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UN MATEMATICO VA ALLA GUERRA: LA BREVE STORIA DI...

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49 Lettera Matematica 92 I l 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Impero au- stroungarico: a ricordarcelo anche la Canzone del Piave imparata a memoria da gene- razioni di alunni delle scuole elementari e celebrata dalla retorica del Ventennio. Un altro evento, legato alla Grande Guerra, è forse impresso ancora più a fondo nella memoria storica degli ita- liani: la disfatta di Caporetto. A par- tire dalle 2:00 del 24 ottobre 1917, le artiglierie dei generali austriaci rove- sciarono decine di migliaia di bombe sulle posizioni tenute dalla II e III Ar- mata del Regio Esercito Italiano, sul fronte dell’Isonzo. Dopo 6 ore di in- cessante martellamento, da cui emer- se un paesaggio lunare, 353.000 uo- mini degli eserciti imperiali si river- sarono sulle trincee italiane, sfon- dando nei pressi di Gabria e di San Daniele del Carso. I reggimenti bo- sniaci e le temutissime truppe sle- siane ebbero rapidamente la meglio sugli italiani. Fu l’inizio della ritirata di Caporetto, la più disastrosa scon- fitta nella storia dell’esercito italiano. Mentre i reparti della II Armata veni- vano travolti e la III Armata cercava fa- ticosamente di ripiegare, iniziava la lenta e dolorosa fuga di centinaia di migliaia di profughi che tentavano di raggiungere i ponti sul Tagliamento prima che fossero fatti brillare dal Ge- nio, confusi con reparti di sbandati e truppe fresche che cercavano di an- dare incontro al nemico per arginar- ne l’avanzata, in un caos assoluto. La disfatta subita dall’esercito italiano costò la vita a migliaia di connazionali e rappresentò un vero e proprio trau- ma collettivo, il cui ricordo resiste nel tempo, tanto da essere divenuta espressione proverbiale. Durante le giornate convulse della ri- tirata, il 28 ottobre nei pressi di Cor- mons, cadde colpito da “vile palla ne- mica” il capitano Eugenio Elia Levi, comandante della 98 ma Compagnia del I Reggimento Genio. Quella pallotto- la spense la vita di uno dei più creati- vi matematici italiani del ’900. UN MATEMATICO VA ALLA GUERRA: LA BREVE STORIA DI EUGENIO ELIA LEVI di Mauro Comoglio Mauro Comoglio Laureato in Matematica, collabora con il Centro PRI- STEM dal 1993. È membro della redazione di Lettera Matematica PRISTEM. Inse- gnante nei Licei, i suoi setto- ri di interesse sono la divul- gazione e la Storia della Ma- tematica. Ha scritto numerosi articoli pubblicati su Alice e Bob, Lettera Matematica, PRISTEM/Storia e sul sito del PRISTEM e del progetto Polymath. Ha svolto attività di sostegno alla didattica presso il Po- litecnico di Milano.
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49Lettera Matematica 92

Il 24 maggio 1915 l’Italia entròin guerra contro l’Impero au-stroungarico: a ricordarceloanche la Canzone del Piaveimparata a memoria da gene-razioni di alunni delle scuoleelementari e celebrata dalla

retorica del Ventennio. Un altro evento, legato alla GrandeGuerra, è forse impresso ancora più afondo nella memoria storica degli ita-liani: la disfatta di Caporetto. A par-tire dalle 2:00 del 24 ottobre 1917, leartiglierie dei generali austriaci rove-sciarono decine di migliaia di bombesulle posizioni tenute dalla II e III Ar-mata del Regio Esercito Italiano, sulfronte dell’Isonzo. Dopo 6 ore di in-cessante martellamento, da cui emer-se un paesaggio lunare, 353.000 uo-mini degli eserciti imperiali si river-sarono sulle trincee italiane, sfon-dando nei pressi di Gabria e di SanDaniele del Carso. I reggimenti bo-sniaci e le temutissime truppe sle-siane ebbero rapidamente la megliosugli italiani. Fu l’inizio della ritirata

di Caporetto, la più disastrosa scon-fitta nella storia dell’esercito italiano.Mentre i reparti della II Armata veni-vano travolti e la III Armata cercava fa-ticosamente di ripiegare, iniziava lalenta e dolorosa fuga di centinaia dimigliaia di profughi che tentavano diraggiungere i ponti sul Tagliamentoprima che fossero fatti brillare dal Ge-nio, confusi con reparti di sbandati etruppe fresche che cercavano di an-dare incontro al nemico per arginar-ne l’avanzata, in un caos assoluto. Ladisfatta subita dall’esercito italianocostò la vita a migliaia di connazionalie rappresentò un vero e proprio trau-ma collettivo, il cui ricordo resiste neltempo, tanto da essere divenutaespressione proverbiale.Durante le giornate convulse della ri-tirata, il 28 ottobre nei pressi di Cor-mons, cadde colpito da “vile palla ne-mica” il capitano Eugenio Elia Levi,comandante della 98ma Compagnia delI Reggimento Genio. Quella pallotto-la spense la vita di uno dei più creati-vi matematici italiani del ’900.

UN MATEMATICO VAALLA GUERRA:

LA BREVE STORIA DI EUGENIO ELIA LEVIdi Mauro Comoglio

Mauro Comoglio

Laureato in Matematica,collabora con il Centro PRI-STEM dal 1993. È membrodella redazione di LetteraMatematica PRISTEM. Inse-gnante nei Licei, i suoi setto-ri di interesse sono la divul-gazione e la Storia della Ma-

tematica. Ha scritto numerosi articoli pubblicati suAlice e Bob, Lettera Matematica, PRISTEM/Storiae sul sito del PRISTEM e del progetto Polymath. Hasvolto attività di sostegno alla didattica presso il Po-litecnico di Milano.

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1. Gli anni della formazioneEugenio Elia Levi nacque a Torino il18 ottobre del 1883, nono dei dieci fi-gli di Giulio Giacomo Levi e Sara Dia-mantina (Mantina) Pugliese. La casanatale era situata nell’elegante viaLamarmora, nell’esclusivo quartieredella Crocetta, a testimoniare una flo-rida condizione economica e l’appar-tenenza alla buona borghesia subal-pina. Il padre era uno stimato avvo-cato di idee liberali riformiste, non in-differente alle sofferenze delle classimeno agiate econ uno spiccatointeresse per lescienze economi-che e sociali cuidedicò due libri.Uomo del Risor-gimento, inculcònei figli un amorpatrio che si co-niugava con unelevato senso deldovere. Il quartodei fratelli Levi,Giuseppe dettoBeppo, divenneun famoso matematico a sua volta,mentre l’ultimo figlio Decio Valerio,ingegnere, cadde sul Monte Santo nel1917 dopo una rapida carriera da uf-ficiale.

Il giovane Eugenio Elia fu uno stu-dente di notevoli risorse; dopo lescuole elementari, frequentò il Li-ceo-Ginnasio “Massimo d’Azeglio”di Torino, come la maggior parte deirampolli della buona società torine-se umbertina. I registri scolastici delperiodo che va dal 1893 al 1900 cirestituiscono l’immagine di un otti-mo allievo, ammesso in prima gin-nasio a soli 10 anni e giunto al di-ploma quando mancavano alcunimesi al compimento dei diciassette

anni; conseguì ildiploma senza so-stenere l’esame distato. “Licenziatosenza esame conlicenza d’onore edispensato dalletasse”, come recitala motivazione ver-gata in bella grafiasul registro gene-rale dei diplomatidell’anno scolasti-co 1899-1900.Dopo il diploma,Levi si iscrisse alla

Facoltà di Matematica dell’Universi-tà di Pisa, avendo vinto un posto co-me convittore presso la Regia ScuolaNormale Superiore. Gli anni di iniziosecolo furono dominati in Normale,

nelle scienze matematiche, dalla per-sonalità di Luigi Bianchi – Enrico Bet-ti era infatti scomparso e Ulisse Diniassumeva sempre più cariche di ca-rattere politico che lo distoglievanodalla ricerca. I contributi di Bianchiconcernono svariate discipline, tut-tavia i suoi interessi principali si con-centrano sulla Geometria differenzia-le. Tra i suoi risultati ricordiamo le co-siddette formule di Bianchi, apparseper la prima volta in una Memoria del1902 e che trovarono poi un’impor-tante applicazione nella teoria della re-latività generale. Bianchi divenne do-cente interno alla Normale nel 1881 evi rimase fino alla morte. Tra i suoi nu-merosi allievi ricordiamo Guido Fu-bini, Gaetano Scorza e Mauro Picone.I primi lavori di Levi furono dunqueorientati dalla personalità forte e ca-rismatica di Bianchi, a iniziare dallatesi di laurea intitolata Saggio sullateoria delle superficie a due dimen-sioni immerse in un iperspazio. Que-sto lavoro, che mostra il particolareapproccio alla Geometria differenzia-le proprio di Bianchi, contiene unageneralizzazione del teorema di Meu-snier che mette in relazione la curva-tura di una superficie con quella diuna particolare curva su di essa. Le-vi si laureò, con il massimo dei voti ela lode, nell’agosto del 1905.

2. Carriera accademica e ricerca: i primi anniLa laurea chiuse la prima parte dellavita di Levi. Non si chiuse, tuttavia,l’esperienza pisana. Nel biennio 1905-1907, il matematico torinese usufruìinfatti di uno dei posti di studio La-vagna per giovani matematici, isti-tuiti grazie al lascito del matematicolivornese Giovanni Maria Lavagna, alungo docente presso l’ateneo pisano.A partire dall’anno accademico 1906-1907 fu inoltre assistente di UlisseDini alla cattedra di Analisi infinite-simale, per espresso volere dello stes-so Dini. Sempre nello stesso periodotenne corsi complementari di calco-lo vettoriale, calcolo numerico edequazioni differenziali agli studentidella Normale.

La breve storia di Eugenio Elia Levi

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EUGENIO ELIA LEVI (1883-1917)

Durante le giornateconvulse della ritirata, il 28 ottobre nei pressi di Cormons, cadde colpitoda “vile palla nemica” il capitano Eugenio EliaLevi, comandante della 98ma Compagnia del I Reggimento Genio. Quella pallottola spense lavita di uno dei più creativimatematici italiani del’900.

Rivelatore dellapersonalità di Levi èl’affermazione orgogliosa di aver adempiuto sino in fondo ai propri doveri di docente, anchenell’imminenza della sua partenza per la guerra.

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La breve storia di Eugenio Elia Levi

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Pubblicazioni del 19051. “Sulla struttura dei gruppi finiti e continui”, Atti della R.

Acc. di Torino, T. XL.2. “Sui gruppi di movimenti”, Rend. della Regia Accade-

mia dei Lincei, I Sem. 1905.3. “Sui gruppi transitivi dello spazio a n-dimensioni”, id. IISem. 1905.

Pubblicazioni del 19064. “Ricerche sulla teoria delle funzioni automorfe”, id. IISem. 1906.

5. “Su un lemma di Poincaré”, ivi.

Pubblicazioni del 19076. “Sopra una classe di trascendenti meromorfe”, Ann. Di

Matem., III Ser. T XIV.7. “Sulle equazioni integrali”, Rend. della Regia Accade-

mia dei Lincei, II Sem. 1907.8. “Sul problema di Cauchy”, ivi.9. “Sull’equazione del calore”, ivi.10. “Sulle equazioni lineari totalmente ellittiche alle derivateparziali”, Rend. della Regia Accademia dei Lincei, ISem. 1907 e Rend. del Circolo matematico di Palermo.

Pubblicazioni del 190811. “Sur l’application des équation intégrales au problèmde Riemann”, Göttinger Nachrichten.

12. “Sul problema di Cauchy per le equazioni lineari in duevariabili a caratteristiche reali”, Rend. del R. Ist. Lom-bardo, Ser. II, T. XLI (due note).

13. “Sul problema di Cauchy per le equazioni a caratteri-stiche reali e distinte”, Rend. della Regia Accademiadei Lincei, II Sem. 1908.

14. “Sull’equazione del calore”, Ann. di Matem., II Ser. T. XIV.

15. “Sur l’équation ”, Comptes Rendus, T. CXLVI.

16. “Saggio sulla teoria delle superfici a due dimensioni im-merse in un iperspazio”, Ann. della Scuola Normale diPisa, T. X.

17. “Sul problema di Fourier”, Atti della R. Acc. di Torino,T. XLIII.

18. “Sulla deformazione delle superfici flessibili e inesten-dibili”, ivi.

19. “I problemi dei valori al contorno per le equazioni li-neari totalmente ellittiche alle derivate parziali”, Mem.della Soc. dei XL, III Ser. T. XVI.

20. “Caratteristiche multiple e problema di Cauchy”, Ann.di Matem., III Ser. T. XVI.

21. “Studi sui punti singolari essenziali delle funzioni anali-tiche di due o più variabili complesse”, id. T. XVII.

Pubblicazioni del 190922. “Sopra una proprietà caratteristica delle funzioni armo-niche”, Rend. della Regia Accademia dei Lincei, I Sem.1909.

Pubblicazioni del 191023. “Sulle ipersuperficie dello spazio a quattro dimensioniche possono essere frontiera del campo di esistenza diuna funzione analitica di due variabili complesse”, id.T. XVIII.

24. “Sopra un teorema di esistenza per le equazioni allederivate parziali del secondo ordine”, Parte I ivi.

25. “Studii sui punti singolari essenziali delle funzioni anali-tiche di due o più variabili complesse”, Annali di ma-tematica pura e applicata, XVII.

Pubblicazioni del 191126. “Sopra un teorema di esistenza per le equazioni allederivate parziali del secondo ordine”, Parte II. id. T. XIX.

27. “Sur l’équation différentielles périodiques”, ComptesRendus, T. CLIII.

28. “Sulle condizioni sufficienti per il minimo nel Calcolodelle variazioni (gli integrali sotto forma non parame-trica)”, Rend. della Regia Accademia dei Lincei, II Sem.1911.

29. “Sulle ipersuperficie dello spazio a 4 dimensioni chepossono essere frontiera del campo di esistenza di unafunzione analitica di due variabili complesse”, Annali dimatematica pura e applicata XVIII.

Pubblicazioni del 191230. “Sulle condizioni sufficienti per il minimo nel Calcolodelle variazioni (gli integrali sotto forma parametrica),ivi, I Sem. 1912.

31. “Serie di Taylor e funzioni analitiche di più variabili”, ivi. 32. “Sui criteri sufficienti per il massimo e il minimo nel Cal-colo delle variazioni”, Ann. di Matem., II Ser. T. XXI.

Pubblicazioni del 191433. “Sopra un teorema del Calcolo delle Variazioni del Sig.Lindeberg”, Rend. del Circolo matematico di Palermo,T. XXXVII.

Pubblicazioni del 191534. “Sull’integrale della potenza”, Bollettino della Mathesis,T. VII.

35. “Sulla necessità della condizione di Weierstrass perl’estremo degli integrali doppi”, Rend. della Regia Ac-cademia dei Lincei, II Sem. 1915.

36. “Elementi della Teoria delle funzioni e del Calcolodelle variazioni”, (Lezioni di Analisi superiore, Univer-sità di Genova, anno accademico 1914-15), Tip. Lit.Castello.

Pubblicazioni di Eugenio Elia Levi

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La breve storia di Eugenio Elia Levi

52 92 Lettera Matematica

LETTERA CON LA QUALE IL RETTORE DELL’UNIVERSITÀ DI GENOVA CHIEDE AL MINISTERO DELLA GUERRA DI MANDARE IN LICENZA IL SOTTOTENENTE EUGENIO ELIA LEVI, PER CONSENTIRGLI DI SVOLGERE GLI ESAMI DELCORSO DI ANALISI INFINITESIMALE (ARCHIVIO STORICODELL’UNIVERSITÀ DI GENOVA)

LAPIDE CHE COMMEMORA GLI ALLIEVI E GLI EX ALLIEVI DEL GINNASIO – LICEO “MASSIMO D’AZEGLIO” CADUTI NELLA GRANDE GUERRA. LA LAPIDE RIPORTA

99 NOMI

PAGELLA DELL’ULTIMO ANNO DI LICEO DI EUGENIO ELIA LEVI. È RIPORTATO L’ESONERO DAL PAGAMENTO DELLE TASSE E LA LICENZA CON LODE SENZA ESAME, PER MERITI SCOLASTICI(ARCHIVIO STORICO LICEO D’AZEGLIO - TORINO)

Il 3 luglio del 1907 Levi conseguì l’abilitazioneall’insegnamento dellaMatematica, ancora con il massimo dei voti e la lode. Tra i commissariesaminatori vi eraSalvatore Pincherle.

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Il 3 luglio del 1907 Levi conseguìl’abilitazione all’insegnamento dellaMatematica, ancora con il massimodei voti e la lode. Tra i commissariesaminatori vi era Salvatore Pin-cherle, che così si espresse alcunianni dopo nella commemorazione uf-ficiale di Levi, tenutasi presso l’Uni-versità di Roma a guerra non ancoraconclusa:“Prima ancora di conoscere il Levi,avevo imparato ad apprezzarlo per ilgiudizio lusinghiero che sponta-neamente di lui portavano i suoimaestri dell’Università di Pisa, edad ammirarne l’ingegno di cui pro-fondeva le prove in pubblicazioninelle quali, ancora giovanissimo, sirivelava conoscitore profondo edesperto delle parti più ardue del-l’analisi moderna. Lo conobbi di per-sona in un concorso per le ScuoleMedie al quale prese parte, e quel-la figura, quasi ascetica, dal sorrisomite e pensoso, mi ispirò a primavista una schietta simpatia, cui siunì ben presto la stima per la dot-trina e la perizia didattica dimo-strata dal giovane candidato nel mo-desto concorso”.La stretta collaborazione tra Levi eDini durò sino al 1909; l’anno prece-dente, infatti, Levi partecipò al con-corso per la cattedra di Analisi infi-nitesimale presso l’Università diMessina; risultato secondo, vennechiamato dall’Università di Genovanel febbraio del 1909 per ricoprire ilruolo di professore straordinario diAnalisi infinitesimale. La commis-sione che nel 1912 lo promosse ordi-nario, sempre a Genova, era compo-sta da Pincherle, D’Arcais, Torelli,Bagnera e da Fubini che funse darelatore. Il capoluogo ligure fu una sede sicu-ramente gradita al giovane mate-matico, anche se vi furono contatticon Volterra per un eventuale tra-sferimento a Roma. In una lettera diLevi a Volterra del 1912 traspaionochiaramente le intenzioni del mate-matico romano:“Chiarissimo Signor Professore, l’amico Vacca mi scrive che, a quanto

pare, la Facoltà di Roma desidera ave-re un professore di Analisi e mi consi-glia, qualora desiderassi di essere chia-mato, di scriverne a Lei, lasciandomiintendere con ciò che Ella sarebbe di-sposta ad appoggiarmi. Nessuna pro-va di stima potrebbe essermi più lu-singhiera di questa che mi viene daLei; e di essa La ringrazio di gran cuo-re. E certo, per l’importanza dell’Uni-versità ove sarei chiamato ad inse-gnare, nessuna sede mi sarebbe piùgradita, se non forse la mia Torino”.Tuttavia, per diversi motivi, questapossibilità sfumò e Levi non si tra-sferì mai a Roma.Quale titolare dell’insegnamento diAnalisi superiore a Genova, dall’annoaccademico 1909-10 sino al 1916-17quando era già sotto le armi, Levi in-segnò argomenti diversi. I corsi spa-ziavano dal calcolo delle variazioni al-la teoria elementare delle funzioni auna o due variabili complesse, sino al-la teoria delle equazioni alle derivateparziali, a testimonianza di una noncomune attenzione alla didattica edell’ampiezza degli interessi scienti-fici del matematico torinese.Oltre al lavoro di Geometria differen-ziale costituito dalla tesi di laurea, neldecennio di attività scientifica 1905-1915 Levi pubblicò circa 34 lavori,senza contare le dispense litografatedei corsi, che sarebbero dovute dive-nire il nucleo centrale di un libro di te-sto. I lavori in questione riguardano lateoria dei gruppi, la Geometria diffe-renziale, il calcolo delle variazioni, lateoria delle funzioni analitiche in piùvariabili e le equazioni differenzialialle derivate parziali. Il precedentebox riporta l’elenco dei lavori nume-rati progressivamente.In un lavoro del 1908 Levi applicava imetodi di Geometria differenziale allaBianchi allo studio dell’applicabilitàtra due superfici, mentre in diversi ar-ticoli pubblicati tra il 1911 e il 1915 af-frontava alcune questioni di calcolodelle variazioni per integrali semplicie doppi [27, 28, 30, 31, 34]. Levi si de-dicò anche alla teoria generale dellefunzioni analitiche [4, 6], ma i suoi con-tributi più consistenti riguardano la

La breve storia di Eugenio Elia Levi

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ZONA DI GUERRA (SAGA, PLEZZO), LUGLIO 1916.FOTO IN ALTO: IN PRIMO PIANO EUGENIO ELIALEVI, ALLORA SOTTOTENENTE DEL GENIO ZAPPATORI AL COMANDO DI UNA CENTURIA,CON ALCUNI DEI SUOI SOLDATI. IN FONDO SI ERGE IL VELIKI BABANSKI SKEDENJ (2117 M.).FOTO IN BASSO: SULLA DESTRA EUGENIO ELIA LEVI, ALLORA SOTTOTENENTE DEL GENIO ZAPPATORI, ALL’INTERNO DI UNA GALLERIA DI CUI AVEVA DIRETTO I LAVORI DI SCAVO[FONDO “EUGENIO ELIA LEVI”, FAMIGLIA MOMIGLIANO-LEVI, AOSTA](DA CELLI A., MATTALIANO M., EUGENIO ELIA LEVI.LE SPERANZE PERDUTE DELLA MATEMATICA ITALIANA, EGEA, MILANO, 2015)

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teoria delle equazioni differenziali allederivate parziali cui sono dedicati unadozzina di lavori. In uno scritto del1907 [10], Levi dedusse l’esistenza diuna soluzione fondamentale per leequazioni lineari totalmente ellitticheattraverso l’uso di equazioni integralicon un metodo che prendeva le mos-se da alcuni risultati di Somigliana esoprattutto di Fredholm. Numerosi so-no infine i lavori dedicati allo studio delproblema di Cauchy nel caso di equa-zioni a due variabili reali [8, 12, 13, 21].In un’altra pubblicazione del 1908 [11],Levi corresse un errore, scoperto daLevi-Civita, contenuto in una delle fa-mose Memorie di Hilbert sulle equa-zioni integrali. Due lavori del 1910 e del1911 [25, 29] lo pongono tra i padri del-la teoria delle funzioni olomorfe di duevariabili complesse. Il primo dei due ar-ticoli, in particolare, riguarda le pro-prietà del dominio di regolarità di unafunzione di più variabili complesse [1].I lavori di Levi, che si inscrivono nellosviluppo dell’Analisi complessa del XXsecolo, mostranodunque una gran-de varietà di ap-procci e di metodi.La profondità el’abbondanza del-la sua produzionescientifica gli val-sero l’assegnazio-ne della Medagliad’oro della Socie-tà dei XL, con unacommissione giu-dicatrice compo-sta da D’Ovidio,Bianchi e Volter-ra in qualità di re-latore. La com-missione sottoli-neò che più diuno dei lavori pre-si in esame avrebbe potuto valerglil’assegnazione della medaglia [2].Levi si occupò anche degli aspetti or-ganizzativi della didattica dell’inse-gnamento secondario. Fu infatti so-cio, e per un periodo segretario, del-la sezione ligure della Mathesis. Par-tecipò tra l’altro a un aspro dibattito

all’interno della Mathesis nel corsodel quale si oppose con forza all’in-gresso di insegnanti donne negli isti-tuti maschili.

3. La Grande GuerraNei mesi successivi allo scoppio del-la Prima guerra mondiale, Levi fu unacceso interventista. Partecipò allagrande manifestazione di Quarto deiMille, svoltasi il 5 maggio 1915 pres-so Genova con lo scopo di inaugura-re il monumento dedicato all’impre-sa dei Mille ma trasformatasi presto,grazie anche all’infiammato discorsodi D’Annunzio, in una manifestazio-ne revanscista e interventista. Ri-portiamo lo stralcio di una letterascritta da Levi a Volterra alcune set-timane dopo i fatti di Quarto e cheben rappresenta il sentire del tempodi molti italiani: “Seppi in ritardo dai giornali della Suapresenza a Genova (...) ebbi piacere disapere essere Lei pure venuto a Ge-nova per questa cerimonia, così si-

gnificativa nel mo-mento attuale”.Il desiderio di Levidi essere al centrodegli avvenimentidella storia siscontrò in un pri-mo momento conuna difficoltà nonda poco: era statoscartato alla visitapresso l’Ufficio diLeva di Torino peressere al di sottodei limiti di statu-ra. Un provviden-ziale, a suo mododi vedere, decretoregio che rivede-va tali limiti al ri-basso, gli consen-

tì di sperare di essere arruolato. Chie-sta la revisione della visita di leva e di-chiarato abile, scriveva al Rettore del-l’Università di Genova per ottenere ilnulla osta all’arruolamento:“Chiarissimo Sig. Rettore,esente da obblighi militari perché ri-formato per deficienza di statura, cre-

do tuttavia mio dovere, in questi mo-menti, e dato che una legge entrataposteriormente in vigore alla mia le-va ha abbassato tale limite di statura,di fare domanda onde andare a fare ilmio servizio militare nella qualità disottotenente della territoriale. Però quale impiegato dello stato cheavrebbe diritto alla dispensa alla chia-mata alle armi, sono costretto a chie-dere alla cortesia delle S.V. Ill.ma di vo-ler apporre il nulla osta alla qui an-nessa domanda. Fiducioso che Ella non vorrà negarlo,dato che per quest’anno ho già pie-namente compiuto il mio dovere diinsegnante, e lascio i corsi legalmen-te e sostanzialmente terminati, Leporgo i miei ossequi”.Rivelatore della personalità di Levi èl’affermazione orgogliosa di averadempiuto sino in fondo ai propri do-veri di docente, anche nell’imminen-za della sua partenza per la guerra. Ar-ruolato quale sottotenente della Mili-zia Territoriale, prestò giuramento il 24ottobre 1915 e venne assegnato al IReggimento Genio (Zappatori) di Pa-via, mentre il fratello Decio prestavaservizio nel II Reggimento Genio. Ter-minato il periodo di istruzione vennerestituito ai ruoli universitari per po-ter completare il semestre invernale,cosa che può oggi stupire ma assaiusuale all’epoca. A questo punto Levi, desideroso dicontribuire fino in fondo alla buonacausa, chiese e ottenne di essere rein-tegrato nel Regio Esercito nel marzodel 1916 e inviato in prima linea nel-l’aprile dello stesso anno. Il compitoche gli toccò in sorte fu di scavareuna galleria per alloggiare le batterieda montagna, alla quota 1001, nellastretta di Saga, nei pressi di Plezzo,nell’alta valle dell’Isonzo. Compito daingegnere e non da professore di Ana-lisi ma, come osserva Salvatore Pin-cherle, “seppe mostrare come unaprofonda preparazione teorica possagiovare, in chi non difetti delle ne-cessarie attitudini, ad improvvisareanche il tecnico”.Per meriti di servizio Levi ottenne, il31 agosto 1916, la nomina a Tenente,

La breve storia di Eugenio Elia Levi

Nei mesi successiviallo scoppio della Primaguerra mondiale, Levi fu un acceso interventista.Partecipò alla grandemanifestazione di Quarto dei Mille, […]trasformatasi presto, grazie anche all’infiammato discorso di D’Annunzio, in una manifestazione revanscista e interventista.

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cui seguì nel maggio del 1917 la pro-mozione a Capitano per meriti diguerra, su decreto del Comando Su-premo. Nel frattempo riuscì a evitareil reintegro invernale all’Università diGenova e a rimanere in zona di ope-razioni. La nuova destinazione a sca-vare trincee in terza linea, questa vol-

ta lontano dal fronte, gli parve da im-boscato. Nei mesi passati a combat-tere, il mite e “quasi ascetico” pro-fessore di Matematica dovette esser-si trasformato in uomo d’azione, setanto fece e tanto brigò da essere in-viato nuovamente in prima linea sulMonte Voidice, lungo la linea Monte

Kuc-Monte Voidice-Monte Santo, do-ve ebbe modo di partecipare alla de-cima e undicesima battaglia del-l’Isonzo. Nei primi giorni delle opera-zioni durate circa tre mesi, gli italia-ni ebbero 36.000 caduti, 96.000 feritie 27.000 prigionieri; da parte austria-ca vi furono 7.300 caduti, 45.000 feri-ti e 23.400 prigionieri. Alla fine di ago-sto i caduti di entrambe le parti furo-no circa 93.000 cui si debbono ag-giungere 76.000 dispersi.Si stenta a credere che un ufficiale ar-dimentoso e desideroso di azione siapotuto sopravvivere a una simile car-neficina, eppure è ciò che accaddeal Capitano Eugenio Elia Levi del IReggimento Genio, il quale fu deco-rato con medaglia di bronzo al valormilitare con la seguente motivazioneufficiale:“Bell’esempio di calma, serenità e dialto sentimento del dovere, in ognicircostanza, con instancabile attivi-tà, seppe trarre dai proprio dipendentiil maggior rendimento. Incaricato di

La breve storia di Eugenio Elia Levi

ZONA DI GUERRA (VODICE), 13 LUGLIO1917: AL CENTRO EUGENIO ELIA LEVI E LEONIDA BISSOLATI IN VISITA AL FRONTE[FONDO “EUGENIO ELIA LEVI”, FAMIGLIA MOMIGLIANO-LEVI, AOSTA](DA CELLI A., MATTALIANO M., EUGENIO ELIALEVI. LE SPERANZE PERDUTE DELLA MATEMA-TICA ITALIANA, EGEA, MILANO, 2015)

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ZONA DI GUERRA (SAGA, PLEZZO), 1916/17: EUGENIO ELIA LEVI,[FONDO “EUGENIO ELIA LEVI”, FAMIGLIA MOMIGLIANO-LEVI, AOSTA](DA CELLI A., MATTALIANO M., EUGENIO ELIA LEVI. LE SPERANZE PERDUTE DELLA MATEMATICA ITALIANA, EGEA, MILANO, 2015)

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costruire una lunetta avanzata nellanostra prima linea, assolveva il difficilecompito mettendosi alla testa di unasquadra di lavoratori, nonostante chei tiri dell’artiglieria e fucileria nemicacausassero perdite – Monte Voidice 3Luglio 1917”.In agosto, raggiunte le posizioni piùavanzate del Regio Esercito, nel set-

tore a nord di Gorizia, Levi parteci-pò alla battaglia della Bainsizza edel vallone di Chiapovano. Il 15 set-tembre sul Monte Santo cadde suofratello Decio Valerio, maggiore delII Reggimento Genio. Il 10 ottobre1917 Eugenio Elia diede sue notizieper l’ultima volta, scrivendo una let-tera al matematico Alessandro Pa-

doa. Ricevuto l’ordine di ripiegare,come molte unità della III Armataanche la 98ma Compagnia comanda-ta dal Capitano Levi fu raggiunta dacolpi di fucileria nei pressi di Subi-da, a est di Cormons. Rimasti illesitutti gli italiani, al termine delloscontro risultava un unico caduto:il comandante della Compagnia, col-pito alla tempia al di sotto dell’el-metto da una pallottola variamentedefinita, in seguito, “vile palla ne-mica” o anche “troppo intelligentefucilata nemica”.La concitazione del momento nonconsentì onoranze funebri di alcuntipo, se non una sommaria sepoltu-ra. La conferma della morte tardò agiungere a Genova e ai familiari, tan-to che con un telegramma del 7 no-vembre e una lettera del 17 novem-bre, il Rettore dell’Università di Ge-nova chiedeva notizie al Ministerodella Pubblica Istruzione del “Prof.Levi”. Il Ministero in una lettera da-tata 10 gennaio 1918, sentito il Mi-nistro della Guerra, sostenne di nonavere alcuna notizia certa della sor-te del Capitano Levi, a testimonian-za dello stato di confusione e sban-damento in cui versava l’Esercitoitaliano dopo la ritirata di Caporetto.Arrivò poi la conferma della scom-parsa che gettò nella costernazionela comunità scientifica italiana. Un primo commosso e partecipatoricordo apparve sul Bollettino di bi-bliografia e storia delle matemati-che a guerra non ancora conclusa, afirma di Guido Fubini e Gino Loria.Nel corso della seduta del 22 giugno1918 del Seminario matematico del-la Facoltà di scienze dell’Universitàdi Roma fu Salvatore Pincherle a ri-percorrere la biografia personale escientifica di Levi. Nella stessa se-duta vennero ricordati anche Lucia-no Orlando, libero docente di Fisicamatematica a Roma e ucciso a Tol-mino nel 1915, Ruggiero Torelli, li-bero docente di Geometria proietti-va e descrittiva a Pisa morto per unattacco cardiaco dopo una esercita-zione nel 1915, e Adolfo Viterbi, or-dinario di Geodesia a Pavia caduto

La breve storia di Eugenio Elia Levi

ZONA DI GUERRA (PROBABILMENTE NEL 1917 SUL MONTE VODICE): EUGENIO ELIA LEVI [FONDO “EUGENIO ELIA LEVI”, FAMIGLIA MOMIGLIANO-LEVI. AOSTA](DA CELLI A., MATTALIANO M., EUGENIO ELIA LEVI. LE SPERANZE PERDUTE DELLA MATEMATICA ITALIANA, EGEA, MILANO, 2015)

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nel ’17 sul fronte del Piave. Presen-ziarono la cerimonia, tra gli altri, ilMinistro della Pubblica Istruzionedell’epoca, varie autorità militari, ilsindaco di Roma Ernesto Nathan,Vito Volterra, Giacomo Ciamician,Enrico D’Ovidio, Orso Maria Corbi-no e misteriosa presenza… il diret-tore generale dei telefoni.La casa editrice SEI pubblicò a To-rino, nel 1919, un librettino scritto daMario Lobetti Bodoni, insegnantedel “D’Azeglio”, per commemorare iquasi 100 allievi ed ex allievi dellascuola caduti nella Prima guerramondiale [3]. Queste alcune delle ri-ghe dedicate da Lobetti Bodoni aEugenio Elia Levi:“Qui piace rendere onore – e si vor-rebbe avere per tal fine, un’altezzaadeguata di parola – all’intemeratocarattere di questo studioso, allasua coerenza, al suo eroismo. Uo-mo di scienza, avvezzo a studi se-veri, pei quali occorre che l’uomotutto si doni, quasi straniandosi dairumori e dal fiotto della vita, egli al-la vita partecipò, invece, con entu-siastica fede. Uomo di scienza, giu-dicò un affronto alla verità e alla giu-stizia quell’atto degli scienziati te-deschi, ond’essi vollero coonestare,all’inizio della guerra, il proditorioattacco della loro nazione: divenneallora, come si volle dire con nuovogergo, un interventista; e quandosonò la diana di guerra, non si ras-segnò alla dichiarazione di riformadecretata dal Consiglio di Leva, nesollecitò con impetuosa insistenza larevisione, ottenne, dopo istanze epremure e sollecitazioni continue,di essere assunto in servizio milita-re nell’ottobre del 1915, come sot-totenente del 1° Reggimento del Ge-nio di sede in Pavia. Nel dicembrefu rimandato al suo insegnamento,il che fu praticato allora e negli an-ni successivi per gli ufficiali che era-no professori universitari; e si badiche il Levi insegnava una disciplinafondamentale che avrebbe dato di-ritto, a chi avesse voluto servirsene,all’esenzione dal servizio militare(…).”

Parole cariche di retorica che pocohanno a che spartire con la nostrasensibilità ma che ben restituisco-no il sentire di un’epoca e che han-no una chiosa che oggi lascia sbi-gottiti: “Troppo bello sarebbe, se in così gi-ganteschi conflitti, le vittime nonfossero che la parte meno necessa-ria, intellettualmente, al paese”.

Percorse da tutt’altro sentimento, in-vece, le parole di Beppo Levi rivolteidealmente al fratello caduto in guer-ra nel discorso inaugurale dell’annoaccademico 1918-19, all’Università diParma: “A te, che per affinità di atti-tudini e di sentimenti potesti più diogni altra persona intendermi ed es-sere da me inteso”. Il legame affetti-vo e scientifico tra Beppo e suo fratellofu sempre saldo e forte. La monogra-fia pubblicata da Beppo Levi in Ar-gentina (dove si trasferì in seguitoalle leggi razziali) dal titolo Sistemasde ecuaciones anàliticas en términosfinitos, diferenciables y en derivadasparciales venne dedicata a Eugenio“el que fué mi más querido amigo ycompañero de studios y discusionesde toda clase”. La Memoria in que-stione conteneva gli argomenti trat-tati da Eugenio nel corso di Analisisuperiore dell’anno accademico 1912-13. Del resto lo stesso Eugenio utiliz-zò il lavoro del fratello maggiore Sulprincipio di Dirichlet in alcuni dei suoilavori più noti.

Terminata la guerra e la conta deimorti, ci fu il tempo per dare degnasepoltura ai caduti. Il 2 ottobre 1924,le salme del Capitano Eugenio EliaLevi e del Maggiore Decio ValerioLevi giunsero alla stazione di PortaNuova, per essere inumate nel Ci-mitero Monumentale di Torino, do-ve riposano tutt’oggi – l’uno accan-to all’altro – nel sobrio e appartatocampo israelitico numero 4.

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Note

[1] Questo problema fu posto e risolto daLevi in un caso particolare. Il “pro-blema di Levi” costituisce ancora og-gi un importante oggetto di studio (siveda per esempio l’articolo di YumTong Siu, “Pseudoconvexity and theproblem of Levi” apparso sul Bulletinof the AMS nel 1978).

[2] Vale la pena di osservare che questamedaglia venne donata dallo stessoLevi, in via assolutamente riservata,al comitato genovese della CroceRossa Italiana all’indomani dell’en-trata in guerra dell’Italia nella Gran-de Guerra.

[3] Di questo libretto oggi restano forsedue copie, una delle quali autogra-fata dal giovanissimo studente che neera proprietario: Norberto Bobbio.

Bibliografia

Coen S., Levi B., una biografia in Bep-po Levi Opere 1897-1926, Edi-zioni Cremonese, 1999.

Di Sieno S., Guerraggio A. (a cura di),La matematica italiana dopo l’Unità.Gli anni tra le guerre mondiali, Mi-lano, Marcos & Marcos, 1998.

Fubini G., Loria G., “Necrologio di E. E.Levi”, Bollettino di bibliografia e storiadelle matematiche, S. 2, XX, 1918.

Guerraggio A., Nastasi P., L’Italia degliscienziati, Milano, Mondadori, 2010.

Pincherle S., “Onoranze a Eugenio Elia Le-vi”, Seminario matematico della Fa-coltà di scienze della R. Università diRoma. Atti della commemorazione del22 giugno 1918, Roma, 1918.

Terminata la guerra e la conta dei morti, ci fu il tempo per dare degnasepoltura ai caduti. Il 2ottobre 1924 le salme delCapitano Eugenio Elia Levie del Maggiore DecioValerio Levi giunsero allastazione di Porta Nuova,per essere inumate nelCimitero Monumentale di Torino.


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