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tra Mukki e Maremma l’asse del latte toscano IMPRESE · 2016. 7. 4. · IMPRESE TOSCANA Il punto...

Date post: 25-Aug-2020
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Lunedì, 4 Luglio 2016 www.corrierefiorentino.it UOMINI, AZIENDE, TERRITORI IMPRESE TOSCANA Il punto Una svolta in vista per i consorzi Fidi Ma senza fusione 2 Innovazione Vodafone modello Pisa Crescita, investimenti e la sponda dell’Ateneo 5 Territori Lorenzo Marchionni: tra Mukki e Maremma l’asse del latte toscano 7 Una banca per la Toscana Il presidente Lorenzo Bini Smaghi traccia il futuro della «sua» ChiantiBanca Fuori dalla holding delle Bcc «per rispettare lo spirito del credito cooperativo», con nuovi soci in arrivo in autunno per rafforzare la propria posizione «Serve un istituto che conosca artigiani e famiglie, per sostenere il territorio» Tav e dintorni I TEMPI DELLA TECNOLOGIA di Carlo Nicotra A l siluro di Dario Nardella (innescato mesi fa da Matteo Renzi) hanno fatto seguito quelli di due ministri dell’ex sindaco ora premier, Graziano Delrio e Gian Luca Galletti. E così addio al progetto dell’Alta velocità fiorentina come viene discusso e contestato da 17 anni — quando Mario Primicerio firmò gli accordi con il dicastero allora guidato da Claudio Burlando — ossia con il lungo tunnel che attraversa la città e la mega stazione firmata da sir Norman Foster sotto via Circondaria. Perché la tecnologia oggi, ha spiegato il ministro Delrio, ci permette di realizzare l’Alta velocità meglio (con treni più frequenti in sicurezza) e con costi minori. A questo giro ben vengano i ritardi, verrebbe da pensare, con cui in Italia vengono realizzate le opere pubbliche. Ma, al di là del caso specifico, è un ragionamento piuttosto rischioso. La tecnologia si muove a una velocità tale che non appena iniziamo a costruire un’infrastruttura, le soluzioni progettuali scelte per quell’opera saranno già state quasi certamente superate da altre più efficienti, più ecologiche, magari alla lunga anche meno costose. Però certo questo non può diventare un alibi per i tempi biblici dei cantieri italiani, che bloccano lo sviluppo, allontanano al pari della burocrazia possibili investimenti italiani e stranieri, privano i cittadini di servizi importanti. Sarebbe come aspettare l’uscita dell’iPhone «definitivo» per comprarsi il primo smartphone: altro che tela di Penelope. © RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Ognibene Sguardi CON SILVIO, SENZA SELFIE (RITORNO AGLI ANNI ‘90) D ice che tornano gli anni Novanta: c’è Silvio che tira fuori dall’armadio il doppiopetto ma soprattutto lo spirito del 1994 e i vecchi uomini Fininvest, da Fedele Confalonieri a Valentino Valentini. E la toscana Deborah Bergamini? Commissariata, par di capire. Gli altri, da Denis Verdini a Paolo Bonaiuti, se ne sono già andati da tempo. Adesso è dunque l’ora del ritorno di Publitalia. Dice che tornano gli anni Novanta, quindi adesso ridatemi Dawson’s Creek e Friends, ridatemi Dawson e Joey, Ross e Rachel, ridatemi Kurt Cobain e i Nirvana, ridatemi i miei dieci anni e i pomeriggi a giocare a calcio al campo della Lastrigiana (in terra e non in erba sintetica come ora) e a quello della Cattolica Virtus. Ridatemi Age of Empires e i Cavalieri dello Zodiaco, con tutta quell’epica. Ridatemi gli anni Novanta, quando non c’era ancora Facebook, men che meno Twitter, le foto si scattavano e poi portavano dal fotografo a far sviluppare, non c’erano dibattiti su cosa fosse selfie e cosa fosse autoscatto. «Tanta nostalgia degli anni ‘90, quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè, era difficile, ma possibile, non si sapeva dove e come, ma si sapeva ancora perché». E J-Ax, che cantava 2030, ancora non faceva i video con Fedez. @davidallegranti © RIPRODUZIONE RISERVATA di David Allegranti Poste Italiane Sped. in A.P. D.L. 353/2003 conv. L.46/2004 art. 1, c1 DCB Milano. Non può essere distribuito separatamente dal Corriere della Sera
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Lunedì, 4 Luglio 2016 www.corrierefiorentino.it

UOMINI, AZIENDE, TERRITORI

IMPRESETOSCANA

Il puntoUna svolta in vistaper i consorzi FidiMa senza fusione

2

InnovazioneVodafone modello PisaCrescita, investimentie la sponda dell’Ateneo

5

TerritoriLorenzo Marchionni:tra Mukki e Maremmal’asse del latte toscano

7

Una banca per la ToscanaIl presidente Lorenzo Bini Smaghi traccia il futuro della «sua» ChiantiBanca

Fuori dalla holding delle Bcc «per rispettare lo spirito del credito cooperativo»,con nuovi soci in arrivo in autunno per rafforzare la propria posizione

«Serve un istituto che conosca artigiani e famiglie, per sostenere il territorio»

Tav e dintorni

I TEMPIDELLATECNOLOGIAdi Carlo Nicotra

Al siluro di DarioNardella (innescatomesi fa da MatteoRenzi) hanno fattoseguito quelli di due

ministri dell’ex sindaco ora premier, Graziano Delrio e Gian Luca Galletti. E così addio al progetto dell’Alta velocità fiorentina come viene discusso e contestato da 17 anni — quando Mario Primicerio firmò gli accordi con il dicastero allora guidato da Claudio Burlando — ossia con il lungo tunnel che attraversa la città e la mega stazione firmata da sir Norman Foster sotto via Circondaria. Perché la tecnologia oggi, ha spiegato il ministro Delrio, ci permette di realizzare l’Alta velocità meglio (con treni più frequenti in sicurezza) e con costi minori. A questo giro ben vengano i ritardi, verrebbe da pensare, con cui in Italia vengono realizzate le opere pubbliche. Ma, al di là del caso specifico, è un ragionamento piuttosto rischioso. La tecnologia si muove a una velocità tale che non appena iniziamo a costruire un’infrastruttura, le soluzioni progettuali scelte per quell’opera saranno già state quasi certamente superate da altre più efficienti, più ecologiche, magari alla lunga anche meno costose. Però certo questo non può diventare un alibi per i tempi biblici dei cantieri italiani, che bloccano lo sviluppo, allontanano al pari della burocrazia possibili investimenti italiani e stranieri, privano i cittadini di servizi importanti. Sarebbecome aspettare l’uscita dell’iPhone «definitivo» per comprarsi il primo smartphone: altro che tela di Penelope.

© RIPRODUZIONE RISERVATA a pagina 3 Ognibene

Sguardi

CON SILVIO, SENZA SELFIE(RITORNO AGLI ANNI ‘90)

D ice che tornano gli anni Novanta: c’èSilvio che tira fuori dall’armadio ildoppiopetto ma soprattutto lo spirito

del 1994 e i vecchi uomini Fininvest, da Fedele Confalonieri a Valentino Valentini. E la toscana Deborah Bergamini? Commissariata, par di capire. Gli altri, da Denis Verdini a Paolo Bonaiuti, se ne sono già andati da tempo. Adesso è dunque l’ora del ritorno di Publitalia. Dice che tornano gli anni Novanta, quindi adesso ridatemi Dawson’s Creek e Friends, ridatemi Dawson e Joey, Ross e Rachel, ridatemi Kurt Cobain

e i Nirvana, ridatemi i miei dieci anni e i pomeriggi a giocare a calcio al campo della Lastrigiana (in terra e non in erba sintetica come ora) e a quello della Cattolica Virtus. Ridatemi Age of Empires e i Cavalieri dello Zodiaco, con tutta quell’epica. Ridatemi gli anni Novanta, quando non c’era ancora Facebook, men che meno Twitter, le foto si scattavano e poi portavano dal fotografo a far sviluppare, non c’erano dibattiti su cosa fosse selfie e cosa fosse autoscatto. «Tanta nostalgia degli anni ‘90, quando il mondo era l’arca e noi eravamo Noè, era difficile, ma possibile, non si sapeva dove e come, ma si sapeva ancora perché». E J-Ax, che cantava 2030, ancora non faceva i video con Fedez.

@davidallegranti© RIPRODUZIONE RISERVATA

di David Allegranti

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FI

2 Lunedì 4 Luglio 2016 Corriere Imprese

L e banche sono state al centro dell’agenda politica

italiana ed europea. La Camera ha dato l’approvazione finale al decreto per rimborsare i clienti dei quattro istituti coinvolti nel bail-in, l’Ue ha dato il via libera al fondo da 150 miliardi che permetterà all’Italia di utilizzare garanzie pubbliche per facilitare il rifinanziamento delle banche in caso di carenza di liquidità. Lo «scudo» potrà essere utilizzato nei prossimi sei mesi ma esecutivo e Bruxelles hanno sottolineato che la richiesta italiana è solo precauzionale e che non c’è attesa che i fondi siano realmente utilizzati. Intanto la garanzia pubblica taglia il rischio in un sistema bancario ancora alle prese con il peso dei crediti deteriorati e con aumenti di capitale in serie, non sempre semplici da realizzare. Lo scudo dovrebbe frenare anche la speculazione, stabilizzando un mercato che è alle prese con le tensioni post Brexit, le aspettative degli analisti sono per una ripresa del valore dei titoli a doppia cifra. Buone notizie, almeno parzialmente, anche per i risparmiatori con l’approvazione del decreto collegato al «salva banche». Nel testo sono indicate le modalità con cui i risparmiatori che hanno investito nelle obbligazioni delle quattro banche fallimentari (Banca Etruria, CariChieti, Banca Marche e CariFerrara) potranno ottenere automaticamente fino all’80% del capitale perso. L’obbligazionista che ha acquistato l’investimento entro il 12 giugno 2014 deve avere un reddito complessivo, ai fini Irpef, inferiore a 35.000 euro o un patrimonio mobiliare inferiore a 100.000 euro. Il tempo per presentare l’istanza di indennizzo è stato allungato da quattro a sei mesi e chi non accetta tale rimborso può usare la strada (incerta) del contenzioso.

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

D ue notizie aprono nuoviscenari nel sistema dei

fidi per le piccole e medie imprese toscane. La prima è il bilancio in rosso di Fidi Toscana, la finanziaria della Regione Toscana: meno 13,8 milioni di euro, a causa di due partire straordinarie (un contenzioso con l’Agenzia delle entrate, la svalutazione delle quote della Mukki) e una strutturale, la perdita del fondo di garanzia. L’altra

notizia sono le buone performance di un altro consorzio fidi, legato a Confesercenti, che unendo tutte le strutture territoriali ha creato, sulle colonne delle società fiorentine e toscane, Italia Comfidi: si rivolge a 40 mila aziende in tutta Italia (metà in Toscana, ovviamente) ed ha numeri solidi, con tanto di mezzo milioni di utili nel 20215. Eppure, le due notizie sono

se vogliamo però più collegate di quanto si pensi. «Da tempo la Regione sta ripensando questo mondo del sistema fidi. E gli indirizzi pubblici sono fondamentali: non può essere il singolo consorzio fidi a sostenere la piccola e media impresa — commenta Emilio Quattrocchi, Ad di Italia Comfidi — E le banche, soprattutto le grandi, si sono orientate

verso una clientela strutturata», insomma, lontana dalle piccole, a partire dal commercio e artigiane. L’appello è a istituzioni e banche: più attenzione e indirizzi chiari. Ma arriveranno? Centrale sarà però il ruolo di Fidi Toscana. Nel suo nuovo piano industriale verrà superata l’ipotesi lanciata quasi un lustro fa, la fusione di tutti i consorzi fidi

toscani: è impossibile, a meno che non cambi la normativa. E allora, l’idea è quella di lavorare «a rete» con le altre strutture e le banche. Fidi avrà il ruolo di «player», politico e finanziario, di questa rivoluzione mai partita. Anche perché, al netto del «rosso» 2015, la società mantiene una solidità finanziaria non trascurabile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Piazza Affari

Intek Spa

B & C Speakers S.p.A.B & C Speakers S.p.A.

FrendyEnergyBioDue Spa

El.En. S.p.A.

Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A.

Borgosesia

Ergy Capital

CHL S.p.A.

Eukedos

Dada S.p.A.Settimanadal 27 giugnoal 1˚ luglio

Banca Etruria

Salvatore Ferragamo S.p.A.

Piaggio & C. S.p.A.

Softec S.p.A.

Snai S.p.A.

Sesa

Rosss S.p.A.

Toscana Aeroporti S.p.A.

6,666,6256,64 6,736,73

0,38250,40020,3936 0,38870,3887

SOSPESA

3,953,9923,934 3,9683,968

0,27170,27170,2717 0,27170,2717

13,7013,0512,75

13,4113,41

0,04370,0420,0447

0,01650,01750,0168 0,01640,0164

2,3

0,9005

0,40540,4050,402 0,40670,4067

0,19990,19420,2036 0,20750,2075

18,1 17,9617,96

13,5513,52 13,813,8

1,5581,5321,464 1,531,53

0,6040,6010,581 0,6140,614

0,6310,6420,6215 0,650,65

2,252,432,43

13,90

2,41 2,372,37 2,35

0,04590,0447

0,940,94 0,950,95

18,42 18,34

13,9

2,882,67

14,3714,37 14,414,4

IL PUNTO

FUSIONE ADDIO, PER FIDI C’È UNA NUOVA STRADAdi Marzio Fatucchi

COMMERCIOL’ASIA SPINGEI CONTI DELL’OUTLETDI BARBERINO

I l 2015 del Barberino DesignerOutlet è stato positivo e

l’Asia ha spinto questa crescita grazie all’aumento dei visitatori provenienti dai Paesi orientali. L’outlet del colosso McArthur Glen (che gestisce in Italia altri quattro negozi) ha approvato nei giorni scorsi il bilancio con il fatturato in crescita del 9% rispetto al 2014 e il numero dei visitatori aumentato del 4%. Gli acquisti tax free, ovvero compiuti da cittadini residenti in Paesi extra europei, sono saliti del 12% e rappresentano il 15% degli acquisti totali. Cina, Corea, Sud Est Asiatico costituiscono circa il 44% del tax free, mentre Russia ed Ucraina valgono il 24%. Tra i tanti dati, una curiosità: la permanenza media all’interno dell’outlet è aumentata rispetto al 2014, per un totale di 229 minuti.

Mauro Bonciani© RIPRODUZIONE RISERVATA

MODAL’ACCESSORIOADESSOSI STAMPA IN 3D

L o voglio così, allora me lostampo. Le stampanti 3D

non sono una novità: dalle forchette alle auto, ormai non c’è limite a ciò che si può creare partendo da un’idea, con costi contenuti, tempi frazionati e materiali innovativi. E la moda non sta a guardare. Da Pitti Filati, il patron di Lineapiù Alessandro Bastagli ha rivelato che arriveranno nel 2017 gli inserti per abbigliamento stampati in 3D. Dettagli per persona-lizzare gli abiti all’estremo, che non distoglieran-no l’azienda dal proprio core business ma aprono nuovi scenari per Lineapiù, che ha chiuso il 2015 con 44 milioni di fatturato. Mesi di studio e perfezionamento stanno portando a flessibilità e morbidezza inattese. Se il diavolo si annida nei dettagli una collezione diabolica ora è a portata di clic.

Edoardo Lusena© RIPRODUZIONE RISERVATA

CREDITOSCUDO E RIMBORSI,SULLE BANCHEDUE SÌ AL GOVERNO

Miliardi di fondo Ue per finanziarecon garanzie pubbliche gli istitutiin difficoltà

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Dedalus, società fiorentina leader nel software clinico sanitario, ha acquisito NoemaLife, quotata in Borsa e leader a sua volta nel mercato dell’informatica clinica ospedaliera. Nasce così un colosso che punta nel 2016 a 170 milioni di fatturato. Dedalus ha acquistato il 100% di Ghenos (che detiene il 57,3% di NoemaLife), il 14,49% di NoemaLife da Tamburi Investment Partners e l’11,1% da

Maggioli. A questo punto per Dedalus scatta l’Opa obbligatoria: 1,3 milioni di azioni ordinarie di NoemaLife con un prezzo ad azione di 7,4 euro, un investimento totale di circa 10 milioni di euro. L’azienda che nascerà sarà leader di mercato in Italia e uno dei principali player a livello mondiale. Il Gruppo Dedalus controlla oltre 40 aziende e opera in 15 Paesi con oltre mille dipendenti.

BONIFICHENANOTECNOLOGIEAL SERVIZIODELL’AMBIENTE

S i chiama Nanobond, manon è un’obbligazione

bancaria: è il progetto con cui Acque industriali (azienda pisana che si occupa di trattamento e smaltimento di rifiuti industriali e di bonifiche) ha vinto il bando regionale per la chimica e le nanotecnologie. La Regione erogherà un contributo di 1,9 milioni per sviluppare le nanotecnologie in ambito ambientale e nella bonifica dei sedimenti. A presentare il progetto Nanobond (Nanomateriali per la bonifica associata al dewatering di matrici ambientali) sono state due grandi aziende (Acque industriali e la Labromare di Livorno), tre Pmi (la cartiera Bartoli di Capannori, i laboratori Biochemie di Firenze e lo spin-off di Ergo di Pisa) e due organismi di ricerca pubblici (l’Instm, «Consorzio interuniversitario nazionale per la scienza e tecnologia dei materiali» tramite le Università di Siena, Pisa e Firenze, e l’Ispra, sede di Livorno).

R.E.© RIPRODUZIONE RISERVATA

LAVOROBILANCI E NON SOLOPER COOPLATUN FUTURO IN ROSA

D a 91 a 108 milioni difatturato, più 17%.

Cooplat cresce, l’occupazione si mantiene stabile, con oltre 2.800 lavoratori, di cui oltre la metà sono soci, la maggior parte sono donne e il 15% immigrati. Nata a Firenze, opera in 11 regioni nel facility management, energia, manutenzioni, ecologia. Tra le iniziative nuove forme di partecipazione, recentemente sfociata nell’Open Space Technology, coordinato da Sociolab, che ad aprile ha coinvolto oltre cento soci in un confronto sul futuro della coop. Un’attenzione particolare alla «questione femminile» sta alla base dell’intesa per l’inserimento lavorativo delle donne maltrattate siglata tra Cooplat e l’associazione Artemisia, da 25 anni impegnata contro la violenza su donne e minori. La prima fase sperimentale ha portato all’assunzione a tempo indeterminato di tre donne, con figli a carico, uscite con fatica da storie di maltrattamenti familiari.

Jacopo Storni© RIPRODUZIONE RISERVATA

Milioni di euro di fatturatodi Cooplatnel bilancio 2015, più 17 per cento

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3Lunedì 4 Luglio 2016Corriere Imprese

Così cresce ChiantiBanca

PRIMO PIANO

Lorenzo Bini Smaghi

Il presidente: «Nuovi soci in autunno, serve un vero istituto del territorio»

«Non saremo nella holding Bccma non tradiamo lo spirito cooperativo, anzi. Stare fuori è l’unico modo per portarlo avanti»

SviluppoC’è bisogno di una banca vicina alle aziende, agli artigiani e alle famiglie Che conosca e possa prendere decisioni veloci

di Silvia Ognibene

ChiantiBanca lascia lastorica «casa madre»del credito cooperati-vo per costruirsi unfuturo autonomo da

Spa. Il presidente Lorenzo Bi-ni Smaghi ci spiega le motiva-zioni di questa scelta e tracciale prospettive future per la banca che da San Cascianoproverà a conquistare la To-scana, in un momento di ge-nerale debolezza degli altriistituti.

Presidente, perché avetedeciso di stare fuori dalgruppo unico nazionale delCredito cooperativo? Cosanon vi piace della riforma?

«Più che altro non abbiamoinformazioni né sul piano in-dustriale, né sulla governance,né sul modello del gruppobancario che dovrà uscire dal-la riforma, e se ce ne sarà unosolo o più di uno. In questocontesto, presentare l’istanza per la way out garantisce lacontinuità del lavoro svolto fi-no ad oggi, che ha consentitoa ChiantiBanca di crescere inToscana, mantenendovi il pro-prio “cervello” e il proprio“cuore”».

Restare autonomi ha unprezzo: il 20% delle riserveda pagare all’erario. Chianti-

Banca avrà bisogno di unaumento di capitale? Aveteavviato contatti con poten-ziali soci per allargare la ba-se patrimoniale?

«Non abbiamo bisogno diun aumento di capitale, per-ché anche pagando quel 20%siamo sopra i limiti patrimo-niali. Ma intendiamo comun-que farlo perché lo scorporodell’attività bancaria in unaSpa è l’occasione per rafforza-re la nostra posizione e pulireulteriormente il bilancio. Ab-biamo avviato vari contatticon prospettive molto interes-santi».

Trasformarsi in Spa non èun «tradimento» dei valoricooperativi?

«Al contrario. È proprio ilmodo di mantenere i valoridella cooperazione. La coope-

rativa — che avrà il nome diToscana Chianti — rimane eha come compito l’indirizzo eil controllo della Spa e conti-nuerà a fare cooperazione congli utili realizzati dalla Spa. Alcontrario, nel gruppo che siverrà a creare con la riforma ilrapporto è invertito, dato chela Spa sta sopra alla cooperati-va. Non mi è del tutto chiarocome in quel caso si riusciràad assicurare la continuità conle tradizioni delle 370 banchecooperative aderenti».

Sia ChiantiBanca che Cam-biano hanno scelto di resta-re autonomi: a livello regio-nale, la compagine riunitasotto l’ombrello della hol-ding, rischia di essere unasommatoria di debolezze?

«Riteniamo che ci sia spa-zio per tutti, anche perché fa-ranno parte del gruppo unicoanche le Bcc delle altre regio-ni d’Italia».

Avete contatti con soggettibancari — anche non ex co-op — in Toscana o fuori re-gione per forme di collabo-razione o sinergia?

«Come ho detto prima, ab-biamo avviato vari contatti ec’è molto interesse perché, co-me ha detto un nostro interlo-cutore, “ChiantiBanca è ungioiellino”. I risultati si avran-no in autunno».

RegoleL’applicazione del bail-in forse è stata tropporapida, ma è un’illusione pensare di potertornare indietro

Ha detto

Crede ci siano spazi dimercato per «piccole» ban-che come ChiantiBanca? Peranni ci hanno detto che lastrada della solidità per farbene la banca era quella del-le aggregazioni e dei grandigruppi...

«L’esperienza, e i fatti, di-mostrano che c’è spazio nonsolo per le banche di grandidimensioni ma anche perquelle medie, a vocazione re-gionale, come ChiantiBanca,che possono crescere ed esse-re redditizie. È peraltro pro-prio ciò che vogliono i nostriclienti».

Puntate alle quote di mer-cato lasciate libere — per vi-cende diverse — da Mps eBanca Etruria?

«La Toscana ha bisogno diuna vera banca del territorio,vicina alle aziende, alle fami-glie, agli artigiani, ai proprisoci. Una banca che abbia lacapacità di sviluppare prodottispecifici e di prendere deci-sioni rapide grazie alle sue co-noscenze e ad una valutazionedei rischi più granulare».

Il progetto di espansionedi ChiantiBanca provocheràsovrapposizioni di filiali econseguenti esuberi di per-sonale?

«Sovrapposizioni e esuberisono limitati, già definiti nelpiano industriale e concordaticon la Banca d’Italia. Con ildirettore generale AndreaBianchi abbiamo già incontra-to i dipendenti che hanno ca-pito il progetto e l’hanno fattoproprio con entusiasmo».

Come si recupera la fidu-cia persa dopo la vicendadelle quattro banche «azze-rate» dal governo? Il bail-inè la strada giusta oppure varivisto?

«Il bail-in nasce dalla vo-lontà dei cittadini-contribuen-ti di tutta Europa di non doverpiù sostenere le banche confondi pubblici, soprattutto do-po la crisi del 2008. L’applica-zione delle nuove regole è av-venuta in modo rapido, forsetroppo, e senza una adeguatainformativa. Ma è una illusio-ne pensare ora di tornare in-dietro. Non lo farà nessun go-verno in Europa. Bisogna dun-que che clienti, soci, categorieprofessionali, scelgano bene,con attenzione, la loro bancadi riferimento. Come? Guar-dando alla storia, al governosocietario, agli esponenti divertice, alle informative che ri-cevono. È ciò che diciamo ainostri interlocutori: guardatecosa abbiamo fatto in questianni e in questi ultimi mesi. Inostri risultati parlano chia-ro».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Lorenzo Bini Smaghi, economista fiorentino di nobile famiglia, è stato membro del comitato esecutivo della Banca centrale europea dal 2005 al 2011È stato presidente di Snam e membro indipendente del Cda di Morgan Stanley International.È presidente di Société Générale e di ChiantiBanca

Profilo

La sede centrale di ChiantiBancaa San CascianoIn alto, Lorenzo Bini Smaghia Palazzo Strozzi

IMPRESEA cura della redazionedel Corriere Fiorentino

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4 Lunedì 4 Luglio 2016 Corriere Imprese

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5Lunedì 4 Luglio 2016Corriere Imprese

INNOVAZIONE

«Vodafone cresce, con l’Università»I centro di Pisa diventa maggiorenne e continua a investire: il valore aggiunto? La formazione

V odafone diventa mag-giorenne, a Pisa. Manon vuole lasciare casa.La struttura, nata nel

1998, è cresciuta nel tempo enon è più il normale «callcenter» che era. E non tantoperché ora si chiama «compe-tence center». A Pisa, o me-glio a Ospedaletto, lavorano350 persone, la stragrandemaggioranza a tempo indeter-minato. La loro età media è di42 anni. L’80 per cento degliassunti è diplomato e il 20 percento laureato. Eppure, non èneanche questo il motivo percui una realtà come questa, inun mondo in cui le «fughe»sono tante (e ahimè anche lechiusure), resta a Pisa.

Lo ammettono gli stessi re-sponsabili della strutturamentre ci accompagnano neitremila metri quadri dove loscorso anno sono stati investi-ti altri 700 mila euro in inno-vazioni tecnologiche. Da «callcenter» a «competence cen-ter» significa che oggi quinon si risponde solo ai clienti.«Cerchiamo di anticipare leloro esigenze», spiegano adOspedaletto. Cioè si profilal’utente, si aggregano dati esegnalazioni, si verificanoproblemi e difficoltà operati-ve. Ma si cerca, giurano, an-che un rapporto «umano».Non si analizzano qua i «bigdata», non si sviluppano fisi-camente le app per cellulare.Ma sia gli sviluppatori «mobi-le» che gli analisti prendono

cambia ogni 5 giorni, ma unaprofessionalità sedimentata.Questo è quello che racconta-no al centro.

Ma è davvero così? Anchedai sindacati c’è ungiudizio positivo suquesta esperienza.«Rispetto a moltialtri call center,quello di Vodafoneè un altro mondo»,dice Samuele Fa-lossi della Slc Cgil.«Il vero problemaperò è che, comedimostrano anchecasi recenti, questicentri chiudono fa-cilmente», aggiun-ge. E allora, perchéVodafone si è inve-ce legata a Pisa, enon pensa di la-sciare?

Nel lungo girointerno alla struttu-ra, il responsabileStefano Basile spie-ga che uno dei mo-tivi per cui Vodafo-

ne ha scelto questa città è sta-to, al pari degli altri centri, lapresenza di un alto standarddi formazione generale pre-sente. «Qui a Pisa c’è un siste-ma universitario di alto profi-lo», spiega Basile. E questotrova conferma anche nellapercentuale di personale lau-reato. Un’attitudine che a Vo-dafone non vogliono perdere:tanto che buona parte dei du-ecento neodiplomati o laurea-ti tra i 18 e i 29 anni cheverranno assunti per tre anniin Italia andranno, quasi cer-tamente, a Pisa.

Marzio Fatucchi© RIPRODUZIONE RISERVATA

I dipendentiche oggi lavoranonel centro Vodafonedi Pisa

350

Anni: l’età media del personale impegnato nella sede pisana

42

dati e segnalazioni che arriva-no dagli operatori pisani (chesi occupano dei clienti dellesim ricaricabili e dei nuoviclienti fissi). E spesso gli svi-luppatori si confrontano —anche creando veri e proprigruppi di lavoro — con i di-pendenti del centro di Ospe-daletto. Questo tipo di attivitàsi concretizza in un rapportodiverso, con alcuni clienti, che— quando gli operatori capi-scono che dall’altra parte c’èuna sensibilità, un hobby o unproblema particolare — atti-vano l’iniziativa «Un pensieroper te», con tanto di visitaguidata a Ospedaletto (e unpiccolo regalo). Certo, èmarketing: ma è possibile so-lo se dall’altra parte della cor-netta (o della chat, o su Twit-ter) non c’è un operatore che L’interno del centro Vodafone a Ospedaletto (Pisa). Sotto, l’Ad di Vodafone Italia Aldo Bisio

Le assemblee di Confindustria

Industriali, il presidente Bocciagiovedì a Firenze e ad Arezzo

Una giornata toscana per il presidente di Confindustria nazionale Vincenzo Boccia. Gio-vedì il numero uno degli industriali sarà a Firenze e Arezzo per le assemblee annuali delle rispettive associazioni territoriali. L’ap-puntamento nel capoluogo toscano è al Teatro della Pergola alle 9,30. Nel pomeriggio, Boccia sarà a quella di Confindustria Toscana Sud, la nuova associazione che ha unito le realtà di Arezzo, Siena e Grosseto: l’appuntamento è all’auditorium di Arezzo Fiere alle 16,30.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

La percentualedei lavoratori che sono laureati. L’80% è diplomato

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6 Lunedì 4 Luglio 2016 Corriere Imprese

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7Lunedì 4 Luglio 2016Corriere Imprese

F ormali e sportivi? Un bermuda può essere

fedele alleato. Ecco una versione preppy del

marchio Havana &co. che abbina ilclassico principedi Galles, pincessciolte e risvolti al

fondo a fresco lino e cotone. Il tradizionale grigio Londra viene acceso dal rosso geranio. (L.A.)Euro 119,70 www.havanaeco.it

un milione di pezzi. «Il riac-quisto è l’ultima ratio — diceil presidente di Mukki — Vo-gliamo prima verificare se cisono soggetti toscani che con-dividano il progetto. A me pia-cerebbe che, seppure con unaquota simbolica, potessero en-trare nel capitale i dipendenti.E coinvolgere i produttori, an-che con il sostegno delle ban-che toscane che hanno sem-pre supportato l’operazioneCentrale del latte e che imma-gino sarebbero disponibili asostenere una operazione diulteriore consolidamento a li-

vel lo tosca-no».

Mukki pun-ta a cresceresu nuovi mer-cati, a partiredalla Cina do-ve adesso ge-nera solo l’1%del fatturato.Si lavora an-che per porta-re alcuni pro-dotti casearinel Nord Eu-ropa, il gelatoin Usa e Cana-da, Australia eSud Est Asia-tico, si studia-no nuovi mer-cati potenzialicome l’India.E ci si guardaintorno perp r o g e t t i d icollaborazio-ne o acquisi-zioni di pic-cole aziendetoscane chefanno cibo diqualità: «Tap-

po Rosso ha i suoi cioccolati-ni, perché non dovremmopensarci noi? — conclude ilpresidente — Gli artigianid’eccellenza in Toscana nonmancano, basta pensare a Slit-ti e Amidei». Solo un ramma-rico per il capo dell’aziendache ha chiuso il 2015 con unutile di 270 mila euro su 85milioni di fatturato e il debitoin calo (54,5 milioni nel 2010contro i 37,8 del 2015): il For-teto. «Per la nostra strategia divalorizzazione delle filiere edei prodotti toscani, il Fortetopoteva essere un buon interlo-cutore: i formaggi li sanno fa-re. Purtroppo è stato travoltoda brutti scandali. Se ci fossedavvero una cesura netta aivertici della cooperativa ne po-tremmo riparlare».

Silvia Ognibene© RIPRODUZIONE RISERVATA

TERRITORI

Mukki, ora l’obbiettivoè Latte MaremmaIl presidente Marchionni: «Uniamoci per difendere i nostri prodotti,le divisioni tra noi di sinistra e loro di destra le ha seppellite la storiaVorrei che i nostri dipendenti e i produttori entrassero nella società»

Cioccolatini e insalate,il latte in Cina, l’au-spicio di portare abordo della nuovaCentrale del latte del-

la Toscana anche Latte Ma-remma e i dipendenti comeazionisti: potrebbe essere que-sto il futuro della nuovaMukki, dopo la fusione con laCentrale del latte di Torinoche diventerà pienamenteoperativa dal prossimo primoottobre, portando il latte to-scano a Piazza Affari. Il mar-chio Mukki resterà, così comel’autonomia operativa della exCentrale del latte di Firenzeche verrà nuovamente scorpo-rata dalla controllante. Allaguida resteranno il presidenteLorenzo Marchionni e il DgMarco Massaccesi. Ai fiorenti-ni toccheranno quattro postinel Cda della Centrale del latted’Italia, compreso il vicepresi-dente che siederà anche nelcomitato strategico. Nella Cen-trale del latte della Toscanaquattro amministratori saran-no di nomina fiorentina e duedi indicazione torinese. I tori-nesi non hanno la maggioran-za assoluta e, in entrambi iconsigli, dovranno condivide-re le decisioni con i fiorentini(Comune, Camera di commer-cio e Fidi) riuniti in un pattodi sindacato della durata di 3anni. «Abbiamo evitato chegrandi player tipo Granarolo eParmalat usassero la Mukkicome cavallo di troia per en-trare in Toscana, dove sono in-teressati unicamente alle quo-te di mercato e non alla pro-duzione di qualità — dice ilpresidente Lorenzo Marchion-ni — Ci piacerebbe molto cheadesso anche Latte Maremmapotesse entrare a far parte del-la nuova Centrale toscana: laregione sarebbe blindata, po-tremmo tenere saldamente inmano tutto il mercato del lattefresco. Il ragionamento chevede Mukki e Latte Maremma

che non si parlano perchéMukki è di sinistra e Marem-ma di destra è stato seppellitodalla storia: sediamoci intornoa un tavolo e parliamo di co-me proteggere gli allevatori to-scani». Latte Maremma, se-condo quanto riferiscono al-cuni produttori, sta disdettan-do alcuni contratti perché nonha sufficiente forza commer-ciale. Dietro l’angolo c’è Mukkiche subentra. Negli ultimi 5anni il consumo di latte frescoè calato del 20%: Mukki reggeil colpo — a maggior ragionepotrà farlo grazie alle sinergiecon Torino — perché offre an-che prodotti diversi e, al calaredella richiesta, compra menolatte italiano e più toscano(nel 2010 il 40% del latteMukki era toscano, oggi è il65%). «Con Torino potremo al-largare ulteriormente il mer-

cato: le potenzialità ci sono,non ha senso farsi male tratoscani», aggiunge Marchion-ni. Dopo il primo ottobre cisarà anche da gestire la quotache il Comune di Pistoia haconfermato di voler dismette-re: 700 mila azioni per un con-trovalore di circa 4,5 milioni. Isoci della Centrale del latte diTorino hanno deliberato unpiano di acquisto di azioniproprie fino ad un massimo di

Lorenzo Marchionni, presidentedi Mukki Latte

Di latte toscano utilizzatodalla MukkiSolo sei anni fa era il 40%

65%

Milioni di euro di fatturatodella Mukkinel 2015, 270 mila euro di utile

85

Style

Un bermudaprincipesco

L’unico rammaricoPer la nostra strategia di valorizzazione il Forteto poteva essere un buon interlocutore, ma solo dopo una netta cesura ne potremo riparlare

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8 Lunedì 4 Luglio 2016 Corriere Imprese


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