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UN BILANCIO SUI VENT’ANNI DELL’ORGANO «IlComitatohafallito ... · Estremamente diversa è la...

Date post: 24-Aug-2020
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«Tra uomo e animali c’è una relazione morale» UN BILANCIO SUI VENT’ANNI DELL’ORGANO IL CONTRIBUTO DEL COMITATO PER LA VETERINARIA (CBV) L a bioetica è nata negli an- ni Settanta del secolo scor- so dalla riflessione sulle conseguenze morali della rivolu- zione biomedica, ossia quel mae- stoso processo storico che sta por- tando al controllo del mondo or- ganico, come la rivoluzione indu- striale ha portato al controllo del mondo inorganico. Aborto, fecondazione assistita, trapianti, staminali, Ogm ecc. al- tro non sono tecniche con cui l’uomo sta acquisendo il control- lo sulla vita. Ci si è accorti subito che questo urtava sentimenti rice- vuti dalla tradizione e diffusi tra la gente, e che per evitare tensio- ni sociali e favorire l’innovazione diventava opportuno orientare l’opinione pubblica in modo da smorzare eventuali tensioni. Sul- la scorta di quest’esigenza sono nati negli anni Ottanta i Comitati nazionali di bioetica con l’obietti- vo di dare chiarimenti ai politici e di porsi come punto di riferimen- to per l’opinione pubblica, la qua- le può contare su “esperti” o “saggi” per avere lumi sulle que- stioni etiche controverse. I Comi- tati hanno assunto forme e moda- lità diverse, ma tutti tendono a fare da cuscinetto per attenuare le possibili divergenze e rendere più agevole l’innovazione. Nel 1990 l’Italia ha scelto di avere un ampio Comitato naziona- le di bioetica (Cnb) nominato dal Presidente del Consiglio, sulla cui attività ventennale mi è stato chie- sto di fare un bilancio. Non è faci- le assolvere al compito in poche righe perché andrebbero conside- rate sia le diverse fasi sia i molti documenti prodotti. Dovendo an- dare all’osso, osservo che, in gene- rale, il Cnb ha fallito l’obiettivo di fondo, perché negli anni non è riuscito ad acquisire l’autorevolez- za pubblica che dovrebbe caratte- rizzare un Comitato Nazionale. Parlo di quell’autorevolezza che deriva dall’aristocrazia dello spiri- to di chi ha una visione alta e di ampio respiro per cui riesce a pro- porre tesi solide sostenute da argo- menti razionali presentati in mo- do chiaro, breve, lineare e attraen- te. Invece, uno dei documenti più importanti del Cnb, quello sul- l’embrione considerato come uno di noi (1996), adduce argomenti logicamente fallaci per difendere una tesi chiaramente ideologica, aspetto che si è ripetuto in altri documenti che sono comunque pesanti, farraginosi, affannati, con- torti e a volte davvero incompren- sibili. Che il Cnb non abbia conse- guito l’autorevolezza dovuta è fat- to noto e palese: né la politica né la stampa fanno riferimento a es- so come faro di orientamento bio- etico. Ma anche il Cnb, sia pure implicitamente, lo riconosce se, nel documento bioetica e forma- zione nel mondo della scuola (2010), raccomanda che l’educa- zione bioetica venga condotta «partendo dai documenti del Cnb», che devono essere auto-rac- comandati non riuscendo a impor- si per luce propria. Una seconda considerazione più specifica, invece, riguarda la funzione svolta dal Cnb che è stata quella di ostacolare lo svilup- po della Rivoluzione biomedica sostenendo posizioni conservatri- ci omologhe a quelle della chiesa cattolica, la quale peraltro ha sem- pre attentamente sorvegliato la composizione. Grazie a una soli- da maggioranza di cattolici fedeli alla linea vaticana ed (eccetto i 3 anni di presidenza Berlinguer) a presidenti cattolicissimi, il Cnb ha svolto con efficienza il compi- to assegnatogli, che non richiede particolare autorevolezza teorica ma solo la capacità di favorire conservazione e tradizionalismo. Mentre in altri Paesi, i Comitati nazionali hanno sollecitato il cam- biamento degli atteggiamenti per accogliere le innovazioni, il no- stro Cnb si è distinto per confer- mare le tesi più tradizionali o an- che reazionarie. Il documento già ricordato sull’embrione come uno di noi (1996) è servito per sostenere la sempre viva opposi- zione all’aborto e favorire la leg- ge 40/2004 tesa a limitare il più possibile la fecondazione assisti- ta. La pervasiva ossessione sul- l’embrione ha portato a numerosi documenti tra cui uno del 2009 in cui si giudicano inaccettabili le sperimentazioni sulle staminali embrionali previste dall’Unione europea per testare l’eventuale tossicità dei nuovi materiali chi- mici introdotti nell’ambiente. Il documento sulle Dichiarazioni an- ticipate di trattamento (2003) ha inventato la nuova locuzione con- tro le usuali Direttiva anticipata e Testamento biologico che impli- cano una disposizione vincolante per il medico, fornendo la base al Ddl Calabrò che tenta di restaura- re il vitalismo ippocratico già af- fossato dalla giurisprudenza. Il problema grave è che nel Cnb si dà per scontato che la bioetica sia «intesa a vigilare sul bene pubbli- co della scienza» (2010), mentre quella della bioetica come vigile o gendarme della scienza è una concezione conservatrice ristretta a nicchie ideologiche, perché l’aspetto più originale della bioeti- ca non ha paura delle novità scien- tifiche. Già abbiamo avuto il pro- cesso a Galileo, ora ci ritroviamo un Cnb che fa da spalla alla chie- sa cattolica per vigilare la scien- za, col rischio di farci perdere i benefici dell’innovazione. C’è un futuro per il Cnb? Fin- ché nel Paese prevarrà l’onda con- servatrice e antiscientifica, il Cnb continuerà a esistere più o meno com’è ora. Quando l’Italia decide- rà che è bene non perdere il treno dell’innovazione biomedica, il Cnb dovrà essere ristrutturato. Forse due direzioni sono ipotizza- bili. Se si vuole avere un Comita- to che dia una spinta propulsiva, si scelgano studiosi con uno sta- tus internazionalmente riconosciu- to e non ammanicati ai clienteli- smi politici. Se, invece, si vuole un Comitato alla francese che rap- presenti le varie famiglie culturali presenti nel paese, allora si limiti- no i cattolici a un 20% massimo in conformità a quanti sono nel Paese secondo stime abbondanti. * Presidente Consulta di bioetica Onlus Professore di bioetica Università di Torino © RIPRODUZIONE RISERVATA I l Comitato bioetico per la Veterina- ria (Cbv) è nato nel 1997 con la finalità di analizzare le questioni morali presenti nel rapporto tra esseri umani e animali. Rapporto che con l’evoluzione del sentimento per gli animali, delle tecniche di allevamento sempre più in- dustriali, delle possibilità offerte dalla medicina, anche in veterinaria, si com- plica di continuo. È costituito da veterinari, filosofi, animalisti, allevatori, giuristi, psicologi, etologi. La legislazione, negli ultimi anni, ha accresciuto la protezione. Il trattato di Lisbona dichiara gli ani- mali esseri senzienti. Lo stesso Wto comincia a riconosce il benessere animale come elemento significativo per i commerci. La Bioetica è una sola, non è il caso di definirla con aggettivi; esseri umani, mondo animale e ambiente sono così connessi che nessuna semplificazione può essere utile. Estremamente diversa è la portata morale di scelte su esseri umani, anima- li o ambiente ma non si può negare che alla fine ci siano degli inevitabili rifles- si di tutto su tutto. Può cambiare però il punto di ap- proccio a seconda delle esigenze speci- fiche. Da qui il nome - Comitato bioetico per la Veterinaria e non di “bioetica veterinaria” o “bioetica animale” - e il compito di occuparsi attraverso l’anali- si morale delle filiere di produzione anche delle ricadute sul mondo rurale che rappresenta la metà della popolazio- ne mondiale, la più povera anche in occidente, e quella che più facilmente emigra. È evidente da parte della società umana un atteggiamento fortemente empatico con gli animali, mentre non sembra, generalmente, altrettanto evi- dente la volontà di un serio approfondi- mento delle questioni; anzi, spesso, so- no frequenti superficialità e banalizza- zioni. Allorché si prende un cane, non è raro sceglierne la razza non in base alla vita che questo dovrà fare, ma in base alle mode, con il risultato di produrre proble- mi come quello dei cani pericolosi. L’acquisto e la detenzione di anima- li selvatici, quindi di specie non dome- sticate e non adatte alla convivenza im- posta con l’uomo, spesso vengono giu- stificati dall’amore per gli animali. La scelta di comperare prodotti ali- mentari a prezzi stracciati, non può non avere una incidenza sulla qualità della vita degli animali da allevamento, oltre che sugli allevatori, ma la cosa non preoccupa affatto. Una professione non può permetter- si superficialità e banalizzazioni, anzi deve ragionare in termini di scienza e coscienza quindi con estrema serietà e coerenza. Deve affrontare in modo or- ganico le problematiche che la riguarda- no, definendole e proponendo alla so- cietà delle argomentazioni e possibil- mente delle soluzioni condivisibili. Prendere delle decisioni di valenza etica, sulla base di conoscenze di valo- re scientifico, in relazione alle diverse visioni culturali è il lavoro che la bioeti- ca svolge attraverso il lavoro di comita- ti. Questo approccio non può non ri- guardare anche gli animali, se veramen- te si è interessati alla loro sorte e se si ricercano visioni condivise. Bisogna aggiungere che la prima di- mostrazione di una attribuita importan- za a qualsiasi individuo e a qualsiasi argomento è quella di non trattarlo ba- nalmente e con approssimazione. Per gli animali, oltretutto, esiste un problema di fondo: alcuni animali li coccoliamo, altri li uccidiamo per man- giarli. Tra un bovino che al mattatoio visi- tiamo per stabilirne la perfetta condizio- ne di salute prima di macellarlo e un cane che, magari moribondo, sottopo- niamo alla rianimazione e alle migliori terapie per prolungarne la vita, non c’è nessuna particolare distanza nell’evolu- zione zoologica, né una diversità percet- tiva che giustifichi la differenza. Questa apparente schizofrenia della professione veterinaria che sovrintende a queste attività, è un portato dell’intera società che da quando ha addomestica- to animali e piante ritiene perfettamen- te legittimo fare tutto ciò. L’espansione delle economie cinese e indiana con culture diverse a riguardo dell’uso alimentare di cani e vacche potrebbe, a breve, creare problemi mag- giori di quelli che si hanno per la macel- lazione rituale ebraica e musulmana. L’evoluzione delle tecniche biologi- che e le pressioni del mercato stanno ulteriormente allontanando i due poli della questione: quello, diciamo anima- lista e quello produttivista. L’evoluzione delle tecniche biomedi- che, per quanto riguarda gli animali da compagnia, permette di giungere a vet- te di eccellenza, che fanno sospettare l’accanimento terapeutico. Invece le tecniche di allevamento e le pressioni dei mercati fanno sì che le attenzioni individuali per gli animali da allevamento siano sempre più scarse, perché assolutamente anti-economiche. Il problema filosofico, ma anche psi- cologico e deontologico che il veterina- rio vive in prima persona, ma che è di tutta la società umana, potrebbe essere risolto distinguendo, come fa certa an- tropologia, tra “animali buoni da pensa- re” e “animali buoni da mangiare”; cioè animali con un diverso status in base all’uso che l’uomo intende farne. Una visione di questo genere toglie- rebbe, completamente, una valenza in- trinseca agli animali, attribuendogli un valore esclusivamente in base all’uso e, quindi, vanificando nei fatti tutto ciò che è stata l’evoluzione e le convinzio- ni degli ultimi decenni. Le stesse scelte vegetariane o più radicalmente vegane non sono risoluti- ve. Su questa strada il problema verreb- be a essere legato all’esistenza o meno degli animali nel mondo del futuro. Il principale obiettivo della bioetica per la veterinaria è quello di ottenere, con il confronto delle parti, un reale beneficio pratico per le vite animali e non solo affermazioni di principio. Negli anni sono stati trattati, i tra- sporti animali, il cosiddetto consenso informato in veterinaria, l’eutanasia ani- male, la macellazione, i cani pericolosi, le razze sofferenti e di recente gli ani- mali e la crisi economica. Lo stesso Cnb non è stato estraneo al tema degli animali trattando nel tempo di: veterina- ria, pet therapy, macellazione rituale. Pasqualino Santori Presidente Comitato bioetico per la veterinaria [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA DI MAURIZIO MORI * «Il Comitato ha fallito, non fornisce orientamenti e teme la scienza» L a dieta casalinga può sostituire i prodotti industriali superbilanciati; l’educazione e la coerenza quotidia- na valgono almeno quanto l’addestramento al circolo; il cane di casa fa a meno volentieri di scarpette e borsette potendo contare sul corretto rapporto affettivo con la famiglia umana che lo ha adottato. Riflessioni e consigli ovvi da parte di chiunque ami e rispetti gli animali e a maggior ragione da parte del Comitato bioetico per la veterinaria che lancia un allarme: «la crisi economica sta avendo ripercussioni anche sugli animali: si inizia ad assistere ad abbandoni e randagismo addirittura di caval- li, mancanza di cure in stato di malattia, disattenzione sul fronte della prevenzione, richieste di eutanasia». L’av- viso in un documento del Cbv datato 10 luglio, che ricorda a chi si trovi a dover stringere la cinghia che gli animali sono esseri senzienti, il cui mantenimento va collocato su un piano diverso dagli altri «consumi» e il cui trattamento «è anche una relazione morale». Tra i sette punti affrontati, figurano non a caso l’obbligo di vigilanza sui casi di maltrattamento nonostante le diffi- coltà economiche, la necessità di scelte innovative nell’al- locazione delle risorse da parte della Pa, la pratica del consenso informato. Ma anche - e prepotente - il richia- mo al peggioramento delle condizioni di vita nelle realtà rurali proprio in tempo di crisi. «Davanti a un bancone del supermercato non provare stupore se un Kg di salsic- ce costa meno di un Kg di pane, questo significa avallare un autentico misfatto, visto che per produrre un kg di carne dovrebbero servire 10 Kg delle stesse granaglie con cui e fatto il pane». Vale la pena di pensarci. (S.Tod.) T estamento biologico, criteri per la determina- zione della morte, donazio- ni samaritane, chimere e ibridi, sport e doping. Sono solo alcuni dei temi passati al vaglio del Comitato na- zionale di bioetica, che ha festeggiato i 20 anni di atti- vità di consulenza per il go- verno e informazione al- l’opinione pubblica sui pro- blemi etici aperti dai pro- Se c’è da tirare la cinghia non è giusto affamare Fido In 88 pareri la 10 3 ago.-6 sett. 2010 D IBATTITI
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«Tra uomo e animali c’è una relazione morale»

UN BILANCIO SUI VENT’ANNI DELL’ORGANO

IL CONTRIBUTO DEL COMITATO PER LA VETERINARIA (CBV)

L a bioetica è nata negli an-ni Settanta del secolo scor-so dalla riflessione sulle

conseguenze morali della rivolu-zione biomedica, ossia quel mae-stoso processo storico che sta por-tando al controllo del mondo or-ganico, come la rivoluzione indu-striale ha portato al controllo delmondo inorganico.

Aborto, fecondazione assistita,trapianti, staminali, Ogm ecc. al-tro non sono tecniche con cuil’uomo sta acquisendo il control-lo sulla vita. Ci si è accorti subitoche questo urtava sentimenti rice-vuti dalla tradizione e diffusi trala gente, e che per evitare tensio-ni sociali e favorire l’innovazionediventava opportuno orientarel’opinione pubblica in modo dasmorzare eventuali tensioni. Sul-la scorta di quest’esigenza sononati negli anni Ottanta i Comitatinazionali di bioetica con l’obietti-vo di dare chiarimenti ai politici edi porsi come punto di riferimen-to per l’opinione pubblica, la qua-le può contare su “esperti” o“saggi” per avere lumi sulle que-stioni etiche controverse. I Comi-tati hanno assunto forme e moda-lità diverse, ma tutti tendono afare da cuscinetto per attenuare le

possibili divergenze e rendere piùagevole l’innovazione.

Nel 1990 l’Italia ha scelto diavere un ampio Comitato naziona-le di bioetica (Cnb) nominato dalPresidente del Consiglio, sulla cuiattività ventennale mi è stato chie-sto di fare un bilancio. Non è faci-le assolvere al compito in pocherighe perché andrebbero conside-rate sia le diverse fasi sia i moltidocumenti prodotti. Dovendo an-dare all’osso, osservo che, in gene-rale, il Cnb ha fallito l’obiettivo difondo, perché negli anni non èriuscito ad acquisire l’autorevolez-za pubblica che dovrebbe caratte-rizzare un Comitato Nazionale.Parlo di quell’autorevolezza chederiva dall’aristocrazia dello spiri-to di chi ha una visione alta e diampio respiro per cui riesce a pro-porre tesi solide sostenute da argo-menti razionali presentati in mo-do chiaro, breve, lineare e attraen-te. Invece, uno dei documenti piùimportanti del Cnb, quello sul-l’embrione considerato come unodi noi (1996), adduce argomentilogicamente fallaci per difendereuna tesi chiaramente ideologica,aspetto che si è ripetuto in altridocumenti che sono comunquepesanti, farraginosi, affannati, con-torti e a volte davvero incompren-sibili. Che il Cnb non abbia conse-

guito l’autorevolezza dovuta è fat-to noto e palese: né la politica néla stampa fanno riferimento a es-so come faro di orientamento bio-etico. Ma anche il Cnb, sia pureimplicitamente, lo riconosce se,nel documento bioetica e forma-zione nel mondo della scuola(2010), raccomanda che l’educa-zione bioetica venga condotta«partendo dai documenti delCnb», che devono essere auto-rac-comandati non riuscendo a impor-si per luce propria.

Una seconda considerazionepiù specifica, invece, riguarda lafunzione svolta dal Cnb che èstata quella di ostacolare lo svilup-po della Rivoluzione biomedicasostenendo posizioni conservatri-ci omologhe a quelle della chiesacattolica, la quale peraltro ha sem-pre attentamente sorvegliato lacomposizione. Grazie a una soli-da maggioranza di cattolici fedelialla linea vaticana ed (eccetto i 3anni di presidenza Berlinguer) apresidenti cattolicissimi, il Cnbha svolto con efficienza il compi-to assegnatogli, che non richiedeparticolare autorevolezza teoricama solo la capacità di favorireconservazione e tradizionalismo.Mentre in altri Paesi, i Comitatinazionali hanno sollecitato il cam-biamento degli atteggiamenti per

accogliere le innovazioni, il no-stro Cnb si è distinto per confer-mare le tesi più tradizionali o an-che reazionarie. Il documento giàricordato sull’embrione comeuno di noi (1996) è servito persostenere la sempre viva opposi-zione all’aborto e favorire la leg-ge 40/2004 tesa a limitare il piùpossibile la fecondazione assisti-ta. La pervasiva ossessione sul-l’embrione ha portato a numerosidocumenti tra cui uno del 2009 incui si giudicano inaccettabili lesperimentazioni sulle staminaliembrionali previste dall’Unioneeuropea per testare l’eventualetossicità dei nuovi materiali chi-mici introdotti nell’ambiente. Ildocumento sulle Dichiarazioni an-ticipate di trattamento (2003) hainventato la nuova locuzione con-tro le usuali Direttiva anticipata eTestamento biologico che impli-cano una disposizione vincolanteper il medico, fornendo la base alDdl Calabrò che tenta di restaura-re il vitalismo ippocratico già af-fossato dalla giurisprudenza. Ilproblema grave è che nel Cnb sidà per scontato che la bioetica sia«intesa a vigilare sul bene pubbli-co della scienza» (2010), mentrequella della bioetica come vigileo gendarme della scienza è unaconcezione conservatrice ristretta

a nicchie ideologiche, perchél’aspetto più originale della bioeti-ca non ha paura delle novità scien-tifiche. Già abbiamo avuto il pro-cesso a Galileo, ora ci ritroviamoun Cnb che fa da spalla alla chie-sa cattolica per vigilare la scien-za, col rischio di farci perdere ibenefici dell’innovazione.

C’è un futuro per il Cnb? Fin-ché nel Paese prevarrà l’onda con-servatrice e antiscientifica, il Cnbcontinuerà a esistere più o menocom’è ora. Quando l’Italia decide-rà che è bene non perdere il trenodell’innovazione biomedica, ilCnb dovrà essere ristrutturato.Forse due direzioni sono ipotizza-bili. Se si vuole avere un Comita-to che dia una spinta propulsiva,si scelgano studiosi con uno sta-tus internazionalmente riconosciu-to e non ammanicati ai clienteli-smi politici. Se, invece, si vuoleun Comitato alla francese che rap-presenti le varie famiglie culturalipresenti nel paese, allora si limiti-no i cattolici a un 20% massimoin conformità a quanti sono nelPaese secondo stime abbondanti.

* Presidente Consultadi bioetica Onlus

Professore di bioeticaUniversità di Torino

© RIPRODUZIONE RISERVATA

I l Comitato bioetico per la Veterina-ria (Cbv) è nato nel 1997 con la

finalità di analizzare le questioni moralipresenti nel rapporto tra esseri umani eanimali. Rapporto che con l’evoluzionedel sentimento per gli animali, delletecniche di allevamento sempre più in-dustriali, delle possibilità offerte dallamedicina, anche in veterinaria, si com-plica di continuo.

È costituito da veterinari, filosofi,animalisti, allevatori, giuristi, psicologi,etologi.

La legislazione, negli ultimi anni, haaccresciuto la protezione.

Il trattato di Lisbona dichiara gli ani-mali esseri senzienti.

Lo stesso Wto comincia a riconosceil benessere animale come elementosignificativo per i commerci.

La Bioetica è una sola, non è il casodi definirla con aggettivi; esseri umani,mondo animale e ambiente sono cosìconnessi che nessuna semplificazionepuò essere utile.

Estremamente diversa è la portatamorale di scelte su esseri umani, anima-li o ambiente ma non si può negare chealla fine ci siano degli inevitabili rifles-si di tutto su tutto.

Può cambiare però il punto di ap-proccio a seconda delle esigenze speci-fiche.

Da qui il nome - Comitato bioeticoper la Veterinaria e non di “bioeticaveterinaria” o “bioetica animale” - e ilcompito di occuparsi attraverso l’anali-si morale delle filiere di produzioneanche delle ricadute sul mondo ruraleche rappresenta la metà della popolazio-ne mondiale, la più povera anche inoccidente, e quella che più facilmenteemigra.

È evidente da parte della societàumana un atteggiamento fortementeempatico con gli animali, mentre nonsembra, generalmente, altrettanto evi-dente la volontà di un serio approfondi-

mento delle questioni; anzi, spesso, so-no frequenti superficialità e banalizza-zioni.

Allorché si prende un cane, non è rarosceglierne la razza non in base alla vitache questo dovrà fare, ma in base allemode, con il risultato di produrre proble-mi come quello dei cani pericolosi.

L’acquisto e la detenzione di anima-li selvatici, quindi di specie non dome-sticate e non adatte alla convivenza im-posta con l’uomo, spesso vengono giu-stificati dall’amore per gli animali.

La scelta di comperare prodotti ali-mentari a prezzi stracciati, non può nonavere una incidenza sulla qualità dellavita degli animali da allevamento, oltreche sugli allevatori, ma la cosa nonpreoccupa affatto.

Una professione non può permetter-si superficialità e banalizzazioni, anzideve ragionare in termini di scienza ecoscienza quindi con estrema serietà ecoerenza. Deve affrontare in modo or-ganico le problematiche che la riguarda-

no, definendole e proponendo alla so-cietà delle argomentazioni e possibil-mente delle soluzioni condivisibili.

Prendere delle decisioni di valenzaetica, sulla base di conoscenze di valo-re scientifico, in relazione alle diversevisioni culturali è il lavoro che la bioeti-ca svolge attraverso il lavoro di comita-ti. Questo approccio non può non ri-guardare anche gli animali, se veramen-te si è interessati alla loro sorte e se siricercano visioni condivise.

Bisogna aggiungere che la prima di-mostrazione di una attribuita importan-za a qualsiasi individuo e a qualsiasiargomento è quella di non trattarlo ba-nalmente e con approssimazione.

Per gli animali, oltretutto, esiste unproblema di fondo: alcuni animali licoccoliamo, altri li uccidiamo per man-giarli.

Tra un bovino che al mattatoio visi-tiamo per stabilirne la perfetta condizio-ne di salute prima di macellarlo e uncane che, magari moribondo, sottopo-

niamo alla rianimazione e alle miglioriterapie per prolungarne la vita, non c’ènessuna particolare distanza nell’evolu-zione zoologica, né una diversità percet-tiva che giustifichi la differenza.

Questa apparente schizofrenia dellaprofessione veterinaria che sovrintendea queste attività, è un portato dell’interasocietà che da quando ha addomestica-to animali e piante ritiene perfettamen-te legittimo fare tutto ciò.

L’espansione delle economie cinesee indiana con culture diverse a riguardodell’uso alimentare di cani e vacchepotrebbe, a breve, creare problemi mag-giori di quelli che si hanno per la macel-lazione rituale ebraica e musulmana.

L’evoluzione delle tecniche biologi-che e le pressioni del mercato stannoulteriormente allontanando i due polidella questione: quello, diciamo anima-lista e quello produttivista.

L’evoluzione delle tecniche biomedi-che, per quanto riguarda gli animali dacompagnia, permette di giungere a vet-

te di eccellenza, che fanno sospettarel’accanimento terapeutico.

Invece le tecniche di allevamento ele pressioni dei mercati fanno sì che leattenzioni individuali per gli animali daallevamento siano sempre più scarse,perché assolutamente anti-economiche.

Il problema filosofico, ma anche psi-cologico e deontologico che il veterina-rio vive in prima persona, ma che è ditutta la società umana, potrebbe essererisolto distinguendo, come fa certa an-tropologia, tra “animali buoni da pensa-re” e “animali buoni da mangiare”;cioè animali con un diverso status inbase all’uso che l’uomo intende farne.

Una visione di questo genere toglie-rebbe, completamente, una valenza in-trinseca agli animali, attribuendogli unvalore esclusivamente in base all’uso e,quindi, vanificando nei fatti tutto ciòche è stata l’evoluzione e le convinzio-ni degli ultimi decenni.

Le stesse scelte vegetariane o piùradicalmente vegane non sono risoluti-ve. Su questa strada il problema verreb-be a essere legato all’esistenza o menodegli animali nel mondo del futuro.

Il principale obiettivo della bioeticaper la veterinaria è quello di ottenere,con il confronto delle parti, un realebeneficio pratico per le vite animali enon solo affermazioni di principio.

Negli anni sono stati trattati, i tra-sporti animali, il cosiddetto consensoinformato in veterinaria, l’eutanasia ani-male, la macellazione, i cani pericolosi,le razze sofferenti e di recente gli ani-mali e la crisi economica. Lo stessoCnb non è stato estraneo al tema deglianimali trattando nel tempo di: veterina-ria, pet therapy, macellazione rituale.

Pasqualino SantoriPresidente Comitato bioetico

per la [email protected]

© RIPRODUZIONE RISERVATA

DI MAURIZIO MORI *

«IlComitatohafallito,nonfornisceorientamenti e teme la scienza»

L a dieta casalinga può sostituire i prodotti industrialisuperbilanciati; l’educazione e la coerenza quotidia-

na valgono almeno quanto l’addestramento al circolo; ilcane di casa fa a meno volentieri di scarpette e borsettepotendo contare sul corretto rapporto affettivo con lafamiglia umana che lo ha adottato. Riflessioni e consigliovvi da parte di chiunque ami e rispetti gli animali e amaggior ragione da parte del Comitato bioetico per laveterinaria che lancia un allarme: «la crisi economica staavendo ripercussioni anche sugli animali: si inizia adassistere ad abbandoni e randagismo addirittura di caval-li, mancanza di cure in stato di malattia, disattenzionesul fronte della prevenzione, richieste di eutanasia». L’av-viso in un documento del Cbv datato 10 luglio, chericorda a chi si trovi a dover stringere la cinghia che gli

animali sono esseri senzienti, il cui mantenimento vacollocato su un piano diverso dagli altri «consumi» e ilcui trattamento «è anche una relazione morale». Tra isette punti affrontati, figurano non a caso l’obbligo divigilanza sui casi di maltrattamento nonostante le diffi-coltà economiche, la necessità di scelte innovative nell’al-locazione delle risorse da parte della Pa, la pratica delconsenso informato. Ma anche - e prepotente - il richia-mo al peggioramento delle condizioni di vita nelle realtàrurali proprio in tempo di crisi. «Davanti a un banconedel supermercato non provare stupore se un Kg di salsic-ce costa meno di un Kg di pane, questo significa avallareun autentico misfatto, visto che per produrre un kg dicarne dovrebbero servire 10 Kg delle stesse granagliecon cui e fatto il pane». Vale la pena di pensarci. (S.Tod.)

Testamento biologico,criteri per la determina-

zione della morte, donazio-ni samaritane, chimere eibridi, sport e doping. Sonosolo alcuni dei temi passatial vaglio del Comitato na-zionale di bioetica, che hafesteggiato i 20 anni di atti-vità di consulenza per il go-verno e informazione al-l’opinione pubblica sui pro-blemi etici aperti dai pro-

Se c’è da tirare la cinghia non è giusto affamare Fido

In 88 pareri la

10 3 ago.-6 sett. 2010DIBATTITI

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CONSULTIVO DI GOVERNO E PARLAMENTO

D a quando fu istituito,vent’anni fa, il Comita-to nazionale per la bioe-

tica (Cnb) ha avuto i suoi criticie i suoi detrattori. E poiché lamoneta cattiva scaccia quellabuona, i detrattori hanno avutomodo di farsi ascoltare più deicritici. Chi dobbiamo annovera-re tra i detrattori del Cnb? Colo-ro che avrebbero voluto farneparte, senza mai riuscirci; colo-ro che non hanno visto accoltele loro idee nei documenti delComitato e ne sono rimasti nar-cisisticamente feriti; coloro cheritengono che il Comitato, anzi-ché svolgere il lavoro per il qua-le è stato istituito (quello di for-nire consulenze al Governo, alParlamento, alla stessa pubblicaopinione), dovrebbe assumere ilruolo di un’Accademia (comese in Italia ne mancassero: daquella “italianissima” dei Linceia quella “vaticanissima” del-l’Accademia per la Vita) o di unIstituto di ricerca o di promozio-ne della ricerca scientifica in am-bito bioetico (pur se non ne man-cano certo in Italia, così comenon manca un Consiglio nazio-nale delle ricerche, che si è sem-pre, correttamente, fatto carico

di problemi bioetici).Né sono mancati i detrattori

che hanno accusato e continua-no ad accusare il Comitato disoggiacere a influenze confes-sionali: senza rendersi conto diquanto insultante sia questa ipo-tesi sia per i membri, dichiarata-mente laici, che lavorano fiancoa fianco con i membri cattolicidel Comitato e in spirito di mas-sima, reciproca comprensione elibertà, sia per i membri cattoli-ci, cui viene di fatto attribuitaun’occulta e indegna funzionedi proselitismo e di manipolazio-ne culturale nei confronti dei lo-ro colleghi. Con questo non vo-glio naturalmente sostenere chealcuni o anche molti dei docu-menti prodotti in vent’anni dilavoro dal Cnb non possano es-sere e non siano stati ragionevol-mente criticati (soprattutto perla loro “prudenza”); voglio solorimarcare con forza come nes-sun critico (a eccezione di quelliche si trasformano, magari in-consapevolmente, in detrattori)ha mai potuto negare ai docu-menti approvati dal Cnb serietà,documentazione e un laicissimorigore argomentativo.

Così come nessuno ha maipotuto mettere in dubbio l’asso-luta indipendenza politica, e so-

prattutto morale, di coloro chedel Comitato hanno fatto e fan-no parte.

Chi riesca ad assumere neiconfronti del Cnb un atteggia-mento di valutazione storica ilpiù possibile imparziale, arrive-rà a riconoscere due punti fer-mi. Il primo è che la stragrandemaggioranza dei documenti delComitato è stata approvata al-l’unanimità (sempre a seguitodi un lavoro di riflessione e didocumentazione molto accura-to) e dimostra di saper reggerealla “prova del tempo”. Peral-tro, quando questa “prova” hacreato problemi, il Cnb non haesitato a ridiscutere temi già di-scussi, come è avvenuto recen-tissimamente col documentosui Criteri per l’accertamentodella morte. L’altro e ancor piùrilevante punto fermo è propriol’indubbia indipendenza politi-ca e morale dei suoi membri, aldi là delle loro inevitabili, legitti-me divergenze culturali e ideali.Questa, a mio avviso, è davverola cosa fondamentale su cui insi-stere, a vent’anni dall’istituzio-ne di questo organismo: è quel-la che ha garantito al Comitatoun bene che non si può acquista-re in alcun altro modo, quellodell’autorevolezza. Come gli

analoghi Comitati degli altri pa-esi, il Cnb non è un organo elet-tivo, non è un’Authority, nonha poteri direttivi di alcun tipo:non esiste per vincolare chic-chessia, ma per fornire orienta-menti. I suoi pareri possono es-sere ascoltati e recepiti, così co-me possono essere ignorati erigettati. Di fatto, in questi ventianni i pareri del Comitato, alcu-ni più lentamente, altri più velo-cemente, sono entrati a far partedella cultura bioetica di base ita-liana. Sono letti nelle scuole su-periori e soprattutto nelle Uni-versità, in particolare dagli stu-denti che frequentano i semprepiù numerosi master in Bioeti-ca; sono tenuti in considerazio-ne dai Comitati etici locali,quando questi devono prendereposizione su questioni nuove ecomplesse; sono apprezzati a li-vello europeo (e in alcuni singo-li casi sono stati considerati co-me i migliori documenti emana-ti in Europa da un Comitatonazionale). I pareri del Comita-to non hanno avuto mai, ripetomai, la pretesa di dire l’ultimaparola su singoli punti contro-versi; hanno solo avuto la prete-sa - questa sì! - di fornire leindicazioni più condivise e con-divisibili sia su questioni di nuo-

va frontiera (clonazione, procre-azione assistita, trattamento de-gli embrioni, doping, trapianti),sia su questioni antiche, ma diperdurante immenso rilievo (sui-cidio, eutanasia, rifiuto delle cu-re, sperimentazioni biomediche,rapporti uomo-animale). Il Cnbha sempre rigettato un relativi-smo di maniera (del tipo: tuttele opinioni hanno lo stesso valo-re morale), assumendo invece,e consapevolmente, come prin-cipi vincolanti e non negoziabiliquelli che leggiamo nella Costi-tuzione e nelle Carte dei diritti ecioè che la dignità umana è in-violabile, che la salute è un be-ne fondamentale, che i soggettideboli (malati, portatori di han-dicap, immigrati, detenuti, an-ziani, infanzia, donne) vannosempre e comunque tutelati, perragioni etiche prima ancora chepolitiche. Aver assunto fin dal-l’inizio quest’orizzonte valoria-le e non averlo mai tradito nel-l’arco non breve dei vent’annidella sua storia è merito nonpiccolo del Comitato, che do-vrebbe essergli riconosciuto datutti.

* Presidente onorarioComitato nazionale bioetica

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«In 20 anni ha segnato la bioeticasenzatradiremai ivaloridi fondo»

gressi della scienza. Invent’anni il Cnb ha prodot-to 88 pareri, 12 mozioni, 3risposte a quesiti specifici(anche da parte di ministri)e 2 pareri del gruppo mistoCnb-Cnbb (il comitato na-zionale per la biosicurezza,le biotecnologie e le scien-ze della vita). L’attuale Co-mitato arriverà a scadenzadi mandato il 17 dicembreprossimo.

DI FRANCESCO D’AGOSTINO *

storia del Cnb

3 ago.-6 sett. 2010 11DIBATTITI


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