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UN ESEMPIO DI SCUOLA: A WORKING SCHOOL: THE MATTATOIO …OLIO.pdf · 175 I lcomplesso...

Date post: 18-Feb-2019
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175 I l complesso architettonico del Mattatoio di Testaccio a Roma, dismesso definiti- vamente nel 1975, è stato oggetto, a par- tire dalla metà degli anni Novanta, di un ampio programma di recupero dei padiglioni esistenti, secondo le indicazioni contenute nel Progetto urbano Ostiense-Marconi, predisposto nel 1995 dall’Amministrazione Capitolina. All’interno del suo recinto sono stati via via ospitati il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, la seconda sede del MACRO e molti altri spazi culturali e di servizio aperti al quartiere e alla città (Fig. 1). I progetti, in prevalenza a firma della Scuola di Roma Tre, sono stati animati dalla volontà di recuperare il senso urbano dell’area, rendendola nuovamente permeabile, e, nel rispet- to dei vincoli esistenti sull’intero complesso, di conservare i suoi valori ambientali e architettoni- ci, ricercando una mediazione tra la conservazio- ne integrale dei manufatti e quella minima modi- ficazione degli spazi, necessaria a rendere le strut- ture funzionali ai nuovi scopi (Mulazzani, 2010; Cupelloni, 2001). In continuità con tale approc- cio, l’Ateneo Roma Tre ha deciso di procedere al recupero del padiglione denominato ‘Frigorifero’, un edificio con caratteristiche spaziali e costrutti- ve di grande interesse, rimasto finora non utilizza- to anche per le sue condizioni di degrado (Fig. 2). L’occasione è stata fornita dalla pubblicazione da parte del MIUR del IV Bando della Legge 338/2000, che prevedeva il cofinanziamento di opere finalizzate alla realizzazione di residenze universitarie sul territorio italiano. L’iniziativa, promossa direttamente dall’allora Rettore Mario Panizza e inserita nel quadro del Piano triennale di sviluppo edilizio dell’Ateneo, si è data una serie di obiettivi: recuperare e rifunzio- nalizzare un importante esempio di archeologia industriale; realizzare una residenza universitaria per circa 100 studenti fuori sede, a stretto contatto con gli spazi universitari già presenti; rivitalizzare il tessuto urbano di Testaccio con l’inserimento di nuovi residenti, dall’impatto urbanistico quasi nullo e un evidente effetto positivo sulle dinami- che sociali ed economiche del quartiere. Oltre a ciò, l’avvio del progetto ha permesso di far con- vergere, in un’unica azione, un’attività di ricerca interdipartimentale e interdisciplinare e un’impor- tante occasione di didattica applicata e di alta for- mazione per un gruppo di dottori di ricerca e gio- vani laureati dei Dipartimenti di Architettura e di ABSTRACT Il contributo riporta gli esiti di una ricerca progettuale condotta da un gruppo di docenti e dottori di ricerca afferenti ai Dipartimenti di Architettura e di Ingegne- ria dell’Università degli Studi Roma Tre, finalizzata al recupero del padiglione Frigorifero nel complesso del- l’ex Mattatoio di Testaccio a Roma. Il progetto, che prevede la realizzazione di uno studentato con 98 posti alloggio, servizi collettivi e spazi per la cultura, si col- loca in quel territorio intermedio tra il restauro di tipo conservativo della volumetria esistente e la proposizio- ne di interessanti soluzioni distributive, architettoniche e spaziali, necessarie all’inserimento al suo interno della nuova funzione. This paper reports the results of a research project car- ried out by a group of professors and Phd researchers from the Departments of Architecture and Engineering at the University of Roma Tre aimed at the rehabilitation of the Refrigerator pavilion contained within the former Mattatoio of Testaccio complex in Rome. The project, which involved the realization of a 98-bed student resi- dence, collective services, and spaces for culture, occu- pies a middle ground between the conservational restora- tion of the existing volume and the proposition of inter- esting distributional, architectural, and spatial solutions necessary for the insertion of the new functions within it. KEYWORDS recupero, rifunzionalizzazione, campus universitario, ex mattatoio, residenze per studenti universitari. recovery, revitalization, university campus, former slaughterhouse, residences for university students. Ingegneria di Roma Tre 1 . La ricerca si è avvalsa dell’apporto di docenti di diverse discipline: dalla progettazione architettonica a quella strut- turale, dal restauro al rilievo, dalla tecnologia alla fisica tecnica e all’estimo, e si è data una meto- dologia di lavoro improntata alla massima siner- gia tra le varie competenze, in tutte le fasi di stu- dio, di analisi e di proposta. Nella prima fase di lavoro si è resa necessaria una preliminare valutazione di fattibilità tecnico- economica che, sulla base di una prima ipotesi di progetto, giungesse alla verifica dell’idoneità del manufatto a ospitare la nuova funzione, in termini architettonici, strutturali ed economici. Si è proce- duto poi a un accurato rilievo del manufatto, delle sue caratteristiche architettoniche e degli elementi stilistici di dettaglio, a cui si è affiancata una cam- pagna di saggi su tutti gli elementi strutturali, per verificarne lo stato di conservazione e la possibi- lità di ripristinare l’efficienza statica dell’edificio, in ottemperanza alle più recenti normative antisi- smiche. Nella seconda fase della ricerca, si è pro- ceduto all’approfondimento progettuale, fino alla stesura di un definitivo avanzato. (L.D.) L’edificio Frigorifero e il Mattatoio – L’area del Mattatoio e del quartiere Testaccio sarebbe appar- sa, agli occhi di un viaggiatore o di un vedutista del Settecento, come una grande pianura coltivata, delimitata a nord dal Tevere e dai resti del Porticus Aemilia, a est dalla piramide Cestia e dalla porta Ostiensis, a sud dal Mons Testaceus, che altro non era se non una grande discarica di frammenti di anfore, un tempo colme d’olio. Erano i cosiddetti Prati del popolo romano, destinati al pubblico godimento e alle manifestazioni religiose e laiche (Frutaz, 1962). Quando Roma viene eletta Capitale d’Italia nel 1870, il quadrante sud-ovest viene indicato come il più adatto alla futura espan- sione industriale della città, data la vicinanza con il fiume e lo sviluppo della rete ferroviaria. Testaccio si trasforma, a partire dalle indicazioni del piano regolatore del 1883, in un moderno quar- tiere operaio. Il degradato macello attiguo alle mura di Piazza del Popolo, costruito nel 1825 da Papa Leone XII, si rivelò inadatto a soddisfare le necessità e gli standard di una Capitale moderna, così nel 1873 il Piano del Viviani indica nel Testaccio un grande terreno da destinare alla costruzione del nuovo Mattatoio. Tra il 1888 e il 1891 l’architetto Gioacchino AGATHÓN 03 | 2018 - International Journal of Architecture, Art and Design | 175-182 ISSN: 2464-9309 (print) - ISSN: 2532-683X (online) - DOI: 10.19229/2464-9309/3232018 Tommaso Berretta*, Francesca Cuppone** Lorenzo Dall’Olio***, Antonio Magarò**** UN ESEMPIO DI SCUOLA: IL PROGETTO DI UNO STUDENTATO NELL’EX MATTATOIO A ROMA A WORKING SCHOOL: THE MATTATOIO STUDENT RESIDENCE PROJECT IN ROME
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Il complesso architettonico del Mattatoiodi Testaccio a Roma, dismesso definiti-vamente nel 1975, è stato oggetto, a par-

tire dalla metà degli anni Novanta, di un ampioprogramma di recupero dei padiglioni esistenti,secondo le indicazioni contenute nel Progettourbano Ostiense-Marconi, predisposto nel 1995dall’Amministrazione Capitolina. All’internodel suo recinto sono stati via via ospitati ilDipartimento di Architettura di Roma Tre, laseconda sede del MACRO e molti altri spaziculturali e di servizio aperti al quartiere e allacittà (Fig. 1). I progetti, in prevalenza a firmadella Scuola di Roma Tre, sono stati animati dallavolontà di recuperare il senso urbano dell’area,rendendola nuovamente permeabile, e, nel rispet-to dei vincoli esistenti sull’intero complesso, diconservare i suoi valori ambientali e architettoni-ci, ricercando una mediazione tra la conservazio-ne integrale dei manufatti e quella minima modi-ficazione degli spazi, necessaria a rendere le strut-ture funzionali ai nuovi scopi (Mulazzani, 2010;Cupelloni, 2001). In continuità con tale approc-cio, l’Ateneo Roma Tre ha deciso di procedere alrecupero del padiglione denominato ‘Frigorifero’,un edificio con caratteristiche spaziali e costrutti-ve di grande interesse, rimasto finora non utilizza-to anche per le sue condizioni di degrado (Fig. 2).L’occasione è stata fornita dalla pubblicazione daparte del MIUR del IV Bando della Legge338/2000, che prevedeva il cofinanziamento diopere finalizzate alla realizzazione di residenzeuniversitarie sul territorio italiano.L’iniziativa, promossa direttamente dall’allora

Rettore Mario Panizza e inserita nel quadro delPiano triennale di sviluppo edilizio dell’Ateneo, siè data una serie di obiettivi: recuperare e rifunzio-nalizzare un importante esempio di archeologiaindustriale; realizzare una residenza universitariaper circa 100 studenti fuori sede, a stretto contattocon gli spazi universitari già presenti; rivitalizzareil tessuto urbano di Testaccio con l’inserimento dinuovi residenti, dall’impatto urbanistico quasinullo e un evidente effetto positivo sulle dinami-che sociali ed economiche del quartiere. Oltre aciò, l’avvio del progetto ha permesso di far con-vergere, in un’unica azione, un’attività di ricercainterdipartimentale e interdisciplinare e un’impor-tante occasione di didattica applicata e di alta for-mazione per un gruppo di dottori di ricerca e gio-vani laureati dei Dipartimenti di Architettura e di

ABSTRACTIl contributo riporta gli esiti di una ricerca progettualecondotta da un gruppo di docenti e dottori di ricercaafferenti ai Dipartimenti di Architettura e di Ingegne-ria dell’Università degli Studi Roma Tre, finalizzata alrecupero del padiglione Frigorifero nel complesso del-l’ex Mattatoio di Testaccio a Roma. Il progetto, cheprevede la realizzazione di uno studentato con 98 postialloggio, servizi collettivi e spazi per la cultura, si col-loca in quel territorio intermedio tra il restauro di tipoconservativo della volumetria esistente e la proposizio-ne di interessanti soluzioni distributive, architettonichee spaziali, necessarie all’inserimento al suo internodella nuova funzione. This paper reports the results of a research project car-ried out by a group of professors and Phd researchersfrom the Departments of Architecture and Engineering atthe University of Roma Tre aimed at the rehabilitation ofthe Refrigerator pavilion contained within the formerMattatoio of Testaccio complex in Rome. The project,which involved the realization of a 98-bed student resi-dence, collective services, and spaces for culture, occu-pies a middle ground between the conservational restora-tion of the existing volume and the proposition of inter-esting distributional, architectural, and spatial solutionsnecessary for the insertion of the new functions within it.

KEYWORDSrecupero, rifunzionalizzazione, campus universitario, exmattatoio, residenze per studenti universitari.recovery, revitalization, university campus, formerslaughterhouse, residences for university students.

Ingegneria di Roma Tre1. La ricerca si è avvalsadell’apporto di docenti di diverse discipline:dalla progettazione architettonica a quella strut-turale, dal restauro al rilievo, dalla tecnologia allafisica tecnica e all’estimo, e si è data una meto-dologia di lavoro improntata alla massima siner-gia tra le varie competenze, in tutte le fasi di stu-dio, di analisi e di proposta. Nella prima fase di lavoro si è resa necessaria

una preliminare valutazione di fattibilità tecnico-economica che, sulla base di una prima ipotesi diprogetto, giungesse alla verifica dell’idoneità delmanufatto a ospitare la nuova funzione, in terminiarchitettonici, strutturali ed economici. Si è proce-duto poi a un accurato rilievo del manufatto, dellesue caratteristiche architettoniche e degli elementistilistici di dettaglio, a cui si è affiancata una cam-pagna di saggi su tutti gli elementi strutturali, perverificarne lo stato di conservazione e la possibi-lità di ripristinare l’efficienza statica dell’edificio,in ottemperanza alle più recenti normative antisi-smiche. Nella seconda fase della ricerca, si è pro-ceduto all’approfondimento progettuale, fino allastesura di un definitivo avanzato. (L.D.)

L’edificio Frigorifero e il Mattatoio – L’area delMattatoio e del quartiere Testaccio sarebbe appar-sa, agli occhi di un viaggiatore o di un vedutistadel Settecento, come una grande pianura coltivata,delimitata a nord dal Tevere e dai resti del PorticusAemilia, a est dalla piramide Cestia e dalla portaOstiensis, a sud dal Mons Testaceus, che altro nonera se non una grande discarica di frammenti dianfore, un tempo colme d’olio. Erano i cosiddettiPrati del popolo romano, destinati al pubblicogodimento e alle manifestazioni religiose e laiche(Frutaz, 1962). Quando Roma viene elettaCapitale d’Italia nel 1870, il quadrante sud-ovestviene indicato come il più adatto alla futura espan-sione industriale della città, data la vicinanza conil fiume e lo sviluppo della rete ferroviaria.Testaccio si trasforma, a partire dalle indicazionidel piano regolatore del 1883, in un moderno quar-tiere operaio. Il degradato macello attiguo allemura di Piazza del Popolo, costruito nel 1825 daPapa Leone XII, si rivelò inadatto a soddisfare lenecessità e gli standard di una Capitale moderna,così nel 1873 il Piano del Viviani indica nelTestaccio un grande terreno da destinare allacostruzione del nuovo Mattatoio.Tra il 1888 e il 1891 l’architetto Gioacchino

AGATHÓN 03 | 2018 - International Journal of Architecture, Art and Design | 175-182ISSN: 2464-9309 (print) - ISSN: 2532-683X (online) - DOI: 10.19229/2464-9309/3232018

Tommaso Berretta*, Francesca Cuppone**Lorenzo Dall’Olio***, Antonio Magarò****

UN ESEMPIO DI SCUOLA:

IL PROGETTO DI UNO STUDENTATO

NELL’EX MATTATOIO A ROMA

A WORKING SCHOOL:

THE MATTATOIO STUDENT RESIDENCE

PROJECT IN ROME

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Ersoch, progetta e dirige i lavori della nuova strut-tura. L’opportuna ubicazione e vastità dell’area, ilperfetto impianto idraulico e fognario, la raziona-lità della distribuzione planimetrica dei locali, loqualificarono come uno dei più grandiosi e moder-ni stabilimenti per la macellazione d’Europa(Torti, 1932). Dopo quarant’anni di attività, diven-ne necessario un ammodernamento della strutturae si rese indispensabile la costruzione di un nuovoedificio destinato alla produzione del freddo artifi-ciale per la conservazione delle carni, non previstonel progetto di Ersoch. La serrata distribuzioneplanimetrica degli edifici non permise una sua col-locazione all’interno del recinto, così, nel 1912,venne realizzato il padiglione Frigorifero su un’a-rea immediatamente attigua al perimetro, con latestata principale prospiciente la piazza OrazioGiustiniani. (F.C.)

Lo stato di fatto: caratteristiche e problematiche –L’edificio Frigorifero è composto da due padiglio-ni contigui, il 24 e il 25, di differente altezza, ilprimo di tre piani fuori terra, il secondo di unpiano. L’impronta complessiva a terra è un rettan-golo di circa m 100x19, per una volumetria com-plessiva di circa mc 12.000 (Fig. 3). A differenzadella maggior parte degli altri padiglioni delMattatoio, realizzati in muratura portante e coper-ture a due falde sorrette da capriate Polonceau inacciaio, il padiglione Frigorifero venne realizzatocon struttura mista: una muratura a cinque testeperimetrale, una struttura intelaiata di travi e pila-stri all’interno e con una copertura piana.L’edificio, terminato nel 1914, risulta uno deiprimi ad essere realizzati a Roma in calcestruzzoarmato (Fig. 4). La struttura in calcestruzzo arma-to interessa, in particolare, i grandi ambienti apianta libera delle sale destinate alle celle frigori-fere, collocate all’interno del volume su tre piani ela sala centrale che ospita le macchine dell’im-pianto frigorifero. In tali ambienti sono, infatti,presenti 8 pilastri quadrati, posizionati con un inte-rasse di circa m 5,80, e un’orditura di travi princi-pali e secondarie. I solai, a soletta piena, hannouno spessore di circa cm 10, mentre le fondazioni,plinti su pali in calcestruzzo armato, raggiungonola profondità di circa m 13.Il padiglione 25 è, invece, realizzato in mura-

tura listata di bozze di tufo regolarizzate da ricorsidi mattoni con muri trasversali disposti a distanzevariabili in ragione delle esigenze spaziali e fun-

zionali dell’edificio. All’interno erano ospitati: lafabbrica del ghiaccio, gli impianti di raffredda-mento dell’aria e spazi di vendita. Sulla coperturapiana sono ancora presenti le serpentine dei con-densatori e alcuni lucernari per l’illuminazionedegli ambienti interni. L’edificio, dotato di unimpianto di raffreddamento per l’epoca avveniri-stico2, fu realizzato in modo da minimizzare ladispersione termica. Sulla parte interna di tutte lepareti a contatto con l’esterno e su tutti gli estra-dossi dei solai (anche quelli interni) venne inseri-to uno strato di sughero e bitume di circa cm 12che assicurava un buon livello di coibentazione ela compartimentazione termica di ogni livello. Leaperture, pur riprendendo stilisticamente quelledegli altri padiglioni, vennero realizzate didimensione più contenuta e dotate di quadrupliinfissi in ferrofinestra. Lo stato di conservazione dell’edificio è oggi

alquanto critico, tanto da rischiare di compromet-tere la stessa sopravvivenza del manufatto. Sonopresenti alcuni cedimenti strutturali, fessurazioni,crolli di porzioni di solaio e il diffuso distacco del-l’intonaco dalle facciate, deperimenti in gran partedovuti al lungo periodo di abbandono, all’assenzadi manutenzione e alla crescita di vegetazioneinfestante. L’importanza e la qualità dell’edificioFrigorifero sono anche ribadite dalla presenza alsuo interno di numerosi macchinari che, seppurnon più funzionanti e fortemente manomessi,costituiscono un’importante testimonianza dell’o-riginario uso del padiglione e del livello raggiuntodal sapere tecnologico dell’epoca (Figg. 5, 6). Inparticolare, sono da evidenziare le macchine frigo-rifere nel grande salone finestrato del piano terra,di cui si prevede il restauro e la conservazione insitu, il sistema di guidovie presenti sul soffitto delpiano terra, anch’esse conservate e le grandi ser-pentine collocate sul piano di copertura cheandranno a schermare un nuovo corpo scala inse-rito in quel punto. Per quanto riguarda le numero-sissime gabbie in ferro, solo in parte recuperabili,il progetto prevede la ricollocazione di alcunespecchiature lungo il corridoio del piano terra enelle logge dell’ultimo piano. (T.B.)

Il progetto – Trasformare un edificio frigoriferofinalizzato allo stoccaggio delle carni in una resi-denza per studenti universitari, è apparsa da subitouna sfida tanto affascinante quanto complessa.Non si trattava solo di inserire nuove funzioni e di

riutilizzare degli spazi a disposizione, ma, in uncerto senso, di ridare vita a spazi ‘inanimati’,modificando il rapporto tra interno ed esterno, nel-l’assetto originario ridotto ai minimi termini. Se lequalità dell’edificio, per consistenza e caratteristi-che spaziali, sono sembrate da subito adatte adospitare la nuova funzione, con un livello di sfrut-tamento delle superfici esistenti pressoché ottima-le, fin dalle prime fasi della ricerca è apparso evi-dente che il principale e il più difficile nodo pro-gettuale da sciogliere sarebbe stato quello relativoal livello d’illuminazione e aerazione degli spaziinterni, data l’esigua dimensione delle apertureoriginarie e il vincolo di conservare il più possibileintegra l’immagine esterna dell’edificio. Unascommessa che, evidentemente, non poteva esserevinta con un’unica idea risolutiva, ma con unaserie di accorgimenti e soluzioni capaci di trovareil giusto equilibrio tra un passato da tutelare e unfuturo da assicurare. Il problema riguardava sia lestanze e gli ambienti comuni disposti lungo le fac-ciate, sia gli spazi della distribuzione disposti alcentro del corpo di fabbrica. Il padiglione 24 ha tre tipi di aperture principa-

li, disposte ritmicamente e sovrapposte secondo unasse verticale (Fig. 7). Rispetto alla disposizionedegli spazi interni, prevista dal progetto, nessunadi queste è risultata sufficiente a illuminare gliambienti. In accordo con la Soprintendenza, si èproposto di ampliare le finestre rettangolari alpiano terra e le lunette del primo piano, nel primocaso portando fino a terra la modanatura che oggitermina su un marca-davanzale, nel secondo casoeliminando una corona interna in muratura, inseri-ta per ridurre la superficie vetrata e non presentenelle analoghe finestre degli altri padiglioni. Piùdifficile era intervenire, senza alterare l’equilibriodel prospetto, sulle finestre rettangolari dell’ulti-mo piano, arricchite da una cornice modanata sututti i lati. La soluzione adottata è stata quella dilasciare inalterate le finestre e di arretrare parzial-mente il fronte delle camere, inserendo piccolelogge a cielo aperto, accessibili delle camere.Questa sottrazione di volume, che non ha alteratol’immagine esterna dell’edificio, ha permesso diilluminare, non solo le camere, ma anche i bagni,portati a contatto con il fronte esterno nella suaparte cieca (Fig. 8).Le aperture del padiglione 25 più eterogenee e

prive di un disegno organico sono state ampliateanalogamente a quelle del padiglione contiguo.

Figg. 1, 2 - The Refrigerator Pavilion inserted into the building fabric of the Testaccio district (photo by Calisi, 2018); The Pavilion from Piazza Giustiniani (photo by Dall’Olio, 2018).

Berretta T., Cuppone F., Dall’Olio L., Magarò A., AGATHÓN 03 (2018) 175-182

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Per quanto attiene l’illuminazione del sistemadistributivo si è intervenuto con un sistema dilucernari collocati sulla copertura dei due padiglio-ni, con una serie di asole nel solaio dell’ultimopiano, in modo da permettere alla luce di penetrarefino al corridoio del primo piano e con l’uso di tubisolari per illuminare il corridoio del piano terra.Il progetto prevede la realizzazione di 98

posti letto per studenti universitari fuori sede edei relativi spazi e servizi comuni, come previstodalla normativa vigente per questo tipo di funzio-ni3 (Fig. 9). In particolare, i tre piani del padiglio-ne 24, quasi del tutto privi di partizioni internehanno permesso l’inserimento di gran parte delleunità residenziali. Tra le tipologie previste dallanormativa, il progetto ha adottato quella di tipoalberghiero, che prevede stanze a uno o due letti,con servizi privati, servite da un corridoio centra-le. La profondità del corpo di fabbrica, piuttostogenerosa, ha reso possibile concepire il sistemadistributivo non come un mero corridoio, macome un luogo di incontro e socializzazione pergli studenti (Figg. 10, 11). Lo spazio rettangolaredi circa mq 200, posto al centro dell’edificio, al cuiinterno si trovano i due motori per la produzionedel freddo, diventerà una grande sala studio illu-minata da sei ampie vetrate aperte sui due fronti.La trasparenza dell’edificio in questo punto e lavisibilità dei macchinari svela al passante la suaoriginaria funzione (Fig. 12). Gli spazi comuni, lacucina pranzo, la sala giochi e la sala video sonostati invece dislocati in una sequenza lineare alpiano terra del corpo di fabbrica più basso. Unaspina di ambienti centrale, contenente un nuovocorpo scala e ambienti di servizio, divide questazona da un’ulteriore ala dove sono presenti altrialloggi, l’emeroteca e la palestra (Fig. 13). (L.D.)

Le soluzioni tecniche, tecnologiche e impiantisti-che – L’approccio progettuale orientato al rispettodei caratteri architettonici, costruttivi e stilisticidella preesistenza, pur limitando di molto le pos-sibilità di trasformazione del manufatto, non haimpedito l’introduzione di soluzioni architettoni-che, costruttive e tecnologiche di qualità. L’ap-profondita analisi dello stato di salute della scato-la muraria perimetrale, delle partizioni portantiinterne e dei telai in calcestruzzo armato ha per-messo di individuare le criticità più importantipresenti nella struttura in elevazione. Tale fase di

ricerca, coadiuvata da un’indagine archivistica ebibliografica che ha permesso di acquisire i dise-gni originali di carpenteria, ha consentito di gene-rare un quadro conoscitivo ampio sullo stato diconservazione. Le risultanze di queste analisihanno permesso di prevedere interventi nell’am-bito del miglioramento strutturale4 e di calibrarele tecniche di consolidamento più adeguate alrecupero dell’efficienza statica degli elementicostruttivi interessati dal dissesto. In particolare,si è scelto di utilizzare diffusamente le fibre dicarbonio, in modo da non alterare la geometriadegli elementi strutturali esistenti.Il cambio di destinazione d’uso e il necessario

adeguamento dell’edificio alle più aggiornate nor-mative, emanate tra il 2011 e il 20155 e finalizzateal contenimento dei consumi mediante il controllodei carichi termici, l’efficienza impiantistica el’impiego di fonti rinnovabili (Cellai et al., 2016),ha reso necessario la sostituzione di alcuni accor-gimenti presenti nell’edificio con soluzioni tecno-logiche più attuali e performanti. Gli aspetti chehanno richiesto particolare attenzione sono stati:l’isolamento termico, per cui si è prevista la sosti-tuzione dello strato coibente interno con un cap-potto di lana di roccia; l’abbattimento acustico, percui si è proceduto con l’uso di serramenti perfor-manti, con l’inserimento di ambiti spaziali filtrointerposti tra le stanze e la distribuzione e conl’uso di tramezzature di spessore e tipologia ade-guata; il controllo dell’illuminazione e aerazionenaturale per cui, come già descritto, si è prevista lamodifica di alcune aperture e l’inserimento dilucernari e tubi solari che, captando la luce dall’e-sterno, permettessero l’illuminazione degli spazicomuni e di distribuzione nei piani bassi. (A.M.)

Conclusioni – La ricerca progettuale, data la com-plessità del tema e l’intreccio di problematichespesso in contrasto tra loro, ha previsto numerosiincontri tecnici con gli Enti preposti alla sua valu-tazione in sede di Conferenza dei servizi. In parti-colare, sono stati presi contatti con la Soprinten-denza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, con ilComune di Roma, con i Vigili del Fuoco e con laASL per individuare le soluzioni più appropriatead assicurare contemporaneamente la tutela delbene, la sicurezza e il rispetto dei parametri nor-mativi. Tale aspetto ha permesso al gruppo di lavo-ro, composto da docenti, dottori di ricerca e giovani

laureati, di condurre un’esperienza progettualecompleta, toccando con mano la complessità opera-tiva e culturale che si incontra quando si intervienesul patrimonio edilizio storico.In particolare, è inevitabilmente emerso,

soprattutto nella dialettica tra il gruppo di proget-tazione e la Soprintendenza, la questione dellalegittimazione del progetto e del suo spazio opera-tivo quando si confronta con una preesistenza sto-rica carica di una propria memoria e dell’eco, sep-pur lontana e per molti versi sbiadita, del suo ori-ginario uso. Per allontanarsi dalla vertiginosa eimproduttiva contrapposizione tra le necessitàdella conservazione e quelle del nuovo, la viaintrapresa è stata quella del dialogo attorno aobiettivi comuni e condivisibili. La questione difondo, apparsa subito evidente, è che il padiglioneFrigorifero, nel suo visibile stato di degrado, nonvive di vita propria, ma costituisce una feritaprofonda all’interno del complesso dell’exMattatoio e del quartiere Testaccio. Tale ferita agi-sce negativamente, non solo sulla sopravvivenzadel bene, ma anche sulla qualità del contesto urba-no che lo ospita. Un punto di partenza che non hapermesso tentennamenti o rigidità su posizioni diprincipio e che ha richiesto invece la tempestivitàe il coraggio di chi si interroga sul caso specifico etrae, dalle problematiche impellenti che da questoemergono, le possibili soluzioni.Nella convinzione che solo l’uso possa garan-

tire la conservazione, la manutenzione e la tra-smissibilità dei valori intrinsechi di un manufattostorico, il progetto ha cercato di trovare il giustoequilibrio tra la proposizione di un nuovo scenariofunzionale e architettonico, capace di far rinascereun organismo oggi destinato a sicuro decadimento,e l’ascolto e l’accoglimento di quanto ereditato dalpassato, a sua volta visto, non come una costrizio-ne, ma come strumento di amplificazione delle suepossibilità di rigenerazione. Il progetto, per scon-giurare lo scenario, ben più grave, del mancatoreinserimento del bene nel corpo vivo della città enelle sue dinamiche vitali, ha quindi percorso glistretti margini operativi di una duplice condizionedi rinuncia, da un lato di alcuni caratteri spaziali estrutturali, oggi presenti nell’edificio ma visibil-mente inadatti a qualsiasi possibilità di riconver-sione, e, dall’altro, di una più incisiva presenza delprogetto come segno contemporaneo. Una rinun-cia, al di là degli esiti, senza rimpianti.

Berretta T., Cuppone F., Dallo’Olio L., Magarò A., AGATHÓN 03 (2018) 175-182

Figg. 3, 4 - Zenithal view of the Refrigerator Pavilion (from Google Earth); Ground and first floor layout, present state.

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ENGLISHThe architectural complex of the Slaughterhouse(Mattatoio) of Testaccio in Rome was decommis-sioned definitively in 1975. In accordance to theOstiense-Marconi urban project prepared by theCapitoline Administration in 1995, its existingpavilions have been the object of an extensive revi-talization program since the mid-nineties, as partof which, the Department of Architecture of RomaTre, the second site of the MACRO, and manyother cultural and service spaces open to the quar-ter and the city have gradually been welcomedwithin the complex (Fig. 1).

The projects, for the most part designed byRoma Tre, have been characterized by a desire torecuperate the urban sense of the site, make itaccessible once again, and, in compliance with theexisting constraints placed upon the entire com-plex, preserve its environmental and architecturalvalues, seeking a mediation between the integralconservation of the extant works and the minimalmodification of the spaces, necessary to make thestructures functional to new purposes (Mulazzani,2010; Cupelloni, 2001). In accordance with thisapproach, Roma Tre University decided to under-take the renovation of the so called Refrigeratorpavilion; a building with interesting spatial andconstructive characteristics which until this timehad not been used due to its decayed conditions(Fig. 2). The opportunity to consider this projectwas made possible by the publication of the IVPublic Notice of Law 338/2000 by the MIUR,which provided for the co-financing of worksaimed at the realization of university residences inthe Italian territory.

The initiative, promoted directly by the thenRector Mario Panizza and included in the frame-work of the three-year University building devel-opment plan, gave itself a series of objectives:recover and refurbish an important example ofindustrial archeology; create a university resi-dence for about 100 non-resident students in closecontact with existing university areas; and revital-ize the urban fabric of the Testaccio area throughthe inclusion of new residents resulting in analmost nil urban impact but with clear, positiveeffects on the social and economic dynamics of theneighborhood. In addition to this, in a singleaction, the beginning of this project allowed theconvergence of interdepartmental and interdisci-plinary research activities and an importantopportunity for the applied and advanced trainingof a group of Phd researchers and young gradu-ates from the Departments of Architecture andEngineering of Roma Tre1. The research broughttogether contributions from professors of differentdisciplines: from architectural to structuraldesign, from restoration to surveying, from technol-ogy to technical physics and others, and imposed aworking methodology based on seeking the maxi-mum synergy between the various disciplines in allphases of study, analysis and proposal.

In the first phase of the project, a preliminarytechnical-economic feasibility assessment wasnecessary in order to verify the suitability of thebuilding, in architectural, structural, and econom-ic terms, to house the proposed new functionsbased on the hypothesis of initial project. The pro-ject proceeded then to a careful survey of thebuilding, and of its architectural features anddetailed stylistic elements, which was accompa-

nied by a campaign of essays on all of the struc-tural elements in order to verify the building’sstate of conservation and the possibility of restor-ing the static efficiency of the structure in compli-ance with the latest anti-earthquake standards. Inthe second phase of the research, the project wasfurther explored and clarified proceeding then tothe drafting of a developed design. (L.D.)

The Frigorifero and the Mattatoio – To the eyes ofan eighteenth-century traveler, the area of theMattatoio or Slaughterhouse and the district ofTestaccio would have appeared as a large cultivat-ed plateau bordered to the north by the Tiber riverand the remnants of the Porticus Aemilia, to theeast by the pyramid of Cestius and the Ostiensisgate, and to the south by the Mons Testaceus,which was then nothing more than a large pile ofchards from broken once oil-filled amphorae.These were the so-called Prati (commons) of theRoman people, intended for public enjoyment, andreligious and secular events (Frutaz, 1962). WhenRome was named Capital of Italy in 1870, thesouth-west quadrant of the area was indicated asthe most suitable for the future industrial expan-

sion of the city given its proximity to the river andthe development of the railway network. Testacciowas then transformed under the guidelines of themaster plan of 1883 into a modern workers’ dis-trict. The dilapidated slaughterhouse of that time,built in 1825 by Pope Leo XII and located adja-cent to the walls of Piazza del Popolo, provedunsuitable to the needs and standards of a moderncapital, and so, in 1873, the Viviani Plan put asidea large plot of land in Testaccio to be used for theconstruction of a new slaughterhouse.

Between 1888 and 1891, the architectGioacchino Ersoch designed and directed the con-struction of the new complex. The appropriatenessof the location and its vast surface area, the per-fect plumbing and sewage systems, and the ratio-nal efficiency of its layout, qualified it as one ofthe largest and most modern slaughterhouses inEurope (Torti, 1932). After forty years of activity,however, a modernization of the structures and theconstruction of a new building for the storage ofmeat at low temperatures not foreseen in theErsoch project, became necessary. The close dis-tribution of the extant buildings did not allow thenew building to be placed within the plant’s sur-rounding walls, so, in 1912, the Frigorifero orRefrigerator pavilion was built on an area imme-diately adjacent to the perimeter with the mainfacade facing piazza Orazio Giustiniani. (F.C.)

The state of affairs: characteristics and problems –The Refrigerator building consists of two adjoin-ing pavilions, Halls Nos. 24 and 25, of differentheights: the first has three floors above groundand the second has one. The overall footprint is anapproximately 100 x 19 m rectangle with a totalvolume of approximately 12,000 m3 (Fig. 3).Unlike most of the other pavilions of the slaughter-house complex which are made of load-bearingmasonry with double-pitched roofs supported byPolonceau steel trusses, the Refrigerator pavilionwas built as a mixed structure: a five-headed bondperimeter wall, a framed structure of beams andpillars, and a flat roof. The building, completed in1914, was one of the first in Rome to be madeusing reinforced concrete (Fig. 4). For the mostpart, the reinforced concrete structure concernsthe large open space spaces designated for thecold storage lockers located inside building on thethree stories, and the central hall that houses themain refrigerator plant. These spaces contain 8square pillars positioned at about 5.8 m on-centerand a grid of main and secondary beams. Thesolid slabs floors have a thickness of about 10 cmwhile the foundations, plinths on reinforced con-crete piers, reach a depth of about 13 m.

Hall 25, on the other hand, is made of tufablock walls regularized by laid brick courses withtransverse walls arranged at variable distancesalong the run according to the spatial and func-tional needs of the building. The ice factory, aircooling systems and sales areas were housedinside. The old condenser coils and some of theskylights for interior lighting are still present onthe flat roof. The building, with its futuristic cool-ing system2 (for the era), was designed to mini-mize heat loss. A layer of cork and bitumen ofabout 12 cm was applied to the inside of all theexternal walls and on all the extradoses of theslabs (including the interior ones) which ensured agood level of insulation and the thermal separa-

Figg. 5, 6 - The cells inside the building and the main re-frigerating equiqment room (photos by Dall’Olio, 2017).

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tion of each level. The window openings, whilestylistically resembling those of the other pavil-ions, were reduced in size and equipped withquadruple glass.

The building today is in a critical state of dis-repair, so much so as to risk the survival of thebuilding itself. There are some structural fail-ures, cracks, collapsed slab sections, and exten-sive exterior stucco loss on the façades largelydue to the extended period abandonment, lack ofmaintenance, and the infesting vegetation. Theimportance and quality of the Refrigerator build-ing is also confirmed by the presence of numer-ous machines inside, which, although no longerworking and strongly tampered with, are animportant testimony to the original use of thepavilion and the level reached by the technologi-cal know-how of the epoch (Figg. 5, 6). Of par-ticular note are: the refrigeration machineslocated in the large windowed ground floor hallwhich are to be restored and kept on site; the alsoto be restored track system of the ground floorceiling; and the large serpentine coils that will beused to screen a new staircase to be erected attheir location. As for the numerous iron cages, ofwhich only a part can be recovered, the projectprovides for the repositioning of some mirrorsalong the corridor of the ground floor and in theloggias of the upper floor. (T.B.)

The Project – Transforming a refrigeration build-ing, designed for the storage of meat, into a resi-dence for university students immediately present-ed itself as a fascinating and complex challenge. Itmeant not only adding new purposes or re-usingavailable spaces but, in a certain sense, givingnew life to lifeless spaces, and modifying the rela-tionship between the interior and exterior withinan original order reduced in minimum terms. If thebuilding, for consistency and spatial characteris-tics, seemed immediately suitable to their newfunctions with an almost optimal exploitation oftheir existing surfaces, from the beginning of theproject, the principle and most difficult problem toresolve revealed itself to be that related to the levelof lighting and airflow in the interior spaces giventhe smaller dimensions of the original openingsand the obligation to maintain the external lookthe building as much as possible.

It is a challenge that evidently could not beresolved through a single solution but through aseries of adjustments and solutions capable ofstriking the right balance between a past to beprotected and a future to be ensured. This prob-lem concerned not only the sleeping rooms andthe common areas placed along the facades, butalso the distribution areas located in the centerof the factory.

Hall 24 has three types of main openings rhyth-mically placed and stacked along a vertical axis(Fig. 7). For the purposes of the internal spaces asincluded in the project, none of the availableoptions were sufficient for the illumination of therooms. In agreement with the office of theSoprintendenza Archeologia Belle Arti ePaesaggio a proposal to enlarge the rectangularwindows on the ground floor, and the lunettes onthe first floor was proposed, extending, in the firstcase, the mouldings which presently end in sillsdown to the ground, and in the second case, elimi-nating the internal brick crowns which had been

inserted in order to reduce the size of the glasspanes but are not present in similar windows inother pavilions. It was more difficult to intervenewithout altering the balance of the façade on therectangular windows on the top floor which areenriched by a molded cornice on all sides. Thesolution adopted was to leave the windows unal-tered and partially set back the front of the roomscreating small open-air loggias accessible from therooms. This subtraction of volume, which did notalter the external image of the building, allowedthe illumination of not only the rooms but also thebathrooms which, placed along the blank wallswere exposed to the exterior at the loggia (Fig. 8).

The more heterogeneous and without an organ-ic design openings of Hall 25 were extended simi-larly to those of the adjoining pavilion. As for thelighting of the distribution system, a system of sky-lights was placed on the roof of the two pavilions,with a series of slots in the attic of the higher floor,in order to allow light to penetrate to the corridoron the first floor and with the use of solar tubes toilluminate the corridor of the ground floor. Theproject includes the realization of 98 sleeping

places for off-site university students and the rela-tive common areas and services as required by thecurrent legislation for this type of structure3 (Fig.9). In particular, the three floors of Hall 24, beingalmost completely without internal partitionsallow space for the largest part of the residentialunits. Of the approaches provided for by code, theproject adopted the hotel approach which providesfor one or two bed rooms with private baths, con-nected by a central corridor. The rather generousexpanse of the building space made it possible toconsider the connecting spaces not as mere hall-ways but as meeting and socialization places forthe students (Figg. 10, 11).

The rectangular space of about 200 squaremeters located at the center of the buildingwhere the two cooling engines are located, willbecome a large study room lit by six large win-dows open on two sides. The transparency of thebuilding at this point and the presence of themachinery reveal its original function to thepasser-by (Fig. 12). The common areas, the din-ing kitchen, the games room, and the video roomare instead set out in a linear sequence on the

Figg. 7, 8 - From the top: Overview of the present state and of the project on via Beniamino Franklin; Perspective sec-tion of the three-storey volume.

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The aspects that required particular attentionwere: thermal insulation, through the replacementof the internal insulating layer with a rock woolcoating; acoustic abatement, through the use ofhigh-efficiency windows, and the insertion of spa-tial filter areas interposed between the rooms andthe corridors, and through the use of partitions ofadequate thickness and type; the control of light-ing and natural ventilation which, as alreadydescribed, foresaw the modification of some open-ings and the insertion of skylights and solar tubes,allowing the lighting of the common areas andconnecting spaces in the lower floors by capturingthe light from the outside. (A.M.)

Conclusion – Given the complexity of the assign-ment and the intertwining of often conflicting com-plications, the design research provided fornumerous technical meetings with the entitiesresponsible for its assessment during the ServicesConference. In particular, contacts were madewith the Soprintendenza Archeologia Belle Arti ePaesaggio, with the City of Rome, with the FireBrigade e with the ASL to identify the most appro-priate solutions to ensure, contemporarily, theprotection of the property, safety and the respect ofregulatory parameters. This aspect allowed theworking group, made up of professors, PhDs andyoung graduates, to carry out a complete planningexperience, touching on the operational and cul-tural complexity that is involved when undertakingworks on historical heritage building sites.

In particular, the question of the legitimacy ofthe project and its operational space inevitablyemerged, above all in the discussions between thedesign group and the Soprintendenza, concerningthe confronting of any historical pre-existence,with its own memory and the echo, albeit far awayand in many ways faded, of its original use. To

avoid the vertiginous and unproductive contrapo-sition between the needs of conservation and thoseof the new, the path of dialogue around commonand shared objectives was taken. The fundamentaland immediately evident question observed thatthe Refrigerator pavilion, in its visible state ofdecay, does not live on its own, but constitutes adeep wound within the complex of the formerMattatoio and the Testaccio district. This woundacts negatively not only on the survival of thebuilding but also on the quality of the urban con-text that hosts it. A point of departure that did notallow hesitation or inflexibility of positions ofprinciple but that instead required prompt actionand courage from those who examine the specificcase and draw possible solutions from the pressingproblems that arise from it.

In the belief that only its use can guarantee theconservation, maintenance and transmissibility ofthe intrinsic values of a historical artefact, theproject has tried to find the right balance betweenthe proposition of a new functional and architec-tural scenario, able to give new life to an organismwhich today is destined to certain decay, and thehearing and acceptance of what has been inherit-ed from the past, in its turn seen not as a con-straint but as an instrument of amplification of itspossibilities of regeneration. The project, in orderto avert the much more serious scenario of thefailure to reinsert the property into the living bodyof the city and its vital dynamics, followed, there-fore, the narrow operational margins of a dualcondition of resignation; on the one hand, of somespatial characteristics and structural elementsnow present in the building but visibly unsuitablefor any possible reconversion, and, on the other, ofa more incisive presence of the project as an indi-cator of contemporary presence. A resignation,beyond the results, without regrets.

ground floor. A central intersection containing anew stairway and service areas divides this areafrom a further wing where other lodgings arelocated along with a newspaper library and gym(Fig. 13). (L.D.)

Technical, technological and physical plant solu-tions – The design approach, oriented towardrespecting the pre-existent architectural, construc-tive and stylistic characteristics, while greatly lim-iting the possibilities of restructuring the building,did not prevent the introduction of quality archi-tectural, building, and technological solutions.The in-depth analysis of the conditions of theperimeter walls, of the internal load-bearing par-titions, and of the reinforced concrete infrastruc-ture made it possible to identify the most importantcritical issues present in the upper structure. Thisresearch phase, assisted by an archival and bibli-ographical survey that led to the acquisition of theoriginal carpentry drawings, permitted the gener-ation of a broad knowledge base regarding thebuilding’s state of conservation.

The results of these analyzes made it possibleto envisage interventions in the area of structuralimprovement4 and to understand the most suit-able consolidation techniques for the recovery ofthe static efficiency of the affected structural ele-ments. In particular, the extensive use of carbonfibers was adopted so as not to alter the geometryof the existing structural elements. The change inintended use and the necessary adaptation of thebuilding to the most up-to-date regulationsissued between 2011 and 20155 aimed at contain-ing consumption by controlling thermal loads,plant efficiency, and the use of renewable sources(Cellai et al., 2016), made it necessary to replacesome measures in the building with more up-to-date and performing technological solutions.

Figg. 9-11 - Ground and second floor layout, project. Next page: The room distribution corridor on the first floor and on the ground floor.

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NOTES

1) The working group is made up of professors: L.Dall’Olio (scientific director and coordinator), A.F.L.Baratta (technology and safety), M. Canciani (survey),G. De Felice (structures), A. Lembo Fazio (geotechni-cal), A. Passeri (quantity survey); by PhD researchersand PhD students: architects T. Berretta, L. Calcagnini,F. Cuppone, A. Magarò, M. Pastor; by architects F. Arru,G. Briulotta, E. Vitali and O. Minella; by the engineersM. Bellisario, G. Contestabile and by FuturaTechnologies s.r.l. (installations).2) The text, edited by Dr. Ettore Torti (Director of theMattatoio), taken from the Capitoline Historical Archiveof 1932, describes the characteristics of the plant: «(...)The machinery, with sulfur dioxide, has a potential of200,000 ton hours, which are sufficient to provide thecold storage of 45 thousand kilograms of meat per dayand to produce 120 quintals of ice».3) See the guidelines concerning the minimum dimensional

and qualitative standards provided for by D.M. 936/2016.4) Improvement interventions on existing buildings areclassified in NTC2008.5) The regulatory framework is defined by the D.M.27/2011, Legislative Decree 28/2011, D.M. 26/06/2015,D.M. 24/12/2015.

REFERENCES

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* TOMMASO BERRETTA, Architect and PhD candi-date at Roma Tre University, Department of Archi-tecture. He carries out teaching and researchactivities on the relationship between public spaceand areas of archaeological interest. E-mail: [email protected]

** FRANCESCA CUPPONE, Architect and PhD candi-date at Roma Tre University, Department of Archi-tecture. She carries out integrative teaching activ-ities and research on the forms of living in thetwentieth century in Italy. E-mail: [email protected]

*** LORENZO DALL’OLIO, Architect PhD, isAssociate Professor at the Department of Archi-tecture of the Roma Tre University. He carries outhis research activity in the field of architecturaldesign; he is a referent of the Villard deHonnecourt Design Seminar. Tel. +39 (0)6/57.33.20.22. E-mail: [email protected]

**** ANTONIO MAGARÒ, Architect, is PhD Candi-date at Roma Tre University, Department of Ar-chitecture; he carries out teaching and researchactivities in Technology of Architecture and is au-thor of some publications on innovative materialsand marginal urban areas. E-mail: [email protected]

Figg. 12, 13 - From the top: The study room in the former engine room; The common kitchen and dining area.

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