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Università, prof italiani tra i più pagati “Ma quanto è ... · ti stati, anglosassoni...

Date post: 16-Feb-2019
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ATTUALITÀ 20 @ MARTEDÌ 3 APRILE 2012 PER SAPERNE DI PIÙ www.istruzione.it www.repubblica.it Università, prof italiani tra i più pagati “Ma quanto è difficile salire in cattedra” Secondi al mondo, dopo il Canada. Ecco cifre e carriere a confronto L’intervista CORRADO ZUNINO ROMA — C’è prof e prof. E ci so- no le loro buste paga. L’inse- gnante di scuola media e supe- riore guadagna poco. Tardi e po- co. Il docente universitario ita- liano no. Guadagna in là con gli anni, diventa professore ordina- rio sulla soglia dei cinquanta, ma guadagna bene. Esce dal circui- to ai settant’anni con uno sti- pendio netto tra i 5.000 e i 5.500 euro. In un’ipotesi virtuosa, ov- vero stipendio base più 14 scatti d’anzianità e 5 ulteriori avanza- menti automatici, un cattedrati- co d’ateneo che ha esercitato a tempo pieno si congeda con 5.468,53 euro netti. Salari che in altre categorie di pari livello ap- partengono al passato. Nelle università resistono le buste pa- ga pesanti: la riforma Gelmini non le ha intaccate. Rivela tutto questo, o meglio lo ricorda, un’inchiesta diventa- ta libro — “Paying the professo- riate” — realizzata da Philip Alt- bach e quattro colleghi del Cen- ter for international higher edu- cation. Hanno fatto una compa- razione mondiale di compensi, contratti ed eventuali benefit. I Paesi presi in esame sono 28 (ot- to europei) e i risultati sono stati resi omogenei sulla base del co- sto della vita locale e dell’inqua- dramento delle figure professio- nali. Tutte le università conside- rate sono pubbliche, le private non pubblicano i “salary data”. Bene, l’Italia ha i professori me- glio pagati al mondo dopo il Ca- nada. Nel dettaglio, siamo al se- condo posto (dietro il Canada) nella classifica dello “stipendio lordo medio”, che da noi signifi- ca un po’ più di 3.300 euro al me- se (tra i sette e i nove scatti d’an- zianità). Siamo terzi nel “top le- vel” (5.468,53, appunto). Scen- diamo, invece, nella paga d’in- gresso: decimo posto insieme a Olanda e Argentina (il Canada è sempre primo). L’analisi scopre cose curiose. Le università messicane per combattere la fuga dei cervelli verso gli Stati Uniti hanno previ- sto per i docenti un bonus per il primo matrimonio e a Natale bottiglie di cidro e tacchini con- gelati. Altre rivelazioni, basate sui valori tabellari offerti dai ven- totto ministeri dell’Istruzione, sono di sostanza. Sudafrica, Ara- bia Saudita e Malesia, per esem- pio, hanno “top wages” più alte degli Stati Uniti. Gli Usa, e come loro Germania, Israele e Giappo- ne, «faticheranno ad attrarre giovani talenti se non alzeranno gli stipendi più alti». La Nigeria, d’altronde, paga i suoi inse- gnanti più o meno come Israele. Le recenti riforme tedesche han- no tagliato il 20-30% della parte fissa delle mensilità dei docenti, ma hanno aperto ai bonus basa- ti sulle performance. In America Latina sette insegnanti su dieci sono part-time. In molti Paesi le differenze tra professori d’eccellenza e la larga platea intellettuale degli atenei sono più alte che da noi. In mol- ti stati, anglosassoni soprattut- to, la paga è uno dei motivi d’at- trazione in mano alle università, da noi gli stipendi sono decisi dal ministero. Nei Paesi di lingua in- glese i docenti sono pagati per i periodi di insegnamento effetti- vo: 4 mesi, 9 mesi, poi devono andarsi a cercare consulenze al- trove. Da noi, lo stipendio si prende tutti i mesi — anche in estate, con le università chiuse — e a Natale invece del tacchino arriva la tredicesima. L’Ocse, che compara le scuole e le università di tutto il mondo industrializzato, non si era mai spinto a confrontare gli stipendi. Ora un libro colma il vuoto. E Piero Graglia, ricercatore della Statale di Milano in attesa di di- ventare “Po”, spiega: «Gli sti- pendi universitari possono essere anche buoni, ma in Italia ne potrai godere ben oltre i cinquanta». © RIPRODUZIONE RISERVATA Marco Gilli, 46 anni, rettore del Politecnico di Torino: “Tutto vero, da noi si arriva a guadagnare quelle cifre a cinquant’anni” “Il nostro problema: troppo bassi gli stipendi dei ricercatori” Il caso Via al censimento dei docenti gli aggiornamenti si fanno online ROMA — Venerdì parte un nuovo cen- simento dei docenti delle scuole medie e superiori (sono 750 mila in totale). In- vitati con una lettera, i professori po- tranno rendere dinamico il loro curricu- lum, fino ad oggi bloccato ai dati d’in- gresso. Si chiama “Anagrafe della pro- fessionalità dei docenti” e fino alla fine di aprile nell’area riservata del ministe- ro dell’Istruzione gli insegnanti potran- no inserire la loro “formazione conti- nua”: nuove lauree conseguite, master, lingue studiate, soggiorni all’estero. ROMA — L’ingegner Marco Gilli a 46 anni è il rettore del Politecni- co di Torino, tra le prime quindici scuole d’ingegneria d’Europa. Ri- conosce i dati della ricerca com- parata e prova a fare luce tra le di- verse spiegazioni sui salari dell’u- niversità italiana, luogo difficile, lento, complicato. «Diciamo che da noi si premia l’anzianità dei professori. A fronte di buoni sti- pendi medi e buoni stipendi in uscita, ci sono paghe in entrata ancora troppo basse. EÈ una ca- ratteristica dei salari italiani che si ritrova riprodotta negli atenei». Una cosa è guadagnare 2.900 euro a 50 anni, età media della conquista della cattedra in Italia, un conto a 34 anni, come avviene in Gran Bretagna e in Canada. «Il percorso italiano resta in- gessato e questo significa che allo stipendio top ci arrivano in pochi. Servono 28 anni d’anzianità. O si diventa professore ordinario en- tro i 42 oppure lo stipendio non sviluppa tutte le sue potenzia- lità». Altre differenze sostanziali tra noi e il resto del mondo? «Da noi sono sottopagati i ri- cercatori, questo è il vero proble- ma. I loro stipendi bassi, 1.800 eu- ro in ingresso, portano con sé al- tre due iniquità: anche in questo ruolo si entra tardi e a un ricerca- tore assunto si richiede di fare piena attività didattica. Questo non accade all’estero. Se in Italia si fermano i ricercatori, si ferma- no le università». La produttività dei “senior professor” italiani giustifica i lo- ro buoni stipendi? «Direi di sì. La produttività me- dia italiana, sia sul piano didatti- co che su quello della ricerca, è sugli standard europei e dei paesi industrializzati. Da noi, piutto- sto, mancano i picchi, le eccellen- ze. D’altronde c’è una pianifica- zione che non esalta le eccellen- ze». (c.z.) © RIPRODUZIONE RISERVATA IL RETTORE Marco Gilli, 46 anni, rettore del Politecnico di Torino Nella classifica della “retribuzione d’ingresso” scendiamo invece al decimo posto
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ATTUALITÀ■ 20

@MARTEDÌ 3 APRILE 2012

la Repubblica PER SAPERNE DI PIÙwww.istruzione.itwww.repubblica.it

Università, prof italiani tra i più pagati“Ma quanto è difficile salire in cattedra”Secondi al mondo, dopo il Canada. Ecco cifre e carriere a confronto

L’intervista

CORRADO ZUNINO

ROMA — C’è prof e prof. E ci so-no le loro buste paga. L’inse-gnante di scuola media e supe-riore guadagna poco. Tardi e po-co. Il docente universitario ita-liano no. Guadagna in là con glianni, diventa professore ordina-rio sulla soglia dei cinquanta, maguadagna bene. Esce dal circui-to ai settant’anni con uno sti-pendio netto tra i 5.000 e i 5.500euro. In un’ipotesi virtuosa, ov-vero stipendio base più 14 scattid’anzianità e 5 ulteriori avanza-menti automatici, un cattedrati-co d’ateneo che ha esercitato atempo pieno si congeda con5.468,53 euro netti. Salari che inaltre categorie di pari livello ap-partengono al passato. Nelleuniversità resistono le buste pa-ga pesanti: la riforma Gelmininon le ha intaccate.

Rivela tutto questo, o megliolo ricorda, un’inchiesta diventa-ta libro — “Paying the professo-riate” — realizzata da Philip Alt-bach e quattro colleghi del Cen-ter for international higher edu-cation. Hanno fatto una compa-razione mondiale di compensi,contratti ed eventuali benefit. IPaesi presi in esame sono 28 (ot-

to europei) e i risultati sono statiresi omogenei sulla base del co-sto della vita locale e dell’inqua-dramento delle figure professio-nali. Tutte le università conside-rate sono pubbliche, le privatenon pubblicano i “salary data”.Bene, l’Italia ha i professori me-glio pagati al mondo dopo il Ca-nada. Nel dettaglio, siamo al se-condo posto (dietro il Canada)nella classifica dello “stipendiolordo medio”, che da noi signifi-ca un po’ più di 3.300 euro al me-se (tra i sette e i nove scatti d’an-zianità). Siamo terzi nel “top le-vel” (5.468,53, appunto). Scen-diamo, invece, nella paga d’in-gresso: decimo posto insieme aOlanda e Argentina (il Canada èsempre primo).

L’analisi scopre cose curiose.Le università messicane percombattere la fuga dei cervelliverso gli Stati Uniti hanno previ-sto per i docenti un bonus per ilprimo matrimonio e a Natalebottiglie di cidro e tacchini con-gelati. Altre rivelazioni, basatesui valori tabellari offerti dai ven-totto ministeri dell’Istruzione,sono di sostanza. Sudafrica, Ara-bia Saudita e Malesia, per esem-pio, hanno “top wages” più altedegli Stati Uniti. Gli Usa, e comeloro Germania, Israele e Giappo-ne, «faticheranno ad attrarre

giovani talenti se non alzerannogli stipendi più alti». La Nigeria,d’altronde, paga i suoi inse-gnanti più o meno come Israele.Le recenti riforme tedesche han-no tagliato il 20-30% della partefissa delle mensilità dei docenti,ma hanno aperto ai bonus basa-ti sulle performance. In AmericaLatina sette insegnanti su diecisono part-time.

In molti Paesi le differenze traprofessori d’eccellenza e la largaplatea intellettuale degli atenei

sono più alte che da noi. In mol-ti stati, anglosassoni soprattut-to, la paga è uno dei motivi d’at-trazione in mano alle università,da noi gli stipendi sono decisi dalministero. Nei Paesi di lingua in-glese i docenti sono pagati per iperiodi di insegnamento effetti-vo: 4 mesi, 9 mesi, poi devonoandarsi a cercare consulenze al-trove. Da noi, lo stipendio siprende tutti i mesi — anche inestate, con le università chiuse— e a Natale invece del tacchino

arriva la tredicesima. L’Ocse, che compara le scuole

e le università di tutto il mondoindustrializzato, non si era maispinto a confrontare gli stipendi.Ora un libro colma il vuoto. EPiero Graglia, ricercatore dellaStatale di Milano in attesa di di-ventare “Po”, spiega: «Gli sti-pendi universitari possonoessere anche buoni, ma inItalia ne potrai godereben oltre i cinquanta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Marco Gilli, 46 anni, rettore del Politecnico di Torino: “Tutto vero, da noi si arriva a guadagnare quelle cifre a cinquant’anni”

“Il nostro problema: troppo bassi gli stipendi dei ricercatori”

Il caso

Via al censimento dei docentigli aggiornamenti si fanno onlineROMA — Venerdì parte un nuovo cen-simento dei docenti delle scuole mediee superiori (sono 750 mila in totale). In-vitati con una lettera, i professori po-tranno rendere dinamico il loro curricu-lum, fino ad oggi bloccato ai dati d’in-gresso. Si chiama “Anagrafe della pro-fessionalità dei docenti” e fino alla finedi aprile nell’area riservata del ministe-ro dell’Istruzione gli insegnanti potran-no inserire la loro “formazione conti-nua”: nuove lauree conseguite, master,lingue studiate, soggiorni all’estero.

ROMA — L’ingegner Marco Gillia 46 anni è il rettore del Politecni-co di Torino, tra le prime quindiciscuole d’ingegneria d’Europa. Ri-conosce i dati della ricerca com-parata e prova a fare luce tra le di-verse spiegazioni sui salari dell’u-niversità italiana, luogo difficile,lento, complicato. «Diciamo cheda noi si premia l’anzianità deiprofessori. A fronte di buoni sti-pendi medi e buoni stipendi inuscita, ci sono paghe in entrataancora troppo basse. EÈ una ca-

ratteristica dei salari italiani che siritrova riprodotta negli atenei».

Una cosa è guadagnare 2.900euro a 50 anni, età media dellaconquista della cattedra in Italia,un conto a 34 anni, come avvienein Gran Bretagna e in Canada.

«Il percorso italiano resta in-gessato e questo significa che allostipendio top ci arrivano in pochi.Servono 28 anni d’anzianità. O sidiventa professore ordinario en-tro i 42 oppure lo stipendio nonsviluppa tutte le sue potenzia-

lità».Altre differenze sostanziali tra

noi e il resto del mondo?«Da noi sono sottopagati i ri-

cercatori, questo è il vero proble-ma. I loro stipendi bassi, 1.800 eu-ro in ingresso, portano con sé al-tre due iniquità: anche in questoruolo si entra tardi e a un ricerca-tore assunto si richiede di farepiena attività didattica. Questonon accade all’estero. Se in Italiasi fermano i ricercatori, si ferma-no le università».

La produttività dei “seniorprofessor” italiani giustifica i lo-ro buoni stipendi?

«Direi di sì. La produttività me-dia italiana, sia sul piano didatti-co che su quello della ricerca, èsugli standard europei e dei paesiindustrializzati. Da noi, piutto-sto, mancano i picchi, le eccellen-ze. D’altronde c’è una pianifica-zione che non esalta le eccellen-ze».

(c.z.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

IL RETTORE

Marco Gilli,46 anni,rettore delPolitecnicodi Torino

Nella classificadella “retribuzioned’ingresso”scendiamo inveceal decimo posto

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