Università degli Studi di Catania
Corso di Laurea in Medicina e ChirurgiaBiologia e Genetica
A.A. 2013-2014
Presenta
«Controllo del Ciclo
Cellulare»
Leland H. Hartwell, Tim Hunt, Sir Paul M. NurseNobel per la medicina, 2001
- Xenopus Laevis- Sphaerechinus Granularis- Saccharomyces Cerevisiae- Schizosaccharomyces Pombe
Fattore MPF
MaturatingPromoting
Factor
- Ciclina- Cdk
Proteine bersaglio (ciclina B – cdk 2):
- Istone H1 (e condensine) con conseguente condensazione della cromatina;- Lamine Nucleari e demolizione dell'involucro nucleare;- Frammentazione dell’ Apparato di Golgi e del Reticolo Endoplasmatico;- Microtubuli con formazione del fuso mitotico (MAP4);
Fattori MPF Specifici:
- Schizosaccharomyces Pombe: ciclina B e cdc2
- Saccharomyces Cerevisiae: ciclina B e cdc28
Mammiferi
Formazione di MPF- Livelli di cdk = costanti- Livelli di cicline = variabili
Concentrazione critica
Attività chinasica
Degradazione di MPF
- RNP- Inibizione
da contatto- Messaggeri
molecolari
Enzimi E1, E2, E3 e APCLegame isopeptidico tra glicina (gruppo COOH) dell’ ubiquitina e una lisina (gruppo NH2):- K48: Proteosoma- K63: altre vie di segnalazione
Senescenza CellulareLa durata della «vita» di una cellula è regolata da
alcuni geni, denominati pro-invecchiamento, i quali codificano vie di segnalazione che accelerano la fase
in questione.
Teorie sull’invecchiamento
Invecchiamento Programmato
Invecchiamento non
Programmato
Invecchiamento Quasi
Programmato
Teoria dell’ Invecchiamento Programmato
Esisterebbero dei geni regolatori che causerebbero,
secondo uno schema predeterminato, i
cambiamenti caratteristici dell’età senile.
Teoria dell’ Invecchiamento non Programmato
Mutazioni
Danno del DNA (UV, raggiX, chemioterapici) due principali conseguenze:
Arresto del ciclo cellulare
(danno moderato)Apoptosi
(danno forte)
Teoria dell’ Invecchiamento Quasi-Programmato
Non si tratta di una via di mezzo.L’invecchiamento cellulare non è causato da un accumulo di danno
molecolare casuale.L’invecchiamento è un aumento delle
probabilità cha l’organismo possa morire.
Diversi tipi di cellule umane primarie normali (p.es.
fibroblasti) messe in cultura dopo un numero limitato di replicazioni cellulari vanno
incontro ad arresto irreversibile del ciclo cellulare e a
modificazioni morfologiche denominate “senescenza replicativa” (incapacitá a
rientrare in ciclo)
L’arresto del Ciclo Cellulare non è ancora senescenza: la senescenza può
essere guidata da percorsi di promozione della crescita, anche se la
crescita reale è impossibile.
Le cellule possono essere arrestate nel loro ciclo ma mantenere il loro PR
(Potenziale Rigenerativo).
Le cellule staminali e cicatrizzanti,
nell’organismo a riposo, sono in grado di rigenerare i tessuti dopo la perdita di
cellule.
Le cellule senescenti non possono dividersi in risposta a perdita di cellule perdendo la
capacità di rigenerare i tessuti.
Cellule quiescenti, in cui i fattori di crescita
sono ritirati, conservano il
Potenziale Rigenerativo.
Cellule in blocco di ciclo e in presenza di
fattori di crescita diventano senescenti.
Il mTOR e alcune vie che favoriscono la crescita convertono quiescenza in
senescenza: questo processo prende il nome di conversione gerogenica o
geroconversione.
Oncogeni gerogenici e gerogeni
L’attivazione dei recettori per i fattori di crescita sono
universali nel cancro. Gli oncogeni attivano il mTOR.
Poichè forti segnali mitogenici che promuovono
la crescita provocano arresto del ciclo, si
esplicano entrambe le condizioni di senescenza:
arresto e segnale mTOR/crescita.
Gerosoppressori
Geni (e loro prodotti) che sopprimono la
geroconversione; questi agiscono in antagonismo
alla via mTOR. Sono anche soppressori tumorali.
Gerosoppressanti
Piccole molecole (come la rapamacina) che sopprimono la
geroconversione.
Oncogeni gerogenici e gerogeni
L’attivazione dei recettori per i fattori di crescita sono
universali nel cancro. Gli oncogeni attivano il mTOR.
Poichè forti segnali mitogenici che promuovono
la crescita provocano arresto del ciclo, si
esplicano entrambe le condizioni di senescenza:
arresto e segnale mTOR/crescita.
Cellula Gerogenica Oltre alla perdita del
Poteziale Rigenerativo, le cellule quiescenti
possono essere distinte dalle senescenti in base
ai livelli di fosforilazione.
Resistenza alle risposte
IpertrofiaIperfunzione
Implicazioni del Malfunzionamento del Ciclo Cellulare nelle Patologie
PCNA Il PCNA (proliferating cell
nuclear antigen) è una proteina nucleare che ha un ruolo chiave nella sintesi del
DNA a doppia elica (dsDNA). Attivo durante la fase G1 tardiva e la fase S,
grazie alla sua conformazione a «molletta» riesce a rendere il DNA più facilmente accessibile alla
DNA polimerasi così da consentirne la duplicazione.
RFC= fattore di replicazione C.
PCNA (peso molecolare 34 kDa) è molto conservata nelle specie e l’isoforma umana mostra un’analogia sia
con con quella del ratto che con quella del lievito.Proteina ausiliaria della DNA polimerasi δ, il suo
complesso con la ciclina svolge un ruolo fondamentale nei meccanismi di regolazione del ciclo cellulare.
Infatti a seguito di studi effettuati su nuclei di uova di rana trattate con siero di pazienti affetti da LES, gli
anticorpi anti-PCNA sono in grado di bloccare la sintesi del dsDNA, impedendo l’attacco della DNA pol. δ
Lupus Erimatoso Sistemico
Malattia cronica di natura autoimmune. Gli autoanticorpi prodotti causano una risposta immunitaria dannosa che provoca alterazioni
tissutali. Nel caso del lupus si parla di ipersensibilità di tipo III: si vengono a creare
complessi antigene-anticorpo che interagendo con i mediatori del siero e col sistema del
complemento causano risposta infiammatoria generale o localizzata.
Tra gli autoanticorpi prodotti si annoverano quelli anti-PCNA, anche se non sono esclusivi nell’indicare tale patologia.
Infatti recenti studi hanno dimostrato che, in pazienti affetti da LES, si riscontrano autoanticorpi anti-PCNA diretti contro il PCNA libero, ma
anche contro proteine PCNA-associate. In pazienti affetti da altre patologie autoimmuni, virali o infiammatorie sono stati osservati autoanticorpi anti-PCNA diretti contro specifiche proteine PCNA-
associate e non contro il PCNA libero.A prescindere dalla specificità, vi sono indicazioni che indicano che gli
anticorpi anti-PCNA nel LES si associno a interessamento renale, cerebrale e trombocitopenico.
Cellule LE: Generalmente granulociti che
hanno fagocitato frammenti nucleare
degenerati
Descrizione&Sintomi Lupus: lesioni post-rash simili al morso o graffio di un lupo.
Erimatoso: (ερυϑρός , dal greco) rossore tipico
dell’eritemaSistemico: coinvolgimento diversi organi del corpo.
Il LES causa anche artrite (artrite lupica), il che
rende la patologia classificabile tra le
malattie reumatiche.
Manifestazioni tipo eritema polimorfo.
Eritema iniziale delle mani
Non esiste una causa specifica per l’insorgenza del LES; tuttavia basi genetiche indicano che mutazioni (casuali
o ereditarie) sulla regione del cromosoma 6 che codifica per il sistema HLA possano influenzare lo
sviluppo della malattia.Uno dei primi farmaci utilizzati per il trattamento fu il chinino, in seguito associato con l’acido acetilsalicilico,
odiernamente sostituiti con corticosteroidi.Nella fase iniziale, si manifestano: febbre, mialgia,
artralgia, deficit di capacità cognitive. Le lesioni renali e cutanee godono della maggior
importanza diagnostica e prognostica.
G1/S Cell Cycle Checkpoint Defect in Lymphocytes from Patients with Alzheimer's Disease.
Ipotizzando un rapporto di specularità tra cellule
nucleate sanguigne, quali i linfociti, e neuroni si
sono effettuati degli studi su pazienti affetti da
Alzheimer confrontandoli con gruppi di controllo
sani.
A seguito della raccolta di campioni di sangue, è stato messo in evidenza, che linfociti attivati in pazienti con AD non si arrestano nella fase G1 e progrediscono
alla tarda fase del ciclo cellulare, nonostante il trattamento con rapamicina, farmaco immunosoppressore usato per impedire il rigetto di trapianto. Se ne deduce che i linfociti di soggetti con morbo di Alzheimer sono meno sensibili alla rapamicina.
Fondamentalmente i risultati mostrano che la proporzione di cellule nella fase G1 del gruppo AD era inferiore a quella del gruppo di controllo (70,29 ± 6,32% vs 76.03 ± 9.05%, p = 0,01), così come la proporzione di cellule in fase S è stata superiore a
quello del gruppo di controllo (12,45 ± 6,09% vs 6,03 ± 5,11%, p = 0.001).Una crescente evidenza indica che linfociti periferici possono essere sfruttati come
sonda neurale genetica, infatti numerosi studi su disturbi psichiatrici hanno dimostrato che le alterazioni del metabolismo e della funzione cellulare nel sistema
nervoso centrale, così come alterazioni di neurotrasmettitori principali e sistemi ormonali sono correlati a funzioni cellulari e metaboliche alterate nei linfociti.
Gli inibitori Cdk-4 sembrano inibire il processo apoptotico innescato tra l’altro dalla mancanza di NGF (fattore di crescita neurale)
Inibitori Cdk-4 come agenti neuroprotettivi.
L’attivazione di Cdk-4 da parte di alcuni stimoli pro-apoptotici porta all’iperfosforilazione di proteine Rb, il che porta alla dissociazione
di un complesso repressore con conseguente espressione di geni apototici e innesco della morte cellulare programmata.
Studi recenti si basano
sull’introduzione di molecole inibitrici
in grado di bloccare il sito di legame di Cdk-4.
I pazienti affetti da morbo di Alzheimer probabilmente hanno un difetto di controllo del ciclo cellulare, associato alla patologica morte neuronale:
durante l’invecchiamento fisiologico, i meccanismi regolatori che inibiscono la transizione G1 / S del ciclo cellulare ( il "punto di non ritorno” oltre il
quale la cellula si impegna per la divisione) sono attivati, in modo che il ciclo di divisione delle cellule neuronali non vada oltre la fase G1. Tuttavia, il
meccanismo di regolazione la G1 / S sembra essere disfunzionale in pazienti con AD, e il ciclo cellulare neuronale progredisce fino alla fase G2. Poiché i
neuroni non sono in grado di subire mitosi e il completamento del ciclo cellulare, queste cellule possono morire per apoptosi o producendo
patologie AD-correlati.
A livello cerebrale si rileva una progressiva atrofia della corteccia cerebrale per perdita di neuroni, nell'ippocampo e nelle corteccia
implicata nei processi cognitivi e nella memoria. Si è visto che i neuroni che
vengono persi durante il progredire della malattia sono in gran parte di tipo
colinergico
Altri studi dimostrano che anche NGF risulta ridotto; possibile causa atrofia cerebrale.
Con il termine “demenza” si definisce un deterioramento multisettoriale delle funzioni cognitive dovuto a un danno altrettanto multisettoriale del parenchima cerebrale, soprattutto a carico
dell'ippocampo e della corteccia. Esistono diversi tipi di demenza, e secondo una classificazione eziopatogenetica, la malattia di Alzheimer appartiene alle demenze primarie assieme alla
malattia di Pick, l'afasia primaria progressiva e altre forme più rare.La malattia, o per meglio dire, la sindrome di Alzheimer si basa sull'incapacità della cellula di
sbarazzarsi di proteine anomale, con il loro conseguente accumulo intracitoplasmatico. Queste proteine sono prodotte da geni specifici codificanti per esse che hanno subito mutazione.
Quando il gene mutato è situato a livello del cromosoma 21 (quindi anche 1, 14, 19- ma questi codificanti per altre proteine), viene sintetizzato l'APP (Amyloid Precursor Protein). Un
catabolismo aberrante di quest'ultima porterebbe al deposito di una forma insolubile di amoiloide, la beta-amiloide, con conseguente attività tossica di questa e quindi alterazioni
degenerative neuronali. Ma questa è solo l'ipotesi amiloidea, ne esistono altre anche se la causa specifica non è stata individuata completamente.
Depositi di β-amiloide
Bibliografia e Sitografia-Biologia Molecolare della Cellula (Alberts, Johnson, Lewis et al.);-Biologia e Genetica (De Leo, Fasano, Ginelli);-www.landesbioscience.com;-NCBI (PubMed);
Lavoro a cura di:-Paolo Pricoco
-Giuseppe Sotera-Tiziana Puglisi