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UN NATALE DOPO - lavocedelfiani.com · dotto l’assurda guerra irachena. Per vedere che sono ......

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DICEMBRE 2005 ANNO XLI - NUMERO 428 www.manitese.it MENSILE DI “MANI TESE” ORGANISMO CONTRO LA FAME E PER LO SVILUPPO DEI POPOLI UN NATALE DOPO La ricostruzione a un anno dallo tsunami Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 2.DCB Cremona - in caso di mancato recapito reinviare all’ufficio di Cremona ferrovia detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a corrispondere i diritti postali.
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DICEMBRE 2005 ANNO XLI - NUMERO 428

www.manitese. i t

MENSILE DI “MANI TESE” ORGANISMO CONTRO LA FAME E PER LO SVILUPPO DEI POPOLI

UN NATALE DOPOLa ricostruzione a un anno dallo tsunami

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U N I M P E G N O D I G I U S T I Z I A

Questo Natale Mani Tese distr ibuisce nel le piazze ital iane una favola peri più piccoli . La storia é i l viaggio di un bambino tra le popolazioni del lotsunami, che dopo la grande onda ricostruiscono i loro vi l laggi distrutt i .

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4 Editoriale di Filippo Mannucci

I N P R I M O P I A N O5 Un progetto speciale per natale6 Tamil Nadu, dicembre 2005Intervista ad Antony Raj di Erica Pedone9 Obiettivo pesca a cura di Silvia Rovelli11 Obiettivo ricostruzione a cura di Silvia Rovelli

E S S E R E M A N I T E S E13 Vi ricordate dei Pe’ no ChãoSPECIALE PROGETTI NATALE 200514 La cooperazione di Mani Tese16 I progetti avviati da Mani Tese nel 2005CULTURA20 Se gli alberi avessero gli occhidi Giulio Sensi

CAMPAGNE22 Diritti umani: una sfida per la responsabilità sociale d’impresa?di Mariarosa Cutillo, Giulia Cordella, Silvia Colombo

R E C E N S I O N E24 Rapporto sui diritti globali 2005di Jason Nardi

T R A D E WAT C H 25 Il boomerang del pomodoro di Roberto Sensi

C R B M26 L’eredità di Ken Saro Wiwadi Luca Manes

N O T I Z I E D A L M O N D O27 Notizie dal mondo dei paesi agricoli(e dei paesi produttori) a cura del CEDOC

S T I L I D I V I TA 28 Dettagli per l’ecologia di giustiziadi Karima Isd

AT T I V I T À A S S O C I AT I V E29 Servizio civile: coraggio, voglia, soddisfazione! di Angela De Nicola, Anna Negri e Irene Palmisano

PROGETTI MANI TESE NEL MONDOa cura di Erica Pedone, Cristina Sossan, Silvia Rovelli e Chiara Vezza 31 Burkina FasoCostruzione di una scuola elementare a tre aule33 IndiaSviluppo integrato per le donne di Veppanthattai

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D I C E M B R E 2 0 0 5 M E N S I L E D I “ M A N I T E S E ” A N N O X L I - N . 4 2 8

QUESTO MESE

Un progetto speciale per nataleLa favola di Tikki e l’onda

Burkina FasoIstruzione elementare

IndiaSviluppo per le donne

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Prima di Natale, si sa, i negozi sono aperti anche laDomenica. Ovvio. Il nostro è il Natale dell’opulen-za, i regali sono il suo vero simbolo. Il Natale èun’occasione di business da non perdere, soprattut-to in periodo di recessione. Un momento per darelibero corso alle strategie commerciali: BabboNatale è rosso perché il rosso è il colore dellaCoca Cola, che ne ha inventato il look.Soprattutto a Natale la gente deve essere invoglia-ta a comprare: luci nelle strade, musiche rilassan-ti, cornamuse, bontà. Perché non viene ritrasmes-so lo spot del tipo con la busta gialla che ha ununico scopo nella vita, comprare il più possibileed essere ringraziato per questo?!Pochi ricordano cosa fosse il Natale fino a pochidecenni fa. Pochissimi si sentono in imbarazzo alconfronto tra un bambino che nasce povero in unacapanna e la festa che ci siamo costruiti per cele-brarlo. L’importante è pensare che sia un fatto avve-nuto 2000 anni fa, pensare che sia solo il simbolodi qualcosa di lontano e trascendente, non pensareche questo fatto si ripeta ogni giorno, ogni minuto,poco lontano da noi. Aldilà di una linea invisibile,il mondo guarda affascinato la nostra parodia.

Di una cosa non si deve parlare, a Natale: di cosaproduce il nostro stile di vita. La peggiore parolac-cia è sobrietà, cioè il rifiuto di lasciarsi ubriacaredalle luci e rimanere lucidi. Lucidi per riconoscere ilegami strettissimi tra il nostro modo di vivere e lanegazione dei diritti di molti popoli del mondo. Pervedere che è il petrolio che alimenta le nostre cen-trali elettriche, sovraccariche a Natale, e che ha pro-dotto l’assurda guerra irachena. Per vedere che sonoi nostri diamanti che destabilizzano molti paesi afri-cani, forniscono le risorse per le armi e produconoguerre decennali e decine di milioni di rifugiati. Pervedere che produciamo così tanti inquinanti chenon bastano più tutte le foreste del mondo per con-trastarli. Per chiedersi che se l’ananas costa cosìpoco ci sarà pure un motivo. Per capire che nonpossiamo colmare i vuoti o dimostrare l’affettocomprando semplicemente un regalo più bello. Ci penseranno i cassonetti stracolmi del 26 dicem-bre e le pubblicità delle cure dimagranti in gennaioa ricordarci le conseguenze del nostro modello disviluppo sulla nostra vita. Quello che cercherannodi nasconderci sono gli effetti che tutto questo hasul restante 80% della gente del mondo.

Editoriale di Filippo Mannucci

Effetto Natale

ORGANISMO CONTRO LA FAME E PER LO SVILUPPO DEI POPOLI

REDAZIONEFilippo Mannucci (direttore),

Sandra Cangemi (dir. responsabile), Jason Nardi (capo redattore),

Giorgio Conconi, Alberto Corbino, Mariarosa Cutillo,Luca Martinelli, Erica Pedone, Giulio Sensi.

Segreteria: Marco Fava, Luca Martinelli, Erica Pedone

DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZIONEPiazzale Gambara 7/9 – 20146 Milano

Tel. 02/4075165 – Fax. 02/4046890 – c.c.p. 291278c.c. bancario 40 c/o Banca Popolare Etica

sede di Padova, Piazzetta Forzatè 2 – ABI 05018 – CAB 12100E-mail: [email protected] Internet: www.manitese.it

Coloro che desiderano ricevere a casa propria, per un anno, “Manitese” possonofarlo effettuando un versamento di 18,00 euro all’Associazione, indicando nella

causale SOSTEGNO RIVISTA “MANITESE”. Oltre che ai sostenitori, invieremo la rivista a tutti coloro che con le proprie offerte supportano il lavoro

di Mani Tese nel Sud del Mondo.PROGETTO GRAFICO:

THE OTHERS ADVERTISINGFoto di copertina : Tips Italia

Stampa IGEP – CremonaStampato su carta riciclata

Registrazione al Tribunale di Milano n. 6742 del 28 Dicembre 1964

Con questo numero,si chiude il primoanno del nuovoMani Tese, uno sforzo di tuttal’Associazione pergarantire l’informazionepuntuale sul Nord esul Sud del mondo,sui progetti e su

Mani Tese. Vi chiediamo di rinnovare il vostro sostegnoalla nostra rivista, effettuando un versamento di 18 euro all’Associazione (causale: SOSTEGNO RIVISTA “MANI TESE” 2006).La Redazione

Esce il numero 41 di Strumenti, la rivista quadrimestrale di didattica interculturale del CRES.Per informazioni http://www..manitese.it/index.php?strumenti

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Inondatidalle “offerte speciali”, possiamo fare una “sceltaspeciale”: rinunciare al consumismo sfrenato. Haiprogetti per Natale? Ci piacerebbe coinvolgerti neinostri. Per un Natale diverso puoi destinare lasomma prevista per i regali a una comunità del Suddel mondo, creando così una possibilità di vita dig-nitosa per migliaia di persone; e con un bigliettod’auguri di Mani Tese puoi spiegare ai tuoi amiciche hai fatto una scelta di solidarietà, un valore dicui sentiamo parlare spesso e che hai ora la possibil-ità di mettere in pratica.I progetti per i quali chiediamo un contributoprioritario sono volti alla ricostruzione dei vil-laggi devastati dallo tsunami. È passato unanno, ma ancora molto resta da fare e ManiTese non può dimenticarlo.Non possiamo scordare, però, nemmeno il Nataledei bambini italiani, e per loro abbiamo realizzatola fiaba di “Tikki e l’onda”, che racconta in chiavemolto delicata il viaggio in India di una mangusta e

di un bambino. I colori, i frutti e gli animalidell’India accompagnano il racconto dell’ar-rivo dell’onda dello tsunami. Agli abitantidel villaggio non accade nulla perché Tikki liavvisa per tempo. Insieme, poi, ricostruis-cono il villaggio con l’aiuto degli animali.La versione fiabesca di una catastrofe cheavrebbe potuto essere affrontata in mododiverso se solo si fosse mantenuto il contat-

to con la natura.Questo libretto verrà distribuito prima di Natalenelle principali piazze italiane dai volontari di ManiTese. Sarà possibile ordinarlo, in cambio di un’offer-ta, anche dal sito di Mani Tese, www.manitese.it,oppure chiamando il numero verde 800-552456.Basta inviare un fax o una mail a Mani Tese indican-do il progetto scelto, il numero dei biglietti e lettereche si desidera ricevere, l’indirizzo a cui vannospediti e la copia del bollettino o bonifico effettua-to, indicando il vostro numero di telefono per even-tuali chiarimenti.

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I N P R I M O P I A N O

Un progettospeciale per

Natale

Per i versamenti:CCP 291278, intestato a Mani Tese, P.le

Gambara 7/9, 20146 MilanoConto Corrente Bancario n∞ 40, presso

Banca Etica, CAB 12100, ABI 05018, CIN X,indicando il proprio indirizzo

Carta di Credito: www.manitese.it

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È già da tempo che non si parla più dello tsunami cheha colpito il Sudest asiatico il 26 dicembre del 2004.Tutto il 2005, però, è stato l’anno delle catastrofi naturali:l’uragano Katrina negli Usa; l’uragano Stan che hadevastato il Centro America. Si parla, di nuovo, d’emergenza, e poi di ricostruzione. Gli interventi sponsorizzati agli organismi sovranazionali non rispondono,spesso, alle reali esigenze della popolazione locale, dellevittime. Ad un anno dallo tsunami, e mentre seguiamocon interesse l’evolversi della situazione centroamericana (e guatemalteca, in particolare),abbiamo intervistato Antony Ray, segretario di Magres,per avere una testimonianza diretta della situazione nelle zone costiere del Tamil Nadu, in India.

Chi è intervenuto dopo lo tsunami ecosa è stato fatto?Dopo lo Tsunami molte Organizzazioni non gover-native hanno cominciato a svolgere attività nellazona costiera colpita. Mi riferisco, in particolarmodo, alla costa del Tamil Nadu, lo stato dove ope-riamo da molti anni. Il Governo indiano, dopoaver rifiutato gli aiuti internazionali, però, non hasaputo dare risposte sufficienti per coprire tutte lenecessità e i bisogni della popolazione colpita dallotsunami. Lo stato del Tamil Nadu, ad esempio, si è

occupato della ricostruzione degli alloggi, ma lecase ricostruite sono delle baracche in lamiera. Iltetto, quando il sole picchia, fa diventare un fornol’unica stanza dove vive, spesso, una famigliaintera. Dieci persone stipate in un unico spazio.Grazie all’aiuto di alcune Ong, però, i tetti inlamiera sono stati ricoperti da enormi foglie dipiante da cocco, per attenuare l’effetto serra.Un’altra cosa che si può dire è che il Governo,invece di distribuire i finanziamenti direttamentealle persone colpite dallo tsunami, ha concessoaiuti ai partiti, che non hanno provveduto a un’e-qua distribuzione, seguendo nella pratica dei solitifavoritismi.

Le cifre ufficiali parlavano di circa14.000 morti, nello stato del TamilNadu. Ce lo conferma?Sarebbe bello. Perché, per quanto si tratti di unnumero elevatissimo, non corrisponde purtroppo arealtà. Sono scomparse nel nulla circa 50.000 per-sone, che non rispondono agli appelli. Il governo,però, si è impegnato a dare ai famigliari superstiti100.000 rupie (quasi 1900 euro): una cifra impo-nente se moltiplicata per il numero reale delle vit-time. La triste verità è questa, ma trattandosi di per-sone senza diritti, viene oscurata.

Tamil Nadu, dicembre 2005Intervista ad Antony Raj di Erica Pedone

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Lo tsunami ha creato un forte traumanella popolazione. Come si è cercato disuperare lo shock creato dall’onda?Lo shock non è stato superato ancora da tutti, moltihanno paura perché spesso vedono in tv o leggonosui giornali notizie che parlano di altri piccoli casidi onde anomale. Noi abbiamo lavorato in rete conaltre associazioni e diocesi per dare sostegno psico-logico e fornire assistenza soprattutto ai bambini,e seguire le donne e i pescatori. I preti dellachiesa cattolica, visto che la stragrande maggio-ranza degli abitanti della costa è cattolica, cihanno aiutato molto in questo senso. I sacerdotihanno agito da educatori, coinvolgendo i bambi-ni in attività e in giochi.Noi, come Magres, con l’aiuto di Mani Tese, abbia-mo previsto nel progetto anche un’azione per ilsostegno psicologico.

Quali sono le peculiarità del progettoche state portando avanti?Una delle funzioni e delle attività più importantiche stiamo portando avanti è il sostegno legale,legato al recupero dei documenti e delle certifi-cazioni andati perduti a causa dello tsunami. È unaconsiderazione che nessuno fa, però è fondamen-tale: bisogna reinserire la gente all’interno di un sistemadi legalità. Per questo siamo andati alla ricerca deidocumenti identificativi e personali di ciascuno, inmodo da poter far ripartire la vita in condizioni dinormalità senza perdere quel passato che, dopo latragedia, le istituzionistentavano a riconoscere.Ricordiamoci che stiamoparlando di fuori-casta, icui diritti vengono schiac-ciati quotidianamente incondizioni di routine, figu-riamoci a seguito di unevento catastrofico comeè stato il passaggio dellotsunami. Oltre a questo,si aggiunge anche il proble-ma della proprietà dellaterra. Ci sono interessi da parte di imprese multi-nazionali per la costruzione di strutture alberghiereper incentivare il turismo, che il governo ovvia-mente appoggia. La terra è di proprietà del governoe a rigor di logica può farne ciò che vuole, ma questastessa terra, in passato, era stata data in usufrutto

alle comunità di pescatori attraverso l’interventodella chiesa. Ora, però, il governo coglie l’occasioneper riprendere il controllo delle coste per far partirele speculazioni edilizie. Con la scusa della sicurez-za, il governo ha invitato la gente a lasciare la costao a ricostruire le case ad una distanza minima di 500metri dal mare. Lo scopo non è certo la preoccu-pazione per la sicurezza degli abitanti della costa,ma quello di vendere la terra alle imprese.L’abbandono della costa implica un massiccioinurbamento e l’aumento del numero di disoccu-pati che invadono un contesto urbano già pre-cario e difficile.Fortunatamente, la gente non se ne vuole andare. E noi la aiutiamo a restare.

Gli abitanti della costa sono principal-mente pescatori: hanno perso tutto conlo tsunami?Nelle zone colpite dalla tragedia vivevano tre cate-gorie di pescatori. La prima, costituita da pescatoriche avevano barche grandi e tutti gli strumenti neces-sari per la pesca in alto mare.La seconda, di pescatori che vivevano in condizionisocio economiche di media entità: gente chepossedeva una barca in grado di uscire in mare aper-to, reti in gradi di garantire ogni giorno una quan-tità di pesce sufficiente per vivere in modo digni-toso e capaci anche di organizzarsi in piccole coope-rative. La terza categoria possiede a stento un picco-lo catamarano o imbarcazioni insicure. Questi

pescatori non sono orga-nizzati e non hanno glistrumenti e la forza percreare legami di solidarietàe cooperazione tra loro,per affrontare le situ-azioni di crisi o emergen-ze come ad esempioquella creata dallo tsuna-mi. E, comunque, hannoperso tutto. Magres, ovvia-mente, sta lavorando conquesta ultima categoria di

persone, la più svantaggiata, che, ignorando i propridiritti, ha ricevuto supporti economici risibili e nonè stata in grado di ripartire da sola. Abbiamo acquista-to piccoli catamarani, reti, insomma tutti gli stru-menti necessari per far ripartire le attività.L’obiettivo è quello di avvicinare economicamente i

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pescatori della terza categoria, almeno a quelli dellaseconda. Ovviamente, questo obiettivo incontramolti ostacoli: i più ricchi ostacolano lo sviluppodei più poveri per paura di perdere mercato. Unpo’ quello che accade a livello internazionaleriprodotto a livello locale. Chi controlla l’econo-mia, non vuole perdere il proprio potere. Ci sonoanche una serie di aspettipositivi: alle donne è statoassegnato un ruolo fonda-mentale. Il pesce deve esserefatto circolare nei mercati ele donne vengono formate eorganizzate in gruppi per ladistribuzione di questo ali-mento, fondamentale per ilnutrimento delle popo-lazioni costiere e per gli abi-tanti delle città dell’interno.In ultimo, non perché sianomeno importanti, stiamolavorando con 1000 bambiniperché si possa garantire loroun’educazione adeguata, siaa livello di istruzione che direcupero del trauma. Sonoloro il nostro futuro.

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Antony Raj è il segretario di MAGRES, MariaGrace Rural Educational Society, un’organiz-zaizone che lavora in Tamil Nadu con ManiTese dal 1997. Educazione, formazione ai dirit-ti della popolazione, organizzazione di gruppidi donne e giovani: sono questi i principali obiet-tivi portati avanti con i progetti realizzatiinsieme a Magres. Nel concreto, vengono realiz-zati corsi per la creazione di piccole attività pro-duttive, attraverso la concessione di microcre-dito, promozione di attività di risparmio.Nell’area è particolarmente presente la piagadello sfruttamento minorile e quindi i progettiavviati con questo partner hanno sempre unaparte dedicata alla soluzione di questo proble-ma. Sono dunque le donne e i bambini, nellastragrande maggioranza dei casi non apparte-nenti a nessuna casta, i protagonisti dei progetti.L’esclusione sociale e l’emarginazione provocatadalla condizione di fuori casta crea un degradoinsostenibile. È fondamentale, quindi, educare eformare i fuori casta sui diritti umani e – in par-ticolare – sui diritti delle minoranze: combattereil lavoro minorile, valorizzare il contributo dellapopolazione femminile ed affrancarla dallostato di sottomissione e provvedere sistemi diaiuto legale a favore dei fuori casta, sono gliunici modi per garantire a queste comunità con-dizioni di vita dignitose.

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Progetto 2060/ DTitolo: PROGRAMMA DI RIABILITAZIONEIN 11 VILLAGGI DI PRAKASAM COLPITIDALLO TSUNAMI Responsabile: ASSISTUbicazione: Distretto di Prakasam, AndhraPradesh, IndiaImporto: 519.539 Euro per 3 anni

Contesto specificoIl Distretto di Prakasam è suddiviso in 56 mandal,ed ogni mandal è composto, in media, da 20 villag-gi, per un totale di 1.007 villaggi in tutta l’area.L’84% della popolazione del Distretto, che si aggiraintorno ai 3 milioni di persone secondo il censi-mento del 1991, vive nelle zone rurali. Le maggioririsorse naturali sono costituite dalla terra, dall’acquae dalla popolazione. La terra in generale è fertile, mal’unica fonte consistente da cui attingere per irrigar-la è il fiume Krishna. Si coltivano soprattutto tabac-co, cotone, peperoncini, arachidi, orticolture epiante della foresta. Una vasta zona del Distretto èdesertica, ed è proprietà sia pubblica sia privata.Negli ultimi anni la popolazione si è trovata a doveraffrontare frequenti inondazioni durante la stagionedelle piogge, alternate a periodi di estrema siccitàdurante l’estate, con temperature che hanno rag-giunto i 45 gradi C°. Uno dei principali problemi è costituito dalla scar-sità di acqua potabile: benché ci siano più di 10.000pozzi trivellati e più di 4.000 pozzi a cielo aperto,solo 1/3 di essi fornisce effettivamente acqua allapopolazione. Nei restanti 2/3, l’acqua è salata o nonè potabile o i pozzi si chiudono dopo un breve peri-odo a causa della scarsa manutenzione. Il Distrettodi Prakasam vanta più di 100 Km di costa (dei 945totali dell’Andhra Pradesh), lungo i quali sonomolto sviluppate le attività di pesca. Anche la costaè soggetta a frequenti cicloni.

Il responsabile del progetto La ONG indiana ASSIST, nata nel 1985 al fine didare vita ad un movimento popolare che punti aduno sviluppo autonomo attraverso la formazione

ed organizzazione di associazioni popolari, ha for-nito tutta l’assistenza necessaria, fin dai primi giornidopo il maremoto, per evacuare i pescatori dei varidistretti, tra cui quello di Prakasam, e per sostenerlipsicologicamente. Dopo aver assistito con misureimmediate la popolazione colpita dallo Tsunami,ASSIST si è proposta, nell’arco di tre anni, ditrasformare questo momento di crisi in un’opportu-nità grazie alla quale rafforzare le capacità dellecomunità di pescatori, in modo che sappianoaffrontare situazioni simili nel futuro e sianoresponsabili del proprio sviluppo. Questo progettocopre un’area di 11 villaggi tra i più colpiti nel dis-tretto di Prakasam, in Andhra Pradesh, ed è finaliz-zato ad avviare un processo di sviluppo sostenibilein queste comunità, attraverso il rafforzamentodelle competenze e delle responsabilità delle orga-nizzazioni della popolazione.

Cosa è stato fattoASSIST ha intuito la necessità di sostenere, attraver-so un’attività di sostegno psicologico, il morale e lemotivazioni della popolazione, distrutta dall’entitàdel disastro e dalle perdite umane e materiali subite.L’attività, mirata a riportare fiducia e coraggio all’in-terno della comunità, si è rivelata molto utile perriportare un clima pacifico, sereno e normale, taleda consentire alla gente di riprendere le proprieattività ed occuparsi dello sviluppo futuro.Attraverso il sostegno psicologico, sono state superatele superstizioni legate agli eventi soprannaturali e lapaura dell’oceano; grazie ad una paziente opera dipersuasione, i genitori sono stati spinti ad incorag-giare i propri figli a riprendere la scuola ed hannoavviato attività di risparmio per poter riprendere leattività di sussistenza.

Per permettere ai pescatori di riprendere il lorolavoro, sono state fornite loro barche e reti; comples-sivamente, i pescatori hanno ricevuto 33 barche invetro resina e 108 catamarani in legno. Sebbene lebarche siano state donate gratuitamente, i pescatorihanno accettato l’idea di ripagare entro 3 anni unaparte del costo totale delle barche e delle reti, ver-

Obiettivo pescaa cura di Silvia Rovelli

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sando la somma ad un fondo comunitario da usar-si per l’acquisto di altre barche e reti, in modo chetutta la popolazione possa nel tempo condurreautonomamente attività di sussistenza senza dipen-dere dagli usurai e dai banchieri che applicano enor-mi tassi d’interesse.

Una ricostruzione partecipataPer quanto riguarda la situazione abitativa, ASSIST,con la collaborazione del governo, ha intrapreso unprogramma per la costruzione di 1.740 abitazioninei villaggi danneggiati dallo Tsunami. In alcunivillaggi sono state ripristinate le fonti di acqua pota-bile: pozzi a cielo aperto già esistenti e diventatisalini a causa dello Tsunami sono stati risanati,mentre in altri villaggi sono stati costruiti nuovipozzi a cielo aperto o trivellati affinché la gentepotesse disporre di acqua potabile. Inoltre, ASSIST ha continuato a promuovere esostenere le organizzazioni comunitarie, che rappre-sentano i mattoni dello sviluppo sostenibile dei vil-laggi. Già prima d’intraprendere le misure d’assis-tenza e riabilitazione, ASSIST si era preoccupata diorganizzare comitati di villaggio che si occupasseroin prima persona della ripresa globale delle rispettivecomunità; circa 55 membri di questi comitati, chehanno funzionato in modo efficacie e soddisfacente,hanno ricevuto una formazione intensiva per unperiodo di 2 giorni, relativa alle attività di pro-mozione della sussistenza, i programmi per leabitazioni e altre attività per lo sviluppo comunitario. Infine, sono stati fatti sforzi per promuovere societàper lo sviluppo dei villaggi, che comprendesserotutte le famiglie come membri. Per quanto riguardainvece i gruppi di solidarietà, le donne sono statemotivate a continuare l’attività di risparmio e adusarla per migliorare la loro situazione economica.

COSA PUOI FARE TU?Con 20,00 euro

contribuisci a fornire l’assistenza scolasticaad un bambino per un anno.

Con 50,00 eurofinanzi la ricostruzione di un

pozzo a cielo aperto. Con 100,00 euro

contribuisci a finanziare la costruzione di servizi igienici in una scuola.

Con 180,00 eurofinanzi un corso di formazione professionale

per un adolescente per un anno.

“Il mondo intero ha ascoltato la sofferenzadei popoli del sud est asiatico e tutto ilmondo ha risposto generosamente per

riportare la normalità. Abbiamo bisognodel tuo sostegno per ricostruire una vita

dignitosa e al sicuro dai pericoli perqueste comunità e per prenderci cura

soprattutto dei bambini”Ranga Rao, direttore di Assist

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Progetto 2060/ETitolo: PROGRAMMA DI RIABILITAZIONEPER LA POPOLAZIONE DI 5 VILLAGGI COLPITIDALLO TSUNAMIResponsabile: Maria Grace Rural EducationalSociety (MAGRES)Ubicazione: Distretti di Tirunelveli eKanyakumari, Tamil Nadu, IndiaImporto: 52.218 Euro

Contesto specificoLa popolazione dello Stato è dicirca 62 milioni di persone; iltasso di alfabetizzazione si attestasul 75% per gli uomini e sul 65%per le donne, ma si riduce al 39%per la popolazione fuori casta.Numerose sono le industrie (ilTamil Nadu è il quarto Stato piùindustrializzato dell’India). LoStato vanta un numero consistentedi programmi di intervento nelcampo sociale, ma presenta gravis-simi problemi quali la piaga dellavoro minorile, lo sfruttamentodella donna, la dote, il sistemadelle caste ancora esistente. Il 20%della popolazione è costituito dafuori casta, mentre il 40% vive aldi sotto della soglia di povertà. Il clima dello Stato del Tamil Nadu è prevalente-mente tropicale, caratterizzato dai monsoni che,in due periodi dell’anno (da giugno ad agosto e daottobre e dicembre) interessano l’area. Ma loStato presenta anche ampie zone fortementesoggette a siccità, in cui è particolarmente difficilerendere produttive le attività agricole.

Il responsabile del progettoLa richiesta proviene dalla ONG locale MAGRES(Maria Grace Rural Educational Society), partnerdi Mani Tese dal 1995. Nata nel 1990, ha avutoorigini ecclesiastiche, anche se se si è sempre esolo dedicata allo sviluppo della popolazione

povera e dei fuori casta di una zona al sud delTamil Nadu (Venkatarayapuram), con un atteggia-mento assolutamente laico e pluralista. Questa associazione opera nel campo dello svilup-po e si è distinta proprio per il fatto di operarecon le frange più emarginate della popolazione enelle aree più isolate. In particolare si è occupatadell’abolizione dello sfruttamento del lavorominorile, promuovendo l’educazione dei bambinie lo sviluppo socio-economico delle donne dalit.

Cosa è stato fattoAppena si è diffusa la notizia attraverso i telegior-nali molte ONG, associazioni parrocchiali e isti-tuzioni della zona si sono attivate per aiutare tutticoloro che hanno subito danni a causa dello tsuna-mi, ed hanno fornito soccorsi immediati. Alla ricer-ca dei fondi e dei materiali hanno partecipatodiverse ONG locali, tra cui MAGRES, che hannoformato un network chiamato “Rete per il soccorsoe la riabilitazione della popolazione nei distretti diTirunelveli e Kanyakumari”. Grazie all’azione congiunta di tutti questi organi-smi è stato possibile effettuare delle indagini sullapopolazione della zona; individuare i feriti;

Obiettivo ricostruzionea cura di Silvia Rovelli

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trasportarli nei più vicini ospedali o nei campiprofughi in cui erano attive equipe mediche;fornire supporto psicologico; distribuire cibo,acqua, medicine e oggetti per l’igiene personale;procedere alla ricerca dei corpi delle vittime,nonché alla loro identificazione. MAGRES è entrata a fare parte di un networkformato da associazioni e ONG che si occu-pano della riabilitazione di alcuni villaggi col-piti dallo Tsunami; tale network è composto da12 membri che si incontrano regolarmente perverificare le attività intraprese e pianificare illavoro futuro in modo coordinato ed efficace.MAGRES ha deciso di concentrare il lavoro diriabilitazione su 5 villaggi.Nella fase iniziale, MAGRES si è occupata didistribuire riso, legumi, e altri alimenti. Neivillaggi più colpiti, è stata organizzata l’assisten-za medica di primo soccorso per le personeferite e sono state predisposte ulteriori curepresso ospedali governativi; in alcuni villaggisono anche state distribuite medicine preven-tive per garantire la salute della popolazione. Nel villaggio di Micheal Nagar, MAGRES hainoltre distribuito reti da pesca adatte alla sta-gione a 15 pescatori, e 3 barche in vetro resina,ciascuna delle quali è condivisa da 3-4 pesca-tori che ne curano la manutenzione e suddivi-dono tra loro il reddito; i pescatori che hannoottenuto una barca devono restituire il 50%del suo valore monetario attraverso piccole

rate accantonate dal loro reddito. Questa attivitàè molto importante poiché tende a ridurre ladipendenza dei pescatori salariati dagli usuraie dai proprietari di grandi pescherecci; graziealle misure intraprese, i pescatori possonoprendere il mare con altri pescatori ed avereuna parte del pescato; sentono inoltre unsenso di proprietà e lentamente si sollevanodalla servitù e dallo sfruttamento.Sempre per facilitare la ripresa delle attivitàeconomiche e garantire la sostenibilità futura,MAGRES ha organizzato le donne venditricidi pesce di tutti i villaggi in gruppi di solidarietà.I membri si sono dimostrati molto convinti einteressati alle attività del gruppo; MAGRESha dato contributi monetari a cinque di questigruppi, in modo che le donne possano gestirequesta piccola somma per continuare regolar-mente la loro attività di vendita. Ora, questaattività ha ripreso un andamento regolare epermette di guadagnare a sufficienza perrispondere ai bisogni basilari. Oltre ai con-tributi, alcuni gruppi hanno ottenuto recipien-ti in alluminio per la vendita del pesce e con-tenitori di refrigerazione. Per quanto riguarda l’ambito dell’istruzione,i bambini delle famiglie colpite dalloTsunami sono stati forniti gratuitamente dimateriale scolastico ed aiutati a pagare letasse scolastiche.MAGRES, insieme con altri membri del net-work, sta pianificando per il futuro di organiz-zare in gruppi i segmenti vulnerabili, comele donne indigenti, i lavoratori salariati, e ipescatori che non hanno mezzi di sostegno,e di affrontare il problema della sussistenzadelle comunità di pescatori situate lungo lacosta dei due distretti.

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E S S E R E M A N I T E S E N E L M O N D O

Il gruppo Pe’ no Chão torna a farci visita, questa voltacon una lettera. Nel mese di giugno 2005, insieme a loroabbiamo percorso l’Italia con uno spettacolo di musica,danza e il loro progetto pedagogico educativo, volto aemancipare i bambini e gli adolescenti dalla strada. Ora leggiamo le loro parole, con la speranza che torninopresto a farci visita.

Care amiche ed amici, sono già passati quattromesi da quando siamo tornati in Brasile, dopo piùdi un mese di permanenza e di convivenza daparte nostra sul territorio italiano. Ancora oggipossiamo chiudere gli occhi e provare grandiemozioni e sensazioni relative ai bei momenti cheabbiamo vissuto in compagnia di persone checoltivano e portano avanti i più profondi senti-menti di affetto e solidarietà. Nel periodo che siamo rimasti in Italia, abbiamoavuto il piacere di percorrere molte città, daCatania a Pietra Ligure, e in ognuna di esse eracome se stessimo a casa nostra, con la certezza chel’Italia è un piccolo Brasile e che il Brasile è unagrande Italia. Non è facile per noi riuscire a contareil numero di persone che abbiamo incontrato e rin-contrato, ma ci è molto facile ricordarci di ogni sor-riso e ogni abbraccio che abbiamo ricevuto. La nos-tra maggiore soddisfazione viene dalla risposta

unanime e sincera dei ragazzi che ruotano attornoal Gruppo Pe’ no Chão che hanno reso possibilequesta avventura. E quando domandiamo loro:“Che cosa è stato più importante per ciascuno divoi?” La risposta è sempre: “L’aver conosciuto unagrande quantità di gente a cui noi piacciamo.”Attraverso la rivista Manitese vogliamo far giungereil nostro più umile e sincero ringraziamento a tutticoloro che hanno creduto nel nostro viaggio inItalia, a tutti coloro che hanno lavorato duramenteogni giorno per accoglierci nel modo migliore, atutti coloro che a prescindere dalla stanchezza cihanno accolto con tenerezza, a tutti coloro che conil proprio udito sensibile hanno sopportato i tam-buri chiassosi dei Pe’ no Chão. Vogliamo dire atutti che noi siamo a Recife con le braccia aperteper continuare questo cammino bellissimo nellaricerca instancabile dell’Utopia di libertà.

Vi ricordate dei Pe’ no Chão?

“Il gruppo Pe’ no Chão è partner di Mani Tesedal 1996. Insieme a questo gruppo di educa-

tori di strada, Mani Tese ha realizzato tanteiniziative tutte volte al rafforzamento dell’iden-tità socio-culturale dei ragazzi di strada di due

favelas di Recife: Santo Amaro e Canal deArruda. Per conoscere meglio il progetto del

gruppo Pe’ no Chão, progetto n° 2075.

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A T T U A L I T À

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La cooperazione di Mani Tese

MANI TESE è attualmente impegnata nella realiz-zazione di progetti di sviluppo insieme a partnerlocali in 16 Paesi di 3 continenti:AMERICA LATINA (Bolivia, Brasile, Ecuador, ElSalvador, Guatemala, Messico, Nicaragua);AFRICA (Benin, Burkina Faso, Eritrea, GuineaBissau, Mozambico); ASIA (Bangladesh, Cambogia,India, Vietnam).MANI TESE opera in questi paesi principalmenteattraverso partner locali: Organismi non governa-tivi locali (ONG), Organizzazioni Comunitarie diBase (CBO), associazioni di villaggio, associazionidi donne, associazioni di contadini e allevatori, etc.I progetti vengono elaborati dai beneficiari stessiattraverso un processo partecipativo con Mani Tesee devono essere volti a soddisfare i bisogni dellagente più svantaggiata, oppressa, emarginata e vul-nerabile.Le richieste devono rientrare nelle priorità definiteMani Tese con i propri partner, in base alle differen-ti realtà locali e in risposta alle necessità fondamen-tali delle comunità.Gli interventi proposti devono essere replicabilinelle aree circostanti e devono agevolare la crescitadelle capacità del personale locale, presentare pianifinanziari e obiettivi sostenibili nel corso deltempo. Mani Tese impiega nei progetti personalelocale per valorizzare le competenze locali efavorire la crescita delle capacità.Mani Tese si impegna su paternariati di medio-lungo periodo per sostenere le comunità nel loropercorso di sviluppo e di priorità a progetti disviluppo integrato che possano essere sostenibili,escludendo normalmente progetti sanitari e diemergenza umanitaria.Intendendo per cooperazione un processo di con-fronto e di crescita comune che incida sulle causedell’ingiustizia, Mani Tese favorisce la parteci-pazione dei suoi partner anche nella definizionedelle linee strategiche di azione, nella valutazionedei progetti e nello studio di politiche di sviluppolocali.La scelta di Mani Tese di operare con organiz-zazioni locali, coinvolgendo solo in casi ecceziona-li personale italiano, ha le sue origini nella filosofia

di sviluppo propria dell’Associazione, che con-sidera la cooperazione non un trasferimento dibeni materiali dal Nord al Sud del mondo, maun percorso di crescita che interessa tutti gliattori coinvolti.In quest’ottica, diventa pertanto fondamentale ilruolo svolto dalle organizzazioni locali che fannoda mediatrici tra Mani Tese e le popolazioni locali.Questa tipologia di intervento attraverso i partnerlocali da una parte rende più efficace l’attività dicooperazione e dall’altra mobilita risorse locali sti-molando la responsabilizzazione delle popolazionicoinvolte nelle attività.Perchè i progetti possano generare effetti positivianche al di là dei beneficiari diretti, Mani Tese hascelto di concentrare i propri investimenti in areecircoscritte, all’interno delle quali i singoli inter-venti si rafforzino vicendevolmente sviluppandopositivi effetti moltiplicatori.Il numero relativamente ristretto di aree di inter-vento permette di approfondire la conoscenza dellearee stesse, rendendo così più efficace e meno trau-matico l’intervento.Tale politica, inoltre, consente di instaurare rap-porti duraturi con i partner locali in modo taleda favorire un modello di sviluppo che non siaunidirezionale.Nella scelta delle aree di intervento si è tenutoconto delle condizioni di vita delle popolazioni inaccordo con le priorità stabilite dall’Associazione(Linee Programmatiche). In questa direzione sono state ritenute prioritariequelle aree nelle quali fosse più bassa la speranza divita e maggiori il tasso di mortalità infantile ed illivello di povertà nella maggioranza più poveradella popolazione.Per ogni paese individuato Mani Tese elabora undocumento dove si delineano le priorità di inter-vento in quel territorio. Queste priorità sono elabo-rate dalle Commissioni Africa, America Latina edAsia in collaborazione con il Servizio Progetti ed ilComitato Progetti dell’Associazione.Le priorità vengono progressivamente aggiornate inbase al mutare della situazione del paese e dellazona specifica di intervento.

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Due anni di progetti(2003 - 2004)

85 PROGETTI AVVIATI

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AGRICOLTURA ED ALLEVAMENTO• 24.500 uomini e donne beneficiari dei progetti

FORMAZIONE• 44.068 beneficiari di corsi di formazione

• 58.430 donne beneficiarie dei progetti

BAMBINI• 41.973 bambini coinvolti nelle attività dei progetti

MICROCREDITO• 35.210 beneficiari di piccoliprestiti in contante ed in beni64 INFRASTRUTTURE

• 8 scuole • 10 mulini • 15 granai• 1 centro di riabilitazione comunitaria

• 1 ponte

INFRASTRUTTURE IDRICHE• 6 POZZI • 1 DIGA PICCOLA• 15 LAGHETTI ARTIFICIALI

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16 Paesi nel sud del mondo 50 Partener locali (associazioni, ong locali, gruppi di villaggio)

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I progetti avviati da Mani Tesenel 2005

2060. India, Tamil Nadu - Raccolta fondi perl’emergenza tsunami: viveri e beni di prima necessità.2060 B. India, Tamil Nadu - Progetto di ri-coinvolgimento dei bambini nelle attività scolas-tiche, il cui obiettivo è continuare la loro edu-cazione ed evitare il fenomeno dell’abbandonodella famiglia. 2060 C. India, Tamil Nadu - Il progetto sipropone di riavviare l’economia di queste zone,promuovendo varie attività generatrici di redditoche garantiscano alla popolazione sopravvissutauno sviluppo sostenibile. La priorità nei program-mi per lo sviluppo è data alle famiglie più colpite,e quindi più vulnerabili economicamente esocialmente. 2060 D. India, Tamil Nadu - Attività disviluppo del settore educativo, di ricostruzionedelle abitazioni in luoghi più sicuri, di dotazione aivillaggi di acqua potabile con l’apertura di nuovipozzi. Sono previsti inoltre corsi di formazione suigiene, salute personale ed ambientale.2060 E. India, Tamil Nadu - Il progetto si ri-volge a 500 famiglie, tramite assistenza scolasticaper 1000 bambini e supporto psicologi-co per le donne. I pescatori hanno rice-vuto un aiuto concreto per riparare lebarche e le reti danneggiate, oltreall’assistenza medica e legale, per con-sentire di recuperare i documentiandati perduti. 2061. Italia, Toscana - Il proget-to riguarda la parziale copertura dellespese iniziali di avviamento di una casafamiglia per minori in situazioni di disa-gio, nell’attesa che vengano concessialcuni finanziamenti previsti daglienti locali. La struttura dedicata alleattività è il podere di Borgo, conces-so dalla Diocesi di Firenze; le attivitàsono cominciate nel mese di novem-bre 2005.

2062. Guinea Bissau,isole Bijagos - Il proget-to si propone di migliorarela produzione risicola e diaumentare il numero degliorti comunitari, in mododa diversificare l’alimen-tazione familiare. Inoltre è previsto il sostegno almicrocredito, affinché i beneficiari abbiano adisposizione un fondo rotativo. 2063. Mozambico, Distretto di Gilé -Progetto mirato allo sviluppo socio–economico dialcuni villaggi del distretto di Gilè, tramite il micro-credito, gestito dalle Case Comunitarie. La moda-lità d’azione consiste nella concessione di 225prestiti individuali, accompagnati da corsi di for-mazione. 2064. Eritrea, Bimbilnà - Creazione di unamicroimpresa di raccolta e lavorazione del latte,organizzandola in base alla produzione media dilatte e all’enorme richiesta di questo prodotto sulmercato. E’ stato effettuato uno screening dellevacche della zona, vaccinando quelle più adatte e

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organizzando l’attività di raccolta del latte.2065. Eritrea, Asmara - L’obiettivo è il raf-forzamento del lavoro di Mani Tese in Eritrea,attraverso seminari realizzati su temi legati ai rap-porti Nord-Sud del mondo e all’approccio e ge-stione dei progetti secondo la metodologia diazione di Mani Tese. 2066. Guatemala, Huehuetenango -Seminari, corsi di formazione e progetti finalizzatialla formazione di leader locali tra le donne indi-gene vittime del genocidio. Il progetto inoltreprevede la concessione di borse di studio ai bambi-ni, la realizzazione di corsi di formazione per imaestri delle scuole primarie e di seminari per igenitori.2067. India, Khammam - Programma integra-to per lo sviluppo dei tribali: l’obiettivo è il raf-forzamento della loro autonomia, in modo darecuperare il loro ruolo sociale, politico ed eco-nomico. Il progetto prevede corsi di formazionevolti al consolidamento dei gruppi e della leader-ship, con il fine di sensibilizzare le amministrazionilocali. 2068. India, Batlagundu - Sviluppo socioeco-nomico dei fuori-casta. Si lavora affinché i dalit di83 villaggi raggiungano unadeguato livello di potere sociale,economico e politico, attraversola formazione relativa alle attivitàdelle Credit Union (microcredito)e la gestione di federazioni a livel-lo di distretto.2069. Benin, Batitamou –Costruzione di una scuola ele-mentare a tre aule e fornitura deibanchi, delle sedie e degli armadi. 2070. Benin, Gativè – Ilprogetto prevede la fornitura delle attrezzature perla pesca artigianale e la creazione di una fonte diacqua potabile, per migliorare le condizioni igieniche,riducendo le malattie e la mortalità provocata dalconsumo di acqua insalubre.2071. Eritrea, Shambuko - Progetto disostegno alla pesca artigianale che prevede lacostruzione di una fonte di acqua potabile nel vil-laggio di Gativè. Inoltre, sono previsti training ditessitura in collaborazione con il governo eritreo,in modo da permettere alle donne di avviareattività generatrici di reddito, sostenendolenella commercializzazione dei prodotti sul mer-cato locale e internazionale (commercio equo e

solidale).2072. India, Andhra Pradesh - Il progetto hacome obiettivo la formazione, attraverso il rafforza-mento della capacità di leadership, delle donne in3 mandal del distretto di Krishna. Le azioni preve-dono anche l’istituzione di un fondo rotativo, peravviare attività generatrici di reddito.2073. India, Tamil Nadu - Progetto per la pro-mozione dell’autonomia sociale, economica, sani-

taria ed educativa delle popo-lazione. Le attività comprendonoil rafforzamento dell’organiz-zazione della popolazione rurale,la promozione di attività di micro-credito. Inoltre si prevedono attiv-ità di allevamento e sostegno allacommercializzazione dei prodottisul mercato locale. 2074. Burkina Faso, KadiogoFabbricazione di piccole dighe in10 villaggi. Gli interventi, per

quanto tecnicamente semplici, sono una possibilesoluzione al problema dell’erosione e del con-seguente isterilimento delle terre. 2075. Brasile, Recife - Produzione audiovisi-va per la diffusione del lavoro del gruppo Pé nochão, attraverso uno spettacolo di musica e danza,in cui i ragazzi di Recife raccontano la storia delBrasile. 2076. Messico, Chiapas - Mani Tese sostieneil lavoro di CIEPAC, lavoro di sensibilizzazioneall’interno delle comunità indigene del Chiapas, tragruppi organizzati e organizzazioni di base.2077. Eritrea, Gash Barka - Programma d’in-tervento per il sostegno dello sviluppo socio-eco-

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nomico nei villaggi di Fode, Anagullu e Kulluku. Siprevedono azioni mirate a migliorare il riforni-mento idrico e la sicurezza alimentare della popo-lazione, oltre a sostenere la creazione di attivitàgeneratrici di reddito. 2078. Eritrea, Gash Barka - Sviluppo dell’ar-tigianato tradizionale come attività generatrice direddito per le donne. I gruppi di donne hannoimparato a lavorare al telaio, producendotradizionali capi d’abbigliamento e tessuti. 2079. Burkina Faso, Natinga - Costruzionedi una scuola a tre aule a Natinga. La presenza diuna scuola nel villaggio è fondamentale pergarantire l’accesso all’istruzione ai bambini inetà scolare.2080. Benin, Cotonou – Il progetto prevedel’implementazione di un sistema informatico per la

gestione delle attività del sistema di microfinanzaSECO, dato l’aumento dei clienti.2081. Nicaragua, Juigalpa - Espansione delleattività della cooperativa UCA-CHONTAL: credi-to per l’allevamento bovino e sostegno alla com-mercializzazione della carne. 2082. India, Cambogia, Bangladesh,Vietnam - Processo di aggregazione e organiz-zazione dei partner in un network. Verranno orga-nizzati seminari di incontro tra i partners asiatici sudifferenti tematiche: capacity building, realizzazionedi studi di settore e ricerca di finanziamenti.2083. Burkina Faso, Pama - Progetto dicostruzione di un pozzo a pompa manuale e di unmulino, con l’obiettivo di migliorare le condizioniin cui le donne svolgono le attività agricole.2084. Guinea Bissau, Isole Bijagos – Si

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tratta di dare sostegno all’équipe sanitaria dislocatasulle isole, contribuendo alla fornitura dei mezzinecessari per arginare la diffusione del colera: pre-venzione, pulizia e disinfestazione dei quartieri edei villaggi colpiti dall’epidemia.2085. Guatemala, Nicaragua – Il progettoprevede azioni per contribuire al raggiungimentodella sicurezza alimentare, attraverso la fornitura distrutture per lo stoccaggio del raccolto di mais elegumi. Attraverso la fornitura di silos metallici el’assistenza tecnica di un agronomo, le famigliepotranno disporre di granaglie di miglior qualità perl’autoconsumo e la commercializzazione.2086. Bangladesh, diocesi di Dinajpur eRajshahi - Rafforzamento dell’autonomia delleunità di credito dei due villaggi, attraverso la for-mazione sul microcredito.

2087. Brasile, Paraíba – Il progetto prevede ilsostegno alla formazione tecnica e politica dei con-tadini degli insediamenti rurali del Movimento SemTerra, attraverso corsi che si svolgono nel Campusdi Bananeiras e l’assistenza tecnica negli accampa-menti e negli insediamenti. È in corso la for-mazione di 17 giovani tecnici agricoli in agro-ecolo-gia, diversificazione produttiva. 2088. Benin, Mono - Prevenzione e lotta allosfruttamento del lavoro minorile. Si stanno suppor-tando le donne attraverso il microcredito, affinchépossano avviare attività generatrici di reddito e orga-nizzare campagne di sensibilizzazione e infor-mazione sul tema dello sfruttamento minorile. 2089. Burkina Faso, Kadiogo, Kourweogo,Oubritenga - Costruzione di 8 pozzi per la forni-tura di acqua potabile e per il miglioramento dellecondizioni igieniche e di salute della popolazionerurale. 2090. India, Andhra Pradesh – Il progettointende sostenere lo sviluppo socio-economicodel gruppo etnico abitante la zona del WestGodavari e di Khammam ed è indirizzato a 245villaggi tribali. Consiste nell’animazione, coscien-tizzazione ed organizzazione in gruppi degli abi-tanti tribali, con l’obiettivo di sviluppare attivitàdi microcredito e la formazione di cooperative diproduzione. 2091. Burkina Faso, Bobo - Progetto di for-mazione professionale nel campo del teatro edintervento sociale. I temi affrontati dal teatro di sen-sibilizzazione sono molteplici: la prevenzione e lapreparazione sanitaria di base, l’informazione e lasensibilizzazione sul tema dell’AIDS, la riflessionesulla condizione della donne, mutilazioni genitalifemminili.2092. India, Piduguralla - Programma disviluppo comunitario integrato per combattere ilproblema del lavoro minorile, attraverso il rafforza-mento delle Organizzazioni Comunitarie.

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C U L T U R A

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È passato più di un anno dalla mortedi Tiziano Terzani, Anam, il senzanome, prima testimone di guerra e poiuomo di pace.Negli ultimi mesiall’Orsigna, piccolo borgosull’Appennino pistoiese, TizianoTerzani aveva attaccato degli occhidisegnati, portati dall’India, ad unalbero. Così poteva spiegare a suonipote che questo ha vita, che non sipuò tagliarlo impunemente, che tuttoha diritto a vivere.

Forse si metterebbe a ridere avedere oggi la sua figura ricordataperchè legata al suo nome.Sorriderebbe, lui che ha passato gliultimi anni di vita a cercare di libe-rarsene, come un peso ingom-brante legato alla sua professioneche gli imponeva di “stare sullanotizia”, di non mancare alla cenacon l’ambasciatore o alla conferen-za stampa, di non perdere l’appun-tamento con la conta dei mortidella guerra che stava seguendo peri giornali occidentali. È incredibile,adesso che è più rumoroso il vuotoche ha lasciato, sentire parlareAnam, il Senzanome, che ringraziala malattia, una grave forma di can-cro, per avergli fatto cambiare vita.Un percorso splendido che resta unadelle testimonianze spirituali piùbelle del nostro tempo, di uno deipiù grandi giornalisti del novecento.Un cammino, l’ultimo, iniziatoquella sera del 1997 quando glidiagnosticarono la malattia. Finoad allora, Tiziano Terzani era statoun giornalista molto noto, autoredi innumerevoli reportage dall’Asia.

Una vita spericolataNato nel 1938 in un quartiere diFirenze, era stato per la prima voltain Oriente nel 1965 per conto dellaOlivetti, presso cui lavorava dopo

essersi laureato in Giurisprudenzaalla Normale di Pisa. Nel 1969,dopo aver conseguito un master inAffari Internazionali alla ColumbiaUniversity di New York, parte perl’Asia dove diventa corrispondentedel giornale tedesco “Der Spiegel”.Da quel momento seguirà tutti ipiù grandi avvenimenti delContinente. Racconta, dal 1972, inVietnam, gli orrori della guerradegli Stati Uniti, e vi torna nel1975. L’anno dopo è uno deipochissimi inviati occidentali adassistere alla liberazione di Saigone alla cacciata degli americani.Esperienze che fotografa nel libroPelle di Leopardo e in GiaiPhong! —ripubblicati nel 2002 con unanuova introduzione dell’autore.“Restano – commentava Terzani –un documento di un particolaremomento nella storia di una rivo-luzione, il momento in cui gli eroinon sono stati ancora rimpiazzatidai burocrati del terrore […] unresoconto di quello che la rivo-luzione avrebbe potuto essere”. Haun grande significato oggi, “quan-do – scriveva – la sola voce che sisente rintronare è quella autoin-censantesi dei vincitori dellaGuerra Fredda”, pubblicare dinuovo queste testimonianze.

Viaggio nella storiaSi trasferisce ad HongKong, poi a Pechino,dove torna stabilmente avivere. Nel 1981 pubbli-ca, insieme ad altri duecolleghi, “Holocaust inKambodscha”, preziosodocumento sul geno-cidio in Cambogia,disponibile solo intedesco. Poi la Cina.

Nel 1984 viene arrestato a Pechinoed espulso dal paese. La sua colpaè quella di raccontare quello chesta succedendo nel momento incui il sistema dittatoriale maoista èprogressivamente sostituito daquello capitalista, con le enormicontraddizioni che sta portando.Dopo un anno a Hong Kong sitrasferisce in Giappone, poi aBangkok. Nell’agosto del 1991 è inSiberia, insieme a una spedizionesovietico-cinese, mentre apprendedel golpe contro Gorbaciov.Capisce che la storia sta cambian-do e parte subito: dal viaggio didue mesi scaturirà il libro,Buonanotte Signor Lenin, che è unafotografia fatta di storie e di per-sone dell’impero sovietico che stacrollando. Nel 1995 una nuovaopera, che trova origine nel 1976,quando, a Hong Kong, un vecchioindovino cinese aveva “sconsiglia-to” a Terzani di viaggiare in aereonell’anno 1993 perché avrebbecorso un rischio mortale. Lui nondimentica la profezia e coglie l’oc-casione per viaggiare in mododiverso, con tutti i mezzi possibili,raccogliendo nel libro le sue testi-monianze. Poi l’India, dove abiteràdiversi anni, il Paese che forse dipiù lo cambia.

Se gli alberi avessero gli occhidi Giulio Sensi

foto di Max De Martini, disegno di Nicola Magrin

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Oltre la malattiaMa il viaggio più appassionante diTiziano Terzani è l’ultimo, quelloche ha inizio nel momento in cui imedici gli diagnosticano il cancro.Lui che conosce l’Oriente, che èconsapevole dei limiti della medici-na occidentale, accetta di farsicurare nel più grande e tecnologica-mente avanzato centro di cura con-tro il cancro del mondo, l’MSKCCdi New York. Qualche risultato loottiene, ma progressivamente si di-stacca da quella speranza di guari-gione per intraprendere un nuovopercorso.Nell’ultima intervista a Terzani,intitolata “Anam. Il Senzanome”, diMario Zanot (contenuta in unDVD edito da Longanesi), Tizianoracconta questo splendido viaggioimpresso nell’ultimo libro “Unaltro giro di giostra”. “Il cancro èstata una benedizione, mi ha salva-to. È diventato uno scudo di divi-sione fra me e il mondo con cuivolevo staccare. Ho passato il perio-do più bello della mia vita”. Negliintervalli di cura dell’MSKCC,torna in Asia dove “sperimenta”,con una dose di scetticismo espres-sione della sua “arrogante fioren-tinità”, varie cure naturali: dallavaggio del colon al guaritore filip-pino, all’ospedale ayurvedico doveparte della terapia sono le rappre-sentazioni teatrali. Ma scopre di star cercando unacura, non la guarigione. “Mi sonoreso conto – dice nell’intervista -che volevo una medicina per quellamalattia che è di tutti: la mortalità.Questo mi ha dato occasione di cer-care di abbandonare la materialità diquesto corpo con tutti i suoi acciac-chi e cercare di raggiungere un altrolivello che esiste, bisogna trovarlo: èquello dello spirito. La malattia èprodotta dal modo in cui viviamo,dai mestieri assurdi che facciamo.Non esiste cura né miracolo; omeglio, se il miracolo esiste, ognunodeve essere artefice del suo”.

Il pellegrinaggio di pacePiano piano Tiziano Terzani diven-ta Anam, il Senza nome. Si ritira inuna baita sull’Himalaya fino aquell’11 settembre del 2001. “Mipareva codardo – racconta – nonprendere posizione, ho avuto lasensazione che fosse un momentodi grande importanza storica perl’umanità. Un momento di granderipensamento grazie a questoorrore. Mi sono rimesso in viaggioe ho scritto delle lettere contro laguerra. Dopo aver fatto per tutta lavita il corrispondente di guerra mi

pareva che fosse venuto il momen-to di dire che in verità mi sentivoormai un uomo di pace. Le letterele ho scritte per mio nipote, anchelui un giorno dovrà decidere fra laguerra e la pace e, secondo me, lanonviolenza è l’unica chance cheha l’umanità per sopravvivere. Nonsi può combattere il terrorismouccidendo i terroristi, ne nasconodi più oggi che prima dell’undicisettembre”. Le lettere sono occa-sione di confronto con alcuni“grandi” del giornalismo italiano. IlCorriere della Sera le ospita inrisposta a quelle, contestatissime, diOriana Fallaci. Lui è tacciato di

essere un utopista fuori dal mondo.“I politologi – dice nell’intervista –questi vecchi vanesi come il professorSartori, i vari Piero Ostellino, MarioPirani tutti questi “soloni” che hannovisto il mondo che hanno commen-tato, non sanno pensare nuovo. I piùmeravigliosi ascoltatori li ho incon-trati fra i giovani”. Terzani incontragli studenti in un “pellegrinaggio dipace” che tocca molte città. I ragazzisono affascinati dalla sua figura e aloro parla con semplicità.

Nel bosco dell’OrsignaIl social forum di Firenze, il movi-mento pacifista che riprende corpo:“Un’altra Italia sulla quale forse c’èancora da sperare si possa costruireun mondo diverso e migliore pertutti”. Quando esce l’ultima opera Unaltro giro di giostra lui vive isolato inun bosco all’Orsigna, suo paese diorigine nell’Appennino. “Ho ritrova-to un equilibrio, sono in armonia. Illibro – spiega – è la storia di uno cheha già fatto la strada e che, a chi vienedopo, con malattie, acciacchi, dolori,dice: attento che qui c’è una buca,gira a sinistra se ti riesce e, dinnanziad un bivio, scegli sempre la stradache va in alto, ti troverai sempremeglio”. All’Orsigna gli amici diTiziano hanno elaborato nel boscoun percorso a lui dedicato. Sarebbebello che diventasse un luogo del pel-legrinaggio di pace che non deve fer-marsi mai, anche in nome delSenzanome.

C U L T U R A

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I libri di Tiziano Terzani

1973: Pelle di Leopardo1976: GiaiPhong!1980: Holocaust inKambodscha1984: La porta proibita1995: Un indovino mi disse2002: Lettere contro la guerra2003: In Asia2003: Buonanotte signorLenin2004: Un altro giro di giostra.Viaggio nel bene e nel maledel nostro tempo.

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C A M P A G N E

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Diritti umani: una sfida per laresponsabilità sociale d’impresa?di Mariarosa Cutillo, Giulia Cordella, Silvia Colombo

Il rispetto dei diritti umani rimane certamente una sfidaper la responsabilità sociale d’impresa, ma c’è chi stainiziando a raccogliere questa sfida e a “rilanciare”.Questo è il caso della Provincia di Milano, nell’ambitodel “nuovo corso” lanciato dalla Presidenza di FilippoPenati. La Provincia di Milano si è fatta, infatti, copromotrice con Mani Tese del Convegno “I dirittiumani: una sfida per la Responsabilità Sociale d’impresa?”,che si è tenuto a Milano l’8 ottobre scorso.Un’iniziativa sulla Responsabilità Sociale a 360° cheha messo a confronto accademici, rappresentanti isti-tuzionali e del mondo dell’imprenditoria, la societàcivile del Nord e del Sud, i sindacati, cui è stato dato unmandato ben preciso: parlare di Responsabilità Socialed’Impresa non concentrandosi sul suo aspetto volontaristico,come troppo spesso accade nelle iniziative dedicate aquesto tema, ma partendo dalle norme cui le imprese sidevono conformare per evitare violazioni dei dirittiumani e la distruzione dell’ambiente.

E proprio qui sta la sfida proposta da Mani Tese,raccolta e sostenuta dalla Provincia di Milano. In

particolare, lo schema nor-mativo di cui si è discusso –perché “un sistema di regolevincolanti per l’attività d’im-presa è l’unica strada possi-bile“ come ha ricordatoanche il Presidente di ManiTese Filippo Mannucci – èquello delle Norme dellaSottocommissione ONUsui Diritti Umani, sul rispet-to dei diritti umani da partedelle imprese.

Progetti e azione politicaUna parte di grande interesse nell’ambito del-l’iniziativa è stata quella dedicata alle testimoni-anze ed alle proposte della società civile del Sud,cui hanno partecipato tre partner di Mani Tese,Aloysius di SAVE, Salete Carollo del MovimentoSem Terra e David Ugolor dell’African Network forEnvironment and Economic Justice. Gli interventi

dei nostri partner ci hanno ancorauna volta dimostrato quanto sianecessario collegare l’azione politi-ca di Mani Tese ed i progetti che suquesta tematica si occupano dipromuovere il rispetto dei diritti,prevenire e combattere i dannicausati dalle attività delle impresesulle comunità locali.

Pubblica ciò che paghiDavid Ugolor ha lanciato unappello molto forte perché la soci-età civile italiana tenga sotto con-trollo il comportamento dell’Agipin Nigeria, dove il settore privatodomina l’industria estrattiva.Shell, Mobil, Chevron, Agip, Elf eTexaco coprono il 95% della pro-

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duzione di greggio in Nigeria. La Shell è la mag-giore di queste, e da sola copre il 50%.Per questo motivo, il fatto che le industrie sicomportino in maniera responsabile è fonda-mentale per la sopravvivenza economica dellaNigeria ed il rischio di violazioni a danno dellecomunità locali è altissimo.Tra le iniziative di pressione, sensibilizzazionepolitica e monitoraggio, un ruolo di rilievo spet-ta alla Campagna Publish what you Pay, che riu-nisce 250 ONG di tutto il mondo, richiedendoalle compagnie petrolifere e minerarie trasparen-za obbligatoria sulle informazioni relative aipagamenti effettuati ai governi per l’estrazionedelle risorse naturali.

La Rete degli Enti localiAl termine del Convegno e nell’ambito della ses-sione dedicata alle proposte degli Enti Locali sullaResponsabilità Sociale d’Impresa, la CampagnaMeno Beneficenza Più Diritti ha lanciato quelloche speriamo diventi uno strumento molto impor-tante per una Responsabilità Sociale d’Impresadavvero all’insegna del rispetto dei diritti umani edell’ambiente: la Rete degli Enti locali per laPromozione della Responsabilità Sociale. La Rete verrà proposta agli Enti Locali italiani: ècertamente un’iniziativa ambiziosa in cui ManiTese crede molto proprio nello spirito di unaresponsabilità sociale d’impresa condivisa da tuttigli attori coinvolti. Infatti, una delle proposte prin-cipali della Rete è la costituzione di tavoli locali perla Responsabilità Sociale d’Impresa.

C A M P A G N E

Proposta della Campagna “- Beneficenza + Diritti”per la costituzione della Rete degli Enti Locali per la

Promozione della Responsabilità Sociale

In occasione del Convegno “I diritti umani:una sfida per la responsabilità sociale d’impre-sa”, la Campagna “– Beneficenza + Diritti” pro-pone la creazione della Rete degli Enti Localiper la Promozione della Responsabilità Sociale. Agli Enti Locali che entreranno a far parte dellaRete verrà richiesta l’adozione di una delibera incui l’Ente Locale aderisce alle proposte dellaCampagna “– Beneficenza + Diritti” e siimpegna a fare proprio il contenuto delleNorme ONU sulle Imprese ed il rispetto deidiritti umani, promuovendone l’applicazionesul territorio e contribuendo a fare pressionepolitica per la loro definitiva approvazione insede internazionale e nazionale.A questo atto formale segue la costituzione dellaRete degli Enti Locali per la ResponsabilitàSociale che rappresenterà la sede di un dialogotra tutti gli stakeholder, impegnati sul tema dellaresponsabilità sociale a livello di coordinamentoed a livello locale, riconoscendo il ruolo priori-tario della società civile. A quest’ultimo livellosi auspica l’apertura di tavoli che promuovanola responsabilità sociale delle imprese sul terri-torio e nelle possibili attività di delocaliz-zazione delle stesse.Gli Enti Locali per la promozione dellaResponsabilità Sociale e i tavoli presso questicostituiti - nell’ambito dei quali sarà importantel’attenzione a meccanismi quali il Social PublicProcurement ed il coinvolgimento di coordina-menti già esistenti come il CoordinamentoAgenda 21 - effettueranno attività di sensibiliz-zazione sul territorio sulle tematiche relativealla Responsabilità Sociale d’Impresa e pro-muoveranno l’adesione ai principi contenutinelle norme ONU da parte delle imprese situatesul proprio territorio.Il coordinamento che nascerà potrà disporre distrumenti per determinare il grado di imple-mentazione di queste pratiche: in particolare sisvilupperanno una serie di indicatori atti amisurare l’impegno politico e praticodell’Ente Locale verso la ResponsabilitàSociale d’Impresa.

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Rapporto sui diritti globali 2005a cura di Jason Nardi

Questo del 2005 è il terzo rapporto annuale di un’opera ambiziosa che cerca di dare un quadroglobale dello stato dei diritti nel mondo e in Italiain particolare. Quasi 1400 pagine, il Rapporto èedito da Ediesse e coordinato dall’associazioneSocietà informazione di Milano, con il contributodi CGIL, Arci, Antigone, Forum Ambientalista,Coordinamento nazionale comunità di accoglienzae Legambiente.

Il volume è diviso in quattro sezioni: diritti eco-nomico-sindacali; diritti sociali; diritti umani, civilie politici; diritti globali ed ecologico-ambientali,ripartiti in 17 capitoli. In ognuno di questi vienedefinita la situazione attuale e delineate le prospet-tive future, con l’introduzione data da una serie diinterviste a sindacalisti, ambientalisti, attivisti dellasocietà civile. La ricerca è corredata da una riccaserie di cronologie dei fatti, schede tematiche, datistatistici aggiornati, glossario, riferimenti bibli-ografici e web.

La cosa più interessante di quest’opera è cheaffronta le varie questioni e lotte per l’affermazionedi diritti definendo via via ogni termine settoriale edandone un quadro cronologico e contestuale. Edecco che i temi più disparati — dal diritto all’infor-mazione alla qualità della vita nelle città, dallenuove e vecchie povertà alle politiche sui redditi,dalle trasformazioni del mercato del lavoro al wel-fare, ecc. - assumono una coerenza nell’insieme diuna visione dichiaratamente anti-liberista, ma nonper questo schematica o ideologica. Nel riportare idati, c’è una ricerca di alternative alla politicaattuale di molti governi per risolvere le situazioni diingiustizia e violazione dei diritti.

E’ il caso dell’industria bellica, che anche in Italiaprospera a scapito della vita di migliaia di persone.Nelle guerre le vittime sono ormai quasi esclusiva-mente civili, il 90% del totale. Nel Rapporto si leggeche “ogni anno si spendono 950 milioni di dollariin armamenti, soltanto 58 per politiche per losviluppo. Si riducesse di un decimo la quota desti-

nata alle armi, si potrebbe raggiungere l’Obiettivodel Millennio: eliminare povertà e fame nel mondoentro il 2015. Parole al vento, si potrebbe dire:l’Italia ha aumentato l’export di armi del 16% nel2004 (rispetto all’anno prima), anche verso i paesi inconflitto. Poi però ha deciso di tagliare del 40% ledonazioni per la bonifica delle zone infestate damine antiuomo, che peraltro abbiamo prodotto ingrande quantità”.

Una delle novità è però di segno opposto. Gliautori hanno introdotto una serie di riquadri cheriportano anche – per fortuna! - buone notizie ebuone pratiche per ognuna delle tematiche.“Talvolta”, scrive Sergio Segio, il curatore, nell’intro-duzione, “le risposte, le possibilità, le direzioni dimarcia, gli spunti di una nuova politica sono pre-senti e diffusi, anche se nascosti nelle pieghe dellacomunicazione.” Alcuni esempi sono incredibil-mente avanzati, come l’esperienza di armonia ebenessere raggiunto da un piccolo comune delloStato di São Paulo in Brasile, Altinópolis. Maanche in Italia buoni esempi esistono, a partire dallerecenti esperienze di democrazia urbana e bilanciopartecipativo, di cui si parla presentando un altronuovo tema, quello del diritto alle città.

Per maggiori informazioni:http://www.dirittiglobali.it

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R E C E N S I O N E

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T R A D E W A T C H

All’inizio di ottobre la stampa hariferito della preoccupazionedegli agricoltori italiani per l’au-mento delle importazioni di con-centrato di pomodoro dalla Cina.La denuncia delle associazioni dicategoria riguarda il fatto che leimprese di trasformazione utiliz-zano per la produzione nazionaleuna quota del concentratocinese, molto economico. Se oggiper l’Unione europea il pericolo,in molti settori, si chiama Cina,da tempo, per molti paesi poveriche basano la propria economiasulla produzione agricola, laminaccia si chiama Europa. Un esempio paradigmatico èquello dei pomodori in Ghana.In questo caso, non ci sono maistati meccanismi di quote a limitarele importazioni europee, e idanni per l’economia locale sonostati ingenti. Il Ghana, durante glianni ‘60 e ‘70, aveva basato lapropria produzione agricola suipomodori, investendo in infra-strutture per l’irrigazione e per lalavorazione industriale delprodotto. Le intese stabilite con icoltivatori garantivano a quest’ul-timi, attraverso un sistema diaccordi sulle quantità, la collo-cazione sul mercato dell’interaproduzione. A quell’epoca, attra-verso l’erogazione di sussidi, ilgoverno del Ghana intervennemolte volte nel settore agricolo.Ma, a partire dagli anni ‘80 e pertutti i ‘90, le politiche di aggiusta-mento strutturale imposte dalFondo monetario internazionaleobbligarono il governo locale aprivatizzare le industrie di trasfor-

mazione di pomodoro, e adiminuire i dazi sulla loroimportazione. Il conseguente aumento delleimportazioni ha avuto effetti deva-stanti sul mercato e sulle comu-nità locali, permettendo che gliintermediari privati riprendesseroil controllo del mercato dipomodoro. La quantità dipomodoro lavorato importato inGhana è passata da 3.600 tonnel-late nel 1991 a 24.700 tonnellatenel 2002.La parte del leone sul lato dell’espor-tazione l’ha svolta l’UnioneEuropea. Perchè il pomodoroeuropeo è più economico diquello del Ghana? La spiegazionesta in una parola: sussidi.L’Unione Europea garantisce aipropri produttori di pomodoriun prezzo minimo e sostiene eco-nomicamente le industrie ditrasformazione e di esportazione.L’ammontare dei sussidi è di circa300 milioni di euro all’anno. Ciòrappresenta una concorrenzasleale nei confronti dei produt-tori del Ghana, che non ricevonoi sussidi dal proprio governo eche negli ultimi dieci anni hanno

visto aumentare il prezzo degliinput di produzione. L’industriadi pomodoro del Ghana non ècompetitiva a livello inter-nazionale principalmente a causadei sussidi, ma rappresenta,comunque, un settore fondamen-tale per lo sviluppo economico dilungo periodo. Il governo investiva molto sul-l’industria del pomodoro poichègiocava un ruolo multifunzionalenell’economia del Paese, ponen-do le fondamenta per la futural’industrializzazione, lo sviluppodelle infrastrutture rurali, l’au-mento della sicurezza ali-mentare e il miglioramentodelle condizioni di vita nellearee rurali. I costi delle perditecausate dalle esportazionieuropee non vanno calcolatisolamente in relazione alle pos-sibilità derivanti dalla disponi-bilità di prodotti più economi-ci, ma bisogna considerareanche gli interessi di lungoperiodo del paese. Cosa chepretende di fare, per “i 25”,l’Unione Europea. Attraversola sua politica agricola, ma aspese dei paesi poveri.

Il boomerang del pomodorodi Roberto Sensi

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C R B M

Ken Saro Wiwa era un grande poeta, ma soprattut-to un infaticabile attivista per i diritti umani. Unuomo che aveva deciso di lottare contro i soprusiche la Shell e il governo dittatoriale nigeriano sta-vano imponendo alla sua popolazione: gli Ogoni.Con il suo impegno e la sua determinazione, SaroWiwa fondò il MOSOP, il Movimento per lasopravvivenza del popolo ogoni. Il 4 maggio 1993,in occasione della giornata delle popolazioni indige-ne proclamata dalle Nazioni Unite, riuscì a far scen-dere per le strade dell’Ogoniland, sul delta del Niger,oltre 300.000 persone. Uomini, donne e bambiniche, cantando canzoni di protesta, dichiararono lasussidiaria della Shell in Nigeria “persona non grata”. Un vero affronto per le élite politiche nigeriane,che fin dal boom del petrolio dell’inizio degli anni‘70 avevano considerato i giacimenti del Delta delNiger come una sorta di proprietà privata, da sfrut-tare a proprio piacimento. La Shell e le altre com-pagnie petrolifere, infatti, furono subito incoraggia-te ad occupare il territorio, al fine di portare avantile loro attività estrattive, senza peraltro pagare ledovute compensazioni ai legittimi proprietari otenere in debita considerazione i possibili rischiambientali.Ken Saro Wiwa pagò con la vita la sua sfida algoverno nigeriano. Dopo essere stato arrestato nel1994, sulla base di ridicole accuse di omicidio, eaver subito un processo farsa, il 10 novembre didieci anni fa Saro Wiwa fu impiccato nel cortiledella prigione di Port Harcourt. Questo evento hascatenato la più grande campagna globale della sto-ria contro una multinazionale, la Shell.Adesso Ken Saro Wiwa è un simbolo per tutte quel-le popolazioni che si battono per rivendicare i pro-pri diritti e per preservare le proprie terre dalladevastazione ambientale, prime fra tutte le altrepopolazioni del Delta del Niger, ancora alle presecon le devastazioni socio-ambientali causate dalletante multinazionali operanti nella zona, tra lequali spicca anche l’Eni.Eppure lo scorso luglio, nei giorni del G8 tenutosiin Scozia, i paesi ricchi hanno richiesto alla Nigeriadi estrarre più barili di petrolio, così da abbassare ilprezzo del greggio. Secondo un recente studio,

condotto da autorevoliOng ambientaliste, daltitolo Drilling into Debt, l’aumento della produ-zione e dell’esportazione di petrolio per un paesein via di sviluppo comporta un considerevoleaccrescimento del suo debito. Il rapporto provacome, contrariamente al senso comune, un raddop-pio della produzione ha generato in media unaumento del debito dei paesi produttori pari al 43 %del loro Pil, e un incremento del servizio sul debi-to di ben il 31%. Prendiamo il caso della Nigeria:in base ai trend del passato possiamo prevedereche, qualora il governo di quel Paese confermi la suavolontà di estrarre il 160% di petrolio in più entro il2010, nei prossimi sei anni il debito nigeriano siadestinato a gonfiarsi di circa il 69% (pari a 21 miliar-di di dollari). Ma quali sono le cause di questo circolo vizioso?Sicuramente, l’estrema volatilità del mercato delpetrolio e il fatto che i paesi produttori tendano adintrodurre delle politiche fiscali errate, basate suuna spesa eccessiva, e ad accedere massicciamenteal credito messo a disposizione ben volentieri daparte dei creditori del Nord del mondo. A questi fattori vanno aggiunti pure gli incentivistrutturali per gli investimenti diretti nel settorepetrolifero forniti dalle istituzioni multilaterali ebilaterali, come la Banca mondiale e le agenzie dicredito all’esportazione.

L’eredità di Ken Saro Wiwadi Luca Manes, www.crbm.org

L’accordo di Parigisul debito nigeriano

Lo scorso 19 ottobre il Club dei creditori di Parigi,che include l’Italia, ha confermato l’accordo dicancellazione parziale del 67% del debito nigeria-no, per un ammontare di circa 18 miliardi di dol-lari. La minaccia del parlamento nigeriano di ripu-diare il debito “odioso”, contratto in passato aitempi della dittatura, ha sortito senza dubbio uneffetto positivo. Allo stesso tempo, però, la Nigeriasi impegna a ripagare i rimanenti 12 miliardi didebito attingendo dal fondo petrolifero chepotrebbe essere usato invece per lo sviluppo delpaese, che rimane tra i più poveri al mondo, nono-stante le enormi riserve petrolifere a disposizione.

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N O T I Z I E

NOTIZIE DAL MONDO DEI PRODOTTI AGRICOLI(E DEI PAESI PRODUTTORI)a cura del Centro di Documentazione di Mani Tese ([email protected])

ZUCCHEROLo zucchero europeo potrebbe far cadere il prezzosul mercato mondiale del 6%. È quanto i principalipaesi produttori del Sud hanno stimato per l’effettodella decisione europea di scaricare sul circuitointernazionale il surplus di produzione di zucchero.Il regime in vigore sullo zucchero all’interno dellaUe, attraverso un complesso sistema di quote e ditariffe, permette di mantenere il suo prezzo tre voltesuperiore a quello mondiale. La Ue ha recentemente stabilito di declassificare,cioè rimuovere dal sistema di quote interne evendere sul mercato internazionale, quasi due mil-ioni di tonnellate di prodotto, nonostante la WTOabbia affermato che tale misura è illegale. Il Brasile,presentandosi di fronte al Dispute Settlement Body,l’organo dell’Organizzazione Internazionale delCommercio (WTO), chiamato a dirimere le contro-versie tra i paesi, ha dichiarato che la decisioneeuropea è in netto contrasto con le norme e i prin-cipi fondamentali che governano la soluzione dellecontroversie all’interno della WTO. Già a inizioanno, la WTO aveva affermato che i sussidieuropei sono trasversali e per questo danneggianoanche gli altri produttori e quindi sono illegali evanno eliminati.Fonte: www.tradewatch.it

POMODORIOro rosso. Nei primi sei mesi del 2005, secondo i dati diffusi dall’Istituto di servizi per il mercato agricoloalimentare (Ismea) sulla base di dati Istat, si è registrato un calo delle importazioni di pomodori cinesi inItalia. Nel primo semestre 2005 gli acquisti dalla Cina sono scesi a 60 mila tonnellate (erano quasi 103 milanella prima metà del 2004). In valore, i corrispettivi esborsi sono crollati a 24,5 milioni di euro, dai 46 milionicirca dello stesso periodo dello scorso anno. Inversione di tendenza, dunque, per la prima volta rispettoalle scorse annate che hanno visto crescere il potenziale produttivo della Cina al punto che oggi è il terzoproduttore mondiale di oro rosso dopo Usa e Italia. Tra il 1999 e il 2000, periodo in cui si è verificato unvero e proprio salto, le importazioni in volume sono più che raddoppiate. Il 2001 ha fatto segnare un +70%,mentre il 2002 e il 2003 hanno mostrato rispettivamente tassi di crescita del 32 e del 10%. Questa ten-denza ha portato nel 2004 le importazioni nazionali di concentrati di pomodoro “made in China” a oltre157 mila tonnellate (+31%), equivalenti ad una spesa di 71 milioni di euro. Restano, purtroppo, problemiper i produttori italiani: in Puglia, il 30% del prodotto di quest’anno non è stato raccolto.Fonti: www.carta.org; www.tradewatch.it

BANANEI paesi africani produttori di banane stannofacendo pressione sull’Unione Europea affinchèallarghi la loro quota di accesso al mercato,come parte di un nuovo regime commercialesulle importazioni, che sarebbe dovuto entrarein vigore a partire dallo scorso gennaio.Elemento essenziale della contesa riguarda ilregime tariffario che la UE ha concesso ai paesinon ACP (African, Caribbean and Pacific), e,cioè, principalmente, quelli dell’AmericaLatina. A partire dal 2001, l’Unione ha elimina-to le quote di importazione di banane dai paesilatinoamericani, continuando a mantenere, peri paesi ACP, una regime preferenziale di impor-tazioni non soggette a dazi, per una quantità,affermano gli stessi paesi, che copre solo il 20%del mercato delle banane europeo, mentre il60% è in mano alle principali multinazionaliamericane del settore, quali Dole Food, DelMonte e Chiquita Brand. I paesi più attivi sulfronte africano sono il Camerun e la CostaD’Avorio, i due principali esportatori: i duepaesi africani pagano all’anno dai 20 ai 25 mil-ioni di euro per coprire le licenze diesportazione verso il mercato UE.Fonte: www.tradewatch.it

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PROGETTI MANI TESE NEL MONDO

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S T I L I D I V I T A

È la follia. In estate ci tocca pro-teggerci dal…freddo, con giacchee foularini; in inverno ci toccadifenderci dal…caldo, conmaniche corte e finestre aperte.Sono gli eccessi di clima “artifi-ciale” nei locali chiusi come case,uffici, autobus, treni.Pelle d’oca a luglio grazie all’ariacondizionata “a palla”; pellerovente a gennaio grazie a riscal-damenti ugualmente sparati. El’effetto serra galoppa. Facciamoqualcosa! Siccome siamo ininverno, qui ci concentriamo sucome avere tepore – ma nonardere! – usando meno energia.

Accorgimenti tecnici per risparmiare

l’energia e il climaGli scriteriati palazzi costruiti fragli anni ‘50 e gli anni ‘70 sonoassai energivori. Hanno pareti di carta velina, iso-lamenti latitanti, enormi finestre,materiali sintetici. Il 20% dell’ener-gia consumata nelle case serve perscaldare l’acqua, il 60% perl’impianto di riscaldamento; èstato calcolato, però, che fino al50% dell’energia non va a riscal-dare, ma fugge sotto forma diperdite e dispersioni. Fuggeinsieme a molti euro. • Il calore si perde da tetto, paretiperimetrali e finestre. Un buonisolamento può risparmiare finoal 25% dell’energia. Meglio usaremateriali naturali.Informarsi presso gli enti locali,le associazioni ambientaliste e dibioarchitettura: esistono agevo-lazioni e detrazioni fiscali.

• Mettere i doppi vetri farisparmiare fino a un quinto delcombustibile. A costo zero è poichiudere gli spifferi dalle finestree dal cassonetto delle tapparelle.A volte basta un bel salsicciotto. • La caldaia a condensazione è lapiù efficiente. Il combustibilemeno inquinante è il metano o lebiomasse; chi ha l’impianto agasolio ci pensi…• Il riscaldamento centralizzato èpiù efficiente, ma per evitare cheio paghi per chi vuole arrostire èora possibile la contabilizzazioneindividuale dei consumi. È utile,inoltre, applicare ai termosifonile valvole termostatiche, perevitare di congelare in un luogo ebollire in un altro. • Con circa 4.000 euro (ma cisono sconti e agevolazioni pub-bliche) una famiglia può instal-lare i 5 metri quadrati di pannellitermici necessari ad avere acquacalda dal sole; la spesa si ammor-tizza in circa 4 anni se prima ave-vamo uno scaldabagno elettrico. • Con circa 10.000 euro (e anchequi sconti e agevolazioni) siinstallano i 15 metri quadrati dipannelli termici necessari a con-tribuire fino al 30% al riscalda-mento degli ambienti, sel’impianto è a pannelli radianti.

Due gradi in meno e il clima ringrazia

A casa, a scuola, in ufficio, moltosi può fare anche cambiando leproprie abitudini. Non l’ha ordi-nato il medico di vivere e lavo-rare in ambienti roventi; anzi, famale alla salute a qualunque età e

ci rende sem-pre più simili aipoveri polli diallevamento. • Abituarsi a starecon qualche grado inmeno, magari abbas-sando ogni anno il ter-mostato di un grado (sipuò arrivare a starbene anche a 13- 14°,con uno scialle e lecalze). Dormire alcaldo fa svegliare con ilmal di testa e malesseridiffusi. • In ufficio e a scuolaprotestare se ilcaldo è ecces-sivo. Anche aipiù freddolosi, se non stanno incanottiera, 18 gradi dovrebberobastare.• Per aerare, abbassare il riscalda-mento e aprire le finestre a fondoper dieci minuti.

E sui mezzi pubblici…I mezzi collettivi sono assaimeno inquinanti. Ma...* Se sul treno, o sull’autobus osimili, fa troppo caldo, andiamoad avvertire il conducente.* Su sempre più treni e autobusi finestrini sono ormai piom-bati. Così, per i tanti mesiall’anno in cui nella clementeItalia basterebbe aprirli o chiud-erli per stare bene, il mezzoconsuma energia per produrrecaldo e fresco artificiali e spessosgradevoli. Ci vorrebbe unacampagna per la non estinzionedei finestrini!

LIVELLA VITALEDettagli per l’ecologia di giustiziadi Karima Isd

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A T T I V I T À A S S O C I A T I V E

“L’altra mattina durante una visita medica la dottoressami chiede:“Professione?” E io rispondo: “Faccio il serviziocivile in una ONG”. E lei: “Sei studente?” - e io “No.Ho finito gli studi l’anno scorso”; al che lei deduce “Ah,quindi sei disoccupata!” Avrei voluto raccontarle ciò chesto facendo da quasi un anno e chiederle se le sembrassedisoccupazione quella, ma avevo fretta: dovevo andare aMani Tese a continuare il mio “lavoro”.

Neanche un minuto di non SCVIn realtà Battisti cantava “Neanche un minuto dinon amore...”, la citazione per dire che ad oggi se cichiedessero: “rifaresti il servizio civile volontario?”molto probabilmente diremmo di si. Merito và allo spirito di condivisione e entusiasmoche coinvolge tutti i manitesini con la loro sinceraconvinzione che le cose possano cambiare. Per unanno abbiamo vissuto nell’ “altro mondo possibi-le” e la paura di risvegliarsi, all’indomani della finedel servizio civile, è grande, perché non respirere-mo più quotidianamente come in quest’ultimoanno il clima di rinnovamento e costruzione pre-sente in questa realtà.Merito va alle singole persone, a tutti coloro che cihanno accompagnato nel lavoro e che sono riuscitia trasmetterci la loro determinazione e passione

nella “lotta al sistema”e la soddisfazione perla propria scelta diimpegno civile. E civengono in mente ivolontari storici checontinuano a dedicaregran parte della lorovita a Mani Tese anco-ra oggi con lo stesso entusiasmo; a loro si sonounite giovani volontarie in grado di emularne lastessa passione.

Mettersi in giocoMerito va a quegli “incoscienti” che fin dall’iniziohanno riposto fiducia su di noi, che non hanno esi-tato ad affidarci compiti di cui potevamo sembrarenon esserne all’altezza. Dare la possibilità di met-tersi in gioco a persone che come noi avevano unagran voglia di fare qualsiasi cosa - anche verniciarei muri per interi pomeriggi con tanto di tuta daimbianchino e cucinare 140 uova in un pomeriggiodi giugno - pur di sostenere la causa: è così che cisiamo trovate, sin dalle prime settimane di servizio,a parlare di sfruttamento del lavoro minorile e disviluppo sostenibile di fronte a folle di studenti e

alle televisioni toscane, a contrattare permesi con enti locali per trovare fondi peri Pe’ No Chao, a organizzare e portareavanti un campo di lavoro ed altre innu-merevoli avventure... tra trapani e telefo-ni sempre occupati da segretarie indaffa-rate. Non male per due che, raccontanole leggende metropolitane – e non noi! -al momento del colloquio individuale inrealtà sono state sottoposte ad un provi-no per vedere se avessero “lavorato” beneinsieme in tutte le location!

Un anno totalizzanteQuando abbiamo iniziato non pensava-mo che saremmo arrivate a fare tanto, mala crescita, la fatica, e anche la soddisfa-zione è stata tanta (tra noi “colleghe scv”

Un anno a Mani TeseServizio civile: coraggio, voglia, soddisfazione!di Angela De Nicola ed Irene Palmisano (Volontarie in Servizio Civile presso il Gruppo Mani Tese di Firenze)

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si dice che Mani Tese “totalizza la vita”). L’averecompiuto questo cammino condiviso con ragazzedi tutta Italia ha permesso di renderci conto ancoradi più di quello che stavamo facendo, di quantofosse importante per l’associazione ma soprattut-to per noi. È stato bello vedere che da Catania aMilano esistono delle pazze come noi che decido-no coraggiosamente per un anno di ritirarsi a vitamanitesina...Nessun discorso può rendere l’idea di cosa significhifare il servizio civile a Mani Tese, noi ci abbiamoprovato lo stesso, ma la cosa migliore è farlo!

Da Milano, con passionedi Anna Negri (Volontaria in Servizio Civile pressola sede Mani Tese di Milano)

Si fa prossima la fine del periodo di 12 mesi che hotrascorso a Mani Tese, presso la sede nazionale diMilano, grazie al programma ministeriale diServizio Civile Volontario. Le ragioni che mi hannospinta a fare questo tipo di esperienza sono molte.Vedevo innazitutto nel SCV un’opportunità perfare qualcosa di utile per la società, nel mio casoperò non direttamente a servizio di una persona, madi un’idea, di un modello di pensiero, complesso esempre perfettibile, costruito su solide basi e contra-rio a tutte le forme di oppressione e sfruttamentoche ancora oggi permangono nel nostro pianeta.

Impegno civile e formazioneIl nome del progetto elaborato dall’Associazione eraPER UNA CITTADINANZA SOLIDALE ESOSTENIBILE. Formazione dei giova-ni alla pace, alla cooperazione fra ipopoli e alla responsabilità ambientale.I contenuti del progetto in relazionealla mia esperienza quotidiana hannoprodotto una buona sinergia. Il SCV èstato utile dal punto di vista sia perso-nale che professionale. Da un lato infat-ti mi ha portato a aumentare il mioimpegno civile, a voler incidere sullacomunità per renderla più sensibile acerti temi di utilità comune, quali peresempio lo sfruttamento delle risorsenaturali o, più in generale, gli squilibrifra nord e sud del mondo da un puntodi vista sociale ed economico.Dall’altro mi ha formato su contenutispecifici, quali per esempio l’educazio-

ne allo sviluppo, la cooperazione decentrata o lemodalità di attuazione e di presentazione di un pro-getto, per lavorare concretamente nell’ambito del-l’associazionismo o nelle istituzioni. Infine, in rela-zione alle mie mansioni specifiche all’interno delServizio Attività Interne, mi ha permesso di appren-dere a gestire la comunicazione e i rapporti con altrerealtà del Terzo Settore.

Fare politica col volontariatoIl SCV a Mani Tese, inoltre, è servito a comprende-re i complessi meccanismi di funzionamento di unaOng. Mi sono resa conto di quali e quante siano leresponsabilità legate ai processi decisionali, nelrispetto dell’opinione degli oltre 1000 volontari;legate agli impegni assunti dall’Associazione inquanto guida di certe campagne, quale per esempiola Global March Against Child Labour; o legate all’offerta nelle scuole e agli insegnanti di un modelloeducativo alternativo. È evidente l’intensità dell’im-pegno degli operatori della sede nel valutare nel det-tagliato ogni singola operazione o campagna, lemodalità di realizzazione, le finalità e l’efficaciafutura. Inoltre, avendo lavorato nell’Ufficio Gruppie Volontariato, ho potuto constatare con quantadedizione si coltivi il rapporto fra sede e gruppilocali, la vera anima dell’Associazione, per valoriz-zare un’identità comune sempre in costruzione chefunzioni nel locale e nel globale. Insomma questaesperienza mi ha permesso di vivere e di conoscerele forme e l’efficacia del volontariato come stru-mento politico alternativo alla Politica.

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Le condizioni socio economiche del villaggio di Natinga Il villaggio di Natinga è situato nel dipartimento diThyou, a circa 15 km ad ovest del capoluogo. Lasua popolazione è stimata intorno ai 3000 abitantied è in gran parte costituita da individui di etniaMossi, pur essendo presenti anche minoranze dialtre etnie, come i peulhs (nomadi), gli gnignocés egli yarcés. Il villaggio è povero e gli abitanti vivonodi agricoltura e allevamento. Durante la stagionesecca, fabbricano oggetti in terracotta e in vimini esvolgono altre piccole attività artigianali. La vege-tazione è di tipo sahéliano ed è costituita essenzial-mente da karitè, neré e baobab. Da più di 10 anni le attività del villaggio sono stateostacolate dalle grandi siccità che flagellano ilpaese fin dal 1973. I campi hanno subito un degra-do e questa situazione ha determinato una nettadiminuzione della produzione di cereali. Sempre acausa della mancanza d’acqua, e alla conseguentediminuzione della vegetazione, si sono ingeneratinotevoli problemi anche per quanto concerne l’al-

levamento degli animali. Anno dopo anno,dunque, il villaggio si è impoverito a causa dellascarsità di prodotti ricavati dalle terre coltivabili edella costante diminuzione degli animali allevati. Oggi l’economia del villaggio deve affrontare ilproblema di come garantire l’autossuficienza ali-mentare.

Origine della richiesta e identificazionedel problemaLa scuola, istituzione che dovrebbe essere il fonda-mento della crescita di un paese in via di sviluppocome il Burkina Faso, non ha ancora trovato le suecaratteristiche.Il tasso di scolarità si aggira intorno al 45% in tuttoil paese e varia da una provincia all’altra: in alcune,ad esempio nel Nord e nel Centronord, il tasso èancora molto basso, ovvero tra il 15 e il 20%.A quarant’anni dall’indipendenza, lo Stato burkin-abé non è ancora riuscito a raggiungere la soglia del50% di alfabetizzati tra i bambini in età scolare. Sipuò comprendere facilmente come l’analfabetismo

Pagine e progetti a cura di Erica Pedone e Cristina Sossan

COSTRUZIONE DI UNA SCUOLA ELEMENTARE A TRE AULEProgetto n°2079 - BURKINA FASOLocalità: Villaggio di Natinga, Burkina Faso Responsabile: Gruppo Maschile di Villaggio di Natinga, Signor Kaboré AdamaProgetto: Lotta all’analfabetismo mediante la costruzione di una scuola a tre auleImporto: 26.164 Euro

PROGETTI MANI TESE NEL MONDO

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resti una delle cause fondamentali del sottosvilup-po, visto che solo il 30% della popolazione sa leg-gere e scrivere e meno del 5% ha avutoun’istruzione completa, che consenta di elaborare,capire e realizzare dei progetti di sviluppo. Il tassodi scolarizzazione è apprezzabile solo nei grandicentri urbani, dove è compreso tra il 50 e il 70%;anche in questi casi, sono sempre i bambini adessere mandati a scuola, dimenticando le bambine.Scorrendo questi dati, risulta facilmente compren-sibile per quali ragioni il paese stagni nel tentativodi trovare una propria impronta di sviluppo e sten-ti a organizzarsi verso un processo di auto-svilup-po. È certo che oggi molti, sia tra gli uomini politi-ci che tra i contadini, comprendono la necessità dialfabetizzare tutti i bambini, ma le scuole sonoinsufficienti e mancano i mezzi finanziari percostruirle. Per molto tempo gli abitanti e le organizzazioninon governative hanno pensato che fosse lo Statoburkinabé a doversi far carico di costruire lescuole, gli ambulatori, le strade, ecc.Oggi la constatazione è amara: si è presto compre-so che lo Stato, da solo, non può costruireabbastanza scuole per i bambini in età scolare.

Una collaborazione a treDavanti a questa situazione, i genitori che abitanonei vari villaggi si sono recati presso varie organiz-zazioni, per cercare un appoggio finanziario chepossa aiutarli a costruire delle scuole per le lorocomunità. In questo contesto, in seguito ad unaiuto finanziario, i genitori si impegnano a parteci-pare attivamente alla costruzione dell’edificio, rac-cogliendo ghiaia, sabbia, acqua e fornendo mano-dopera tutti i giorni al cantiere della scuola. Lo Stato, da parte sua, promette di impegnarsi adassicurare alla scuola gli insegnanti necessari perl’educazione dei bambini. Anche gli alloggi per gliinsegnanti dovrebbero essere costruiti dai genitoridegli alunni. Insomma, una collaborazione a tre che si stadimostrando la strategia giusta per vincere l’analfa-betismo e, quindi, per far decollare il processo disviluppo di questo poverissimo paese.

Obiettivi specifici del progetto e suoibeneficiariAll’interno del progetto l’obiettivo primario èquello di fornire agli abitanti del villaggio l’appog-

gio finanziario necessario per costruire una scuolaa tre classi con lo scopo di:• frenare l’analfabetismo con l’invio massiccio ascuola di bambini in età scolare;• contribuire alla formazione dei futuri uominiche governeranno il paese;• diminuire l’esodo e la fuga dei bambini dai vil-laggi verso le città, fenomeno che rischia di portarealla formazione di gruppi di banditi di strada, inragione dell’alto tasso di analfabetismo e dellamancanza di un lavoro. I beneficiari saranno tutti i bambini in età scolare,che potranno avere accesso all’istruzione, sitazioneche si ripercuoterà positivamente anche sulle lorofamiglie.

COSA PUOI FARE TU?Con 50,00 euro

acquisti uno dei 60 banchi a due posti.Con 120,00 euro

fornisci la porta ad un’aula.Con 310,00 euro

fornisci finestre e porta ad un’aula.

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PROGETTI MANI TESE NEL MONDO

Il Distretto di PerambalurIl Distretto di Perambalur, posto quasi al centro del TamilNadu, è diviso in 10 block, con 8 città e 922 villaggi.La maggior parte della popolazione è formata dafuori casta, sfruttati e marginalizzati, e anche laparte restante, pur non appartenendo alla categoriadei fuori casta, è composta da famiglie povere.L’agricoltura dipende dai monsoni e può contaresu poche infrastrutture idriche capaci di consentireun secondo raccolto all’anno. Le industrie si con-centrano nei settori dei cementifici e della tessitu-ra. Ultimamente, sono iniziate anche attività estrat-tive per sfruttare le cave di pietre della Regione.

Il progettoL’obiettivo del progetto è la liberazione e la va-lorizzazione delle donne del block diVeppanthattai, affinchè raggiungano un poteremaggiore sulla vita sociale, economica e politicadelle loro famiglie e dei loro villaggi. Questo attra-verso programmi di sensibilizzazione e for-mazione.

A livello operativo, il progetto si basa su un si-stema di credito che consenta la realizzazione diattività generatrici di reddito, agricoltura, alleva-mento ed attività commerciali.

Responsabile del progetto e beneficiari Responsabile del progetto è SUBIKSHA RuralDevelopment Society, una ONG locale che hacominciato a lavorare in questo block nel 1998, ead oggi è la ONG più importante del Distretto diPerambalur. Il suo obiettivo principale consiste nelridare libertà e potere alle donne, riabilitandole nelcontesto sociale ed economico. I beneficiari diretti del progetto, nella quasi totalitàdonne, appartengono a 6200 famiglie sparse in 90gruppi di villaggi del block. I beneficiari indiretti,ossia i familiari delle persone direttamente coin-volte, sono circa 25.000.

Attività realizzateAlla fine del primo anno di implementazione delprogetto, SUBIKSHA ha concentrato la sua

Pagine e progetti a cura di Erica Pedone e Cristina Sossan

CONTINUA IL PROGETTO 1914: SVILUPPOINTEGRATO PER LE DONNE DI VEPPANTHATTAIProgetto n°1914 - INDIALocalità: Block di Veppanthattai, distretto di Perambalur, Stato del Tamil Nadu, INDIAResponsabile: ONG “SUBIKSHA”, direttore SwamynathanDurata: 3 anniImporto: 46.500 Euro (2° annualità)

PROGETTI MANI TESE NEL MONDO

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azione in 116 villaggi dislocati in 45 gruppi di vil-laggi, dove ha organizzato 421 gruppi di donne, 30 diagricoltori e 20 di anziani.L’attività svolta consiste nella formazione di questigruppi e nel successivo monitoraggio delle loro atti-vità. L’obiettivo è quello di sottrarre le donne e gli agri-coltori alla condizione di sfruttamento in cui vivono.I 421 gruppi di donne si incontrano a cadenzabimestrale; ogni gruppo, attraverso la concessionedi piccoli prestiti a 4/5 membri e all’avvio di pic-cole attività generatrici di reddito, ha risparmiato,in media, tra le 25 e le 100 Rupie al mese (tra 50centesimi e 2 Euro). Questi risparmi, che sono statiutilizzati dai vari membri dei gruppi per far fronteai bisogni più urgenti, sono stati ripagati regolar-mente. In questo modo si è venuto a creare unfondo di rotazione di cui hanno potuto beneficia-re altri membri. Le attività avviate grazie a questofondo hanno riguardato il settore agricolo, l’alleva-mento di capre, di vacche da latte, piccole attività.Nella regione di Veppanthattai, 199 gruppi didonne hanno ottenuto prestiti dalle banche. Per quanto riguarda la formazione, sono stati orga-nizzati corsi specifici rivolti a:• donne leader e donne membri dei gruppi: questicorsi prevedono un percorso di formazione suiruoli e le responsabilità di ciascun membro all’in-terno del gruppo, sul sistema di rotazione deifondi, sulle modalità di compilare i libri contabili,sulla promozione e la gestione di piccole attività, esu problemi legati alla salute (presa di coscienzadella diffusione dell’HIV/AIDS). Questi corsi sisono svolti in collaborazione con i dipartimentidel governo locale e ne hanno beneficiato tutti igruppi di donne. • gruppi di agricoltori: sono stati organizzati 4 pro-grammi di formazione per i leader dei 30 gruppi diagricoltori. I temi trattati hanno riguardato l’utiliz-zo di nuove tecniche di coltivazione e di conci-mazione della terra e la gestione delle risorseidriche. Questo programma è stato condotto grazieal supporto del Dipartimento di Agricoltura. • gruppi di anziani: i leader dei 20 gruppi dianziani hanno partecipato a 4 corsi di formazionedi 2 giorni ciascuno sul tema della salute. Grazieall’intervento di SUBIKSHA, sono stati organizza-ti anche due campi medici, e sono stati distribuitiutensili, vestiti, riso e prodotti alimentari.I fondi concessi da Mani Tese sono stati utilizzatiper tre specifici programmi:

• programmi di sviluppo agricolo per incrementarei raccolti e le attività di recupero delle terre (nehanno beneficiato 88 agricoltori).• programmi di zootecnia: grazie a questo pro-gramma, 100 allevatori hanno ricevuto un suppor-to, grazie al quale hanno potuto acquistare animalida latte, assicurarli e coprire le spese di trasporto.Altri 120 beneficiari hanno potuto acquistare capre. • programmi per la creazione e la gestione di cre-diti: grazie a questo programma, 201 personehanno attivato piccole imprese commerciali (ven-dita di frutti, verdure, vestiti).Oltre a queste attività, si sono realizzati programmidi educazione rivolti ad ex bambini lavoratori in15 villaggi; programmi di sviluppo delle proprieabilità, grazie ai quali 125 donne hanno avviatopiccole attività di sartoria e di produzione di bigli-etti augurali; programmi di capacity building per lostaff su temi quali sanità, HIV/HDS, marketing,promozione d’impresa, microcredito, contabilità.Grazie a queste attività è migliorato lo status socio-economico delle donne, è aumentata la considerazionee il rispetto nei loro confronti da parte degli uomi-ni e della comunità intera, la presenza degli usuraiè stata ridotta al minimo. Le donne hanno comin-ciato a combattere per i propri diritti.

COSA PUOI FARE TU?Con 53,00 euro

contribuisci all’acquisto di pecore per un allevatore.Con 70,00 euro

contribuisci al recupero della terra per un agricoltore.Con 120,00 euro

contribuisci alle spese per un corso diformazione per un gruppo di donne.

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SEGRETERIA NAZIONALEMILANO - Piazzale Gambara, 7/9 20146tel. 02/4075165 - fax. 02/[email protected]: www.manitese.itOre 9.00 - 13.00/14.00 - 18.00da lunedì a venerdì

LIGURIAGenova - c/o Convento di Santa Maria di Castello - Salita Santa Maria diCastello 15, 16123 - tel 010/[email protected] Ligure (SV) - c/o Paolo Zanellivia Garibaldi 46 -17027 tel. 019/627797328/2796058 [email protected]

PIEMONTEFossano (CN) - c/o Roberto Ariaudo Via Fornace, 31 - 12045 tel.338/[email protected] (BI) - c/o Giovanni Nicola Fra. Pratrivero, 157-13835 tel. 015/7388830 [email protected] Torino - Via Monte di Pietà, 23 - 10121 tel. 011/538088 - 338/9557631 (Cristina Coppo) [email protected] - c/o Cristina La Spina e MarcoCarmellino - Via Morgiazzi, 28/b 13019 Varallo (VC) - tel. 0163/[email protected] - Centro Giovanile FrancescanoVia Vittorio Veneto, 137 28900 tel. 0323/516251 [email protected] - c/o Chiara Tamanini Via Nazionale, 106 - 38060 Mattarello (TN)tel. 320/76361559 (Francesca Anzi)[email protected]

LOMBARDIABulciago (LC) - Via C. Cantù, 66 23892 tel. 031/ 860900 - [email protected] (VA) - c/o Mastrogiacomi Stefano eLuisa - Via Sant’Anna 15 21010 Besnate (VA)tel. 0331/273306 - 335/8184027(Luca Fusi)[email protected] (MI) - Via E. Brambilla - 20064tel. e fax 02/95302460 gorgonzola@ manitese.itMalnate (VA) - c/o Giacomo Petitti di Roretovia Spalato 13 - 21046 tel. 340/2492525 [email protected] ’94 - c/o Silvano Premoselli Via Soperga 39 - 20127- tel. 02/[email protected] 2001 - c/o Clara Castellucci PiazzaGambara 7/9 - 20146 tel.339/6428399 [email protected] (MI) - c/o Circolo Cattaneo Via Vittorio Veneto 1 - 20052tel.039/747091 (martedì sera dopo le21.30) - fax 039/2725008 - c/o MarcoGenovesio - tel.039/2456976 [email protected]ò Pavese (PV) - Via Marconi, 17 27049 Stradella (PV) - tel. 333/7912067 (Massimiliano Brucciani) [email protected] (MI) - c/o Laura Carabelli Via Mantegna 40/H - 20015 tel. 0331/558516 [email protected] - c/o Chiara Sempio - Via Ghinaglia 327030 Villanova d’Ardenghi (PV)tel.339/6088574 [email protected] Dosimo (CR) - c/o Ester Olivieri Via A. Moro, 7 - 26043 - tel.0372/[email protected] (BS) - c/o Daniela Gozzetti Via Prato Maggiore, 150 - 25010 (tel. 030/9119188) [email protected] Giuliano Milanese (MI) - c/o StazioneFF SS S. Giuliano/Viboldone SP 164 20098 - tel. 02/98243268 [email protected] (VA) - c/o Elisa CottaVia Guglielmetti, 31 - Mozzate (CO) 22076tel. 0331/831862 [email protected]

VENETOBassano del Grappa - c/o Pia Ronzani Via Bach, 26/A - 36061 tel. 0424/521408 [email protected] Venezia - c/o Centro PaceVia Costa 38/a - 30173 - tel.329/1044784(Marzia Polies) 328/9766591(Stefano Giorgietti)[email protected] - Via Ponticello 17 - 35129 tel. 049/8073836 [email protected]à di Piave (VE) - Via Svezia, 2 30027tel. 0421/40915 [email protected] - Via Isonzo, 10 - 31100 tel.0422/262127 (Chiara Cecotti) 0422/[email protected]

FRIULI - VENEZIA GIULIATrieste - c/o Centro Giovanile Studenti Via MonteCengio, 2 - 34127- tel. 040/350750 [email protected] ROMAGNABologna - Via Galeotti, 3 - 40127 tel. 051/505230 - [email protected] (RA) - Via Testi, 1 - 48018 c/oCooperativa Riciclaggio e Solidarietà tel. 0546/31151 [email protected] Finalese (MO) - (Finale Emilia) Via Legnari 2 - 41034 - tel. 0535/760270Email: [email protected] - via Battarra 23 - 47900 tel. 0541/25350 [email protected] - Via della Pieve a Settimo, 43/b50018 Scandicci (FI) tel. e fax 055/720128 tel. 055/720006 [email protected] e Bassa Val Cecinac/o Patrizio Loprete - tel. 348/3470070 [email protected] - Via De Gasperi, 83/B - 55100tel.0583/515096 - 328/0583626 (Suna Di Gino) [email protected] - c/o Annalisa Giovani - Piazza G.Da Siena, 14 - 53010 Monteaperti (SI) tel. 340/7453584(pomeriggio) [email protected]’Aquila - c/o Luca Serani - Via Aufidena, 267100 - tel. 0862/314694LAZIORoma - c/o Casa della Pace VialeTrastevere 66 - 00153 tel. 329/4740574(Emilio Valentini) [email protected] (NA) - c/o Enzo Amato Viale Europa 103 - 80053 tel. 338/9273527 [email protected] - Piazza Cavour, interno Giardini neipressi dell’uscita Metropolitana Linea 1, Museo – 80137 [email protected]

PUGLIABarletta (BA) - c/o Maurizio del Negro via Andria 107-70051-tel. 329/3967404 [email protected] - c/o Beatrice Birardi - Via Cisterne45/b - 70010 Casa Massima(BA)tel.340/2460864 - [email protected] - Via Montenero, 8 - 95123tel. 095/355969 [email protected]

SARDEGNACagliari - c/o Maria Giovanna Deidda Via Morelli, 16 - 09134 Pirri (CA) tel. 070/505728 335/6993969 (Sandro Martis) [email protected] MARINOSan Marino - c/o Alessandra Casali tel. 333/8751079 [email protected]

I PUNTI DI CONTATTOLOMBARDIA - Cremona - c/o Lucia ZaniVia Garibotti, 8 - 26100 - tel. 0372/21052Valcuvia - c/o Silvano e Laura Valera Via per Duno snc-21030 - tel.328/3382231Cuveglio (VA) [email protected] - Conegliano Veneto (TV) c/oEugenio Cerutti - Via Leonardo da Vinci, 3731015 - tel. 0438/24387CAMPANIA - Salerno - c/o Ass. Oasi Via R.Cocchia 12/16 - 84100 tel. 328/[email protected] - Lecce - c/o Lila (Simona Cleopazzo)Via S. Pio XII 25 - 73020 Cavallino(LE)tel 347/7931075 - [email protected](BA) - c/o Agata Diakovez - CorsoUmberto 1 - 70052 - tel. 080/[email protected] Franca (TA) - c/o Associazione Sud(Maria Ancona) - Via Mercadante 65, 74015tel./fax 080/4304799 [email protected] - Gioia Tauro (RC) - c/oMichele Corigliano - Via Rossini 9 - 89021Cinquefrondi (RC) - tel. 338/[email protected] - Siracusa - c/o Rosita Ansaldi Via Troina 18/C - 96100 - tel. 368/[email protected]

SEDI COOPERATIVESede Nazionale - Mani Tese Coop. SocialePiazzale Gambara 7/9, 20146 Milano,tel. 02/4075834 fax 02/[email protected] Faenza - Coop. Riciclaggio e Solidarietà, Via Testi, 1 - 48018 - tel. 0546/31151Scandicci (FI) - Cooperativa Riciclaggio

e Solidarietà, Via della Pieve a Settimo 43/b50018 - Scandicci (Fi) tel. 055/720006 tel. e fax 055/720128

MERCATINI USATODesenzano (BS) - Loc. Ronchedone 1,S.Martino della Battaglia - 25010 tel. 030/9108274 - [email protected]: sab 14.30 / 18.30Faenza - Via Testi 1 - 48018 tel. 0546/31151 - [email protected] - orari:mar e sab 9.00 / 12.00, mer 14.30 / 17.30 Finale Emilia (MO) - Via Legnari 2 - 41034 tel. 0535/760270 [email protected]: mer e sab 16.00 / 19.00Genova - Via della Maddalena 43/R - 16124tel. 010/2468772 - [email protected] orari:da mar a sab 15.00 / 19.00, sab 10.00 / 13.00Gorgonzola (MI) - Via Lazzaretto 50 ang. Via Brambilla - 20064 -tel. 02/95302460 [email protected] - orari: sab 9.0012.00, ogni primo sab del mese 14.30/17.00Milano - Piazzale Gambara 7/9 - 20146 tel. 02/4075834 - [email protected] orari: ven e sab 15.00 / 19.00 Napoli - Piazza Cavour - 80137tel. 338/6259942 - [email protected] orari:da lun a ven 10.00 /13.30, 16.30 / 19.30Padova - Via Ponticello 17 - 35129 tel. 049/8073836 - [email protected] orari: gio 15.00 / 19.00ven e sab 10.00 / 13.00, 15.00 / 19.00Rimini - Via Battarra 23 - 47900 tel. 0541/25350 - [email protected] orari: dal lun al sab 9.30 / 13.00mer e sab 16.00 / 19.30Scandicci (FI) - Via della Pieve a Settimo43/B - 50018 - tel. 055/720006 tel. e fax055/720128 - [email protected] orari: mer e sab 9.00 / 12.30, 15.30 / 18.30

D O V E P U O I P R E N D E R E C O N TAT T O C O N M A N I T E S E

I G R U P P I M A N I T E S ENon esiste ancora un gruppo Mani Tese nella tua città? Puoi sempre crearne uno tu!

Se l’idea ti stuzzica chiama l’Ufficio Gruppi e Volontariato allo 02/4075165 o manda una mail ad [email protected], ti daremo tutte le informazioni e l’appoggio per cominciare!

Page 36: UN NATALE DOPO - lavocedelfiani.com · dotto l’assurda guerra irachena. Per vedere che sono ... c.c. bancario 40 c/o Banca Popolare Etica sede di Padova, Piazzetta Forzatè 2 –

Mani Tese da quarant ’anni da l la parte dei p iù debol i .Ogni giorno milioni di persone sono sottomesse alla legge del più forte. Negli ultimi vent’anni la disuguaglianza tra ricchi e poveri, insieme alla violazione dei diritti più elementari è cresciuta.L’impegno di giustizia di Mani Tese vuole diminuire il divario economico e sociale tra Nord e Sud delmondo, attraverso progetti concreti, nelle comunità e nei villaggi, attraverso la promozione di nuovie più sobri stili di vita nelle nostre città, grazie all’attività sul territorio dei gruppi di Mani Tese.

Equilibrio mondiale.

U N I M P E G N O D I G I U S T I Z I A


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