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Tra le Case - Parrocchia di Noveprendere in seria considerazione la possibilità di far visita ai...

Date post: 19-Jan-2021
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Page 1: Tra le Case - Parrocchia di Noveprendere in seria considerazione la possibilità di far visita ai bambini e ai ragazzi, che sono loro affidati, nelle famiglie, là dove abitano. Proposta
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Tra le case pag. 3 Il nuovo Vescovo pag. 5 La Scuola Materna pag. 6 Grazie Madri pag. 8 Il SERMIG di Torino pag. 10 Campo scuola

Elementari pag. 15 Campo giovanissimi pag. 16 Campeggio Medie pag. 18

Scout campo Branco pag. 19 Scout campo Reparto pag. 20 Uscita Chierichetti pag. 22 Caritas Parrocchiale pag. 23 Luigi Baldrani pag. 24 Nella grotta del

magodrago pag. 26 Riflessioni sul Natale pag. 28 Libri ECO pag. 30 Viaggio in Puglia pag 31

SOMMARIO

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Tra le Case di don Stefano Caichiolo

Eco de le Nove pag. 3 [email protected]

Uscito dalla sinagoga entrò nella casa di Simone (Pietro). La suocera di Simone era in preda a una gran-de febbre e la pregarono per lei. (Luca 4,38)

Levi (il pubblicano) gli preparò un grande banchetto nella sua casa. C'era una folla di pubblicani e d'al-tra gente seduta con loro a tavola. (Luca 5,29)

Mentre erano in cammino, entrò in un villag-gio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. (Luca 10,38)

Gesù si trovava a Betània nella casa di Simone il lebbroso. (Marco 14,3)

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». (Giovanni 20,26)

Questa serie di citazioni evangeliche, dove torna e ritorna la parola casa, è il pretesto di cui mi servo per dirvi che vorrei cominciare ad entrare nelle vostre case. In passato si parlava di benedizione delle case. Ecco, verrei ma so-prattutto per incontrare le persone che abita-no le case e certo anche per essere il segno della benedizione di Dio. Non faccio annunci eclatanti, non indìco ufficialmente nulla. In realtà scrivo queste righe con una certa titu-banza perchè se da una parte sento che ci sarà accoglienza e quindi attesa, dall'altro temo che dovrò fare slalom tra i già fitti impegni quotidiani per trovare il tempo e la serenità per rendere significativa l'esperienza della visi-ta. Qualcuno cordialmente è tornato a solleci-tarmi, dopo ormai due anni e più di presenza a Nove, a prendere seriamente in considerazio-ne la possibilità di avvicinarmi alla gente di questo paese incontrandola là dove vive. Vo-

lentieri, anche se son convinto che non sarà certo qualche man-ciata di minuti di dialogo a sorti-re gli effetti benefici che qualcu-no invoca e spera. La chiesa non tornerà certo a riempirsi solo perchè il parroco passa e benedi-ce. Son sempre più convinto che la fatica che si chiede a me sia la fatica che dovrebbe essere di-

sposta a fare tutta la comunità credente o al-meno il nucleo vivo di questa comunità. Sta-mattina ho letto il breve Motu proprio che Benedetto XVI ha scritto per indire l'anno del-la fede, inizierà l'11 ottobre 2012 nel cinquan-tesimo anniversario dell'inizio del Concilio Va-ticano II. Il Papa scrive al numero 7: “Caritas Christi urget nos” (2 Cor 5,14): è l'amore di Cristo che colma i nostri cuori e ci spinge ad evangelizzare. Egli, oggi come allora, ci invia per le strade del mondo per proclamare il suo Vangelo a tutti i popoli della terra (cfr. Mt 28,19). Con il uso amore, Gesù Cristo attira a sé gli uomini di ogni generazione: in ogni tem-po Egli convoca la Chiesa affidandole l'annun-cio del Vangelo, con un mandato che è sempre nuovo. Per questo anche oggi è necessario un più convinto impegno ecclesiale a favore di una nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia del credere e ritrovare l'entusiasmo nel comunicare la fede. Nella quotidiana riscoper-ta del suo amore attinge forza e vigore l'impe-gno missionario dei credenti che non può ve-nire meno. La fede, infatti, cresce quando è vissuta come esperienza di un amore ricevuto e quando viene comunicata come esperienza di grazia e di gioia”. Ecco allora perchè nelle case non ci entra solo il prete, là dove vivono gli anziani e i malati già fanno visita i membri dell'Unitalsi e con ancor più assiduità i ministri straordinari della comunione. È un servizio preziosissimo di cui dobbiamo essere infinita-

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Tra le Case di don Stefano Caichiolo

Eco de le Nove pag. 4 [email protected]

mente grati. Attraverso di loro è la comunità tutta che entra là dove è di casa la sofferenza o la solitudine. Ecco poi perchè ho chiesto ai catechisti, lo farò anche con gli animatori, di prendere in seria considerazione la possibilità di far visita ai bambini e ai ragazzi, che sono loro affidati, nelle famiglie, là dove abitano. Proposta questa che suscita qualche com-prensibile resistenza, è la paura di non essere ben accetti, ma se entriamo nelle case lo fac-ciamo in nome del vangelo e in nome di un'al-leanza educativa che va stretta ancor più for-temente. Non possiamo permetterci il lusso di rimanere reciprocamente estranei soprattutto se ci è chiesto di occuparci del tesoro più grande che hanno i genitori: i loro figli! E po-trebbe non finire qua. Potremmo mettere in campo nuove ministerialità che avvicinano la parrocchia ai luoghi in cui si vive, senza inva-denze, ma nel preciso desiderio che la comu-nione cresca per vie meno anonime, meno in-distinte. Allora io comincio, magari dopo Nata-le, con un ritmo di cui avrò modo di parlarvi, in orari che possano permetterci di incontrarci. Io comincio, anche se non so quando finirò, le case in cui entrare, se tutte le porte a cui bus-serò si apriranno, sono più di 1700. Io comin-cio, ma non vorrei essere da solo, vorrei che fosse una missione che sposa, a cui aderisce, su cui scommette una comunità intera. Ritor-no per un attimo ai testi evangelici con cui si apriva questo articolo.

Gesù entra nelle case e incontra la sofferenza.

Gesù entra nelle case e si fa ospite degli ulti-mi. Gesù entra nelle case e allarga l'amicizia.

Gesù entra nelle case e riconsegna la pace.

Non mi illudo, non ho la pretesa di entrare nelle case come vi è entrato Gesù, certo non mi manca la voglia di incontrarvi e già mi abita

il desiderio di essere segno, pur opaco, di una comunità che tesse, anche attraverso di me, ma non solo attraverso di me, più fitti legami di comunione. Parrocchia, e così spiego il tito-lo, significa letteralmente “tra le case”. La par-rocchia è la casa tra le case. Il tra non può che diventare la strada del con... ce lo auguriamo di cuore.

Approfitto di questa pagina dell'Eco per dire ancora grazie agli amici che lo hanno fatto ar-rivare nelle case (il Gruppo Buona Stampa) e a quanti, col lavoro di mesi, lo hanno offerto alla nostra lettura. Vorrei chiarire infine, spero una volta per tutte, che l'offerta che chiediamo è libera, serve a coprire le spese di stampa che si aggirano, su per giù, sui 1000 euro. Quanti ve la portano non insisteranno, resta tutto affida-to alla vostra spontanea iniziativa, questo è quanto io ho loro raccomandato. Se non date nulla non importa, ve lo lasciamo ugualmente. Se non lo volete (ormai la prossima volta) ba-sterà declinare l'offerta (magari gentilmente).

È ormai vicino il Natale...

Gesù pianta la tenda tra le tende del nostro accampamento.

Sì fa' di nuovo prossimo, vicino, in un bimbo il cui vagito ci abita il cuore.

Innocua presenza? O piuttosto appello che pian piano si insinua nell'anima per farci av-vezzi al vagito, se non al pianto, di un'intera umanità o almeno di quella più prossima, quella che abita la tenda vicina?

Buon Natale, tra le case nella memoria dell'Emmanuele, il Dio con noi, per iniziare o ricominciare quel cammino che va dal tra... al con...

don Stefano, don Aldo, don Massimo, Luigi (presto don...)

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Monsignor Beniamino Pizziol nuovo Vescovo di Vicenza

Eco de le Nove pag. 5 [email protected]

Mons. Beniamino Pizziol nuovo Vescovo di Vicenza

Beniamino Pizziol nasce a Ca’ Vio - Treporti, una frazione del Comune di Venezia, il 15 giugno 1947, da Vittorio, dipendente comuna-le e da Olinda Trevisan casalinga.

Riceve il Battesimo nella chiesa parrocchiale di Treporti il 10 luglio 1947 e la Cresima il 20 ottobre 1955. Entra in Seminario all’età di nove anni, in quinta ele-mentare, frequenta le me-die inferiori, il ginnasio, il liceo classico e i 5 anni di teologia. Viene ordinato presbitero il 3 dicembre del 1972 dal Patriarca di Vene-zia, Card. Albino Luciani, fu-turo Papa Giovanni Paolo I. E’ destinato come vicario parrocchiale a S. Lorenzo Giustiniani, parrocchia della periferia di Mestre.

Oltre al ministero pastorale ordinario, svolge l’insegnamento della Religione Cattolica pres-so la scuola elementare e media del quartiere. Nell’ottobre del 1981 il nuovo Patriarca Marco Cè lo trasferisce, sempre come vicario parroc-chiale, nella parrocchia di Santo Stefano in Venezia, con l’impegno di frequentare gli studi di Liturgia Pastorale presso l’Istituto di Santa Giustina a Padova. Completati tutti gli esami previsti, viene nominato direttore dell’Ufficio Liturgico e collaboratore delsettimanale dio-cesano “Gente Veneta” per il settore inerente la liturgia, gli viene anche affidato l’insegnamento della Religione Cattolica pres-so il Ginnasio-Liceo “Marco Polo” in Venezia.

Nell’ottobre 1987 viene nominato parroco nella parrocchia di S. Trovaso in Venezia, costi-tuita come “parrocchia universitaria” con l’incarico, insieme ad altri due presbiteri, della Pastorale universitaria diocesana, continuan-do l’insegnamento della religione cattolica al liceo fino al 1996. Dal 1996 al 2002 è assisten-te dell’AIMC e della FUCI. Durante i 15 anni vissuti a S. Trovaso collabora con i vari organi-smi diocesani di partecipazione (il Consiglio

Presbiterale, il Collegio Ur-bano dei parroci, il Vicariato di Dorsoduro, il Collegio dei Consultori, il gruppo dei Parroci Consulenti, la Com-missione diocesana della Cultura e della Catechesi) e cura diversi sussidi per gli animatori della Catechesi e della Liturgia, sulla Messa, sul Giorno del Signore, sull’Iniziazione Cristiana e altro.

L’attuale Patriarca di Vene-zia Card. Angelo Scola lo nomina Vicario Generale

della Diocesi il 3 ottobre 2002 e il 4 ottobre 2007 assume anche il compito di Moderator Curiae.

Il Santo Padre, in data 5 gennaio 2008, lo ha nominato Vescovo Ausiliare del Patriarcato di Venezia (Italia), assegnandogli la sede titolare vescovile di Cittanova. In data 16 aprile 2011 la comunicazione che il Santo Padre lo ha no-minato Vescovo di Vicenza.

L’Ingresso ufficiale in Diocesi di Vicenza è av-venuto il 19 giugno 2011, ore 17.00.

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La Scuola Materna “Danieli” di Marco Polloniato

Eco de le Nove pag. 6 [email protected]

Nove, Una presenza lunga oltre 110 anni: le madri canossiane e

l’asilo infantile “Danieli” (M.M.P.) 21 novembre 1897

Sono ben più di 110 anni da quando l'arrivo delle suore canossiane a Nove aveva portato una sana vitalità, andando a costituire, di lì a pochi anni, anche l'asilo infantile. Una realtà che ha formato innumerevoli generazioni di cittadini del pae-se della ceramica, evolvendosi nel corso dei decenni e che in questi ultimi mesi ha salutato definiti-vamente il paese.

La storia pur-troppo ha inse-gnato che le vo-cazioni, sia di re-ligiosi che di religiose, non sono più numerose come un tempo. A questo si è aggiunto anche l'inevitabile invecchiamento di quante, con quotidiana amorevole buona volontà, hanno dato il loro contributo nell'educazione dei fan-ciulli; anche la gestione strutturale ed organiz-zativa dei conventi e delle case ha influenzato nella scelta di chiudere l'Istituto. Da giugno infatti la scuola materna è stata definitiva-mente chiusa, con la disponibilità tuttavia a concedere i locali per dare una continuità in vista del passaggio alla nuova gestione. La co-munità locale aveva maturato per tempo una scelta che, attraverso una inedita forma di

partecipazione tra Parrocchia e Comune, ha messo d'accordo un po' tutti nella gestione di un servizio utile e ben sentito all'interno del paese.

La soddisfazione espressa a suo tempo dall'ar-ciprete don Stefano Caichiolo e dal sindaco Manuele Bozzetto, risuona oggi come il rin-graziamento più grande con cui la comunità ha deciso di omaggiare tutte le madri canos-siane. In questi 110 anni esse sono state un punto di riferimento per l'educazione dei pic-coli, nell'organizzazione delle attività del grest estivo, senza dimenticare il loro continuo e

fondamentale apporto nella catechesi e

nell'assistenza agli ammalati.

Le “Madri”, co-me erano chia-mate da sempre le suore canos-siane, sono state nel corso dei un punto di riferi-

mento per tante generazioni di novesi. Molti hanno potuto apprezzare la loro disponibilità di educatrici e di confidenti che hanno profuso all'ombra delle mura conventuali. La maggior parte delle loro attività sono sempre state quasi invisibili ai più, ma di grande aiuto e con-forto per chi si rivolgeva loro, magari nella di-sperazione economica, spirituale o morale.

“Umiltà e carità” si legge nello stemma dell'I-stituto e queste due virtù sono quelle che più di ogni altra i novesi hanno appreso dalle ma-dri

L’Asilo di Nove

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La Scuola Materna “Danieli” di Marco Polloniato

Eco de le Nove pag. 7 [email protected]

Con l'approvazione dello statuto nel consiglio comunale del 25 maggio scorso, è stata data rilevanza giuridica alla “Fondazione di parte-cipazione Scuola Materna Danieli”. Risultato positivo di un lavoro pluriennale, messo in es-sere da un gruppo di genitori e cittadini per cercare una continuità nel servizio reso dall’istituto canossiano. Il gruppo di lavoro a-veva preso contatto con diverse realtà: dalla Parrocchia, alla Diocesi e naturalmente con l’Amministrazione comunale.

Si è così giunti alla redazione di uno statuto per la “Fondazione di partecipazione scuola materna Danie-li”. Il sindaco Manuele Boz-zetto ha saluta-to così: «Grazie a questo stru-mento giuridico che, come ha confermato il notaio cui ci siamo rivolti, è un unicum nel territorio, l’amministrazione si fa carico della continuità lavorativa del personale attua-le, rifiutando anche offerte da parte di struttu-re private fuori paese. Non ultimo rimane an-che nello statuto lo spirito ispiratore con cui si vuole portare avanti l’iniziativa, ricordando i valori cristiani di fondo.»

Dal canto suo il parroco don Stefano ha mani-festato la gioia nel poter vedere una continui-tà condivisa con tutto il Consiglio Pastorale: ”l'intenzione di essere parte di questo nuovo corso è stata fortemente voluta. Esserci signi-fica poter garantire l'indirizzo che la scuola ha portato avanti finora, ma al tempo stesso è anche la dimostrazione che la comunità cri-stiana è parte attiva anche sul piano civile.”

Questa forma partecipata conta su un patri-monio costituito da un fondo di dotazione di complessivi € 50.000: di questi € 20.000 da parte della Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo,

€ 20.000 da parte del Co-mune di Nove e € 10.000 da parte del grup-po collaborato-re dei genitori dei bambini frequentanti la scuola stessa. La gestione e

l’andamento della scuola materna pre-vede inoltre un

consiglio di gestione con la presenza di due componenti designati dalla parrocchia, due componenti designati dal Comune di Nove ed il Presidente del gruppo collaboratore dei ge-nitori frequentanti la scuola.

Il nostro Asilo – veduta dal campanile

madre Giannina, madre Maria, madre Cesarina

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Grazie Madri… di Flavia Pigatto

Eco de le Nove pag. 8 [email protected]

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Grazie Madri… di Flavia Pigatto

Eco de le Nove pag. 9 [email protected]

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SERMIG – SERvizio MIssionario Giovani dati da: “SERMIG: Amore come codice”

Eco de le Nove pag. 10 [email protected]

Il SERMIG nasce nel 1964 da Ernesto Olivero che fonda il Servizio Missiona-rio Giovani la cui finalità è la lotta contro la fame nel mondo.

Ma è nel 1983 che il Sermig mette final-mente le radici in uno dei quartieri più po-polari di Torino, il Balòn, sui ruderi dell' Ar-senale militare in cui furono fabbricate armi usate nelle guerre di indipendenza e nelle due guerre mondiali. Ristrutturata da migliaia di giovani e di persone di buona volontà, quest'area di 40.000 mq diventa ''Arsenale della Pace", segno di come una fabbrica di morte possa trasformarsi in

fabbrica di vita, di pace e di solidarietà. Un luogo di accoglienza dei più disagiati dove

la diversità è una ricchezza, dove nessuno è nemico, dove chi vuole cambiare vita è ac-colto ed accompagnato. Ad oggi, da questa "città-rifugio" sono passati uomini e donne di 126 nazionalità. È luogo di incontro per i giovani che dall'Italia e da altri Paesi si danno appuntamento per confrontarsi, dialogare e crescere. È base di partenza per la solidarietà che raggiunge i cinque conti-nenti. È luogo di preghiera e di silenzio. Luogo di cultura e di formazione perma-nente. L'Arsenale vive grazie al contributo gratuito di migliaia di giovani, amici e vo-lontari.

Il SERMIG visto da Luciana Littizzetto Intanto se non vai lì, se non ci metti dentro i piedi non capisci. Non puoi immaginare. Ma quando varchi il portone e i tuoi piedi cammi-nano insieme ad un mucchio di altri piedi tra le volte spaziose dell'Arsenale, sei sopraffatto dallo stupore. Sarà quella zona lì, quella che sta tra la Dora e Porta Palazzo, ad essere più fertile all'amore rispetto alle altre. Forse c'è meno ombra. Forse il sole si fa spazio con me-no fatica. Le chiamano cittadelle della Divina provvidenza. Arsenali della pace. Microparesi dove i cuori di chi ci lavora batto-no all'unisono. E le braccia son pronte a solle-vare, accarezzare, nutrire, proteggere, difen-dere, curare.

Ernesto Olivero

La sede del SERMIG

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SERMIG – SERvizio MIssionario Giovani dati da: “SERMIG: Amore come codice”

Eco de le Nove pag. 11 [email protected]

Son braccia lunghissime quelle del SERMIG. Elastiche, che arrivano fino alla Tanzania, alla Cambogia, alla Romania ... E cuori spaziosi. Dove ci puoi far star dentro un sacco di roba. E se poi c'è un cuore capo, che sa battere così forte da dare il ritmo a tutti gli altri, beh ... è come avere una filodiffusione d'amore sempre ac-cesa. Anche gli occhi del SERMIG sono geneticamente modificati. Son occhi bifocali come le lenti degli anziani. Che possono vedere da vicino e da lontano. Son occhi che sanno distinguere con chiarezza anche i

dettagli. I bisogni non detti, le richieste per pudore taciute. Perché non sempre l'aiuto si chiede.

A volte l'urlo è silenzioso. Ma le orecchie del SERMIG, anche loro sono magiche. Sentono anche il silenzio.

Interpretano il muto, come la pagina 777 di Televideo. E poi lo traducono in gesto. Che di volta in volta è letto per la notte, pasto per il giorno, medico per il dolore, aiuto per chi cer-ca lavoro. E c'è anche il gusto. Il piacere di fa-re, il sapore di restituire e di raccontare ad al-

tri di cosa sa la vita vissu-ta così. È questa la grande ric-chezza. E anche l'ori-ginalità del SERMIG.

Che nel SERMIG tut-

ti i 5 sensi sono attivati per dare un senso. Un senso unico alla vita che si fa e che tutti degnamente hanno il diritto di fare. È dal 1964 (anno fantasti-co) che il seme della pace ha cominciato a germo-gliare. Sta nel cuore di To-rino, non dobbiamo far altro che farlo crescere e durare ancora nel tempo. Ed esserne grati.

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SERMIG – La nostra esperienza di Chiara Zanardello

Eco de le Nove pag. 12 [email protected]

Alla mattina del 6 luglio noi ragazzi di terza media siamo partiti a bordo di un pullman, alla volta dell’Arsenale della pace di Torino; sede del SERMIG (Servizio Missionario Giova-ni).

Una volta sistemate le nostre cose, ci siamo rifocillati alla mensa e poi diretti all’auditorium dove ci hanno spiegato attra-verso dei video cosa succede ogni giorno all’arsenale. Magari ci si comportasse così in tutto il mondo!

Qui trovano una casa, una famiglia o un aiuto i senzatetto, i bisognosi, gli orfa-ni…

Nel pomeriggio, alla nostra parrocchia, erano state asse-gnate le pulizie generali; che consistevano nel pulire i ce-stini, lavare le toilette, e alla sera servire alla mensa: che risate quella sera vedere i ra-gazzi vestiti da camerieri!

Dopo una doccia rinfrescante ci siamo ritrovati insieme alle altre parrocchie alla messa di ac-coglienza, a cui eravamo stati invitati a parte-cipare.

Dopo cena ci hanno radunato tutti in auditorium: eravamo in 200 ragazzi che pro-venivamo da diverse parrocchie di tutta Italia. Proprio grazie a questa diversità abbiamo im-parato che non bisogna mai giudicare male una persona soltanto perché vive in una zona diversa dalla nostra!!

Quella sera ci hanno spiegato come era stato organizzato il campo: ogni giorno, dopo cena, bisognava andare a iscriversi in un laboratorio a cui si voleva partecipare la mattina seguen-te. Si poteva scegliere tra: cucina, smistamen-

to e spedizione oggetti per missioni umanita-rie: in cui dovevi dividere i vestiti senza difetti da quelli con difetti. Questi ultimi, comunque, non vanno MAI buttati via perché serviranno a delle fabbriche in Polonia che li riutilizzeranno per fare delle stoffe. Inoltre si poteva scegliere di partecipare “all’arsenale della piazza”: un laboratorio direttamente a contatto con i bambini del quartiere povero della città, dove sorge l’arsenale. Con loro abbiamo giocato e ci siamo divertiti insieme: bastano poche ore di divertimento per aiutarli a sognare di nuovo!

Le lodi del mattino hanno dato inizio al secon-do giorno del SERMIG. Dopo averci diviso in gruppi abbiamo cominciato a lavorare, senza

però perdere l’allegria!! Nel pomeriggio siamo stati coinvolti nel “labora-torio”: ore in cui si riflette sul vangelo della mattina e ci si prepara alla messa, in-sieme a tutta la parrocchia, e al responsabile che viene assegnato a ogni paese. Alla

sera, dopo la messa delle 18.00, si è svolta la cena dei popoli: una cena un po’ particolare… Ci hanno radunato tutti in auditorium, ma li c’era solo una lunga tavolata con circa venti posti da sedere: “Che strano noi siamo in due-cento!” All’inizio ci siamo seduti per terra, ma poi alcuni volontari ci hanno fatto pescare un foglietto con scritto il nome di uno stato... C’erano nomi sottolineati, nomi scritti in rosso oppure scritti semplicemente in nero, “Per-ché?” Ecco subito la risposta, gli stati sottoli-neati rappresentavano i paesi ricchi, perciò coloro che gli hanno pescati potevano sedersi al tavolo, dove avevano cibo, acqua e risorse in abbondanza, tanto che si potevano permet-tere di sprecarne o addirittura buttarlo nella spazzatura!

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SERMIG – La nostra esperienza di Chiara Zanardello

Eco de le Nove pag. 13 [email protected]

Invece noi, gli stati scritti semplicemente in nero, eravamo gli stati poveri: i tre quarti della stanza, eppure non avevamo che un misero cucchiaio di riso a testa. Com’è possibile che venti paesi buttino via quello che servirebbe a sfamare il resto del mondo? Perché non si guardano un po’ intorno?

Gli stati scritti in rosso erano i paesi dove c’è la guerra e dove si muore a causa di essa. Alla fine ci hanno lasciato libera scelta: potevamo fare quello che ci sembrava più giusto! Cos’è successo? Beh… una mandria di centottanta ragazzi affamati si è riversata sul tavolo dei paesi ricchi!

Con questa cena abbiamo potuto capire che non bisogna sprecare nulla, anzi bisogna ri-sparmiare, se iniziamo nel nostro piccolo pre-sto riusciremo a cam-biare il mondo, a fare in modo che non ci sia più nessuno che muoia di fame!

Il giorno seguente è stato disposto allo stesso modo di quello pre-cedente: alla mattina ci siamo impegnati a la-vorare, al pomeriggio abbiamo riflettuto sul vangelo del giorno. Alla sera c’è stata una cac-cia al tesoro un po’ speciale… Ci hanno diviso a squadre facendoci pescare un cartoncino con una parola, noi dovevamo cercare gli altri ragazzi con quella uguale alla nostra: così ab-biamo avuto l’occasione di conoscere altre persone! In questo gioco c’erano delle prove da affrontare: una staffetta con la mela, in cui dovevi correre in coppia facendo attenzione a non far cadere il frutto, prendere un pezzo di una frase e riuscire a comporla quando si ave-vano tutti i pezzi, che risate che abbiamo fat-

to! Inoltre, in un’altra prova, c’era una corsa diversa dal normale: c’erano due squadre che sfidavano altre due, bisognava correre for-mando un cerchio dove si aggiungevano sem-pre più persone: si vinceva quando il cerchio era composto da tutti i membri delle due squadre (se ci si staccava bisognava star fermi cinque secondi!): é stato divertentissimo!! Nel terzo gioco bisognava giocare a dodgeball, nel quarto, invece, mimare una frase a squadre: una squadra mimava e l’altra doveva cercare di indovinarla! Ad ogni gioco se si aveva vinto si ricevevano due dobloni, alla fine vinceva la squadra che ne aveva di più: ha vinto la pace. L’essenzialità, che era la squadra di cui facevo parte è arrivata seconda!

Il sabato mattina ci siamo svegliati tutti con un po’ di malinco-nia: non potevamo credere che il campo che avevamo aspettato da un anno fosse già finito! Insieme abbia-mo riordinato la stanza e preparato le valigie.

Dopo aver salutato i nuovi amici delle altre parrocchie ci siamo incamminati verso l’autobus che ci avrebbe riportati a casa.

Durante il ritorno abbiamo potuto ripensare a quello che avevamo imparato durante il cam-po, a cosa abbiamo provato nel sapere che stavamo aiutando delle persone, a tutte le nuove amicizie… Insomma tutte le cose che hanno reso speciali questi giorni!!!

......E anche noi!!

A quelle persone che dedicano parte o tutta la loro vita per aiutare gli altri un grazie di cuore e, lo spero tanto, un arrivederci al prossimo anno.

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SERMIG dati da: “SERMIG: AMORE COME CODICE”

Eco de le Nove pag. 14 [email protected]

COSA E’ STATO FATTO AL SERMIG DAL 1964 100 amici della Fraternità 5.300 volontari

143.000 amici e sostenitori

20.010.000 ore di volontariato

9.170.000 notti di ospitalità

17.443.000 pasti distribuiti

77 missioni di pace in Polonia, Rwanda, Somalia, Libano, Terra Santa, Iraq, Bosnia, Kurdistan...

2.800 interventi e progetti di collaborazione e sviluppo in 89 Paesi nei cinque continenti

674 aerei da carico di medicinali, alimenti, vestiti, attrezzature inviate, pari a

5.530 tonnellate di aiuti

48.900 persone visitate grazie a 90 volontari tra medici, farmacisti e infermieri, per un totale di

280.000 visite mediche ambulatoriali

3.050 nuovi posti di lavoro trovati o creati

783 accoglienze residenziali particolari

3.700 allievi ai corsi di alfabetizzazione, restauro e musica

10.760.000 presenze ad incontri di preghiera, formazione, culturali

1.350.000 copie di libri venduti:39 titoli,alcuni tradotti in spagnolo, portoghese, arabo, coreano

32 anni di vita della rivista mensile Nuovo Progetto

8.400.000 offerte in denaro o in materiali

Il valore economico complessivo è di circa 583.000.000 di euro

COSA FA IL SERMIG OGNI GIORNO 1.750 ore di volontariato 875 kg di materiali (alimenti, medicinali, indumenti, tecnologie, ecc., selezionati e distribuiti) 1.850 notti offerte 2.970 pasti distribuiti 1.700 docce offerte 500 persone che usufruiscono di servizi vari (lavanderia, taglio capelli, bazar, scrittura lettere, ci-nema, biblioteca, orientamento lavoro, ascolto, ecc) 1.020 persone incontrate nei momenti di preghiera, di formazione, culturali 870 contatti per consegne materiali e/o versamenti in denaro 520 telefonate fatte e/o ricevute 85 visite mediche offerte

INOLTRE 110 bambini diversamente abili, cristiani e musulmani, ospitati a Madaba 40 nuclei familiari con bambini malati (100 persone da Albania, Georgia, Giordania, Kyrgyzstan, Ita-lia, Libano, Marocco, Romania, Venezuela) 165 bambini all' Arsenale della Piazza (albanesi, brasiliani, cinesi, congolesi, egiziani, giordani, ita-liani, marocchini, romeni ... )

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Camposcuola – Scuole Elementari di Katia Bordignon

Eco de le Nove pag. 15 [email protected]

Castelvecchio, casa NoveMontagna

Eccoci di nuovo, un anno dopo, a raccontare la settimana del campo-scuola a Castelvecchio dedicato a ragazzini dalla classe 3^ alla classe 5^ di scuola primaria. La prima del genere or-ganizzata dal gruppo animatori della parroc-chia, perché la prima esperienza aveva riunito anche i ragazzi della scuola media.

Convinti fosse di fondamentale importanza creare l’opportunità per i ragazzi di vivere una esperienza educativa e cristiana molto signifi-cativa, abbiamo messo in gioco le nostre ca-pacità e le nostre competenze, certo con i nostri limiti, ma con la volontà di riuscire che contraddistingue ciò in cui si crede fermamen-te e ciò in cui si investe molto. I frutti dopo solo un anno si stanno iniziando a raccogliere: i ragazzi iscritti sono stati numerosissimi, alcu-ni dalle parrocchie di Marchesane e Marosti-ca, decretando il tutto esaurito, e pure nuovi giovani animatori si sono resi disponibili ad aiutare e a mettersi in gioco.

Il tema del campo-scuola ha ripreso il motto dell’anno dell’A.C.R. “C’è di più”, una bella sfi-da per gli animatori impegnati a progettare nuove attività e a organizzare tanti giochi per far passare il messaggio che essere cristiani dà un valore ag-giunto ad ogni aspetto della nostra realtà quotidiana e al nostro modo di relazionarsi con il prossimo. La

presenza di don Evariano, parroco di Marche-sane che ringraziamo di cuore per aver condi-viso ancora con noi l’esperienza del campo, ha assicurato un prezioso contributo allo sviluppo del tema, grazie alle omelie e al commento della Parola davvero considerevoli per coin-volgimento dei ragazzini e attinenza.

Si ritorna stanchi fisicamente da un campo-scuola, con poche ore di sonno alle spalle, carichi però di nuove amicizie, legami rinfor-zati, momenti importanti vissuti insieme a persone, sia adulti sia bambini, che incontre-remo vedendole con occhi diversi, ecco allora che la fatica e l’impegno offerti assumono un significato di valore.

La fatica fisica e mentale è, infatti, la parte in-tegrante di ogni attività di una certa rilevanza organizzata ed elaborata nei dettagli. Nel no-stro caso i temi scelti, i giochi finalizzati, le e-sperienze significative, la preparazione dei materiali necessari e soprattutto l’”esserci pienamente dentro” al campo-scuola ha ri-chiesto una buona resistenza.

Il bilancio dell’esperienza a nostro avviso è po-sitivo, si può ancora migliorare con l’aiuto e i suggerimenti di tutti, ma crediamo valga la pena riprovarci ancora il prossimo anno.

L’impegno dedi-cato con gratuità e passione da ciascun parteci-pante si è rivela-to alla fine la componente es-senziale alla riu-scita della setti-mana… provare per credere!!!

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Campeggio Giovanissimi – Rocca Pietore di Valentina Tosin

Eco de le Nove pag. 16 [email protected]

“NEL MARE CI SONO I COCCODRILLI”“

Mi bagno, mi tuffo, mi giro e mi rilasso”

…proprio con questo ritornello iniziavano le nostre lunghe, intense giornate: tutti in cer-chio, con delle improbabili mosse di stretching cercavamo di svegliarci, dopo lunghe nottate insonni da leoni (rigorosamente marini!). Ma cosa c’entreranno, vi chiederete, i tuffi, i leoni marini, il mare e i coccodrilli del titolo, con un campeggio svoltosi a 1600 metri d’altezza, in mezzo alle vette più belle d’Italia?! C’è il suo perché e ve lo andiamo subito a raccontare…! BUONA IM-MERSIONE!

Il campo gio-vanissimi di quest’anno si è concentrato su quello che per ogni esse-re umano è un periodo im-portante e de-licato: l’adolescenza. Ti ritrovi un bel giorno in mezzo al mare, non hai più i braccioli perché “ormai sei grande” e capisci che piano piano dovrai imparare a nuotare da solo, scansando gli scogli e riconoscendo i pericoli, perché si sa, “nel mare ci sono i coccodrilli”. A farci da traccia, infatti, in questo viaggio è stata la sto-ria vera di Enaiatollah Akbari, un bambino afghano che a soli 10 anni viene “messo in mare” dalla madre, che, per salvargli la vita, altro non può fare se non allontanarlo da casa, portarlo in Pakistan e indicargli la via per quell’incredibile viaggio che lo farà sbarcare in

Italia solo molto tempo dopo. Così, seguendo la sua storia, ci siamo messi in mare anche noi e ci siamo lasciati trasportare dalle onde (…con tutta quella pioggia, ormai le onde c’erano per davvero!). Il primo giorno ci siamo divisi in 5 squadre: i Kebbabovis, i Ma anche no, i Spongebobbari, gli Ippocampi e i Grass(s)pi. Nei giorni a seguire ci siamo piano piano avvicinati al “mare aperto”. Siamo parti-ti dalla “spiaggia”, la parte conosciuta dell’avventura, dove ci sono la famiglia, gli a-mici, gli affetti. Ci siamo così avvicinati al “ba-gnasciuga”, affrontando così anche le prime prove di autonomia: zaino in spalla e cartina alla mano, il lunedì mattina siamo partiti per

una bella pas-seggiata, la cui meta era da scoprire lungo il cammino. Siamo quindi arrivati al lago di Alleghe, do-ve ci siamo fermati per il pic-nic.

Stanchi e puz-zolenti non

vedevamo l’ora di farci una bella doccia calda, ma il peg-gio era in agguato! Infatti, ci aspettavano altre prove di autonomia: un percorso ad ostacoli per entrare in doccia e per finire cena auto-noma! Il martedì, finalmente “in mare aper-to”, è Riccardo Nardelli, della cooperativa Adelante di Bassano del Grappa, abbiamo scoperto cosa, in parte, pensano i mass-media di noi giovani, come ci vedono, cosa ci chiedo-no e quanto valiamo per la società; quale ri-sorsa, non solo futura, ma presente, vera e indispensabile, rappresentiamo per tutti, a

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Campeggio Giovanissimi – Rocca Pietore di Valentina Tosin

Eco de le Nove pag. 17 [email protected]

partire dal quotidiano della nostra comunità e del nostro territorio. All’alzarsi del sole del no-stro quarto giorno, siamo partiti per la pas-seggiata lunga: sveglia alle 6.30, partenza a piedi dal campo prima per Malga Ciapela (per il pranzo), e poi per il Rifugio Falier, che sorge a 2074 metri, a lato della Marmolada, dove abbiamo trascorso la notte. Una passeggiata certamente faticosa, lunga per davvero e un po’ bagnata, che ha messo alla prova la nostra capacità di collaborare, di darci una mano a vicenda, di farci forza, quando, sotto la piog-gia, non si arrivava mai! Il giorno, tornati al campo, abbiamo dedicato il pomeriggio ad un’attività di riflessione, il “deserto”, che ci ha dato l’opportunità di rispondere a quelle do-mande difficili che nella quotidianità di tutti i giorni lasciamo comodamente senza risposte. Il nostro penultimo giorno, quando già comin-ciavamo a dire “non voglio tornare a casa!”, dopo aver attraversato il mare ed essere fi-nalmente “sbarcati su una nuova terra”, ogni squadra ha finto di dover creare un nuovo villaggio, interpretando il concetto di società

come una grande famiglia, in cui tutti devono essere responsabili nel proprio ruolo. Più tar-di, Roberto Manfrè, responsabile di una casa famiglia di Vicenza, ci ha raccontato la sua e-sperienza di “famiglia”, nella quale tutti sono suoi figli, senza distinzioni di pelle e di età. L’ultimo pomeriggio insieme è stato all’insegna del gioco e della creatività: un gruppo di noi ha sfidato a calcio e a pallavolo i nostri vicini del campo parrocchiale di Vidor; altri hanno creato una borsa in vera pelle, ide-ata e propostaci da Don Stefano, che si è rive-lato anche un bravissimo stilista! In fretta è calata così l’ultima serata, inscenando impro-babili teatrini e poi trascorsa attorno al falò cantando e raccontandoci barzellette fino all’alba. Vivere il campeggio è stata davvero un’esperienza che resta nel cuore, che ci ha dato energia e ha rafforzato le amicizie! Un grazie di cuore va ai ragazzi, che lo hanno reso davvero indimenticabile, essendone i prota-gonisti assoluti; a Don Stefano e agli animato-ri, che si sono profondamente impegnati per la riuscita di queste giornate, alle cuoche,

all’Associazione Tenda Aperta e a tutti coloro che hanno dato il loro contributo.

Arrivederci all’anno prossimo!!

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Campeggio scuole medie – Rocca Pietore di Daniele Bordignon

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Da sabato 16 a sabato 23 luglio, si è svolto a Laste di Rocca Pietore in collaborazione tra le parrocchie di Nove e Marchesane il campeggio per 50 ragazzi delle medie.

Il campo, ottimamente attrezzato con cucina, refettorio, docce, servizi e sala giochi, offriva una particolare suggestione con le tende col-locate tra i larici che dominano la zona nei pressi del rifugio Migon, nostro punto di ap-poggio logistico.

Siamo partiti con una scommessa: riuscire a dare ai ragazzi l’opportunità di vivere un peri-odo di divertimento e di amicizia e contempo-raneamente mettere in campo una proposta formativa significativa.

Il tema è stato lo slogan “C’E’ DI PIU’”, svilup-pato attraverso i cinque sensi. Così con giochi, lavori e momenti di riflessione, abbiamo sco-perto che gustare può diventare assaporare, annusare può diventare odorare, guardare può diventare osservare, sentire può diventa-re ascoltare e toccare può diventare accarez-zare. Abilitando così i 5 sensi, i ragazzi sono riusciti a comprendere la natura del famoso “sesto senso” che, secondo il criterio “C’è di più”, ti proietta fuori da te stesso, ti fa accor-gere degli altri, ti sensibilizza a conoscerli con

maggiore profondità, ti sostiene l’amicizia e l’amore…. Lo staff degli animatori è stato composto da un curioso ma ben affiatato mix di adulti e di giovani con il decisivo supporto di don Stefano e lo staff della cucina è stato premiato con il massimo del gradimento; una menzione particolare a Luca il nostro facto-tum. E’ giusto specificare che l’impegno di tut-te queste persone è stato mosso dallo spirito di servizio e di gratuità. Ma è stata vinta la scommessa? La risposta non può certo essere univoca, ma l’entusiasmo in molti ragazzi era

palpabile e sorge il solito dubbio se ha ricevu-to di più chi aveva il compito di dare; certo si sa che queste esperienze hanno effetti a lungo termine e, nonostante il maltempo abbia cer-cato di rompere i piani, la nostra valutazione finale è positiva con promozione per il prossi-mo anno.

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Scout: Campo Branco – Arson di Feltre di Michela

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Notizie in diretta dal Branco

Nella settimana tra il 16 e il 23 luglio ho parte-cipato alle mie prime Vacanze di Branco, sono dunque andata ad Arson di Feltre con i miei amici lupi.

La casa dove ho dormito era bella grande ed ospitale, dal terrazzo si aveva una vista con un panorama magnifico: oltre a Feltre e ai vari paesetti si vedeva maestoso anche il Monte Grappa.

Ho trascorso dei giorni allegri con i miei amici tra giochi, attività e qualche rimprovero da parte dei Vecchi Lupi perché il nostro compor-tamento non rispettava la Legge del Lupetto.

Ci sono stati tanti bei momenti in cui mi sono divertita ed ho imparato molte cose come: fa-re i biscotti, far finta di essere genitore per un giorno, giocare ad “alce rossa”, stare attorno al fuoco la sera a cantare e tante altre cose…

La cosa più bella di tutte è però partecipare alla “lunga cac-cia”.

Siamo partiti con lo zaino, al matti-no, e abbiamo camminato per un sentiero sasso-so e ripido, tal-mente tanto sco-sceso che spesso dovevo arrampi-carmi con le ma-ni, Marta si faceva trascinare da Ake-la perché proprio non ce la faceva più! Per fortuna

c’era Chill che aveva la cioccolata nello zaino e dopo un pezzetto avevamo un po’ più di ener-gia per continuare l’avventura.

I nostri capi erano preoccupati per la presenza di zecche, ma gli unici insetti che abbiamo tro-vato sono stati: tante api, alcune formiche gi-ganti, uno scorpione e delle magnifiche farfal-le colorate.

Dopo pranzo abbiamo raggiunto la vetta del monte, quando il bosco è finito ci siamo ritro-vati in un prato e potevamo ammirare il pae-saggio sotto di noi. Avevo la sensazione di po-ter toccare le nuvole. Verso sera, quando sia-mo tornati, ad aspettarci c’erano i nostri tre cuochi Gianna, Bruna e Chieppe con un buo-nissimo budino al cioccolato.

I bei giorni trascorsi in montagna sono finiti ma rimane un bellissimo ricordo e la speranza che la prossima estate arrivi presto.

Buona Caccia

Michela

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Scout: Campo Reparto – Val di Non (TN) di Maddalena Fontana

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Il campo scout si sa è un super momento con la doppia”A” AVVENTURA e AMICIZIA: un co-cktail di sincera lealtà.

Dieci giorni in Val di Non di vita fra i monti, uniti da passioni ideali e scontri, fuochi di bi-vacco, gare di cucina senza mai perdere la sfi-da mattutina, poi ambientazioni strane, prove di coraggio, animali da allevare e tornei da conquistare, uscite faticose con zaini pesanti ma con chi ti dà una mano e ti aiuta ad andare avanti.

Al campo reparto si confermano ogni giorno le amicizie sincere che maturano fra squadriglie.

Un grazie speciale non possiamo dimenticare A chi questo campo ha saputo organizzare: i nostri capi che sembrano seri e indaffarati ma che con noi si divertono come matti !!!

…Leggende narrano di scout che si lavano nell’acqua gelata dei torrenti montani, che usano il bagno in natura, che si scaldano col fuoco che accendono rigorosamente senza accendino e che mangiano ciò che trovano in natura in compagnia degli animali del bo-sco…

Beh i tempi sono un po’ cambiati, alcune di queste cose non sono più fattibili, anche se effettivamente l’impronta di uno scout cerca di ricalcare il più possibile quella della sobrietà e dell’essenzialità tipica della natura.

11 ragazzi, 5 capi, 1 parroco e 2 cambusieri

…i numeri non sono di certo molto grandi, ma a noi interessa relativamente, l’importante è vivere l’avventura come solo in un campo scout possiamo fare!!! Vita all’aria aperta, tenda e sacco a pelo, manualità, ingegno, competenze, gioco, sfide di cucina, missione di squadriglia, confronto e condivisione, essen-

zialità, servizio, momenti di riflessione, fuochi serali con canti, bans e scenette divertenti dei ragazzi, gare di sopravvivenza e lunghe cam-minate di reparto, ma soprattutto SQUADRI-GLIA con il suo capo, il suo vice e tutti i suoi componenti, adolescenti che crescono insie-me nelle attività di un intero anno e che te-stano la loro completa autonomia solo nel momento del campo estivo, al campo di re-parto.

10 giorni per mettersi in gioco completamen-te, affrontare sfide e aggiudicarsi gli scalpetti finali di cucina, di gioco e su tutti quello dello stile, il più importante!!!

10 giorni in cui le uniche certezze dei ragazzi sono la sveglia alle 7:30, la ginnastica mattuti-na, la colazione con l’immancabile pane e marmellata, l’alzabandiera e la preghiera per salutare il nuovo giorno. E ovviamente il pran-zo e la cena da preparare di squadriglia con la legna del bosco e l’aiuto di qualche pentola.

Tutto il resto è sorpresa… qualche attività è

più tipica, qualcun’altra invece è una vera no-vità, l’importante è che i ragazzi non sappiano mai cosa li aspetta…non a caso il motto del reparto nella vita come nel gioco è proprio “sempre pronti”!!!

Come oramai tutti sapete i ragazzi del Reparto Ss. Pietro e Paolo hanno vissuto 10 giorni in

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Scout: Campo Reparto – Val di Non (TN) di Maddalena Fontana

Eco de le Nove pag. 21 [email protected]

quel di Rumo (Val di Non), ma per loro la real-tà era un’altra…erano in “Jumanji: un gioco che sa trasportar, chi questo mondo vuol la-sciar”. Non c’era nulla di più facile, bastava tirare il dado, muovere la pedina in avanti e leggere ciò che compariva al centro del gioco per scoprire l’avventura del giorno. Ma… "Av-venturosi, attenzione! Non cominciate se non intendete finire. Ogni sconvolgente conse-guenza del gioco scomparirà solo quando un giocatore, raggiunto Jumanji, gridato forte il nome avrà."

Giorno: Mercoledì 27 Luglio

Ore 7:30 sveglia a tutto il Reparto, subito gin-nastica, poi colazione, alzabandiera e preghie-ra; insomma finora tutto come al solito…ma apriamo il gioco e oggi il tiro di dadi tocca alla squadriglia Scoiattoli… dal centro appare una scritta: Si rendono utili e aiutano gli altri. Questa è la legge che dovete seguire:

PRONTI A SERVIRE!!!

Quel giorno ad entrambe le squadriglie aspet-tava la missione che le ragazze hanno definito “un’esperienza unica e bellissima”. Loro la raccontano così:

“siamo partite dal campo per arrivare fino a Lanza a chiedere ospitalità a tutto il paese senza alcuna risposta tranne che per una cop-pia di anziani che gentilmente ci hanno ospitato nel-la loro casetta in giardino per la not-te. Ma nella mis-sione abbiamo an-che aiutato gli abi-tanti del paese of-frendo il nostro servizio perché

questo era il nostro obiettivo. Infatti, abbiamo ripulito un parchetto in paese dove avevamo pranzato e, aiutato un signore a raccogliere i prodotti dell’orto per tutto il pomeriggio.

Le due giornate sono trascorse velocemente e allegramente lavorando ma anche giocando e cantando ma soprattutto abbiamo capito che aiutare non fa bene solo agli altri, ma anche a noi stessi.

In questo campo estivo ci siamo divertite, ma abbiamo anche faticato molto nella costruzio-ne della sopraelevata, ottenendo però un ot-timo risultato. Per ben 12 notti infatti abbia-mo dormito in una “sopraelevata” un po’ tra-ballante, ma pur sempre stabile e sicura, an-che senza scala! Fortuna che avevamo le casse di squadriglia per salire e scendere senza tanti problemi.

E tra un ovetto e l’altro delle nostre due galli-ne da campo, tra faticose camminate, appas-sionanti sfide e anche momenti per sentirsi utili al prossimo con la missione di servizio è giunta la fine del gioco e con essa l’ultimo giorno di campo.

E se qualche curioso lo volesse sapere… la Squadriglia Scoiattoli si aggiudica meritata-mente lo scalpetto CUCINA, mentre la Squa-driglia Leoni non solo si conquista lo scalpetto

GIOCO rimontando un inizio poco pro-mettente ma bensì aggiunge alla sua collezione anche lo scalpetto STILE e con esso la vittoria di questo campo di reparto Val di Non 2011.

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Uscita Chierichetti – Cima Carega del gruppo chierichetti

Eco de le Nove pag. 22 [email protected]

Anche quest’ anno è giunto il momento della “chieri-uscita”, ossia l’uscita del gruppo chie-richetti. Partenza martedì mattina 21 giugno ore 08:00 e ritorno mercoledì 22 giugno ore 13.00. Destinazione:

rifugio FRACCAROLI cima “Carega”.

Non eravamo in molti; alcuni di noi erano im-pegnati con gli esami di terza media, altri era-no al campo scuola, altri ancora erano impe-gnati in attività varie; ci siamo trovati in nove chierichetti, don Stefano, Lucy, due mamme e un papà.

Ma come si suol dire in questi casi: “pochi ma buoni!!!”.

Siamo partiti con la passeggiata (passeggiata?!?!?) dalla località Giaz-za, dal rifugio C. Battisti e poi su, su, su….. fino al rifugio Fraccaroli.

La salita non finiva mai…., la fatica si faceva sentire….. eccome si faceva sentire!

E poi, lo zaino in spalla… che peso.

Caro don Stefano, tu non ce l’hai raccontata giusta, altro che passeggiata… una faticaccia!

Ma che paesaggi, che profumi, siamo andati, addirittura più in alto della nebbia.

Abbiamo trovato anche dei punti in cui c’era ancora neve… e allora via con le palle di neve.

Abbiamo fatto delle soste per mangiare, per riposarci alla e alla fine, quando ormai aveva-

mo perso ogni speranza di raggiungere quel rifugio che sembrava così lontano, così in alto, eccolo comparire davanti a noi. Siamo arrivati a quota 2200 m.! Che soddisfazione!

Ci siamo tolti gli scarponi, abbiamo indossato le ciabatte e ci siamo sistemati nel “camerine” dove avremo trascorso la notte. C’erano i letti a castello a tre piani… wow!!!In rifugio abbia-mo trovato anche tanti giochi da fare in com-pagnia. Siamo stati proprio bene.

Abbiamo mangiato, abbiamo fatto una partita a Risiko, e chi poteva vincere se non don Ste-fano?... Il solito raccomandato!

E poi tutti a letto… non abbiamo fatto nessuna fatica ad addormentarci.

La mattina se-guente, sveglia, colazione e ….tutti pronti per la discesa, chissà perché la discesa ci è sembrata più facile…

Siamo stati pro-prio bravi, vero don Stefano?

Anche se dob-biamo imparare a farci meglio lo zaino, capire cosa sia necessario portarsi e cosa invece è meglio lasciare a casa. Dobbiamo imparare a sistemarci bene i calzini e ad allacciarci gli scarponi.

Avremmo bisogno di una “chiero-lezione”.

È stata proprio una bella uscita. Grazie don Stefano per queste occasioni che ci offri.

A quando la prossima “passeggiata”?

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Caritas Parrocchiale

Eco de le Nove pag. 23 [email protected]

…ogni volta che avrete fatto a queste cose a uno solo di questi fratelli più pic-coli, l’avrete fatta a me!

Il percorso biblico - catechistico per adulti del-la parrocchia, dal titolo “L’avete fatto a me” (Mt 25,40)

parte da una esigenza di riflessione della Cari-tas Parrocchiale sull’esperienza por-tata avanti nell’anno e mezzo di attività del suo centro di ascolto.

Questo servizio ha permesso ai volon-tari della Caritas di entrare in contatto con persone italiane e straniere in difficoltà, in situazioni di disagio di vario tipo, ma tutte con la stessa necessità di vivere una vita serena e dignitosa.

La mancanza o la perdita improvvisa del lavo-ro risulta il disagio maggiore, ciò che porta le persone a bussare alla nostra por

ta per l’impossibilità di sostenere i costi di una vita normale: cibo, affitto, bollette, istruzione dei figli. Le conseguenze possono essere la perdita dell’autostima, del senso della vita, problemi psicologici, che a loro volta possono causare anche la separazione o il divorzio. A tutto questo si associa talvolta anche la malat-tia o la morte di una persona cara che esa-spera ulteriormente la situazione.

In questo contesto i più svantaggiati sono i cit-tadini immigrati che perdono il lavoro, maga-ri dopo 15-20 anni di permanenza in Italia, a-vendo ricostruito la propria vita e cresciuto i propri figli in un Paese

lontano da quello natio. Per loro la situazione diventa particolarmente drammatica perché molto spesso non dispongono di una rete fa-miliare in grado di sostenerli ed aiutarli peral-tro l’idea di ritornare in patria viene vissuto come un fallimento e un precludere ogni futu-ro ai propri figli.

Altro elemento forte di disagio è la solitudine vissuta dagli anzia-ni come dai giova-ni, i quali avverto-no forte il bisogno di trovare qualcu-no capace di ascol-tare, con il tempo di ascoltare.

Non e’ mancata l’occasione di ten-

tare l’inserimento sociale di persone venute ad abitare in paese da poco che speravano fosse facile trovare un lavoro e una sistema-zione.

Non e’ mancato neppure l’incontro con per-sone che hanno vissuto l’esperienza del carce-re in prima persona, o accanto a familiari car-cerati.

Vengono a noi persone a chiedere ascolto, a-iuto e sostegno, sul come questo possa essere dato è la domanda che poniamo a noi stessi e alla comunità cristiana.

Possiamo cercare insieme la risposta, riflet-tendo su una pagina del vangelo di Matteo, particolarmente forte ed esigente nei con-fronti dell’essere cristiani.

D’altra parte non può che essere così, perché l’essere e l’agire del cristiano discende dal confronto con la Parola di Dio: “Lampada ai miei passi è la tua Parola, luce sul mio cammi-no.”

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E’ bello far strada con Voi di Luigi Baldrani

Eco de le Nove pag. 24 [email protected]

«Alzati e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola».

Scesi nella bottega del vasaio, ed ec-co, egli stava lavorando al tornio. Ora se si guastava il vaso che stava mo-dellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli riprovava di nuovo e ne faceva un altro, come ai suoi occhi pareva giusto. «Forse non potrei agire con le persone come questo vasaio? Ecco, come l’argilla è nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani».

È scontato iniziare a scrivere a gente di Nove con un racconto che parla di un vasaio, di cre-ta e di un tornio? Probabilmente sì, ma non credo sia così se queste parole provengono dalla Bibbia e ci aiutano a fidarci di un Dio che abita anche nelle “botteghe dei vasai” e in o-gni altra casa di questo “comune di antica tra-dizione ceramica”. All’inizio di ottobre dello scorso anno anch’io mi sono come sentito di-re: «Alzati e scendi nella bottega del vasaio; là ti farò udire la mia parola». Da quel giorno ho teso le orecchie e non è stato difficile sentire la Parola di Dio risuonare qui, nella vita di tan-te persone: nel vostro fare famiglia, nel vostro dare tempo alla parrocchia e al paese, nella

vostra gentilezza e la-boriosità si sente un'e-

co del Vangelo! Sarà perché anche nel mio pa-

ese, S.Tomio di Malo, si e-strae e si lavora la creta per

farne vasi e mattoni, sta di fat-to che qui io mi sono da subito

sentito a casa, accolto e pa- gnato con amicizia e cordialità. Il vaso grezzo della mia vita ha trovato a Nove bimbi, ragazzi, giovani e adulti diventati come mani di vasaio che modellano la mia persona-lità, le mie debolezze per farne sempre più creatura di Dio.

Questo “prendere forma” è iniziato ventinove anni fa nella mia famiglia. Essa continua anco-ra ad essere presenza preziosa nel cammino, anche nella gioia di essere zio di due stupendi nipotini, Irene e Mirco. A modellarmi è stata anche la mia comunità di origine, S.Tomio, at-traverso i gruppi parrocchiali e le associazioni del paese. Dopo la maturità, il servizio civile in casa di riposo a Malo e i tre anni di lavoro nel-la cooperativa sociale “L’Orsa Maggiore” mi hanno messo in contatto con le fragilità di tan-te vite e le povertà del nostro tempo. Da otto-bre 2006 è la comunità del Seminario che mi aiuta a crescere e ad affrontare le situazioni in cui il vaso si piega, collassa su se stesso e si

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E’ bello far strada con Voi di Luigi Baldrani

Eco de le Nove pag. 25 [email protected]

rompe; vivere in comunità mi aiuta a lasciarmi re-impastare, a ripartire come uomo e come credente anche dopo le cadute. Può un vaso modellarsi da solo? Non è forse vero che non esiste un vaso più bello degli altri, perché o-gnuno è un pezzo unico e irripetibile? Ciò che conta è restare nelle Sue mani e continuamen-te lasciare che sia Lui ad impastare. «Ecco, come l’argilla nelle mani del vasaio, così voi siete nelle mie mani».

Il tornio del tempo continua a girare e dopo i ministeri della Parola e dell’Eucaristia ricevuti in dono ad ottobre e a marzo dello scorso an-no pastorale, quest’anno, insieme con voi, mi avvicino ad un momento decisivo del mio “la-sciarmi modellare”. Con sei compagni di cammino ho iniziato la preparazione per rice-

vere il sacramento dell’Ordine Sacro. Il primo grado di questo sacramento è il diaconato, pa-rola che deriva dal greco diaconia, cioè servi-zio.

Dopo anni di preparazione ed esperienze, do-po ore di studio e formazione, esami e duro lavoro, finalmente anch’io posso dire: «ora tocca a me, ora prendo io la parola: finalmen-te posso salire un gradino nella mia carriera di cristiano!». No! Non è così! Perché seguire Gesù è fare esattamente il percorso inverso: è imparare a mettere da parte il nostro istinto di essere i più bravi e i più belli, per scendere un

gradino sotto gli altri e mettersi a servizio, ab-bassandosi ai loro piedi, come Gesù stesso ha fatto. All’ordinazione diaconale mi avvicino insieme con voi, perché da solo sono capace di fare ben poco, ma con la tenerezza di Dio e l’aiuto e la preghiera vostri posso provare a muovere qualche passo, sapendo di rimanere vaso grezzo e fragile, sempre bisognoso di es-sere rimpastato.

È bello far strada con voi! Lo sperimento nella bellezza del celebrare, nel clima di famiglia che si respira in canonica, nella gioia di giocare con i ragazzi, nei dubbi e nei sogni condivisi con giovanissimi e giovani, nella testimonianza di adulti, anziani e ammalati. Grazie gente di Nove! Grazie a tutti e a ciascuno per la pre-ghiera e l’amicizia; grazie alle classi e ai gruppi con cui ho trascorso anche solo un minuto o qualche ora; grazie agli amici del campo supe-riori e della GMG per l’estate di Grazia vissuta insieme e grazie fin d’ora agli Scout che, in modo particolare quest’anno, mi accolgono tra loro; grazie alle suore per la loro vicinanza discreta; grazie a Luciana per il servizio e a don Stefano, don Aldo e don Massimo per la con-divisione di fede e di umanità.

Cari amici, continuiamo a far strada insieme!

Luigi.

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Nella grotta di Magodrago di Franca Perini

Eco de le Nove pag. 26 [email protected]

…ovvero la formula del sapere

Il Festival Biblico di Vicenza è giunto quest’anno alla settima edizione, e attraverso numerosi eventi ha sviluppato un percorso di riflessione sul tema della trasmissione dei saperi e dei valori di generazione in generazione.

L’Associazione Culturale Calalatela è stata nuovamente invitata a elaborare per l’occasione una proposta di teatro per l’infanzia ispirata ai contenuti della manifestazione. Così è nato “Nella grotta di Magodrago”, spettacolo a tecnica mista rivolto ai bambini e alle famiglie: un racconto drammaturgico di genere fiabesco, ambientato nel castello di un mago, arricchito di canzoni inedite e di dialoghi in rima. Lo spettacolo è stato proposto al Parco Querini di Vicenza ma, grazie all’opportunità offertaci da don Stefano Caichiolo, ha avuto il suo debutto sabato 22 maggio 2011 presso la Sala Polivalente di Nove, gremita di bambini e ragazzi, molti dei quali hanno partecipato allo spettacolo per vivere un’ esperienza di ascolto nell’ambito del loro percorso di educazione catechistica.

Abbiamo accolto l’invito con entusiasmo, ritenendo stimolante il tema del rapporto educativo fra generazioni, poiché è in esso che può germogliare il valore delle esperienze compiute dai “grandi”, laddove questo bagaglio di esistenze incontra la curiosità e l’ascolto di chi muove i primi passi nella scoperta di sé, degli altri e del mondo.

Fra le innumerevoli possibilità narrative offerte dal tema, abbiamo scelto di raccontare l’incontro fra due personaggi – un vecchio e un cucciolo – per rappresentare la ricchezza e

la problematicità propria di ogni rapporto educativo, esprimendone la portata affettiva e la ricchezza emozionale.

Il sapere del vecchio mago, inaridito dalla ricerca di una improbabile formula magica, si arricchisce della freschezza del pensiero infantile, della sua attitudine alla meraviglia, della necessità di ricondurre le nozioni astratte alla concretezza dell’esperienza. Ne risulta dunque una visione dinamica del rapporto educativo e dei suoi stessi contenuti, capaci di rendersi attuali e significativi in relazione al divenire degli eventi.

L’ambientazione fantastica del castello, con contorno di alambicchi, pozioni e libri antichi, esprime, nelle nostre intenzioni, la dimensione “sperimentale” della trasmissione del sapere e aiuta a raccontare come tale processo rappresenti qualche cosa di “magico”, nel senso di meraviglioso e straordinario.

LA STORIA. Chiuso in un castello insieme a Spago, suo maldestro aiutante, il vecchio Magodrago cerca da tempo immemore la formula del sapere: un intruglio magico che possa risparmiare a grandi e piccoli le fatiche

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Nella grotta di Magodrago di Franca Perini

Eco de le Nove pag. 27 [email protected]

dello studio, dell’esercizio, dell’appren-dimento e dell’errore.

Chi mai rinuncerebbe a un simile prodigio? Non certo il Ciarlatano, che si aggira nei pressi del castello per carpire la formula al Mago, e venderla di piazza in piazza sognando la ricchezza. Ma proprio quando Spago sembra suggerire al suo Maestro la ricetta perfetta per l’agognata formula, accade nel castello un fatto nuovo. Chi è quel cucciolo spuntato all’improvviso dalla grotta del drago? E perché pone tante domande, distogliendo il vecchio mago dai suoi importantissimi esperimenti?

Nell’incontro fra il mago e il cucciolo si sviluppa un dialogo carico di emozioni e aspettative, in cui il senso del rapporto educativo si arricchisce di affetto, si realizza nella relazione e nello scambio di umanità, orientando il rapporto stesso verso direzioni inaspettate. Alla fine della storia che cosa resterà della formula del sapere e dei suoi

magici ingredienti?

Lo spettacolo è stato creato interamente dall’Associazione: Franca Perini ha scritto il testo e le canzoni, ha costruito i pupazzi e ideato lo spazio scenico. Massimo Sappia ha realizzato la scenografia in legno. Entrambi, sulla scena, hanno dato vita ai personaggi

della storia. Francesco Lo Giudice ha armonizzato le melodie delle canzoni e ha creato le sonorizzazioni dello spettacolo. Il pubblico, ancora una volta, ha dato senso a questo nostro lavoro, regalandoci una partecipazione vivace e sincera.

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Natale di don Massimo Frigo

Eco de le Nove pag. 28 [email protected]

Sui treni ad alta velocità – i cosiddetti Freccia-Rossa: poco più di tre ore per coprire la di-stanza tra Padova e Roma – la prenotazione è obbligatoria: il biglietto indica già il posto che ti è stato assegnato ed ora, se l'acquisto av-viene on-line, il posto puoi addirittura sceglier-lo tu. Non così è nella vita: per quanto, infatti, il nostro vivere ci sembri spesso un frenetico viaggio ad alta velocità, la prenotazione del posto non è prevista: qualcuno il proprio po-sto non riesce a trovarlo, altri hanno l'impres-sione che sia stato loro rubato, a molti capita – talora o addirittura sempre – di sentirsi non a posto, fuori posto o addirittura senza posto.

Senza posto si trovarono anche Maria e Giu-seppe a Betlemme: “per loro non c'era po-sto” annota l'evangelista Luca e Gesù dovette accontentarsi di nascere fuori: fuori da una casa, probabilmente in una grotta adibita a stalla, praticamente all'aperto. Nasce fuori da Gerusalemme colui che fuori da Gerusalemme morirà (Mc 12,8;15,20) e si rivela per primo proprio a chi stava fuori, a pastori che pernot-tavano all'aperto. Nemmeno per loro pare ci fosse posto, forse perché vagabondi o addirit-tura stranieri, comunque ospiti non del tutto graditi, da tenere fuori dalle proprie case, nel-la speranza che non mettano radici, che non pretendano di fermarsi, che se ne vadano pre-sto nel paese più vicino o – pare di sentirli an-che oggi questi discorsi! – che se ne tornino da dove sono venuti.

Questo “nascere fuori” di Gesù è meno banale di quel che sembri: non è un dettaglio poetico che “fa presepe”, ma l'essere fuori – fuori da-gli schemi, fuori dalle attese, fuori dalle prete-se – sarà una caratteristica costante di quel bambino di cui presto si diranno cose fuori dal

normale (Lc 2,17-18), che dovrà fuggire fuori dalla sua terra perché insidiato da Erode (Mt 2,13-14), che nel suo ministero di strada e sul-la strada ci appare spesso più fuori che dentro le città, talora addirittura costretto – ci rac-conta Marco – a stare “in luoghi deserti, dove venivano a lui da ogni parte” (Mc 1,45) e co-munque attento a quei disgraziati – lebbrosi, pubblicani, prostitute... – che venivano bollati come fuori dalla grazia di Dio.

Gesù stesso venne reputato “fuori di sè” (Mc 3,21; Gv 10,20) dai suoi parenti quel giorno che, forse desiderosi di riportarsi a casa colui che pensavano stesse esagerando, vennero in cerca di lui a Cafarnao. Non avevano torto: “fuori di sé” Gesù lo era davvero. Non però nel senso di pazzo o di esaurito, ma “fuori di sé” in quanto estraneo ad ogni egoismo e capace di vivere (e di morire) nel segno di un tale amore che si fece – e si fa, di domenica in domenica, non solo a Natale quindi – dono totale di sé su questo altare, in pane e vino di vita.

Il Signore Dio, che nessuna istituzione può pretendere di esaurire e che nessun luogo – tanto meno il sepolcro della sua morte – potrà pretendere di trattenere, si rivela quindi a noi – paradosso della nostra fede, grandezza e debolezza del nostro Dio, sfida e benedizione del nostro credere – in un bambino che non trova posto e nasce all'aperto. L'infinitamente Immenso sta così nell'infinitamente Piccolo che è “irradiazione della gloria di Dio e im-pronta della sua sostanza e che tutto sostiene – colui che ancora non sostiene se stesso con le proprie gambe – con la sua parola potente” (Eb 1,13).

Questo bambino di nome Gesù, “che è Cristo Signore” secondo l'annuncio degli angeli, esce fuori dal ventre di Maria e dal cuore di Dio in-

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Natale di don Massimo Frigo

Eco de le Nove pag. 29 [email protected]

vita ognuno di noi ad uscire, come egli stesso farà – se ricordate – con Lazzaro, morto e se-polto, nel gridargli: “Vieni fuori!” (Gv 11,43). Ognuno di noi, che con Lazzaro possiamo van-tare di condividere anzitutto l'amicizia di Ge-sù, ha di certo in questo Natale il suo sepolcro dal quale essere liberato, ha delle bende dalle quali essere sciolto, ha ferite dalle quali essere guarito: da tutto ciò il Signore Gesù, che nasce fuori e che ci tira fuori, ci invita ad uscire se anche noi saremo pronti, come Maria, sorella di Lazzaro, a correre fuori dalla casa delle pro-prie tristezze e del ripiegamento su di sé per andare incontro al Signore che viene a salvar-ci.

Io, quindi, non vi ripeto niente di più di quanto qualcuno annunciò allora proprio a Maria: “Il

Maestro è qui e ti chiama” (Gv 11,28). Sì: il Si-gnore è qui e ci chiama ad uscire fuori, ad an-dare oltre noi stessi, a smettere quindi di dire – come siamo soliti fare a Natale, con stuc-chevole ipocrisia – che Gesù nasce dentro di noi se non siamo disponibili a farlo nascere fuori di noi, attorno a noi... che vuol dire: nella vita di ogni giorno, nella concretezza del no-stro quotidiano, in quei posti non prenotati né prenotabili di questo mondo e di questa storia che attendono uomini e donne capaci di an-nunciare la venuta del Signore. E quegli uomi-ni e quelle donne, messaggeri di lieti annunci, non possiamo che essere noi: certo oggi, ma non soltanto oggi!

Giorgione: Natività, cm. 89 x 111,5 National Gallery di Washington

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UN LIBRO E… VEDRAI PIU’ LONTANO di Paola Luisetto

Eco de le Nove pag. 30 [email protected]

LA LEGGENDA DEI TRE ALBERI Aut. Pasquali Elena Ed. Paoline € 9,00 Molto tempo fa, su una collina, tre alberi svettavano alti verso il cielo e sognavano le cose meravigliose che avrebbero voluto fare un giorno. Furono abbattuti tutti e tre, e ognuno di essi pensò che il proprio sogno fosse infranto. Poi, quando il loro grezzo legname ebbe un ruolo importante in momenti diversi della vita di Gesù, tut-to cambiò… Un racconto popolare, semplice e commovente, che offre spunti di ri-flessione sul significato da attribuire alle prove che ogni persona inevitabilmente de-

ve affrontare nella vita. La realtà dei fatti spesso sembra non realizzare i nostri sogni, le nostre atte-se. Ma alla fine possiamo constatare che in vari modi si compiono le promesse di Dio. Un testo co-involgente, che si avvale anche del contributo di illustrazioni molto belle per trasmettere un messag-gio universale, sempre attuale e di grande intensità. Età: dai 4 anni in su

IL PRESEPE DI CLARA Aut. Gabriele Clima Ed. San Paolo € 13,00 Un vecchio robot, una bambola senza braccia, un’astronave... a cosa possono servire queste vecchie carabattole? A creare un bellissimo presepe e riscoprire il vero senso del Natale! Quest’anno Clara desidera fare un presepe speciale, qualcosa che non si può semplicemente comprare. Dopo aver trovato il coniglio di plastica che un signore ha gettato perché era rotto, Clara inizia la ricerca delle sue originalissime statuine: una contadinella senza braccia, un’astronave, un fermacarte con l’effige di Garibaldi,

alcuni soldatini disarmati, un robot malconcio, un pennello per truccarsi. Tutti oggetti inutili che i vi-cini di casa le hanno regalato. Qualcuno ha partecipato volentieri all’iniziativa di Clara, qualcun altro l’ha accontentata solo per togliersela di torno. Eppure, la mattina di Natale, a vedere il presepe di Clara ci sono proprio tutti. Età: dai 6 anni in su

IL PARADISO SIAMO NOI Aut. Matteo Liut Ed. Paoline € 14,00 Il libro raccoglie 56 vite di giovani, santi o beati. L’intento è quello di dimostrare che essere santi si può, a tutte le età, in ogni condizione sociale e di vita, in qualsiasi e-poca ci si trovi a vivere, combattendo i luoghi comuni che dicono che il mestiere di santi appartiene a persone cariche di anni; che ci vuole molto tempo per imparare a vivere in maniera eroica le virtù cristiane; o, addirittura, che nessun ragazzo sarebbe così tanto incosciente da scegliere di sacrificare la propria vita per qualcosa che non ha ricompensa immediata. Questo libro ci accompagna nei cinque continenti, in di-

verse epoche, in svariati contesti sociali e culturali, raccogliendo le storie di vita vissuta in quattro capitoli, ognuno dei quali ruota attorno a diversi aspetti del percorso verso la santità: 1. Radicati in un progetto di vita: i martiri e le vittime dei totalitarismi del XX secolo; 2. Annunciatori della luce di Cristo: i missionari che si sono spesi a favore degli ultimi, degli emarginati, dei poveri; 3. Come tem-pli dello Spirito: coloro che hanno scelto di fare del proprio corpo uno spazio nel quale far abitare lo Spirito; 4. Saldi nell’abbraccio di Dio: i giovani che hanno scelto la vita consacrata. Età: Adolescenti e Giovani

COSI’ E’ LA VITA - Imparare a dirsi addio Aut. Concita De Gregorio Ed. Einaudi € 14,50 I bambini fanno domande. A volte imbarazzanti, stravaganti, definitive. Vogliono sa-pere perché nasciamo, dove andiamo dopo la morte, perché esiste il dolore, cos'è la felicità. E gli adulti sono costretti a trovare delle risposte. E un esercizio tra la filosofia e il candore, che ci obbliga a rivedere ogni volta il nostro rassicurante sistema di va-lori. Perché non possiamo deluderli. Né ingannarli. Siamo stati come loro non troppo tempo fa. Così è la vita, così va la vita, la vita è fatta così. Quante volte è stata que-sta la risposta dei genitori ai figli davanti alle sconfitte, alle amarezze, alle difficoltà e

agli eventi inspiegabili e ingiusti della vita? E’ fatta così. Ma così come? Com'è la vita, papà? Nel dialogo a distanza tra padre e figlia, la Grande Domanda si dipana attraverso le piccole cose della vita: una canzone e un libro, un film visto insieme, un'amica ritrovata in treno, una cerimonia, un programma tv. Le favole da raccontare ai nipoti, le domande dei bambini e le loro risposte: una sor-gente di verità e di luce nel tempo buio che stiamo attraversando. Età: Adulti

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Viaggio Parrocchiale – 2012

Eco de le Nove pag. 31 [email protected]

IN PUGLIA dal 14 al 21 maggio 2012 con la Parrocchia e l'Ufficio Pellegrinaggi Diocesano

Dopo il pellegrinaggio dello scorso febbraio nella Terra del Santo, la Parrocchia torna ad organiz-zare, in collaborazione con l'Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi, un viaggio/pellegrinaggio in Puglia. È una terra ricca di arte, di cultura ma anche carica di testimonianze religiose che hanno lasciato un segno profondissimo. Viaggeremo per visitare sì le città più belle (Bari, Lecce, Otranto, Matera in Basilicata) ma anche per incontrare alcuni grandi testimoni della fede che hanno fatto grande questo pezzo d'Italia. Sosteremo sui luoghi legati a San Pio da Pietrelcina, andremo pellegrini fino al sud per visitare i luoghi natali del Vescovo Tonino Bello, grande profeta dei nostri tempi, pre-gheremo sulla tomba di San Nicola a Bari, incontreremo a Ostuni alcuni monaci del Monastero E-cumenico di Bose fondato da Enzo Bianchi.

È già stata predisposta dall'Ufficio Pellegrinaggi una bozza di programma:

Lun. 14.05.12: San Giovanni Rotondo (Santuario di Padre Pio da Pietrelcina).

Mar. 15.05.12: Monte Sant’Angelo (Santuario di San Michele Arcangelo, punto termina-le della Via Sacra Longobardorum che giungeva sino a Mont Saint-Michel in Francia ed era tra gli itinerari maggiormente percorsi dai pellegrini). Trani (Castello svevo e Cattedrale).

Mer. 16.05.12: Bari e Lecce

Gio. 17.05.12: Otranto (Castello aragonese, Cattedrale). Tricase (paese natale di don Tonino Bello) e incontro col fratello di don Tonino. Chiesa templare di Santa Maria del Tempio.

Ven. 18.05.12: Grotte di Castellana e Alberobello. Molfetta, diocesi nella quale don To-nino Bello è stato vescovo. Chiese romaniche di Ruvo e Bitonto.

Sab. 19.05.12: Castel del Monte. Ostuni e incontro con la comunità monastica di Bose.

Dom. 20.05.12: Matera.

Lun. 21.05.12: Partenza da Bari con sosta nelle Marche. Grotte di Frasassi. Rientro a Vi-cenza in serata.

Il programma e i costi restano in via di maggiore definizione, daremo notizie definitive tra non molto. Chi vo-lesse già segnalare la propria adesione può farlo fin d'ora in canonica.

Il termine ultimo delle iscrizioni è fissato per il 31 gennaio 2012.

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Questo opuscolo non rappresenta una testata giornalisticainquanto viene pubblicato senza una periodicità. RM9

Affresco soffi o chiesa di Nove - parcolare

Finito di stampare: 8 Dicembre 2011


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