QdS.itUOTIDIA ODISICILIA
Al medico viene inces-santemente richiesto di mi-gliorare la qualità delleprestazioni, ridurre i tempidi attesa, diminuire i costi.Il medico ha al centro delsuo ruolo il benessere del-l'uomo e la sua salute, ne hala responsabilità morale e difronte alla legge, dal conce-pimento al fine vita. Al me-dico viene chiesto dialleviare il dolore e il disa-gio delle condizioni del pa-ziente e, pertanto, hal'obbligo di essere costante-mente aggiornato per ga-rantire al meglio la suacompetenza professionale.
Il medico ha l'obbligo diseguire i protocolli scienti-fici e burocratici, anchequando la burocrazia di-venta ridondante e ne osta-cola il percorso. Il medicodeve garantire la migliore assistenzasempre e comun-que, deve farfronte ad ogniemergenza e adeventuali carenze.
Il medico non siusura mai, non haetà, condizionepsico-fisica, il me-dico è sempre lu-cido, sempreefficiente, non ha orario di lavoro maraggiungimento dell’obbiettivo, ma-gari non suo ma dell’ospedale per cuilavora.
Il medico deve prima laurearsi, poi
specializzarsi, poi sperare in una qual-che allocazione professionale, spesso
precaria, per farsi stabilizzare.Il medico è sempre sotto esame,
controllato nei modi e nei tempi nelsuo lavoro.
Noi medici che lottiamo per un
posto di lavoro, per il rispetto del con-tratto collettivo nazionale, contro linee
guida spesso inapplicabili, contro as-senza di personale e mezzi diagnostici,siamo facile bersaglio delle prime pa-gine dei giornali, comunque associatialla “malasanità”, che sia professio-
nale o affaristica o di presunti privi-legi. Insomma, siamo solo noi gli in-diziati del presunto sfascio? Siamo
solo noi a farsaltare i bilancicon i nostri sti-pendi? Siamosolo noi chesperperiamo de-naro pubblicoper l’acquisto difarmaci e pre-sidi? Siamo solonoi ad essere in
troppi e inefficienti? Siamo solo noi icolpevoli dell’emigrazione sanitaria?Siamo solo noi ad avere il privilegio enon il merito di un primariato? Siamo
solo noi a vederci rinfacciata la liberaprofessione, accusati di mercificareuna… missione? No! non è così!
Noi crediamo che siamo solo noi atenere al Sistema sanitario nazionaleaccessibile a tutti, a proporre sacrificialla nostra stessa categoria nel rispettodel “bene salute”. Noi che abbiamoperso più del 30% del valore dei no-stri stipendi negli ultimi 6 anni, noiche abbiamo coperto le carenze di or-ganico, regalando migliaia di ore di la-voro non retribuito, svolgendofunzioni superiori mai riconosciute,noi che ci adattiamo con quello che c’èe non possiamo accedere a quello cheservirebbe davvero per fare una sanitàdi livello superiore, noi che in ospedalia volte fatiscenti abbiamo comunquegarantito assistenza ai cittadini piùsvantaggiati che non possono permet-tersi i viaggi della speranza al nord,noi che di un diritto quale la liberaprofessione ne abbiamo subito l’esclu-sione dall’offerta sanitaria a tutto van-taggio del privato.
Noi della CIMO possiamo dire tuttoquesto, perché non abbiamo credutoalle sirene della riforma Bindi, perchéabbiamo lottato contro la riforma Bal-duzzi, perché abbiamo a cuore il pa-ziente più di chiunque altro perché èLui il vero nostro datore di lavoro, noiproduciamo Salute, e, a dispetto di chiha voluto trasformare l’ospedale inzzienda, non vendiamo prodotti com-merciali, noi siamo solo medici.
Riccardo Giuseppe Spampinatosegretario regionale CIMO
“Siamo solo noi chesperperiamo denaro
pubblico perl’acquisto di farmaci?”
La sanità che non funzionasi trova dietro i paraventi
Il medico viene spesso visto come capro espiatorio, ma non è così: ecco perché
La sicurezza degli operatori sani-tari, all'interno delle strutture pubbli-che e private soprattutto ospedaliere,rappresenta un tema di primaria im-portanza, non solo per i costi diretti,indiretti ed intangibili legati alla in-fortunistica ma anche e soprattutto peri concreti risvolti in tema di sicurezzadelle cure. Non a caso il Decreto106/09 estende il concetto di sicu-rezza verso "terzi" con la finalità digarantire ad un lavoratore idonee con-dizioni di salute e di sicurezza ridu-cendo l’esposizione al rischiolavorativo e, di conseguenza, anchel'esposizione del paziente al cosid-detto "rischio clinico”. Se, infatti, perrischio clinico intendiamo la probabi-lità che un paziente sia vittima di unevento avverso nelle strutture sanita-rie, per rischio lavorativo intendiamola probabilità che un lavoratore siavittima di un danno nel luogo di la-voro.
La stretta correlazione tra pazientee lavoratore è legata al fatto che l'au-mento del rischio lavorativo, per lecause più diverse (stress psicosociale,rischio chimico, fisico, biologico,ecc.), aumenta le probabilità di rischio
nella sicurezza delle cure in quanto ilsanitario potrebbe causare un eventoavverso a danno del paziente peromissioni, errori, difetti, violazioni le-gati alle proprie non perfette condi-zioni psico-fisiche. Ovviamente, siache il danno interessi l'operatore sani-tario o il paziente, le cause immediatesono frutto delle condizioni lavorativelegate al surmenage o alla carenza dirisorse umane, o alla cattiva manuten-zione delle strutture e tecnologie, oalla mancata sicurezza delle stesse,ecc.
In altre parole la gestione delle ri-sorse e l'organizzazione dei servizi as-sume una rilevanza assoluta e la stessaFIASO (Federazione Italiana AziendeSanitarie e Ospedaliere) ha ricono-sciuto che l'85% degli eventi avversisono legati all'organizzazione e solo il15% agli errori umani. Occorre,quindi, garantire la sicurezza dellecure e degli operatori sanitari imple-mentando un sistema di gestione dellasicurezza intesa come l'insieme dipersonale, risorse, politiche e proce-dure che interagiscono in modo orga-nizzato per assicurare che un compitoassegnato è svolto, ovvero per rag-
giungere e mantenere uno specificoobiettivo e risultato. In via prelimi-nare occorre, ovviamente, analizzareil contesto della struttura sanitaria in-teressata. Una volta analizzato il con-testo occorre, successivamente,pianificare gli interventi. In fase pre-liminare, sviluppare la politica azien-dale rivolta alla sicurezza delle cure edegli operatori;obiettivi, questi,che dovrebberorientrare nellamission e visionaziendale.
Occorre, soprat-tutto, sviluppare ilconsenso tra tuttoil personale dipen-dente nel perse-guire le politichetese alla sicurezza,avendo piena co-noscenza dei rischima anche dei pro-pri diritti e doveriad esso legati.Segue la fase di identificazione, attra-verso l'analisi dei luoghi di lavoro,delle mansioni e delle attività che si
svolgono in ogni singolo reparto/ser-vizio della struttura interessata. Daqui la fase progettuale che, attraversola predisposizione di check list, defi-nisce gli standard di riferimento ed irelativi livelli di rischio. Infine la faseoperativa finalizzata all'analisi dei ri-schi ed incarichi, alla pianificazionedegli interventi ed alla gestione dellescadenze.
A questopunto occorredettagliare leprincipali aree diintervento. Adesempio, all'in-terno di unastruttura ospeda-liera, le "areesensibili" inte-ressano l'edili-zia, letecnologie elet-tromedicali, i ri-schi elettrici,chimici, fisici,biologici, acu-stici, la gestione
dei rifiuti, la gestione dei farmaci eantiblastici, i sistemi di trasporto, leradiazioni ionizzanti, la movimenta-
zione manuale dei carichi, l'organiz-zazione del lavoro con verifica del be-nessere organizzativo, la sorveglianzasanitaria, fino alla gestione delleemergenze e maxiemergenza ad ini-ziare dai piani di evacuazione ed alpiano antiincendio. Altro ruolo im-portante è assunto dalla formazionedel personale dipendente che nondeve essere finalizzato solo alla for-mazione continua o all'addestramentoo al mantenimento delle competenzema deve riguardare un programma diinserimento del personale di nuovaassunzione attraverso una fase di af-fiancamento al responsabile dellastruttura con funzioni di supervisore.Soprattutto occorre una formazioneobbligatoria per tutto il personale se-condo quanto previsto dai D.L.626/94 e 81/08. In particolare la for-mazione aziendale deve prevedereuna fase formativa finalizzata alleprocedure sia generali che dettagliateda utilizzare in casi di emergenza, unaformazione base relativa al piano perle maxiemergenze in ambito ospeda-liero ed una formazione avanzata re-lativa al piano delle maxiemergenzecon affidamento di specifiche respon-sabilità.
Ovviamente occorre assicurareanche un piano di comunicazione peri lavoratori e, al tempo stesso, garan-tire l'istallazione di apposita segnale-tica nelle strutture e servizi sanitaricon particolare riferimento ai sistemidi emergenza (allarmi antiincendio,primo soccorso, ecc.) ed agli agentichimici e fisici (esplosioni, radiazioni,formaldeide, ossigeno, sostanze tossi-che, ecc.).
In conclusione, abbiamo la consa-pevolezza di trovarci di fronte ad unproblema serio ma non approfonditoin modo compiuto nelle singoleaziende sanitarie ed ospedaliere per-ché, probabilmente, i costi di gestionesono elevati ma forse soprattutto per-ché, in Italia, non vi è ancora una veracultura sul rischio in ambito sanitario.
Guido Quicivice presidente vicario CIMO
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Il personale sanitario richiama l’attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. A destra Guido Quici
Stretta correlazione tra pazienti e operatori sanitari
Sicurezza negli ospedali: tante promesse, ma problema irrisolto
Servizi: nell’85% deicasi gli eventi avversi
sono legatiall’organizzazione
“Il medico non siusura mai, non ha
età, condizionepsico-fisica”
“Il paziente è il nostrovero datore di lavoro,
noi produciamosalute”
Il depliant del congresso regionale Cimo, il 22 ottobre. A destra Riccardo Spampinato
Occorre pienaconoscenza dei rischi,ma anche dei diritti
e dei doveri
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