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Tour “Torino enigmatica” · svolto a Torino nei giorni 29, 30 settembre, 1, 2 ottobre 2016...

Date post: 26-Sep-2018
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Torino, LXVII Congresso Enigmistico Nazionale, 37° Convegno Rebus A.R.I. Tour “Torino enig-magica”
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Torino, LXVII Congresso Enigmistico Nazionale, 37° Convegno Rebus A.R.I.

Tour “Torino enig-magica”

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Premessa

Il 67° Congresso Enigmistico Nazionale, unitamente al 37° Convegno Rebus A.R.I., si è svolto a Torino nei giorni 29, 30 settembre, 1, 2 ottobre 2016 presso l’hotel Holiday Inn Turin Corso Francia. Tra le varie iniziative del congresso, che ha lasciato ovviamente molto spazio ai giochi enigmistici, alle gare estemporanee, ad assemblee e conferenze, alle premiazioni, ecc., il

comitato organizzatore (alitoro, cinocina, Dottor Tibia, Ele, iltopo, L’aura, marinella, microfibra, Orofilo, Pescanoce, Rutello) ha organizzato una visita alla città di Torino, con lo scopo di mostrare alcuni suoi aspetti misteriosi, che nel tempo hanno contribuito ad assegnarle l’appellativo di città magica. Al contempo il tour è destinato anche a creare un’occasione di svago turistico, camminando tra le vie del centro di una città molto affascinante, ricca di storia, di palazzi antichi, di piazze grandiose e viuzze strette, tra stile liberty, barocco, classico, moderno, che sembrano convivere educatamente.

I luoghi magici del tour, devono però incuriosire e divertire come un gioco enigmistico, più che confermare l’occulta misteriosità, normalmente priva di alcun fondamento, dei vari siti visitati e delle leggende/storie che li descrivono.

* * *

La città di Torino è nota tra l’altro per la sua fama di città magica, crocevia dei due flussi, magia bianca e magia nera. Torino farebbe contemporaneamente parte, unica al mondo, di due “triangoli”, importanti per entrambi i tipi di magia: magia nera con Londra e San Francisco, per analogie simboliche e presenza capillare di associazioni segrete che osservano l’occulto e il maligno; magia bianca con Lione e Praga, in questo caso per analogie dovute alla presenza di fiumi, di cunicoli e vie segrete, per l’influenza del Sacro Romano Impero nella costruzione di antiche opere murarie e nel disegno delle piante cittadine.

La magia nera è tradizionalmente considerata come la capacità di uno stregone (o mago nero) di comprendere e controllare un potere oscuro e soprannaturale proveniente da spiriti demoniaci e infernali. La magia nera è rivolta all’accrescimento di qualità e poteri individuali o di gruppi ristretti (quindi a favore di pochi e a danno di molti). La magia bianca è opposta a quella nera e, secondo un'altra diffusa credenza, opererebbe

invece in armonia con gli spiriti benefici del macrocosmo e del microcosmo, con lo scopo di accrescere il benessere del genere umano (quindi a favore di tutti). Questa opposizione alla magia bianca, stando ad altre interpretazioni, sussisterebbe in quanto fondamento di quel dualismo di energie cosmiche che garantirebbe l'equilibrio dell'intero universo. Il colore nero è collegato all'oscurità ed è in diretto contrasto con il bianco, collegato alla luce; entrambi gli elementi sono però indispensabili e l'uno non può

esistere senza l'altro. La metafora cinese dello yin e dello yiang può fornire un esempio di questo genere di contrapposizione.

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La magia nera è inoltre ritenuta un'espressione della hýbris greca, ovvero della volontà di ottenere conoscenze e poteri superiori a quelli permessi dal proprio livello di sviluppo attraverso una prevaricazione delle leggi dell'armonia universale.

Ma esiste anche una magia rossa, che può essere usata per trovare una risposta alle proprie domande; è un tipo di pratica libera, senza limiti che può allontanare ogni aspetto negativo della nostra vita. Spesso è utilizzata per far rinascere storie ormai finite, o per far cambiare sentimenti di pura amicizia in sentimenti amorosi e passionali. Non mancano i filtri per far in modo che la persona amata possa ricambiarci. Si tratta di un tipo di disciplina che potenzialmente non è né cattiva né buona, perché tutto dipende dall'uso che ne viene fatto: può sprigionare energie positive così come negative. Gli esiti dipendono

dalle intenzioni di chi la pratica (e da quanto in essa si voglia credere). Torino ospita dunque questi tipi di magia, ammesso che esistano, e una fitta serie di misteri connessi a persone, associazioni di persone, luoghi, accadimenti, palazzi, fiumi, oggetti, simboli, ecc. tutti visibili in città. Oltre ai numerosi simboli collegati al mondo dell’esoterismo e della massoneria disseminati in città, esiste un altro dettaglio, sempre legato ai rituali magici, da prendere in

considerazione: la maggior parte dei luoghi magici o misteriosi di Torino, si trova nella zona ovest della città, dunque con orientamento verso il punto cardinale associato al tramontare del sole e, di conseguenza, alla presenza del maligno. Perché Torino ha questa lunga tradizione di città misteriosa e magica? Molte altre città nel mondo, forse tutte, hanno i propri misteri ma Torino è una delle poche

città che ha voluto e saputo conservarli. E’ questa la ragione fondamentale che l’ha resa misteriosa ed enigmatica. E’ opinione diffusa che i torinesi siano un po’ conservatori, freddi, pieni di iniziative ma accentratori, gentili ma guardinghi ed altre cose ancora, tutte opinabili e discutibili. Ma è certo che la storia di Torino e del Piemonte si è evoluta attraverso secoli di una certa stabilità politica, caratterizzata da governi forti e politicamente preparati, capaci di avere intorno a sé un popolo fedele, poco propenso a cercare risposte diverse da quelle che fornivano i regnanti di turno (ma sarebbe più corretto dire “di stirpe”) autoritari ma comprensivi, lungimiranti, spesso molto vicini ai

bisogni dei propri sudditi. Ne è forse nato un popolo apparentemente tranquillo, che ha sempre accettato uno status che consentiva una sopravvivenza decorosa, nelle mani di governanti dell’aristocrazia, ma sempre concreti e protettivi. Ecco quindi che si forma una coscienza comune, capace di diffondere un’accettazione silenziosa delle decisioni, delle leggi, delle tradizioni; ma nasce anche il desiderio di sapere qualcosa in più, di riunirsi in classi e gruppi di persone che possono discutere, osteggiare

(o anche approvare, per convenienza economica e politica) le direttive di chi governa. E i gruppi non possono essere aperti a tutta la cittadinanza; devono, al contrario, distinguersi per un sapere cui la massa non può e non deve avere accesso. Simbologia e mistero iniziano ad essere la chiave di ingresso che apre porte dietro le quali la fantasia dell’uomo può scatenarsi, inventando qualsiasi cosa, infittendo il mistero. Parallelamente c’è bisogno di dialogare fra gruppi, di consolidare le alleanze, di renderle

forti economicamente, di favorire la coesione degli adepti, di distinguersi fra loro per una serie di “poteri” che derivano dal passato e dai misteri che esso porta con sé.

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Nasce la Torino delle associazioni segrete, tuttora esistenti e floride, delle sette, dell’osservazione di quegli stessi antichi rituali che erano regola assoluta nel passato. Rituali che vanno rispettati, complicati ulteriormente, resi sempre più misteriosi anche con volgari trucchi, perché, agli occhi dei più, chi è padrone del mistero è padrone della

conoscenza e il mistero rende diseguali e affascinanti. La conoscenza però non può avere padroni e l’ignoranza non deve avere schiavi. Assegnando lo stesso peso a conoscenza ed ignoranza si può riuscire ad arricchire la prima impoverendo la seconda. Forse l’enigmaticità di Torino, vista attraverso gli occhi di chi ama gli enigmi e le relative soluzioni, fa onore a questo antico precetto.

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Sommario

1. Le tappe del tour “Torino enig-magica” ............................................................................... 7

1.1 Piazza Solferino, la Fontana Angelica ................................................................................... 8

1.2 Portone di via Alfieri 19 ............................................................................................................... 8

1.3 Gli “Occhi” di via Lascaris ........................................................................................................... 8

1.4 Palazzo Lascaris............................................................................................................................... 8

1.5 Demoni lampada ............................................................................................................................. 8

1.6 Portone del diavolo ........................................................................................................................ 8

1.7 Sindone di piazza S.Carlo ........................................................................................................... 8

1.8 Piazza CLN ......................................................................................................................................... 8

1.9 Via Lagrange e chiesa di San Filippo Neri ........................................................................... 8

1.10 Museo Egizio.................................................................................................................................. 9

1.11 Piazza Carignano e Caffè Pepino ......................................................................................... 9

1.12 Piazza Castello.............................................................................................................................. 9

1.13 Via Palazzo di Città..................................................................................................................... 9

1.14 Via Conte Verde ........................................................................................................................... 9

1.15 Via dei Mercanti ........................................................................................................................... 9

1.16 Via Santa Teresa ......................................................................................................................... 9

1.17 Rientro ............................................................................................................................................. 9

2. Dettaglio del tour “Torino enig-magica” ............................................................................ 10

2.1 Piazza Solferino, la Fontana Angelica ................................................................................. 11

2.2 Portone di via Alfieri 19 ............................................................................................................. 14

2.3 Gli “Occhi” di via Lascaris ......................................................................................................... 16

2.4 Palazzo Lascaris............................................................................................................................. 17

2.5 Demoni lampada ........................................................................................................................... 19

2.6 Portone del diavolo ...................................................................................................................... 20

2.7 Sindone di piazza S.Carlo ......................................................................................................... 22

2.8 Piazza CLN ....................................................................................................................................... 23

2.9 Via Lagrange e San Filippo Neri............................................................................................. 25

2.10 Museo Egizio................................................................................................................................ 26

2.11 Piazza Carignano e Caffè Pepino ....................................................................................... 28

2.12 Piazza Castello............................................................................................................................ 29

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2.13 Via Palazzo di Città................................................................................................................... 31

2.14 Via Conte Verde (.. ed altre storie) .................................................................................. 33

2.15 Via dei Mercanti ......................................................................................................................... 35

2.16 Via Santa Teresa ....................................................................................................................... 35

2.17 Rientro ........................................................................................................................................... 35

3. Biblio-sitografia.............................................................................................................................. 36

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1. Le tappe del tour “Torino enig-magica”

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1.1 Piazza Solferino, la Fontana Angelica

Partenza da Piazza Solferino, di fronte alla fontana Angelica, che ha una storia antica (e seria) e ovviamente una storia esoterica.

1.2 Portone di via Alfieri 19

Si attraversa la piazza da lato del Ristorante Solferino e si prosegue sul lato sinistro della piazza (direzione corso Re Umberto). Superata via Prati si entra a sinistra in via Alfieri fermandosi al civico 19, davanti al portone ligneo con simbologie massoniche.

1.3 Gli “Occhi” di via Lascaris

Ritorno in piazza Solferino, svoltando ancora a sinistra (nota: sulla piazza c’è un secondo portone ligneo, simile a quello di via Alfieri, ma è un’imitazione). La prima via a sinistra è via Lascaris. A terra, sul marciapiede, sono visibili alcune fessure, forse antiche bocche di lupo: sono gli Occhi di via Lascaris.

1.4 Palazzo Lascaris

Proseguendo su via Lascaris, breve sosta all’angolo con via dell’Ala, per guardare il

misterioso palazzo.

1.5 Demoni lampada

Proseguendo su via Lascaris si arriva in via Arsenale e sulla destra sono visibili i Demoni-lampada.

1.6 Portone del diavolo

Piegando a sinistra su via Arsenale, si rientra in via Alfieri per ammirare il Portone del diavolo.

1.7 Sindone di piazza S.Carlo

Si prosegue su via Alfieri e all'angolo con piazza San Carlo si osserva sul palazzo d’angolo (voltandosi all’indietro) un affresco raffigurante una delle tante ostensioni della sindone.

1.8 Piazza CLN

Appena in piazza San Carlo, girando subito a destra e tenendo alla sinistra la chiesa di San Carlo, si entra in piazza CLN, un tempo Piazza delle due Fontane, per i monumenti che

rappresentano le allegorie dei principali fiumi di Torino: il Po e la Dora Riparia.

1.9 Via Lagrange e chiesa di San Filippo Neri

Dalla piazza CLN si rientra in piazza San Carlo dal lato opposto di via Alfieri, tenendo alla propria sinistra la seconda chiesa (Santa Cristina). Poi si svolta a destra in via Giolitti e subito a sinistra in via Lagrange. Chiesa di San Filippo Neri.

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1.10 Museo Egizio

Si prosegue su via Lagrange e, attraversando via Maria Vittoria, si entra in via dell’Accademia delle Scienze. Alla sinistra: il museo Egizio.

1.11 Piazza Carignano e Caffè Pepino

Si prosegue su via dell’Accademia delle Scienze e si entra in piazza Carignano. Sulla sinistra il celebre Caffè Pepino. Una maschera diabolica sovrasta l’ingresso.

1.12 Piazza Castello

Si prosegue su via dell’Accademia delle Scienze e si entra in piazza Castello; si percorrono i portici a sinistra, attraversando via Roma e poi a destra, sempre sotto i portici;

attraversata via Garibaldi si prosegue fino in via Palazzo di Città. La piazza ha innumerevoli spunti di conversazione e osservazione, come l’omphalos, ombelico, un oggetto in metallo conficcato all’ingresso della piazzetta Reale, fra i Dioscuri Castore e Polluce.

1.13 Via Palazzo di Città

Percorrere via Palazzo di Città; su un edificio settecentesco, all’angolo tra piazza Corpus Domini e via Palazzo di Città, al n.19 si osserva un “piercing” gigante.

1.14 Via Conte Verde

Poco prima della piazza Palazzo di città (dove sfocia la via omonima), svoltare a sinistra in via Conte Verde e proseguire dritto attraversando via Garibaldi (breve sosta guardando in direzione piazza Statuto).

1.15 Via dei Mercanti

Appena lasciata via Garibaldi si entra in via dei Mercanti (camminando occorre osservare i bovindi a destra e sinistra).

1.16 Via Santa Teresa

Via dei Mercanti prosegue tagliando via Barbaroux, via Monte di Pietà, via Bertola, fino ad arrivare in via Santa Teresa, in faccia ad un palazzo degli anni ’60 (oggi sede di vari uffici e negozi) dove Dario Argento ha ambientato parte del film “Il gatto a nove code”.

1.17 Rientro

Proseguendo a destra su via Santa Teresa, si rientra in piazza Solferino.

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2. Dettaglio del tour “Torino enig-magica”

Da un punto di vista generale Torino stessa è la thread line, il filo conduttore, della breve visita, per le ragioni spiegate in premessa; ma nel dettaglio il filo conduttore è l’enigma, con il suo fascino, la sua storia e, quasi sempre, la sua soluzione.

Spesso si tende a parlare con stupore, o addirittura con timore, di un evento, un luogo, un oggetto misterioso, come se qualcosa di maligno ne fosse l’origine. E’ una visione semplicistica (e di involontaria accettazione) della magia nera. Se, al contrario, si accoglie senza timore l’esistenza di certi fenomeni, confidando nella capacità del bene di sconfiggerli o, grazie al bene e alle proprie forze, di esserne immuni, ci si avvicina senza saperlo alla magia bianca. Se, infine, si cerca una risposta ragionevole ai dubbi che un

fatto inspiegabile può sollevare, allora si è vicini alla magia rossa. Esagerando un po’ e by-passando in modo irriverente secoli di storia esoterica che da sempre caratterizzano una certa storia di Torino, si potrebbe concludere che l’enigmistica sia molto prossima alla magia rossa, perché non teme l’enigma (anzi, è votata alla sua creazione), non confida in forze superiori per sconfiggerlo; rivela sempre, o quasi, la sua soluzione.

Si tratta chiaramente di un gioco, inventato per trascorrere mezza giornata in allegria con gli amici enigmisti (e chiunque altro voglia partecipare), occupando una sorta di posizione di mezzo fra le due magie. Va detto che definirsi “in mezzo” ad opinioni contrapposte, significa accettarle, cioè ammettere che se esiste una metà allora esiste una quantità divisibile e due estremi ben definiti. E’ dunque più corretto pensare che l’enigmistica sia super partes rispetto alle due magie e che si limiti ad osservare fenomeni ai quali è molto più interessante cercare una soluzione, rispetto al fascino dell’accettazione passiva di un

mistero irrisolto, bianco, nero, rosso che sia.

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2.1 Piazza Solferino, la Fontana Angelica

Il tour inizia in Piazza Solferino, di fronte alla fontana Angelica, che ha una storia antica (e

seria) e ovviamente una storia esoterica. Cenni storici e note

La piazza deve il nome al paese di Solferino in provincia di Mantova, dove avvenne un'importante battaglia il 24 giugno 1859, che vide la vittoria delle truppe franco-piemontesi contro gli austriaci durante la seconda guerra di indipendenza.

La piazza, che fino all'età napoleonica fu conosciuta come la piazza del mercato del legno, altrimenti detta Piazza del Bosco, era inizialmente di forma irregolare. Posta alla periferia della città ottocentesca, ne delimitava i confini meridionali dell'antico castrum romano, ovvero l'inizio dell'attuale Via Cernaia. Prima del progetto di Via Pietro Micca (1853-1855), sulla piazza si affacciavano vari edifici eterogenei, tettoie, bassi fabbricati e mura a protezione di orti e giardini privati.

Dopo la presentazione di alcuni progetti, la versione definitiva della piazza, ancor visibile oggi, fu quella dell'architetto Carlo Promis, datata 1853. Successive furono invece le aiuole centrali in corrispondenza di via Alfieri, allestite soltanto nel 1870. Nota: il monumento equestre che si può ammirare al centro della piazza è dedicato a

Ferdinando di Savoia-Genova. Fu costruito in bronzo nel 1877 dallo scultore Alfonso Balzico, e dedicato a Ferdinando di Savoia duca di Genova, raffigurato con la spada sguainata e il cavallo ferito, in ricordo della sanguinosa battaglia di Novara (detta "della Bicocca") del 23 marzo 1849, in strenua difesa dall'invasione austriaca durante la prima guerra di indipendenza. E' una

comune credenza popolare che se il cavallo immortalato è rampante il cavaliere morì in battaglia. Se il cavallo ha una zampa anteriore alzata, il cavaliere fu ferito in battaglia o morì in seguito a ferite di guerra; infine se il cavallo è ben piantato a terra su tutte e quattro le zampe, il cavaliere morì per cause non inerenti un combattimento (però Ferdinando di Savoia morì di malattia…).

La Fontana Angelica di piazza Solferino fu costruita secondo regole massoniche e storicamente era stata richiesta al Comune dal grand’Ufficiale e ministro Pietro Bajnotti, che desiderava dedicare

la fontana alla memoria dei genitori. Prima della sua morte, infatti, egli aveva disposto che la fontana, che si sarebbe dovuta chiamare Angelica in onore della madre Angelica Cugiani, venisse costruita in Piazza San Giovanni di

fronte al Duomo di Torino e a questo scopo lasciò alla città di Torino 150.000 lire per la costruzione del monumento. Nel progetto originale doveva guardare ad est, dove sorge il sole e comunque in un luogo molto importante per le sue coordinate esoteriche.

Fig.1 – Fontana Angelica

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Tuttavia, lo scultore Giovanni Riva, incaricato del progetto, ritenne opportuno spostare la fontana in Piazza Solferino (per ragioni sconosciute), dove avvenne poi l’inaugurazione, il 28 Ottobre 1929. Dal progetto alla sua realizzazione passarono molti anni, temporeggiando tra il bando di concorso, le gare d'appalto e tutta una fila di procedure

burocratiche. In chiave esoterica la scelta di spostarla dove si trova oggi fu sbagliata, perché la fontana ha perso l’orientamento verso est. Così come ci appare è composta da quattro gruppi di statue appoggiati a basi di granito: ai lati ci sono due gruppi femminili, la Primavera e l’Estate; al centro in posizione più alta si trovano due figure maschili che versano acqua da un otre, l’Autunno e l’Inverno.

La Primavera è seduta su un mantello di fiori e con una mano accarezza un bimbo che lancia nell’aria uno stormo di rondini; alle loro spalle c’è un altro bambino che solleva il mantello dove è seduta la donna.

L’Estate è sul lato destro appoggiata a fasci di spighe e vicino ha un bimbo che

sorregge una ghirlanda piena di mele, pere ed uva.

L’Autunno, giovane, è appoggiato alla chiglia di una nave e nasconde in una mano

una rosa un po’ appassita; la figura è avvolta da una ghirlanda di melograni e sull’altro lato vi è un bambino che gioca con ananas, banane e pannocchie.

L’inverno è una figura barbuta e corrucciata, appoggiata ad un ceppo di quercia dai

rami spogli e nodosi; la sua mano afferra l’otre a forma di ariete, poggiato ad un’aquila con una sola ala aperta. Sul lato posteriore si trova un bimbo sorridente con i capelli disposti a raggiera; un altro bimbo gli offre un grosso pesce, mentre un terzo gioca con

una ghirlanda di pigne. L’opera ha un significato nascosto? L’Inverno guarda verso oriente e, insieme con l’Autunno, rappresenta i giganti Boaz e Jaquim, i due sostenitori delle colonne d’Ercole, i guardiani della soglia che immette sull’infinito. Boaz rappresenta il primo grado dell'iniziazione che il neofita deve compiere

nel lungo cammino su per i 33 scalini delle logge massoniche. Mentre Jaquin rappresenta la perfezione, la conoscenza. Questa conoscenza, sempre ricorrente nella simbologia esoterica, è rappresentata dall'acqua che esce dagli otri che le due statue hanno in mano. Allontanandosi leggermente per ammirare la fontana è possibile notare che tra le due figure maschili si apre un varco dalla forma perfettamente rettangolare. Autunno e Inverno sono, infatti, i guardiani della strada che porta alla conoscenza.

Quindi la fontana potrebbe rappresentare la trasformazione interiore che l'iniziato deve compiere per raggiungere la vera conoscenza così da raggiungere la perfezione. Ma la fontana Angelica è davvero ricca di molti simboli, alcuni espliciti, altri oscuri ai più. Spostiamoci sul retro della fontana e guardiamo la statua di sinistra: ci sono molte decorazioni e due bambini, uno dei quali porge all’altro un pesce. Il pesce è un simbolo del

cristianesimo. L'altro bambino ha una chioma che ricorda la raffigurazione del sole, e quindi Gesù. Sulla destra del bambino-Gesù c’è una testa d'animale: un ariete, un caprone, comunque il simbolo del diavolo. Questa complessa simbologia è il cammino

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verso la conoscenza alchemica, un percorso difficile, ma anche tenuto ben nascosto e protetto. Osservando le bocche che buttano fuori l'acqua della fontana, si nota che quella al centro è una donna la cui testa è piena i serpenti: è Medusa, la figura mitologica che con il suo sguardo riusciva a pietrificare le persone. Era la custode dei segreti del labirinto

(quale migliore posto se non qui) prima del passaggio tra la parte posteriore e quella anteriore della fontana, a custodire i segreti alchemici. Nota: in quattro parole e senza nessuna pretesa di esaustività, si può dire che la Massoneria è un ordine per iniziati, che ha, in teoria, lo scopo di perfezionare l’individuo oppure, in termini meno egoistici e più sociali, di perfezionare l’umanità. Il nome deriva dalla discendenza da un primo gruppo di architetti, muratori, massoni, e alla leggenda di Hiram l’architetto del Tempio di Re Salomone; ma mille altre storie vengono raccontate al riguardo. Di fatto la Massoneria ed i

Massoni, i suoi membri, aderiscono tutti ad una segreta associazione di mutuo appoggio e di evoluzione morale e spirituale. MASSONE: deriv. di franc-maçon, libero muratore

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2.2 Portone di via Alfieri 19

Si attraversa la piazza in direzione del Ristorante Solferino e si prosegue sul lato sinistro

della piazza (verso corso Re Umberto). Superata via Prati si entra a sinistra in via Alfieri fermandosi al civico 19, davanti al portone ligneo con simbologie massoniche. Il portone è in mogano e noce, finemente lavorato da un mastro minusiere, vero artista del legno.

Sono visibili sul portone l’astrolabio, la squadra, l’archipendolo, il goniometro. Tutti strumenti utilizzati dagli

astronomi, cioè da quelle persone interessate a "misurare" le forze della natura. Per estensione ed affinità di ricerca, questi stessi oggetti divennero simboli della massoneria. Il palazzo è in sobrio stile liberty torinese, ed ospitò esponenti della massoneria dell'Ottocento. Note L'astrolabio è un antico strumento astronomico tramite il quale è

possibile localizzare o calcolare la posizione di corpi celesti come il Sole, la Luna, i pianeti. L’archipendolo è uno strumento di misura costituito da un elemento triangolare, squadra a bracci uguali unite da un'asta traversale o da una ghiera graduata con un filo a

piombo al vertice del triangolo. Conosciuto fin dall'antichità, è stato utilizzato fino al XIX secolo per varie operazioni topografiche.

Il portone è certamente un capolavoro ligneo, ma da solo non spiega i frequenti pellegrinaggi di turisti, curiosi (adepti?) che ne osservano la bellezza artistica. Forse tutto ruota intorno al mistero della massoneria, ai raduni (un tempo pubblici, poi segreti) che la massoneria volle tenere in questo palazzo. Anche il 19, numero tra i prescelti nella simbologia massonica, potrebbe avere un significato esoterico. Nota: Esistono molte paure o fobie legate ai numeri Tetrafobia: è una forma di avversione o paura del numero 4, molto sentita in oriente (in

Giappone in particolare) Triscaidecafobia: paura del numero 13. Popolarmente legata ai 13 commensali dell’ultima cena

di Gesù, anche se esiste una data, venerdì 13 ottobre 1307, nella quale furono arrestati in massa i famosi Cavalieri templari, osteggiati dal re di Francia Filippo IV il Bello. Da allora, dice

la leggenda, le maledizioni pronunciate dai templari torturati avrebbero fatto di questo giorno un dì di sventura.

Eptacaidecafobia: paura del numero 17. Hexakosioihexekontahexafobia: paura del numero 666.

La paura del numero 19 si chiama Enneakaidekafobia. Nella cabala e nelle tradizioni popolari il 19 è il desiderio smisurato di gloria al di sopra delle proprie capacità. La forza brutale che prende consapevolezza. E' il numero

dell'avarizia, dell'avidità, della fortuna sfacciata, del divertimento e del vizio. Quando è presente esiste sempre un’atmosfera di illecito, una forzatura per ottenere risultati concreti ed eclatanti, come grosse vincite, estorsioni, ricatti. Questi risultati sono ricercati

Fig.2 – Portone via Alfieri 19

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per generare invidia rispetto alla famiglia, ai parenti, all'amante, ai vicini di casa. Nel sogno è premonitore di vincite alle lotterie ed al totocalcio. E' anche ambasciatore di proposte illecite, di tradimenti, di maldicenze, di trabocchetti, di bestemmie, di sprechi inutili, di confusione e chiasso, di prostituzione, di travestimenti, di variazioni

atmosferiche. Tuttavia nei tarocchi il 19 è la risata. Furono queste le ragioni per cui la massoneria scelse, fra i vari simboli, il numero 19? Alcuni sostengono che in realtà il 19 fu scelto perché era, fra i numeri primi, il primo “libero”, cioè non impegnato da altre leggende o dicerie. Sembra una spiegazione credibile, da magia rossa (o da razionalità enigmistica?).

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2.3 Gli “Occhi” di via Lascaris

Ritorno in piazza Solferino, svoltando ancora a sinistra (nota: sulla piazza c’è un secondo

portone ligneo, simile a quello di via Alfieri, ma è un’imitazione più recente e pochi ne conoscono l’esistenza). La prima via a sinistra è via Lascaris. A terra, sul marciapiede, sono visibili alcune fessure, forse antiche bocche di lupo che si affacciavano sulla strada dalle cantine: sono gli occhi di via Lascaris.

Si aprono ai piedi di un palazzo che era

l’antica sede di una Loggia Massonica. In realtà potrebbero essere prese d'aria e di luce per i locali sotterranei, dove effettivamente si tenevano riunioni segrete. Certo è che, nelle fredde sere torinesi, quello strano sguardo a terra fa pensare; molti sostengono di sentirsi

osservati da forze occulte e misteriose, che con il loro potere quasi sbarrano il cammino. Sulla forma di queste fessure si è ipotizzato di tutto. Potrebbero essere la parte alta della lettera greca TAU (e qui le congetture su Taurus e Torino si sprecano); alcuni vedono somiglianza con un geroglifico, altri si limitano a non

spiegarsi il mistero e forse lo rispettano addirittura. Più avanti, attraversando via San Francesco ed osservando verso sinistra si scorgono alcuni angeli che reggono la balconata del primo piano di uno strano palazzo all’angolo fra le vie Pietro Micca e San Francesco d’Assisi. Dopo l’edificazione della Fontana Angelica, molti architetti torinesi e molti privati scelsero statue angeliche per motivo ornamentale o per reggere balconate. Si diffusero molto proprio in quest’area, quasi a ribadire la

presenza di forze del bene (magia bianca) opposte alla presenza simbolica del maligno.

Fig.3 – gli occhi di Via Lascaris

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2.4 Palazzo Lascaris

Proseguendo su via Lascaris, breve sosta all’angolo con via dell’Ala, per guardare il

misterioso palazzo. Cenni storici

Il Palazzo Làscaris fu costruito a Torino tra il 1663 ed il 1665 per il conte Giovanni Battista Beggiamo. Nel 1803 passò, per successione ereditaria, alla famiglia Lascaris (da qui il nome del palazzo) e quindi a Camillo Benso, conte di Cavour. Oggi il palazzo Làscaris che i torinesi chiamano Lascàris è sede della regione Piemonte.

Le facciate del palazzo Lascaris, sono disseminate da volti grotteschi e figure zoomorfe (che i torinesi chiamano mascheroni), circa 200, tra i quali spiccano le raffigurazioni di Hermes (legato

ovviamente alle scienze ermetiche) e quelle dei green men, volti circondati da fogliame e vegetali che fuoriescono dalla bocca e da altri orifizi del viso, a cui è legata una complessa simbologia, anch’essa circondata da leggende ingigantite dal tempo e da inevitabili imprecisioni nei racconti tramandati a voce.

Nota: l’origine dell’usanza dei “green men” pare si debba far risalire all’antica Grecia ed era considerata come un segno di benvenuto, mentre nel Regno delle Due Sicilie acquistò anche un carattere di protezione dalle sventure, alimentato da una forte superstizione dei committenti di tali opere. Nella foto: l’ingresso principale del palazzo, sulla via Alfieri.

Vittorio Alfieri, che abitava poco distante, fu uno degli affiliati

alla loggia “La mystérieuse”, che si riuniva in segreto in via Alfieri (allora via San Carlo). Questa loggia, fondata nel 1765 a Torino su

iniziativa della loggia di Chambery, era una sorta di potente lobby che poteva contare sulla protezione del futuro re Vittorio Amedeo III. La loggia Muratoria, si riuniva invece proprio in via Lascaris; nasceva inizialmente come loggia militare,

progressivamente aperta anche ai borghesi. Benché a Torino i Liberi Muratori trovassero

Fig.4 – Palazzo Lascaris (da via Alfieri)

Fig.5 e 6 – i mascheroni di Palazzo Lascaris (da via dell’Ala)

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sempre ostacoli a diffondersi per il mancato appoggio della casa reale, rendendo semiclandestine le proprie associazioni, potevano contare su Vittorio Alfieri, un “fratello” tanto esagitato da avere qualche problema con altri notabili della Muratoria.

E’ noto che molti architetti, chiamati a Torino dagli allora regnanti, si affiliassero volentieri alle varie logge. Ed è altrettanto noto che “dialogassero” tra loro grazie alle proprie opere, ornando i palazzi di volta in volta costruiti o solo progettati, con simbologie più o meno evidenti. Le figure presenti sui palazzi di Torino sono decine di migliaia, ma raramente è presente una traccia o un documento in chiaro che aiuti ad interpretare questi messaggi o semplicemente ad attribuire nomi ai volti (se umani). In alcuni palazzi il numero degli scalini che separano i vari piani è irregolare, sempre differente; si dice che sia

l’espressione di un linguaggio numerologico, di interpretazione pressoché impossibile. Questa zona di Torino è piena di opere che colloquiano tra loro, o che vogliono essere osservate e sembrano sfidare chi le guarda a trovare la soluzione dell’enigma. E’ però altrettanto plausibile che il significato di certi simboli non racchiudesse affatto un mistero, ma solo il desiderio di distinguersi, di trovare un’identità inimitabile e che, pertanto, non vi fossero enigmi da risolvere né, in conseguenza, soluzioni.

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2.5 Demoni lampada

Proseguendo su via Lascaris si arriva in via Arsenale (via dell’Arsenale) e sulla destra sono

visibili i "Demoni-lampada", orrende figure in ferro. Si dice che inizi da qui la Torino nera. Nota: non esiste un reale confine fra la Torino nera e la Torino bianca (anche perché non è credibile collocarlo …), ma si accetta che la simbologia di questi luoghi, se non altro per predominanza del negativo, richiami più di frequente la Torino nera.

I demoni, davvero orribili e contorti seppure artisticamente interessanti, sorreggono lampade sferiche ai lati del portone di un antico palazzo, che oggi

ospita una banca. Si dice che furono messi per fronteggiare, irriverentemente, i due edifici ecclesiastici posti di fronte, il Palazzo della Curia e la Chiesa dell'Immacolata Concezione, in un'epoca (XIX-XX sec.) in cui l'ingerenza ecclesiastica nella vita comune era

pesantemente avvertita dalla comunità laica. E ovviamente si dice anche che in quel palazzo si tenessero riunioni di maghi e stregoni, che con i loro poteri tentavano di equilibrare il bene (magia

bianca) di cui la zona era pervasa, con il male (magia nera) di riti demoniaci. Non è conosciuta una data certa della collocazione dei due mostri sul palazzo. Ciò non deve rappresentare un mistero e comunque non è necessario richiamare l’occulto. La data non

è certa perché il palazzo è antichissimo (oggi, in una casa degli anni ’80, sarebbe altrettanto difficile datare la trasformazione di un marciapiede o la costruzione di un’aiuola…). Sarebbe invece interessante capire la ragione della scelta dei due mostri. Nota: le paure ancestrali e zoomorfe dell’essere umano, sembrano essere la ragione principale

dell’attribuzione di volti feroci al male. Il male, in sé, non ha volto. Lo creano le nostre angosce, che nel tempo (e nelle lunghe tradizioni pittoriche e artistiche, dalle illustrazioni di Gustave Dorè al film Alien) hanno stabilito cliché ormai diffusissimi e inattaccabili.

Fig.7 – I demoni-lampada di via Arsenale

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2.6 Portone del diavolo

Piegando a sinistra su via Arsenale, si rientra in via Alfieri (già Via San Carlo) per

ammirare il Portone del diavolo. Il portone, istoriato di figure occulte ed ornato da un battente che riproduce una testa demoniaca, è ispirato alla carta n° 15 dei tarocchi, il diavolo, per l'appunto, ed è opera di un artista italiano, Pietro Danesi. La leggenda racconta che Trucchi di Levaldigi, ministro delle finanze, esasperato dalle continue dicerie sul suo conto, alimentate dal fatto che aveva fatto costruire tanti palazzi in pochi anni con denaro di dubbia provenienza, pensò di giocare un bello scherzo ai suoi concittadini, facendo giungere il portone già finito da Parigi, e facendolo installare a notte fonda. La

mattina dopo, in molti asserirono che soltanto il diavolo poteva avere fatto un tale prodigio.

Ma la storia della Torino magica/enigmatica, dice che il palazzo fu sede della Fabbrica dei Tarocchi, e che una notte avvenne un orrendo omicidio.

Nota: la simbologia legata ai Tarocchi, inoltre, è presente in riferimenti ancora più sottili: il numero 15 era anche il civico dello stesso portone, prima della modifica alla numerazione

civica conseguente alle successive modifiche e ristrutturazioni; alcuni testi dicono che oggi il portone reca il civico numero 19 (falso, è il 40). Gli stessi testi asseriscono che, per ulteriore combinazione, anche il tram che transita giornalmente accanto al portone porta lo stesso numero (ma è falso). E’ invece certo che vi dimorò Vittorio Alfieri.

Il portone è stupendamente intagliato nel legno, adorno di frutta, fiori, cupidi e varie simbologie, rigidamente massoniche. Quel

che più affascina è il batacchio, posto al centro dei battenti e sempre “misteriosamente lucido” (è ovvio, viene lucidato tutti i giorni dal personale di servizio del palazzo).

Raffigura il Diavolo sogghignante che scruta i passanti. Difficilmente si può dare una motivazione del perché sia ora conosciuto come “Il palazzo della porta del diavolo”, se non per il batacchio, anche se i battenti del portone si spalancano su un palazzo che trabocca di misteri e leggende che ormai si consolidano con il passar del tempo. Nell’anno 1790 nel palazzo, che appartenne per un breve periodo a Marianna Carolina di Savoia, fu preparata una festa durante il carnevale con orchestrali, danzatrici, artisti; al

fondo di una sala era raffigurata una scena infernale, le danzatrici coperte di minuscoli abiti ballavano tra le fiamme, dimenandosi come invasate simboleggiando le anime dannate. Un ricevimento mondano sconvolto dal grido di una ballerina, tale Emma Cochet, ma alcuni la indicano con il nome di Vera Hertz, che si accasciò pugnalata mortalmente. Le ipotesi furono molte, tuttavia il colpevole non fu mai identificato e neppure l’arma venne mai ritrovata. Non passò molto tempo che alcuni torinesi videro passeggiare un

Fig.8 – Il portone del diavolo di via Alfieri

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fantasma nei pressi del portone: la figura evanescente scrutava le persone per poi scomparire attraverso i muri. Un tale concentrato di simboli e riferimenti suggerisce un curioso parallelo con la City di

Londra, il centro economico e finanziario ma anche massonico ed occulto della città, ove è tutto un susseguirsi di banche, dragoni alati e simbologia occulta. Non per nulla Torino e Londra sono entrambi vertici di un presunto triangolo nero, unitamente a San Francisco. Fig.9 – Il batacchio del portone del diavolo di via Alfieri

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2.7 Sindone di piazza S.Carlo

Si prosegue su via Alfieri e incontrando piazza San Carlo si osserva sul palazzo d’angolo (voltandosi all’indietro) un affresco raffigurante una delle tante ostensioni della sindone. Da un punto di vista esoterico la Sindone è il talismano benefico per antonomasia (per entrambe le magie nera e bianca), che dai tempi del suo arrivo a Torino (1578) protegge la città. Come tale è stato disseminato in diversi punti di Torino, proprio per proteggerla dal male, ma pochi ne sono a conoscenza, anche perché oggi la maggior parte di queste

Sindoni simboliche è sparita. In piazza San Carlo, ai quattro angoli lungo i cornicioni dei palazzi, era posta una riproduzione dipinta del Sacro Telo; oggi ne sono rimaste solo due, quelle collocate sul versante occidentale della piazza.

Nota: molti sono i simboli esoterici sparsi per la città, alcuni chiari e ben in mostra, ma spesso nascosti agli sguardi veloci dei passanti: così il "salotto di Torino",

piazza San Carlo, nasconde sotto le sue belle finestre i volti di persone spaventate, il cui aspetto richiama figure ultraterrene. La nostra gita non può osservarle, ma molti testi, principalmente d’arte, descrivono questi

volti e la storia delle loro rappresentazioni.

Parallelamente alla devozione del male (la

dissacrazione della Sindone da parte della magia nera) e del bene (l’adorazione della Sindone da parte della magia bianca), esiste anche chi ama scherzare sulle due magie ed è in grado di inventarsi misteriose sindoni sparse per il Piemonte, con tanto di testi e documenti molto

ben referenziati e ricchi di dettagli. Ne nascono inevitabilmente pellegrinaggi improbabili,

alla ricerca del mistero svelato e, come sempre accade, riservato a pochi eletti. Anni fa un membro del CICAP, grazie ad un bellissimo scherzo di questo tipo, corse alcuni seri rischi pubblicando un libro nel quale rivelava la presenza di una Sindone in un paese del Piemonte (molte persone, seguendo i suoi percorsi inventati, procurarono disagi a varie chiesette e case private, alla caccia della sindone di turno). Nota: il CICAP un tempo era il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sul Paranormale;

oggi è il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze, fondato da Piero Angela.

Fig.10 – La Sindone di Piazza S.Carlo

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2.8 Piazza CLN

Appena in piazza San Carlo, girando subito a destra e tenendo alla sinistra la chiesa di San

Carlo, si entra in piazza CLN, un tempo piazza delle due Fontane, per i monumenti che rappresentano le allegorie dei principali fiumi di Torino: il Po e la Dora Riparia. Cenni storici

In origine era nota come piazza delle due Chiese, poi piazza delle due Fontane. Si deve l'aspetto attuale ad una ristrutturazione, prevista da un progetto del 1935, riguardante il secondo tratto di Roma. In seguito fu invece nominata piazza delle due Fontane. Le

due gigantesche fontane sono opere dello scultore Umberto Baglioni e furono realizzate nel 1937. Secondo il progetto originale la piazza avrebbe dovuto ospitare altre due statue raffiguranti l'una il Duce e l'altra il re Vittorio Emanuele III.

Nel 1987 le due fontane furono svuotate e messe fuori servizio a causa dell'usura della copertura della vasca e dell'impianto idrico. Solo nel 2005, dopo quasi 20 anni di abbandono ed incuria un restauro durato alcuni mesi riporta le due opere in funzione.

Nell'aprile 2013 la fontana del Po è stata messa nuovamente fuori servizio, dopo che da una fessurazione della vasca si è originato un danno al parcheggio sottostante. Le fontane sono state nuovamente inaugurate il 23/12/2014, con una cerimonia solenne. Durante l'occupazione tedesca nella seconda guerra mondiale la piazza fu tristemente nota perché ospitava il comando della Gestapo, ubicato presso l'Albergo nazionale, attualmente riqualificato tramite un'ambiziosa operazione immobiliare.

Il nome attuale della piazza si rifà al Comitato di Liberazione Nazionale, costituitosi in Italia al termine dell’epoca del fascismo. Il Po è per i torinesi è il Sole, quindi

la parte maschile, mentre la Dora è la luna, la parte femminile; uniti formano una sorta di anello protettivo intorno alla città, a cui moltissimi credono. Inoltre la confluenza di questi due fiumi a forma di Y, determina nel simbolismo, il bivio, la scelta. Fra il

bene e il male? Fra la conoscenza e l’ignoranza? Dario Argento forse non si pose troppe domande, ed ambientò molte scene del suo più famoso film, Profondo Rosso, proprio in questa piazza. Da una finestra del lato est, al terzo piano fuori terra, un giornalista assiste ad un omicidio….

Fig.11 – Piazza CLN

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Oggi piazza CLN, insieme ad un’altra decina di siti cittadini, fa parte del Dario Argento Tour, che consente ai turisti, evidentemente amanti della filmografia di Argento, di visitare i luoghi della Torino misteriosa che il regista scelse per i suoi thriller.

Il turismo cinematografico è un’invenzione americana degli anni ’50, ma anche in Italia, pur senza saperlo, prese piede rapidamente (basti pensare alla fontana di Trevi, meravigliosa in sé e visitata da sempre, ma resa spettacolarmente famosa da “La dolce vita”). Torino, piano piano, si è guadagnata il suo turismo cinematografico, non grazie a Cabiria, girato a Torino nel 1914 e considerato il più grande kolossal e il più famoso film italiano del cinema muto, ma grazie a Dario Argento, che accettò la magia di Torino, ovviamente quella nera, per le trame nere dei suoi gialli (alla fine dei quali vinceva

comunque la magia bianca).

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2.9 Via Lagrange e San Filippo Neri

Dalla piazza CLN si rientra in piazza San Carlo dal lato opposto di via Alfieri, tenendo alla

propria sinistra la seconda chiesa (Santa Cristina). Poi si svolta a destra in via Giolitti e subito a sinistra in via Lagrange. Chiesa di San Filippo Neri. Cenni storici

La chiesa di San Filippo Neri è un luogo di culto cattolico di Torino. Con i suoi 69 m di lunghezza e 37 di larghezza è l'edificio di culto più grande della città e sorge al centro di una zona di particolare interesse storico-artistico, sull'area già occupata dalla

precedente chiesa di Sant'Eusebio. Posta all'incrocio di via Maria Vittoria con via Accademia delle Scienze, dista pochi passi dal Collegio dei Nobili (attuale sede del Museo Egizio), dal vicino Palazzo Carignano posto nell'omonima piazza, dalla centralissima via Roma e da piazza Castello. Fu commissionata dalla Confederazione dell'oratorio di San Filippo Neri, per volere del duca Carlo Emanuele II, nel 1675 all'architetto Antonio Bettino ma un rovinoso crollo

avvenuto durante l'assedio francese del 1706, danneggiò l'intero cantiere. Il progetto venne dunque ripreso e affidato a Filippo Juvarra che vi operò tra il 1715 e il 1730, mentre l'ultimo rimaneggiamento del 1823, ad opera dell'architetto Giuseppe Maria Talucchi, ha interessato la facciata, di chiara ispirazione neoclassica.

Nella chiesa di San Filippo Neri è ambientata la vicenda principale del romanzo A che punto

è la notte di Carlo Fruttero e Franco Lucentini, da cui è stata tratta la miniserie televisiva omonima diretta da Nanni Loy, con Marcello Mastroianni.

La passeggiata in via Lagrange deve dare modo di vedere una Torino diversa, lontana dal mistero, dal nero, bianco, rosso, ma vicina al turista e al torinese. Via Lagrange è da qualche anno una lunghissima isola pedonale per la maggior parte della sua lunghezza, piena di negozi e locali. Nulla a

che vedere con via Monte Napoleone o via dei Condotti, ma sicuramente un salotto grazioso e accessibile a tutti.

Fig.12 – Chiesa di San Filippo Neri

Fig.13 – Via Lagrange

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2.10 Museo Egizio

Si prosegue su via Lagrange e, attraversando via Maria Vittoria, si entra in via

dell’Accademia delle Scienze. Alla sinistra: il museo Egizio. Cenni storici

Nel 1759 un appassionato egittologo di Padova, Vitaliano Donati, si recò in Egitto per

effettuare scavi archeologici. Trovò vari reperti, che furono inviati a Torino, unica città in grado (o desiderosa) di accoglierli, collocarli decorosamente e valorizzarne l’importanza storica. Ad inizio dell'800, subito dopo le campagne

napoleoniche in Egitto, in tutta Europa scoppiò una vera e propria moda per il collezionismo di antichità egizie. Bernardino Drovetti, piemontese, console generale di Francia durante l'occupazione in Egitto, collezionò in questo periodo oltre 8000 pezzi tra statue, sarcofaghi, mummie, papiri, amuleti e

monili vari. Nel 1824 il re Carlo Felice acquistò questa grande collezione per la cifra simbolica di 4.000 lire ed unendovi altri reperti di antichità classiche di Casa Savoia, tra cui la collezione Donati, diede vita al primo Museo Egizio del mondo. Sul finire dell'Ottocento il direttore del museo, Ernesto Schiaparelli, avviò nuove acquisizioni e si mise personalmente a condurre importanti campagne di scavi in Egitto. In questo modo, intorno agli anni trenta del '900, la collezione arrivò a contare oltre 30 000 pezzi in grado di testimoniare ed illustrare tutti i più importanti aspetti dell'Antico Egitto,

dagli splendori delle arti agli oggetti comuni di uso quotidiano. Il museo è dedicato esclusivamente all'arte egizia. Al suo interno si possono trovare mummie, papiri e tutto ciò che riguarda l'antico Egitto (compresi animali imbalsamati).

All’esterno del palazzo si vedono, molto in alto, alcune figure zoomorfe. Anche in questo caso non esiste una documentazione certa sul loro significato ed origine, ma sicuramente si tratta di volti che in qualche modo hanno avuto importanza per la città, forse per la

costruzione del palazzo, o forse ancora perché dovute, come atto di ringraziamento, come segnale di appartenenza o chissà cos’altro ancora. E’ qui opportuno ricordare che in Torino sono 5 i punti di magia bianca La chiesa della Gran Madre di Dio Piazza Castello La Fontana angelica

La Mole Antonelliana Il Museo Egizio

Fig.14 – Museo Egizio: il Libro dei Morti

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Ma sono anche 5 i punti di magia nera Piazza Statuto Il Colle della Maddalena

La Basilica Superga Il monte del Musinè L’obelisco di piazza Savoia Proseguendo su via Accademia delle Scienze, al bivio con via Principe Amedeo, guardare a destra il Palazzo Campana, in via Principe Amedeo angolo via Carlo Alberto, attualmente sede del Dipartimento di Matematica dell'Università di Torino. Deve il suo nome al nome di

battaglia del partigiano Felice Cordero di Pamparato. Ma fu anche sede di segrete riunioni partigiane. Nei suoi sotterranei è presente un bunker che ospitò molti torinesi durante i bombardamenti della 2a guerra mondiale. Il bunker viene oggi visitato nel percorso della Torino sotterranea, unitamente ai cunicoli della Cittadella e delle ghiacciaie. Nota: al pari di altre città, Torino è percorsa da tunnel e grotte sotterranee di epoche diverse e utilizzate per impieghi diversi. Sotto il Monte dei Cappuccini, ad esempio, che rimane alle spalle dell'enigmatica chiesa della Gran Madre di Dio, si trovano dei laboratori di fisica cosmica. Non tutti i torinesi lo sanno. La Stazione di Ricerca è alloggiata nei locali di un rifugio antiaereo scavato nella

collina, che il Comune concesse gratuitamente all'allora Laboratorio di Cosmogeofisica, riadattato dal CNR per scopi di ricerca. Attualmente la base è sotto il controllo dell' IFSI (Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario, con sede a Roma), di cui costituisce la Sezione Territoriale di Torino. E' dagli anni '50 che la città ospita questo importante centro, componente fondamentale della

collaborazione internazionale tra Italia, Unione Sovietica e Stati Uniti che propone (e poi realizza e gestisce da allora fino ad oggi) l'esperimento Large Volume Detector (LVD) per lo studio dei collassi gravitazionali. A partire dalla metà degli anni '80 l'Istituto di Cosmogeofisica partecipa agli esperimenti presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell'Istituto Nazionale Fisica Nucleare. Gli

obiettivi che si propone riguardano lo studio dei "Nuclidi cosmogenici e variazioni dell’attività solare nel passato da misure in meteoriti" e le "Datazioni di reservoirs terrestri, relazioni Terra-Sole e paleoclimatologia". Sembra molto interessante e in fondo la Stazione occupa 'solo' una porzione del tunnel sotterraneo, che si trova ad una profondità di 270 metri.

Questo dice la magia rossa, ma la magia nera e bianca dicono che i cunicoli di Torino hanno dato protezione a grandi nomi come Cagliostro e Nostradamus. Ma sono esistiti?

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2.11 Piazza Carignano e Caffè Pepino

Si prosegue su via dell’Accademia delle Scienze e si entra in piazza Carignano. Sulla

sinistra c’è il celebre Caffè Pepino. Una maschera diabolica sovrasta l’ingresso.

Altri visi misteriosi, voluti dal Guarini, contornano le finestre di Palazzo Carignano ma attenzione, non c’entrano con il male: rappresentano i capi tribù degli Irochesi. Tuttavia è consuetudine pensarli come simboli del male, o comunque carichi di mistero (in effetti è

un po’ strano che ci siano in Torino dei capi tribù degli Irochesi…).

Fig.15 – Il Caffè Pepino

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2.12 Piazza Castello

Continuando su via dell’Accademia delle Scienze si entra in piazza Castello; si percorrono i

portici a sinistra, attraversando via Roma e poi a destra, sempre sotto i portici; attraversare via Garibaldi e proseguire fino a via Palazzo di Città. La piazza ha innumerevoli spunti di conversazione e osservazione. Piazza Castello, enorme e splendida nella nuova sistemazione effettuata in

occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006. Siamo giunti nel cuore bianco della città, il centro delle energie positive e benefiche. Su questa piazza affacciano il Palazzo Reale, il Teatro Regio, l'Armeria Reale, il Palazzo del Governo, la Biblioteca Reale, l'Archivio

di Stato e il Palazzo della Giunta Regionale. Nel centro, si trova Palazzo Madama, con l'annesso castello che dà il nome alla piazza. Degne di nota, tra le altre cose, le statue dei due Dioscuri. Nota: Càstore e Pollùce o Polideuce sono due personaggi della mitologia greca e romana, figli gemelli di Zeus e di Leda, conosciuti soprattutto come i Diòscuri, ossia "figli di Zeus", ma anche

come Càstori. Vengono talvolta considerati come patroni dell'arte poetica, della danza e della musica.

I gemelli Castore e Polluce, nati dall'accoppiamento della bella Leda con un cigno, sotto le cui mentite spoglie si celava nientemeno che Zeus, il re degli dei. Secondo una diffusa versione del mito, solo uno dei due gemelli ereditò dal padre il dono dell'immortalità, Polluce, e questa sua condizione privilegiata sarebbe simboleggiata nelle statue di Piazza Castello da un'altra stella a cinque punte, identica a quella che si trovava sul capo dell'Angelo/Lucifero in Piazza Statuto. Le due stelle rappresentano ancora una volta il dualismo che permea tutta la città.

Un'altra tradizione ben nota della città afferma che il centro assoluto delle energie telluriche di Torino (ovvero, il suo Omphalos) si trova proprio al centro dell'ingresso di Palazzo Madama, dove un paletto infisso nel terreno tiene legate due

catene; esso assolve la duplice funzione di marcare il posto e di attingere e poi diffondere le energie benefiche del posto. Secondo la leggenda, era proprio in questo punto che veniva collocata la Sacra Sindone durante le prime ostensioni pubbliche; la reliquia miracolosa avrebbe caricato il sito nel corso degli anni.

Fig.16 – Piazza Castello

Fig.17 – L’Omphalos (ombelico)

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Sotto Palazzo Madama si dice vi siano le Grotte Alchemiche, dove operavano misteriosi alchimisti medioevali.

Sulla parete del Duomo che guarda verso palazzo Chiablese ci sarebbe addirittura una freccia rivolta verso il basso che indicherebbe un'uscita di sicurezza "infernale".

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2.13 Via Palazzo di Città

Percorrendo via Palazzo di Città, su un edificio settecentesco, all’angolo tra piazza Corpus

Domini e via Palazzo di Città, si osserva un “piercing” gigante.

Palazzo di città, se fosse tradotto in francese, sembrerebbe hotel de ville = municipio. E

proprio in piazza Palazzo di città c’è la sede storica del Municipio di Torino. Sulla via sono ancora operative antiche botteghe ricavate all’interno delle gigantesche colonne, uniche in Italia. Erano antiche garitte, poi divennero negozietti e botteghe. Oggi, se si è fortunati a procurarsene una, hanno un costo relativamente basso, 2.000 euro l’anno di affitto, da pagare al comune. Il colonnato è disadorno e le colonne sono

molto ravvicinate, quasi per facilitare il nascondersi dei militari in un’azione di difesa o fuga. Il Piercing gigante è in piazzetta Corpus Domini, sul palazzo settecentesco all’angolo tra piazza Corpus Domini e via Palazzo di Città, al n.19 (di nuovo il

numero 19…). Si tratta di un’opera di arte moderna, creata dall’architetto Corrado Levi in collaborazione con il gruppo di giovani artisti e architetti Cliostraat. Il vero nome di questa opera è “Baci Urbani” e venne realizzata nel 1996. Dal piercing, anche se da terra può non essere facilissimo vederlo, sgorga del sangue (ovviamente

dipinto) di colore rosso a destra e blu a sinistra.

Fig.18 – Il piercing gigante

Fig.19 – Piazzetta Corpus Domini e il piercing

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Il piercing era nato per un’iniziativa estemporanea ed era stato pensato come installazione non permanente, ma nonostante ciò oggi è ancora al suo posto, quasi a provocare chi passa per il bellissimo centro storico di Torino.

In piazza Palazzo di Città svetta oggi, al centro, un suggestivo monumento tutto nero dedicato alle imprese in Oriente del Conte Verde, cioè Amedeo VI di Savoia, vissuto nel XIV secolo (ma il monumento è stato eretto nel 1853), fondatore tra l'altro dell'originale Ordine del Nodo. Nota sul monumento: il bronzeo monumento ritrae Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde (per il colore delle sue armi e del suo abbigliamento durante le esercitazioni).

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2.14 Via Conte Verde (.. ed altre storie)

Poco prima della piazza Palazzo di città (dove sfocia la via omonima), si svolta a sinistra in

via Conte Verde e si prosegue dritto attraversando nuovamente via Garibaldi (l'antica Farmacia Chimica Tullio Bosio è in Via Garibaldi 24 ed è famosa per i suoi misteri alchemici). In lontananza si intravede piazza Statuto: c’è il monumento al Frejus, attraversato (si dice) dalla linea del 45° parallelo, ma è n clamoroso falso, basta un app sugli i-phone; 45°,04 N, con uno scarto di 30’’. Tuttavia molti torinesi amano citare il 45° parallelo ed il mistero che avvolge piazza Statuto.

Secondo Oberto Airaudi fondatore di Damanhur, qui passerebbe una delle linee sincroniche. Tra queste, la "linea di San Michele", una delle ley lines più potenti (per chi ci crede), che taglia l’Italia e l’Europa attraversando i più importanti luoghi di culto dedicati all’Arcangelo guerriero, come la Sacra di San Michele (a pochi chilometri

da Torino).

Note Linee sincroniche: rappresentano dei grandi fiumi di energia che circondano il nostro Pianeta e lo collegano all'Universo. Sono organizzati in un reticolo composto da nove linee verticali (con

direzione Nord-Sud), e da nove orizzontali (con direzione Est-Ovest), che gli antichi cinesi chiamavano la "Schiena del Drago". Le Linee Sincroniche trasportano pensieri e idee e attraverso di esse è possibile collegarsi a qualsiasi punto del pianeta. Ley lines: linee di flussi energetici che si intersecano sulla Terra. Convogliano le energie in punti

precisi, dove sono eretti megaliti, monumenti antichi.

L’esistenza o meno di queste linee non cambia in nessun caso lo scopo del tour di “Torino enig-magica”, ma è corretto parlarne, se non altro per citare Damanhur, che effettivamente esiste ed è visitabile. Damanhur si autodefinisce Federazione di Comunità spirituali. E’ nata nel 1975 in Valchiusella, su ispirazione di Falco Tarassaco, Oberto Airaudi (1950-2013). La sua visione illuminata e pragmatica

ha creato una fertile realtà fondata su solidarietà, condivisione, amore reciproco e rispetto per l'ambiente, tanto da ottenere nel 2005 il riconoscimento come modello di società sostenibile dal Global Human Settlements Forum delle Nazioni Unite (ONU). Prende nome dall'omonima città egiziana di Damanhur, sede nell'antichità di un tempio dedicato a Horo. Il nome della città deriva dall'egiziano antico Timinhor ("Città di Horus"). Secondo una paretimologia degli abitanti del luogo,

il nome Damanhūr deriverebbe da Damm, che in arabo egiziano vuol dire sangue, e da Nhur, che in arabo egiziano significa giorni: il nome farebbe riferimento ad una guerra che avrebbe fatto versare sangue per molti giorni.

Ogni anno Damanhur accoglie migliaia di visitatori e attira l'interesse di studiosi e ricercatori da tutto il mondo nel campo delle scienze sociali, dell'arte, della spiritualità, della sostenibilità ambientale. Nella filosofia damanhuriana sono fondamentali il pensiero positivo, la valorizzazione delle diversità, il raffinamento interiore e la disponibilità al cambiamento come strategia per uscire

Fig.20 – Piazza Statuto

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dalle abitudini. I damanhuriani adottano un nome di animale e di vegetale, che usano quotidianamente. La realizzazione per la quale Damanhur è maggiormente conosciuta sono i Templi dell'Umanità, un

complesso ipogeo interamente scavato a mano nel cuore della montagna, decorato con mosaici, vetrate artistiche, sculture, pitture parietali e opere d'arte dedicate al risveglio della “scintilla divina” che, secondo i damanhuriani, è presente in ciascun essere umano.

Damanhur ha centri, associazioni e recapiti in numerose città italiane, europee e nel mondo. E’ possibile venire visitarla in ogni momento dell'anno, frequentare i corsi e seminari, conoscere la filosofia e il pensiero del fondatore, Falco. La Federazione di Comunità è membro di GEN - Global Ecovillage Network, RIVE - Rete Italiana Villaggi Ecologici, CONACREIS - Associazione Nazionale di Promozione Sociale.

In piazza Statuto si trova il Monumento ai Caduti del Frejus che, proprio come la piazza, presenta numerosi riferimenti al mondo della massoneria. Sulla sommità della statua è addirittura raffigurata una stella a cinque punte, tipicamente simbolo del demonio. La

piazza fu poi sede della beatissima, ovvero della ghigliottina e nel 1864 teatro di sanguinosi scontri in occasione dei tumulti per il trasferimento della capitale. Questi precedenti storici contribuirono alla credenza che la piazza avesse un qualcosa di malefico, fino a farne, nell'ambito delle leggende sulla Torino magica, il vertice del triangolo della magia nera. Per la precisione, si ritiene che il vertice di tale triangolo cada nel punto indicato da un piccolo obelisco con un astrolabio sulla sommità, situato

nell'aiuola del giardinetto di fronte al monumento del Traforo ferroviario del Frejus. In realtà questo obelisco fu eretto nel 1808 su un punto geodetico, in ricordo di un vecchio calcolo trigonometrico del 1760 sulla lunghezza di una porzione di meridiano terrestre (il Gradus Taurinensis), eseguito insieme ad altri punti geografici nei comuni piemontesi di Rivoli (nel quale c'è un obelisco gemello), di Andrate e di Mondovì, ad opera del celebre geofisico matematico piemontese Giovanni Battista Beccaria (l'obelisco infatti è anche chiamato "guglia Beccaria”).

A quest'ultimo fu anche intitolato il piccolo tratto di corso (che fu anche il corso più corto di Torino, 100 m, il cui primato andò poi a corso Ciro Menotti, di soli 60 metri) che parte dal giardinetto dell'obelisco verso il corso Principe Eugenio. Infine, al centro della piazza Statuto, presso la fontana del Frejus, vi è l'accesso che conduce al sistema fognario che qui ha il suo snodo principale. Anche questo elemento favorì il crearsi di leggende e credenze che vogliono la piazza come fulcro della magia

negativa o, addirittura, punto di ingresso di una delle tre "Grotte Alchemiche" che sarebbero presenti in città.

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2.15 Via dei Mercanti

Appena lasciata via Garibaldi si entra in via dei Mercanti.

Camminando occorre osservare i bovindi (dall’inglese bow-window) nei palazzi di destra e sinistra. Un tempo erano adibiti a serre, perché potevano offrire molta luce alle piante da appartamento; oggi sono un elemento architettonico di lusso e di distinzione.

2.16 Via Santa Teresa

Via dei Mercanti prosegue tagliando via Barbaroux, via Monte di Pietà, via Bertola, fino ad arrivare in via Santa Teresa, in faccia ad un palazzo degli anni ’60 (oggi sede di vari uffici e negozi) dove Dario Argento ha ambientato parte del film “Il gatto a nove code”.

2.17 Rientro

Proseguendo a destra su via Santa Teresa, si rientra in piazza Solferino.

Fig.21 – “Bovindo”

Fig.22 – Il palazzo di “Il gatto a 9 code” (via S.Teresa)

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3. Biblio-sitografia

Molto di ciò che è contenuto nelle pagine precedenti deriva inevitabilmente da esperienze e gite effettuate in loco, da racconti preziosamente conservati nel tempo che tutti i torinesi conoscono (ma rivestiti di una minima parvenza di credibile presentabilità), e soprattutto da una nutrita serie di fonti informative scritte o, più di recente, accessibili su siti web. Il fatto che siano così cospicue le fonti informative, non significa che siano attendibili, visto l’argomento decisamente singolare. Molti siti e molti testi riportano informazioni

approssimative o errate e, in generale, non esplorano approfonditamente le ragioni di un mistero, sia perché gli elementi di ricerca e di indagine sono effettivamente scarni, sia perché lasciare inspiegato un mistero lo accresce, creando intorno ad esso ulteriore fascino e curiosità. L’enigmista, già di per sé misterioso agli occhi degli altri, è normalmente più attratto dal fascino di una soluzione, dalla bellezza di un esposto crittografico, da un breve inedito, da un rebus del Briga e in generale non considera mai misterioso un gioco enigmistico. Ciò

non esclude che il tour di Torino enig-magica (n.b.: molte tappe sono state escluse per evidenti ragioni di tempo) possa avere creato in ciascuno un po’ di ammirazione verso il mistero. L’importante è che prima o poi venga risolto... Di seguito: titoli di riferimento e siti web; in alcuni casi troppo fantasiosi, oppure molto tecnici o storici; in altri casi, infine, divertenti, romanzati e super partes.

Il mistero di Torino – Vittorio Messori, Aldo Cazzullo – Oscar Mondadori Guida insolita ai misteri, ai segreti, alle leggende e alle curiosità del Piemonte –

Massimo Centini – Newton Compton Editori Torino città Magica – Giuditta Dembech – Edizioni L’ariete Sincronicità e linee sincroniche – Oberto Airaudi – Edizioni Horus I segreti di Torino sotterranea – AA.VV. – Biblioteca Economica Piemonte in bancarella

Torino http://www.angolohermes.com/Luoghi/Piemonte/Torino/Torino_Magica.html http://www.duepassinelmistero.com/Torino%20magica.htm http://www.giudittadembech.it/torino_citta_magica_1.htm http://www.guidatorino.com/torino-magica-il-tour-serale-tra-magia-bianca-e-magia-nera/ http://www.travelstales.it/2013/01/06/torino-magica-tour-del-mistero-e-della-torino-esoterica/

Giulio Rastello (Rutello)


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