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UOTIDIA ODISICILIA La sanità che non funziona si trova...

Date post: 15-Feb-2019
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QdS .it UOTIDIA ODISICILIA Al medico viene inces- santemente richiesto di mi- gliorare la qualità delle prestazioni, ridurre i tempi di attesa, diminuire i costi. Il medico ha al centro del suo ruolo il benessere del- l'uomo e la sua salute, ne ha la responsabilità morale e di fronte alla legge, dal conce- pimento al fine vita. Al me- dico viene chiesto di alleviare il dolore e il disa- gio delle condizioni del pa- ziente e, pertanto, ha l'obbligo di essere costante- mente aggiornato per ga- rantire al meglio la sua competenza professionale. Il medico ha l'obbligo di seguire i protocolli scienti- fici e burocratici, anche quando la burocrazia di- venta ridondante e ne osta- cola il percorso. Il medico deve garantire la migliore assistenza sempre e comun- que, deve far fronte ad ogni emergenza e ad eventuali carenze. Il medico non si usura mai, non ha età, condizione psico-fisica, il me- dico è sempre lu- cido, sempre efficiente, non ha orario di lavoro ma raggiungimento dell’obbiettivo, ma- gari non suo ma dell’ospedale per cui lavora. Il medico deve prima laurearsi, poi specializzarsi, poi sperare in una qual- che allocazione professionale, spesso precaria, per farsi stabilizzare. Il medico è sempre sotto esame, controllato nei modi e nei tempi nel suo lavoro. Noi medici che lottiamo per un posto di lavoro, per il rispetto del con- tratto collettivo nazionale, contro linee guida spesso inapplicabili, contro as- senza di personale e mezzi diagnostici, siamo facile bersaglio delle prime pa- gine dei giornali, comunque associati alla “malasanità”, che sia professio- nale o affaristica o di presunti privi- legi. Insomma, siamo solo noi gli in- diziati del presunto sfascio? Siamo solo noi a far saltare i bilanci con i nostri sti- pendi? Siamo solo noi che sperperiamo de- naro pubblico per l’acquisto di farmaci e pre- sidi? Siamo solo noi ad essere in troppi e inefficienti? Siamo solo noi i colpevoli dell’emigrazione sanitaria? Siamo solo noi ad avere il privilegio e non il merito di un primariato? Siamo solo noi a vederci rinfacciata la libera professione, accusati di mercificare una… missione? No! non è così! Noi crediamo che siamo solo noi a tenere al Sistema sanitario nazionale accessibile a tutti, a proporre sacrifici alla nostra stessa categoria nel rispetto del “bene salute”. Noi che abbiamo perso più del 30% del valore dei no- stri stipendi negli ultimi 6 anni, noi che abbiamo coperto le carenze di or- ganico, regalando migliaia di ore di la- voro non retribuito, svolgendo funzioni superiori mai riconosciute, noi che ci adattiamo con quello che c’è e non possiamo accedere a quello che servirebbe davvero per fare una sanità di livello superiore, noi che in ospedali a volte fatiscenti abbiamo comunque garantito assistenza ai cittadini più svantaggiati che non possono permet- tersi i viaggi della speranza al nord, noi che di un diritto quale la libera professione ne abbiamo subito l’esclu- sione dall’offerta sanitaria a tutto van- taggio del privato. Noi della CIMO possiamo dire tutto questo, perché non abbiamo creduto alle sirene della riforma Bindi, perché abbiamo lottato contro la riforma Bal- duzzi, perché abbiamo a cuore il pa- ziente più di chiunque altro perché è Lui il vero nostro datore di lavoro, noi produciamo Salute, e, a dispetto di chi ha voluto trasformare l’ospedale in zzienda, non vendiamo prodotti com- merciali, noi siamo solo medici. Riccardo Giuseppe Spampinato segretario regionale CIMO “Siamo solo noi che sperperiamo denaro pubblico per l’acquisto di farmaci?” La sanità che non funziona si trova dietro i paraventi Il medico viene spesso visto come capro espiatorio, ma non è così: ecco perché La sicurezza degli operatori sani- tari, all'interno delle strutture pubbli- che e private soprattutto ospedaliere, rappresenta un tema di primaria im- portanza, non solo per i costi diretti, indiretti ed intangibili legati alla in- fortunistica ma anche e soprattutto per i concreti risvolti in tema di sicurezza delle cure. Non a caso il Decreto 106/09 estende il concetto di sicu- rezza verso "terzi" con la finalità di garantire ad un lavoratore idonee con- dizioni di salute e di sicurezza ridu- cendo l’esposizione al rischio lavorativo e, di conseguenza, anche l'esposizione del paziente al cosid- detto "rischio clinico”. Se, infatti, per rischio clinico intendiamo la probabi- lità che un paziente sia vittima di un evento avverso nelle strutture sanita- rie, per rischio lavorativo intendiamo la probabilità che un lavoratore sia vittima di un danno nel luogo di la- voro. La stretta correlazione tra paziente e lavoratore è legata al fatto che l'au- mento del rischio lavorativo, per le cause più diverse (stress psicosociale, rischio chimico, fisico, biologico, ecc.), aumenta le probabilità di rischio nella sicurezza delle cure in quanto il sanitario potrebbe causare un evento avverso a danno del paziente per omissioni, errori, difetti, violazioni le- gati alle proprie non perfette condi- zioni psico-fisiche. Ovviamente, sia che il danno interessi l'operatore sani- tario o il paziente, le cause immediate sono frutto delle condizioni lavorative legate al surmenage o alla carenza di risorse umane, o alla cattiva manuten- zione delle strutture e tecnologie, o alla mancata sicurezza delle stesse, ecc. In altre parole la gestione delle ri- sorse e l'organizzazione dei servizi as- sume una rilevanza assoluta e la stessa FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere) ha ricono- sciuto che l'85% degli eventi avversi sono legati all'organizzazione e solo il 15% agli errori umani. Occorre, quindi, garantire la sicurezza delle cure e degli operatori sanitari imple- mentando un sistema di gestione della sicurezza intesa come l'insieme di personale, risorse, politiche e proce- dure che interagiscono in modo orga- nizzato per assicurare che un compito assegnato è svolto, ovvero per rag- giungere e mantenere uno specifico obiettivo e risultato. In via prelimi- nare occorre, ovviamente, analizzare il contesto della struttura sanitaria in- teressata. Una volta analizzato il con- testo occorre, successivamente, pianificare gli interventi. In fase pre- liminare, sviluppare la politica azien- dale rivolta alla sicurezza delle cure e degli operatori; obiettivi, questi, che dovrebbero rientrare nella mission e vision aziendale. Occorre, soprat- tutto, sviluppare il consenso tra tutto il personale dipen- dente nel perse- guire le politiche tese alla sicurezza, avendo piena co- noscenza dei rischi ma anche dei pro- pri diritti e doveri ad esso legati. Segue la fase di identificazione, attra- verso l'analisi dei luoghi di lavoro, delle mansioni e delle attività che si svolgono in ogni singolo reparto/ser- vizio della struttura interessata. Da qui la fase progettuale che, attraverso la predisposizione di check list, defi- nisce gli standard di riferimento ed i relativi livelli di rischio. Infine la fase operativa finalizzata all'analisi dei ri- schi ed incarichi, alla pianificazione degli interventi ed alla gestione delle scadenze. A questo punto occorre dettagliare le principali aree di intervento. Ad esempio, all'in- terno di una struttura ospeda- liera, le "aree sensibili" inte- ressano l'edili- zia, le tecnologie elet- tromedicali, i ri- schi elettrici, chimici, fisici, biologici, acu- stici, la gestione dei rifiuti, la gestione dei farmaci e antiblastici, i sistemi di trasporto, le radiazioni ionizzanti, la movimenta- zione manuale dei carichi, l'organiz- zazione del lavoro con verifica del be- nessere organizzativo, la sorveglianza sanitaria, fino alla gestione delle emergenze e maxiemergenza ad ini- ziare dai piani di evacuazione ed al piano antiincendio. Altro ruolo im- portante è assunto dalla formazione del personale dipendente che non deve essere finalizzato solo alla for- mazione continua o all'addestramento o al mantenimento delle competenze ma deve riguardare un programma di inserimento del personale di nuova assunzione attraverso una fase di af- fiancamento al responsabile della struttura con funzioni di supervisore. Soprattutto occorre una formazione obbligatoria per tutto il personale se- condo quanto previsto dai D.L. 626/94 e 81/08. In particolare la for- mazione aziendale deve prevedere una fase formativa finalizzata alle procedure sia generali che dettagliate da utilizzare in casi di emergenza, una formazione base relativa al piano per le maxiemergenze in ambito ospeda- liero ed una formazione avanzata re- lativa al piano delle maxiemergenze con affidamento di specifiche respon- sabilità. Ovviamente occorre assicurare anche un piano di comunicazione per i lavoratori e, al tempo stesso, garan- tire l'istallazione di apposita segnale- tica nelle strutture e servizi sanitari con particolare riferimento ai sistemi di emergenza (allarmi antiincendio, primo soccorso, ecc.) ed agli agenti chimici e fisici (esplosioni, radiazioni, formaldeide, ossigeno, sostanze tossi- che, ecc.). In conclusione, abbiamo la consa- pevolezza di trovarci di fronte ad un problema serio ma non approfondito in modo compiuto nelle singole aziende sanitarie ed ospedaliere per- ché, probabilmente, i costi di gestione sono elevati ma forse soprattutto per- ché, in Italia, non vi è ancora una vera cultura sul rischio in ambito sanitario. Guido Quici vice presidente vicario CIMO PAGINA IN COLLABORAZIONE FRA CIMO E QDS PER LA CAMPAGNA ETICA RISORGIMENTO SICILIA © RIPRODUZIONE RISERVATA Il personale sanitario richiama l’attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. A destra Guido Quici Stretta correlazione tra pazienti e operatori sanitari Sicurezza negli ospedali: tante promesse, ma problema irrisolto Servizi: nell’85% dei casi gli eventi avversi sono legati all’organizzazione “Il medico non si usura mai, non ha età, condizione psico-fisica” “Il paziente è il nostro vero datore di lavoro, noi produciamo salute” Il depliant del congresso regionale Cimo, il 22 ottobre. A destra Riccardo Spampinato Occorre piena conoscenza dei rischi, ma anche dei diritti e dei doveri © RIPRODUZIONE RISERVATA
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QdS.itUOTIDIA ODISICILIA

Al medico viene inces-santemente richiesto di mi-gliorare la qualità delleprestazioni, ridurre i tempidi attesa, diminuire i costi.Il medico ha al centro delsuo ruolo il benessere del-l'uomo e la sua salute, ne hala responsabilità morale e difronte alla legge, dal conce-pimento al fine vita. Al me-dico viene chiesto dialleviare il dolore e il disa-gio delle condizioni del pa-ziente e, pertanto, hal'obbligo di essere costante-mente aggiornato per ga-rantire al meglio la suacompetenza professionale.

Il medico ha l'obbligo diseguire i protocolli scienti-fici e burocratici, anchequando la burocrazia di-venta ridondante e ne osta-cola il percorso. Il medicodeve garantire la migliore assistenzasempre e comun-que, deve farfronte ad ogniemergenza e adeventuali carenze.

Il medico non siusura mai, non haetà, condizionepsico-fisica, il me-dico è sempre lu-cido, sempreefficiente, non ha orario di lavoro maraggiungimento dell’obbiettivo, ma-gari non suo ma dell’ospedale per cuilavora.

Il medico deve prima laurearsi, poi

specializzarsi, poi sperare in una qual-che allocazione professionale, spesso

precaria, per farsi stabilizzare.Il medico è sempre sotto esame,

controllato nei modi e nei tempi nelsuo lavoro.

Noi medici che lottiamo per un

posto di lavoro, per il rispetto del con-tratto collettivo nazionale, contro linee

guida spesso inapplicabili, contro as-senza di personale e mezzi diagnostici,siamo facile bersaglio delle prime pa-gine dei giornali, comunque associatialla “malasanità”, che sia professio-

nale o affaristica o di presunti privi-legi. Insomma, siamo solo noi gli in-diziati del presunto sfascio? Siamo

solo noi a farsaltare i bilancicon i nostri sti-pendi? Siamosolo noi chesperperiamo de-naro pubblicoper l’acquisto difarmaci e pre-sidi? Siamo solonoi ad essere in

troppi e inefficienti? Siamo solo noi icolpevoli dell’emigrazione sanitaria?Siamo solo noi ad avere il privilegio enon il merito di un primariato? Siamo

solo noi a vederci rinfacciata la liberaprofessione, accusati di mercificareuna… missione? No! non è così!

Noi crediamo che siamo solo noi atenere al Sistema sanitario nazionaleaccessibile a tutti, a proporre sacrificialla nostra stessa categoria nel rispettodel “bene salute”. Noi che abbiamoperso più del 30% del valore dei no-stri stipendi negli ultimi 6 anni, noiche abbiamo coperto le carenze di or-ganico, regalando migliaia di ore di la-voro non retribuito, svolgendofunzioni superiori mai riconosciute,noi che ci adattiamo con quello che c’èe non possiamo accedere a quello cheservirebbe davvero per fare una sanitàdi livello superiore, noi che in ospedalia volte fatiscenti abbiamo comunquegarantito assistenza ai cittadini piùsvantaggiati che non possono permet-tersi i viaggi della speranza al nord,noi che di un diritto quale la liberaprofessione ne abbiamo subito l’esclu-sione dall’offerta sanitaria a tutto van-taggio del privato.

Noi della CIMO possiamo dire tuttoquesto, perché non abbiamo credutoalle sirene della riforma Bindi, perchéabbiamo lottato contro la riforma Bal-duzzi, perché abbiamo a cuore il pa-ziente più di chiunque altro perché èLui il vero nostro datore di lavoro, noiproduciamo Salute, e, a dispetto di chiha voluto trasformare l’ospedale inzzienda, non vendiamo prodotti com-merciali, noi siamo solo medici.

Riccardo Giuseppe Spampinatosegretario regionale CIMO

“Siamo solo noi chesperperiamo denaro

pubblico perl’acquisto di farmaci?”

La sanità che non funzionasi trova dietro i paraventi

Il medico viene spesso visto come capro espiatorio, ma non è così: ecco perché

La sicurezza degli operatori sani-tari, all'interno delle strutture pubbli-che e private soprattutto ospedaliere,rappresenta un tema di primaria im-portanza, non solo per i costi diretti,indiretti ed intangibili legati alla in-fortunistica ma anche e soprattutto peri concreti risvolti in tema di sicurezzadelle cure. Non a caso il Decreto106/09 estende il concetto di sicu-rezza verso "terzi" con la finalità digarantire ad un lavoratore idonee con-dizioni di salute e di sicurezza ridu-cendo l’esposizione al rischiolavorativo e, di conseguenza, anchel'esposizione del paziente al cosid-detto "rischio clinico”. Se, infatti, perrischio clinico intendiamo la probabi-lità che un paziente sia vittima di unevento avverso nelle strutture sanita-rie, per rischio lavorativo intendiamola probabilità che un lavoratore siavittima di un danno nel luogo di la-voro.

La stretta correlazione tra pazientee lavoratore è legata al fatto che l'au-mento del rischio lavorativo, per lecause più diverse (stress psicosociale,rischio chimico, fisico, biologico,ecc.), aumenta le probabilità di rischio

nella sicurezza delle cure in quanto ilsanitario potrebbe causare un eventoavverso a danno del paziente peromissioni, errori, difetti, violazioni le-gati alle proprie non perfette condi-zioni psico-fisiche. Ovviamente, siache il danno interessi l'operatore sani-tario o il paziente, le cause immediatesono frutto delle condizioni lavorativelegate al surmenage o alla carenza dirisorse umane, o alla cattiva manuten-zione delle strutture e tecnologie, oalla mancata sicurezza delle stesse,ecc.

In altre parole la gestione delle ri-sorse e l'organizzazione dei servizi as-sume una rilevanza assoluta e la stessaFIASO (Federazione Italiana AziendeSanitarie e Ospedaliere) ha ricono-sciuto che l'85% degli eventi avversisono legati all'organizzazione e solo il15% agli errori umani. Occorre,quindi, garantire la sicurezza dellecure e degli operatori sanitari imple-mentando un sistema di gestione dellasicurezza intesa come l'insieme dipersonale, risorse, politiche e proce-dure che interagiscono in modo orga-nizzato per assicurare che un compitoassegnato è svolto, ovvero per rag-

giungere e mantenere uno specificoobiettivo e risultato. In via prelimi-nare occorre, ovviamente, analizzareil contesto della struttura sanitaria in-teressata. Una volta analizzato il con-testo occorre, successivamente,pianificare gli interventi. In fase pre-liminare, sviluppare la politica azien-dale rivolta alla sicurezza delle cure edegli operatori;obiettivi, questi,che dovrebberorientrare nellamission e visionaziendale.

Occorre, soprat-tutto, sviluppare ilconsenso tra tuttoil personale dipen-dente nel perse-guire le politichetese alla sicurezza,avendo piena co-noscenza dei rischima anche dei pro-pri diritti e doveriad esso legati.Segue la fase di identificazione, attra-verso l'analisi dei luoghi di lavoro,delle mansioni e delle attività che si

svolgono in ogni singolo reparto/ser-vizio della struttura interessata. Daqui la fase progettuale che, attraversola predisposizione di check list, defi-nisce gli standard di riferimento ed irelativi livelli di rischio. Infine la faseoperativa finalizzata all'analisi dei ri-schi ed incarichi, alla pianificazionedegli interventi ed alla gestione dellescadenze.

A questopunto occorredettagliare leprincipali aree diintervento. Adesempio, all'in-terno di unastruttura ospeda-liera, le "areesensibili" inte-ressano l'edili-zia, letecnologie elet-tromedicali, i ri-schi elettrici,chimici, fisici,biologici, acu-stici, la gestione

dei rifiuti, la gestione dei farmaci eantiblastici, i sistemi di trasporto, leradiazioni ionizzanti, la movimenta-

zione manuale dei carichi, l'organiz-zazione del lavoro con verifica del be-nessere organizzativo, la sorveglianzasanitaria, fino alla gestione delleemergenze e maxiemergenza ad ini-ziare dai piani di evacuazione ed alpiano antiincendio. Altro ruolo im-portante è assunto dalla formazionedel personale dipendente che nondeve essere finalizzato solo alla for-mazione continua o all'addestramentoo al mantenimento delle competenzema deve riguardare un programma diinserimento del personale di nuovaassunzione attraverso una fase di af-fiancamento al responsabile dellastruttura con funzioni di supervisore.Soprattutto occorre una formazioneobbligatoria per tutto il personale se-condo quanto previsto dai D.L.626/94 e 81/08. In particolare la for-mazione aziendale deve prevedereuna fase formativa finalizzata alleprocedure sia generali che dettagliateda utilizzare in casi di emergenza, unaformazione base relativa al piano perle maxiemergenze in ambito ospeda-liero ed una formazione avanzata re-lativa al piano delle maxiemergenzecon affidamento di specifiche respon-sabilità.

Ovviamente occorre assicurareanche un piano di comunicazione peri lavoratori e, al tempo stesso, garan-tire l'istallazione di apposita segnale-tica nelle strutture e servizi sanitaricon particolare riferimento ai sistemidi emergenza (allarmi antiincendio,primo soccorso, ecc.) ed agli agentichimici e fisici (esplosioni, radiazioni,formaldeide, ossigeno, sostanze tossi-che, ecc.).

In conclusione, abbiamo la consa-pevolezza di trovarci di fronte ad unproblema serio ma non approfonditoin modo compiuto nelle singoleaziende sanitarie ed ospedaliere per-ché, probabilmente, i costi di gestionesono elevati ma forse soprattutto per-ché, in Italia, non vi è ancora una veracultura sul rischio in ambito sanitario.

Guido Quicivice presidente vicario CIMO

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Il personale sanitario richiama l’attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. A destra Guido Quici

Stretta correlazione tra pazienti e operatori sanitari

Sicurezza negli ospedali: tante promesse, ma problema irrisolto

Servizi: nell’85% deicasi gli eventi avversi

sono legatiall’organizzazione

“Il medico non siusura mai, non ha

età, condizionepsico-fisica”

“Il paziente è il nostrovero datore di lavoro,

noi produciamosalute”

Il depliant del congresso regionale Cimo, il 22 ottobre. A destra Riccardo Spampinato

Occorre pienaconoscenza dei rischi,ma anche dei diritti

e dei doveri

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