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Tiberio - Wikipedia

Date post: 02-Jan-2016
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storia romana
35
Tiberio Busto di Tiberio. Imperatore romano In carica 14 – 16 marzo 37 Predecessore Augusto Successore Caligola Nome completo Tiberius Claudius Nero Tiberius Iulius Caesar Tiberius Caesar Augustus Nascita Roma [1] , 16 novembre 42 a.C. [2] Morte Miseno, 16 marzo 37 Sepoltura mausoleo di Augusto [3] Dinastia giulio-claudia Padre Tiberio Claudio Nerone Madre Livia Drusilla Coniugi Vipsania Agrippina (20 a.C.-12 a.C.) [4] Giulia maggiore (12 a.C.–2 a.C.) [4] Figli Giulio Cesare Druso (da Vipsania); un figlio morto infante (da Giulia); Adottivi: Germanico Giulio Cesare (figlio del fratello Druso maggiore) [4] Gaio Cesare "Caligola" Tiberio Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Tiberio Giulio Cesare Augusto (in latino: Tiberius Iulius Caesar Augustus; Roma, 16 novembre 42 a.C. – Miseno, 16 marzo 37) fu il secondo imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio- claudia, e governò dal 14 al 37. Discendente della gens Claudia, alla nascita ebbe il nome di Tiberio Claudio Nerone (Tiberius Claudius Nero). Fu adottato da Augusto nel 4, ed il suo nome mutò in Tiberio Giulio Cesare (Tiberius Iulius Caesar); alla morte del padre adottivo, il 19 agosto 14, ottenne il nome di Tiberio Giulio Cesare Augusto (Tiberius Iulius Caesar Augustus) e poté succedergli ufficialmente nel ruolo di princeps, sebbene già dall'anno 12 fosse stato associato nel governo dell'impero. In gioventù Tiberio si distinse per il suo talento militare conducendo brillantemente numerose campagne lungo i confini settentrionali dell'Impero e in Illirico. Dopo un periodo di volontario esilio sull'isola di Rodi, rientrò a Roma nel 2 e condusse altre spedizioni in Illirico e in Germania, dove pose rimedio alle conseguenze della battaglia di Teutoburgo. Asceso al trono, operò alcune importanti riforme in ambito economico e politico, e pose fine alla politica di espansione militare, limitandosi a mantenere sicuri i confini grazie anche all'opera del nipote Germanico Giulio Cesare. Dopo la morte di quest'ultimo, Tiberio favorì sempre più l'ascesa del prefetto del pretorio Seiano, allontanandosi da Roma per ritirarsi nell'isola di Capri. Quando il prefetto mostrò di volersi impadronire del potere assoluto, Tiberio lo fece destituire e uccidere, ma evitò ugualmente di rientrare nella capitale. Tiberio fu duramente criticato dagli storici antichi, quali Tacito e Svetonio, ma la sua figura è stata rivalutata dalla storiografia moderna come quella di un politico abile e attento. Indice 1 Biografia 1.1 Origini familiari e giovinezza 1.2 Carriera militare (25 - 6 a.C.) 1.2.1 Incarichi in Spagna ed Oriente (25 - 16 a.C.) 1.2.2 Rezia, Illirico e Germania (16 - 7 a.C.) 1.2.2.1 Rezia e Vindelicia 1.2.2.2 Dall'Illirico alla Macedonia, alla Tracia 1.2.2.3 Germania 1.3 Allontanamento dalla vita politica (6 a.C. - 4 d.C.) 1.4 Nuovi successi militari (4 - 12) 1.4.1 In Germania (4 - 6) 1.4.2 Nell'Illirico (6 - 9) 1.4.3 Ancora in Germania (9 - 12) 1.5 La successione (12 - 14) 1.6 Il principato (14-37) 1.6.1 Il princeps e Germanico (14-19) Controllo di autorità VIAF: 89600176 (http://viaf.org/viaf/89600176) LCCN: n50049381 (http://id.loc.gov/authorities/names/n50049381) Tiberio - Wikipedia http://it.wikipedia.org/wiki/Tiberio 1 di 35 11/09/2013 14.05
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Page 1: Tiberio - Wikipedia

Tiberio

Busto di Tiberio.

Imperatore romanoIn carica 14 – 16 marzo 37

Predecessore AugustoSuccessore Caligola

Nomecompleto

Tiberius Claudius NeroTiberius Iulius CaesarTiberius CaesarAugustus

Nascita Roma[1], 16 novembre42 a.C.[2]

Morte Miseno, 16 marzo 37Sepoltura mausoleo di Augusto[3]

Dinastia giulio-claudiaPadre Tiberio Claudio Nerone

Madre Livia DrusillaConiugi Vipsania Agrippina (20

a.C.-12 a.C.)[4]

Giulia maggiore (12a.C.–2 a.C.)[4]

Figli Giulio Cesare Druso (daVipsania);un figlio morto infante(da Giulia);Adottivi:Germanico GiulioCesare (figlio delfratello Drusomaggiore)[4]

Gaio Cesare "Caligola"

TiberioDa Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Tiberio Giulio Cesare Augusto (in latino: Tiberius Iulius CaesarAugustus; Roma, 16 novembre 42 a.C. – Miseno, 16 marzo 37) fu ilsecondo imperatore romano, appartenente alla dinastia giulio-claudia, e governò dal 14 al 37.

Discendente della gens Claudia, alla nascita ebbe il nome di TiberioClaudio Nerone (Tiberius Claudius Nero). Fu adottato da Augustonel 4, ed il suo nome mutò in Tiberio Giulio Cesare (TiberiusIulius Caesar); alla morte del padre adottivo, il 19 agosto 14,ottenne il nome di Tiberio Giulio Cesare Augusto (Tiberius IuliusCaesar Augustus) e poté succedergli ufficialmente nel ruolo diprinceps, sebbene già dall'anno 12 fosse stato associato nel governodell'impero.

In gioventù Tiberio si distinse per il suo talento militare conducendobrillantemente numerose campagne lungo i confini settentrionalidell'Impero e in Illirico. Dopo un periodo di volontario esiliosull'isola di Rodi, rientrò a Roma nel 2 e condusse altre spedizioni inIllirico e in Germania, dove pose rimedio alle conseguenze dellabattaglia di Teutoburgo. Asceso al trono, operò alcune importantiriforme in ambito economico e politico, e pose fine alla politica diespansione militare, limitandosi a mantenere sicuri i confini grazieanche all'opera del nipote Germanico Giulio Cesare. Dopo la mortedi quest'ultimo, Tiberio favorì sempre più l'ascesa del prefetto delpretorio Seiano, allontanandosi da Roma per ritirarsi nell'isola diCapri. Quando il prefetto mostrò di volersi impadronire del potereassoluto, Tiberio lo fece destituire e uccidere, ma evitò ugualmentedi rientrare nella capitale.

Tiberio fu duramente criticato dagli storici antichi, quali Tacito eSvetonio, ma la sua figura è stata rivalutata dalla storiografiamoderna come quella di un politico abile e attento.

Indice

1 Biografia1.1 Origini familiari e giovinezza1.2 Carriera militare (25 - 6 a.C.)

1.2.1 Incarichi in Spagna ed Oriente (25 - 16 a.C.)1.2.2 Rezia, Illirico e Germania (16 - 7 a.C.)

1.2.2.1 Rezia e Vindelicia1.2.2.2 Dall'Illirico alla Macedonia, alla Tracia1.2.2.3 Germania

1.3 Allontanamento dalla vita politica (6 a.C. - 4 d.C.)1.4 Nuovi successi militari (4 - 12)

1.4.1 In Germania (4 - 6)1.4.2 Nell'Illirico (6 - 9)1.4.3 Ancora in Germania (9 - 12)

1.5 La successione (12 - 14)1.6 Il principato (14-37)

1.6.1 Il princeps e Germanico (14-19)

Controllo di autorità VIAF: 89600176 (http://viaf.org/viaf/89600176) LCCN: n50049381 (http://id.loc.gov/authorities/names/n50049381)

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1.6.2 Successione di Druso (19-23)1.6.3 Dopo Druso: il ritiro a Capri e l'ascesa di Seiano (23-31)1.6.4 Gli ultimi anni: un nuovo esilio (31-37)1.6.5 Politica interna1.6.6 Amministrazione finanziaria e provinciale1.6.7 Politica estera e militare

1.6.7.1 In Germania1.6.7.2 In Oriente1.6.7.3 In Africa1.6.7.4 In Gallia1.6.7.5 Nell'area Illirico-balcanica

2 Titolatura imperiale3 Tiberio nella storiografia

3.1 Nella storiografia antica3.2 Nel Vangelo e nella tradizione religiosa3.3 Nella storiografia moderna e contemporanea

4 Note5 Voci correlate6 Bibliografia

6.1 Fonti primarie6.2 Letteratura storiografica

7 Altri progetti

Biografia

Origini familiari e giovinezza

Per approfondire, vedi Albero genealogico giulio-claudio, Gens Claudia e Dinastia giulio-claudia.

Tiberio nacque a Roma[1] il 16 novembre del 42 a.C.[2] dall'omonimo Tiberio Claudio Nerone, cesariano, pretorenello stesso anno, e da Livia Drusilla, di circa trent'anni più giovane del marito. Tanto dal ramo paterno che daquello materno apparteneva alla gens Claudia, un'antica famiglia patrizia giunta a Roma nei primi anni dell'età

repubblicana e distintasi nel corso dei secoli per il raggiungimento di numerosi onori e alte magistrature.[5] Findall'origine, la gens Claudia si era divisa in numerose famiglie, tra le quali si distinse quella che assunse il

cognomen Nero (Nerone, che in lingua sabina significa "forte e valoroso"),[5] a cui apparteneva Tiberio. Egli

poteva dunque dirsi membro di una stirpe che aveva dato alla luce personalità di altissimo rilievo,[6] come Appio

Claudio Cieco,[7] e che annoverava tra i più grandi assertori della superiorità del patriziato.[8]

Il padre era stato tra i più ferventi sostenitori di Gaio Giulio Cesare e, dopo la sua morte, si era schierato dallaparte di Marco Antonio, luogotenente di Cesare in Gallia, entrando in contrasto con Ottaviano, erede designatodallo stesso Cesare. Dopo la costituzione del secondo triumvirato tra Ottaviano, Antonio e Marco Emilio Lepidoe le conseguenti proscrizioni, i contrasti tra i sostenitori di Ottaviano e quelli di Antonio si concretizzarono in unasituazione di conflitto, ma il padre di Tiberio continuò ad appoggiare l'ex luogotenente di Cesare. Allo scoppio delbellum Perusinum, suscitato dal console Lucio Antonio e da Fulvia, moglie di Marco Antonio, il padre di Tiberiosi unì dunque agli antoniani, fomentando il malcontento che stava nascendo in molte regioni d'Italia. Dopo lavittoria di Ottaviano, che riuscì a sconfiggere Fulvia asserragliata a Perugia e a restaurare il proprio controllo sututta la penisola italica, egli fu costretto a fuggire, portando assieme a sé la moglie e il figlio omonimo. La famigliasi rifugiò dunque a Napoli, e partì poi alla volta della Sicilia, controllata da Sesto Pompeo. I tre furono poicostretti a raggiungere l'Acaia, dove si stavano radunando le truppe antoniane che avevano lasciato l'Italia. Ilpiccolo Tiberio, costretto a prendere parte alla fuga e a patire le insicurezze del viaggio, ebbe dunque un'infanzia

disagevole e agitata,[9] fino a quando gli accordi di Brindisi, che ristabilivano una pace precaria, permisero agliantoniani fuoriusciti di fare ritorno in Italia.

Nel 39 a.C. Ottaviano decise di divorziare da sua moglie Scribonia, dalla quale aveva avuto la figlia Giulia, per

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La genealogia della gens giulio-claudia.

Busto di Tiberio conservato alla

Gliptoteca di Monaco di Baviera.

prendere in sposa la madre del piccoloTiberio, Livia Drusilla, della quale era

sinceramente innamorato.[10] Il triumvirochiese per le nozze l'autorizzazione delcollegio dei pontefici, dal momento che Liviaaveva già un figlio ed era in attesa di unsecondo. I sacerdoti acconsentirono almatrimonio tra i due, ponendo, come unicaclausola, che fosse accertata la paternità delnascituro. Il 17 gennaio del 38 a.C., dunque,Ottaviano sposò Livia, la quale dopo tre mesipartorì un figlio a cui fu imposto il nome diDruso. La questione della paternità, in realtà,rimase incerta: alcuni sostenevano che Drusofosse nato da un rapporto adulterino tra Liviae Ottaviano, mentre altri lodavano il fatto cheil neonato fosse stato generato nei solinovanta giorni che erano intercorsi tra il

matrimonio e la sua nascita.[11][12] Si poté inun secondo momento accertare come lapaternità di Druso dovesse spettare al padre di Tiberio, poiché Livia e Ottaviano non si erano ancora incontrati

nel momento in cui il bambino fu concepito.[12]

Mentre Druso fu allevato dalla madre nella casa di Ottaviano, Tiberio rimasepresso l'anziano padre fino all'età di nove anni: nel 33 a.C. quest'ultimo morì

e fu il giovanissimo figlio a pronunciarne la laudatio funebris dai rostri[13]

del Foro.[9] Tiberio si trasferì dunque nella casa di Ottaviano assieme allamadre e al fratello, proprio mentre le tensioni tra Ottaviano e Antoniosfociavano in un nuovo conflitto, che si concluse nel 31 a.C. con lo scontrodecisivo di Azio. Nel 29 a.C., durante la cerimonia del trionfo di Ottavianodopo la definitiva vittoria su Antonio ad Azio, fu Tiberio a precedere il carrodel vincitore, conducendo il cavallo interno di sinistra, mentre Marcello,nipote di Ottaviano, montava quello esterno di destra, trovandosi dunque al

posto d'onore.[9] Diresse in seguito anche i giochi urbani e prese parte aquelli troiani, tenuti nel circo, come capo della squadra dei fanciulli più

grandi.[9]

All'età di quindici anni fu vestito della toga virile, e fu dunque iniziato allavita civile: si distinse come difensore ed accusatore in numerosi processi

giudiziari,[14] e si dedicò contemporaneamente all'apprendimento dell'arte

militare, distinguendosi in particolare per la sua abilità nell'equitazione.[15] Sidedicò inoltre, con grande interesse, a studi di oratoria latina, retorica greca ediritto; frequentava i circoli culturali legati ad Augusto, dove si parlava tanto

in greco quanto in latino: conobbe dunque Gaio Cilnio Mecenate e gli artisti che egli finanziava, come QuintoOrazio Flacco, Publio Virgilio Marone e Sesto Properzio. Si dedicò con altrettanta passione alla composizione ditesti poetici, a imitazione del poeta greco Euforione di Calcide, su soggetti mitologici, in uno stile tortuoso e

arcaizzante, con grande uso di vocaboli rari e desueti.[16][17]

Carriera militare (25 - 6 a.C.)

Se Tiberio dovette molto della sua ascesa politica alla madre Livia Drusilla, terza moglie di Augusto, restanoindubbie le sue capacità militari di comandante e stratega: egli rimase imbattuto nel corso di tutte le sue lunghe efrequenti campagne, tanto da divenire, nel corso degli anni, uno dei migliori luogotenenti del patrigno.

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L'Augusto loricato o "di Prima Porta", statua

dell'imperatore Augusto, ritratto in tenuta

militare da parata. Il rilievo sulla corazza

rappresenta la scena della consegna delle

insegne legionarie di Marco Licinio Crasso

da parte del re dei Parti, Fraate IV, a un

generale romano, probabilmente Tiberio,

accompagnato da un cane. Le figure ai lati

rappresenterebbero quindi le province di

Germania e Pannonia, conquistate dallo

stesso Tiberio tra il 12 e l'8 a.C.[18]

Incarichi in Spagna ed Oriente (25 - 16 a.C.)

Per approfondire, vedi Guerre cantabriche e Politica orientaleaugustea.

Data la mancanza di vere e proprie scuole militari che permettesserodi fare esperienza, nel 25 a.C. Augusto decise di inviare in Spagna i

sedicenni Tiberio e Marcello, in qualità di tribuni militari.[19] Lì i duegiovani, che Augusto vedeva come suoi possibili successori,parteciparono alle fasi iniziali della guerra cantabrica, iniziata dallostesso Augusto nell'anno precedente, e portata a termine, nel 19 a.C.,

dal generale Marco Vipsanio Agrippa.[4][20][21]

Due anni più tardi, nel 23 a.C., all'età di diciotto o diciannove anni,Tiberio fu nominato questore dell'annona, in anticipo di cinque anni

rispetto al tradizionale cursus honorum delle magistrature.[14][22] Sitrattava di un incarico particolarmente delicato, a cui spettavagarantire l'approvvigionamento di frumento per l'intera città di Roma,che contava allora oltre un milione di abitanti, duecentomila dei qualipotevano sopravvivere solo grazie alle distribuzioni gratuite di granoda parte dello Stato; l'Urbe, inoltre, si trovava ad attraversare unperiodo di carestia dovuta a una piena del Tevere che aveva distruttobuona parte dei raccolti nelle campagne laziali, impedendo anche allenavi onerarie di giungere fino a Roma con le loro le derrate

alimentari.[21] Tiberio affrontò la situazione con vigore: acquistò asue spese il grano che gli speculatori ammassavano nei loro depositi elo distribuì gratuitamente, tanto da essere salutato come benefattore

di Roma.[21] Fu dunque incaricato di condurre le ispezioni negliergastula, prigioni sotterranee in cui venivano rinchiusi gli schiavi, iviaggiatori e coloro che chiedevano rifugio per evitare il servizio

militare.[14][21] Si trattava, questa volta, di un compito non

particolarmente prestigioso, ma ugualmente delicato,[21] poiché ipadroni degli ergastula si erano resi odiosi a tutta la popolazione

dell'Italia, creando così una situazione di tensione.[14]

Nell'inverno del 21-20 a.C. Augusto ordinò al ventunenne Tiberio di condurre un esercito legionario, reclutato in

Macedonia ed Illirico, e di muovere in Oriente, verso l'Armenia.[23][4] Essa era, infatti, una regione difondamentale importanza per l'equilibrio politico di tutta l'area orientale: svolgeva un ruolo di cuscinetto tral'impero romano ad ovest e quello dei Parti ad est, ed entrambi volevano farne un proprio stato vassallo, che

assicurasse la protezione dei confini dai nemici.[24][25] Dopo la sconfitta di Marco Antonio e la caduta delsistema che egli aveva imposto in Oriente, l'Armenia era tornata sotto l'influenza dei Parti, che favorirono l'ascesaal trono di Artaxias II. Augusto ordinò dunque a Tiberio di scacciare Artaxias, di cui gli Armeni filoromanichiedevano la deposizione, e imporre sul trono il fratello minore Tigrane, di tendenze filoromane. I Parti,spaventati dall'avanzata delle legioni romane, scesero a compromessi e sottoscrissero una pace con lo stessoAugusto, giunto intanto in Oriente da Samo, restituendo le insegne e i prigionieri di cui si erano impossessati dopo

la vittoria su Marco Licinio Crasso nella battaglia di Carre del 53 a.C.[26] Ugualmente, anche la situazionearmena si risolse prima dell'arrivo di Tiberio e del suo esercito grazie al trattato di pace tra Augusto e il sovranopartico Fraate IV: il partito filoromano poté prendere il sopravvento e alcuni agenti inviati da Augustoeliminarono Artaxias. Al suo arrivo, dunque, Tiberio non dovette far altro che incoronare Tigrane, che prese ilnome di Tigrane III, come re cliente, in una cerimonia pacifica e solenne, tenutasi davanti agli occhi delle legioni

romane.[24] Al suo ritorno a Roma, il giovane generale fu celebrato con grandi feste e con la costruzione dimonumenti in suo onore, mentre Ovidio, Orazio e Properzio scrissero composizioni in versi per celebrarne

l'impresa.[27] Il merito della vittoria spettò comunque ad Augusto, quale comandante in capo dell'esercito:[27] egli

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Busto di Tiberio (Roma, Museo

dell'Ara Pacis, calco dell'originale di

età augustea conservato alla Ny

Carlsberg Glyptotek di

Copenaghen).

fu infatti proclamato imperator per la nona volta,[28] poté annunciare in senato il vassallaggio dell'Armenia senza

tuttavia decretarne l'annessione[29] e scrisse infine nelle sue Res Gestae Divi Augusti:

(LA )« Armeniam maiorum, interfecto rege eius Artaxe,c[u]m possem facere provinciam, malui maiorumnostrorum exemplo regn[u]m id Tigrani, regisArtavasdis filio, nepoti autem Tigranis regis, perT[i. Ne]ronem trad[er]e, qui tum mihi priv[ig]nuserat. »

(IT)« Pur potendo fare dell'Armenia maggiore unaprovincia dopo l'uccisione del suo re Artasse,preferii, sull'esempio dei nostri antenati, affidarequel regno a Tigrane, figlio del re Artavaside enipote di re Tigrane, per mezzo di Tiberio Nerone,che allora era mio figliastro. »

(Augusto, Res Gestae Divi Augusti, 27.)

Nel 19 a.C. fu conferito a Tiberio il rango di ex-pretore, ovvero gli ornamenta praetoria, ed egli poté dunque

sedere in Senato, tra gli ex-praetores.[30]

Rezia, Illirico e Germania (16 - 7 a.C.)

Rezia e Vindelicia

Per approfondire, vedi Conquista di Rezia ed arco alpino sottoAugusto.

Sebbene Augusto, dopo la campagna in Oriente, avesse ufficialmentedichiarato in senato che avrebbe abbandonato la politica di espansione, bensapendo che un'estensione territoriale eccessiva sarebbe stata letale perl'imperium romano, decise comunque di attuare altre campagne per renderesicuri i confini. Nel 16 a.C. Tiberio, appena nominato pretore, accompagnòAugusto in Gallia, dove trascorse i tre anni successivi, fino al 13 a.C., per

assisterlo nell'organizzazione e governo delle province galliche.[4][31] Ilprinceps fu accompagnato dal figliastro anche in una campagna punitivaoltre il Reno, contro le tribù dei Sigambri e dei loro alleati, Tencteri edUsipeti, che nell'inverno del 17-16 a.C. avevano causato la sconfitta delproconsole Marco Lollio e la parziale distruzione della legio V Alaudae e la

perdita delle insegne legionarie.[32]

Nel 15 a.C. Tiberio, insieme al fratello Druso, condusse una campagna

contro le popolazioni di Reti, stanziati tra il Norico e la Gallia,[33] e

Vindelici.[34] Druso aveva già in precedenza scacciato dal territorio italico iReti, resisi colpevoli di numerose scorrerie, ma Augusto decise di inviare

anche Tiberio affinché la situazione fosse definitivamente risolta.[35] I due,nel tentativo di accerchiare il nemico attaccandolo su due fronti senza lasciargli vie di fuga, progettarono una

grande "operazione a tenaglia" che misero in pratica anche grazie all'aiuto dei loro luogotenenti:[36] Tiberiomosse dall'Elvezia, mentre il fratello minore da Aquileia e Tridentum, percorrendo la valle dell'Adige e dell'Isarco(alla cui confluenza costruì il Pons Drusi, presso l'attuale Bolzano), e risalendo infine l'Inn. Tiberio, che avanzavada ovest, sconfisse i Vindelici nei pressi di Basilea e del lago di Costanza; in quel luogo i due eserciti poteronoriunirsi e prepararsi a invadere la Baviera. L'azione congiunta permise ai due fratelli di avanzare fino alle sorgenti

del Danubio, dove ottennero l'ultima e definitiva vittoria sui Vindelici.[37] Questi successi permisero ad Augustodi sottomettere le popolazioni dell'arco alpino fino al Danubio, e gli valsero una nuova acclamazione

imperatoria,[38] mentre Druso, figliastro prediletto di Augusto, per questa ed altre vittorie, poté più tardi ottenereil trionfo. Su una montagna vicino a Monaco, presso l'attuale La Turbie, venne eretto un trofeo di Augusto, percommemorare la pacificazione delle Alpi da un estremo all'altro e per ricordare i nomi di tutte le tribù sottomesse.

Dall'Illirico alla Macedonia, alla Tracia

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Busto di Druso maggiore, fratello di

Tiberio (Roma, Museo dell'Ara

Pacis, calco dell'originale di età

tiberiana conservato ai Musei

Capitolini di Roma.

Per approfondire, vedi Campagne dalmato-illiriche (13-9 a.C.).

Nel 13 a.C., guadagnatosi ormai la reputazione di ottimo comandante,[37] fu nominato console[20][39] ed inviato

da Augusto nell'Illirico:[40] il valoroso Agrippa, infatti, che aveva a lungo combattuto contro le popolazioni ribelli

della Pannonia, morì appena tornato in Italia.[41] La notizia della morte del generale provocò una nuova ondata

di ribellioni tra le genti sconfitte da Agrippa,[42] in particolare Dalmati e Breuci, ed Augusto assegnò al figliastroil compito di pacificarle. Tiberio, assunto il comando dell'esercito nel 12 a.C., sgominò le forze nemiche e attuò

una politica di durissima repressione contro gli sconfitti;[20] grazie alla sua abilità strategica e all'astuzia che

dimostrò[39] poté ottenere una vittoria totale nel giro di soli quattro anni, avvalendosi dell'aiuto di generali esperticome Marco Vinicio, governatore della Macedonia e Lucio Calpurnio Pisone. Nel 12 a.C. sottomise i pannoniBreuci, avvalendosi dell'aiuto fornitogli dalla tribù degli Scordisci, sottomessa poco tempo prima dal proconsole

Marco Vinicio:[43] Privò i suoi nemici delle armi e vendette come schiavi la maggior parte dei loro giovani, dopoaverli deportati. Contemporaneamente, lungo il fronte orientale, il governatore di Galazia e Panfilia LucioCalpurnio Pisone era stato costretto ad intervenire in Tracia, poiché le genti del luogo, in particolare i Bessi,minacciavano il sovrano trace Remetalce I, alleato di Roma.

L'11 a.C. vide Tiberio impegnato prima contro i Dalmati, che si eranonuovamente ribellati, e poco dopo ancora contro i Pannoni che avevanoapprofittato della sua assenza per cospirare nuovamente. Il giovane generalefu dunque notevolemente impegnato nel combattere contemporaneamentecontro più popoli nemici e fu costretto più volte a spostarsi da un fronteall'altro. Nel 10 a.C. i Daci si spinsero oltre il Danubio, effettuando gravirazzie nei territori di Pannoni e Dalmati. Questi ultimi, dunque, vessati anchedai tributi imposti loro da Roma, si ribellarono nuovamente. Tiberio, che siera recato in Gallia insieme ad Augusto al principio dell'anno, fu cosìcostretto a far ritorno sul fronte illirico, per affrontarli e batterli ancora unavolta. Al termine dell'anno poté finalmente fare ritorno a Roma insieme alfratello Druso e ad Augusto.

Conclusasi la lunga campagna, anche la Dalmazia, ormai definitivamenteinglobata nello Stato romano e avviata al processo di romanizzazione, fuaffidata come provincia imperiale al diretto controllo di Augusto: era infattinecessario che vi fosse stanziato permanentemente un esercito pronto arespingere eventuali assalti lungo i confini e a reprimere possibili nuove

rivolte.[39] Augusto, tuttavia, evitò in un primo momento di ufficializzare lasalutatio imperatoria che i legionari avevano tributato a Tiberio e si rifiutòdi tributare al figliastro anche la cerimonia del trionfo, contro il parere che il

senato aveva espresso.[44] A Tiberio fu comunque concesso di percorrere lavia Sacra su di un carro ornato delle insegne trionfali e di celebrare

un'ovazione:[44] si trattò di un uso del tutto nuovo che, sebbene inferiore al

festeggiamento del trionfo vero e proprio, costituiva comunque un notevole onore.[20][45]

Nel 9 a.C. Tiberio si dedicò interamente alla riorganizzazione della nuova provincia dell'Illirico. Mentre da Roma,dove aveva festeggiato la sua vittoriosa campagna, tornava ai confini orientali, Tiberio fu avvisato che il fratello

Druso, mentre si trovava sulle rive dell'Elba a combattere contro le popolazioni germaniche,[46] era caduto da

cavallo fratturandosi il femore.[45] L'incidente sembrò di poco conto e fu dunque trascurato; le condizioni diDruso, tuttavia, peggiorarono repentinamente nel settembre. Tiberio lo raggiunse a Mogontiacum per portargli

conforto, dopo aver percorso, in un giorno solo, oltre duecento miglia.[47] Druso, alla notizia dell'arrivo del

fratello, ordinò che le legioni lo accogliessero degnamente, e spirò più tardi tra le sue braccia.[48] Fu dunque lo

stesso Tiberio condurre il corteo funebre che riportò la salma di Druso a Roma, precedendo tutti a piedi.[47][49] ARoma, pronunciò una laudatio funebris per il fratello defunto nel Foro, mentre Augusto pronunciò la sua nel

Circo Flaminio; il corpo di Druso fu poi cremato nel Campo Marzio e deposto nel Mausoleo di Augusto.[50]

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Un busto di Tiberio conservato a

Parigi, nel Museo del Louvre.

Germania

Per approfondire, vedi la voce Occupazione romana della Germania sotto Augusto: campagne di Tiberio(8-7 a.C.).

Negli anni 8 - 7 a.C. Tiberio si recò nuovamente, mandato da Augusto, in Germania per continuare l'operainiziata dal fratello Druso e combattere le popolazioni germaniche, dopo la sua prematura scomparsa. Attraversò

dunque il Reno[51] e le tribù dei barbari, spaventate, ad eccezione dei Sigambri, avanzarono proposte di pace, maricevettero tuttavia un netto rifiuto, in quanto sarebbe stato inutile concludere una pace senza l'adesione dei

pericolosi Sigambri stessi; quando anch'essi inviarono degli uomini, Tiberio li fece massacrare e deportare.[52] Per

i risultati ottenuti in Germania, Tiberio ed Augusto guadagnarono nuovamente l'acclamazione ad imperator[53] e

Tiberio fu designato console per il 7 a.C.[54] Poté dunque portare a termine l'opera di consolidamento del potere

romano sulla regione costruendo numerosi forti, tra cui quelli di Oberaden e Haltern,[55] ed espandendo dunquel'influenza romana fino al fiume Weser.

Allontanamento dalla vita politica (6 a.C. - 4 d.C.)

Perseguendo gli interessi politici della famiglia, Tiberio nel 12 a.C. era statocostretto da Augusto a divorziare dalla prima moglie, Vipsania Agrippina,figlia di Marco Vipsanio Agrippa, che aveva sposato nel 16 a.C. e da cuiaveva avuto un figlio, Druso minore. L'anno successivo sposò dunque Giuliamaggiore, figlia dello stesso Augusto e quindi sua sorellastra, vedova di

Agrippa.[56][57][58] Tiberio era sinceramente innamorato della prima moglie

Vipsania e se ne allontanò con grande rammarico;[59] il sodalizio con Giulia,

poi, vissuto dapprima con concordia e amore,[49] si guastò ben presto, dopo

la morte del figlio ancora infante che era nato loro ad Aquileia.[49] Ilcarattere di Tiberio, particolarmente riservato, si contrapponeva inoltre a

quello licenzioso di Giulia, circondata da numerosi amanti.[60]

Nel 6 a.C. Augusto decise di conferire a Tiberio la tribunicia potestas

(potestà tribunizia) per 5 anni:[20][61][62] essa rendeva sacra e inviolabile lapersona di Tiberio, e conferiva inoltre il diritto di veto. In questo modoAugusto sembrava voler avvicinare a sé il figliastro e poteva inoltre porre unfreno all'esuberanza dei giovani nipoti, Gaio e Lucio Cesare, figli di Agrippae Giulia, che aveva adottato e che apparivano come i favoriti nella

successione.[63]

Malgrado questo onore, Tiberio decise di ritirarsi dalla vita politica e abbandonare la città di Roma, per andarsenein un volontario esilio sull'isola di Rodi, che lo aveva affascinato fin dai giorni in cui vi era approdato, di ritorno

dall'Armenia.[4][64] Alcuni, come il Grant, sostengono che fosse indignato e sconcertato dalla situazione,[58] altriche sentiva la scarsa considerazione di Augusto nei suoi confronti per essere stato usato quale tutore dei suoi duenipoti, Gaio e Lucio Cesare, gli eredi designati, oltre ad un crescente disagio e disgusto nei confronti della nuova

moglie.[65]

Si trattava di una scelta strana e improvvisa, che Tiberio prese proprio nel momento in cui stava ottenendo

numerosi successi, mentre si trovava nel mezzo della giovinezza ed in piena salute.[66] Augusto e Livia tentaronoinutilmente di trattenerlo; il princeps arrivò addirittura a parlare della questione in senato. Tiberio, in risposta,decise di smettere di mangiare e rimase a digiuno per quattro giorni, fino a quando non gli fu concesso di lasciare

l'Urbe per recarsi dove desiderava.[66] Gli storici antichi non seppero dare un'interpretazione univoca dellavicenda, che appariva, in effetti, abbastanza strana. Svetonio riassunse tutte le motivazioni che potevano averportato Tiberio a lasciare Roma:

(LA ) (IT)

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Busto di Gaio Cesare da bambino

(Roma, Museo dell'Ara Pacis, calco

dell'originale di età augustea

conservato al Museo Oliveriano di

Pesaro).

« [...] dubium uxorisne taedio, quam nequecriminari aut dimittere auderet neque ultra perferreposset, an ut uitato assiduitatis fastidio auctoritatemabsentia tueretur atque etiam augeret, si quandoindiguisset sui res p. Quidam existimant, adultis iamAugusti liberis, loco et quasi possessione usurpati ase diu secundi gradus sponte cessisse exemplo M.Agrippae, qui M. Marcello ad munera publicaadmoto Mytilenas abierit, ne aut obstare autobtrectare praesens uideretur. Quam causam et ipse,sed postea, reddidit. Tunc autem honorumsatietatem ac requiem laborum praetendenscommeatum petit; [...] »

« [...] è dubbio se per disgusto di sua moglie, chenon osava né ripudiare né incriminare, ma che nonpoteva sopportare più oltre, o se, invece, peraffermare o anche accrescere, con la lontananza, lasua autorità, nel caso che lo stato avesse bisogno dilui, evitando di stancare con la sua continuapresenza. Certi stimano che, essendo allora adulti ifigli di Augusto,[67] cedette loro il passospontaneamente, come se il secondo rango fossestato un patrimonio a lungo usurpato, seguendo cosìl'esempio di Marco Agrippa che, quando avevavisto Marco Marcello chiamato a incarichi pubblici,si era ritirato a Mitilene per non sembrare, con lasua presenza in Roma, atteggiarsi a suo concorrenteo a suo censore. Questa è, del resto, la versione chediede egli stesso, ma solo più tardi. In quell'epocaegli chiese un congedo motivandolo con il fatto cheera sazio di onori e che voleva trovare riposo [...] »

(Svetonio, Tiberio, 10; trad. di Felice Dessì, Le vite dei Cesari, BUR.)

Cassio Dione ci dice invece:

« [Augusto] poiché volle in qualche modo frenare le intemperanze di Lucio e di Gaio, conferì a Tiberio lapotestà tribunizia per cinque anni, e gli assegnò l'Armenia, che dopo la morte di Tigrane era diventata ostile.Gli toccò però entrare inutilmente in urto sia con i nipoti che con Tiberio, con i primi perché ritennero diessere stati declassati, con il secondo perché iniziò a temere il risentimento di loro. In ogni caso Tiberio fumandato a Rodi con la scusa di aver bisogno di un periodo di insegnamento, [...] affinché fosse lontano daLucio e da Gaio, sia dalla loro vista sia dalla loro portata. [...] Questa è la ragione più vera del suoallontanamento, anche se c'è una versione in base alla quale fu anche la moglie Giulia il motivo per cuiaveva fatto ciò, dato che non riusciva più a sopportarla. [...] Altri dissero che Tiberio era indispettito per ilfatto che non aveva ricevuto anche il titolo di Cesare, mentre secondo altri ancora era stato cacciato daAugusto stesso sulla base del fatto che stava ordendo un complotto contro i suoi figli [Gaio e Lucio]. »(Cassio Dione, Storia romana, LV,9,4-5 e 7.)

Per tutto il periodo della sua permanenza a Rodi (per quasi otto anni[4]),Tiberio mantenne un atteggiamento sobrio e defilato, evitando di porsi alcentro dell'attenzione o di prender parte alle vicende politiche dell'isola: senon in un unico caso, infatti, non fece mai uso dei poteri che gli derivavano

dalla tribunicia potestas di cui era stato investito.[64] Quando, tuttavia, nell'1a.C. smise di goderne, decise di chiedere il permesso di rivedere i suoiparenti: stimava infatti che, seppure partecipe delle vicende politiche, nonavrebbe più potuto in alcun modo mettere a repentaglio il primato di Gaio e

Lucio Cesare. Ricevette tuttavia un rifiuto.[64] Decise allora di fare appelloalla madre, che tuttavia non poté ottenere altro che Tiberio venisse nominatolegato di Augusto a Rodi, e che dunque la sua disgrazia fosse almeno in parte

celata.[68] Si rassegnò così a continuare a vivere come un privato cittadino,timoroso e sospetto, evitando tutti coloro che venivano a fargli visitasull'isola. Nel 2 a.C. la moglie Giulia fu condannata all'esilio sull'isola diVentotene e il suo matrimonio con lei fu di conseguenza annullato daAugusto: Tiberio, per quanto contento della notizia, cercò di dimostrarsimagnanimo nei confronti della lussuriosa Giulia, nel tentativo di

riconquistare la stima di Augusto.[64] Nell'1 a.C. decise di far visita a GaioCesare che era appena giunto a Samo, dopo che Augusto gli aveva conferitol'imperium proconsolare e lo aveva incaricato di compiere una missione inOriente dove, morto Tigrane III, il problema armeno si era riaperto. Tiberiolo onorò mettendo da parte ogni rivalità ed umiliandosi ma Gaio, spinto

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Le campagne di Tiberio e del suo legato, Gaio Senzio

Saturnino, in Germania nel 4 - 6.

dall'amico Marco Lollio, fermo oppositore di Tiberio, lo trattò con distacco.[68] Soltanto nel 1 d.C., dopo setteanni dalla sua partenza, a Tiberio fu concesso di fare ritorno a Roma, grazie anche all'intercessione della madreLivia, ponendo fine a quello che aveva smesso di essere un esilio volontario. Gaio Cesare, che, infatti, si eraallontanato da Lollio, decise di acconsentire al ritorno; Augusto, che aveva rimesso la questione nelle mani delnipote, lo richiamò così in patria, facendogli però giurare che non si sarebbe interessato in alcun modo al governo

dello Stato.[69]

A Roma, intanto, i giovani nobiles che sostenevano i due Cesari avevano sviluppato un forte sentimento di odioverso Tiberio e continuavano a vederlo come un ostacolo all'ascesa di Gaio Cesare. Qualcuno, durante un

banchetto, aveva promesso a Gaio Cesare che, se l'ordinava, sarebbe andato a Rodi ad uccidere Tiberio,[69] e

molti altri nutrivano lo stesso proposito.[70] Al suo ritorno nell'Urbe Tiberio dovette dunque agire con grandecautela, senza mai abbandonare il proposito di riacquisire il prestigio e l'influenza che aveva perduto nell'esilio di

Rodi.[4][71][72]

Proprio quando la loro popolarità aveva raggiunto i massimi livelli, Lucio e Gaio Cesare morirono,rispettivamente nel 2 e nel 4, non senza che si sospettasse che Livia Drusilla avesse avuto qualche ruolo nellaloro morte: il primo si era misteriosamente ammalato, mentre il secondo era stato colpito a tradimento in

Armenia, mentre discuteva con i nemici una proposta di pace.[73] Tiberio, che al suo ritorno aveva lasciato la suavecchia casa per trasferirsi nei giardini di Mecenate (dei quali resta oggi il cosiddetto Auditorium, fatto forsedecorare con pitture di giardino proprio da Tiberio) e aveva evitato in ogni modo di partecipare alla vita

pubblica,[74] fu adottato da Augusto insieme all'ultimo figlio di Giulia maggiore, Agrippa Postumo. Il princeps locostrinse però ad adottare a sua volta il nipote Germanico Giulio Cesare, figlio del fratello Druso Maggiore,sebbene Tiberio avesse già un figlio, concepito dalla prima moglie, Vipsania, di nome Druso minore e più giovane

di un anno soltanto.[58][75] L'adozione di Tiberio, che prese il nome di Tiberio Giulio Cesare, fu celebrata il 26giugno del 4 con grandi festeggiamenti e Augusto ordinò che si distribuisse alle truppe oltre un milione di sesterzi.[74][76][77] Il ritorno di Tiberio al potere supremo dava, infatti, non solo al Principato una naturale stabilità,continuità e una concordia interna, ma nuovo slancio alla politica augustea di conquista e gloria all'esterno dei

confini imperiali.[78]

Nuovi successi militari (4 - 12)

In Germania (4 - 6)

Per approfondire, vedi Occupazione romana della Germania sotto Augusto: campagne di Tiberio (4-5) ecampagne di Tiberio (6).

Subito dopo la sua adozione, Tiberio fu nuovamente investitodell'imperium proconsolare e della tribunicia potestas

quinquennale[79] o decennale[77] e inviato da Augusto inGermania, poiché i precedenti generali (Lucio DomizioEnobarbo, legato dal 3 all'1 a.C., e Marco Vinicio dall'1 al 3)non erano riusciti a espandere ulteriormente la zonad'influenza romana rispetto alle conquiste che Drusomaggiore aveva portato a termine tra il 12 e il 9 a.C. Tiberiodesiderava inoltre riacquistare il favore delle truppe dopo un

decennio di assenza.[80]

Dopo un trionfale viaggio durante il quale fu più voltefesteggiato dalle legioni che già aveva comandato inprecedenza, Tiberio giunse in Germania, dove, nel corso didue campagne svolte tra il 4 e il 5, occupò in modopermanente, con nuove azioni militari, tutte le terre della

zona settentrionale e centrale comprese tra i fiumi Reno ed Elba.[81] Nel 4 sottomise Canninefati, Cattuari e

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Bructeri, e riportò sotto il dominio romano i Cherusci, che se ne erano sottratti. Assieme al legato Gaio SenzioSaturnino, decise di avanzare ancora di più nel territorio germanico per superare il fiume Weser, e organizzò nel 5una grande operazione che prevedeva l'impiego delle forze terrestri e della flotta proveniente dal Mare del Nord:poté così stringere in una morsa letale i temibili Longobardi assieme a Cimbri, Cauci e Senoni, che furono

costretti a deporre le armi e ad arrendersi al potere di Roma.[82][83]

L'ultimo atto necessario era quello di occupare anche la parte meridionale della Germania, ovvero la Boemia deiMarcomanni di Maroboduo, al fine di completare il progetto di annessione e portare il confine dal fiume Reno

all'Elba.[78][84] Tiberio aveva progettato un complesso piano d'attacco che prevedeva l'impiego di numeroselegioni, quando scoppiò una grande rivolta in Dalmazia e Pannonia, che fermò dunque l'avanzata di Tiberio e delsuo legato Senzio Saturnino in Moravia. La campagna, progettata come una "manovra a tenaglia", costituivainfatti una grande operazione strategica in cui gli eserciti di Germania (2-3 legioni), Rezia (2 legioni) ed Illirico

(4-5 legioni) dovevano riunirsi in un punto convenuto e sferrare l'ultimo attacco.[85] Lo scoppio della rivoltadalmato-pannonica, però, impediva che le legioni dell'Illirico raggiungessero la Germania, e c'era inoltre il rischioche Maroboduo si alleasse ai ribelli per marciare contro Roma: Tiberio, dunque, quando era a pochi giorni dimarcia dal territorio nemico, concluse in fretta un trattato di pace con il capo marcomanno, e si diresse al più

presto in Illirico.[79][85]

Nell'Illirico (6 - 9)

Per approfondire, vedi Rivolta dalmato-pannonica del 6-9.

Dopo un quindicennio di relativa tranquillità, nel 6 l'intero settore dalmato-pannonico riprese le armi contro il

potere di Roma:[78] la causa della nuova insurrezione era il malgoverno dei magistrati inviati da Roma a gestire le

province, che erano state vessate mediante l'imposizione di gravosi tributi.[86] L'insurrezione ebbe inizio nella

zona sudorientale dell'Illirico, fra il popolo dei dalmati Desiziati, comandati da un certo Batone,[87] a cui si

unirono le tribù dei pannoni Breuci, sotto il comando di un certo Pinnes e di un secondo Batone.[88]

Con il timore di altre ribellioni ovunque nell'Impero, il reperimento delle reclute diventò problematico, tanto da

dover essere utilizzata la "ferma" obbligatoria e nuove tassazioni per far fronte a una simile emergenza.[78] Leforze messe in campo dai Romani furono tanto ingenti, come dai tempi delle guerre annibaliche o cimbriche diGaio Mario non si ricordava: dieci legioni ed oltre ottanta unità ausiliarie, pari a circa cento/centoventimila

armati.[89]

Tiberio mandò avanti i suoi luogotenenti perché sbarrassero la strada ai nemici nel caso avessero deciso di

marciare contro l'Italia:[90] Marco Valerio Messalla Messallino riuscì a sconfiggere un esercito di 20 000 uomini esi asserragliò a Siscia, mentre Aulo Cecina Severo difese la città di Sirmium (Sirmio) evitandone la caduta, e

respinse Batone il Pannone presso il fiume Drava.[91] Tiberio giunse sul teatro della guerra sul finire dell'anno,quando gran parte del territorio, ad eccezione di poche piazzeforti, era nelle mani dei ribelli, e anche la Tracia erascesa in guerra a fianco dei Romani.

Poiché a Roma si temeva che Tiberio indugiasse nella risoluzione del conflitto,[92] nel 7 Augusto inviò presso di

lui Germanico Giulio Cesare in qualità di questore;[93] il generale, intanto, meditava di riunire gli eserciti romaniimpegnati della regione lungo il fiume Sava, in modo tale da poter disporre di oltre dieci legioni. Da Sirmio,dunque, Cecina e Marco Plauzio Silvano condussero l'esercito verso Siscia, sconfiggendo le forze congiunte dei

ribelli nella battaglia delle paludi Volcee.[94] Ricongiunte le forze, Tiberio inflisse ripetute sconfitte ai nemici,ristabilendo l'egemonia romana sulla valle del Sava e consolidando le conquiste ottenute mediante la costruzionedi alcuni forti. In previsione dell'inverno, dunque, separò nuovamente le legioni, inviandole a presidiare i confini,

e trattenendone cinque con sé a Siscia.[94]

Nell'8 Tiberio riprese le manovre militari e sconfisse in agosto un nuovo esercito pannone; a seguito dellasconfitta, Batone il Pannone tradì Pinnes consegnandolo ai Romani, ma fu poi catturato e giustiziato per ordine di

Batone il Dalmata, che prese il comando anche delle forze dei Pannoni.[95] Tuttavia Silvano, poco più tardi,

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La campagna di Tiberio in Illirico nel 9.

Campagne di Tiberio del 10-12 d.C.. In rosa la

coalizione germanica, anti-romana. In verde scuro, i

territori mantenuti sotto il "diretto" controllo romano,

in giallo quelli "clienti" (come i Marcomanni di

Maroboduo).

riuscì a sconfiggere gli stessi pannoni Breuci, che erano stati

tra i primi popoli a ribellarsi.[96] Iniziata ormai lapenetrazione romana in Dalmazia, Tiberio dispose le truppein modo tale da poter sferrare l'attacco finale nell'annosuccessivo.

Nel 9 Tiberio riprese le ostilità suddividendo in tre colonnel'esercito e ponendosi assieme a Germanico alla guida di unadi esse. Mentre i suoi luogotenenti spegnevano gli ultimiresidui focolari di ribellione, egli si addentrò nel territorio

dalmata alla ricerca del capo ribelle Batone il Dalmata:[97]

ricongiuntosi con la colonna guidata dal nuovo legato MarcoEmilio Lepido, lo raggiunse nella città di Andretium, dove ilribelle si arrese ponendo fine, dopo quattro anni, al

conflitto.[98]

Per la vittoria, Tiberio fu insiginito ancora una volta del titolo di imperator e ottenne il trionfo, che celebrò

tuttavia solo più tardi,[99] mentre a Germanico furono concessi gli ornamenta triumphalia.[100]

Ancora in Germania (9 - 12)

Nel 9, dopo che Tiberio aveva brillantemente sconfitto iribelli dalmati, l'esercito romano di stanza in Germania,

guidato da Publio Quintilio Varo,[101] fu attaccato e sconfittoin un'imboscata da un esercito germanico guidato da Arminiomentre attraversava la selva di Teutoburgo. Tre legioni,costituite dagli uomini più esperti e addestrati, furono

totalmente annientate,[102] e le conquiste romane oltre ilReno andarono perdute, poiché rimasero del tutto prive di unesercito di guarnigione che le custodisse. Augusto, inoltre,temeva che dopo una simile disfatta romana Galli e Germani,alleatisi, marciassero contro l'Italia; fondamentale perchéquesto timore potesse risultare vano fu l'apporto del sovranodei Marcomanni Maroboduo, che tenne fede ai patti stipulaticon Tiberio nel 6 e rifiutò l'alleanza con Arminio.

Tiberio, pacificato l'Illirico, tornò a Roma, dove decise diposticipare la celebrazione del trionfo che gli era statotributato in modo tale da rispettare il lutto imposto per la

disfatta di Varo.[103] Il popolo avrebbe comunque desideratoche prendesse un soprannome, come Pannonico, Invitto oPio, che ricordasse le sue grandi imprese; Augusto, tuttavia, respinse le richieste rispondendo che un giorno

avrebbe preso anch'egli l'appellativo di Augusto,[103] e poi lo inviò sul Reno, per evitare che il nemico germanicoattaccasse la Gallia e che le province appena pacificate potessero rivoltarsi nuovamente ancora una volta in cercadell'indipendenza.

Giunto in Germania, Tiberio poté constatare la gravità della disfatta di Varo e delle sue conseguenze, che

impedivano di progettare una nuova riconquista delle terre che andavano fino all'Elba.[104][105] Adottò, dunque,una condotta particolarmente prudente, prendendo ogni decisione assieme al consiglio di guerra ed evitando difar ricorso, per la trasmissione di messaggi, a uomini del luogo come interpreti; sceglieva allo stesso modo concura i luoghi in cui erigere gli accampamenti, in modo tale da fugare qualsiasi pericolo di rimanere vittima di una

nuova imboscata;[104] mantenne, infine, tra i legionari una disciplina ferrea, punendo in modo estremamente

rigoroso tutti coloro che trasgredivano i suoi rigidi ordini.[106] In questo modo poté ottenere numerose vittorie econfermare il confine lungo il fiume Reno, mantenendo fedeli a Roma i popoli germanici, tra cui Batavi, Frisoni e

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La processione della famiglia di Augusto sul lato sud

dell'Ara Pacis.

Cauci, che abitavano quei luoghi.[106]

La successione (12 - 14)

La successione fu una delle più grandi preoccupazionidella vita di Augusto, spesso affetto da malattie cheavevano fatto più volte temere una sua morte prematura.Il princeps aveva sposato nel 42 a.C. Clodia Pulcra,figliastra di Antonio, ma l'aveva poi ripudiata l'annosuccessivo (41 a.C.), per sposare prima Scribonia e, pocodopo, Livia Drusilla.

Per alcuni anni Augusto sperò di avere come erede ilnipote Marco Claudio Marcello, figlio di sua sorellaOttavia, che fece sposare con sua figlia Giulia, nel 25

a.C.[56] Marcello fu così adottato, ma morì ancora ingiovanissima età due anni più tardi. Augusto costrinseallora Agrippa a sposare la giovanissima Giulia,

scegliendo dunque come successore il fidato amico, cui attribuì l'imperium proconsolare e la tribunicia

potestas.[56] Tuttavia anche Agrippa morì prima di Augusto, nel 12 a.C., mentre si distinguevano per le loro

imprese Druso, favorito dello stesso Augusto, e Tiberio.[107] Dopo la prematura morte di Druso, il princeps diede

la figlia Giulia in sposa a Tiberio,[56] ma adottò i figli di Agrippa, Gaio e Lucio Cesare:[108] anch'essi morironoperò in giovane età, non senza che si sospettasse un coinvolgimento di Livia. Augusto, dunque, non poté cheadottare Tiberio, poiché l'unico altro discendente diretto di sesso maschile ancora in vita, il figlio di Agrippa,Agrippa Postumo, appariva brutale e del tutto privo di buone qualità, ed era stato mandato al confino nell'isola di

Pianosa.[109]

Secondo Svetonio,[110] tuttavia, Augusto, per quanto affezionato al figliastro, ne biasimava spesso alcuni aspetti,ma scelse comunque di adottarlo per più motivi:

(LA )« [...] Ne illud quidem ignoro aliquos tradidisse [...]expugnatum precibus uxoris adoptionem nonabnuisse, uel etiam ambitione tractum, ut talisuccessore desiderabilior ipse quandoque fieret.Adduci tamen nequeo quin existimem,circumspectissimum et prudentissimum principemin tanto praesertim negotio nihil temere fecisse; seduitiis Tiberi[i] uirtutibusque perpensis potioresduxisse uirtutes, praesertim cum et rei p. causaadoptare se eum pro contione iurauerit et epistulisaliquot ut peritissimum rei militaris utque unicum p.R. praesidium prosequatur. [...] »

(IT)« [...] E non ignoro nemmeno che, secondo alcuni,[...] acconsentì ad adottarlo solo per le preghiere disua moglie, e anche spinto dal desiderio di farsimaggiormente rimpiangere, dandosi un similesuccessore. Non posso però credere che quelprincipe tanto circospetto e prudente abbia agito allaleggera in un caso di così grande importanza; credopiuttosto che abbia accuratamente pesato le virtù e ivizi di Tiberio e trovato maggiori le virtù,soprattutto tenendo conto che aveva giurato inassemblea di adottarlo nell'interesse dello stato, eche in molte sue lettere lo celebrò come un grandecomandante militare e l'unico sostegno del popoloromano. [...] »

(Svetonio, Tiberio, 21; trad. di Felice Dessì, Vite dei Cesare, BUR.)

Tiberio, dunque, dopo aver portato a termine le operazioni in Germania, celebrò in Roma il trionfo per la

campagna in Dalmazia e Pannonia nell'ottobre del 12,[111] in occasione del quale si prostrò pubblicamente di

fronte ad Augusto,[112] e ottenne nel 13 il rinnovo della tribunicia potestas e l'imperium proconsulare maius,titoli che ne completavano di fatto la successione, elevandolo al rango effettivo di coreggente, insieme allo stesso

Augusto:[58][113] poteva, dunque, amministrare le province, comandare gli eserciti, ed esercitare pienamente ilpotere esecutivo. Tuttavia già dal momento della sua adozione Tiberio aveva iniziato a prendere parte attiva al

governo dello Stato, coadiuvando il patrigno nella promulgazione delle leggi e nell'amministrazione.[114]

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Tiberio, Germanico e Druso:asse[124]

PERM DIVI AVG

COL ROM, testa

laureata di Tiberio;

GERMANICVS

CAESAR DRVSVS

CAESAR, teste di

Germanico e Druso

che si guardano.

30 mm, 14.80 g, coniato tra il 14 ed il 19 (?)

(morte di Germanico).

Nel 14, Augusto, ormai prossimo alla morte, chiamò con sé Tiberio sull'isola di Capri: l'erede, che non ci era maistato, ne rimase profondamente affascinato. Lì si decise che Tiberio si sarebbe nuovamente recato in Illirico perdedicarsi alla riorganizzazione amministrativa della provincia; i due ripartirono assieme per Roma, ma Augusto,colto da un improvviso malore, fu costretto a fermarsi nella sua villa di Nola, l'Octavianum, mentre Tiberio

proseguì per l'Urbe e partì poi per l'Illirico, com'era stato concordato.[115] Proprio mentre si avvicinava allaprovincia Tiberio fu urgentemente richiamato indietro perché il patrigno, che non si era più potuto spostare da

Nola, era ormai in fin di vita.[110] L'erede poté giungere da Augusto e i due tennero assieme ancora un ultimo

colloquio, prima che il principe morisse.[110] Secondo altre versioni, invece, Tiberio giunse a Nola quando

Augusto era già morto.[116]

Tiberio annunciò dunque la morte di Augusto, mentre sopraggiungeva anche la notizia del misterioso assassinio di

Agrippa Postumo da parte del centurione addetto alla sua custodia.[117] Temendo inoltre eventuali attentati allasua persona, Tiberio si attribuì una scorta militare, e convocò il senato per il 17 settembre perché si discutessedelle onoranze funebri da rendere ad Augusto e se ne leggesse il testamento: egli lasciava come eredi del suopatrimonio Tiberio e Livia (che assumeva il nome di Augusta), ma assegnava numerosi donativi anche al popolo

di Roma e ai legionari che militavano negli eserciti.[118] I senatori decisero allora di tributare solenni onoranze

funebri al princeps defunto, il cui corpo fu cremato nel Campo Marzio,[119] e iniziarono poi a rivolgere preghierea Tiberio perché assumesse il ruolo e il titolo che era stato di suo padre, e guidasse dunque lo Stato romano;

Tiberio inizialmente rifiutò, secondo Tacito[120] e Svetonio[121] volendo in realtà essere supplicato dai senatori,perché non sembrasse che il governo dello Stato subisse svolte in senso autocratico e perché il sistemarepubblicano rimanesse almeno formalmente intatto. Alla fine Tiberio accettò l'offerta dei senatori, prima di

irritarne gli stessi animi,[111] probabilmente essendosi reso conto che vi era l'assoluta necessità di un'autoritàcentrale: il corpo (l'Impero) aveva bisogno di una testa (Tiberio). Risulta, pertanto, più probabile la tesi sostenutadagli autori filotiberiani, che raccontano che le esitazioni di Tiberio nell'assumere la guida dello Stato furono

dettate da una reale modestia, più che da una premeditata strategia, forse suggerita dallo stesso Augusto.[122][123]

Il principato (14-37)

Il princeps e Germanico (14-19)

Per approfondire, vedi Spedizione germanica di Germanico.

Dopo la seduta del Senato del 17 settembre del 14, dunque, Tiberiodivenne il successore di Augusto alla guida dello Stato romano,mantenendo la tribunicia potestas e l'imperium proconsulare maiusinsieme agli altri poteri di cui aveva usufruito Augusto, e assumendo iltitolo di princeps. Rimase imperatore per quasi ventitré anni, fino allasua morte, nel 37. Il suo primo atto fu quello ratificare la divinizzazionedi suo padre adottivo, Augusto (divus Augustus), come in precedenzaera stato fatto con Gaio Giulio Cesare, confermandone inoltre il lascito

ai soldati.[113][125]

Fin dall'inizio del suo principato, Tiberio si trovò a dover convivere conl'incredibile prestigio che Germanico, il figlio di suo fratello, Drusomaggiore, che egli stesso aveva adottato per ordine di Augusto, andava

acquisendo presso tutto il popolo di Roma.[126] Quando questi ebbeportato a termine le sue campagne sul fronte settentrionale, dove si eraguadagnato la stima dei suoi collaboratori e dei legionari, riuscendo a recuperare due delle tre Aquile legionarie

perdute nella battaglia di Teutoburgo,[127] la sua popolarità era tale da consentirgli, se avesse voluto, di prendereil potere scacciando il padre adottivo, che in alcuni contesti era già malvisto poiché la sua ascesa al principato era

stata segnata dalla morte di tutti gli altri parenti che Augusto aveva indicato come eredi.[128] Il risentimento[129]

spinse quindi Tiberio ad affidare al figlio adottivo uno speciale compito in Oriente, in modo da allontanarloulteriormente da Roma; il Senato decise di conseguenza di conferire al giovane l'imperium proconsulare maius

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Busto di Agrippina maggiore

realizzato nel I secolo d.C.(Istanbul,

Museo archeologico).

su tutte le province orientali.[130] Tiberio, tuttavia, non aveva fiducia in Germanico, che in Oriente si sarebbetrovato lontano da qualsiasi controllo ed esposto alle influenze dell'intraprendente moglie Agrippina maggiore, e

decise dunque di affiancargli un uomo di sua fiducia:[131] la scelta di Tiberio ricadde su Gneo Calpurnio Pisone,che era stato collega nel consolato dello stesso Tiberio nel 7 a.C., aspro ed inflessibile. Germanico, dunque, partì

nel 18 verso l'Oriente assieme a Pisone, che fu nominato governatore della provincia di Siria.[132]

Germanico, tornato in Siria nel 19 dopo aver soggiornato in Egitto durantel'inverno, entrò in aperto conflitto con Pisone, che aveva annullato tutti i

provvedimenti che il giovane figliastro di Tiberio aveva preso;[133] Pisone, inrisposta, decise di lasciare la provincia per fare ritorno a Roma. Poco dopo lapartenza di Pisone, Germanico cadde malato ad Antiochia e morì il 10

ottobre dopo lunghe sofferenze;[128] prima di spirare, lo stesso Germanicoconfessò la propria convinzione di essere stato avvelenato da Pisone, erivolse un'ultima preghiera ad Agrippina affinché vendicasse la sua

morte.[134] Officiati i funerali, dunque, Agrippina tornò con le ceneri delmarito a Roma, dove grandissimo era il compianto di tutto il popolo per il

defunto.[135] Tiberio, tuttavia, evitò di manifestare pubblicamente i suoisentimenti, e non partecipò neppure alla cerimonia in cui le ceneri di

Germanico furono riposte nel mausoleo di Augusto.[136] In effetti Germanicopotrebbe essere deceduto di morte naturale, ma la popolarità crescenteenfatizzò molto l'avvenimento, che comunque è anche ingigantito dallo

storico Tacito.[125]

Subito, però, si manifestò il sospetto, alimentato dalle parole pronunciate daGermanico morente, che fosse stato Pisone a causarne la morte

avvelenandolo. Si diffuse dunque anche la voce di un coinvolgimento dello stesso Tiberio, quasi fosse il

mandante del delitto di Germanico, avendo lo stesso scelto personalmente di inviare Pisone in Siria:[127][137][138]

quando dunque lo stesso Pisone fu processato, accusato anche di aver commesso numerosi reati in precedenza,l'imperatore tenne un discorso particolarmente moderato, in cui evitò di schierarsi a favore o contro la condanna

del governatore.[139] A Pisone non poté comunque essere imputata l'accusa di veneficio, che appariva, anche agliaccusatori, impossibile da dimostrare; il governatore, tuttavia, certo di dover essere condannato per gli altri reati

che aveva commesso, decise di suicidarsi prima che venisse emesso un verdetto.[127][140][141]

La popolarità di Tiberio, dunque, uscì danneggiata dall'episodio, proprio perché Germanico era molto amato.Tacito scrisse così di lui, decenni dopo la sua morte:

« [Germanico] ...giovane, aveva sentimenti liberali ed una straordinaria affabilità, che contrastava con illinguaggio e l'atteggiamento di Tiberio, sempre arroganti e misteriosi... »(Tacito, Annales, I, 33)

I due, infatti, avevano modi di fare particolarmente contrastanti: Tiberio si distingueva per la freddezza, la

riservatezza e pragmatismo, Germanico per la sua popolarità, la semplicità ed il fascino.[128]

Il Syme sostiene che sia indubbiamente vero che Tiberio scelse Pisone quale suo confidente, conferendogli unsecreta mandata per evitare che la giovane età dell'erede al trono potesse portare Germanico ad una inutile edispendiosa guerra contro i Parti. La situazione, però, sfuggì di mano a Pisone, forse anche a causa degli attriti trale mogli del legato imperiale e del detentore dell'imperium proconsolare, tanto che l'inimicizia tra i due degeneròin un conflitto aperto. E la successiva morte di Germanico, non fece altro che determinare ripercussioni negative

sulla figura del princeps nella storiografia successiva[142]

Successione di Druso (19-23)

La morte di Germanico aprì la strada per la successione all'unico figlio naturale di Tiberio, Druso, che aveva, fino

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La villa di Tiberio nei pressi di Sperlonga.

Scena antica (pittura di un certo Corinaldo), forse

ispirata alla corte di Tiberio presso l'isola di Capri.

a quel momento, accettato un ruolo secondario rispetto al

cugino Germanico.[143] Egli era soltanto di un anno piùgiovane del defunto, ma ugualmente abile, come risulta dalmodo con cui fronteggiò la rivolta in Pannonia.

Intanto, Lucio Elio Seiano, nominato prefetto del Pretorioinsieme al padre nel 16, riuscì presto a conquistarsi la fiduciadi Tiberio. Accanto a Druso, dunque, favorito per lasuccessione, si andò a collocare anche la figura di Seiano, cheacquisì un grande influsso sull'opera di Tiberio: il prefetto delPretorio, infatti, che mostrava nel carattere una riservatezzadel tutto simile a quella dell'imperatore, era invece animatoda un forte desiderio di potere, e ambiva lui stesso a divenire

il successore di Tiberio.[144] Seiano vide inoltre crescereenormemente il suo potere quando le nove coorti pretorianefurono raggruppate nella stessa città di Roma, presso la Porta

Viminalis.[145] Tra Druso e Seiano si venne quindi a creare

una situazione di aperta rivalità;[146] il prefetto, allora, iniziò

a meditare l'ipotesi di assassinare Druso e gli altri possibili successori di Tiberio,[147] sedusse la moglie dello

stesso Druso, Claudia Livilla e intraprese con lei una relazione.[148] Poco tempo dopo, nel 23, lo stesso Drusomorì avvelenato; l'opinione pubblica arrivò a sospettare, pur senza alcun fondamento, che potesse essere statoTiberio a ordinare l'assassinio di Druso, ma appariva più verosimile che vi fosse stata coinvolta Claudia

Livilla. [149] Otto anni più tardi Tiberio venne a sapere che ad uccidere il figlio era stata proprio la nuora Livilla,

insieme al suo più fidato consigliere, Seiano.[150][151]

Dopo Druso: il ritiro a Capri e l'ascesa di Seiano (23-31)

Tiberio, dunque, si trovò ancora una volta, all'età di 64 anni, privo di un erede, perché i gemelli di Druso, nati nel19, erano troppo giovani, ed uno di loro era morto poco dopo il padre. Scelse allora di proporre come suoisuccessori i giovani figli di Germanico, che erano stati adottati da Druso e che Tiberio pose sotto la tutela deisenatori. Seiano ebbe, allora, un potere sempre maggiore, tanto da poter sperare di divenire imperatore egli stessodopo la morte di Tiberio, e iniziò una serie di persecuzioni prima contro i figli e la moglie di Germanico,

Agrippina,[152] poi verso gli amici dello stesso Germanico; molti di loro furono infatti costretti all'esilio, o

scelsero di darsi la morte per evitare una condanna.[153]

Tiberio, addolorato per la morte del figlio ed esasperato perl'ostilità del popolo di Roma, nel 26 decise di ritirarsi prima inCampania e l'anno successivo a Capri su consiglio dello

stesso Seiano, per non fare mai più ritorno nell'Urbe.[150][154]

Egli aveva già sessantasette anni e sembra che il piano diallontanarsi da Roma lo accarezzasse già da diverso tempo. Siracconta che dopo aver visto il figlio morire agonizzante,avesse parlato di dimettersi. Non poteva più sopportare divedere intorno a sé gente che gli ricordava Druso, senzadimenticare che la vicinanza della madre Livia era divenutaper lui insopportabile. Una malattia che gli sfigurava il viso neaveva, infine, aumentato la sucettibilità e l'ombrosità delcarattere. Ma il suo ritiro fu un errore molto grave, sebbeneTiberio non avesse diminuito la cura con cui affrontava i

problemi dell'Impero dalla villa di Capri.[155]

Il prefetto del pretorio, intanto, godendo della totale fiducia dell'imperatore,[156] prese il controllo di tutte le

attività politiche, divenendo rappresentante incontrastato del potere imperiale.[150] Egli era riuscito, inoltre, a

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Moneta di Tiberio recante sul rovescio una

legenda da cui è stato abraso il nome di

Seiano, colpito da damnatio memoriae. La

moneta risale al quinto consolato di Tiberio e

reca la dicitura: TI CAESAR DIVI AVGVSTI

F AVGVSTVS e MVN AGVSTA BILBILIS

TI CAESARE V L. AELIO SEIANO COS,

cioè "Tiberio Cesare Augusto figlio del Divo

Augusto" e "[Coniata] nel Municipio di

Augusta Bilbilis [essendo] consoli Tiberio

Cesare [per la] V [volta] e Lucio Elio

Seiano".

convincere il princeps a concentrare tutte le nove coorti pretorie, in precedenza distribuite tra Roma ed altre città

italiche, nell'Urbe (presso il Castro Pretorio) a sua totale disposizione, ora che Tiberio aveva lasciato Roma.[157]

Tiberio, invece, si impegnò a mantenersi informato sulla vita politica di Roma, e riceveva regolarmente missiveche lo informavano delle discussioni intraprese in senato; egli stesso, grazie all'istituzione di un vero e proprioservizio postale, poteva esprimere il proprio parere, ed era anche in grado di impartire ordini ai suoi emissari

nell'Urbe.[158] L'allontanamento di Tiberio da Roma portò, comunque, a una progressiva esautorazione del

senato, a tutto vantaggio dell'imperatore stesso e di Seiano.[158]

Il prefetto del pretorio, infatti, iniziò a perseguitare i proprio oppositori accusandoli di lesa maestà edeliminandoli, dunque, dalla scena politica; grande credito acquisirono i delatori, ovvero coloro che fungevano da

accusatori, e permettevano la condanna dell'imputato.[159] Una tale situazione portò alla creazione di un clima digenerale sospetto, che, a sua volta, fomentò ulteriormente le voci sul coinvolgimenti dell'imperatore nei numerosi

processi politici intentati da Seiano e dai suoi collaboratori.[160] Nel 29, quando Livia Drusilla, che con il suo

carattere autoritario aveva sempre influenzato il governo,[161] morì all'età di ottantasei anni, il figlio si rifiutò di

far ritorno a Roma per le esequie e proibì la sua divinizzazione.[150][162] Seiano, allora, poté procedere

indisturbato[163] in una serie di azioni contro Agrippina maggiore e il suo figlio primogenito Nerone:[164] contro ilgiovane furono riversate numerose accuse infamanti, tra cui quella di tentata sovversione, ed egli fu dunque

condannato al confino sull'isola di Ponza, dove morì nel 30 patendo la fame.[165] Agrippina, invece, accusata di

adulterio, fu deportata nell'isola Pandataria dove morì nel 33.[150][166]

Nei progetti di Seiano rientrava appunto il proposito di assicurarsi lasuccessione nel ruolo di imperatore. Eliminati i discendenti diretti diTiberio, il prefetto era ormai l'unico candidato alla successione: dopoaver già tentato inutilmente di imparentarsi con l'imperatore

sposando la vedova di Druso minore Claudia Livilla,[167] iniziò adaspirare al conferimento della tribunicia potestas, che avrebbeformalmente sancito la sua successiva nomina ad imperatore,rendendo la sua persona sacra e inviolabile, e ottenne, intanto, nel 31

il consolato assieme allo stesso Tiberio.[150][168]

Contemporaneamente, però, la vedova di Druso maggiore, Antoniaminore, facendosi portavoce dei sentimenti di gran parte della classesenatoriale, comunicò in una lettera a Tiberio tutti gli intrighi e i fattidi sangue di cui Seiano, che stava ordendo una cospirazione ai danni

dello stesso imperatore, era responsabile;[169] Tiberio, allertatodecise allora di destituire il potente prefetto, e organizzò un'abile

manovra con l'aiuto del prefetto dell'Urbe Macrone.[150]

Per non destare sospetti, l'imperatore nominò Seiano pontefice,promettendo di conferirgli al più presto la tribunicia potestas;contemporaneamente, però, lasciò anticipatamente la carica diconsole, costringendo così anche il collega a rinunciarvi. Il 17 ottobredel 31, infine, Tiberio, nominato segretamente prefetto del pretorio il prefetto dell'Urbe e capo delle coorti urbaneMacrone, lo inviò a Roma con l'ordine di accordarsi con Grecinio Lacone, prefetto dei Vigiles, e col nuovoconsole designato Publio Memmio Regolo, affinché convocasse per il giorno successivo il senato nel tempio diApollo, sul Palatino. In tal modo Tiberio, garantendosi il sostegno delle coorti urbane e dei vigili, si era premunitocontro un'eventuale reazione dei pretoriani in favore di Seiano.

Quando Seiano giunse in Senato, venne informato da Macrone dell'arrivo di una lettera di Tiberio annunciante il

conferimento della potestà tribunizia.[170] Così, mentre questi prendeva giubilante il proprio posto tra i senatori,Macrone, rimasto fuori dal tempio, allontanò i pretoriani di guardia facendoli sostituire dai vigili di Lacone. Poi,consegnata la lettera di Tiberio al console perché la leggesse al Senato, raggiunse i castra praetoria per

annunciare la propria nomina a prefetto del pretorio.[170] Nella lettera, volutamente molto lunga e vaga, Tiberio

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Morte di Tiberio, Jean Paul Laurens.

trattava di vari argomenti, di tanto in tanto intessendo le lodi di Seiano, a volte muovendogli qualche critica; soloalla fine, l'imperatore accusava all'improvviso il prefetto di tradimento, ordinandone la destituzione e

l'arresto.[170] Seiano, sbigottito per l'inatteso voltafaccia venne immediatamente condotto via in catene dai vigilese poco dopo sommariamente processato dal Senato riunito nel tempio della Concordia: fu condannato a

morte[170][171] e alla damnatio memoriae.[172][173]

La sentenza venne eseguita nella stessa notte nel Carcere Mamertino per strangolamento, e il corpo esanime del

prefetto fu poi lasciato al popolo, che ne fece scempio trascinandolo per le strade dell'Urbe.[173] A seguito deiprovvedimenti che Seiano aveva preso contro Agrippina e la famiglia di Germanico, infatti, la plebe aveva

sviluppato una forte avversione nei confronti del prefetto.[174] Il Senato dichiarò il 18 ottobre festa pubblica,ordinando l'innalzamento di una statua alla Libertà con la seguente dedica:

(LA )« Saluti perpetuae Augustae Libertatique populiromani Providentia Ti. Caesaris Augusti nati adaeternitatem romani nominis, sublato hosteperniciosissimo »

(IT)« Alla salute perpetua di Augusto e alla Libertàdel popolo romano, per la Provvidenza di TiberioCesare, figlio di Augusto, per l'eternità della gloriadi Roma, [essendo stato] eliminato ilpericolosissimo nemico. »

(Dedica del Senato a Tiberio.)

Pochi giorni più tardi furono brutalmente strangolati nel Carcere Mamertino i tre giovani figli del prefetto;[173] lasua ex-moglie, Apicata, si suicidò, dopo aver inviato una lettera a Tiberio rivelando le colpe di Seiano e Claudia

Livilla in occasione della morte di Druso minore.[175] Livilla fu dunque processata, e, per evitare una sicura

condanna, si lasciò morire di fame.[175] Alla morte di Seiano e dei suoi familiari seguirono poi una serie diprocessi contro gli amici e i collaboratori del defunto prefetto, che furono condannati a morte o costretti al

suicidio.[176]

Gli ultimi anni: un nuovo esilio (31-37)

Tiberio, intanto, trascorse l'ultima parte del suo regnosull'isola di Capri, circondato da uomini di studio, giuristi,

letterati ed anche astrologi:[177] lì fece costruire dodici ville,per poi risiedere in quella che preferiva, la Villa Jovis. Tacitoe Svetonio raccontano che a Capri Tiberio poté lasciarelibero sfogo ai suoi inenarrabili vizi, abbandonandosi alla golae alla sfrenata libidine; sembra tuttavia più verosimile cheTiberio abbia mantenuto la sua consueta riservatezza,

evitando gli eccessi come aveva sempre fatto,[178] nontrascurando i propri doveri nei confronti dello Stato e

continuando a lavorare nel suo interesse.[177]

Dopo la caduta di Seiano si riaprì la questione dellasuccessione, e nel 33 anche Druso Cesare, il maggiore dei figli di Germanico rimasti in vita, morì di inedia dopo

essere stato condannato al confino nel 30 con l'accusa di aver cospirato contro Tiberio.[179] Quando Tiberio, nel35, depositò il suo testamento, potendo scegliere fra tre possibili eredi, incluse nel testamento il nipote TiberioGemello, figlio di Druso minore, e il nipote collaterale Gaio, figlio di Germanico. Restò dunque escluso daltestamento il fratello dello stesso Germanico, Claudio, che era considerato del tutto inadatto al ruolo di princeps,

in quanto debole di corpo e di dubbia sanità mentale.[179] Il favorito nella successione apparve subito il giovaneGaio di venticinque anni, meglio noto come Caligola, poiché Tiberio Gemello, peraltro sospettato di essere in

realtà figlio di Seiano (per le relazioni adulterine con la moglie di Druso minore, Claudia Livilla[180]), aveva dieci

anni di meno: due ragioni sufficienti per non lasciargli il Principato.[3] Il prefetto del pretorio Macrone, infatti,

dimostrò subito la sua simpatia per Gaio, guadagnandosene con ogni mezzo la fiducia.[180]

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La Curia Iulia nel Foro Romano, dove si

riuniva abitualmente il senato.

Nel 37, Tiberio lasciò Capri, come aveva già fatto in precedenza, forse con l'idea di rientrare finalmente in Romaper trascorrervi i suoi ultimi giorni; intimorito però dalle reazioni che il popolo avrebbe avuto, si fermò a sole

sette miglia dall'Urbe, e decise di tornare indietro verso la Campania.[180] Qui fu colto da malore, e trasportatonella villa di Lucullo a Miseno; dopo un iniziale miglioramento, il 16 marzo cadde in uno stato di delirio e fucreduto morto. Mentre molti già si apprestavano a festeggiare l'ascesa di Caligola, Tiberio si riprese ancora unavolta, suscitando scompiglio tra coloro che avevano già acclamato il nuovo imperatore; il prefetto Macrone,

tuttavia, mantenendo la lucidità, ordinò che Tiberio fosse soffocato tra le coperte.[181][182] Il vecchio imperatore,

debole e incapace di reagire, spirò all'età di settantasette anni.[3]

La plebe romana reagì con grande gioia alla notizia della morte di Tiberio, festeggiandone la scomparsa. Moltimonumenti che celebravano le imprese dell'imperatore furono distrutti, così come numerose statue che loraffiguravano. In molti tentarono di far cremare il corpo di Tiberio a Miseno, ma fu comunque possibiletrasportarlo a Roma, dove fu cremato nel Campo Marzio e sepolto, tra le ingiurie, nel Mausoleo di Augusto il 4

aprile, presidiato dai pretoriani.[3][183] Mentre l'imperatore defunto riceveva queste modeste onoranze funebri il29 marzo, Caligola era già stato acclamato princeps dal senato.

Politica interna

Tiberio non si distinse mai per nessuna tendenza al rinnovamento.Durante il suo regno dimostrò, anzi, un rigido rispetto per latradizione augustea, cercando di osservare tutte le istruzioni diAugusto. Suo scopo era quello di salvaguardare l'Impero,assicurandone la tranquillità interna ed esterna, oltre a consolidare ilnuovo ordinamento evitando, tuttavia, che esso assumesse le

caratteristiche di un dominato.[184][185] Per mettere in atto questosuo piano utilizzò quali collaboratori e consiglieri personali molti diquegli ufficiali che lo avevano seguito nel corso delle lunghe e

numerose campagne militari, durate quasi quarant'anni.[80] Vi è daaggiungere che l'amministrazione dello Stato durante i primi anni diprincipato fu riconosciuta da tutti ottima per buon senso emoderazione. Lo stesso Tacito apprezzò le capacità del nuovoprinceps almeno fino alla morte del figlio Druso avvenuta nel

23.[186]

La stessa cosa dicasi nelle relazioni tra Tiberio e la nobilitas

senatoriale, che furono, tuttavia, diverse da quelle instauratesi con Augusto.[184] Il nuovo imperatore, infatti,appariva, per meriti ed ascendenze, diverso dal patrigno, che aveva posto fine alle guerre civili, riportato la pace

all'impero, e ottenuto di conseguenza una grandissima autorevolezza.[187] Tiberio dovette quindi basare ilrapporto tra princeps e nobiltà senatoriale su una moderatio che accresceva il potere di entrambi,

sovrapponendolo a quello del tradizionale ordine gerarchico;[188] stabilì, inoltre, una netta distinzione tra gli onori

che andavano tributati agli imperatori viventi e il culto di quelli defunti divinizzati.[188] Nonostante questi

provvedimenti, che contribuivano a mantenere in vita la "finzione repubblicana",[189] non mancarono, accanto

agli adulatori, esponenti della classe senatoriale che osteggiarono fortemente l'opera di Tiberio.[188] Tuttavia neiprimi anni Tiberio, seguendo il modello augusteo, cercò sinceramente una cooperazione con il senato,partecipando sovente alle sue sedute e rispettandone la libertà di discussione, consuldandolo anche su questioniche era in grado di risolvere da solo ed ampliandone le stesse funzioni amministrative. Egli sostenava infatti che il

buon princeps deve servire il senato (bonum et salutarme principem senatui servire debere).[190]

Le magistrature conservarono, comunque, la loro dignità, e il senato, che Tiberio consultava spesso prima di

prendere decisioni in qualsiasi ambito, fu favorito mediante più provvedimenti:[191]

sebbene fosse consuetudine che l'imperatore segnalasse alcuni candidati alle magistrature, le elezioniavevano continuato a svolgersi, almeno formalmente, nell'assemblea dei comizi centuriati. Tiberio decise di

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L'impero di Tiberio (14-37).

porre fine alla consuetudine, e assegnò ai senatori il compito di eleggere i magistrati;[192]

allo stesso modo, Tiberio decise di assegnare ai senatori il compito di giudicare i senatori stessi o i cavalieridi alto rango che si fossero macchiati di reati particolarmente gravi, come l'omicidio o il tradimento;[193]

i senatori furono anche incaricati di giudicare, senza l'intervento dell'imperatore, l'operato dei governatoridi provincia;[193]

al senato, infine, fu assegnata la giurisdizione in campo religioso e sociale su tutta l'Italia.[194]

Durante il periodo della sua permanenza a Capri, tuttavia, Tiberio, per evitare che il senato prendesseprovvedimenti a lui non graditi, soprattutto nell'ambito dei numerosi processi di lesa maestà condotti da Seiano,stabilì che ogni decisione approvata dal senato dovesse essere applicata soltanto dieci giorni più tardi, in modo da

avere egli stesso la possibilità di controllare, nonostante la lontananza da Roma, l'attività dei senatori.[195]

Il principe si consultava spesso con il senato tramite i senatus consulta, talvolta su questioni fuori della suacompetenza, ad esempio sulle questioni di carattere religioso, ambito nel quale Tiberio mostrò una particolareavversione per i culti orientali: nel 19 furono infatti resi illegali i culti caldei e giudaici, e coloro che li

professavano furono costretti all'arruolamento o espulsi dall'Italia.[194] Ordinò di bruciare ogni paramento eoggetto sacro adoperato per i culti in questione, e, mediante l'arruolamento, poté inviare i giovani di religione

ebraica nelle regioni più lontane e malsane, in modo da infliggere un duro colpo alla diffusione del culto.[196]

Tiberio riformò almeno in parte l'ordinamento augusteo contro il celibato, incentrato sulla lex Papia Poppea: egli,pur senza abolire le disposizioni del patrigno, nominò una commissione che si occupò di riformare l'ordinamento e

di rendere meno severe le pene da comminare ai celibi, o a coloro che, pur sposati, non avevano figli;[197]

furono, tuttavia, ugualmente presi dei provvedimenti che tenessero a freno il lusso e garantissero la moralità dei

costumi.[198]

Tra i provvedimenti più importanti rientra, poi, l'approvazione della lex de maiestate, che prevedeva che fosseroperseguibili e passibili di condanna tutti coloro che avessero recato offesa alla maestà del popolo romano. Sullabase di una legge tanto vaga poteva ritenersi colpevole sia chi si fosse reso responsabile di una sconfitta militare odi una sedizione, sia chi avesse male amministrato lo Stato. La legge, che tornava in vigore dopo essere stataabrogata, divenne presto uno strumento nelle mani dell'imperatore, del senato, e soprattutto del prefetto Seiano,

per incriminare gli oppositori politici.[199] Tiberio, tuttavia, si mostrò più volte contrario alle sentenze politiche,evitando che i processi fossero determinati da raccomandazioni e incitando più volte i magistrati ad agire in totale

onestà.[200]

Amministrazione finanziaria e provinciale

Tiberio risultò eccellente nella gestionefinanziaria, tanto da lasciare alla sua morte unavanzo memorabile nelle casse dello Stato:per fare solo pochi esempi, i beni del reArchelao di Cappadocia divennero proprietàimperiale, come pure alcune miniere dellaGallia della moglie Giulia, una minierad'argento tra i Ruteni, una d'oro di un certoSesto Mario in Spagna confiscata nel 33, ed

altre ancora.[201] Affidò l'amministrazione delpatrimonio dello Stato a funzionariparticolarmente oculati, il cui incarico durava

spesso fino alla vecchiaia;[202] fu semprepronto e generoso nell'intervento in ognicircostanza interna difficile, come durante lecarestie che la plebe urbana patì o comequando nel 36 costituì un sussidio, in seguitoad un incendio sull'Aventino, di cento milioni

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Testa bronzea di Tiberio, Museo

archeologico nazionale di Firenze

di sesterzi. Nel 33, dopo aver preso alcuni provvedimenti contro l'usura, riuscì ad attenuare una grave crisi agrariae finanziaria provocata da una riduzione della circolazione monetaria, istituendo con il proprio patrimoniopersonale un fondo di prestito di altri cento milioni di sesterzi, dal quale i debitori potevano attingere per tre annisenza interessi, purché possedessero, a garanzia, terreni di valore doppio rispetto alla somma chiesta in prestito.[203][204][205] Egli, appena possibile, cercò di razionalizzare la spesa pubblica per gli spettacoli riducendo le

paghe degli attori e diminuendo il numero delle coppie di gladiatori che partecipavano ai giochi;[206] ridusse diconseguenza dall'1% allo 0,5% l'impopolare tassa sulle vendite, e lasciò, alla sua morte, 2.700 milioni di sesterzinelle casse del Tesoro. Ai governatori provinciali che lo invitavano a imporre nuove imposte, egli si oppose

fermamente, rispondendo che è compito del buon pastore tosare le pecore, non scorticarle.[207]

Seppe scegliere, inoltre, degli amministratori competenti e curò in modo particolare il governo delle province. Igovernatori che avevano ottenuto buoni risultati e che si erano dunque distinti per onestà e abilità poterono,infatti, spesso ricevere delle proroghe al mandato. Tacito, tuttavia, vide in quest'uso la volontà da partedell'indeciso Tiberio di allontanare da sé la preoccupazione del governo delle province e di evitare che più

persone potessero godere dei benefici che derivavano dall'aver ricoperto un'alta magistratura.[208] La riscossionedelle imposte nelle province fu affidata ai cavalieri, che si organizzavano in apposite società d'appalto; Tiberioevitò in ogni modo l'imposizione di nuove tasse ai provinciali, e scongiurò in questo modo il pericolo di rivolte.[202][209] Fece, infine, costruire strade in Africa, in Spagna soprattutto nella parte nord-ovest, in Dalmazia e

Mesia fino alle Porte di ferro lungo il Danubio, ed altre furono riparate come in Gallia Narbonense.[210]

Politica estera e militare

Tiberio si mantenne fedele al consilium coercendi intra terminos imperiidi Augusto, ovvero alla decisione di mantenere i confini dell'imperoinvariati, cercando di salvaguardare i territori interni e di assicurarne latranquillità ed operò soltanto i cambiamenti necessari per la

sicurezza.[211] Egli riuscì ad evitare guerre o spedizioni militari inutili, conle conseguenti spese, riponendo una fiducia maggiore nella diplomazia.Allontanò i re clienti e i governatori che si erano rivelati inadatti al lororuolo, e cercò di garantire un sistema amministrativo più efficiente. Leuniche modifiche territoriali interessarono, infatti, il solo Oriente, quandoalla morte dei re clienti, Cappadocia, Cilicia e Commagene furono

incorporate nei confini imperiali.[212] Tutte le rivolte che si susseguirononel suo lungo principato, durato 23 anni, furono soffocate nel sangue daisuoi generali, come quella di Tacfarinas e dei suoi Musulami dal 17 al 24,o in Gallia di Giulio Floro e Giulio Sacroviro nel 21, o in Tracia tra i re

clienti degli Odrisi attorno al 21.[213]

Durante l'impero di Tiberio, le forze militari erano dislocate con laseguente disposizione: la tutela dell'Italia era affidata a due flotte, quelladi Ravenna (classis Ravennatis) e quella di Capo Miseno (classisMisenensis), e Roma, in particolare, era difesa dalle nove coorti pretorie, che Seiano fece riunire in unaccampamento alle porte dell'Urbe, e da tre coorti urbane. Il nordovest dell'Italia era invece presidiato daun'ulteriore flotta, all'ancora sulle coste della Gallia, costituita dalle navi rostrate che Augusto aveva catturato adAzio. Le restanti forze erano stanziate nelle province, con l'obiettivo di salvaguardare i confini e reprimereeventuali rivolte interne: otto legioni erano schierate nella zona del Reno a protezione dalle invasioni germanichee dalle rivolte galliche, tre legioni si trovavano in Spagna, e due tra le province dell'Egitto e dell'Africa, doveRoma poteva anche contare sull'aiuto del regno di Mauretania. Ad Oriente, quattro legioni erano stanziate tra laSiria e il fiume Eufrate. Nell'Europa orientale, infine, due legioni erano stanziate in Pannonia, due in Mesia, aprotezione del confine danubiano, e due in Dalmazia. Dislocati ovunque sul territorio, in modo da poterintervenire dove ce ne fosse bisogno, erano altre piccole flotte di triremi, battaglioni di cavalleria e gruppi di

ausiliari reclutati tra gli abitanti delle province.[214]

In Germania

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La spedizione del 15 di Germanico in Germania.

Per approfondire, vedi Spedizione germanica di Germanico.

Riguardo alla politica estera lungo i confini settentrionali, Tiberio seguì il principio di mantenere e consolidareuna barriera contro i Germani lungo la linea del Reno, ponendo fine dopo pochi anni dalla salita al trono alle

operazioni militari improduttive e pericolose che Germanico aveva intraprese negli anni 14-16.[211] Tacito cheammirava Germanico, ed aveva poca simpatia per Tiberio, imputò la decisione del princeps alla sola invidia per isuccessi raggiunti dal nipote. Tiberio che gli riconosceva il merito di aver ridato lustro al prestigio romano tra iGermani, ritenne al contrario ed a ragione, che un nuovo tentativo di stabilire il confine sull'Elba avrebbeimplicato un allontanamento dalla politica di Augusto, considerata da Tiberio come un praeceptum, oltre acomportare un notevole aumento della spesa militare e l'obbligo di condurre poi una successiva campagna inBoemia contro Maroboduo, re dei Marcomanni. Tiberio, inoltre, non lo reputava né utile né necessario. I dissensiinteri delle tribù germaniche produssero di lì a poco una guerra tra Catti e Cherusci, una successiva tra Arminio e

Maroboduo, fino a quando quest'ultimo fu esiliato nel 19, mentre il primo assassinato (nel 21).[185] Scullard

ritiene, infatti, che tale decisione fu motivata oltreché saggia.[215]

Nel 14, mentre era in corso la rivolta delle legioni in Pannonia,[216] anche gli uomini stanziati lungo il confinegermanico si ribellarono ai loro comandanti, dando inizio ad un'efferata serie di violenze e massacri. Germanico,

allora, che era a capo dell'esercito stanziato in Germania e godeva di grande prestigio,[217] si incaricò di riportarealla calma la situazione, confrontandosi personalmente con i soldati in rivolta. Essi chiedevano, come i lorocompagni Pannoni, la riduzione della durata del servizio militare e l'aumento della paga: Germanico decise diconcedere loro il congedo dopo venti anni di servizio e di inserire nella riserva tutti i soldati che avevanocombattuto per oltre sedici anni, esonerandoli così da ogni obbligo ad eccezione di quello di respingere gli assalti

nemici; raddoppiò allo stesso tempo i lasciti a cui, secondo i testamento di Augusto, i militari avevano diritto.[218]

Le legioni, che avevano da poco appreso della recente morte di Augusto, arrivarono addirittura a garantire ilproprio appoggio al generale se avesse desiderato impadronirsi del potere con la forza, ma egli rifiutò

dimostrando allo stesso tempo grande rispetto per il padre adottivo Tiberio e una grande fermezza.[219] Larivolta, che aveva attecchito tra molte delle legioni di stanza in Germania, risultò comunque difficile da

reprimere, e si concluse con la strage di molti legionari ribelli.[220] I provvedimenti presi da Germanico persoddisfare le esigenze delle legioni furono poi ufficializzati in un secondo momento da Tiberio, che assegnò le

stesse indennità anche ai legionari pannoni.[221]

Ripreso il controllo della situazione, Germanico decise diorganizzare una spedizione contro le popolazioni germanicheche, venute a conoscenza delle notizie della morte di Augustoe della ribellione delle legioni, avrebbero potuto decidere dilanciare un nuovo attacco contro l'impero. Assegnata,dunque, parte delle legioni al luogotenente Aulo CecinaSevero, attaccò le tribù di Bructeri, Tubanti e Usipeti,sconfiggendole nettamente e compiendo numerose

stragi;[222] attaccò, poi, i Marsi, ottenendo nuove vittorie epacificando così la regione ad ovest del Reno: poté in questomodo progettare per il 15 una spedizione ad est del grandefiume, con la quale avrebbe potuto vendicare Varo e frenare

ogni volontà espansionistica dei Germani.[223]

Nel 15, dunque, Germanico attraversò il Reno assieme alluogotenente Cecina Severo, che sconfisse nuovamente i

Marsi,[224] mentre il generale ottenne una netta vittoria sui Catti.[225] Il principe dei Cherusci Arminio, cheaveva sconfitto Varo a Teutoburgo, incitò allora tutte le popolazioni germaniche alla rivolta, invitandole a

combattere contro gli invasori romani;[226] si formò, tuttavia, anche un piccolo partito filoromano, guidato dal

suocero di Arminio, Segeste, che offrì il proprio aiuto a Germanico.[227] Questi si diresse verso Teutoburgo, dovepoté ritrovare una delle aquile legionarie perdute nella battaglia di sei anni prima, e rese gli onori funebri ai caduti

le cui ossa erano rimaste insepolte.[228] Decise, poi, di inseguire Arminio per affrontarlo in battaglia; il principe

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Busto di Germanico (copia romana

in marmo di un busto realizzato nel

4 in occasione dell'adozione di

Germanico da parte di Tiberio,

Parigi, Museo del Louvre.

germanico, però, attaccò gli squadroni di cavalleria che Germanico aveva mandato in avanscoperta sicuro dipoter cogliere il nemico impreparato, e fu dunque necessario che l'intero esercito legionario intervenisse per

evitare una nuova disastrosa sconfitta.[229] Germanico, allora, decise di tornare ad ovest del Reno assieme ai suoiuomini; mentre si trovava sulla strada del ritorno presso i cosiddetti pontes longi, Cecina fu attaccato e sconfittoda Arminio, che lo costrinse a retrocedere all'interno dell'accampamento. I Germani, allora, convinti di poteravere la meglio sulle legioni, assaltarono l'accampamento stesso, ma furono a loro volta duramente sconfitti, e

Cecina poté condurre le legioni sane e salve ad ovest del Reno.[230]

Nonostante avesse riportato una sostanziale vittoria, Germanico era cosciente che i Germani erano ancora ingrado di riorganizzarsi, e decise, nel 16, di condurre una nuova campagna che avesse l'obiettivo di annientare

definitivamente le popolazioni tra il Reno e l'Elba.[231] Per giungere indisturbato nelle terre dei nemici, decise diapprontare una flotta che conducesse le legioni fino alla foce del fiume Amisia: in tempi rapidi furono approntateoltre mille navi agili e veloci, in grado di trasportare numerosi uomini ma dotate anche di macchine da guerra per

la difesa.[232] Non appena i Romani sbarcarono in Germania, le tribù del luogo, riunite sotto il comando di

Arminio, si prepararono a fronteggiare gli invasori e si riunirono a battaglia presso Idistaviso;[233] gli uomini di

Germanico, ben più preparati dei loro nemici,[234] fronteggiarono allora i Germani, e riportarono una schiacciante

vittoria.[235] Arminio e i suoi si ritirarono presso il Vallo Angirvariano, ma subirono un'altra durissima sconfitta

da parte dei legionari romani:[236] le genti che abitavano tra il Reno e l'Elba erano così state debellate.[237]

Germanico ricondusse dunque i suoi in Gallia, ma, sulla strada del ritorno, la flotta romana fu dispersa da una

tempesta e costretta a subire notevoli perdite;[238] l'inconveniente occorso ai Romani diede nuovamente aiGermani la speranza di poter ribaltare le sorti della guerra, ma i luogotenenti di Germanico poterono facilmente

avere la meglio sui loro nemici.[239] Sebbene Roma non fosse dunque riuscita ad espandere la sua aread'influenza, il confine stabilito dal Reno era, così, protetto da altre eventuali rivolte germaniche; a segnare inmodo ancora più netto la fine delle ribellioni delle genti del luogo intervenne, nel 19, la morte di Arminio, che,dopo aver sconfitto in guerra il re filoromano dei Marcomanni, Maroboduo, fu tradito e ucciso dai suoi compagni

quando aspirava ormai al regno.[240]

In Oriente

Ad Oriente la situazione politica, dopo un periodo di relativa tranquillitàsuccessivo agli accordi tra Augusto e i sovrani partici, tornò a farsiconflittuale: a causa delle lotte intestine, Fraate IV e i suoi figli morironomentre a Roma regnava ancora Augusto, e i Parti chiesero dunque cheVonone, figlio di Fraate inviato tempo prima come ostaggio, potesse tornarein Oriente, per salire al trono in qualità di unico membro ancora in vita della

dinastia arsacide.[241] Il nuovo sovrano, però, estraneo alle tradizioni locali,risultò inviso ai Parti stessi, e fu quindi sconfitto e scacciato da Artabano II, ecostretto a rifugiarsi in Armenia. Qui i re imposti sul trono da Roma eranomorti, e Vonone fu dunque scelto come nuovo sovrano; tuttavia, ben prestoArtabano fece pressione su Roma perché Tiberio destituisse il nuovo rearmeno, e l'imperatore, per evitare di dover intraprendere una nuova guerra

contro i Parti, fece arrestare Vonone dal governatore romano di Siria.[242]

A turbare la situazione orientale intervennero anche le morti del re dellaCappadocia Archelao, che era venuto a Roma a rendere omaggio a Tiberio,di Antioco III, re di Commagene, e di Filopatore, re di Cilicia: i tre stati, cheerano vassalli di Roma, si trovavano in una situazione di instabilità politica, e

si acuivano i contrasti tra il partito filoromano e i fautori dell'autonomia.[243]

La difficile situazione orientale rendeva necessario un intervento romano, eTiberio nel 18 inviò il figlio adottivo, Germanico, che fu nominato console e

insignito dell'imperium proconsolaris maius su tutte le province orientali. Contemporaneamente l'imperatorenominò un nuovo governatore per la provincia di Siria, Gneo Calpurnio Pisone, che era stato suo collega durante

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il consolato del 7 a.C.[244] Giunto in Oriente, Germanico, con il consenso dei Parti, incoronò ad Artaxata unnuovo sovrano d'Armenia: il regno, infatti, dopo la deposizione di Vonone era rimasto privo di una guida, e

Germanico conferì la carica di re al giovane Zenone, figlio del sovrano del Ponto Polemone I.[245] Stabilì, inoltre,che Commagene ricadesse sotto la giurisdizione di un pretore, pur mantenendo la propria formale autonomia, chela Cappadocia fosse istituita come provincia a sé stante, e che la Cilicia entrasse invece a far parte della provincia

di Siria.[246] Germanico aveva così brillantemente risolto tutti i problemi che avrebbero potuto far temerel'accendersi di nuove situazioni di conflitto nella regione orientale. Ricevette, intanto, un'ambasceria da parte delre dei Parti Artabano, che era intenzionato a confermare e rinnovare l'amicizia e l'alleanza dei due imperi: insegno di omaggio alla potenza romana Artabano decise di recarsi in visita da Germanico in riva al fiume Eufrate,e chiese che in cambio Vonone fosse scacciato dalla Siria, dov'era rimasto dal momento del suo arresto, poiché

fomentava nuove discordie;[247] Germanico accettò di rinnovare l'amicizia con i Parti, e acconsentì dunque

all'allontanamento dalla Siria di Vonone, che aveva stretto un legame di amicizia con il governatore Pisone.[248]

L'ex-re dell'Armenia fu dunque confinato nella città di Pompeiopoli in Cilicia, e morì poco tempo dopo, ucciso da

alcuni cavalieri romani mentre tentava la fuga.[249] Nel 19 anche Germanico morì,[250] dopo aver evitato conoculati provvedimenti che una carestia sviluppatasi in Egitto avesse conseguenze catastrofiche per la provincia

stessa.[251]

La sistemazione dell'Oriente approntata da Germanico garantì la pace fino al 34: in quell'anno il re Artabano II diPartia, convinto che Tiberio, ormai vecchio, non avrebbe opposto resistenza da Capri, pose il figlio Arsace sul

trono di Armenia dopo la morte di Artaxias.[252] Tiberio, allora, decise di inviare Tiridate, discendente delladinastia arsacide tenuto in ostaggio a Roma, a contendere il trono partico ad Artabano, e sostenne l'insediamento

di Mitridate, fratello del re di Iberia, sul trono di Armenia.[212][253] Mitridate, con l'aiuto del fratello Farasmane,riuscì ad impossessarsi del trono di Armenia: i servi di Arsace, corrotti, uccisero il loro padrone, gli Iberi invasero

il regno e sconfissero, alleatisi con i popoli locali, l'esercito dei Parti guidato da Orode, figlio di Artabano.[254]

Artabano, temendo un nuovo massiccio intervento da parte dei Romani, rifiutò di inviare altre truppe contro

Mitridate, e abbandonò le proprie pretese sul regno di Armenia.[255] Contemporaneamente, gli odi che Romafomentava tra i Parti contro Artabano costrinsero il re a lasciare il trono e a ritirarsi, mentre il controllo del regno

passava all'arsacide Tiridate.[256] Poco tempo più tardi, tuttavia, quando Tiridate era sul trono da circa un anno,Artabano, radunato un grosso esercito, marciò contro di lui; l'arsacide inviato da Roma, impaurito, fu costretto aritirarsi, e Tiberio dovette accettare che lo stato dei Parti continuasse ad essere governato da un sovrano ostile ai

Romani.[257]

In Africa

Nel 17, il numida Tacfarinas, che aveva servito come ausiliario nell'esercito romano, iniziò a raccogliere attorno asé numerosi briganti, ma divenne poi guida dell'intero popolo dei Musulami, nomadi che abitavano le zone vicineal deserto del Sahara. Organizzato un esercito con il quale compiere razzie e tentare di intaccare il dominioromano, Tacfarinas attirò dalla sua parte i Mauri guidati da Mazippa; il proconsole d'Africa Marco Furio Camillo,allora, si affrettò a marciare contro Tacfarinas e i suoi alleati, nel timore che i ribelli rifiutassero di ingaggiare

battaglia, e li sconfisse nettamente, meritandosi anche le insegne trionfali. [258]

L'anno successivo, Tacfarinas riprese le ostilità, iniziando una serie di attacchi e razzie contro villaggi eaccumulando un grosso bottino; cinse infine d'assedio una coorte dell'esercito romano, e riuscì a sconfiggerla

duramente.[259] Allora, il nuovo proconsole, che era succeduto a Camillo, inviò il corpo dei veterani controTacfarinas, che fu sconfitto. Il numida, allora, intraprese una tattica di guerriglia contro i Romani, ma, dopo

alcuni successi iniziali, fu nuovamente sconfitto, e ricacciato nel deserto.[260]

Dopo alcuni anni di pace, nel 22 Tacfarinas inviò ambasciatori presso Tiberio a Roma, affinché chiedessero perlui e per i suoi uomini la possibilità di risiedere stabilmente all'interno dei territori romani; se Tiberio non avesseaccettato le condizioni, il numida minacciava di scatenare una nuova guerra che avrebbe protratto ad oltranza.L'imperatore, tuttavia, considerò la minaccia di Tacfarinas come un oltraggio al potere di Roma, e ordinò di

condurre una nuova offensiva contro i ribelli numidi.[261] Il comandante dell'esercito romano, Bleso, decise diadottare una strategia simile a quella che Tacfarinas aveva a sua volta adottato nel 18: egli divise il suo esercito in

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tre colonne, con le quali poté attaccare ripetutamente i nemici e costringerli alla ritirata. Il successo sembrò

essere definitivo, tanto che Tiberio acconsentì alla proclamazione ad imperator di Bleso.[262]

La guerra contro Tacfarinas ebbe fine soltanto nel 24: nonostante le sconfitte sofferte fino ad allora, il ribelle

numida continuava a resistere, e decise di condurre ancora un'offensiva contro i Romani.[263] Cinse dunqued'assedio una piccola cittadina, ma fu subito attaccato dall'esercito romano e costretto a retrocedere; molti capiribelli, tuttavia, furono catturati e uccisi. All'inseguimento dei fuggiaschi si lanciarono i battaglioni di cavalleria ele coorti leggere, rinforzate anche dagli uomini inviati dal re Tolomeo di Mauretania, che alleato dei Romani,

aveva deciso di scendere in guerra contro Tacfarinas, che aveva danneggiato anche il suo regno.[264] Raggiunti, iribelli numidi diedere nuovamente battaglia, ma furono duramente sconfitti; Tacfarinas, certo dell'inevitabilità diuna sconfitta definitiva, si gettò nel mezzo delle schiere nemiche, e cadde trafitto dai colpi. Con la morte

dell'uomo che l'aveva saputa organizzare, la rivolta ebbe fine.[265]

In Gallia

Nel 21 gli abitanti della Gallia, oppressi dalla richiesta di esosi tributi ed imposte, si ribellarono spinti da GiulioFloro e Giulio Sacroviro. I due organizzatori della rivolta, uno membro della tribù dei Treviri, l'altro di quella degliEdui, godevano della cittadinanza romana, che i loro antenati avevano ricevuto per i servigi prestati allo Stato, e

conoscevano il sistema politico e militare romano.[266] Per avere maggiori speranze di successo, decisero diestendere la ribellione a tutte le tribù della Gallia, e intrapresero dunque numerosi viaggi, guadagnando alla

propria causa anche i Belgi.[267] Tiberio tentò di evitare un intervento diretto di Roma, ma quando i Galliarruolati nelle milizie ausiliarie iniziarono a defezionare, le legioni marciarono contro Floro e lo sconfissero presso

la selva Arduenna.[268] Il capo dei Treviri, vedendo che per il suo esercito non v'era alcuna via di fuga, decise di

uccidersi; per i suoi, rimasti senza una guida autorevole, ebbe dunque fine la ribellione.[269] Sacroviro assunseallora il comando generale della ribellione, radunando attorno a sé tutte le tribù ancora disposte a combattere

contro Roma;[270] presso Augustodunum fu attaccato dall'esercito romano e, dopo aver dato prova di notevole

valore, fu sconfitto.[271] Anch'egli, per non finire nelle mani dei nemici, decise di togliersi la vita assieme ai suoi

più fedeli collaboratori;[272] morti coloro che l'avevano saputa organizzare, la ribellione delle Gallie finì, senza

che si fosse ottenuta nessuna riduzione delle gravose imposte che gli abitanti del territorio dovevano pagare.[273]

Nell'area Illirico-balcanica

Nel 14, non appena le legioni stanziate nella regione dell'Illirico vennero a conoscenza della notizia della morte di

Augusto, scoppiò una rivolta fomentata dai legionari Percennio e Vibuleno.[274] Essi speravano infatti di poterscatenare una nuova guerra civile da cui trarre notevoli guadagni e, allo stesso tempo, intendevano migliorare lecondizioni in cui si trovavano tutti i militari: chiedevano infatti che si riducessero gli anni di servizio militare, e

che il loro salario giornaliero venisse portato ad un denario.[275] Tiberio, da poco salito al potere, rifiutò diintervenire personalmente, e inviò presso le legioni il figlio Druso assieme ad alcuni cittadini romani e due coorti

pretorie assieme a Lucio Elio Seiano, figlio del prefetto del pretorio Seio Strabone.[276] Druso pose fine alla

rivolta uccidendo i capi Percennio e Vibuleno[277] e attuando ulteriori repressioni contro i ribelli;[278] ai legionarinon furono fatte sul momento particolari concessioni, ma essi poterono poi beneficiare delle stesse indennità che

Germanico concesse più tardi alle legioni di Germania.[221]

Nell'area dell'ex-Illirico, Tiberio dispose nel 15 che le province senatorie di Acaia e Macedonia fossero unite allaprovincia imperiale di Mesia, prorogando l'incarico del governatore Gaio Poppeo Sabino (che rimase in carica 21

anni dal 15 al 36[279][280]) e dei suoi successori.[281]

Anche in Tracia la situazione di tranquillità dell'epoca augustea si ruppe alla morte del re Remetalce I, alleato diRoma: il regno fu diviso in due parti, che furono assegnate al figlio e al fratello del re defunto, Cotys V eRescuporide. A Cotys spettò la regione vicina alla costa e alle colonie greche, a Rescuporide quella selvaggia e

incolta dell'interno, esposta agli attacchi degli ostili popoli confinanti.[282] Rescuporide, allora, deciso a

impossessarsi delle terre spettate al nipote, iniziò a condurre contro il suo regno una serie di azioni violente;[283]

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Moneta raffigurante Tiberio e sul retro la

madre Livia Drusilla.

nel 19, Tiberio, nel tentativo di evitare lo scoppio di una nuova guerra che avrebbe probabilmente richiesto

l'intervento di truppe romane, inviò emissari ai due re traci, favorendo l'avvio delle trattative di pace.[284]

Rescuporide, tuttavia, non desistette dal suo proposito, ma fece anzi imprigionare Cotys impossessandosi del suo

regno,[285] e chiese poi che Roma riconoscesse la sua sovranità su tutta la Tracia. Tiberio invitò allora lo stesso

Rescuporide a raggiungere l'Urbe per giustificare l'arresto di Cotys,[286] ma il re trace si rifiutò e uccise il

nipote.[287] Tiberio inviò allora da Rescuporide il governatore della Mesia Pomponio Flacco, che, vecchio amico

del re trace, lo convinse a recarsi a Roma;[288] ivi Rescuporide fu processato e condannato al confino per

l'uccisione di Cotys, e morì più tardi mentre si trovava ad Alessandria.[289] Il regno di Tracia fu diviso traRemetalce III, figlio di Rescuporide che aveva apertamente osteggiato i piani del padre, e i giovanissimi figli di

Cotys, in nome dei quali fu nominato reggente l'ex-pretore Trebelleno Rufo.[290]

Titolatura imperiale

Per approfondire, vedi Monetazione dei Giulio-Claudii.

Titolaturaimperiale

Numero di volte Datazione evento

Tribunicia potestas 38 anni: la tribunicia potestas per 38 anni:[291] dal 26 giugno del 6 a.C. al25 giugno dell'1 a.C.,[4][20][61][62] e poi dal 26 giugno del 4 d.C.al 37.[4][62]

Consolato 5 volte:nel 13 a.C.,[20] 7 a.C.,[54] 18 d.C. (insieme a Germanico),[292] 21(con il figlio Druso) e 31 (con Seiano[4]);

Salutatioimperatoria

8 volte:nel 9 a.C. la prima,[44][293] poi nell'8 a.C.,[53] 6 d.C., 8,[99]

9,[99][103] 11, 13,[294] e 16;[295]

Altri titoliPontifex Maximus nel marzo del 15, ma rifiutando per ben duevolte quello di Pater Patriae.[199][296]

Tiberio nella storiografia

La tradizione storiografica antica, rappresentata in primo luogo daSvetonio e Tacito, finì spesso per dimenticare le imprese militari cheTiberio aveva compiuto sotto Augusto e i provvedimenti politici cheprese nel primo periodo del suo principato, registrando invece tutte lecritiche e le calunnie che i nemici riversarono su Tiberio, efornendone dunque una descrizione fondamentalmente negativa.Tiberio, d'altro canto, non si adoperò per allontanare da lui critiche esospetti, probabilmente infondati, a causa della sua personalitàchiusa, malinconica e sospettosa. Egli, tuttavia, riuscì ad impedire,con il suo governo fermo, ordinato e rispettoso delle regole poste daAugusto, che l'opera di quest'ultimo avesse un carattere diprovvisorietà ed andasse perduta. Egli, infatti, riuscì nel corso del suo regno a dare quella continuitàindispensabile al sistema del principato, ed evitare che la situazione degenerasse in nuove guerre civili,rimettendo ancora tutto in discussione e modificando nuovamente il modo di governare Roma e le sue province,come era accaduto ai tempi delle guerre civili tra Mario e Silla, Cesare e Pompeo e Antonio ed Ottaviano.

Nella storiografia antica

Tiberio viene descritto da Publio Cornelio Tacito (Annales) come un tiranno che incoraggiava la delazione comesistema, e ricompensava i delatori, anche se si erano impegnati a sostenere il falso, con favori di ogni genere. Gliultimi anni del governo di Tiberio vengono descritti da Tacito come anni bui, in cui si poteva finire sotto processo

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Busto di Tiberio conservato alla Ny

Carlsberg Glyptotek di Copenaghen.

anche semplicemente per aver parlato male dell'imperatore persino in casapropria, se in presenza di qualcuno che potesse testimoniarlo. Ancora alivello politico, Tacito critica fortemente l'indolenza che caratterizzò lapolitica estera degli ultimi anni dell'impero di Tiberio: l'imperatore, infatti,accettò a suo parere l'affronto recatogli dai Parti, e si rifiutò di espandere

l'autorità di Roma sul grande impero orientale.[297] Questo è il giudiziocomplessivo che Tacito pronuncia dopo il racconto della morte di Tiberio:

(LA )« [...] morum quoque temporailli diversa: egregium vitafamaque quoad privatus vel inimperiis sub Augusto fuit;occultum ac subdolum fingendisvirtutibus donec Germanicus acDrusus superfuere; idem interbona malaque mixtus incolumimatre; intestabilis saevitia sedobtectis libidinibus dum Seianumdilexit timuitve: postremo inscelera simul ac dedecoraprorupit, postquam remotopudore et metu suo tantumingenio utebatur. »

(IT)« Anche i suoi costumi mutarononel tempo: finché rimase unprivato cittadino o fu agli ordinidi Augusto fu esemplare per ilsuo stile di vita, e guadagnò unabella fama; finché furono in vitaGermanico e Druso si comportòin modo subdolo e ipocrita,simulando virtù; allo stessomodo, fino alla morte dellamadre, la sua vita fu unamescolanza di bene e di male; fudetestato per la crudeltà ma sipreoccupò di mantenere nascostele proprie passioni fino a quandopredilesse e temette Seiano.Infine, abbandonato il pudoreassieme ad ogni paura, si lasciòandare a delitti ed attiinfamanti. »

(Tacito, Annales, VI, 51.)

Il giudizio di Tacito su Tiberio è comunque considerato poco affidabile:[298] lo storico sente il bisogno di spiegareogni azione dell'imperatore mediante la voglia di dissimulare le proprie intenzioni, e attribuisce il merito delle abili

azioni di Tiberio ai suoi collaboratori.[298] Quello di Tacito è d'altronde lo spirito dello scrittore che denuncia il

sistema del principato[299] tornando a rimpiangere il defunto sistema repubblicano. A Tacito si deve, comunque,anche un icastico ritratto fisico di Tiberio nell'età della vecchiaia: nel denunciare la dissolutezza dell'imperatore,che si abbandona alla libidine sfrenata, lo storico ne delinea brevemente l'aspetto:

(LA )« [...] erant qui crederent in senectute corporisquoque habitum pudori fuisse: quippe illipraegracilis et incurva proceritas, nudus capillovertex, ulcerosa facies ac plerumque medicaminibusinterstincta; [...] »

(IT)« C'era anche chi credeva che nella vecchiezza delcorpo [Tiberio] si vergognasse del suo aspetto: erainfatti di alta statura, curvo ed esilissimo, calvo; ilsuo volto, ricoperto di pustole, era il più delle voltecosparso di medicamenti. »

(Tacito, Annales, IV, 57.)

Anche Gaio Svetonio Tranquillo fornisce, nel libro terzo delle sue Vite dei Cesari, un ampio ritratto di Tiberio,che viene complessivamente giudicato in modo negativo. Poco spazio si dedica alle sue imprese giovanili, chevengono riassunte in pochi capitoli, mentre grande rilievo acquisice la narrazione del periodo che va dall'ascesa alpotere fino alla morte di Tiberio. Svetonio, come di consueto, analizza minuziosamente il comportamentodell'imperatore, e ne riferisce prima le virtù:

(LA )« [27] Adulationes adeo auersatus est, ut neminemsenatorum aut officii aut negotii causa ad lecticamsuam admiserit; [...] atque etiam, si quid in sermoneuel in continua oratione blandius de se diceretur,

(IT)« [27] Fu a tal punto avverso alle adulazioni da nonpermettere mai a nessun senatore di avvicinarsi allasua lettiga né perché gli rendesse omaggio, néperché trattasse di qualche affare; e se in un

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non dubitaret interpellare ac reprehendere etcommutare continuo. [...] [28] Sed et aduersusconuicia malosque rumores et famosa de se ac suiscarmina firmus ac patiens subinde iactabat inciuitate libera linguam mentemque liberas essedebere; [...] »

discorso o in un'orazione ufficiale si dicevaqualcosa su di lui in modo troppo lusinghiero, nonesitava ad interromperlo e rimproverarlo, facendoglicambiare immediatamente discorso. [...] [28] Sidimostrò particolarmente paziente nellasopportazione di voci, testi satirici e infamantiaccuse che venivano rivolte a lui e ai suoi, ripetendopiù volte che in una città libera dovevano essereparimenti libere la lingua e l'intelletto. [...] »

(Svetonio, Vite dei Cesari, Tiberio.)

Ben più numerosi appaiono, tuttavia, i difetti che il biografo imputa a Tiberio:

(LA )« [42] Ceterum secreti licentiam nanctus et quasiciuitatis oculis remotis, cuncta simul uitia male diudissimulata tandem profudit: de quibus singillatimab exordio referam. In castris tiro etiam tum propternimiam uini auiditatem pro Tiberio "Biberius," proClaudio "Caldius," pro Nerone "Mero" uocabatur.[...] [43] Secessu uero Caprensi etiam sellariaexcogitauit, sedem arcanarum libidinum, in quamundique conquisiti puellarum et exoletorum gregesmonstrosique concubitus repertores, quos spintriasappellabat, triplici serie conexi, in uicem incestarentcoram ipso, ut aspectu deficientis libidines excitaret.[...] [44] Maiore adhuc ac turpiore infamia flagrauit,uix ut referri audiriue, nedum credi fas sit. [...] [46]Pecuniae parcus ac tenax comites peregrinationumexpeditionumque numquam salario, cibariis tantumsustentauit. [...] [57] Saeua ac lenta natura ne inpuero quidem latuit; [...] [61] Mox in omne genuscrudelitatis erupit numquam deficiente materia, cumprimo matris, deinde nepotum et nurus, postremoSeiani familiares atque etiam notos persequeretur;post cuius interitum uel saeuissimus extitit. Quomaxime apparuit, non tam ipsum ab Seianoconcitari solitum, quam Seianum quaerentioccasiones sumministrasse. [...] »

(IT)« Nel segreto dell'isolamento, lontano dagli sguardidel popolo, [Tiberio] si abbandonòcontemporaneamente a tutti quei vizi che fino a quelmomento aveva tentato di dissimulare: parlerò diognuno di essi nella sua interezza. Da giovane,durante il servizio militare, era chiamato Biberioinvece che Tiberio, Caldio piuttosto che Claudio eMerone[300] al posto di Nerone a causa del suosmodato amore per il vino. [...] [43] Durante ilperiodo del suo ritiro a Capri fece arredare condivani una stanza apposita, che divenne il luogodove dava sfogo alla sua segreta libidine. Lì, infatti,requisiti da ogni dove gruppi di ragazze e invertiti,assieme a quelli che lui chiamava "spintrie", cheinventavano mostruose forme di accoppiamento, licostringeva ad unirsi a tre a tre e a prostituirsi traloro in ogni modo, per eccitare la sua virilità diuomo ormai in declino. [...] [44] Si rese colpevoleanche di azioni ancora più turpi e infamanti, che amala pena si possono riferire e ascoltare, oaddirittura credere. [...] [46] Fu parco e avaronell'elargire denaro, e non assegnò mai un salario acoloro che lo accompagnavano in viaggi espedizioni, ma soltanto il cibo necessario al lorosostentamento. [...] [57] Non nascose la sua naturatenace e crudele neppure nell'infanzia; [...] [61] Inseguito, però, si lasciò andare a qualsiasi genere dicrudeltà, e non gli mancarono le persone da colpire:perseguitò dapprima i familiari e gli amici di suamadre, poi quelli dei nipoti e della nuora, infinequelli di Seiano. Dopo la morte di quest'ultimodivenne ancora più crudele; in questo modo,dunque, apparve chiaro che non era stato spintoverso la crudeltà da Seiano, ma che il prefetto gliaveva soltanto fornito le occasioni che Tiberiocercava. [...] »

(Svetonio, Vite dei Cesare, Tiberio.)

La crudeltà e i vizi di Tiberio furono stigmatizzati in alcuni versi satirici particolarmente diffusi a Roma.[301] Sullacrudeltà di Tiberio si mormorava: Crudele e violento, vuoi che lo dica in breve?/Che io muoia, se tua madre tipuò amare; sui numerosi fatti di sangue in cui si sospettava l'intervento di Tiberio: Hai messo fine al secolo d'oro

di Saturno, o Cesare:[302] /finché tu sarai in vita, vivremo sempre nell'età del ferro; sullo stesso argomento: Oranon gradisce più il vino, perché ormai ha sete solo di sangue:/infatti ne beve con avidità, nella misura in cuiprima beveva il vino senza mescerlo. Svetonio fornisce anche un ritratto fisico di Tiberio, simile a quello di

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Tacito, ma più ampio e dettagliato:

(LA )« Corpore fuit amplo atque robusto, statura quaeiustam excederet; latus ab umeris et pectore, ceterisquoque membris usque ad imos pedes aequalis etcongruens; sinistra manu agiliore ac ualidiore,articulis ita firmis, ut recens et integrum malumdigito terebraret, caput pueri uel etiam adulescentistalitro uulneraret. Colore erat candido, capillo poneoccipitium summissiore ut ceruicem etiamobtegeret, quod gentile in illo uidebatur; faciehonesta, in qua tamen crebri et subiti tumores, cumpraegrandibus oculis et qui, quod mirum esset,noctu etiam et in tenebris uiderent, sed ad breue etcum primum e somno patuissent; deinde rursumhebescebant. Incedebat ceruice rigida et obstipa,adducto fere uultu, plerumque tacitus, nullo autrarissimo etiam cum proximis sermone eoquetardissimo, nec sine molli quadam digitorumgesticulatione. [...] Ualitudine prosperrima usus est,tempore quidem principatus paene toto propeinlaesa, quamuis a tricesimo aetatis anno arbitratueam suo rexerit sine adiumento consiliouemedicorum. »

(IT)« Era di corporatura grande e robusta, e la suastatura superava quella normale; le spalle ed iltorace erano larghi, e tutte le altre membra eranoben proporzionate tra loro, fino ai piedi; la suamano sinistra era particolarmente agile e forte, e ildito così robusto che poteva con esso tagliare unamela intera appena colta o ferire alla testa unbambino o un giovane solo toccandolo. Era dicarnagione candida, e i capelli, come succedevaanche nei suoi antenati, gli scendevano dalla testafino a coprirgli il collo; il suo volto era di nobileaspetto, ma tuttavia vi comparivanoimprovvisamente foruncoli e pustole; i suoi occhierano molto grandi, e, cosa da notare, capaci divedere anche di notte e al buio, ma per breve tempoe solo nel momento in cui lui si destava dal sonno;poi tutto tornava normale. Camminava con il collorigido e dritto, e con il volto teso; il più delle voltetaceva o parlava pochissimo con chi gli stavavicino, con estrema lentezza e gesticolandomollemente con le dita. [...] »

(Svetonio, Tiberio, 68.)

Mentre anche Cassio Dione fornisce di Tiberio un quadro complessivamente negativo, altri autori, tra cui VelleioPatercolo, Flavio Giuseppe, Plinio il Giovane, Valerio Massimo, Seneca, Filone, Strabone e Tertulliano, ne dannoun giudizio positivo, o non accennano comunque alle scelleratezze a cui l'imperatore si sarebbe lasciato andare

durante il ritiro di Capri.[303]

Nel Vangelo e nella tradizione religiosa

Nel Nuovo Testamento, Tiberio è menzionato solo una volta, al capitolo 3,1 (http://www.laparola.net/wiki.php?riferimento=Lc3%2C1&formato_rif=vp) del Vangelo secondo Luca, in cui si afferma che GiovanniBattista cominciò la sua predicazione pubblica nel quindicesimo anno del regno di Tiberio; tuttavia nei Vangeli cisi riferisce a Cesare (o all'Imperatore), senza ulteriori specificazioni, per indicare l'imperatore romano regnante.Il rapporto tra Tiberio e la religione cristiana è però oggetto di una recente indagine storiografica: alcune fonti,infatti (in particolare Giustino e Tertulliano), riferiscono di un presunto messaggio inviato da Ponzio Pilato aTiberio nel 35, riguardo alla crocifissione di Gesù. L'imperatore avrebbe di seguito presentato al Senato unaproposta tesa ad ottenere il riconoscimento del Cristianesimo come religio licita e, avendo però ricevuto un

rifiuto, avrebbe comunque posto il veto ad accuse e persecuzioni nei confronti dei seguaci di Gesù.[304] Il

dibattito sull'esistenza di questo senatoconsulto è ancora in corso.[305] Sebbene non esistano fonti dell'epoca cheprovino queste teorie, l'invio di un messaggio a Tiberio da parte di Pilato e una conseguente discussione in senato

possono sembrare plausibili;[304] tuttavia non si sa nulla di certo sull'atteggiamento dell'imperatore verso icristiani: al riguardo non fu preso alcun provvedimento ufficiale, ma è certo che i seguaci di Gesù non furono mai

perseguitati sotto l'impero di Tiberio.[304] Un elemento che confermerebbe l'atteggiamento favorevole di Tiberioverso i cristiani, e che si inquadra con la politica di pacificazione che egli conduceva verso una provincia difficilecome la Giudea, sarebbe la destituzione del sommo sacerdote Caifa da parte di Lucio Vitellio, legato di Siriainviato da Tiberio, nel 36 o 37, ossia subito dopo l'esecuzione, ritenuta illegale, del diacono Stefano su iniziativa

proprio di Caifa, e solo un anno dopo la presunta relazione di Pilato.[306]

Tiberio, comunque, tollerante verso tutti i culti ad eccezione di quelli caldei e giudaici, non ebbe mai fiducia nella

religione, mentre si dedicò più volte all'astrologia e alla previsione del futuro.[304] A proposito Svetonio scrive:

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Incoronazione di spine, opera di Tiziano

(conservata a Parigi, Museo del Louvre). A

destra, in alto, è visibile il busto di Tiberio e

l'iscrizione TIBERIVS CAESAR, a memoria

del fatto che l'arresto e la crocifissione di

Gesù avvennero sotto il regno

dell'imperatore.Busto del giovane generale e

figliastro di Augusto, Tiberio

(Museo Chiaramonti).

(LA )« Circa deos ac religionesneglegentior, quippe addictusmathematicae plenusquepersuasionis cuncta fato agi[...] »

(IT)« Riguardo agli dei e allareligione si comportò inmodo indifferente, poiché,dedito agli studi di astrologia,riteneva che tutto dipendessedal destino. [...] »

(Svetonio, Tiberio, 69.)

Nella storiografia moderna e contemporanea

La storiografia moderna hariabilitato la figura di Tiberio,denigrata dai principali storici alui contemporanei, mancando diquella comunicativa propria delsuo predecessore Augusto, e puressendo di indole torva,

tenebrosa e sospettosa.[307]

Questo suo riserbo, unitamenteall'innata timidezza, certamentenon gli giovarono. E così pure ilcostante disagio provato daldisinteresse dimostrato daAugusto nei suoi confronti finoagli ultimi anni della sua vita, glidiedero l'impressione di esserestato adottato solo quale ripiego.E così quando divenne Princeps,era ormai disincantato, inasprito

e deluso.[113]

All'imperatore si riconosce la grande abilità dimostrata in gioventù al serviziodi Augusto: Tiberio mostrò di possedere una grande intelligenza politica nella risoluzione di molti conflitti, e riuscì

ad ottenere numerosi successi in campo militare, dimostrando parimenti una notevole abilità strategica.[303] Allostesso modo, si riconosce la validità delle scelte che prese nei primi anni del suo impero, fino al momento delritiro a Capri e della successiva morte di Seiano. Tiberio seppe evitare di impegnare le forze romane in guerredall'esito incerto oltre i confini, ma riuscì ugualmente a creare un sistema di stati vassalli che garantissero la

sicurezza del limes da pressioni esterne.[303] In politica economica, seppe attuare una saggia politica dicontenimento delle spese che portò al risanamento del deficit dello Stato senza che si rendesse necessarial'imposizione di nuove tasse ai provinciali. Egli diede, pertanto, prova di essere anche un abile amministratore conindubbie capacità organizzative, aderendo perfettamente ed in modo quasi maniacale alla politica del suopredecessore. Il suo dramma fu quello di essere stato trascinato a ricoprire un ruolo a lui inadatto, per quel suoinnato senso del dovere, in una situazione che probabilmente non aveva cercato e che, al contrario, esigeva doti

differenti dalle sue. La sua tragedia fu quella di essersene reso conto ormai troppo tardi.[308][309]

Più controversa resta l'analisi del comportamento di Tiberio durante il lungo ritiro a Capri, e non esiste ancora al

riguardo una linea universalmente condivisa:[310] le notizie riportate da Tacito e Svetonio appaiono generalmente

come distorte, o comunque non corrispondenti alla realtà.[157][311] Resta possibile che l'imperatore abbia datosfogo ai suoi vizi durante la permanenza sull'isola, ma è tuttavia improbabile che, dopo essersi a lungo distinto per

il comportamento morigerato,[312] si sia poi abbandonato agli eccessi descritti dagli storici.[313] Vi è accordo nelritenere che la demonizzazione di Tiberio, la cui figura acquisisce in Svetonio e Tacito una connotazionemostruosa tanto a livello comportamentale quanto puramente fisico, sia determinata in primo luogo dalla scarsaadesione alla realtà da parte dei due storici: l'uno, Svetonio, mosso dalla volontà di raccontare ogni dettaglio

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scabroso, l'altro, Tacito, dal rimpianto del sistema repubblicano.[303] È anche possibile che Tiberio, nei suoi ultimianni, fosse malato di saturnismo, intossicazione da piombo, dovuta al fatto di bere vino addolcito in otri di

piombo, consuetudine dei ricchi romani.[314] Tra gli studiosi che nelle loro opere hanno riabilitato la figura diTiberio si segnalano Amedeo Maiuri, Santo Mazzarino, Antonio Spinosa, Lidia Storoni Mazzolani, Axel Munthe,Paolo Monelli, Giovanni Papini e Maxime Du Camp. Anche il filosofo Voltaire commentò in modo positivo

l'opera dell'imperatore.[303]

Note

^ a b A lungo si è creduto cheTiberio fosse nato nella cittàaurunca di Fondi, dove la nonnapossedeva una villa. Nacque inrealtà, come testimoniano i Fastie gli atti ufficiali, a Roma sulPalatino, nell'antica casa degliavi (Svetonio, Tiberio, 5;Antonio Spinosa, Tiberio, p.16).

1.

^ a b Svetonio (Tiberio, 5)riferisce che alcuni autori,contraddicendo i documentiufficiali, raccontarono cheTiberio fosse nato nel 43 o nel41 a.C.

2.

^ a b c d C.Scarre, Chronicle ofthe roman emperors, p.35.

3.

^ a b c d e f g h i j k l C.Scarre,Chronicle of the romanemperors, p.29.

4.

^ a b Svetonio, Tiberio, 1.5.^ Svetonio, Tiberio, 2.6.^ Console e censore nella primametà del III secolo a.C., diede,tra l'altro, inizio alla costruzionedella via Appia e dell'omonimoacquedotto.

7.

^ Svetonio, Tiberio, 3. Lostesso Svetonio fa notare chel'unico Claudio a nonappartenere alla fazionearistocratica fu il tribuno dellaplebe Publio Clodio Pulcro,cesariano, che mutò infatti il suonomen da Claudio in Clodio.

8.

^ a b c d Svetonio, Tiberio, 6.9.^ Le nozze ebbero tuttavia unnotevole significato politico:Ottaviano sperava così diriavvicinarsi alla fazione degliantoniani, mentre l'anziano padredi Tiberio intendeva,concedendo sua moglie aOttaviano, allontanare semprepiù il rivale da Sesto Pompeo,che era lo zio di Scribonia(Antonio Spinosa, Tiberio, p.

10.

22-23).^ Svetonio, Claudio, 1.11.^ a b Antonio Spinosa, Tiberio,p. 22.

12.

^ Erano le tribune da cuiparlavano gli oratori.

13.

^ a b c d Svetonio, Tiberio, 8.14.^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.28.

15.

^ Svetonio, Augusto, 86.16.^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.29.

17.

^ Mazzarino, L'impero romano,p. 80;Kohl, Klio, 1938, p.269.

18.

^ R. Syme, L'aristocraziaaugustea, pp.92 e 147.

19.

^ a b c d e f g Svetonio, Tiberio,9.

20.

^ a b c d e Antonio Spinosa,Tiberio, p. 38.

21.

^ R. Syme, L'aristocraziaaugustea, p. 464.

22.

^ Strabone, Geografia, XVII,821;Cassio Dione, LIV, 9, 4-5;Velleio Patercolo, Storia diRoma, II, 94;Svetonio, Tiberio, 9,1.

23.

^ a b Antonio Spinosa, Tiberio,p. 39.

24.

^ R.Syme, L'Aristocraziaaugustea, pp.128 e 147.

25.

^ Augusto, Res Gestae DiviAugusti, 29:

(LA )« ParthostriumexercitumRomanorumspolia etsignare[ddere]mihisupplicesqueamicitiampopuliRomanipeterecoegi. »

(IT)« Costrinsii Parti arestituirmispoglie einsegne ditre esercitiromani e achiederesupplicil'amiciziadel popoloromano. »

26.

^ a b Antonio Spinosa, Tiberio,p. 40.

27.

^ Cassio Dione, Storia di RomaLIV, 8, 1;Velleio Patercolo Storia diRoma, II, 91;Tito Livio, Ab Urbe condita,Epitome, 141Svetonio, Augusto, 21; Tiberio,9.

28.

^ Floro, Epitome di storiaromana, 2.34.

29.

^ R. Syme, L'aristocraziaaugustea, pp. 587 seguenti

30.

^ R.Syme, L'Aristocraziaaugustea, p.587.

31.

^ Floro, Epitome di storiaromana, II, 30, 23-25;Cassio Dione, Storia romana,LIV, 20;Velleio Patercolo, Storia diRoma, II, 97;Svetonio, Augusto, 23;Tacito, Annales, I, 10.

32.

^ Cassio Dione, Storia romana,LIV, 22, 1.

33.

^ Svetonio, Tiberio, 9; Claudio,1.

34.

^ Cassio Dione, Storia romana,LIV, 22, 2.

35.

^ Cassio Dione, Storia romana,LIV, 22, 4.

36.

^ a b Antonio Spinosa, Tiberio,p. 41.

37.

^ CIL III, 3117(http://db.edcs.eu/epigr/epi_einzel_it.php?p_belegstelle=CIL+03%2C+03117&r_sortierung=Belegstelle).

38.

^ a b c Antonio Spinosa,Tiberio, p. 42.

39.

^ Cassio Dione, Storia romana,LIV, 31, 1-2.

40.

^ Cassio Dione, Storia romana,LIV, 28.

41.

^ Cassio Dione, Storia romana,LIV, 31, 2.

42.

^ Velleio Patercolo, Storia diRoma, II, 39, 3;Cassio Dione, Storia di Roma,LIV, 31, 3.

43.

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^ a b c Cassio Dione, Storiaromana, LIV, 31, 4.

44.

^ a b Antonio Spinosa, Tiberio,p. 43.

45.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 1.

46.

^ a b Cassio Dione, Storiaromana, LV, 2, 1.

47.

^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.44.

48.

^ a b c Svetonio, Tiberio, 7.49.^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 2, 2.

50.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 6, 1.

51.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 6, 3.

52.

^ a b Cassio Dione, Storiaromana, LV, 6, 4.

53.

^ a b Cassio Dione, Storiaromana, LV, 6, 5.

54.

^ Secondo Cassio Dione (Storiaromana, LIV, 33) i due castrafurono fondati da Druso nell'11a.C.

55.

^ a b c d Svetonio, Augusto, 63.56.^ R.Syme, L'Aristocraziaaugustea, pp.204 e 473.

57.

^ a b c d M.Grant, Gliimperatori romani, p.23.

58.

^ Svetonio, Tiberio, 7. Svetonioracconta che, incontrandoVipsania dopo la separazione,Tiberio rimase commosso:

59.

(LA )« SedAgrippinamet abegissepostdiuortiumdoluit etsemelomnino exoccursuuisam adeocontentis et[t]umentibusoculisprosecutusest, utcustoditumsit neumquam inconspectumei posthacueniret. »

(IT)« PerquantoconcerneAgrippina,nonsoltantosoffrìall'attodellaseparazionema, dopo ildivorzio,avendolavista unasola voltaper caso, laseguì conunosguardotanto felicee tantocommossoche si ebbecura di nonfarla piùvenire insuapresenza. »

(Trad. di Felice Dessì, Vite dei

Cesari, BUR.)

^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.48.

60.

^ a b Cassio Dione, Storiaromana, LV, 9, 4.

61.

^ a b c Mazzarino, L'imperoromano, p.79.

62.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 9,1-4.

63.

^ a b c d Svetonio, Tiberio, 11.64.^ Howard H. Scullard, Storiadel mondo romano, p.323.

65.

^ a b Svetonio, Tiberio, 10.66.^ Si tratta di Gaio e LucioCesare.

67.

^ a b Svetonio, Tiberio, 12.68.^ a b Svetonio, Tiberio, 13.69.^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.61.

70.

^ Svetonio (Tiberio, 14)racconta che Tiberio potétornare a Roma nell'agosto del2, sicuro di poter raggiungere ilsupremo potere grazie ad unaserie di presagi che gli sipresentarono.

71.

^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.66.

72.

^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.67.

73.

^ a b Svetonio, Tiberio, 15.74.^ R.Syme, L'Aristocrazia75.

augustea, p.146.^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 13.

76.

^ a b Antonio Spinosa, Tiberio,p. 68.

77.

^ a b c d R.Syme, L'Aristocraziaaugustea, p.156.

78.

^ a b Svetonio, Tiberio, 16.79.^ a b R.Syme, L'Aristocraziaaugustea, p.155.

80.

^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.69.

81.

^ Velleio Patercolo, Storia diRoma, II, 107, 2-3.

82.

^ Antonio Spinosa, Tiberio, pp.69-70.

83.

^ Velleio Patercolo, Storia diRoma, II, 108, 1.

84.

^ a b Antonio Spinosa, Tiberio,p. 70.

85.

^ Cassio Dione, Storia romana,LVI, 16, 3.

86.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 29, 2.

87.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 29, 3.

88.

^ Cambridge Ancient History,L'impero romano da Augustoagli Antonini, p.180.

89.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 30, 1.

90.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 30, 4.

91.

^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.71.

92.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 31, 1.

93.

^ a b Cassio Dione, Storiaromana, LV, 32, 3.

94.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 34, 4.

95.

^ Cassio Dione, Storia romana,LV, 34, 7.

96.

^ Cassio Dione, Storia romana,LVI, 12, 2.

97.

^ Cassio Dione, Storia romana,LVI, 16.

98.

^ a b c Cassio Dione, Storiaromana, LVI, 17, 1.

99.

^ Cassio Dione, Storia romana,LVI, 17, 2.

100.

^ Velleio Patercolo, Storia diRoma, II, 119, 4.

101.

^ Velleio Patercolo, Storia diRoma, II, 119.

102.

^ a b c Svetonio, Tiberio, 17.103.^ a b Svetonio, Tiberio, 18.104.^ Cassio Dione, Storia romana,LVI, 24, 6.

105.

^ a b Svetonio, Tiberio, 19.106.

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^ Cassio Dione, Storia romana,LIV, 33, 5; 34, 3.

107.

^ Svetonio, Augusto, 64.108.^ Tacito, Annales, I, 3, 4;Svetonio, Augusto, 19; 65.

109.

^ a b c Svetonio, Tiberio, 21.110.^ a b C.Scarre, Chronicle of theroman emperors, p.30.

111.

^ Svetonio, Tiberio, 20.112.^ a b c Howard H. Scullard,Storia del mondo romano,p.324.

113.

^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.77.

114.

^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.79.

115.

^ Cassio Dione (Storia romana,LVI, 30-33) racconta che fuLivia a causare la morte delmarito avvelenandolo, e cheTiberio giunse a Nola quandoAugusto era già morto. Tacito(Annales, I, 5) racconta che fuLivia a far uccidere Augusto,che si era recentementeriavvicinato al nipote AgrippaPostumo, temendo che lasuccessione di Tiberio potesseesser messa in discussione.

116.

^ Tacito (Annales, I, 7, 1-2)riferisce che l'assassinio fucommissionato da Tiberio o daLivia; Svetonio (Tiberio, 22)racconta che non si sa sel'ordine dell'assassinio fu datoda Augusto morente o da altri, eche Tiberio sostenne la suatotale estraneità.

117.

^ Tacito, Annales, I, 8, 1;Svetonio, Augusto, 101.

118.

^ Tacito, Annales, I, 8, 3-6.119.^ Tacito, Annales, I, 11-13.120.^ Svetonio, Tiberio, 24.121.^ Santo Mazzarino, L'imperoromano, p. 136

122.

^ R.Syme, L'Aristocraziaaugustea, pp.660-661.

123.

^ RPC I 74; SNG Copenhagen;Burgos 1588.

124.

^ a b M.Grant, Gli imperatoriromani, p.24.

125.

^ Svetonio, Caligola, 4.126.^ a b c C.Scarre, Chronicle ofthe roman emperors, p.31.

127.

^ a b c Svetonio, Caligola, 1.128.^ Svetonio, Caligola, 6.129.^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.100-101.

130.

^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.104.

131.

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298.

^ Tacito, Agricola, 3.299.^ Era merum il vino puro,assunto senza che fossemescolato ad acqua, quindiabbastanza forte da rendereubriachi con qualche sorso, dacui il soprannome Mero, ovveroubriacone.

300.

^ Svetonio, Tiberio, 59.301.^ Cesare era l'appellativo concui i Romani usavano rivolgersiabitualmente all'imperatore.

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evidenzia la differenza tra ilcomportamento di Drusominore, che viene descrittocome dedito a una vita molle e

spesso oziosa, e quello delmorigerato Tiberio.^ Antonio Spinosa, Tiberio, p.186-188.

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314.

Voci correlate

Principali personaggi contemporanei

Le gens Claudia e le parentele di Tiberio · Augusto · Agrippa · Caligola · Claudio · Dinastia giulio-claudia · Druso maggiore · Druso minore · Gaio Cesare · Germanico · Giulia maggiore · Gens Iulia ·Livia · Lucio Cesare · MarcelloPrincipali personaggi romani dell'Impero (30 a.C.-14 d.C.) (in ordine di Gens) · Aulo Cecina Severo ·Lucio Elio Seiano · Marco Lollio · Publio Quintilio Varo · Gaio Senzio Saturnino · Publio Silio NervaPersonaggi stranieri: principi e re •Arminio · Fraate IV · Fraate V · Maroboduo

Carriera politica e campagne militari

Campagne militari: Occupazione della Germania Magna (12 a.C. - 9 d.C.) · (Battaglia della foresta diTeutoburgo) · Rivolta dalmato-pannonica del 6-9 · Spedizione germanica di Germanico

Bibliografia

Fonti primarie

Cassio Dione, Storia romana, libri LIII-LIX.Floro, Epitome di storia romana.Strabone, Geografia.Svetonio, De vita Caesarum (testo latino), Augusto, Tiberio, Caligola e Claudio .Tacito, Annales (testo latino), libri I-X .Tito Livio, Ab Urbe condita libri, Epitome.Velleio Patercolo, Storia di Roma.

Letteratura storiografica

AA.VV., Cambridge Ancient History. L'impero romano da Augusto agli Antonini, Milano, 1975, Vol. VIII.Charles Ernest Beulé, Tibère et l'héritage d'Auguste (http://archive.org/stream/tibreetlhritage00beulgoog#page/n9/mode/2up) (in francese), Parigi, Michel Lévy Frères, 1868.Marie-Joseph Chénier, Tibère (in francese), Parigi, 1817.Augusto Fraschetti, Roma e il Principe, Bari, Laterza, 1990. ISBN 88-420-3695-1Albino Garzetti, L'Impero da Tiberio agli Antonini, Bologna, Cappelli, 1960 (v. pp. 1 ss.: Tiberio)Michael Grant, Gli imperatori romani, Roma, Newton Compton, 1984Santo Mazzarino, L'Impero romano, Bari, Laterza, 1973, Vol. I. ISBN 88-420-2401-5Mario Pani, Lotte per il potere e vicende dinastiche. Il principato fra Tiberio e Nerone, in AldoSchiavone e Arnaldo Momigliano (a cura di), Storia di Roma, Torino, Einaudi, 1990, vol. II, tomo 2;ripubblicata anche come Storia Einaudi dei Greci e dei Romani, Ediz. de Il Sole 24 ORE, Milano, 2008 (v.il vol. 16°)Chris Scarre, Chronicle of the Roman Emperors (in inglese), Londra, 1995. ISBN 0-500-05077-5Howard Scullard, Storia del mondo romano, Milano, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-11903-2Antonio Spinosa, Augusto. Il grande baro, Milano, Mondadori, 1996. ISBN 88-04-41041-8Antonio Spinosa, Tiberio. L'imperatore che non amava Roma, Milano, Mondadori, 1991. ISBN88-04-43115-6Lidia Storoni Mazzolani, Tiberio o la spirale del potere, Milano, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-12554-7Ronald Syme, L'aristocrazia augustea, Milano, Rizzoli, 1992. ISBN 88-17-11607-6Ronald Syme, La rivoluzione romana, Torino, Einaudi, 1962; rist. 1974. ISBN 978-88-06-39933-7Colin M. Wells, L'impero romano, Bologna, Il Mulino, 1995. ISBN 88-15-04756-5

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Altri progetti

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Predecessore Imperatore romano Successore

Augusto 14 - 37 Caligola

Predecessore Console romano Successore

Marco Licinio Crasso Frugi,Gneo Cornelio Lentulo

l'Augure

13 a.C.con Publio Quintilio Varo

Marco Valerio MessallaBarbato Appiano,

Publio Sulpicio QuirinioI

Gaio Marcio Censorino,Gaio Asinio Gallo

7 a.C.con Gneo Calpurnio Pisone

Decimo Lelio Balbo,Gaio Antistio Vetere

II

Lucio Pomponio Flacco,Gaio Celio Rufo

18con Gaio Giulio Cesare Claudiano Germanico II

Marco Giunio Silano Torquato,Lucio Norbano Balbo

III

Marco Valerio Messalla,Marco Aurelio Cotta Massimo

Messalino

21con Druso Giulio Cesare II

Decimo Aterio Agrippa,Gaio Sulpicio Galba

IV

Marco Vinicio,Gaio Cassio Longino

31con Lucio Elio Seiano

Gneo Domizio Enobarbo,Lucio Arrunzio Camillo

ScribonianoV

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