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Tarde

Date post: 06-Mar-2016
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LA MORALE SESSUALE
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Gabriel Tarde La morale sessuale A cura di Sabina Curti ARMANDO EDITORE
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Gabriel Tarde

La morale sessuale

A cura di Sabina Curti

ARMANDOEDITORE

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Indice

Presentazione 7 di Sabina Curti

La morale sessuale 29 di Gabriel Tarde

Nota bio-bibliografi ca 81

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Presentazione

di Sabina Curti

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1. Magistrato di professione, criminologo, fi losofo, psicologo e sociologo autodidatta, Gabriel Tarde propo-ne una concezione della realtà sociale che sfugge ininter-rottamente alle consuete e inattuali categorie sociologi-che di individualismo e olismo, di azione e struttura.

Franco Ferrarotti considera Tarde un sociologo indi-vidualista decisamente insolito e singolare; la sua socio-logia ben si presterebbe, in effetti, a una comparazione con quella relazionale di Georg Simmel, con quella fe-nomenologica di Alfred Schutz e con l’interazionismo simbolico di George Herbert Mead1. Raymond Boudon e Paul Felix Lazarsfeld sottolineano invece le intuizioni metodologiche della sociologia tardiana. Il primo vede in Tarde un precursore dell’analisi statistica dell’opinione pubblica e rintraccia nella sua sociologia i presupposti dell’individualismo metodologico2; il secondo considera Tarde un precursore degli studi empirici sull’infl uenza personale e sull’analisi della conversazione3.

Ma c’è anche chi − forse sulla scia dell’omaggio che Gilles Deleuze e Félix Guattari dedicano all’opera tar-diana − individua in Tarde un precursore della sociolo-gia delle reti sociali4 e della comunicazione5. Secondo Deleuze, infatti, la sociologia di Tarde è meglio defi ni-bile come una sorta di “microsociologia”. In Differenza e ripetizione, ma i riferimenti al pensiero di Tarde sono presenti anche in altri lavori, Deleuze scrive:

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Presentazione

Sarebbe assolutamente falso ridurre la sociologia di Tarde a uno psicologismo o persino a un’interpsico-logia. Tarde rimprovera a Durkheim proprio di por-re come dato ciò che va spiegato, “la somiglianza di milioni di uomini”. All’alternativa: dati impersonali o Idee di grandi uomini – egli sostituisce le piccole idee dei piccoli uomini, le piccole invenzioni e le in-terferenze tra correnti imitative. Tarde instaura così la microsociologia, che non si stabilisce necessaria-mente tra due individui, ma si trova già fondata in un solo e stesso individuo (per esempio, l’esitazione come “opposizione sociale infi nitesimale”, o l’inven-zione come “adattamento sociale infi nitesimale”)6.

Infi ne, Jean Milet − che nel 1970 pubblica uno degli studi più completi sulla vita e sul pensiero di Tarde7, − lo ha considerato, contemporaneamente, il principale esponente delle sociologie psicologiche8 e uno dei più grandi pensatori della sua epoca (giurista, criminologo, fi losofo, economista, storico)9.

Potremmo continuare ancora, tante sono state le let-ture e le riletture di Tarde10, tuttavia non è certo questa la sede per analizzarle più ampiamente. Una cosa inve-ce è certa. Le contraddizioni e l’eclettismo del pensiero tardiano, oltre a produrre numerose sue interpretazioni, confermano soprattutto la grande portata di originalità e di innovazione degli strumenti concettuali che Tarde ha messo a disposizione delle scienze umane e sociali. Pertanto, non ci sono parole migliori per presentare il nostro autore di quelle che gli dedica Henri Bergson:

La storia della fi losofi a ci insegna a distinguere due tipi di pensatori. Ci sono quelli che scelgono la loro

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direzione e che procedono metodicamente verso lo scopo, elevandosi, grado per grado, a una sintesi vo-luta e premeditata. Ce ne sono altri che vanno, senza metodo apparente, dove li conduce la loro fantasia, ma in essi il pensiero è talmente all’unisono delle cose che tutte le loro idee si accordano naturalmen-te tra loro. La loro rifl essione, non è importante da dove parta e quale via intraprenda, si organizza per ricondurli sempre allo stesso punto. Le loro intuizio-ni, che non hanno niente di sistematico, si organiz-zano da sole in sistema. Essi sono fi losofi senza aver cercato di esserlo, senza averci pensato. Alla specie di questi ultimi appartiene Gabriel Tarde11.

Filosofo senza aver cercato di esserlo e senza averci pensato, sociologo non accademico, tipo solitario e giuri-sta provinciale, in realtà Tarde, in Francia come in Italia, non ha mai goduto di molta popolarità12. Secondo una tesi ormai consolidata, la sociologia tardiana sarebbe sta-ta messa in secondo piano dal grande successo di Émile Durkheim e della sua scuola13. È perciò paradossale e sorprendente il fatto che, almeno nel panorama sociolo-gico italiano, la conoscenza della teoria sociale di Tarde sia dovuta proprio alle controversie con Durkheim, suo storico e principale oppositore. Al contrario, il dibattito tra Tarde e Cesare Lombroso, fatta eccezione per alcuni lavori14, non è mai stato un argomento adeguatamente approfondito né dalla storia della criminologia né dalla sociologia italiana15.

2. Passiamo ora a introdurre molto brevemente la sociologia di Tarde. Qual è l’obiettivo scientifi co del so-

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Presentazione

ciologo? Nella sociologia tardiana, la domanda di ricerca non è rivolta alle cause e agli effetti del cambiamento di un fenomeno sociale, bensì al modo in cui cambia, per gli attori sociali, quel determinato fenomeno. Il metodo sociologico seguito dal nostro autore intende «spiegare la storia con le idee dei suoi attori e non con quelle dello storico»16.

Secondo Tarde, «ci sono due categorie di cose sociali da studiare: 1. i gruppi di persone che agiscono intermen-talmente (famiglie, classi, nazioni); 2. i gruppi di azioni (lingue, costumi, istituzioni)»17. Per esempio, la famiglia non è un fatto sociale da considerare come un dato (o un’entità sui generis, à la Durkheim), ma è ciò che la so-ciologia deve spiegare (Tarde). La sociologia deve cioè scomporre in ulteriori elementi l’unità sociale “famiglia” e analizzare in che modo questo fenomeno assomigli a fenomeni simili in altri Paesi. Una volta individuate le leggi elementari di cui si compone questo determinato fenomeno sociale, può misurarlo o, meglio, quantifi car-ne i fl ussi di imitazione e di ripetizione. La scienza socia-le non consiste, dunque, nella ricerca delle cause e degli effetti di un fenomeno sociale. Così procedendo, a pa-rere di Tarde, la sociologia non scoprirebbe mai niente di nuovo né di scientifi camente rilevante: si limiterebbe ad essere una sorta di ontologia, di metafi sica o di puro misticismo (una ricerca delle entità superiori)18.

In quanto “scienza” sociale, la sociologia può, anzi dovrebbe, produrre un accrescimento di conoscenza – una quantità, una misura, un numero − non mettendo in relazione le cause con gli effetti, ma analizzando e colle-gando tra loro le similitudini e le ripetizioni cui un feno-meno sociale dà luogo: «una volta trovato il proprio cam-po di similitudini e di ripetizioni, una nuova scienza deve

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paragonarle tra loro e osservare il legame di solidarietà che unisce le loro variazioni concomitanti»19. Proprio in questo senso, la scienza sociale è comparativa ed elemen-tare: anziché collegare le cause agli effetti, la sociologia studia la molteplicità delle azioni e delle reazioni di un individuo o di un elemento su un altro. E sempre in que-sto senso, oltre ad essere comparativa ed elementare, è anche interpsicologica. C’è di più, la psicologia intermen-tale (intesa come lo studio della concatenazione di pic-coli fl ussi di azioni di un soggetto su un altro) è l’oggetto della sociologia. «La psicologia intermentale deve stare alle scienze sociali come lo studio della cellula sta alle scienze biologiche»20; «la psicologia intermentale è una sociologia elementare, cioè generale, ed è grazie a essa che la sociologia potrà essere una scienza centrale e non soltanto un nome comune dato all’insieme delle scienze sociali»21. Riprendendo l’esempio iniziale della famiglia, possiamo qui concludere che considerarla un’entità sui generis equivale a “fare dell’ontologia sociale”, mentre scomporla nei suoi elementi sociali (analizzare le azioni e le reazioni intermentali di ogni individuo nei confronti dell’altro) signifi ca “fare sociologia”.

Il modo con cui il nostro autore studia il cambiamento sociale della “morale sessuale” – questione centrale del saggio qui presentato – è quindi chiaro: Tarde si basa sull’osservazione dei movimenti di invenzione e di imi-tazione, dei fl ussi di desideri e di credenze, della molte-plicità di opinioni e di conversazioni, della propagazione di nuove idee che – solo momentaneamente22 – sembrano risvegliare l’uomo da quella “specie di sonnambulismo”23 cui è destinato in quanto essere sociale. Tarde non si limi-ta a descrivere i cambiamenti del passato, ad esempio a ri-costruire le tappe principali dell’evoluzione del matrimo-

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Presentazione

nio (epoca romana, Cristianesimo, Riforma protestante, Puritanesimo, ecc.), né a elencarne le cause sociali che ne determinano il cambiamento, ma, forte di queste cono-scenze storiche e lungi da un’idea di evoluzione lineare-biologica-darwiniana alla Spencer, analizza le “leggi (o i fl ussi) del cambiamento della morale sessuale”. In fondo, questo è anche il tema sostanziale attorno al quale ruota tutto il pensiero di Tarde: il problema della costruzione microsociologica della realtà, o le leggi sociali dell’invenzio-ne e dell’imitazione che intercorrono nelle relazioni e nelle interrelazioni tra i soggetti così come nello stesso soggetto. Un tema le cui radici affondano nella fi losofi a di Leibniz, di Maine de Biran e di Cournot e che Tarde, in questo breve scritto, applica alla questione dei rapporti sessuali. La morale sessuale, infatti, si costruisce socialmente attra-verso incontri creativi tra correnti imitative, intervallate da piccole e a volte fortuite invenzioni, frutto esse stesse di incroci imitativi e propagate o diffuse dalle spontanee conversazioni e dalla formazione dell’opinione.

3. La morale sessuale sarebbe stata probabilmente l’ultima lezione che Tarde avrebbe tenuto al Collège de France per il corso di Psicologia morale. Il testo è stato scritto nell’aprile del 1902, due anni prima della mor-te di Tarde, ed è poi rimasto incompiuto. Solo nel 1907 viene pubblicato da Alexandre Lacassagne, suo amico e collega, in Archives d’anthropologie criminelle (tomo XXII, pp. 5-40).

Non si tratta di un saggio di sessuologia. Per il modo in cui la questione del sesso viene affrontata, La mora-le sessuale si confi gura come uno dei testi che getta le

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fondamenta della “sociologia della sessualità e dei sen-timenti”. Il sesso e l’attività sessuale sono al centro del discorso di Tarde soprattutto per il rapporto che hanno con l’uomo, la società, la religione e il diritto. Ma c’è di più. Qui Tarde ricostruisce la storia e la geografi a dell’unione sessuale, analizzandone accuratamente l’ori-gine e l’evoluzione.

Citando più volte l’opera di Edward Westermarck, Origine du mariage dans l’espèce humaine24, l’inizio dei rapporti sessuali non è riconducibile secondo Tarde alla promiscuità delle tribù primitive e dei clan. Le tribù non sono esclusivamente caratterizzate dalla poligamia. Esi-stono, da sempre e dappertutto, tribù più o meno caste. In alcuni casi, sarebbe stato addirittura il contatto con i popoli europei a determinare il passaggio di certe tribù primitive alla poligamia. In altri casi, come nei conte-sti europei monogami, sarebbero le classi più ricche a ostentare la poligamia: ne è stato un esempio la corte di Luigi XIV.

Le teorie sull’origine della sessualità sono princi-palmente due. Alcuni ritengono che si sia passati dalla promiscuità sfrenata delle tribù alla monogamia rigida e formale (e questa è la tesi confutata da Westermarck e alla quale Tarde, d’accordo con quest’ultimo, oppone la predominanza originaria della monogamia − seppure moderata da forme di concubinaggio irregolare); altri, invece, considerano la monogamia come la forma pri-mitiva dei rapporti sessuali, verifi catasi solo in seguito al passaggio dalla specie animale a quella umana (ma nem-meno questa sembra essere la tesi di Tarde). Rispetto alle due teorie sull’origine dei rapporti sessuali, il nostro autore ne propone una abbastanza singolare. A suo av-

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Presentazione

viso, la predominanza della monogamia non è legata a motivi biologici (istintivi), né tantomeno a quelli giuridi-ci e religiosi – i quali, come è noto, infl uiranno piuttosto nei cambiamenti successivi della morale sessuale. Tarde osserva il fatto che la monogamia sia stata storicamente la pratica sessuale più diffusa, nelle popolazioni selvag-ge come in quelle civilizzate. E tale maggiore diffusione, propagazione e ripetizione monogamica, non essendo fondata sugli istinti, sul diritto e sulla religione, non può che trarre origine proprio dalla diffusione, dalla propa-gazione e dalla ripetizione delle usanze e dei costumi de-gli uomini e delle donne di popolazioni diverse. Quindi, questa è la tesi di Tarde: la monogamia è la pratica origi-naria dei rapporti sessuali perché è la più diffusa25.

La prospettiva con cui Tarde tenta di confutare al-cuni luoghi comuni sull’origine della morale sessuale è decisamente sociologica. Il matriarcato non è il fonda-mento della famiglia, così come le donne non sono, ori-ginariamente, una proprietà che l’uomo può vendere e comprare senza tenere conto delle loro volontà e dei loro desideri. È un errore ritenere che l’infanticidio femmi-nile, l’esogamia dei clan e il matrimonio per rapimento e cattura siano delle pratiche generali e universali. Più che accertare la predominanza di uno degli opposti delle coppie monogamia/poligamia, matriarcato/patriarcato, esogamia/endogamia, ecc., bisogna ricercare gli elemen-ti che infl uenzano e modifi cano la morale sessuale fi no a infl uenzare e modifi care, per un susseguirsi imitatorio di idee, di convinzioni, di credenze e di desideri, l’agire degli uomini e delle donne.

Arriviamo così al cuore di questo volume: l’analisi delle variazioni della morale sessuale. L’evoluzione di

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quest’ultima non dipende dalla razza (latina o germani-ca), né dal clima (settentrionale o meridionale), ma dal grado di civiltà e dalle credenze religiose, nonché dalla funzione sociale svolta dal teatro, dalla letteratura e dalla conversazione. Queste sono le vere “cause delle infl uen-ze modifi catrici” della morale sessuale: esse si propagano in direzioni e in intensità diverse dalle città alle campa-gne e dalle classi più ricche alle più povere26. Più pre-cisamente, la campagna imita la città e le classi sociali povere imitano quelle ricche. Tale fl usso imitatorio viene descritto da Tarde in questo modo:

A volte è uno scultore, a volte un pittore, a volte un sarto, che osa qualche cosa di un po’ azzardato. Una nudità un poco più realista, un corpetto più aperto, dal quale il busto di una graziosa donna fuoriesce senza nessun legame, come una corolla da un cali-ce… Una volta acquisito e legittimato, questo pro-gresso diventa intangibile e serve da punto di par-tenza per un nuovo progresso, che, iniziando nelle classi ricche delle grandi città, si diffonde da qui, lentamente, nel resto della popolazione e, se gli si dà tempo, fi no in fondo nelle campagne. Tuttavia, non dimentichiamo che, perché questo movimento non si scontri con alcuna resistenza de-cisa e reagente del pubblico, bisogna innanzitutto che i sentimenti e le abitudini morali, formati sotto il dominio delle credenze antiche e religiose, abbiano perso forza, cioè che queste credenze abbiano va-cillato seriamente prima di crollare del tutto. Esiste un’alternanza continua, che non si deve mai dimen-ticare, d’azione e di reazione, tra le credenze e i de-sideri27.

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La diffusione della morale sessuale è legata, dunque, alla conversazione e all’opinione28, ai desideri e alle cre-denze, ma anche agli esempi della Corte negli Stati mo-narchici e degli uomini politici29 negli Stati democratici, che agiscono a poco a poco sui comportamenti uma-ni. Quando le vecchie credenze hanno perduto la loro forza propulsiva, sul piano della vita sessuale (famiglia, matrimonio, amore, pudore, fedeltà, femminilità, pro-stituzione, ecc.), intervengono delle piccole invenzioni, delle iniziative individuali (modelli o esempi) pronte ad essere ripetute, imitate, propagate – frutto anch’esse di correnti imitative precedenti. Sono tali invenzioni e imi-tazioni a determinare il cambiamento della morale. Ma cos’è un’invenzione? E cosa un’imitazione? L’invenzione è defi nita da Tarde come un incrocio originale e nuovo di fl ussi o di correnti imitativi/e in un cervello, in un in-dividuo30. L’imitazione è un movimento ondulatorio che procede tramite proprie leggi “dall’interno all’esterno” e “del superiore da parte dell’inferiore”31. Altresì concepi-bile come l’azione di uno spirito su un altro spirito e con la quale uno spirito ne infl uenza un altro32.

Per concludere, analizzare il cambiamento del-la morale sessuale equivale ad analizzare il ruolo delle “infl uenze che sentiamo agire in noi e intorno a noi”33. Contrariamente all’idea di cambiamento sociale propria del materialismo storico, l’evoluzione della morale ses-suale non è mai il risultato di una “rivoluzione brusca dei costumi”34. Avviene gradualmente, per imitazione e ripetizione, poiché, a detta di Tarde, «l’uomo è guidato soprattutto dalle sue idee, dalle sue convinzioni, ancor più che dalle sue passioni e dai suoi interessi»35.

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4. Nella costellazione sociologica di Tarde, la morale esce dunque dal campo normativo e coercitivo della so-cietà, dove l’aveva confi nata Durkheim, ed entra in quel-lo spirituale e vitalistico del soggetto. La morale sessua-le ha come suo atto elementare l’imitazione (un’azione “mentale e spirituale” con cui un soggetto infl uenza le credenze e i desideri di un altro), che dipende da alcune importanti condizioni sociali (civilizzazione, istruzione, economia, religione, industria, lingua, arte, ecc.).

Ma il tema della morale sessuale pone, inevitabilmen-te, anche alcuni interrogativi concreti. Se la “morale” orienta il comportamento e l’azione umana, la “morale sessuale” orienta il comportamento e l’azione sessuale? Se la morale è la parte spirituale del soggetto, la sessua-lità non è forse la parte cosiddetta materiale, naturale, biologica? E inoltre, se la morale svolge una funzione so-ciale, in quanto sistema di norme e valori dell’agire (per Tarde, di credenze e desideri), la sessualità non svolge invece una funzione biologica e fi siologica? Qual è il le-game tra la morale e la sessualità, tra l’anima e il corpo, tra lo spirito e la natura? La risposta è una e una soltan-to: l’Amore. L’amore è l’unica condizione dell’indissolu-bile, spesso inconciliabile, dualità che contraddistingue la dimensione dell’umano.

E proprio all’amore Tarde volge il suo sguardo fi na-le. Due sono le immagini di questo sentimento che ci rimanda il nostro autore e che, come in uno specchio, rifl ettono una stessa opposizione: non solo eros volgare vs eros celeste, ma anche Cesare vs Virgilio. Se da un lato Tarde confronta l’ambizione e l’amore, dall’altro con-trappone l’amore fi sico all’amore spirituale.

Un elemento ricco di suggestioni attuali su cui si sof-ferma Tarde è il rapporto tra l’amore e gli uomini poli-

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tici. Poiché l’esempio degli uomini politici viene imita-to dalle masse36, l’amore spirituale – e non l’ambizione − dovrebbe essere il mezzo e il fi ne dell’azione politica. Ma così non è (mai) stato. Gli uomini politici propaga-no – tramite fl ussi imitatori di opinione e di conversa-zione37 − più che altro l’ambizione (una vera e propria forma di demenza)38, il potere e la ricchezza. Gli uomini politici (i meneurs) non si sono occupati e non si occu-pano dell’amore, dal momento che non lo hanno visto mai regnare nei loro cuori39. Come tanti Cesari e tanti Don Giovanni, i politici strumentalizzano tutto − com-preso l’amore. Non lo considerano degno di attenzione, l’amore è per loro solo un mezzo di procreazione e di formazione degli eserciti. Chiamano amore l’ambizione, di conseguenza, al pari di altri sentimenti, l’amore è solo “un’impressione esemplare” necessaria alla polarizzazio-ne psicologica delle masse40. Queste ultime ripetono e imitano soltanto l’amore ambizioso. D’altro canto, con l’ampliamento delle cerchie sociali, l’amore si è gradual-mente allargato, emancipato e sterilizzato. I diritti e i do-veri della passione prendono il sopravvento sui diritti e sui doveri del matrimonio e della famiglia. L’erotismo e l’erotomania si diffondono sempre di più.

Davanti a questa constatazione, applicando la pro-pria teoria sociale alla “questione dell’amore”, Tarde avanza una sorta di personale “socialismo utopistico”. Si tratta di una visione della realtà sociale e dell’uomo già affrontata dall’autore, per la prima volta nel 1896, in Fragment d’histoire future. Per Tarde, l’amore potrà trionfare solo nell’arte e nella scienza, non nell’econo-mia e nel potere; solo con gli artisti e gli scienziati (con i Virgiliani) al governo, l’amore sarà il vero sovrano delle città41. Non c’è bisogno né della violenza né delle rivolu-

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zioni improvvise, perché solo l’amore, e quindi l’arte e la scienza, può (o potrebbe) realizzare l’armonia terrestre. Un’utopia, quella tardiana, tutta estetica. Un’utopia che sottende, forse, un messaggio molto chiaro: solo i Vir-giliani sapranno dare il buon esempio. Tarde prevede il trionfo dell’amore sull’ambizione e dell’amore spirituale su quello fi sico. Di un amore felice perché casto42, quasi simile a quello dei mistici43. In effetti, l’amore presagito da Tarde guarda in alto, è ispirato, e ispira la Bellezza e la Bontà, in vista di una felicità individuale e sociale in completa armonia con l’universo.

Ma, a più di cento anni dalla scrittura e dalla pub-blicazione de La morale sessuale, cosa rimane della pre-visione tardiana? Secondo Tarde, prima o poi, la parte meditativa, contemplativa e amorosa dell’umano avreb-be predominato sulla parte febbricitante, espansiva, ra-pace e ambiziosa44. L’amore del XXI secolo è virgiliano? L’esempio degli uomini politici è virgiliano? No. Per questo, probabilmente, a noi non resta che domandarci se l’utopia di Tarde possa essere o non essere anche la nostra.

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Presentazione

NOTE

1 Cfr. F. Ferrarotti, Introduzione, in G. Tarde, Scritti socio-logici di Gabriel Tarde, a cura di F. Ferrarotti, UTET, Torino 1976, p. 12 e ss.; cfr. anche F. Jonas, Storia della sociologia, Laterza, Bari 1970, pp. 378-383.

2 Cfr. R. Boudon, “La statistique psychologique” de Tarde, in «Annales Internationales de Criminologie», 3, 1964, pp. 1-16; Id., Présentation, in G. Tarde, Les lois de l’imitation, Slatkine, Paris-Genève 1979.

3 Lazarsfeld mette in evidenza due grandi innovazioni introdotte da Tarde. A suo parere, da un lato, i concetti di suggestione, ipnosi e magnetismo daranno avvio a tutto un fi -lone di studi sull’infl uenza personale, dall’altro, l’introduzione della conversazione quotidiana come elemento primario del processo di infl uenza personale (cfr. P.F. Lazarsfeld, Metodo-logia e ricerca sociologica, Il Mulino, Bologna 1967, pp. 771-772) costituirà uno dei principali oggetti di studio dell’analisi sociologica.

4 Cfr. B. Latour, Pourquoi viens-tu si tarde? (comment trou-ver un successeur au structuralisme), in «La Recherche», 320, 81, 1999; L. Saquer, Hypothèses sur la fi liation Tarde-Deleuze à travers la criminologie, Champ pénal / Penalfi eld, nouvelle revue internationale de criminologie [En ligne], XXXIVe Con-grès français de criminologie, Les criminologiques de Tarde, mis en ligne le 14 septembre 2005. URL: http://champpenal.revues.org/280.

5 G. Tarde, On Communication and Social Infl uence. Selec-ted Papers, a cura di T.N. Clarck, University of Chicago, Chica-go 1969; E. Katz, P.F. Lazarsfeld, L’infl uenza personale nelle comunicazioni di massa, ERI, Torino 1955; E. Letonturier, Ga-briel Tarde, sociologue de la communication et des réseaux, in «Cahiers Internationaux de Sociologie», 108, pp. 79-102.

6 G. Deleuze, Differenza e ripetizione, Raffaello Corti-na Editore, Milano 1997, pp. 103-104. Sui concetti di “infi -

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nitesimale” e di “molecolare”, e in generale per uno studio sull’infl uenza della fi losofi a di Leibniz nel pensiero di Tarde, cfr. anche G. Deleuze, F. Guattari, Mille piani. Capitalismo e schizofrenia, Castelvecchi, Roma 2003, pp. 313-314. Dalla fi ne degli anni Novanta, un gruppo di studiosi francesi (Éric Al-liez, René Schérer, Jean-Clet Martin, Maurizio Lazzarato, Isaac Joseph, Bruno Karsenti, Anne Devarieux, Jean-Philippe An-toine, François Zourabichvili, Bruno Latour, Thierry Martin, ecc.) è impegnato nella riscoperta delle origini leibniziane del sistema teorico di Tarde. La collezione relativa alla ripubbli-cazione delle opere di Tarde, diretta da Éric Alliez per i tipi di Les Empêcheur de penser en rond, conta un totale di circa undici volumi.

7 J. Milet, Gabriel Tarde et la philosophie de l’histoire, Vrin, Paris 1970.

8 Dello stesso avviso è R. Bastide, Sociologia e psicoanalisi, Dedalo, Bari 1972, p. 10.

9 Cfr. J. Milet, Gabriel Tarde, in G. Tarde, Écrits de psycho-logie sociale, Privat, Toulouse 1973, pp. 9-24.

10 Per un excursus sulle riletture contemporanee di Tarde, cfr. L. Mucchielli, Tardomania? Réfl exions sur les usages con-temporaines de Tarde, in «Revue d’Histoire des Sciences Hu-maines», 3, 2000, pp. 161-184.

11 H. Bergson, Lettre, in G. Tarde, Discours prononcés le 12 septembre 1909 à Sarlat à l’inauguration de son monument, Michelet, Sarlat 1909, pp. 95-97 (trad. mia).

12 Se in Francia viene riscoperto a più mandate, su aspetti e tematiche via via differenti, in Italia sembra essere ancora oggi un sociologo sconosciuto. Non solo perché non sono state tra-dotte in italiano nemmeno la metà delle sue opere principali, ma perché ci si limita, molto spesso, a citarlo frettolosamente nei manuali di psicologia sociale e di sociologia, oltre che in quelli di criminologia e in alcuni saggi di fi losofi a inerenti al tema della soggettività. Ci si limita, come ha osservato Laurent Mucchielli, a “tout dire et faire dire à Tarde” (cfr. L. Muc-

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chielli, Tardomania? Réfl exions sur les usages contemporaines de Tarde, cit., pp. 161-184), a confrontare la sua sociologia con quella di altri autori, anziché approfondirla alla luce dello spi-rito del suo tempo (ivi, p. 182).

13 Citiamo solo qualche fonte: R. Aron, Le tappe del pensie-ro sociologico, Mondadori, Milano 1972; F. Jonas, Storia della sociologia, cit.; F. Ferrarotti, Introduzione, in G. Tarde, Scritti sociologici di Gabriel Tarde, cit.; V. Petrucci, Culto della città e culto dell’individuo: la polemica con Durkheim, in Id., Gabriel Tarde. Filosofi e penali tra Otto e Novecento, Edizioni Scientifi -che Italiane, Napoli 1988, pp. 71-98; F. Crespi, P. Jedlowski, R. Rauty, La sociologia. Contesti storici e modelli culturali, Laterza, Roma-Bari 2000; R. Bisi, Gabriel Tarde e la questione criminale, Franco Angeli, Milano 2001; M. Borlandi, Informations sur la rédaction du Suicide et sur l’état du confl it entre Durkheim et Tarde de 1895 à 1897, in «Durkheim Studies», 6, 1994, pp. 4-13; L. Mucchielli, La découverte du social. Naissance de la sociologie en France (1870-1914), la Découverte, Paris 1998.

14 Mi riferisco al testo di R. Bisi, Gabriel Tarde e la que-stione criminale, cit.; a quello di V. Petrucci, Gabriel Tarde. Filosofi e penali tra Otto e Novecento, cit., di P. Semeraro, Il sistema penale di Gabriel Tarde, Cedam, Padova 1984; e infi ne a quello di D. Palano, Il potere della moltitudine. L’invenzio-ne dell’inconscio collettivo nella teoria politica e nelle sceienze sociali italiane tra Otto e Novecento, Vita e Pensiero, Milano 2002, pp. 369-389. Nei manuali di criminologia più utilizzati in Italia non si rintracciano che brevi e superfi ciali cenni al discorso criminologico di Tarde.

15 Cfr. S. Curti, Introduzione, in G. Tarde, Il tipo criminale, Ombre Corte, Verona 2010, pp. 7-30.

16 G. Tarde, Le leggi dell’imitazione, in G. Tarde, Scritti sociologici di Gabriel Tarde, cit., p. 45.

17 G. Tarde, La sociologie et les sciences sociales, in «Revue internationale de sociologie», 1904, XII, p. 86 (trad. mia).

18 Cfr. ivi, pp. 83-87.

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19 G. Tarde, Le leggi dell’imitazione, cit., p. 47. 20 G. Tarde, La sociologie et les sciences sociales, cit., p. 85

(trad. mia).21 Ivi, p. 86 (trad. mia).22 Per Tarde l’uomo crede, o si illude, di sfuggire al sonno

dogmatico e alla magnetizzazione. Ma quello che considera un risveglio, altro “non è che un cambiamento o una sovrapposi-zione di sonni” (G. Tarde, Le leggi dell’imitazione, cit., p. 126). Si tratta infatti del momento in cui il soggetto, sovreccitato e magnetizzato all’ennesima potenza, è di nuovo pronto per addormentarsi, cadere in un altro sonno, e diventare ancora di più imitatore e sonnambulo (ibidem). Non c’è nessuna via d’uscita per nessun uomo: il progresso della civiltà renderebbe addirittura «sempre più personale e razionale l’asservimento all’imitazione» (ivi, pp. 126-127).

23 G. Tarde, Le leggi dell’imitazione, cit., p. 131. Secondo Tarde, l’uomo e la società si trovano, su comando e su azio-ne, in uno stato ipnotico e onirico: «lo stato sociale, come lo stato ipnotico, non è che una forma del sogno, un sogno su comando e un sogno in azione. Non avere che idee suggerite e crederle spontanee: tale è l’illusione propria del sonnambulo, così come dell’uomo sociale» (ivi, p. 120).

24 E. Westermarck, Origine du mariage dans l’espèce humai-ne, Guillaumin, Paris 1895.

25 Havelock Ellis, nella sua opera capitale (Psicologia del sesso), cita spesso Tarde. In particolare, sul tema della mono-gamia, cfr. H. Ellis, L’arte dell’amore, Newton Compton, Roma 1981, pp. 30-31. Cfr. anche, A. Béjin, Préface. La sexualité et l’amour selon Tarde, in G. Tarde, La moralité sexuelle, Éditions Payot & Rivages, Paris 2008, p. 24.

26 La questione è al centro del sistema sociologico di Tarde, cfr. G. Tarde, Le leggi dell’imitazione, in Scritti sociologici di Gabriel Tarde, cit., pp. 43-412.

27 Infra, pp. 48-49.28 Su questo tema, cfr. G. Tarde, L’opinione e la folla, a cura

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Presentazione

di R. Conforti, La Città del sole, Napoli 2005. In Metodologia e ricerca sociologica, Paul F. Lazarsfeld sostiene che Tarde sia stato l’unico a introdurre il concetto di conversazione, quando in altri studi (come nei lavori di George H. Mead) appariva soltanto quello di interazione (P.F. Lazarsfeld, Metodologia e ricerca sociologica, cit., p. 772). Secondo Lazarsfeld, Tarde «era convinto che le opinioni si formassero proprio attraverso lo scambio di commenti e di osservazioni che ha luogo giorno per giorno tra le persone. Le sue idee si avvicinano molto al nostro concetto di processo di attuazione; proprio attraverso il semplice processo che consiste nel parlare ad un altro, le vaghe disposizioni che una persona possiede si cristallizzano via via in atteggiamenti, azioni, voti specifi ci. Egli intuì che un accurato studio empirico delle conversazioni era fondamentale per la sociologia; suggerì un gran numero di ipotesi del tipo: chi è che parla, a chi parla, di che cosa e quanto parla; tutto in termini di caratteristiche sociali degli interlocutori e di cam-biamenti dell’ambiente storico» (ivi, p. 771).

29 Cfr. ibidem. 30 Tarde approfondisce la questione delle leggi dell’inven-

zione ne La logique sociale, Félix Alcan, Paris 1895. In italiano è disponibile proprio la traduzione del capitolo IV: Le leggi dell’invenzione, in G. Tarde, Scritti sociologici di Gabriel Tarde, cit., pp. 415-494.

31 G. Tarde, Le leggi dell’imitazione, cit., pp. 213-232.32 Ivi, pp. 232-262.33 Infra, p. 41.34 Infra, p. 54.35 Infra, p. 55.36 La fi gura del meneur o del capo carismatico è una que-

stione centrale del sistema teorico di Tarde. Anche Vilfredo Pareto sarà infl uenzato da Tarde, così come da Scipio Sighele, per quanto riguarda il ruolo giocato dalle emozioni nel governo delle masse (cfr. F. Crespi, P. Jedlowski, R. Rauty, La sociologia. Contesti storici e modelli culturali, cit., p. 100). Nell’articolo

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Sabina Curti

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Qu’est-ce qu’est une société?, pubblicato nel 1884 nella «Re-vue philosophique» e poi confl uito ne Le leggi dell’imitazione, Tarde utilizza i temi del “sonnambulismo” e del “magnetismo” per spiegare il processo di imitazione dell’inferiore verso il su-periore, della massa nei confronti del meneur. Quest’ultimo rappresenterebbe l’inventore, colui che produce delle innova-zioni e che ipnotizza e magnetizza la massa grazie soltanto al suo prestigio (G. Tarde, Le leggi dell’imitazione, cit., pp. 121-122): «ma quanti grandi uomini, da Ramsete ad Alessandro, da Alessandro a Maometto, da Maometto a Napoleone, hanno così polarizzato l’anima del loro popolo! Quante volte l’aver fi ssato a lungo questo punto luminoso, la gloria o il genio di un uomo, ha fatto cadere tutto un popolo in catalessi! Il torpore, è noto, non è che apparente nello stato sonnambolico; maschera un’estrema sovreccitazione» (ivi, p. 123). Come è noto, Tarde paragona l’uomo sociale al bambino e al sonnambulo: «il bam-bino, nessuno lo negherà, è un vero sonnambulo, il cui sogno si complica con l’età fi no a che crede di risvegliarsi a furia di complicazioni. Ma è un errore. Quando uno scolaro dai dieci ai dodici anni passa dalla famiglia al collegio, dapprima gli sem-bra di essersi demagnetizzato, risvegliato dal sogno rispettoso in cui era vissuto fi no allora nell’ammirazione dei suoi genito-ri. Niente affatto, diventa più ammiratore e più imitatore che mai, sottomesso all’ascendente di un suo maestro o piuttosto di qualche compagno prestigioso, e questo preteso risveglio non è che un cambiamento o una sovrapposizione di sonni» (ivi, p. 126). Va notato altresì che per Tarde “il magnetizzato imita il magnetizzatore, ma non il contrario” e che il livello di sonnam-bulismo e di magnetizzazione della massa è più facile e veloce quanto più è stata ipnotizzata e magnetizzata: «i popoli si imi-tano sempre più facilmente e rapidamente, cioè rendendosene conto sempre meno, a mano a mano che si civilizzano, e quindi a mano a mano che si sono maggiormente imitati» (ibidem).

37 «L’evoluzione del Potere si spiega, dunque, con l’evolu-zione dell’Opinione, che, a sua volta, si spiega con l’evoluzione

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della conversazione, e questa, infi ne, si spiega con la serie delle sue diverse fonti: insegnamenti della famiglia, della scuola, ap-prendistato, predicazioni, discorsi politici, libri, giornali» (G. Tarde, L’opinione e la folla, cit., p. 165).

38 G. Tarde, Fragment d’histoire future, Séguier, Atlantica, Biarritz 1998, p. 105.

39 Cfr. infra, p. 6440 Sulla “polarizzazione” e la ripetizione dei sentimenti, cfr.

G. Tarde, Le leggi dell’imitazione, cit., p. 122 e p. 130. 41 Sul rapporto tra gli uomini politici e l’amore, Tarde ri-

prende un tema già affrontato nel Fragment d’histoire future, pubblicato per la prima volta in «Revue internationale de so-ciologie», IV, 1896, pp. 603-654. In italiano esistono due edi-zioni del testo Frammento di storia futura, ESI, Napoli 1989 e Flaccovio, Palermo 1991.

42 G. Tarde, Fragment d’histoire future, cit., p. 108. 43 Cfr. G. Tarde, La philosophie pénale, Storck, Lyon 1890.

In questo lavoro, Tarde affronta il tema del misticismo e sotto-linea il fatto che i mistici non debbano essere considerati ne-vrotici o folli, dal momento che in essi l’amore è puro slancio vitale. Anche nelle note ritrovate al seguito de La morale ses-suale, per quanto concerne il tema dell’educazione delle don-ne, Tarde sembra approvare la castità in quanto forma pura dell’amore bello e buono.

44 Infra, p. 66.


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