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UN EPISODIO DELLA DEMONIZZAZIONE DELL'ARTE BIZANTINA IN ITALIA: LA CAMPAGNA CONTRO STRZYGOWSKI,...

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I. ABTEILUNG UN EPISODIC DELLA DEMONIZZAZIONE DELL'ARTE BIZANTINA IN ITALIA: LA CAMPAGNA CONTRO STRZYGOWSKI, TOESCA E LIONELLO VENTURI SULLA STAMPA FASCISTA NEL 1930. MASSIMO BERNABÖ/FIRENZE Ultalia e il paese occidentale ehe conserva di-Bisanzio i piu important! monumenti e le biblioteche piü rieche di manoscritti. Nonostante queste privilegiate condizioni, la cultura italiana ha avuto singoli studiosi, mai scuole periodi di fioritura di studi sulParte bizantina. Altre nazioni, dove il patrimonio di testimonialize bizantine e co- stituito da collezioni formatesi in tempi moderni, hanno invece consolidate tradizioni. ; Questa lacuna negli studi in Italia non e fortuita: solo in parte puo essere attribuita i al discredito gettato sulParte bizantina da Giorgio Vasari, delle cui sentenze, nono- stante la loro grossolanita, si"sono nutriti studiosi eminenti, perfino in anni vicini. Per costumi e per arte, Bisanzio apparve come Panti-Roma agli ideali di rinascita nazio- nale.degli eruditi ottocentescbi, ma con altri accenti questo giudizio fu ripetuto anche dagli apologeti del regime fascista e della rinascita nazionale e imperiale propagan- data da quel regime. Negli anni 1920 e 1930 la demonizzazione delTarte e in generale della civiltä di Bisanzio fu alimentata parallelamente alia denigrazione della politica e delParte della Francia. Parigi era la nuova Bisanzio, corrotta ed effeminata antagoni- sta della integra e virile civilta di Roma, antica e contemporanea; Parte antica e 1'arte moderna francesi, fondate su valori lineari, cromatici e antinaturalisti, furono dis- prezzate perche antesignane ai valori plastici delParte romana riemersi in Giotto, Ma- saccio, Paolo Uccello e Piero della Francesca, ehe le correnti artistiche italiane del primo dopoguerra riscoprirono. Questo articolo presenta gli argomenti delPantibizantinismo ehe un'ala del fa- scismo provo a imporre in Italia negli anni 1920 e 1930 e ehe comunque aprirono la strada alia liquidazione delParte bizantina fatta di li a poco. Per convinzione o inte- resse, a questo antibizantinismo <politico> molti intellettuali italiani si adeguarono, pregiudicando la comprensione delParte italiana altomedievale e duecentesca nella storiografia posteriore. Gli argomenti antibizantini sono riassunti con rimarchevole chiarezza in alcuni articoli pubblicati nel gennaio e febbraio 1930 su // Giornale d'Ifalia, un autorevole quotidiano nazionale, obbligatoriamente filofascista, ehe dedi- cava con regolarita la sua terza pagina a eventi artistici. 1 1 La valutazione dell'arte bizantina in Italia negli anni 1920 e 1930 e stata da me esaminata re- centernente in L'arte bizantina e la critica in Italia tra le due guerre mondiali, RomHistMitt 41 (1999), 41-62. La accoglienza ehe coUeghi e amici hanno dato a quel lavoro e stata lo stimolo principale per la redazione del presente articolo. Brought to you by | Universite Paris 1 Authenticated | 194.214.27.178 Download Date | 9/12/13 1:23 PM
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I. ABTEILUNG

UN EPISODIC DELLA DEMONIZZAZIONEDELL'ARTE BIZANTINA IN ITALIA:

LA CAMPAGNA CONTRO STRZYGOWSKI,TOESCA E LIONELLO VENTURI SULLA STAMPA FASCISTA

NEL 1930.

MASSIMO BERNABÖ/FIRENZE

Ultalia e il paese occidentale ehe conserva di-Bisanzio i piu important! monumenti ele biblioteche piü rieche di manoscritti. Nonostante queste privilegiate condizioni, lacultura italiana ha avuto singoli studiosi, mai scuole periodi di fioritura di studisulParte bizantina. Altre nazioni, dove il patrimonio di testimonialize bizantine e co-stituito da collezioni formatesi in tempi moderni, hanno invece consolidate tradizioni.

; Questa lacuna negli studi in Italia non e fortuita: solo in parte puo essere attribuitai al discredito gettato sulParte bizantina da Giorgio Vasari, delle cui sentenze, nono-stante la loro grossolanita, si"sono nutriti studiosi eminenti, perfino in anni vicini. Percostumi e per arte, Bisanzio apparve come Panti-Roma agli ideali di rinascita nazio-nale.degli eruditi ottocentescbi, ma con altri accenti questo giudizio fu ripetuto anchedagli apologeti del regime fascista e della rinascita nazionale e imperiale propagan-data da quel regime. Negli anni 1920 e 1930 la demonizzazione delTarte e in generaledella civiltä di Bisanzio fu alimentata parallelamente alia denigrazione della politica edelParte della Francia. Parigi era la nuova Bisanzio, corrotta ed effeminata antagoni-sta della integra e virile civilta di Roma, antica e contemporanea; Parte antica e 1'artemoderna francesi, fondate su valori lineari, cromatici e antinaturalisti, furono dis-prezzate perche antesignane ai valori plastici delParte romana riemersi in Giotto, Ma-saccio, Paolo Uccello e Piero della Francesca, ehe le correnti artistiche italiane delprimo dopoguerra riscoprirono.

Questo articolo presenta gli argomenti delPantibizantinismo ehe un'ala del fa-scismo provo a imporre in Italia negli anni 1920 e 1930 e ehe comunque aprirono lastrada alia liquidazione delParte bizantina fatta di li a poco. Per convinzione o inte-resse, a questo antibizantinismo <politico> molti intellettuali italiani si adeguarono,pregiudicando la comprensione delParte italiana altomedievale e duecentesca nellastoriografia posteriore. Gli argomenti antibizantini sono riassunti con rimarchevolechiarezza in alcuni articoli pubblicati nel gennaio e febbraio 1930 su // Giornaled'Ifalia, un autorevole quotidiano nazionale, obbligatoriamente filofascista, ehe dedi-cava con regolarita la sua terza pagina a eventi artistici.1

1 La valutazione dell'arte bizantina in Italia negli anni 1920 e 1930 e stata da me esaminata re-centernente in L'arte bizantina e la critica in Italia tra le due guerre mondiali, RomHistMitt 41(1999), 41-62. La accoglienza ehe coUeghi e amici hanno dato a quel lavoro e stata lo stimoloprincipale per la redazione del presente articolo.

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2 Byzantinische Zeitschrift Bd. 94/1,2001: i. Abteilung

Bersaglio degli altacchi polcniici degli elzeviri del Giornale cTltalia sono lo storicodcIKane Viennese'Josef Slr/ygowski, in qucgli anni all'apice della sua faraa. e gli ita-liani Pietro Toesca e Lionello Ventura allievo di quesf ultimo. Pur evidentemente con-frncorrente rispetto alia ideologia del fascisrno, Toesca rimase fermo nel suo giudiziodie clickiaruva Parte mcdicvalc ilaliana dcbitrice deU'arte bizantina. Titolare dellacaltcdru di Storiu dclI'Artc Medicvalc alPUniversita di Roma e direitore della sezionedi Storiu dcH'Arte Antica e Medicvale delFEnciclopedia italiana. Toesca ricopriva in-rarichi ai verli'n de.lla oiltura italiaria ed era scnz'altro lo storico delKarte medievaleitaliano piu amorevole del tempo. U suo rifiuto a piegarsi al naziorialisrno culturalecormitc« godendo di quelle posizioni di presügio e di difficile attaccabilitä. rappre-srrilo una spina nel flanco di intcllctttiali e uoniini di potere fascisti.

Anclie Lionello Venturi guardava con simpatia alFarte bizantina ed a quella deiprimiüvi; nel 1926 aveva pubblicato IIgusto dciprimitwi, un libro nella lista nera de-gli studiosi profascismo.- i?iglio dello storico delParte e senatore Adolfo Venturi. Lio-nello parti volontario per la prima guerra mondiale e partecipo alia fondazione deifasci di Torino, ma rimase legato a Bendetto Croce, il filosofo ehe rappresento il cam-pione morde delFopposizione liberale a Mussolini. Venturi passo poi alPantifascismo.deciclendo inline per l'emigrazione in Francia, come molti altri intellettuali italianicontrari al regime, e in seguito si trasferi negli Stati Uniti da dove ritorno in Italiadopo la liberazione.3

Cli eventi artistici europei del 1930 furono dominati dalla grande mostra di arteitaliana inaugurata a capodanno a_Londra, alia Royal Academy.4 La mostra fu forte-mente sostenuta dal regime mussoliniano come strumento di propaganda e di creditointernazionale per Tltalia fascista. Fu cosi ehe un numero incredibile di capolavoridelle gallerie italiane, oggi impensabile, furono spediti a Londra a Burlington House -partirono opere di Duccio, Giotto (il Santo Stefano Hörne), Simony Martini, Ambro-gio e Pietro Lorenzetti, Piero della Francesca (i due ritratti degli Uffizi e la Flagella-zione di Urbino), Donatello (il David), Masaccio (la Crocifissione di Napoli), Pisa-nello, Antonello da Messina, Giovanni Bellini, Carpaccio, Botticelli (la Nascita diVenere), Piero di Cosimo, Antonio del Pollaiuolo (due fatiche di Ercole dagli Uffizi edil riti*atto femminile del Museo Poldi Pezzoli di Milano), Tura, RaffaeUo, Giorgione(La tempesta), Tiziano (due quadri da Palazzo Pitti), Lotto, Veronese, Correggio,Tiepolo, Piazzetta, ... -, dove furono esposti insieme a pezzi provenienti da collezioniestere: il catalogo comprendeva piu di mille opere. primo gennaio 1930, in conco-mitanza con Tlnaugurazione, // Giornale d'Italia dedico alia mostra Tintera terza pa-gina sotto il titolo «L'eccellenza dell'arte italiana antica e modenia apparira oggi nellagrande mostra di Londra».5Nelle corrispondenze due fatti furono sottolineati: Tigno-

2 L. Venturi, II gusto dei primitivi (Bologna, 1926).3 Su Lionello Venturi vedi G. C. Argan, Le polemiche di Venturi, Studi Pieinontesi l, n. l

(1972), 118-124; Id., L'hnpegno politico per la liberta della cultura, in Da Cezanne alFArteAstralta. Omaggio a LionelJo Venturi, Verona, Gaileria Comunale d'Arte Moderna, Palazzo Forti,marzo-aprile 1992; Roina, Galleria Nazionale d'Arte Moderna, giugno-setternl^re 1992 (Milano,1992), 11-12.

4 Exhibition of Italian Art 1200-1900, London, Royal Academy of Arts, Burlington House, Pic-cadilly, 1 gennaio-8 inarzo 1930, catalogo della mostra (London, 1930). F. Haskeil, Botticelli, Fas-cisnuand Burlington House. The <Italian Exhibition of 1930, The Burlington Magazine 141(1999), 462-472.

s Carticolo e firmato da Carlo Tridenti.Brought to you by | Universite Paris 1

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M. Bcniabö, Un episodiu 3

ranza del valore della pittura italiana dellOttocento («c'e voluto del bello e del cat-dvo tempo per fare intendere ehe Seganüni vale almeno quanto Van Gogh o Jong-Icind») e il debito della cultura mondiale verso Fltalia, ehe viene provato attraverso ilriconosciniento tributato in brani di articoli txatti dal Daily Telegraph («La Mostrad'Arte ci ricorda ehe in fatto di pittura il primato dell'Italia e indiscutibile; anzi dalpunto di vista delParte e della cultura siamo tutti un po' figli delFItalia»), dal Mor-ning Post e dal Daily Express; questi ultimi in particolare citati per le lodi ed i ringra-ziainenti a Mussolini «per il magnifico gesto di cortesia e di ainicizia compiuto versoPlnghilterra».

// Giornale d'Italia pubblico sistematicamente nei giorni successive riproduzioni deicapolavori esposti alia Royal Academy. E' verosimile ehe furono l'orgoglio nazionali-stico per il successo italiano della mostra e pressioni esterne a indurre il giornalistaGoffredo Bellonci a pubblicare un lungo articolo a due colonne, di spalla sulla terzapagina del Giornale d'ltalia, il 21 gennaio.6 Uarticolo, dal titolo «Karte italiana assa-lita e difesa», punta al cuore della questione <Bisanzio contro Roma> fin dall'inizio:

«Uno storico inglese, pochi gionii iunanzi ehe fosse aperta al pubblico la Mostra di Londra, cre-dette necessario ricordare ai suoi lettori ehe <la pittura non era un'arte perdvita prima del secoloXII> quando i toscani si vantarono d'averla riseoperta. E soggiunse le lodi dell'arte hizaiitina, laforza della quäle, egli diceva, dovrebbe essere compresa facilmente <oggi ehe assistiamo a Parigie altrove alia rinascita di un'arte non naturalista, di convenzione, e di origine senza dubbioOrientalen E a Parigi, infarti. vede la luce da qualce mese una rivistuoia di archeologia e di arte -Les documents - ehe ha per direttori e collaborator] tutti i piü illustri Studiosi dell'oriente bizan-tino, del uiezzogiorno affricano, e di quanti altri puiiti cardinali abbia l'aite non roinana e nonitaliana antica e modenia. £ questi uomini di buona volontä, dallo Strzygowski al Contenau,dall'Einstein ai critici delPimpressionismo e del postiinpressionismo continuano concordi quellaguerra a Koma e all'Itah'a ehe dura ormai da alcuni decenni e ehe vorrebbe toglierci im primatoriconosciutoci da molti secoli. Alti, su le loro cattedre, vigilate dalla dea Scienza, gridano alinondo ehe i romani non ebbero nessuna originalita, bensi presero dai greci e poi dagli alessan-drini e finalmente dai popoli delTAsia Minore, della Siria e della Mesopotamia tutte le loro di-verse forme di architetrura scultura o pittura; ehe gli italiani del Medioevo furono gli allievi pro-vinciali dei bizantini dei barbari e poi dei <gotici> di Francia [...]. Via via, cancel late dalla storiai capitoli su Farte romana e su Parte italiana medievale e sostituiteli con altrettanti capitoli s uFellenismo, Tarte cristiana d'oriente, il bizantiiiismo, il godco, e, se volete esser proprio precisi,gli stili sassanide copto mazdaista anticocroato [...]. La piccola Armenia ebbe una potenza dicreazione artistica ehe Ronia non ebbe.»

La citazione iniziale delParte non naturalista di Parigi allude ai Fauves, Matisse,Rouault e seguaci.7 Quanto alia rivista Documents. Doctrines Archeologie Beaux-artsEthnographie il primo numero era uscito nelPaprile del 1929 ed i suoi interessi spa-ziavano dalla etnografia alla.musica, all'arte (africana, sumera, cinese, popolare, con-temporanea). Nel comitato di redazione della rivista figuravano Studiosi di variaestrazione, tra i quali Carl Einstein, lo scrittore, storico delFarte africana e conosci-tore dell:arte moderna, e Josef Strzygowski; segretario generale era Georges Bataille;

0 BeDonci era entrato al Giornale d'Ifalia nel 1907 dove si occupo di politica, cronaca, criticaletteraria e figurativa; veili: Dizionario biografico degli italiani, VII (Roma. 1970), 755-757.

7 SullOriente e in particolare ßisanzio come fönte d'ispirazione per Matisse vedi: Matisse. «Larevelation m'est venue de lOrient», Roma, Musei Capitolini, Palazzo dei Conservator!, 20 settern-bre 1997-20 gennaio 1998, a'cüra di Ch. Duthuit, A. Kostenevich, R.«Labrusse, J. Leymarie (Fi-renze, 1997).

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4 Byzantinische Zeitschrift Bd. 94/1. 2001:1. Abteilung

tra i collaborator! erario Toesca, Carlo Caita, Jean Ebersolt, Erwin Panofsky, AndreiMalnnix. Fritz SaxI, Royal Tyler. Strzygowski, il primo nella lista degli awersaridel Parte italiana, sul quäle Particolista ritorna piü sotto, fu una delle bestie nere deieritici nazkmalisti. Di lui c menzionato in qucgli anni in Italia quasi esclusivamenteOrient oder Rom del 1901 ;8e lui l'obiettivo del sarcasmo della fräse sulle arti armena,süssanidc, coptu, ccc. supcriori alFarte romana. Cli attacchi a quest'ultima non fu-rono portati solamentc da Strzygowski, come e noto; e lui, pero, in quanto alfiere delridimensionamer'ito del ruolo di Koma nella nascita deli'arte cristiana, ehe diviene ilbersaglio degli Studiosi italiani per mezzo secolo, dalla uscita di Orient oder Rom finoal secoQdo dopogucrra: il suo antagonista italiano piü palese fu Giuseppe Galassi, ehepubblico ncl 1929 Rorna o Bisanzio, una confutazione delle tesi strzygowskiane diqualche peso quasi esclusivamente in Italia, stampata significativamente dalla Libre-ria dello Stato, la casa editrice governativa9 (un fatto sul quäle Toesca ironizzo nellaIcttera a Bernard Berenson citata piii sotto). La fräse sarcastica sulle arti armena,sassanide, copta ecc. e appunto dal libro di Galassi; la fräse «gli italiani del Medioevocome allievi provinciali dei bizantini» riguarda Strzygowski, ma e anche un'esca peragganciare Toesca alia polemica; la citazione dei «barbari» e nuovamente una frec-ciata a Strzygowski (il mondo nordico come fönte di ispirazione per il mondo italianoe mediterraneo), inentre la citazione dei «gotici di Francia» ricorda la discussione sulprimato tra arte italiana e francese, anch'essa di attualitä.

Fatta una lunga parentesi per mostrare il paradosso delle posizioni antiromane,l'articolo torna e congiungere la valutazione del passato strzygowskiana con il pri-mato francese neiParte contemporänea:

«L'arte <non naturalista, di convenzione, e di origine orientale>, ehe fanno a Parigi, e ehe do-vrebbe diventare, per forza di moda, Parte di tutto il mondo contemporaneo, ha una propriaestetica, una propria critica, una propria storia: se l'accettate dovete accettare anche le teorie delsignor Strzygowski sui romani antichi e su gli italiani del medievo; e d'altra parte se riconoscetegiuste queste teorie dovete necessariamente dare alia Parigi dei nostri gionii la dignita di mae-stra.»

«Parigi maestra» e un'imbeccata per Particolo contro Venturi ehe apparira il 5 feb-braio. Cominciano ora gli attacchi alia <quinta colonna>, al fronte interno dei disfatti-sti, traditori delParte patria, capeggiati da Toesca:

«[...] Mentre alFestero son pubblicati libri di storia delTarte scritti secondo le direttive da me in-naiizi ricordate, in Italia nessuno pensa a raccogliere insieme i nostri migliori archeologi e storiciperche compongano una storia delle diverse epoche artistiche nella quäle il nostro popolo abbiail posto ehe merita; anzi vi ha taluno ehe, volendo essere o sembrare piü scienziato degli altri,prende a guida nello studio del medioevo italiano le teorie dello Strzygowski, ehe sono fondatesu le ultime scoperte e gli ultimi scavi in Oriente. Ma c'e bisogno di ripetere ehe roggettivitascientifica e una favola da stolti? ehe ogni ricerca storica ed archeologica muove sempre da unaipotesi nata nella fantasia di un uomo in im momento di creazione? e ehe le ipotesi hanno sem-pre i segni distintivi della razza, del popolo, della famiglia? Lo Strzygowski, austriaco, natural-mente antiromano e antiitaliano, volendo dimostrar ehe Roma e Thalia non ebbero quella origi-

8 J. Strzygowski, Orient oder Rom. Beiträge zur Geschichte der spätantiken und frühchristlichenKunst (Leipzig, 1901).

9 G* Galassi, Roma o Bisanzio I, I musaici di'Ravenna e le origini dell'arte italiana (Roma,1929). 11 libro fu ristampato nel 1953 e completato da un secondo volume intitolato II congedoclassico e Parte nelPalto Medio Evo.

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o Byzantinische Zeitschrift Bd. 94/1, 2001: i. Abteilung

edito clallo ... Libreria dello Slato. Sarei forse gi messo al confino se cio fosse in podest di que-sti messen ehe trasoinano cosl vUnientc gli studi nella politico, e a un certo punlo sembrano faropera di agent i provocatori. Per fortune quest« provocation», come i Jatrati dJetro il cancello, milasciano indifferente sebbenc non favoriscano di certo il éééßï desiderio di serenita.Ne, d'altra parle, io posso entrare in polcmiclie con persorie di mala fecle e di nessuno studio.»12

Tocsca scinhra oonvirito ehe Pispiratore della polemica contro di lui fosse Roberto Pa-ribwii, il cclehmto archeologo, autorc di pagine di apcrta propaganda imperiale filo-fascistn negli studi di antichistica di quegli aiini: in una lettera a Bernard Berensondel 1931 Tocsca lo dcfini sen/a mezzi termini «eunuco delParte».13 Paribeni era suc-cttdiilo'ad Arduino Colasanti come Direttore Generale delle Antichit e Belle Arti nel1928 e a Della Seta come direttore della sezione Archeologia dell1'Encyclopedia Ita-liana dal öéßéÇï volume del 1930; faceva anche parte del comitato italiano per la mo-stra londincsc. Altre volte Toesca si lamenta con Berenson per lettere anonime rice-vute, il cui contenuto gli sembra dettato dalla Direzione Generale delle Antichit eBelle Arti, e teme le persecuzioni ehe potrebbe mettere in atto Paribeni da quelPuffi-cio.14

Tre giorni dopo Tuscita delParticolo di Bellonci, il 24 gennaio, // Giornale d'ltaliapubblico in terza pagina un articolo dal titolo «Dalli all'arte italiana» a firma di UgoAntonielli, professore, «illustre archeologo e direttore del Museo preistorico di Roma»,altiimenti ignoto. Antonielli ripropone con pi retorica, ruffianeria e strafottenza iterni di Bellonci, in particolare la polemica contro la rivista Documents, Einstein - ehechiama «il negriero» -, Strzygowski - «il maniaco austriaco-slavo» - e il suo Orientoder Rom, portando contro quest'ultimo la testimonianza proprio di Paribeni:

«Dunque, lo strzygowskianisino e un male di piu larga vibrazione. Quanto alia persona delTau-

12 La lettera e conservata nelParchivio della Bibb'oteca Berenson a Villa I Tatti, Settignano (Fi-renze).

13 Nella lettera, del 25 maggio del 1931, conservata alia Bibb'oteca Berenson di Settignano, Toe-sca racconta a Berenson 1'incontro avuto a Parigi con Lionello Venturi, li esule, e del quale Toescadefinisce mirabile Timpegno infaticabile profuso in lezioni e iniziative: «Ed io ebbi a dirglielo pub-blicamente quando gli presentai in quella ultima lezione un ricordo dei suoi vecchi scolari: e lo dissicon tan to maggior calore poiche erano present! gli eunuchi delTarte, Ricci e Paribeni. Di quest'ul-timo dovro poi dirle lungamente.» Corrado Ricci, storico dell'arte ravennate e ideatore degli sca^nei Fori Imperiali a Roma ehe porteranno alia mussoliniana Via delPhupero, era stato il predeces-sore di Paribeni alia Direzione Generale delle Antichit e Belle Arti.

H Le lettere sono datate 7 novembre 1928 e 10 marzo 1932 e sono conservate anch'essa nella Bi-blioteca Berenson a Settignano. Nella seconda, ehe e riferita a una ventilata nomina di Toesca adAccademico d'ltalia, si legge: «La nostra [casa] avrebbe dovuto essere devastata da una specie ditifone di calunnie, dMnsinuazioni e di malvagita scatenatosi in questi giorni contro di me quando siseppe ehe qualcuno pensava alia mia candidatura all'Accad. reale. Io Tignoravo: me ne porto ier-sera una ventata Pamico Farinelli portandomi una delle tante insidiose lettere anonime ricevute dalui e dai suoi collegia nei giorni scorsi. E' gi passata una notte; ci ho dormito sopra: e non ci pensopiu. Ma öÀâÀÀá lettera avrebbe poruto portare 1'intestazione della Direz. Gen. delle B. Arti. Intanto.com'e naturale, di me non si e parlato: e i pocbi amici non hanno potuto far nulla. Ojetti di certoLe sar largo di parricolari al suo ritorno. Ma qui e peggio ehe stare tra i banditi in una bosca-gh'a!». Arturo Farinelli e lo storico della letteratura, direttore della sezione Letteratura Tedescadell'Enciclopedia Italiana ed Accademico d'ltalia. Ugo Ojetti e lo scrittpre e critico d'arte, allora di-rettore delle riviste Pegaso e Dedalo, Accademico d'ltalia e direttore fino al 1929 della sezione Artedella Enciclopedia Italiana.

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M. Berimbo, Un cpisodio 7

striaco-slavo, o ehe so io, non preoccupiamoci, Roberto Paribeni, uno dei piü coraggiosi ... ariti-maniaci, con fine arguzia ha detto ehe c'e da sperare bene; siecorae quel signorc in eaccia delbercectii sta da tempo compiendo un affannoso viaggio, dalla Siria alia Persia, dalPEgitto aliaCappadocia, alPArmenia, alPaltopiano del Tibet..., considerando la longitudine del sue viaggio,c'e da sperare ehe attraverso altre terre estreme esso finisca per ritoniare nel.nostro Occidente!Non e il messianico orientalista ehe ci fa paura; ina sono i maniaci cli casa ehe ci fanno pena, enon per le lofo coq>orali figure, ma per qnel ehe ne risulta, ehe piü delittuoso <disfattismo> ionon saprei concepire.»

II 25 gennaio 1930 Bellonci ritonia su «L'arte italiana assalita e difesa», con un arti-colo non lungo, nel quäle riporta la testimonianza di «un giovane illustre archeologo,Pirro Marconi, direttore del Museo Nazionale di Palermo, al quäle dobbiamo i nuoviscavi di Agrigento, lo studio compiuto della storia e delFarte agrigentina e un bei librosu la pittura romana». Marconi aveva pubblicato Parnio priina La pitiura dei Ro-mani, un libro ehe si richiamava al giudizio di Franz Wickhoff sulParte romana; laprefazione comincia lamentandosi della sistematica svalutazione di quelParte fattadagli Studiosi stranieri e incolpa gli italiani di.essere stati «troppo riverenti di opinioninegatrici e volutamente denigratrici»; in fondo alia prefazione sono i ringraziamentialia Direzione Generale delle Belle Arti per la larghezza di aiuti ricevuti, al Comin.Prof. Roberto Paribeni e ad altri.15 Marconi ha dunque inviato a Bellonci una lettera adifesa del valore delTarte romana, dalla quäle Bellonci prende le mosse per ricordare ilavori (nell'ordine di citazione) di Paribeni, Della Seta, Rivoira, Giovannoni; dopouna presa di distanza da eventuali eccessi antiorientalisti, ehe sä di maniera, Bellonciattacca di nuovo Toesca, ora citandolo per nome, e il suo disfattismo orientalista eantiitaliano:

«Intendiamoci: io non nego la importanza scientifica delle opere dello Strzygowski, delPAinalof,del Wulff, le quali hau servito a mettere in luce o addirittura a far scoprire monumenti d'arte inOriente, mal conosciuti a sconosciuti affatto [...]. Duole ehe le teorie dello Strzygowski, ehefanno di Roma pagana e di Roma cristiana due provincie dellOriente, abbiano innanzi al inondoPavallo di qualche italiano: ehe un libro, come dicevo giorni or sono, mirabile per dottrina e perorganismo, quäl e quello del Toesca su Parte del Medioevo in Italia si apra con una affennazionenetta delle dottrine .orientaliste. Parlando infatti del rivolgimento artistico dei primi secoli ine-dievali, egli scrive: <le regioni orientali ebbero in quei rivolgimento un'azione assai piu viva epreponderante ehe non le occidental]) in ispecie PAsia Minore la Siria PEgitto. E in not a, controtaluni Studiosi stranieri ehe difendono Poriginalitä di Ronia scrive a rincalzo: <alcuno sostieneehe Parte ellenistica ebbe a Roma uno svolgimento originale (Wickhoff, Strong, ecc.) ina piüfondata e generalmente accolta e Popinione ehe Parte romana non sia ehe un rarao delFarte elle-nistica). Piü innanzi, volendo trovar Porigine della basilica cristiana, riconosce ehe <mancano inOriente costnizioni sacre di data sicura anteriore al trionfo della fede>, ma soggiunge ehe <i moltimonumenti ehe vi si possorio attribuire al periodo tra il IV e il VII secolo dan n o di congetturareehe gia prima Parchitettura eristiana vi abbia avuto una viva ed originale attivita>. Piü innanziancora, dovendo riconoscere ehe i monumenti ravennati - secondo la dimostrazione del Rivoira -

15 P. Marconi, La pittura dei Roman i (Roma, 1929), 5-6, Prefazione: «E? di mold il lamentodella posizione di dipendenza in cui e tenuta Parte romana e della sua sistematica svalutazione; emolti esprimono il desiderio ehe si possa fissarne decisamente i valori ed i tanto alti risultati. Nonpossiamo attendere ehe altri lo faccia; di noi italiani deve'essere questa opera di rival utazione, lacreazione di una base indipendente agli studi della Romanita, la dichiarazione degli infinit) aspettimodemi ed originali della complessa e multiforme vita di Roma; noi italiani, ehe finora siamo statitroppo reverend di opinioni negatrici e volutamente denigratrici.»

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8 Byzantinische Zeitschrift Bd. 94/1,2001:1. Abteilung

sono alquanto antcriori agli oriental], nega ogni forza di prova a questa anterioritä e deduce daireal i archifett.onici.in Oriente la esistenza dJ una architettura scomparsa dopo ever dato agli ita-liarii le propric fonne escmplari. Ho citato U suo libro perche e la piu oomphita opera sulPartedel rnedioevo ehe sia stata scritta in Europa, ed in rnoltc sue parti giova alia miglior conoscenzae miglior valutaziorie dclla nostra arte italiana.»16

Ceresia di Toesca rispelto alPortodossia degli storici delParte fascist! e reale: // Me-dioevo giudica quasi (litte le opcre piu significative delParte medievale in Italia comeprodotti di maestri orientali o comc derivazioni dall'arte deLIOriente cristiano: i mo-saici di Ravenna, i mosaici e gli affreschi altomedievali a Roma e nelFItalia rneridio-nale, gli stucchi del Tempietto di Cividale, le Bibbie Atlantiche, la pittura dei secoli XIe XII, la pittura duecentesca toscana immcdiatamente anteriore a Giotto, compresicioe Cimabue e Duccio.

11 5 febbraio // Giornale dltalia pubblica in terza pagina, a firma di Carlo Tridenti,Pultimo articolo della campagna polemica con il titolo «Uarte italiana non va ascuola a Parigi». Questa volta il bersaglio e Venturi, al quäle Ugo Ojetti aveva indiriz-zato una «Lettera a Lionello Venturi» pubblicata sulPannata 1929 di Pegaso, unadclle riviste dirette da Ojetti (anche Ojetti faceva parte del comitato onorario dellamostra londinese).17Nella sua lettera, Ojetti cito piu volte IIgusto dei primitivi, criticoi pronunciamenti di Venturi in favore delParte moderna in Francia, alia cui scuolaVenturi sollecitava i pittori italiani a recarsi, propose come modello la pittura di Ce-zanne in una lettura ehe ne sottolinea i caratteri plastici e disegnativi. Venturi risposea Ojetti su Uarte del 1930, contestando con facilita la lettura fatta da Ojetti di Ce-zanne, ricordando ehe la Francia aveva offerto ai suoi artisti una accademia in Romae augurandosi ehe «nel 1930 Thalia fondi un istituto simile a Parigi».18La risposta diVenturi e ribattuta nei dettagli nelParticolo di Tridenti:

«Della curiosa proposta avanzata da Lionello Venturi di aprire a Parigi per la salvezza dell'arteitaliana awenire un istituto italiano del genere di quello ehe dal 1666 i francesi hanno in Romae ehe ora risiede a Villa Medici, e stata fatta giustizia sommaria, prima ehe in una rivista, nelcuore e nell'intelligenza di quanü amano Parte nostra e sono al corrente delle cose di Francia.[...] Nel momento ehe l'arte italiana antica trionfa a Londra; ehe tanti scrittori stranieri (e ita-liani) tentano la svalutazione di Roma a gloria di un problematico Oriente, del gotico, del bizan-tino, dell'arte olandese e spagnuola dei secoli scorsi e di quella francese del nostro tempo; [...]ehe, üisomma, si incomincia a uolere un'arte nostra, nuova, giovine, tutta nata dalle condizionidella nostra vita sociale, tutta legata con legami storici ed etici alia nostra civiltä, puo sembrarestrano ehe uno studioso serio, competentissirno, animato da uno scliietto amor patrio, si facciaavanti con una proposta ehe fa a pugni con i risultati della critica ultima, con l'opinione degliuoraini ehe egli piu stima, con tutte le veritä acquisite al nostro patrimonio di cultura dagli sforziintellettuali e sanguinosi della generazione ehe oggi guida Thalia verso Pawenire.»

«Sanguinosi» si riferisce alPinterventismo di quella generazione nella prima guerramondiale. Tridenti descrive poi Parte francese contemporanea come frutto di gusto«pariginometeco», soggetto alP«internazionalismo estetico di essenza alquantoebraica» e aggiunge altre bassezze ehe riprende testualmente e in esteso dagli scrittidi Ardengo Soffici; esse saranno ancora riprese, negli ultimi anni del decennio,

16 Lftcitazioni tra virgoletto sono da II Medioevo,"pp. 14,16 nota 5,141 nota 14.17 U. Ojetti, Lettera a Lionello Venturi, Pegaso 1-2 (1929), 728-732. Per Ojetti vedi a nota 14.18 L. Venturi, Risposta a Ugo Ojetti, Carte 33, n. s. l (1930), 93-97; la citazione e da p. 97.Brought to you by | Universite Paris 1

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M. Bernabo, Un cpisodio 9

nelPattacco alFarte contemporanea, <arte degenerata>, imposta dalJa <intermizionalegiudaica delParto.^Queste argoinentazioni non possono essere seguite qui. Come ap-[)endice alia serie di articoli poleniici va pero inserito Particolo «Carra, Soffici e la ri-nascita della pittura italiana», a firma Gildo Cioli, uscito il 6 febbraio, il giorno stic-cessivo airarticolo di Tridenti, ancora in terza pagina, su di una mostra dei due pit-tori alia Galleria Bardi di Milano; stampato sopra due riproduzioiii di quadri di Turae di Bonfigli esposti alia mostra londinese, Particolo indica il <toscano> Soffici e Carrä,il riscopritore dei primitivi italiani del Trecento e del Quattrocento, come modellidella nuova arte moderna italiana. Mentre Toesca mantenne la sua cattedra di Roinae la direzione della sezione arte medievale airEnciclopedia Italiana, per Venturi Pepi-logo delPastio fascista nei suoi confront! fu diverso: nel 1931 rifiuto di prestare il giu-ramento di fedeltä al regime fascista richiesto ai professori universitari e gli fu conse-guenteinente tolta la pattedra di Torino; di li a poco emigro in Francia. U arte bizan-tina non poteva corrispondere alia esigenze di unzarte nazionale come promossa dalfascismo iiegli anni Trenta, legata alia tradizione latina e a quella ehe si inteudeva pertradizione artistica italiana da Giotto in poi. Rispetto a queste esigenze Parte bizan-tina risulto anzi essere antitetica e fu quindi additata come modello negativo. I motiviideologic! di questa awersione verso Bisanzio e clii ne apprezzava Parte emergono neipunti della polemica gionialistica contro Strzygowski, Toesca, Venturi. Ad esaltarePascesa della fazione rouianista e ufficializzare la demonizzazione delParte bizantinafurono poi le due grandi mostre del 1937: la Mostra Augustea della Romanitä a Roma,celebrazione del biniillenario della nascita di Augusto e affermazione delPidentitalatina e occidentale della civiltä italiana (e del regime mussoliniano) - rispetto aliaquäle appunto Bisanzio risultava una degenerazione forestiera -;2Ü e la Mostra Giot-tesca agli Uffizi,-1 dove si riaffermo vasarianamente la nascita delParte italiana dal fi-lone delJa pittura duecentesca di Cimabue e Giotto ehe fu interpretatio come reazioneitaliana alia pittura bizantina e recupero della nativa tradizione latina, plastica e na-turalistica.-- trionfo tra gli storici delParte italiani delle indagini di stampo crocianosulla forma e lo Stile nelle opere d'arte ed il parallele discredito dato alle indagini sulcontenuto delle opere d'arte, primo impegno degli artisti bizantini, completano ilquadro ideologico di incomprensione e svalutazione delParte bizantina nella critica

> La denigrazione della cosiddetta arte degenerata ebraica non fu affatto un fenoineno solo te-desco: le riviste Qnadririo e Difesa della mzza ed il giornale // Tererc vi dcdicarono pagine e interifascicoli nel 1938—1940. Le citazioiü da Soffici sono per dal capitolo «Snl priinitivisino»della seconda edizione di Periplo delParte. Richiamo allOrdine (Firenze, 1928). Cf. Bornabo, Uartebizantina (come a nota 1). 56-58.

20 Mostra augustca della Ronianila (ßiinillenario della nascita di Augusto)., 23 soticiiihrc1937-XV-23 settembre 1938--rXVI (Roma, 1937).

21 Mostra giottesca, Palazzo degli Uffizi, aprile-ottobre 1937-XU Catalogo (Bergamo, 1937): unüccondo catalogo piii ampio venne piJ^blicato nel 1943: Pittura italiana del Duecento e Trecento.Catalogo della mostra giottesca di Firenze del 1937, a cura di G. Sinibaldi e C. Brunetti (Finnize.1943).

~ La polcinica su quäle fosse da considerare la tradizionc artistica italiana duro per lutti gli miniTrenta con vecchi c nuovi protagonisti. come Ojetti tra i primi (del quäle vecii In Italia, l'arte ha daessere itab'aiia? [Milano-Verona. 1942]) ed il ministro Giuseppe Bottai tra i second! (del quälevedi Modernita e tradizione nell'arte italiana d'oggi, Le ärti l (1938-1939), 230-234, ristainpatoin C. B.. Politica fascista delle arti [Roma, 1940], 77-90). Su Toesca, Ojetti e c'Enciclopcdia Ita-liana vedi: M. Bernabo-R. Tarasconi. L'epistolario Gentile-Ojctti ed ? attacco vaticano aclopedia Italiana. Quadenii di storia 53 (2001) 155-167

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10 Byzantinische Zeitaclirifc Bd. 94/1,2001: l Abteilung

italiarta di qncgli arm i. Comcnentando la inostra giottesca Roberto Longhi definiTorte bizantina un'a non-arte, una espressione tratta da Croce*23!! giudizio liquidato-rio longhiano fece scuola tra gli Studiosi suoi allievi, cioe tra buona parte degli storicidelfarte italiani ehe si afferrnarono nel dopogucrra. e fu ulteriore inibizione alia nas-cita di una trarJizione di studi italiani sulParte bizantuia.

23 II giudizio di Longhi apparve nel Coroliario (datato 1947) a un saggio sulla mostra (datato1939): R. Longhi, Giudizio sul Duecento, Proporziom 2 (1948), 5-54.Brought to you by | Universite Paris 1

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