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Titoli bilingui e la biblioteca di Manuele Crisolora

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“TITOLI BILINGUI” E LA BIBLIOTECA DI MANUELE CRISOLORA Con 6 illustrazioni (tavv. III–VIII) ANTONIO ROLLO/NAPOLI Giovanni Mercati, nella monografia sugli scritti e i codici d’Isidoro di Kiev, notava, nel Vat. gr. 138, manoscritto del sec. XI con le Vite di Plutarco, la presenza ripetuta di un titolo bilingue: «ploytÀrxoy parÀllhla/ plutarchi parallila» 1 . L’osservazione gli dava spunto per rilevare la comparsa di titoli bilingui in una serie di altri codici greci Vaticani (Vat. gr. 30, 81, 87, 191, 226, 1324, 1335, 2176, Urb. gr. 123), nonché in due latini (Vat. lat. 947 e Chis. H VI 179) e in un Laurenziano (plut. 28, 13) 2 . A questo elenco lo stesso Mercati aggiungeva in seguito un altro codice della Vaticana, l’Urb. gr. 124 3 . Le caratteristiche grafiche e ortografiche di questi titoli lo inducevano a postulare «la provenienza o l’esame di quei codici da parte di un solo individuo», e in particolare a riconoscervi uno studioso greco. La segnalazione rimase per lunghi decenni lettera morta, fino a che la rilevazione di un altro titolo bilingue di aspetto non dissimile da quelli appena citati in un manoscritto di Demostene, il Malatest. D XXVI 1, ha consentito ad Anna Pontani di collegare l’insieme di questi codici al nome di una delle famiglie più illustri della Costantinopoli tardo- paleologa, quella dei Crisolora 4 . Una nota a f. 544v del Malatestiano, infatti, attribuisce a un Giovanni Crisolora la revisione delle orazioni demosteniche contenute nel manoscritto: la menzione di un personaggio di quella famiglia si è agevolmente combinata con l’attribuzione, su base paleografica, dei titoli bilingui a Manuele Crisolora 5 ; ad essi intanto la studiosa poteva aggiungerne altri cinque (nel Barb. gr. 182, Vat. gr. 2208, Laur. 32, 16, Par. gr. 2489, Guelf. 24 Gud. gr.) 6 , rafforzando ulteriormente il legame tra la 1 Scritti d’Isidoro il Cardinale Ruteno e codici a lui appartenuti che si conservano nella Biblioteca Apostolica Vaticana [Studi e Testi 46] (Roma 1926) 64, n. 1. 2 Mercati, Scritti d’Isidoro (cit. a n. 1) 64, n. 1. 3 G. Mercati in: J. Fischer, Claudii Ptolemaei Geographiae codex Urbinas Graecus 82, phototypice depictus consilio et opera curatorum Bibliothecae Vaticanae [Bibliotheca Apostolica Vaticana. Codices e Vaticanis selecti quam simillime expressi 19](Lugduni Batavorum-Lipsiae 1932) I/1, 197. 4 Anna Pontani, Primi appunti sul Malatestiano D. XXVII. 1 e sulla biblioteca dei Crisolora, in Libraria Domini. I manoscritti della Biblioteca Malatestiana: testi e decorazioni, a cura di F. Lollini e P. Lucchi (Bologna 1995) 353–386, precis. 369–374. 5 Pontani, Primi appunti (cit. a n. 4) 371–72. Tuttavia la studiosa tiene a precisare (p. 373) che non è sufficiente la «congruenza grafica» tra i titoli bilingui e la nota autografa del Dionigi Areopagita parigino per attribuire con sicurezza i primi a Manuele Crisolora. 6 Pontani, Primi appunti (cit. a n. 4) 371. Niccolò Zorzi (I Crisolora: personaggi e libri, in: Manuele Crisolora e il ritorno del greco in Occidente, Atti del Convegno internazionale [Napoli, 26–29 giugno 1997], a cura di R. Maisano e A. Rollo (Napoli 2002) 87–131, precis. 103–131) riprende tutti i dati che permettono di porre questi codici in relazione con Manuele Crisolora.
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“ T I T O L I B I L I N G U I ” E L A B I B L I OT E C AD I M A N U E L E C R I S O L O R A

Con 6 illustrazioni (tavv. III–VIII)

ANTONIO ROLLO/NAPOLI

Giovanni Mercati, nella monografia sugli scritti e i codici d’Isidoro di Kiev, notava, nelVat. gr. 138, manoscritto del sec. XI con le Vite di Plutarco, la presenza ripetuta di untitolo bilingue: «ploytÀrxoy parÀllhla/ plutarchi parallila»1. L’osservazione gli davaspunto per rilevare la comparsa di titoli bilingui in una serie di altri codici greci Vaticani(Vat. gr. 30, 81, 87, 191, 226, 1324, 1335, 2176, Urb. gr. 123), nonché in due latini (Vat.lat. 947 e Chis. H VI 179) e in un Laurenziano (plut. 28, 13)2. A questo elenco lo stessoMercati aggiungeva in seguito un altro codice della Vaticana, l’Urb. gr. 1243. Lecaratteristiche grafiche e ortografiche di questi titoli lo inducevano a postulare «laprovenienza o l’esame di quei codici da parte di un solo individuo», e in particolare ariconoscervi uno studioso greco.

La segnalazione rimase per lunghi decenni lettera morta, fino a che la rilevazione diun altro titolo bilingue di aspetto non dissimile da quelli appena citati in un manoscrittodi Demostene, il Malatest. D XXVI 1, ha consentito ad Anna Pontani di collegare l’insiemedi questi codici al nome di una delle famiglie più illustri della Costantinopoli tardo-paleologa, quella dei Crisolora4. Una nota a f. 544v del Malatestiano, infatti, attribuiscea un Giovanni Crisolora la revisione delle orazioni demosteniche contenute nelmanoscritto: la menzione di un personaggio di quella famiglia si è agevolmente combinatacon l’attribuzione, su base paleografica, dei titoli bilingui a Manuele Crisolora5; ad essiintanto la studiosa poteva aggiungerne altri cinque (nel Barb. gr. 182, Vat. gr. 2208, Laur.32, 16, Par. gr. 2489, Guelf. 24 Gud. gr.)6, rafforzando ulteriormente il legame tra la

1 Scritti d’Isidoro il Cardinale Ruteno e codici a lui appartenuti che si conservano nella BibliotecaApostolica Vaticana [Studi e Testi 46] (Roma 1926) 64, n. 1.

2 Mercati, Scritti d’Isidoro (cit. a n. 1) 64, n. 1.3 G. Mercati in: J. Fischer, Claudii Ptolemaei Geographiae codex Urbinas Graecus 82, phototypice

depictus consilio et opera curatorum Bibliothecae Vaticanae [Bibliotheca Apostolica Vaticana. Codicese Vaticanis selecti quam simillime expressi 19](Lugduni Batavorum-Lipsiae 1932) I/1, 197.

4 Anna Pontani, Primi appunti sul Malatestiano D. XXVII. 1 e sulla biblioteca dei Crisolora, inLibraria Domini. I manoscritti della Biblioteca Malatestiana: testi e decorazioni, a cura di F. Lollini eP. Lucchi (Bologna 1995) 353–386, precis. 369–374.

5 Pontani, Primi appunti (cit. a n. 4) 371–72. Tuttavia la studiosa tiene a precisare (p. 373) che nonè sufficiente la «congruenza grafica» tra i titoli bilingui e la nota autografa del Dionigi Areopagitaparigino per attribuire con sicurezza i primi a Manuele Crisolora.

6 Pontani, Primi appunti (cit. a n. 4) 371. Niccolò Zorzi (I Crisolora: personaggi e libri, in: ManueleCrisolora e il ritorno del greco in Occidente, Atti del Convegno internazionale [Napoli, 26–29 giugno1997], a cura di R. Maisano e A. Rollo (Napoli 2002) 87–131, precis. 103–131) riprende tutti i datiche permettono di porre questi codici in relazione con Manuele Crisolora.

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famiglia dei Crisolora e questi manoscritti con la considerazione di altri elementi, che siaggiungevano all’evidenza paleografica7.

Successivamente, altri titoli sono stati reperiti in manoscritti di diversa provenienza:Ernesto Berti ha segnalato il Par. gr. 18118, Sebastiano Gentile il Vat. gr. 1139, NiccolòZorzi il Marc. gr. 44110, Anna Pontani il Vind. phil. gr. 5611, Christian Förstel i Par. gr.2345 e 2508, e infine chi scrive il Par. gr. 2032, l’Harl. 567412 e il Ferrar. cl. II 17813.

Complessivamente 29 codici, di autori profani, e prevalentemente in prosa14. Accantoad opere letterarie e filosofiche, si trovano scritti di carattere scientifico quali quellicontenuti nel Vat. gr. 191, Vat. gr. 2176, Laur. 28, 13, Ferrar. cl. II 178, Par. gr. 2345.

I. La posizione

I titoli, nella situazione codicologica attuale, sono disposti sui fogli iniziali e finali (diguardia o di testo) dei manoscritti. Il numero delle presenze per volume varia.Eccezionalmente il titolo ricorre quattro volte nel Vat. gr. 138: due sono a f. Iv, il terzo af. 1–2r (primo foglio del testo), il quarto a f. 273r (ultimo foglio del testo). Il titolo in altodel f. Iv (ploytÀrxoy parÀllhla / plutarchi parallila) non pare, per la parte greca,perfettamente congruente con quello apposto poco più sotto15. In questa secondaoccorrenza, comunque, il greco è stato agganciato sintatticamente all’indice delle vitecontenute nel volume che si legge al di sotto, modificandone il nominativo in genitivo(ploytÀrxoy parallÜlvn) (come a dire «fanno parte dei Parallela di Plutarco le seguentiVite»), ma lasciando invariata la traduzione latina (per incertezza nella resa morfologica?)sulla falsariga di quella, aderente al greco, del titolo che legge in alto («plutarchi parallila»),che dovette, con tutta probabilità, essere apposto precedentemente. Il titolo ricorre trevolte nel Vat. gr. 81, Harl. 5674, Vind. Phil. gr. 56: nei primi due casi sul foglio diguardia iniziale e sul primo e ultimo foglio del testo; nel Vindobonense sul foglio deltesto iniziale e finale e sul foglio di guardia finale. Nel Vat. gr. 191 è presente sul foglio

7 Pontani, Primi appunti (cit. a n. 4) 373; e si veda infra.8 A proposito di alcuni codici greci in relazione con Manuele Crisolora e con Leonardo Bruni,

Studi Classici e Orientali 45 (1995, ma 1998) 281–296, precis. 292.9 Marginalia umanistici e tradizione platonica, in: Talking to the Text: Marginalia from Papyri to

Print. Proceedings of a Conference held at Erice, 26 September-3 October 1998, as the 12th Course ofInternational School for the Study of Written Records, edited by V. Fera, G. Ferraù and S. Rizzo,Messina [Percorsi dei classici 4] (Messina 2002) 419-420.

10 Zorzi, I Crisolora (cit. a n. 6) 104–106.11 Su segnalazione di Filippomaria Pontani: cfr. Anna Pontani, Manuele Crisolora: libri e scrittura

(con un cenno su Giovanni Crisolora), BollGrott, n. s., 53 (1999) (=’Opqra. Studi in onore di mgrPaul Canart per il LXX compleanno, III, a cura di S. Lucà e L. Perria) 255–283, precis. 267.

12 Descrizione dettagliata di questo manoscritto, con la segnalazione del titolo greco-latino, già inPorphyrii Quaestionum Homericarum ad Odysseam pertinentium reliquias, coll. disp. ed. H. Schrader(Lipsiae 1890) 141.

13 A. Rollo, Problemi e prospettive della ricerca su Manuele Crisolora, in: Manuele Crisolora e ilritorno del greco (cit. a n. 6) 31–85, precis. 59, n. 112.

14 Ampia bibliografia e dettagliate notizie su questi manoscritti sono date da Zorzi, I Crisolora (cit.a n. 6) 103–131.

15 «Direi perché non è dello stesso tempo anziché di altra mano»: Mercati, Scritti d’Isidoro (cit. an. 1) 64, n. 1.

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A. Rollo, Titoli bilingui 93

di guardia iniziale e sul primo foglio del testo, ma è accompagnato da un simbolo cheritorna, da solo, sull’ultimo foglio del testo. Due sono le occorrenze del titolo nel Par. gr.1811, Laur. 28, 13, Marc. gr. 441, Ferrar. cl. II 178 (sulla controguardia anteriore eposteriore)16, Barb. gr. 182, Chis. H VI 179, Vat. gr. 87, Vat. gr. 1324. In questo codicelucianeo i 15 quaternioni che lo compongono si trovavano, all’epoca in cui fu apposto iltitolo bilingue, in ordine diverso dall’attuale. Il titolo si legge infatti ora a f. 73r, primo diun quaderno che anticamente era all’inizio (come dimostra la segnatura a registro: essoè infatti contrassegnato dalla lettera a), ed è ripetuto a f. 129v. In entrambe le occorrenzeuna mano molto simile a quella dei titoli, ha segnalato il numero dei quaderni con leparole tÛtrada ie¸, con l’inusuale peculiarità morfologica del termine tÛtrada17. A f.129v, poi, l’espressione greca è tradotta anche in latino: «quat(er)ni XV». L’indicazionedel numero dei quaderni18, assolutamente insolita in questi casi, potrebbe essere stataaggiunta in una situazione in cui i fascicoli erano privi di supporti esterni sufficientementeresistenti e atti a preservarne l’integrità19. Il caso più frequente è quello dei manoscritti incui il titolo bilingue ricorre una sola volta: si tratta del Vat. gr. 30, Vat. gr. 113, Vat. gr.226, Vat. gr. 1335, Vat. gr. 2176, Vat. gr. 2208, Urb. gr. 123, Urb. gr. 124, Vat. lat. 947,Laur. 32, 16, Malat. D XXVII 1, Par. gr. 2489, Par. gr. 2032, Par. gr. 234520, Guelf. 24Gud. gr.

La collocazione dei titoli, oltre che il numero delle loro presenze per volume, puòrispecchiare la situazione originaria, ma le vicende esteriori del codice hanno spessomodificato anche radicalmente l’aspetto delle parti liminari e finali, con la caduta o lasostituzione di fogli. Questo può aver causato la totale o parziale scomparsa dei titoli,che, a giudicare dalla loro attuale posizione, dovevano costituire anche una specie disigillo a garanzia dell’integrità del volume.

16 La situazione pare ripetersi nel Barb. gr. 182, in cui il titolo è a f. Iv e 391r (di questo è rimastaora solo la metà), che mostrano entrambi tracce di una originaria incollatura. Evidentemente, il titolotrovava luogo sicuro sulle controguardie, e ciò ne rendeva superflua la replica in altre sedi. È darilevare che il codice della Biblioteca Comunale Ariostea di Ferrara conserva i piatti originali bizantini,ma il dorso è stato restaurato recentemente.

17 La forma non è registrata in B. Atsalos, La terminologie du livre-manuscrit à l’époque byzantine(UessalonÝkh 1971).

18 Riesce enigmatica la funzione della scritta bilingue trasversale su due righe † loykiano® lÞgoitinÛw • tetrÀdia ie: / luciani sermones aliqui quat(er)ni qui(n)decim, che si legge sul risvolto del f.130 (tagliato), a mo’ di braghetta, sporgente tra i ff. 121 e 122 (il f. 130 è stato utilizzato come fogliodi guardia e fu ricavato da un codice latino). Il greco è di tipo crisolorino, e anche la grafia latinarisulta affine a quella dei titoli bilingui, pur distinguendosi per la particolare regolarità dei tratti.

19 Segnalazioni di volumi in fascicoli, talora esplicitamente dichiarati privi di supporto rigido dellalegatura si trovano non di rado in inventari librari del ‘400: cfr. S. P. Lambros, Das Testament desNeilos Damilas, BZ 4 (1895) 585–587, precis. 586: to® °gÝoy MajÝmoy ueologik¯ kaä to® Synaýtoykaä to® °gÝoy UalasÝoy ˆfrikano® tetrÀdia Òkosiokt¬ (dall’elenco di libri menzionati nel testa-mento di Nilo Damila del 1417: si tratta dell’unico item in cui sia indicato il numero dei fascicoli); E.Piccolomini, Inventario della libreria medicea privata compilato nel 1495, Archivio storico italiano, s.terza, 20 (1874) 54, n° 25: «quinterniones quidam in rethorica Iosephi et instorie Johannis grammatici,qui liber est solutus et non ligatus. Quinternionum numerus est 18. Gre.»; e si vedano ancora, peresempio, i ni

56, 59, 60, 61, 74.

20 In questo manoscritto il titolo è, inusualmente, sulla seconda pagina del testo (1v), nel centro delmargine inferiore. A fianco, in una scrittura minuta e corsiva, si legge mh(nä) martÝv.

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21 Tutta la generale problematica dei titoli delle opere antiche è affrontata, nei suoi moltepliciaspetti, nel recente volume Titres et articulations du texte dans les œuvres antiques. Actes du ColloqueInternational de Chantilly, 13–15 décembre 1994, édités par J.-C. Fredouille, M.-O. Goulet-Cazé, Ph.Hoffmann, P. Petitmengin, avec la collaboration de S. Deléani [Collection des Études Augustiniennes.Série Antiquité 152] (Paris 1997).

22 Riproduzioni fotografiche di alcuni titoli sono reperibili in Mercati, Scritti d’Isidoro (cit. a n. 1)tav. IV, 1 (Vat. gr. 138); ib., tav. IV, 2 (Vat. gr. 191); S. Lilla, Codex Vaticanus graecus 2208, Script 26(1972) 300-302, tav. 23 (Vat. gr. 2208); Pontani, Primi appunti (cit. a n. 4) tav. p. 363 (Malat. DXXVII 1); E. Berti, A proposito di alcuni codici greci (cit. a n. 8) tav. VI (Par. gr. 1811); GiovannaDerenzini, Sulle note cronologiche del codice greco cl. II 178 della Biblioteca Comunale Ariostea diFerrara, in: Serta antiqua et mediaevalia [Università degli Studi di Genova. Dipartimento di Scienzedell’Antichità e del Medioevo. Nuova Serie, I] (Roma 1997) 367–377, fig. 2 (Ferrar. cl. II 178);Pontani, Manuele Crisolora (cit. a n. 11) fig. 2 (Vind. phil. gr. 56); Rollo, Problemi e prospettive (cit.a n. 13) tav. 1 (Par. gr. 2032); Zorzi, I Crisolora (cit. a n. 6) tav. 1 (Marc. gr. 441). Per altre riproduzionidi titoli bilingui si vedano le tavole allegate al presente studio.

23 Utilizzo la barretta obliqua per i titoli disposti su due righe.24 Tra la parola greca e quella latina, disposte in maniera del tutto asimmetrica, si trova una rasura.25 Il titolo ¹rganon designa le opere logiche di Aristotele contenute nel codice: Categoriae, De

interpretatione, Analytica priora, Analytica posteriora, Topica, Sophistici elenchi (descrizione delmanoscritto in D. Harlfinger, J. Harlfinger, J. A. Sonderkamp, Griechische Handschriften und Aldinen.Eine Ausstellung anläßlich der XV. Tagung der Mommsen-Gesellschaft in der Herzog AugustBibliothek Wolfenbüttel [Wolfenbüttel 1978] 27–30). Il termine è qui chiaramente utilizzato (loconferma il calco latino «organum») con valore specifico, come denominazione “tecnica” del complessodelle opere logiche aristoteliche, e non col significato generico di “strumento della filosofia” (tå¹rganon t&w filosofÝaw: cfr. Laur. 72, 3, f. 1r), che ha origini antiche (cfr. I. Düring, Von Aristotelesbis Leibnitz. Einige Hauptlinien in der Geschichte des Aristotelismus, Antike und Abendland 4 [1954]123, n. 15). Sulla base della attestazione del codice Guelferbitano, va corretta l’affermazione di L.Minio Paluello (Opuscula. The Latin Aristotle [Amsterdam 1972] 493), il quale crede che fu AldoManuzio il primo ad usare la parola “Organo” come titolo dei libri di logica.

II. La formulazione21 e le caratteristiche grafiche

Darò qui di seguito l’elenco di tutti i titoli reperiti nei 29 codici finora emersi22, tenendoconto delle differenti tipologie della loro formulazione, che può prevedere l’espressionedel solo nome dell’autore (al nominativo o al genitivo) o del titolo dell’opera o, nellamaggior parte dei casi, del nome dell’autore e insieme del titolo dell’opera23:

Malat. D XXVII 1, f. 1r: dhmosuÛnhw demosthenes

Par. gr. 1811, ff. Ir e 327v: plÀtvn plato

Urb. gr. 123, f. 1r: ˆristeÝdhw / aristides

Urb. gr. 124, f. 1r: dion dÝvn

Vat. gr. 81, f. 4r: libÀniow livanius

Vat. gr. 87, ff. 1r e 564r: loykianÞw / lucianus (f. 1r: loykianÞw <lucianu>s)

Vat. gr. 226, f. 1r: plÀtvn plato

Vat. gr. 1335, f. 1av: jenof¬n xenofon

Vat. gr. 1324, f. 129v: loykiaano® [sic] luciani24

Guelf. 24 Gud. gr., f. 222v: ¹rganon organu(m)25

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A. Rollo, Titoli bilingui 95

Ferrar. cl. II 178: megÀlh sàntajiw / almagestu(m)

Laur. 28, 13, f. 247r: prÞxeiron persikån / tabule p(er)saru(m)

Laur. 32, 16, f. 8v: poihtaä pleÝoyw. pr¬ton dionysiakÀ /poete plures. et primu(m) dionyssiaca

Par. gr. 2345, f. 1v: gevmetrÝa / geometria

Par. gr. 2489, f. 88r: grammatikã kaä lÞgoi dhmosuÛnoyw /gramatica et sermones demosthenis

Par. gr. 2508, f. 1r: grammatikã kaä dhmosuÛnoyw lÞgoi /gramatica et demosthenis sermones

Par. gr. 2032, f. 1r: fysikã ˆristotÛloyw k(aä) perä cyx&w kaä ²tera /fysica aristotelis. et de anima. et cetera

Harl. 5674, ff. 1r, 2r e 150v26: ÃmÜroy …dàsseia / omeri odyssea

Marc. gr. 441 [=878], f. 210v27: livanii epistole / libanÝoy ‰pistolaÝ28

Barb. gr. 182, ff. Iv e 391r: ploytÀrxoy ŠuikÀ / plutarchi ethica

Vat. gr. 30, f. 1r: ÃmÜroy Œliáw omeri elias

Vat. gr. 81, ff. Ir e 291v29: libanÝoy lÞgoi / livanii sermones

Vat. gr. 113, f. 4r: libanÝoy ‰pistolaä kaä synesÝoy k(aä) ™lla tiná. /livanii epistole et synesii et aliqua alia

Vat. gr. 138, ff. Iv30, 1–2r e 273r: ploytÀrxoy parÀllhla /plutarchi parallila

Vat. gr. 191, ff. IAr: mauhmatikån kaä ˆstronomikån kaä gevgrafÝa31

ptolemaÝoy /astronomicu(m) et mathematicu(m) et geogra-phia / ptolemei

e 2r32: ˆstronomikån kaä mauhmatikån kaägevgrafÝa / ptolemaÝoy/ astronomicu(m) et m<athem>a/ ticu(m) etgeogra<phia> ptolemei

Vat. gr. 1324, f. 73r: loykiano® lÞgoi / luciani33

Vat. gr. 2176, f. Ir: sàntajiw to® megÀloy logouÛtoy / almagestiepitoma

26 In questi ultimi due fogli il titolo è scritto in una sola riga.27 La rifilatura del foglio 3r deve aver tagliato la parte greca del titolo bilingue, di cui è rimasto solo

«livanii epistole», graficamente identico al latino del titolo di f. 210v. Evidentemente, il titolo eradisposto su due righe, ma, contrariamente che nel foglio finale, il greco precedeva il latino.

28 Qui e nell’Urb. gr. 124 il latino precede il greco.29 In questo foglio il titolo è su una sola riga.30NPer le due occorrenze del titolo a f. Iv, v. infra.31NA f. IAr la parola gevgrafÝa è stata aggiunta nello spazio lasciato vuoto da una mano successiva.32NLe parentesi uncinate segnalano le lettere illeggibili.33NÈ l’unico caso in cui venga omessa la traduzione di una parola presente nel titolo greco. Al

contrario, nel titolo del Laur. 32, 16 (v. supra) nel latino compare, in aggiunta rispetto al greco, lacongiunzione et.

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Byzantinische Zeitschrift Bd. 95/1, 2002: I. Abteilung96

Vat. gr. 2208, f. 160av: fysikã ˆristotÛloyw / fysica aristotelis

Vat. lat. 947, f. 124v: logikã —kÀm / logica ocam

Chis. H VI 179, f. 3r: toyllÝoy ¨htorikÜ / tullii retorica

f. 118r: ¨htorikã toyllÝoy retorica tullii

Vind. Phil. gr. 56, ff. 1r34,

169v e 171r: …dàsseia ÃmÜroy / odyssea omeri

Il tipo di scrittura dei titoli non appare del tutto uniforme. Le variazioni grafiche tra untitolo e l’altro investono tuttavia esclusivamente il modulo e la regolarità nel tracciatodelle parole, permanendo invariata la facies crisolorina delle singole lettere e delle legature(g, k, p maiuscoli, e maiuscolo semicircolare, u aperto, h e a spesso maiuscoli, legaturadi er con e “en crochet” alto e di ei, spiriti e accenti spostati sulle consonanti che chiudonole sillabe, tendenza delle lettere a non toccarsi tra loro)35. Tutte le caratteristiche grafichesono quindi riconducibili a una medesima mano e sono perfettamente coincidenti conquella di Manuele Crisolora (tav. III), a cui non appare pertanto azzardato ascrivere ititoli.

Manchiamo per il latino di termini di confronto, essendo gli esempi di scrittura autografalatina di Crisolora limitati a un paio di parole36: tuttavia sembra di poter dire che la manoche verga i titoli latini sia sempre la stessa, anche se non sempre è evidente la continuità,almeno cronologica, con quella che appone il greco. Nel maggior numero dei casi, però,la coerenza grafica del titolo greco-latino rimanda, senza ombra di dubbio, alla medesimamano.

Ma altri dati si aggiungono a confermare la connessione di questi manoscritti conManuele Crisolora. In alcuni di essi, infatti, compaiono più o meno frequenti notemarginali di mano del dotto bizantino: così nel Vat. gr. 22637, Vat. gr. 19138, Vind. Phil.gr. 5639, Par. gr. 181140, Par. gr. 234541, Par. gr. 203242. Ancora, è stata dimostrata ladipendenza, diretta o indiretta, di apografi, nati nell’ambiente dei discepoli di Manuele,da alcuni dei codici provvisti di titolo bilingue: l’Urb. gr. 121 dal Vat. gr. 8743, l’Urb. gr.

34NQui le parole della traduzione latina sono in forma abbreviata: od. om.35 Le mie recenti ricerche hanno considerevolmente ampliato la documentazione sulla scrittura di

Crisolora: si veda Rollo, Problemi e prospettive (cit. a n. 13) 64–70.36 Rollo, Problemi e prospettive (cit. a n. 13) 62, n. 120.37 Pontani, Primi appunti (cit. a n. 4) 373; A. Rollo, La lettera consolatoria di Manuele Crisolora a

Palla Strozzi, Studi Umanistici 4–5 (1993–94) 7–85, precis. 23, n. 1; S. Gentile, Note sulla traduzionecrisolorina della Repubblica di Platone, in Manuele Crisolora e il ritorno del greco (cit. a n. 6) 151–173.

38 S. Gentile, Il ritorno della scienza antica, in: Storia della Scienza. IV. Medioevo e Rinascimento.Sez. III. Il Rinascimento (Roma 2001) 632.M39 Pontani, Manuele Crisolora (cit. a n. 11) 267.

40 Gentile, Marginalia umanistici (cit. a n. 9) 415-416.41 Rollo, Problemi e prospettive (cit. a n. 13) 66.42 Rollo, Problemi e prospettive (cit. a n. 13) 60, n. 114.43 E. Berti, Uno scriba greco-latino: il codice Vaticano Urbinate gr. 121 e la prima versione del

Caronte di Luciano, Rivista di filologia e di istruzione classica 113 (1985) 416–443, precis. 426–428.

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A. Rollo, Titoli bilingui 97

32 dal Vat. gr. 22644, il Bodm. 136 dal Par. gr. 181145. Le note di collazione apposte daPalla Strozzi, allievo di Crisolora, nell’Urb. gr.100 dipendono dal Barb. gr. 18246; il Guelf.24 Gud. gr. reca espressamente il nome di Crisolora a f. 222v («d(omini) ManuelisCrissolora»); nel Laur. 32, 16 nella nota di possesso di Francesco Filelfo a f. 8v si diceche egli acquistò il codice dalla moglie di Giovanni Crisolora, nipote di Manuele; nelMalat. D XXVII 1, come si è detto, una annotazione menziona la revisione filologica deltesto da parte di un Giovanni Crisolora. Infine, Lidia Perria ha indicato in alcuni foglipalinsesti utilizzati per il restauro testuale del Vat. gr. 1335 un documento riguardante lafamiglia Crisolora. Una conferma che il codice dovette essere in possesso di Manuele èvenuta dalla mia identificazione, nei fogli di restauro, della mano di due personaggidell’entourage del dotto, Demetrio Scarano e Manuele Caleca47.

III. La traduzione latina

Quanto alle modalità della traduzione latina dei titoli greci, si possono osservareimproprietà lessicali o morfologiche che ricorrono anche in scritture di provenienzasicuramente latina e che di per sé non costituiscono la prova che risalgano a un greco,come invece sosteneva il Mercati. In un solo caso l’errore potrebbe tradire l’originegreca di chi scrive. Si tratta di ŒliÀw elias nel Vat. gr. 30: nulla parrebbe spiegareplausibilmente la natura dell’alterazione vocalica se non il fatto che probabilmentel’itacismo bizantino, che non ha effetti nel caso di parole greche passate in latino fin daepoca classica, era un fenomeno che creava tanto disagio al momento della trasposizioneche addirittura, per una confusione mentale tra i=i ed h=i, anche l’i, per una sorta diiperlatinismo48, finì per essere reso con e: e l’abnorme esito grafico e fonetico «elias» fapresupporre che il Bizantino non dovesse avere familiarità con la trasposizione latinadella parola greca49.

Quanto alle altre traduzioni, è da dire che dinanzi alla parola gevgrafÝa nel titolo delVat. gr. 191 (f. IAr: mauhmatikån kaä ˆstronomikån kaä gevgrafÝa ptolemaÝoy),l’incertezza fu tale che fu lasciato uno spazio vuoto da colmare evidentemente quandofosse chiaro il termine latino equivalente da utilizzare (“geographia” verrà poi supplito

44 S. Martinelli Tempesta, La tradizione testuale del Liside di Platone (Firenze 1997) 17, 22–23.45 E. Berti, A proposito di alcuni codici greci (cit. a n. 8) 292, n. 31.46 Rollo, Problemi e prospettive (cit. a n. 13) 57.47 Sull’argomento ho in preparazione uno studio. Già G. Serra (La tradizione manoscritta della

Costituzione degli Ateniesi dello Pseudo-Senofonte, Atti dell’Accademia Patavina di Scienze, Lettereed Arti. Memorie della classe di scienze morali, lettere ed arti, 91 [1979] 77–117, precis. 104–105)aveva supposto, sulla base della considerazione che il manoscritto, per la presenza del “visto” diFrancesco da Lucca, era appartenuto a Palla Strozzi, che esso facesse parte dei libri di Manuele e chelui ne avesse promosso il restauro.

48 Dato che l’equivalenza di h con e in ambito latino era bene avvertita: cfr. Colucii Salutati Delaboribus Herculis, edidit B. L. Ullman, II (Turici 1951) 474, 532.

49 Del resto, si può segnalare qualche caso analogo anche in scritture latine, dovuto evidentementealla medesima scarsa dimestichezza con gli autori: cfr. «Heliade Homeri» in M. Bertola, I due primiregistri di prestito della Biblioteca Apostolica Vaticana (Città del Vaticano 1942) 102. Non meravigliache un dotto della statura di Crisolora potesse incorrere in tali confusioni: le difficoltà che ebbero gliOccidentali ad impadronirsi del greco sono speculari a quelle dei Greci verso il latino, in una situazionedi assoluta penuria di strumenti adeguati per accedere dall’una all’altra lingua.

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da una mano latina tarda)50; a f. 2r il titolo greco-latino è ripetuto, ma questa voltagevgrafÝa è regolarmente tradotto, indizio che esso potrebbe essere stato apposto in unsecondo momento rispetto a quello di f. IAr51. In particolare, sono da osservare, accantoalla regolare equivalenza y=y di “fysica” nel Vat. gr. 2032, di “dionyssiaca” nel Laur. 32,16, di “odyssea” nel Vind. Phil. Gr. 56 e nell’Harl. 5674, di “synesii” del Vat. gr. 113,alcune erronee trasposizioni (frequentemente occorrenti, del resto, anche in ambientelatino), di f con f anziché con ph nello stesso “fysica” e in “xenofon” del Vat. gr. 1335,della mancata aspirazione di “retorica” nel Vat. Chis. H. VI e, soprattutto, di “omeri” neiVat. gr. 30, Vind. Phil. Gr. 56 e Harl. 5674. D’altro canto, le difficoltà di ordine sintattico,lessicale, morfologico, fonetico cui poteva andare incontro un greco alle prese con lacomposizione in latino sono bene esemplificate nella lettera in latino di Manuele Calecapubblicata dal Loenertz52. Di calchi fonetici si può parlare a proposito di “Livanii” (Vat.gr. 81, Vat. gr. 113, Marc. gr. 441), con la labiodentale v in luogo della labiale b53 e di“dionyssiaca” (Laur. 32, 16), con la doppia s che riproduce la pronunzia bizantina del sintervocalico; di calchi lessicali per “ethica” (Barb. gr. 182) (dove l’h iniziale è, secondol’uso classico, trasposto con e); di calco lessicale e fonetico per “parallila” (Vat. gr. 138)(dove l’h è al contrario reso secondo la pronuncia bizantina; e non è inverisimile cheanche l’accentazione si conformasse alla proparossitonesi); di calchi morfologici, chetrovano frequente riscontro nella tradizione latina, per “xenofon” (Vat. gr. 1335) e “dion”(Urb. gr. 124), al contrario che per “plato” (Vat. gr. 226), forma saldamente presente inlatino. Calchi morfologici vanno pure considerati “astronomicum” e “mathematicum”(Vat. gr. 191), parole non attestate con questa terminazione in latino (e difatti un’altramano è successivamente intervenuta a correggere la desinenza -um in -a). Impropria è laresa del termine lÞgoi, con l’accezione tecnica di “orationes”, per mezzo di “sermones”,nei Par. gr. 2489 e 2508 (Demostene) e nel Vat. gr. 81 (Libanio), mentre definizionioriginate non dalla formulazione del titolo greco, ma dal contenuto dell’opera, sono siaprÞxeiron persikån / tabule p(er)saru(m) del Laur. 28, 1354 sia sàntajiw to® megÀloylogouÛtoy / almagesti epitoma del Vat. gr. 2176 (la parola ‰pitomÜ ricorre nel titolo deltesto a f. 53r: to® [...] megÀloy logouÛtoy Ueodqroy to® MetoxÝtoy ˆstronomik&wkat’ ‰pitomãn stoixeiqsevw biblÝon pr¬ton).

50 Analoga incertezza potrebbe indicare la difformità di tracciato del titolo latino rispetto al grecone Guelf. 24 Gud. gr., che lascerebbe supporre un divario temporale rispetto all’apposizione del greco.

51 Sarebbe suggestivo supporre che ciò avvenisse dopo che il dotto ebbe tra le mani il Laur. 49, 18con le Epistole ad Attico di Cicerone, dove provvide a ripristinare i passi greci e dove a f. 61v si leggela rara attestazione del grecismo geographia (geographya secondo la grafia del codice): Cic. Ep. Att.2, 4, 3.

52 Manuel Calécas, Correspondance, publiée par R.-J. Loenertz [Studi e Testi 152] (Città del Vaticano1950) 323–324.

53 Ancora il Bessarione, accanto alla forma “Libanius” utilizzava “Livanius” (cfr. la nota di possessonei Marc. gr. 439 [=877], gr. 441 [=878], gr. 442 [=554] e quella nel Marc. gr. 440 [=761]); neltestamento in volgare di Palla Strozzi del 1462 si legge addirittura la forma “Livagnio” (G. Fiocco, Labiblioteca di Palla Strozzi, in: Studi di bibliografia e di storia in onore di Tammaro De Marinis [Verona1964] II, 310), in cui il digramma gn serve a rendere il suono del n palatalizzato dinanzi a i semivocalico:cfr. G. Martellotti, Tegni, microtegni e megategni, Lingua nostra 24 (1963) 33–34, ripubbl. in Id.,Dante e Boccaccio e altri scrittori dall’Umanesimo al Romanticismo (Firenze 1983) 249–53.

54 Non sarà inutile rilevare che ad identica soluzione versoria ricorreva il Bessarione nella nota dif. Iv del Marc. gr. 323 [=639]: persikån prÞxeiron tabule persicae; ma che prÞxeiron non fosse difacile equivalenza si può desumere dall’item n. 266 «musicha prohiro» dell’inventario del 1431 deicodici di Palla (Fiocco, La biblioteca [cit. a n. 53] 310)

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A. Rollo, Titoli bilingui 99

IV. Funzionalità dei titoli bilingui

L’esistenza di questo nutrito numero di codici, destinato verisimilmente ad aumentarecol prosieguo della ricerca, pone alcune questioni: questi libri fecero effettivamente partedella biblioteca di Manuele Crisolora? Quale fu lo scopo dell’apposizione di titoli greco-latini? In quale ambiente furono aggiunti? Lo furono in un solo momento in tutti i codicio in un lasso di tempo più o meno ampio?

Inserire l’iniziativa di apporre il doppio titolo in un programma ideologico, caricarladi un peso simbolico, interpretarla come l’espressione dello sforzo di congiungere duemondi lontani in forma di sottile gioco erudito non pare ipotesi sostenibile sulla base ditutti i dati di cui disponiamo: perchè il tenore dei titoli sembra corsivo sia sul versantedel latino, in cui ricorrono imprecisioni ortografiche sia, in un caso, del greco55, nellagenericità di certe designazioni (Vat. gr. 113, f. 4r: libanÝoy ‰pistolaä kaä synesÝoy kaä™lla tiná / livanii epistole et synesii et aliqua alia; Par. gr. 2032, f. 1r: fysikãˆristotÛloyw kaÝ perä cyx&w. kaä ²tera / fysica aristotelis. et de anima. et cetera) eaddirittura nella occasionale formulazione abbreviata (Vind. Phil. Gr. 56, f. 1r: …dàsseiaÃmÜroy / od. om.; ma ai ff. 169v e 171r: …dàsseia ÃmÜroy / odyssea omeri), oltre che incerte difformità grafiche che hanno fatto pensare, in qualche caso, alla mano di unimitatore56.

Sulla base degli elementi di cui disponiamo, non è azzardato ipotizzare che tutti imanoscritti in cui sia presente il titolo bilingue a opera della stessa mano possanorimandare ad una medesima biblioteca, quella di Manuele.

Quando Crisolora partì da Costantinopoli alla volta dell’Italia chiamato dai fiorentiniper insegnare allo Studio, le prospettive di permanenza in Italia erano ampie: nella letteraufficiale con cui Coluccio Salutati gli comunicava il decreto d’elezione, la condottariguardava un periodo di dieci anni57. La riformulazione di tale decreto, con la riduzionea cinque anni, è successiva all’arrivo di Manuele in Italia, e gli fu comunicata mentreegli si tratteneva ancora a Venezia58.

In previsione di un lungo soggiorno in Italia, dunque, Manuele dovette pensare59 chefosse opportuno disporre dei volumi della sua biblioteca per le necessità di studio e diinsegnamento, nella consapevolezza che gli sarebbe stato altrimenti impossibile, in unpaese di lingua latina, reperire tutta quella messe di libri greci indispensabili a proseguirela sua attività di studioso ma che nello stesso tempo consentissero una piena realizzazionedel suo programma didattico.

È da presumere che la consistenza di questa biblioteca non si limitasse alle circa tredecine di manoscritti finora rintracciati. Nei preparativi della partenza dovette trovarposto anche la preoccupazione di tenere sotto controllo un così alto numero di codicinon solo durante il trasporto, ma anche e soprattutto una volta che si fosse stabilito nella

55 Vat.gr. 1324, f. 129v: loykiaano® luciani: la dittologia è facilmente imputabile a scrittura cursoria.56 Zorzi, I Crisolora (cit. a n. 6) 114.57 G. Cammelli, I dotti bizantini e le origini dell’Umanesimo. I. Manuele Crisolora (Firenze 1941)

34–35.58 Cammelli, Manuele Crisolora (cit. a n. 57) 40–41.59 Certamente anche assecondando per questa via la premura che il Salutati mostrava scrivendo

all’Angeli di procurare manoscritti di autori greci al circolo di studiosi fiorentini: cfr. Coluccio Salutati,Epistolario, a cura di F. Novati, III [Istituto Storico Italiano. Fonti per la storia d’Italia] (Roma 1896)131–132: «[…] ut quam maiorem potes librorum copiam afferas. Nullus qui reperiri queat fac desit

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penisola, dove i volumi sarebbero divenuti accessibili agli allievi e avrebbero avuto unacircolazione estesa alla cerchia di studiosi interessati all’apprendimento del greco. Fucosì avvertita l’esigenza di provvedere i libri che egli si accingeva a portare con sé inOccidente di una chiara e sintetica intitolazione che ne indicasse il contenuto o quelloche più interessava del contenuto: intitolazione che doveva necessariamente offrire unadoppia chiave di lettura, dato che la biblioteca stava trasmigrando in un ambiente in cuil’indicazione più immediatamente comprensibile era senz’altro in lingua latina. Sullabase degli elementi di natura eterogenea quanto a dislocazione, scrittura, occasionalielementi grafici come riquadri60 o simboli61 che accompagnano i titoli, non si possonodefinire modi e tempi di questa operazione, che comunque, originata da scopi praticicom’era, dovette certo svolgersi in maniera estemporanea e asistematica.

Si potrebbe pensare che Manuele facesse una selezione dei libri da portare con sé, masi può immaginare che nei viaggi successivi altri volumi entrassero nel novero, e chequindi a più riprese si presentasse l’opportunità di apporre i titoli. Tutto ciò implica cheil titolo bilingue debba rappresentare, per così dire, una specie di nota di possesso esancire l’appartenenza alla biblioteca di Manuele Crisolora. Sulla base di questaconsiderazione potremmo ammettere che dei due mss. Vat. gr. 225 e 226, che costituisconodue tomi dei dialoghi di Platone62, solo il 226, col titolo bilingue e interventi di mano diCrisolora sul testo della Repubblica, fece parte della biblioteca del dotto, e che quindi aun certo momento della loro storia, forse proprio quando Crisolora venne in possesso diuno dei due, essi intrapresero cammini diversi per ricongiungersi più tardi nelle mani diCristoforo Garatone63.

hystoricus, nullusque poeta vel qui fabulas tractaverit poetarum. Fac etiam versificandi regulashabeamus. Platonica velim cuncta tecum portes et vocabulorum auctores quot haberi possunt, exquibus pendet omnis huius perceptionis difficultas. Michi vero fac Plutarchum et omnia Plutarchi quepoteris emas. Emas et Homerum grossis litteris in pergameno et si quem mythologum invenies emito».

60 Sono dotati di una cornice quadrangolare aperta in alto i titoli del Vat. gr. 81 (ff. Ir e 4r), Vat. gr.87, Vat. gr. 113, Vat. gr. 138 (f. 273r), Vat. gr. 191 (f. Ir), Vat. gr. 1335, Vat. gr. 2208, Malat. D XXVII1, Laur. 28, 13, Laur. 32, 16, Par. gr. 2345, Par. gr. 2489, Par. gr. 2508,, Vind. phil. gr. 56, Harl. 5674(f. 1r).

61 Nel Vat. gr. 191, ff. IAr, 2r e 397v (in quest’ultimo caso il simbolo, due barrette orizzontali conocchielli a sinistra congiunte da due barrette oblique, si trova isolato senza titolo); nel Laur. 32, 16, f.8v. Per la lettera f posta tra due punti che si trova sotto il titolo a f. 327v del Par. gr. 1811 si vedaPontani, Manuele Crisolora (cit. a n. 11) 265, n. 38.

62 Su entrambi i manoscritti si veda Mercati, Scritti d’Isidoro (cit. a n. 1) 85. È da precisare chesono due i codici platonici col titolo bilingue finora emersi, Vat. gr. 226 e Par. gr. 1811, e che il Par. gr.1811 contiene tutti i dialoghi del Vat. gr. 225 con in più alcuni dei dialoghi presenti nel Vat. gr. 226:cfr. H. Omont, Inventaire sommaire des manuscrits grecs de la Bibliothèque Nationale. Seconde partie.Ancien fonds grec. Droit-Histoire-Sciences (Paris 1888) 147; Codices Vaticani Graeci. RecensueruntIoh. Mercati et P. Franchi de’ Cavalieri. I. Codices 1–329 (Romae 1923) 295.

63 A questa conclusione perviene S. Gentile (Note sulla traduzione crisolorina della Repubblica diPlatone, in Manuele Crisolora e il ritorno del greco [cit. a n. 6] 164, n. 18), il quale ha osservato nel 2°vol. due note latine che vanno ascritte alla mano del Garatone; il 1° vol. reca a f. 487v la nota «Arcintia.Garatonus Christophorus». La presenza del doppio titolo anche su due codici latini farebbe supporreche a un certo momento (se non fin dal trasferimento a Firenze) fosse trasportata in Italia tutta o lamaggior parte dei libri del dotto. Ma resta aperta la possibilità che questi codici latini possano esserestati acquisiti in Italia e che, confluendo tra gli altri, siano stati provvisti, come quelli, del titolobilingue.

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A. Rollo, Titoli bilingui 101

La designazione bilingue apposta ai volumi sarebbe stata utile anche per la stesura diun inventario (in cui è possibile che affluissero anche indicazioni aggiuntive, di caratterecodicologico, che servissero a distinguere volumi contenenti le stesse opere), che avrebbeavuto una duplice funzione: da un lato Manuele avrebbe potuto disporre di una listacompleta dei manoscritti che aveva con sé e che permetteva di identificare velocemente,sulla base della corrispondenza testuale del doppio titolo, i volumi compresi nell’elenco;dall’altro approntava un comodo schedario per i propri allievi latini. Si deve poi pensareche i titoli fossero concepiti senza l’ausilio di alcun esperto conoscitore del latino,improvvisando nei limiti del possibile le equivalenze, anche se ciò non esclude del tuttouna certa esperienza con la bibliografia latina, probabilmente derivatagli da contatti conmilieux latinofoni. La collocazione dei titoli relativamente frequente in posizione liminaree finale (fogli di guardia, ultimo e primo foglio del testo64), come si è detto, indica laconcomitante preoccupazione, in qualche modo, di sigillare il volume, e di garantirneuna facile verifica dell’integrità.

Naturalmente, nulla costringe a credere che l’inventario fosse redatto in forma definitivain occasione dell’approdo in Italia della biblioteca, quando Crisolora accettò l’offertadei Fiorentini di insegnare nel loro Studio. È ovvio che Crisolora aggiornasse di volta involta l’elenco, anche in casi di allontanamento definitivo dalla sua biblioteca di qualchevolume o, al contrario, in occasione di nuove acquisizioni.

L’osservazione sui manoscritti crisolorini dei titoli bilingui dovette poi indurre qualcunodegli allievi, ben familiare con i libri del maestro, a imitare occasionalmente l’uso neipropri codici, ma, in questo caso, la prospettiva è del tutto diversa, e l’uso non ha unaprimaria funzionalità pratica.

Titoli bilingui, infatti, sono presenti in tre manoscritti appartenuti alla biblioteca diAntonio Corbinelli: il Laur. Conv. Soppr. 105, con la traduzione delle Metamorfosi diOvidio ad opera di Massimo Planude, il Laur. Conv. Soppr. 140, con la selezione bizantinadelle Commedie di Aristofane (Pluto, Nuvole, Rane e Cavalieri), e i due volumi dellaSuda della British Library Add. 11892 e Add. 11893. Sia il greco che il latino dei titolisono di mano del Corbinelli65, ma in tutti e tre i casi altre mani hanno ampliato il sommarioragguaglio originario, che prevedeva la sola espressione del nome dell’autore (Laur.Conv. Soppr. 105, f. 4v: …bidiow [sic] ovidius; Laur. Conv. Soppr. 140, f. 1r: ̂ ristofÀnhwaristophanes; Brit. Libr. Add. 11892, f. 1r: soàdaw suydas [?]; Brit. Libr. Add. 11893, f.1r: soàdaw suvdas [suidas?]: vi è in entrambi gli ultimi casi una incertezza nella traduzione-traslitterazione) o aggiungendo il titolo dei testi contenuti nel manoscritto o esplicitando,nel caso della Suda, la sua natura lessicografica, con l’apposizione, di seguito al titololatino, del genitivo «vocabulorum», e fornendo così una interpretazione dell’enigmaticotermine che designava l’opera.

64 Vind. Phil. Gr. 56, Harl. 5674, Par. gr. 1811, Laur. 28, 13, Marc. gr. 441, Barb. gr. 182, Chis. HVI 179, Vat. gr. 81, Vat. Gr. 87, Vat. gr. 191 (a f. 397v è ripetuto il solo segno che accompagna il titolobilingue a f. IAr e 2r, costituito da due barrette orizzontali e parallele occhiellate a sinistra e congiunteda altre due barrette oblique), Vat. Gr. 1324 (cfr. Zorzi, I Crisolora [cit. a n. 6] 115–117).

65 Per l’identificazione della sua mano in numerosi codici della sua biblioteca rinvio ad un mioprossimo intervento sull’argomento.

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