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Teoria dei Linguaggi (2017-18) lez 13.pdf · L’opposizione caldo/freddo o la co-iponimia di...

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Teoria dei Linguaggi (2017-18) Le semantiche strutturali Le teorie dei campi Dott.ssa Filomena Diodato ([email protected])
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Teoria dei Linguaggi (2017-18)

Le semantiche strutturaliLe teorie dei campi

Dott.ssa Filomena Diodato ([email protected])

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Ispirata dalla teoria di Saussure; vocazione prevalentemente lessicale; significato definito in termini

autonomisti, antireferenzialisti antipsicologisti.

Significato come valore, tesi dell’autonomia della semantica: il significato di un’unità linguistica si determina indipendentemente da fattori che abbiano a che fare con la natura dei referenti (antireferenzialismo) o con le rappresentazioni mentali individuali (antipsicologismo).

Semantica strutturale europea

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Dizionario/Enciclopedia

È possibile individuare - almeno sul piano metodologico - una demarcazione tra:

conoscenze linguistiche (dizionariali)

conoscenze extralinguistiche (enciclopediche).

La semantica deve trovare delle modalità per rappresentare le prime, tralasciando le seconde. Si profila, dunque, una demarcazione netta tra semantica e pragmatica.

Ciò condurrebbe a un’ipostatizzazione della lingua (Ullmann, 1962) o a un’ontologizzazione della struttura (Eco, 1968).

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Non è un paradigma di ricerca unitario; non tutti gli studiosi condividono allo stesso modo e con la stessa intensità le tesi che caratterizzano questo orientamento.

Alcuni, come i teorici del campo lessicale, più vicini alla lezione saussuriana, riconoscono la base psicologica e sociale del significato;

altri, come Hjelmslev, tendono verso una teoria semantica fondata sull’apparato della logica formale;

altri ancora, come Lyons, coinvolgono nell’analisi semantica il problema del riferimento e quindi il ruolo del contesto.

Il paradigma semantico strutturalista

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Concezioni del significato lessicale

Cog-web viewpoint o modello della ragnatela: le parole sono unità minime non ulteriormente scomponibili; la semantica indaga le relazioni semantiche, ovvero i nessi che i parlanti individuano tra esse;

Atomic-globule viewpoint o modello della gocciolina atomica: le parole sono aggregazioni di ‘atomi’ di significato (tratti semantici); le relazioni semantiche si determinano sulla base della condivisione di alcuni tratti.

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La nozione di campo

Agli inizi del Novecento dalla linguistica saussuriana alcuni autori ricavano la nozione di 'campo linguistico' (lessicale, paradigmatico, sintagmatico, funzionale ecc.).

Questa nozione si sviluppa a partire:

Dalla definizione di lingua come sistema di segni;

Dall'opposizione tra rapporti sintagmatici e rapporti associativi.

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I rapporti associativi/sintagmatici di Saussure

Definita la lingua in termini di sistema e il significato in termini di valore, Saussure esamina i rapporti che le unità linguistiche intrattengono nel sistema, distinguendo

rapporti sintagmatici (in presentia) rapporti associativi (in absentia)

che «corrispondono a due forme della nostra attività mentale, entrambe indispensabili alla vita della lingua».

Rapporti sintagmatici: le unità linguistiche intrattengono rapporti nella concatenazione del discorso, in virtù del principio della linearità del significante «che esclude la possibilità di pronunziare due elementi alla volta».

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L'attività associativa come dimensione psicologica

Rapporti associativi: meno osservabili poiché occorrono nella mente (esprit) del soggetto.

Le serie associative sono create sulla base di un elemento che accomuna le parole (identità della radice o del suffisso, analogia dei significati, comunanza delle immagini acustiche ecc.), che prescinde dalla posizione dei termini all’interno del sistema poiché «una parola qualsiasi può evocare sempre tutto ciò che è suscettibile di esserle associato in una maniera o in un’altra» (CLG, p. 152).

La famiglia associativa si costruisce intorno a una parola che funge da centro di una «costellazione» dalla somma indefinita. «Così, la parola enseignement farà sorgere inconsciamente nello spirito una folla d’altre parole (enseigner, renseigner, ecc. oppure armement, changement, ecc., o ancora éducation, apprentissage, ecc.); per qualche aspetto, tutti hanno qualche cosa di comune tra loro».

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Teorie del campo lessicale

Linguistica neohumboldtiana di Jost Trier e Leo Weisgerber; Rielaborazione del concetto di innere Sprachform (Humboldt) e di alcune intuizioni saussuriane. La lingua è un ‘mondo intermedio’, un ponte tra l’individuo e il mondo.Nozione humboldtiana di Weltansicht: ciascuna lingua rappresenta non una visione, ma un’immagine del mondo (Weltbild o Seinbild). Lessico come macro-sistema articolato in micro-sistemi o campi lessicali. Il campo lessicale come una ‘realtà linguistica viva’ che si colloca tra la totalità del lessico e la singola parola.

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Campo lessicale come totalità articolata

Non c’è parola pronunciata che alla coscienza del parlante e dell’ascoltatore risulti isolata, come invece si potrebbe desumere dalla sua delimitazione fonetica. Ogni parola pronunciata fa risuonare l’eco del suo contrario. E, di più, nella totalità delle relazioni concettuali che emergono al momento del proferimento di una parola, quella del contrario non è che una delle tante, e, di certo, non la più importante. Accanto e al sopra di essa, emerge una quantità di altre parole che, concettualmente, stanno più o meno vicino alla parola pronunciata. Sono questi i suoi parenti concettuali. Tutte insieme, le parole pronunciate formano una totalità articolata, una struttura che possiamo chiamare campo lessicale oppure campo di segni linguistici. (Trier, 1931:1, trad. mia)

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Dai rapporti associativi al campo lessicale

I rapporti associativi – che, essendo non sistematici, toccavano alla sfera della parole – diventano relazioni semantiche ‘codificate’ nella langue.

I campi lessicali non sono costrutti psicologici soggettivi virtualmente aperti formati dalle libere associazioni che i parlanti possono individuare tra parole, bensì strutture linguistiche condivise dalla comunità linguistica.

Il sostrato psicologico che Saussure recuperava attraverso la nozione di rapporto associativo è eliminato, nell’ottica di un approccio ‘puramente linguistico’.

Nella virtualità delle associazioni semantiche alcune hanno statuto linguistico in quanto 'riconosciute' dal parlante come inscritte nel patrimonio collettivo della langue. I campi lessicali sono, dunque, parte della competenza linguistica/semantica.

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Lessico come sistema

L’opposizione caldo/freddo o la co-iponimia di gatto/cane/leone ecc. rispetto a mammifero e i campi lessicali che sulla base di queste relazioni si costruiscono (quelli della temperatura e degli animali mammiferi) sono strutture della lingua, non associazioni semantiche individuali.

Ciò significa che queste strutture lessicali sono presenti nella mente del parlante e fanno, quindi, parte della sua competenza di usare una specifica lingua storico-naturale.

La parte residuale del contenuto individuale (per es. associare a cane il concetto di paura o di amore) non rientra nella competenza semantica, in quanto estranea alla dimensione della relazione semantica 'resigrata' nella langue.

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La diacronia strutturale

Trier, studioso di semantica storica, intendeva fondare una semantica diacronica strutturale, una disciplina che studiasse i cambiamenti di significato di intere strutture lessicali.

Il mutamento di significato della singola parola non può essere spiegato se non confrontando il suo percorso con quello delle altre a essa collegate.

Rifiuto del metodo ‘atomistico’ che analizzava il mutamento semantico della singola parola su base etimologica.

Trier, pur condividendo la priorità dell’analisi sincronica su quella diacronica, sostiene, diversamente da Saussure, che anche l’analisi diacronica si debba occupare di sistemi e non di singoli elementi.

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Olismo locale

Il mutamento semantico è un fenomeno sistematico (olistico), non atomistico poiché non colpisce la singola parola ma agisce ‘localmente’ su una porzione più o meno ampia del sistema lessicale, ovvero a livello dei campi lessicali, provocando la ristrutturazione dell’intero campo al quale la parola appartiene.

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Struttura linguistica = struttura concettuale

L’analisi della struttura di un campo lessicale permette di penetrare nella struttura linguistica di un’intera epoca.

Tutto ciò che è possibile capire dei rapporti umani di un certo periodo storico discende dal particolare modo di coesistenza delle parole nel campo, ovvero dal modo in cui la lingua articola, attraverso il campo lessicale, un’area concettuale amorfa (arbitrarietà radicale).

Nel confronto tra due stati di lingua nessuno dei due è più ‘vero’ dell’altro, poiché ciascuno riflette una diversa rappresentazione dei fatti, ovvero una diversa rappresentazione o immagine del mondo – relativismo neohumboldtiano.

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XI sec.

 

XII sec.

Wîsheit

Kunst

List

Kunst

Wissen

Wîsheit

Kunst: conoscenze cortesi, comportamento sociale; List: capacità o conoscenze di tipo tecnico; Wîsheit: termine generale, copriva l’intero campo.

Wîsheit: conoscenze mistico-religiose. Kunst: conoscenze e capacità mondane; Wissen: non sostituisce automaticamente List - nel passaggio da uno stato all’altro sono mutati i termini e le relazioni tra loro.

Der deutsche Wortschatz im Sinnbezirk des Verstandes (1934)

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Problemi aperti della teoria del campo: 1. la “metafora” del mosaico

Con una semplificazione eccessiva, come Ipsen (1924), Trier assimila il campo lessicale a un mosaico.

Dall’articolazione (Gliederung) linguistica di un’area concettuale amorfa (Sinnbezirk) emergono un campo lessicale (Wortfeld) e un campo concettuale (Begriffsfeld).

Le parole coprono interamente il campo concettuale senza lasciare vuoti e, secondo un’interpretazione più forte (che Trier condivide solo in parte), tutto il lessico è fatto di campi che si affiancano l’uno agli altri, senza zone scoperte.

Non vi sarebbero strappi (ingl. lexical gap, lacune lessicali) nel tessuto di una lingua.

Questo è un limite solo apparente della teoria di Trier, che si scioglie facilmente intendendo la definizione di campo come mosaico solo in chiave metaforica: per il parlante ingenuo, infatti, la lingua è ‘come’ un mosaico perché sembra, appunto, coprire la realtà senza lasciare vuoti.

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2. L'antinomia del sistema

Se ammettiamo che i campi lessicali non esistono, se non come associazioni semantiche individuali, imprevedibili e non sistematiche, dobbiamo concludere che la lingua non è un sistema.

Se concordiamo sul principio che il significato dipende dalla rete di relazioni che l’unità linguistica intrattiene con le altre (nell’intero sistema o, localmente, nel singolo campo) una minima variazione nella competenza lessicale individuale «dovrebbe fare concludere, e fa concludere, se si vuole restare fedeli alle premesse saussuriane, che due individui parlano sempre lingue diverse» (ivi, p. 149).

La via d’uscita sta, anche per Trier, nel riconoscimento della natura intrinsecamente storica e sociale del sistema linguistico e dei campi lessicali (terzo principio della linguistica saussuriana, che Trier desume da Humboldt).

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Campi sintagmatici

Porzig (1934) - campo semantico elementare (Elementare Bedeutungsfeld) per spiegare le relazioni semantiche ‘essenziali’ tra i lessemi di sintagmi cosiddetti bipartiti, composti da un nome e un aggettivo o da un nome e un verbo.

Si riferisce ai lessemi collocazionalmente ristretti, ovvero quelli che si trovano in collocazione con uno o pochi altri lessemi. Per es., tra cane e abbaiare, mano e afferrare, biondo e capelli esisterebbe una relazione semantica ‘essenziale’ in quanto ‘puramente linguistica’.

Jolles (1934) - teoria simile - Bedeutungsfelder i campi minimali formati da due lessemi (padre/figlio, giorno/notte, morte/vita).

Nella definizione di Trier e Weisgerber queste coppie sono porzioni di campi e più precisamente, nel caso dei campi di Jolles, coppie di contrast-set, cioè di lessemi con relazioni semantiche oppositive.

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Sintagmatico/associativo = linguistico/non linguistico?Dibattito sullo statuto della linguistica e della semantica.

Trier (1934) criticò i campi di Porzig e di Jolles poiché riteneva che limitare l’analisi semantica ai sintagmi bipartiti o ai campi minimali significava sottovalutare l’azione formatrice della lingua sul pensiero.

Se è vero che i campi sintagmatici non pongono problemi di delimitazione esterna e interna perché i rapporti sintagmatici sono maggiormente osservabili e verificabili rispetto a quelli paradigmatici, i vantaggi sono solo apparenti poiché adottare l’approccio minimalista avrebbe ostacolato lo sviluppo della semantica diacronica strutturale.

Trier non condivide il metodo atomistico di Porzig, che non considera la natura sistematica della lingua costruendo, in linea con i modelli atomistici della semantica tradizionale, i campi sintagmatici a partire dal significato della singola parola.

Negli anni successivi, il dibattito sulle diverse nozioni di campo tra si risolse a favore della tesi della complementarietà degli approcci paradigmatico e sintagmatico, che trova ampio respiro nella lessematica (o semantica strutturale diacronica) di Coseriu.

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Differenze tra i concetti di campo = differenze tra i concetti di lingua

Un giudizio sulla sussistenza di arbitrarietà o meno dipenderà da cosa si voglia considerare appartenente a ciò che è linguistico. (…)

Anche i nostri raggruppamenti alla rinfusa sono dati, a loro modo, dalla lingua, certamente non in un senso così limitato alla singola parola e riferito puramente al significato della parola, come lo esigono i campi elementari di Porzig, ma pur sempre dati dalla lingua, in quanto l’intera struttura della nostra lingua odierna viva, nelle sue classificazioni e suddivisioni che determinano i contenuti, per mezzo della quale parliamo e comprendiamo ci sa dire a quali sfere intere e a quali sfere parziali appartiene questa o quella parola, questo o quel gruppo di parole.

Noi determiniamo il campo lessicale per mezzo del potere assoluto del nostro possesso collettivo della lingua ed il suo ordine contenutistico. (Trier 1934:165, trad. mia, maius. nel testo).

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La lingua è un sistema che acquista realtà semantica solo nell’individuo e nel suo parlare (Sprechen), tuttavia non solo è indipendente dal singolo individuo empirico ma agisce sull’individuo guidandolo e determinandone lingua e pensiero (Trier, 1931).

Il metodo del campo – come tutti i metodi di analisi del linguaggio - ha il difetto di non essere in grado di comprendere completamente il «flusso del divenire». Il lavoro pratico simula provvisoriamente i confini esterni del campo e li pone come chiusi e costanti (Trier, 1931), sebbene vi siano sovrapposizioni lacune e «zone di transizione» (Gipper, 1959).

L’oscillazione tra l’affermazione ora della determinatezza e della chiusura, ora dell’indeterminatezza e dell’apertura del campo lessicale sembra rivelare tutto l’imbarazzo del linguista storico che tenta di fermare e cogliere un oggetto in continuo divenire e di afferrare dietro il «corpo» (il significante) «l’anima della parola» (il significato), senza mai riuscire completamente a svelare «il mistero del significare» (Trier, 1931).


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