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un po’di meamicidiluigi.com/pdf/Un po di me.pdf · penetrò nell'acqua con una forza e leggera...

Date post: 15-Feb-2019
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Mio figlio Luigi è morto di meningite fulminante il 19 gennaio 2000 a soli 22 anni. Tra le sue carte ho trovato qualche disegno, qualche pensiero che ho deciso di raccogliere in questo piccolo libretto da offrire a coloro che ritengo capaci di amore e tenerezza. Lo offro come un grande tesoro da custodire gelosamente. Nella vita non ci appartiene nulla, a me non appartiene nulla. Solo i miei pensieri, solo i miei sentimenti, solo le mie passioni mi appartengono. L’amore per Luigi è stato immenso. È immenso. È stato un rapporto molto più intenso del legame, comunque forte, tra madre e figlio. È stato un rapporto elettivo, speciale. Cercherò ancora tra le sue carte e cercherò, per il tempo che mi rimane, almeno una briciola nel mondo che mi racconti che la passione per il mio Luigino non sia stata inutile.
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Mio figlio Luigi

è morto di meningite fulminante

il 19 gennaio 2000 a soli 22 anni.

Tra le sue carte ho trovato qualche disegno,

qualche pensiero che ho deciso di raccogliere

in questo piccolo libretto da offrire a coloro

che ritengo capaci di amore e tenerezza.

Lo offro come un grande tesoro da custodire gelosamente.

Nella vita non ci appartiene nulla,

a me non appartiene nulla.

Solo i miei pensieri, solo i miei sentimenti,

solo le mie passioni mi appartengono.

L’amore per Luigi è stato immenso. È immenso.

È stato un rapporto molto più intenso del legame,

comunque forte, tra madre e figlio.

È stato un rapporto elettivo, speciale.

Cercherò ancora tra le sue carte

e cercherò, per il tempo che mi rimane,

almeno una briciola nel mondo

che mi racconti che la passione

per il mio Luigino non sia stata inutile.

un po’di me

LUIGI LOPEZ

Egli sorrise sapendo che il tempo era cessato.

Il suo quarto d’ora di autonomia, di vita,

divenne in quell’istante infinito.

un po’di me5

UNIVERSO

La grandezza, piano,

lenta,

immensa.

Cio' che ci opprime, sconvolge,

ci annienta...

Non deve, non può.

Ma sei tu, meschino,

che impedisci l'evolversi

con la tua malinconica Tristezza.

( fine terza media)

un po’di me7

I LIRICA COSMICA

Prima era lento, poi...

La velocità angosciosa e pazza; ed infine

la libertà sospesa

( fine terza media)

II LIRICA COSMICA

La gara con la luce

e poi...

irradio te

( fine terza media)

un po’di me9

NOME E SABBIA

Nelle prime pagine di un diario

trascurato in un buio e silente scantinato,

il tuo nome.

Nell'ultimo granello del deserto,

il Vento...

un po’di me11

IL VUOTO

Due specchi perpendicolari che si incontrano

nel buio Totale; il Nulla.

...c'è, saremo noi...

Ma poi, non si vede,

non è Più,

preoccupa.

Forse non saremo mai.

Altro.

Fuori e dentro di noi...

Il Vuoto.

Non è ma c'è!

Corpo delimitante...

( fine terza media)

un po’di me13

MORTE

Cosa sarebbe la vita

senza Fine.

Termine, Eterno,

insensibile.

Quale scopo?

( fine terza media)

un po’di me15

L'INESISTENZA DELLO SFOGO

Perché l'Interiorità,

l'interiore Disperazione...

Perché la vita e

la vita con la morte;

Amicizia, Odio, perché

le Emozioni.

Perché l'inesistenza dello Sfogo.

( fine terza media)

un po’di me17

GUERRA

Becco di nero corvo

cinicamente ricurvo su corpo dissanguato,

freddo, sporco.

Le invitanti orbite inanimate e putride

di carminio sangue raggrumato. Oh,

affamato becco,

soddisfa la tua sete nel sapore...

dell'incolpevole morte.

(estate, luglio 1991)

un po’di me19

TRASPARENTE

Una volta la luce, con tutta la sua immensità,

penetrò nell'acqua con una forza e leggera delicatezza,

al contempo permise la creazione

di una sostanza purissima e splendida.

Era frequente vederli ed assaporarli insieme

ma d'allora rara fu l'osservazione.

(estate, agosto 1991)

un po’di me21

VOLO

Mi addormentai che sapevo volare.

Mi immersi leggermente, nuotai, fra grumi,

spiagge e deserti di nubi.

Viaggiai aereo verso l'inesauribile orizzonte

e verso l'immortale trasparenza atmosferica.

E respirai profondamente la felicità dell'essere fugace.

Cadente ripiombai tra le tormentose lenzuola

illuminate dalla tenue e pallida luce della Luna.

Poi mi immersi nuovamente nell'eterno

disequilibrio e fui accecato dalla luminosità

solare, anzi assorbito, e non solo da essa,

anche dal Cielo, dalla Purezza e dall'Eterno.

(estate, luglio 1991)

un po’di me23

Ora si gettano, li vedi?

Nella frescura della purezza estiva e placida,

del mare a riva.

Si amano senza parlare.

Si desiderano senza potere.

Sorridono, assaporando, incosciamente insieme,

l'amaro calice dell'irrequieta disperazione

e quell'altro, addirittura velenoso,

dell'incertezza.

(estate, agosto 1992)

un po’di me25

Mare crudele

e al di là dei picchi

il volo,

a toccare, prima,

con un dito l'universo

e poi, con i piedi a sprofondare

negli acuminati gorghi.

E ora, dalle catene cinto

inerme, eternamente cado.

(capodanno, Leuca 31-12-94)

un po’di me27

COSMO DI ALOISA

Le tonde della Luna,

luminescenti intorno,

sono le tue guance.

Bianche,

nel blu che tace.

Unica luce del nocchier spaziale,

intorno è senza stelle,

le tue vette.

(capodanno, Leuca 31-12-94)

un po’di me29

Il rumore del mondo scemasi odono solo i tuoi sospiri.Il rumore del mondo scemasi odono solo i tuoi passi.

Il rumore del mondo scemasprofondasti nel sole.Il rumore del mondo scemail buio diventò luce assordante.Il rumore del mondo scemala luce esaltò il tatto.

Il rumore del mondo muorecosì anche le nubi che ostacolarono il tuo cammino.Il suono del vento e del marevivono per sempre con te e con la luce della tua esistenza.

L'ossessione non è più ossessionema solo un grido impalpabile,è ormai musica sottile.Il ticchettio è morto.

Le porte sono spalancateTu le attraversasti.

(1994)

LUIGI INVISIBILE(lo spettatore dietro lo specchio infrangibile)

Probabilmente non ti ho mai immaginata così. Seduta su una del-le panche di Primo, quelle di cemento, insomma su quei gradoniche, come ricordo, cedevano sotto il peso di un piede. Così meravi-gliosa con quel vestito bianco, quanto ti vorrei vedere. Quanto ti vor-rei vedere da lontano e dire al mio vicino: ''quella, è la mia ragazza''.Che bel sorriso hai, certamente si scorge di più con quei capelli cor-ti. Quando sorridi, ingenuamente si socchiudono gli occhi, diventa-no due fessure e rendi felice chiunque ti parli, o maggiormente chiti ha fatto ridere.

Quanto mi piacerebbe essere quel qualcuno che ti fa divertire.Che cosa terribile, chi è che ti sta facendo divertire? Certamente

non sono io. Ci separano così tanti chilometri. No, non sono io, oranon posso corteggiarti, ma lo vorrei tanto. Tremo al pensiero che tuti diverta con qualcun altro.

Che sensazione sciocca; dopo così tanto tempo che stiamo insie-me, la lontananza mi allarma. Le mie paure si accavallano e, comemosche, mi atterriscono. Mi sembra - anche se nella realtà, così nonè - che esse mi leghino al letto e mi torturino lentamente ed io, congli occhi sbarrati, ti vedo sorridente con la mano stretta da un uomosimpatico, bello. Sento, con le mie orecchie tese, i tuoi discorsi not-turni, al buio della soffitta. Parli con tua sorella e le descrivi le sensa-zioni meravigliose che hai provato quando Lui ti ha portato dietro albar e ti ha confessato il suo amore. Francesca ti ha domandato: ''l'hai

un po’di me31

baciato?'' e tu non rispondi. Perché non le rispondi, perché sorridimaliziosa e ti nascondi sotto le lenzuola? Sto tremando, non rispon-di. Ti ha detto che non lo dice a nessuno, nemmeno a me - devo aversbagliato qualcosa, perché dice così? - ''Dai, non lo dico a nessuno''.Te lo chiede con aria persuasiva, sembra che stia giocando ma io quisoffro.

Stai rispondendo ma non ti sento. Ridete, anzi capisco che è leiche ti fa ridere con qualcosa che ha detto. Le getti il tuo cuscino e ri-di anche tu. Leggo dalle tue labbra: ''Cretina!''.

Tu stai sorridendo e le hai detto ''cretina'' come si dice a una per-sona che fa un'allusione completamente calzante.

Vi addormentate e la luce della Luna non mi abbaglia, né il buiooffusca il mio sguardo. Vi siete date la buona notte, come al solito,molto distaccate, tanto lo sapete che vi volete bene; il momento diintimità, di fraterna complicità, sempre un po' idealizzata ed irreale,è finito. No, lei ti lancia ancora uno sguardo di falso rimprovero e tule rispondi, seguendo il copione del gioco ''mamma e figlia'' che fa-cevate da piccole, socchiudendo gli occhi in un sorriso, chiuso tra lespalle.

Ora dormite davvero e tu appari così inerme, fragile ma felice. Miterrorizzi. Cosa starai sognando? Sorridi nel sogno. Forse le nostregiornate in montagna, nel sole, sull'erba? Non confondermi conquell'altro. Non sognarlo nei nostri ricordi. Ti prego, non lo chiama-re Luigi.

( Roma 1-7-95 1:35)

un po’di me33

FAVOLA

Camminarono, lungo il marciapiede, in fila indiana procedendolentamente, raccolti nei loro giacconi. C'era freddo. Cercarono dinon inciampare. Evitarono le pozzanghere nere ed uscirono dal mar-ciapiede riempito dei cofani delle automobili sparpagliate ai lati del-la strada.

I due apprezzarono il silenzio notturno. Sorrisero senza guardar-si. Pensarono di essere vicini ad una casa, la loro, dove genitori o pa-renti li avrebbero rimproverati per il ritardo a cena senza troppa con-vinzione.

Due auto sfiorarono i loro gomiti appesi alle spalle.Sentivano gelarsi i piedi e la testa bagnata. La mamma li avrebbe

asciugati con apprensione, ma anche con una certa ed appena ritro-vata tranquillità: ormai i suoi tesori erano a casa in balia delle sueenergiche mani e del suo fon.

Arrivati al bivio i due alzarono gli occhi da terra e cercarono, nel-le direzioni opposte, qualcosa di conosciuto. I loro passi si fecero piùrapidi e divergenti. Non si salutarono. Non si conoscevano affatto.Erano vestiti male e non avevano né casa né madre.

Forse avrebbero desiderato essere fratelli o amanti.

(L'una meno cinque della notte 9/10-10-95)

un po’di me35

SPECULO ERGO SUM

E se la matematica fosse la strada sbagliata?Il modo di pensare comune ed in particolare quello filosofico

comporta situazioni limite che non hanno logica.Sui grandi temi delle diatribe culturali il pensiero umano tende a

poter ipotizzare, con la stessa veemenza, tesi opposte. In fin dei con-ti si può giungere alla provocazione che i sofisti furono i primi a sve-lare il senso (o nonsenso) più intimo dell'evoluzione umana. Perquesto “la matematica non è un’opinione”, questo viene detto conmolta fermezza e quasi una certa gloria nell'appartenere al genereumano, genere di esseri che hanno nella loro storia scoperto la per-fezione matematica: in questo modo l'uomo vede se stesso comecreatore di un mondo più armonico del mondo reale, quindi esseresuperiore alla sua stessa natura.

Praticamente i procedimenti logico-matematici divengono, ri-spetto a quelli di tipo filosofico, i soli ad essere nobili e “qualificati”;divengono il senso stesso dell'esistenza umana ed in particolare del-la coscienza.

Ma se ciò fosse un abbaglio?Se la matematica riuscisse a contraddire se stessa? Non ci sarebbe nulla nell'universo ad avere un briciolo di senso.

(circa l'una di notte del venticinque giugno 1998)

un po’di me37

FRANZ LISZT: UNGARISCHE RHAPSODIE Nr. 1LES PRELUDES

C’è un momento in cui la partitura di Les Preludes si fà prima vi-va e poi commovente. La “nascita” del brano è lo stupore imbecille,ma poi...

Parte l'enorme macigno bianco, nel “blu che tace”.È il bianco di un'astronave. Alla partenza risonarono rombando

come Golia i reattori ma appena lontani da loro piccolo pianetucoloi nocchieri spaziali non udirono più la gloria di un rumore tanto ter-restre ma ascoltarono umilmente il silenzio.

Il primo che ebbe il coraggio di muoversi fu colui che slacciatosidall'imbracatura, si avvicinò all'enorme oblò - che al piccolo uomosembrava la più misera e malsicura delle finestre di un sobborgo cit-tadino - e, gettando le sue anime al di là del finestrone, le perdeva aduna ad una. La sua curiosità divenne pensiero sospeso in un attimo,quando si accorse dei mille colori che pulsavano intorno a lui. Senzariflettere prese la decisione.

Dopo un infinito dedalo di corridoi luminosi, di cui peraltro co-minciò a perdere consapevolezza, coperto da numerosi strati isolan-ti e protettivi, guardò la galassia che lo inglobava e si gettò.

un po’di me39

PRIMA RAPSODIA UNGHERESE

Corrugò la fronte, scoprì che nel suo piccolo cranio di formicapoteva forse concepire tutto ciò che aveva di fronte. Visse un mo-mento di gloria e sorrise. Vide sua madre che con fare terribilmentepreoccupato urlava di scendere dal davanzale, era pericoloso.

Questa volta scoppiò in una risata fragorosa. Cominciò a danza-re, a precipitare allegramente e improvvisamente a sentirsi immobi-le. Sentì quasi un pavimento di lastre di legno brillanti e vide i suoiscarponi trasformarsi in leggerissime scarpe da ballo.

Il suono glorioso che risonava nell'universo era la luce ed i suoicolori pulsavano con un alternarsi di archi frizzanti e rombi di con-trabbassi e di robusti tromboni.

Il vortice parve sospendersi quando il bianco accecante di un cla-rinetto vibrò in un assolo. Ma gli archi piansero nel ritmo estenuan-te di un'espressione slava popolare.

L'orchestra urlò, un grande sole accecò l'astronauta ungherese.In principio chiuse gli occhi, ma poi penetrato dalla rapsodia

assordante e lievissima li aprì coraggiosamente e pianse senzaespressione.

Il rombo cupo dei contrabbassi e di lampi blu richiamò agli archie a tutta l'orchestra il pianto.

Vi fu un accenno fugace ad una danza più rapida, ma si accorse-ro tutti che l'universo era commozione e romantica disperazione e larabbia si trasformò in gloria.

L'arpa introdusse la rapida caduta del piccolo essere verso l'e-norme stella. La musica cullò la serenità del navigatore e poi con al-legria lo svegliò e lo fece esplodere con la gioia di ballare.

Egli sorrise sapendo che il tempo era cessato. Il suo quarto d'oradi autonomia, di vita, divenne in quell'istante infinito.

un po’di me41

“Tato”, una parola, poi una frase, un discorso. E infine un

litigio.

Così passavo il mio tempo con Tato (così lo chiamavo), ma

bastava una carezza e una semplice parola per dimenticare

ogni cosa.

Tanti erano i progetti che pensavamo per il futuro. Li conser-

vo ancora, nonostante tutto, perché credo che lui mi tenga

sempre stretta e mi guidi alle cose belle che lui voleva fare

ma non ha potuto.

Breve è stata la nostra vita insieme, solo nove anni. Gli anni

più belli della mia infanzia.

La sorellina Silvia (10 anni)


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