansificio, di pro-prietà della famiglia Fitto, nacque nel 1973ma, di fronte a crescenti e continue difficoltàeconomiche, fu posto in liquidazione volonta-ria nel 1982. Lo stabilimento venne cosìacquistato da Agrisud - Società Cooperativasrl - di Bari, un consorzio per la valorizzazio-

ne e la commercializzazione di prodotti agri-coli2 al prezzo di 5.269.873.362 miliardi dilire3. La somma fu ripartita in tre rate4, ma lecondizioni di pagamento non vennero mai deltutto rispettate e il fideiussore della Ol.Sa,Antonio Portaluri, parente di Raffaele Fitto,chiese e ottenne dal Tribunale di Lecce ilsequestro giudiziario dell’azienda nel feb-braio del 1987. Intanto5, la Giunta regionalepugliese, presieduta da Salvatore Fitto, avevagià autorizzato l’Ersap (Ente regionale di svi-luppo agricolo della Puglia) a subentrare “intutti i rapporti attivi e passivi dell’Agrisud eall’acquisizione diretta dei suoi impianti eattrezzature da gestire successivamente tra-mite organizzazioni di natura privatistica”.Una volta preso in custodia il sansificio, perla Regione si poneva quindi la questione del-l’affidamento dello stesso stabilimento a unsoggetto che potesse gestirlo. Ma la soluzio-ne del problema era, in realtà, a portata dimano: il 15 maggio del 1987, l’Ersap sotto-scriveva un atto preliminare di affidamento dibeni e servizi con la Coopersalento spa, ilsansificio costituitosi nell’ottobre del 1986 egestito dal cugino di Raffaele Fitto, RaffaeleRampino. “L’organizzazione di natura privati-stica” di cui già si parlava nella delibera

a.a.a. patrimonio pubblicovEndEsi in saldo a privato

LA STRANA STORIA DELLA NASCITA DELLA COPERSALENTO. CHE PRESE IN AFFITTO IL SANSIFICIO DELL’EX ERSAP, EX AGRISUD, EX OLSA PER POI ACQUISTARLO PER UNA SOMMA PARI ALL’AFFITTO, MAI PAGATO, E DI GRAN LUNGA INFERIORE AL VALORE DELL’IMMOBILE.ACQUIRENTE PRIVATO: RAFFAELE RAMPINO (CUGINO DI FITTO). VENDITORE PUBBLICO:RAFFAELE FITTO (ALLORA PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA)

di FRANCESCA QUARTA

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il tacco d’Italia 13 Febbraio 2010

regionale del 17 settembre 1986 (un meseprima della nascita della Coopersalento) perla custodia e la gestione dello stabilimento,era stata facilmente individuata. L’ente pub-blico intanto saldava -con il denaro dei con-tribuenti- il debito miliardario6 di Agrisud neiconfronti di Ol.Sa, che, da parte sua, in data23 giugno 1987, risolveva la questione delsequestro giudiziario, “rinunciando agli atti eall’azione proposta al Tribunale di Lecce neiconfronti di Agrisud”7. Fu poi nel maggio del1988 che l’autorizzazione ministeriale di tra-sferimento all’Ersap dei beni ex Agrisud vennerilasciata ai liquidatori di quest’ultimo (ben-ché la Copersalento ne avesse la custodia giàdall’ottobre ’86), ma appena 13 giornidopo8, con decreto del presidente dellaRegione Salvatore Fitto, il consiglio di ammi-nistrazione dell’Ersap fu sciolto. E allora, per-ché affidare un bene a un ente che di lì apoco sarebbe stato commissariato? Alla finedel 1988, come si può leggere nell’interroga-zione del 23 maggio 2003 dei consiglieri diRifondazione, “con atto pubblico a rogitonotar Pietro Speranza, l’Agrisud cedevaall’Ersap lo stabilimento valutato £1.580.000.000”. Ricapitolando: dagli oltre 5miliardi del 1982 agli almeno 6 miliardi 425milioni di lire del 1987 (pagati fino a 3miliardi da Agrisud e saldati infine da Ersap),l’immobile si svalutò rapidamente nel giro dipochi mesi. Intanto nel gennaio 1989, fu sti-pulato un contratto di affitto tra l’Ersap rap-presentata dal Commissario straordinarioFrancesco Cappariello e la societàCopersalento nella persona di RaffaeleRampino. Si convenne e si stipulò che l’Ersapconcedesse “in affitto alla Copersalento lostabilimento (…) comprensivo di tutti gli arre-di, macchinari e pertinenze (…). Il contrattoavrà durata venticinquennale con efficacia edecorrenza dalla data di immissione in pos-sesso avvenuta in data 10 giugno e (…) potràessere rinnovato. Il contratto (…) viene con-venuto e accettato in 175 milioni di lireannui” per un totale di tre miliardi e mezzo,“da pagarsi in venti annualità posticipate a

partire dall’anno 1992” e fino al 2012. Cioè,per i primi anni, la Copersalento non avrebbedovuto corrispondere una lira alla Regione.L’Ersap si impegnò inoltre a “consentire efacilitare tutti i lavori di ristrutturazione delcomplesso di ammodernamento dei processiproduttivi e a chiedere le agevolazioni credi-tizie e contributive previste dalla legislazioneregionale (…). Da parte sua la Coopersalento,nel contratto di locazione, dichiarò di avertrovato idoneo all’uso l’immobile e di averriscontrato il perfetto funzionamento diimpianti e macchinari, di “accollarsi l’oneredelle rate di ammortamento del mutuo age-

volato eventualmente concesso dallaRegione” e di “impegnarsi espressamente asvolgere l’attività di trasformazione, conser-vazione e collocamento dei prodotti oleari inmodo da garantire il pieno raggiungimentodelle finalità dell’Ersap e l’integrale salva-guardia dei livelli occupazionali”. Undici mesidopo però accadde che, il 7 novembre del1989, un incendio (di natura dolosa secondole indagini) distrusse parte della costruzionee degli impianti che, nell’occasione, si scoprìessere stranamente privo di copertura assi-curativa. Fu la stessa Coopersalento a rico-struirlo spendendo tre miliardi e mezzo di lire

L’AFFITTO ALLA REGIONE NON FU MAI PAGATO PERCHÉ UN DEVASTANTEINCENDIO DISTRUSSE L’IMPIANTO, CHE FU RICOSTRUITO A SPESE DELLA COPERSALENTO. QUESTA SCOMPUTÒ I COSTI SOSTENUTI DALL’AFFITTO DOVUTO. RISULTATO: L’IMPIANTO NUOVO DI ZECCA, A SPESE DEI CITTADINI

Michele Losappio Arcangelo Sannicandro

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e rifacendosi in seguito sulle rate del canonedi locazione9. A tal fine, nell’ottobre del1992, venne stipulata una convenzione tral’Ersap, nella persona del presidente e rap-presentante legale Antonio Buttiglione e laCopersalento amministrata da RaffaeleRampino che si obbligava “a provvedere apropria cura e spesa a tutto quanto concernele realizzazione delle opere di ristrutturazionedello stabilimento (…). Le spese correnti” siintendevano “versate a titolo di anticipazio-ne” e sarebbero state recuperate “mediantedeconto dei canoni di affitto, dovuti all’Ersap(…) fino a un limite massimo di tre miliardi emezzo di lire corrispondenti a n° 20 annuali-tà di 175 milioni l’una”. In pratica, si trattavadel medesimo ammontare del contratto d’af-fitto, nonostante il valore della ricostruzionefosse stato stimato in 4.602.045.250 miliar-di di lire (come si legge nell’interrogazionedei consiglieri di Rifondazione del 23 maggio2003).

La stima fu effettuata da AgostinoCaponoce, ingegnere ex dipendente Ersap. Atal proposito si specificò che l’eventuale dif-ferenza (£ 1.102.045.250), rispetto allasomma indicata, sarebbe rimasta a completocarico della Copersalento senza diritto dirivalsa nei confronti dell’ente regionale. “LaCoopersalento era autorizzata a chiedere“eventuali provvidenze contributive e/o cre-ditizie previste dalla normativa regionale” e ilavori realizzati sotto la propria ed esclusivaresponsabilità. La Coopersalento fu inoltreobbligata a contrarre a proprio carico unapolizza assicurativa Ina per coprire il valoredell’intero stabilimento durante tutto il perio-do di locazione. Inoltre si stabilì che qualorale indagini in corso avessero accertatoresponsabilità di natura dolosa a carico dellaCoopersalento in merito all’incendio, tutti glioneri sarebbero rimasti a carico dell’azienda.

Circa dieci anni dopo, il 23 dicembre

2002 accadde poi che10 la giunta regionalepugliese, presieduta da Raffaele Fitto, deci-desse questa volta per l’alienazione di tutte lequote societarie e la vendita dello stabilimen-to ex Agrisud (come detto, ceduto alla Regionenel 1988 a 1 miliardo e 580 milioni di lire) afavore della Copersalento, che già lo aveva inaffitto, amministrata da Raffaele Rampino. Ladecisione della Giunta fu posta in essere nel-l’ambito della dismissione, attuata dallaRegione, del patrimonio del disciolto Ersapper 1.814.367, 32 di euro (più 5.939,25 europari al valore del pacchetto azionario di pro-prietà della Regione).

Il valore del prezzo stabilito dal contrattodi vendita con cui era sancito il passaggio delsansificio di proprietà regionale a un’aziendalocale gestita da un parente del Governatore,suscitò forti perplessità da parte dei consiglie-ri regionali di Rifondazione Losappio eSannicandro che parlarono apertamente di“svendita” del bene pubblico attraverso un’o-perazione che risultava essere altamente van-taggiosa per la Copersalento Spa e contempo-raneamente un pessimo affare per la RegionePuglia. Anche questa volta, la perizia estimati-va dell’immobile fu redatta dall’ingegnereCaponoce, nel novembre 2001, in serviziopresso il Genio civile di Brindisi (nominato nelluglio del 2003 dal governatore Fitto respon-sabile della misura 4.16 per gli interventi dipotenziamento delle infrastrutture specifichedi supporto al settore turistico).

Sulla perizia fu poi espresso parere dicongruità da parte dell’Agenzia del TerritorioUfficio di Lecce. Curiosamente quindi si scelsedi vendere un bene immobile allo stesso prez-zo con il quale si era posto in affitto, non-ostante lo stesso fosse stato rimodernato aseguito dell’incendio e valutato oltre 4 miliar-di di lire. Perché allora fu venduto per soli1.814.367, 32 di euro rateizzabili in diecianni? (cioè poco più di tre miliardi e mezzo dilire, una cifra che significativamente “ritor-na”).

Losappio e Sannicandro si rivolsero all’al-lora assessore regionale all’agricoltura NinoMarmo per chiedere l’avvio di un’indagineamministrativa finalizzata dall’accertamentodei fatti e di eventuali responsabilità e la

sospensione almeno temporanea dell’aliena-zione dello stabilimento. Nell’indagine sull’im-mobile oleario, Sannicandro e Lomelo focaliz-zarono la loro attenzione in particolare sulcapitolo dedicato ai passaggi di proprietà delsansificio che, nella complessità della rico-struzione appena descritta e con fasi interme-die labirintiche, lasciavano intravedere il piùclassico e attuale dei circoli viziosi, fatto dinomi e volti eccellenti della politica e degliaffari senza alcuna soluzione di continuità.

1 in data 14 febbraio, 31 marzo e 23 maggio 20032 nell’atto di acquisto del 20 settembre 1982, lo sta-

bilimento è descritto come “tecnicamente attrezzato perl’estrazione dell’olio della sansa e per la raffinazione deglioli (…) con gli impianti e le attrezzature relative”.

3 di cui “£ 1.255.375.798 per immobili, pertinenze,accessioni e immobili di destinazione e £ 4.014.497.584per macchinari, attrezzature, arredi d’ufficio, automezzi etutto quanto sia da considerarsi bene mobile a norma dilegge”

4 rispettivamente di lire 1.573.600, 773.873.362 e2.992.400.000

5 delibera di Giunta regionale n° 7146 del 17 set-tembre 1986

6 come ricordato nell’atto di transazione sottoscrittotra Ol.Sa ed Ersap il 10 giugno 1987, quest’ultimo siobbligava a versare all’Ol.Sa entro il 30 giugno dello stes-so anno £ 1.573.000.000 (prezzo residuo dell’inadem-piente Agrisud), un miliardo per interessi maturati e 930milioni al Banco di Napoli (per mutui concessi dalla sezio-ne Credito industriale della banca).

7 si specifica a tal proposito che l’atto preliminaredi affidamento, anche in fase di sequestro giudiziario, noncontrasta con alcuna norma di diritto privato: l’art. 1472c.c. prevede la vendita di cosa futura; è quindi espressa-mente previsto che possano essere oggetto di contratta-zione i beni di cui il promittente non ha ancora disponibi-lità

8 con decreto n° 655 del presidente della RegioneSalvatore Fitto

9 nello specifico, per consentire la prosecuzionedella gestione dello stabilimento medesimo fu necessarioprovvedere a ripristinare nuove installazioni e nuoviimpianti in sostituzione di quelli distrutti o seriamentedanneggiati

10 con delibera di giunta regionale n° 2252

IL TRATTAMENTO DI FAVORERISERVATO DALLA REGIONEPUGLIA ALLA COPERSALENTO FU OGGETTO DI BEN TRE INTERROGAZIONI DI LOSAPPIO E SANNICANDRO, CONSIGLIERI DI RIFONDAZIONE. MA LA NOTIZIAEBBE POCA ECO

Raffaele Fitto Nino Marmo

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In quasi un quarto di secolo, le storiedell’E.R.S.A.P. (Ente Regionale di SviluppoAgricolo della Puglia) e della Copersalento(già Ol.Sa.) si sono incrociate più volte.Intrecci determinanti per arrivare all’attualeproprietà e alla conseguente trasformazioneda sansificio ad inceneritore.

Nell’ottobre del 1992, dopo che unincendio aveva distrutto in parte lo stabili-mento di Maglie, fu l’allora presidentedell’Ersap, Antonio Buttiglione, a sottoscrivereuna convenzione con cui la Copersalento daun lato si accollava le spese per la ricostru-zione dei danni, dall’altro otteneva che talespesa fosse decurtata dal canone di affittoancora dovuto all’Ente regionale.

Delfino e seguace dell’ala lattanzianadella Democrazia cristiana, l’ascesa diButtiglione cominciò nel 1990, quando l’allo-ra presidente della regione Puglia MicheleBellomo (poi travolto da una lunga serie divicende giudiziarie) lo incoronò presidentedell’Ersap. Una nomina non casuale, a capodi quello che rappresentava il più appetibiledegli enti della Regione e che si trasformò,sotto la sua direzione, in un vero e proprioorgano benefico per alcune aziende e coope-rative pugliesi. Il regno di Buttiglione finì nel1993, a causa di un’inchiesta giudiziaria che

portò al suo arresto e allo scioglimento dellostesso ente (giugno 1993). In ereditàButtiglione lasciò un “buco” di circa 200miliardi delle vecchie lire, che continua anco-ra a gravare sulle sorti della Regione Puglia.Quei 200 miliardi infatti sono parte di undebito complessivo che la Regione finirà dipagare nel 2017. Però, nonostante almomento del suo scioglimento l’Ersap fossesotto di 200 miliardi, ritenne di svendere laproprietà della Copersalento ai privati, così difatto passando sopra la necessità di ripiana-re l’ingente debito pubblico.

I guai giudiziari di Buttiglione non si sonoconclusi, però, con l’Ersap. Arrestato il 5 mag-gio del 2001 per associazione per delinquerefinalizzata all’estorsione e furti, è stato poiassolto nel settembre del 2001 dal Gip di TraniLovecchio; è stato poi condannato in primogrado ad una pena di un anno e otto mesi direclusione per falso ideologico in atto pubbli-co, per essere poi assolto nel maggio del 2004dalla Corte d’Appello. Infine nel 2005, nell’am-bito del processo denominato “tubi d’oro”, èstato condannato – in primo grado – dai giudi-ci della II sezione penale di Bari a sei anni (conl’ex presidente della Regione Puglia MicheleBellomo condannato a 14 anni).

A.M.

cHi Era antonio buttiglionE,già prEsidEntE Ersap

tuttE lE fasidElla vEndita

1982: Ol.sa vende adAgrisud. Prezzo pattuito:più di cinque miliardi di lire

1982-1986: Agrisud nonpaga la Ol.sa

1987: Ersap, un entepubblico, paga alla Ol.sail debito di Agrisud, congli interessi e i debitiverso le banche: in tuttotre miliardi e mezzo di lire

1987: Ersap, una voltasaldato il debito, affidaalla Copersalento, appe-na costituita (quindisenza alcun curriculum),lo stabilimento, di pro-prietà pubblica. Affittopattuito: tre miliardi emezzo in 25 anni. Per iprimi cinque anni laCopersalento non devepagare nulla.

1989: Un incendio dolo-so distrugge l’impianto.

1989-1992: LaCopersalento lo ricostrui-sce ex novo. Sono glianni in cui non deve ver-sare una lira di affittoalla Regione. Con l’im-pianto nuovo arriverannotutte le autorizzazioniministeriali necessarieper produrre energia.Spende quattro miliardi e600 milioni. Ne scompu-ta tre miliardi e mezzodall’affitto che deveall’Ersap. Cioè rifà l’im-pianto con i soldi pubblici.

2002: la Regione Puglia(presidente RaffaeleFitto) vende lo stabili-mento di proprietà dellaRegione allaCopersalento. Prezzo pat-tuito tre miliardi e mezzodi lire, in dieci anni. Ilvalore degli impianti, sti-mato dopo l’incendio, eradi quattro miliardi e 600milioni.

cHE cosa è succEsso da ottobrE ad oggi13 ottobre 2009. Gli operai della Copersalento, 35 in tutto, salgono sul tetto dell’azienda in segno di

protesta. Da novembre esauriranno la cassa integrazione e si troveranno senza lavoro.14 ottobre 2009. Dopo la minaccia di dare fuoco ai serbatoi di esano i lavoratori incontrano il sindaco

che li rassicura di portare le loro richieste al prefetto ed all’Arpa. 4 novembre 2009. In un vertice in Provincia la Copersalento chiede la cassa integrazione straordinaria

per i lavoratori. 6 novembre 2009. 80 pecore vengono abbattute per contaminazione da diossina. Si aggiungono agli 80

bovini uccisi nei mesi precedenti. Sui 70 ovini rimanenti la Asl dispone il controllo dell’andamento della dios-sina.

14 novembre 2009. Il tribunale di Maglie dispone il sequestro conservativo di beni mobili ed immobilidi proprietà della Copersalento a garanzia del risarcimento dei danni patiti da undici allevatori per l’abbat-timento dei capi di bestiame avvelenati da diossina.

18 novembre 2009. Ha luogo l’udienza riguardante la diffida che il sindaco Antonio Fitto aveva inviatoalla Regione Puglia, non intervenuta, a suo parere, pur in presenza di un allarme sovra comunale.

19 novembre 2009. La Asl conferma che l’allarme sanitario nel territorio attorno alla Copersalento è rien-trato.

27 novembre 2009. La mozione di Sergio Blasi diventa un ordine del giorno ed è approvata all’unanimi-tà: impegna Gabellone ad attivare iniziative di sensibilizzazione dei cittadini ed a trovare soluzioni alla crisioccupazionale.

16 dicembre 2009. Il Tar sancisce che la Regione Puglia dovrà rispondere formalmente alla diffida delComune di Maglie (17 agosto 2009), con la quale intimava che fosse il presidente della Regione Puglia, NichiVendola, ad eseguire “ogni provvedimento d’urgenza per combattere l’emergenza diossina”. La sentenza ordi-na alla Regione di pronunciarsi rispetto alla lettera del Comune, ma non a Vendola di fare quanto chiesto dalComune.

9 gennaio 2009. Il gip Andrea Lisi dispone il sequestro preventivo ai danni della Copersalento. Ilprovvedimento viene notificato ai rappresentanti legali Giovanni Terrile e Francesca Della Casa, e adEgidio Merico, direttore. Antonio Fitto: “L’Amministrazione si costituirà parte civile”.

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Ci sono due tipo di autorizzazioni per co-incenerire rifiuti. C’è la “procedura ordina-ria”, per ottenere la quale si devono pre-

sentare, all’ente che rilascia l’autorizzazione,progetti dettagliati dell’impianto e c’è quella“semplificata”, secondo la quale è sufficienteuna semplice comunicazione inviata allaProvincia per iniziare l’attività di incenerimento.

Nel corso dell’anno appena trascorso laCopersalento se le è viste revocare entrambe.Entrambe sono state revocate dalla Provinciadi Lecce, che è anche l’ente deputato a rila-sciarle. A questi provvedimenti che ne impe-discono il funzionamento, si è aggiunta l’ordi-nanza del sindaco di Maglie, Antonio Fitto,che chiude lo stabilimento in quanto privodell’agibilità. Arriva quindi il sequestro con-servativo disposto dal giudice civile e richie-sto dagli allevatori quale risarcimento deidanni per l’abbattimento dei capi di bestia-me contaminati da diossina. Infine piombacome un macigno il sequestro preventivo,disposto dal giudice penale, richiesto dalsostituto procuratore Ennio Cillo, a seguitodella conclusione delle indagini sui presuntireati ambientali causati dalla diossina.

Contro la revoca della “procedura ordina-ria” la Copersalento si è rivolta al Tar, cheancora non si è espresso.

Il processo civile è in corso e quellopenale non è iniziato.

Come commenta il decreto di sequestropreventivo della Copersalento, dispostodalla magistratura?

“Davanti ad un decreto di sequestro c’èpoco da dire.

Già dall’agosto scorso la Copersalentonon poteva lavorare perché esisteva un’ordi-nanza del sindaco di Maglie, la n.42, che ciobbligava allo stop in attesa di fare dei lavo-ri relativi anche all’agibilità”.

Comunque ragionando per assurdo, voivi potreste iscrivere alla lista con la proce-dure semplificata ovvero con un’altra sem-plice raccomandata, se non ci fosse ilsequestro preventivo del giudice.

“No”.

Ma questo è ciò che dice il giudice. “Io posso mandare la raccomandata ma

la Provincia me la può contestare entro 30giorni. Sarei un pazzo a farlo perché sareibloccato subito. A meno che non ho un com-plice in Provincia. Ma il presidente Gabelloneha detto a chiare lettere – e lei lo può anda-re a trovare nei verbali del Consigli provincia-le dei primi di dicembre – “Non c’è alcunavolontà politica da parte della Provincia difare ripartire l’impianto Copersalento”.

Avete ben due decreti ministeriali che viautorizzano a produrre energia: oggi, con ilsequestro in atto e le autorizzazioni provin-ciali revocate, sono ancora validi?

“Si, sono valide, esistono, ma mancanoquelle provinciali. L’autorizzazione delMinistero, ad oggi valida, fotografa l’impiantocosì com’era al momento del rilascio; perquesto, secondo la Provincia, l’impiantomodificato nel tempo necessitava di nuoveautorizzazioni provinciali.

Quindi, dovremmo ripresentare allaProvincia la situazione dell’impianto cosìcom’è oggi: solo così potremmo riprenderead incenerire. In realtà la Provincia sapevagià quale era la nuova situazione dell’impian-to modificato quando abbiamo presentato ladomanda per ottenere la “procedura ordina-ria”, che ci ha dato e poi revocato.

La Provincia ci ha anche detto che nonbasta una semplice manutenzione: esige unnuovo impianto, perché secondo l’Arpa l’im-pianto è vetusto e, afferma, potrebbe produr-re emissioni fuori norma.

Ma la Copersalento né oggi né domani nédopodomani è interessata a costruire unnuovo impianto”.

Le autorizzazioni ministeriali sonovostro patrimonio aziendale, possono esse-re cedute in caso di vendita?

“Si, sono in nostro possesso ma non ciautorizzano a lavorare. Esistono come base dipartenza per un nuovo iter se lo richiedessi-mo. Ma non abbiamo quest’intenzione. Unanuova ditta dovrebbe presentare un nuovoprogetto per un impianto ex novo, sottoporsi

ad una nuova conferenza di servizi e tutto ciòche ne consegue”.

Nello scorso numero (cfr Tacco n. 63,ottobre 2009), ci aveva parlato dell’inten-zione di avviare l’attività di rewamping. E’ancora in essere?

“Non c’è più questa intenzione da partedella proprietà. La proprietà ha deciso di ces-sare l’attività e di chiudere. Rewamping signi-fica ammodernare, rifare, solo una parte del-l’impianto (ad esempio solo la caldaia o solola turbina). Ma questo non è più possibile,neanche se a volerlo fare fosse una nuovaditta, perché è la Provincia oggi ad imporci difare un nuovo impianto. E’ questa l’unica con-dizione, secondo l’ente provinciale, allariapertura”.

Quest’anno avete beneficiato degliincentivi statali cip6 e certificati verdi?

“Si, ma quegli incentivi solo legati allaproduzione, che è stata bassissima”.

Ci è stato riferito che la Silva Team diMondovi sarebbe interessata ad acquistareil ramo dell’azienda inerente la produzionedi energia elettrica. Lo conferma?

“Intanto la Silva Team è venuta un paio divolte ma io non l’ho più sentita, quindi nonso… Peraltro non era interessata all’acquistodi un ramo di azienda ma all’acquisto dellostabilimento. Non la Copersalento, attenzio-ne. La Copersalento alla Silva team non inte-ressa affatto”.

Allora che cosa voleva comprare?“Ripeto, non ne ho più alcuna notizia; la

Silva Team prenderebbe lo stabilimento daun punto di vista territoriale per abbattere ericostruire. Se comprerà davvero non lo possodire”.

Le interessava la possibilità dell’inse-diamento. Di quel tipo di insediamento.Quindi le autorizzazioni ministeriali?

“Le interessava il fatto di comprare dieciettari di terreno in zona industriale”.

Ma non avete avuto riscontro.“No. Ripeto, l’interesse era solo da punto

di vista territoriale. Dei dipendenti non se neparla proprio”.

il tacco d’Italia 16 Febbraio 2010

copErsalEnto: “il patrimonio dEllE autorizzazioni”LA PROVINCIA DI GABELLONE HA REVOCATO ENTRAMBE LE AUTORIZZAZIONI IN POSSESSO DELLA COPERSALENTO,BLOCCANDONE L’ATTIVITÀ. IL COMUNE SI È ACCODATO, IN QUANTO LO STABILIMENTO ERA PRIVO DI AGIBILITÀ. POI I DUE SEQUESTRI E LA CASSA INTEGRAZIONE PER CESSAZIONE DI ATTIVITÀ. MA C’È UN PATRIMONIO MOLTO PIÙ APPETIBILE, ANCORA IN POSSESSO DELLA COPERSALENTO, RAPPRESENTATO DALLE DUE AUTORIZZAZIONI DEL MINISTERO DELLE INDUSTRIE. DA LÌ POTREBBE RIPARTIRE UN IPOTETICO ACQUIRENTE, PER COSTRUIRE UN NUOVO FIAMMANTE TERMOVALORIZZATORE. SU QUESTO ABBIAMO SENTITO GABRIELE VERDERAMO DIRIGENTEDELLA COPERSALENTO.

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