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Lezione 3 e 4: Programmazione e controllo CORSO DI ECONOMIA AZIENDALE Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” Facoltà di Lettere Dott. Fabio Monteduro 19-26/10/2012
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Lezione 3 e 4: Programmazione e controllo

CORSO DI ECONOMIA AZIENDALE

Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”

Facoltà di Lettere

Dott. Fabio Monteduro 19-26/10/2012

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Obiettivi della lezione

Definire il concetto di strategia;

Individuare le caratteristiche che contraddistinguono il

settore turistico;

Comprendere i meccanismi del ciclo di programmazione

e controllo, con particolare riferimento a:

Pianificazione Strategica;

Budgeting;

Introdurre la Balanced Scorecard.

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STRATEGIA aspetti definitori e peculiarità del settore turistico

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Strategia: aspetti definitori (1 di 3)

La strategia può essere considerata come:

un processo attraverso il quale vengono definiti gli obiettivi di lungo

termine, vengono sviluppate le attività e allocate le risorse necessarie per

raggiungere tali obiettivi (Chandler, 1962);

il modello di decisioni con il quale un’impresa determina i propri

obiettivi, formula le politiche e i piani per raggiungerli, definisce in quali aree

operare, quale organizzazione intende costruire, la natura dei vantaggi

economici e non economici che intende dare ai propri azionisti, ai

collaboratori, ai clienti e alle comunità locali (Andrews, 1980).

un concetto multidimensionale che comprende tutte le principali attività di

un’organizzazione, dandole un senso di unitarietà, di orientamento e di

finalità, e facilitando al tempo stesso i cambiamenti resi necessari dall’evolversi

del cambiamento esterno.

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La strategia è:

un modello decisionale coerente, unitario ed integrato;

un mezzo per determinare lo scopo dell’azienda in termini di

obiettivi di lungo periodo, programmi di azione e priorità di allocazione

delle risorse;

la definizione del territorio competitivo dell’azienda;

la risposta alle minacce e alle opportunità esterne nonché ai punti di

forza e di debolezza interni al fine di conseguire il vantaggio competitivo;

il canale di differenziazione dei compiti del management;

la definizione del contributo economico e non che l’impresa intende

dare ai propri stakeholder.

Strategia: aspetti definitori (2 di 3)

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In sintesi…

La strategia non è altro che l’insieme di modalità con le quali

un’organizzazione va a conseguire l’efficacia, l’efficienza e

l’economicità.

Risponde alle domande:

Come si fa a gestire bene un’azienda?

Con quale idea?

Con quale logica e con quale piano di attività?

Strategia: aspetti definitori (3 di 3)

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La gestione strategica

È un concetto più ampio di strategia e attiene al processo mediante il

quale l’azienda:

fissa gli obiettivi di lungo termine che intende raggiungere;

individua le proprie forze e debolezze e le proprie capacità di

competere;

individua opportunità e minacce esterne;

decide le azioni per raggiungere gli obiettivi e i relativi tempi;

sceglie tra le varie opzioni che si presentano;

modifica i piani per quanto è necessario al fine di adattarsi al

cambiamento e valuta i risultati ottenuti.

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Strategia e settore turistico: peculiarità

Immaterialità: il servizio scaturisce dal contatto del cliente con

l’impresa. La qualità dello stesso dipende da:

• la logistica, cioè il luogo in cui accogli il cliente;

• il personale.

Eterogeneità: ossia la difficoltà di standardizzazione del

servizio. L’impresa dovrà essere capace di rispondere ai diversi

problemi ed esigenze del cliente;

Non immagazzinabilità: che è causa dell’incapacità di

gestire i “picchi” di domanda

Contemporaneità tra produzione e consumo: ciò

implica che il cliente inizia a valutare il servizio nel momento in

cui inizia ad usufruirne.

La strategia delle

imprese turistiche,

erogatrici di servizi,

deve tener conto di:

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Il Ciclo di Programmazione

e Controllo

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I Sistemi di Pianificazione e Controllo permettono ai manager di accertarsi

che la gestione si stia svolgendo in condizioni di efficienza ed efficacia tali da

permettere il raggiungimento delle finalità istituzionali (ed il soddisfacimento

dei bisogni).

Il Ciclo di Programmazione e controllo: dalla

definizione della strategia al suo controllo

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Il Ciclo di Programmazione e controllo

L’attività di programmazione e controllo è di fondamentale importanza

per un’azienda che, nel corso della gestione, può incontrare alcune

condizioni di criticità e/o di successo.

Attraverso la pianificazione (che consente di fissare gli obiettivi) ed il

controllo (che consente di verificare se tali obiettivi siano stati raggiunti

ed in che misura) un’azienda può comprendere l’andamento della sua

attività di gestione e capire se e in che modo migliorarla.

È, dunque, necessario che il sistema di programmazione e controllo sia

implementato in maniera opportuna, in particolar modo, che tutte le sue

componenti siano strutturate in maniera tale da permetterne il corretto

funzionamento.

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Il Ciclo di Programmazione e controllo

REPORTING E

CONTROLLO BUDGETING

PROGRAMMAZIONE

AZIONE E

MISURAZIONE

DEFINIZIONE DELLE

STRATEGIE

Area del controllo strategico

Modificazione

delle strategie

Area del controllo di gestione

Revisione

programma

Revisione

budget

Azioni

correttive

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PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO La definizione delle STRATEGIE

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La Pianificazione consiste nell’identificare le aspettative degli

stakeholder e, successivamente, nella scelta di una strategia tale da

permettere il raggiungimento degli obiettivi connessi a tali aspettative.

OUTPUT della

Pianificazione

documento strategico, in cui vengono individuati ed

esplicitati obiettivi e le combinazioni scelte per il

loro raggiungimento.

La definizione delle strategie (Pianificazione)

Si basa su due importanti fondamenti

La decisione sui mercati in cui

competere, che definisce la natura

delle relazioni tra cliente e azienda

La progettazione degli specifici processi che

l’azienda utilizzerà per il soddisfacimento delle

aspettative dei clienti, che definisce la natura

delle relazioni tra l’azienda, il personale e i

fornitori, e rispecchiano le attese di azionisti e

comunità di riferimento

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La formulazione della strategia

Analisi

Strategica

Definizione della mission e della

vision dell’organizzazione

Definizione dei principali obiettivi di

lungo termine

Analisi dell’ambiente operativo

interno

Analisi dell’ambiente esterno

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Definizione della Mission e della Vision Mission: scopo dell’organizzazione, il ruolo che essa intende ricoprire

nonché la giustificazione della sua esistenza Impresa Privata

Azienda Pubblica

Azienda non profit

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Mission: un esempio per il settore turistico

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Definizione della Mission e della Vision Vision: la proiezione futura dell’azione aziendale ispirata ai valori, principi,

ideali propri dell’organizzazione

Impresa Privata

Azienda non profit

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Vision: un esempio per il settore turistico

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Esercizio

Provare a definire la mission e la vision dell’Università

di Tor Vergata

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Mission e Vision di Tor Vergata

Mission

L’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” si propone come istituzione

didattica e di ricerca che fonde insieme: persone, culture e idee diverse,

nazionali e internazionali, con l’intento di trasformare le organizzazioni, le

comunità e il territorio con la propria attività didattica e di ricerca.

Attraverso l’insegnamento, sviluppa leader responsabili che creano valore nei

contesti in cui svolgono il proprio lavoro. Attraverso la ricerca, apre le

frontiere del pensiero scientifico e favorisce lo sviluppo e la diffusione della

conoscenza.

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Mission e Vision di Tor Vergata

Vision

Il rigore e la rilevanza della didattica e della ricerca guidano l’Università degli

studi di Roma“Tor Vergata” ad essere protagonista tra le Istituzioni

universitarie in Italia e in Europa e le consentono di essere considerata, sia

dagli studenti, sia dai docenti e dai ricercatori, tra gli Atenei più attrattivi sia in

ambito nazionale sia internazionale per un ampio spettro di aree di ricerca e

di studio. L’Ateneo, quindi, promuove l’eccellenza nella ricerca, nella didattica,

nell’attività assistenziale e nelle attività integrative di supporto agli studenti.

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Analisi dell’ambiente esterno

Finalizzata all’individuazione delle variabili di medio-lungo termine che sfuggono al controllo del management, ma che possono comunque incidere sul successo delle strategie.

È possibile distinguere a riguardo tre gruppi di variabili:

La politica dei

governi e le scelte

legislative

Le tendenze

dell’economia

Le tendenze

evolutive della

società e della

cultura

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Consente alle organizzazioni di individuare le variabili dell’ambiente esterno che possono avere maggiore impatto sul conseguimento delle proprie finalità, come queste possono cambiare nel tempo quali sono le le interdipendenze esistenti tra le stesse.

Analisi dell’ambiente esterno: PEST Analysis

POLITICA ECONOMIA

• Stabilità del Governo

• Legislazione fiscale

• Disciplina della concorrenza, del mercato del lavoro e

dei capitali

• Protezione dell’ambiente

• Corporate governance

• Deregulation

• Privatizzazione

Prodotto Interno Lordo

Consumi privati

Distribuzione dei redditi tra la popolazione

Inflazione

Salari/costo del lavoro

Intervento dello Stato nell’economia

Costo del denaro

Apprezzamento/deprezzamento della moneta

SOCIETÀ/CULTURA TECNOLOGIA

Demografia

Stili di vita

Sensibilità ai temi della dieta/salute

Sensibilità alla difesa dell’ambiente

Movimenti di protezione dei consumatori

Attitudini verso il lavoro e l’imprenditorialità

Valori della tradizione

Investimenti in R&S nei vari settori e nell’economia in

generale

Protezione della proprietà intellettuale

Ritmo di lancio di nuovi prodotti

Qualificazione professionale della forza lavoro

Le variabili da analizzare

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Esempio: PEST Analysis dell’ASI (1 di 2)

L’Agenzia Spaziale Italiana, nell’ambito della programmazione 2012-2014, ha

realizzato un’analisi PEST al fine di individuare le variabili più rilevanti per

l’implementazione della propria strategia. Di seguito i risultati:

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Esempio: PEST Analysis dell’ASI (2 di 2)

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Finalizzata all’individuazione dei fattori che possono dare

successo alle strategie delle imprese.

Si sostanzia nell’individuazione dei punti di forza e di

debolezza, ossia gli elementi che possono permettere alla

stessa di trarre vantaggio dalle opportunità, evitando allo

stesso tempo le minacce.

Analisi interna

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SWOT Analysis

È uno strumento che consente alle organizzazioni di formulare strategie in

grado di tener conto sia dei fattori esogeni che dei fattori endogeni in grado

di influenzare il conseguimento degli obiettivi.

Permette di mettere in evidenza:

le minacce provenienti dall’esterno che l’organizzazione è chiamata a

fronteggiare;

gli elementi sui quali non può intervenire direttamente ma che potrebbe

cogliere in termini di opportunità;

i fattori e i processi interni nei quali eccellono (punti di forza);

gli elementi interni suscettibili di miglioramenti (i punti di debolezza).

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SWOT Analysis

PUNTI DI FORZA DEBOLEZZE

OP

PO

RTU

NIT

Á

Strategie che usano i punti di forza per

trarre vantaggio dalle opportunità.

Strategie che traggono vantaggio dalle

opportunità superando i punti di

debolezza.

MIN

AC

CE

Strategie che usano i punti di forza per

evitare le minacce.

Strategie che minimizzano le

debolezze ed evitano le minacce.

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Esempio: l’analisi SWOT dell’ENAC (1 di 3)

“L’esame del contesto in cui opera l’Enac è stata effettuata attraverso una analisi SWOT

(Strengths, Weaknesses, Opportunities, Threats) che ha permesso di identificare i principali

soggetti e fattori che influenzano l’azione dell’Ente.” (dal Piano della Performance dell’ENAC)

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Esempio: l’analisi SWOT dell’ENAC (2 di 3)

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Esempio: l’analisi SWOT dell’ENAC (3 di 3)

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Variabili Rilevanza

Punti di forza

Competenze gestionali

Alta reputazione presso gli stakeholder

Capacità produttiva inutilizzata

Qualità della ristorazione

Ampia disponibilità di spazi non utilizzati

Efficienza del personale

Clientela fidelizzata

Punti di debolezza Modello di gestione superato

Sala congressi non utilizzata

Innovazione

Forza competitiva

Età del personale

Opportunità

Destination attrattiva

Sviluppo di domanda ad alto reddito

Insistenza in area a forte vocazione

enogastronomica

Minacce Trend offerta camere in costante aumento

Presenza di newcomers agguerriti

Bassa Media Alta

Fonte: Federalberghi

Esempio: l’analisi SWOT dell’Hotel Stella Srl

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Esercizio

Provare a definire la matrice SWOT dell’Università di

Tor Vergata

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SWOT Tor Vergata - esercitazione

PUNTI DI FORZA

-Collaborazioni esterne (stage e

tirocini);

-Personale competente;

- Scambi culturali con altre università

PUNTI DI DEBOLEZZA

-Collegamento trasporti pubblici;

-Amministrazione e segreteria;

- posizione periferica;

OPPORTUNITA’

-Progetti pubblici a sostegno

dell’università;

- Detassazione progetti in

collaborazione con Università

MINACCE

-Finanziamenti pubblici alle Università

limitate;

- presenza di competitor privati

- concorrenza università straniere

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La matrice SWOT dell’Università di Tor

Vergata

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Obiettivi Strategici Tor Vergata - esercitazione

O.S. 1- Arrivare al 40% di studenti romani nei prossimi 7

anni.

O.S. 2 – Aumento del 20% di studenti universitari cinesi

che partecipano al programma erasmus nei prossimi 3

anni.

O.S. 3 – Incrementare i fondi disponibili del 25% in 3 anni

attraverso la creazione di partnership con il Ministero dei

beni culturali promuovendo la collaborazione degli

studenti all’interno delle strutture del settore.

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Il piano strategico

individua:

Le finalità strategiche e gli obiettivi

operativi

Gli strumenti operativi

I soggetti erogatori e beneficiari

I processi di erogazione di un servizio

I fattori di rischio e delle relative

misure di prevenzione e gestione;

Gli output attesi

L’output della pianificazione: il piano strategico

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L’output della pianificazione: il piano strategico

Le dimensioni di analisi del piano

Strategia Organizzazion

e Economia e finanza

Assetti giuridici

Relazioni istituzionali

Fare un piano consiste soprattutto nel saper declinare gli obiettivi.

È l’unico modo che un’organizzazione ha a disposizione per scegliere correttamente gli

strumenti ed avere delle misure di riferimento (target) per verificare se si sta muovendo

nella giusta direzione (controllo).

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Nel gennaio del 2010, Chris Farry, Chief Financial Officer del Museo Otago, è stato incaricato dal ceo per

progettare un processo di Balanced Scorecard (BSC) per il museo. Prima di poter introdurre la Balanced

scorecard, è necessario individuare chiaramente l'obiettivo strategico del museo, i temi strategici di

business che supportano l'obiettivo, e le relazioni causa-effetto che legano le dimensioni della BSC con i

temi e gli obiettivi strategici dell’organizzazione.

IL BACKGROUND

Il Museo di Otago in Nuova Zelanda ha iniziato ad operare il 15 settembre 1868. Si trattava di una

organizzazione non-profit la cui missione era quella di fornire "assistenza e sviluppo" alla sua comunità di

riferimento. Il museo si vantava della sua capacità "di acquisire, registrare, ricercare, conservare, comunicare

ed esporre le testimonianze materiali dell'umanità, la conoscenza e l'ambiente per l’educazione,

l’intrattenimento e l’ispirazione delle comunità locali e dei visitatori”. Il museo aveva circa 60 dipendenti a

tempo pieno. Durante l’anno, il museo attirava circa 300.000/400.000 visitatori. Con una

popolazione regionale di circa130.000 persone, l’Otago Museum è stato il museo con il più alto numero di

visite procapite.

L’IDENTIFICAZIONE DELLA VISION

“Ispirare e arricchire le nostre comunità, migliorare la comprensione del mondo attraverso la nostra

collezione, il nostro popolo e le storie che condividiamo“.

Esempio: il museo OTAGO (1 di 3)

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REALIZZARE LA MISSION E LA VISION: GLI OBIETTIVI STRATEGICI

• Sviluppare la nostra cultura e le capacità;

• Evoluzione e crescita continue;

• Aumentare costantemente il coinvolgimento e la qualità dell’esperienza per le nostre comunità attraverso

l'accesso al museo e la divulgazione;

• Avere attivamente cura, proteggere, e sviluppare le nostre collezioni e l'ambiente fisico circostante;

• Aumentare le nostre risorse e usarle con saggezza;

• Costruire e contribuire alla partnership produttive e alleanze strategiche.

Gli obiettivi strategici, ed in particolare la capacità del museo di raggiungere gli obiettivi,

sono stati sostenuti da tre principi chiave:

1. il museo deve essere visto come un leader della comunità nell'offerta di conoscenza , opportunità di

apprendimento ed esperienze che sono rilevanti, contemporanee, ampiamente accessibili e di elevata

qualità;

2. il personale ed il management devono lavorare insieme per ottenere una gestione positiva e per

migliorare le risorse e le competenze di ciascun individuo;

3. il museo deve garantire una cultura positiva ed in continua evoluzione,dove ognuno si assume la

responsabilità dei comportamenti individuali e collettivi dimostrando valori concordati, e correggere

quelli inaccettabili, secondo quanto stabilito collettivamente e individualmente anche attraverso

l'auto valutazione e la valutazione tra pari.

Esempio: il museo OTAGO (2 di 3)

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L’ANALISI INTERNA ED ESTERNA

Attraverso un’accurata analisi interna ed esterna, sfociata in una matrice swot, il Museo di Otago ha

individuato i suoi punti di forza e debolezza, minacce e opportunità, al fine di realizzare una

programmazione strategica ed operativa mirata. Per poter competere in un ambiente altamente

competitivo, il Museo, formulando una pianificazione strategica intelligente, il museo ha operato ciò che

chiama “Risorse, Operazioni e priorità” (ROP) del sistema.

LA PIANIFICAZIONE STRATEGICA ED OPERATIVA

Ogni anno il sistema ROP ha prodotto un dettagliato piano annuale e un piano triennale ed un piano

quinquennale di sviluppo. Questi piani, insieme, formano ciò che il museo definisce la sua "Dichiarazione di

intenti". In particolare, i piani annuale e triennale contengono gli obiettivi prioritari del museo e le risorse

necessarie (umane e finanziarie) per il raggiungimento degli obiettivi per ciascuno dei due periodi di

tempo specifici.

PUNTI DI FORZA

• Senso di appartenenza alla comunità e orgoglio

• Capacità di "fare la differenza" nella nostra comunità

PUNTI DI DEBOLEZZA

• Risorse non adeguate alle ambizioni del museo

• Affidamento al fund raising

• Limitato numero di parcheggi per i visitatori

OPPORTUNITA’

• Riqualificazione del museo

• Mercato nazionale ed internazionale per mostre ed

esposizioni

MINACCE

• Comportamenti di spesa della comunità locale

• Carenza di manodopera specializzata nel settore museale

Esempio: il museo OTAGO (3 di 3)

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Auckland War Memorial Museum è il primo museo Neozelandese. Fondato nel 1852 in un cottage nel

quartiere centrale di Grafton, l’Auckland Museum è conosciuto per le sue collezioni di rilevanza

internazionale. Il Museo racconta la storia della Nuova Zelanda e la sua gente. Possiede importanti

collezioni Maori e del Pacifico, significative risorse di storia naturale e collezioni di storia sociale e militare,

così come arti decorative e collezioni pittoriche. Il Museo è sede di milioni di oggetti, fornisce servizi di

formazione a più di 60.000 bambini in età scolare ogni anno ed è uno dei più popolari attrazioni turistiche

Neozelandesi che conta circa mezzo milione di visitatori ogni anno.

Esempio: l’Auckland Museum (1 di 2)

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Nel suo Annual Plan, il Museo prevede degli obiettivi strategici di medio periodo, delle attività e delle

misure di performance al fine di misurare il grado di raggiungimento degli obiettivi.

Esempio: l’Auckland Museum (2 di 2)

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Il Parco della Maalga e dei Porti Punici di Tunisi, si collocano nella più ampia area del Parco

Nazionale di “Cartagine-Sidi Bou Said”, un’area che si estende per circa 150 ettari, che presenta

diversi siti culturali di grande rilievo (di cui due iscritti nel patrimonio UNESCO).

Il primo passo nella definizione della Pianificazione Strategica è stata l’analisi del contesto

territoriale di riferimento, attraverso la quale sono stati identificati i punti di forza e i punti di

debolezza del sistema, le minacce e le opportunità.

II sistema nazionale della Tunisia si caratterizzava, da più di un decennio, per elevati tassi di crescita

degli indicatori economici e sociali, sia in relazione alla media delle economie africane in generale.

Inoltre, il turismo della Tunisia, era perlopiù di tipo balneare, lasciando prevedere ampi margini

di miglioramento nel settore del turismo culturale. “Una caratteristica interessante del mercato

tunisino era l’elevata incidenza della domanda intermediata dagli operatori turistici organizzati, cioè

facenti parte di gruppi che acquistavano pacchetti di viaggio presso un tour operator”, il che poteva

permettere di indirizzare ed orientare i flussi agendo sui soggetti intermediari, visto che

dall’analisi effettuata risultava che l’offerta culturale non era abbastanza valorizzata

La pianificazione Strategica: il Parco della Maalga e i Porti Punici (1 di 6)

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L’area soffriva di una carenza di servizi aggiuntivi (es. servizi di prenotazione visite guidate, audio guide,

ecc.), che si riflettevano nella bassa capacità di generare flussi economici dalla fruizione del patrimonio

culturale.

Punti di forza: la grande valenza storica e archeologica dell’area e della molteplicità di valori presenti nel

territorio (valore archeologico, ambientale, naturalistico, ecc.).

Potenziale domanda: le opportunità da sfruttare riguardavano:

• Il posizionamento del parco nelle vicinanze di Cartagine;

• La vicinanza a mete di turismo balneare;

• La vicinanza di tre parchi naturalistici nazionali (per la fruizione integrata);

• La presenza di due hub turistici (porto e aeroporto);

Dopo aver effettuato l’analisi del contesto territoriale, era stata realizzata un’analisi di benchmarking, al fine

di individuare delle best practices a cui fare riferimento nello sviluppo della strategia del Parco.

Era, così, possibile formulare il piano strategico di gestione della Maalga.

La pianificazione Strategica: il Parco della Maalga e i Porti Punici (2 di 6)

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Lo schema di piano si era bastato su un sistema che, partendo dai valori fondanti del bene culturale in

oggetto, perveniva ad un’analisi integrata dello stato dei luoghi individuando le forze di modificazione in

atto, valutava gli scenari futuri raggiungibili attraverso obiettivi-opzioni di intervento, ne stimava gli impatti

probabili sul sistema locale, sceglieva i progetti strategici per conseguire i traguardi fissati. Inoltre, il Piano di

gestione, forniva gli strumenti per consentire una valutazione periodica sull’efficacia degli stessi, al fine di

individuare eventuali azioni correttive.

La missione e gli obiettivi strategici:

La pianificazione Strategica: il Parco della Maalga e i Porti Punici (3 di 6)

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La seconda fase di analisi, è stata necessaria per la definizione delle strategie mediante la quale realizzare la

missione del sistema. Erano stati, così individuati tre assi di sviluppo: l’Asse dei Beni culturali e del Patrimonio

ambientale e naturale, l’Asse della Cultura Immateriale e l’Asse dello Sviluppo Economico.

Successivamente, venivano sviluppati due possibili scenari, di lungo o breve periodo, che non

rappresentavano delle alternative, ma momenti successivi nell’attuazione del piano strategico. La gestione

del Piano era così articolata:

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Gli elementi che caratterizzavano i due scenari, di breve e lungo periodo, possono essere riassunte nella

seguente tabella:

IPOTESI DI BREVE PERIODO

Tale scenario prevedeva interventi volti alla fruizione immediata del sito attraverso un progetto minimo di

riqualificazione. La missione, nell’ipotesi di breve periodo era stata così definita:

“Il parco della Maalga e dei Porti Punici tutela e conserva i beni presenti nell’area, in una logica di sostenibilità

verso le esigenze della cittadinanza e della tradizionale difesa del patrimonio per le generazioni future, attraverso il

recupero dei beni, gli interventi sul verde, il miglioramento dell’accessibilità e fruibilità da parte dei cittadini”.

Per l’asse dei beni culturali e del patrimonio ambientale e naturale, erano state previste attività relative a:

Tutela del patrimonio;

Miglioramento e accessibilità;

Servizi di accoglienza;

all’interno delle quali erano stati individuati 17 progetti (suddivisi in: grandi progetti, progetti di grande

dimensione, progetti di rilevanza, piccoli progetti), tutti ad elevata incidenza finanziaria. Era necessario,

quindi, realizzare per primi quei progetti utili ad attivare un flusso di cassa positivo (es. costruzione di aree

di sosta).

IPOTESI Investimento

iniziale

Equilibrio finanziario

Potenziale di sviluppo

economico

Potenziale culturale

Potenziale infrastrutturale

Autonomia soggetto gestore

Breve

periodo Basso Non realizzabile Basso Basso Basso Non necessaria

Lungo periodo Alto Complesso Alto Alto Medio Raccomandabile

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IPOTESI DI LUNGO PERIODO

Tale scenario prevedeva interventi tecnici e funzionali al fine di sviluppare il Parco archeologico,

potenziandone le funzioni sulla base di una logica di creazione di valore.

La missione era stata così definita:

“il Parco della Maalga e dei porti Punici tutela e conserva i beni presenti nei luoghi e ne sviluppa e diffonde il

sistema della conoscenza. Valorizza, anche nella logica economica, le risorse culturali, sia attraverso la messa a

sistema dei suoi beni, sia attraverso l’integrazione con l’offerta culturale della città (orizzontale) e con la filiera

economica e produttiva allargata (verticale), per i cittadini e turisti”.

La strategia del Parco assumeva, in tal senso, due valenze:

1. Da una parte, le funzioni già previste nell’ipotesi di breve periodo di tutela del patrimonio culturale e

della conoscenza, venivano rafforzate ed integrate con quelle funzioni di sviluppo scientifico della

conoscenza e della formazione professionale.

2. Dall’altra, puntava alla valorizzazione degli aspetti materiali ed immateriali, al fine di migliorare la

fruizione del patrimonio puntando su aspetti quali gli eventi e manifestazioni culturali.

In tal senso, erano stati sviluppati dei progetti con una incidenza finanziaria positiva. Ad esempio, in un

primo periodo sarebbe stato necessario prevedere la realizzazione di servizi aggiuntivi che avrebbero

potuto generare dei flussi di cassa positivi (es. caffetteria), per poi organizzare in un secondo momento,

eventi, convegni e seminari utilizzando tali flussi di cassa. Infine, si sarebbero dovuti realizzare i progetti ad

alto valore culturale (con incidenza negativa sulla gestione finanziaria, come i centri di formazione).

La pianificazione Strategica: il Parco della Maalga e i Porti Punici (1 di 6)

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PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO dalla strategia alla programmazione operativa

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Dalla pianificazione alla programmazione operativa

Programmazione

operativa

Individuazione di obiettivi di breve periodo e

di attività che rendono possibile il

raggiungimento degli obiettivi di lungo

periodo in relazione ai mezzi (finanziari, ecc.)

a disposizione

Individuazione degli obiettivi di lungo

periodo

Pianificazione

strategica

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PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO il Budgeting

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Budget: definizione

Il budget è un piano dettagliato per acquisire e usare

le risorse finanziarie, economiche, strumentali ed

umane in uno specifico periodo di tempo.

Il processo di preparazione di un budget è detto

budgeting mentre l’uso del budget per controllare le

attività di un’azienda è detto controllo budgetario

(budgetary control).

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BUDGET

STRUMENTO DI

PROGRAMMAZIONE

STRUMENTO DI CONTROLLO

STRUMENTO DI

COMUNICAZIONE

STRUMENTO DI

ANTICIPAZIONE DEI

PROBLEMI

Budget: funzioni

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Il budget come strumento di pianificazione e

controllo

Il budget è l’espressione di un piano di azione, ossia della necessità di

specificare obiettivi (cosa fare), tempistica (quando fare) e risorse

(umane, strumentali, finanziarie).

Il budget non rappresenta una mera traduzione della strategia in

termini quantitativi e monetari. Al contrario la sua elaborazione

presuppone un processo complesso che coinvolge tutta

l’organizzazione e che può condurre alla revisione delle stesse

strategie.

Il budget svolge un ruolo essenziale per l’esplicitazione della funzione

di controllo, sia in itinere (identificazione degli scostamenti dagli

andamenti previsti e implementazione delle azioni correttive) che ex-

post (apprendimento: identificazione, sviluppo e scelta delle

alternative).

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Il budget, e il suo processo di realizzazione, può essere interpretato come un mezzo di comunicazione degli obiettivi di breve termine ai membri dell’organizzazione.

Le attività di budgeting di ciascuna unità organizzativa rispecchiano l’interpretazione dei manager di ciascuna unità degli obiettivi dell’impresa.

Ad esempio: se tra gli obiettivi di un’azienda c’è quello di migliorare la qualità dei servizi offerti, i budget di ciascuna unità organizzativa dovrebbero prevedere delle risorse finanziarie da assegnare a corsi di formazione e aggiornamento. Qualora ciò non avvenga i controller di livello superiore hanno l’opportunità di rimediare ad una comunicazione avvenuta in maniera non corretta.

Il budget come strumento di comunicazione

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Il budget come strumento per anticipare i

problemi

Il Repertory Theatre di St. Louis è un teatro professionistico non a scopo di lucro, supportato dai contributi dei donatori e dalla vendita dei biglietti.

Da un punto di vista finanziario, il teatro sembrava andare bene. Tuttavia un budget quinquennale rivelò che, nel giro di pochi anni, le spese avrebbero superato il fatturato, e che il teatro avrebbe dovuto affrontare una crisi finanziaria.

Realisticamente, ulteriori contributi dei donatori non avrebbero colmato il divario. Tagliare i costi non avrebbe funzionato, perché le operazioni del teatro erano già snelle; anzi, tagliare i costi avrebbe addirittura minato la qualità delle produzioni del teatro. L’aumento dei prezzi del biglietto fu escluso a causa delle pressioni della concorrenza e della convinzione che molti donatori non l’avrebbero gradito.

La soluzione fu di costruire un secondo palcoscenico che avrebbe consentito al teatro di mettere in scena più spettacoli e vendere più biglietti.

Sviluppando un budget di lungo periodo, il management è stato in grado di individuare in anticipo una crisi finanziaria incombente e di sviluppare una soluzione per evitare in tempo questa crisi (Garrison R. H. e al, 2008)

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Il master budget è un riepilogo dei piani dell’azienda, che fissa specifici obiettivi per le attività di vendita, produzione, distribuzione e finanziarie.

Il master budget rappresenta un insieme coerente e coordinato di due tipologie di budget:

budget operativi: comprendono i piani e i programmi che il personale operativo impiega per guidare e coordinare le attività durante il periodo di programmazione

budget finanziari: riassumono i risultati economico-finanziari dei piani operativi prescelti, quindi mostrano in maniera preventiva le conseguenze economico-finanziarie delle decisioni prese

Il master budget

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Identifica il livello delle vendite, espresso sia in unità fisiche che

monetarie, programmato per ogni prodotto.

Esso condiziona tutto il processo di budgeting e dalla sua qualità ed

accuratezza dipende quella di tutti gli altri documenti che vanno a

completare il master budget.

Per la sua formazione bisogna determinare il binomio quantità-

prezzo necessario per conseguire il raggiungimento degli obiettivi

di redditività stabiliti dall’azienda.

Per determinare il binomio quantità-prezzo, l’impresa deve effettuare

delle previsioni di vendita. A tal fine vengono utilizzate diverse

metodologie previsionali (statistiche di vendita aziendali, analisi

della redditività dei prodotti, analisi della concorrenza, etc.)

1. PIANO DELLE VENDITE

I budget operativi (1 di 4)

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Identifica la produzione richiesta per il raggiungimento degli obiettivi.

Il piano di produzione è dato da:

2. PIANO DEGLI INVESTIMENTI

PROGRAMMA

DI VENDITA

+ variazione positiva scorte prodotti finiti

- variazione negativa scorte prodotti finiti

3. PIANO DI PRODUZIONE

Specifica gli investimenti a lungo termine che devono essere

affrontati per raggiungere gli obiettivi operativi (impianti, macchinari,

immobili etc.);

I budget operativi (2 di 4)

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Definisce tutte le attività di acquisto richieste.

Al piano di acquisti di materiali si giunge nel seguente modo:

4. PIANO DEGLI ACQUISTI DI MATERIALI

PROGRAMMA DI

CONSUMI DI MATERIALI = PROGRAMMA DI

PRODUZIONE

CONSUMO UNITARIO

DI MATERIE x

VARIAZIONE SCORTE

DI MAGAZZINO LIVELLO DI ACQUISTI DI

MATERIALI = +

-

PIANO DEGLI ACQUISTI

DI MATERIALI

COSTO O PREZZO

STANDARD

PROGRAMMA DI

CONSUMI DI

MATERIALI

LIVELLO DI

ACQUISTI DI

MATERIALI

= x

I budget operativi (3 di 4)

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Include le attività di amministrazione, ricerca e sviluppo,

comunicazione e altre attività di staff

5. PIANO DI ASSUNZIONI E ADDESTRAMENTO

6. PIANO DELLE SPESE AMMINISTRATIVE E DISCREZIONALI

Evidenzia il numero di risorse umane da impiegare e formare per il

conseguimento degli obiettivi.

L’impiego di RU viene così definito:

PROGRAMMA DELLA

MANODOPERA

DIRETTA

PROGRAMMA DELLA

PRODUZIONE

ORE DI IMPIEGO

MANODOPERA PER

PRODOTTO

= x

PROGRAMMA DELLA

MANODOPERA

DIRETTA

COSTO UNITARIO

STANDARD DELLA

MANODOPERA

x = PIANO DI ASSUNZIONI

I budget operativi (4 di 4)

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I budget economico finanziari riassumono i risultati

economico-finanziari dei piani operativi prescelti, ossia

mostrano, in maniera preventiva le conseguenze economico-

finanziarie delle decisioni prese.

I budget economico-finanziari in genere si presentano in tre

forme:

un prospetto dei flussi di cassa – mette in evidenza

come si verificheranno le variazioni finanziarie ( cassa e

banca) nel periodo di budget;

una stato patrimoniale previsionale

un conto economico previsionale BILANCIO

PREVISIONALE

I budget economico-finanziari

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I processo di budgeting B

UD

GE

TIN

G

(Atkinson A.A. e al, 1998)

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PROGRAMMAZIONE E CONTROLLO Misurazione, Reporting e Controllo

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Misurazione

Consiste nell’acquisizione di un’informazione organizzata relativamente a determinati fenomeni.

Deve essere attuata durante lo svolgimento delle attività aziendale (orientata al raggiungimento degli obiettivi), perché permette, eventualmente, di intraprendere le azioni correttive al fine di evitare scostamenti da quanto pianficato.

Le cause principali di scostamento:

interna, consistente in una serie di inefficienze verificatesi in qualche reparto aziendale; tali inefficienze possono essere eliminate attraverso opportune azioni correttive, intervenendo sulla fase operativa, per evitare che in futuro si ripeta il motivo che ha generato lo scostamento;

esterna, e quindi non controllabile dall’azienda, che possono essere eliminate attraverso la modifica dei programmi precedentemente stabiliti, al fine di evitare il mantenimento di obiettivi irrealizzabili.

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Reporting e controllo

Il controllo consiste nella verifica del raggiungimento degli

obiettivi individuati nelle precedenti fasi.

La rendicontazione (o reporting) è la fase ed il complesso degli

strumenti con cui le informazioni di performance vengono

sistematizzate, rappresentate e comunicate ai vari soggetti

interessati all’attività di ciascuna organizzazione

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BALANCED SCORECARD

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La BSC è uno strumento di supporto per la gestione strategica

delle organizzazioni che permette di tradurne la missione in un

insieme coerente di misure di performance.

La BSC permette di adottare un approccio olistico alla

misurazione delle performance aziendali e di superare, quindi,

i limiti della contabilità economico-finanziaria tradizionale.

La traduzione delle strategie aziendali in obiettivi e misure

avviene attraverso la considerazione di un insieme equilibrato

di prospettive

Balanced Scorecard - Scheda di valutazione

bilanciata

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Le prospettive della BSC

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Per ciascuna delle quattro prospettive vengono

individuati:

gli obiettivi: ciò che deve raggiungersi ed è critico per il

successo;

le misure – indicatori : gli strumenti che verranno

utilizzati per quantificare il raggiungimento di ciascun

obiettivo;

i target: i valori-obiettivo delle misure;

le iniziative: le azioni chiave e i programmi che verranno

attuati al fine del raggiungimento degli obiettivi

Le prospettive della BSC

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Prospettiva 1: economico finanziaria

L’utilizzo della balanced scorecard presuppone la conservazione

dell’ottica di breve periodo e l’utilizzo di misure economico-

finanziarie

Queste ultime sono rivolte al controllo dell’equilibrio dell’impresa

dal punto di vista reddituale, finanziario e patrimoniale.

equilibrio reddituale: capacità dell’impresa di produrre

reddito e remunerare i fattori della produzione;

equilibrio finanziario: capacità dell’impresa di rispondere in

modo tempestivo ed economico agli impegni finanziari richiesti

dalla gestione;

equilibrio patrimoniale: riguarda la relazione tra il capitale

proprio e il capitale di debito.

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Prospettiva 2: il cliente

L’utilizzo della balanced scorecard presuppone una maggiore

attenzione alle aspettative ed attese dei clienti.

In questa prospettiva l’organizzazione identifica i clienti e i

segmenti di mercato nei quali intende competere.

In essa confluiscono informazioni che riguardano la

soddisfazione della clientela, la capacità dell’impresa di

fidelizzare e attrarne di nuova, la quota di mercato

detenuta nei segmenti selezionati ma anche i tempi di lavoro,

la tempestività delle consegne e altri aspetti legati alla

qualità dei prodotti e dei servizi offerti.

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Prospettiva 3: i processi aziendali interni In questa prospettiva l’organizzazione individua le informazioni

relative ai processi interni che hanno un impatto elevato sul miglioramento delle relazioni tra l’organizzazione stessa e i suoi clienti e sul raggiungimento degli obiettivi aziendali di carattere economico-finanziario.

I processi aziendali interni possono essere ricondotti a tre macroprocessi:

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In tale prospettiva l’organizzazione identifica ciò che

l’organizzazione deve fare per migliorare le sue abilità

nello svolgimento di processi interni eccellenti che

generino valore per gli azionisti e i clienti.

In essa confluiscono informazioni che riguardano la

soddisfazione del personale, il grado di fedeltà,

l’addestramento, le abilità e la disponibilità di sistemi

informativi

Prospettiva 4: l’apprendimento e lo sviluppo


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