+ All Categories
Home > Documents > TARANTAPATIA

TARANTAPATIA

Date post: 11-Mar-2016
Category:
Upload: kurumuny
View: 212 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
Description:
Melpignano, Sud profondo, Salento.Ogni anno, in agosto, va in scenala Notte della Taranta,celebrazione della vitae dell’intensità di un passatoche non è relegato nei ricordi,ma è il battito della quotidianità.Un battito scanditodai tamburelliche accompagnanole invocazioni a santu Paulu,il santo guaritore che avevail potere di salvare dagli effettidel morso della taranta.Il ragno che con il suo‘pizzicare’ ha contagiatole folle che arrivanonel Salento per diventare,per una notte,protagoniste di un ritoche questo libro racconta,ricostruendo la storiadella Notte della Tarantadalla prima edizione a oggi.Un racconto a più voci,proprio come i meravigliosicanti di questa terra.
16
Transcript
Page 1: TARANTAPATIA
Page 2: TARANTAPATIA
Page 3: TARANTAPATIA

Pierfrancesco Pacoda

TARANTAPATIA

Affari Italiani Editore

le lunghe notti della taranta

Page 4: TARANTAPATIA

Ringrazio tutte le persone incontrate in questi anni di Notte della Taranta, inparticolare quelle che hanno scritto i contributi al libro, e la mia famiglia, senzala cui pazienza (e amore) questo libro non sarebbe stato possibile.

Edizioni KurumunySede legaleVia Palermo 13 – 73021 Calimera (Le)Sede operativaVia San Pantaleo 12 – 73020 Martignano (Le)Tel e Fax 0832 801528www.kurumuny.it – [email protected]

Affari Italiani Editore Via Eustachi 11 – 20129 MilanoTel 02 29403377 – Fax 02 29403378www.affaritaliani.it

ISBN 978-88-95161-90-7

© Edizioni Kurumuny/Affari Italiani Editore – 2012

Progetto grafico di copertina: Lucio Montinaro.

Chiuso in stampa nel mese di luglio 2012.

Page 5: TARANTAPATIA

Indice

7 Radici Angelo Maria Perrino

11 Il ragno

15 Parte prima La storia

73 Parte seconda I protagonisti

105 Parte terza Contributi

127 La Notte che sarà

131 Bibliografia

132 Discografia

5

Page 6: TARANTAPATIA
Page 7: TARANTAPATIA

RadiciAngelo Maria Perrino

Che cosa meglio della taranta e della pizzica possono rappre-sentare quel che il sociologo della conoscenza dell’Università diBari Franco Cassano, inventore del famoso pensiero meridiano,sostiene a proposito dell’immagine che il Sud ha di sé e della ne-cessità di una sua riformulazione? Non più periferia degradatadell’“impero”, ma nuovo centro di un’identità ricca e molteplice,autenticamente mediterranea, dice Cassano. E non sono propriola taranta e la pizzica i simboli migliori di questo riposizionamentoin corso del tacco d’Italia?

Canto e ballo di contadini e massari, prodotto genuino dellacampagna, del sole e del vento, del mare e della terra, il fenomenoantropologico-culturale che ribolle dietro ai tamburelli ossessivi,alle donne possedute dal morso e ai concerti organizzati e alle suo-nate improvvisate nelle masserie, il fenomeno esploso in Salentopochi anni fa ma già famoso in Cina e in America simboleggiaperfettamente la summa e il succo di quella Puglia “ricca e mol-teplice” che si va facendo stile di vita, consapevolezza e progettopolitico e sta facendo proseliti anche fuori dal suo territorio.

Lembo geografico che sta al centro del centro dei punti cardinalid’Europa, crocevia equidistante tra nord e sud, est e ovest, crogiolonei secoli di sbarchi e partenze, invasioni e fughe, la Puglia, terra dellaluce, è divenire continuo e cambiamento inesauribile. E porta comeeffigi e come stimmate, nel suo territorio e nella sua cultura, gli stratisuccessivi di mille contaminazioni geografiche e socio-culturali. Chela rendono intrigante, affascinante, da scoprire e decifrare.

7

Page 8: TARANTAPATIA

La taranta è il suo canto, la sua colonna sonora, la voce insiemetriste e volitiva, malinconica ma ironica e autoironica, di una terrache poco ha parlato nei secoli e molto “è stata parlata”, come miha sintetizzato con bella licenza poetica Davide Borrelli, sociologodell’Università del Salento.

Una terra, la Puglia, “dove c’è ancora molto da raccontare”, miha detto Carla Palone, giovane imprenditrice del Gelsorosso, unacasa editrice che punta sulla cultura locale con libri curatissimi diqualità e rappresenta, insieme con molti giovani imprenditori,dalle Maci, della Cantina Due Palme di Cellino, ad Aldo Melpi-gnano di Borgo Egnatia, la nuova Puglia che “tira”, ricca di idee,progetti, voglia di rischiare. E capace di competere sui mercati in-ternazionali misurandosi senza complessi con la modernità.

Pubblicando questo libro, scritto dal bravissimo musicologo ecaro amico salentino Pierfrancesco Pacoda, Affaritaliani.it si as-socia all’idea, condivisa anche dai partner della casa editrice sa-lentina Kurumuny, un altro gioiello della cultura locale, che laPuglia sia ancora tutta da raccontare.

E offre, in sinergia con la propria sezione Pugliaitalia, lanciataonline con grande successo da alcuni mesi, il proprio contributo auna rilettura critica della vicenda pugliese che superi gli stereotipidi certi personaggi di Abatantuono, “milanes al cient per cient”, erestituisca alla terra di Domenico Modugno e Aldo Moro, PaoloGrassi e padre Pio, Renzo Arbore e Michele Placido, la tennistaFlavia Pennetta, il designer Fabio Novembre e gli stilisti Capasa diCostume National, la sua essenza e la sua verità misconosciute.

La Puglia è musica ma anche arte e design, cultura e cinema,danza, letteratura e enogastronomia, architettura e biodiversità.

È laboratorio politico, attraverso il presidente di regione conl’orecchino, il governarore Nichi Vendola, che ha esportato il suo

8

Page 9: TARANTAPATIA

modello green a Milano attraverso il sindaco Pisapia, ma anche aGenova e Cagliari. E ora vuole scalare i palazzi più prestigiosidella politica romana.

Ma è anche la regione delle energie alternative e delle politichegiovanili e culturali più avanzate d’Europa. E, sebbene restino moltii problemi e i nodi irrisolti, dal grave inquinamento industriale dialcune aree come Taranto alla carenza storica di infrastrutture, allapresenza di aree di territorio controllate dalla criminalità organiz-zata, è un hub di lancio di idee e facce nuove, vitali per il futuro diun Paese seduto e con le pile scariche da troppi anni.

E allora con grande soddisfazione vi invitiamo alla lettura diquesto delizioso libretto, ideale approfondimento sinergico dellacopertura quotidiana di Affaritaliani.it dalle sei province pugliesi.

Una soddisfazione doppia, oggettiva e soggettiva, privata e pub-blica, personale e professionale, essendo la Puglia la terra di na-scita del sottoscritto direttore ed editore di Affaritaliani.it.

Andai via tanti anni fa dopo la maturità classica, conseguita daconvittore presso i padri Scolopi del Calasanzio di Campi Salen-tina, dove studiò il grande Carmelo Bene e dove ho conosciuto eamato il grande padre e filosofo Ernesto Balducci. E come tantipugliesi approdai a Milano, da dove non son più tornato indietro.

Sotto la Madonnina mi sono laureato (in filosofia, per il contagioirresistibile verso la scienza del pensiero instillatomi dal mio pro-fessore del liceo, con la massima disapprovazione di mio padre,che mi aveva sempre sognato suo erede alla guida della farmaciadi famiglia). A Milano mi sono sposato, ho messo su famiglia, misono affermato nel lavoro.

Ma ora, dopo un congedo forse un po’ troppo sbrigativo e su-perficiale, le radici tradite, il ricordo, la nostalgia sempre più spessosi fanno sentire.

9

Page 10: TARANTAPATIA

E allora eccomi a studiare, riscoprire, accarezzare nel ricordo enella lontananza e raccontare con diletto e passione profondissimila mia amata terra. Un sentimento di amore e di forte trasporto,che descrivo prendendo a prestito le parole dell’incipit di un bel-lissimo libricino, Addio al Sud, di Angelo Mellone, giornalista escrittore, dirigente Rai, un altro che come me tanti anni fa fece levaligie ed emigrò: «Ci sono giorni che le radici sorgono dalla terrae ti afferrano i gambi come ganci poderosi e ti immergono in unastoria dimenticata in fretta. Quei ganci mordono le caviglie e por-gono la foto della tua famiglia e ti ricordano che tu ovunque vada,qualunque cosa faccia, tu questo sei. Vieni da Sud [...] Tu, chiun-que sarai, i vestiti e i profumi e l’accento che saprai sfoggiare, sem-pre da lì vieni».

Con questo rimpianto e con questa fierezza, con la consapevo-lezza di possedere e condividere un grande patrimonio interioreche potremmo chiamare pugliesità, vi lascio al racconto fascinosodella taranta scritto con la penna illuminata e sonora di Pierfran-cesco Pacoda.

Ma anche con la speranza di poter concorrere alla diffusionedella conoscenza e dell’amore per la Puglia.

Affinché questa splendida regione, allegra e generosa, aperta egentile, cresca e assuma quel ruolo di protagonista dinamico e bat-tagliero che mostra di meritare. Un ruolo capace di traghettaretutto il Meridione fuori dalla depressione, dall’isolamento e dallarecessione e verso il riscatto e la riscossa.

Ad maiora.

10

Page 11: TARANTAPATIA

Il ragno

Il ragno era ricomparso, trionfante, già nel 1992, impressosulle rocce dei muretti a secco che cingevano gli spazi dellaMantagnata. Esperimento solitario di laboratorio estivo doveil nuovo hip hop italiano ha definito il suo linguaggio che co-niuga festa e consapevolezza.

Salento profondo. Il tarantamuffin è, certo, un’invenzioneletteraria dell’antropologo francese Georges Lapassade, chequei luoghi frequentava e che di quella scena è stato il “le-vatore di creatività”, ma è anche musica della terra, orgo-gliosa rivendicazione di quel parlare “chiaro” che farà delSud Sound System l’interprete più amato e controverso diun neo folclore che esce per sempre dalla polvere delle ac-cademie e dalla gelosa conservazione museale.

Come era stato per l’Africa finalmente volgarizzata dell’hiphop del South Bronx, nel Salento si mischiano le radici e latecnologia. E questo avviene, dove altrimenti, sulla pista daballo. Nella dance hall anzi. E la danza, antica, rituale, ar-cana e terapeutica si chiama, nuovamente, pizzica.

Da allora, la taranta affonderà per sempre il suo sentireconvulso, malinconico e politico tra questa gente, che è poila vera protagonista – ancora a tredici anni di distanza – delpiù imponente folk festival d’Europa, La Notte della Taranta.

Melpignano, Salento, il grande spazio aperto che si schiudedi fronte al rosone misterico del Convento degli Agostiniani.C’è attesa, febbrile come sempre, per una rappresentazione

11

Page 12: TARANTAPATIA

che va in scena dal 1998, da quando Sergio Blasi, allora gio-vane assessore alla cultura di quel paesino, chiese alla pizzicadi ostentare, nuovamente, le sue doti taumaturgiche. Da lìsono passati Manu Chao e Iggy Pop, Giovanni Lindo Fer-retti (che una notte lo solcò in sella a un cavallo bianco allaguida di un manipolo di poeti salentini) e Noa, solo per ci-tarne alcuni.

Molti, allora, nemmeno conoscevano gli studi di Ernestode Martino, il saggio fondamentale La terra del rimorso. Nes-suno dei ragazzini che riempivano la piazza aveva mai vistoquelle immagini di donne in preda agli spasmi che chiede-vano con devozione e cieco affidamento la grazia a santu

Paulu, aggrappandosi come scimmie alle colonne e all’altaredella cappella di Galatina.

Loro, piuttosto, figli della MTV Generation, si nutrivanodi Iron Maiden e pop.

La Notte della Taranta, invece, ha modificato per semprela percezione del consumo culturale: Stewart Copeland eAmbrogio Sparagna, Piero Milesi e Mauro Pagani, maestriconcertatori, come vuole l’iconografia del festival, invitati afar dialogare la tradizione con le loro personalissime pas-sioni. E, di pizzica, si sono tinti i versi immortali della Divina

Commedia, “Nel mezzo del cammin”, cantati come fossero unmantra salentino da un ispirato Francesco de Gregori cheha diviso il palco con uno dei tanti talenti che lì si sono offertial grande pubblico per la prima volta, la giovanissima reggaefolk singer Alessia Tondo.

Sino al “miracolo” dell’edizione 2009, forse la più dibat-tuta, ed emozionante sinora.

12

Page 13: TARANTAPATIA

Quando sul palco circondato da tattile sacralità (qualchedecennio fa si sarebbe detto controcultura), è salita, timida,spaesata come non vogliono le regole della plastica televisiva,Alessandra Amoroso, salentina anche lei, trionfatrice di“Amici”. Che, lì, in quei pochi minuti, ha compiuto il mira-colo (vedi, a volte, santu Paulu).

Entrando in semplice, immediata sintonia con il cuore pro-fondo, nero e africano di questa terra. Il battere iterativo diun tamburo che guarisce da tutte le malattie, l’ha trasfor-mata, per il breve volgere della sua esibizione, in una soul si-ster che ritrovava il senso profondo di quei pellegrinaggi sottoil sole cocente di giugno a Galatina, in attesa estatica di unagrazia che, ha spiegato De Martino, significava coniugare la“gioia” e la “liberazione”.

L’appuntamento è ogni anno, sempre lì, ai confini di Mel-pignano nel cuore della Grecìa salentina, dove il grico, la lin-gua antica che i colonizzatori hanno lasciato nella terra delletarante, è espressione della quotidianità.

13

Page 14: TARANTAPATIA
Page 15: TARANTAPATIA

Parte prima

LA STORIA

15

Page 16: TARANTAPATIA

9 788895 161907

ISBN 978-88-95161-90-7