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Un anno da vivere insieme 207.pdf · La metafora delle reti indica il dono che Gesù ci fa:tutti...

Date post: 27-Mar-2020
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Ottobre 2011 207 “VENITE E VI FARÒ PESCATORI DI UOMINI” Un anno da vivere insieme
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Ottobre 2011207

“VENITE E VI FARÒ PESCATORI DI UOMINI”Un anno da vivere insieme

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SOMMARIO

2 Editoriale3 Anagrafe Parrocchiale

Diario Comunità4 Il decennale della Sagra di San Pietro6 Rendiconto economico della Parrocchia7 La “Targa” compie ottant’anni

Scuola dell’Infanzia10 17/18 giugno 2011: campeggio grandi del 200514 Flash dalla Scuola dell’Infanzia

Gruppi / Associazioni15 Il torneo dell’amicizia

Rubriche16 Cronache parrocchiali18 Storia della nostra Chiesa Parrocchiale21 In viaggio24 Storie di casa nostra28 La bellezza del creato30 Zio barba33 N’dialet34 Angolo Libri35 Consumo Critico

INSERTOSPECIALE ESTATE 2011 ORATORIO TAGLIUNO

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Numeri Utili

Parrocchia San Pietro ApostoloVia Sagrato 13 Parroco: don Pietro NataliTel. e Fax 035 - 847 026Cell. 340.787 04 79E-mail: [email protected]

Oratorio S. Luigi GonzagaVia XI febbraio 31 Curato: don Matteo PeriniTel. e Fax 035. 847119Cell. 333.673 48 01E-mail: [email protected]

Scuola Parrocchiale dell’infanziaVia Benefattori 20 Tel. e Fax 035 - 847 181

Servizi di pubblica utilità

Carabinieri Tel. 112Polizia di Stato Tel. 113Emergenza Infanzia Tel. 114Vigili del fuoco Tel.115Guardia di Finanza Tel.117Emergenza sanitaria Tel. 118

Comune Tel. 035 4494111Polizia Municipale Tel. 035.4494128Poste Italiane - Tagliuno Tel. 035.4425297

Carabinieri - Grumello del MonteTel. 035.4420789 / 830055

Corpo Forestale - Sarnico Tel. 035.911467

INPS - Grumello d.M.Tel. 035.4492611ENEL Tel. 800 900 806Interruzione energia elettrica e perdite di gasSERVIZI COMUNALI Tel. 800 134 781Raccolta rifiutiUNIACQUE Tel. 800 123 955Segnalazione perdite acqua

Asl e sanità pubblica

Cal Center Regionale Tel. 800 638 638Distretto Asl - Grumello d.M.Tel. 035.8356320Guardia medica Tel. 035.830782

RedazioneMariano CabidduDon Matteo PeriniDon Pietro Natali

Laura QuadrelliSergio LochisEzio Marini

Ilaria PandiniDaniela PominelliBruno Pezzotta

MESSE FESTIVE E PREFESTIVE CHE SI CELEBRANO NELLE PARROCCHIE DEL VICARIATO

1Indialogo n. 207

PARROCCHIA MESSE PREFESTIVE MESSE FESTIVETELGATE

FRATI DI CIVIDINO

CALEPIO

18.3019.0018.00

7.30 - 9.30 - 10.45 - 18.307.00 - 11.00 - 19.008.00 - 10.00 - 18.00

CALCINATE 18.00 7.00 - 8.30 - 10.00 - 11.1516.30 (OSPEDALE) - 18.00

CIVIDINO 18.00 8.00 - 9.00 (QUINTANO)10.30 - 18.00

GRUMELLO 16.00 CASA DI RIPOSO

17.30 SAN PANTALEONE

18.30 PARROCCHIA

7.00 PARROCCHIA

8.30 PARROCCHIA

8.30 BOLDESICO

10.00 PARROCCHIA

10.00 S. PANTALEONE

11.00 ISTITUTO

18.30 PARROCCHIA

CHIUDUNO 18.00 7.308.30 MADONNA DELLA CAMPAGNA

9.30 - 10.45 - 18.00

BOLGARE 18.00 6.30 - 8.00 - 9.30 - 11.00 - 18.00TAGLIUNO 18.00 8.00 - 10.00 - 18.00 (ESTIVA ORE 19.00)

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EDITORIALE a cura di don Matteo Perini

Inizia un nuovo Anno Pastorale davivere insieme, un tempo che ciauguriamo ricco di grazia, soste-nuto dall’ affetto e dalla preghierareciproca. Per entrare nel vivodella riflessione, ci facciamo aiuta-re ancora una volta dalla Paroladel Signore e meditiamo un branodel Vangelo di Marco.Gesù si recò nella Galilea predican-do il vangelo di Dio e diceva: «Iltempo è compiuto e il regno di Dioè vicino; convertitevi e credete alvangelo».Passando lungo il mare dellaGalilea, vide Simone e Andrea, fratel-lo di Simone, mentre gettavano lereti in mare; erano infatti pescatori.Gesù disse loro: «Seguitemi, vi faròdiventare pescatori di uomini». Esubito, lasciate le reti, lo seguirono.Andando un poco oltre, vide sullabarca anche Giacomo di Zebedèo eGiovanni suo fratello mentre riasset-tavano le reti. Li chiamò. Ed essi,lasciato il loro padre Zebedèo sullabarca con i garzoni, lo seguirono.(Mc 1, 14-20).

La metafora delle reti indica ildono che Gesù ci fa: tutti insieme,pescati e pescatori, siamo nellarete del Signore come pesci buoniper essere, gli uni per gli altri,danza di gioia e alimento per lavita.La rete è la nostra vita, filo intrec-ciato di amicizie, vita in famiglia,preghiera, lavoro, gioco, vacanza.Nei momenti difficili la vediamocome una “rete di salvataggio”pronta a sorreggerci in caso di

caduta; quando siamo sereni è una“rete che ci culla e ci fa starebene”; altre volte siamo insoddi-sfatti, incompresi, vorremmo esse-re più ascoltati e aiutati: ecco allo-ra che la rete diventa una “prigio-ne” che ci stringe e chiude i nostriorizzonti. La vita è una rete cheraccoglie, nel mare delle giornate,elementi belli e brutti, esperienzegioiose, momenti dolorosi e tantedomande, soprattutto quelle sulsenso della vita: Chi sono? Dadove vengo? Dove vado? Nel Vangelo Gesù ci chiama adiventare cristiani. “Il tempo ècompiuto”, dice. E’ questo ilmomento giusto per trovarerisposta alle domande sulla vita:Gesù passa davanti a noi, ci guar-da e ci invita a seguirlo. Comepossiamo seguirlo nella quotidia-nità? Gesù ci dona l’opportunità diun nuovo Anno Pastorale perriflettere, capire che si fida di noie ci vuole come collaboratorientusiasti e contenti di “lavorare”per Lui. Il nostro essere testimonigioiosi del Vangelo nel mondo,diventa credibile nella misura incui sappiamo custodire e metterein pratica la Sua Parola, anchequando i fatti della vita superanole nostre capacità di essere accet-tati e compresi.Anche la S. Messa di inizio dell’anno catechistico è stata accom-pagnata da questo filo condutto-re. Durante la celebrazione, tuttinoi sacerdoti, catechisti, genitori,nonni, bambini e ragazzi, abbiamoinvocato l’aiuto del Signore per il

nuovo Anno Pastorale, che civedrà impegnati a “gettare le reti”per rinnovare e confermare ilnostro essere cristiani, riscoprendol’invito del Vangelo a diventarecostruttori del Suo Regno inmezzo a noi.

Il Regno dei cieli è una rete gettata nel mareche un pescatore ha gettato inmezzo ai flutti.La rete robusta discende nell'acqua profondae raccoglie in un forte abbraccio i pesci del mare.

Il Regno dei cieli è una rete gettata nel mareche i pescatori trascinano verso la riva,è piena di pesci che guizzano,brillan di luce,danno gioia alle braccia e agli occhi di quei pescatori.

Il Regno dei cieli è una rete ricolma di pesciche piccoli e grandi il Signore ha raccolto dal mare;ed i pescatori dentro ai canestri ricolmipesci buoni raccolgono per un banchetto di gioia.

Il Regno dei cieli è una rete gettata nel mondo,invito di pace e salvezza per gli uomini tutti,è rete di amore, è rete che stringeinsiemein un unico abbraccio le genti ditutta la terra.

2 Indialogo n. 207

“SEGUITEMI”Gettate le reti

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Il Battesimo è il primo passo della vita di un cristiano ed è “la porta” che apre

l’accesso a tutti gli altri sacramenti.Il bambino che con il battesimo

viene immerso nella morte e risurrezione di Gesù Cristo, diventa a pieno titolo figlio di Dio.

Purificato dal peccato originale,entra per sempre a far parte

del popolo di Dio.

Battesimi

26/06/2011Pietro Loda

di Mauro Luigi e Besenzoni Barbaravia G.Verdi 7

Paola Ravasiodi Giambattista e Paris Patrizia

via A. De Gasperi 24

Dennis Sulotidi Algert e di Suloti Resarta

via Ruggeri 6

17/07/2011Gioele Corrado

di Pio Fulvio e di Fratus Annalisavia Cantonada 16

Matteo Signorellidi Massimiliano e Patelli Marta

via L. Ariosto 23

Riccardo Manfredidi Diego e Pagani Nora

via Bertoli 6/R

11/09/2011Beatrice, Lucia Villa

di Stefano e Arici Danielavia A. Moro 50

Cristiano Luigi Cadeidi Alessandro e di Bertelli Amelia

via A. Moro 26

Lorenzo Rossidi Simone e di Scalzullo M. Francesca

via S. Salvatore 12/E

Leonardo Lombonidi Giuseppe e di Brescianini Eleonora

via Locatelli 44/C

don Pietro Natali

“Ascolta, o Dio,la preghiera che noi credenti innalziamo a te

nella fede del Signore risorto.Conferma in noi la beata speranza che,

insieme ai nostri cari,risorgeremo in Cristo a vita nuova.

Per Cristo nostro Signore.Amen”.

Defunti

16/06/2011Giacomina Pagani

di anni 89via Ruggeri 5

03/07/2011Suslova Ludmil

di anni 85via Piemonte 12 - Sarnico

07/07/2011Rita Giovanelli

di anni 54via XI Febbraio 61

12/07/2011Adele Bernasconi

di anni 96vicolo Tintoretto 14

21/07/2011Clementina Pelucchi

di anni 89via A. Locatelli 20

22/07/2011Stefania Parola

di anni 42vicolo Mascagni 15

19/08/2011Gianni Pagani

di anni 81via Madonna delle Vigne 18

22/08/2011Giovanna Venturelli

di anni 59Vicolo della Valle 7

23/08/2011Rina Cancellidi anni 80

via Monte Grappa 10

25/08/2011Ivan Galezzidi anni 67

Via Piave 11

02/09/2011Teresa Della Giovanna

di anni86via dei Mille 150

05/09/2011Aurelia (Luisa) Invernici

di anni 60Via Cesare Battisti 5

ANAGRAFE PARROCCHIALE

3Indialogo n. 207

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DIARIO COMUNITÀ

Cinque sere con la sola pretesa dimantenere inalterato il significato diquesto evento, che ormai caratte-rizza sempre più l’inizio della stagio-ne estiva nella nostra comunità edè una sorta di chiusura delle festi-vità religiose che si rincorrono in

parrocchia da marzo a giugno.Cinque sere invece delle tradizio-nali tre perché ci pareva che il deci-mo anno dovesse essere più mar-cato rispetto al passato, compliceanche il calendario che poneva SanPietro proprio a metà settimana. E

pazienza se proprio la sera di mer-coledì è stata rovinata dal maltem-po, costringendo a rinunciare allaprocessione, ricollocata nel tardopomeriggio di domenica.E’ sempre difficile non scivolare nel-l’autocelebrazione quando a parla-re dell’evento Sagra di San Pietro èchi ne fa parte quale componentedel Comitato, ma le tante sere, apartire da novembre, nelle quali ciritroviamo per buttare là qualcheidea, nel cominciare a pensare agliaspetti organizzativi, nel trovareancora motivazioni per coinvolger-ci e coinvolgere le tante, preziosissi-me, persone che con il loro lavoroconsentono di portare a compi-mento un impegno imponente,trovano il loro positivo punto d’ar-rivo e la loro riuscita in quelle oreserali dove la gente è protagonista.Tutto con una formula che, questolo diciamo con vanto, è di estremasemplicità, fatta di tanto volontaria-to, di qualche proposta nuova cheostinatamente cerchiamo ognianno, di tanta cura dei particolari (epazienza se poi qualcosa c’è sem-pre che non va per il verso giusto),per voler offrire alla gente diTagliuno alcune serate di aggregazione e autentico spiritocomunitario.A questa gente si aggiunge ormaitradizionalmente anche altra genteche arriva da fuori, che quasi si rico-nosce in queste sere in un paeseche non è il loro, e che forse lo èsolo un poco, proprio in questesere. La gente, la nostra gente, haormai imparato a mettere nell’

IL DECENNALE DELLA SAGRA DI SAN PIETRO

Bruno Pezzotta

4 Indialogo n. 207

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DIARIO COMUNITÀ

“agenda mentale” questo appunta-mento e la partecipazione anchequest’anno massiccia, puntuale, non

può che farci piacere. Restanoancora purtroppo alcuni che nonvedono con piacere la manifesta-

zione, per ragioni che rispettiamo,ritengono improprio il luogo, laconfusione, si sono convinti di unoscarso rispetto per la motivazionedella festa, che è ricordare insiemeil Santo Patrono.Se lasciamo a considerazioni piùprofonde l’evento religioso, cheresta protagonista e non in subor-dine, consideriamo socialmentequeste giornate come una ricchez-za per chi ci lavora e per chi ci par-tecipa, un motivo di vanto peravere saputo ricreare una festa dipaese autentica e che mantiene, nesiamo assolutamente convinti, lostesso spirito di semplicità, di“sagra” appunto, con la quale erasorta nelle idee di don Pietro e dialcuni collaboratori nei primi mesidel 2002.Continuiamo ad avere come obiet-tivo la volontà di far bene e diricreare ore ed ambienti che diano,al maggior numero di persone,voglia di far festa, e mantenendoquesta voglia anche per gli anni avenire. A chi dedica queste giorna-te agli altri lavorando (e tanto) perla migliore riuscita, ribadiamo ilnostro sincero e grande grazie. Achi partecipa, pure un altro grandegrazie, perché è il modo miglioreper ripagarci.

Dal COMITATO ORGANIZZA-TORE Il consueto,ma non per que-sto meno sentito, arrivederci alprossimo anno ed al secondodecennio.

5Indialogo n. 207

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DIARIO COMUNITÀ

RENDICONTO ECONOMICO DELLA PARROCCHIAESERCIZIO FINANZIARIO 2010

6 Indialogo n. 207

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Entrando in chiesa o semplice-mente passando sul sagrato, sicu-ramente almeno una volta l’oc-chio è caduto alla targa comme-morativa sul lato est della nostraparrocchiale; probabilmente èanche capitato di fermarsi per unalettura della stessa. La storia veraè forse è meno conosciuta, maga-ri si è solo sentita e qualche parti-colare non è molto chiaro: con una certa sicurezza si può affer-mare che pochi sanno che ècostata 500 Lire.Ma nel 1931 come si è raccolta

questa ragguardevole (per l’epo-ca) cifra? Il periodo storico si col-loca a metà tra le due guerremondiali, in piena epoca fascista, ein piena crisi economica mondiale,cominciata nel 1929. La popola-zione, prevalentemente contadina,come ha potuto permettersi que-sto “lusso”?Esattamente 80 anni fa, nell’agosto1931, Tagliuno celebrava la ricor-renza del 150° Anniversario dellaMadonna dei bruchi. Nonostantela congiuntura sfavorevole, laTagliuno cattolica seppe organiz-

zare tre giorni di solenni festeggia-menti; dopo i preparativi durati unanno, i documenti dell’epocariportano che in paese arrivò unafolla di gente così numerosa danon poterla contare.Don Luigi Camotti, l’autore dellafamosa omelia del 1930 riportatanei libretti recentemente distribuiti, dopo la celebrazione diquesto anniversario, presentò alpaese una relazione e un rendiconto finanziario di quanto accadde.Di seguito il testo originale.

DIARIO COMUNITÀ Renato Belotti

LA “TARGA” COMPIE OTTANT’ANNI

7Indialogo n. 207

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Relazione delle straordinarie esolennissime Feste che si celebraro-no nei giorni 15-16-17 Agosto1931 nella faustissima ricorrenzadel 150° Anniversario dellaMadonna dei bruchiIl merito di un’impresa sta perlo-più nel concepirne l’idea ed averneil coraggio di tradurla in opera. È ilcaso delle straordinarie e solennis-sime Feste che si celebrarono inTagliuno il 15-16-17 corr. mese.Far convergere a Tagliuno più dicentomila persone dai paesi eanche dalle città di Bergamo e diBrescia e provocare così un inten-so e generale risveglio del senti-mento religioso e della devozionea Maria, ecco lo scopo principaledelle nostre solennissime Feste.A ciò erano necessarie prontaintuizione di mente e costantedecisione di volontà; e Tagliunoseppe manifestare e far ammirarea tutti queste due grandi sue pre-rogative.Tagliuno ideò; Tagliuno volle. Lefeste erano possibili e necessarieper mantenere il voto de’ padri edonorare la Vergine Protettrice dellevigne nel 150° Anniversario dellaprodigiosa liberazione dai bruchi.Quindi si dovevano celebrare e sicelebrarono.Le obbiezioni dei timidi, dei pessi-misti, degli indifferenti furono disar-mate; la difficoltà delle spese fusuperata. Già da un anno si comin-ciò a raccogliere una cospicuasomma di denaro, perché Tagliuno,che vanta tradizioni di nobiltà e disignorilità, non si sarebbe rasse-

gnata a fare una cosa meschina.E per la solenne ricorrenza sirestaurò difatti la Sacristia – capo-lavoro d’arte – si abbellì il trono, sirifecero paramenti sacri, si allesti-rono suppellettili, si provvide tuttol’occorrente e si rimise persino anuovo l’intero paese: e per mante-nere sveglia nell’anima del popolol’idea del grande avvenimento siaffrontarono e si superarono gran-dissime difficoltà.Perciò queste Feste furono senzadubbio uno dei più grandi e glorio-si avvenimenti religiosi che Tagliunopossa registrare nella storia. Difattiriuscirono di massima e generalesoddisfazione, e anche in avvenirerimarranno certamente scolpitenella memoria di tutti come unodei ricordi più chiari, come unadelle più fulgide glorie, che Tagliunotramanderà gloriosamente ai suoipiù lontani nipoti.I nomi preclari dell’Em. Card.Locatelli e degli Ecc. VescoviMarelli di Bergamo, Macchi diComo e Mimmi di Crema, che sidegnarono condecorare di loropresenza le nostre Feste rimarran-no indelebili scritti negli annalidella nostra Parrocchia.Così pure rimarranno impressinella mente e nel cuore deiTagliunesi i magnifici discorsi delRev. Padre Marcalini Vicario dei P.P.Domenicani di Bergamo, il qualecon parola alata e vibrante entu-siasmò l’imponentissimo uditorionelle Feste del 15 e 16; e di Mons.Mimmi Vescovo di Crema, che conparola facile, ma scultoria e pene-

trante, intessè le glorie e la bontàdel Cuore Sacratissimo di Gesù, alquale – dinnanzi alla nuova artisti-ca Statua – si fece la solenne con-sacrazione del paese e delle fami-glie di Tagliuno.Le sacre funzioni furono accompa-gnate da scelta musica magistral-mente eseguita nei primi due gior-ni della distinta Scuola di canto diAlzano Lombardo e nel terzo gior-no dai Cantori della Cappella di S.Maria Maggiore di Bergamo, diret-ti dall’Egregio Maestro GuidoGambarini, giovine di belle e pro-mettenti Speranze, mentre liaccompagnava all’organo il giàtanto provetto Maestro AlfonsoBettinelli.Insieme colla nostra brava Bandaanche i Corpi Musicali di Ranica edi Chiari, che per la loro valentiaoccupano meritatamente il primoposto fra tutte le Bande delle dueprovincie di Bergamo e di Brescia,diedero e fecero gustare dei con-certi meravigliosi ed applauditissi-mi.La Chiesa poi e tutto il paeseerano sfarzosamente addobbatidalle distinte Ditte Bianchetti diBergamo e Carrara di Albino; e lapremiata Ditta Daminelli diStezzano ci diede una visione diparadiso nella splendida illumina-zione che destò stupore e ammi-razione in tutti.Furono pure grandemente lodati idue premiati Stabilimenti pirotec-nici dei Sigg. Martinelli di Marianoe Martinelli di Bergamo, i quali coiloro giuochi meccanici e scherzi e

DIARIO COMUNITÀ

8 Indialogo n. 207

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novità di bellissimo effetto diederoa godere uno spettacolo davverosorprendente e indimenticabile.Così splendide e straordinarie riu-scirono le nostre Feste; e con gran-

de compiacenza notiamo che esseavvennero senza neppure il mini-mo doloroso incidente pure inmezzo a tanta calca di popolo; ela loro memoria rimarrà perenne

ed incancellabile nella mente ditutte quelle centomila e più perso-ne che vi furono presenti e che consensi di vera soddisfazione e mera-viglia andavano esclamando:<<Feste come quelle di Tagliunonon ne vedremo mai più!…>>È importante anche osservare ilbilancio economico di quei gior-ni: oltre a trovarci di fronte aspese valutate con la vecchiaLira, stupisce l’importo di talisomme e interessante è consi-derarne il valore attuale.Se si pone attenzione a questodocumento si nota che le cele-brazioni portarono un utile di2400 Lire; già all’epoca c’eraattenzione per la vita e i benidella parrocchia; infatti la mag-gior parte del ricavato, 1500Lire, fu utilizzato per le spese direstauro della Sacrestia e deiparamenti; con 400 Lire furonopremiate con una gita ad unSantuario le giovani che per unanno si dedicarono alle questuedomenicali. Al giorno d’oggi unpremio così sarebbe pocoapprezzato, mentre in quegli anniera forse il massimo dello svago.La targa commemorativa fuacquistata con la parte restantedella cifra. Si spese per la posa el’incisione delle parole celebrati-ve del 150° anniversario, per rin-novare il voto alla Madonna, masoprattutto per tutti i tagliunesi.Sarebbe meglio prestargli piùattenzione, perchè quelle 500 Lire furono spese per per noi.

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SCUOLA DELL’INFANZIA

Le insegnanti della scuola dell’in-fanzia hanno voluto salutare ilgruppo “GRANDI DEL 2005”organizzando un vero e proprioCAMPEGGIO nel giardino dellacasa parrocchiale, per concludereil cammino svolto in tre anni dipermanenza alla scuola dell’infan-zia.GRAZIE all’aiuto e collaborazionedella PROTEZIONE CIVILE diCastelli Calepio abbiamo potutodormire in comode brandinenelle tende sorvegliate per tutta alnotte e, GRAZIE al gruppo ALPI-

NI di Tagliuno, mangiare all’ariaaperta con le nostre famiglie dellebuonissime costine e salamellecucinate dai volenterosi papà dei bambini.I bambini e bambine conmamme e papà hanno così raccontato la loro esperienza e leloro emozioni.

Beh, cosa dire riguardo all’espe-rienza del campeggio?Per farla breve riassumo in tre parole: SIETE TROPPOFORTI!!!

Bellissima idea quella di unire ibambini facendogli vivere un’espe-rienza quasi “magica”, in po’ “dagrandi”; sicuramente li mette allaprova sia per il fatto di dover con-dividere un momento della gior-nata che di solito è molto perso-nale e ristretto all’ambito dellafamiglia, sia per il fatto che alla finesono tutti insieme ma devono fareda soli (senza tutte le attenzioni-che hanno a casa).Penso che sia il modo migliore perresponsabilizzarli, per renderli piùuniti ed anche per far crescere la

17/18 GIUGNO 2011:CAMPEGGIO GRANDI DEL 2005

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loro autostima (perché alla fine cel’hanno fatta!!). Immancabili i com-plimenti a voi maestre che dimo-strate, sia a loro che a noi genito-ri, che ci credete veramente eche i nostri bimbi vi stanno acuore come persone oltre checome alunni..Avete gestito la giornata moltobene: il mio bambino è rimastocontento ( “voglio stare qui anco-ra 20 giorni” mi ha detto).Secondo me poi il luogo è perfet-to: sicuro, vicino, e comodo (cuci-na, bagni ecc…). La tenda è stataun’ottima idea. Spero di riviverequesta esperienza anche con leprossime due bimbe!

Grazie! Patty

Per mia figlia Giulia, come permolti altri bambini, è stata la primavolta che ha dormito fuori casasenza mamma e papà. Per lei èstata un’esperienza davvero unica:stare sveglia fin dopo la mezzanot-te, dormire in tenda con il sacco apelo, fare colazione all’aperto,tutto ciò condiviso con le sue ami-che. Non ha avuto importanza illuogo in cui si è svolto il campeg-gio: quello che più le è piaciuto èstato trascorrere del tempo“diverso dal solito” con le sueamiche! Per la mamma un po’apprensiva invece c’ è stata qual-che preoccupazione, riferita peròsoprattutto alle condizioni atmo-sferiche. Per fortuna è andatotutto bene e la festa si è svolta nelmigliore dei modi. E a mezzogior-no tutti i bambini hanno accoltonoi genitori col sorriso stampatosui loro volti: conferma del fattoche si sono veramente divertiti.

L’esperienza del campeggio èstata per Luca molto emozionan-te; dormire sotto la tenda con isuoi coetanei senza genitori, l’han-no fatto sentire più grande. Gli èpiaciuto molto vedere la proiezio-ne dei due cartoni animati, e a noigenitori vedere il nostro bambinocontento ci ha soddisfatto.

Ciao baci Luca Magri

Per Carol questa esperienza èstata molto importante perché haavuto più tempo per giocare conle sue amiche e conoscere meglioaltri compagni di diverse sezioni.La cosa più emozionante dellagiornata, secondo Carol, è stataquella di dormire in tenda e guardare un film tutti insieme.Secondo noi adulti questa espe-rienza è stata molto significativa,perché tutti questi bambini, insie-me potranno iniziare un camminoverso le scuole, come ritrovoemozionante per rivivere tuttiquesti anni d’asilo: tre anni indi-menticabili!!

Romina e Stefano

Siamo i genitori di Valentina e vor-remmo esprimere le nostre e lesue impressioni riguardo al“Campeggio grandi 2005” Primadi partire per il campeggio,Valentina era emozionantissima dipoter dormire fuori casa, in tenda,con i suoi coetanei. Durante l’in-contro con i genitori, il giornodopo, Valentina raccontò conentusiasmo l’avventura vissuta:pizza, cartoni animati, ballo con lepile e dormire tutti insieme. Siamocontenti che il campeggio si siasvolto a Tagliuno nel cortile della

casa del parroco perché ognivolta che ci passiamo davanti,Valentina, guardando entusiastaquel cortile, ricorda la bella espe-rienza vissuta con i compagni equando la guardiamo e la vediamoentusiasta e felice lo siamo anchenoi. Grazie alle maestre chehanno permesso di vivere questabella esperienza ai bambini; grazieal Parroco per aver messo adisposizione il cortile; grazie allaProtezione Civile per aver allestitoquesto campeggio e per la sorve-glianza offerta nei due giorni.

Ragazzi!!! Hanno già 6 anni!! Allorasi che sono grandi! Dopo un annointenso di scuola materna con1000 emozioni, attività, esperienzenon poteva non concludersi così:un campeggio. E non un campeg-gio qualunque, ma a Tagliuno, contende,“brande e “rancio” come isoldati e,…(udite-udite), senzagenitori!! E’ stata un’esperienzamolto bella per tutto: preparazio-ne, allestimento, organizzazione etanta sicurezza. Le maestre, laProtezione Civile e tutte le perso-ne che si sono adoperate per l’ot-tima riuscita, sono state davveropreziose. A loro un grazie dicuore e un saluto!!

Mamma Priscilla

Mi è piaciuto fare la tazza, pittura-re la bandana, dormire sotto letende con i miei amici, in modoparticolare con la mia amicaGiulia, mangiare tutti insieme, gio-care all’aria aperta e tutto senzapapà, mamme e Irene!! Grazie perogni cosa!

Chiara

SCUOLA DELL’INFANZIA

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SCUOLA DELL’INFANZIA

L’esperienza del campeggio èstata certamente positiva.TASSA-TIVAMENTE CONSIGLIAMODI RIPETERLA PER IL FUTURO.L’avventura del “dormire fuoricasa senza i genitori”, ma con gliamici della scuola materna e leinsegnanti, nel proprio paese, eper alcuni praticamente fuori casa,è stata molto entusiasmante edivertente.L’organizzazione è stata eccellen-te, e voi maestre avete ancora unavolta dimostrato che ci sapetefare con i nostri bambini, e perquesto vi auguriamo un buonlavoro anche per gli anni cheseguiranno. Ho chiesto a mia figliacosa ricorda di questa esperienzae la sua risposta è stata: “Mi è pia-ciuto dormire nel sacco a pelosotto la tenda, svegliarmi e farcolazione con i miei amici, saltaresui lettini e lanciare i pupazzi conle mie amiche. Non ho avutopaura a dormire fuori casa, perchémi trovavo bene con i miei amici ele maestre e perché sapevo chec’erano i signori della ProtezioneCivile che facevano la guardia.”Anche per noi genitori è stataun’esperienza utile, e siamo staticontenti nel ritrovare i nostribambini felici ed entusiasti.Ancoraun GRAZIE a tutti, compresi igenitori che si sono impegnati acucinare e a preparare le torte.

Monia, mamma di Giulia

Ottima esperienza anche peroffrire e abituare i bambini amomenti di totale autonomia,gesti quotidiani vissuti senza l’aiuto

dei genitori. Ottimo momento disocializzazione e condivisione congli altri genitori.Impressioni personali di Pasquale:gli è piaciuto tutto quanto è statoproposto e gli è dispiaciuto che sifinito presto…sarebbe rimastovolentieri un’altra nottte,Insomma , il campeggio è stataun’esperienza nuova, emozionan-te, bellissima e sicuramente DARIFAREEEEE!!!!

Pasquale, mamma Rossella e papà Marco

Il campeggio è stato bellissimo, miè piaciuto tanto dormire tuttiinsieme, ma anche ballare e salta-re sui letti con la musica, colorarele bandane e le tazze e…guardareil film di Scooby-Doo. Poi ilParroco aveva tanti bagni e cisiamo lavati tutti!

Martina Fratus

“Nella misura in cui la scuola dell’in-fanzia è fedele al suo impegno edu-cativo verso il bambino è anchescuola dei genitori, almeno di quellicapaci di leggere nel proprio figlio isegni delle novità acquisite, dei traguardi conquistati, dei modi educativi che hanno reso possibiliquesti stessi traguardi…”(Mario Cattaneo) L’entusiasmo e la felicità letta suivolti dei nostri bambini prima edopo questa esperienza, ci hannodimostrato quanto stiano cre-scendo. Un GRAZIE alla scuolache in questi tre anni ci ha affian-cato nell’educazione dei nostri figli

conservando un po’ del calorefamiliare e offrendo al tempo stes-so ai bambini la scoperta delmondo e delle difficoltà della vitacomunitaria. Grazia di cuore

Paola e Michele

Venerdì 17 giugno (le maestreOrietta, Ilaria e Filly non sono perniente scaramantiche) nel pratoadiacente la chiesa si è svolto ilcampeggio dei grandi 2005. Alle18 circa tutti i bambini si sonoritrovati con borsoni, trolley, pelu-ches, e tanta voglia di stare insie-me ai loro compagni, con i qualihanno condiviso un percorsodurato tre anni. Poco dopo hannosalutato mamme e papà, fratelli esorelle, per nulla dispiaciuti di nonrientrare nelle proprie case. Nonposso conoscere le emozioni chehanno preceduto questa avventu-ra, quelle vissute durante questaavventura, quelle vissute durantequesta esperienza, ma sono sicurache dai loro racconti positivi e daisorrisi con i quali ci hanno accoltoal momento del pranzo con igenitori, questi bambini porteran-no sempre nel loro cuore il ricor-do di questi giorni. Un grazie allemaestre, alla Protezione Civile, agliAlpini e ai genitori che hannodato la loro disponibilità.

Una mamma

L’esperienza vissuta insieme aigenitori, ai bambini, e alle inse-gnanti nel “campeggio delParroco” è stata molto bella edivertente. Per quasi tutti i bambi-

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ni penso sia stata la prima nottefuori casa passata con amici inmodo allegro in un sacco a pelo,quasi sotto le stelle, e dunque unaprova di responsabilità e maturità.Sono stati lontano dai genitori:hanno mangiato, bevuto, dormito,pregato, giocato tutto da soli,sotto il controllo solo delle inse-gnanti. Anche il ritrovo dei genito-ri il giorno dopo è stato bello:mangiare tutti insieme per condi-videre l’esperienza dei nostribambini! Spero che queste iniziati-ve vengano fatte ancora comechiusura d’anno; è stata propriouna bella”nottata” per i nostribambini, e una bella giornata pernoi genitori. Grazie di tutto.

Fam. Barbieri

E’ bello far colazione tutti insieme,saltare sui materassi, lanciare ipeluches e svegliarsi per ultimo.Quando ho salutato la mamma eil papà mi veniva da piangere, maè passato tutto quando ho inizia-to a giocare con i miei amici e lemaestre.

Tommaso

Per il nostro bambino è stato l’ini-zio di un nuovo capitolo della suavita intitolato”IL VOLO”, che con-cretizza quello che da mesi lamaestra ci dice: “In tante cose,ormai, ce la può fare da solo”. Ladifficoltà è stata nel momento deldistacco, rendersi concretamenteconto che può “VOLARE” da solo.GRAZIE ALLE MAESTRE E ADON PIETRO.

Flavia e Cristian

Il campeggio dei grandi è stataun’esperienza positiva sia per noigenitori, sia per nostra figlia.Venerdì sera nostra figlia è partitada casa con sacco a pelo in spallae trolley alla mano. Come fossegià un adulto, sicura di sé, come sedormire fuori casa a 6 anni con ipropri compagni di classe fosseuna cosa nomale. Appena arrivatipresso l’abitazione di Don Pietroci ha salutati frettolosamente cer-cando subito le sue amiche. Inquel momento mi sono venuti inmente i primi giorni di asilo quan-do mi supplicava di restare con lei.Adesso invece, dopo tre anni discuola materna, ci siamo resiconto di quanto sia maturata.Grazie a tutte le persone chehanno contribuito a realizzarequesta bellissima gita.

Fam. Giovanelli

L’esperienza del campeggio pernoi grandi è stata bellissima: starealzati fino a tardi guardando la tv,dormire tutti insieme sotto latenda della “protezione civile”,mentre qualcuno salta spensieratosui materassi, le maestre che cifanno divertire o ci richiamanocome fanno le nostre mamme, e ivolontari che vigilano per la nostrasicurezza. Ecco i ricordi di questo“week-end” speciale per nostrafiglia! A noi genitori, inizialmentepreoccupati per le condizionimeteorologiche, e la separazionetemporanea per una notte intera dai nostri “cuccioli”,resta solo da dire “grazie di cuore” per queste giornate

di crescita e di condivisione!!Una famiglia

Il campeggio dei grandi è stata unabella esperienza, sia per il bambi-no che per noi genitori.Tanta col-laborazione da parte di tutti.Positivo il fatto di aver trovato una soluzione per stare in paesesenza andare troppo lontano.Sicuramente l’esperienza rimarrànei ricordi dei bambini.

Alessandro con mamma e papà

Oserei dire esperienza stupenda,a dire poco, da parte diAlessandro che si è divertito unmondo; per quanto riguarda noigenitori ci siamo sentiti moltouniti, anche nel collaborare conaltri genitori. In più la massimatranquillità per tutto, perchè ibambini erano qui in paese.Grazie di tutto a voi maestre ecollaboratori. Un grazie di cuore atutti.

Tina,Vittorio e Alessandro

L’esperienza è stata sicuramenteentusiasmante per noi genitori edancor più per Alessio, che piùvolte ha espresso il desiderio diripetere un esperienza simile. Cicomplimentiamo con le insegnan-ti e con tutto lo staff organizzati-vo. Grazie.

Fam. Saglimbeni

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FESTA DELL’ALBERO 2011Martedì 14 giugno, finalmente ilsole è arrivato a trovarci, noi bam-bini e le maestre della scuola del-l’infanzia siamo andati a Pigliettoper la consueta “FESTA DELL’AL-BERO” in compagnia dei nostriamici ALPINI. Cinque piccoli uliviabbiamo piantato nei pressi dellachiesetta e personalizzato con ilsimbolo delle sezioni. Un belpranzo al sacco, delle belle corsenel prato della famiglia Ziliani,hanno concluso la nostra giornata.Grazie di cuore al gruppo Alpinisempre disponibile, affettuoso,gentile, accogliente e generoso neiconfronti dei bambini, delle inse-gnanti della Scuola dell’Infanzia.

LA LATTINA DELLE RINUNCEDuante la quaresima 2011 i bam-bini, con l’aiuto delle insegnanti edei loro genitori, hanno sperimen-tato la “rinuncia”, ossia il privarsidi qualcosa per regalare del dena-ro a bambini meno fortunati diloro.Erano stati raccolti circa 650,00euro, utilizzati per sostenere unprogetto in Uganda a favore dellascuola materna di Mpummudde..Il progetto sin’ora realizzato hapermesso a suor May RoseMnamuli e alle suore delleEvangelizing Sisters of Mary dimantenere le attività di una picco-la scuola materna a Jinja situata acirca 100Km da Kampala. Nei sob-borghi di Jinja giungono le famigliepovere del paese in cerca di un

lavoro che possa permettere lorodi vivere più dignitosamente. Lecondizioni sono spesso drammati-che, e i bambini trascorrono lamaggior parte del loro tempo dasoli in strada. In questo contesto lesuore hanno avviato un piccoloservizio che ha permesso loro dicoinvolgere più di un centinaio dibambini, che in questo modohanno la possibilità di frequentareun luogo sicuro e protetto; aibambini sono garantiti anche abitipuliti e, in molti casi, le cure medi-che di prima necessità. Le suore

africane, come testimonia suorGraziella Dolci di Bergamo, lavo-rano sodo e con serietà, e in que-sti anni hanno trasformato laprima struttura, simile ad un pol-laio situato in una scarpata, in duepiccole aule costruite con il con-tributo del Centro Missionario ei Gruppi Missionari della nostraDiocesi.Un piccolo, ma grande contributo,è stato dato anche da partenostra. Un grazie a tutte le fami-glie che ci hanno aiutato in questaesperienza.

FLASH DALLA SCUOLA DELL’INFANZIA

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Con l’arrivo di settembre e laripresa delle attività parrocchiali,riprendono anche le attività, inizia-te lo scorso anno, del gruppo Dia-Logos. Prima di presentarvi lenostre prossime iniziative, ci sem-bra doveroso fare un resocontodei mesi estivi.L’evento per noi più significativo èstato senz’altro il “torneo dell’ami-cizia”, organizzato lo scorso 2 giu-gno dal nostro gruppo, in collabo-razione con il gruppo missionarioparrocchiale e il gruppo sportivodell’Oratorio. Si è trattato di unquadrangolare di calcio a settegiocatori, con la partecipazione disquadre rappresentative di quat-tro nazionalità presenti sul nostroterritorio: Senegal, Marocco, Indiae, naturalmente, Italia. Scopo dell’i-niziativa era vivere, in Oratorio,una giornata in allegria condivi-dendo valori come l’amicizia, lafratellanza, il rispetto delle regolee il confronto amichevole tra persone di diversa provenienzaculturale.Per la cronaca sportiva i risultatidelle partite giocate sono stati:Senegal – India 10 – 1

Marocco – Italia 1 – 1 (ai rigori 3 – 1)

India – Italia 5 – 5 (ai rigori 4 – 2)

Senegal – Marocco 3 - 2La classifica finale ha quindi visto alprimo posto la squadra senegale-se, seguita da quella marocchina,da quella indiana e, ultima, quellaitaliana. Sicuramente più impor-tante del risultato calcistico èstato il risultato umano della gior-nata. Per noi, infatti, è stato unmodo per avvicinare persone chevivono nel nostro territorio, mache spesso abbiamo difficoltà adincontrare in un ambito amiche-vole e festoso. Abbiamo poi coin-volto le squadre di calcio anche inuna merenda, chiedendo ai parte-cipanti di portare qualche dolce ostuzzichino tipico della proprianazione: in questo modo abbiamocondiviso fraternamente tortedella nostra tradizione con cibi ebevande africani e asiatici. Da sot-tolineare la correttezza, il rispettoe la disponibilità, dimostrati daparte di tutti i partecipanti, sia incampo sia fuori. Il bilancio dellagiornata è quindi stato certamen-te positivo, tanto da spingerci ariproporre l’iniziativa anche per il

prossimo anno, estendendomagari la partecipazione anche adaltre nazioni. Ringraziamo tutticoloro che hanno partecipato etutti coloro che hanno collabora-to alla buona riuscita dell’evento.Il nostro gruppo, sempre in colla-borazione con il gruppo missiona-rio è stato poi presente sia allaSagra di san Pietro, sia alla festadell’Oratorio con una bancarelladi prodotti equo-solidali, prodottiche stanno raccogliendo il con-senso di un numero sempre mag-giore di persone.Per quanto riguarda le nostreprossime iniziative, in ottobreriproponiamo la raccolta dicoperte ed indumenti invernali dadestinare al servizio” Esodo” delpatronato san Vincenzo, guidatoda don Fausto Resmini, che sioccupa di emarginazione gravepresso la stazione di Bergamo. Indicembre riproporremo la banca-rella equo-solidale natalizia. Perora, vi invitiamo a continuare aseguirci e, come sempre, ringrazia-mo tutti coloro che in qualunquemodo ci danno una mano.

GRUPPI / ASSOCIAZIONI DIA-LOGOS

IL TORNEO DELL’AMICIZIASabina Pominelli

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Fra le cose più datate e prezio-se presenti nella nostra Chiesa,l’organo trova una sua colloca-zione tutta par ticolare. Le infor-mazioni più indietro nel tempoparlano di un “primitivo organocollocato sul finire del Seicentoda Antonio Fudrigotti, poi sosti-tuito nel 1780 (è l’anno del votodei Tagliunesi alla Madonna perla liberazione dai bruchi) daaltro più “moderno” e megliomusicalmente dotato dalla dittaSerassi di Bergamo. E’ di quelperiodo la creazione delle duecantorie con le casse atte adiffondere meglio il suono e fre-giate da intagli floreali, a cui sidedicano gli intagliatoriProspero e Cristoforo Marini, glistessi a cui si deve il coro dietrol’altare maggiore.

Con un salto di cento anni, unodegli organari più famosi del suotempo e forse di tutti i tempi,Adeodato Bossi Urbani (il cuinome è ancora inciso appena sopra le tastiere e cheviene citato nell’EnciclopediaTreccani), provvede al suo rin-novo ampliandone la potenzadiffusionale. Ed è a questoperiodo che dedichiamo unpoco più di attenzione sulla

base di alcuni documenti rinve-nuti nell’archivio.

Il 4 marzo 1866 il parroco del

tempo don Zenone Fanti, sup-por tato dal Consiglio deiFabbriceri, e dandone incarico adon Pietro Marchesini (si ritiene

Bruno PezzottaRUBRICHE

Dai documenti della Parrocchia:un pezzo della storia dell’organo.

Cronache parrocchiali

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RUBRICHE

uno dei collaboratori del parro-co) scrive alla ditta Serassi diBergamo, che cent’anni primacirca aveva installato l’organo inuso, perché fornisca un preven-tivo circa lavori urgenti di siste-mazione, puntualmente elencatiin un documento di cinque pagi-ne, dove la descrizione punti-gliosa in bellissima grafia edancora oggi leggibilissimoinchiostro nero, è accompagnatada altra in inchiostro rosso (chepure resta ben visibile) da inten-dersi per quelle par ti dell’orga-no che sono da “rifare a nuovo”.

Alle ottanta canne vecchie distagno, si vuole che ve ne sianoaggiunte altre 20 di cui 12 inlegno, che siano realizzati regi-stri prima non presenti quali“corno inglese nei soprani” –“”clarinetto con il corno ed ilcorno inglese” – “ottavino” –“viola nei bassi” – “campanellicon ritornello” – e poi flauti,trombe, tromboni, timballi, piattidi Smirne e ballanti a canne, perchiudere con un perentorio“voce umana” ed ancor piùperentoriamente con l’impegnoda par te degli esecutori di “…quant’altro sarà ad occorrere inatto pratico, per compiere un’o-pera possibilmente perfetta, ditutta solidità e del più gradevo-le effetto armonico”.

Il 16 marzo 1866 la ditta, perfirma di Carlo Serassi, rispondee si impegna a chiudere i lavorientro un anno chiedendo unaserie di impegni alla Fabbriceria,tra cui il costo di trasporto dei

materiali a carico della parroc-chia, le travi per alzare sinoall’organo le impalcature, unpoco di carbone per il riscalda-mento invernale dei lavorantied un garzone, sempre a spesedella parrocchia, che rimanga adisposizione della ditta per tuttele necessità ed “anche per alza-re manualmente i mantici”.Prezzo Lire 4.800 (in euro avalore storico attuale circa22.500).

Tutto tace sino al 25 aprile successivo quando, dall’ufficiopostale n. 8 di Bergamo Bassa,par te un foglietto piegato inquattro e con francobollo di 20centesimi indirizzato alla“Lodevole Fabbriceria dellaChiesa Parrocchiale di Tagliuno”,nel testo del quale si legge chenonostante le trattative “fino ache l’offer ta di codestaFabbriceria si limita alla sommadi Lire 3.000 (quasi 14mila euroattuali – un ribasso del 37,5%!!)siamo costretti di dover dichia-rare che noi non la si può accet-tare”. La ditta Serassi si mostratuttavia disponibile ad un nuovoincontro per pattuire un prezzo“d’intelligenza per ciascuno”

Trascorre un altro mese ed iSerassi si rifanno vivi il 28 mag-gio con una brevissima letteraspedita dal medesimo ufficio diBergamo Bassa, nella quale silamenta con molta cor tesia dinon avere più avuta risposta eche s’attende venga fissato unnuovo giorno (che non sia divenerdì) per chiudere il contrat-

to. Non abbiamo lettera dirisposta da par te dellaFabbriceria, ma si può facilmen-te capire il perchè.

Tra aprile e maggio infatti ven-gono contattate due altre ditteper i lavori dell’organo, una diSarnico ed un’altra di Bergamo,Bergamo Alta. Infatti la primascrive il 27 maggio dichiarando-si impossibilitata ai lavori e chel’incontro previsto per il giornodopo per poter discutere del-l’incarico, non potrà avvenireperché uno dei responsabile è aBrescia per urgenze e non puòallontanarsi; la seconda nellagiornata del 24 maggio, spediscedall’ufficio postale n. 6 diBergamo Alta, su car ta di unbellissimo azzurro, una brevecomunicazione dove affermache è disponibile ai lavori, sperache sarà preferita (quindi è statainformata che ha dei concorren-ti) e afferma che “sarà attentissi-ma al prezzo”.

Tutto questo trova posto in unacar telletta titolata CARTEGGIOPER IL RESTAURO DELL’OR-GANO. Com’è andata a finire?Senza averne la cer tezza, mavisto che i lavori di sistemazio-ne, ampliamento e manutenzio-ne vengono operati almeno 7anni dopo dal citato AdeodatoBossi Urbani, è probabile che si sia rimandato nel tempo l’intervento ed atteso tempi e prezzi migliori. Ma è una mia supposizione, perché altri documenti non ne ho trovati!

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Speciale ESTATE Oratorio Tagliuno

Bisogna proprio dirlo: il tempo magico dell’oratorio quest’estate è volato in un BATTIBALENO!Tra pomeriggi in oratorio, laboratori, camminate, gite, tornei, balli, preghiera... e chi più ne ha più ne metta, il tempo in oratorio del CRE e poi i campeggi a Lizzola, la GMG a Madrid e le serate sportive, si sono svolti al meglio! Questo grazie alla squadra degli allenatori, degli animatori, dei responsabili, delle mamme, dei segretari, dei cuochi e di tutti i volontari che hanno messo a disposizione il loro tempo per regalare a tutti i nostri ragazzi, e non solo, un’estate indimenticabile. Grazie a tutti, in particolare ai ragazzi, agli Adolescenti e ai giovani, i veri protagonisti delle attività proposte dal nostro oratorio. Don Matteo

Vi proponiamo alcune foto ricordo, e vi invitiamo a leggere il racconto delle esperienze vissute durante il “TEMPO DELLO STARE INSIEME” per far crescere sempre più il Regno di Dio in mezzo a noi.

ESTATE 2011

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Animatori

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CRE 2011

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CAMPEGGI

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“BATTIBALENO”, questo era il motto del CRE e non poteva essere più eloquente. Infatti l’intero mese è trascorso molto velocemente e, tra gite, laboratori e giochi, abbiamo imparato a dare valore al tempo, a capire quanto è prezioso e non va sprecato. Forse sembra banale e anche un po’ scontato, ma non è così. Non è stato semplice capire il vero signifi cato del CRE, capire che c’è un tempo per ogni cosa, e che il “tutto subito” non dà poi quelle soddisfazioni sperate. È bello infatti apprezzare il lento scorrere del tempo, godere l’attesa e ogni singolo istante. Forse i bambini

hanno capito meglio di noi ragazzi tutto questo e sono entrati subito nello spirito del CRE. Grazie alla loro allegria e al loro entusiasmo questo CRE è andato alla grande! Ci sono stati anche piccoli inciden-ti di percorso, che noi animatori

siamo riusciti a stemperare. Un grazie speciale va al nostro mitico don Matteo, che è sempre stato attento e, soprattutto, paziente con tutti noi (alla fi ne, dopo averci lasciato a piedi lo scorso anno, ce lo doveva! ).

CRE 2011

Speciale ESTATE Oratorio TagliunoFe

de e

Val

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Il tema del CRE è sempre molto bello e importante, ed anche que-st’anno è stato motivo di rifl essione per tutti. “Insegnaci a contare i nostri giorni”. Per una mamma sempre alle prese con mille cose da fare e in lotta contro il tem-po, è fondamentale prendersi del tempo per rifl ettere, per pensa-re. Partecipare al CRE è un otti-mo modo per impegnare il tempo in qualcosa di produttivo: non è perdere tempo, ma guadagnarlo!Il tempo del CRE è un tempo speciale, un tempo di impegno perché i laboratori vanno pensati,

organizzati, allestiti; i lavoretti vanno provati, il materiale procurato; inoltre, bisogna garantire una certa continuità nella presenza. Ma il tempo del CRE è anche un tempo di gioia, perché quando si sta con i bambini e i ragazzi si viene travolti dal loro entusiasmo, dalla voglia di fare, di giocare e divertirsi senza stancar-si. E poi è tempo di amicizia, quella che si vede tra i ragazzi e quella che si costruisce con le altre mamme. Ma è anche tempo di stupore, di meraviglia nel vedere quanti ragazzi e giovani si impegnano, ognuno con le proprie peculiarità, regalando del

tempo agli altri. Così, alla fi ne del la-boratorio, nel tempo della merenda, ogni mamma condivide con le altre le proprie esperienze e, mentre i ragazzi iniziano a giocare, se ne torna a casa, magari un po’ accaldata, ma con in testa una delle belle musiche del CRE e nel cuore l’allegria contagiosa che fa da sfondo ad ogni momento della giornata. E in un “BATTIBALENO” è già passato un altro giorno, e in un “BATTIBALENO” siamo alla serata fi nale, ringraziando chi ci dà la possibilità di vivere questa bella esperienza.

Gio

vann

a

Partecipare al CRE è un’ esperienza che ti arricchisce sempre, a 6 anni, a 16, ma anche a 46! Si, perché il CRE è pensato per i bambini ma è un’esperienza unica per gli assistenti, gli animatori ed anche per le mamme. La prima volta che si partecipa come mamma ci si avvicina con qualche titubanza, ma bastano i primi incontri, la pro-grammazione delle attività in base al tema, e già ci si sente coinvolti

nel realizzare la propria parte per offrire ai ragazzi quattro settimane di gioco, impegno e, soprattutto amicizia. Le mamme si occupano dei laboratori. La cura e l’attenzio-ne a ciò che si vuole far realizzare ai ragazzi è importante; si cerca di stimolarne la creatività e la manuali-tà, ma presto ci si rende conto che la cosa più importante è l’atten-zione ad ogni ragazzo, è il clima di collaborazione che si viene a crea-

re tra i ragazzi, tra gli assistenti e i ragazzi e tra le mamme... Così ogni giorno, alla fi ne delle attività in labo-ratorio, ci si trova per confrontarsi e, mentre si fa merenda, ci si rallegra nel constatare l’impegno di tanti assistenti e dei bambini stessi, ci si scambiano suggerimenti su come affrontare piccole diffi coltà e, alla fi ne, si è tutte d’accordo: “ è più quello che riceviamo di quello che doniamo”.

Una

Mam

ma

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Domenica 24 luglio ore 14.00: una quarantina di ragazzi entusiasti al cancello dell’oratorio, il don e gli animatori che si accertano di non aver dimenticato nulla, poi il motore del pullman si accende e viaaa...Si parte: destinazione Lizzola, un paesino della Valbondione, lontano dal caos della vita quotidiana. Sarà la novità per i ragazzi delle medie, sarà la voglia di stare insieme e di raffor-zare le amicizie che si sono instaura-te durante il CRE oppure l’emozio-ne di vivere una settimana lontano da casa, a rendere il campeggio un’esperienza unica ed indimentica-bile. Con i tempi che corrono, oggi diventa veramente diffi cile trovare qualcosa di coinvolgente per i ragazzi, che, vittime inconsapevoli dei ritmi e della frenesia del mondo in cui viviamo, passano gran parte del loro tempo davanti al computer ed al televisore, dimenticando talvolta la bellezza e il valore dello stare e del crescere insieme. Ecco allora che il campeggio diventa un banco di prova per capire che i ragazzi hanno ancora tanta voglia di trascorrere del tempo in com-pagnia dei propri coetanei, apprez-zando il valore delle piccole cose. In continuità con quanto proposto, durante l’esperienza del CRE ab-biamo deciso di riprendere e svi-luppare il tema del tempo che, se all’apparenza può sembrare bana-le e scontato, ci pone numerosi e grandi punti interrogativi. Che cosa è il tempo? Quale valore ha per noi il tempo? Come dobbiamo com-portarci per gestire e per far frutta-re al meglio il tempo che abbiamo a disposizione? Queste sono doman-

de alle quali cerchiamo di risponde-re secondo la nostra personalità e le nostre esperienze. Sicuramente il nostro intento non era pretendere che i ragazzi riuscissero nell’arco di una settimana a trovare delle rispo-ste, ma ci è sembrato giusto stimo-larli a rifl ettere e sensibilizzarli su questo argomento mediante le at-tività che abbiamo proposto. Spesso si è portati a considerare il tem-po nella sua dimensione fi sica: ore, minuti e secondi scandiscono le nostre giornate e permettono di organizzare i nostri compiti e i nostri impegni. Così facendo si corre il rischio di vivere la vita solo in funzione delle lancette dell’orologio e dello scorrere inesorabile di un tempo che non riusciamo a valoriz-zare. Durante il campeggio abbiamo invece cercato di trasmettere ai ragazzi che non importa quanto tempo abbiamo a disposizione, piuttosto come lo spendiamo per crescere e maturare. Per raggiungere tale obiettivo è necessario imparare a distinguere i momenti; sapere che c’è un tempo per parlare e un tempo per stare in silenzio, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per demolire

e un tempo per costruire, un tempo per seminare e un tempo per raccogliere. In un’esperienza forte come il campeggio, non può certamente mancare una rifl essione sul tempo per capire che dedicarsi agli altri, se da un lato richiede uno sforzo di rinuncia a un po’ di noi stessi, dall’altro ci ripaga nel fare qualcosa di positivo per il bene di tutti. Sin dall’inizio, quindi, abbiamo vissuto la settimana cercando, non senza diffi coltà, di instaurare un clima di collaborazione per creare fra noi nuovi rapporti di amicizia, che speriamo possano durare e raf-forzarsi, anche durante i prossimi mesi, quando le occasioni d’incontro saranno meno frequenti. Grazie a tutti coloro che hanno contribuito a rendere speciale questa settimana: ai ragazzi, che hanno risposto con entusiasmo e con grinta a tutto ciò che abbiamo proposto, facendoci sentire fi eri ed orgogliosi; alle cuoche che, oltre ad avere svolto un servizio impeccabile, si sono donate con simpatia e allegria; un grazie speciale al Don per la sua presenza, e per la fi ducia che ci ha dato. Arrivederci all’anno prossimo.

CAMPEGGIO MEDIE“C’è un tempo per...”

Speciale ESTATE Oratorio Tagliuno

Giovanni e animatori

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“Cari fratelli e sorelle, oggi vorrei rimandare brevemente con il pensiero e con il cuore agli straordinari giorni trascorsi a Madrid per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. E’ stata, e lo sapete, un evento eccle-siale emozionante; circa 2 milioni di giovani da tutti i continenti hanno vissuto, con gioia, una formidabile esperienza di fraternità, di incontro con il Signore, di condivisione e di crescita nella fede: una vera cascata di luce. [...]”Ricorda così, papa Benedetto XVI i momenti trascorsi duran-te la GMG nella capitale spagno-la alla quale anche noi giovani di Tagliuno abbiamo preso parte.Il 13 agosto alle 6.00 in punto, il no-stro fantastico “Tourneo” è partito

da Tagliuno alla volta di Nizza, prima tappa di questo nostro viaggio; Pao-lo, Daniela, Renato, Carlotta, Matteo ed io eravamo molto entusiasti di questa nuova avventura che stava-mo per intraprendere. Così, ci siamo goduti due giorni di mare prima di raggiungere una delle città più belle della Spagna: Barcellona. Abbiamo avuto tempo di visitare diverse at-trazioni della città, come ad esempio La Sagrada Familia, la casa Milà, Casa Batlò, Parc Guell, Camp Nou ecc...Il caldo iniziava a farsi sentire ma mai quanto quello che abbiamo dovuto “sopportare” a Madrid. Utilizzo le virgolette perché il giorno stesso in cui siamo arrivati era il medesi-mo dell’arrivo del Papa e così, tutti

riuniti a Piazza de Cibeles abbia-mo atteso l’arrivo del Santo Padre accantonando qualsiasi altra cosa, caldo compreso. Ne è valsa vera-mente la pena! Infatti, dopo ore di attesa, abbiamo avuto la possibilità di vedere il Papa da vicino come a nessuno di noi era accaduto pri-ma d’ora e per questa ragione, l’emozione è cresciuta ancor di più.In noi, così come in tutta la folla che riempiva la piazza, era nato un entu-siasmo incontenibile: parole ricche di attesa, il forte desiderio di orientarsi alla verità più profonda, quella che Dio ci ha dato di conoscere in Cristo. Il venerdì mattina siamo parti-ti per indirizzarci verso la grande Fiera di Madrid che ci avrebbe ac-

GIORNATA MONDIALEDELLA GIOVENTÙ 2011

Speciale ESTATE Oratorio Tagliuno

Federica Lazzari

Come il CRE, anche il campeggio Ado-giovani si è sviluppato sul tema del tempo, argomento di cui raramente ci si trova a parlare. Attraverso varie attività noi ragazzi abbiamo rifl ettuto, come credo non fosse mai capitato, sull’importanza e sull’utilità del tempo per noi. Tutto si basa su di esso, tutto è organiz-zato sul suo scorrere, e non ci pos-siamo prendere troppe libertà, per-ché ogni cosa ha il suo momento, la sua età. Eppure, cosa accadrebbe se qualcosa ci impedisse di avere tut-to il tempo di cui abbiamo bisogno? Sicuramente la sua importanza e le sue regole svanirebbero; il tempo diventerebbe relativo, quasi inuti-le, invisibile, e noi cercheremmo di

vivere al meglio quel poco disponi-bile. Ma non dobbiamo arrivare a queste condizioni estreme per renderci conto che il tempo esiste e che non possiamo manipolarlo, ma solo VIVERLO. Non permettiamoal tempo di scorrere senza di noi, siamo noi a far scorrere il nostro tempo. Mark Twain disse: “Tra vent’anni sarete più delusi per le cose che non avete fatto che per quelle che avete fatto. Quindi mollate le cime. Allontanatevi dal porto sicuro. Prendete con le vostre vele i venti. Esplorate. Sognate. Scoprite.” Ecco, proprio con questo spiritoche noi Adolescenti e giovani siamo tornati a casa, con la voglia di vivere al meglio il presente, il

nostro tempo, imparando a custodirlo come un tesoro.

CAMPEGGIO ADOLESCENTI E GIOVANINon è mai troppo tardi... Chiara

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colto per trascorrere la nottata e che raccoglieva migliaia di ita-liani e non, partecipanti alla JMJ.Depositate le valigie ci siamo recati a Coslada dove tutti i bergamaschi hanno ascoltato con particolare at-tenzione e sorpresa le parole del nostro vescovo Francesco, non solo durante l’omelia della messa vissuta insieme ma anche durante il prece-dente momento di rifl essione comu-ne. E’ diffi cile tenere alta l’attenzione nelle persone che ti ascoltano, solo in pochi sanno farlo ma il vescovo Francesco è stato in grado di non stancarci mai con le sue profonde testimonianze, la ricchezza del suo linguaggio ma ancor più quella della sua anima. Parole che non vengono semplicemente da un uomo che forse, più di altri, è stato chiamato da Dio a portare avanti il suo mandato; bensì parole che toccano e inclu-dono tutti quanti, o meglio tutti noi veri cristiani fermi e radicati in Dio.Alla sera, nella celebrazione della Via Crucis una moltitudine variegata di giovani ha vissuto con intensa par-tecipazione le scene della Passione e della Morte di Cristo: la croce di Cristo dà molto più di ciò che esige, dà tutto perché ci conduce a Dio. Conclusasi la Via Crucis e spalanca-tosi un nuovo giorno, il sabato, era giunta l’ora di trascorre insieme il momento probabilmente più emo-zionante di quest’avventura: l’attesa della veglia a Cuatro Vientos. E’ stato duro vivere un giorno intero nella spianata sotto più di 40° con infi nite code per poter raggiungere l’acqua o i servizi; è stato diffi cile far passare il tempo; è stato duro dover difendere con le unghie e con i denti lo spazio “conquistato” ; è stato duro crede-re che così tanta fatica ed impegno sarebbero stati ripagati. Al contrario tutto ciò costituisce tutt’ora uno dei momenti più intensi: una miriade di

giovani in festa, per nulla intimoriti dalla pioggia e dal vento della sera, è rimasta in adorazione silenziosa di Cristo presente nell’Eucarestia, per lodarlo, ringraziarlo e chiedere aiuto. Benedetto XVI ha pronunciato a riguardo le seguenti parole: “ Cari amici , questa veglia rimarrà come un’esperienza indimenticabile del-la vostra vita. Custodite la fi amma che Dio ha acceso nei vostri cuori in questa notte: fate in modo che non si spenga, alimentatela ogni giorno, condividetela con i vostri coeta-nei che vivono nel buio e cercano una luce per il loro cammino... “Trascorsa la notte all’aperto, la do-menica i giovani hanno manifestato

la loro esuberanza e la loro gioia di celebrare il Signore nella parola e nell’Eucarestia, per inserirsi sempre di più in lui e rafforzare la loro fede e vita cristiana. Prima di dare inizio alla celebrazione, il Papa ha detto: “Cari giovani, ho pensato molto a voi in queste ore in cui non ci siamo visti. Spero che abbiate potuto dormire almeno un poco, nonostante l’incle-menza del tempo. Sono sicuro che all’alba di oggi avete levato gli occhi al cielo più di una volta e non solo gli occhi, anche il cuore e questo vi avrà permesso di pregare. Dio sa ricavare il bene da tutto. Con que-sta fi ducia, e sapendo che il Signore

non ci abbandona mai, viviamo pieni di entusiasmo e saldi nella fede.. ”La fede è però un altro dono di Dio: ci rivela la sua intimità e ci invi-ta a partecipare alla sua stessa vita divina. Essa suppone una relazione personale con lui e deve consoli-darsi e crescere, farsi più profonda e matura, nella misura in cui si inten-sifi ca la relazione con Gesù. Non si può seguire Gesù da soli! Chi cede alla tentazione di andare “per conto suo” o di vivere la fede secondo la mentalità individualista, corre il ri-schio di non incontrare mai Gesù Cristo. Aver fede signifi ca appog-giarsi sulla fede dei tuoi fratelli e che la tua fede serva allo stesso modo da appoggio per quella degli altri.Seguendo il consiglio del Papa, noi, pochi giovani tagliunesi, ci siamo appoggiati l’un l’altro per dare vita e forza alla nostra fede e alla vo-glia di continuare a crescere in Lui.Purtroppo tutte le cose fi niscono, così ci siamo “incamminati” verso casa sul favoloso Tourneo color ver-de che nonostante l’età e gli innu-merevoli chilometri percorsi ci ha accompagnati dal primo all’ultimo chilometro. Rimarrà certamente un’esperienza indimenticabile per ognuno di noi grazie agli insegnamen-ti che anche le più piccole cose (la convivenza, la condivisione, ... ) ci han-no regalato. “Esta es la joventud del Papa” (questa è la gioventù del Papa) riecheggia ancora nell’aria in attesa della XXVII GMG a Rio de Janeiro.Ringrazio coloro che hanno con-tribuito a renderla una gioventù unica e auguro ad ognuno di voi di aver la possibilità nonché di pren-dere coraggio nel buttarsi in un’av-ventura come la nostra che radi-ca la fede nel più profondo di noi.“Firmes en la Fe, caminamos en Cristo nuestro amigo y nuestro Señor.. “

Speciale ESTATE Oratorio Tagliuno

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«Vedere l’invisibile». È questo il tema del corso per animatori d’oratorio proposto dall’Uffi cio Pastorale Età Evolutiva, svoltosi come ogni anno al rifugio «Madonna Delle Nevi» di Mezzoldo.Erano due anni che aspettavamo di vivere questa esperienza che tutti descrivevano come INDIMENTI-CABILE; appena il Don ci ha fatto la proposta, abbiamo subito accettato senza di ripensamento.

Siamo partite da Tagliuno con il gran bisogno di staccare un po’la spina e concentrarci su di noi, su tutto ciò che è essenziale. Ed ecco che siamo partite, solo asfalto, un bellissimo paesaggio immerso nei monti e noi, Federica e Marta, che stavamo per condividere una settimana con altri sessanta animatori provenienti da tutta la Diocesi, quei visi così sconosciuti all’inizio della settimana e di-ventati così familiari dopo aver condiviso la nostra quotidianità.

L’obiettivo è stato confrontarsi sia con gli altri che con noi stessi sul nostro essere animatori d’Oratorio e non, come veniva sempre detto, animatori di villaggi turistici. Abbiamo potuto rivalutare con occhi nuovi il nostro «stare in» Oratorio, il nostro impegno e il

senso di tutto quello che viene fatto; ci siamo quindi soffermati sul gusto del guardare e non solo del vedere, il gusto dell’ascoltare e non solo del sentire, il gusto dell’en-trare nelle cose e non solo sfi orarle senza approfondirle, ma soprattutto il gusto di trovare e scegliere il nostro stile. Abbiamo avuto la possibilità di metterci in gioco durante le attività di gruppo, ma non solo; anche durante la spiritualità uscivail meglio di noi stessi e sapevamoviverla al meglio. Gli animatori ci hanno dato la possibilità di esprimerci liberamente, parlare di noi, del nostro passato e del nostro essere animatori/educatori, per giungere poi ad un confrontoche è stato la base di tutto il percorso. Ci hanno inoltre accolto, facendoci sentire subito a nostro agio. La nostra settimana è stata raffor-zata soprattutto grazie all’analisi di brani tratti dal libro di Isaia e dal Vangelo di Giovanni (“Il cieco nato”).Abbiamo cercato così di andare più a fondo nella dimensione personale dell’esperienza di Fede. Anche le attività serali come danze, canti, musiche, giochi e fi lm, sono state un esempio concreto per sperimenta-re il cosiddetto «plurilinguaggio»: un linguaggio che non si manifesta solo

con le parole, ma che adotta forme nuove di comunicazione.

Mezzoldo non è stato solo un corso per animatori, ma una lezione di vita per tutti. Ci ha insegnato a prendere del tempo per soffermarci sulle cose, rifl ettere e fare mente locale per poi “ripartire in quinta” e dare il meglio di noi stessi, sempre e comunque.

Ora è tempo di tornare alla nostra routine quotidiana; gli Oratori, i Don e gli affetti ci aspettano e soprattutto, dopo questa esperienza, si aspettano qualcosa da noi. Nel cuore abbiamo un po’ di malin-conia, ci mancherà tutto questo, ma è proprio la breve durata dell’espe-rienza ad averla resa così magica e memorabile.

Un mega grazie a Don Matteo che si è fi dato di noi e ci ha permesso di vivere un’ esperienza così sen-sazionale, agli animatori dell’UPEEtra cui la fantastica Sossi, cioè Ilaria Sora, e a tutti gli altri “corsisti” che hanno reso questa esperienza in-cancellabile.

PS. “Mezzoldo non esiste, perché Babbo Natale non ha la felpagialla!”

BABBO NATALE NON HA LA FELPA GIALLAMEZZOLDO 2011

Speciale ESTATE Oratorio Tagliuno

Federica e Marta

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Credo che, dopo le vacanze estive, esista una cosa che noi tutti atten-diamo più di ogni altra, e non è il riprendere di certo la quotidia-na vita tra scuola e lavoro, piutto-sto la Nostra Festa dell’Oratorio. Questa festa che, in un modo o nell’altro, riesce a coinvolgere ed unire tutti indistintamente, fi n dalla preparazione. Sì, perché, vi è mai capitato di entrare in Oratorio la settimana prima dell’inizio festa? Si respira un clima di attesa, tensione e anche paura; del resto, da nessuna parte è scritto come andrà, o se ritroveremo l’entusiasmo di sempre, o se alle persone piacerà come le precedenti edizioni.In fondo si parte sempre con il timore che qualcosa andrà storto...; ma cosa potrebbe non andare? Nulla, emplicemente perché la festa, a prescindere da qualsiasi cosa, è fatta di persone, le persone sono la festa! Finché ognuno di noi

parteciperà con gioia e passione, essa non potrà mai fallire: sono i sorrisi, i saluti, le cene degli amici

organizzate con il solito preciso orario di ritrovo delle 19.30, i balli e i canti che fanno la Nostra Festa.Non ci devono spaventare le nuove idee, i cambiamenti, o le diversità rispetto agli anni precedenti. Fino a quando avremo spirito nulla potrà andare male; magari non accadrà quanto da noi previsto, magari le nostre aspettative non saranno concretizzate, ma che male c’è? Forse la pioggia scesa nel secondo fi ne settimana della festa un motivo aveva e, forse, era proprio

questo: nulla va secondo i piani, nulla, a volte, avviene come vor-remmo, tutto sta all’imprevedibile.

Non le cose, ma le persone devono essere il nostro primo pensiero quando parliamo di Festa dell’Oratorio. Quest’anno ho visto bambini, ragazzi, genito-ri cantare, ballare, ma soprattutto divertirsi sotto quella pioggia. Penso che questa sia un’immagine talmente forte e meravigliosa, che nemmeno le parole potrebbero bastare per renderle giustizia. Quindi grazie, grazie a voi, voi che siete Festa, perché la vivete.

ENTRATECUCINABARBAR GIOVANIGIOCHIOFFERTE VARIECENA VOLONTARITOTALEUSCITEUTILE

Anche quest’ anno la festa dell’ora-torio si e’ conclusa! Un grazie particolare va a chi ha dedicato tanto tempo, lavorando instancabilmente per preparare e organizzare al meglio questo evento. Un grazie a tutti voi, per aver scelto

di trascorrere in oratorio un po’ del vostro tempo. Le iniziative dell’oratorio non fi niscono qui! L’appuntamento di ottobre è la castagnata organizzata dai nostri alpini.Grazie a tutti!

don Matteo

BILANCIO FESTA DELL’ORATORIO

28.939,505.020,002.981,505.774,50

690,50425,00

43.831,0023.778,0020.053,00

C’È UN TEMPO PER...FARE FESTA

Speciale ESTATE Oratorio Tagliuno

Hilary

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San Francesco d’Assisi nacque ad Assisi nel 1182 circa con il nome di Giovanni Francesco Bernardone. Figlio di un ricco mercante di stoffe, istruito in latino, in francese, e nella lingua e letteratura provenzale, con-dusse da giovane una vita spensiera-ta e mondana; partecipò alla guerra tra Assisi e Perugia, e venne tenuto prigioniero per più di un anno, du-rante il quale soffrì una grave malat-tia che lo avrebbe indotto a mutare radicalmente lo stile di vita. Tornato ad Assisi nel 1205, profondamente colpito dall’esperienza della prigio-nia e della malattia, Francesco si dedicò infatti a opere di carità tra i lebbrosi e cominciò a impegnarsi nel restauro di edifi ci di culto in rovina, dopo aver avuto una visione di San Damiano d’Assisi che gli ordinava di restaurare la chiesa a lui dedicata.La vocazione di Francesco culmi-nò nel 1206 quando, nella piazza di Assisi davanti al vescovo Gui-do II e a una folla numerosa, egli si spogliò dei proprio abiti, dei beni terreni e di ogni ricchezza. Le resti-tuì al padre e esclamò: “Ora chia-merò Padre mio il Padre dei cieli”. Il Vangelo è una scoperta che cam-bia radicalmente la vita di Francesco: una mattina del febbraio del 1208, nella piccola chiesa della Porziunco-la, ascoltò il Vangelo di Matteo in cui Gesù esortava i suoi discepoli di-cendo: “ Andate...fra la gente smar-rita di Israele. Lungo il cammino an-nunciate che il regno di Dio è vicino. Guarite i malati, sanate i lebbrosi, scacciate i demoni, non procurate-vi oro e argento; entrando in una casa dite: « la pace sia con voi»” .A questo punto la vita di Francesco si dedica totalmente al servizio del Vangelo e alla cura verso i poveri. Iniziò la sua attività di predicatore raggruppando intorno a sé dodici seguaci che divennero i primi con-

fratelli del suo ordine ed elessero Francesco loro superiore, sceglien-do la loro prima sede nella chie-setta di S. Maria della Porziuncola.Nel 1210 l’ordine venne riconosciu-to da papa Innocenzo III; nel 1212 anche Chiara d’Assisi prese l’abi-to monastico, istituendo il secon-do ordine francescano, detto delle

clarisse. Intorno al 1212, dopo aver predicato in varie regioni italiane, Francesco partì per la Terra Santa, ma un naufragio lo costrinse a tor-nare, e altri problemi gli impediro-no di diffondere la sua opera mis-sionaria in Spagna, dove intendeva fare seguaci anche tra i mussulmani. Nel 1219 si recò in Egitto, dove pre-dicò davanti al sultano, senza però riuscire a convertirlo; si recò poi in Terra Santa e nel 1220 tornò ad Assisi dove trovò dissenso tra i frati dell’ordine. Decise pertanto di di-mettersi dall’incarico di superiore e si ritirò sul monte della Verna, dove passò 40 giorni di digiuno e solitu-dine. L’asprezza della montagna e le pareti a strapiombo offrono al san-to un luogo di contemplazione, di meditazione e solitudine. Proprio in questo luogo le biografi e racconta-no di una visione sorprendente: un angelo con sei ali splendenti si avvici-na a Francesco, ma il suo splendore è segnato dalla sofferenza, le loro ali iniziano a coprire il volto di un uomo

crocifi sso, le mani e i piedi sono confi tti a una croce. Questa visione dai sentimenti contrastanti di estasi e angoscia, lascia Francesco segnato nella carne: i suoi piedi e le sue mani ricevono le stigmate. La sua appar-tenenza a Cristo è totale, il croci-fi sso è ora segnato sul suo corpo. Il mistero della croce è diven-tato il mistero della sua vita, l’Amore aveva reso il suo cor-po identico al corpo dell’Amato.In seguito al dono delle stigmati Francesco venne portato ad Assisi, dove rimase per anni segnato dal-la sofferenza fi sica e da una cecità quasi totale, che tuttavia non in-debolì quell’amore per Dio e per la creazione espresso nel Cantico dei Cantici, probabilmente compo-sto ad Assisi nel 1225. Francesco morì nel 1226. Venne canonizzato nel 1228 da papa Gregorio IX e in seguito nominato patrono d’Italia.

Per Francesco leggere, capire, vivere e annunciare il Vangelo è un tutt’uno; il Vangelo divenne per sé e per i suoi compagni la regola di vita e la fon-te di ispirazione della loro condotta quotidiana. Il Vangelo chiede a chi lo legge di dedicarsi agli altri: le paro-le di Gesù ai discepoli “Andate e predicate” diventano il programma di Francesco. Il ritiro, la solitudine e il deserto fanno parte della sua spiritualità, ma non sono la scelta defi nitiva; egli decide infatti di vivere tra la gente, di dedicarsi agli altri e specialmente ai poveri, agli infelici , ai malati a cui porta la predicazione, il suo amore e tutta la sua dedizione.Francesco non si limitò ad assiste-re e a prendersi cura dei poveri ma si diede tutto ad essi, si abbassò al loro condizione, si spogliò di tutti beni e le ricchezze per vivere come uno di loro nella totale insicurez-za quotidiana, in balia del destino.

SAN FRANCESCO D’ASSISI

Oratorio Tagliuno

Laura Quadrelli

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La primitiva chiesa di S. PietroNell'antica terra di Tagiuno, nonlontana dal castello e prospicien-te il fiume Oglio, esisteva la chie-sa "curata" di S. Pietro, nella ple-bania di Calepio. Nessuna notiziacirca l'origine e il tempo di fon-dazione.Sappiamo che i primi centrirurali distanti dalla sede vescovi-le erano le chiese plebane. Nella"plebs" risiedeva il rappresentan-te del vescovo ("pievano") conun gruppo di sacerdoti che neigiorni di festa si portavano nellevarie chiese "curate" della zonaper la celebrazione dei sacri riti.Man mano tutte le funzioni par-rocchiali venivano trasferite dallachiesa di S. Pietro in questa purantica di S. Lorenzo.Qui arrivò S. Carlo per la visitaapostolica il 16 settembre 1575.Nel documento relativo esisten-te nel nostro archivio si dice fral'altro:

"Visitò, come si è solito fare la chie-sa di S. Lorenzo parrocchiale delluogo di Tagliuno…incapace diaccogliere la popolazione di animemille in totale, di cui seicento dicomunione (= adulti)”Da documento rilasciato dallacuria si attesta che negli atti dellavisita pastorale di Mons. FedericoCornaro nel maggio 1625 vi silegge: "Sono nella mia cura la chie-sa di S. Pietro tutelare campestre,la chiesa di S. Giovanni delCivedino, e di S. Salvatore, campe-stre".Col tempo la chiesa di S. Pietroandò rovinando, fino a scompari-re. Sul luogo il parroco Suardi vipiantò la vigna e in occasione delcentenario della consacrazionedella nuova chiesa, nel 1928 fuposta una stele con la scritta:“quiesistette un tempo l'antica cura -parrocchia - di S. PietroApostolo, poi rovinata per antichità”

La nuova chiesa"La confraternita del Rosario il 2ottobre 1602 invitava l'architettomastro Stefen di Bergamo aprendere visione di come l'anti-ca chiesa di S. Lorenzo potesseessere sostituita da una piùampia, rispondente ai bisognipresenti e futuri della popolazio-ne, anche per attuare finalmentei suggerimenti di S. Carlo. Fatti eaccettati i progetti, fu abbattutofino alle fondamenta il vecchioedificio per iniziare i lavori delnuovo".La chiesa ad unica navata e consei cappelle laterali, fu compiutae cominciò ad essere funzionan-te nel 1621, come risulta dall'iscrizione posta su un fulcro del tetto: "Anno Domini 1621, fecit pridieKalendas Augusti BernardusSpada".La nuova chiesa venne benedet-ta sotto l'invocazione di

a cura della RedazioneRUBRICHE

Una Casa per vivere insieme:storia e arte

della nostra Chiesa Parrocchiale

Storia della nostra Chiesa

18 Indialogo n. 207

Quanto conosciamo la storia e l’arte della nostra Chiesa Parrocchiale dedicata a San Pietro Apostolo? La Chiesa è il centro della vita della comunità parrocchiale, intesa come persone che, nella quotidianità, si impegnano per realizzare il grande progetto di Dio, un progetto di salvezza per tutti gli uomini. E’ importante conoscere anche la storia dell’edificio della Chiesa e delle opere d’arte che custodisce, perché da tutto ciò la comunità è stata accompagnata nel suo cammino di Fede, fin dalle origini.Da questo numero di “In Dialogo” vi proponiamo quindi la lettura di alcune parti del documento “Tagliuno, la suastoria e le sue Chiese”, scritto da don Rosino Varinelli.

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S. Lorenzo, titolare della preesistente, tuttavia si continuò a celebrare anche la festa di S. Pietro Apostolo.

Consacrazione della chiesaPassò il tempo dei lavori, il perio-do nero dell'infestazione deibruchi, e dell'invasione con larazzia napoleonica, e finalmenteil 6 maggio 1828 Mons. Luigi Tosi,vescovo di Pavia per delega diMons. Mola nostro vescovo,consacrava questa chiesa parrocchiale dedicandola a S.Pietro apostolo, già titolare della primitiva "cura" ormai scompar-sa completamente al di là dellavalle.

La “nostra” chiesa di oggiLa pianta generale è quella classica della navata centralesemplice, con presbiterio bendeterminato da balaustra, absidesemicircolare, e con cappelleradiali lungo le fiancate.Sull'entrata laterale ad est siinnalza il campanile, originaria-mente a torre.Ai lati del presbiterio si creano lesagrestie.

Il presbiterio, l’altare maggiore, ilcoro, l’apparato del Triduo

Il pavimento in marmo a scac-chiera trasversale di botticino erosso di Verona, fu rifatto su unoidentico precedente durante irestauri degli anni settanta.

L'altare maggiore, sormontatoda tempietto con cupola, dimarmi pregiati a specchi di lapi-slazzuli e ametiste, fu fatto nel1743 dai marmisti Paolo Ogna eCarlo Bombastone di Rezzato.Il Ferragnoli di Brescia fece i rilie-vi in bronzo e la medaglia del"Pellicano" (1745) e AntonioCalegari, bresciano, scolpì i dueangeli adoranti, "caratterizzati daun tono di pacata morbidezzacreato dai tenui passaggi tonalidei panneggi" (1751).Pregevole è il banco dei parati,della bottega dei Fantoni diRovetta, con cariatidi d'angeli efigure a tutto rilievo nei riquadri:Spirito Santo, S. Lorenzo e S.Stefano.

Il coro con specchi in radica dinoce e cimase finemente lavora-

te, fu eseguito dal tagliuneseLorenzo Castellini nel 1788 conl'aiuto degli intagliatori Prosperoe Cristoforo Marini.L'ancona centrale (2,50 x 3,75),raffigurante la deposizione dallacroce di S. Pietro, è di CarloInnocenzo Carloni (1686-1775),il maggior pittore del rococòlombardo, nato a Scaria in Valled'Intelvi (Como) da una famigliadi artisti. Il padre Giambattista fuuno dei più importanti architettie stuccatori, diffusore dello stiledecorativo barocco italiano.Sempre di Carlo Innocenzosono gli affreschi della tazza delpresbiterio con l'adorazionedell'Agnello (Apocalisse); (il car-tone del disegno è al BritishMuseum di Londra).Suoi anche i quattro pennacchicon gli evangelisti (1743).

RUBRICHE

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Le due tele a lato del S. Pietro,raffiguranti il martirio di S. Paoloe la caduta di Simon mago sonodi Giovanni Carobbio padre.Le due grandi tele ai lati del pre-sbiterio, con la consegna dellechiavi a Pietro e il martirio di S.Andrea, furono commissionatedalla Confraternita delSacramento nel 1748 (Maneggi,VIII f. 287) al pittore veronesePietro Antonio Rotari (n.Verona1707- m. Pietroburgo 1762).Studiò a Venezia, Roma, e Napoli,dipinse pale d'altare a Venezia,Bergamo, Udine. Fu a Vienna,Dresda, Pietroburgo; fu un ritrat-tista raffinato e pieno di senti-mento.La piccola tela del S. Sebastianoè una copia di bottega di partedel polittico Averoldi, dipinto dalTiziano per la chiesa brescianadei santi Nazario e Celso.Lo stuccatore Muzio Camuzio(Montagnola di Lugano) eseguìle cornici e gli ornati degli affre-schi e dei quadri, e AntonioLosetti le dorature.Il crocifisso nella tazza del catinofu eseguito a fresco da GiuseppeRiva da Bergamo, contempora-neamente a quelli della voltadella navata, dopo i lavori di pro-lungamento della chiesa nel1906.Due porte in legno massiccio dinoce danno adito rispettivamen-te alla sagrestia e alla chiesina.

Apparato del TriduoDel Castellini è pure il grandiosoapparato del Triduo, che, monta-to, occupa tutto lo spazio

absidale.Fatto nei fondi a imitazione dellalinee architettoniche della chiesa,sagomato e decorato di vasi apiramide, raggi, ori, angeli, e diluce proveniente dalle moltecandele, una volta di cera, oraelettriche. Il tutto posto sullosfondo rosso serico del padiglione.Durante l'anno veniva montatodue volte: in occasione delTriduo dei morti, che si celebra-va negli ultimi giorni di carneva-le, e per le Quarantore durantele feste di Pasqua.

La presenza reale e permanentedi Gesù nell'Eucarestia, posta "suquel trono raggiante di luce", la sivoleva rendere più evidenteattraverso il contorno sfarzoso,capace di suscitare nella comu-nità orante sentimenti di vivoentusiasmo unitivo.

Da quando la festa votiva dellaMadonna delle Vigne è stata fis-sata al lunedì dopo la domenica

in Albis, in questa solennità laraggiera per l'esposizione vienesostituita dal trono con la vene-rata effigie della Madre Regina. -

continua...

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In ViaggioAndiamo all’Abbazia di Piona,

sul Lago di Como

Daniela Pominelli

L’uomo è in cammino, è in viaggio,vuole avere nuove esperienze,conoscere nuove cose, sperimen-tare, aprirsi al futuro. Per questo,già nel Medioevo nasce la defini-zione di “homo viator”. Il simbolodi questo “uomo viandante” era ilpellegrino, con un cappello a lar-ghe falde, il tascapane, il bastoneda viaggio, la borraccia dell'acqua.Nel tempo, il modo di “viaggiareper conoscere” è cambiato, ma lospirito è lo stesso: siamo fatti perl’infinito, un piccolo spazio nonpuò contenere tutte le nostreaspirazioni.Andare verso l’infinito non signifi-ca dover fare per forza molti chi-lometri. Infatti, è la nostra menteche deve muoversi verso un per-corso di conoscenza del mondo edelle persone.Tutto ciò, per il cri-

stiano si traduce in un itinerario divita che lo avvicina alla conoscen-za della Verità e lo rende libero."Conoscerete la verità e la verità vifarà liberi", ci dice Gesù nelVangelo di Giovanni. E’ una libertàdi vita che porta ad un atteggia-mento di comprensione e di tolle-ranza per far sentire liberi anchei nostri “compagni di viaggio”.

Partiamo dunque per un luogoche ci aiuti a camminare verso laVerità, e visitiamo l’AbbaziaBenedettina di Piona, sul lago diComo. E’ una meta vicina, dove labellezza del panorama lacustre ela profondità spirituale di un postosenza tempo sono uniti in una sin-tesi perfetta.Costruita su un costone che siaffaccia a ridosso del lago nel suo

ramo più settentrionale, Piona èun gioiello architettonico che tra-smette emozioni profonde evibrazioni antiche di secoli.L’Abbazia ha una storia fatta digenerazioni di religiosi che quihanno consacrato la loro vita allaFede, facendo di questo insedia-mento uno dei luoghi più spiritua-li della Lombardia. Visitandola,anche i non credenti dovrannoammettere che si respira un’ariaparticolare, una sensazione chenon è solo frutto della suggestio-ne prodotta da un paesaggio diunica bellezza. I cistercensi eranoesperti nell’individuare luoghi par-ticolarmente gradevoli e adatti asollevare gli spiriti, ma questoangolo è magia pura.

La prima fonte storica attesta chenel VII secolo d.C. in quel territo-rio esisteva una comunità mona-stica, probabilmente di imposta-zione eremitica.Verso la fine dell'XI secolo l'abba-zia di Piona fu inserita nel movi-mento della riforma cluniacenseche prevedeva il trasferimento deimonaci dalla casa madre Clunyalle abbazie in crisi per rivitalizzarle.Durante il restauro del 1906 èvenuto alla luce l'iscrizione di unaepigrafe dalla quale si deduce chedopo l'adesione alla riforma clu-niacense la chiesa fu consacrata,nel 1138, alla Beata Vergine Maria.

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La chiesa è dedicata anche a sanNicola di Bari quale co-patrono,ma la data della dedicazione èincerta.A partire dal XII secolo la docu-mentazione storica dimostra lavitalità, anche economica,dell'Abbazia di Piona, ma nelcorso del XIV secolo comincianoad affiorare i sintomi di una lentadecadenza, dovuta al ridottonumero di monaci e all’aggravarsidei debiti, fino ad arrivare al 1432all'introduzione della Commenda.La Commenda procurava unarendita vitalizia ad un titolare lon-tano, il quale non si occupava nédell'amministrazione del monaste-ro, né del mantenimento deimonaci. Questa istituzione avevaportato numerose Abbazie d’Italiaad uno stato abbandono e mise-ria. A Piona la Commenda si pro-trasse per oltre tre secoli. A parti-re dai primi anni del XIX secolo, ilcomplesso monastico è apparte-nuto a numerose famiglie, per poiterminare nelle mani della famigliaRocca. Il 25 settembre 1937 ilCommendatore Pietro Roccafaceva donazione di tutta la tenu-ta di Piona alla congregazionecistercense di Casamari. Lo stessoPietro Rocca donò ai monacianche una villa settecentesca, cosìda restituirla, con l'Abbazia, allaoriginaria funzione di luogo dicarità.

All’entrata del complesso mona-stico ci sono le statue di SanBenedetto e San Bernardo, inatteggiamento di accoglienza, maanche di protezione e di ammoni-mento a non profanare la zonasacra.

All’interno visitiamo: la Chiesa, ilChiostro, la Sala Capitolare, laGrotta e la Malpensata.

La ChiesaLa Chiesa appare, in tutta la suasobria eleganza, leggermente arre-trata rispetto al lato occidentaledel monastero cui si appoggia.Sulla facciata si apre la porta dibronzo: i due battenti sono ripar-titi in sei riquadri che rappresenta-no la storia di san Benedetto trat-ti da "I Dialoghi” di san GregorioMagno.Ha un’unica navata, volta ad orien-te, ed è a pianta irregolare; all’in-gresso ci sono due bellissimi leonimarmorei, oggi trasformati inacquasantiere, ma un tempo verie propri guardiani della struttura,perché reggevano due imponenticolonne.Gli affreschi dell’abside del XIIsecolo, purtroppo, sono quasicompletamente andati perduti;essi raffigurano una glorificazionedi Cristo in stile bizantino.Nell’abside Gesù è inscritto inuna mandorla e, ascendendo alcielo, giudica l’umanità con il Librodella Verità aperto; accanto a lui i4 evangelisti, raffigurati in forma di

animali.Sulla parete di sinistra è collocatauna tela molto venerata, decisa-mente devozionale, del pittoreTelemaco Pergola. Rappresenta laRegina pacis, che offre al mondo ilbambino dal corpo allungato econ le braccia allargate, in unapostura a croce, che allude allaredenzione attraverso la croce. Aipiedi del trono semicircolare, duepersonaggi, rivestiti di armature,depongono le armi ai lati di unvolume spalancato da cui risaltanole parole di Gesù: “Amate i vostrinemici”. La tela fu dipinta in occa-sione di un concorso bandito aRoma dalla Santa Sede al terminedella prima guerra mondiale. Ilquadro è stato donato a Pionadall’autore nel 1943, come segnodi riconoscenza per l’ospitalitàricevuta dai monaci.

Il Chiostro E’ il punto di riferimento di tuttoil complesso monastico, e la suastruttura è tale da raccordare leparti dell'intero monastero.La struttura quadrangolare delchiostro evoca la forza simbolicadel numero quattro:• i quattro elementi dell'universo;

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• i quattro punti cardinali;• il disprezzo si sé, il disprezzo delmondo, l'amore del prossimo, l'a-more di Dio.Nonostante abbia forma quadran-golare, presenta una pianta irrego-lare.Vi sono ben 40 colonnine concapitelli tutti differenti. Lo stessonumero delle colonne su ogni latoè diverso: ce ne sono 11 sul latoovest, 10 sul lato nord, 12 sul latoest e 8 sul lato sud. I significati pos-sono essere molteplici: l’infinitoper il numero 8, gli Apostoli per il12, i comandamenti per il 10.Al centro del chiostro, la fonte e

l'albero raffigurano la fonte delledelizie e l'albero della vita delParadiso Terrestre.Il chiostro è il luogo del silenzio,non come rinuncia alla comunica-zione interpersonale, ma perchéattraverso il silenzio è possibile ildialogo con Dio.

La Sala Capitolare, Secondo la pianta tipica deimonasteri benedettini e cistercen-si, è ubicata nel lato orientale delchiostro. In essa, anticamente, lacomunità si radunava tutti i giorni,per l’ascolto dell’annunzio delmartirologio, di un capitolo della“Regola”, e per il “Capitolo dellecolpe”, durante il quale i monaci si

accusavano spontaneamente dellemancanze esterne contro la“Regola”, per riparare al cattivoesempio e per chiedere il perdo-no dei fratelli. Nella SalaCapitolare, più che altrove, lacomunità monastica percepisce diformare una famiglia e di compie-re il cammino insieme.Qui la comunità elegge il superio-re, ammette i postulanti al novizia-to e alla vestizione dell’abitomonastico, si riunisce per la “LectioDivina”, per le conferenze spiritua-li, e per la discussione dei proble-mi più importanti, durante laquale tutti i monaci liberamente,

nella carità e nel rispetto recipro-co, espongono le loro personaliopinioni.

La Grotta Per un viale ombroso e suggestivodi conifere, a sinistra della chiesa, sigiunge alla grotta di Lourdes.Realizzata di recente è divenuta, inbreve tempo, meta di devoti econtinui pellegrinaggi.

La MalpensataNei pressi dell'Abbazia sorge lasettecentesca villa "LaMalpensata", proprietà dei monacidi Piona, sede di una comunitàterapeutica per il recupero di gio-vani con disagio sociale.

L'opera dei monaci, benchéimmersa nel silenzio necessario aldialogo con Dio, non è mai oziosaed inoperosa, ma sempre protesaad un salutare equilibrio tra corpoe mente, che si realizza attraver-so il lavoro creativo.Il lavoro, svolto in nome dell'obbe-dienza, non è soltanto esercizio diascesi penitenziale o necessità perla sussistenza, ma anche unmomento di creatività e un mezzodi progresso.L' “Opus Dei”, la “Lectio Divina” e il“Labor Manum” sono i tremomenti che scandiscono la vitadell'Abbazia, ed è in quest'otticache va inteso il lavoro delle offici-ne dell'abbazia di Piona.Le erbe medicinali, le cremecosmetiche, il miele e i liquori,sapientemente distillati secondoantiche ricette, sono il frutto dellavoro che, insieme alla preghiera,è indicato da San Benedetto qualeesempio per una vita di carità cri-stiana.L’ultima tappa del nostro itinerarioè proprio l’edificio adibito allavendita di questi prodotti, tuttinaturali e creati dai monaci. Nelnegozio si trovano anche fotogra-fie molto belle sul complessomonastico. Un piccolo acquisto,oltre ad gratificare l’opera deimonaci, aiuta a non dimenticare icolori, i profumi e le impressionidel luogo.

Nel visitare l’Abbazia, è importan-te stare in silenzio, muoversi conrispetto e godere della vista, per-ché qui la Fede, la Storia e la pre-senza umana hanno lasciato unatraccia che non può lasciare indif-ferenti.

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CAPITOLO XIVHANNOVER CITTÀ D’INFERNO(Seconda Parte)Al Campo la disorganizzazioneera evidente. Già da un paio disettimane, si notavano assenze delpersonale addetto- guardiani ecucinieri. Tanto che in quei giornivenne organizzato un nostroorgano preposto all'ordine e alrazionamento dei viveri.Ogni nazionalità aveva i suoi rap-presentanti costituiti in un gruppodirigente che doveva decidere ilda farsi, in conformità all'evolversidella situazione.Il pericolo era grave - spessoentravano al Campo grossicamion militari Tedeschi che difretta caricavano, a forza, centinaiatra noi e altri stranieri per andarea scavare grosse buche a mo’ ditrincea e di fossa anticarro, eanche, buche per postazioni dimitragliatrici, giù dal ciglio dellestrade principali. E spesso quellinon ritornavano più.Il fronte era ormai vicino, ma i sol-dati Tedeschi avevano l'ordine diresistere e morire sul posto, perdar tempo di rifinire la bombaatomica, il che "dicevano” eraimminente.

31 Marzo - venerdì Santo - primopomeriggio Arrivano al Lager Ebraico duegrossi camion militari. Scendonouna decina di agenti della SS.

Radunano tutti gli ebrei rimasti,un’ottantina di persone, nelloscantinato della casermetta delComando.Piazzano un camion per parte ailati della casermetta, fissano altubo di scappamento l'estremitàdi un grosso tubo di gomma e l’al-tra la inseriscono nel piccolo fine-strino dello scantinato stesso. Poiaccendono i motori. Intantoentrano nelle quatto piccolebaracche, versano della benzinasul pavimento e le danno fuoco.Tutto questo succedeva ad unacinquantina di metri dai nostrireticolati ma nessuno di noi, nes-sun straniero guardava.

Già quando abbiamo visto entra-re i Camion delle SS in pochiminuti tutto l'intero spazio delCampo era deserto. Circa duemi-la persone erano tutte nascostesotto le baracche (le baracchesono state costruite su palafitte,sotto vi era uno spazio di 40 cm)oppure in altri luoghi distanti.Questo perché ogni tanto spara-vano raffiche di mitra verso di noi.

2 Aprile - giorno di Pasqua Tutti i Tedeschi addetti al Camposono spariti. I capi baracca distri-buiscono solo una fetta di pane atesta. Siamo sfiniti ma sopportia-mo perché la nostra libertà é vici-

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Storie di casa nostraDue anni nei lagher nazisti

Corrado Ghirardini

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na. Il gran giorno è nell'aria.Speriamo in Dio. Nessunobestemmia più. Tutti siamo moltoeducati e molto religiosi.

3 Aprile Gli americani si stanno avvicinan-do. Nell'aria si sentono fischiareproiettili di artiglieria pesante. La

città è diventata un inferno. In fab-brica non si lavora più. Si vive nellebuche o sotto le baracche. Alcunimalati in branda muoiono perabbandono o per fame.Io ho tre costole ferite dalle qualispurga del pus. Un buon'amico,certo Evaristo di Varese, mi aiuta acurare le ferite con pezze bianche,

poi mi fascia il petto con strisce distoffa e spago. La paura di morireadesso è più grande del dolore.

4 Aprile Alla stazione di Hannover ed ilvicino scalo merci, già sconvolti daibombardamenti, bruciano lunghefile di vagoni carichi di viveri, desti-nati alla città o ai soldati al fronte,e vengono saccheggiati dai civilitedeschi. Gli stranieri sono rinta-nati nei Campi. Abbiamo tantafame, si cammina adagio guardan-do in terra sperando di trovarequalche erba commestibile, per-ché l'erba comune non si mangia.

5 Aprile La giornata e grigia, pioviggina,continua il saccheggio ai vagonidelle scalo merci. Durante la notteil campo viene illuminato a giornoda diverse torce aeree sganciateda aeroplano ricognitore.Purtroppo spezzoni cadonosopra due baracche che bruciano.Gli occupanti, tutti Polacchi, ven-gono sistemati un po’ qua e la inaltre baracche.Dopo qualche giorno di esitazio-ne, per paura d'un ritorno delleSS il deposito viveri del Campoviene sfondato. Riusciamo a por-tare in baracca un sacco di pane edue sacchi di carote. Noi italianicerchiamo di essere uniti.S'improvvisano fuochi per farcinotare dagli aerei Alleati. Vienedistribuito un pane in cinque per-sone e quattro carote a testa. E'festa grande per lo stomaco. Sicomincia a giurare, guardando ilcielo, che se sopravvivremo a que-sto delirio umano, saremo semprebravi, buoni e onesti.

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6 AprileAerei da caccia Alleati, sgancianoin Città spezzoni incendiari emitragliano le strade, quasi di con-tinuo. La città brucia. Continua ilsaccheggio ai vagoni delle scalomerci. Qualche straniero cerca diavvicinarsi ma è preso a fucilatedai predoni tedeschi.

7 Aprile Il cielo è coperto ma non piove. IIfronte s'avvicina, granate d'artiglie-ria scoppiano da tutte le parti,centinaia di aerei volano rombantiad alta quota. Si sente il caratteri-stico rumore dei carri armati cheaumenta d'intensità. Lo stridoredei cingoli s'avvicina, parecchiedecine di persone si danno a cor-rere verso il fronte. La maggioran-za rimane ferma al Campo. Dimangiare non se ne parla nemme-no.

8 Aprile Sin dall'alba regna uno stranosilenzio rotto da qualche granatache scoppia qua e là. In Cielo vola-no alcuni aerei senza bombardare,forse in ricognizione. I carri arma-ti sono fermi. Alcuni di noi vannosulla strada e in cima alle baraccheper vedere … niente … nessuno… silenzio.

9 Aprile C'e clima d'incertezza e paura,permane un silenzio strano, siamotutti in attesa di qualche di scon-volgente ma non succede niente.Cosi passa l'intera giornata, aparte le colonne di fumo che sialzano dalla città, non si senteniente.Viene sera quasi tutti siamodistesi in branda sfiniti dalla fame.

10 AprileLe prime ore sono di assolutosilenzio rotto da qualche paroladetta qua e là. E' il silenzio cheprecede la morte o l'avvento diuna vita. L’aurora sta’ vincendo letenebre. Una leggera brezza fre-sca ci ravviva un poco.

E’ l’alba del 10 aprile 1945Entra sempre più luce dalle fine-stre è giorno e ancora silenzio. Masono quasi le sette e sembra cheun leggero vociar di personedivenga sempre più intenso, qual-cuno esce dalla baracca poi altriancora e ancora, ancora. Poi tuttifuori poi tutti sulla strada, e poiurla di gioia. Poi tutti di parola inparola urlano: “GLl AMERICANISONO ALL'HANOMAG”Vorrei, ma un momento cosìtanto atteso, io non so descriverloe penso che anche un uomo disommo ingegno non possa spie-gare perchè dentro al corpo tuttoride e piange insieme.

L'immensa gioia d'esser vivi anco-ra annulla il dolore e la fame. Uncorpo dolente e sfinito prendevigore e speranza di vivere, perritornare a casa.Piangendo, si abbraccia chiunque,Russo, Slavo, Mongolo, Danese. Siride, si canta, si esulta insieme.Ci si accorge che sorridere insie-me agli altri e tutti insieme canta-re è uno spettacolo che magnifical'uomo e rende meraviglioso ilmondo.Ci si accorge quant'è bello viverein pace e in libertà con chiunques’incontra. Al mondo non esistecolui ch'è perfetto, non esiste per-fezione morale nessun popolopuò vantare di essere migliore osuperiore. L'umanità ha bisognosolo di conoscenza per arrivare avivere insieme e in pace.Odiare gli altri, o anche covare ini-micizia verso gli altri: Russi,Americani, Ebrei, Cinesi, Neri,Cristiani e Mussulmani, con la spa-ventosa tecnologia oggi a disposi-zione, porta solo alla distruzione

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della civiltà e al ritorno alle pro-prie origini.Tutti in strada, dunque , migliaia dipersone laceri ed affamati che sireggevano a stento in camminoverso la vita per rendersi vera-mente conto che tutto ciò eravero. Anche gli stranieri di tutti glialtri Campi, confluivano in Città inmodo disordinato, come un bran-co di animali liberati dal recinto.Correvano tutti a vedere gliAmericani, a rendere loro stima eonore, e anche per essere certiche tutto era finito.

Capitolo XVLa città che era una delle più belledella Germania, era ridotta ad unimmenso cumolo di rovine e dimacerie fumanti, con ancora qual-che focolaio che ardeva qua e là.Le truppe Americane continuava-no la presa di posizione, si vedeva-

no camminare in fila indiana lungole strade e su e giù per le macerie.Non si curavano di noi, ne parla-vano. Eseguivano attenti il lorocompito di perlustrazione.Gli stranieri, circa 20 mila persone,si davano alla ricerca di qualcosada mangiare. Cosi comincia il sac-cheggio di quello che rimanevadella Città. E faceva pena vederedei Tedeschi, appena timidamenteusciti dai rifugi, larve di vecchi,donne e bambini, chiedere agliAmericani qualcosa da mangiare epoi razzolare tra le macerie incerca delle proprie cose.Il Comando Americano si resesubito conto che bisognava innan-zitutto placare la fame e diedeallora libertà di entrare dovunquevi fossero dei generi alimentari.Naturalmente cominciò il sac-cheggio con le conseguenze chepurtroppo ne derivarono: ferociaindiscriminata verso personesenza colpa, assalto a tutto ciò cheserve e che non serve, solo per ilgusto di distruggere.E venne la sera al Campo diMhulenberg, tutti avevano portatoda mangiare, perfino mezzo maia-le, pane ed una infinita di altrigeneri alimentari.Tantissime persone sono morte,così, per aver mangiato troppo inmodo sproporzionato. Altre sonostate male per lungo tempo.Certo che la prima notte di paceal Campo, non è cosa faciledescrivere. Liberi, senza la pauradelle SS, dei bombardamenti econ la pancetta piena e anche conla sicurezza di mangiare tutti igiorni a venire, in piena liberta, eraun sogno tanto grande che nonsembrava vero.

La notte era bella, poche nuvole incielo, molte stelle brillavano agrappoli qua e là. Una leggera gio-vane brezza annunciava l'arrivodella primavera.Per tutta la notte sono continuatii canti delle varie nazionalità intor-no a fuochi improvvisati. Era uncontinuo andare e venire di per-sone che volevano guardare altrecomunità, per parlare in pace eper scambiarci qualche alimentoche l'altro non aveva. Era tutto unevviva alla libertà.

Il giorno dopo arrivarono alCampo Ebraico, una grossa com-pagnia di soldati Americani, alcunialti ufficiali insieme a personalitàcivili e tanti fotografi. Dopo parec-chie ore di perlustrazione e diosservazione dei particolari edopo aver ben fotografato il tutto,anche con cineprese, soldatiAmericani muniti di lanciafiammebruciarono sul posto i cadaveridegli ottanta ebrei uccisi dai gas discarico dei due camion delle SSnello scantinato del ComandoTedesco. Operazione dovuta per-che i cadaveri erano in fase avan-zata di putrefazione ed emanava-no un odore acre e nauseante.Nei giorni seguenti, le ceneri diquei poveretti furono raccolte eportate non so dove. I resti dellequattro piccole baracche compre-so il Comando furono divelti espianato il terreno.In seguito fu eretto,a testimonian-za per i posteri, una grossa 'lapide(uno scarno e consunto Ebreomorente aggrappato al reticolato)una lapide color della terra, coninciso i nomi sotto la stella diDavide.

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La Chiesa Cattolica oggi, insie-me alle altre confessioni cri-stiane , testimonia e operanella piena consapevolezzache la questione ambientaleappaia nodale , quanto indi-spensabile. Nelle sue preghie-re, lo stesso Papa BenedettoXVI si è più volte appellato aipaesi r icchi affinché cooperinoper la tutela dell’ambiente e“non siano le popolazioni piùpovere a pagare il maggiorprezzo dei mutamenti climati-ci”. Questa consapevolezzaimpone nel contesto ecclesia-le odierno un riesame criticodella forma con cui la culturaattuale ha affrontato laModernità. Siamo, infatti, con-sapevoli che ci sono stati nelpassato dei limiti interpretati-vi, cioè si è pensata la creazio-ne come realtà senza la bel-lezza e dignità di creatura diDio. Con il pontificato diGiovanni Paolo II, a par tiredagli anni ’80, la ChiesaCattolica si è impegnata inuno straordinario processo direvisione dell’interpretazioneteologica e filosofica tradizio-nale. Le encicliche Sollecitudorei socialis, Centesimus annus,il messaggio Pace con Diocreatore, pace con tutto il

creato (1990), l’iniziativa con-dotta con le altre confessionicr istiane a par tiredall’Assemblea Ecumenica diBasilea, hanno aper to scenariinediti ed estremamente coin-volgenti secondo cui il creatovada goduto nella sua gloria

con il primato della contem-plazione. In questa prospetti-va, l’uomo non va pensatocome il padrone del mondo infunzioni di dominio, ma comecustode della creazione chepar tecipa con lo spirito e conla mente addirittura al suoperfezionamento: il nuovo dia-logo tra creazione e uomoviene colto come via maestra.Con i sui numerosi inter ventiPapa Benedetto XVI insistesull’ispirazione che la bellezzadel cosmo dà all’agire dell’uo-mo e, al tempo stesso, sullanecessità di una nuova ecolo-gia umana che miri a “rifarel’uomo” per migliorare la crea-zione/ambiente.

RUBRICHE a cura di don Francesco Poli - Centro diocesano pastorale sociale

La bellezza del creatoAmbiente e Lavoro:

un impegno per il futuro della comunità

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Ulteriore questione in dibatti-to è il rappor to tra etica efuturo. Ci troviamo oggigiornoin un preciso contesto storico:in questi ultimi decenni a livel-lo globale si sente la necessitàdi uscire dalla cr isi dellaModernità, di superarne i limi-ti di meccanicismo, di econo-micismo, di antropocentrismo,di utilitarismo, che sono statiinnalzati a un’egemonia fragile,senza una consistenza moralee culturale. Per dir la con leparole di H. Bergson, apparecon tutta evidenza l’esigenzadi illuminare il cammino della

tecnica e dei suoi processi conun “supplemento d’anima”.Un’esigenza di primato etico-spirituale che ha visto inter-prete lo stesso Alber tEinstein, là dove sostiene chela scienza e la tecnica abbiso-gnino della verità che i grandi“predicatori” di valori morali espirituali hanno costruito nellastoria.I l cambiamento climatico el’uso improprio del territoriorappresentano un problemaper ognuno di noi e investonola vita dell’intero pianeta. Laterra e tutti i suoi ecosistemi

costituiscono un dono prezio-so che abbiamo ricevuto e datrasmettere alle future gene-razioni. Di fronte alle sfideglobali – economiche, ambien-tali o di ogni altro genere –siamo chiamati a vivere inmodo da mostrare i valori delbene comune nonché il nostrorispetto verso la natura e ditutto il Creato. In un mondodotato oramai di r isorse natu-rali limitate, è vera sapienzapromuovere uno stile di vitache prevenga ogni forma diabuso verso la natura e favori-sca una saggia amministrazio-ne di tutte le risorse dallequali gli uomini e le comunitàne traggono vita. Sappiamoche soltanto con un’ecologiarealmente umana, che tengaconto dei dir itti, ma anchedelle responsabilità che abbia-mo gli uni verso gli altr i, sipromuoverà un’integrale edu-cazione ecologica.La Chiesa con altre istituzionilaiche che ne condividono l’i-dealità, invoca un’etica umanae planetaria che coinvolga unanuova umiltà, un nuovo rispet-to verso le forme di vita edella creazione , una nuovasolidarietà per le popolazionipiù indigenti ed un nuovoprincipio di responsabilità chemetta al centro l’impegno perle generazioni future.

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Pellegrino in tutti i paesi della provincia di Bergamo

“Ho visto spuntare novecento campanili “

Zio Barba

Tutto è cominciato con una dolcezza, anzi con due. La prima è quella che ho sempre provato alla vista di uncampanile che appare improvvisamente all’orizzonte annunciando un paese raccolto intorno al suo Dio ecomunicandomi una profonda irresistibile passione. La seconda, un po’ meno affascinante, è quella del diabete, che, come si sa, annega nello zucchero. Ho dunque pensato di intrecciare l’una con l’altra mettendo-mi nella testa, nell’anima e nelle gambe una sostanziosa terapia e un bel programmino di salutare movimen-to: visitare come viandante e pellegrino tutte le chiese della provincia di Bergamo. Ci ho messo otto anni: conimmensa commozione ho visto spuntare novecento campanili, e ora che il giro è concluso (con frequentisconfinamenti in territorio milanese, lecchese, bresciano, cremonese e lodigiano), mi guardo indietro francamente confuso. Se dovessi raccontare questa esperienza umana, spirituale ed artistica, non saprei pro-prio come ripercorrere questi infiniti ricordi. In attesa di riordinarli, mi limito a rintracciarne un paio qui e là.

RUBRICHE Ezio Marini

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Qualche anima in più vive a Trate, che raggiungoin un pomeriggio d’inverno risalendo il fiancooccidentale della val Cavallina, da Casazza aGaverina. La chiesa è chiusa, ma non mi preoccu-po. Ho sperimentato decine di volte l’arrivo dellaProvvidenza proprio quando ce n’è bisogno, solobasta aspettare un momento: anche nel paesepiù deserto del più deserto giorno feriale, èsopraggiunto un angelo vestito da prete o dasagrestano con le grosse chiavi tintinnanti nellamano. Qui l’angelo è una nonnina, la sagrestana diTrate, suppongo, che mi fa accomodare tra i ban-chi tutta fiera di mostrare allo sconosciuto vian-dante la ‘sua’ chiesetta, intitolata a S. Maria Addolorata. Socchiudo gli occhi. Me li riapre un improvviso deli-cato avvampare dall’angolo di una stufa che non avevo notato prima. L’ha appena accesa lei, non premendoun tasto del sofisticato impianto di una delle nostre grandi chiese gelide di candele elettriche e di perfetteliturgie, ma attizzando legna con una torcia di carta. La fiamma della stufa sembra confermare potentemen-te l’esile fede che traballa sulle candele allineate nell’angolo opposto. I banchi si popolano, non ci vuol molto.Un brivido di gioia mi sussurra tra le labbra calde preghiere, che Dio ascolta un po’ dal tabernacolo e un po’dalla stufa. Chissà, si spegnerà il pomeriggio d’inverno, ma la stufa, come un roveto ardente, forse no.

TRATE

Per trovarlo, bisogna puntare il dito su una carti-na dettagliata: lì, ecco, in alta valle Seriana, una fra-zioncina di Ardesio, dal nome ideale per un pelle-grino: Ave. La chiesetta, dedicata a San Rocco, miattende all’angolo dell’unica mulattiera che attra-versa il silenzio. Solo un lento ritmo di falciatura fada sfondo al canto in lingue che mormoro nelcuore di Ave. Il falciatore mi saluta con una cor-dialità e una confidenza che ho ritrovato conti-nuamente in tutte le persone incontrate lungo imiei pellegrinaggi solitari: da loro ho ricevutoovunque indicazioni sulla retta via da seguire, noncome da un freddo navigatore satellitare, ma conla voce viva, il braccio teso, lo sguardo che ti segue in lontananza per controllare che tu abbia capito bene, e,a te che ormai avviato ti volgi indietro per essere rassicurato, la mano che all’orizzonte ti lancia il primo e l’ul-timo saluto. ‘Sono Guido Fornoni’ , mi precisa il contadino prima di fare quattro chiacchiere e darmi prezio-si consigli sull’itinerario migliore per raggiungere il paese più vicino, ‘Che bello incontrare qualcuno: fino all’al-tro giorno in paese eravamo in due, ora sono rimasto solo io, l’unico abitante di Ave’.

AVE

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Dal roveto a Rovetta, dal cuore dell’inverno alcuore dell’estate. Cammino sotto il sole di mez-zogiorno proveniente da Songavazzo e mi affac-cio improvvisamente sulla conca dell’altopiano diClusone attraverso Onore e Fino del Monte, il cuicampanile è vicinissimo a quello di Rovetta. MaRovetta mi ha preparato una sorpresa. Entro inchiesa in cerca di refrigerio - quante volte, posan-do lo zaino sul banco di una chiesa sconosciuta, viho lasciato anche ogni stanchezza dell’anima e delcorpo, come quando si torna a casa propria! Mifermo lì in fondo, consolato e protetto dall’ombra,la mano appoggiata ad una colonna: levo lo sguar-do, la mano sfiora un foglio incollato: ‘Non si può partecipare bene alla S. Messa nascosti dietro le colonne,sentiamoci parte viva della comunità’. Sorrido, lo rileggo, medito. Un ammonimento per chi? Anche per me?Quante volte ho sentito il celebrante rivolgere il classico invito ‘Venite avanti, c’è posto!’. Ma qui non c’è nes-suna Messa, non c’è anima viva oltre a me; allora sono io l’atteso in questo luogo, questa voce è per me: ‘nonpuoi partecipare alla vita che ti ho donato nascondendoti dietro a una colonna’. Dall’ombra, dietro la colon-na, una luce mi guarda. Faccio un passo di lato, un altro di fronte. Ne ho fatti tanti nella mia vita, ma sem-pre trascinandomi lo schermo di una colonna. Ora la pianto lì. Ancora un passo, uno vero, leggero, liberoverso la luce.

ROVETTA

Qui i passi devono essere davvero lunghi ecostanti. Punto diritto sul paese più alto della pro-vincia. L’itinerario scelto parte da Moio de’ Calvi,al cui patrono, S. Mattia, rivolgo una preghierinaperché mi assista nella solitaria salita. Il Bremborumoreggia tra i dirupi sopra i quali si affacciaombroso e spoglio il villaggio di Fondra (mela epreghierina alla patrona S. Maria Assunta), si allar-ga poi al sole di Trabuchello (panino e preghieri-na alla patrona S. Margherita), e di Branzi (cappuc-cino e preghierina al patrono S. Bartolomeo),dove taglio tra i boschi per Valleve (fontana e pre-ghierina ai Santi patroni Pietro e Paolo) inerpican-domi finalmente nel fitto di una scoscesa e sconfinata pineta. I sentieri s’incrociano, i dubbi davanti ai bivi simoltiplicano. Mi fermo, qualcuno arriverà anche stavolta.Alcuni minuti di silenzio. Una voce sopra la testa, piùvoci, un’intera famiglia in discesa verso Valleve: ‘Per favore, aiutatemi a capire, quale di questi sentieri condu-ce a Foppolo?’, domando. Le loro istruzioni sono dettagliate ma complicate. Mi vedono un po’ affaticato nelmemorizzarle. Ed ecco il colpo di scena: ‘Ma sentite un po’, ragazzi’, decide allegramente la mamma, ‘rinuncia-mo a Valleve e torniamo indietro tutti insieme a Foppolo, così gli facciamo direttamente da guida!’. Dopo un’o-retta di risalita, nei pressi di un ponticello di legno, il bosco schiarisce e – meraviglia e commozione - il cam-panile di Foppolo occhieggia in lontananza. Ero partito da Moio de’ Calvi affidandomi per primo a S. Mattia,mi ero perduto tra i monti e sono stato soccorso da questa famiglia sconosciuta, i cui nomi non potrò maidimenticare, anche perché riassumono tutta la storia: Mattia il ragazzo, Francesca la sorella, Maria la madre,Salvatore il padre. Cognome: Monti.

FOPPOLO

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Il tempo anche al nostro paese ha cambiato la faccia, prevalentemente deturpandola, e per vederne ancoraqualche scorcio rasserenante occorre osservarlo da rare angolature che ti fanno riscoprire il volto di unavolta. Ah, come ‘l pàha ‘l tép! Come passa il tempo! Il buon tempo, poi, quanto passa ancora più veloce! Buontempo – quando ‘nghéra bó tép - come rimpianto di non averlo potuto godere al momento giusto; ma ancheil buon tempo come vuoto (o sovraccarico?) di valori, che colpisce drammaticamente ogni generazione dellanostra epoca, particolarmente le più giovani. Forse non sarebbe male rispolverare a questo proposito dueantichi proverbi che, nella bufera della crisi attuale, risuonano profetici e inquietanti.

Il primo dice:ol tròp bó tép al fa hchihà l’òh del còl

il troppo buon tempo fa schiacciare l’osso del collo

mentre il secondo arricchisce il quadro fisico con un ammonimento ancora più significativo (basterebbeimmaginare di rivolgerlo a chi per ore si lascia rapire gli occhi, il cervello e l’anima da tutti gli schermi picco-li e grandi di cui siamo forniti, dai videogiochi al computer, dalla televisione alle varie tavolette mediatiche checi ballano in tasca e ci si incollano sul palmo delle mani):

cóha fét lé hentàt zó, che ta zöga ol diàol höi zenöcc…cosa fai lì seduto, che il diavolo ti sta giocando sui ginocchi…

RUBRICHE Ezio Marini

‘N DialètTép e bó tép

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Con la stessa competenza e argu-zia di sempre Erri De Luca nel libro“Le sante dello scandalo” ci accom-pagna lungo la storia di cinquedonne che s’inseriscono in un lungoelenco di soli uomini fra le genera-zioni che vanno da Abramo a Gesù.Il breve libro di De Luca raccontaalcune vicende narrate nella Bibbiaper spiegare come le donne, a diffe-renza degli uomini, abbiano operatodelle scelte determinate e coraggio-se senza titubanze e timori.L’autore, con il suo solito stile chescava nel significato delle parole,presenta queste sante dello scanda-lo, togliendo loro quella patina deltempo che le ha rese forse così noteda sembrare che non abbiano quasipiù nulla da dire.

Tamar, Racab, Rut, Betsabea eMaria, Erri De Luca ce le presentacosì, in un elenco che a primoimpatto può creare qualche per-plessità:

“La prima si vestì da prostituta peroffrirsi all’uomo desiderato.La seconda era prostituta di mestie-re e tradì il suo popolo.La terza s’infilò di notte sotto lecoperte di un ricco vedovo e si fecesposare.La quarta fu adultera, tradì il mari-to che venne fatto uccidere dal suoamante.L’ultima restò incinta prima dellenozze e il figlio non era dello sposo.”

Con questo libro De Luca completa

l’affascinante percorso introspettivonell’universo femminile iniziato nelsuo precedente lavoro “In nomedella madre”. Un libro da leggereassolutamente.

LE SANTE DELLO SCANDALOErri De Luca - Ed. Giuntina

RUBRICHE Marina Fratus

"Parlare a vanvera", "fare i conticon l’oste", "mangiare la foglia","piangere a dirotto", sono modi didire che usiamo quotidianamente,senza pensare all’origine del lorosignificato. In questi dieci brevi rac-conti Bianca Pitzorno, spiega inmodo allegro e ironico comesarebbero nati alcuni dei piùconosciuti modi di dire. L’autrice ciavverte che sono tutte supposi-

zioni, non c’è verità storica nellesue affermazioni e invita i giovanilettori ad utilizzare tutta la fantasiapossibile per inventare altre brevistorie che possano motivare l’usodi tali detti.Un libro incantevole che suggeri-sce mille diverse possibilità di gio-care con le parole e trasformarlein storie.

Angolo libriPer grandi…

PARLARE A VANVERABianca Pitztorno - Ed. Oscar Mondadori

…e piccini

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RUBRICHE a cura di Sergio Lochis

Consumo criticoLa moda autunno inverno 2011

Altromercato presenta due nuove linee di abbigliamento e accessori e in anteprima nazionale

le sneaker equosolidali

Materiali naturali e lavorazioni artigianali per capi unici, preziosi e femminili, che conciliano etica ed estetica nelpieno rispetto dei diritti dei produttori e dell’ambiente: una proposta che riesce a soddisfare i gusti ricercati delledonne e quelli semplici delle più giovani.Inoltre una linea in cotone “Bio fair Trade” per donna e uomo, da indossare con le nuovissime e inedite sneakerequosolidali altromercato: per un abbigliamento comodo, sportivo e “responsabile”!

A partire dalla fine dell’estate il consorzio Ctm altromercato – la più grande organizzazione di fair trade ita-liana – propone nelle Botteghe del Mondo un’anteprima della collezione autunno-inverno 2011, da indossa-re nei mesi autunnali: miniabiti, giacche e tshirt in cotone organico prodotti secondo i principi del commer-cio equo da Craftaid (Mauritius).Questo è solo un assaggio della collezione altromercato 2011, che per l’inverno propone tanti abiti e acces-sori in materiali naturali – unici e ricercati – lavorati dalle sapienti mani delle produttrici del Sud del mondo,per un risultato che unisce tradizione locale, tecniche artigianali e moda.Inoltre nelle Botteghe del Mondo, i consumatori che scelgono lo shopping responsabile troveranno in ante-prima assoluta le nuovissime sneaker equosolidali a marchio Altromercato e la linea in cotone organico edequosolidale “Bio Fair Trade”: sportiva e comoda, questa linea comprende capi femminili, unisex e adattianche a un target giovane.

Linea AI 2011La proposta Altromercato per l’autunno inverno offre inoltre un assortimentomolto ampio di abbigliamento e accessori in lana, seta, cotone e alpaca chesi trasformano in capi originali adatti ad una donna che sceglie di vestirsi ognigiorno in modo “giusto” e consapevole senza rinunciare a essere fashion.Pensata per abbinamenti che giocano con la sovrapposizione di capi slim ecapi over-size, la collezione spazia dal jersey di cotone organico, per i primifreddi, alla soffice lana e la preziosa alpaca per il gelo dell’inverno. I materialinaturali sono abbinati a una grande varietà di colori: ai classici nero, blu e bianco si affiancano il testa di moro o il verde fango scaldati da rossi decisi eaccesi e da colpi di luce glicine e celeste.

La femminilità è valorizzata dai giochi di pences, flanelle leggere, poncho taglia-ti con uno stile contemporaneo e cappottini in alpaca – novità assoluta di que-sta collezione – abbinati a cappelli e sciarpe lavorati a mano.Tra gli accessori –particolarmente versatili – spiccano le eleganti stole in lana e seta e alpaca eseta, che danno personalità e spessore anche a un abito essenziale. E tra le pro-poste per le più giovani, l’originale linea in feltro second life, che propone borsee bustine realizzate a mano con lana e inserti di seta multicolore riciclata.

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RUBRICHE

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Altromercato propone inoltre una linea di bijoux perfettamente coordi-nabili con capi e accessori della collezione. Collane, orecchini e braccialisono pezzi unici che nascono dall’incontro tra lavorazione artigianale emateriali naturali, come vetro, avorio vegetale e argento.La collezione incontra i gusti semplici delle ragazze e quelli più ricercatidelle donne: elemento comune sono forme lineari e originali, fatture arti-gianali e materiali naturali, per vestirsi ogni giorno conciliando etica edestetica, nel rispetto dei produttori e dell’ambiente.

Linea in cotone organico “Bio Fair Trade”I capi Bio Fair Trade sono realizzati secondo icriteri della filiera equo solidale: il processo difiliera Nord-Sud di queste linee permette dicontrollare ogni fase della lavorazione, dallamateria prima al prodotto finito, garantendoin ogni passaggio i principi del commercioequo: il rispetto dei diritti dei produttori e latutela dell’ambiente. Attraverso le collezionida filiere tessili biologiche 100% controllate,Altromercato incrementa l’impegno per unatotale sostenibilità ambientale e sociale.La materia prima prodotta con metodi di col-tivazione biologica garantisce una maggiorequalità al prodotto, rendendo i capi più mor-bidi al tatto e adatti in particolare all’utilizzoper il tempo libero, e in più “fa bene all’am-biente”. La linea Bio Fair Trade comprende capi femminili e maschili ed è rivolta anche a un target gio-vane: presenta miniabiti, felpe, maglie e giacche con un’ottima vestibilità, comodi e resistenti, adatti alleesigenze di chi vuole vestirsi in modo pratico senza rinunciare a un tocco di stile.

Le sneaker equosolidaliIdeate e disegnate in Italia, vengono prodotte in Brasile nel pieno rispettodei diritti dei lavoratori e con l’obiettivo di migliorare le loro condizioni divita. Le materie prime sono realizzate in materiali naturali: la pelle è prodot-ta in Brasile con metodi vegetali, il cotone viene prodotto con metodi ecologici, la suola è realizzata in caucciù naturale estratto dall’albero dellagomma nello stato dell’Acre, in Brasile. Il processo produttivo è controllatodalla materia prima al prodotto finito, i materiali utilizzati rendono il prodotto piacevole, confortevole e duraturo.

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