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Unità 5 La prima metà dell'Ottocento - V ITI Miliziano · della Beresina, durante la campagna di...

Date post: 15-Feb-2019
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Unità 5 ...-.... La prima metà dell'Ottocento ~~----------------- Restaurazione e rivoluzioni All'inizio dell'Ottocento gli eserciti di Napoleone Bonaparte entrarono da inva- sori in molti Paesi europei, portandovi però, nellostesso tempo, gli ideali di libertà e di indipendenza che avevano animato il primo periodo della Rivoluzione francese. Le conquiste napoleoniche cambiarono il volto dell'Europa per quin- dici anni, modificando i confinitra gli Stati, mettendo sul trono nuovi regnan- ti e determinando lafine di dominazioni antichissime, come il Sacro Romano Impero Germanico . .À. Stampa raffigurante l'esercito napoleonico in rottaal passaggio della Beresina, durante lacampagna di Russia del1812, Parigi, Mue de l'Armée. Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone, nel 1815 le potenze vincitrici, cioè Austria, Russia, Prussia e Inghilterra, si riunirono nel Congresso di Vienna con due obiettivi: ripristinare la situazione politica precedente al periodo della Rivoluzione francese, creando una situazione di equilibrio territoriale tra i vari Stati (Restaurazione); soffocare gli ideali rivoluzionari diffusi ormai in tutta Europa. Tuttavia, nonostante la Restaurazione imposta dal Congresso di Vienna, tra il 1820 e il 1848 in quasi tutta Europa esplosero moti rivoluzionari di varia natura: inalcuni casi i rivoluzionari chiedevano ai monarchi il riconoscimento, attra- verso una carta costituzionale, di maggiori libertà e diritti per i sudditi; in altri casi, le richieste di maggiore libertà si univano a quelle di giusti- zia sociale e di maggiore rappresentanza politica anche per leclassi più povere; infine, nei Paesi ancora sottomessi a potenze straniere, come l'Italia, l'obiettivo era l'indipendenza nazionale. 168
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Unità 5

...-....

La prima metà dell'Ottocento

~~-----------------Restaurazione e rivoluzioni

All'inizio dell'Ottocento gli eserciti di Napoleone Bonaparte entrarono da inva-sori in molti Paesi europei, portandovi però, nello stesso tempo, gli ideali dilibertà e di indipendenza che avevano animato il primo periodo della Rivoluzionefrancese. Le conquiste napoleoniche cambiarono il volto dell'Europa per quin-dici anni, modificando i confini tra gli Stati, mettendo sul trono nuovi regnan-ti e determinando la fine di dominazioni antichissime, come il Sacro RomanoImpero Germanico .

.À. Stampa raffigurante l'esercito napoleonico in rotta al passaggiodella Beresina, durante la campagna di Russia del 1812, Parigi,Musée de l'Armée.

Dopo la definitiva sconfitta di Napoleone, nel 1815 le potenze vincitrici, cioèAustria, Russia, Prussia e Inghilterra, si riunirono nel Congresso di Viennacon due obiettivi:• ripristinare la situazione politica precedente al periodo della Rivoluzionefrancese, creando una situazione di equilibrio territoriale tra i vari Stati(Restaurazione);

• soffocare gli ideali rivoluzionari diffusi ormai in tutta Europa.Tuttavia, nonostante la Restaurazione imposta dal Congresso di Vienna, trail 1820 e il 1848 in quasi tutta Europa esplosero moti rivoluzionari di varianatura:• in alcuni casi i rivoluzionari chiedevano ai monarchi il riconoscimento, attra-verso una carta costituzionale, di maggiori libertà e diritti per i sudditi;

• in altri casi, le richieste di maggiore libertà si univano a quelle di giusti-zia sociale e di maggiore rappresentanza politica anche per le classi piùpovere;

• infine, nei Paesi ancora sottomessi a potenze straniere, come l'Italia,l'obiettivo era l'indipendenza nazionale.

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Dalla fiducia nella ragione alla fiducia nel sentimento

L'Illuminismo aveva sostenuto gli ideali della Rivoluzione fran-cese: la libertà dell'individuo e dei popoli, l'uguaglianza tratutti gli esseri umani, la solidarietà con i propri simili, lafiducia nel progresso e nella diffusione del benessere. Taliideali erano stati però in buona parte negati dalla realtà:• la Rivoluzione francese aveva generato violenza, spargi-menti di sangue e infine il dispotismo napoleonico;

• la Restaurazione aveva soffocato gli ideali rivoluzio-nari, instaurando un clima di rigido controllo e dispo-tismo in molti Paesi europei.

Man mano che si verificavano questi eventi, vennemeno la fiducia nella ragione umana che, secondogli illuministi, avrebbe dovuto guidare gli uomini sul-la via del progresso umano e materiale.Un primo superamento degli ideali illuministi si diffusegià alla fine del Settecento, in ambito artistico e lette-rario, con il Neoclassicismo. Secondo gli artisti neoclas-sici l'arte classica, greca e romana, rappresentava unmodello di perfezione formale cui ispirarsi per realizza-re opere che esprimessero quiete, serenità, equilibrioe armonia. In letteratura, ciò si traduceva nel frequen-te riferimento a temi e personaggi tratti soprattutto dal-Ia mitologia greca.L'idealizzazione del mondo classico come un'età dell'oroin cui l'uomo era riuscito a vivere in pace con se stesso econ il mondo esprimeva il desiderio di allontanarsi da unarealtà di violenza e sopraffazione; allo stesso tempo, ilcontrasto tra passato e presente faceva nascere sen-timenti di nostalgia, inquietudine e ribellione. Talisentimenti confluirono in un nuovo movimento cul-turale e artistico, il Romanticismo, che rivalutò laforza della fantasia, delle passioni e delle emozio-ni umane.

.À. Antonio Canova, Amore e Psiche, 1800-03,San Pietroburgo, Museo dell'Ermitage.

Il Romanticismo

Il termine romantic era stato usato nel Seicento in Inghilterra, con significa-to negativo, per indicare narrazioni eccessivamente fantasiose e irrazionali.In seguito, vennero definiti "romantici" paesaggi suggestivi, in grado di susci-tare emozioni forti in chi li contemplava. Infine, il termine venne ripreso daalcuni intellettuali tedeschi, che si autodefinirono "romantici" per esprimerela convinzione che la fantasia, il sentimento e le emozioni fossero valoriimportanti per l'individuo e per la società.Dalla Germania, il Romanticismo si diffuse nei primi vent'anni dell'Ottocentoin Inghilterra, in Francia e in Italia, influenzando profondamente la cultura ele arti del periodo.I contenuti principali del Romanticismo furono:• la rivalutazione della fantasia, della passione e del sentimento; per i roman-tici infatti ogni uomo si distingueva dagli altri proprio per la forza dellesue passioni. Il Romanticismo fu quindi il periodo degli amori appassio-nati, degli slanci patriottici, delle ribellioni al potere costituito: in altreparole, del gesto eroico individuale come affermazione di sé e della pro-pria volontà;

Unità 5

• l'esaltazione dei concetti di patria e di nazione, intesi come una comunitàdi persone, un popolo unito da vincoli di lingua, religione, tradizioni e valo-ri condivisi da tutti. Lo scrittore italiano Alessandro Manzoni scrisse chela patria doveva essere "una d'arme, di lingua, d'altare, di memoria, disangue e di cor». Ne deriva la rivalutazione della storia come patrimoniodelle tradizioni di un popolo e come riscoperta delle "radici" della propriaidentità. Si riscoprono e si valorizzano così - tra l'altro - le tradizioni cul-turali locali, come le fiabe popolari e la mitologia, soprattutto nei Paesinordici;

• l'esigenza di dar vita a un'arte popolare, legata alla storia e ispirata allarealtà concreta della vita umana;

• la concezione della storia come processo evolutivo, per cui ogni epoca tro-va le sue radici in quella precedente: per questo motivo gli intellettualiromantici rivalutarono il Medioevo, considerandolo non più un periodo diignoranza e di superstizione, come avevano fatto gli illuministi ma, al con-trario, il momento in cui erano state poste le basi dell'Europa moderna;

• la rivalutazione della religione cristiana come espressione del sentimen-to religioso individuale e come radice culturale comune a tutti i popolieuropei.

<11II Jean Auguste-Dominique Ingres,/I sogno di Ossian, 1813,

Montauban, Musée Ingres.

~.gMu.a~ ..

Tradialetti e italiano

Già nella seconda metà del Settecento, in conseguenza della diffusione degliideali illuministi, molti vocaboli francesi erano entrati nella lingua italiana.La dominazione napoleonica in Italia favorì l'incremento dell'influsso del fran-cese, in particolare con l'acquisizione di termini appartenenti al linguaggiodella politica (democrazia, popolo, massa, eguaglianza, cittadino, comitato,

giacobino) e di altri settori tecnici e amministrativi (metro, litro, grammo,

ambulanza, cassazione, giurì).

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Nel frattempo, l'italiano continuava a essere utilizzato solo dalle personecolte e quasi esclusivamente nello scritto; nel parlato, infatti, anche gli intel-lettuali usavano i vari dialetti locali, considerati assolutamente inadatti perl'uso scritto e ancor più per la produzione letteraria.Contro questa posizione si schierarono alcuni poeti che, in conseguenza del-l'ideale romantico di arte aderente alla realtà concreta degli uomini, scrisse-ro poesie dialettali: tra essi, notevoli risultati furono raggiunti dal milaneseCarlo Porta e dal romano Giuseppe Gioacchino Belli che, rappresentandoscene di vita popolare e quotidiana, rinnovarono i contenuti e le forme del-la poesia tradizionale.

~-------------------------Il Romanticismo in letteratura

I generi letterari più praticati dagli artisti romantici furono:• la poesia lirica, attraverso la quale i poeti esprimevano inquietudini, ansie,desideri e speranze, cioè il proprio mondo interiore. Temi cari ai poetiromantici furono, per esempio, la contemplazione di paesaggi suggestivie la meditazione sul destino proprio e di tutti gli uomini. Tra i grandi poe-ti romantici ricordiamo Novalis e Ludwig Tieck, in Germania; WilliamWordsworth e Samuel Coleridge, in Inghilterra;

• il romanzo storico, cioè una lunga narrazione in prosa in cui le vicendeimmaginarie dei protagonisti vengono collocate in un determinato perio-do, ricostruito con precisione e coerenza. Grandi autori di romanzi storici.furono Lev Tolstoj in Russia e Victor Hugo in Francia.

Nell'ambito di questi due generi letterari i romantici sperimentarono nuovistili e nuove modalità espressive per realizzare l'ideale romantico di creazio-ne originale e innovativa, frutto del genio individuale.

Il Romanticismo in Italia

Le idee romantiche si diffusero in Italia a partire dal 1816 per opera di ungruppo di intellettuali che si raccoglieva intorno alla rivista milanese "'IConciliatore».Tali idee suscitarono ostilità di vario tipo: in campo politico vi si opposero idominatori austriaci, perché i romantici erano anche patrioti, cioè personeche si proponevano come obiettivo l'indipendenza dell'Italia; in campo lette-rario, contro i romantici si schierarono i "classicisti", i quali sostenevano che:• la vera arte poteva essere solo imitazione della perfezione raggiunta inetà greca e latina;

• la lingua utilizzata dagli scrittori e dai poeti doveva essere sempre ispira-ta ai modelli trecenteschi e alle regole dell'Accademia della Crusca (cfr.p.145). .

Alla polemica tra classici e romantici parteciparono anche, in modi diversi,tre autori molto importanti per la storia della letteratura italiana:• ugo Foscolo, che, pur ispirandosi all'arte classica, introdusse nel nostroPaese molte tematiche tipiche del Romanticismo;

• Giacomo Leopardi, che rinnovò profondamente le forme e i contenuti del-la poesia italiana;

• Alessandro Manzoni, autore del romanzo storico I promessi sposi, in cui,oltre ad affrontare tematiche morali e civili, offrì un modello di lingua scrit-ta moderna e comprensibile anche ai ceti popolari.

IGiacomo LeopardiPoesia, solitudine, riflessione sulla vita

Riflessione filosofica e poesia Giacomo Leopardi è tragli autori più celebri e importanti della letteratura italiana:• dal punto di vista dei contenuti, perché nei suoi scritti inprosa e in poesia affrontò con eccezionale sensibilità intel-lettuale e spirituale tematiche di portata universale, comeil significato della vita, le ragioni della sofferenza e dellamorte, la natura della felicità;

• dal punto di vista formale, perché inventò un nuovo tipodi poesia, la canzone libera, che non aveva un numero pre-fissato di versi per ogni strofa né rispettava uno schemafisso di rime; grazie a questa maggiore libertà, il pensie-ro poteva scorrere più liberamente ed essere espresso inmodo più efficace e immediato .

.À. Ritratto di Giacomo Leopardi, Il «natio borgo selvaggio» Leopardi nacque nel 1798 aRecanati, Casa Leopardi. Recanati, primogenito di una nobile famiglia in difficoltà eco-

nomiche. Il padre Monaldo era un uomo colto ma di idee rea-zionarie e conservatrici; la madre, di temperamento autoritario e freddo, dedica-va tutto il suo tempo al risanamento del bilancio familiare. A quel tempo Recanatiera un borgo isolato e arretrato dello Stato pontificio e il giovane Giacomo, disalute cagionevole, venne educato da istitutori privati senza avere altri contatticon il mondo esterno. A dieci anni, dimostrando ingegno eccezionale e precoce,continuò a studiare da solo, attingendo alla ricchissima biblioteca paterna.I sette anni successivi furono, come scrisse Leopardi stesso, di «studio mattoe disperatissimo»: un'attività intellettuale instancabile, durante la quale scrissenumerosi saggi e traduzioni di opere greche e latine, ma che gli rovinò irrimedia-bilmente la salute, provocandogli una grave deviazione della spina dorsale e unamalattia agli occhi. A diciassette anni Giacomo riemerse dalla biblioteca di casacon un'erudizione vastissima e il desiderio di vivere esperienze intellettuali e uma-ne più stimolanti al di fuori di Recanati, dove si sentiva solo e incompreso. Illegame con Recanati, amata e odiata al tempo stesso, fu un tema costante intutta la sua poesia, divenendo occasione per una meditazione più ampia suldestino dell'uomo. Fu proprio a Recanati che Leopardi compose, tra il 1816 eil 1822, lo Zibaldone, un diario di pensieri e riflessioni filosofiche che avrebbeproseguito per quindici anni, e alcune celebri poesie, tra cui L'infinito e Alla luna.

L'esperienza del mondo Nel 1822 ottenne dal padre il permesso di recar-si a Roma, ospite presso uno zio. L'esperienza così lungamente attesa fuperò una grande delusione dal punto di vista intellettuale e umano. Rientratoa Recanati, cominciò a comporre le Operette morali in cui, sotto forma di dia-logo, svolgeva considerazioni di carattere morale e filosofico improntate a unprofondo pessimismo. Tra il 1825 e il 1828 ottenne uno stipendio mensileda una casa editrice come esperto letterario: poté così lasciare nuovamen-te Recanati e si recò a Milano, Bologna, Firenze e Pisa. L'aggravarsi delle suecondizioni di salute lo costrinse tuttavia a tornare a Recanati, dove rimasefino al 1830 in una condizione di dolorosissima solitudine; in questo periodorecanatese nacquero altre celebri poesie (La quiete dopo la tempesta, 1/ saba-

to del viI/aggio, 1/ passero solitario).

Gli autori e i testi

Gli ultimi anni Nel 1830 Leopardi lasciò definitivamente il paese natale esi recò prima a Firenze, dove si innamorò, non ricambiato, di Fanny TargioniTozzetti, e poi a Napoli, nella speranza che il clima mediterraneo potessegiovargli. Le sue condizioni di salute, però, continuarono a peggiorare, tantoche sempre più spesso aveva bisogno di qualcuno che leggesse o scrives-se per lui. Ciò nonostante, compose altre poesie (tra cui La ginestra) e iPensieri. Morì nel 1837, in seguito a una violenta crisi d'asma, a soli tren-tanove anni.

I temi dell'opera leopardiana Leopardi svolse per tutta la vita un'intensameditazione filosofica, che trova espressione sia negli scritti in prosa sia inquelli poetici. Le fasi principali del suo pensiero furono:• il pessimismo individuale, cioè la convinzione di essere destinato all'ango-scia e all'infelicità e di avere, come unica possibilità di conforto, la con-templazione della natura. Questa prima fase, di cui L'infinito è un esem-pio, rappresentò l'occasione per estendere la riflessione dal destino singoloa quello di tutti gli uomini;

• il pessimismo storico, secondo cui l'uomo è causa della propria infelicitàin quanto, facendo eccessivo uso della ragione, si è allontanato dallo sta-to di natura primitivo, ingenuo e fantasioso in cui si trovava originariamen-te. Soltanto durante la fanciullezza l'uomo moderno può conoscere, siapure per poco, quella condizione di naturalezza e spontaneità che posse-devano gli antichi e che genera uno stato d'animo di felice aspettativa deldomani;

• il pessimismo cosmico, che rappresenta l'approdo definitivo del pensierodi Leopardi. Causa dell'infelicità umana non è la ragione ma la natura stes-sa, che instilla nell'uomo il desiderio della felicità per poi negargliela costan-temente. La natura è matrigna, una forza cieca legata a un eterno ciclo dicreazione e distruzione; tutte le creature viventi non sono che piccole par-ti di questo ciclo e le loro singole esistenze sono del tutto prive di impor-tanza.

La ragione e la commozione Attraverso que-sta complessa elaborazione, Leopardi giunseinfine alla rivalutazione della ragione, che nonè nemica dell'uomo, anzi, rappresenta la suaunica possibilità di svelare l'inganno della natu-ra (che fa credere all'uomo di essere destina-to a una impossibile felicità) e di condurre l'esi-stenza con lucido coraggio, rifiutando falseillusioni e consolazioni.Le fasi del pensiero di Leopardi trovano riscon-tro nella sua produzione poetica, nella qualeegli adottò sempre toni di intensa commozio-ne per esprimere il contrasto tra ideale e rea-le e per rappresentare il mondo naturale.

.À. Giuseppe Pietro Bagatti, Paesaggio, 1800-10 ca.,Torino, Collezione privata.

1183

IAlessandro ManzoniLa fede nella Provvidenza, la ricerca del ve

Unoscrittore romantico A differenza di altri artisti romantici, Manzoni con-dusse una vita appartata, priva di azioni o dichiarazioni spettacolari. La SUefama, grande già tra i contemporanei, è legata pertanto soprattutto alle sueopere, che segnano una tappa fondamentale:• per il Romanticismo italiano, perché Manzoni espresse alti sentimentipatriottici, diventando un ispiratore del Risorgimento nazionale, e una pro-fonda fede religiosa, cercando di mantenere un riferimento costante allarealtà e alle vicende concrete degli uomini;

• per la nostra letteratura, perché con I promessi sposi ha posto le basi perl'italiano moderno e ha offerto il modello per il romanzo, una forma narra-tiva fino ad allora sconosciuta nella letteratura italiana.

Da Milano a Parigi AlessandroManzoni nacque a Milano nel 1785,probabilmente da una relazione extra-coniugale della madre Giulia Beccaria,figlia di Cesare, con l'intellettualeGiovanni Verri. Il conte Pietro Manzoniriconobbe il bimbo e mise a tacere ilpossibile scandalo, ma la famiglia siseparò ugualmente poco dopo.Nel 1805 Alessandro raggiunse lamadre a Parigi, dove frequentò impor-tanti intellettuali e compose il carmeIn morte di Carlo Imbonati: prima ope-ra di impegno letterario, nella qualesono già espressi alcuni principi fon-damentali della sua poetica, comequello dell'aderenza al Vero. Intantosi era sposato con rito calvinista conla giovane figlia di un banchiere gine-vrino, Enrichetta Blondel. La conver-sione al cattolicesimo della moglie, ilriavvicinamento agli ambienti della

chiesa e il desiderio di riappropriarsi di una religiosità profonda, vissuta conrigore, lo portarono nel 1810 a ritrovare il conforto della fede che, da quel momen-to, divenne una componente fondamentale della sua vita e della sua opera.

... Alessandro Manzoni a sessantatré anni,

ritratto a matita di Stefano Stampa, 1848.

La grande stagione creativa Dopo la "conversione" religiosa, Manzoni sitrasferì definitivamente a Milano. Qui fu vicino al movimento romantico mila-nese, pur senza mai partecipare direttamente alle polemiche letterarie. Sidistinse invece come modello di scrittore impegnato a interpretare le aspira-zioni e i valori del popolo coniugandoli con quelli di una fede non formale, matestimoniata negli atti della vita quotidiana. Compose così le sue opere piùimportanti: le poesie degli Inni sacri e le odi Marzo 1821 e 1/ cinque maggio,

il saggio Osservazioni sul/a morale cattolica, due tragedie per il teatro (Adelchi

e Il conte di Carmagnola); infine, nel 1821, iniziò la stesura del romanzo I pro-

messi sposi.

1196

Gliautorie i testi.

Gli ultimi anni Dopo il 1840, Manzoni abbandonò le opere di invenzione perdedicarsi a studi di carattere linguistico e storico. Nel 1861 fu nominato sena-tore del neonato Regn,od'Italia, e in seguito venne incaricato di presiederela Commissione per l'unificazione della lingua. Morì a Milano nel 1873, all'etàdi ottantotto anni. '

La storia e la Provvidenza Pur appartenendo a generi letterari diversi - lapoesia, il teatro, il romanzo - le opere di Manzoni hanno alcune caratteristi-che comuni:• la ricerca della verità, che egli riteneva indispensabile perché l'arte potes-se avere un fine educativo; Manzoni scelse quindi contenuti di carattere

storico e pubblico, che sollecitassero nei lettori l'adesione a ideali religio-si e civili;

• la concezione della storia come espressione della Provvidenza divina, cioèdella volontà imperscrutabile di Dio, che gli uomini devono accettare fidu-ciosamente, e impegnandosi attivamente, con le loro opere, in favore delbene e della giustizia.

Manzoni affermò che la poesia e la letteratura devono avere <d'utile per sco-po, il vero per soggetto, l'interessante per mezzo". Esse devono pertanto:• mirare a educare culturalmente e spiritualmente il singolo uomo e il po-polo;

• trattare la realtà storica arricchendola con la visione sociale, religiosa e psi-

cologica dei personaggi;

• essere attuali e moderne, suscitando l'interesse generale e non soltantoquello individuale.

<11II Francesco Coghetti,Lucia presentata alcardinale Federigo nel/a

casa del Sarto, XIX secolo,Bergamo, Pinacotecadell'Accademia Carrara.

UNITÀ 51 L'Ottocento

I promessi sposi: gli umili e i potenti

Un affresco della Lombardia

seicentesca

I promessi sposi è ilmodello del romanzoitaliano moderno, ilcapolavoro in prosadel Romanticismo e ilgrande romanzo sto-rico italiano che potécompetere con gli e-sempi stranieri dellostesso genere.Durante la stesura,Manzoni si ispirò airomanzi storici che e-ranoda poco stati pub-

.À. Il personaggio di Lucia blicati in altri Paesi, inin un'incisione dell'epoca. particolare in Inghil-

terra e in Francia, inrisposta all'esigenza

tipicamente romantica di un'arte vera, concreta,aderente alla realtà degli individui e dei popoli.Nel suo capolavoro, infatti, Manzoni realizza un'ef-ficace mescolanza tra il "vero storico" - la domi-nazione spagnola nell' Italia del Seicento, il mal-governo dei dominatori, le guerre, le carestie, lapeste - e il "verosimile", cioè le vicende imma-ginarie, ma coerenti con il contesto storico, deiprotagonisti. In questo modo, l'autore tratteggiaun grandioso affresco della Lombardia seicente-sca, descrivendo sia le condizioni di vita mate-riale sia la mentalità dominante dell'epoca.Per rendere la sua opera il più aderente possi-bile al "vero storico", Manzoni consultò docu-menti e testimonianze dell'epoca; inoltre, persostenere la verosimiglianza delle vicende imma-ginarie dei protagonisti, finse di averne trovatonotizia in un manoscritto redatto da un anonimoautore del Seicento, il quale a sua volta avreb-be ascoltato il racconto dalla viva voce di Renzo.Il romanzo, nella sua struttura definitiva, risultacosì composto di 38 capitoli, preceduti da unaintroduzione. In esso si narra la contrastata vicen-da del matrimonio fra i "promessi" Renzo Tra-maglino e Lucia Mondella, inserita nel contestostorico della dominazione spagnola in Lombardiatra il 1628 e il 1630.

La fasi dell'elaborazione

La composizione dell'opera si articolò in variefasi:• la prima stesura del romanzo, scritta tra il 1821e il 1823, si intitolava Fermo e Lucia e in alcu-ne parti, come quella relativa alla relazione trala monaca di Monza ed Egidio, assumeva tonimacabri e scabrosi;

• in seguito, Manzoni rielaborò l'intera strutturadell'opera, togliendo o riscrivendo le parti incui la narrazione assumeva tinte più forti, sinoad arrivare alla prima edizione de I promessi

sposi nel 1827;• nuovamente sottoposto a revisione, questavolta soltanto linguistica, il romanzo ebbe laseconda e definitiva edizione nel 1840 .

Per quest'ultimo lungo lavoro, che egli stessodefinì "risciacquatura in Arno", Manzoni soggior-nò a Firenze, al fine di modellare la lingua delsuo romanzo sul dialetto vivo e parlato inToscana; riuscì in questo modo a ottenere unalingua naturale e schietta, capace di esprime-re in modo non artificioso i pensieri dei perso-naggi e comprensibile anche ai lettori dei cetipopolari.

... Il personaggio di Renzo in un'incisione dell'epoca.

Gli autori e i testi

La trama

La vicenda è ambientata nella campagna lom-barda e a Milano nel XVII secolo, al tempo delladominazione spagnola in Italia. La storia ha ini-zio nel 1628 in un paese sul lago di Como, conle peripezie di due giovani fidanzati di umile estra-zione sociale, RenzoTramaglino e Lucia Mondella,il cui matrimonio è ostacolato da don Rodrigo,signorotto del paese, che ha messo gli occhi suLucia. Don Rodrigo ordina al timoroso donAbbondio, curato del paese, di non celebrare ilmatrimonio, minacciandolo di morte.Dopo il fallimento del duplice tentativo, sia di unmatrimonio segreto, sia del rapimento di Luciada parte di don Rodrigo, i due giovani sono costret-ti a lasciare il paese. A organizzare la fuga èpadre Cristoforo, confessore di Lucia e amico difamiglia: Lucia si reca così in un convento diMonza, per mettersi sotto la protezione dellamonaca Gertrude, mentre Renzocerca aiuto pres-so un convento di Milano. Appena giunto nellacittà, però, Renzo rimane coinvolto nei tumultipopolari scoppiati a causa della grave carestiae, scambiato per uno dei capi della rivolta, vie-ne arrestato, ma riesce a fuggire e a trovare ripa-ro a Bergamo da un cugino.Nel frattempo don Rodrigo non si dà pace; d'ac-cordo con Egidio, l'amante segreto della mona-

PROMESSI SPOSISTORIA MILANESE

DEL SECOLO XVII

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<11II Frontespizio del primotomo della primaedizione deI promessi sposi,

stampato nel 1825.La scritta a pennaè il visto della censura.

MILANO.l'llSSO VINCENZO FEI\RA1\10

.8,5.

ANALISI VELL' 0'P¤1<A

.À. Incisione dell'incontro di Don Abbondio con i bravimandati da don Rodrigo.

ca di Monza, e con il potentissimo Innominato,fa rapire Lucia. La giovane viene condotta nelcastello dell'lnnominato dove, durante una terri-bile notte di angoscia, fa voto alla Madonna dinon sposarsi più; nella stessa notte l'lnnominato,colto da una crisi spirituale, decide di lasciarelibera la ragazza, che viene affidata a una nobi-le famiglia milanese.Frattanto scoppia una terribile epidemia di peste.Renzo, colpito dalla malattia, guarisce e torna aMilano per cercare Lucia, ma in città finisce nuo-vamente nei guai: scambiato per un untore, cioèper uno di coloro che, secondo la folla, ungeva-no di sostanze velenose muri e porte della cittàal fine di diffondere il contagio, rischia di esse-re linciato per strada, ma riesce a rifugiarsi all'in-terno del lazzaretto, il luogo in cui erano ricove-rati i malati di peste. Qui assiste all'agonia didon Rodrigo, trova Lucia e padre Cristoforo, cheprima di morire scioglie la ragazza dal voto fat-to alla Madonna.I due, finalmente, possono tornare al loro pae-se, dove il matrimonio viene celebrato da donAbbondio. Di lì a poco, la coppia si trasferisce aBergamo, trovandovi prosperità economica e sere-nità. Nel 1630 incomincia per Renzo e per Lucia,come scrive Manzoni, «unavita delle più tranquil-le, delle più felici, delle più invidiabili; di manie-ra che, se ve l'avessi a raccontare, vi secchereb-be a morte».

UNITÀ 51 L'ottocento

I temi

I promessi sposi è un romanzo ampio e comples-so, la cui fortuna nel tempo è dovuta anche allavarietà e alla ricchezza dei significati:• la rivalutazione degli "umili", che per la primavolta sono considerati protagonisti di una nar-razione importante;

• la fiducia nella Provvidenza divina che, attra-verso i suoi disegni incomprensibili agli uomi-ni, premia e castiga, assegnando infine la giu-sta ricompensa a chi ha operato per il bene;

• l'espressione di valori come la giustizia, la pre-valenza della legge sulla prepotenza, la solida-rietà come possibile limitazione del male chedomina nel mondo;

I personaggi

• l'affermazione dei valori borghesi del lavoro edella concretezza, espressi soprattutto dal-l'umile Renzo, contro il lusso inoperoso diun'aristocrazia corrotta e prepotente.

Tale ricchezza di significati si manifesta attraver-so la presenza di numerosi personaggi, descritticon grande attenzione e sensibilità: il narratore,infatti, mostra grande abilità nella comprensionee nella rappresentazione dei più segreti moti del-l'animo, dei tormenti, delle ansie e delle gioieche caratterizzano le varie personalità; a ciò siaccompagna la costante vena ironica del narra-tore stesso, bonaria o malevola a seconda delpersonaggio cui è rivolta, che spesso smorza itoni della vicenda, conferendo a tutto il roman-zo un tono sobrio e misurato.

'-il 'T~'r

Renzo Tramaglino Operaio tessile, fidanzato di Lucia Mondella.Lucia Mondella Operaia filatrice, fidanzata di Renzo Tramaglino.~-- ---~-Don Rodrigo I Prepotente signorotto del luogo, vuole Lucia per capriccio e scommessa.__ _ _ n _

AgneseDon Abbondio- --Fra Cristoforo-- --Monaca di Monza

!Innominato

Madre di Lucia.---:--:--Timoroso curato del paese dei protagonisti. _

Frate cappuccino e confessore di Lucia che aiuta i due protagonisti. ~Potente suora di clausura, monacata per volere paterno; aiuta pnma Lucia, Ipoi l'lnnominato che fa rapire Lucia. _Nobile, vive da fuorilegge e organizza per don Rodrigo il rapimento di Lucia;in seguito si converte e la aiuta.

,J<:lS·;lf'~·.J·~u.~I Perpetua [Fedele domestica di don Abbondio.~o e Gervaso Compaesani di Renzo, coinvolti nel matrimonio di sorpresa. IBortolo Cugino di Renzo, lo ospita quando è fuggiasco.Azzeccagarbugli Meschino avvocato al servizio dei potenti. IlcOiite Attilio I Cugino gaudente e cinico di don Rodrigo.t I bravi Sgherri al servizio di don Rodrigo.~ ---Griso Capo dei bravi di don Rodrigo.t--- -- -- --Cardinale Federigo Arcivescovo di Milano; aiuta i protagonisti e rimprovera don Abbondio.Borromeo-- --Donna Prassede Nobildonna, bigotta e stupida, esempio di come non deve essere la carità.Don Ferrante Marito di donna Prassede, tipico erudito dei Seicento, crede all'astrologia,

non crede alla peste e ne muore.Antonio Fe-r-re-r---' Cancelliere spagnolo a Milan-o.-.- ~

Unità 5 ..•·.•,·,·

La seconda metà dell'Ottocento

~~-------------------------Il principio di nazionalità

Nella seconda metà del secolo ottennero l'indipendenza, diventando Statiautonomi, due Paesi europei:• la Germania, che con il cancelliere Otto von Bismarck si costituì in Regnonel 1871;

• l'Italia, il cui processo di riunificazione e indipendenza, iniziato nel 1861e concluso nel 1870, fu guidato dal Regno piemontese di casa Savoia.

Alla base di questi eventi c'era il principio di nazionalità, sostenuto dagli idea-li romantici: ogni popolo ha il diritto di essere libero e autonomo e quindi dilottare per l'indipendenza. Nella seconda metà del secolo, però, in molti Paesieuropei questo principio si trasformò in nazionalismo, cioè nella volontà dipotenza e di affermazione del proprio Stato sugli altri. I diversi nazionalismisaranno tra le cause sia della politica neocoloniale, che dopo il 1880 coin-volse quasi tutti gli Stati europei, sia della prima guerra mondiale.

Il progresso materiale

Il progresso scientifico e tecnico, iniziato alla fine del Settecento, continuònel secolo successivo, comportando grandi cambiamenti:• grazie alle innovazioni nel campo della medicina e dell'igiene si registròun notevole incremento di popolazione, che crebbe a ritmi molto sostenu-ti fino alla seconda metà del Novecento; molti europei furono costretti aemigrare in cerca di lavoro;

• la borghesia si affermò come classe socialmente ed economicamente pre-valente ma, conquistato il potere, assunse atteggiamenti autoritari e con-servatori nei confronti delle richieste che provenivano dalle classi più pove-re (operai e contadini);

• la diffusione del lavoro in fabbrica e l'aumento del numero degli operai

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.À. Un'incisione raffigurante il lavoro di alcune operaie e di un caporeparto in una fabbricainglese di cotone del 1833.

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portarono alla nascita di una nuo-va classe sociale, il proletariato,che entrò in conflitto con la borghe-sia rivendicando una maggiore giu-stizia sociale, cioè una più equadistribuzione della ricchezza;

• molti Paesi europei avviarono unprocesso di neocolonialismo, cioèdi conquista di altri continenti al finedi sfruttarne le risorse materiali eumane e, nello stesso tempo, di tro-vare nuovi sbocchi commerciali peri propri prodotti industriali.

L'Italia dopo l'unificazione

Dopo l'Unità, il primo governo del nuo-vo Regno d'Italia si trovò di frontemolti problemi:• il divario economico tra il Nord, parzialmente industrializzato, e il Sud, lacui economia poggiava ancora su un'agricoltura molto arretrata;

• un enorme debito pubblico, derivato dalle spese per le guerre control'Austria e dall'assorbimento, nel passivo del Regno, di tutti i debiti deiprecedenti Stati italiani;

• l'analfabetismo della maggioranza della popolazione;• la divisione linguistica e culturale tra le varie regioni.

... Francesco Saverio Altamura,La prima bandiera italiana a Firenze ne/1859,

Torino, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano.

Gli strumenti adottati per affrontare tali problemi ebbero esiti contradditto-ri: per esempio, la tassa sul macinato permise di sanare il bilancio, ma reseancora più aspre le condizioni dei contadini; il servizio militare obbligatorioprivò molte famiglie di forza-lavoro determinante per i magri bilanci domesti-ci. Il nuovo Regno, dunque, fu visto da molti sudditi, e in particolare dai con-tadini meridionali, come l'ennesima prepotente dominazione: la rabbia e lafrustrazione popOlare furono alla base del brigantaggio, che interessò leregioni centro-meridionali fino al 1880 circa e che venne stroncato con ilricorso, da parte dello Stato, all'esercito, alle esecuzioni sommarie e agliarresti di massa.

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La nascita del Socialismo

Alcuni intellettuali, che volevano una maggiore giustizia sociale, elaboraronouna nuova teoria politica ed economica, il Socialismo. In particolare, KarlMarx, filosofo tedesco (1818-1883), sosteneva che, per fondare una socie-tà in cui tutti fossero uguali, i mezzi di produzione (fabbriche, macchinari, tra-sporti) dovevano appartenere non alla borghesia ma a chi lavorava e produ-ceva, cioè agli operai: la proprietà comune dei mezzi di produzione avrebbegarantito una più equa gestione delle risorse e una distribuzione omogeneadella ricchezza.A Marx si ispirarono i partiti socialisti, che nacquero in tutti i Paesi europeicon l'obiettivo di migliorare le condizioni di vita e di lavoro della classe ope-raia, all'epoca molto dure: la giornata di lavoro arrivava sino a 12-14 ore, isalari erano bassissimi, gli ambienti delle fabbriche malsani e non esistevatutela in caso di malattia o infortunio. Il malcontento delle classi più pove-

Unità 5 l".{,'~·

re suscitò scioperi e manifestazioni, spontanei o gui-dati da esponenti dei partiti socialisti, a cui i gover-ni dei vari Stati risposero sia con l'arma dellarepressione violenta e armata, sia cercando diattuare riforme di tipo sociale.

... Ritratto ad acquerello diCharles Darwin a 31 annieseguito da GeorgeRichmond nel 1840.

La fiducia nella scienza

Intorno alla metà dell'Ottocento si diffuseun nuovo modo di pensare, il Positivismo,che riprendeva alcuni aspetti dell'Illumi-nismo, come la fiducia nella scienza e nel-

la tecnica, grazie alle quali la società avreb-be conosciuto un costante progressosociale,

economico e culturale, e alcuni aspetti delRomanticismo, come l'esigenza di rispec-

chiare la realtà concreta della vita e dei popo-

li. La diffusione del Positivismo fu accompa-gnata da alcune importanti scoperte in camposcientifico. Tra esse, particolare rilievo ebbela teoria evoluzionista dello scienziato ingleseCharles Darwin (1809-1882) che, sulla base diosservazioni sistematiche e obiettive degli ambien-

ti naturali, dimostrò che gli esseri viventi sono sog-getti a un processo di evoluzione determinato dafattori ereditari e ambientali. Tale teoria destò gran-de interesse nel mondo scientifico e grande ostili-

tà da parte della Chiesa, perché contraddiceva ilracconto biblico della creazione.

Il Naturalismo

Il pensiero positivista sollecitò l'attenzione di alcuni scrittori francesi. Unodi essi, Émile Zola (1840-1902), elaborò la teoria del romanzo sperimenta-

le: egli sosteneva che anche la letteratura poteva contribuire al progressosociale e culturale. Compito degli scrittori, infatti, era rappresentare la real-

tà delle classi sociali in modo scientifico, cioè oggettivo e distaccato, mostran-done la povertà, le lotte, i disagi e le contraddizioni: tali opere avrebberoofferto agli studiosi e ai governanti gli strumenti per capire e sanare i pro-blemi della società, migliorando la vita di tutti.Sulla base della teoria di Zola, nacque in Francia una nuova scuola lette-raria: il Naturalismo. Gli scrittori naturalisti preferirono trame ambientatenel presente e personaggi rappresentati nella dura e quotidiana lotta perla sopravvivenza, come minatori, donne di malaffare, operai e disoccupa-ti. Per riprodurre la realtà in modo oggettivo, essi adottarono particolari

tecniche narrative:

• lunghe e minuziose descrizioni di ambienti e personaggi;• l'uso frequente del dialogo;• un linguaggio popolare e spesso gergale;• il narratore esterno, che non interviene nella narrazione con commenti egiudizi ma si limita a riferire ciò che accade, secondo la teoria dell'imper-sonalità dell'arte.

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Il Verismo

La scuola letteraria del Verismo sorse in Italia intorno al 1880. Essa venneinfluenzata dal Naturalismo francese, ma presentava molti aspetti originaliche riflettevano i problemi della nostra penisola all'indomani dell'Unità. Lecaratteristiche del Verismo erano le seguenti:• l'interesse per i ceti umili che, nello specifico caso italiano, erano le ple-bi contadine (e non gli operai, come accadeva invece nelle esperienze fran-cesi);

• la rappresentazione oggettiva delle reali condizioni di vita delle masse, masenza alcuna fiducia nel progresso; anzi, per molti esponenti del Verismoil progresso industriale e tecnico avrebbe peggiorato la vita, già grama,dei poveri;

• il regionalismo, cioè l'attenzione per le tradizioni e i problemi delle picco-le realtà locali. Secondo Giovanni Verga, il più importante esponente delVerismo, per essere davvero reali i personaggi delle sue opere dovevanoessere «d'una provincia, d'una città, d'un pezzettino di terra largo quantola palma della mano».

Le forme narrative preferite dagli autori veristi furono il romanzo e la novella,in quanto la prosa era considerata più aderente alla realtà rispetto alla poe-sia. Tra le tecniche narrative adottate dai veristi, le più importanti furono:• l'impersonalità dell'arte, cioè la rappresentazione della realtà senza alcunintervento, giudizio o commento da parte del narratore;

• l'utilizzo di un linguaggio colloquiale e vivo, misto a espressioni popolare-sche e proverbiali;

• la sintassi semplice, essenziale, basata prevalentemente sulla coordina-zione.

Le esperienze poetiche

Nella seconda metà dell'Ottocento la poesia italiana appare oscillante tradue estremi, entrambi derivanti dal Romanticismo:• da un lato, infatti, si assiste a unaproduzione eccessivamente senti-mentale e malinconica, che si di-scosta sempre più dalla vita reale;

• dall'altro, il gruppo milanese deipoeti "scapigliati" reagisce a talicompiacimenti sentimentali conuna poesia dai toni più aspri, incui la ricerca del vero si traducenel fascino per gli aspetti maca-bri della realtà e nella polemicaviolenta contro la società borghe-se e le sue contraddizioni.

L'esperienza poetica più significati-va del secondo Ottocento, estraneaa questi due filoni, è quella di GiosueCarducci, che seppe conciliare gliideali civili e patriottici con l'approc-cio critico al presente e la rivaluta-zione dei classici greci e latini.

~ Wilhelm Maria Hubertus Leibl,Tredonne in chiesa, 1878-82,

Amburgo, Kunsthalle.

IGiovanni VergaI vinti dal progresso e dalla storia

Uno sguardo obiettivo sulla realtà L'opera di Giovanni Verga,considerato il massimo esponente del Verismo, presenta temati-che e tecniche narrative tipiche di questa corrente letteraria: egliinfatti si occupò delle condizioni di vita e di lavoro delle plebi meri-dionali, cercando di rappresentarle secondo la concezione dell'im-personalità del narratore. Pur essendo privi di commenti e giudi-zi, i suoi scritti presentano-una concezione del mondo profondamentepessimista, basata su tre considerazioni di fondo:• la vita non è altro che una lunga catena di sopraffazioni dei piùforti sui più deboli;

• l'ambiente sociale determina il carattere e le esperienze di cia-scuno di noi; chi cerca di allontanarsi dal proprio ambiente, perambizione di ricchezza o di potere, è fatalmente destinato a esse-re sconfitto e a perdere i propri valori e la propria dignità umana;

• il progresso tecnico e industriale viene pagato con l'altissimo prezzo dellesofferenze e della miseria dei poveri, travolti da una "fiumana" di cui nonriescono a sostenere la velocità e la forza.

Tra Catania, Firenze e Milano Giovanni Verga nacque a Catania nel 1840da un'agiata famiglia di proprietari terrieri. In gioventù sostenne gli ideali risor-gimentali e dopo l'Unità d'Italia si dedicò al giornalismo politico e alla lette-ratura, scrivendo romanzi di argomento storico-patriottico e sentimentale. Dal1869 soggiornò a Firenze, conducendo vita mondana, e nel 1872 si trasferìa Milano, dove frequentò teatri e salotti, stringendo amicizia con artisti e intel-lettuali. In quegli anni pubblicò alcuni romanzi alla moda, in cui si narravanostorie di amori travolgenti tra donne fatali e giovani appassionati, che gli die-dero grande notorietà.

La "conversione" verista Nel 1874 Verga scrisse Nedda, una novella diambientazione siciliana in cui si racconta la storia di una povera raccoglitri-ce di olive. Luigi Capuana, amico di Verga e anch'egli scrittore verista, parlòdi "conversione": da quel momento, infatti, l'interesse di Verga si concentròsulla misera esistenza condotta dai poveri della Sicilia, cui dedicò novelle, rac-colte nei volumi Vita dei campi e Novelle rusticane, e due romanzi. Nel 1893fece ritorno a Catania, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1922.

Il "ciclo dei vinti" Ispirandosi ai temi e alle forme del Naturalismo france-se, Verga progettò una serie di romanzi, cui diede il nome di "ciclo dei vinti".In essi intendeva rappresentare le lotte e le sofferenze che rendono simili tut-ti gli uomini, indipendentemente dal loro ceto sociale. Secondo il progetto ini-ziale, il ciclo doveva raccogliere cinque romanzi che, prendendo avvio dallastoria di una famiglia di pescatori (J Malavoglia), avrebbero poi analizzato l'esi-stenza di un manovale arricchito (Mastro don Gesualdo), di una nobildonna(La duchessa di Leyra), di un uomo politico (L'onorevole Scipioni) e di un espo-nente dell'alta società (L'uomo di lusso): tutti personaggi "vinti" dalla loro stes-sa vita, che avevano inutilmente cercato di migliorare, mossi dall'ambizioneo dall'avidità. Verga, però, non terminò il ciclo: si fermò infatti dopo aver scrit-to soltanto i primi due romanzi e abbozzato il terzo.

UNITÀ 51 L'Ottocento

I Malavoglia: vinti senza riscatto

La trama

I Malavoglia, romanzo in quindici capitoli, pubbli-cato nel 1881, è l'opera più famosa di GiovanniVerga. La vicenda si svolge in Sicilia tra il 1864e il 1876, periodo della difficile conquista del-

. l'unità d'Italia e della "questione meridionale".I Toscano, detti "Malavoglia", sono una famigliadi pescatori di Aci Trezza che, con il duro lavorodi anni, sono riusciti a diventare proprietari diuna casa (la "casa del nespolo") e di una barca(la "Provvidenza"). Nel tentativo di migliorare laloro condizione si avventurano nel commercio.Ma una tempesta causa il naufragio dell'imbar-cazione, la perdita del carico e la morte diBastianazzo, il giovane capofamiglia. La tragediaprovoca l'improvviso peggioramento della vita ditutti gli altri componenti della famiglia. Inizia infat-ti per loro un'inarrestabile serie di sciagure: Luca,chiamato alle armi, muore durante la battagliadi Lissa; la casa del nespolo è venduta ai credi-tori; il giovane 'Ntoni si dedica ad attività di con-trabbando, ferisce un brigadiere e finisce in pri-gione; Lia, la più piccola, si trasferisce in cittàdove si dà alla prostituzione; Mena deve rinun-ciare a sposare compare Alfio, di cui è innamo-rata; Maruzza muore di colera e il vecchio 'Ntonisi spegne all'ospedale, ucciso dalla fatica e daldolore. Solo più tardi, il giovane Alessi riuscirà ariscattare la casa del nespolo, a sposarsi e a rico-struirsi una dignitosa esistenza. Alla fine delromanzo 'Ntoni, dopo la prigione, torna al pae-se, ma, anche se i fratelli vorrebbero trattener-lo, si rende conto di non potere più vivere in quel-la famiglia e in quel paese di cui ha tradito lefondamentali regole di vita. Così se ne allonta-na solitario, scomparendo per sempre, condan-nato al suo destino di solitudine e di emargina-zione.

La struttura

Il romanzo può essere diviso in tre macrose-quenze:• capp. !-IV: affare dei lupini; partenza di 'Ntoni;naufragio della Provvidenza; morte di Bastia-nazzo;

• capp. V-X: ritorno di 'Ntoni dal servizio milita-

re; partenza di Luca che morirà nella battagliadi Lissa; idillio di Alfio e Mena; peggioramen-to della condizione dei Malavoglia; abbando-no della casa del nespolo; secondo naufragiodella Provvidenza; ferimento di padron 'Ntoni;

• capp. XI-XV:traviamento di 'Ntoni; sua parten-za in cerca di fortuna; fallimento del suo pro-getto; accoltellamento del brigadiere donMichele; partenza di Lia; morte di padron'Ntoni; nozze tra Alessi eNunziata; riacquistodella casa del nespolo; liberazione di 'Ntonidal carcere; suo allontanamento dal "nido".

La visione della realtà

Verga pone al centro dell'intreccio del romanzola lotta per la sopravvivenza, nella quale gli umi-li accettano con tenace rassegnazione le soffe-renze, in difesa della famiglia, dell'onore, dellacasa. A questi valori semplici ma fondamentaligli umili sono attaccati - come scrive Verga stes-so - con la stessa forza con cui l'ostrica restaattaccata allo scoglio: chi, per migliorare la pro-pria condizione, vuole cambiare vita e staccarsidal suo ambiente è destinato alla sconfitta per-ché il mondo, come un "pesce vorace», finirà peringoiarlo ed egli sarà così travolto dall'inarresta-bile "fiumana del progresso». Domina quindi sututto il romanzo una visione di crudo realismo,che sconfina nel pessimismo: chi è vinto dallanascita, perché di umili condizioni sociali, taledeve restare, senza sperare in alcuna forma dimiglioramento e di riscatto.Il romanzo è corale perché ne è protagonista unintero paese con la sua popolazione, che rappre-senta la realtà sociale della Sicilia e dell'Italiatutta. Ad Aci Trezzada un lato ci sono i Malavoglia,colpiti dalla sventura, ma dignitosi nella soppor-tazione del proprio destino; dall'altro gli abitan-ti del paese con i propri interessi personali, leinvidie, i commenti pettegoli.

Lo stile

Stilisticamente Verga adotta il principio dell'im-personalità dell'autore, che prevede. l'uso di nuo-ve tecniche narrative, come la non presenza delnarratore, che non giudica e non commenta i fat-ti, ma si limita ad annotarli e a trascriverli.

Gli autori e i testi ~

ANAL:r8I VELL'aPE1<A

Il linguaggio del romanzo, pur non allontanando-si dalla lingua nazionale, è ricco di espressionidialettali siciliane e di modi di dire e proverbipopolari.La sintassi è semplice, con la prevalenza dellacoordinazione. Discorso diretto, discorso indiret-to e discorso indiretto libero si alternano in un'ori-

I personaggi

ginale forma espressiva che consente all'autoredi annullare la propria presenza, passando la paro-la ai personaggi, facendo così prevalere semprela realtà dell'espressione. Con il discorso indiret-to libero, egli presenta i pensieri dei personaggidirettamente nella narrazione, senza verbo reg-gente né virgolette o altri segni di punteggiatura.

!ill::.Illtl-Wmt;mmf:l\'lI};'·r.

Padre.Padron 'NtoniBastiano ("Bastianazzo"), sposatocon Maruzza ("la Longa")

Unico figlio di padron 'Ntoni, muore naufragando con laProvvidenza. È sposato con la Longa, da cui ha avutocinque figli.

'Ntoni, Luca, Mena (Filomena),Alessi, Lia (Rosalia)

I cinque nipoti di padron 'Ntoni.

Amici di famigli

Figlio della Locca.MenicoVicina di casa e amica dei Malavoglia.Cugina Anna

Nunziata Vicina di casa e amica di Mena; da adulta sposerà Alessi.Alfio Mosca Carrettiere, innamorato di Mena.Zuppiddu Il calafata io.

H~ ....""{.Hf;I~~lleUIlIt!ler.

Don Michele Il brigadiere.Don Silvestro Segretario comunale.

Lo speziale (farmacista).Don Giammaria Il vicario (parroco).

Benestante del paese.Don Franco

Affarista e usuraio, è zio della Vespa, che sposerà.Padron Fortunato Cipolla

Sensale e consigliere di zio Crocifisso.Zio Crocifisso "Campana di legno"

"Ricco come un maiale».Tino (Agostino) PiedipaperaMassaro Filippo

Figlio di padron Fortunato e fidanzato di Mena.Brasi Cipolla

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Mastro Cirino

Venera la Zuppidda

Sagrestano, calzolaio, postino ecc.

Moglie di mastro Turi.

Moglie di compare Tino Piedipapera.Santuzza Padrona dell'osteria.

Barbara Figlia di Venera la Zuppidda e di mastro Turi.Comare Grazia

BettaLa Locca

Figlia del sindaco.Sorella dello zio Crocifisso, vedova.

La Vespa Nipote dello zio Crocifisso.

Unilà fi

Dalla Belle Époque allo scoppio della guerra

~----------------------------Colonialismo e depressione

Gli ultimi decenni dell'Ottocento videro l'affermarsi dell'imperialismo colonia-

le dei Paesi più avanzati verso quelli meno progrediti, ma con ricche risorsenaturali e umane da sfruttare. Così Gran Bretagna, Germania, Francia mosse-ro alla conquista dell'Asia e dell'Africa, mente gli Stati Uniti si indirizzarono ver-so l'America del Sud. Si posero così le premesse per quella enorme spere-quazione fra Paesi "avanzati" e "sottosviluppati" che dura ancor oggi e che èuna delle questioni aperte del futuro dell'umanità. Pochigruppi industriali mono-pOlizzarono i principali settori dei mercati e si attuarono forme di protezioni-smo che portarono a una depressione economica su scala mondiale.

Negli ultimi anni del secolo, però, lo sfruttamento delle colonie, il miglioramen-to delle tecniche di produzione industriale e lo sviluppo demografico permise-ro una inversione di rotta che portò all'inizio di quella espansione economica

che durò almeno fino al 1913. .

Conseguenze sociali

Cambiamenti economici così rapidi e vistosi ebbero importanti conseguenzea livello sociale:• si awiò un grandioso processo di urbanizzazione: molti contadini abbandona-rono le campagne per impiegarsi nelle fabbriche delle città; queste crebbe-ro a dismisura, prive di ogni regolamentazione territoriale e igienico-sanitaria;

• si diffuse la lavorazione in serie, che creava prodotti tutti uguali, menocostosi di quelli artigianali e, a differenza di questi ultimi, non più creazio-ni originali e uniche, ma copie tra loro identiche;

• si crearono opposte tendenze all'interno dei sindacati dei lavoratori frariformisti e rivoluzionari: i primi, intenzionati a raggiungere le conquistesociali gradualmente e nei binari della legalità; i secondi, invece, sosteni-tori di azioni violente per affermare il potere del proletariato;

• nacquero così conflitti sociali tra operai, che chiedevano salari migliori eorari di lavoro più contenuti, e imprenditori;

• si affermò una mentalità orientata al profitto, alla competizione, al con-sumo .

.À. Celebre fotografia della manifestazione operaia organizzata il 10 maggio del 1902 a Trieste,per ottenere il riposo festivo pagato.

258

La Belle Époque

Superata la "grande depressione", l'economia ricominciò a crescere; tra

Ottocento e Novecento aumentò il benessere, in particolare per le classi bor-ghesi, e si instaurò una relativa pace tra gli Stati europei: pertanto, questoperiodo viene indicato con il termine francese di Belle Époque, cioè "epocafelice". Nacquero allora i grandi magazzini e la pubblicità, si diffusero i caffè-concerto, locali dove si poteva bere ascoltando musica, e furono allestite gran-di esposizioni universali per mettere in mostra gli ultimi ritrovati della tecnicae la migliore produzione industriale e artigianale. Nacque una nuova tenden-za artistica, il Liberty, che si espresse soprattutto attraverso le arti figurativee gli oggetti d'arredo; infine, comparvero due arti che avrebbero avuto nei decen-ni successivi grande importanza: il cinema e il fumetto. Quest'epoca brillantee spensierata terminò nel 1914, con lo scoppio del primo conflitto mondiale.

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Il disagio degli artisti

Le trasformazioni economiche e sociali di fine Ottocento èontribuirono a crea-re, presso alcuni gruppi di artisti e intellettuali, un profondo disagio, motiva-to in particolare:• dalla percezione di un crescente divario tra gli scopi della letteratura e letendenze della moderna società industriale, in cui le persone vengono valu-tate sulla base dei loro risultati economici;

• dalla progressiva perdita di specificità del singolo individuo in una società dimassa che influenza i comportamenti, le scelte, i desideri individuali;

• dall'introduzione di criteri di mercato anche nella letteratura, che diventaun "prodotto" da vendere, misurato in base al successo di mercato.

Come reazione a tale disagio, l'artista manifestò comportamenti di rifiuto edi isolamento nei confronti della società, esprimendo ideali provocatori, anti-

conformisti e critici rispetto alla mentalità corrente e ai costumi di vita del-la borghesia produttiva.D'altra parte la società stessa giudicava l'artista come un elemento "impro-

duttivo", che non rientrava negli schemi della logica della realtà del tempoe che opponeva alla razionalità del mondo contemporaneo un mondo perso-nale, fortemente soggettivo, esclusivo.

Il Decadentismo

Su questa incomprensione fra società e artisti si sviluppò in Francia, a par-tire all'incirca dal 1880, il movimento del Decadentismo.Il termine "decadenza" venne usato per la prima volta dal poeta francesePaul Verlaine (1844-1896) per evidenziare uno stato d'animo di stanchezza,

di sfinimento spirituale, di attesa della fine: coloro che si riconoscevano intale stato d'animo fondarono intorno al 1880, a Parigi, la scuola letterariadel Decadentismo, per esprimere, con i mezzi artistici loro propri, il rifiutoper la società moderna e i suoi meccanismi economici e sociali. I contenu-ti principali di questa scuola furono:• la critica della scienza, considerata non in grado di spiegare tutto l'esi-stente;

• la convinzione che in ogni uomo esistono zone oscure e profonde, a cuinon è possibile arrivare con la sola ragione, e che il mondo è animato daforze misteriose non comprensibili all'uomo;

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• l'esaltazione della bellezza come regola di vita e ideale supremo;• l'affermazione della superiorità della poesia, unico strumento in grado diraggiungere gli aspetti più misteriosi e segreti dell'esistenza umana e delmondo.

Sulla base di queste convinzioni, i poeti decadenti elaborarono l'ideale del-la poesia pura, cioè una poesia fine a se stessa, che non si propone né obiet-tivi pratici, come per esempio la celebrazione di un evento storico, né obiet-tivi educativi o morali, come la trasmissione di valori quali la giustizia o lalibertà, ma che tende a svelare la verità nascosta dietro l'apparenza dellecose. Si colloca in questo periodo anche l'attività di Sigmund Freud (1856-1939), il medico austriaco che fondò la psicanalisi, ossia la scienza che sipropone di indagare gli strati più profondi e inconsci della personalità.

~.a ___

La poetica decadente

Per realizzare l'obiettivo della poesia pura, i decadenti utilizzarono nuove for-me e tecniche poetiche:• la scelta di parole suggestive, in grado di creare effetti musicali ed evoca-tivi;

• le costruzioni sintattiche dal significato oscuro o volutamente ambiguo;• l'utilizzo della metafora e, soprattutto, dell'analogia, che consiste nell'ac-costamento di parole che indicano realtà lontane tra loro, il cui rapportodi somiglianza può essere solo intuito.

I maggiori esponenti di questa tendenza letteraria furono i poeti francesi"simbolisti", chiamati anche "maledetti" perché quasi tutti condussero vitedisordinate e trasgressive: Charles Baudelaire (1821-1867), Paul Verlaine(1844-1896), Arthur Rimbaud (1854-1891) e Stéphane Mallarmé (1842-1898).Oggi il termine "decadentismo" indica non solo la scuola poetica sorta inFrancia, ma anche la cultura e la mentalità cui diedero voce molti intellettua-li e artisti europei tra Ottocento e Novecento. Essi, pur nella varietà dellecreazioni individuali, espressero un disagio e una ricerca simili a quelli deipoeti francesi, rivalutando gli aspetti irrazionali dell'uomo e dell'esistenza,cercando di individuare i segreti legami tra la natura e gli esseri umani, inda-gando a fondo negli stati di malattia e nelle diversità dei singoli individuirispetto alla massa.In Italia, gli artisti che più di altri adottarono queste tematiche furono:• Giovanni Pascoli, che espresse il mistero della vita e le corrispondenze tral'uomo e la natura;

• Gabriele D'Annunzio, che diede vita all'ideale del superuomo, un individuodotato di qualità superiori a quelle degli altri uomini, che si sente svinco-lato da ogni dovere morale o sentimento di solidarietà nei confronti deipropri simili;

• Italo Svevo, autore di romanzi nei quali i protagonisti sono "inetti", perso-naggi deboli e influenzabili, dalla psicologia complessa e tortuosa;

• Luigi Pirandello, secondo il quale la personalità umana, individuale e bendefinita per ogni uomo, non esiste, mentre al suo posto esistono le "masche-re", che l'uomo stesso impone a se stesso oppure che la società gli faindossare.

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I Gli autori e i testi ~

Giovanni PascoliIl "fanciullo" in ognuno di noi

Fratradizione e modernità Nella letteratura italiana Giovanni Pascoli rappre-senta il passaggio tra la poesia tradizionale e quella moderna. Raffinato studio-so dei classici italiani e latini, egli subì l'influenza di Carducci (cfr. p. 252). D'altrocanto le descrizioni di ambienti campestri e naturali, ritratti con grande atten-zione anche per i particolari quotidiani e umili, rivelano suggestioni tipiche del-la poesia decadente: la percezione di segrete corrispondenze tra le cose, il sen-so incombente della fine, lo sgomento di fronte al mistero che si nascondedietro la realtà apparente.

La tragedia degli anni giovanili Giovanni Pascoli nacque nel 1855 a SanMauro di Romagna, dove il padre era amministratore di una tenuta dei prin-cipi Torlonia. Nel 1867, rientrando a casa, questi venne misteriosamenteassassinato, lasciando dieci figli ancora bambini. Nel 1868 morirono la madree la sorella maggiore e pochi anni dopo anche due fratelli. Questi lutti lascia-rono un segno indelebile nell'animo di Pascoli, che rimase legato per tutta lavita all'idea del "nido", cioè del rifugio nell'intimità della famiglia come unicoscampo alle brutture del mondo. Nonostante le difficoltà economiche dellafamiglia, Pascoli compì studi liceali e successivamente, grazie a una borsadi studio, frequentò la facoltà di Lettere a Bologna, dove fu allievo di Carducci.

Dagli interessi politici alla poesia Durante gli anni universitari, Pascolifrequentò ambienti socialisti e anarchici, partecipò a manifestazioni contro ilgoverno e fu arrestato. Dopo questa esperienza abbandonò la politica mili-tante, conservando una generica simpatia per il Socialismo. Dopo la laurea,cominciò a insegnare nei licei e, appena ottenuta la stabilità economica, chia-mò a vivere con sé due sorelle, con le quali ricreò il desiderato clima di "nido"familiare. In quegli anni pubblicò la prima raccolta di poesie, Myricae, cuiseguirono negli anni successivi i Primi poemetti e i Canti di Castelvecchio.

Nel 1895 una delle due sorelle si sposò, provocando nel poeta forti reazionidi gelosia. Dopo aver insegnato nelle Università di Messina e di Pisa, nel1907 ottenne la cattedra di Letteratura italiana a Bologna, succedendo al suomaestro Carducci. Negli ultimi anni l'attività poetica di Pascoli si orientò ver-so poesie celebrative della grandezza d'Italia: divenne così il poeta ufficialedel Regno, subentrando anche in questo campo al maestro. Morì a Bolognanel 1912.

La poesia delle piccole cose Fu lo stesso Giovanni Pascoli achiarire la sua poetica, cioè il modo di intendere la poesia, nelloscritto teorico /I fanciullino. Secondo il poeta, nell'intimo di cia-scun uomo è nascosta una parte infantile, fantasiosa e ingenua,che viene messa a tacere quando prevale la razionalità dell'etàadulta. Solo i poeti riescono a lasciare il "fanciullino" libero di gio-care, di guardare il mondo con i suoi occhi ingenui, di stupirsi difronte a ciò che appare normale. Nelle poesie di Pascoli i dati del-la realtà concreta sono nominati con precisione, spesso con la ter-minologia della botanica e delle scienze naturali, e tuttavia, grazieall'attenta costruzione stilistica e all'uso di analogie, tali dati con-creti diventano segno di un universo misterioso di fronte al qualel'uomo si sente smarrito.

I Gli autori e i testi

Gabriele D'AnnunzioIl "superuomo" al di sopra della massa

Gli esordi, la vita mondana, il dannunzianesimo D'Annunzionacque nel 1863 a Pescara da un'agiata famiglia borghese. Dopoaver studiato in un prestigioso collegio, si iscrisse all'Università aRoma, dove frequentò il bel mondo, acquistando presto grandenotorietà con i suoi scritti, che destavano scandalo per i contenu-ti "immorali", e con la frenetica vita mondana fatta di avventuregalanti, ricevimenti, duelli.Pur guadagnando molto denaro grazie alla molteplice e abbondan-te produzione letteraria di successo, D'Annunzio si indebitò per ilsuo tenore di vita principesco: la villa della Capponcina in Toscana,l'acquisto di oggetti d'arte, le relazioni con donne altolocate o di

successo, come la celebre attrice Eleonora Duse. Quando la situazione eco-nomica divenne insostenibile, fuggì in Francia, da dove proseguì l'attività let-teraria e mantenne i contatti con l'Italia. Nel nostro Paese, intanto, si diffon-deva il "dannunzianesimo", uno dei primi esempi di moda collettiva alimentatadai mezzi di comunicazione di massa.

La vita come un'opera d'arte Tra gli ideali del Decadentismo,Gabriele D'Annunzio espresse soprattutto il culto della bellezza(estetismo) ed elaborò la teoria del superuomo, ossia un uomocosì diverso, speciale, potente ed eroico da non dover obbedire aprincipi morali come il bene o la giustizia.

Dalla guerra al "Vittoriale degli 'Italiani" D'Annunzio fu convinto interven-tista, cioè sostenitore dell'intervento italiano nel primo conflitto mondiale.Arruolatosi come aviatore, al termine della guerra si fece portavoce del mal-contento dei reduci, insofferenti rispetto a una vittoria considerata "mutilata"perché la città di Fiume e la Dalmazia, rivendicate dagli Italiani, erano stateinvece annesse al neonato regno di Jugoslavia. D'Annunzio organizzò una spe-dizione in armi e occupò militarmente Fiume, ma dovette presto ritirarsi.Di fronte al Fascismo D'Annunzio ebbe un atteggiamento non chiaro, fatto dicelebrazioni per imprese come la conquista dell'Etiopia, ma anche di diffiden-za. Dal 1921 si stabilì in una villa a Gardone, sul lago di Garda, che trasfor-mò, in una sorta di museo a se stesso: il "Vittoria le degli Italiani". Qui trascor-se gli ultimi anni lodato dal regime fascista, ma di fatto tenuto a distanza daicentri di potere. Morì nel 1938.

Suggestioni straniere e ricerca formale La produzioneartistica di D'Annunziosubì l'influenza della poesia francese (cfr. p. 260) e, più in generale, dei model-li letterari decadenti che si andavano diffondendo in quel periodo:• nei contenuti, perché creò personaggi raffinati e sdegnosi, intenti alla sod-disfazione del proprio gusto estetico (nei romanzi /I piacere, /I fuoco,L'innocente, 1/ trionfo della morte), e personaggi con le caratteristiche delsuperuomo, come nelle tragedie La Gloria e La Nave;

• nelle forme, perché introdusse nella poesia italiana il gusto per la musica-lità della parola, per gli effetti di suono e, più in generale, per le sollecita-zioni sensoriali ottenute con raffinati procedimenti stilistici. Le raccolte poe-tiche più note sono Maia, Elettra e Alcyone, che confluirono nelle Laudi.


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