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Università degli Studi di Padova · 2017. 2. 13. · flussi, al contrario, il trend dei turisti...

Date post: 20-Aug-2020
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1 Università degli Studi di Padova Dipartimento dei Beni Culturali: Archeologia, Storia dell’arte, del Cinema e della Musica Corso di Laurea Triennale in PROGETTAZIONE E GESTIONE DEL TURISMO CULTURALE Il Marchio d’Area per l’Altopiano dei Sette Comuni: nuove prospettive per una buona gestione del territorio. Relatore: Prof. Stefan Marchioro Laureanda: Sabrina Marangoni Matricola: 1026403 Anno accademico 2013/2014
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Università degli Studi di Padova

Dipartimento dei Beni Culturali: Archeologia, Storia dell’arte,

del Cinema e della Musica

Corso di Laurea Triennale in

PROGETTAZIONE E GESTIONE DEL TURISMO

CULTURALE

Il Marchio d’Area per l’Altopiano dei Sette Comuni:

nuove prospettive per una buona gestione del territorio.

Relatore: Prof. Stefan Marchioro

Laureanda: Sabrina Marangoni

Matricola: 1026403

Anno accademico 2013/2014

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Indice

Introduzione………………………………………………………….5

Capitolo 1 Turismo e flussi turistici: nuovi scenari

1.1 Definizione di turista e turismo…………………………………………….....7

1.2 Posizionamento del turismo sul piano teorico e pratico-economico………….8

1.3 Le nuove tendenze del turismo dagli anni 90 ad oggi………………………...9

1.4 Scenario turistico internazionale……………………………………………..11

1.5 Scenario turistico nazionale………………………………………………….14

Capitolo 2 La destinazione turistica

2.1 Definizione di destinazione turistica…………………………………….........23

2.2 Il ciclo di vita della destinazione turistica……………………………………24

2.3 Destinazioni Corporate e Destinazioni Community………………………….27

Capitolo 3 Destination Management e Destination Marketing

3.1 Destination Management: definizione……………………………………….31

3.2 Campo di azione del Destination Management……………………...………32

3.3 Destination Management Organization: definizione e compiti…………..….34

3.4 Destination Marketing: definizione………………………………………….37

3.5 I 4 livelli del Destination Marketing………………………………………....39

Capitolo 4 La nuova legge sul turismo in Veneto

4.1 Le principali novità in materia di turismo…………………………..………..43

4.2 Requisiti e parametri per la costituzione delle Organizzazioni di Gestione della

destinazione…………………………………………………………………..45

4.3 Uno sguardo sull’Altopiano di Asiago…………………………………….…48

Capitolo 5 Analisi della destinazione Altopiano dei Sette Comuni

5.1 Analisi territoriale…………………………………………………….......….51

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5.2 Analisi della domanda e dei flussi turistici sull’Altopiano…………..………53

5.3 Analisi dell’offerta turistica…………………………………………………..57

5.4 Analisi SWOT della destinazione……………………………………………64

Capitolo 6 Analisi di benchmarking della destinazione Altopiano di

Folgaria

6.1 Analisi territoriale………………………………………………………….…71

6.2 Offerta e organizzazione turistica…………………………………………….73

6.3 Analisi del sito Web………………………………………………..…………76

Capitolo 7 Lo strumento del Marchio d’Area per la competitività

turistica

7.1 Definizione……………………………………………………………………79

7.2 Prerequisiti per la realizzazione del Marchio d’Area………………………...81

7.3 Creazione del Marchio d’Area………………………………………………..82

7.4 Promozione e comunicazione del Marchio d’Area…………………………...86

Capitolo 8 Il caso dell’Altopiano di Asiago: sperimentazione di un

Marchio d’Area

8.1 Fasi operative del progetto……………………………………………………89

8.2 Analisi del progetto di Marchio d’Area……………………………………….90

8.3 Analisi dei risultati e riflessioni……………………………………………….92

Capitolo 9 Proposte per la rivalorizzazione dell’Altopiano dei Sette

Comuni e Conclusioni

9.1 Pianificazione del Marchio d’Area………………………………….……….95

9.2 Conclusioni…………………………………………………………….……109

Bibliografia e Sitogafia………........................................................113

Ringraziamenti………………….………………………………....115

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Introduzione

L’idea della creazione di questo elaborato è derivata dalla mia passione e dal mio interesse per la

mia terra d’origine cioè l’Altopiano dei Sette Comuni, situato nella provincia di Vicenza.

L’Altopiano è stata una grande destinazione turistica a partire dagli anni del boom economico fino

a qualche decennio fa. Oggi purtroppo non si presenta più come una destinazione attrattrice di

flussi, al contrario, il trend dei turisti risulta essere molto negativo.

Questo progetto si propone di trovare delle soluzione alla situazione attuale e cerca di fornire delle

idee su come gestire e promuovere al meglio un territorio affascinante, ricco di storia, di cultura, di

tradizioni e di prodotti tipici come lo è l’Altopiano dei Sette Comuni.

Prima di descrivere il progetto, inizierò il mio elaborato cercando di dare una definizione di che

cos’è oggi il turismo, qual è il suo posizionamento sul piano economico e descriverò gli scenari tu-

ristici internazionali e nazionali sempre in continua crescita. Successivamente mi soffermerò sul

concetto di destinazione turistica e su tutto ciò che la caratterizza.

Procederò poi descrivendo due nuovi strumenti sempre più fondamentali per l’organizzazione e la

gestione di una destinazione: il Destination Management, forma di gestione che si concretizza con

l’istituzione di una Destination Management Organization, e il Destination Marketing, ovvero

l’azione necessaria per promuovere e posizionare la destinazione sul mercato, e diversificare il più

possibile l’offerta turistica.

Nel quarto capitolo farò un breve accenno alla nuova legge regionale in materia turistica soffer-

mandomi sulle principali novità e su come la legge potrebbe essere applicata al caso dell’Altopiano

dei Sette Comuni.

Dopo aver spiegato ciò, inizierò l’analisi territoriale vera e propria dell’area studiando i flussi tu-

ristici utilizzando le serie storiche degli ultimi 16 anni. Infine proporrò un’analisi SWOT della de-

stinazione mettendo in risalto i punti di forza, di debolezza, le principali opportunità e minacce.

L’azione successiva sarà un’analisi di Benchmarking dell’Altopiano di Folgaria, nella provincia di

Trento, per cercare di capire quali potrebbero essere le buone prassi dalle quali prendere spunto

per utilizzarle in futuro sul comprensorio altopianese. Il mio progetto si servirà del concetto di

Marchio d’Area che deve essere usato come strumento di competitività per la destinazione. Spie-

gherò che cos’è questo strumento, come si applica e ricorderò brevemente l’esperimento di Mar-

chio d’Area sperimentato sull’Altopiano dei Sette Comuni nel periodo 2000-2001.

Infine concluderò con la mia proposta di Marchio facendo attenzione al suo utilizzo che deve essere

corretto e consapevole, e deve coinvolgere tutti gli attori del territorio al fine di dare la possibilità

di creare un prodotto turistico che trasmetta l’idea di una destinazione turistica con una forte im-

magine unitaria e una buona organizzazione al suo interno.

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CAPITOLO 1

Turismo e flussi turistici: nuovi scenari

1.1 Definizione di turista e turismo

Partendo dalla definizione data durante la Conferenza internazionale del turismo

di Roma organizzata nel 1963 dalle Nazioni Unite e dalla IUOTO, oggi

Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO), possiamo definire visitatore

chiunque si rechi dal proprio paese di residenza verso un paese diverso per

qualsiasi motivo, escluso il motivo di un lavoro retribuito. Durante la Conferenza

si sentì inoltre la necessità di creare nuove definizioni tanto che si arrivò alla

distinzione tra turista ed escursionista.

Secondo l’UNWTO si può definire turista ‘chiunque viaggi verso luoghi diversi

da quello in cui ha la residenza abituale, al di fuori del proprio ambiente

quotidiano, per un periodo di almeno una notte, ma non superiore ad un anno e il

cui scopo sia diverso dall’esercizio di un’attività remunerata nel luogo dove si

reca’. La cultura, la vacanza, il pellegrinaggio, la religione, lo sport, le visite ai

familiari possono essere i motivi che spingono il turista ad uscire dal proprio

luogo di residenza, invece non viene considerato turista chi si sposta per un lavoro

retribuito. Infine, per essere definito tale, il soggiorno deve avere una durata

minima di 24 ore ma non può superare un anno. Si può definire escursionista

chiunque, che per gli stessi motivi del turista, si rechi dal proprio paese di

residenza verso un altro. In questo caso però la permanenza non può superare le

24 ore.

I turisti e gli escursionisti creano quelli che vengono definiti flussi turistici,

questi possono essere di diversi tipi:

Turismo domestico: residenti di un paese in visita nel loro stesso paese di

residenza.

Turismo inbound (o incoming): non residenti in visita in un altro paese diverso

da quello di origine.

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Turismo outbound (o outgoing): residenti di un determinato paese in visita a

uno o più paesi stranieri.

Quando queste diverse forme di turismo si incontrano generano :

Turismo internazionale: dato dalla somma dei flussi del turismo inbound e

quello outbound;

Turismo nazionale: dato dagli spostamenti domestici e quelli inbound;

Turismo interno: si ottiene dalla somma degli spostamenti domestici e quelli

outbound.

1.2 Posizionamento del turismo sul piano teorico e pratico-economico

Dopo aver cercato di capire chi è un turista e quali sono i vari tipi di flussi

turistici, vorrei cercare di far capire cos’è il turismo oggi illustrando il suo

posizionamento tra le discipline e mostrando qual è la sua posizione

nell’economia.

Fin dall’inizio del secolo, quando ancora il turismo veniva definito Industria del

forestiero, è sempre stato difficile definire se potesse essere considerato una

disciplina, un campo di indagine oppure una materia in via di definizione. Molti

studiosi singoli, o vere e proprie scuole, ci hanno riflettuto e la risposta sembra

essere chiara. Il turismo in questo momento non può ancora essere definito una

disciplina a sé stante perché non gode di una sua autonomia ma si deve servire di

discipline socio-culturali come la sociologia, l’antropologia, la geografia, ecc.

Possiamo invece trattare l’economia del turismo come una disciplina di specie

nell’ambito dell’economia politica in quanto essa possiede un oggetto, cioè il

prodotto turistico e di conseguenza la destinazione.

Per quanto riguarda il piano pratico - economico il turismo viene considerato

un’industria trasversale e quindi che copre tutti e tre i settori dell’economia in

quanto, come sostiene l’ UNWTO, il turismo è ‘ l’insieme delle attività realizzate

dalle persone durante i loro viaggi e soggiorni in luoghi diversi da quello di

residenza’, perciò comprende prodotti e servizi creati dai settori più svariati

dell’industria.

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1.3 Le nuove tendenze del turismo dagli anni 90 ad oggi

A partire dagli anni ‘90 il turismo ha assistito a grandi cambiamenti che hanno

modificato quello che era lo scenario turistico mondiale del passato.

Un primo motivo è sicuramente la globalizzazione. Il mondo è diventato, e sta

diventando, sempre più una comunità globale e ciò ha portato ad importanti

cambiamenti della società legati soprattutto all’apertura di tipo socio-culturale.

Come risultato è cambiata la percezione della destinazione, quindi luoghi che

una volta sembravano remoti oggi sono percepiti molto più vicini a noi.

L’abbattimento delle barriere geopolitiche. Grazie all’abbattimento dei

confini, per quanto riguarda l’Europa, e alla maggior apertura dei confini a

livello mondiale, è molto più facile spostarsi ed entrare in Paesi diversi da

quelli di residenza, cosa che prima non accadeva. Momento simbolico

dell’inizio di questo fenomeno è stato la caduta del muro di Berlino nel 1989.

Dopo questo fatto si è iniziato a vedere il mondo come più piccolo e più

raggiungibile rispetto al passato.

Un altro cambiamento fondamentale è stato il miglioramento dei trasporti e

l’ideazione e la messa sul mercato di voli low cost che, con pochi Euro e

magari con una prenotazione last minut, permettono di raggiungere

destinazioni mediamente distanti.

Infine, uno dei cambiamenti forse più rilevanti è stato l’arrivo di internet e

delle nuove tecnologie. Queste hanno dato la possibilità a tutti di essere molto

più informati su tutto ciò che riguarda il turismo (destinazioni, spostamenti,

itinerari, strutture alberghiere, ecc.) rendendoli partecipi fin dalla scelta e

prenotazione della vacanza. Questo fenomeno ha preso il nome di turismo fai

da te. Il nuovo turista si informa sulla destinazione che vorrebbe visitare

magari utilizzando i blog o i social network e, per prenotare il volo, o gli hotel,

si serve dei siti che confrontano i prezzi. Con un clic può procedere alla

prenotazione in modo semplice. Tutto ciò, con i suoi pro e contro, è

sicuramente diverso dal passato quando per prenotare un viaggio ci si recava

in agenzia.

Oltre a questi cambiamenti ne sono intervenuti degli altri legati soprattutto alla

domanda turistica, cioè la richiesta da parte dei turisti di determinati prodotti e

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servizi che soddisfino le loro necessità.

Il diverso modo di fruire della vacanza e del tempo libero. In passato la

possibilità di usufruire di più periodi di ferie durante l’anno era molto limitata.

Le ferie spesso venivano prese una sola volta ma per un periodo più lungo.

Questo faceva sì che si fruisse della vacanza per più tempo in un'unica

destinazione che spesso diventava la meta abitudinaria di tutti gli anni. Oggi

invece abbiamo molte più possibilità di sfruttare il tempo libero e abbiamo la

possibilità di pianificare le nostre vacanze per più di una volta all’anno.

Chiaramente la durata della fruizione si è accorciata molto rispetto al passato

tanto che dobbiamo parlare di short break. Difficilmente il periodo di

soggiorno supera le 2-3 notti. Inoltre, grazie alla facilità con cui si possono

oggigiorno raggiungere le destinazioni più svariate, difficilmente la meta della

vacanza rimane invariata. Oggi si preferisce visitare sempre più luoghi nuovi e

diversi.

Negli ultimi anni anche la crisi economica ha cambiato molto le esigenze

della domanda. In molti casi non si rinuncia alla vacanza ma si cerca di

accorciarla magari cercando di sostituire la permanenza nell’hotel con altre

strutture ricettive, come ad esempio bed and breakfast o strutture extra

alberghiere.

La necessità del turismo. Dal secondo dopo guerra, con l’introduzione delle

ferie retribuite, il fenomeno turistico leisure ha iniziato ad avere un ruolo

sempre più importante nella vita delle persone, tanto che oggi la maggior parte

della gente considera il turismo come un momento di vacanza fondamentale

per riposarsi dalle attività lavorative.

Nuovi tipi di turismo. Il turista ormai non si accontenta del turismo classico,

ma desidera sempre di più che la vacanza sia un’esperienza magica e

indimenticabile. E’ da questo motivo che è scaturita la necessità di creare

nuove tipologie di turismo come ad esempio: quello culturale,

enogastronomico, sostenibile o ad esempio, molto in voga da qualche hanno, il

turismo legato al Wellness, la cura di sé e al benessere psicologico.

Oltre a questi cambiamenti legati allo scenario turistico e alla domanda, ne

esistono altri legati all’offerta intesa come l’insieme dei beni e dei servizi da

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proporre al turista per soddisfare i propri bisogni.

Rispetto al passato, quando bastava poco alle destinazioni per essere

considerate attraenti, oggi la situazione è molto cambiata. Il turista è più

attento e consapevole e deve percepire la destinazione come un luogo

esclusivo in cui esiste qualcosa di veramente importante per cui valga la pena

visitarlo. Per questo motivo l’offerta è diventata molto più concorrenziale e di

conseguenza competitiva per accaparrarsi il maggior numero di visitatori.

Maggior segmentazione dell’offerta. Sulla base di tutti questi cambiamenti è

necessario segmentare, cioè divedere i turisti in base all’età, al sesso, allo stile

di vita, al reddito, in modo da creare un’ offerta sempre più adatta ad ogni

target, tenendo in considerazione quali sono le loro richieste e le loro

aspettative. Quando ciò non basta si procede studiando un’offerta creata su

misura del turista, a volte anche di un solo, che tenga presente delle sue

necessità e dei suoi desideri così da soddisfarlo nel migliore dei modi.

1.4 Scenario turistico internazionale

Dopo aver fornito un’idea generale di quali sono stati i maggiori fattori che hanno

modificato il fenomeno turistico, vorrei soffermarmi su alcuni dati che rendono

l’idea di quanto importante sia questo settore.

Dal 1980 il turismo internazionale sta attraversando un trend di crescita deciso,

costante e di lungo periodo e si pensa che questa crescita continuerà per almeno

un ventennio. Dai ~280 milioni di arrivi del 1980 si è passati ai ~900 milioni del

2010 e ci si aspetta, secondo le previsioni dell’UNWTO del 2011, che nel 2030 il

numero di arrivi raddoppierà fino ad arrivare ai 1,8 miliardi annui. Ciò significa

che dal 1980 al 2030 il tasso di crescita è di circa il 4 % annuo (fig. 1). Gli unici

due momenti che hanno lievemente rallentato l’andamento turistico sono stati i

momenti successivi all’attacco delle Torri Gemelle nel 2001 e il periodo 2008-

2009 probabilmente a seguito della crisi economica americana.

Dobbiamo ricordare che la crescita ha interessato tutte le aree del mondo sia per

quanto riguarda il turismo inbound che quello outbound. Gli arrivi a livello

mondiale nel 2013 sono stati di un miliardo e ottantasette milioni. In totale

l’aumento ha avuto un’influenza del + 5 % su scala mondiale.

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Figura. 1: Arrivi internazionali da 1980 al 2030

Ad originare la maggior parte dei flussi turistici sono i Paesi europei, il nord

America e l’ Oceania con una frequenza di viaggio molto elevata, dopodiché

troviamo l’ Asia e il Medio Oriente. Solo in coda troviamo l’India, il continente

africano e l’ America centrale e meridionale.

Per quanto riguarda le destinazioni più gettonate vediamo essere l’Europa al

primo posto (fig. 2 e 3) con 563 milioni di visitatori nel 2013 con un aumento del

+5,4%, secondo le previsioni dell’ UNWTO nel 2014 è previsto un aumento tra il

+3% e il +4%. A seguire l’Asia e il Pacifico, con 248 milioni di visitatori, si

posizionano come le mete in cui più si è registrato un importante aumento degli

arrivi, soprattutto nel sud-est asiatico con un +6% nel 2013, anche per quanto

riguarda le previsioni per il 2014 l’aumento sarà il più importante con una crescita

tra il +5% e il +6%.

Il continente americano, con 169 milioni di visitatori, si trova al terzo posto con

una crescita del +3,6% nel 2013, probabilmente quest’anno si verificherà una

crescita tra il+3% e il +4%. Come ultime destinazioni vediamo l’Africa con 56

milioni di turisti, nonostante la posizione è uno dei continenti che ha avuto un

grande boom turistico, nel 2013 si è assistito ad un aumento del +5,6% e il dato

sembra aumentare ancora tra il +4% e il +6% nel 2014. Alla fine della classifica

troviamo il Medio Oriente con 52 milioni di turisti. Probabilmente, a causa

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dell’instabilità politica, i paesi di questi stati non sono più ritenuti sicuri per i

turisti e quindi hanno visto un calo di visitatori, tanto che in quest’area del mondo

si è assistito solo ad un + 0,3%. I dati per il 2014 però fanno ben sperare con un

aumento previsto dal +0% al +5%

Ricapitolando l’Europa resta sicuramente la meta più ambita dai turisti mondiali

ma, altre destinazioni nei paesi meno sviluppati stanno diventando luoghi

d’interesse sviluppando un nuovo mercato.

Figura.2 Destinazioni preferite dai turisti secondo i dati del UNWTO del 2013

Figura. 3: Confronti e previsioni UNWTO per il 2014

Per quanto riguarda le previsioni a lungo termine per il 2020 (fig.4), secondo

l’UNWTO gli arrivi arriveranno a essere 1,4 miliardi. Le regioni protagoniste

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degli arrivi saranno ancora l'Europa con 600 milioni di turisti, l'Asia orientale e il

Pacifico con poco meno di 400 milioni e l’America con 200 milioni. Infine

troviamo Africa, Medio Oriente e Asia meridionale. Questi paesi, grazie alle loro

economie emergenti, avranno uno sviluppo e una crescita molto più rapida delle

classiche destinazioni.

I dati degli arrivi per il 2030 mostrano che si arriverà a 1,8 miliardi. La maggiore

crescita continuerà ad essere in Asia e nel Pacifico con un 51.7% in più rispetto al

2020, a seguire il Medio Oriente (+50%) le Americhe (+42,8%), l’Africa (37.5%),

solo infine l’Europa con un aumento del 19.6%.

Figura 4: Serie storica UNWTO e previsioni future sull’andamento turistico mondiale

1.5 Scenario turistico nazionale

Cerchiamo ora di capire com’è oggi lo scenario turistico in Italia.

Dando uno sguardo alla top ten delle destinazioni più visitate, vediamo che

l’Italia si trova solamente al quinto posto preceduta da Francia, Stati Uniti, Cina e

Spagna e seguita da Turchia, Germania, Regno Unito, Russia e Malesia, ciò

significa che il nostro Paese resta sempre una meta ambita dai turisti, ma

purtroppo stenta a tenere il passo della crescita e si mostra poco competitiva

rispetto ad altre destinazioni.

Fin dal 1700 l’Italia è sempre stata una meta molto attrattiva soprattutto per i

giovani aristocratici europei che potevano partecipare al Grand Tour cioè il

viaggio attraverso l’Europa continentale che aveva uno scopo didattico o di

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perfezionamento delle conoscenze già possedute dai giovani. Spesso l’ultima

tappa di questo Tour era l’Italia luogo di un vastissimo patrimonio artistico e

culturale. I siti più ambiti erano le rovine di Roma e le città di Ercolano e Pompei.

Questo fatto, nel corso del tempo, ha sicuramente aiutato l’Italia a raggiungere la

notorietà che ancora oggi possiede in buona parte. Grazie ai suoi 49 siti ritenuti

patrimonio dell’ umanità dall’ UNESCO, e grazie a tutte le altre bellezze storico-

artistiche, paesaggistiche e culturali, resta una meta con grandi capacità attrattive.

Infatti, il settore turistico è ancora uno dei settori più importanti per l’economia,

nonostante il calo negativo del 5% registrato nel 2012, il numero di arrivi nel

2013 è stato di 103.733.157.

Il contributo del turismo al prodotto interno lordo dell’Italia ammonta a oltre 130

miliardi di euro e le persone occupate in questo settore sono circa 2,6 milioni, ciò

significa che un lavoratore su dieci lavora nell’ambito turistico e questo dato

potrebbe aumentare in futuro.

Negli ultimi anni il mercato interno è in forte calo, legato anche al fatto delle

vacanze più brevi preferite dagli italiani. Fortunatamente i flussi stranieri sono

ancora molto presenti. Al primo posto troviamo gli arrivi tedeschi con un 20,9%

seguiti dagli americani con un 9,4%, al terzo posto i Francesi con un 7,6%. Altri

paesi di provenienza dei flussi come Svizzera, Paesi Bassi, Regno Unito, Russia e

Belgio non superano il 6%. Altri turisti extra europei non superano il 3,9% e

infine flussi dal resto del mondo corrispondono a solo il 18,9%.

Figura 5: Origine dei maggiori flussi in visita in Italia nel 2012

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Le mete più visitate in Italia da italiani e stranieri sono le città d’arte ma, a

differenza degli stranieri che dopo le città preferiscono scegliere destinazioni

come il lago o la montagna, i turisti italiani preferiscono senza dubbio il turismo

marittimo.

Nei primi cinque posti delle regioni che registrano più presenze italiane e straniere

troviamo il Veneto con un totale di 62.000.000 di visitatori circa, la Toscana con

43.000.000 arrivi, l’Emilia Romagna con 37.000.000 arrivi (a differenza di tutti

gli altri casi i turisti italiani qui superano quelli stranieri), la Lombardia con

33.000.000 arrivi e infine il Lazio con 30.000.000 arrivi. Questi dati trovano una

semplice spiegazione perché nelle regioni citate si trovano i cosiddetti ‘magneti

globali’ come Venezia, Firenze, Milano e Roma e i ‘best seller’ come il Lago di

Garda.

Purtroppo, come già detto in precedenza, l’Italia non riesce a tenere il passo per

uno sviluppo progressivo e sembra non essere abbastanza competitiva. Se negli

anni ‘80 a livello europeo si trovava al primo posto per competitività e ricavi

turistici, oggi si trova solo al terzo posto a seguito dei diretti competitors Spagna e

Francia che hanno saputo aumentare le loro quote di mercato sfruttando al meglio

le loro risorse e rielaborando le loro offerte rendendole ancora più attrattive.

L’impatto del turismo sul PIL di Spagna e Francia nel 2011 incideva

rispettivamente del 14.9% e del 9.3%.

Analizzando nello specifico i punti di forza dell’Italia rispetto ai competitors,

vediamo essere l’arte, la storia, l’enogastronomia, le attrazioni naturali e lo

shopping le caratteristiche d’interesse. Per quanto riguarda invece il rapporto

qualità-prezzo, le infrastrutture, le strutture ricettive e l’ospitalità, le altre due

destinazioni sono molto più soddisfacenti.

Criticità del turismo italiano

Cercherò ora di illustrare quali sono i punti critici del sistema turistico che negli

ultimi anni stanno facendo perdere quote all’Italia rendendola meno competitiva

sul mercato.

Problemi legati alla Governance del territorio, manca in Italia un organo

centrale che riesca a prendere decisioni in modo concreto e determinato nel

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settore turistico. Inoltre questo settore viene preso in considerazione poco

seriamente per lo sviluppo della nostra economia nonostante possa essere una

grande leva di sviluppo. Finora nessun Governo ha deciso di mettere al centro

la questione turismo per stabilire strategie efficaci. Purtroppo questo problema

grava molto sulle regioni del sud, quelle meno sviluppate, e allo stesso tempo

con degli enormi potenziali, rendendo impossibile un deciso miglioramento

della situazione.

L’assetto normativo sembra essere un ostacolo per lo sviluppo turistico. La

legge quadro n. 217 del 17 maggio 1983, “per il turismo e gli interventi per il

potenziamento e la qualificazione dell’offerta turistica”, è stata per molti anni

un punto fondamentale per il riconoscimento ufficiale del settore turistico in

Italia. Questa legge conteneva, per la prima volta, una seria di norme uguali

per tutta la Penisola che avrebbe finalmente permesso di superare la grande

frammentazione turistica e di creare un effettivo coordinamento tra le regioni.

Purtroppo nel 2001, creando un unico brand ‘Italia’, il nostro paese ha perso

l’occasione di organizzare e regolamentare il settore in modo unitario e di

promuoversi sui mercati internazionali. Infatti nel 2001 sono state emanate la

legge costituzionale n. 3 del 18 ottobre del titolo V e la legge n. 135 del 29

marzo di “riforma della legislazione nazionale del turismo” con la relativa

abrogazione della legge quadro 217/83 tramite decreto del 22 settembre del

2002. La nuova legge costituzionale modifica profondamente il titolo V della

Costituzione relativo agli enti territoriali, assegnando alle regioni la piena

autonomia legislativa ed amministrativa in ambito turistico. La legge n.

135/2001, con i suoi 12 articoli, regolamenta gli ambiti di competenze, le

imprese e le professioni turistiche, la realizzazione della Conferenza

Nazionale del Turismo, la promozione dei diritti del turista, la creazione dei

Sistemi Turistici Locali e del Fondo di cofinanziamento dell’offerta turistica

Inoltre si assiste all’assenza di meccanismi efficaci per favorire la creazione di

Reti d'Impresa e i tempi e i processi della burocrazia per la gestione delle

imprese risultano molto lunghi.

Il patrimonio turistico italiano viene poco valorizzato attraverso l’offerta e

questa, in molti casi, si presenta obsoleta o poco adeguata alle nuove richieste

del mercato e ai nuovi target. Inoltre l’offerta italiana si presenta a livello

europeo e mondiale ancora troppo frammentata, e questo di certo non aiuta il

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miglioramento. Il ruolo dell’ENIT (Agenzia nazionale del turismo) non è

molto soddisfacente per quanto riguarda la promozione dell’offerta turistica in

Italia perché l’ente non è in grado di promuovere il ‘ Sistema Italia’ in modo

unitario. Infine l’uso insufficiente dei canali di vendita digitali e la mancanza

di un piano di marketing efficiente grava molto sull’offerta turistica.

Il rapporto qualità- prezzo dell’offerta turistica lascia molto a desiderare.

L’Italia presenta un alto numero di strutture ricettive vecchie e con una

capacità di accoglimento ridotta rispetto ai i flussi turistici odierni, nonostante

ciò i prezzi sono più alti di quelli dei competitors Spagna e Francia che

presentano un’offerta migliore della nostra. In più nel nostro Paese la

ricettività annuale è molto bassa rispetto alla ricettività stagionale sia estiva

che invernale, questo non aiuta a migliorare l’offerta.

Rispetto ad altri paesi europei in Italia mancano scuole professionali e corsi

universitari che vadano a creare figure professionali consapevoli e pronte per

riportare il turismo agli alti livelli del passato sviluppando una competitività

europea e mondiale fondamentale per il settore.

Le infrastrutture e i trasporti presentano un altro problema. Nelle città più

importanti come Roma, Venezia, Milano e Firenze si assiste ad una mancanza

di infrastrutture necessarie per accogliere i flussi turistici. Anche la situazione

ferroviaria non è delle migliori, a volte, soprattutto nel sud Italia, le città non

sono ben collegate e i treni spesso hanno una capienza inferiore di quella

necessaria.

Anche per quanto riguarda la situazione aeroportuale bisognerebbe avviare

dei cambiamenti. I grandi aeroporti dovrebbero lavorare per raggiungere

livelli ancora più alti per potersi paragonare a quelli dello standard europeo,

mentre quelli più piccoli, soprattutto nell’Italia meridionale dove ci sono

molti piccoli aeroporti a livello cittadino, dovrebbero lavorare insieme per

creare degli aeroporti più grandi e più efficienti. Per quanto riguarda la

quantità dei voli diretti con i Paesi in forte crescita sono nettamente inferiore

rispetto ai Paesi competitor, sia per le compagnie nazionali, che per quelle

straniere. In più i voli low cost dall’Italia verso l’Europa sono molto inferiori

rispetto agli altri paesi competitors.

L’incapacità di dare una buona immagine per attirare gli investimenti esteri

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paralizza molto il sistema. Purtroppo il nostro Paese non sembra dare

abbastanza fiducia agli investitori che richiedono come base fondamentale

una stabilità fiscale, un basso rischio del Paese e un approccio strutturato per

spiegare il motivo dell’investimento.

Il Piano Strategico “Turismo Italia 2020. Leadership, Lavoro, Sud”

Per cercare di trovare delle risposte agli aspetti critici indicati in precedenza, si è

cercato di lavorare al progetto per la realizzazione di un piano strategico per lo

sviluppo del turismo in Italia. Il progetto è stato presentato nel gennaio 2013 dal

Ministro per gli Affari Regionali, il Turismo e lo Sport, Piero Gnudi ed è stato

realizzato con la collaborazione di un gruppo di lavoro e di The Boston

Consulting Group. Lo scopo del piano è quello di consolidare il vantaggio

competitivo dell’Italia e di contribuire allo sviluppo dell’economia e alla

creazione di nuovi posti di lavoro, facendo particolare attenzione alla situazione

del sud Italia. Inoltre si mira ad individuare una direzione chiara nella quale

muoversi attraverso un approccio coordinato tra tutti gli attori coinvolti così da far

tornare il turismo sulla strada giusta dello sviluppo, passo fondamentale per poter

contribuire all’uscita dalla crisi economica che ci sta colpendo molto in questi

ultimi anni.

Il piano prevede sette linee guida sotto le quali si devono avviare le diverse fasi

progettate dal piano.

1. Ripensare alla Governance che oggi si presenta fortemente frammentata tra

Governo, Regioni e Province Autonome. In un settore come questo, in cui si

sta assistendo ad una forte globalizzazione, è necessario abbattere le divisioni

del potere per riconquistare la competitività. Lo Stato dovrebbe riprendersi il

ruolo di propulsore del settore rimettendo al centro il turismo. Ciò può essere

fatto attribuendo il portafoglio al Ministro per il Turismo o istituendo di nuovo

il Ministero del Turismo.

2. Rilanciare l’Agenzia Nazionale del Turismo, cioè l’ENIT riprogettando la

missione e l’organizzazione, in linea con le migliori agenzie internazionali per

il turismo, con un’ adeguata disponibilità di risorse umane e finanziarie.

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3. Migliorare l’offerta rendendola più giovane e adeguata alle richieste della

domanda del mercato di oggi tenendo presente la segmentazione.

Concentrarsi su 30-40 poli turistici prioritari per lo sviluppo del turismo

internazionale.

Migliorare la gestione di flussi soprattutto nelle destinazioni con un pericolo

di saturazione. Ripensare alle azioni di marketing e di vendita del prodotto

attraverso canali sempre più innovativi.

4. Riqualificare, migliorare e aggiornare le strutture ricettive vecchie o non

adatte a ospitare i flussi facendo attenzione a quelli che sono gli standard

europei, magari adottando un sistema di classificazione standard. Maggior

controllo e attenzione per quanto riguarda il rapporto qualità-prezzo.

5. Migliorare i trasporti e le infrastrutture per rendere le vie di comunicazione tra

le città, o i collegamenti tra aeroporti e destinazione, il più semplice ed

efficiente possibile. Migliorare il sistema di taxi tenendo presente la

segmentazione. Lavorare il più possibile per rendere piacevole l’esperienza di

viaggio del turista.

6. Formare figure professionali competenti e consapevoli che si occupino

dell’intera filiera turistica. Ciò è possibile lavorando sui giovani cercando di

trasmettergli il valore e l’importanza che ha l’attività turistica sul nostro Paese

e la fortuna che abbiamo di poter godere di un numero così elevato di bellezze

storico-artistiche in modo da poter valorizzare il più possibile le attrazioni di

cui disponiamo. A sostegno di tutto ciò è necessario ripensare ad un istruzione

mirata nelle scuole superiori (non solo negli istituti tecnici) e nei corsi

universitari.

7. Ultima, ma non meno importante, è la volontà di attrarre maggiormente degli

investimenti internazionali tramite incentivi specifici e “burocrazia zero’ per

poter avviare progetti di riqualifica e valorizzazione del territorio.

Se attuate nel modo corretto queste linee guida dovrebbero far riguadagnare delle

quote di mercato. Per farlo nel migliore dei modi il Governo e le Regioni/

Province Autonome devono svolgere un ruolo di regia nell’implementazione del

Piano Strategico per quanto riguarda obiettivi, metodi, tempi di realizzazione.

Queste istituzioni dovranno collaborare supportando politicamente le linee guida e

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altre varie iniziative. Le Associazioni di categoria devono essere più attive per

facilitare la cooperazione per il Piano Strategico. Anche gli investitori, avendo un

ruolo fondamentale nella sovvenzione dei vari progetti, devono partecipare alle

varie iniziative proposte.

Se il Piano lavorerà nella giusta direzione, si avrà un impatto potenziale di circa

30 miliardi di Euro sul PIL e 500.000 nuovi posti di lavoro nel 2020.

Nonostante il Piano strategico sia stato pensato per un lungo periodo, dovrà

comunque essere revisionato periodicamente ogni due anni per adottare le

modifiche necessarie date dai cambiamenti interni ed esterni.

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CAPITOLO 2

La destinazione turistica

2.1 Definizione di destinazione turistica

Il concetto di destinazione turistica è relativamente recente, è solo dagli anni ‘90

che compare nella letteratura e inizia ad essere usata nel settore turistico.

Per destinazione (destination in inglese) si intende un contesto geografico, il quale

può essere un luogo, un’ area, una piccola località, ecc. in cui, come sostiene

Bieger, ‘l‘ospite trova tutte quelle prestazioni che ritiene necessarie al suo

soggiorno ’ al fine di soddisfare i propri bisogni.

La definizione data invece da Pechlaner e Weiermair (2000) mette in evidenza

quanto sia importante oggi il ruolo della destinazione tanto da definirla una vera e

propria ‘entità concorrenziale’ in ambito turistico.

La concezione spaziale della destinazione varia da turista a turista, possiamo dire

che i turisti che presentano esigenze e interessi mirati e specifici percepiranno la

destinazione come più ristretta e limitata rispetto ai turisti che invece non hanno

particolari esigenze. Inoltre più è lontano il luogo di residenza dell‘ospite e più è

considerata ampia la destinazione. Essa deve disporre di strutture, infrastrutture,

trasporti, attività di svago, necessarie per il soggiorno del turista.

La destinazione, per essere definita tale, deve:

Disporre di strutture (hotel, alloggi, luoghi di ristorazione), infrastrutture

(strade, autostrade, ferrovie), trasporti, attività di svago (piscina, golf, parco

ecc.), ecc., necessarie per un buon soggiorno del turista.

Possedere una buona capacità di richiamo emozionale legata alla sua

immagine e alla notorietà. Infatti, più la località riesce a guadagnare una

buona reputazione e una certa importanza grazie alle attrattive presenti nel

territorio, più i turisti saranno invogliati a visitare quella destinazione.

Infine una destinazione, per essere considerata tale, deve essere definita dalla

domanda. Solo quando il mercato ne acquisisce consapevolezza, e quindi

quest’ultima si traduce in domanda, si parla di destinazione.

Inoltre, quando si analizza la destinazione bisogna tenere presente tre elementi che

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la caratterizzano: uno spazio geografico, la presenza di un’offerta ( prodotto

turistico) e perciò l’esistenza di un mercato e l’aggregato di risorse, attori,

strutture, che erogano l’offerta. Possiamo quindi vedere l’esperienza del turista in

vacanza come un insieme di fattori che fonde diverse attività della filiera turistica

in un unico insieme.

2.2 Il ciclo di vita della destinazione turistica

Dopo aver spiegato quali sono le condizioni che rendono una destinazione

turistica tale, vorrei spiegare che cosa ne determina la sua nascita e quali sono le

fasi del ciclo di vita di una destinazione.

Un territorio può diventare destinazione seguendo due percorsi diversi; il primo è

quello definito della professionalizzazione spontanea, cioè la nascita sul

territorio di diverse attività professionali che si sviluppano come effetto del

turismo e non rientrano in un piano strategico elaborato volontariamente per il

luogo. In questo caso la destinazione, grazie ai flussi turistici, diventa consapevole

di avere qualche fattore attrattivo da valorizzare e far vedere. Alcuni esempi di

questo percorso sono le mete culturali del Grand Tour in Italia, o le prime località

balneari del Mediterraneo.

Il secondo percorso è lo sviluppo turistico pianificato, cioè quando si capisce

l’importanza attrattiva che ha un determinato territorio e si cerca di pianificare al

meglio ogni attività così da poter attrarre il maggior numero di visitatori. Esempi

di questo sviluppo sono invece alcune località termali, balneari e le stazioni

sciistiche nelle Alpi e nel Nord America.

Anche la destinazione, come qualsiasi bene, ha un proprio ciclo di vita inteso

come il succedersi naturale di fasi dal momento dell’introduzione e del lancio

della destinazione sul mercato fino al raggiungimento di una posizione di

consolidamento e infine di maturità. Le varie fasi sono state ben descritte da

Butler nel suo modello del 1980.

Esplorazione: è la prima fase. La località è poco conosciuta e pochi turisti la

visitano. I servizi offerti sono pochi e anche la capacità ricettiva è molto bassa.

Nonostante ciò il luogo è originale ed incontaminato ed è un fattore che attrae

i pochi turisti che sembrano integrarsi bene con le attività e le risorse presenti.

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Coinvolgimento: grazie all’avvio delle prime attività imprenditoriali

aumentano e migliorano i servizi turistici e la capacità ricettiva. Le persone

residenti iniziano a vedere l’attività turistica come una possibilità lavorativa

dalla quale trarne guadagno, in questa fase l’impatto del turismo sull’ambiente

inizia a farsi sentire.

Consolidamento: in questa fase il turismo diventa parte integrante

dell’economia della destinazione. Si offrono sempre più servizi turistici e il

luogo è sempre più conosciuto grazie alla massiccia attività di promozione. La

percentuale dei turisti nel periodo di stagione spesso supera il numero dei

residenti e questo pesa molto sull’ambiente.

Stagnazione: Ormai in questa fase la destinazione ha raggiunto il massimo

delle sviluppo, il turismo è diventato di massa e la località è molto nota a tutti,

proprio per questo motivo inizia ad essere considerata ‘fuori moda’. Il numero

dei turisti è comunque molto alto e iniziano a manifestarsi problemi di

inquinamento e deterioramento dell’ambiente.

Post-stagnazione: Come abbiamo detto nel punto precedente, ormai la

destinazione non è più considerata ‘in’, e quindi sta per morire. Due sono le

possibilità che la gestione del territorio può prendere in considerazione: la

prima è la scelta di far declinare la destinazione e quindi farla uscire dal

mercato. La seconda è quella di decidere di rilanciarla nel mercato dopo aver

effettuato delle modifiche (change management) e aver introdotto delle novità

per riportarla a un livello di attrattività alta.

Figura 6: Il ciclo di vita della destinazione turistica

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Contemporaneamente all’evoluzione delle fasi sopra indicate, si evolvono sul

territorio ,ormai diventato turistico, diversi elementi:

L’offerta della destinazione migliora sotto il profilo strutturale, infrastrutturale

e per quanto riguarda la capacità operativa degli attori locali.

La notorietà della destinazione e la sua collocazione nelle motivazioni dei

turisti potenziali.

Il consumo di territorio, cioè lo spazio utilizzato per scopi turistici.

L’impatto del turismo sulla cultura locale sia in termini economici, che socio-

culturali, cioè come il turista condiziona il locale e viceversa.

Dopo aver visto quali sono le varie fasi che caratterizzano la nascita e lo sviluppo

di una destinazione, cerchiamo di capire quali sono i fattori che determinano lo

scambio di flussi turistici fra una regione generatrice e una regione di destinazio-

ne, i più importanti sono due:

I fattori push, sono le motivazioni che spingono il turista ad abbandonare

temporaneamente il proprio luogo di residenza verso una meta dove trascorre-

re la vacanza. Questi possono dipendere dalle caratteristiche interne della re-

gione di generazione dei flussi come ad esempio: i fattori economici (reddito

pro-capite, propensione alla spesa, cambio valuta), fattori sociali (settore di

occupazione, disponibilità di tempo libero, livello di istruzione) , fattori socia-

li (età media della popolazione, numero dei componenti delle famiglie), fatto-

ri ambientali ( condizione climatiche e geo-morfologiche).

Inoltre altri fattori possono dipendere dal rapporto fra la regione generatrice di

flussi e la regione di destinazione. Alcuni esempi sono: fattori geografici (di-

stanza tra i due luoghi e tempo di percorrenza), fattori storici ( momenti storici

o tradizioni condivisi dalle due regioni), fattori culturali (somiglianza tra le

due culture, nella lingua, stessa religione, simili usi e costumi, tutto ciò crea

sicurezza nel turista.

I Fattori pull, sono quegli elementi che si trovano nel territorio della destina-

zione e motivano la scelta di una determinata meta piuttosto di un’altra. Questi

si possono raggruppare in quattro gruppi:

1. Le attrazioni che si trovano sul territorio e che possono essere naturali o artifi-

ciali. Queste devono essere fortemente distintive e caratterizzanti per la desti-

nazione. Bisogna però fare attenzione alle attrazioni artificiali perché, essendo

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prodotte dall’uomo possono essere riprodotte in qualsiasi altra destinazione,

come ad esempio un museo, un parco divertimenti o uno zoo. Perciò al fine di

ospitare nella destinazione attrazioni distintive bisogna mescolare in modo

equilibrato gli elementi artificiali con quelli naturali così da poter proporre co-

se che altre mete non hanno.

2. L’accessibilità intesa come geografica (facilmente raggiungibile grazie a stra-

de, autostrade, ferrovie, aeroporti, ecc.), socio-politica (l’entrata è determinata

da visti, passaporti, permessi di soggiorno, esiste un’assistenza sanitaria, si

trovano servizi finanziari, ecc.) ed infine economica (i costi che il turista deve

sostenere quando entra in una determinata regione).

3. L’informazione, l’accoglienza (spettano agli enti pubblici locali e alle associa-

zioni di categoria e rientrano nelle azioni di marketing della destinazione) e la

ricettività (presenza di hotel, ristoranti, b&b).

4. L’immagine turistica. E’ forse uno dei fattori pull più importanti perché spesso

è proprio basandosi sulle immagini, o su quello che si è sentito a riguardo, che

il turista sceglie la destinazione da visitare, un esempio sono i cataloghi delle

agenzie turistiche. La destinazione può creare la propria immagine turistica ed

è un passo molto importante per poter attuare un circolo virtuoso.

Per concludere il discorso, possiamo dire che la regione di creazione dei flussi può

solo migliorare i fattori push (condizioni economiche, sociali e politiche dei turi-

sti) così che le persone possano intraprendere dei viaggi, ma non può influenzare

la scelta della meta. Mentre, per quanto riguarda i fattori pull, le regioni ospitanti

dei flussi possono lavorare il più possibile al fine di presentarsi sul mercato come

un luogo che ‘merita di essere visto ’ grazie alle sue peculiarità e possono aumen-

tare sempre di più la capacità di attrarre turisti.

2.3 Destinazioni corporate e destinazioni community

Una differenza da tenere in considerazione quando si parla di destinazione è la

differenza tra destinazioni di tipo corporate e di tipo community.

Le destinazioni corporate sono quei luoghi in cui l’offerta turistica è progettata,

gestita e promossa sul mercato seguendo una tipica logica orientata al marketing.

Queste azioni vengono spesso attuate e controllate da una società di gestione co-

me ad esempio imprese del settore immobiliare o rami aziendali di tour operator.

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Esempi noti a tutti di questo tipo di destinazione sono i villaggi turistici, i resort

‘multi-servizi’, i parchi divertimento.

I luoghi prescelti sui quali far sorgere queste destinazioni fungono solo da conte-

nitori dell’offerta e sono scelti sulla base delle caratteristiche del territorio e del

clima, per le attrazioni presenti, per le politiche governative e gli incentivi, ecc.

In più, raramente, gli attori locali e la popolazione residente possono beneficiare

della ricaduta economica che produce la destinazione perché il guadagno entra

nelle tasche di investitori esteri e spesso il personale operativo è esterno. Infine è

importante ricordare che nel momento di maturità e declino della destinazione

spesso si decide di abbandonare il programma di gestione perché in alcuni casi sa-

rebbe economicamente più vantaggioso abbondonare quella destinazione e cercare

un nuovo luogo dove crearne una nuova.

Le destinazioni community sono dei luoghi che nel loro insieme, e grazie alla

collaborazione tra le attività di molteplici attori, si propongono sul mercato attra-

verso uno specifico brand. Il piano di gestione della destinazione, perciò, deve te-

ner presente le necessità di tutti i diversi attori.

In queste destinazioni è il territorio nel suo insieme che si propone sul mercato tu-

ristico sfruttando al massimo le proprie attrazioni naturali e artificiali che consen-

tono di praticare al turista un determinato tipo di vacanza. Le risorse e le attività

sono diffuse e molto spesso l’unità imprenditoriale è indipendente e locale. L’ente

pubblico territoriale svolge un ruolo fondamentale nella gestione turistica della

destinazione in quanto può controllare i beni pubblici e quelli paesaggistici e , se

lo ritiene necessario, può sostenere l’offerta attraverso finanziamenti così da mi-

gliorarla. Molo spesso, la gestione di questo tipo di destinazione, è molto più

complessa rispetto alla precedente poiché coesistono molteplici attori locali con

esigenze molto diverse tra loro.

L’offerta di una destinazione può avvenire attraverso tre configurazioni:

Configurazione punto- punto quando è il turista a scegliere e a definire il pro-

prio prodotto turistico attraverso delle relazioni individuali con gli attori loca-

li. Questa configurazione è tipica nel comportamento spontaneo.

Configurazione package quando il viaggio è preparato e assemblato da

un’impresa specializzata come potrebbe essere un tour operator. Il margine di

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scelta del turista in questo caso è molto basso e spesso il viaggio viene pagato

prima della partenza.

Configurazione network quando più attori della destinazione cercano di com-

binare la propria offerta per offrire al turista sinergia e varietà delle diverse at-

trazioni.

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CAPITOLO 3

Destination Management e Destination Marketing

3.1 Destination Management : definizione

In seguito ai numerosi cambiamenti avvenuti a partire dagli anni ’90, illustrati nel

primo capitolo, e soprattutto in seguito alla globalizzazione dei mercati turistici, si

è assistito ad una forte intensificazione della concorrenza tra destinazioni turisti-

che. Per cercare di risolvere il problema si è pensato di ricorrere ad un turismo de-

finito di qualità. Per fare ciò è stato necessario elaborare dei cambiamenti per

quanto riguarda la gestione della destinazione e proprio per questo motivo si è ini-

ziato ad usare il Destination Management come strumento fondamentale per lo

sviluppo turistico.

Il Destination Management nasce dall’esigenza di integrare all’interno di un pro-

cesso strategico tutte quelle azioni necessarie per gestire i fattori di attrattiva e i

servizi turistici, per interessare la domanda turistica e posizionare la destinazione

in ambiti competitivi e adeguati rispetto alle caratteristiche del proprio territorio.

Dalla corte lo definisce come ‘ un tipo di gestione strategica delle località turisti-

che, attraverso un adeguato sistema di pianificazione e di controllo delle attività

da sviluppare per incentivare il flusso di turisti presenti nell’area’.

Il piano di DM si può definire efficace quando è in grado di analizzare, definire e

gestire tutti i fattori d’attrattiva e le parti imprenditoriali che lavorano su quel ter-

ritorio, allo stesso tempo deve riuscire a creare una buona offerta che possa essere

competitiva sul mercato coinvolgendo tutti gli attori e le attrattive della destina-

zione. E’ importante ricordare che non esiste un piano strategico di gestione vali-

do per tutte le destinazioni. Ognuna presenta un territorio con delle diversità cul-

turali, politiche, economiche e perciò il piano strategico deve tener presente queste

peculiarità.

Il DM, inoltre, deve essere applicato maggiormente in quelle che abbiamo definito

destinazioni di tipo Community poiché il territorio da gestire non deve essere so-

lamente un contenitore di fattori attrattivi ,come succede nelle destinazioni di tipo

Corporate, ma deve essere esso stesso un elemento caratterizzante e di qualifica

per l’offerta turistica.

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L’attuazione di un piano strategico, oltre ad avere come scopo il miglioramento

della gestione territoriale a scopi turistici, intende anche creare una visione condi-

visa del territorio e dei suoi punti di forza cercando di superare le logiche di com-

petitività interne tra gli attori della stessa destinazione. Solo superando queste lo-

giche si potrà avviare un buon piano di gestione che può raggiungere ottimi tra-

guardi.

3.2 Campo di azione del Destination Management

Nel paragrafo precedente ho spiegato come il Destination Management si ponga

come governance per la creazione di una buona competitività rispetto al mercato,

ora vorrei mostrare quali sono i maggiori campi di azione del DM.

1. La generazione di flussi incoming: attraverso il Destination Management la

destinazione mira ad aumentare, gestire e stabilizzare la propria capacità at-

trattiva così da poter garantire risultati economici soddisfacenti per tutti gli at-

tori locali cercando comunque di porre molta attenzione allo sfruttamento del

territorio e delle sue risorse e facendo attenzione all’eccesso di carico turistico.

2. La gestione dell’immagine e del valore simbolico della destinazione: il

DM, servendosi di un processo comunicativo promozionale, deve essere capa-

ce di valorizzare le caratteristiche e i fattori di attrattiva di una determinata de-

stinazione, cercando di fornire l’idea che solo in quel luogo si può trovare una

determinata particolarità o attrazione. Inoltre questo processo aiuta a qualifica-

re il territorio rendendolo adeguato per determinati tipi di vacanza.

3. Il coordinamento e la gestione con gli stakeholder: il DM deve integrare le

diverse attività degli attori locali così che l’offerta assuma una configurazione

network attraverso relazioni orizzontali tra gli stakeholder, e relazioni verticali

tra essi e l’organismo di meta-management.

4. La valutazione dell’impatto turistico sul sistema territoriale locale:

l’azione di DM deve porre molta attenzione alla ricaduta sociale del turismo

sui residenti locali e alla ricaduta del fenomeno sui fattori paesaggistici e natu-

rali tenendo presente la loro deperibilità e la loro unicità nel genere.

Attorno a questi campi di azione si sono sviluppati degli obiettivi a medio/

lungo termine come:

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- La definizione di un piano strategico di sviluppo dell’offerta che permetta di

individuare dei buoni binomi prodotto/mercato con lo scopo di sviluppare par-

ticolari offerte da poter proporre ad un particolare segmento del mercato.

Secondo Godfrey e Clarke (2000) i contenuti di una buona strategia di svilup-

po si focalizzano su delle domande che la destinazione si dovrebbe porre, co-

me ad esempio: Cosa abbiamo? Chi vogliamo? Come li possiamo soddisfare e

raggiungere? Come possiamo verificare i risultati? Se cerchiamo di dare delle

risposte generali alle domande proposte vedremo subito che per rispondere

dobbiamo analizzare le risorse e le attrazioni della destinazione, definire un

determinato target al quale vogliamo proporre la nostra offerta, elaborare una

buona offerta e, solo in seguito, elaborare un buon piano di marketing, struttu-

rare una buona accoglienza e infine, per verificare i risultati ottenuti, misurare

la soddisfazione del cliente e l’impatto economico, sociale e ambientale che i

turisti hanno prodotto. Se la destinazione riesce a porsi queste domande e cer-

ca di agire nella direzione appropriata per darne una risposta, è molto probabi-

le che il piano strategico, una volta attuato, avrà un esito positivo.

- Aumentare la scala dimensionale dell’offerta promuovendo sempre più la col-

laborazione tra gli stakeholder locali e trasferendogli competenze significative

per agire sul miglioramento e sull’innovazione dell’offerta. In questo caso il

DM si deve porre come linea guida per gli attori per dare un significato alle

singole imprese e alle loro azioni inserendole in un contesto di destinazione.

- Promuovere politiche di qualità dell’offerta. Sappiamo bene che spesso è mol-

to difficile definire la qualità del prodotto turistico in quanto esso è composito,

cioè si compone di diverse attività proposte da diversi attori, e perciò quasi

mai valutabili nello stesso modo, il prodotto è sottoposto ad una fruizione pro-

lungata e quindi è un susseguirsi di momenti della verità, anche un solo mo-

mento negativo in tutta la vacanza può compromettere il giudizio finale, in più

è virtuale e perciò il servizio è valutabile solo dopo averne fatto esperienza.

Infine sappiamo che è soggettivo perciò sarà il singolo turista a decidere se il

prodotto è stato soddisfacente oppure no. Dati questi limiti, l’azione di DM

può comunque trovare delle soluzioni per standardizzare il più possibile

l’offerta come ad esempio: proporre politiche di offerta aventi carattere di de-

stinazione e non di singola impresa e cercando di fornire una visione

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d’insieme e diffondendo parametri condivisi di definizione e controllo della

qualità. Pur essendo un’offerta composita, il turista avrà l’impressione che i

servizi forniti siano erogati in modo molto simile e questo esemplifica molto

la valutazione della vacanza.

- Considerare il vincolo di sostenibilità dell’offerta turistica. In una destinazione

di tipo community la durevolezza del fenomeno turistico è molto influenzata

dalla capacità di rispettare l’ambiente e il suo carico sostenibile così che i turi-

sti possano accedere alle risorse naturali che spesso possono essere considera-

te esauribili. Infatti, un eccesso di antropizzazione e di costruzione non con-

trollata, può causare un danno ambientale ed economico allo stesso tempo. Per

cui il DM dovrebbe cercare di creare delle politiche ambientali volte a conser-

vare nel miglior modo possibile l’ambiente. Queste politiche non devono esse-

re viste come un limite, al contrario, devono essere viste come un percorso

strategico attraverso il quale incrementare e mantenere nel tempo la competi-

tività della destinazione. Esempi di politiche ambientali potrebbero essere

quelle volte al risparmio energetico, alla gestione dei rifiuti, alla tutela del pa-

trimonio artistico-storico-culturale ecc.

- La coerenza e l’integrazione con la politica turistica locale. E’ importante che

l’azione di DM non vada mai a sovrapporsi alle politiche turistiche locali ge-

stite da particolari organi. Perciò tutte le azioni indicate sopra si devono sem-

pre muovere in un quadro ben definito. Il successo strategico dipende dalla

qualità delle decisioni prese, dalla capacità con cui vengono utilizzati determi-

nati strumenti e dalla capacità di collaborazione e interazione tra gli organi lo-

cali e l’organo del Destination Management.

3.3 Destination Management Organization: definizione e compiti

Per poter attuare le azioni di Destination Management illustrate in precedenza, la

destinazione community necessita di una struttura organizzativa che possa gestire

i piani strategici- decisionali e quindi concretizzare quelle che sono le richieste del

DM. Da ciò scaturisce la nascita di un’organizzazione chiamata Destination Ma-

nagement Organization (DMO) che, compiendo l’azione di DM, cerca di organiz-

zare in un determinato modo la produzione dell’offerta turistica nella destinazio-

ne. La DMO spesso si configura come un organismo di meta-management che

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cerca di indirizzare l’operato di tutti i vari attori del territorio, i quali sappiamo es-

sere molti, e le loro azioni essere molto contrastanti tra loro, in modo da avvici-

narsi il più possibile alla politica turistica decisa dal governo locale.

Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (UNWTO) la Destination Ma-

nagement è ‘l’organizzazione responsabile per il management ed il marketing del-

la destinazione, il cui compito è quello di promuovere e organizzare l’integrazione

dell’aggregato di elementi di un territorio che convengono nel dar corpo ad

un’offerta turistica, in modo che essa aumenti le sue performance e la sua capacità

di competere’.

La Destination Management Organization può nascere da un Progetto di Marke-

ting Territoriale o di Destination Management, che definisce un sistema di servizi

e di risorse coinvolte nello sviluppo e nel governo dell’offerta turistica integrata,

in un contesto territoriale specifico, esaltandone le caratteristiche identitarie e di

differenza competitiva.

I compiti della DMO sono svariati:

- deve fungere da intermediario mettendo in contatto la domanda con l’offerta

comprendendo e interpretando le esigenze dei visitatori e fornendo risposte

semplici ed immediate.

- Coordinare in modo continuativo e attento l’insieme delle attività e delle offer-

te della destinazione.

- Deve saper prendere delle decisioni strategiche riguardo ai piani del marketing

facendo molta attenzione a quelle che sono le leve fondamentali del marke-

ting, quindi prodotto, prezzo, place (distribuzione) e promozione.

In modo ancora più specifico possiamo dire che la mission della DMO è:

- Organizzare, gestire, aggiornare le informazioni sull’offerta turistica della de-

stinazione.

- Qualificare i prodotti e i servizi locali.

- Integrare l’offerta in pacchetti e servizi con un alto valore aggiunto.

- Utilizzare un buon piano di marketing per vendere l’offerta turistica attraverso

canali digitali innovativi monitorando la domanda turistica.

- Segmentare il mercato turistico così da sapere meglio a quale pubblico può es-

sere offerto il prodotto e come questo pubblico può essere raggiunto al meglio

attraverso la distribuzione.

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Gli obiettivi della DMO sono invece:

- Accogliere e soddisfare il turista.

- Progettare piani strategici di qualità che siano di profitto per l’operatore turi-

stico.

- Coinvolgere il più possibile le persone locali in modo che possano trarre dei

vantaggi da questa attività.

- Rispettare e tutelare l’ambiente e il paesaggio.

- Creare un brand di territorio e creare consapevolezza di questo negli attori lo-

cali.

Gli obiettivi saranno raggiunti se l’organo di gestione saprà sfruttare al meglio le

proprie competenze sia nell’ambito della gestione, che in quello della governance

e saprà comunicare e negoziare sia con chi prende parte alla DMO, sia con chi sta

fuori dall’organizzazione.

Le DMO, a seconda del livello della destinazione, possono essere suddivise in or-

ganizzazioni nazionali, organizzazioni regionali o provinciali e infine organizza-

zioni locali. Spesso la DMO si presenta come una società pubblico- privata che

cerca di promuovere i flussi turistici prendendo in considerazione quali sono i bi-

sogni degli enti sia pubblici che privati della destinazione.

Per quanto riguarda i finanziamenti della DMO questi dipendono dalla struttura

amministrativa dell’organizzazione e dal contesto sul quale questa agisce. I fondi

necessari possono essere pubblici, possono derivare da imposte di soggiorno o

tasse di scopo, da sponsorizzazioni private ecc.

Per concludere vediamo come Morrison e Presenza hanno riassunto alcune fun-

zioni di una DMO.

Economic driver, cioè genera nuove entrate e crea nuovi posti di lavoro con-

tribuendo allo sviluppo di un’economia locale più diversificata.

Un comunity marketer in grado di comunicare un’immagine unitaria e le attra-

zioni della destinazione più significative verso un mercato selezionato di po-

tenziali visitatori.

Un industry coordinator capace di indirizzare lo sviluppo turistico locale verso

strategie focalizzate.

Un quasi – public rappresentative in quanto intermediario tra gli interessi

dell’industria turistica, le esigenze dei residenti, le scelte politiche e le richieste

della domanda turistica;

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Un builder of community pride attraverso azioni di supporto al miglioramento

della qualità di vita per i visitatori e per le popolazioni ospitanti.

3.4 Destination Marketing: definizione

Nel mondo odierno la competizione turistica globale sta diventando sempre più

presente anche grazie a tutte le nuove tecnologie e sistemi di informazione che

hanno fatto in modo che il turismo, a partire dagli anni ‘90, fosse sottoposto a

grandi cambiamenti. Perciò alle destinazioni non basta più disporre di attrazioni,

offrire servizi base e godere di una certa notorietà per essere competitive. E’ indi-

spensabile invece interagire con il mercato da un punto di vista comunicativo e

quindi con immagini, valori simbolici ed emozionali della destinazione, ma anche

dal punto di vista commerciale, con politiche di prezzo adeguate, garanzia della

qualità dell’offerta, ecc., e del prodotto. Chi si occupa di tutte queste azioni è il

Destination Marketing (DMktg) .

Secondo la World Tourism Organization (WTO, 2004), “il Destination Marketing

si occupa di tutte le attività e dei processi per mettere in contatto compratori e

venditori, focalizzandosi nel rispondere alle domande dei consumatori in modo da

ottenere un posizionamento competitivo. Il Destination marketing è un insieme di

attività continue e coordinate che si associano ad una efficiente distribuzione

dei prodotti nei mercati ad alto potenziale di crescita. Il Destination Marketing-

comprende decisioni ed azioni relative ai prodotti, bisogni, prezzi, segmentazione

dei mercati, promozione e distribuzione”.

Quindi il DMktg si occupa dell’interazione tra la destinazione e il mercato e que-

ste azioni ricadono nell’ambito dei compiti della Destination Management Orga-

nization. Quest’attività è indirizzata sia ai turisti attuali che a quelli potenziali, alle

organizzazioni di outgoing come i tour operator, reti di agenzie, gestori di siti

Web, ecc., e infine ai media.

Le funzioni principali del DMktg sono:

Diffondere l’immagine e la notorietà della destinazione sui mercati attraverso

azioni dirette.

Facilitare i processi di commercializzazione.

Migliorare l’attrattività dell’offerta lavorando sul miglioramento dei contenuti

tenendo presente quelli che sono i bisogni e i desideri dei clienti, anche poten-

ziali.

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Macro e micro Marketing

La possibilità di applicare un piano di Marketing dipende dall’organizzazione

interna della destinazione, per attuare il piano c’è la necessità di disporre di

determinate competenze professionali e di agire seguendo una logica di Meta-

management.

Per molto tempo le organizzazioni turistiche territoriali si sono occupate

dell’attività di promozione e accoglienza senza un necessario coinvolgimento

degli attori locali nelle decisioni operative e nelle politiche di prezzo, e soprattutto

considerando tali azioni come un complemento dell’offerta della destinazione. In

questo modo restava molto separata l’azione di macro marketing cioè quello

pubblico, condotto a livello di destinazione, da quella di micro marketing, ovvero

quella gestita dai singoli attori locali. Purtroppo questa separazione frammenta

molto l’offerta e può offrire il prodotto turistico a target molto diversi e

contrastanti tra loro. Inoltre in questa condizione è sbagliato parlare di Destination

marketing poiché: viene a mancare una vera e propria strategia di mercato

sostituita da molteplici mercati che convivono disordinatamente, non esiste un

‘prodotto destinazione’ ma esistono molti prodotti nella stessa destinazione molto

più frammentati e ciò rende difficile anche la commercializzazione integrata , non

esiste quindi una politica di prezzo per la destinazione ed ogni attore è portato a

crearne una propria, infine la comunicazione è legata alle bellezze paesaggistiche

e alle attrattive del luogo ma quasi mai alla cosiddetta famiglia motivazionale. Da

tutti questi motivi vediamo che è necessario superare questa logica di distinzione

tra macro e micro marketing. Per riuscirci è necessario affidare alla DMO, o a

qualsiasi organo di gestione della destinazione, le funzioni relative all’offerta, alla

commercializzazione, alla creazione di politiche di prezzo e alla comunicazione

della destinazione come un brand unitario. Di conseguenza, bisogna superare le

logiche imprenditoriali e individuali che spesso hanno i singoli attori locali in

quanto ormai sono obsolete e inadeguate per quello che chiede oggi il mercato

turistico.

Gli organi di gestione del territorio si devono impegnare al fine di creare prodotti

turistici tematizzati rivolti a particolari segmenti del mercato, sia per quanto

riguarda la posizione geografica, sia per le preferenze mostrate dai potenziali

turisti attraverso l’integrazione della comunicazione e della commercializzazione.

Come non esiste un modello di Destination Management valido per tutte le

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destinazioni, così non esiste un piano di marketing valido per tutti. Ogni

destinazione lo deve creare sulla base di quella che è la sua storia, le sue esigenze

e le sue risorse interne e dovrà cercare di misurarne i risultati ottenuti sul medio e

lungo periodo per capire se la strategia adottata è efficace. E’ importante ricordare

che il piano di marketing elaborato può mostrarsi inizialmente inefficace se

applicato a destinazioni in cui, per molto tempo, le politiche turistiche sono state

molto frammentate. In questo caso è inevitabile una resistenza alla politica di

DMktg e bisogna accettare che non tutti gli attori locali partecipino e siano

coinvolti. Perciò bisogna fissare delle tappe significative del processo

organizzativo che siano alla base di un processo continuo ed evolutivo.

3.5 I 4 livelli del Destination Marketing

Il Destination Marketing dispone di quattro livelli evolutivi, man mano che si

procede aumenta la complessità e il grado di integrazione necessaria tra gli attori,

e quindi aumenta anche la difficoltà della realizzazione della strategia. I quattro

livelli sono:

1. Informazione, accoglienza e animazione turistica sul territorio.

L’informazione viene fatta attraverso cataloghi, brochure, dépliant, siti

internet, social network, ecc. e questa attività è fondamentale per la vacanza.

Infatti solo con l’informazione si accede alla conoscenza delle risorse e delle

attrazioni. Inoltre l’informazione influenza molto l’idea che il turista si crea

sulla meta del viaggio. Basti pensare al ruolo che hanno le guide turistiche, le

fotografie o anche i racconti di viaggio sulla scelta della destinazione da parte

del turista.

Per accoglienza s’intendono tutte le relazioni che il turista intraprende fin

dalla prima fase del viaggio quando arriva nel territorio e che lo

accompagnano fino al momento della sua partenza. Il personale scelto per

lavorare nelle strutture di accoglienza deve essere molto preparato,

competente e deve saper relazionarsi al meglio con il turista per garantirgli il

miglior soggiorno.

Infine l’animazione è alla base dell’ospitalità e si riferisce a tutte le attività

ludiche, sportive, ricreative che vengono rese disponibili sul territorio per far

risultare piacevole e frizzante il soggiorno agli ospiti. Oggi si parla anche di

animazione di relazione o di contatto, come ad esempio il welcome drink o

altri particolari accoglimenti, e di animazione di intrattenimento, come

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appuntamenti sportivi, giochi ecc., questi non sono altro che moderni tipi di

animazione turistica.

2. Promozione e comunicazione turistica

Il secondo livello del DMktg si occupa della gestione degli strumenti necessari

alla comunicazione esterna della destinazione e di commercializzarne i

prodotti. Oggi più che mai non basta avere un buon prodotto turistico ma deve

essere innovativo, dinamico, interattivo e personalizzato, quindi creato su

quelli che sono i bisogni del cliente che deve essere ascoltato per creare

l’offerta. Per promuovere la destinazione c’è bisogno di un’immagine unitaria,

adeguata e identitaria di quest’ultima al fine di trasmettere un messaggio

motivante e persuasivo sul mercato obiettivo . Di conseguenza è necessario

che vi sia coerenza tra l’identità, il posizionamento, i materiali e le

comunicazioni prodotte dalla DMO. La soluzione migliore è quella di fornire

un’immagine il più veritiera possibile, ciò si può ottenere sfruttando al meglio

i giornali, le campagne pubblicitarie integrandole con le relazioni pubbliche e

il web marketing con i portali internet in grado di fornire informazioni in

pochissimo tempo.

3. Azione sull’offerta turistica

Dopo la fase della promozione, la terza azione del DMktg è la realizzazione di

una politica di prodotto, normalmente creata dalla DMO, con lo scopo di

sviluppare diversi prodotti e servizi per svariati segmenti della domanda. Ciò

implica anche la collaborazione delle imprese e degli attori locali. L’azione

sull’offerta si può tradurre in:

Tematizzazione della vacanza, ovvero individuare ‘temi di vacanza’ per

specifici target proponendo nuovi interessi e stimoli.

Creazione di club di prodotto, cioè aggregazioni orizzontali di operatori che

garantiscono l'offerta di servizi mirati su segmenti particolari della

domanda. Queste tipologie sono organizzazioni a carattere territoriale

composte da una pluralità di piccole imprese che si uniscono per perseguire

finalità comuni, come ad esempio accrescere la propria visibilità sul

mercato.

L’organizzazione di eventi per posizionare la destinazione sul mercato e

attrarre nuovi flussi.

La garanzia del luogo riconoscendolo e certificandolo magari attraverso la

creazione di un logo.

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4. Promo-commercializzazione

E’ l’ultimo livello del DMktg, e forse uno dei più importanti, si riferisce alla

comunicazione della destinazione e alla commercializzazione dei prodotti e

dei servizi esistenti in essa. In questa fase vengono coinvolti sia i soggetti

pubblici che quelli privati.

Il processo di Marketing viene collegato al processo decisionale e di acquisto

della vacanza da parte del turista. Le azioni del marketing orientano la

decisione finale del visitatore attraverso queste fasi:

Awarness set; il turista è consapevole della destinazione e gli è già nota.

Avaible set; destinazione che probabilmente potrebbe soddisfare le sue

esigenze.

Early consideration set; sono le prime destinazioni prese in considerazione

come possibile meta del viaggio dopo averne analizzate delle altre e aver

fatto una scelta escludendone alcune perché non sufficientemente attraenti.

Late consideration set; ultima scelta tra un numero ristretto di destinazioni.

Decisione finale.

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CAPITOLO 4

La nuova legge sul turismo in Veneto

4.1 Le principali novità in materia di turismo

Come abbiamo detto nel secondo capitolo, il Veneto, con 15.984.972 arrivi e

61.533.281 pernottamenti nel 2013, rimane una delle regioni più turistiche sia a

livello nazionale, che europeo grazie alla varietà di scenari che offre come ad

esempio: il mare, il lago, le città d’arte, la montagna, ecc. Tutti questi elementi na-

turali, combinati con le azioni di attori pubblici e privati, hanno contribuito a crea-

re una regione che è conosciuta per le sue bellezze e per le sue peculiarità a livello

mondiale. Purtroppo però i profondi cambiamenti che abbiamo approfondito nel

primo capitolo stanno pian piano facendo sì che non sia più così facile per una de-

stinazione avere una certa importanza a priori. Oggi per mantenere una determina-

ta posizione di successo, la destinazioni turistica deve essere capace di adattarsi al

cambiamento dei principali fattori che determinano l’andamento del settore su

scala globale e inoltre deve essere competitiva rispetto ad altre destinazioni, ciò ri-

sulta possibile se si crea un disegno coordinato di offerta territoriale attraverso una

specifica azione di governance.

La regione Veneto sembra essere determinata a raggiungere questi obiettivi e per

farlo, nel migliore dei modi, è stata creata e approvata dal Consiglio Regionale la

Legge Regionale n. 11/2013 “ Sviluppo e sostenibilità del turismo veneto” en-

trata in vigore il 3 luglio 2013. La legge va a modificare la Legge Regionale del 4

novembre 2002, n. 33 “Testo unico delle leggi regionali in materia di turismo” so-

prattutto per quanto riguarda le parti riguardanti l’informazione e l’accoglienza tu-

ristica.

La legge pone al centro della nuova disciplina il turista, e chiede agli operatori del

mercato turistico di agire in modo adeguato al fine di sviluppare un’offerta idonea

al mantenimento della posizione del Veneto e promuoverne un miglioramento si-

gnificativo. Un altro punto fondamentale è il rapporto tra cliente e prodotto,

quest’ultimo è costituito dall’organizzazione dell’insieme delle risorse turistiche e

dal coordinamento dell’insieme delle offerte culturali, sia strutturali, sia per even-

ti, che ricadono sul territorio regionale.

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La nuova legge sembra voler indirizzare la regione verso una nuova e strategica

gestione delle destinazioni tenendo conto di quelli che sono i principi del Destina-

tion Management.

Possiamo racchiudere le principali innovazioni di questa legge in tema di gover-

nance in:

1. Creazione di Sistemi turistici tematici. Un sistema turistico tematico è un

territorio che offre una gamma integrata di prodotti turistici da promuovere.

Gli elementi essenziali per la creazione di un Sistema turistico sono: la pre-

senza di risorse turistiche, un territorio omogeneo, la promozione dei prodotti

turistici in modo ampio e coerente.

2. Creazione di Organizzazioni di gestione della destinazione turistica

(ODG). L’articolo 9 si sofferma sul concetto di definizione di Organizzazione

di gestione della destinazione che risulta fondamentale nella gestione turisti-

ca. La giunta Regionale riconosce per ciascuna destinazione la creazione di

un’unica organizzazione. Questa deve cercare di creare sinergia e cooperazio-

ne tra soggetti pubblici e privati al fine di rafforzare l’offerta, l’informazione,

l’accoglienza, l’assistenza turistica e la promo-commercializzazione dei pro-

dotti attraverso una gestione omogenea e unitaria. La creazione di OGD può

derivare da un processo bottom up tra soggetti pubblici e privati, cioè può es-

sere costituita partendo dal basso e non necessariamente da un progetto calato

dall’alto.

3. Servizio di informazione e accoglienza turistica. Questi temi sono trattati

nell’articolo 15. Per quanto riguarda l’attività di informazione e accoglienza,

questa viene svolta nelle singole località in modo prioritario dalle OGD, se

presenti sul territorio, e da altri soggetti stabiliti. Con lo stesso procedimento

saranno anche individuati gli standard minimi di informazione e di accoglien-

za turistica. Le funzioni di indirizzo, programmazione e coordinamento in ma-

teria di informazione e accoglienza spettano comunque alla Giunta regionale. I

servizi di informazione e accoglienza turistica possono essere fatti da: IAT di

destinazione in cui l’informazione è altamente specializzata e creata per una

destinazione turistica rilevante e molto frequentata, IAT di territorio con un

servizio minore rispetto al precedente perché presente in un territorio meno tu-

ristico, e infine dagli INFO POINT che possono essere attivati su iniziativa

del soggetto gestore con i soggetti eroganti servizi pubblici. Questi possono

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essere integrativi dello IAT di destinazione oppure sostitutivo dello IAT del

territorio.

4. Istituzione di Consorzi di imprese turistiche. Secondo l’articolo 18, sono

consorzi di imprese turistiche le associazioni, anche costituite nella forma di

società consortile, formate da imprese turistiche e da eventuali altri soggetti

privati. Le imprese turistiche possono partecipare a un solo consorzio per si-

stema turistico tematico. Questi esercitano solo attività e iniziative di sviluppo

della commercializzazione turistica. La loro conformazione alla disposizione

dovrà avvenire entro 18 mesi dall’entrata in vigore della legge.

Nell’articolo 20 si trattano le competenze delle Province che vengono in parte

modificate e ridimensionate per quanto riguarda la programmazione, mentre ri-

mangono quasi inalterate sul versante della gestione amministrativa pur adeguan-

dosi alle nuove modalità previste dalla legge ,come ad esempio la classificazione

estesa a tutte le tipologie di strutture ricettive.

Nell’articolo 21 si parla di offerta definendo e affermando anche in Veneto

l’Albergo come forma di accoglienza alternativa per cercare di evitare lo

spopolamento di aree di montagna, borghi e isole, attraverso il recupero dei centri

storici. Viene affrontato il tema dei B&B e degli appartamenti in affitto, anche se

nel primo caso rimangono ancora ambiguità sul concetto di occasionalità della ri-

cezione, mentre si è concordi sul definire gli appartamenti come strutture ricettive

a tutti gli effetti.

Infine, nell’articolo 41 la Regione Veneto prevede misure di agevolazione finan-

ziaria a soggetti pubblici e privati, con priorità a chi partecipa alla OGD, al fine di

sviluppare l’offerta, accrescere la competitività delle imprese, migliorare i livelli

qualitativi delle strutture ed infrastrutture connesse all’attività turistica. Anche le

Reti di impresa o Club di prodotto possono usufruire di finanziamenti.

4.2 Requisiti e parametri per la costituzione delle Organizzazioni di Gestione

della Destinazione.

Nell’articolo 9 della Deliberazione della Giunta Regionale n. 2286 /2013 vengono

definiti i criteri e le condizioni per l’attivazione a livello locale delle Organizza-

zioni di Gestione delle Destinazioni (OGD) riprendendo, da parte della Giunta re-

gionale del Veneto, la definizioni di DMO data dell’UNWTO.

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Tenendo presente i Sistemi Turistici Tematici previsti dall’art. 11, sono stati indi-

viduati i requisiti e i parametri per la costituzione delle Organizzazioni di Gestio-

ne della Destinazione. Tra i più importanti vediamo:

La dimensione turistica: sistema turistico tematico “Venezia e laguna”, “Do-

lomiti”, “Montagna veneta”, “Lago di Garda”, “Pedemontana e colli”, “Po e

suo delta”: ambito territoriale del STT (una sola organizzazione di gestione

per tutto l’ambito territoriale); sistema turistico tematico “Mare e spiagge”,

“Terme Euganee e termalismo veneto” e “Città d’arte, centri storici, città mu-

rate e sistemi fortificati e ville venete”: comuni, singoli o associati, con alme-

no un milione di presenze all’anno, calcolate sulla media del triennio 2010-

2012

I soggetti partecipanti possono essere: imprese turistiche in forma associata,

soggetti privati in forma singola o associata, enti pubblici, Camera di Com-

mercio Industria, Artigianato e Agricoltura.

La funzione e le attività: Inizialmente le attività saranno rivolte alla governan-

ce turistica della destinazione e alla pianificazione strategica unitaria delle at-

tività dei diversi soggetti coinvolti nel governo della destinazione, poi all’ evo-

luzione verso la gestione unitaria delle funzioni di informazione e accoglienza

turistica in conformità alla disciplina regionale, infine alle attività di commer-

cializzazione dei prodotti turistici.

Forme di costituzione della OGD: i soggetti partecipanti definiscono autono-

mamente la modalità organizzativa più adatta al governo della destinazione.

La Giunta regionale chiarisce, ai sensi dell’articolo 9 della legge regionale n.

11/2013 che:

- Sono destinazioni turistiche i territori dei comuni, singoli o associati, ri-

spondenti ai parametri di dimensione turistica sopra stabiliti.

- Per ciascuna destinazione turistica si può costituire un’unica organizzazio-

ne di gestione.

- I comuni aderenti ad una organizzazione di gestione devono essere territo-

rialmente contigui;

- I comuni che non partecipano ad una organizzazione di gestione possono

aderire a una organizzazione di gestione anche appartenente ad altro siste-

ma turistico tematico, purché contigua al loro territorio.

- I comuni del sistema turistico tematico “Pedemontana e colli” che non par-

tecipano all’unica organizzazione di gestione di tale STT possono aderire

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ad una organizzazione di gestione di un altro sistema turistico tematico

contiguo all’STT “Pedemontana e colli”, purché dello stesso ambito pro-

vinciale.

- Agli effetti della costituzione di organizzazione di gestione comprendente

più comuni, le presenze turistiche da computare sono quelle risultanti dalla

somma delle presenze turistiche in ciascun comune aderente all’ organizza-

zione di gestione.

- Per i sistemi turistici tematici “Dolomiti”, “Montagna veneta”, “Lago di

Garda”, “Pedemontano e Colli”, “Po e suo delta” è auspicabile, ma non ob-

bligatoria, la coincidenza della organizzazione di gestione con l’intero terri-

torio del sistema turistico tematico, tenendo in considerazione che può es-

sere costituita una sola organizzazione di gestione per tutto l’ambito territo-

riale dell’sistema turistico tematico.

Figura: I sistemi Turistici Tematici in Veneto dopo la Legge Regionale del 2013

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4.3 Uno sguardo sull’Altopiano di Asiago

Come vediamo dall’immagine 7, l’intero comprensorio dell’ Altopiano di Asiago,

seguendo le disposizioni della nuova legge regionale, è stato inserito nel Sistema

Turistico Tematico della Montagna Veneta in cui, oltra a questo, sono state inserite

altre realtà come ad esempio: la città di Marostica, Valdagno, comuni come Bre-

ganze, Santorso e altre realtà montane come Recoaro Terme o i monti della Lessi-

nia.

Come detto in precedenza, con la nuova legge regionale, si vuole cercare di mi-

gliorare la gestione e la promozione turistica dei territori affini dei vari sistemi tu-

ristici. Questo tipo di gestione potrebbe avvenire attraverso l’attivazione di una

Destination Management Organization che lavori sull’intero territorio.

Nel caso che ho deciso di trattare, ovvero quello dell’Altopiano dei Sette Comuni,

la situazione risulta molto complessa e ancora in via di definizione. La creazione

di una DMO che comprenda questa realtà, potrebbe essere un buon compromesso

per avviare una gestione uniforme della montagna veneta, ma stiamo parlando di

un territorio con molte e differenti peculiarità territoriali, ambientali,culturali e tu-

ristiche, perciò quest’idea potrebbe non essere la migliore.

Attualmente la gestione del territorio altopianese è stata data nelle mani del Grup-

po di Azione Locale - Montagna Vicentina ( GAL Montagna Vicentina) dentro al-

la quale, oltre alla Comunità Montana Spettabile Reggenza dei 7 Comuni, ne fa

parte la Comunità Montana dall'Astico al Brenta, la Comunità Montana Alto Asti-

co Posina, la Comunità Montana Agno Chiampo, e infine la Comunità Montana-

Leogra Timonchio.

Il GAL, che opera attraverso fondi strutturali di investimento in capo al FEASR

(Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale), sta attualmente lavorando sul

progetto ‘Montagna Veneta 2020’, cioè il Patto per lo sviluppo della Montagna

Veneta. Lo scopo è quello di avviare una crescita intelligente, inclusiva e sosteni-

bile delle zone montane del Veneto. Il Patto è stato formalizzato in un documento

politico, un “protocollo d’intesa”, sottoscritto l’11 gennaio 2013 da più di 100 isti-

tuzioni locali sia pubbliche che private, nel quale sono convenuti gli obiettivi e

gli interventi di comune interesse per lo sviluppo della montagna, proposte , e ipo-

tesi di lavoro da presentare alla Regione del Veneto. L’iniziativa nasce dal basso:

dalle comunità locali che vivono e lavorano nelle zone di montagna, dalle associa-

zioni e dalle istituzioni locali, da tutti gli altri soggetti locali rappresentati nei ter-

ritori della montagna. Il Patto è finalizzato a costruire un’agenda strategica che,

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partendo dall’analisi della montagna veneta e dalla pluralità delle sue esigenze di

sviluppo, individui obiettivi di crescita condivisi e conseguenti interventi multi-

dimensionali e trasversali, attorno ai quali aggregare progettualità e risorse locali,

regionali, nazionali e dell’Unione europea.

Il piano, se seguito nel migliore dei modi, potrebbe portare buoni risultati per la

gestione territoriale dell’Altopiano ma, purtroppo, sembra dare poca importanza a

quella che è la risorsa fondamentale di questa zona, ovvero il turismo in quanto il

GAL lavora su progetti trasversali a diversi settori dell'economia nelle aree rurali,

ma le singole iniziative, soprattutto di tipo turistico, sono gestite, progettate ed at-

tuate da singoli beneficiari dal momento che manca un’ organo centrale di gestio-

ne .

Per quanto riguarda l’organizzazione turistica attuale, la gestione è affiata ad ogni

comune che può decidere per sé la pianificazione e le strategie turistiche attraver-

so assessori alla cultura o al turismo. In ogni comune sono presenti degli uffici tu-

ristici, anche se alcuni sono solo stagionali come quello di Rotzo e Foza. Gli IAT

sono stati istituiti dai Comuni stessi e quindi sono gestiti in modo diverso. In al-

cuni casi l’istituzione è avvenuta in collaborazione con la Pro Loco dei paesi.

Esiste un Consorzio Turistico dell’Altopiano ad Asiago che si occupa della pro-

mozione del territorio anche se spesso finisce per promuovere solo il Comune di

Asiago.

Dato che risulta impossibile creare una DMO solo per i Sette comuni, una solu-

zione per una nuova gestione a livello locale potrebbe essere quella di studiare un

progetto di Marchio d’Area che favorisca quelle che sono le potenzialità dei Co-

muni indirizzandoli e incentivandoli a dirigersi verso una direzione di Destination

Management per intraprendere nuove azioni al fine di determinare un turismo di

qualità.

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CAPITOLO 5

Analisi della destinazione Altopiano dei Sette Comuni

5.1 Analisi territoriale

L’Altopiano dei Sette Comuni è uno dei più importanti e famosi altipiani del Ve-

neto. Si estende geograficamente sulle Alpi vicentine tra il fiume Astico e il fiume

Brenta con un’ampiezza di 878,3 km², anche se in realtà solo 473,5 km² sono

amministrati dai Sette Comuni che sono: Rotzo, Roana, Asiago, Gallio, Foza, Lu-

siana, Enego, Conco è l’ottavo comune. Il totale della popolazione di tutti i comu-

ni è di 21 247 abitanti. La sua altitudine è compresa tra i 700 e i 2341 metri.

Figura 8: L’Altopiano dei Sette Comuni

La storia dell’Altopiano è molto antica e travagliata. Le prime vicissitudini risal-

gono al X secolo d.C. quando l’Altopiano era popolato da un popolo cimbro, ov-

vero una popolazione germanofona proveniente dallo Jutland, in Danimarca, che

si instaurò nel territorio iniziando a praticare i loro mestieri e a nominare i vari

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luoghi della zona con la propria lingua. Ancora oggi i luoghi portano quell’antico

nome.

Fin dal 1310 il territorio era suddiviso in otto circoscrizioni (o comuni) organizza-

ti in un’unica indipendente e democratica Federazione chiamata Spettabile Reg-

genza dei Sette Comuni ritenuta la più antica della storia. I comuni che rientrava-

no, e rientrano tutt’ora nella Reggenza erano: Rotzo, Roana, Asiago, Gallio, Foza,

Lusiana, Enego. Solo nel 1797, con lo scioglimento della Federazione, Lusiana

rese indipendente la frazione di Conco rendendola così l’ottavo comune

dell’Altopiano.

Grazie al clima del territorio, freddo e nevoso in inverno con il raggiungimento di

temperature dagli 0° ai – 25° , e una caduta di neve dai 20-30 cm nelle quote bas-

se fino ai 4-5 m nelle cime più alte, e grazie a un clima fresco e asciutto in estate,

l’Altopiano è diventato una meta turistica molto ambita dai turisti.

Resoconti di viaggio sull’Altopiano risalgono già alla metà dell’Ottocento, ma è

solo alla fine di questo secolo che, di fatto, nasce il turismo sull’Altopiano.

Un’importante aiuto per la nascita di questo fenomeno è stato fornito dalla sezione

vicentina del CAI comparso in Altopiano nel 1873. Inizialmente raggiungere

l’Altopiano dalla pianura era molto difficoltoso e anche spostarsi da un comune

all’altro non era affatto semplice. A risolvere, almeno in parte, questa difficoltà fu

Alessandro Rossi che progettò il miglioramento della viabilità e realizzò la linea

ferroviaria Rochette-Asiago. La nuova possibilità di accesso al territorio favorì gli

arrivi dei turisti, e di conseguenza, si iniziarono a costruire numerose strutture ri-

cettive, osterie, luoghi ricreativi, ecc. Purtroppo con lo scoppio della Prima Guerra

mondiale nel 1915 i risultati turistici ottenuti vennero annullati e l’intero Altopia-

no venne distrutto dai bombardamenti. Le strutture costruite a fini turistici furono

trasformate in caserme e ospedali. Al termine della guerra l’intero territorio, raso

al suolo, cominciò la nuova costruzione che terminò negli anni ‘20. Proprio in

questi anni, grazie alla propaganda fascista volta al benessere fisico attraverso la

pratica dello sport, divenne una destinazione molto attraente grazie alla possibilità

di praticare svariati sport invernali. Fu in questi anni che l’Altopiano ospitò per-

sonaggi molto celebri come ad esempio Gabriele D’Annunzio che definì Asiago

come ‘la più piccola e più luminosa città d’Italia’.

Il picco di maturazione della destinazione arrivo negli anni ‘60 e ‘70 grazie al

boom economico che portò ad un turismo di massa che ricercava un’ambiente sa-

lubre dove potersi immergere totalmente nella natura. Per seguire la domanda del

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mercato s’iniziò a far leva sull’edilizia e iniziò così il fenomeno della realizzazio-

ne delle seconde case, ci fu una grande speculazione e una costruzione non sem-

pre pianificata al meglio. Tutto ciò portò ad una costruzione esagerata che contri-

buì a rovinare il paesaggio.

E’ indubbiamente risaputo che il turismo è una delle fonti di guadagno più impor-

tanti per il territorio che da lavoro ad una buona parte della popolazione grazie a

strutture ricettive, negozi, e ristoranti. Il resto della popolazione altopianese è im-

piegata in lavori legati alla manutenzione del territorio e nella lavorazione del le-

gname, nell’azienda ospedaliera e in piccole imprese a conduzione soprattutto fa-

miliare. Molto sviluppato è l’allevamento di mucche che forniscono la materia

prima per prodotti come il formaggio, Anche l’allevamento di tacchini e polli dà

lavoro a molte persone. Un’altra occupazione è quella data dall’estrazione del

marmo e dalla sua lavorazione.

5.2 Analisi della domanda e dei flussi turistici sull’Altopiano

Cerchiamo di capire ora il peso, in termini numerici, dell’importanza dei flussi tu-

ristici sull’Altopiano. Per analizzare il fenomeno prendiamo in considerazione i

dati raccolti ed elaborati dalla Regione Veneto sulla base di dati Istat.

Per definire i flussi parleremo di arrivi e presenze, dove il primo è il numero di

clienti, italiani e stranieri, ospitati negli esercizi ricettivi (alberghieri o comple-

mentari) nel periodo considerato, mentre il secondo è il numero delle notti tra-

scorse dai clienti negli esercizi ricettivi.

Figura 9: Presenze italiane e straniere sull’Altopiano dal 1997 al 2013

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Dando una rapida occhiata al grafico della figura 8, la prima cosa che ci balza agli

occhi è come la destinazione sia poco visitata dagli stranieri forse perché poco co-

nosciuta. Infatti, il numero di presenze straniere nel 1997 era di solo 9.182, nel

2004 si assistette ad una crescita (27.512) alla quale seguì una discesa che fece poi

restare le presenze quasi costanti per circa sette anni con una media di 14.270 pre-

senze straniere all’anno. Il 2013 si è chiuso in modo positivo con 29.553 superan-

do così gli arrivi del 2004.

Per quanto riguarda le presenze italiane di questa serie storica vediamo che ci so-

no stati dei grandi cambiamenti. Le presenze nel 1997 erano 711.479, dato che re-

stò abbastanza invariato con lievi crescite e discese (calo nel 2002 con 680.484)

per arrivare ad una diminuzione drastica nel 2005 con 458.862 presenze. Dopo un

breve periodo di picco nel 2006, ci fu di nuovo un calo fino al 2008. Dal 2009 fi-

no ad oggi continuiamo ad assistere ad una bassissima presenza (429.318 nel

2013). Il grafico fa capire molto bene come la domanda sia in continua evoluzione

e come, a partire dal 2003, si sia abbassata la permanenza dei turisti italiani nelle

strutture ricettive, mentre si sia lievemente alzata quella degli stranieri.

Figura10: Arrivi italiani e stranieri

Anche analizzando la serie storica degli arrivi tra il 1997 e il 2013 vediamo che

gli arrivi italiani sono molto instabili. Il picco si è raggiunto nel 2006 con 110.000

arrivi. In questo dato bisogna tener presente lo svolgimento della 79° Adunata de-

gli Alpini ad Asiago che ha portato un grande movimento turistico. Per quanto ri-

guarda i dati relativi agli arrivi stranieri, restano sempre molto bassi, sono in lieve

aumento solo dal 2013.

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Se prendiamo in considerazione gli ultimi tre anni vediamo che gli arrivi, sia ita-

liani che stranieri, hanno portato un trend positivo del + 0,34%, mentre le presen-

ze sono sottoposte ad un trend negativo del – 0,44%

2011 2012 2013 Variazione

2013-12

ARRIVI 79.100 79.293 82.023 +0,34%

PRESENZE 504.886 480.054 458.871 - 0,44%

Figura11: Arrivi e presenze dal 2011 al 2013

Figura 12: Presenze italiane e straniere per mese

Un’altra cosa che si nota analizzando i dati, è la forte stagionalizzazione dei flussi

sia italiani che non. I mesi con una presenza turistica maggiore sono i mesi inver-

nali, cioè dicembre, gennaio e febbraio grazie alla presenza della neve che permet-

te di praticare diversi sport. Dopo questi mesi si assiste ad un forte calo delle pre-

senze che salgono solamente in luglio ed agosto per poi abbassarsi nei mesi au-

tunnali.

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Figura 13:Arrivi italiani e stranieri per mese

Anche per quanto riguarda gli arrivi si può notare una forte stagionalizzazione,

anche se in questo caso nei mesi estivi, quelli più turistici, si può inserire anche il

mese di giugno e il mese di settembre con un buon numero di arrivi.

ITALIANI 2011 2012 2013

ARRIVI PRESENZE ARRIVI PRESENZE ARRIVI PRESENZE

Alberghi 5 e 4 stelle 13.718 38.277 15.028 38.268 15.483 37.657

Alberghi 3 stelle e res. 25.462 107.252 26.382 101.575 28.129 102.677

Alberghi 2 e 1 stella 10.436 41.677 9.021 34.953 7.938 30.278

TOTALE ALBERGHIERI 49.616 187.206 50.431 174.796 51.550 170.612 Campeggi e villaggi turistici 5.959 36.991 5.644 36.694 4.914 32.337

Alloggi agro-turistici 1.401 5.160 1.365 5.172 1.379 5.181

Alloggi privati 4.236 168.856 4.283 151.750 4.254 146.935

Altri esercizi 13.849 89.945 14.309 97.055 14.202 74.253 TOTALE

COMPLEMENTARI 25.445 300.952 25.601 290.671 24.749 258.706

TOTALE 75.061 488.158 76.032 465.467 76.299 429.318

Figura 14:Arrivi e presenze italiane per tipologia di esercizio

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STRANIERI 2011 2012 2013

ARRIVI PRESENZE ARRIVI PRESENZE ARRIVI PRESENZE

Alberghi 5 e 4 stelle 1.132 3.529 731 2.171 912 3.686 Alberghi 3 stelle e res. 1.734 6.558 1.497 5.606 3.102 14.347

Alberghi 2 e 1 stella 602 1.935 495 1.655 922 5.319

TOTALE ALBERGHIERI 3.468 12.022 2.723 9.432 4.936 23.352 Campeggi e villaggi turistici 182 524 199 1.180 183 1.153 Alloggi agro-turistici 17 74 26 92 48 212

Alloggi privati 140 3.100 127 3.001 217 3.337

Altri esercizi 232 1.008 186 882 340 1.499 TOTALE

COMPLEMENTARI 571 4.706 538 5.155 788 6.201

TOTALE 4.039 16.728 3.261 14.587 5.724 29.553

Figura 15 :Arrivi e presenze straniere per tipologia di esercizio

Come vediamo dalle tabelle 14 e 15, la struttura ricettiva preferita dagli italiani e

dagli stranieri è quella degli alberghi a 3 stelle e resort. Per quanto riguarda i cam-

peggi invece, gli stranieri ne usufruiscono ancora pochissimo, anche se negli ulti-

mi anni c’è stato un aumento dell’utilizzo. Per quanto riguarda gli alloggi privati,

nell’ultimo anno si è assistito ad un calo delle presenze italiane, mentre è presente

un trend positivi degli straniere che scelgono alloggi privati. Trattando questi dati

non si può dimenticare il fenomeno delle seconde case che non rientrano in queste

classificazioni. Solo a Roana sono 5.845 e ad Asiago sono più di 4.300.

5.3 Analisi dell’offerta turistica

Per offerta turistica intendiamo tutti i prodotti e i servizi erogati dalle imprese pre-

senti nella destinazione che permettono di soddisfare le esigenze del turista effet-

tivo, o potenziale, durante la vacanza. L’offerta turistica si può riferire a risorse

naturali del territorio, come ad esempio il paesaggio con le sue conformazioni, o a

risorse create dall’uomo come possono essere musei, edifici, monumenti, ecc.

L’offerta turistica gioca un ruolo fondamentale nella scelta della destinazione del

turista: più l’offerta sarà ricca, ben organizzata e ben promo-commercializzata, più

il turista sarà spinto a visitare quel luogo. Inoltre le attrattive, naturali o artificiali

che esse siano, contribuiscono a creare dei Landmark fondamentali per la costru-

zione dell’immagine della destinazione. Se la destinazione riesce ad individuare i

propri fattori di attrattiva sarà molto più facile capire quali sono le potenzialità del

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territorio, e sarà più facile individuare un’offerta turistica che valorizzi l’intera

area.

Per quanto riguarda l’offerta turistica dell’Altopiano possiamo trovare:

Impianti sciistici e spazi per praticare sport invernali e non. In inverno i

prati e le altre superfici dell’Altopiano si ricoprono di neve e di ghiaccio, tutto

ciò contribuisce a rendere il territorio perfetto per la pratica di sport invernali.

Grazie alla conformazione del territorio è possibile praticare sia lo sci da di-

scesa che lo sci da fondo. Per quanto riguarda lo sci d’alpinismo, sono presenti

43 impianti di risalita per un totale di 80 km di piste. Le località più famose

per praticare questo sport sono le sciovie ‘Verena 2000’, la località Kaberlaba,

e la località Val Formica a Cima Larici. Le piste adatte allo sci di fondo inve-

ce, si estendono per ben 500 km, tra le più importanti località sciistiche pos-

siamo citare il ‘Centro Fondo Campolongo’ e il ‘Centro Fondo Gallio’. Qui,

oltre allo sci di fondo, ci si più cimentare in itinerari da percorrere con le cia-

spole. Per entrambe le tipologie di sci sono presenti sul territorio delle scuole

d’insegnamento della disciplina, e nei circuiti sciistici sono presenti diversi ri-

fugi ristorativi e/o di pernottamento.

Anche l’offerta della pratica di sport su ghiaccio è molto valida

sull’Altopiano. Sono presenti due stadi del ghiaccio, uno riservato per la prati-

ca del pattinaggio di velocità in località Lonaba a Roana, e l’altro ad Asiago

destinato alla pratica dell’Hockey e del pattinaggio artistico.

Per quanto riguarda gli altri sport praticabili è presente una piscina nel comune

di Roana, il laghetto Lumera ad Asiago dove poter praticare la pesca. Per i più

coraggiosi il comune di Enego offre il proprio ponte di Valgadena per praticare

il Bungee Jumping, mentre per i più raffinati il comune di Asiago offre il

‘Centro fondo Golf Arena’, cioè un meraviglioso campo da golf immerso nella

natura in estate che si trasforma in un anello sciistico in inverno. Ad Asiago

inoltre si può praticare l’equitazione al “Centro ippico Orthal Kaberlaba”.

Campi da calcio, basket e tennis sono presenti in quasi tutti i comuni.

La novità sportiva degli ultimi anni è la creazione di diversi parchi avventura

con percorsi sospesi tra le piante, fino ad oggi sono presenti in località Lona-

ba a Roana, al Prunno di Asiago e nel Parco Millepini sempre ad Asiago.

Chilometri d’itinerari per escursioni. Nei mesi primaverili, quando la neve

si scioglie, l’Altopiano mostra l’altra sua faccia fatta da chilometri di prati

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verdi e da numerosi boschi tutti da scoprire. Le superfici utilizzate per lo sci

nei mesi invernali, diventano in estate passeggiate e sentieri da percorrere a

piedi, con la pratica del Trekking e del Nordic Walking e con la mountain-

bike. Spesso ad accompagnare i turisti in queste passeggiate sono presenti del-

le guide alpine che illustrano la varietà di flora e fauna del territorio. Gli stessi

sentieri, verso la fine dell’estate, diventano i luoghi ideali in cui poter ricercare

i vari tipi di funghi.

Numerosi forti e luoghi della guerra. Come tutti ben sappiamo, l’Altopiano

è stato un importante scenario per lo svolgimento della Prima guerra mondia-

le, e ancora oggi i luoghi interessati sembrano rievocare questo evento così

tragico. Il territorio offre la possibilità di visitare numerosi scenari di guerra

come ad esempio il Monte Ortigara o il Monte Zebio. Anche molti forti di

guerra sono visitabili perché ben conservati come il Forte Corbin, il Forte

Campolongo, il Forte Interrotto ecc. Infine nei vari comuni sono presenti nu-

merosi cimiteri di guerra come il cimitero britannico a Cesuna di Roana, e tra i

più importanti è giusto ricordare il Sacrario militare del Leiten ad Asiago. Re-

centemente i luoghi della guerra e alcuni musei, come quello storico della

Grande Guerra 1915-18 a Canove di Roana, sono stati inseriti nel circuito

ecomuseo grandeguerra delle prealpi vicentine. Questi musei sorgono a cielo

aperto e propongono degli itinerari storici.

I prodotti tipici dell’enogastronomia. La terra altopianese offre svariati pro-

dotti che nel tempo l’hanno resa famosa. Prima di tutto bisogna citare il for-

maggio Asiago tutelato dal marchio DOP. Si tratta di un formaggio di origine

bovina ricavato dal latte proveniente dalle mucche allevate sull’Altopiano.

Esistono diversi tipi di formaggio; quello fresco, mezzano e stagionato. Il lat-

te, oltre ad essere utilizzato come tale, viene impiegato anche per la produzio-

ne dello yogurt e di un tipico formaggio tenero da sciogliere chiamato tosella.

I vari tipi di formaggio sono facilmente degustabile nelle numerose malghe

sparse sulle montagne.

Un altro prodotto tipico è la patata di Rotzo nota per il suo sapore e per la sua

consistenza. Esistono tre diversi tipi di patate coltivate: Bintje, Désiré

e Spunta (o Monalisa). Ogni tipologia viene utilizzata in cucina per la realiz-

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zazione di specifici piatti. Le patate sono anche l’ingrediente essenziale per la

preparazione della polenta considera, una particolare polenta cimbra di colore

grigio-nero. Altri prodotti tipici sono lo Speck e i salumi di Asiago, il sedano

di Rubbio, il tarassaco di Conco, il miele prodotto in varie località. Anche i di-

stillati di Asiago come il Kranabet e la Birra Cimbra fanno parte

dell’enogastronomia altopianese. Un prodotto sempre più famoso nel mondo è

la confettura Fiordifrutta e la Nocciolata Rigoni.

La cultura cimbra. Tutti gli Otto comuni sono intrisi della cultura cimbra che

si andò estinguendo solo all’inizio del XX secolo. I cimbri erano un popolo di

origine germanica che parlavano una propria lingua derivante dal tedesco, il

cimbro appunto. La lingua è ancora oggi parlata da qualche abitante di alcuni

comuni soprattutto del comune di Roana, comune in cui è presente un Istituto

di Cultura Cimbra. La lingua continua ad essere tutelata e sono presenti dei

corsi per trasmetterla agli interessati. Questa cultura ha avuto una fortissima

influenza sul territorio tanto che tutti i nomi degli stessi paesi, delle vie, dei

monti e delle strade sono cimbri. Questo popolo è anche ricordato per i suoi

antichi mestieri come ad esempio per la lavorazione del legno. Esistono anche

delle danze popolari con costumi tipici che vengono riproposte periodicamen-

te sul territorio, e dei piatti tipici cimbri che sono ottenuti con poche cose, le

cose che si potevano trovare una volta in montagna Dai cimbri sono scaturite

anche molte leggende e storie mitiche che parlano di folletti, anguane, sangui-

sughe, fate, gnomi e streghe, storie che venivano raccontate attorno al falò.

Ancora oggi il turista si può immergere in questa antica cultura e in misteriosi

luoghi sulle orme di questi personaggi fantastici.

Varie tipologie di musei. I musei visitabili sul territorio sono molti e molto

diversi tra loro. Sull’area è presente il Museo Archeologico dell’Altopiano dei

Sette Comuni in cui sono raccolti i vari reperti archeologici ritrovati su tutto il

territorio, e particolarmente quelli ritrovati nel sito archeologico del Bostel a

Rotzo a pochi metri di distanza dal museo. Il sito è ancora oggi visitabile ed è

caratterizzato dalla presenza di una capanna che risale all’epoca preistorica,

probabilmente non era l’unica capanna, pare che ce ne fossero molte altre di

simili che insieme formavano un villaggio.

Il comune di Roana, oltre al Museo della Guerra, offre anche ben due musei

della cultura cimbra in cui si possono trovare vari attrezzi e oggetti utilizzati

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da questo popolo tutti rispettivamente con il loro nome cimbro. Sempre nel

comune di Roana, è visitabile anche il museo dei Cuchi che ospita

un’importantissima collezione di fischietti fatti in terracotta che ricordano il

verso del cuculo. Il periodo di origine di quest’oggetto, che probabilmente ve-

niva utilizzato per imitare il verso degli uccelli, per allontanare gli spiriti catti-

vi o come gioco per i bambini, è sconosciuto.

Come vuole la tradizione, il cuco viene ancora oggi donato dai ragazzi alle

proprie fidanzate come simbolo d’amore il 25 aprile in occasione della sagra

dei cuchi. Per mostrare la corrispondenza al sentimento, le ragazze, qualche

settimana dopo, devono donare all’amato un uovo dipinto che verrà consegna-

to durante la rogazione, cioè un pellegrinaggio sacro tra i prati di Asiago che

trae la sua origine in un passato molto lontano. Il pellegrinaggio rappresentava

un rito propiziatorio per un buon raccolto, e più tardi un ringraziamento per

essere scampati alla peste. La tradizione è ancora molto sentita dagli altopia-

nesi.

Altri musei offerti dal territorio di Asiago sono: il Museo ‘Le carceri’, sede

che ospita diversi eventi espositivi, il Museo dell’Acqua, il Museo del Sacra-

rio Leiten, il museo all’aperto del Monte Zebio sempre legato alla Guerra, e il

Museo Naturalistico didattico’ Patrizio Rigoni’ dove si possono osservare tutte

le diverse specie di flora e fauna presenti sull’Altopiano.

Un altro museo importante è il Museo scientifico degli strumenti dell'Astro-

nomia dell’“Osservatorio astronomico dell’Università di Padova”. Nei mesi

estivi il museo offre la possibilità di partecipare a visite guidate notturne che

terminano con l’apertura della grande cupola per osservare le stelle e i pianeti.

Un museo dedicato alla conformazione del terreno dell’Altopiano è il Museo

dei fossili di Gallio che spiega quali sono le caratteristiche geologiche di que-

sta terra. Sempre a Gallio è visitabile il museo all’aperto della Valle dei Mulini

dove una volta sorgevano degli opifici destinati alla lavorazione per la concia

delle pelli, per la macinazione del grano e per la lavorazione dei tessuti.

Musei etnografici si possono invece vistare nei comuni di Foza e Lusiana. Nel

primo comune è presente il “Museo Etnografico, della guerra e dell'emigra-

zione” che racconta la storia della popolazione dell’Altopiano che, a causa

della guerra, è dovuta emigrare in paesi spesso molto lontani. Nel secondo

comune, si trova il Museo diffuso di Lusiana che comprende il Museo Etno-

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grafico, il villaggio preistorico del Monte Corgnon, la Valle dei Mulini, il

Giardino Botanico Alpino del Monte Corno e il parco del Sojo.

Numerosi eventi su tutto il territorio. Negli ultimi anni il comprensorio al-

topianese è lo scenario di diverse manifestazioni, eventi e sagre molto fre-

quentate e conosciute. Tra i principali troviamo:

Schella Martz (rogo della vecia) : storica festa di origine cimbra per festeg-

giare l'arrivo della primavera, si svolge gli ultimi giorni di febbraio. E’

d’uso creare un pupazzo fatto di ferro, la Vecia, o strega appunto, che viene

bruciata come simbolo dell’allontanamento del rigido inverno altopianese.

Durante la manifestazione i bambini, che sono vestiti da fatine o folletti,

sfilano trascinando dei barattoli di latta; il rumore prodotto serve per allon-

tanare gli spiriti maligni dell’inverno. Il bambino con la fila di barattoli più

lunga vice un premio.

Tiro dei ovi: manifestazione che si tiene ogni anno in centro a Gallio, nel

giorno di Pasquetta. Gruppi di ragazzi, dal sagrato della Chiesa, lanciano

uova sode colorate sulla piazza principale del paese sfidandosi in tiri di

lunghezza e di precisione.

La grande rogazione: già citata in precedenza, chiamata anche "giro del

mondo", è un rito antichissimo che dura da secoli e che si ripete ad Asiago

ogni anno il giorno prima dell'Ascensione. Anticamente la Rogazione ri-

mandava alle peregrinazioni propiziatorie che chiedevano un buon raccolto

ma, dal 1631, quando la peste colpì Asiago e perirono migliaia di persone,

si trasformò in voto di ringraziamento di quanti scamparono alla pestilenza.

Pellegrinaggio del Monte Ortigara: la seconda domenica di luglio di ogni

anno si svolge presso la chiesetta di Cima Lozze, nei pressi della Zona Mo-

numentale dell'Ortigara, una cerimonia in ricordo dei Caduti che persero la

vita nel tentativo di conquistare la montagna.

Hoga Zait: festival della cultura cimbra che si svolge a luglio a Roana.

Consiste in un festival tipico diffuso in tutte le frazioni del Comune per due

settimane. Durante lo svolgimento è possibile scegliere diverse attività tra

passeggiate, degustazione di ricette cimbre e visita ai luoghi delle antiche

leggende.

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Venigalia: si svolge a Cesuna di Roana verso la fine di luglio. Il festival

fantasy è una rievocazione storica delle usanze vichinghe.

Star on Ice: spettacolo di pattinaggio artistico che si svolge allo stadio del

ghiaccio Odegar di Asiago. I pattinatori, spesso celebrità, arrivano da tutto

il mondo.

Festa del Prunno: si tiene nel giorno di S. Rocco, 16 agosto. Nel pomerig-

gio al Prunno, verde anfiteatro in mezzo al bosco a circa due chilometri da

Asiago, si svolgono numerosi giochi. Verso sera vi è l'elezione della "Regi-

netta del Bosco" e delle damigelle. Negli ultimi anni la giornata termina

con un concerto di musica leggera che porta ad Asiago diverse celebrità e

con dei fuochi pirotecnici.

Festa degli gnocchi: sagra che si svolge a Lusiana. Protagonista dell’evento

è il gnocco con gustosi condimenti.

Formaggio sotto il cielo di Asiago: degustazioni di formaggi in centro ad

Asiago. Per tutta la serata di può vedere come avviene la realizzazione del

formaggio che successivamente verrà degustato. Simile a questo evento è

anche ‘Made in Malga’ che si svolge la prima settimana di settembre, anche

i ristoratori dell’Altopiano partecipano proponendo ricette a base di for-

maggio.

Notte nera: evento annuale di spettacoli e cultura che si svolge ad Asiago.

Tutte le luci delle strade, delle case e dei negozi vengono spente e, in sosti-

tuzione, si utilizzano candele. Per le vie centrali si esibiscono artisti di stra-

da travestiti da creature magiche.

Festa della patata di Rotzo: si tiene a fine agosto, durante la manifestazione

è possibile gustare prodotti tipici a base di patate.

Sagra del sedano: si svolge la seconda settimana di settembre a Rubbio di

Conco. Il Sedano di Rubbio è noto per le sue doti culinarie e mediche, è in-

serito nell'elenco nazionale dei prodotti agroalimentari definiti tradizionali

dalla Regione.

Fiaccolata della befana: fiaccolata che si svolge la sera del 5 gennaio in lo-

calità Kaberlaba. I maestri di sci scendono con le fiaccole in mano cosi da

formare una bandiera tricolore. Al termine viene bruciata una befana (simi-

le al rogo della vecchia) e infine vengono proposti dei fuochi pirotecnici.

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Fiocchi di luce: altra kermess incentrata sui fuochi piro-musicali. Tre na-

zioni si sfidano a colpi di fuochi artificiali su basi musicali. Il pubblico de-

creta il vincitore. Le tre serate si svolgono in un weekend di febbraio nel

Comune di Asiago ma non tutte nello stesso luogo. Di solito il sabato viene

scelto come giorno per lo svolgimento della Coppa Karukola; questa consi-

ste in una competizione di carri mascherati che si affrontano nel percorrere

una discesa sulla neve; spettacolari e varie le invenzioni prodotte dai con-

correnti, ogni anno divertono il numeroso pubblico presente.

5.4 Analisi S.W.O.T. della destinazione

Quando parliamo di analisi SWOT della destinazione intendiamo:

I punti di forza della destinazione del territorio (strenght) cioè sono gli aspetti

positivi che caratterizzano la destinazione. Di solito sono legati ad attrazioni

naturali o artificiali, o ad una buona organizzazione del territorio.

I punti di debolezza (weakness) quindi aspetti negativi che influenzano in ma-

niera negativa la destinazione.

Le opportunità (opportunities) o leve, ovvero sono le potenzialità presenti nel-

la destinazione ma che devono essere sviluppate per migliorare l’offerta turi-

stica.

Rischi (threats), o minacce presenti o future, interne o esterne che possono

ostacolare lo sviluppo del territorio.

Se una destinazione attua un’analisi di questo tipo sarà molto più semplice

identificare le criticità del sistema e di conseguenza creare piani adatti per lo

sviluppo o il rilancio del territorio in ottica manageriale e di marketing.

Vediamo ora come si presenta la situazione sull’Altopiano.

Punti di forza:

Ampia varietà di paesaggi montani e pianeggianti con una grande varietà di

flora e fauna e clima adatto per l’estate che si presenta molto fresca ed asciut-

ta. Questo elemento spinge molti turisti a scegliere questa destinazione.

Prodotti enogastronomici tipici. Come ho elencato in precedenza, sul territorio

si producono diversi prodotti locali di alta qualità e certificati da marchi che

ne certificano la provenienza. Sulle montagne sono presenti moltissime mal-

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ghe in cui è possibile assaggiare i prodotti caseari ricavati direttamente dal lat-

te delle mucche che pascolano nelle vicinanze della malga stessa.

Consapevolezza del ruolo turistico. Negli Otto Comuni il turismo è una fonte

di guadagno per la maggior parte della popolazione, essere consapevoli del

suo ruolo è già una buona base di partenza per cercare di svilupparlo ancora di

più.

Possibilità di praticare un grande numero di sport in tutte e quattro le stagioni

grazie alle strutture adatte e agli spazi adatti. La varietà di sport proposti per-

mette a tutta la famiglia di trovare quello più adatto. Importantissimi gli im-

pianti sciistici in inverno che spesso ospitano gare o manifestazioni

d’importanza mondiale.

Territorio ricco di storia, cultura e tradizioni. Nessun luogo dell’Altopiano può

essere considerato “anonimo”. Inoltre le tradizioni sono ancora molto presenti

e molto sentite. L’Altopiano è anche una terra che ha ospitato svariati perso-

naggi molto noti: tra tutti ricordiamo il celebre scrittore asiaghese Mario Ri-

goni Stern e il premio per la letteratura Ernest Hemingway che combatté come

volontario durante la Prima Guerra Mondiale.

Buon rapporto qualità- prezzo nelle strutture ristorative e in quelle ricettive.

Elevato numero di esercizi pubblici che permettono di trovare il ristoro adatto

per ogni tipo di esigenza e presenza di numerosi negozi dove poter fare shop-

ping nei momenti di relax.

Presenza di alcune manifestazioni storiche e culturali che indirizzano il cliente

a scegliere la destinazione Altopiano.

Per quanto riguarda le maggiori debolezze possiamo ricordare:

La permanenza media si sta abbassando sempre più. Oramai è quello che sta

accadendo in tutto il mercato turistico globale, ma questa destinazione ne ha

particolarmente risentito. In passato la permanenza media era molto lunga, an-

che perché le famiglie, approfittando del clima favorevole, trascorrevano interi

mesi nelle varie località. Inoltre il territorio conta ancora un bassissimo nume-

ro di arrivi e presenze straniere probabilmente perché il comprensorio è ancora

sconosciuto o poco pubblicizzato all’estero.

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Poca coesione dei comuni. Ogni comune lavora per sé organizzando i propri

servizi e la propria offerta turistica senza tener conto degli altri. Spesso si av-

verte una grande competizione sul territorio soprattutto in materia turistica.

Quanto appena detto porta alla creazione di un’immagine molto debole fram-

mentata della destinazione. Inoltre quando si parla di Altopiano sembra preva-

lere l’idea e l’immagine di destinazione Asiago e non destinazione 7 o 8 co-

muni.

Scarso sentimento da parte della popolazione di sentirsi altopianese. Ogni abi-

tante di un diverso comune si sente e s’identifica nel proprio comune di origi-

ne e non sotto l’identità di abitante dell’altopiano. Questo porta ad un forte

campanilismo che ricade sulla gestione di tutti gli elementi del territorio.

Spesso si assiste anche ad una mancanza di awarness da parte dei cittadini che

non sono consapevoli delle risorse territoriali disponibili.

Mancanza di mostre o eventi culturali di grande importanza che riescano ad

attrarre turisti italiani e non che, approfittando dell’evento, si intrattengano sul

territorio per visitarlo.

Viabilità critica. Raggiungere l’Altopiano non è per niente semplice a causa

delle strade non sempre dirette, inoltre, se non lo si vuole fare con un automo-

bile è ancora più complicato perché i mezzi pubblici sono limitati. Per i turisti

stranieri è molto complesso dal momento che gli aeroporti o le stazioni ferro-

viarie si trovano a parecchi chilometri di distanza. Scarsa preparazione degli

attori locali sia per quanto riguarda la storia e le tradizioni del territorio, sia

per le lingue straniere. In più non sempre nelle strutture ricettive si dispone di

personale qualificato e all’altezza della struttura.

Il fenomeno delle seconde case. In molti casi la cementificazione delle case

vacanziere è avvenuta in modo non pianificato e non controllato, la conse-

guenza è stata una mancanza di rispetto per l’ambiente che ha pesato e conti-

nua a pesare molto sul paesaggio.

Mancanza di piste ciclabili o sentieri continui che colleghino i diversi comuni.

Mancanza di un lungo anello sciistico continuo per lo sci da fondo fondo che

permetta di toccare diverse località di diversi comuni creando una o più lun-

ghe piste.

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Impianti sciistici obsoleti. La maggior parte degli impianti dei vari centri scii-

stici sono molto vecchi e non più adeguati alle esigenze dei turisti, i tempi di

risalita sono troppo lunghi.

Forte stagionalità. I periodi in cui si visita il comprensorio sono i mesi estivi

grazie al clima favorevole e quelli invernali grazie alla presenza della neve.

Gli altri mesi dell’anno si possono considerare morti per una mancanza di of-

ferta turistica.

Mancanza di promozione fuori dalla provincia. A parte una parentesi di pro-

mozione turistica in Russia, l’Altopiano risulta poco pubblicizzato all’estero

ma anche nella nostra stessa penisola.

Mancanza di luoghi attrattivi per i giovani. L’Altopiano sta diventando sempre

più un luogo per anziani e famiglie e sempre meno una destinazione per i gio-

vani. L’offerta di attività di svago giovanile è molto limitata.

Tra le principali opportunità sviluppabili troviamo:

Sviluppare il territorio in un’ottica di sostenibilità e turismo green, questo si-

gnifica essere consapevoli delle risorse territoriali, e quindi prestare attenzione

all’attuazione di azioni che ricadano sul territorio con un basso impatto am-

bientale.

Creare piste ciclabili e sentieri pedonali che colleghino i diversi itinerari già

presenti. Creare bike hotel o bike grill dove sia possibile la sosta dei ciclisti

grazie a strutture adeguate per ogni esigenza del ciclista e per ogni possibile

problema.

Puntare sulle attività turistiche definite fun soprattutto per i giovani, le attività

considerate tali sono quelle che risentono di un alto richiamo emozionale adat-

te per le nuove generazioni.

Sviluppare il turismo congressuale grazie alle diverse sale e spazi appositi pre-

senti nell’area. La crescita di questo tipo di turismo sarebbe una buona oppor-

tunità per attirare anche persone che non visiterebbero così facilmente questa

zona. Se il ricordo fosse positivo, l’esperienza di visita potrebbe essere allar-

gata a tutta la famiglia.

Migliorare gli impianti e le piste da sci ormai fuori moda e poco adeguate.

Inoltre i nuovi impianti combinati con le piste, soprattutto da discesa, potreb-

bero essere utilizzati anche durante l’estate o nei periodi in cui non c’è la neve

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per praticare sport come il downhill o per lo sci d’erba. Questa azione potreb-

be risultare efficiente per una parziale destagionalizzazione.

Agire sull’offerta cercando di diversificare al massimo il prodotto turistico,

cercando di tematizzare la vacanza o creando club di prodotto tra le strutture

ricettive, cioè specializzando ogni struttura per un determinato target di fruito-

ri, esigenze o per particolari mercati di nicchia.

L’Altopiano presenta delle buone potenzialità per poter tornare ad essere una

destinazione competitiva come era in passato. Una buona opportunità per ri-

tornare ad esserlo, e per presentare un’immagine forte e unitaria del territorio,

è quella di far collaborare e cooperare l’azione di soggetti privati con soggetti

pubblici che possono essere diversi enti o lo stesso Consorzio di Promozione

Turistica.

Una grande opportunità per la destinazione sarebbe quella di mettere in uso

l’aeroporto di Asiago ‘Romeo Sartori’. L’aeroporto potrebbe essere perfetto

per l’arrivo di piccoli aerei turistici che potrebbero portare verso l’apertura di

nuovi mercati stranieri.

Sviluppare il turismo legato al wellness e al benessere. Al momento sono pre-

senti alcuni hotel specializzati per la cura della persona. Un’opportunità po-

trebbe essere quella di attrezzare diversi hotel a questi fini. Il binomio natura

benessere potrebbe essere un buon attrattore turistico.

Per quanto riguarda le principale minacce vediamo:

Competitors esterni che forniscono un’immagine unitaria, un’organizzazione

territoriale e delle offerte migliori e coese grazie alla collaborazione tra sog-

getti pubblici e privati.

Nuova Autostrada Valdastico nord. Con la realizzazione di questo tratto di

strada gli abitanti della pianura vicentina potrebbero raggiungere l’Altopiano

di Folgaria in modo più veloce e diretto. Questo comporterebbe un abbassa-

mento dei flussi sull’Altopiano perché i turisti sarebbero attratti dall’immagine

più coesa e meglio organizzata di Folgaria.

Rischio che l’Altopiano diventi sempre più un luogo adatto alle famiglie e agli

anziani se non si interviene sulle offerte per i giovani.

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La centralità decisionale e turistica di alcuni comuni come Asiago e Gallio

nuoce agli altri piccoli Comuni che vengono inglobati e indeboliti da questi

due maggiori.

Una minaccia molto presente sul territorio è il rischio di continuare a percepire

la Grande Guerra, con i suoi luoghi, come l’attrazione chiave di questa terra.

Nel passato questa caratteristica ha giocato un ruolo molto rilevante ma ormai

i tempi sono cambiati e anche la domanda è cambiata. La guerra non è l’unico

punto di forza della destinazione. Se non si interviene su questo aspetto

l’offerta turistica potrà essere giudicata monotona, noiosa e ripetitiva.

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CAPITOLO 6

Analisi di benchmarking della destinazione Altopiano di Folgaria

6.1 Analisi territoriale

Nello studio di qualsiasi destinazione turistica che miri a capire quali potrebbero

essere le potenzialità da sviluppare per rendere il territorio ancora più turistico, è

opportuno attuare un’analisi di Benchmarking. Questa metodologia prende in con-

siderazione la destinazione che si sta analizzando e la mette a confronto con

un’altra destinazione turistica considerata simile per l’offerta turistica che propo-

ne, oppure per il numero e la qualità di attrazioni, per la gestione del territorio,

ecc. Spesso l’analisi viene fatta con destinazioni che sono ben posizionate sul

mercato o che comunque ,al loro interno, presentano una gestione che funziona

molto bene. Lo scopo di quest’ analisi è vedere cosa offre l’altra destinazione,

com’è gestita e perché riesce ad essere un buon attrattore di flussi. Spesso non è il

numero di attrazioni o i luoghi di interesse a rendere la destinazione migliore, ma

solamente la miglior organizzazione di tutti i servizi. Quando si capiscono queste

cose sarebbe opportuno, per la destinazione iniziale, prendere spunto da quelle che

possono essere considerate le buone prassi che possono essere facilmente applica-

te sulla destinazione per poter essere più competitiva.

Dopo aver analizzato la destinazione Altopiano dei Sette Comuni sotto il punto di

vista territoriale, economico e turistico, procederò con un’analisi di Benchmarking

confrontando la mia destinazione con l’Altopiano di Folgaria.

La scelta di questo termine di paragone è derivata dal fatto che sono due destina-

zioni territorialmente molto simili e molto vicine, inoltre entrambi sono legate da

radici culturali molto simili grazie alla storia e alla cultura cimbra presente su tutti

e due gli Altipiani.

L’Altopiano di Folgaria si trova in Trentino Alto Adige nelle Prealpi Vicentine,

nella parte sud est del Trentino. E’ delimitato a nord dalla Valsugana, a ovest dalla

Val d’Adige / Vallagarina, a sud dalla Val di Terragnolo, e a est dall'Altipiano di

Asiago e dalla Valle dell’Astico. L'Altopiano è adagiato ad un'altitudine più o me-

no compresa fra i 1000 m e i 1500 m e le cime rocciose difficilmente raggiungono

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i 2000m, con la sola eccezione del Monte Cornetto (2053m). L’Altopiano è carat-

terizzato da grandi distese di prati nei quali pascola il bestiame, e anche qui, sono

presenti molte malghe.

Figura 16: Comprensorio dell’Altopiano di Folgaria

Un aspetto molto positivo per la destinazione è la sua posizione. Il comprensorio è

situato vicino al nodo autostradale di Rovereto e questo rende il raggiungimento

semplice e breve non solo dal Veneto. Rispetto all’Altopiano dei Sette Comuni

questo è sicuramente un vantaggio.

Dal punto di vista amministrativo, l'Altopiano di Folgaria, insieme a quello di La-

varone e al paese di Luserna , che si trova territorialmente sull' Altopiano dei Sette

Comuni, appartiene alla Magnifica Comunità degli Altipiani cimbri, una delle

comunità di valli trentine istituite nel 2006 con una legge provinciale.

Folgaria, Lavarone e Luserna sono i tre centri più abitati con un totale di 4.500

abitanti circa.

Per quanto riguarda l’economia del territorio, il maggiore impiego e le maggiori

entrate economiche derivano dall’attività turistica invernale ed estiva, soprattutto

sportiva, che impiega molte persone nei vari settori dei servizi, altri posti di lavoro

sono dati da alcune industrie manifatturiere, e infine un altro impiego è quello

dell’allevamento e della produzione casearia molto importante per la produzione

del formaggio Vezzena DOP.

I tre comuni sono sempre stati legati storicamente fin dalla colonizzazione tede-

sco-cimbra del XII secolo d.C. che ha lasciato molte tracce su tutto il territorio,

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ma soprattutto a Luserna dove ancora oggi la lingua cimbra è molto parlata e co-

nosciuta da tutti. Verso il 1440 i tre Comuni si riunirono in quella che fu definita

la Magnifica Comunità di Folgaria, cioè una sorta di zona indipendente grazie alle

concessioni date inizialmente da Venezia, e poi dall’Austria. La Magnifica Comu-

nità tramonto solo nel 1805 con la cancellazione decretata da Napoleone Bonapar-

te.

Anche durante la Prima Guerra Mondiale i tre Comuni continuarono ad avere un

ruolo importante, tanto che divennero luoghi strategici per gli austro-ungarici che

su quei territori costruirono trincee, fortificazioni e camminamenti ancora visitabi-

li oggi.

6.2 Offerta e organizzazione turistica

Come successe per l’Altopiano dei Sette Comuni, anche sull’Altopiano di Folga-

ria il boom turistico ebbe inizio verso gli anni ’60 -’70, fu uno sviluppo molto im-

portante che contribuì a definire il territorio come la ’ prima località sciistica in

Italia’. Grazie alla sua conformazione di Altopiano il territorio è perfetto per prati-

care lo sci da fondo grazie ai suoi numerosi km di piste. Resta comunque impor-

tante anche lo sci da discesa grazie ai moderni e rapidi impianti di risalita che ga-

rantiscono la qualità per questo sport. In estate le piste da sci vengono utilizzate

per escursioni in Mountain-Bike o per sport come il trekking, l’arrampicata spor-

tiva, il volo libero e il tiro con l’arco e l’ Orienteering. Nel territorio sono presenti

strutture per praticare il nuoto, il tennis, il basket, il calcio e il golf. Anche qui,

come sull’Altopiano dei Sette Comuni, è presente un Acro Park dove è possibile

effettuare dei percorsi tra le piante legati ad una corda. Vediamo che l’offerta spor-

tiva è molto simile a quella dell’Altopiano dei Sette Comuni, anche se qui la com-

ponente naturalistica viene sfruttata ancora di più.

In questi ultimi anni l’Altopiano di Folgaria si sta indirizzando molto al Wellness

e ai centri benessere, lo possiamo vedere dall’alto numero di Hotel e Spa adatte

per questo tipo di trattamento.

Oltre ai meravigliosi paesaggi naturali, esistono molti e diversi luoghi d’interesse

sparsi su tutto il territorio.

Il comune di Folgaria offre da visitare diverse Chiese come quella cinquecentesca

di San Valentino e il Santuario della Madonna delle Grazie del XV secolo, il cimi-

tero militare austro-ungarico della guerra 1914 - 18, il centro storico, il settecente-

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sco Maso Spilzi cioè il maso castello, la località di Guardia conosciuta come il

paese dipinto, e infine diversi forti come Forte Cherle, ForteSommo Alto, Forte

Dosso delle Somme e Base Tuono che oggi ospita un allestimento dedicato alla

Guerra Fredda.

Lavarone propone: il Forte Belvedere - Gschwent, testimonianza della Grande

guerra, il cimitero militare di Slaghenaufi, il Museo del miele, il villaggio

dei Piccoli e infine l’importante Lago di Lavarone.

Infine a Luserna è possibile visitare: il Centro Documentazione Luserna, la Haus

von Prükk , fedele ristrutturazione di una tipica abitazione cimbra dell’800, l' Isti-

tuto Cimbro, il cimitero militare di Costalta, il Forte Lusérn, il Forte Busa Verle, il

Forte Cima Vézzena, il rifugio Malga Campo e il centro del paese con le testimo-

nianze dell'abilità degli scalpellini lusernesi.

Tra i principali eventi che si svolgono sull’Altopiano si può ricordare:

La Millegrobbe Bike e la 100 Km dei Forti, entrambi nel mese di giugno ed en-

trambi sono due gare ciclistiche.

La Marcia dei Forti che si svolge alla fine di giugno. Consiste in una gara podisti-

ca tra i Forti.

‘Fiera del Prodotto Qui’, la manifestazione di svolge in giugno e si presenta come

un’occasione per degustare e acquistare i prodotti tipici di tutte le zone del Trenti-

no.

Albe in Malga, iniziativa che si svolge nell’intero periodo estivo, i partecipanti

possono sperimentare la vita all’interno della malga provando le diverse attività

quotidiane dei malgari.

Il Festival del Gioco sull’Alpe Cimbra dedicato ai più piccoli. Consiste in attività

ludiche di ogni tipo e si svolge nell’ultima settimana di luglio.

I rifugi del gusto, manifestazione enogastronomica e culturale che si svolge in di-

verse malghe e alberghi nell’ultima settimana di settembre.

Analizzando i diversi eventi vediamo che questi sono indirizzati a particolari

segmenti della domanda, e particolare attenzione viene fatta alle iniziative pensate

per i bambini che trascorrono la vacanza in montagna con la famiglia, questo

aspetto viene ancora poco considerato nel comprensorio dell’Altopiano di Asiago

dove l’offerta è ancora poco tematizzata e diversificata. Inoltre nell’Altopiano di

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Folgaria gli eventi sfruttano molto di più il paesaggio e i luoghi tipici come gli

esempi di iniziative nelle malghe.

Organizzazione turistica

Uno dei punti forti della destinazione è la buona organizzazione e gestione turisti-

ca. Innanzitutto vediamo che i tre principali Comuni (Folgaria, Lavarone e Luser-

na) sono ben integrati tra loro e con i vari soggetti privati così da poter lavorare in

modo coordinato e più omogeneo possibile per poter rendere la vacanza indimen-

ticabile. Ciò ci fa capire che la mancanza di antagonismi all’interno della destina-

zione è fondamentale per un buon funzionamento turistico.

L’attività turistica di tutti e tre i comuni è gestita da un unico organo cioè ‘Alpe

Cimbra, Azienda per il turismo Folgaria, Lavarone, Luserna’ che si presenta come

una sorta di DMO. Infatti, all’interno dell’Azienda, si svolgono attività di ammi-

nistrazione, marketing, commercio con l’estero, accoglienza, informazioni ed

eventi, gestione dei servizi, degli eventi e dell’Altopiani card, comunicazione Web

ed editoria, quindi si svolgono tutte le attività necessarie per sviluppare e presen-

tare al meglio la destinazione.

Grazie all’Agenzia che si occupa del settore turistico, non è più necessario che i

diversi Comuni spendano le loro energie per ideare eventi e pianificare l’attività

turistica. Inoltre l’offerta si presenta molto più simile su tutto il territorio.

L’Agenzia, per contraddistinguersi, ha creato un proprio logo formato dalla sago-

ma di alcune montagne e all’interno si vede la scritta Alpe Cimbra (fig. 17)

Oltre all’Agenzia dell’Alpe Cimbra, che si trova a Folgaria, è importante ricordare

che esistono uffici d’informazione turistica a Lavarone e a Luserna. Entrambi

vengono gestiti dall’Agenzia stessa.

Questa caratteristica organizzativa dell’Altopiano di Folgaria è quello che forse

più manca sull’Altopiano dei Sette Comuni per orientarsi verso una gestione or-

ganizzata e omogenea di tutti i Comuni.

Infine è importantissimo ricordare che l’Altopiano di Folgaria, trovandosi nella

regione del Trentino Alto Adige rientra in un progetto ancora più vasto che è quel-

lo del Marchio d’Area di Trento identificato con il popolare logo con la farfalla

(fig.17). Ciò fa capire quanto l’Altopiano possa beneficiare delle varie iniziative

di un organo turisticamente importante come lo è l’Agenzia turistica del Trentino

‘Divisione Turismo e Promozione di Trentino Sviluppo’. Oltre all’Alpe Cimbra,

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altre agenzie di promozione turistica sono: APT Val di Fiemme, APT Val di Fassa,

APT Val di Non, ecc.

Figura 17: Logo dell’Agenzia per il Turismo Alpe Cimbra e logo del Marchio d’Area

del Trentino

6.3 Analisi del sito Web

Una destinazione ben posizionata sul mercato, offre anche un buon sito Web dove

il turista può accedere a qualsiasi tipo di informazione e può trovare una risposta a

qualsiasi domanda. Anche per il caso di una destinazione come l’Altopiano di

Folgaria, è presente un sito Web molto completo, chiaro, con una bella grafica e

molto facile da trovare.

Innanzitutto non è indispensabile sapere esattamente l’indirizzo della pagina. Se

scriviamo su un motore di ricerca:‘Altopiano di Folgaria’, oppure ‘ Altopiano di

Lavarone, oppure ‘Altopiano di Luserna’, la ricerca ci porterà sempre al sito prin-

cipale dell’Alpe Cimbra che si trova quasi sempre tra il primo e il secondo risulta-

to tra le pagine Web o, nel peggiore dei casi, ci conduce al sito ufficiale ‘visittren-

tino.it’. Purtroppo con l’Altopiano dei Sette Comuni non funziona così. Se scri-

viamo su un motore di ricerca ‘Altopiano dei 7 Comuni’ il primo risultato sarà la

pagina di wikipedia e solo dopo troveremo il sito ‘Asiago.it’. Sito che si presenta

molto confusionario e soprattutto incentrato su tutto ciò che riguarda Asiago e non

l’Altopiano. Tra gli altri risultati compare il sito ‘Asiago 7 comuni…anzi 8’ , an-

che questo poco organizzato e contenente informazioni molto scarne, anche in

questo caso riguardanti soprattutto il comune di Asiago. A seguire altri numerosi

siti con nomi molto simili spesso creati da privati o blog.

Se invece scriviamo sul motore di ricerca ‘Altopiano di Asiago’ o solo ‘Asiago’

escono ancora altri risultati. Purtroppo la mancanza di un unico sito che racchiuda

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tutte le informazioni necessarie sul territorio penalizza molto il visitatore che si

sente smarrito davanti ad una grandissima quantità di informazioni.

Ritornando al caso dell’Altopiano di Folgaria vediamo che nella testata del sito,

oltre al logo dell’Agenzia turistica, è affiancato lo slogan‘Vivere il paesaggio’ e a

destra notiamo il già citato logo del Trentino.

Per quanto riguarda l’organizzazione del sito è possibile leggere le informazioni in

italiano, inglese e tedesco. Cosa che non accade quasi mai per tutti gli altri siti

dell’Altopiano dei Sette Comuni, solo uno è in italiano, inglese e russo, altri due

sono in italiano e inglese, i rimanenti sono solo in italiano.

Inoltre il sito dell’Altopiano trentino è diviso per quanto riguarda l’offerta estiva

e quella invernale.

Nel sito dell’Alpe Cimbra le tre località sono raggruppate e per ognuna si possono

vedere i luoghi d’interesse. Un’altra sezione è dedicata alle attività che si possono

svolgere e sono divise per: Natura e relax, Cultura e Gusto. Un’altra sezione è de-

dicata solamente alle famiglie e alle varie attività che si possono effettuare, inoltre

vengono messi in rilievo gli eventi in programma a seconda della stagione.

Nella sezione alloggi sono comprese tutte le strutture di tutti i comuni e vediamo

come in questa sezione si possano notare dei vari club di prodotto. Questi non so-

no altro che delle unioni, in questo caso di albergatori, che vogliono raggiungere

dei traguardi ,come ad esempio essere più visibili sul mercato e offrire un partico-

lare servizio di qualità per un determinato segmento di domanda al fine di conti-

nuare ad essere competitivi. Inoltre all’interno di ogni club di prodotto si possono

trovare delle offerte studiate su misura, come ad esempio offerte dedicate ai single

con un bambino, o a chi viaggia con amici. Tra i club di prodotto identificati tro-

viamo: Sport e Natura, Enogastronomia, Wellness, Famiglia last minute, Storia e

cultura, Eventi e manifestazioni, offerta che varia a seconda degli eventi in pro-

gramma. Una volta che si accede all’interno del club di prodotto è possibile ri-

chiedere la disponibilità dell’offerta direttamente dal sito e quindi anche prenotar-

la. Ogni club di prodotto cerca di lavorare su una forte componente emotiva per

rendere la vacanza un’esperienza indimenticabile. Inoltre nel sito è presente il

booking online che permette di prenotare la vacanza in qualsiasi momento. In più

al lato del portale continuano ad apparire a rotazione le varie offerte di vacanza e

gli eventi in evidenza.

Nei siti dell’Altopiano di Asiago non si nota questa interattività e di conseguenza

il turista, al momento della visita del sito, non è stimolato a prenotare la vacanza.

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Infine uno dei maggiori problemi per l’Altopiano dei Sette Comuni è la mancanza

di club di prodotto che diversifichi l’offerta tra i numerosi alberghi e strutture ri-

cettive.

Come ultima cosa possiamo notare che sul sito dell’Altopiano di Folgaria sono

presenti moltissime immagini che invogliano il turista a visitare la destinazione.

Oltre ai paesaggi si possono vedere diverse foto di quelle che sono le attività che

si possono praticare sul luogo. Inoltre, nella sezione degli eventi, sono presenti dei

brevi spot pubblicitari che mostrano l’argomento della manifestazione e cercano

di suscitare emozioni nel fruitore al fine di farlo partecipare all’evento.

Per quanto riguarda l’uso delle immagini nei siti dell’Altopiano di Asiago, questo

non è sempre appropriato o sufficiente. Per quanto riguarda gli spot promozionali

delle varie attività, sono del tutto mancanti.

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CAPITOLO 7

Lo strumento del Marchio d’Area per la competitività turistica

7.1 Definizione

Come abbiamo visto nei capitoli precedenti, il turismo è cambiato molto negli ul-

timi anni modificando anche quella che è la figura del turista. Oggi chi viaggia è

sempre più consapevole e informato, e quando arriva nella destinazione, non valu-

ta più ogni singolo servizio disgiunto dal contesto in cui trascorre la vacanza, ma

percepisce il prodotto come il complesso di diversi servizi offerti, e anche la qua-

lità del servizio non è più riconducibile al singolo operatore, ma alla qualità

dell’ambiente dove viene erogato il servizio e agli altri servizi che il territorio of-

fre. Da questo presupposto nasce la necessità per la destinazione di avviare una

nuova organizzazione del territorio e una nuova modalità di promozione turistica.

Tutto ciò è attuabile grazie alla creazione di un Marchio d’Area turistico. Lo sco-

po del marchio è promuovere in modo turistico un territorio attraverso

l’identificazione e la valorizzazione delle sue caratteristiche tipiche, che possono

essere legate ad aspetti ambientali, economici e storico-culturali. Questo strumen-

to può essere utilizzato anche per creare vantaggi competitivi verso l’esterno al fi-

ne di posizionare al meglio la destinazione, ma può essere molto utile anche

all’interno del territorio, in quanto il marchio favorisce la collaborazione e la co-

municazione dei soggetti coinvolti che possono così creare sinergie comuni per

imporsi sul mercato.

Il Marchio d’Area deve essere anche considerato come un efficace strumento di

marketing capace di valorizzare e rilanciare una destinazione turistica.

In letteratura il Marchio d’Area è definito come ‘l’individuazione di un’area terri-

toriale che s’impegna a progettare e realizzare una rete di servizi, sia pubblici che

privati, tra loro omogenei, coordinati e complementari, non sovrapponibili e non

concorrenziali’. Dalla definizione capiamo che:

Il Marchio d’Area si riferisce ad una precisa area geografica resa tipica da

elementi che possono essere:

Ambientali, come il paesaggio, la flora, la fauna, ecc.

Economici, come le attività agricole, industriali e i servizi.

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Culturali e sociali, come eventi storici, tradizioni folkloristiche, espressioni

artistiche, abitudini religiose, enogastronomia.

L’identificazione di queste specificità è il prerequisito fondamentale per la crea-

zione del marchio e per la sua gestione nel tempo.

La creazione del Marchio consiste nella progettazione e realizzazione di una

rete integrata e coordinata di tutti i servizi presenti sul territorio. La rete di

servizi consente la valorizzazione del territorio se riesce a:

Aumentare la comunicazione tra tutti gli operatori dell’area.

Promuovere la collaborazione negli impegni di sviluppo ambientale, eco-

nomico e socio-culturale.

Avvicinare gli impegni di sviluppo territoriale con le esigenze dei cittadini,

dei turisti e di chiunque usufruisca dell’area.

La progettazione di una rete integrata di servizi è possibile solo quando è pre-

sente una buona conoscenza del territorio e delle sue caratteristiche tra tutti gli

attori. Una volta progettata la rete dei servizi, bisogna procedere con la realiz-

zazione che presuppone l’identificazione di tutti i soggetti coinvolti nel territo-

rio, l’identificazione può avvenire partendo da quelle che sono le peculiarità

del territorio.

Per la realizzazione di una rete integrata di servizi è necessario l’impegno di

tutti gli stakeholder, cioè tutti i soggetti che possono intervenire per sviluppare

le peculiarità dell’area. Tra gli stakeholder che collaborano nella creazione del

Marchio possiamo trovare: la pubblica amministrazione, le associazioni di ca-

tegoria, gli imprenditori privati e i cittadini, o chiunque usufruisca del territo-

rio, come ad esempio i turisti.

La realizzazione di una rete integrata di servizi permette al turista di avere

un’immagine completa e coerente del territorio, e lo aiuta ad apprezzare le ric-

chezze sotto tutti i punti di vista.

Lo strumento di Marchio d’Area diventa così un efficace strumento di promozione

turistica soprattutto per le piccole località o i centri minori, perché permette di col-

legarli tra loro e con il territorio circostante mantenendo comunque le peculiarità

di ogni singola area.

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Infine, il Marchio d’Area si presenta anche come uno strumento di salvaguardia

nei confronti del luogo, in quanto tra gli obiettivi vi è anche la sostenibilità dello

sviluppo turistico che deve rispettare e preservare le caratteristiche peculiari della

località.

7.2 Prerequisiti per la realizzazione del Marchio d’Area

Avviare un progetto di Marchio d’Area è sempre impegnativo, in quanto richiede

molti sforzi da parte di tutti i soggetti, non solo per la realizzazione, ma anche per

il suo mantenimento nel tempo. Perciò, prima di avviare qualsiasi tipo di azione, è

necessaria la consapevolezza e la conoscenza dei soggetti, che lavorano sul terri-

torio, di tutte le caratteristiche e le tipicità presenti sull’area. Saper riconoscere le

tipicità che rendono la destinazione unica è il primo passo per rendere l’offerta tu-

ristica diversificata da tutte le altre presenti sul mercato. Una buona prassi per il

territorio che vuole creare un marchio d’area è quella di fare un inventario delle

risorse e attrazioni presenti sul territorio.

I motivi che spingono alla realizzazione del Marchio possono essere svariati. Inol-

tre il progetto può partire dall’iniziativa di:

Pochi soggetti privati, a volte anche uno solo, che mostrano particolare sensi-

bilità nel campo imprenditoriale, ambientale o culturale, e che capiscono

l’importanza della comunicazione e del coordinamento interno tra gli operato-

ri.

Una pubblica amministrazione locale che vede nell’impegno comune la possi-

bilità di risolvere problematiche rivolte alla risoluzione di problemi territoriali.

Organizzazioni di categoria che riconoscono nella salvaguardia delle tradizio-

ni locali la spinta per lo sviluppo turistico del territorio, e nella caratterizza-

zione territoriale l’occasione per promuovere e valorizzare la potenzialità degli

operatori.

Una volta identificate le caratteristiche che rendono tipico il territorio, la progetta-

zione del marchio richiede l’individuazione dei soggetti operanti sul territorio che

possono essere influenti nella creazione del Marchio. I soggetti da coinvolgere so-

no:

L’amministrazione pubblica locale

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Le associazioni di categoria

Imprenditori locali industriali, artigiani, agricoli, di servizi

Enti locali che offrono servizi ambientali ai cittadini e al territorio

Enti locali impegnati nei servizi sociali e sanitari

Rappresentanti di associazioni culturali, sportive, socio-sanitarie e di solidarie-

I cittadini

I turisti

Ogni soggetto coinvolto sarà chiamato a dare il proprio originale e personale con-

tributo per la realizzazione del Marchio d’Area in quanto portatore di diversi inte-

ressi. Inoltre sarà coinvolto in ogni fase della progettazione dato che la partecipa-

zione attiva e il coinvolgimento è fondamentale per una buona riuscita del mar-

chio. Tra i vari soggetti coinvolti è necessaria la disponibilità di collaborazione e

la creazione di una rete di comunicazione al fine di creare un clima favorevole per

lo sviluppo del progetto, dal momento che le opinioni dei soggetti possono essere

spesso contrastanti tra loro.

7.3 Creazione del Marchio d’Area

Nel processo di creazione del marchio è fondamentale seguire una metodologia

chiara che guidi il territorio durante lo sviluppo. Il primo passo è decretare

l’organo di coordinamento del progetto che ricoprirà un ruolo chiave. Dopo di ché

è necessario creare una rete efficace ed efficiente di soggetti pubblici e privati, so-

lo alla fine si attuerà un’analisi strutturata del territorio e delle potenzialità di svi-

luppo che porterà alla definizione di obiettivi di sviluppo condivisi da tutti gli sta-

keholder.

1. Individuazione di un organo di coordinamento; una delle prime difficoltà nella

creazione del Marchio è riuscire ad accordare i vari interessi dei soggetti coin-

volti spesso contrastanti tra loro. La soluzione può essere data

dall’individuazione di un organo super partes in grado di coordinare i sogget-

ti, trasmettere efficacemente le informazioni, coordinare le diverse attività e

promuovere iniziative di miglioramento. Alla base del buon funzionamento

dell’organo di coordinamento deve esistere un rapporto di fiducia da parte di

tutti i soggetti coinvolti che si devono sentire rappresentati dall’organo stesso,

l’organo deve conoscere il territorio con le sue peculiarità sociali, culturali,

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ambientali ed economiche, e deve essere competente al fine di affrontare effi-

cacemente le problematiche legate allo sviluppo dell’area. Per riuscire nel suo

intento l’organo deve avere una buona capacità relazionale per informare, sen-

sibilizzare e promuovere le attività da attuare. Infine l’organo si deve presenta-

re snello e dinamico per coordinare al meglio gli attori coinvolti che si muo-

vono in un ambiente vivace e dinamico come lo è l’ambiente turistico.

In conclusione, un organo di coordinamento dovrebbe essere composto da quei

soggetti che hanno già un ruolo fondamentale nel territorio, come ad esempio:

L’amministrazione pubblica e locale, come comune e provincia

L’amministrazione pubblica regionale

Gli enti di gestione territoriale, come enti parco o Gal

Le organizzazioni di categoria

Le organizzazioni con ruoli rilevanti sul territorio, come ad esempio la ge-

stione delle acque o dei rifiuti

Le associazioni di promozione turistica

I consorzi di promozione delle tipicità del territorio

La nascita dell’organismo sul territorio può essere formalizzato con la stipula

di un protocollo d’intesa tra le parti interessate.

In sintesi, i compiti dell’organismo di coordinazione sono: Informare e sensibi-

lizzare i soggetti interessati riguardo alle finalità prefisse dal progetto, promuo-

vere azioni di miglioramento in campo ambientale, turistico e promozionale,

portare a termine le fasi per la realizzazione del Marchio, coordinare le varie

azioni dei soggetti sul territorio al fine di ottimizzare le risorse, valutare e veri-

ficare le azioni svolte e aumentarne l’efficacia così da perseguire miglioramenti

della qualità dei servizi e delle performance ambientali.

2. Creazione di una rete di comunicazione e collaborazione tra attori. Dopo

l’individuazione dell’organo super partes è fondamentale sviluppare sul

territorio un clima collaborativo, eliminando quelli che potrebbero essere i

conflitti interni o i conflitti concorrenziali. Un altro aspetto importantissimo

in questa fase è ascoltare i vari soggetti individuando le relazioni già esi-

stenti tra essi. Ciò si può fare attraverso interviste, questionari o altri canali

impiegati per la comunicazione. Solo in questo modo si può capire se è at-

tuabile una rete di comunicazione e collaborazione.

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3. Fase Operativa. E’ la fase fondamentale per la creazione del Marchio d’Area e

si suddivide in:

Analisi preliminare, cioè la conoscenza approfondita delle realtà dell’area

in tutte le sue specificità. Solo dopo un’attenta e accurata analisi prelimina-

re del territorio è possibile scegliere il percorso di sviluppo locale sostenibi-

le in grado di garantire la crescita economica nel rispetto dell’ambiente. Nel

caso del Marchio d’Area turistico, è necessaria l’individuazione delle tipici-

tà da inserire nell’offerta per attirare l’interesse dei turisti potenziali.

Nell’analisi preliminare rientra lo studio dello stato di fatto che è orientato

alla conoscenza della realtà locale in tutti i suoi aspetti, da questo studio sarà

possibile capire quali sono i servizi e le attività presenti sul territorio, la

realtà economica dell’area, la realtà sociale, la realtà culturale e storica, le

principali peculiarità e le possibili criticità dell’ambiente. Lo studio di fatto

può essere condotto in maniera differente a seconda della grandezza della

destinazione, nel caso di aree molto piccole è sufficiente organizzare incon-

tri mirati con i soggetti operanti sul territorio. Per quanto riguarda destina-

zioni più vaste, dove i rapporti tra i soggetti sono complessi o articolati, può

risultare utile comunicare con gli stakeholder in modo indiretto attraverso la

compilazione di questionari somministrati di persona o tramite mail. Una

volta raccolti i dati economici, ambientali, socio-culturali è necessario ela-

borarli in modo da ottenere informazioni riguardo al territorio, ai trend di

crescita e agli elementi di difficoltà. Per valutare al meglio i dati, è racco-

mandato l’uso di indicatori di diversa natura. Nell’ambito turistico si posso-

no elaborare informazioni sul tasso di occupazione, sul numero di arrivi e

presenze, sulla permanenza media, sul numero e tipo di strutture ricettive,

ecc. L’analisi dovrebbe tener conto delle osservazioni di tutti i soggetti inte-

ressati e degli stessi turisti, attraverso indagini di Customer Satisfaction che

tengano conto dei motivi che hanno spinto il turista a visitare quel luogo,

delle aspettative, e del valore che il turista associa alla destinazione.

Dopo la raccolta e l’analisi dei dati, il passo successivo è l’attuazione di

un’analisi SWOT, cioè l’uso di uno strumento guida nell’analisi critica di in-

formazioni relative ad un determinato contesto che consente di trarre infor-

mazioni utilissime per indirizzare le opportune strategie d’intervento. Come

detto in precedenza, per analisi SWOT s’intende l’analisi del territorio con-

siderando i punti di forza, i punti di debolezza, le minacce e le principali

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opportunità. I primi due sono propri del sistema e sono modificabili grazie

ad opportune politiche d’intervento, mentre le ultime due dipendono dal

contesto esterno, e quindi non sono modificabili dal contesto locale.

Dopo l’analisi SWOT si può procedere con un’analisi di fattibilità, questa è

volta alla pianificazione, valutazione, e definizione delle azioni da intra-

prendere, delle risorse da investire, dei tempi di realizzazione e degli obiet-

tivi che orientano il progetto. E’ importante che l’analisi sia portata avanti

da persone competenti in materia turistica ed ambientale.

Formulazione degli obiettivi del Marchio d’Area. Dopo aver portato a termi-

ne le varie analisi, bisogna definire gli obiettivi condivisi da perseguire du-

rante il processo di creazione del marchio. In questa fase è importante indi-

viduare e rendere espliciti gli obiettivi, tenendo conto delle esigenze della

popolazione, dei turisti, dei soggetti pubblici e di quelli privati. Inoltre gli

obiettivi devono essere perseguiti in tutte le fasi successive e devono essere

coerenti con quelli iniziali del progetto di Marchio d’Area. Gli obiettivi pos-

sono essere calcolati in termini di risultati concreti a breve e medio termine.

Definizione del programma d’intervento. Per raggiungere gli obiettivi stabili-

ti precedentemente, è fondamentale programmare in modo opportuno le

azioni da intraprendere, le responsabilità di ciascun attore coinvolto, e i tempi

previsti. Tutto ciò è molto importante in quanto la programmazione permette

di stabilire in modo chiaro ed efficace gli interventi che possono essere com-

plessi, o protrarsi per lungo tempo. In più la programmazione è fondamentale

per la fase successiva di monitoraggio del marchio.

Implementazione del progetto e analisi dei risultati. Il passo finale prevede

che i vari attori presenti sul territorio attuino il programma stabilito insieme.

Tutte le azioni devono essere coordinate dall’organismo super partes, il quale

dovrà monitorare e valutare l’efficacia delle azioni intraprese e modificarle ad

hoc se necessario. E’ importante perciò che tutti i soggetti coinvolti abbiano la

possibilità di valutare i risultati e che si possano confrontare tra loro. In questa

fase sono previsti mezzi di supporto come breafing, bollettini informativi e

workshop, pubblicazioni e convegni che permettano a tutti i soggetti di essere

informati sui risultati raggiunti, così da mantenere un buon livello di motiva-

zione tra gli stakeholder.

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7.4 Promozione e gestione del Marchio

Una volta terminata la parte di progettazione e creazione del Marchio, è importan-

te impostare bene la promozione per rendere visibile il Marchio e per poter comu-

nicare, in termini di marketing, le potenzialità del territorio per attrarre nuovi mer-

cati. La strategia di marketing deve essere stabilita dai soggetti coinvolti e deve

essere coerente con i contenuti e gli obiettivi del Marchio d’Area.

Nell’ottica del marketing il marchio è un nome, un segno, un simbolo, o una com-

binazione di questi elementi, che ha lo scopo di identificare i beni o i servizi di un

venditore o di un gruppo di venditori, per differenziarli dai concorrenti. Il marchio

serve per il consumatore ad associare un prodotto o un servizio ad aspetti psicolo-

gici che inducono fiducia nell’impresa. La scelta del logo è strategica, ed è perciò

necessario ideare un’immagine che identifichi e rappresenti al meglio il territorio

del Marchio d’Area e le sue peculiarità. Il logo può essere costituito da

un’immagine del territorio o da una frase rappresentativa della località.

Nel marketing territoriale è possibile promuovere un territorio:

Utilizzando il brand del territorio, ovvero un marchio che già storicamente ca-

ratterizza in qualche modo il territorio, come ad esempio il leone di Venezia.

Creando un brand originale, e quindi ad hoc che sia in grado di riassumere ef-

ficacemente i contenuti del territorio.

Utilizzando un brand di prodotto che già esiste all’interno del territorio per

comunicare una particolare specificità del territorio.

Utilizzando il co-branding, cioè associando il marchio del proprio territorio al

marchio di un altro territorio limitrofo già noto al mercato.

Il logo scelto dovrà apparire su tutti i cataloghi delle località del Marchio d’Area,

sulle brochure che pubblicizzano eventi del Marchio, in tutti i servizi promoziona-

li sui media del Marchio, in tutte le pubblicazioni realizzate per la comunicazione

del Marchio all’esterno, ecc.

Se la località riesce a creare un marchio efficace ed un’immagine identificativa e

particolare, sarà molto più facile un buon posizionamento sul mercato. Il ruolo de-

cisivo resta comunque all’organismo di coordinamento che dovrà continuare a

mantenere alto la consapevolezza degli attori coinvolti spingendoli ad un continuo

miglioramento di tutta la rete dei servizi sul territorio.

La promozione non è il passo finale del progetto di Marchio d’Area. Il progetto

deve essere gestito al meglio in modo che possa restare vivo nel tempo. Il proces-

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so di gestione risulterà positivo se i soggetti che operano sul territorio riusciranno

a dimostrare che i servizi offerti sul territorio sono capaci di soddisfare precisi

standard qualitativi basati sulle aspettative dei turisti stessi.

Una buona prassi di gestione è quella di condurre valutazioni periodiche degli

obiettivi raggiunti e di definirne di nuovi per avviare nuovi programmi

d’intervento. Per mantenere il Marchio invariato nel tempo è fondamentale conti-

nuare ad alimentare la rete di comunicazione tra i soggetti comunicando

all’interno i risultati raggiunti e motivando i soggetti coinvolti. Tutto ciò deve es-

sere controllato e gestito dall’organismo di coordinazione e promozione.

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CAPITOLO 8

Il caso dell’Altopiano dei Sette Comuni: sperimentazione di un

Marchio d’Area

8.1 Analisi del progetto di Marchio d’Area

Dopo aver capito in maniera teorica che cos’è e come si crea un Marchio d’Area,

cerchiamo di analizzare un caso di applicazione concreto. Il caso in questione è il

progetto di Marchio d’Area per l’Altopiano dei Sette Comuni e per alcune zone

limitrofe.

Il progetto, intitolato ‘Sistema comprensoriale di valorizzazione e tutela dei pro-

dotti locali – il marchio territoriale’ fu sviluppato tra il luglio del 2000 e l’ottobre

del 2001 dal Centro Studi Qualità Ambiente dell’Università di Padova. L’area pre-

sa in considerazione era quella del GAL 6, cioè un’area della montagna vicentina

comprendente la Comunità Montana ‘Altopiano di Asiago Sette Comuni’ e quella

‘Dall’Astico al Brenta’. L’obiettivo principale del progetto era lo sviluppo di un

sistema comprensoriale di valorizzazione e tutela dei prodotti locali attraverso la

creazione di un marchio territoriale agro-alimentare. Per riuscire in questa sfida, il

progetto procedette con la creazione di una struttura, il marchio d’area appunto,

capace di promuovere sul territorio lo sviluppo delle aziende che dimostravano at-

tenzione e sensibilità ai principi della qualità, alla tutela della salute del consuma-

tore, alla trasparenza della filiera, e soprattutto attenzione alla salvaguardia

dell’ambiente.

Al progetto aderì la Comunità Montana ‘Altopiano di Asiago Sette Comuni’, e la

Comunità Montana ‘Dall’Astico al Brenta’, e quindi tutti i comuni compresi

nell’area del GAL6: Asiago, Breganze, Enego, Fara, Foza, Gallio, Lugo, Lusiana,

Marostica, Mason, Molvena, Pianezze, Roana, Rotzo, Valstagna e Zugliano. La

necessità di unire due diverse comunità montane, e quindi comuni con particolari-

tà diverse tra loro, fu necessaria per poter attrarre l’attenzione della Comunità Eu-

ropea che, altrimenti non avrebbe preso in considerazione la realizzazione del

progetto se l’area fosse stata troppo piccola. La Comunità Europea riconobbe il

carattere innovativo e impegnativo del progetto per lo sviluppo sostenibile conce-

dendo un importante finanziamento con il fondo FEOGA (Fondo Europeo di

Orientamento e Garanzia per l’Agricoltura) nell’ambito del programma Leader II

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(Liaison entre actions de développement de l'économie rurale) cioè un programma

di sviluppo rurale che sostiene i progetti ideati a livello locale al fine di rivitalizza-

re il territorio e creare occupazione.

Il progetto di marchio d’area agro-alimetare e ambientale aveva come obiettivo:

Il desiderio di promuovere in modo efficace il territorio, le sue risorse e le sue

tipicità di produzione agroalimentare.

La volontà di tutelare l’ambiente per mantenere al meglio la tipicità

dell’ambiente e delle produzione locali.

La volontà di riacquistare un certo appeal e ritornare ad essere un’importante

destinazione turistica soprattutto per il caso dell’Altopiano che stava mano a

mano perdendo la sua attrattività a causa del fenomeno delle seconde case.

8.2 Fasi operative del progetto

Le tappe principali furono in linea con quelle che sono le tappe standard per la

creazione di un Marchio d’Area.

Come prima cosa s’individuò l’organismo di coordinazione e promozione che

venne identificato con il Centro Studi Qualità Ambiente dell’Università di Pado-

va, questo organo doveva informare costantemente le due Comunità Montane su

quelli che sarebbero stati gli step di ogni fase del progetto e su quali azioni avreb-

bero dovuto intraprendere in ogni fase.

Prima di tutto si fece un’analisi preliminare del territorio, quindi si raccolsero dati

e informazioni geo-climatiche, socio-economiche e amministrative del territorio.

Attraverso un’analisi SWOT ambientale e agroalimentare, si riuscì ad avere un

quadro generale dei punti di forza e di debolezza dell’area sulla quale si sarebbe

attuato il progetto. Il risultato ottenuto in questa fase fu una conoscenza approfon-

dita del territorio, delle sue criticità e l’individuazione delle sue tipicità, tutte agro-

alimentari, ovvero: il formaggio Asiago, il vino torcolato, la patata di Rotzo, il

miele, le ciliegie, i marroni e lo speck.

Il passo successivo fu la definizione, da parte delle pubbliche amministrazioni, di

obiettivi comuni di sviluppo locale perseguibili in modo sostenibile e la pianifica-

zione delle attività. Per ogni prodotto tipico identificato in precedenza, venne isti-

tuito un gruppo di lavoro che coinvolse direttamente i produttori locali, e portò al-

la stesura di disciplinari di produzione che assicurassero il rispetto delle tradizioni

nella coltivazione, nella lavorazione e nella preparazione del prodotto. I discipli-

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nari dovevano definire i requisiti che tutelano la qualità del prodotto e

dell’ambiente assicurando così la creazione di prodotti eccellenti sia per le loro

proprietà organolettiche, che per i metodi di lavorazione utilizzati dai produttori.

La terza azione fu quella di creare un marchio che doveva riuscire a trasmettere

l’idea di eccellenza qualitativa e ambientale dettata dai disciplinari per la valoriz-

zazione e la tradizione dell’area GAL 6. Il Marchio ‘Qualità&Ambiente GAL 6’

sembrava inserirsi pienamente nell’identità e nelle tradizioni del territorio. Il logo

scelto riprendeva, in forma schematizzata, alcuni graffiti presenti nella Valdassa,

una valle dell’Altopiano. Nel logo si possono identificare i concetti sui quali vole-

va far leva il progetto e quindi: il senso di appartenenza ad un territorio ben defi-

nito, la garanzia della qualità dei prodotti agroalimentari e l’attenzione nei con-

fronti dell’ambiente.

Dopo la creazione del logo (fig. 18) si cercarono di individuare modalità di ge-

stione del marchio che garantissero rigore e oggettività sia per le attività di con-

cessione del logo, che per la loro sorveglianza. Il processo di labelling, e quindi di

etichettatura dei prodotti tipici, era valutato dalle Comunità Montane che avrebbe-

ro verificato i requisiti delle aziende basandosi sui disciplinari creati nel progetto.

La definizione di un Marchio territoriale servì sicuramente ai produttori e al terri-

torio per svolgere un’attività di marketing molto più incisiva sul mercato.

Nel piano di marketing vennero studiate diverse iniziative che avrebbero potuto

rendere ancora più tipico il territorio, ma, purtroppo, molte di queste non vennero

mai prese in considerazione. Tra alcune iniziative mai realizzate troviamo: la rea-

lizzazione di un packaging originale per i prodotti tipici con stampato il logo del

progetto, l’idea di creare una sorta di dogana fatta di legno in tutte le entrate

dell’area presa in considerazione, ciò avrebbe dato l’impressione al visitatore di

entrare in una zona tipica e tutelata rispetto all’esterno, inoltre fu avanzata anche

l’idea di creare una scuola turistica estiva sul territorio altopianese per trasmettere

quelle che erano le eccellenze dell’area.

Figura 18: Logo del marchio Qualità&Ambiente Gal6

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8.3 Analisi dei risultati e riflessioni

I primi risultati ottenuti dal progetto si poterono vedere dopo circa un anno dal

momento in cui venne attuato il Marchio.

I maggiori benefici arrivarono sicuramente ai singoli produttori e alle aziende

agro-alimentari che, senza il Marchio, non avrebbero potuto sviluppare azioni

pubblicitarie impegnative e costose per potersi mostrare sul mercato turistico. Ini-

zialmente i risultati si allargarono anche all’interno di tutto il territorio che riuscì a

penetrare sul mercato e a far conoscere ad un pubblico più vasto la propria unicità

facendo leva sui prodotti che avrebbero potuto colpire positivamente il consuma-

tore.

Purtroppo però i risultati iniziali non continuarono nel tempo e il Marchio d’Area

venne lentamente dimenticato, tanto che oggi non esiste più.

Per quanto riguarda il caso dell’Altopiano dei Sette Comuni, il marchio fu molto

utile e dette grandi risultati per quanto riguarda la gestione e la tutela

dell’ambiente e dei prodotti locali, mentre non ebbe importanti risultati

nell’utilizzo del Marchio come strumento di competitività turistica, questo non

bastò per rendere l’Altopiano nuovamente una rinomata destinazione turistica.

Non esistono delle certezze sui motivi del fallimento del piano, ma diverse ipotesi,

riconducono ad alcune possibili motivazioni.

1. La mancanza di un coinvolgimento totale dei cittadini riguardo al progetto da

parte delle Comunità Montane. Una volta definiti i piani d’azione del piano

solo i produttori dei prodotti tipici vennero informati su quello che era il Mar-

chio d’Area, le sue finalità e le modalità operative. Il resto della popolazione

ne restò quasi all’oscuro, tanto che se oggi si mostra il logo creato per l’area

nessuno sa di che cosa di tratti, e inoltre nessuno si identifica in esso.

2. Un’altra possibile causa può essere stata la mancanza di consapevolezza delle

potenzialità del territorio e delle sue risorse, soprattutto nei soggetti coinvolti

nel piano, che non ha consentito al marchio di dare i risultati sperati. Purtrop-

po la mancanza di consapevolezza è spesso stata data dalla chiusura mentale

di alcuni soggetti del territorio che non volevano posizionarsi sul mercato e

non volevano sviluppare il territorio in maniera turistica.

3. Un altro motivo per cui probabilmente il progetto non ha avuto molto succes-

so, è stata la modalità con cui è avvenuta la sua pianificazione. Questo si è fin

da subito presentato come un progetto Top-Down, calato dall’alto sul territorio

in questione e tendendo poco presente le esigenze, le aspettative e i desideri

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dell’intera popolazione coinvolti nell’area. Probabilmente il progetto avrebbe

avuto molto più successo se si fosse presentato come il mix tra un progetto

Top-Down e Bottom-Up quindi un progetto nato dal basso considerando le va-

rie esigenze della popolazione e ascoltando le loro proposte.

4. Mancanza di un’adeguata promozione all’esterno della destinazione. Purtrop-

po il marchio è stato poco conosciuto perché è stato poco pubblicizzato

all’interno del territorio, ma soprattutto all’esterno dell’area. Un’azione di

promozione più incisiva avrebbe sicuramente influito in parte sulla buona riu-

scita del piano. Il Marchio avrebbe dovuto essere posizionato su tutto quello

che riguarda la destinazione, come ad esempio sulle brochure o sui cataloghi

di viaggio della destinazione così da abituare il turista al logo per poi poterlo

ricordare positivamente e collegarlo ad un’ambiente tipico e di qualità.

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CAPITOLO 9

Proposte per la rivalorizzazione dell’Altopiano dei Sette Comuni e

Conclusioni

9.1 Pianificazione del Marchio d’Area

Come detto più volte, ad una destinazione ormai non basta più offrire attrazioni e

servizi per essere competitiva e ben posizionata sul mercato, ma necessita di una

buona organizzazione e gestione di questi elementi che può derivare solo da una

buona collaborazione e da un coinvolgimento di tutti i soggetti che operano sul

territorio.

Come abbiamo visto in precedenza, anche sull’Altopiano dei Sette Comuni si era

sperimentato un nuovo metodo di gestione che purtroppo non portò a risultati ri-

voluzionari. Analizzando i dati delle serie storiche degli arrivi e delle presenze

sull’Altopiano, abbiamo visto che la situazione turistica è molto grave, escluso il

caso di qualche lieve aumento di arrivi stranieri, e se non si interviene tempesti-

vamente sul territorio, la situazione peggiorerà tanto da dimenticare la destinazio-

ne Altopiano.

Lo strumento da utilizzare per rivalorizzare il comprensorio è sicuramente il Mar-

chio d’Area che dovrebbe essere utilizzato in modo più consapevole e responsabi-

le per evitare quello che è già accaduto con la sperimentazione del Marchio prece-

dente.

La prima cosa da fare, ancora prima di progettare il nuovo Marchio, è infor-

mare e istruire il più possibile la popolazione di tutti i comuni al fine di fargli

conoscere le risorse e le ricchezze di cui dispone il territorio per fargli capire

quanto importante sia il turismo sull’area. Inoltre è fondamentale costruire

un’identità che possa essere fortemente condivisa tra tutti gli abitanti di ogni

comune così che tutti s’identifichino come abitanti dell’Altopiano e non dei

singoli Comuni. Sappiamo che una buona informazione è alla base della buo-

na riuscita del progetto, perciò quest’attività dovrebbe essere portata avanti da

persone competenti sia in ambito territoriale, storico-artistico e socio-culurale,

che in ambito economico-gestionale. Le persone da informare sono i cittadini

di tutte le età e possono essere anche i turisti. Particolare attenzione dovrebbe

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essere fatta agli abitanti più piccoli che dovrebbero essere sensibilizzati parti-

colarmente, dato che nel futuro il territorio resterà nelle loro mani. In questo

caso, una consapevolezza della ricchezza del territorio presente già da piccoli,

potrebbe facilitare il futuro turistico dei paesi.

Non bisogna dimenticare che ad Asiago è presente un istituto superiore con

indirizzo turistico, gli studenti di questa scuola dovrebbero essere un altro

segmento importante da prendere in considerazione per quanto riguarda la co-

noscenza e la consapevolezza, visto che molti di loro opereranno proprio su

questo territorio. Infine una buona formazione dovrebbe essere rivolta anche a

tutte quelle persone che lavorano nelle strutture ricettive, nei negozi, e in tutte

le strutture che erogano servizi sul comprensorio. Accade spesso che molti

operatori si presentino poco preparati e poco consapevoli di ciò che offre la

destinazione.

Una volta avviata una buona campagna di informazione, sarà possibile iniziare

il progetto di realizzazione del Marchio. In questa fase è necessario stabilire

quale sarà l’organo di coordinamento e promozione per l’intera area che si oc-

cuperà della pianificazione e dell’organizzazione del Marchio avviando una

rete di comunicazione e collaborazione tra tutti i soggetti coinvolti nel proget-

to. L’organo che si occuperà di tutto ciò potrebbe essere un organo già esisten-

te come la Comunità Montana oppure il Consorzio Turistico Asiago 7 Comu-

ni, in questo caso il nome dovrebbe essere modificato in Consorzio Turistico

Altopiano 8 Comuni per trasmettere l’idea di un Altopiano unito e coeso.

Nel caso in cui questi organi non vadano bene, sarebbe opportuno crearne uno

ex novo. Tra i principali soggetti coinvolti direttamente troveremo: i rappre-

sentati del turismo di ogni comune, i rappresentati della provincia e della re-

gione per quanto riguarda il turismo, le associazioni di categoria, come ad

esempio i rappresentanti dei ristoratori e degli albergatori, i responsabili, pri-

vati o pubblici, delle attrattive turistiche del territorio, imprenditori che lavo-

rano sul territorio, i rappresentati delle maggiori manifestazioni culturali e dei

musei, gli enti responsabili del trasporto pubblico e dei servizi ambientali co-

me l’acqua e i rifiuti. Indirettamente verranno coinvolti anche tutti i cittadini

che potranno esprimere le loro esigenze in modo che il progetto di Marchio

possa essere di tipo Bottom-Up a differenza di quello già sperimentato. Una

volta decisi i componenti che rientreranno nel progetto, bisognerà avviare una

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buona rete di comunicazione interna in modo da eliminare definitivamente i

conflitti concorrenziali, gli antagonismi e lo spontaneismo che ha caratterizza-

to l’Altopiano dagli anni ’70 fino ad oggi.

L’azione successiva sarà attuare un’analisi SWOT del territorio e un’analisi di

fattibilità per identificare i punti di forza e di debolezza per la destinazione, le

principali opportunità e le principali minacce esterne.

Dopo aver fatto ciò, si procederà con la definizione di quelli che saranno i nu-

clei tematici, sinonimo di garanzia, sui quali si baserà il Marchio. Secondo la

mia proposta questi potrebbero riprendere, in parte, quelli già proposti dal

Marchio precedente, perciò concentrarsi su:

Ambiente e natura

Prodotti enogastronomici tipici

Sport

Una volta determinati i nuclei tematici sul quale si baserà il Marchio, bisogne-

rà definire degli obiettivi comuni e proporre delle soluzioni attraverso le quali

avviare il processo di riposizionamento della destinazione. In questa fase bi-

sogna chiedersi quali sono i motivi per cui il turista sceglie la destinazione in

questione rispetto ad un’altra, cosa vorrebbe trovarvi una volta arrivato sul

luogo e come si può intervenire sull’offerta per organizzarla al meglio in modo

da renderla ancora più efficace, facendo particolare attenzione alla domanda.

Analizziamo ora gli obiettivi da perseguire:

1. Un obiettivo del Marchio sarà quello di sviluppare un turismo sostenibile

e attento nei confronti dell’ambiente così che il turista sia invogliato a visi-

tare la destinazione in quanto riflesso di una gestione particolarmente atten-

ta alle problematiche ambientali.

Negli ultimi anni sta prendendo molto piede il turismo green, cioè ‘tutte

quelle attività turistiche che si sviluppano in modo tale da mantenersi vitali

in un’area per un tempo illimitato, queste non alterano l’ambiente (naturale,

sociale ed artistico) e non ostacolano o inibiscono lo sviluppo di altre attivi-

tà sociali ed economiche”. Questa tipologia di turismo potrebbe rivelarsi

molto valida una volta applicata sull’Altopiano come simbolo di distinzione

e posizionamento sul mercato. La sfida, quindi, sarà quella di fare in modo

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che tutte le attività e i servizi presenti sul territorio tutelino l’ambiente agen-

do con azioni a bassissimo impatto ambientale. Alcuni suggerimenti per

raggiungere l’obiettivo potrebbero essere:

Sviluppare il più possibile il cicloturismo. Momentaneamente

sull’Altopiano i turisti possono scegliere di utilizzare la mountain-bike per

trascorrere la loro vacanza soprattutto per visitare i luoghi della guerra gra-

zie ai numerosi sentieri appositi. La sfida sarebbe quella di incentivare anco-

ra di più l’utilizzo della bici migliorando i percorsi già esistenti e creandone

di nuovi che colleghino i vari luoghi d’interesse sparsi sul territorio attraver-

so percorsi definibili tematici come ad esempio: il giro delle malghe in bici,

il tour dei musei, i luoghi della tradizione, ecc. Un grande traguardo per lo

sviluppo del cicloturismo sarebbe realizzare una pista ciclabile che colleghi

tutti i comuni dell’Altopiano e si congiunga con le piste ciclabili del Trenti-

no nelle zone di confine. Parte del progetto è già stato studiato ma non è mai

stato preso in considerazione.

Gli itinerari e le indicazioni della pista e dei sentieri turistici dovranno esse-

re ben evidenziati su delle apposite cartine e dovrà essere presente una se-

gnaletica, in almeno due lingue, che riporti le informazioni necessarie e il

logo del Marchio d’Area che verrà scelto. Tutte le segnaletiche stradali, in

generale, dovrebbero essere uguali per ogni Comune e tutte dovrebbero con-

tenere il logo e l’indicazione del luogo anche nel suo nome cimbro.

Grazie alla possibilità di collegamento ciclabile, il turista potrebbe essere

molto più invogliato ad intraprendere un tour cicloturistico, e quindi risulte-

rebbe felice di visitare l’intera area. Per una buona riuscita dell’iniziativa

un’idea sarebbe quella di posizionare su tutto il territorio sistemi di bike-

sharing in modo che anche i turisti non attrezzati si possano cimentare in

questa esperienza.

Inoltre, per favorire questo tipo di turismo, sarebbe opportuno attrezzare in

ogni Comune alcuni hotel al fine di farli diventare Bike hotel adatti alle esi-

genze di ogni cicloturista.

Un’altra azione per orientare il turismo verso un’ottica sostenibile sarebbe

quella di introdurre nell’area servizi pubblici a basse emissioni, o elettrici,

che si muovano su tutto l’Altopiano attraversando i comuni e dando così la

possibilità al turista di non utilizzare la propria auto. In questo progetto sa-

rebbe fondamentale la collaborazione del gruppo delle ferrovie-tramvie vi-

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centine FTV e di altri privati che offrono attualmente un servizio di colle-

gamento. Entrambi, in diverse occasioni, si sono mostrati sensibili ai pro-

blemi di inquinamento ambientale, e quindi trovare un accordo potrebbe non

essere una cosa troppo complicata.

Inoltre, per combattere l’inquinamento all’interno dell’area si potrebbero

creare dei grandi parcheggi nelle varie entrate dell’Altopiano visti i grandi

spazi disponibili. Qui il turista potrà lasciare l’auto al fine di utilizzare il

bus. Anche gli abitanti del comprensorio s’impegneranno il più possibile per

combattere l’inquinamento non utilizzando il proprio mezzo di trasporto

quando non necessario, o scegliendo mezzi a basso impatto ambientale.

Un grande intervento volto all’attenzione dell’ambiente potrebbe essere la

creazione definitiva, su tutto il territorio, di area in cui i campeggiatori pos-

sano sostare al di fuori dei campeggi. Come abbiamo visto analizzando i

dati turistici, capiamo che il turismo dei campeggiatori è ancora poco svi-

luppato probabilmente per la mancanza di strutture adeguate. Momenta-

neamente, a parte due campeggi, non esistono delle vere e proprie aree

adatte per questo turismo, ciò penalizza molto l’arrivo dei visitatori che po-

trebbero essere un buon segmento su cui puntare vista la loro attenzione

verso l’ambiente. Da molto tempo si parla di studiare delle aree apposite

per i campeggiatori ma finora non è stato fatto nulla a riguardo.

2. Il secondo nucleo tematico sul quale si baserà la costruzione del Marchio

sarà l’attenzione verso i prodotti enogastronomici tipici della zona. Come

abbiamo visto dall’analisi territoriale, l’Altopiano è molto conosciuto per i

numerosi prodotti tipici che si producono al suo interno. In questo ambito

potrebbe essere utile utilizzare le linee guida già dettate dai disciplinari del

Marchio d’Area creati precedentemente che si mostrano molto attente alla

qualità e alla modalità di produzione dei prodotti. Queste tipicità dovrebbe-

ro essere utilizzate da tutti gli esercizi pubblici così da trasmettere al turista

un’idea di qualità e sicurezza verso i cibi. Ogni ristornate dovrebbe propor-

re dei menu che, utilizzando i prodotti tipici, o comunque prodotti control-

lati, richiamino quelli che erano i piatti della cultura cimbra, o comunque i

piatti principali della montagna. Grazie a questo menu si potranno attirare i

così detti turisti dello slow food che vogliono vivere il pasto, e

l’enogastronomia in generale, come un piacere e come un’opposizione alla

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frenesia quotidiana che tende spesso a dimenticare la cultura del cibo. Inol-

tre, i turisti slow food preferiscono i prodotti locali che rispettino le tradi-

zioni agricole e dell’allevamento.

Un’altra idea per rendere ancora più gradito il pasto sarebbe quello di com-

binare l’enogastronomia con la tradizione proponendo, ad esempio, i menu

in lingua cimbra e in lingua italiana, oppure organizzando visite guidate

nei luoghi d’interesse integrandoli con la degustazione agro-alimentare dei

prodotti che si consumavano in quel determinato luogo o in quella determi-

nata situazione. Anche nei musei si potrebbero organizzare iniziative di

questo tipo per avvicinare i turisti ai sapori tipici.

Un’altra attività che potrebbe risultare efficace per attrarre turisti sarebbe

coinvolgerli nelle dimostrazioni della lavorazione dei prodotti tipici per poi

alla fine proporre delle degustazioni. Questo già accade per quanto riguarda

il formaggio. In diverse occasioni i turisti possono capire come avviene la

sua lavorazione e quella dei suoi derivati. Un obiettivo sarebbe quello di al-

largare la fruizione anche agli altri prodotti come ad esempio le patate, il

sedano o la lavorazione dei distillati, ecc.

3. Il terzo punto che caratterizza il Marchio d’Area sarà lo sport.

Abbiamo visto come questa terra offra la possibilità di praticare moltissimi

sport in località diverse e, proprio questo, dovrà essere uno dei principali

motivi per cui il turista decide di scegliere questa destinazione piuttosto che

un’altra. Inoltre sull’Altopiano si possono praticare molti sport senza la ne-

cessità di percorrere troppo chilometri di distanza. Questo elemento do-

vrebbe incentivare molto i turisti, soprattutto giovani, che una volta arrivati

sul territorio, non avranno il problema di raggiungere le aree dedicate allo

sport perché potranno usufruire di alcuni mezzi che si occuperanno del loro

trasporto. Per incentivare lo sport sarà necessario un tempestivo intervento

sugli impianti sciistici che spesso si presentano inadeguate rispetto a quello

che richiede il mercato. Anche per quanto riguarda lo sci da fondo sarebbe-

ro necessarie delle variazioni sulle piste. Una buona soluzione sarebbe

quella di creare dei caroselli sciistici che colleghino le varie località turisti-

che permettendo agli sciatori di effettuare escursioni molto lunghe e varie

grazie al cambiamento del paesaggio. Investire in questo sviluppo potrebbe

riportare nuovamente l’Altopiano alla notorietà, riconquistare quella fama

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di cui aveva potuto godere in passato e diventare un centro rinomato e di

qualità per lo sport.

Come abbiamo visto dall’analisi dei dati, l’Altopiano soffre di una forte

stagionalizzazione. Utilizzare lo sport come mezzo per destagionalizzare

potrebbe essere una buona strategia. Il cicloturismo, di cui abbiamo parlato

nel primo punto, potrebbe mostrarsi come un’opportunità di destagionaliz-

zazione. Ciò però non basta. Le numerose piste di sci presenti sul territorio

potrebbero essere utilizzate, in assenza di neve, per praticare il downhill,

cioè uno sport molto popolare negli ultimi anni che consiste nell’effettuare

delle ripide discese con una bicicletta mountain-bike. La disponibilità di al-

cuni centri sciistici per la pratica di questo sport sarebbe fondamentale sul

territorio per avviare una nuova attrazione e creare un ampio e diversificato

circuito di località aderenti.

Sempre le piste da discesa potrebbero essere ulteriormente utilizzate per la

pratica dello sci d’erba non ancora molto diffuso sul territorio. Chiaramente

i centri che si presterebbero a questo sport, non dovrebbero essere gli stessi

che decidono di dedicarsi al downhill.

Un altro sport sul quale puntare per la destagionalizzazione potrebbe essere

l’orienteering tra i boschi che va molto di moda negli ultimi anni. Questo

sport, tipico dei paesi scandinavi, consiste nell’effettuare un percorso pre-

definito cercando di trovare dei punti di controllo chiamati lanterne con il

solo aiuto di una bussola e di una cartina geografica. Sull’Altopiano si po-

trebbero studiare diversi percorsi che portino a perlustrare diverse parti

dell’area.

Infine, un altro sport che potrebbe portare alla destagionalizzazione potreb-

be essere lo skiroll, Questo sport è amato dagli sciatori di fondo in quanto

consiste nel percorrere delle strade asfaltate con ai piedi degli sci con le ro-

telle. Momentaneamente non esistono dei centri specializzati per l’attività

che viene praticata soprattutto per le strade risultando spesso pericolosa.

Una possibilità sarebbe quella di dedicare allo skiroll delle aree particolari

dove poter praticarlo in tutta tranquillità.

I tre nuclei tematici del Marchio saranno coerenti, combinabili e integrabili tra lo-

ro. Da questi tre, con l’aggiunta di tematiche trasversali, potranno essere ideati

prodotti turistici efficienti per la valorizzazione dell’area.

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Altri obiettivi che si propone il Marchio d’Area potrebbero essere:

Attrarre numerose famiglie che vedono sul territorio la possibilità di passare

una vacanza in un ambiente sano e di qualità con la possibilità di far conoscere

ai bambini le antiche tradizioni, la storia e avviarli ai numerosi sport praticabi-

li.

Attrarre un numero elevato di stranieri che potrebbero riconoscere

l’Altopiano come un luogo tranquillo e gradevole grazie anche all’ottima eno-

gastronomia dell’area.

Sviluppare il più possibile il turismo congressuale al fine di portare persone

che altrimenti non visiterebbero l’Altopiano molto facilmente. Nel caso in cui

restassero colpiti dalla destinazione potrebbero risultare dei potenziali turisti

per il futuro.

Attrarre i turisti culturali ovvero quel segmento di persone che si mostrano

molto interessati alla conoscenza dei luoghi, delle culture e dei popoli locali

durante la vacanza. In questo segmento possiamo trovare i turisti culturali oc-

casionali, cioè chi non ha come obiettivo la cultura quando va in vacanza, ma

se ne viene a contatto sul territorio, ne è entusiasta e apprezza la conoscenza di

nuove nozioni, il turista culturale motivato, ovvero chi sceglie la destinazione

perché, spinto dalla cultura, è consapevole di trovare quello che sta cercando

sul territorio. Infine troviamo il turista culturale appassionato che viaggia per

seguire la propria passione.

Attrarre i nuovi turismi di nicchia cioè quei particolari mercati che si carat-

terizzano per l’interesse di una determinata passione. Nel caso dell’Altopiano

il turismo di nicchia potrebbe essere: storico, folkloristico, letterario, religioso,

enogastronomico, ecc.

Turisti che possiedono una seconda casa sul territorio ma che non ne usu-

fruiscono più perché non trovano l’ambiente stimolante.

Buone azioni per attrarre questi segmenti e altri mercati turistici potrebbero esse-

re:

Creare club di prodotto diversificati e mirati per ogni tipologia di segmento tu-

ristico e creare offerte studiate su misura delle esigenze dei clienti potenziali.

Un importante club di prodotto da sviluppare sarebbe quello legato al Well-

ness e al benessere fisico e psicologico. Altri club di prodotto potrebbero esse-

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re: natura&sport, natura&famiglia, natura&tradizioni, natura&storia, natu-

ra&enogastronomia ecc. Fondamentale in questa scelta è il dialogo e la colla-

borazione tra albergatori. Infatti bisogna ricordare che una struttura ricettiva

che vuole entrare a far parte di un club di prodotto deve poter garantire la di-

sponibilità a creare un’offerta che sappia soddisfare ogni esigenza di quel

segmento turistico. Inoltre una struttura ricettiva non può entrare in tutte le ca-

tegorie del club di prodotto, ma deve sceglierne solo una o due così che

l’offerta si presenti diversificata il più possibile sull’intero territorio. Alcuni

albergatori, soprattutto dei b&b si presentano molto attenti alla diversificazio-

ne dell’offerta, ma purtroppo risultano un numero molto ristretto rispetto al

numero totale degli albergatori.

Riqualificare le strutture ricettive e i locali pubblici in modo adeguato rispetto

a quelli che sono gli standard e le esigenze dei turisti d’oggi.

Formare in modo adeguato il personale che lavora nelle attività che erogano i

servizi. Scegliere persone competenti e con buone conoscenze linguistiche so-

prattutto per lavorare nel settore ricettivo e della ristorazione. In questo modo i

turisti stranieri potrebbero essere più attratti non sentendosi in difficoltà per la

lingua.

Creare delle ‘fattorie didattiche’ nelle malghe o luoghi all’aria aperta dove le

famiglie possano trascorrere la giornata a contatto con la natura apprendendo

delle nuove nozioni. Sarebbe inoltre opportuno che queste fattorie siano ali-

mentate con delle attività continue dedicate a tutta la famiglia. Le attività po-

trebbero avere come scopo la conoscenza della montagna e del bosco, degli

animali, della storia, delle numerose leggende cimbre, degli antichi mestieri e

dei prodotti tipici, magari con la degustazione sul posto.

Cominciare ad utilizzare in modo efficace l’aeroporto ‘Romeo Sartori’ ad

Asiago per facilitare l’arrivo sull’Altopiano anche per i turisti stranieri.

Organizzare eventi o manifestazioni che attirino i giovani sull’Altopiano.

Un’idea potrebbe essere quella di organizzare, nei week-end, un calendario di

eventi apprezzati dai giovani (musica, cineforum, teatro, ecc.) che si potrebbe

svolgere a rotazione su tutti gli otto comuni dell’Altopiano. Per queste occa-

sioni potrebbero funzionare i mezzi di trasporto pubblici, così che i ragazzi

possano spostarsi liberamente anche su medie-lunghe distanze.

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Sempre per questo segmento bisognerebbe rilanciare le attività serali del di-

vertimento rivalorizzando i locali già esistenti e proporre delle novità. Creare

offerte e agevolazioni per i servizi o per la pratica dei diversi sport sarebbe

una grande occasione per invogliare questo segmento a visitare il comprenso-

rio.

Utilizzare i numerosi eventi già presenti sul territorio organizzandoli al meglio

per attirare il maggior numero di persone, Organizzare eventi culturali e arti-

stici di grande importanza sull’area in modo da attrarre flussi anche da luoghi

molto distanti. Porre attenzione alla realizzazione di eventi destinati ai nuovi

turisti di nicchia.

Proporre le notti bianche più di una volta all’anno in stagioni diverse e, in

quell’occasione, dare la possibilità di visitare i musei in notturna.

Per quanto riguarda lo sviluppo dell’attività museale, sarebbe necessario far si

che tutte le strutture rientrassero in una rete unica di gestione coordinata

dall’organo di gestione del Marchio. Per valorizzare i vari musei si potrebbero

creare dei veri e propri percorsi tematici che colleghino le diverse strutture. Un

esempio potrebbe essere lo sviluppo dell’ambiente e dell’uomo nei vari perio-

di storici. La visita potrebbe partire dal Museo dei Fossili di Gallio, passare

poi al Museo Archeologico di Rotzo, continuare con i musei della Cultura

Cimbra, passare ai musei dedicati alla guerra e al ‘900, come quello dell’acqua

per terminare con il Museo etnografico e dell’emigrazione di Foza. Inoltre si

potrebbe creare un biglietto unico che consenta di visitare tutti i musei sparsi

sull’area.

Continuare a programmare e valorizzare i numerosi eventi e sagre agro-

alimentari dei vari comuni e organizzare, a rotazione su ogni comune, fiere

mercato dei prodotti locali che diano la possibilità di degustare piatti tipici e di

acquistare i prodotti locali.

Realizzare un Altopiano Card valida per tutto il comprensorio, questa Card po-

trebbe essere di tipo mista, e quindi, una volta acquistata, il turista avrà un

gran numero di servizi o attrazioni già pagate, mentre altre risulteranno scon-

tate. Con la Card si potrà usufruire dei trasporti senza l’acquisto dei biglietti,

entrare nei musei gratuitamente, avere la possibilità di degustare i prodotti del-

la gastronomia locale nei locali aderenti all’iniziativa. Inoltre si potranno avere

sconti su alcune attività sportive (stadio del ghiaccio, AcroPark, piscina, ecc.),

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nei negozi, nei ristoranti, ecc. Per la realizzazione della Card risulterà necessa-

ria la collaborazione di tutti i soggetti pubblici e privati che erogano servizi sul

territorio. Più soggetti parteciperanno, più la Card potrà includere agevolazio-

ni. L’iniziativa potrebbe risultare molto efficace per attrarre i turisti più giova-

ni. La Card sarà acquistabile negli uffici d’informazione sul territorio, nelle

agenzie di viaggio, nelle strutture ricettive e di ristorazione, nelle edicole. Il

formato e il materiale della Card sarà deciso dai soggetti coinvolti nel proget-

to.

Dopo aver fissato gli obiettivi da raggiungere e le proposte per raggiungerli

sarà necessario passare alla progettazione del logo identificativo del Marchio

d’Area.

Il logo utilizzato oggi (fig. 19) per rappresentare l’Altopiano contiene:

- Sieben, lo gnomo colorato che rimanda alla tradizione dei miti cimbri. Il

nome Sieben ricorda i Sette Comuni

- La scritta in rosso Asiago 7 Comuni – L’Altopiano

- Lo slogan sotto i piedi dello gnomo’ La terra dei cimbri’

Figura 19: Logo attuale dell’Altopiano

Il logo, ormai condiviso da tutti gli altopianesi e conosciuto dai turisti, con

l’attuazione del Marchio non potrà più essere utilizzato in quanto trasmette

come prima idea che il comune più importante dell’Altopiano sia Asiago. Spes-

so l’Altopiano viene conosciuto solo per questa località che risulta sicuramente

importante, ma che non dovrà più essere la sola protagonista dell’area.

Il nuovo logo dovrà essere semplice e facilmente memorizzabile. Questo dovrà

ricordare i tre nuclei tematici su cui si basa il Marchio d’Area e dovrà essere

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condiviso da tutti i soggetti coinvolti nel progetto. Il logo (fig.19) conterrà la

scritta colorata Altopiano Otto Comuni così da valorizzare finalmente tutti i

comuni dell’Altopiano e non solo Asiago. I colori scelti ricordano i nuclei te-

matici del Marchio. Perciò il verde ricorderà la natura, il giallo, che può essere

ricondotto al colore del formaggio o alle patate, ricorda i prodotti tipici e infine

l’azzurro che ricorda l’aria aperta e quindi i numerosi sport praticabili

all’esterno. Sopra alla scritta saranno ripotate tre sagome che saranno dei pini

verdi, una forma di formaggio gialla e uno sciatore azzurro.

Figura 20: Il nuovo logo del Marchio d’Area

Una volta dopo aver definito gli obiettivi, le modalità di operazione del Mar-

chio d’Area e il suo logo, sarà necessario condividere le novità con i soggetti

coinvolti all’interno ma anche all’esterno del progetto. Una continua informa-

zione sugli obiettivi raggiunti e sulle azioni da intraprendere potrà essere fatta

attraverso riunioni, comunicazioni web, workshop, e qualsiasi mezzo informa-

tivo che riesca a mettere a conoscenza il maggior numero di soggetti.

Contemporaneamente a tutto ciò verrà creato un sito Web. Il nuovo sito

dell’area, facilmente trovabile, sarà un portale turistico unico per tutti i comu-

ni della destinazione in cui si troveranno tutte le informazioni utili riguardo al-

la storia, ai luoghi da visitare, gli eventi in programma, pianificati e pubblicati

in largo anticipo. Il sito sarà identificato dal logo pianificato e potrà essere ac-

compagnato da uno slogan o dalla scritta cimbra ‘Hoach-ebene-achte-

Komeun’, cioè Altopiano degli Otto comuni. Il sito sarà consultabile in italia-

no, inglese, tedesco, francese e russo. Il menu principale conterrà la sezione

‘località’ dove si potranno avere informazioni generali su ogni comune, il no-

me del comune e delle altre località sarà proposto anche in cimbro. Un’altra

sezione sarà composta dai nuclei che caratterizzano il Marchio, all’interno del-

la sezione saranno presenti tutti gli elementi che caratterizzano l’offerta turi-

stica come ad esempio i luoghi d’interesse, gli itinerari praticabili, i luoghi do-

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ve assaporare i prodotti tipici ecc. Una delle sezioni più importanti sarà quella

dedicata ai club di prodotto in cui si potranno trovare le offerte di ogni hotel e

delle strutture ricettive in generale per i vari tipi di segmento di domanda.

Inoltre sarà possibile prenotare la propria vacanza direttamente sul sito grazie

al booking online. Un’altra sezione sarà riservata alla programmazione degli

eventi che saranno inseriti con un largo periodo d’anticipo. Infine si potranno

trovare le informazioni di servizio riguardo alla posizione geografica dell’area

e i contatti utili per i turisti.

Contemporaneamente al sito dell’area, sarà creata un’applicazione per

smartphone che si presenti come una semplificazione del sito e che contenga

le informazioni utili per il turisti. Il sito e le applicazioni dovranno essere stu-

diate da persone esperte in queste attività.

Il passo successivo del progetto sarà l’istituzione di Uffici Turistici coordinati

dall’organo centrale così che siano gestiti in modo omogeneo e uniforme in

tutti i comuni. Tutti gli IAT dovranno avere a disposizione persone competenti

che sappiano parlare diverse lingue straniere, inoltre devono essere informate

su tutto il comprensorio e non solo sul proprio comune, sia per quanto riguar-

da il paesaggio, la storia e la cultura, sia per quanto riguarda i vari eventi. Pro-

prio riguardo agli eventi, l’organismo centrale di coordinamento, in collabora-

zione con gli altri soggetti, si impegnerà ad organizzare e comunicare i vari

eventi della stagione in largo anticipo, cosa che attualmente non succede affat-

to. In questo modo i turisti sarebbero più informati e potrebbero pianificare la

loro vacanza proprio sulla base di un determinato evento.

Inoltre ogni ufficio dovrà essere aperto tutto l’anno e non solo stagionalmente

come accade oggi per i comuni più piccoli. In caso di chiusura momentanea

degli IAT minori, il turista non sarà comunque spaesato perché potrà trovare

tutte le informazioni utili per il suo soggiorno nei diversi totem interattivi po-

sizionati sull’area. I totem saranno programmati in tre o più lingue straniere

per soddisfare le esigenze di tutti i turisti.

Il materiale fornito in tutti gli IAT sarà uguale e riporterà il logo scelto dal

Marchio d’Area per identificare la destinazione. Negli uffici turistici, ma an-

che in altri punti, sarà possibile acquistare una nuova guida turistica creata in

seguito al progetto del Marchio. La guida dovrà essere pubblicizzata e venduta

anche all’esterno dell’area in questione. Qui sarà possibile trovare tutte le in-

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formazioni utili e tutte le novità apportate sul territorio in seguito alla creazio-

ne del Marchio.

Negli uffici IAT i turisti potranno anche usufruire del noleggio di strumenti

GPS semplici da utilizzare, all’interno degli strumenti si potranno trovare di-

versi itinerari da percorrere a piedi, con il nord-walking o con la mountain-

bike.

Lo IAT avrà anche il compito di promuovere la destinazione sul mercato al fi-

ne di allargare i potenziali mercati turistici. La promozione potrà avvenire gra-

zie alla partecipazione a fiere turistiche frequentata da agenzie di viaggio e

tour operator così che questi possano inserire la destinazione Altopiano nei lo-

ro pacchetti turistici. La promozione dell’area potrà essere favorita con pub-

blicazioni su riviste a carattere turistico, con dépliant distribuiti all’esterno

della zona o con pubblicità sui mezzi di trasporto, non solo sull’area in que-

stione.

Una volta pianificata la gestione del Marchio, un ulteriore passo sarà quello di

attuare una politica di customer care, cioè una cura del cliente al fine di soddi-

sfarlo e fidelizzarlo. La customer satisfaction, cioè la soddisfazione del cliente

fornirà un dato molto importante per la destinazione perché, attraverso questa,

si potrà capire se il turista è rimasto soddisfatto dell’offerta proposta. La desti-

nazione si impegnerà ad attuare una politica di fidelizzazione della clientela

che potrebbe essere avviata tramite il servizio di newsletter sia da parte degli

uffici turistici, che dalle strutture ricettive e dai locali pubblici in modo da te-

nere sempre informati i turisti sulle varie notizie dell’Altopiano e sugli eventi

e le iniziative in programma. Un contatto continuo con il turista potrebbe por-

tare il cliente a scegliere nuovamente quella destinazione.

Come abbiamo visto nelle linee guida, un’azione fondamentale per continuare a

mantenere vivo il Marchio nel tempo è la continua informazione di tutti i soggetti

che si trovano sul territorio. L’informazione deve riguardare i risultati raggiunti e i

nuovi obiettivi da perseguire. La collaborazione e la coordinazione continuerà ad

essere fondamentale per il progetto. Inoltre, nel tempo, bisognerà continuare ad

apportare modifiche e cambiamenti all’offerta turistica per far in modo di restare

al passo con quello che chiede il mercato così da disporre sempre di una destina-

zione ricca e vivace.

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Tutte le azioni appena spiegate che verranno intraprese dai vari soggetti, dovranno

essere continuamente monitorate dall’organismo centrale di coordinamento.

9.2 Conclusioni

Come abbiamo visto nel corso dei vari capitoli, oggigiorno il turismo si presenta

come una delle attività in continua crescita a livello mondiale nonostante i conti-

nui problemi legati alle crisi economiche, politiche e sociali. Ciò dovrebbe far ca-

pire quanto sia necessario puntare su questo settore al fine di sfruttarlo il più pos-

sibile per accrescere l’economia mondiale.

Nei vari capitoli abbiamo anche capito come ormai il turismo sia cambiato e sia in

continua evoluzione, e perciò risulta fondamentale restare al passo con i tempi

proponendo un’offerta turistica che sia versatile e facilmente modificabile e adat-

tabile ad ogni tipo di turismo e di turista.

Un’altra cosa fondamentale per realizzare appieno quello che il mercato desidera è

riuscire a combinare tutte le attrazioni di cui una destinazione dispone cercando di

integrarle il più possibile tramite una buona azione di Destination Management e

Destination Marketing. Ciò risulta possibile solamente se sul territorio è presente

una buona rete di comunicazione e cooperazione tra tutti i soggetti che vi operano.

Il caso che ho preso in considerazione, è la prova di come un territorio non possa

essere promosso e valorizzato come dovrebbe se al suo interno non è presente una

gestione omogenea e coordinata di tutti i soggetti e dei servizi presenti sul com-

prensorio. Inoltre il caso considerato mostra come, una mancanza di informazione

dei cittadini all’interno dell’area, non porti ad un buon posizionamento sul merca-

to.

La possibilità di rilanciare un’importante destinazione turistica come lo è stata

l’Altopiano dei Sette Comuni si concretizza con l’utilizzo del Marchio d’Area che

dovrà essere utilizzato come uno strumento di competitività turistica che porterà

al riposizionamento e alla rinascita di una destinazione come questa.

Il Marchio d’Area in questo caso si presenta come lo strumento più adatto per ge-

stire e promuovere il comprensorio.

Il mio progetto è stato pensato su quella che è la realtà altopianese attuale con tut-

te le sue numerose difficoltà. Come ripetuto in precedenza, il progetto si presenta

adatto alla zona in questione proprio perché cerca di partire dal basso tenendo pre-

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sente quelle che sono le esigenze primarie dei cittadini e di tutti gli attori locali

che vivono sul territorio e si concretizza in azioni fattibili e facilmente attuabili, in

alcuni casi realizzabili senza la necessità di grandi investimenti.

La buona riuscita del progetto dipenderà in particolar modo dalla disponibilità di

tutti gli otto comuni e dei cittadini alla collaborazione e dall’informazione che

l’organismo di coordinamento riuscirà a trasmettere all’esterno. Quando finalmen-

te riuscirà ad avvenire questa collaborazione la realizzazione del progetto sarà si-

curamente più semplice.

Alcune delle mie proposte avanzate risultano potenzialmente attuabili, almeno da

parte della Comunità Montana e del Consorzio Turistico di Asiago, che sembrano

avere in programma alcune azioni da me descritte, come ad esempio lo sviluppo

del cicloturismo, o la creazione di un disciplinare per la creazione di club di pro-

dotto, che potrebbero migliorare il turismo sull’Altopiano partendo dalla volontà

di comunicare un’immagine unitaria della destinazione. Inoltre, ho potuto verifi-

care direttamente che, entrambi gli organi, si mostrano aperti alle iniziative propo-

ste e a possibili novità da introdurre sul territorio.

Un altro aspetto che fa ben sperare per la realizzazione del progetto è la sensibili-

tà di alcuni ristoratori e albergatori del territorio che si mostrano molto aperti al

dialogo, alla collaborazione e molto attenti ai problemi ambientali dell’area.

Il mio progetto di Marchio propone di inserire nell’offerta turistica già presente

delle innovazioni che derivano da quelli che sono i desideri del turista contempo-

raneo, così che questo possa scegliere la destinazione perché si presenta adatta e

adeguata al soddisfacimento delle sue necessità in un contesto ambientale e pae-

saggistico fantastico. Inoltre il Marchio ‘natura, enogastronomia e sport’ dovrà es-

sere, a lungo andare, la garanzia di qualità di una località montana attenta a tutte le

problematiche legate all’ambiente, all’allevamento e all’agricoltura. In più dovrà

essere il sinonimo di garanzia per quanto riguarda la qualità e la possibilità di pra-

ticare numerosi sport.

Il contesto politico-legislativo entro il quale ho ideato il mio progetto è attualmen-

te complesso perché ancora in via di definizione.

Come abbiamo visto nel quarto capitolo, con la nuova legge del turismo in Vene-

to, per ogni sistema turistico tematico sarà possibile creare delle Destination Ma-

nagement Organization che gestiscano e promuovano il territorio. Per il caso

dell’Altopiano non è possibile la realizzazione della DMO, ma un progetto di

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Marchio d’Area, come quello da me proposto, che si basa sulla voglia di distin-

guere l’area per la sua storia e la sua cultura rispetto alle aree esterne, potrebbe

permettere all’Altopiano di presentare domanda per poter essere riconosciuta co-

me una Organizzazione di Gestione della Destinazione (OGD) in deroga ai criteri

generali, dato che la Deliberazione della Giunta Regionale lo consente. L’idea di

creare una OGD potrebbe essere molto rilevante nel caso in cui l’Altopiano non

venga incluso in un progetto di OGD nato all’esterno della destinazione.

Anche la situazione politico-legislativa all’interno dell’Altopiano stesso resta co-

munque complessa, probabilmente in futuro l’Altopiano potrà diventare un unico

macro Comune e questo modificherebbe indubbiamente la situazione interna an-

che per quanto riguarda la gestione turistica.

Nel frattempo, in questo periodo di cambiamenti, pare che siano i singoli Comuni

ad avere un ruolo sempre maggiore sul turismo. Proprio per questo motivo la col-

laborazione degli Otto Comuni dovrebbe avvenire ora più che mai.

Spero che il mio progetto possa fungere da spunto per risolvere definitivamente

quelli che sono i problemi maggiori dell’area, ovvero: la cattiva organizzazione e

gli antagonismi sul territorio, la mancanza di consapevolezza del patrimonio pae-

saggistico, culturale e tradizionale e degli effetti benefici che potrebbe portare un

turismo ben pianificato. Questi elementi nuocciono gravemente all’immagine del-

la destinazione che si presenta ancora molto frammentata, debole e poco pubbli-

cizzata. In più spero che il mio progetto sia d’ausilio per capire che l’offerta turi-

stica non può restare invariata e continuare a fare leva su quelli che erano i punti

di forza di trent’anni fa che oggi non sono più ricercati.

Spero che questo meraviglioso Altopiano possa trovare al suo interno la forza per

rinnovarsi e crescere in modo da non essere più considerata una meta adatta solo

gli anziani che cercano la tranquillità per trascorrere le loro vacanze, ma adatta

anche a tutti quei giovani o alle famiglie che si vogliono avvicinare alla natura e

alle antiche tradizioni che permeano questo territorio e lo vogliono fare in questo

contesto perché offre numerosi e validi servizi e iniziative.

Se la destinazione riuscisse in questo intento potrebbe finalmente posizionarsi in

modo corretto sul mercato e diventare attrattrice di nuovi turisti e di nuovi tipi di

turismo.

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Ringraziamenti

Con questa tesi si conclude la prima parte del mio percorso universitario e colgo così l’occasione

di ringraziare le persone che mi sono state vicine e che hanno permesso la realizzazione di questo

progetto.

Voglio ringraziare di cuore il professore Stefan Marchioro che ha accolto la mia idea e mi ha segui-

to sempre in modo preciso e tempestivo nella realizzazione di questo elaborato. Senza il suo aiuto

non avrei mai realizzato nulla. Inoltre lo vorrei ringraziare per il suo corso e per la passione tra-

smessa nell’insegnamento. Tutto ciò ha contribuito a rendere il corso uno dei più stimolanti e ap-

passionanti tra tutti i vari insegnamenti.

Desidero ringraziare tutti i professori degli altri corsi frequentati nei tre anni che si sono presentati

sempre molto disponibili e hanno contribuito a farmi crescere culturalmente e personalmente.

Un ringraziamento speciale va ai miei genitori e a mia sorella che mi hanno supportato moralmen-

te ed economicamente in ogni istante di questo percorso cercando di risollevarmi nei momenti più

difficili. Inoltre voglio ringraziare tutta la mia famiglia in generale.

Un ringraziamento particolare va a Stefano che mi ha seguito e dato sostegno durante tutto il mio

percorso universitario, e in particolare in questi ultimi mesi di studio e scrittura della tesi standomi

vicino anche nei miei momenti peggiori, non smettendo mai di credere in me e dandomi la forza per

continuare sempre con entusiasmo e allegria il mio progetto.

Un grazie va anche alla disponibilità presentata dai vari enti del territorio analizzato che sono

sempre stati pronti a darmi delle informazioni importanti e hanno sempre accolto positivamente il

mio progetto anche per eventuali spunti per il futuro.

Infine voglio ringraziare le numerose coinquiline/i e amici incontrati in questi anni che hanno cre-

duto in me fin dal primo esame e mi sono sempre stati accanto, e tutte le persone che mi hanno di-

mostrato il loro sostegno in qualsiasi occasione.


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