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Un altro natale - parrocchiamaterdominicz.it · sapienza e della loro ricchezza che hanno saputo...

Date post: 21-Feb-2019
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Un altro natale … come quello di Maria e Giuseppe che hanno saputo fare spazio nel loro cuore a Gesù. Natale possibile grazie al loro “Sì”: pieno di fiducia” verso Dio, che mostrava loro strade all’apparenza impossibili ma promettenti Vita; pieno di gioia” perché si sentivano amati. Per que- sto, durante il camminare difficile, cantavano l’amore per quel Bambino che li introduceva in un mistero affascinante e meraviglioso; pieno di pace” perché capivano di essere strumenti nelle mani del Signore, servi scelti dalla Sua miseri- cordia per cui nulla dovevano temere. Un altro natale … come quello dei pastori che, nonostante le asprezze della loro vita, hanno saputo ascoltare l’annuncio dell’angelo: Andate! Dal vostro gregge all’Agnello; dall’insignifi- canza all’appartenenza; dall’emarginazione alla vita nuova. Troverete! Un bambino avvolto in fasce”: il non evi- dente, il nascosto, il piccolo, il frammento, il nulla che ha il potere del Tutto. Amore che riempie e ri- scalda. Un altro natale … come quello dei magi non sazi e non paghi della loro sapienza e della loro ricchezza che hanno saputo met- tersi in cammino seguendo la via tracciata da una stella. Hanno saputo seguire l’intuizione folle di un segno e sono diventati: cercatori della verità”, non in teorie scritte sui libri, ma in un Bambino che rendeva la loro vita ricca di significato; cercatori dell’assoluto”, cominciando dal loro mon- do per poi aprire squarci in un altro mondo e perdersi e, dolcemente, abbandonarsi. Un altro natale … come quello di ognuno di noi e della nostra comuni- tà di Mater Domini fatta di fratelli che hanno molto da imparare, e per questo vogliono accogliere Gesù Bambino per sentire ancora “stupore e meravigliaper il dono della vita che ci dona. Fratelli che voglio- no offrire tutto a Lui e da Lui ricominciare un nuovo percorso e “per un’altra strada fare ritorno”, pieni di pace e di gioia, alle vie dell’Amore. Auguri! SUPPLEMENTO A COMUNITÀ NUOVA ANNO 2017 - N. 3 Celebrazioni Natalizie 24 Dicembre: Sante messe ore 8.00 chiesa piccola (IV Avvento) ore 11.00 chiesa grande (IV Avvento) ore 23.55 Messa di Natale 25 Dicembre: Sante Messe Chiesa Grande Ore 9.00, ore 11.00 e ore 17.30 31 Dicembre: Festa Santa Famiglia Sante Messe Ore 8.00 (Chiesa piccola) 11.00 e 17.30 (Chiesa Grande) 1 Gennaio: Sante Messe ore 11.00 e 17,30 (Chiesa Grande) 6 Gennaio: Epifania del Signore Sante Messe come la domenica
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Un altro natale …come quello di Maria e Giuseppe che hanno saputo fare spazio nel loro cuore a Gesù. Natale possibile grazie al loro “Sì”:“pieno di fiducia” verso Dio, che mostrava loro strade all’apparenza impossibili ma promettenti Vita;“pieno di gioia” perché si sentivano amati. Per que-sto, durante il camminare difficile, cantavano l’amore per quel Bambino che li introduceva in un mistero affascinante e meraviglioso;“pieno di pace” perché capivano di essere strumenti nelle mani del Signore, servi scelti dalla Sua miseri-cordia per cui nulla dovevano temere.Un altro natale …come quello dei pastori che, nonostante le asprezze della loro vita, hanno saputo ascoltare l’annuncio dell’angelo:Andate! Dal vostro gregge all’Agnello; dall’insignifi-canza all’appartenenza; dall’emarginazione alla vita nuova.Troverete! “Un bambino avvolto in fasce”: il non evi-dente, il nascosto, il piccolo, il frammento, il nulla che ha il potere del Tutto. Amore che riempie e ri-scalda.Un altro natale …come quello dei magi non sazi e non paghi della loro sapienza e della loro ricchezza che hanno saputo met-tersi in cammino seguendo la via tracciata da una stella. Hanno saputo seguire l’intuizione folle di un segno e sono diventati:“cercatori della verità”, non in teorie scritte sui libri, ma in un Bambino che rendeva la loro vita ricca di significato;“cercatori dell’assoluto”, cominciando dal loro mon-do per poi aprire squarci in un altro mondo e perdersi e, dolcemente, abbandonarsi.

Un altro natale …come quello di ognuno di noi e della nostra comuni-tà di Mater Domini fatta di fratelli che hanno molto da imparare, e per questo vogliono accogliere Gesù Bambino per sentire ancora “stupore e meraviglia” per il dono della vita che ci dona. Fratelli che voglio-no offrire tutto a Lui e da Lui ricominciare un nuovo percorso e “per un’altra strada fare ritorno”, pieni di pace e di gioia, alle vie dell’Amore. Auguri!

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Celebrazioni Natalizie24 Dicembre:Sante messeore 8.00 chiesa piccola (IV Avvento)ore 11.00 chiesa grande (IV Avvento)ore 23.55 Messa di Natale

25 Dicembre:Sante Messe Chiesa GrandeOre 9.00, ore 11.00 e ore 17.30

31 Dicembre:Festa Santa Famiglia Sante MesseOre 8.00 (Chiesa piccola)11.00 e 17.30 (Chiesa Grande)

1 Gennaio:Sante Messeore 11.00 e 17,30 (Chiesa Grande)

6 Gennaio:Epifania del Signore Sante Messe come la domenica

Se povertà significa mancanza del necessario allora la mia è una famiglia povera.

Sono sposato, padre di due figli e, cosa che più di ogni altra mi identifica da un bel po’ di anni a questa parte, ho perso il lavoro.

Una famiglia come tante qui nella nostra comunità o forse no, perché in effetti io non so se ci sono altre famiglie costret-te ad arrancare per la sopravvivenza.

I lavori saltuari che mi trovo a svolgere non mi consen-tono di fare fronte alle spese ordinarie del quotidiano ed a volte, per non dire spesso, ho l’affannoso problema di non riuscire a recuperare i soldi per mangiare. Nel senso più ma-teriale che esiste.

Ho sostenuto un faticoso allenamento per sapere vivere con al massimo dieci euro in tasca per una intera settimana e mi sono dovuto nel contempo affinare parecchio a mantenere un sorriso stampato in faccia.

Posso affermare che difficilmente le condizioni precarie in cui vivo riescono a levarmelo del tutto.

Ogni mattina la stessa consapevolezza: oggi che mi in-vento. Sacrifici e privazioni con l’obiettivo di evitare che le privazioni diventino frustrazioni.

Come ce la faccio?Me lo chiedo costantemente soprattutto quando cavalco

l’onda dei momenti in cui lo sconforto mi assale, le forze mi lasciano e preferisco rimanere inerte ad aspettare che il peg-gio passi, che l’incertezza, la paura di non farcela arretrino il prima possibile.

Mi ritrovo inconsapevolmente a cercare scappatoie e com-promessi sapendo di averne già sperimentato l’amara ricom-pensa. A volermi perdere. A pensare a cosa avrei fatto o potuto avere in una vita o realtà diverse, a non riconoscere le persone che mi vivono accanto, all’improvviso estranei ed ostili. La famiglia non è più rifugio ma tarlo di disperazione. Sono innu-merevoli le situazioni estreme di disagio che affronto con mia moglie. Decisa a tratti drastica, lei ci trascina e non posso fare a meno di pensare che probabilmente porta il peso maggiore dei sacrifici che facciamo, quasi un peso doppio, quello delle aspirazioni personali cui nel silenzio rinuncia e quello delle ansie e preoccupazioni di mamma. In ogni caso, non posso prescindere da lei, condividiamo il vuoto del niente e l’intra-prendenza dei giorni in cui riusciamo a tirare sospiri di sollie-vo. Sappiamo invero tacitamente di non potere mai allentare la guardia.

Invoco sempre Dio, eccome se lo invoco.Grido a Lui. E sinceramente credo che sia stufo di sentirsi costante-

mente interpellare. Ma io non demordo. Sono lì, con le mie preghiere disarticolate perché sono certo di non sapere pre-

gare. Dicono però che Lui non abbia bisogno di concetti ben articolati, che ascolti e che sappia.

Imploro con totale abbandono e fiducia, e chiedo convinto che un aiuto mi arriverà. E credetemi, mi salva, come se av-venisse un miracolo, una sorta di riscatto; non so spiegarmi ma pur nella disperazione, non mi sento affranto e le contra-rietà non si trasformano in rassegnazione. Le poche speranze rimastemi le ripongo in Lui e la luce, sbuca. A volte fievole, a volte accecante.

I miracoli non sono solo quelli eclatanti, che vengono da lontano, nei racconti degli altri. Di microscopici ne avvengo-no ogni giorno ed un piatto di pasta può diventare un miraco-lo meraviglioso.

Guardo i miei figli e mi domando se ed in che modo le attuali condizioni li marchieranno per l’avvenire. E so già che in parte sarà così.

Questa è l’unica mortificazione che mi porto dietro. Han-no imparato a non chiedere, il loro muto consenso al nostro quotidiano: il loro muto dire - sì, lo sappiamo.

Ed è per loro che ho il fervore di capovolgere il mondo. Sono il mio motore, l’altro per cui alzo fieramente la testa, l’altro senza il quale non sono e non faccio.

Tengo duro, sperando che imparino a combattere, a sfidare se stessi per rag-giungere traguardi, a non arrendersi, a sapersi accon-tentare ma a continuare a desiderare, a spingere sem-pre il loro pensiero verso l’alto anche quando il fango li sporcherà.

A non provare vergogna solo perché non si ha, ad avere coraggio e dignità di restare sé stessi.

Per cui ora eccomi qui a fare i conti con un nata-le identico ai precedenti se non fosse che per una lista più lunga di cose mancan-ti, da una casa riscaldata ad una tavola riccamente im-bandita. Forse, più di ogni altra festa, il Natale acuisce i desideri in quanto ama-rezze e asperità del cuore fanno a pugni con sfavillio di luci e sfarzosi addobbi. Non lo so ma l’effetto rima-ne costante, nel contrasto ci si ritrova a sperare di più.

Si dice che la vera casa sia il luogo in cui braccia si allargano per accogliere ed io nella mia vi ci trovo il calore della certezza e del-la consolazione. Ed alcune cose sono eterne e non han-no prezzo: il conforto di un abbraccio, il sorriso gioioso di un figlio. Sarà per questo che nonostante tutto credo ancora in un Altro Natale, bellissimo, bellissimo, bel-lissimo.

Un altro natale …

TUTTI SIETE INVITATE A VISITARE,DURANTE IL PERIODO NATALIZIO,

I MERCATINI DI NATALE Che saranno allestiti nei locali parrocchiali

Nel quartiere dove viviamo ed operiamo si trovano tante per-sone che a causa dell’età o delle condizioni di salute hanno bisogno di essere costantemente accudite.

Spesso le loro famiglie, al fine di soddisfare tale bisogno, ricorrono all’ausilio di donne provenienti da paesi stranieri comunemente definite “badanti”. È proprio a questi soggetti, che preferiamo chiamare”Angeli di Compagnia”, che si rivol-ge la nostra indagine: vogliamo comprendere concretamente le loro problematiche e capire ciò che si può fare per loro.

Ci hanno aiutato in questo compito alcuni Ministri straordi-nari della Comunione che, nello svolgere la propria missione presso gli anziani e i malati del quartiere, si sono soffermati a chiacchierare con alcune di loro.

Un elemento comune alla storia di tutte è l’essere arrivate in Italia spinte da necessità economiche, scelta necessaria ma allo stesso tempo sofferta: si sono infatti trovate lontane dai

no affatto radicate nel quartiere in cui operano e spesso il loro mondo inizia e finisce nella casa dove sono ospitate.

Abbiamo chiesto loro come vivono il Natale oggi e come lo vivevano nei rispettivi paesi di origine. Una di loro non festeggia il Natale perché professa una religione diversa da quella cristiana mentre le altre affermano:

“nel mio paese il Natale è una grande festa alla quale ci si prepara quaranta giorni prima astenendosi da carne, pesce e formaggi”;

“è una festa da vivere nella propria comunità partecipando alle diverse funzioni, rinnovando le varie tradizioni a cui sono abituata”. Trapela dai loro racconti la nostalgia dei giorni di Natale trascorsi nelle proprie case circondate dagli affetti vi-vendo le tradizioni loro care.

Oggi,per loro che si trovano in Italia, il Natale è un giorno come tanti altri fatto di solitudine e di tristezza per la lonta-nanza dai propri cari.

Ciò che emerge candidamente da questo confronto è che no-nostante il logorio interiore dettato dalla distanza dal loro mondo e lo strappo generato nelle relazioni affettive dalla lontananza, l’accoglienza ed il lavoro che hanno trovato nelle famiglie presso le quali lavorano permette loro di “sopravvi-vere” ad ogni dolore che la situazione procura.

Quanto a noi, sicuramente dovremmo avere un occhio più at-tento alle loro problematiche e cercare, per quanto possibile, di farle sentire parti integranti della nostra comunità, in modo che questa possa essere considerata da loro una seconda casa.

Sono “Angeli di compagnia”, non fantasmi.

propri affetti e dalle fami-glie.

Hanno tutte dei figli ri-masti nel paese di origine e questa lontananza rap-presenta il sacrificio più grosso che sono costrette a sopportare. Una di loro racconta che nonostante abbia una relazione affet-tiva stabile in Italia avver-te molto forte la mancanza dei suoi figli.

Ci colpisce particolar-mente la grande gioia che traspare da una di queste donne che da due mesi, dopo circa due anni di lontananza, è riuscita a ricongiungersi alla sua bambina di tre anni che oggi vive con lei grazie anche alla grande genero-sità della famiglia presso la quale lavora.

La loro esistenza è scan-dita dal lavoro che spesso non gli permette di avere una propria vita di relazio-ne al punto che, per come ci riferiscono: “… si esce solo per fare la spesa o per andare in farmacia”.

Chi è più fortunata ed ha qualche mezza giornata libera la dedica a fare lun-ghe passeggiate, qualcu-na va in giro per negozi, ma“non compra niente”.

Molto probabilmente, a causa del tipo di attività che svolgono, non risulta-

Un altro natale …

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IV ELEMANTAREIl dono che dareiUno dei doni che darei è la felicitàE la porterei anche fuori dalla mia città .Uno dei doni che darei è la gioia per sconfiggere la noia.Uno dei doni che darei è l’amore da custodire in ogni cuore.Voglio augurare un buon Natale di felicità, gioia e amore.E mandare un saluto dal mio grande cuore

Aspettando una rispostaL’elemosina io chiedo,aspettando una risposta a questa domanda: “ mi volete bene”?Se me ne volete, perché i vostri sorrisi spariscono quando passate davanti a me ?Perché non siete disposti a fare un sacrificio?Un uomo ha donato e mi ha risposto: “Sì tene voglio”.

Quando arrivano le feste, soprattutto il Natale, io penso ai senzatetto, ai poveri che passano le feste senza nessuno, da soli al freddo e senza famiglia.A me dispiace tanto, vorrei che anche queste persone po-tessero avere una casa e una famiglia, sempre, non solo per poter festeggiare il Natale.

V ELEMENTARECaro Gesù Bambino quest’anno non voglio puzzle, bambole o peluche, ma vorrei la pace nel mondo.Per i bambini poveri e malati vorrei una casa dove al caldo potessero passare un Natale sereno in compagnia e final-mente sorridere

Pronto, Pronto, Gesù Bambino!Ci sei, o ti devo venire incontro?Vorrei dirti una cosa che potrebbe stupirti.Per Natale vorrei la pace nel mondo.E il pane che sfama ogni famiglia tutti i giorni.Vorrei l’amore fra tutta la gente,anche dimostrato silenzio-samente

I MEDIAVorrei che questo Natale fosse diversoVorrei che i Bimbi di tutto il Mondo avessero cibo per man-giare, medicine per curarsi e l’amore di cui ogni bambino ha bisogno per poter vivere da bambinno e crescere come Dio vuole

Se ci diamo una mano i Miracoli si faranno e il giorno di Natale durerà tutto l’anno

Una bambina decise insieme al fratello di realizzare un de-siderio. Cosi chiesero alla polizia il permesso di chiudere tutte le strade, chiamarono tutti i POVERI e cenarono in-sieme. Ad un certo punto si presero tutti per mano, alzarono gli occhi al cielo e dissero. “EVVIVA IL NOSTRO PRIMO NATALE”

II MEDIAGesù nasce, ma non nel cuore di tutti.Se il tuo animo è spento, se si han pensieri brutti, Gesù muo-re, si ferma il cammino verso la grotta, dove Dio piccino ha bisogno anche di te per farsi grande.Per diffondere il Suo Amore tu sei importante .Non può bastare l’albero o il presepe ad annunciare l’arrivo del Messia …c’è bisogno di famiglia, di casa o la magia di quel miracolo d’amore, che in povertà ha consegnato al mondo il suo regalo, non si ripeterà.

TERZA MEDIAGesù bambino sia la stella che ti guida lungo il deserto della vita presente.

O Natale o Natale, luci feste e regali ma nessuno pensa a coloro che soffrono e combattono per vivere ogni giorno.

A Natale dobbiamo essere contenti di stare accanto alla per-sone care e dobbiamo pregare per Gesù che nasce (ancora una volta) per liberarci dal male.

Un Natale diverso, difficile da immaginare. Un Natale senza fame e guerra, difficile da realizzare....Prova ad immaginare se la preghiera, la letterina o il deside-rio espresso così, più che altro per gioco, venisse preso sul serio... tu che chiederesti..?Magari il cellulare appena uscito, quello che hanno tutti i tuoi amici, oppure le scarpe di marca che in fondo in fondo a te non piacciono proprio ma... vanno di moda! Oppure magari chiederesti il computer? O la televisione? O la PlayStation?Qualunque cosa tu avessi in mente di chiedere io ti inviterei a pensarci un po su...Sai, io penso che la cosa più giusta da desiderare sia un mondo diverso... Un mondo in cui ognuno abbia la possibilità di avere luci e festeggiamenti, almeno a Natale, ma non solo questo... Ciò che io amo del Natale è che tutto, ad un certo punto si fer-ma, come una brusca frenata durante una lunga e velocissima corsa. E poi rimango con chi mi vuole davvero bene.Ci sono persone, nel mondo che non hanno neanche questa possibilità... Pensa ad un bimbo orfano o ad un vecchietto abbandonato, a un padre in guerra e ad una madre in pensie-ro per il futuro.E ora, se ti riproponessi la domanda precedente come mi risponderesti? Se si potesse realizzare, che desiderio esprimeresti per Natale?Io penso che non ci sia bisogno di Natale per pensare a que-ste situazioni ma se ci uniamo i miracoli avverranno e così il giorno di Natale durerà tutto l’anno.

Un altro natale …


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