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TERRA SANTA - Rebecca libri · 2019. 5. 9. · La chiesa di Sant’Anna e la piscina probatica 136...

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TERRA SANTA I N T A S C A
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TERRA SANTAI N T A S C A

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Elena Bolognesi© 2019 Fondazione Terra Santa – MilanoEdizioni Terra Santa – Milano

Per informazioni sulle opere pubblicatee in programma rivolgersi a:

Edizioni Terra SantaVia G. Gherardini 5 – 20145 Milano (Italy)

tel.: +39 02 34592679 fax: +39 02 31801980www.edizioniterrasanta.it

[email protected]

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I S R A E L E e PA L E S T I N A

Elena Bolognesi

TERRA SANTAI N T A S C A

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Nessuna parte di questo libropuò essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma

o con qualsiasi mezzo senza autorizzazione scritta dell’editore.

Progetto graficoElisabetta Ostini

Proprietà letteraria riservataFondazione Terra Santa – Milano

Finito di stampare nel maggio 2019da Cpz S.p.A., Costa di Mezzate (BG)per conto di Fondazione Terra Santa

ISBN 978-88-6240-637-6

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Sommario

Introduzione 9

Cronologia 13Neolitico (prima del 4500 a.C.) 13Età del rame (calcolitico) (4500-3000 a.C.) 13Età del bronzo (3000-1200 a.C.) 13Età del ferro (1200-600 a.C.) 13Epoca persiana (circa 600-300 a.C.) 14Epoca ellenistica (ultimi 300 anni a.C.) 15Epoca romana (fino al 300 d.C.) 15Epoca bizantina (circa 300-600 d.C.) 16(Primo) periodo arabo (600-1100) 17Epoca delle crociate (1100-1250) 18Epoca mamelucca (1250-1500) 19Epoca turco-ottomana (1500-1918) 20La nuova conformazione regionale (dal 1920) 22

NEGHEVLe città nabatee 31

Shivta 31Avdat 32Nitzana 34Mamshit 35Elusa 36Ruheibe 36

Il deserto di Sin 37Sde Boqer 37Il Nahal Sin (Zin) 38Ein Avdat 40Makhtesh Ramon 41

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MAR MORTOMasada 49

La visita 52Ein Ghedi 59

Flora e fauna 61Qumran 63

Comunità religiosa o laboratorio di ceramica? 66Gerico 67

Un’oasi nelle profondità della terra 67La fonte di Eliseo 69La Gerico erodiana (Tulul Abu el-Alaiq) 69Il Monte delle Tentazioni 71Il palazzo di Hisham 72

Qasr al-Yahud 75

GERUSALEMMEUno sguardo d’insieme 81

Le mura e le porte 88La porta aurea 95La Cittadella 96

Gerusalemme ebraica 103Il Muro Occidentale (ha-Kotel ha-ma‘aravì) 103Il Monte del Tempio 104Il Davidson Center 108Il quartiere ebraico 109

Gerusalemme cristiana 115Il Sion cristiano 115Il Cenacolo 116La chiesa della dormizione di Maria 120San Pietro in Gallicantu 120Il monte degli Ulivi 122La chiesa di Sant’Anna e la piscina probatica 136La via crucis 142La basilica del Santo Sepolcro 144

Gerusalemme musulmana 153Gerusalemme e l’Islam nella storia 154La Spianata delle moschee 158

Nei dintorni di Gerusalemme 159Betania 159Ain Karim 160

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IOBETLEMMEBetlemme e dintorni 167

La grotta del latte 178Il campo dei pastori (Beit Sahur) 178Herodion 183

I cristiani in Terra Santa 187La Chiesa cattolica in Terra Santa 187Le altre Chiese di Terra Santa 192

GALILEANazaret e dintorni 201

Nazaret 201Monte Tabor 211Sefforis 215Bet Shean 218Banias 222

Lago di Tiberiade 225Tabgha 226Monte delle Beatitudini 228Cafarnao 228Kursi 234

ALTRI LUOGHIHaifa 239Akko 245Cesarea Marittima 247Tel Aviv 253

La città moderna 254Samaria 257

Giovanni Battista e la storia recente di Sebaste 260

MEDITAZIONIIncarnazione e ministero pubblico 265

Nazaret: l’annunciazione 265Betlemme: la nascita di Gesù 266Campo dei Pastori: l’annuncio ai pastori 267Il deserto 269Cana: il segno dell’amore 270La chiamata sulle rive del lago 272Cafarnao: la giornata-tipo del ministero pubblico di Gesù 273

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Il monte delle Beatitudini: il progetto di vita del cristiano 274Tabgha: la moltiplicazione dei pani 276Tabgha. Dopo la risurrezione: pesca miracolosa e primato di Pietro 277Monte Tabor: la trasfigurazione 278

L’ultimo viaggio verso Gerusalemme 281La decisione di Gesù 281L’invio in missione 282Gerico: l’incontro con Zaccheo 283Dominus f levit: il pianto su Gerusalemme 284Padre Nostro 285La piscina di Siloe: la guarigione del cielo nato 286

Passione, morte e risurrezione 289Monte degli Ulivi, Betfage e Betania: l’ingresso di Gesù a Gerusalemme 289Il Tempio 290Il Cenacolo: l’istituzione dell’eucaristia e la lavanda dei piedi 291L’agonia di Gesù nel podere chiamato Getsemani 292San Pietro in Gallicantu. Il rinnegamento del discepolo 294Gerusalemme: la via dolorosa e la crocifissione 295Santo Sepolcro: morte e risurrezione di Gesù 296Ascensione 299

BIBLIOGRAFIA 301Opere generali 301Neghev 302Mar Morto 302Gerusalemme 303Betlemme 303Galilea 303Altri luoghi 304

CREDITI FOTOGRAFICI 305

ORARI 307Orari autobus 307Orari di apertura dei siti 312

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Introduzione

Basta un solo viaggio in Terra Santa per rendersi conto che in una tasca proprio non ci può e non ci vuole stare.

Non si accontenta di essere uno di quegli oggetti che distrat-tamente ci ritroviamo nelle tasche e che, altrettanto distrat-tamente svuotiamo: da qualsiasi parte la guardiamo, la Ter-ra Santa è “ingombrante”. Forse non c’è luogo al mondo nel quale, così tanto e così a lungo, gli opposti si siano incontrati e scontrati. Qui il cielo ha toccato la terra, qui eserciti di ogni colore hanno bramato la conquista, per poi pagarne un alto prezzo. Terra di partenze e di ritorni, di cammini eternamente in salita, di preghiere e di violenze, di aperture al futuro e di ripiegamenti su umanità ferite. La Terra Santa è tutto questo e molto, molto di più.

E, dunque, come relegarla in una tasca? La tasca evoca certa-mente il formato di questa guida e il tentativo di renderla utile e pratica nell’essenzialità delle informazioni e nel frequente ri-corso alle piantine dei siti. Ma la tasca dice anche una pretesa di certo più ambiziosa. Qualcuno ha definito la Bibbia una “patria portatile”1, che trasforma ogni lettore in un pellegrino incam-minato verso Gerusalemme, là dove – secondo la profezia di

1 Cfr. Jean-Pierre Sonnet, Il canto del viaggio, Qiqajon, Magnano 2009, p. 12.

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Isaia 2,2 – sono attese tutte le genti alla fine dei tempi, là dove tutti siamo nati, come si esprime il famoso salmo 87.

La Terra Santa entra così nelle tasche di ogni viaggiatore e pellegrino, con l’ambizione di essere in tanti e sorprendenti modi una patria a cui fare prima o poi ritorno, anche solo con il pensiero e con l’affetto. Una patria da amare nonostante tutte le sue imperfezioni. Una patria da scoprire continuamente, anche dopo viaggi e permanenze senza numero.

La struttura della guida è molto semplice. Il percorso proposto parte idealmente da sud, dal deserto del Neghev, esperienza di primordiale spazio e solitudine, di cammino attraverso le aspe-rità della vita, nelle cui desolazioni si nasconde sempre un pozzo d’acqua sorgiva. Si risale poi costeggiando il Mar Morto fino a Gerusalemme e Betlemme (qui si apre una lunga finestra sulla presenza cristiana in queste terre). Infine, la Galilea e una sele-zione di altri siti di particolare interesse. In appendice al volume, una sezione dedicata a brevi meditazioni evangeliche che accom-pagnano la vita di Gesù seguendone a grandi linee la cronologia.

In ogni sezione si aprono finestre che rimandano ad approfon-dimenti di ordine biblico, storico, artistico, letterario o legati a temi di attualità. Vuole essere un modo per dare ragione di una inesauribile complessità.

L’unico apparato introduttivo è una cronologia, versione ri-dotta di quella pubblicata da Geiger-Fürst; altri approfondimen-ti sono inseriti direttamente nelle sezioni.

Alla guida è allegata una cartina che aiuta il lettore a col-locare i vari luoghi, con l’aggiunta di qualche informazione di carattere biblico o storico.

Questa guida nasce nell’ambito della Custodia di Terra San-ta: ai frati che da secoli amano e indagano queste terre si deve, infatti, una parte irrinunciabile del patrimonio di informazioni

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cui possiamo attingere per meglio conoscerne la storia, l’arche-ologia e la spiritualità. Vorrei ricordare tre di loro che, più o meno consapevolmente, hanno contribuito a questa guida: fra Pietro Kaswalder, che tanto si è occupato della geografia del-la Terra Santa e ora, ne sono certa, ci sta preparando accurati resoconti della geografia del Cielo in attesa del definitivo incon-tro; fra Gregor Geiger, autore della Guida ufficiale della Custo-dia (Terra Santa. Guida francescana per pellegrini e viaggiatori, Edizioni Terra Santa, Milano 20182), alla cui completezza e precisione ho continuamente attinto; fra Eugenio Alliata, al cui instancabile lavoro ogni ricerca o approfondimento prima o poi approda.

Un ringraziamento alle grafiche, che hanno dato forma e co-lore alle parole: Elisabetta Ostini, ideatrice del progetto, e Paola Lanza, per la cura dei particolari.

Un ricordo doveroso e riconoscente a chi mi ha fatto incontra-re e amare i tanti volti di questa terra: primo fra tutti il cardinale Carlo Maria Martini, ma anche padre Francesco Rossi de Ga-speris, Charlie Abu Saada e le comunità cristiane di Betlemme, le fraternità delle Piccole Sorelle di Gesù, suor Lucia Corradin del Caritas Baby Hospital.

E un grazie speciale a tutti coloro che hanno percorso con me la Terra Santa in questi anni: le loro inesauribili domande han-no aperto tante nuove strade.

Questa guida è dedicata ai miei genitori, nella Gerusalemme del Cielo, alla mia comunità e a tutti coloro che non si stancano mai di camminare.

Elena Bolognesiaprile 2019

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GERUSALEMME

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GERUSALEMME

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La Terra Santa vista dalla cima del Nebo

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Uno sguardo d’insieme

Gerusalemme sta sulla cima dello spartiacque tra le boscose colline della Giudea e la fertile pianura della Shefela verso

ovest e l’arida regione del deserto di Giuda verso est. Posta a 800 metri sul livello del mare, quasi a metà strada tra Tel Aviv, sulla costa mediterranea, e il Mar Morto, il viaggiatore comprende su-bito perché il pellegrinaggio verso la Città santa è stato interpre-tato fin dall’antichità come una “salita”. I salmi che nella Bibbia accompagnavano il pellegrinaggio (dal salmo 120 al salmo 134) presero il nome di “canti delle salite” (o dei gradini, con rife-rimento forse agli ultimi 15 gradini che introducevano all’area del Tempio di Gerusalemme) e con “alyiah”, salita, è chiamato il ritorno degli ebrei alla terra dei Padri in epoca moderna. Ma se la strada da ovest, dal Mar Mediterraneo, sale progressiva-mente verso Gerusalemme, attraversando un paesaggio dolce e riposante, da est, dal Mar Morto, sale rapidamente superando un dislivello di 1200 metri di arido deserto nel breve spazio di circa 40 km. E forse il fascino di questa città, santa e contesa fin dalla sua fondazione, sta anche in una forza evocativa che non proviene dalla sua bellezza naturale ma dalla misteriosa sintesi degli opposti, anche paesaggistici.

Di certo i primi insediamenti umani a Gerusalemme non ave-vano un carattere metafisico ma erano legati all’unica vera e irri-nunciabile ricchezza che queste colline potevano offrire: l’acqua.

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82 Questo spiega il mo-tivo per cui i primi abitanti di Gerusa-lemme scelsero una collina di piccole di-mensioni e relativa-mente bassa per stan-ziarsi: in quella che verrà poi identificata come “città di Davi-de” o città bassa, e che costituisce la pro-paggine meridionale della città, c’era la sorgente di Ghihon, l’unica risorsa idrica perenne della zona. In più questa collina offriva ottime possi-bilità di difesa natu-rale, essendo circon-data da valli: quella del Cedron (o di Gio-safat) a est, quella del Tyropeion (antica pa-rola greca che signi-fica “produttori di formaggio”) a ovest, e quella della Geen-na a sud.

Gerusalemme risulta essere stata abitata dal III millennio a.C., mentre dal Medio Bronzo (circa 1800 a.C.) fu dotata di

L’acqua della sorgente del Ghihon risale in superficie nella valle del Cedron ma ha la sua origine a nord della Città Vecchia. Il suo carattere “intermittente” è dato dal percorso che compie sottoterra, attraver-so un sistema di grotte carsiche. Sono due i sistemi idrici identificabili e che avevano lo scopo di collegare la città, arroccata sulla collina, alla sorgente che invece sgorgava a valle, fuori delle mura. Il primo, opera dei cananei nel XVIII secolo a.C., era composto da un ripido tunnel, un tunnel orizzontale, un canale verticale alto 14 metri e un tunnel di sbocco. Prende il nome dal suo scopri-tore, l’inglese Charles Warren. Più tardi, nell’VIII secolo a.C., Ezechia, re di Giuda, vedendo prossimo un attacco da parte de-gli assiri, che avevano già sconfitto il regno di Israele, fece coprire e fortificare la sor-gente e scavare un tunnel lungo 533 metri per non far mancare alla città il necessario apporto idrico anche in caso di assedio. Il tunnel è oggi percorribile (ma sconsigliato a chi soffre di claustrofobia), munendosi di torcia e di scarpe adatte a camminare nell’acqua. Percorrendolo in fila indiana (la larghezza non permette nulla di più) si può apprezzare lo straordinario ingegno uma-no. I più fortunati potranno sperimentare l’effetto “sifone”: il livello dell’acqua si alza d’improvviso a motivo dell’intermittenza della sorgente. C’è chi sostiene che il nome della sorgente derivi dall’ebraico ghiach, zampillante.

A ACQUE ZAMPILLANTI

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83fortificazioni e di un sofisticato sistema idrico. Nell’epoca del Bronzo i cananei abitavano la regione, pur non avendo mai assunto una conformazione statale, mentre – a detta della Bibbia – quando gli israeliti vi giunsero dopo l’esodo e i 40 anni nel deserto (1200 a.C.) trovarono che ad abitare la collina meridionale erano i gebusei. E questi difesero strenuamente la

loro roccaforte, al punto che solo il re Davide (1000 a.C.) riuscì a espugnarla e a stabilirvi

la capitale del suo regno (2Samuele 5,6-13). Una capitale non solo politica ma anche re-ligiosa, dal momento che Davide trasportò qui l’Arca della Testimonianza ed eresse un altare, facendone così anche il baricentro del vero culto al Dio unico.

Davide fortificò la città ma fu poi soprat-tutto suo figlio, il re Salomone, ad allargare i confini della città e, soprattutto, a costrui-re il Primo Tempio, di cui troviamo un’am-pia e suggestiva descrizione nella Bibbia, ai capitoli 6-8 del Primo libro dei Re. Sa-lomone scelse la collina immediatamente a nord della Città di Davide, che la tradizione identifica con il monte Moria, il monte sul quale Dio chiese ad Abramo di offrirgli in olocausto il figlio Isacco (Ismaele secondo la tradizione islamica). Il re costruì sulla stessa collina anche il suo palazzo.

La roccia del sacrificio – un affioramento naturale del banco roccioso – che potrebbe essere stata a fondamento del Primo Tempio oggi è inglobata nel santuario islamico della Cupola della Roccia, che domina lo skyiline della città.

Re Davide, scultura di Andrea Pisano,Museo dell’Opera del Duomo, Firenze

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84 Dalla seconda metà dell’VIII secolo a.C. la Città di Davide cominciò a essere troppo piccola per accogliere la crescente po-polazione e cominciò a svilupparsi verso ovest, oltre la valle del Tyropeion; la valle del Cedron, infatti, che separa la città dal monte degli Ulivi verso est, rappresentava un ostacolo troppo difficile da superare, al punto che il monte degli Ulivi non fu mai inglobato nelle mura della città, neppure in periodi succes-sivi; servì invece ben presto (e fino ad oggi) come necropoli.

La collina occidentale, identificata anche come “città alta”, risul-tava essere la soluzione più semplice ed efficace, data la maggiore ampiezza e altezza rispetto alla Città di Davide ed era circondata da valli su tre dei suoi quattro lati: la valle del Tyropeion a est,

la valle della Geenna (o valle di Ben-Hinnom) a sud e a ovest. Le tre val-li – Cedron, Tyropeion e Geenna – si riunisco-no a sud della Città di Davide in un’unica val-le che mantiene il nome del Cedron e che scen-de attraverso il Deserto di Giuda fino al Mar Morto.

Solo la parte setten-trionale della città non era protetta da valli naturali e finì per rap-presentare, nel corso dei secoli, il punto più vulnerabile in caso di attacco, ampiamente sfruttato dagli eserciti

I POLI ESTREMI

Sono in noi,invalicabilinella veglia,nel sonno oltrepassiamo, sino alla portadella misericordia,

io perdo te a te, questo è il mio conforto di neve,

di’ che Gerusalemme è,

dillo, come se fossi io questotuo bianco,come fossi tuil mio,

come potessimo essere noi senza di noi,

io ti sfoglio per sempre,

tu con preghiere, tu con giacere ci liberi.

Paul Celan

UN POETA A GERUSALEMME

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Pianta di Gerusalemme. Possibile tracciato delle mura

che conquistarono la città. I romani, che assediarono Gerusa-lemme nel 70 d.C. e ne distrussero il Tempio, attaccarono da nord nonostante questo lato fosse protetto da una triplice cinta muraria, come racconta lo storico Giuseppe Flavio.

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Quartiere armeno

Quartiere ebraico

Quartieremusulmano

Quartiere cristiano

via Dolorosa

Muro Occidentale(Kotel)

Cenacolo

Tomba di Davide

Porta del Letame

Città di Davide

Piscina di Siloe

Porta

di Damasc

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Basilica del Santo Sepolcro

Arco Ecce Homo

Santuario della Condanna

Santuariodella Flagellazione

Cappella del Calvario

fortezza Antonia

Cittadella (Palazzo di Erode)

Cattedrale di San Giacomo

Moscheadi Omar

Chiesa di Sant’Anna

Moschea al-Aqsa

Cupola della Roccia

Porta d’Oro

Porta di S. S

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o dei Leoni

Porta di Sion

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Porta Nuova

Porta di Erode

San Pietro in Gallicantu

Monte Sion

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La pianta attuale della Città Vecchia, con i quattro quartieri: cristiano, musulmano, ebraico, armeno

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Come detto, il monte degli Ulivi, a est del Cedron, non offri-va le condizioni ottimali per l’espansione della città, ma questo non diminuì la sua importanza. Insieme alle altre due cime – monte Scopus a nord, oggi sede della Università ebraica, e monte dello Scandalo a sud, così chiamato in ricordo delle al-ture pagane che il re Salomone aveva fatto costruire sul lato orientale della valle – il monte degli Ulivi chiude lo sguardo verso Oriente.

Il primo mistero legato alla città di Gerusalemme è inscritto nel suo stesso nome, a partire dall’antica etimologia, assai discussa.Il nome Yeru-Salem viene perlopiù interpretato dagli storici come “fon-dazione del [dio] Salem”, divinità pre-israelitica. Non è da escludere che il sacerdozio di «Melchisedek re di Salem» (Genesi 14,18) avesse a che fare con Yeru-Salem. In epoca egiziana, nella fase documentata dagli archivi di Tell el-Amarna (XIV secolo a.C.), Gerusalemme risulta tra i più fedeli sudditi dei faraoni.Il Midrash al libro della Genesi (Bereshit Rabbah 56,10) spiega che Dio – avendo saputo che Abramo chiamò il luogo in cui doveva sacrificare Isacco «Il Signore vede (yir’eh)» (Genesi 22,14), e che Sem (Melchisedek) gli diede prima il nome Shalem (Genesi 14,18) – non volendo far torto a nessuno, unì insieme i due nomi: Yir’eh-shalem = visione di pace. Questa interpretazione fu accolta da Origene e Girolamo, e tramite loro diven-ne in seguito molto popolare nell’ambito cristiano (visio pacis).La tradizione rabbinica riporta diversi “cataloghi” di nomi che si rife-riscono a Gerusalemme, alle sue qualità positive ma anche alle sue in-fedeltà. In alcuni elenchi i nomi risultano «settanta», cifra simbolo di pienezza e perfezione.In ebraico, alla fine, ha prevalso la forma Yerushalayim, con la desinen-za del “duale”, che apre un ulteriore orizzonte interpretativo a questa straordinaria città. A noi piace pensare, tra le tante possibili letture, che questa dualità evochi il punto di contatto tra il cielo e la terra, tra la Gerusalemme terrena, lacerata dagli uomini e quella del cielo, pronta ad accogliere tutte le nazioni senza distinzione, come annuncia il pro-feta Isaia (2,1-5).Gli arabi la chiamano al-Quds, la santa, superata in sacralità soltanto da Mecca e Medina.

A IL MISTERO DEL NOME

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Le mura e le porteLa Città Vecchia copre un’area di circa 1 km2 e il perimetro

delle mura risale al periodo turco ottomano di Solimano il Ma-gnifico (XVI secolo d.C.). Nel tempo, i confini di Gerusalemme hanno subito molte trasformazioni, per motivi demografici o strategici, e anche le mura sono state di volta in volta adattate, includendo o escludendo anche aree importanti, come la Città di Davide e il monte Sion. Non si tratta semplicemente di mura rinnovate in sostituzione delle precedenti, ma di interventi diver-sificati, legati alle contingenze del momento. Per questo, molti ar-cheologi si sono avventurati nello studio dello sviluppo delle mura

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cittadine, con esiti non sempre coincidenti. In più, l’altissima densità di edifici rende pres-soché impossibile effettuare sistematici scavi archeologici.

Al primo periodo dei re ri-salgono le mura che include-vano il Monte del Tempio e la collina a nord-ovest della Cit-tà di Davide. Si parla poi di un secondo muro (o muro largo,

Una vecchia sentenza del Talmud Babilonese recita: «Quando Dio creò il mondo di dieci misure di bellezza, nove le diede a Gerusa-lemme e una al resto del mondo; di dieci misure di saggezza, nove le diede a Gerusalemme e una al resto del mondo; di dieci misure di dolore, nove le diede a Gerusa-lemme e una al resto del mondo» (Kiddushin 49,2).

A BELLEZZA E DOLORE


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