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Università Telematica Pegaso - aipu.it · parte di esso rispetto al resto e regolano i movimenti...

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Università Telematica Pegaso Master in Posturologia (MA380-Edizione IV ) Il ruolo della Posturologia preventiva e riabilitativa nelle diverse attività sportive” Anno Accademico 2015-2016 1 RELATORE: Prof. Gaetano Agliata CANDIDATO: Dott. Antonio Peruggi
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Università Telematica Pegaso

Master inPosturologia

(MA380-Edizione IV )

“Il ruolo della Posturologia preventiva e riabilitativanelle diverse attività sportive”

Anno Accademico 2015-2016

1

RELATORE:

Prof. Gaetano Agliata

CANDIDATO:

Dott. Antonio Peruggi

Indice

Introduzione Pag. 3

Capitolo 1

Posturologia e Prevenzione Pag. 7

Quando Intervenire utilizzando la Posturologia Pag. 10

Posturologia nelle attività sportive Pag. 12

Anamnesi del soggetto sportivo sul piano sagittale Pag. 13

Catene Muscolari Pag. 18

Catena Cinetica Aperta e Catena Cinetica Chiusa Pag. 21

Stretching e Prevenzione Pag. 25

Capitolo 2

Traumatologia nello Sport e Protocolli riabilitativi Pag. 29

Le sindromi Algico-Posturali Pag. 31

Caratteristiche del quadro clinico Pag. 32

La diagnosi nelle sindromi Algico-Posturali Pag. 33

Esame obiettivo Pag. 34

Il trattamento nelle sindromi Algico-Posturali Pag. 39

La rieducazione posturale Pag. 42

Infortunio e Recupero Funzionale dello sportivo Pag. 46

Rielaborazione dello schema corporeo e riprogrammazione posturale Pag. 50

Capitolo 3

Dalla teoria alla pratica sul campo Pag. 59

Casi clinici Pag. 64

Conclusioni Pag. 67

Ringraziamenti Pag. 69

Bibliografia Pag. 70

2

Introduzione

Il significato e l'importanza della Postura nello sport, deve essere

interpretato risalendo alla etimologia della parola : ''atteggiamento abituale del

corpo umano, dovuto alla contrazione dei muscoli scheletrici, che agiscono contro

la gravità

(Vocabolario della Lingua Italiana: Nicola Zingarelli).

I riflessi posturali, dipendono dalla posizione del corpo nello spazio o di una

parte di esso rispetto al resto e regolano i movimenti nelle direzioni degli assi

cartesiani.

Lo Sport, ed in particolare gli sport ad alta coordinazione necessitano di un

controllo assoluto nelle posture di base, ai fini del controllo del movimento e

soprattutto per evitare i traumi da carico o meglio da sovraccarico imposti

dall'allenamento moderno che mira sempre di più alla specializzazione, come ad

esempio nella ginnastica artistica, nel salto con l'asta ecc.

La postura è l'aspetto più importante e da sempre quello misconosciuto

dell'intero processo di allenamento.L'esame della postura stessa del singolo atleta, e

la capacita di sua gestione, rappresenta una componente significativa dell'attività

dell'allenatore, fin dall'inizio, ma poi sempre durante il suo decorso. Si può dire che

il successo nello sport è un problema anche di postura, riconosciuta e

collegata/ricollegata all'allenamento.

3

Ottenere una buona postura, quindi non deve essere qualcosa fine a se stesso,

ma deve far parte di un benessere psicofisico più ampio.La complessità di una buona

o ''cattiva postura'' deriva da numerosi fattori che si intersecano tra di loro e e le

danno forma: un'eventuale condizione patologica, un equilibrio muscolare alterato, o

la presenza di un trauma che ha determinato un danno, oltre a condizioni genetiche-

ereditarie e fattori psichici e caratteriali, sono solo alcuni elementi condizionanti.

Oltre alle variabili appena citate, assumono una notevole importanza la

componente fisica e le abitudini sportive.

Fin dai primi anni di attività sportiva, alcuni difetti posturali possono emergere

e progredire nel tempo, fino a determinare una condizione dolorosa e condizionante

per la prosecuzione del percorso sportivo di un atleta.

Anche se in un primo momento sembrano senza importanza, tali difetti,

condizioneranno nel tempo le eventuali performance sportive anche di alto livello.

Questa tesi , partendo dalle considerazioni e dai primi elementi sovraesposti,

vuole dunque sottolineare l'importanza della Posturologia, sia come approccio

riabilitativo, nel caso in cui si è in presenza di infortuni di diversa entità,

chiaramente avvalendosi anche di figure mediche, nel campo della riabilitazione,

al fine di riportare l'atleta stesso a riprodurre in maniera sicura il gesto atletico

desiderarlo e riproiettarlo ai livelli quale ambisce, ma soprattutto l'importanza della

prevenzione, al fine di evitare l'insorgere di infortuni, traumi o squilibri posturali,

indotti da carichi iterativi.

Il presente lavoro si divide in due sezioni.

4

Nella prima parte sono esposti i principi anatomici e non legati all'analisi di

tutte le situazioni che concorrono all'insorgenza di dei possibili squilibri,e

limitazioni funzionali affermando ed evidenziando l'indispensabile e notevole

importanza che ricoprono prevenzione e la riprogrammazione posturale.

Scovare possibili compensi posturali, attivare le articolazioni che verranno

maggiormente impiegate in questo o in quel gesto atletico, a seconda dello Sport in

questione, far si che le asimmetrie retrocedano spontaenamente.

Questi ed altri elementi , sono di rilievo per gli operatori al fine di perseguire

l'iter giusto di riprogrammazione.

Continuando, viene effettuata una chiara ed esaustiva spiegazione riguardo ai

protocolli riabilitativi con annessa riprogrammazione posturale e recupero

funzionale post infortunio, , e decorso post operatorio, degli eventi traumatici più

comuni nelle diverse discipline sportive .

Vengono quindi riportati, diversi programmi e schemi riabilitativi , seguiti da atleti

in vari tipi di sport, senza presunzione del sottoscritto di sostituirsi a parere medico o

specialistico, ma che rappresentano semplicemente una grande occasione di

apprendimento e di intervento guidato, su come intervenire in ambito motorio

sportivo per ciò che concerne la riarmonizzazione delle catene cinetiche e il

completo recupero dell'atleta stesso, gesto sportivo compreso.

In qualità di Dott.in Scienze Motorie, di allenatore,-insegnante tecnico FIPE-CONI,

preparatore atletico, collaboro e seguo le atlete e gli atleti di ginnastica artistica

ldella società New Physical Good 1, presso Caivano (Na), lavorando a stretto

contatto con la Prof.ssa Luisa Di Micco, allenatrice e tecnico federale del suddetto

5

sport , quindi nella seconda parte della presente tesi vengono riportate alcune

esperienze legate alla preparazione atletica e al potenziamento muscolare e

riequilibrio posturale effettuate in prima persona verso le atlete stesse.

Infine, ho avuto l'opportunità di seguire il grande lavoro, la grande professionalità e la

meticolosità di uno dei pionieri della Posturologia moderna. Il Dott. Roberto Ruggiero

fisioterapista,

Chiropratico, Posturologo e Tecnico Ortopedico specializzato, presso l'Ortopedia

Ruggiero, effettuato su diversi atleti in diverse discipline sportive apprendendo

metodiche, parametri e tecniche nell'ambito della Posturologia che fanno da linfa alla

mia fame di sapere e di conoscenza in quest'ambito, e divulgare quanto appreso, nella

presente tesi, è per il sottoscritto

motivo di grande orgoglio.

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Capitolo 1

Posturologia e Prevenzione

La postura rappresenta l’atteggiamento, la posizione che il soggetto assume

rispetto all’ambiente che lo circonda inteso in rapporto con le cose, le persone,

pensieri e soprattutto la forza di gravità. La postura è risposta all’ambiente ma anche

espressione nei confronti di questo.

Nell’ uomo la postura è la principale forma di comunicazione non verbale, è infatti il

“linguaggio del corpo”, un linguaggio spontaneo ed automatico che raramente è sotto

il controllo della volontà. Sono essenzialmente i riflessi vestibolo-spinali e cervico-

spinali che, attraverso la percezione della direzione della forza di gravità e della

posizione del capo nello spazio, attivano la muscolatura estensoria antigravitaria della

colonna e degli arti inferiori. Ma alla percezione della posizione del capo e del corpo

nello spazio partecipano anche la vista, l’endolinfa e gli otoliti dell’orecchio interno,

le informazioni propriocettive della colonna e dei legamenti tutti, nonchè la

mandibola, i recettori plantari e la stessa pelle.

A partire dagli Esorecettori Primari (soglia plantare, orecchio

interno,occhi,mandibola)l’individuo riceve delle informazioni sui propri rapporti col

mondo esterno.

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A partire dagli Endorecettori (fusi neuro-muscolari,recettori di stiramento tendineo,

recettori articolari ecc...), il sistema di regolazione è arricchito da informazioni sulle

posizioni spaziali relative ai vari segmenti corporei, gli uni in rapporto con gli altri.

La postura non è, quindi, una somma di riflessi, ma una interazione polisensoriale

dove un insieme di strutture, anche differenti tra loro, interagiscono per ottenere un

risultato.

Ogni attività o funzione deriva, quindi, da una serie di apporti informativi.

Raccoglie i dati (input) esterni o interni, e si estrinseca come fenomeno di adattamento

(output).

Lo studio sistematico e l’applicazione del metodo scientifico che riconosce solo

fenomeni riproducibili e quantizzabili, ha reso possibile il passaggio dalla semplice

osservazione empirica della postura alla codificazione di una disciplina medica in

grado di intervenire in situazioni patologiche posturali ed ha saputo codificare

unmetodo di diagnosi e terapia che riesce a garantire ottimi risultati nelle patologie

funzionali: LA POSTUROLOGIA.

La postura come espresso nell'introduzione della presente, dipende in parte da fattori

ereditari fissi e non modificabili (sia fisici che comportamentali) ed in parte da fattori

modificabili, come la sempre più frequente esposizione a condizioni sfavorevoli, il

modo di respirare, le abitudini alimentari, l’ergonomia sul lavoro, la sedentarietà o

l’agonismo esasperato, l’atteggiamento psicologico e lo stress, l'equilibrio familiare

(compresa l’attività sessuale) e mille altri.

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Di conseguenza il “disordine” posturale si traduce, prima di tutto, in una condizione di

stress e di affaticamento generale e locale, e secondariamente, in fenomeni di usura e

degenerativi destinati a configurare poi situazioni francamente patologiche

L’uomo è pronto a tutto pur di non soffrire, bara, si deforma, diminuisce la sua

mobilità, quel tanto necessario perché questi adattamenti di difesa, meno

economici, gli facciano ritrovare il confort (benessere).

Da quando è avvenuto il passaggio dalla posizione di quadrupedia a quella di bipede

le strutture scheletriche e muscolari dell’uomo non hanno ancora pienamente

raggiunto un equilibrio statico e dinamico esente da rischi disfunzionali nel suo

relazionarsi con l’ambiente, che per altro è continuamente mutevole per ciò che

concerne allo stile di vita che ne deriva nel rapportarvisi.(Fig.1)

Compito della Posturologia è il ripristino dei corretti gesti motori, in statica e in

deambulazione, riprogrammando il sistema tonico posturale in un ambito fisiologico,

tramite necessariamente un intervento e un programma personalizzato

multidisciplinare.

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L’essere umano è quindi in continua fluttuazione tra cambiamento e stabilità.

Da un lato tende ad uno scopo esterno, che può raggiungere grazie al controllo e alla

regolazione dell’enorme grado di libertà comportamentale, sia motorio che linguistico.

Dall’altro lato tende al mantenimento dell’omeostasi interna. (fig 2.)

Fig.2

Quando intervenire utilizzando la posturologia

Una normalizzazione della postura può quindi spesso essere decisiva nella risoluzione

di problemi ritenuti normalmente cronici, oltre che naturalmente in campo preventivo.

10

Ovviamente si invita ad una conoscenza del problema, ma anche ad una

considerazione sobria del concetto postura per cui la cura di questa non è la panacea

di tutti i mali tantomeno causa di questi.

Il terapista deve individuare quei casi in cui la presa in gestione della postura del

soggetto possa portare evidenti soluzioni del problema e risulti l’approccio più

indicato e meno dispendioso per prevenire, curare o stabilizzare risultati di trattamenti

più specifici.

La postura è un’occasione per avere una visione olistica del paziente e per osservare

come il sistema possa influire sulla patologia che presenta, spesso però è molto più

semplice ed esatto intervenire nel distretto interessato perché insufficienti gli errori

posturali per portare a patologia.

Quando i compensi ai quali tutte le nostre posture sono costrette incontrano dei

periodi di difficoltà ed il normale sostegno asintomatico viene a mancare si interviene

con gli aggiustamenti più semplici, per cui degli sblocchi possono dare rapidi sollievi

altrimenti si possono introdurre elementi più duraturi come del movimento o degli

esercizi che possono essere più precisi nell’individuo. Nel caso in cui situazioni

analoghe si ripetono con regolarità pur mantenendo il quadro più esatto possibile nei

riguardi del sostegno posturale piuttosto che nelle scelte fasciali di esecuzione dei

movimenti, allora è indispensabile riprogrammare il sistema posturale attraverso un

esame esatto e delle correzioni podaliche piuttosto che gnatologiche o ortottiche.

Nel soggetto sportivo nel quale le tensioni fasciali si mantengono per lungo tempo e

con grossi stress, l’esattezza dei tensionamenti è da ricercare molto prima di incorrere

11

in traumi medio-gravi altrimenti il riutilizzo in condizioni di forte stress diventa

improponibile.

Il clinico deve sempre tenere a mente che è importante rispondere alla richiesta del

paziente , o dello sportivo in questionee non orientarsi su delle congetture

professionali per cui non tutti i pazienti si possono sentire pronti per affrontare il

faticoso percorso della riprogrammazione.

Ed è proprio il soggetto sportivo, il punto cardine di questo lavoro.

Posturologia nelle attività sportive

L'importanza di lavorare dal punto di vista preventivo sul potenziamento di tutti i

distretti muscolari e sul mantenere allungata e rilassata la catena muscolo-scheletrica,

può, anzi deve fare la differenza.

Riuscire ad avere continuità nel lavoro e nella programmazione dà la possibilità

all'atleta di essere al 100% nel momento importante e il lavoro posturale concorre in

maniera fondamentale a raggiungere suddetta condizione.

Lo sport necessita di un progetto di sviluppo di lunghissimo termine, che abbia alla

base alcuni presupposti che ruotano attorno all'atleta; uno tra i più importanti è la cura

della salute.

Durante l'avviamento allo sport, serve concentrarsi principalmente, sulla qualità del

lavoro da proporre, avendo come obiettivo principale, quello di preservarne la salute,

in condizione di carico fisico elevato.In un'ottica di carriera sportiva di lunghissimo

termine, occorre evitare traumi da carico iterativo.

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Se un'atleta si infortuna, la sua prestazione non potrà, in futuro raggiungere la propria

massima potenzialità, a causa degli evidenti adattamenti biomeccanici negativi che ne

conseguono.

Per questo motivo è importante che ci si concentri sulla prevenzione, attivando tutte

quelle iniziative, che servono come protezione, inserendo quindi un programma

posturale ed attività preventive, che colleghino il gesto tecnico, ai presupposti

funzionali necessari, affinché la postura non diventi una compensazione di una

richiesta dinamica eccessiva per il soggetto.

Anamnesi del soggetto sportivo

La vita di relazione, la gran parte delle nostre giornate, i nostri movimenti, avvengono

sul piano sagittale, e proprio su questo piano che l'organismo cerca delle

compensazioni su piani diversi, ossia, quello frontale prima e trasverso poi.

Gesti compensativi che possono evidenziarsi soprattutto nella fase dinamica.

Quindi l'organismo ha una compensazione statica ed uno sviluppo di una

compensazione dinamica, ogni qualvolta attivazioni di distretti muscolari sono inibiti

in determinati angoli.

Le fasi che portano alla riprogrammazione posturale devono interagire tra loro fino,

solo in questo modo si avrà la certezza di aver individuato cause e livelli vari, nel

percorso della rieducazione funzionale, fino al riconoscimento neuro-muscolare del

movimento.

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Quindi il movimento o il singolo gesto, prima di essere inseriti in una dimensione di

utilizzo, deve essere riconosciuto dal SNC (Sistema Nervoso Centrale).

Successivamente, il gesto tecnico/movimento dovrà essere graduato e proposto

in base a:

Periodo

Attività

Carichi Svolti

Risposte statiche in corrispondenza alle risposte dinamiche

Nell'anamnesi non ci si deve occupare di controllare le asimmetrie del corpo rispetto al

piano sagittale, cioè sul lato destro e sinistro del piano frontale, attraversato dal piano

sagittale che lo divide in 2 parti.

Le asimmetrie sono una conseguenza degli squilibri sul piano sagittale nei rapporti di

flesso estensione delle catene muscolari.

Valutare le asimmetrie e lavorare su di esse, quindi è fondamentale riprogrammare e

correggere il piano sagittale, e di pari passo quello frontale.

L'anamnesi deve mostrarci eventuali compensi posturali.

Compensi che si possono individuare quando ci si trova di fronte al soggetto sono :

posizione avanzata degli arti superiori rispetto al tronco

posizione delle ginocchia (varo o valgo)

14

la posizione dei trapezi che evidenziano la compensazione del collo come

ricerca di stabilità

E'importante la valutazione del soggetto visto sul piano frontale per evidenziare la

situazione reale del piano sagittale; in questa fase si possono evidenziare (fig.3).

curve fisiologiche

la certezza della posizione compensativa o normale del capo (lordosi cervicale)

il rapporto fra la curva dorsale lombare e l'espansione della gabbia toracica,

unitamente alla protusione della zona addominale prossimale e distale

la posizione delle ginocchia rispetto al piano sagittale (iperestensione) che si

collega come precedentemente descritto al varismo ed al valgismo che saranno

importanti per stabilire la rotazione degli arti inferiori rispetto all'attivazione

addominale sia a corpo carpiato che a corpo esteso.

Fig.3

15

La prima anamnesi permette di capire come ogni resistenza sia collegata e produca una

minore attivazione muscolare rispetto alle catene opposte in almeno un atteggiamento

del corpo e questo produce una compensazione negativa dell'atteggiamento statico e/o

una dominanza meccanica.

Le assimmetrie della zona addominale da supini o da stazione eretta possono non

corrispondere fra di loro ed anche non corrispondere ad evidenti asimmetrie del tronco.

( foto da 1 a 10).

16

La seconda parte della valutazione nella riprogrammazione posturale consiste nel

testare la mobilità articolare nelle 3 articolazioni denominate starter, e delle catene

muscolari.

Le articolazioni starter sono

1. l'articolazione tibio-tarsica e la caviglia in generale

2. l'articolazione coxo-femorale

3. il cingolo scapolo-omerale

Sono denominate starter in quanto la loro attivazione sul piano sagittale, sia per ciò che

concerne la flessione,sia per quanto riguarda l'estensione, attiva più strutture muscolari,

in maniera diretta o indiretta, rendendo le strutture stesse sinergiche all'azione,

superando il concetto di muscolo antagonista. Fig.(4bis.)

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Fig.4 bis

Le catene muscolari

I muscoli tonici, sono organizzati quindi in gruppi coerenti destinati ad assicurare le

nostre egemonie. Si tratta di un vero e proprio coordinamento statico. Possiamo

riunire e classificare tali gruppi muscolari in funzione della loro finalità. Il termine più

appropriato per definirli sembra essere quello di ''catena muscolare'':definizione che ha

una sua praticità a condizione che si tenga sempre presente che in essa vengono riuniti

un insieme di muscoli coerenti, qualitativamente uguali, nati e in virtù delle stesse

finalità.

La grande sequenza del controllo posteriore, comprende i muscoli spinali, i pelvi-

trocanterici e il grande gluteo profondo, gli ischio tibiali, il popliteo, il tricipite surale

e i muscoli plantari.(fig.5)

Fig.5

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La grande sequenza del controllo anteriore è formata dal sistema sospensore del

diaframma e delle

viscere, dallo sterno-cleido-mastoideo, dal muscolo lungo del collo, dagli scaleni, dai

pilastri del

diaframma, dall'ileo psoas e fascia iliaca, dagli adduttori del pube e dal tibiale

anteriore.(fig.6)

Fig.6

La catena inspiratoria è formata dal diaframma e dal suo sistema di sospensione

chiamato ''tendine del diaframma, dallo sterno-cleido-mastoideo, dagli scaleni, dagli

intercostali, dagli spinali, e dal piccolo pettorale.(fig.7)

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Fig.7

La catena antero-interna della spalla, è composta dai muscoli della statica, adduttori

del braccio, vale a dire il coraco-brachiale, il sottoscapolare e il fascio superiore del

grande pettorale.(fig.8)

La catena superiore della spalla è formata essenzialmente dal trapezio superiore, e a

cui si aggiunge il trapezio medio del deltoide e il piccolo pettorale.(fig.9)

La catena anteriore del braccio è composta dal coraco brachiale, dal bicipite, dal

brachiale anteriore, dal lungo supinatore, da tutti i muscoli anteriori dell'avambraccio,

come pure quelli della loggia del tenar e dell'ipotenar.(fig.10)

Fig.10 Fig.9 Fig.8

La catena antero-interna è costituita dall'ileo psoas e dalla fascia iliaca, dagli adduttori

e dal pube.(fig.11)

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La catena laterale dell'anca possiamo descriverla come una catena supplementare.

Corrisponde a livello dell'anca, alla catena superiore della spalla ed è costituita dal

piramidale, dal grande gluteo superficiale, dal muscolo tensore della fascia lata.

Praticamente questa catena può essere stirata contemporaneamente alla catena

posteriore per la parte piramidale, grande gluteo superficiale e fascia lata, e

contemporaneamente alla catena anteriore per la coppia muscolo tensore della fascia

lata. La sua descrizione riveste pertanto solamente un interesse teorico.(fig.12)

Fig .11 Fig.12

Catena Cinetica aperta e Catena Cinetica chiusa

Quindi i termini di “catena muscolare” e “catena cinetica” sono comuni tra fisiatri,

fisioterapisti e cinesiologi ma sempre più frequentemente si usano anche nel linguaggio

dello sport perché meglio di altri aiutano a descrivere i complessi fenomeni

biomeccanici che sono alla base dell’esecuzione del gesto atletico.

21

Il nostro organismo è composto da tante catene cinetiche, i segmenti sono rappresentati

dalle ossa mentre le articolazioni rappresentano i giunti. I muscoli sono il “motore”

della catena cinetica.

Lo studio delle catene “cinetiche muscolari” risulta molto utile nella interpretazione del

movimento sportivo e, come vedremo, può avere interessanti ripercussioni anche in

ambito clinico

Per descrivere le catene cinetiche è necessario utilizzare due termini convenzionali che

sono:

–Prossimale= vicino al centro o alla linea mediana del corpo

–Distale= lontano dal centro o dalla linea mediana del corpo (contrario di prossimale)

Catena Cinetica aperta

S’intende per catena cinetica muscolare aperta il sistema in cui l’estremità distale

(quindi più lontana) è libera, priva di alcun vincolo. Esempi sono l’arto inferiore durante

la deambulazione nella fase oscillante, l’estensione della gamba in posizione seduta,

muovere il braccio nel gesticolare o nel lanciare un oggetto e così via.

Catena Cinetica Chiusa

L’estremità distale della catena motoria è fissa, ossia non libera di muoversi durante

l’esecuzione del gesto. Esempi sono l’arto inferiore nella deambulazione nella fase di

appoggio del piede, gli arti superiori che spingono contro una parete o gli arti inferiori

in un individuo che solleva un peso da terra.

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Il gesto sportivo si articola, generalmente, attraverso l’uso alternato di catene cinetiche

aperte e chiuse. L’esempio più classico è la corsa nella quale, come detto in precedenza,

l’arto inferiore lavora a catena chiusa nella fase di appoggio e aperta nella fase di

slancio, mentre l’arto superiore, oscillando, opera costantemente in catena aperta.

Alcuni sport, tuttavia sono caratterizzati da movimenti che avvengono prevalentemente

a catena chiusa. Tra questi possiamo citare il canottaggio ma, in particolare, il ciclismo

Conseguenza sulla postura

Uno sport, come il ciclismo, caratterizzato da movimento a catena chiusa, a parte gli

interessanti risvolti fisiologici e biomeccanici, presenta generalmente un aumento del

rischio di incorrere in patologie da sovraccarico dell’apparato locomotore.

Il sistema muscolo-scheletrico, infatti, è costretto a lavorare in una posizione

rigidamente costretta da precisi punti di vincolo posizionati in maniera simmetrica nello

spazio. In presenza di dismorfismi e paramorfismi come scoliosi, alterazione delle curve

nel piano sagittale, asimmetrie degli arti, alterazioni della postura del bacino (rotazioni,

eccesso di antiversione o retroversione) l’organismo non dispone sempre della

necessaria possibilità di modificare la postura per adattarsi al mezzo come avviene

facilmente nel movimento a catena aperta.

In presenza di dismorfismi, quindi, la postura tenuta in sella per periodi lunghi, può

determinare un sovraccarico meccanico di alcune delle componenti muscolo-sceletriche.

Le asimmetrie degli arti o dell’appoggio plantare e le scoliosi, in particolare,

determinano importanti modificazioni della posizione reciproca del bacino, dei segmenti

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della colonna vertebrale e delle articolazioni dell’arto inferiore con inevitabili

alterazioni nella distribuzione del carico meccanico su ciascuna delle componenti.

Come sfruttare la catena cinetica dal punto di vista clinico

Gli sport a catena chiusa non presentano solamente aspetti negativi. Dal punto di vista

medico, inoltre, se da una parte i vincoli imposti dalla bicicletta possono essere causa di

eventi patologici, dall’altra tali processi possono essere trattati, spesso con notevole

successo, proprio attraverso la regolazione del mezzo.

Una tendinopatia di un maratoneta o una pubalgia di un giocatore di calcio

rappresentano generalmente un problema clinico di difficile soluzione. La resistenza

alla terapia di patologie da sovraccarico in sport a catena aperta nasce proprio dalla

possibilità di modificare il gesto atletico per compensare i difetti posturali che spesso ne

sono alla base. L’atleta adotta strategie motorie sempre più complesse all’insorgere dei

primi problemi nel tentativo di alleviare i sintomi e mantenere, nel contempo, la

condizione di equilibrio necessaria al compimento dell’azione tecnica.

Ciò esaurisce via via le possibilità di compenso e favorisce il cronicizzarsi delle lesioni.

In questi casi, oltre al trattamento locale della patologia, il processo di guarigione

prevede una complessa rieducazione posturale ed il ripristino di corretti schemi motori.

Le conseguenze sui tempi di guarigione e sulle ripercussioni in ambito prestativo sono

immaginabili.

Negli sport a catena chiusa la patologia da sovraccarico si presenta precocemente e

generalmente non può essere risolta dall’atleta modificando, se non parzialmente, la

strategia di movimento per i vincoli imposti nel movimento.

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In questi casi piccole modifiche apportate al mezzo consentono il ripristino di un buon

grado di equilibrio generale e, variando la distribuzione del carico sull’apparato

locomotore, possono rimuovere le ipersollecitazioni meccaniche causa delle lesioni.

e le riserve di compenso fisiologico saranno meno intaccate.

Stretching e prevenzione

La salute, deve essere custodita e difesa in un'ottica di ''Educazione alla Salute'' che

consenta l'acquisizione di una coscienza sanitaria e di prevenzione, che passa

necessariamente attraverso la conoscenza innanzitutto del nostro corpo .

Stili di vita tendenti a valorizzare l'igiene personale, ambientale e degli

alimenti,l'educazione sanitaria , l'esercizio fisico e una dieta equilibrata e codici di

autodisciplina, i punti cardine di quanto detto poc'anzi.

L' efficacia della prevenzione è strettamente correlata al conseguimento ed al

mantenimento di una buona forma fisica che contribuisce a sviluppare un atteggiamento

più dinamico e positivo nei confronti della vita.I segni più evidenti di una buona forma

fisica sono il funzionamento efficiente dei grandi sistemi, di uno stato di vigilanza e

controllo generali sull'organismo, di una quantità adeguata di forza muscolare, energia e

resistenza.

Per acquisire e mantenere una buona forma fisica è utile compiere un esercizio regolare,

preceduto da un riscaldamento preparatorio e curare l'igiene alimentare.

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Nell'ambito sportivo, soprattutto in quello agonistico l'obiettivo ''forma fisica'' per essere

ottenuto passa anche per lo ''stretching''.

Il termine ''stretching'' origina dall'inglese ''to stretch'', che in italiano significa

''allungamento''.

Lo stretching è arrivato in Italia, e in Europa dagli Usa, con l'affermazione della

ginnastica aerobica e della cultura del tempo libero e la cura del corpo. Le teorie e le

applicazioni dello stretching sono molteplici.Il metodo più conosciuto e codificato è

quello di Bob Anderson.

Lo stretching è un metodo scientifico basato su principi di anatomia e fisiologia.

Lo scopo è quello di ottimizzare, oltre all'apparato osteomuscolare, anche la condizione

del tessuto connettivo, che tiene insieme le ossa, i muscoli e le altre parti mobili del

corpo.Il responsabile dei dolori e dei piccoli infortuni, infatti, è spesso il tessuto

connettivo, un tessuto presente in tutte le parti del corpo, spesso non valutato e

apprezzato a sufficienza.

La sua funzione risulta talmente importante, che le ossa, le articolazioni , e i muscoli

sono soggetti a infortuni, in conseguenza della sua non perfetta efficienza, soprattutto

quando progressivamente diviene meno elastico.

Il tessuto connettivo presenta due caratteristiche specifiche:

1. Si estende, cioè può essere teso o allungato

2. Si raccorcia in breve tempo se non viene teso con l'esercizio

Il tessuto connetivo, stirato ed elastico, permette al fisico di muoversi, di curvarsi, di

torcersi, e di eseguire adeguatamente i vari movimenti.Un tessuto connettivo non

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elastico e rigido, limita la possibilità di movimento, riduce l'attività muscolare e

favorisce l'insorgenza di effetti secondari come la pressione sulle radici dei nervi in

varie parti del corpo che determina dolori alla testa, alle orecchie, alle gambe,alla

schiena, al collo ecc.

I benefici saranno riscontrabili in tempi brevi con il miglioramento della condizione dei

grandi sistemi e della maggiore reattività.

Nello sport, lo stretching ha assunto un'importanza sempre crescente, in quanto è

proprio grazie a questo particolare sistema di allungamento/allenamento, che l'atleta

avrà la possibilità di raggiungere la massima flessibilità muscolare, mantenere

l'organismo nelle migliori condizioni, riscaldare i muscoli prima delle gare e prevenire

strappi e distorsioni.

Sono stati riscontrati, inoltre benefici anche all'analisi di una nuova stagione agonistica.

Lo stretching presenta anche efficacia sulla mobilità articolare, intesa come la capacità

di compiere movimenti ampi ed al massimo della estensione consentita dalle

articolazioni

Ci son delle limitazioni dovute a :

Struttura ossea dell'articolazione

Le sue componenti anatomiche e funzionali (grado di estensibilità dei legamenti,

tendini e muscoli

Temperatura dell'ambiente

Livello di riscaldamento del corpo

27

E' auspicabile procedere con un riscaldamento generale cardiovascolare e settoriale,

rotazione della articolazioni: collo, gomiti, polsi, ecc; evitare slanci incontrollati;

raggiungere l'allungamento muscolare tramite posizioni di massima flessione,

estensione o torsione, con progressioni lente.

E' universalmente accettata la teoria di alcuni studiosi, secondo la quale, ogni sport ha il

suo stretching; ad esempio l'esercizio per il polpacci di un lottatore è diverso da quello

di un giocatore di basket ecc. Le patologie muscolari costituite da lesioni, dalle

contratture, agli stiramenti, dagli strappi,e le patologie tendineo-legamentose, come la

periartrite della spalle, con la sindrome della cuffia dei rotatori, la rottura del tendine di

Achille, la rottura del legamento crociato anteriore,possono essere evitate se alle

condizioni di base adeguata vascolarizzazione si uniscono quelle di un allungamento

specifico ed efficace e sono llimitabili se il tessuto viene adeguatamente elasticizzato.

(fig.13)

Benefici Riscontrati:

Benefici Osteomuscolari

Benefici sulle articolazioni

Benefici sul Sistema Cardiocircolatorio e Respiratorio:

Benefici sul Sistema Nervoso

28

Fig.13

Capitolo 2

Traumatologia nello Sport e protocolli riabilitativi

Nella medicina dello sport si registra, ormai da tempo, un incremento di patologie

infiammatorie e degenerative a carico dell’apparato locomotore la cui genesi trae

origine dall’azione meccanica di vari fattori (come la crescente quantità ed intensità

degli allenamenti, l’evoluzione tecnologica dell’attrezzo sportivo, ecc.) su una serie di

elementi individuali predisponenti. Tra questi, le disfunzioni posturali rappresentano

uno degli aspetti sui quali medici e ricercatori rivolgono oggi grande attenzione. La

materia, tuttavia, data la complessità degli elementi ad essa afferenti, è ancora ricca di

incognite e necessita dell’apporto di studi scientifici che forniscano le linee guida per

29

orientare correttamente le strategie diagnostiche e soprattutto curative. L’ambito

sportivo, necessita inoltre di una particolare sensibilità ed esperienza da parte del

medico e del riabilitatore affinché venga dato il giusto peso a ciascun elemento che

concorre all’insorgere della malattia. Presso il Dipartimento di Fisiologia e

Biomeccanica dell’Istituto di Scienza dello Sport del C.O.N.I. è attivo dal 1997 un

gruppo di studio del quale fanno parte diversi specialisti medici e terapisti della

riabilitazione che, nell’ambito dell’attività ambulatoriale e dell’attività di consulenza per

le Federazioni Sportive nazionali, ha raccolto dati relativi ad una media di circa 250

valutazioni annuali. A titolo esemplificativo nell’anno 2002 sono stati valutati 42 atleti

Probabili Olimpici, 47 di Interesse Nazionale e 126 tra dilettanti ed amatori. Per 63 di

questi è stato necessario un trattamento di riequilibrio posturale. Questo lavoro vuole,

nell’ambito di una breve rassegna degli elementi su cui si fonda la “posturologia”

moderna, riportare alcune considerazioni ed elementi di riflessione emersi del corso di

questa attività.

Nel capitolo precedente abbiamo già trattato la definizione di postura, e esplicato le

varie funzioni dei recettori posturali, in questo capitolo sarà ampliata la questione

ponendo riguardo alla riabilitazione del soggetto sportivo, mettendo in risalto il ruolo

della Posturologia nell'ambito della riabilitazione stessa.

30

Le sindormi algico-posturali

Quando si determina una disfunzione del sistema tonico-posturale si può instaurare un

quadro clinico caratterizzato da sofferenza dell’apparato locomotore (patologie

muscolo-tendinee, articolari ed ossee). Più in dettaglio, gli elementi che devono

concorrere perchè ciò si verifichi sono i seguenti:

1. Predisposizione individuale

2. Alterazioni Morfo-Funzionali

3. . Azione dell’ambiente interno e/o esterno all’individuo.

Nell’eziopatogenesi della sindrome algico-posturale tutte le componenti sono presenti.

Ciò significa che il paziente deve essere predisposto alla disfunzione (ad esempio per il

suo stile di vita sedentario), che i recettori posturali devono trovarsi in qualche stato di

alterazione o che siano presenti paramorfismi o dismorfismi dell’apparato locomotore

ed infine che le abitudini lavorative o l’allenamento sportivo determinino un ipercarico

dei tessuti che sono poi oggetto di reazione degenerativo-infiammatoria. Tale grado di

variabilità rende conto delle differenze fra gli individui, così come nello stesso

individuo in tempi diversi. Sono possibili inoltre fattori scatenanti e/o aggravanti come

traumi, stress, esiti di interventi chirurgici, cicatrici, parafunzioni (es. bruxismo), che

possono improvvisamente far precipitare un quadro patologico. Questi fattori sono

considerati delle concause per l’insorgenza di una patologia posturale.

31

Caratteristiche del quadro clinico

A seconda dei recettori posturali in disfunzione possiamo classificare la patologia

algico-posturale in:

1- Semplice, avviene quando troviamo in disfunzione un solo recettore posturale

primario, come per esempio l’appoggio podalico, che induce un determinato schema

adattativo.

2- Complessa, avviene quando troviamo in disfunzione più recettori primari posturali,

come l’appoggio podalico e l’apparato stomatognatico.

Un determinato programma posturale in disfunzione che presenta un quadro clinico può

indurre una disfunzione a vari livelli quali:

• muscoli • articolazioni • ossa • tendini e i legamenti • tessuto nervoso • visceri.

Da un punto di vista clinico, infine, possiamo avere un quadro:

• Lieve: la sintomatologia può essere presente saltuariamente soprattutto dopo episodi di

stress psico-fisico.

-Non presenti modificazioni qualità di vita e dell’attività fisica del soggetto.

• Medio: il paziente presenta una sintomatologia importante anche se intervallata da

periodi di remissione parziale. Sintomatologia determina una o più visite specialistiche

ed accertamenti strumentali.

-Presenti modificazioni della qualità di vita e di attività fisica del soggetto.

32

• Grave: il paziente soffre per un quadro clinico algico-disfunzionale permanente e

spesso ricorre a terapia farmacologia antidolorifica e/o antinfiammatoria.

-Presenti delle significative modificazioni della qualità di vita e di attività fisica del

soggetto.

La diagnosi nelle sindromi algico-posturali

La diagnosi delle sindromi algico-posturali si basa essenzialmente su una corretta

raccolta dell’anamnesi ed un attento esame obiettivo. È necessario ripercorrere bene la

storia del paziente sia da un punto di vista fisico (storia di traumatismi o di episodi

dolorosi articolari e/o muscolari), sia da un punto di vista clinico generale (allergie,

disturbi endocrini, ecc), sia da un punto di vista psichico (stress, depressione).

Particolare attenzione va posta sulla raccolta di tutte le informazioni riguardanti il carico

allenante per quello che riguarda la sua cadenza, le quantità, la tipologia delle

esercitazioni e le sensazioni avvertite dal soggetto (“carico interno”). Quando possibile,

è risultata utile l’analisi dell'esecuzione del gesto sportivo, magari sul terreno di

allenamento, per verificare la possibilità che la presenza di errori tecnici sia causa o

concausa nella genesi della sindrome. Infine, si deve valutare se ci sono stati dei

cambiamenti importanti dell’apparato stomatognatico come estrazioni di elementi

dentali o la riabilitazione occlusale mediante protesi fisse e non o mediante trattamento

ortognatodontico soprattutto nei bambini (non è raro sentire che dopo un cambiamento

dell’occlusione si è sviluppato un cambiamento della funzionalità del rachide e non

solo).

33

Esame obiettivo

• Esame morfologico e studio della verticale di Barrè. Si ricercano nei tre piani

(frontale, sagittale e trasverso) variazioni di posizione dei principali punti di repere

rispetto ad un modello di posizione ortostatica ideale con particolare riferimento al

cranio, alla colonna vertebrale, al bacino ed alle estremità inferiori . Si valuteranno,

inoltre, asimmetrie e rotazioni dei segmenti scheletrici nonché la presenza di zone di

alterato trofismo e/o tono muscolare .

• Valutazione dei recettori. Per quello che riguarda l’apparato stomatognatico, si studia

prima lo stato di salute dei muscoli masticatori e si valuta l’armonia del movimento

mandibolare rilevando la presenza di rumori a livello dell’articolazione temporo-

mandibolare e le sue eventuali disfunzioni e/o discinesie, si registra lo stato di salute dei

denti ed eventuale presenza di bruxismo. Infine si può variare l’appoggio occlusale con

dei cotoni inseriti fra le arcate dentarie ed osservare cosa avviene sulle catene muscolari

posturali del corpo e cosa cambia a livello del bacino e del rachide cervico-dorso-

lombare, aiutandoci con uno scoliosometro sia sul piano frontale che sagittale e

orizzontale o con una pedana stabilometrica.(fig.14, 15,16)

34

Fig.14 Formetric II: rappresentazione tridimensionale della colonna vertebrale ed

indici di valutazione.

Fig.15-Body Analysis Kapture (Diagnostic Support S.r.l.), sistema per l'indagine

posturale con valutazione della colonna vertebrale, calcolo lunghezze ed angoli delle

articolazioni

Parallelamente alla valutazione stomatognatica deve essere studiato l’appoggio

podalico.

35

La funzionalità del piede deve essere valutata sia in condizioni statiche che dinamiche

per accertare la presenza di paramorfismi come il piattismo, il cavismo o gli eccessi di

pronazione e supinazione. Completerà la diagnosi una valutazione dell’orecchio interno

e del sistema oculare, con particolare riferimento alla funzione oculomotrice.

La valutazione clinica può essere corredata da una valutazione strumentale che si avvale

di apparati in grado di documentare e, nei limiti del possibile, quantizzare alcuni aspetti

della biomeccanica dell’azione motoria e/o della postura in stazione eretta. Molto

diffusa è la “baropodometria elettronica”.(fig.16,17,18,19,20).

Fig.16 -Baropodometro Elettronico Modulare (Diagnostic Support S.r.l.) per lo studio

delle pressioni plantari da fermo, per l’analisi del passo (doppio appoggio) e per la

valutazione delle oscillazioni (stabilometria). La piattaforma è composta da sensori

elettronici resistivi in platino che raccolgono le informazioni dell'appoggio plantare

con naturale mobilità.

36

Fig.17 Baropodometro Elettronico: Indagine pressoria statica bipodalica senza

calzature

Fig.18 Baropodometro Elettronico: Indagine pressoria dinamica senza calzature

ripetuta per tre volte per raccogliere in maniera idonea lo svolgimento del “passo”

37

Fig.19,20 Podoscanalyzer (Diagnostic Support S.r.l.), scanner elettronico che permette

di acquisire l'immagine podalica di entrambe i piedi del paziente sotto carico.

Questa è in grado di misurare e riprodurre le pressioni esercitate dalla pianta del piede

sulla superficie di una pedana sulla quale viene fatto camminare o correre il paziente,

ma anche all’interno della calzatura, utilizzando un sensore sottile come un foglio di

carta. In questo modo, vengono rilevate, rappresentate e registrate le forze plantari in

tutte le condizioni possibili senza interferire con la normale deambulazione o

l’esecuzione del gesto tecnico.

Grafici bi e tridimensionali riprodotti sul calcolatore danno una prospettiva di una

frazione di secondo della distribuzione della pressione plantare attraverso tutte le fasi

del cammino, da ogni angolo di vista. Permettono, anche di rilevare aree relative a

sotto-distretti delle superfici podaliche.

Gli output includono, infatti:

38

1. Rappresentazioni dinamiche bi e tridimensionali in tempo reale e di dati

archiviati.

2. Andamento della pressione in sotto-aree prestabilite.

3. Grafici della forza verticale totale.

4. Tempo di contatto di uno o entrambi i piedi.

5. Baricentro della forza e andamento nel tempo dello stesso (stabilometria).

6. Picchi della forza.

7. Confronto lato per lato su schermo delle condizioni prima e dopo il trattamento.

• Valutazione dell’apparato muscolo-scheletrico

Grande attenzione va posta nell’esame di questo apparato.

In particolare vanno ricercate limitazioni della mobilità articolare, disequilibri nelle

catene muscolari, presenza di ipertono locale o generalizzato, fibrosi e “trigger points” .

Di aiuto può essere la valutazione della stenia muscolare attraverso la cinesiologia

applicata e l’utilizzazione di test dinamometrici.

Il trattamento delle sindromi algico-posturali

Il trattamento nella sindromi algico-posturali, si articola in due fasi distinte, che

procedono spesso in parallelo. Da un lato è necessario intervenire sulla disfunzione

recettoriale (terapia etiologica) considerando che generalmente il disturbo di un

39

recettore coinvolge altri organi ed apparati che si modificano per adattarsi al nuovo

schematismo corporeo. Ciò può portare ad errori interpretativi del quadro clinico ed ad

interventi terapeutici che possono paradossalmente aggravare la sintomatologia (ad

esempio l’uso di ortesi plantari su piedi “adattativi”). Non ci soffermeremo su questo

aspetto perché riguarda aspetti prettamente specialistici che spaziano dalla correzione

dell’occlusione dentale, alla riabilitazione visiva e vestibolare, alla realizzazione di

ortesi per la compensazione dell’appoggio podalico. Riportiamo solamente alcune

considerazioni maturate nel corso di numerosi trattamenti effettuati su atleti di alto

livello di qualificazione con importanti disfunzioni, semplici o complesse, dei recettori

primari.

Normalizzando la funzione recettoriale, si corre il rischio di modificare tali schemi

motori con il pericolo di creare un deterioramento della prestazione sportiva.

E’ evidente, quindi, quanto l’intervento medico debba essere improntato alla massima

prudenza ed il modo di agire poco “aggressivo”.

L’utilizzazioni di ortesi plantare, ad esempio, la quale agisce mediante sostegni e

supporti atti a risolvere gli squilibri del piede, deve essere realizzata nell’ottica di agire

sulla informazione sensoriale tattile-propriocettiva che il piede viene a raccogliere nel

momento di impatto con il terreno.

Sostegni e supporti, devono avere funzione di guida neurosensoriale (pochi millimetri

di spinta sono sufficienti) senza intervenire nella meccanica di svolgimento del passo.

Sarà l’azione riflessa della muscolatura a modificare favorevolmente la biomeccanica

dell’organo. Anche i materiali utilizzati, devono offrire un giusto grado di elasticità che

40

va calcolato in base alle sollecitazioni sopportate durante l’azione tecnica ed al tipo di

correzione da adottare.

Data la complessità realizzativa e i molteplici effetti che vengono determinati dall’ortesi

plantare, è evidente che la sua realizzazione richieda elevate conoscenze mediche ed un

alto livello di specializzazione. Stessa filosofia deve guidare gli interventi sull’apparato

stomatognatico. Ad esempio, che il “bite” può essere impiegato con evidenti benefici

limitandone l’uso ai periodi che l’atleta dedica all’allenamento ed all’evento agonistico.

Lo scopo sarà quello di deprogrammare il recettore, permettendo di liberare il sistema

tonico-posturale dalle inibizioni sviluppatesi, al fine di favorire lo svolgimento del gesto

tecnico specifico rimuovendo così le cause meccaniche dell’insorgenza della patologia

da sovraccarico e, quando possibile, cercando di migliorare la performance sportiva.

Non per affidare all’ortesi la terapia globale del caso clinico, ma si chiede

semplicemente di far funzionare il sistema nel migliore modo possibile per quella fase

della storia clinica dell’atleta. Questa nuova strategia di utilizzo dell’ortesi occlusale

produce buoni risultati in quanto permette di creare quelle condizioni fisiologiche

recettoriali tali da ottenere una migliore armonia generale dell’apparato locomotore e

una ottimizzazione delle varie catene cinematiche muscolari. Non sempre, quindi, si

cerca di modificare l’equilibrio posturale generale dell’atleta, processo molto più

complesso che necessita di tempi lunghi, ma si fornisce quella serie di elementi tali da

permettergli il migliore funzionamento del sistema tonico-posturale soprattutto nelle

fasi di allenamento e nella fase di massimo sforzo del gesto atletico in esame.

41

La rieducazione posturale

Oltre alle problematiche riguardanti i recettori, particolare attenzione va posta su uno

degli aspetti forse meno enfatizzati dalla odierna Posturologia che invece a parer di

questa tesi, rappresenta il cardine del trattamento del paziente sportivo: la rieducazione

dell’apparato locomotore.

L’attività fisica, soprattutto se intensa, determina, come detto in precedenza, dei forti

adattamenti muscolari, connettivali ed articolare indotti dalla disfunzione tonico-

posturale (ipertono, fibrosi localizzate) che se non rimossi, impediscono il ripristino di

un corretto ed equilibrato schema corporeo. Un approccio terapeutico che non tiene

conto di questa visione spiega il gran numero di insuccessi che si registrano con

interventi finalizzati al ripristino della funzione recettororiale.

La rieducazione posturale, peraltro, non può essere ridotta ad un singolo metodo. Non

esistono infatti protocolli definiti per singole patologie; l’intervento deve essere

assolutamente individualizzato in funzione della tipologia delle lesioni, ma anche delle

abitudini di vita e del carico allenante. La complessa sintomatologia collegata alle

sindromi algico-posturali ha favorito, nel corso degli anni, il proliferare di numerose

tecniche di intervento soprattutto di tipo manipolativo.

Esse rappresentano uno strumento terapeutico di particolare efficacia nella cura delle

patologie muscolo-scheletriche e particolarmente indicate nelle affezioni rachidee Sono

comprese in questo gruppo di terapie pratiche occidentali e metodiche orientali che si

basano sull'uso di particolari manovre, massaggi, digitopressioni, mobilizzazioni,

manipolazioni per curare i più comuni disturbi dell'apparato scheletrico con particolare

riferimento alle affezioni della colonna vertebrale.

42

La rieducazione stessa cura il paziente come un'unità e non si limita a concentrarsi su

unica malattia o sintomo: è necessario considerare il paziente nella sua globalità,

ponendo particolare attenzione alla sua integrità strutturale e funzionale.

Non va dimenticato, infine, che esiste una precisa relazione tra i vari apparati

dell'organismo umano.

In virtù di tali relazioni, per esempio, un problema del sistema muscolo-scheletrico può

influenzare il funzionamento degli organi interni e viceversa.

La rieducazione posturale è, quindi, un metodo globale che affronta i problemi della

statica e le loro conseguenze patologiche in particolare le lordosi e le intrarotazioni

degli arti, nonché gli accorciamento della catena muscolare posteriore .

Questa via terapeutica si prefigge di ristabilire l’armonia e l’equilibrio dei segmenti

vertebrali e periferici attraverso il recupero dell’estensibilità perduta dei gruppi

muscolari accorciati ed ipertonici nonché del sistema fasciale nella sua globalità che ha

connessione dirette con le viscere l’apparato scheletrico e muscolare riservando infine

particolare attenzione al recupero dell’elasticità diaframmatica.

Contemporaneamente viene garantito un rafforzamento dei gruppi muscolari ipotonici

(cervicali, anteriori, addominali, quadricipiti); questo lavoro è reso possibile grazie

all’impiego di posture molto particolari ed adeguate ad ogni situazione.

Finalmente libero degli ostacoli che lo imbrigliano, lo scheletro può così ritrovare la

mobilità articolare necessaria, la gestualità i movimenti della vita quotidiana e della

pratica sportiva.

Viene favorito il ritorno alla libertà degli effettori dei grandi sistemi funzionali, così

come vengono rispettate le egemonie indispensabili all’integrità e alla pienezza di tutto

43

l’organismo, in particolare l’orizzontalità dello sguardo e dei canali semicircolari

dell’orecchio interno elementi primordiali che intervengono nell’equilibrio, nella

valutazione delle distanze e dei suoni e che rappresentano le finalità della statica ideale.

Obiettivo del trattamento:

Il recupero dell’omeostasi risulta essere, quindi, fra gli obiettivi principali della

rieducazione posturale. Questa si ottiene attraverso la riduzione delle lordosi, la

mobilizzazione del torace e il recupero dell’elasticità della catena muscolare posteriore

e del diaframma.

Per raggiungere i risultati desiderati è importante che il paziente esegua correttamente

gli esercizi indicati dall’operatore sapendo che essi il più delle volte comportano fatica e

talvolta anche dolori proporzionati alle tensioni muscolari provocate dalla postura.

Molto del lavoro posturale ruota attorno alla respirazione, precisando che essa non

debba intendersi come riabilitazione o rieducazione respiratoria bensì come esercizio

meccanico prodotta essenzialmente dalla espirazione (lenta e prolungata) che ha lo

scopo di allontanare il centro frenico dai pilastri del diaframma determinandone un

rilasciamento al quale ne consegue la riduzione della lordosi lombare (l’esistenza delle

lordosi lombare è praticamente sempre accompagnata dal blocco toracico).

Fondamentale nella rieducazione posturale è la durata del mantenuto delle posture.

Queste sono messe in atto in modo da impedire qualsiasi fuga o compenso alle

necessarie messe in tensione, sono per definizione il contrario dell’habitus del soggetto

e dunque difficili, faticose.

Tutte le posture efficaci passano obbligatoriamente dall’allineamento in uno stesso

piano di tre livelli che sono l’occipite, le scapole, il sacro.

44

Rispetto alle modalità di intervento, l’effetto memoria dei tessuti impone un primo

rilassamento di grande importanza ed eseguito con elevata intensità.

Quelli successivi saranno sempre più efficaci. Il “rilassamento del muscolo” si otterrà

per azione sul tessuto connettivo che verrà sollecitato meccanicamente in quanto

proprio a questo livello si trovano i recettori (propriocettivi) che regolano il tono e

l’equilibrio del muscolo.

Saranno possibili nel corso del trattamento delle “reazioni passeggere” della durata

anche di 48 ore di tipo:

• Meccanico: indolenzimento, crampi, ricomparsa dei vecchi dolori, comparsa di dolori

sconosciuti al soggetto (che rimandano ad un riflesso antalgico a priori);

• Neurovegetativo: freddo, fame, sete, sonno, alterazioni dell’umore, tremito, vertigine.

Risultati In funzione della flessibilità muscolare ottenuta, si assiste alla riduzione della

sintomatologia dolorosa articolare e muscolo-tendinea e/o alla modificazione lenta della

statica con il graduale ripristino dell’armonia ricercata.

Al recupero della “forma sana” segue un notevole aumento della coscienza del corpo,

un rilassamento generale ed un lento riequilibrio delle funzioni motorie e

neurovegetative. Da quanto esposto risulta chiaramente che la rieducazione posturale

non può essere definita un metodo, pertanto non esistono protocolli definiti per singole

patologie, ma dopo un analisi dettagliata del soggetto si cerca di adattare il trattamento

in base alle esigenze che di volta in volta si presentano.

45

Infortunio, terapie e recupero funzionale dell'atleta

Gli infortuni, nello Sport sono sempre dietro l'angolo, e molto frequenti, anche quando

vi è un lavoro di prevenzione dagli stessi.

A seconda del tipo di Sport o gesto atletico, i traumi sono una realtà ben definita nella

pratica sportiva, ed son fondamentali dei giusti e corretti programmi riabilitativi, al fine

di riportare l'atleta in questione a riprodurre nel modo più sicuro possibile il gesto

atletico per il quale egli è specializzato.

Definizioni

• Infortunio

Evento improvviso che si verifica per causa violenta, indipendentemente dalla volontà

dell’interessato, e che provoca un danno fisico, traducibile in incapacità temporanea,

permanente o morte

• Infortunio sportivo

È un infortunio che si verifica quando l’atleta è esposto ad una determinata attività

sportiva e si verifica in condizioni, in tempi e luoghi noti – Si possono presentare

durante gli allenamenti o le competizioni

Gli infortuni nello sport

• La maggior parte degli infortuni sportivi riguarda muscoli, tendini, legamenti e

articolazioni, mentre in un numero limitato di casi si riportano rotture di ossa o danni

agli organi interni

46

• Alcuni tipi di infortunio ricorrono con particolare frequenza in determinati sport – tra i

corridori sono piuttosto comuni disturbi al ginocchio e alla tibia (fratture dovute a

torsioni o a stress), mentre tra i ginnasti si verificano soprattutto rotture dei legamenti

Tipologia degli infortuni

• Gli infortuni sono spesso da mettere in relazione con il tipo di sport praticato – Tennis

-> epicondilite (gomito del tennista) – Saltatori -> infortuni al ginocchi (jumper’s knee)

– Sport di contatto -> traumi cranici – Pallanuoto, pallavolo -> lesione cuffia dei

muscoli rotatori

• Negli sport di squadra anche il ruolo può portare ad una differente frequenza di

infortuni – Nel calcio: 50% degli infortunati sono centrocampisti, 33% difensori, 17%

attaccanti.(fig.21,22,23).

Fig.21

47

Tipologia degli infortuni :

Gli infortuni nello sport possono essere:

Eventi acuti – Eventi cronici – Da contatto – Da non contatto

Contusione

Distorsione

Commozione cerebrale o Concussione cerebrale

Patologie da sovraccarico cronico

Tendinopatia dell’achilleo

Patologie da sovraccarico delle articolazioni

Fig.22

48

Fig.23

Epidemiologia degli infortuni sportivi

Oggi prevale l’idea di una patogenesi degli infortuni multifattoriale

In medicina si sostiene l’idea che ci siano 2 tipologie di fattori di rischio interconnesse,

riferite a:

a) cause estrinseche, legate a: tipo di sport/attività fisica, modo in cui è praticato, fattori

di contesto, equipaggiamento, etc.,

b) cause intrinseche, riferite alle caratteristiche personali, tanto fisiche quanto

psicologiche

E’ possibile quindi strutturare un protocollo di prevenzione

Che cosa è un Protocollo di prevenzione ?

49

E’ un programma specifico di esercizi sviluppato al fine di prevenire o quanto meno

ridurre gli infortuni durante la pratica sportiva.

Ogni sport ha o dovrebbe avere uno specifico protocollo in quanto gli esercizi

ripropongono dei movimenti ergonomici della tipologia dello sport praticato.

Dopo aver analizzato l'argomento inerente alla traumatologia nei vari tipi di sport,

infine ci occuperemo dei processi riabilitativi in seguito agli infortuni stessi.

Rielaborazione dello schema corporeo e riprogrammazione posturale

L'inattività o la semplice riduzione di attività provocano una involuzione del

sistema muscolare.

In assenza di stimoli meccanici e nervosi, i muscoli vanno incontro ad atrofia.

L'atrofia colpisce principalmente gruppi muscolari posturali (fig.23):

Gastrocnemio - Soleo- Tibiale anteriore -Quadricipite

Muscoli intrinseci della colonna

50

Fig.24

In caso di atrofia muscolare da non uso( soggetti costretti all'inattività per incidente o

malattia, l'esercizio fisico, e la posturologia riabilitativa assumono particolare

importanza, , poiché nel primo caso l'esercizio stesso è in grado di contrastare il

catabolismo, già nella prima seduta attivando la sintesi proteica e l'anabolismo, nel

secondo caso, concorre a riacquisire gli schemi motori andati persi, e il ripristino del

controllo neuromuscolare, e quello dell'equilibrio.

Regole da seguire nei protocolli riabilitativi:

1. Lavoro in assenza di dolore - Il dolore inibisce la contrazione muscolare

2. Lavoro in assenza di gonfiore – Segno di uno stato infiammatorio, che va

rispettato

3. Progressione dell'arco del movimento – L'arco del movimento, inizialmente

molto limitato dall'involuzione delle articolazioni, aumenta naturalmente con

l'esercizio

51

4. Progressione dei carichi – Variabili sono : entità del carico, numero di ripetizioni

, velocità di esecuzione, durata delle pause, fra le ripetizioni

Il processo riabilitativo, riguarda, oltre che gli aspetti strettamente clinici, anche quelli

psicologici e sociali. Esso coinvolge anche la famiglia del soggetto e quanti sono a lui

vicini.

Quindi

Infortunio

- Aspetti fisici e psicologici

accettazione del conflitto

Obiettivi dell'efficienza fisica

Risocializzazione e riatletizzazione

Fasi dell'intervento riabilitativo :

I tempi sono variabili e si differenziano da atleta ad atleta, dipendono dalla risposta

individuale e dall'estensione del danno.Ogni fase, prevede obiettivi da

raggiungere(progressione nel programma riabilitativo.(fig.25)

Per raggiungere un buon livello di efficacia, qualsiasi progetto di riabilitazione, per

qualsiasi individuo, deve essere mirato, su obiettivi plurimi, programmati in maniera

ordinata

52

Fig.25

Fase 1:

Limitazione dell'attività fisica e della mobilizzazione articolare

E'indispensabile accelerare questa fase: il muscolo senza lavoro si indebolisce,l'osso

senza carico si assottiglia,l'articolazione che non ruota, tende a bloccarsi.

L'impiego di apparecchi che producono ipertermia e crioterapia è essenziale in questa

fase e permette di accorciare i tempi di recupero.(fig.26)

Fig.26

Fase 2:

Risoluzione della limitazione del movimento e perdita di flessibilità

E' caratterizzata da interventi terapeutici e valutativi intensivi, ed è applicata in una fase

in cui la disabilità è maggiormente modificabile:

ripristino della mobilità articolare e recupero del tono muscolare.

53

Il recupero dell'articolarità

Ogni lesione che interessa un'articolazione è associata a perdita di mobilità articolare

Il terapista prescrive esercizi di stretching, finalizzati all'incremento della flessibilità o

esercizi di mobilizzazione articolare.(fig.27)

Fig.27

Fase 3:

Risoluzione del deficit di forza (completamento dei processi di recupero,

riabilitazione estensiva o intermedia)

Si caratterizza con modalità diverse in rapporto alla natura e tipologia della

menomazione e della disabilità.

Si svolge con carichi di lavoro via via aumentati, specificamente sul movimento voluto,

in modo da allenare maggiormente la funzione corrispondente, gradualmente riportata al

livello delle altre.

La forza, la resistenza e la potenza muscolare sono i fattori più importanti per ristabilire

le condizioni precedenti l'infortunio.

54

Fase 4 :

Qui entra in gioco il grande contributo della Posturologia con la risoluzione della

perdita degli schemi motori e recupero della coordinazione.

(Mantenimento, prevenzione della progressione della disabilità)

In seguito alla lesione e alla fasi di immobilizzazione, il sistema nervoso dimentica

come integrare le informazioni provenienti dai recettori cutanei con le informazioni

visive e vestibolari

Quindi è fondamentale un ripristino del controllo neuromuscolare e dell'equilibrio.

(fig.28)

Fig.28

La ripetizione di un determinato schema motorio, lo rende progressivamente più facile

da eseguire, richiedendo di volta in volta minore concentrazione, finché non diventa

automatico.

55

Lo schema motorio deve essere ripetuto molte volte, partendo da movimenti semplici,

procedendo verso i più difficili.

Gli esercizi di rafforzamento (soprattutto a catena chiusa, sono fondamentali in questa

fase)

Ripristino dell'equilibrio:

L'equilibrio dalla complessa integrazione delle forze muscolari, delle informazioni

neuro-sensitive provenienti dai meccanorecettori e delle informazioni biomeccaniche.La

capacità di stare in equilibrio e una adeguata postura sono fondamentali per recuperare

tutte le abilità motorie complesse.

Per il recupero di questa capacità, il terapista prescriverà esercizi che stimolino la

propriocettività del paziente

Fase 5

Ri-Atletizzazione e risocializzazione

Mantenimento/prevenzione della progressione e della disabilità

Il controllo neuromuscolare

Il ripristino del controllo neuromuscolare è fondamentale nella riabilitazione

delle patologie a carico delle articolazioni.

Il controllo neuromuscolare elabora gli stimoli neurosensoriali provenienti dalle

articolazioni per tradurli in risposte motorie coordinate.

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I meccanorecettori periferici situati all'interno delle articolazioni e delle strutture

muscolo tendinee sono responsabili di tale controllo e veicolano le informazioni

riguardanti il movimento articolare e il senso di posizione nello spazio.

Il ruolo principale di queste strutture articolari è quello di stabilizzare il movimento dei

segmenti scheletrici e, allo stesso tempo, impedire anomali movimenti articolari.

Un infortunio a carico delle strutture articolari non determina solo un danno di tipo

m e c c a n i c o , m a c o n t r i b u i s c e a n c h e a l l a p e r d i t a d e l l a s e n s i b i l i t à

articolare(deafferentazioni dei meccanorecettori periferici).

La propriocezione è la valutazione conscia e inconscia della posizione di

un'artticolazione nello spazio e nel tempo rispetto al corpo.(fig.29)

La cinestesia è la sensazione del movimento articolare o dell'acelerazione.

I segnali propriocettivi e quelli cinestesici vengono trasmessi al midollo spinale tramite

le vie afferenti sensitive.

Le risposte efferenti motorie conseguenti alle informazioni di natura sensitiva sono

definite controllo neuromuscolare.

Il ripristino del controllo neuromuscolare:

Gli atleti che hanno subito infortuni a carico delle articolazioni, mostrano deficit

propriocettivi, cinestesici e neuromuscolari

Gli atleti che presentano lassita articolare di natura congenita o acquisita hanno

ridotte capacità di percezione del movimento articolare e di posizione nello

spazio.

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Fig.29

Obiettivi importanti della riabilitazione neuromuscolare:

la sensibilità dei recettori periferici

la tensione muscolare

il grado e la velocità di attivazione muscolare

l'attivazione muscolare riflessa e l'attivazione muscolare discriminatoria

58

Capitolo 3

Dalla teoria alla pratica sul campo

Il terzo ed ultimo capitolo della presente, è caratterizzato dagli aspetti pratici, sul campo

legati al ruolo della Posturologia in ambito preventivo nelle attività sportive.

Il lavoro di allenatore, preparatore atletico, mi permette di seguire, allenare, e

collaborare con un pubblico vasto di persone, dal bambino, adolescente, all'adulto,

all'anziano.

Da circa tre anni collaboro, con una società di ginnastica artistica, la New Physical

Good 1,presso Caivano (Na), lavorando a stretto contatto con la Prof.ssa Luisa Di

Micco, allenatrice e tecnico federale del suddetto sport.

E' soprattutto importante la gestione della fatica dei piccoli atleti, in quanto sono

sottoposti ad un enorme impegno psico-fisico, dal momento che una bimba o un bimbo,

comincia un iter di allenamenti, che vanno dalle 3 alle 6 sedute settimanali, in base al

livello del club di appartenenza.

Parlando per comodità delle ginnaste della New Physical Good 1, svolgono programmi

e lavori diversi, chiaramente a seconda dell'età e della categoria di appartenenza.

Le più piccole, 6-7 anni, svolgono 3 allenamenti settimanali da 2 ore, mentre dagli 8

anni in su, età in cui si comincia a gareggiare, gli allenamenti diventano 5-6 da 3 ore

minimo.

Questo comporta, come detto poc'anzi, un enorme impegno psico-fisico per le bimbe.

59

Lo sforzo non è solo dell'atleta, ma anche della famiglia che deve gestire e organizzare

gli spostamenti e tutto il resto della vita extra della palestra della propria figlia.

E' uno sport che prevede competizioni individuali e a squadre, e il lavoro è chiaramente

individualizzato per caratteristiche e qualità delle singole atlete.

Questo comporta anche una difficoltà nella distribuzione dei carichi di lavoro

Per quanto concerne la preparazione, parlando delle allieve, il lavoro è focalizzato

appunto sulla preparazione fisica, cioè la costruzione di elementi e del lavoro di

base,ossia i fondamentali tecnici per ogni attrezzo.

Il periodo migliore di allenamento, per questo tipo di atlete, è sempre quello estivo,

perché per alcuni mesi non frequentano la scuola, e quindi possono aumentare le ore di

allenamento, e sono anche più riposate, potendosi concentrare di più su questa attività,

quindi dedicarsi allo studio dei nuovi elementi e consolidarli, per poi inserirli nella

composizione di esercizi di maggior valore.

La preparazione dell'atleta alla gara è molto individualizzata. E' altrettanto importante

mantenere la mente della ginnasta libera dalla preoccupazione della gara con vari

accorgimenti che noi allenatori, e preparatori decidiamo in base alla nostra esperienza.

Con le ginnaste junior e senior di alto livello le cose sono ben diverse. Le ore

settimanali di allenamento passano da 15/18 delle allieve, alle 32/35. La distribuzione

del lavoro è su tre giorni di allenamento con doppia seduta, e tre con seduta singola. Da

qui si evince la dedizione che hanno le ragazze verso questo sport. I carichi di lavoro

chiaramente sono maggiori rispetto alle atlete più piccole, pertanto la programmazioni

dei carichi di lavoro e di riposo è dettata dal calendario ginnico.

60

Nell'avviare i soggetti in età evolutiva alla pratica di una qualsiasi attività motoria, è

indispensabile che i programmi di allenamento rispettino le caratteristiche morfologiche

e funzionali dei piccoli sportivi interessati. In generale, tali programmi dovranno in

maniera preponderante essere dedicati al miglioramento di tutte le qualità fisiche del

soggetto, dando però maggior spazio all'apprendimento delle tecniche sportive ed

all'incremento delle qualità fisiche non necessariamente allenabili attraverso elevati

carichi di lavoro. Si tratta pertanto di migliorare in particolare la destrezza, la rapidità di

esecuzione, la mobilità articolare; in dose giusta le doti di resistenza organica, mentre le

qualità relative alla forza muscolare (forza massimale, forza resistente ed esplosiva)

possono essere potenziate più in là nel tempo, a sviluppo puberale avvenuto. Requisito

fondamentale in età giovanile è la "multilateralità" del programma di allenamento, il cui

scopo principale deve essere sempre quello di ottenere un miglioramento globale di tutte

le qualità fisiche così da consentire al ragazzo una maggiore duttilità e la possibilità nel

tempo di margini di miglioramento più ampi. L'esercizio fisico deve essere organizzato

e strutturato come "allenamento sportivo" attraverso il quale i ragazzi

possano apprendere una elevata quantità di movimenti. Qualunque sport pratichi, il

ragazzo sportivo non deve svolgere un'attività di allenamento "unilaterale" intesa a

incrementare una sola qualità fisica. Al contrario, un allenamento "multilaterale"

favorisce lo sviluppo parallelo e contemporaneo delle qualità psicofisiche allenabili nel

ragazzo in quanto utilizza esercitazioni varie, alternate e polivalenti.

Pertanto la multilateralità del processo di allenamento deve essere il principio

informatore dell'allenamento in età giovanile.(fig.30)

I bambini che vengono avvicinati precocemente allo sport agonistico vengono anche

61

educati al ricorso a gesti stereotipati (quelli appunto specialistici e specifici) limitando

così il pervenire ad un vissuto motorio esperienziale che sviluppi un programma di

risposte automatiche ricco e diversificato. Ciò favorisce, sia nell’attività sportiva che

nello stile di vita, una condotta motoria rigida e limitata che favorisce

l’iperprogrammazione di alcune catene muscolari a danno di altre. In molte società

sportive gli allenatori e i rieducatori non sono sufficientemente preparati o aggiornati.

Spesso privi di un percorso accademico-formativo adeguato, non hanno la conoscenza

di principi scientifici essenziali, quali quelli della corretta morfologia, delle leggi di

sviluppo osseo, muscolare e articolare che sottendono alla corretta strutturazione della

postura e all’equilibrio delle catene muscolari. Ignari e inconsapevoli, molti allenatori

spingono i loro atleti ad una pratica esasperata nei ritmi e nel carico, sempre più precoce

e comunque non adeguata alle condizioni biomeccaniche, di sviluppo, morfologico o,

comunque, psicofisico dei soggetti praticanti.

Gli effetti di una preparazione sportiva o di un percorso rieducativo non sempre portano

ai risultati tanto decantati, sia sul piano dei livelli di prestazione che su quelli del tanto

atteso benessere.

Non sono infatti rari atleti che vedono bloccata o regredita la loro prestazione a causa di

problematiche morfoposturali sviluppate per l’iperprogrammazione di alcune catene

muscolari a discapito di altre meno coinvolte nella ripetitività del gesto specifico

Ciò è ancora più grave quando le vittime sono piccoli atleti in via di sviluppo che sono

ancora vulnerabili e più soggetti a microtraumi nelle zone di crescita osseo-articolare.

Le sollecitazioni, determinate dalla ripetizione di sforzi e pressioni che affaticano

62

prevalentemente le stesse articolazioni, creano compensazioni muscolari sempre uguali

e determinano atteggiamenti scorretti e scompensi posturali.

All’esperienza ed alla sensibilità dell’istruttore è affidato, il criterio di scelta per

l’attuazione di programmi di allenamento gradualmente più impegnativi, sempre nel

rispetto delle caratteristiche psicofisiche individuali e del grado di maturazione

biologica del soggetto.

La ginnastica è uno sport duro, che necessita di allenamenti altrettanto duri ed intensi,

con impegno breve e massimale alternato da significativi recuperi, dove la muscolatura

è soggetta a forte ipertrofia in tutti i distretti.

Ciò che è più limitante è l'affaticamento legato alla resistenza muscolare locale più che

a quella metabolica generale.

E' quindi fondamentale il ruolo di noi preparatori nello scegliere la giusta mole di lavoro

per ogni singolo o singola atleta, al fine non sono di migliorare la performance sportiva,

ma soprattutto di mantenere intatto il giusto equilibrio psico-fisico

Fig.30

63

Casi clinici

Come esplicato nell'introduzione, ho avuto l'opportunità di seguire sul campo il

grande lavoro di uno dei pionieri della Posturologia moderna. Il Dott. Roberto Ruggiero

fisioterapista, Chiropratico, Posturologo e Tecnico Ortopedico specializzato, presso

l'Ortopedia Ruggiero, effettuato su diversi atleti in diverse discipline sportive

apprendendo numerose metodiche, tecniche nell'ambito della Posturologia che non

solo migliorano l'efficienza sia fisica che psichica del paziente o dell'atleta in questione,

ma che fungono da linfa alla mia grande voglia di apprendimento, conoscenza in

quest'ambito, e divulgare quanto appreso,da uno dei massimi esponenti di questa branca

della Medicina alternativa, nella presente tesi, è per il sottoscritto motivo di grande

orgoglio.

Da mettere in risalto l'efficienza, competenza che da decenni l'Oropedia Ruggiero, mette

a diposizione nel campo della riabilitazione, delle disabilità, delle autonomie, con

Staff di professionisti e Dottori all'altezza che svolgono il proprio compito con

professionalità seguendo i pazienti in tutto il percorso teurapetico.

Caso Clinico 1

Sciatore Agonista Maschio: 32 anni, ha riportato un trauma del ginocchio durante

l'attività sportiva

64

Meccanismo del trauma: Iper-estensione del ginocchio con conseguente trattura di tibia

e perone.

Pochi giorni dpo il trauma, intervento di riduzione e fissazione metallica.

Successivamente sottoposto a 6 mesi di riabilitazione (senza sport).

Il paziente tenta il ritorno allo sport: difficoltà di controllo nei movimenti e dolore

durante la corsa.

Inizia un secondo periodo di riabilitazione basato su un preciso programma di recupero

delle capacità funzionali sportive:

8 sessioni in acqua e 4 a terra

3 test isocinetici per valutare la forza di muscoli flessori ed estensori del ginochio

1 test soglia per valutare le capacità di endurance

Un recupero completo dell'attività sportiva, come avvenuto per l'atleta in questione,

è possibile monitorando differenti parametri.E' necessaria la valutazione clinica e un

programma di riabilitazione personalizzato.

E'altrettanto fondamentale quindi, valutare l'efficacia di un progetto di recupero

funzionale che prevede sedute di riabilitazione sul campo rispetto ai protocolli

riabilitativi tradizionali, effettuati in piscina o palestra. Dopo un infortunio è necessario

stabilire un programma di riabilitazione motoria che non porti solo al recupero

dall'infortunio stesso, ma anche alla risocializzazione nel contesto di origine. E'

necessario discutere i processi decisionali con il paziente e seguire un protocollo ad

obiettivi.

65

Per un buon recupero sono fondamentali compliance terapeutica, e l'importanza della

relazione fra paziente e terapista.

Il paziente è attualmente prossimo al ritorno allo sport.

Caso Clinico colletivo

57 Pazienti che dopo un infortunio hanno effettuato le cure fisioterapiche di protocllo.

35 Pazienti hanno svolto l'ultima parte del programma riabilitativo sul campo

effettuando in media 6-7 sedute.

Il ciclo di sedute era stato proposto in base a considerazioni cliniche (visita),

funzionali(test isocinetico), metaboliche (test soglia).

In base ai test veniva personalizzato l'allenamento, monitorati i cambiamenti per

prevenire sovraccarico e ridurre i rischi di recidiva di infortunio.

Durante la riabilitazione su campo veniva utilizzato cardiofrequenzimetro per

controllare la frequenza cardiaca effettivamente allenannte (seguendo i risultati del test

di soglia)

I pazienti che hanno continuato la riabilitazione su campo, mostravano un grado di

soddisfazione soggettivamente maggiore e risultati clinici e funzionali oggettivamente

migliori rispetto al gruppo controllo. Il campo rappresenta quindi una novità soprattutto

per i non atleti.

L'utilizzo del cardiofrequenzimetro e la misurazione dell'acido lattico permette di

monitorare l'impegno metabolico, la risposta cardiaca e muscolare agli esercizi proposti.

Ciò permette di ottenere un recupero funzionale e psicologico migliore per ogni

tipologia di paziente.

66

Conclusioni

Il presente lavoro, redatto con grande attenzione, dal sottoscritto

coadiuvato dal Prof. Gaetano Agliata, ha dato a me la possibilità in modo serio,

stimolante e con successo la possibilità di continuare a coltivare la mia passione per la

Posturologia , ma soprattutto applicata allo sport. La tesi stessa funge da linfa per la mia

crescita culturale e allo stesso tempo professionale.

Immagazzinare e poi applicare i saperi e le conoscenze acquisite, sul campo, nella realtà

vera propria, aiutare, diffondere la cultura del vivere bene, diventa giorno dopo giorno

sempre più la mia ''missione''.

Dopo aver analizzato i principi generali della Posturologia,con uno sguardo importante

sull' anatomia, i punti cardine di un adeguato allenamento, con un l'approccio

preventivo, riabilitativo per e atleti e non, è di rilevanza notevole, ripetere, ricordare,

trasferire più che mai l'importanza di un corretto stile di vita a 360°, attraverso

campagne di sensibilizzazione, che coinvolgano, educhino, ma che soprattutto

informino la società e nello specifico.

Uno dei più importanti compiti di noi allenatori, esperti e medici è far si, che tutto ciò di

cui sopra, venga trasferito a tutti, ai piccoli atleti e non,abbassando i fattori di rischio,

innalzando e promuovendo il concetto di salute, al fine di rendere la loro crescita, la

postura, lo sviluppo e l'accrescimento ,verso l'età adulta, più sicura e salutare possibile.

La tesi stessa vuole essere una guida ed uno stimolo ad analizzare le problematiche dei

soggetti, e attivare un percorso di prevenzione parallelo all' apprendimento tecnico

67

specifico dello sport di appartenenza dell' atleta in questione, per prevenire stabilmente i

traumi da carico iterativo.

L'incidenza dei traumi da errori posturali già in età giovanile, ha un influenza enorme

nel mondo dello sport e l'aspetto preventivo e sempre più importante.

La riprogrammazione posturale permette all'atleta di costruire una postura funzionale in

modo tale che egli stesso sia in grado di utilizzare al meglio il proprio potenziale.

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Ringraziamenti

Per il presente lavoro desidero innanzitutto ringraziare il Prof.Gaetano Agliata, docente

di Posturologia e relatore della tesi stessa, che mi ha trasmesso , aiutato e contribuito

ad accrescere la mia propensione ad approfondire gli argomenti di sudetto campo

Lo ringrazio inoltre per la disponibiltà e i consigli riguardanti la stesura della presente.

Ringrazio in modo particolare la Prof.ssa Luisa di Micco allenatrice di ginnastica

artisticae responsabile dell'impianto sportivo New Physical Good1con la quale ho il

piacere e l'onore di collaborare in qualità di allenatore da circa quattro anni.

Ringrazio piccole atlete e gli atleti di Ginnastica artistica della New Physical Good, dei

quali sono preparatore.

Grazie al Dott.Sebastiano Pellecchia, WPPA Sport Director.

Ringrazio infinitamente il Dott. Roberto Ruggiero e la Dott.ssa Elvira Castaldo per la

disponibiltà e la professionalità che mi hanno trasmesso, li ringrazio per la grande

umanità che contraddisitngue il loro operato.

Ringrazio lo staff tutto dell'Ortopedia Ruggiero.

Ringrazio i miei più cari amici.

Infine un grandissimo grazie alla mia famiglia, e in particolare ai miei nonni, che mi

hanno supportato nel corso di questi anni di percorso studi, quando non sono mancate le

difficoltà legate alle fatiche lavorative da conciliare con lo studio.

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Bibliografia

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Basmajian J, L'esercizio Terapeutico, Società Editrice Piccin Padova, 2001.

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Harre D, Teoria dell'allenamento. Indicazione di una metodica generale di allenamento,

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Rossi, Borgogni, Piccioni. I mondi dello sport. Ed. Bruno Mondadori, Milano 2006.

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''http://www.fisioterapiamule.it/pdf/postura.pdf''

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