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Un cane per collega - ti.ch · insegnamenti di Elide del Negro (attiva nel campo della pet the- ......

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Gente Sana Mutamenti - anno 28 - numero 8 - settembre 2009 Mauro Taglioni cerca (inutilmente) di convincere Quina a mettersi in posa. Da quindici anni Mauro Taglioni ha introdotto la presenza di animali nella sua classe delle Scuole speciali di Molino Nuovo. Un’esperienza che ha portato a risultati eclatanti. Un cane per collega Quando avviene in modo spon- taneo e armonioso, l’interazio- ne fra uomo e animale procura rilassamento, gioia, benessere. Un processo documentato an- che in ambito scientifico in cui è stato osservato che l’accarez- zare un animale crea effetti fi- siologici quali l’abbassamento della pressione arteriosa. Que- sto fenomeno è oggi utilizzato anche in ambito terapeutico, si parla di pet therapy, dall’inglese “terapia con animali da com- pagnia”; essa permette interes- santi applicazioni con anziani, disabili, bambini, nella cura di disturbi fisici e psichici, ricor- rendo sovente all’ausilio di ca- valli e cani, ma anche pesci, ca- narini, porcellini d’india, gatti, animali da cortile, ecc. Mauro Taglioni insegna nelle scuole speciali di Molino Nuovo da trentacinque anni. Amante degli animali fin dalla più tene- ra età – “da bambino, oltre ad avere un vero e proprio zoo in casa, facevo il porta a porta in tutto il quartiere per portare a spasso i cani dei vicini” – da ol- tre quindici anni ha introdotto degli animali in classe. Lui non ama parlare di pet therapy e preferisce definire questo lavoro “attività assistita con animali da compagnia”. “Il termine terapia appartiene alla medicina e im- plica il concetto di guarigione. In realtà l’animale non guarisce nulla, ma con la sua presenza e il suo temperamento può dar luogo a relazioni intense, gra- tificanti che a volte possono influire sugli schemi comporta- mentali, sull’umore, l’attenzio- ne, creando situazioni favorevoli alla pratica di una terapia, piut- tosto che all’assimilazione di un insegnamento”. Quina – si pronuncia china – giunge da noi col suo padrone; è una giovane labrador di un nero brillante. Siamo al tavolino di un bar. Lui saluta, si presenta, lei resta indifferente. Lui si siede, lei gli si sdraia accanto. Dopo una mezz’ora ecco che posa la testa sui nostri piedi: “Lo fa spesso anche in casa, è il suo modo di stare in contatto con le persone”. E noi, praticamente scalzi, sia- mo già in brodo di giuggiole; è calda anche in senso metaforico, morbida, con questo semplice gesto ci spiega meglio che con mille parole i potenziali benefici della pet therapy. Tra lei e il suo padrone c`é un’intesa che va al di là della parole. Lui si alza lei si alza, lui se ne va lei lo segue. Il guinzaglio è una formalità più di una necessità. Sembra un cane molto ben addestrato ma in realtà non lo è: “I cani non van- no addestrati e, soprattutto, non Dossier 8
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Page 1: Un cane per collega - ti.ch · insegnamenti di Elide del Negro (attiva nel campo della pet the- ... di costruire una relazione con lui facendo collimare le sue e le no-stre esigenze.

Gente Sana Mutamenti - anno 28 - numero 8 - settembre 2009

Mauro Taglioni cerca (inutilmente) di convincere Quina a mettersi in posa.

Da quindici anni Mauro Taglioni ha introdotto la presenza di animali nella sua classe delle Scuole speciali di Molino Nuovo. Un’esperienza che ha portato a risultati eclatanti.

Un cane per collega

Quando avviene in modo spon-taneo e armonioso, l’interazio-ne fra uomo e animale procura rilassamento, gioia, benessere. Un processo documentato an-che in ambito scientifico in cui è stato osservato che l’accarez-zare un animale crea effetti fi-siologici quali l’abbassamento della pressione arteriosa. Que-sto fenomeno è oggi utilizzato anche in ambito terapeutico, si parla di pet therapy, dall’inglese “terapia con animali da com-pagnia”; essa permette interes-

santi applicazioni con anziani, disabili, bambini, nella cura di disturbi fisici e psichici, ricor-rendo sovente all’ausilio di ca-valli e cani, ma anche pesci, ca-narini, porcellini d’india, gatti, animali da cortile, ecc.Mauro Taglioni insegna nelle scuole speciali di Molino Nuovo da trentacinque anni. Amante degli animali fin dalla più tene-ra età – “da bambino, oltre ad avere un vero e proprio zoo in casa, facevo il porta a porta in tutto il quartiere per portare a

spasso i cani dei vicini” – da ol-tre quindici anni ha introdotto degli animali in classe. Lui non ama parlare di pet therapy e preferisce definire questo lavoro “attività assistita con animali da compagnia”. “Il termine terapia appartiene alla medicina e im-plica il concetto di guarigione. In realtà l’animale non guarisce nulla, ma con la sua presenza e il suo temperamento può dar luogo a relazioni intense, gra-tificanti che a volte possono influire sugli schemi comporta-mentali, sull’umore, l’attenzio-ne, creando situazioni favorevoli alla pratica di una terapia, piut-tosto che all’assimilazione di un insegnamento”.Quina – si pronuncia china – giunge da noi col suo padrone; è una giovane labrador di un nero brillante. Siamo al tavolino di un bar. Lui saluta, si presenta, lei resta indifferente. Lui si siede, lei gli si sdraia accanto. Dopo una mezz’ora ecco che posa la testa sui nostri piedi: “Lo fa spesso anche in casa, è il suo modo di stare in contatto con le persone”. E noi, praticamente scalzi, sia-mo già in brodo di giuggiole; è calda anche in senso metaforico, morbida, con questo semplice gesto ci spiega meglio che con mille parole i potenziali benefici della pet therapy. Tra lei e il suo padrone c`é un’intesa che va al di là della parole. Lui si alza lei si alza, lui se ne va lei lo segue. Il guinzaglio è una formalità più di una necessità. Sembra un cane molto ben addestrato ma in realtà non lo è: “I cani non van-no addestrati e, soprattutto, non Do

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Il cavallo è tra gli animali più utilizzati per la pet therapy. Foto: Didier-Lg, Flicr.com.

“I cani non vanno addestrati. Soprattutto non vanno addestrati per la terapia”

vanno addestrati per la pet the-rapy” – è l’opinione di Taglione che nel suo lavoro si ispira agli insegnamenti di Elide del Negro (attiva nel campo della pet the-rapy e autrice di due libri che descrivono la sua esperienza in quest’ambito). “Il cane adatto per questo tipo di lavoro è un cane di famiglia, equilibrato, docile, che manifesta eventualmente i suoi stati d’animo con un ringhio o abbaiando ma non incline al morso. Per il resto deve essere un cane normale, cioè perfettamen-te introdotto nell’ambiente in cui vive, dove deve muoversi a suo agio e nel rispetto delle regole di convivenza che esistono sia per gli uomini, sia per gli animali. Per far questo non è necessario alcun addestramento specifico ma piuttosto molta attenzione verso le esigenze e i ritmi del cane. Bisogna permettergli di abituarsi alle nuove situazioni, di conoscere le realtà in cui si muove. Quina, ad esempio, ave-va un forte timore delle perso-ne, ciò che non è assolutamente adatto per un cane destinato a vivere in città. Allora l’ho con-dotta per lungo tempo in luoghi molto affollati, permettendogli di fare le sue esperienze attra-verso le quali ha vinto la sua diffidenza e ha affinato la sua sensibilità verso le persone. Oggi ci aggiriamo per la città in tutta tranquillità, utilizziamo i mezzi pubblici, frequentiamo ristoran-ti e bar. Anche l’introduzione in classe è avvenuta gradualmente. Innanzitutto le ho permesso di conoscere l’ambiente portandola con me nelle ore di lavoro in cui gli allievi erano assenti. In que-sti frangenti l’ho osservata per individuare gli spazi che prefe-

riva. È stata lei a scegliere come rifugio il vano sotto la cattedra, che è stato poi designato come il suo luogo privilegiato in cui è proibito disturbarla. Non si trat-ta dunque di istruire il cane, ma di costruire una relazione con lui facendo collimare le sue e le no-stre esigenze. Anche in classe si muove liberamente, non ci sono ordini da parte mia, e lo fa molto bene comprendendo chi, quando e come ha bisogno di lei”.L’esperienza di Taglioni nell’at-tività assistita con animali da compagnia non è però iniziata con un cane ma con un canari-no. “Avevamo in classe un paio di canarini, che tenevo princi-palmente per insegnare l’accudi-mento degli animali. Un giorno è nato un canarino handicap-pato e un allievo, osservandolo, è riuscito per la prima volta a riconoscere il proprio handicap

e a parlarne. È stata un’espe-rienza molto intensa che mi ha convinto ad avvicinarmi alla pet therapy”.È così che nella classe di Taglio-ni entra a far parte un cane e, ultimamente, anche un coniglio. Gli aneddoti legati a questi anni di lavoro sono innumerevoli, dal cane che riconosce quando un bambino sta male e si sdraia al suo fianco, a quando lo so-stiene – sedendosi accanto a lui – se è sgridato dell’insegnante “Ciò che va benissimo in quan-to equilibria le parti, rassicura l’allievo che in questo modo è anche più ricettivo verso le mie parole”. Poi c’è stato il ragazzo che tenendo il cane al guinza-glio per strada è riuscito a con-trollare le sue stereotipie che lo mettevano in pericolo nel traf-fico. È inoltre interessante l’at-tenzione dimostrata dai bambini Do

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“Con il tramite del cane quattro allievi affetti da mutismo selet-tivo hanno allargato la rete dei loro contatti”

Il rapporto con l’animale permette di vivere forme d’interazione alternative.Foto: Andrew Stawarz, Flickr.com.

verso le esigenze dell’animale. Con il tramite del cane, quat-tro allievi affetti da mutismo selettivo – una forma di difesa in cui si parla unicamente con alcuni prescelti, di solito fami-gliari – hanno allargato la rete dei loro contatti. Tra questi, due hanno definitivamente superato il problema. “La prima volta è stato sorprendente. Appena mi sono ritirato in uno spazio ap-partato con il cane e l’allievo – senza nessuna aspettativa in merito – il ragazzo ha iniziato a parlarmi raccontandomi degli animali che avevano i nonni”. È iniziato così un lungo percorso in cui gradualmente sono state introdotte altre persone nella rosa degli interlocutori di questo allievo che infine ha iniziato a esprimersi con tutti anche senza la presenza del cane. Va sotto-lineato come un lavoro di tipo pedagogico o terapeutico con l’ausilio di animali vada effet-tuato da professionisti: “Come ho già detto il cane non sostitu-isce l’uomo, non è un terapista e non è una cura. Il cane non guarisce nessuno, non fa tera-pia, ma si comporta semplice-

mente da cane. Ciò nonostante può essere sfruttato come canale di apertura verso una persona introducendolo in una specifica strategia pedagogica o terapeu-tica. Nel mio caso, ad esempio, il cane mi aiuta a entrare in con-tatto con gli allievi, a ottenere il loro interesse, a sostenerli nel loro lavoro di apprendimento, ma l’insegnante sono io; stessa cosa in ambito terapeutico, un fisioterapista può utilizzare un cavallo e starà semplicemente facendo fisioterapia con il tra-mite di un cavallo. Niente di più, niente di meno. Questo è un punto che trovo importante pre-cisare affinché il proprietario di un animale non si improvvisi te-rapista solo perché possiede un animale adatto a questo scopo. L’utilizzo di un animale in que-sto senso presuppone infatti una perfetta conoscenza dell’anima-le, senz’altro, ma anche della persona con cui si lavora e delle sue problematiche. Vi sono co-munque persone che desiderano mettere a disposizione il proprio animale per questo genere di lavoro, sono senz’altro le ben-venute se operano in collabora-

zione con il personale che segue il caso specifico, ciò che avviene solitamente su richiesta”.Al di là del progetto terapeutico o educativo, una sana intera-zione con l’animale può essere arricchente e regalare attimi di serenità a tutte le persone. Ogni specie ha le sue caratteristiche, e ogni esemplare il suo tempe-ramento. Sta a noi di osservare l’animale al fine di comprender-ne e rispettarne le esigenze, ac-certandosi che collimino con le nostre; come ci insegna Taglio-ni: “Il cane è ideale per chi ama avere il controllo delle cose, il gatto per gli indipendenti, il porcellino d’india non va lascia-to solo così come i cocoriti, un bell’acquario di pesci è estrema-mente calmante e andrebbe bene nella sala di aspetto di medici o dentisti ma non con gruppi di bambini, che picchierebbero sul vetro creando grande stress a questi animali. Il coniglio do-mestico è molto affettuoso, con-trariamente al coniglio nano che è spesso più dispettoso. Le pan-tegane sono abituate a convive-re con l’uomo da tempo, mentre sono più scettico su animali non abitualmente domestici, come potrebbe essere il furetto”. Informarsi è dunque d’obbligo affinché nessun animale deb-ba subire stress o vivere contro natura unicamente per il nostro piacere; soddisfatto questo pre-supposto Taglioni è certo: “Non è assolutamente vero che più ami gli animali e meno ami gli uomini ma è vero esattamente il contrario: più ami gli animali, più il cuore si apre anche agli uomini”.

Cindy FoglianiDoss

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