Torquato Tasso
(1544-1595)
Alessandro Allori, Torquato Tasso, seconda meta del XVI sec., Firenze, Galleria degli Uffizi
La vita
Nasce a Sorrento nel 1544 da una nobile
famiglia bergamasca; il padre era un uomo
di corte e poeta.
Tasso seguì il padre presso alcune corti: a
Venezia, suggestionato dal conflitto contro
i Turchi, a 15 anni iniziò a scrivere un
poema epico sulla prima crociata
(Gierusalemme) lasciandolo interrotto.
La vita: la corte Estense
Nel 1560 andò a Padova per frequentare l’universita’ gettando le basi della sua cultura filosofica (aristotelismo).
Nel 1565 fu assunto al servizio del cardinale Luigi d’Este e si trasferì a Ferrara qui si inserì perfettamente nei rituali cortigiani.
Nel 1572 passò al servizio diretto del duca Alfonso II e riprese a lavorare al poema epico sulla crociata.
La vita: scrupoli letterari e religiosi
Concluso il suo poema, inizia a guardare alla
sua stessa opera con sospetto e scrupolo,
poiché voleva che fosse completamente
aderente ai canoni letterari e religiosi vigenti.
Tasso fu assalito anche da scrupoli religiosi
oltre che letterari: fu preso da dubbi sulla
propria ortodossia nella fede cattolica e nel
1577 si sottopose spontaneamente
all’Inquisizione di Ferrara che lo assolse.
La vita: la reclusione a Sant’Anna
Il duca Alfonso II, dati i segni del suo
squilibrio mentale, lo fece rinchiudere nel
convento di San Francesco, ma egli riuscì
a fuggire.
Dopo una serie di peregrinazioni per
l’Italia tornò a Ferrara nel 1579 e venne
fatto rinchiudere come pazzo
nell’ospedale di Sant’Anna dove rimase
per 7 anni, fino al 1586.
La vita: ultimi anni Negli anni in cui il poeta fu rinchiuso a
Sant’Anna, la Gerusalemme liberata fu pubblicata senza il suo assenso e questo lo turbò profondamente;
Nel 1586 il duca Vincenzo Gonzaga di Mantova ottenne che il poeta fosse affidato alla sua custodia, ma Tasso non riuscì a stare a lungo a Mantova;
Nei suoi ultimi anni alternò soggiorni a Roma e Napoli,
Ripubblicò nel 1593 la sua opera con il titolo Gerusalemme conquistata
Morì a Roma nel 1595
Una figura esemplare di cortigiano
Se celebra la corte e si propone verso di
essa come se fosse un polo di
gravitazione, allo stesso tempo esprime
atteggiamenti di rivolta violenta.
Fughe continue, continuo vagabondare.
Momento di crisi storica: entra in crisi
l’intellettuale rinacimentale, ma non vi
sono ancora alternative.
Le opere minori
L’epistolario
Il Rinaldo
Le Rime
La produzione drammatica:
◦ - L’Aminta
◦ - Il Galealto
◦ - Il Re Torrismondo
Epistolario
Circa 1700 lettere pervenuteci, in parte gia’ pubblicate quando l’autore era ancora vivo.
Esperienza vissuta filtrata sempre da sottili moduli letterari e retorici.
Luogo fisico e spirituale di queste lettere: la corte.
Grande sofferenza umana:
1. condizione di perpetuo bisogno e richiesta;
2. abbandono religiso come bisogno di certezze personali
Rinaldo
1562 pubblica il Rinaldo di materia cavalleresca.
L’autore dichiara nel prologo di voler imitare gli antichi (Omero, Virgilio), in parte i moderni (Ariosto).
Rifiuta la molteplicita’ di personaggi e eventi che caratterizzano il Furioso. Esigenze di unita’.
Manca l’ironia e tutto appare elevato.
Forte carattere autobiografico
Le Rime
1567 – Rime degli Accademici Eterei
1581 – Rime e prose
Durante la prigionia:
Prima parte delle Rime, Mantova 1591, comprende le rime d’amore;
Seconda Parte, Brescia 1593, produzione encomiastica;
Terza Parte, rime religiose, e Quarta Parte, rime per musica: incompiute.
Produzione drammatica: L’AMINTA
Genere: favola pastorale. Si afferma particolarmente a Ferrara nella meta’ del secolo, vicende del mondo dei pastori. Fabula in latino significa testo drammatico.
Riprende una lunga tradizione di poesia pastorale, come Teocrito e Virgilio, che ha ampi sviluppi nella letteratura cortigiana del 400 e del 500, Poliziano, Lorenzo de’Medici, Sannazzaro.
Scritta nel 1573 fu rappresentata l’estate stessa e pubblicata molto dopo.
L’Aminta: una favola pastorale
Diversa dalla commedia: non presenta
situazioni comiche collocate in un
contesto cittadino contemporaneo, ma
temi seri, patetici e sentimentali,
ambientati in un mondo favoloso.
Non raggiunge il livello sublime della
tragedia e soprattutto si conclude con un
lieto fine.
L’Aminta: struttura e temi
Si svolge in dialoghi, ma tutto viene raccontato da vari personaggi, non viene rappresentato direttamente, si tratta quindi di una drammaticita’ affidata alla parola piu’ che all’azione. Testo con dimensione piu’ narrativa e lirica.
Ambivalenza e ambiguita’ nei confronti del mondo della corte.
Evasione fantastica, modo di vita libero e sogno di una mitica eta’ dove l’amore era libero da costrizioni e sensi di colpa.
Componente edonistica e voluttuosa, naturalistica e paganeggiante.
Continuita’ e rottura con il Rinascimento
L’Aminta: trama Un pastore, Aminta, s'innamora di una ninfa mortale, Silvia,
ma non viene ricambiato. Dafne, amica di Silvia, gli consiglia
di recarsi alla fonte dove si bagna di solito Silvia. Silvia viene
aggredita alla fonte da un satiro che si appresta a violentarla,
quando interviene Aminta che la salva. Ma lei, ingrata, scappa
senza ringraziarlo. Aminta trova un velo appartenente a
Silvia sporco di sangue e pensa che sia stata sbranata dai
lupi. Addolorato per la presunta morte dell'amata decide di
suicidarsi gettandosi da una rupe. Silvia, che in realtà non è
morta, ricevuta la notizia del suicidio di Aminta, presa dal
rimorso e resasi conto di amarlo si avvicina al corpo
piangendo disperata. Ma Aminta è ancora vivo perché un
cespuglio ha attutito la caduta e riprende i sensi, così la
vicenda si conclude con il coronamento dell'amore tra i
due.
L’Aminta: stile
Stile volutamente semplice, come da
genere pastorale,
Melodia semplice, ma che nasconde una
sapiente architettura del verso, nel ritmo
degli accenti, nell’uso delle immagini.
La Gerusalemme liberata
Genesi e fasi dell’opera
1. 1559-1561: Tasso si trova a Venezia e
compone 116 ottave del Gierusalemme
2. 1565-1566: dopo l’arrivo a Ferrara
riprende l’opera intitolandola Gottifredo (
Goffredo di Buglione)
3. 1570-1575: termina l’opera dopo una
lunga interruzione
Edizioni dell’opera
1580: edizione non autorizzata dall’autore mentre si trovava a Sant’Anna (Goffredo)
1581: edizione data alle stampe dallo stesso Tasso a Ferrara (Gerusalemme liberata)
1584: edizione approntata dall’amico Scipione Gonzaga diversa dalle precedenti per interventi di censura da parte dell’autore e del curatore
1593: pubblica la Gerusalemme conquistata dopo un’attenta revisione
I Discorsi dell’arte poetica e in
particolare del poema eroico Tasso accompagna costantemente la
creazione poetica con la riflessione
teorica: I Discorsi rappresentano dunque la
parte teorica
Tra la teoria e la realizzazione poetica vi è
dunque un rapporto di reciproca
interferenza, di scambio la creazione ha
arricchito la teoria e viceversa la teoria ha
stimolato la creazione
“Però che, sì come in questo mirabile magisterio di Dio, che mondo si chiama, e ’l cielo si
vede sparso o distinto di tanta varietà di stelle; e, discendendo poi giuso di mano in
mano,l’aria e ’l mare pieni d’uccelli e di pesci; e la terra albergatrice di tanti animali così
feroci come mansueti, nella quale e ruscelli e fonti e laghi e prati e campagne e selve e
monti si trovano; e qui frutti e fiori, là ghiacci e nevi, qui abitazioni e culture, là solitudini
ed orrori: con tutto ciò uno è il mondo che tante e sì diverse cose nel suo grembo
rinchiude, una la forma e l’essenza sua, uno il modo dal quale sono le sue parti con
discorde concordia insieme congiunte e collegate; e non mancando nulla in lui, nulla però
vi è di soverchio o di non necessario: così parimente giudico che da eccellente poeta (il
quale non per altro divino è detto se non perché, al supremo Artefice nelle sue
operazioni assomigliandosi, della sua divinità viene a partecipare) un poema formar si
possa nel quale, quasi in un picciolo mondo, qui si leggano ordinanze d’eserciti, qui
battaglie terrestri e navali, qui espugnazioni di città, scaramucce e duelli, qui giostre, qui
descrizioni di fame e di sete, qui tempeste, qui incendii, qui prodigii; là si trovino concilii
celesti ed infernali, là si veggiano sedizioni, là discordie, là errori, là venture, là incanti, là
opere di crudeltà, di audacia, di cortesia, di generosità; là avvenimenti d’amore, or felici or
infelici, or lieti or compassionevoli; ma che nondimeno uno sia il poema che tanta varietà
di materie contegna,una la forma e la favola sua, e che tutte queste cose siano di maniera
composte che l’una a l’altra riguardi, l’una l’altra corrisponda, l’una da l’altra o
necessariamente o verisimilmente dependa: sì che una sola parte o tolta via o mutata di
sito, il tutto ruini.”
Discorsi dell’arte poetica, II: Unità e varietà nel poema epico.
La poetica
STORIOGRAFIA:
tratta del vero POESIA: tratta del
verosimile
POEMA EPICO: deve trarre
materia dalla storia per
ottenere l’effetto del
verosimile, ma deve
riservarsi un margine di
finzione (per distinguersi
dalla storiografia)
La materia non
deve essere né
troppo vicina al
lettore né
troppo remota
La poetica
POESIA
(Controriforma):
compito morale e
pedagogico
POESIA
(Rinascimento): non
può essere separata dal
diletto
POESIA (Tasso): il diletto deve
essere finalizzato al giovamento,
cioè le bellezze della poesia
devono rendono al lettore più
gradevole la materia morale e
religiosa
“MISCERE
UTILE DULCI”
(Orazio)
Il diletto è
assicurato dal
MERAVIGLIOSO
CRISTIANO
La poetica
Il concetto di MERAVIGLIOSO
CRISTIANO:
1) respinge il meraviglioso fiabesco del
romanzo cavalleresco;
2) Riguarda gli interventi soprannaturali di
Dio, degli angeli, delle potenze infernali,
che appaiono così verosimili al lettore
(verità della fede)
La poetica: unità e varietà
Tasso affronta il problema della costruzione formale del poema:
respinge il modello ariostesco (entrelacement) perché vuole unità per la sua opera;
La varietà allo stesso tempo però è indispensabile al diletto;
Soluzione: Il poema deve essere vario, contenendo le più diverse realtà ma il tutto deve essere legato in una struttura unitaria.
La poetica: lo stile sublime
Dei tre livelli indicati dalla tradizione
retorica classica (sublime, mediocre e
umile), quello che conviene al poema
eroico è quello SUBLIME perché i
contenuti sono “alti”.
Le parole non saranno di uso comune
Spezzature all’interno del verso
(enjambements)
L’argomento e il genere Argomento: Materia storica (conquista del Santo
Sepolcro ad opera dei crociati nel 1099).
Questo consente di garantire:
a) La verosimiglianza richiesta dal poema eroico;
b) Introdurre un meraviglioso credibile (meraviglioso cristiano);
c) Che la sua materia deve stimolare la coscienza cristiana del pubblico di fronte a problemi di grande urgenza (attualità della crociata).
La struttura unitaria e chiusa
Tasso non prende come modelli i poemi moderni, ma quelli classici: Iliade e Eneide.
Come i poemi classici, anche nel suo poema al centro dell’azione vi è UN SOLO EROE: Goffredo di Buglione.
Tasso mira ad una forte unità per la sua opera anche se la materia è varia non vi è molteplicità di azioni, ma un’azione unica (assedio di Gerusalemme e conquista del Santo Sepolcro).
V edi Confronto Ariosto-Tasso.
Intenti dell’opera
Intento celebrativo delle idealità religiose e della maestà della Chiesa;
Fine didascalico e pedagogico: le bellezze poetiche servono per far assimilare la lezione morale più agevolmente;
Volontà da parte di Tasso di adeguarsi ai codici controriformistici:
a. a livello dei contenuti ossequio verso la religione, il potere e la corte
b. a livello formale rispetto totale delle regole fissate da Aristotele nella Poetica
Intreccio del poema La storia ha inizio nel sesto anno di guerra contro Gerusalemme,
all'interno della prima crociata. Dio si avvede che i cristiani hanno
ormai dimenticato il loro obiettivo e manda l'arcangelo Gabriele da
Goffredo di Buglione, perché sproni i compagni; egli viene eletto capo
supremo della spedizione. Si arriva all'assedio e con esso ai primi
scontri. Satana invia dei demoni ad aiutare i pagani; inoltre manda nel
campo cristiano la bellissima maga Armida, che fa innamorare di sé
i guerrieri cristiani e li imprigiona in un castello.
Argante, uno dei più feroci guerrieri pagani, sfida a duello i cristiani, e
viene prescelto Tancredi. Erminia, principessa di Gerusalemme, è
innamorata di Tancredi; vedendolo ferito, si traveste con l'armatura di
Clorinda, la vergine guerriera di cui Tancredi è a sua volta innamorato.
Sorpresa dai cristiani, fugge e si ritrova tra i pastori, con cui si allontana
dalla brutalità della guerra. Tancredi viene fatto prigioniero da
Armida mentre inseguiva quella che credeva essere Clorinda.
Intreccio del poema Nel campo cristiano si diffondo una serie di notizie che generano sconforto: si dice
che Rinaldo sia morto, che Tancredi non si trova più e che non giungeranno i
rinforzi promessi dal re danese Sveno. Il tumulto seguente viene placato da
Goffredo anche con l'aiuto divino. La guerra continua con vicende alterne, sempre
con l'intervento divino e demoniaco. Dopo una processione al Monte Oliveto, i
cristiani assaltano Gerusalemme con una torre mobile, ma la notte interrompe la
battaglia. Argante e Clorinda riescono a incendiare la torre, ma vengono
sorpresi dai cristiani; in un duello Tancredi uccide Clorinda, la quale prima di
morire si fa da lui riconoscere e battezzare, poi muore tra le sua braccia. L'eroe è
disperato, ma viene salvato dall'apparizione della donna amata.
Il mago Ismeno, a questo punto, getta un incantesimo sulla selva di Saron in
modo che i cristiani non possano rifornirsi di legna per costruire una nuova torre.
Dio però decide che è giunto il momento di cambiare le sorti della guerra: in una
visione, Goffredo viene a sapere che Rinaldo è l'unico a poter spezzare
l'incantesimo della selva. I cavalieri Carlo e Ubaldo vengono mandati a cercarlo
e lo liberano dal giardino incantato di Armida, che si è innamorata di lui. Così
l'eroe giunge a Gerusalemme e dopo essersi purificato spezza l'incantesimo. I
cristiani penetrano così nella città e inizia il duello finale; il più duro è quello tra
Argante e Tancredi. Il primo muore, il secondo è ferito in modo grave ma viene
salvato da Erminia. Nonostante l'arrivo dell'esercito egizio, i cristiani vincono e
Goffredo può piantare la bandiera crociata sulla città e adorare il Santo Sepolcro.
I personaggi principali
Goffredo di
Buglione
Tancredi
Rinaldo
Clorinda
Erminia
Aspetti contraddittori del poema
1) Rapporto di ambivalenza con la corte:
Tasso contempla le scene in cui si
manifesta la maestà del potere, ma allo
stesso tempo mostra nel poema
insofferenza verso di essa per la sua
rigidità.
Episodio in cui Erminia ascolta la condanna da
parte di un pastore verso le corti (canto
VII)
Aspetti contraddittori del poema
2) Contrasto tra l’intento di costruire
un’opera moraleggiante e didascalica e
l’attrazione per un amore svincolato da ogni
legge morale, legato al piacere dei sensi
(nostalgia per l’edonismo rinascimentale) /
amore inteso come sofferenza
Episodio del giardino di Armida (canto XVI)
Aspetti contraddittori del poema
3) Contrasto tra il tema della guerra esaltato
come manifestazione dell’eroismo e di forza
e la guerra intesa e vista come sofferenza e
dolorosa.
Nel poema anche i guerrieri più feroci hanno
momenti di doloroso ripiegamento
Aspetti contraddittori del poema
4) Contraddizione tra una celebrazione scenografica della religione e una religiosità meno esplicita e più intima. alla religione fondata su verità definite razionalmente dalla teologia si contrappone un’attrazione per un sovrannaturale magico e demoniaco
Episodio dell’assalto di Solimano al campo crociato – incantesimo della selva da parte del mago Ismeno (canti IX e XIII)
Spinte disgregatrici dell’opera
La costruzione unitaria dell’opera è messa “in pericolo” da tendenze centrifughe costituite dalle avventure individuali di eroi come Tancredi e Rinaldo
La struttura sembra sempre sul punto di dissolversi e disperdersi in vari filoni (come in Ariosto)
Questi atteggiamenti sono stati definiti da Lanfranco Caretti con l’espressione BIFRONTISMO SPIRITUALE
Bifrontismo spirituale
Questa espressione riguarda la struttura
del poema intero
non si tratta in realtà di uno scontro tra
due religioni e culture diverse, ma si tratta
del conflitto tra due codici all’interno
della stessa cultura.
Bifrontismo spirituale
Pagani: valori rinascimentali
Cristiani: valori dell’età della
Controriforma
Struttura del poema
Triplice scontro nel poema:
1) Cielo contro Inferno: Dio ha scacciato dal cielo gli angeli ribelli (demoni) campo del vario;
2) Cristiani contro pagani: la cristianità infligge una sconfitta agli infedeli campo del vario;
3) Il capitano (Goffredo) contro i compagni erranti: Goffredo riporta sotto il suo imperio coloro che hanno deviato istanza unitaria.
Struttura del poema
Il rapporto tra i vari piani e le varie forze
è un processo di riduzione dal
MOLTEPLICE all’UNO, dalla
dispersione alla concentrazione;
La contrapposizione tra molteplice-uno
ha radici profonde nel poeta
La Gerusalemme è il poema della
DIVISIONE e non dell’armonia
Struttura del poema
Anche a livello formale vi è una perenne tensione tra molteplicità e unità: Tasso aspira a costruire un’azione unitaria concentrata intorno all’impresa dei crociati e alla figura di Goffredo, ma in realtà dalla linea centrale divergono molti altri fili narrativi;
La struttura unitaria, pur messa in pericolo dalle spinte centrifughe non è mai veramente disgregata.
Il punto di vista
Il punto di vista della narrazione è
continuamente mobile : si colloca nel
campo cristiano e nel campo pagano;
Sono presentati dall’interno non solo gli
eroi cristiani, ma anche quelli pagani;
La focalizzazione interna ai personaggi
traduce una simpatia per i nemici e gli
sconfitti.
L’organizzazione dello spazio
In questo poema si intersecano:
a) Uno spazio orizzontale: scontro tra
cristiani e pagani;
b) Uno spazio verticale (dimensione
trascendente), a sua volta diviso in:
- cielo (il bene) UNO
- Inferno (il male) MOLTEPLICE
Il tempo
Il tempo è lineare e lo sviluppo temporale
è unitario, teso tra l’inizio e la fine.
Si inseriscono solo brevi flash-back per
informare sulle vicende degli eroi che si
sono allontanati dal campo.
Tasso non narra tutta la prima crociata,
ma si concentra solo sul breve periodo
finale e risolutivo (modello classico: Iliade)
La lingua e lo stile
Tensione verso il sublime immagini, formule, stilemi, versi interi di altri poeti come Virgilio, Dante e Petrarca. Grande uso di figure retoriche; periodi lunghi e complessi.
Suggestività indefinita cadenze musicali (“un non so che…”), parole scelte più per la suggestione che per il significato;
Prevalere dell’emotività uso sovrabbondante di aggettivi, enjambements, pause forti;
Nuovo modello linguistico il modello petrarchesco viene infranto: a questo Tasso contrappone uno stile fatto di tensioni interne,ricco di musicalità, che rispecchia il suo mondo interiore (bifrontismo spirituale).
Confronto ARIOSTO- TASSO TASSO
Tasso ritiene che varietà e unità possano
conciliarsi: il poema epico deve essere come il
mondo, che presenta una mirabile varietà di aspetti,
ma resta unico nella sua forma.
Ne “La Gerusalemme liberata” vi è una duplice
prospettiva, terrena e ultraterrena: la prima è sede
della guerra tra cristiani e musulmani, la seconda è
data dagli interventi degli angeli e delle potenze
infernali (cielo e inferno: due piani contrapposti).
Nella Gerusalemme si apre la nuova dimensione
psicologica di Tasso, i suoi personaggi sono
autobiografici e ne riflettono l’irrequietezza. Il
bifrontismo si riflette anche nello scontro tra
cristiani e pagani. Non si tratta di uno scontro tra
due religioni e culture diverse, ma di uno scontro
sulla visione dell’uomo: i pagani sono i portatori di
una visione laica, che si rifà ai valori rinascimentali, i
cristiani sono portatori del codice culturale dell’età
della Controriforma.
ARIOSTO
Manifesta diverse voci, portatrici di
varie prospettive sul reale, tutte in
perfetta autonomia, senza
intervenire per fissare una
prospettiva privilegiata.
Ne “L’Orlando Furioso” vi è una
prospettiva terrena: i personaggi
rincorrono gli oggetti del proprio
amore.
Nel Furioso nessun personaggio
presenta uno sviluppo psicologico
individuale in quanto l’autore
intendeva creare delle figure che
riflettessero soltanto un aspetto
della natura umana.
Egli si limita ad abbassare la dignità
epica ed eroica dei personaggi
facendo emergere i cavalieri e le
dame con i loro limiti ed errori.
MOLTEPLICITA’ E UNITA’
PROSPETTIVA DELLO SPAZIO
PERSONAGGI
Confronto ARIOSTO- TASSO TASSO
Vede nella religione e nella fede la
vera interpretazione del mondo. I
valori cristiani sono gli unici che
obbligano l’uomo alla fedeltà eterna,
mentre i valori classici, legati alla
materialità, lasciano l’uomo libero di
decidere e di agire secondo la propria
volontà.
Nella Gerusalemme, sebbene risulti
dominante l’impresa militare, non
manca la presenza dell’amore, forza
negativa, che si oppone al compito
eroico dei guerrieri crociati.
La poesia del Tasso è caratterizzata
da una
compresenza dei contrari. Il suo è uno
stile ricco di tensioni interne che
rispecchiano il suo mondo
interiore.
ARIOSTO
Ha una visione del mondo positiva
e vede nell’uomo e nella religione la
capacità di capire il mondo, la natura
e la possibilità di piegarla al proprio
volere, riuscendo in un certo modo
a controllarla.
L’opera ariostesca si collega alla
tradizione cavalleresca, di cui
riprende gli armi e gli amori. La follia
di Orlando appare come il
rovesciamento ironico dei concetti
cortesi: l’amore non innalza l’uomo
spiritualmente ma lo degrada ad una
condizione disumana.
Il criterio linguistico seguito da
Ariosto è ispirato
a un’idea classicistica di uniformità,
compostezza ed
equilibrio.
RELIGIONE
AMORE
STILE