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valdichiana - Terre di Siena · La Val di Chiana ha confini sfumati come la lievità delle sue...

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val di chiana
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val di chiana

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L’AGENZIA PER IL TURISMO CHIANCIANO TERME VAL DI CHIANATI DA IL BENVENUTONELLE TERRE DI SIENA

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Terre di Siena

val di chiana

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val di chiana: rapsodia in blu delle terre di siena

ospitale, fin dalla preistoria

porsenna e santa mustiola, leggende chiusine

il medioevo in val di chiana: tra mito e leggenda

il poliziano e la perla del ‘500

il demone rosso di sarteano

la madonna alla “maniera” senese

la lunga tradizione dei mezzadri

le terme, il cinema, i personaggi: la val di chiana al centro del mondo

acque antiche, nuovissime terme

“città” val di chiana

cetona, chianciano terme, chiusi, montepulciano, san casciano dei bagni,

sarteano, sinalunga, torrita di siena, trequanda

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Terre di Siena

firenze

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Radda in Chianti

Gaiole in ChiantiCastellina in ChiantiPoggibonsi

San Gimignano

Colle di Val d’Elsa

Monteriggioni

Casole d’Elsa

Radicondoli

ChiusdinoMonticiano

Sovicille

SienaCastelnuovo Berardenga

Rapolano Terme

Monteroni d’ArbiaAsciano

Sinalunga

Trequanda

Torrita di Siena

San Giovanni d’AssoBuonconvento

Murlo

Montalcino

Castiglione d’Orcia

San Quirico d’OrciaPienza

Montepulciano

Chianciano TermeChiusi

Cetona

Sarteano

San Casciano dei Bagni

RadicofaniAbbadia San Salvatore

Piancastagnaio

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Quasi al di là della Chiana si riuniscono insieme presso i bagni. (Plinio)

La Val di Chiana dipinta da Leonardo da Vinci. Riprodotta grazie al consenso rilasciato da Sua Maestà la Regina Elisabetta II.

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La Val di Chiana ha confini sfumati come la lievità delle sue albe, come il rosseggiare dei suoi tramonti, che si riflettono nel mare immoto delle Crete, nelle biancane di raro fascino, negli orridi dell’Orcia, che baluginano sugli specchi d’acqua di Chiusi e Montepulciano, che s’inabissano nel mistero profondo della civiltà etrusca ad esplorare il labirinto di Porsenna, che rimbalzano sulle asperità del Cetona e infine sgorgano vitali nelle fonti di Chianciano Terme e San Casciano dei Bagni. Visitarla significa entrare in sintonia con il suo diapason che, come in una partitura sensoriale, fa vibrare tutti gli accordi: da quelli della storia, che sfuma nella leggenda e nel mistero della civiltà etrusca, che innerva di sé tutto il territorio, a quelli del piacere che si fa benessere nelle miracolose acque di Chianciano Terme, di Montepulciano e di San Casciano dei Bagni, e godimento goloso, nei grandi vini di Montepulciano, nelle suggestioni gastronomiche di Sinalunga, nell’olio extravergine di oliva di Trequanda. Da quelli del bello, che si sostanzia nel paesaggio e nelle architetture di Sarteano, di Torrita di Siena, e nell’aristocratica ruralità di Cetona; a quelli del mito sospeso tra la naturalità dell’oasi di Chiusi, la straniante severità del Monte Cetona e l’armonia totale del vivere, che è il tratto caratteristico di questo territorio. Pensate al mito di Porsenna, il re etrusco che osò sfidare Roma battendola; di lui ci restano leggende e concretezze. Pensate ad Orazio, che cita Chianciano come le terme

val di chiana: rapsodia in blu delle terre di siena

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preferite dall’imperatore Augusto. Pensate all’abate di Cluny, che diventò più che prigioniero ospite di Ghino di Tacco, il signore e bandito gentiluomo di Radicofani. Pensate a Lorenzo il Magnifico, che affidò a Agnolo Ambrogini – il Poliziano - il compito di educare la sua principesca prole, e l’attrazione di questo poeta sulla dinastia medicea fu tale che la corte fiorentina elesse Montepulciano, il fulcro del rinascimento senese, a suo buen retiro. Ma pensate a epoche più recenti e a noi più prossime, con Gabriele D’Annunzio che qui concepisce l’Alcione, a Federico Fellini che a Chianciano concepisce e ambienta il suo assoluto capolavoro 8 e 1/2 pensate all’album di famiglia della Val di Chiana, che contempla fra Cetona e Sarteano premi Nobel e artisti di prima grandezza come ospiti fissi, perché qui si genera lo spirito e si rigenera il corpo. Come sia possibile è forse spiegato dal fatto che qui, più profondamente che altrove, lo spirito etrusco è residuato. La Val di Chiana in tutta al sua estensione, che unisce l’Umbria alla pianura laziale, tocca, oggi come allora, i centri maggiormente vitali e raffinati dell’epos etrusco. Nella porzione senese di questa terra degli antichi si è superfetata via via nei secoli un’ulteriore sapienza: prima agricola, poi artistica, poggiata su solidissime fondamenta d’acqua, che è l’elemento vitale per elezione. Questi tre elementi declinano la civiltà dell’essere bene, che può essere incarnata da una tagliata di Chianina, da un bicchiere di Nobile (il Redi nel suo Bacco in Toscana fin dal ‘600 lo celebra come il re dei vini), da un solitario passeggiare per i centri antichi, da un salutare tuffo nelle piscine termali o da un sorso d’acqua medicamentosa che restituisce vitalità. Oggi, tutto questo si traduce in ospitalità di altissimo livello, in occasioni d’incontro con un artigianato che perpetua antiche sapienze, con la lettura armonica del territorio. Ecco dove stanno i cromosomi dell’eccezionalità della Val di Chiana. Sono radici antropico-naturali che si sostanziano oggi in una vivibilità straordinaria per chi ha la fortuna di abitare questi luoghi e per chi da viaggiatore vi viene accolto. Sono una sorta di ecologia dello spirito illuminata dall’arcobaleno dei sensi. I colori sono i paesi della Val di Chiana, la sintesi è la nostra rapsodia in blu. Un blu etrusco.

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ospitale, fin dalla preistoriaLa Val di Chiana ci restituisce l’emozione di grotte abitate cinquantamila anni fa, visitabili ai piedi del Monte Cetona. Le cavità sotterranee, dentro il bosco fittissimo di Belverde, come anche l’Archeodromo, sempre nell’area di questa montagna - con la fedele ricostruzione di un villaggio dell’Età del Bronzo - non sono solo attrazioni naturali, ma la testimonianza di una scelta che risale a tempi lontanissimi: quella di vivere in un luogo invidiabile per ambiente, clima e posizione strategica. Valori che si tramandano dalla notte dei tempi e che hanno trovato conferma nella scelta, che molti fanno ancora oggi, di vivere per sempre in questo territorio.”

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Porsenna è il principe che sconfisse i Romani, come confermerebbe un passo delle Historiae di Tacito: “... quella sede che non poté violare Porsenna dopo la resa della città”. La leggenda vuole che sia stato sepolto in un maestoso mausoleo, contenente un intricato labirinto e con un contorno impressionante di oggetti preziosi: tra questi, migliaia di pulcini d’oro. Un labirinto sotterrano esiste davvero, ma in realtà è solo un antico acquedotto etrusco, visitabile nel sottosuolo di Chiusi. Altro personaggio leggendario, sempre a Chiusi, è Mustiola, dell’imperiale stirpe dei Claudi. Ebbe la sola colpa di diventare cristiana e per questo l’imperatore, suo zio, la fece imprigionare. Riuscì a fuggire e raggiunse le acque della Chiana nei pressi di Chiusi. Inseguita dai soldati, subito le brillò nella mente il pensiero di levarsi il mantello, di stenderlo sulle acque e di salirci sopra come su una sicura barchetta: un miracolo. Per questo, si dice che la notte del 3 luglio, sulle acque si possa vedere una striscia d’oro a ricordare che la santa passò sul lago tracciando una bionda strada.

porsenna e santa mustiola, leggende chiusine

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il medioevo in val di chiana:tra mito e leggendaIl medioevo della Val di Chiana permane, pur rimodellato e riletto dall’ineludibile scorrere del tempo, nelle sue pietre, nei suoi paesaggi, nei suoi miti. Lo mostrano castelli, rocche e pievi, che punteggiano colline dalle quali da secoli si trae alimento e ricchezza. L’originario corso d’acqua, cui la valle è intitolata – e che oggi è un sistema di canali - un tempo era invece un fiume, sfuggente e quasi irriducibile fin dal suo nome mutevole, sfociato in italiano, da molteplici dizioni latino-medievali, nel femminile “Chiana”. Sui teneri relitti dell’habitat medievale, che sono i Chiari di Chiusi e di Montepulciano, possiamo allora immaginarci di vedere rispecchiati i paesi e gli uomini che furono protagonisti del lungo periodo che chiamiamo medioevo, a partire dalla martire locale Mustiola, cui anche gli “stranieri” longobardi si affezionarono e che, con gli altri santi chiusini, si colloca all’aurora di tale periodo, quando Roma era ancora fulcro del suo vasto impero. A chiudere, invece, tale epoca, troviamo l’eroe Ghino di Tacco, reso romantico, e dunque gradito nei secoli, dalla sua testarda ribellione conservatrice contro la crescita delle istituzioni comunali di città; oppure, intento ad attaccare e contrastare gli eserciti e i mercanti cittadini, invasori della “sua” campagna, nelle terre di origine famigliare della Scialenga, verso Torrita, Asciano e Sinalunga.

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Novembre 1484: l’ambasceria dei Medici, inviata a Roma da Lorenzo il Magnifico per rendere omaggio al nuovo Pontefice Innocenzo III, fa tappa a Montepulciano. Sono giornate fredde e nebbiose di un inverno precoce, ma non per uno dei componenti della delegazione, il poeta angelo Poliziano, che ripercorre in lungo e in largo la città natale con febbrile curiosità e si entusiasma per un’opera d’arte innovativa: la tavola in terracotta. L’episodio è significativo per comprendere quello che accadrà a Montepulciano: la città è una sorta di avamposto verso i possedimenti senesi e pontifici, e come tale deve portare “segni” visibili ed inequivocabili dell’appartenenza fiorentina che si concretizzano in realizzazioni pittoriche, scultoree e architettoniche. Nasce così la Montepulciano del ‘500, che ancora oggi possiamo ammirare, da cui emerge l’affinità con l’ispirazione, il gusto del suo figlio più illustre, appunto Poliziano, anche se distante fisicamente e spiritualmente.

il poliziano e la perla del ‘500

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Un demone rosso, alla guida di un carro trainato da due leoni e due grifoni, campeggia sulla parete del corridoio della splendida tomba dipinta scoperta nella necropoli delle Pianacce a Sarteano. Si tratta di una figura enigmatica, che non trova confronti in Etruria, probabilmente una versione del tutto innovativa di Charun, il demone che, come il Caronte greco, accompagnava le anime nell’Oltretomba, o un demone finora ignoto. Sulle altre pareti della camera dominano enormi mostri dai vivacissimi colori: un serpente a tre teste con barba e cresta, e un ippocampo sul frontone di fondo, metafora marina del momento di passaggio al mondo dell’Aldilà. Oltre a queste creature due umanissimi ritratti sono dipinti nella parte finale del corridoio: sono i defunti, raffigurati nel banchetto che si svolge anch’esso nell’Ade, che si abbracciano in un gesto inconsueto di grande affetto. Lo straordinario ciclo pittorico, con colori conservati in maniera eccezionale, è una nuova e straordinaria testimonianza etrusca, già ricca di musei e tombe.

il demone rosso di sarteano

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L’Annunciazione del Beccafumi è uno dei capolavori di questo straordinario maestro, protagonista indiscusso del manierismo senese: grande l’intensità espressiva, accentuata dalle figure della Vergine e dell’Angelo, dal contrasto tra la luce crepuscolare, che si diffonde all’interno della casa della Madonna, e gli effetti della simbolica luce divina che illumina i volti dei due protagonisti. Di grande suggestione è anche il paesaggio lacustre che si apre sullo sfondo a rievocare scorci della campagna toscana. Se gli artisti fiorentini appaiono attratti dal macabro e da tematiche spesso molto crude, la maniera senese si caratterizza invece per modi più dolci e raffinati. E l’Annunciazione è a pieno titolo un capolavoro di questa scuola, che sorprendentemente si trova dentro una chiesetta di Sarteano. Una delle tante opere d’arte che non si trovano soltanto nei musei, e che ci raccontano di diverse epoche storiche. Uno dei mille volti, sempre bellissimi, della Val di Chiana.

la madonna alla “maniera” senese

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La memoria di un sistema sociale scomparso vive ancora nelle feste, nei prodotti della terra. Della tradizione mezzadrile resta viva la centralità del cibo, protagonista ancora oggi di tante celebrazioni, mentre una nuova organizzazione della produzione garantisce una qualità elevatissima in tutte le produzioni del territorio. Questa è la patria della Chianina, razza autoctona conosciuta e apprezzata fin dall’antichità, perfetta per la famosa bistecca fiorentina. Ma qui si produce anche il vino Nobile, custodito nelle cantine storiche di Montepulciano, e la cucina è ricca di contaminazioni di sapori provenienti dal Lazio, da Arezzo e dall’Umbria. Famosi i pici, pasta di grano duro lavorata a mano fino a farne una sorta di spaghetti di grande diametro e dalla forma irregolare. Oppure i pesci del lago di Chiusi che danno vita a ricette tradizionali come il brustico e il tegamaccio. Più volte premiati anche gli oli d’oliva di Trequanda e dintorni, tradizionalmente conservati negli orci di terracotta prodotti a Petroio, utilizzati anche a scopo ornamentale. E ancora ortaggi, frutta come la susina di Montepulciano, per rammentarci ancora una volta la straordinaria continuità di uno stile di vita.

la lunga tradizione dei mezzadri

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Le terme di Chianciano sono quelle del sogno felliniano, celebrate nel capolavoro 8 e 1/2, frequentate veramente dal famoso regista. Federico Fellini era un fedelissimo della “cura” e della Val di Chiana, allo stesso modo di Luigi Pirandello, premio Nobel, che a Chianciano ha ambientato due suoi racconti. Niente di diverso da quanto accade ancora oggi: lo stile di vita di questo territorio attrae ancora artisti e personaggi famosi che scelgono queste campagna o le numerose terme per viverci o magari sviluppare un’azienda agrituristica. Oppure, si continuano ad ambientarvi romanzi o a girare film famosi, nelle strade, nelle piazze dei centri storici o alle terme, continuando la tradizione felliniana: basti pensare al Paziente inglese, a Sogno di una notte di mezza estate oppure al recentissimo Non ti muovere, ambientato nelle terme prestigiose di San Casciano dei Bagni.

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le terme, il cinema, i personaggi: la val di chiana al centro del mondo

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Una rivista americana ha definito le terme di San Casciano dei Bagni “le più belle del mondo nel territorio più bello del mondo”. Appena rinnovate, sono la punta di diamante di un territorio che, intorno all’acqua, è cresciuto e si è sviluppato. E figlie dell’acqua sono anche le nuovissime Terme Sensoriali, a Chianciano Terme, un vero tempio termale che integra architettura, tecnologia e la tradizione della filosofia ayurvedica in un unico linguaggio declinato in venti trattamenti mirati al benessere secondo natura. Il Museo Archeologio delle Acque, a Chianciano Terme, ci testimonia già nel nome un legame con l’acqua termale che risale all’epoca etrusca, enfatizzata dalle terme romane, proseguita tra Medioevo e Rinascimento, e soprattutto con i fasti che hanno portato a Chianciano regine, capi di stato, uomini di cultura e di spettacolo, in quella che rimane una delle città termali più importanti d’Europa. Una tradizione confermata dalle Terme di Montepulciano, sempre più improntate al benessere. Ma l’acqua è l’elemento chiave, non solo per le terme: la Chiana era terra assediata dall’acqua, per la quale persino Leonardo da Vinci si cimentò in un progetto di bonifica. La palude iniziò a scomparire all’epoca del Granducato di Toscana, lasciando in eredità i chiari di Chiusi e Montepulciano, riportando la Val di Chiana all’originaria fertilità. E l’acqua scorreva nel sottosuolo di Chiusi, in un intricato acquedotto etrusco, nelle cisterne romane, e rimane protagonista di fontane e pozzi dei centri storici.

acque antiche, nuovissime terme

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Nelle città si sostanzia l’arcobaleno dei sensi. È dal comporsi di questi colori dello spirito e della natura che nasce la rapsodia in blu della Val di Chiana. Un circuito che si risolve in una quarantina di chilometri lungo un itinerario che tocca i nove centri maggiori di questo territori: Cetona, Chianciano Terme, Chiusi, Montepulciano, San Casciano dei Bagni, Sarteano, Sinalunga, Torrita di Siena, Trequanda. Conviene percorrerlo tutto. Quattro sono le possibili porte d’ingresso ci sono per la Val di Chiana senese: possiamo scegliere di entrarci da Nord calando dalle Crete; possiamo prenderla alle spalle venendo da Est e costeggiando prima il Trasimeno per poi scollinare in un lussureggiare d’oliveti; possiamo entrare da Ovest inerpicandoci lungo l’Orcia e poi da Sarteano cominciare a sentire l’aria dolce di questi luoghi così antichi da apparire sospesi nel tempo; possiamo infine arrivare da Sud lungo magari l’asse dell’Autosole, uscendo a Chiusi e il contrasto tra il ritmo esasperato del viaggio lungo l’autostrada e la quiete interiore che dà l’affrontare i primi collinari tornanti si amplifica fino a diventare stupore contemplativo, magari percorrendo la strada della Foce che da Montepulciano mena a San Quirico. È quella strada mille volte immortalata in show pubblicitari una rappresentazione esatta di come gli uomini abbiano costruito il paesaggio in un rispetto prospettico dei luoghi. Forse non molti lo sanno ma la Foce – divenuta parte dell’oleografia toscana – è stata “disegnata” su indicazioni di una signora americana che volle riprodotto lungo i tornanti bianchi un compendio vivo di tutto il paesaggio toscano. Il risultato è questo tranquillo toboga che sciorina cipressi e pini marittimi, casolari e campi in una perfetta sintesi del nostro bello.

“città” val di chiana

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cetona: lo smeraldo del tempo sospeso

È un luogo prima ancora che dello spazio del tempo: il tempo sospeso. Cetona protetta, più che aggrappata, al suo monte è delicata e intensa come lo smeraldo dei suoi boschi sincopati dalla verticalità dei cipressi, ombreggiati dai lecci, illeggiadriti dagli olivi. È stata eletta dall’intellighenzia europea a buen retiro perché qui c’è il respiro della storia che si manifesta imponente nella rocca che domina il borgo, ferrigna nel suo torrione, ma che si fa ectoplasmatica presenza sugli antichi selciati e nelle aree archeologiche. Imperdibile è quella di Belvedere che testimonia la remotissima origine di Cetona (peraltro ben documentata dal museo civico per la preistoria del Monte Cetona) e che accoglie il visitatore con una doppia suggestione: quella dei millenni e quella della natura ché l’area è un parco naturalistico-archeologico. Nel borgo antico, da vedere sono le chiese di San Michele e della Santa Trinità e a testimoniare l’antica nobiltà restano i palazzi che contornano piazza Garibaldi ed in particolare il Municipio. Girovagare tra i vicoli e inerpicarsi sui sentieri che aggrediscono il Cetona è una continua rigenerazione come se in questo atavico borgo tutto fosse fatto per armonizzare l’uomo con il creato. La linearità, severa quasi, delle architetture si fonde con la morbidezza degli orizzonti disegnati dai colli. Da Cetona si partono diversi itinerari che consentono l’esplorazione della Val di Chiana più rurale ed autentica. Anche qui come in tutto il resto del territorio s’incontra ottima gastronomia, ma di particolare pregio sono gli oli che vengono prodotti nel “contado”. Una bottiglia di extravergine da riflessi verdi intensi, dal profumo di prato, dal sapore che si fa da piccante a dolce è il miglior souvenir perché è davvero una spremuta di questo terroir. A conferma che Cetona è uno smeraldo.

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museo civico per la preistoria del monte cetona e parco archeologico naturalistico di belverdevia roma 37, t 0578 237632 [email protected]

Questo museo documenta le varie fasi del popolamento umano nel territorio circostante, a partire dal Paleolitico fino alla fine dell’età del Bronzo. Proprio nelle innumerevoli grotte presenti nell’area del Monte Cetona, infatti, sono stati rinvenuti molti reperti che testimoniano la presenza umana in questa zona già a partire dal Paleolitico medio (uomo di Neanderthal). I pezzi – tra i quali strumenti di pietra scheggiata e resti di animali cacciati - sono esposti seguendo un innovativo sistema didattico. Strettamente collegato al museo è il parco archeologico naturalistico di Belverde, dove sono localizzati e visitabili i principali insediamenti preistorici.

da vedere a Cetona. Oltre al piccolo borgo medievale, curato e graziosissimo, è d’obbligo un’escursione al parco archeologico e naturalistico del Monte Cetona, dove è possibile visitare le grotte che furono un importante insediamento dell’uomo di Neanderthal e l’Archeodromo, con una fedele ricostruzione di un villaggio preistorico. Ma tutta la montagna, in pratica, merita una visita accurata; magari inerpicandosi per uno dei mille sentieri che portano fino alla vetta (a quota 1148 metri), dalla quale si può abbracciare in uno sguardo tutta la val di Chiana.

ufficio informazioni: Piazza Garibaldi 63, t-fx 0578 239143 [email protected] www.cetona.org

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24 chianciano terme: la purezza del diamante d’acqua Preziosa, pura come le sue acque, caleidoscopica come le luci di un diamante per gli infiniti riflessi di vita che questa città sacra fin dagli etruschi ad Apollo Salutare regala ai suoi ospiti. Chianciano è oggi una stazione termale capace di declinare le cure idropiniche con un territorio di grande fascino, capace di offrire appuntamenti mondani e vivibilità remota, appartata com’è nel suo nucleo antico. Ha ricoperto la sua antica noblesse celebrando il capolavoro felliniano che qui fu dal grande maestro concepito: 8 1/2. È un sogno che narra con le distorsioni oniriche la vera identità di Chianciano: il luogo della rigenerazione. Ha una vicenda storica così densa da sembrare leggendaria. Abitata già dal neolitico fu per gli etruschi luogo sacro e importante stazione sulla via dei porti del tirreno, poi feudo longobardo e farolfingo (si deve all’alto Medioevo il toponimo Clancianum), infine contesa tra Firenze e Siena fu sottomessa da Cosimo I de’ Medici. Di queste sue antiche vestigia conserva il borgo antico (da non perdere il castello Manenti, il museo della Collegiata, la torre dell’Orologio, la Chiesa dell’Immacolata) ma soprattutto la vocazione termale che già Orazio canta consigliando le cure all’imperatore Augusto e che oggi è riassunta nell’interessantissimo museo civico-archeologico delle acque. Oggi è un centro di remise di importanza europea che accanto a strutture per il benessere di assoluta modernità conserva l’eleganza di una ospitalità diffusa, la raffinatezza di uno shopping ricco e peculiare fondato sul ricercato artigianato senese, la sapidità di una ristorazione di livello internazionale ma che origina da prodotti di questa terra in un’atmosfera in bilico tra contemporaneo e retrò che la fanno essere la capitale dell’essere bene.

da vedere a Chianciano Terme. Chianciano non è solo negozi, alberghi e parchi termali; la cittadina, nota ai più per essere diventata una località alla moda nel campo del benessere, ha anche una storia antichissima, che risale direttamente dalla civiltà etrusca. I ritrovamenti più interessanti e antichi, sono esposti nel ricchissimo museo archeologico, che tra l’altro – oltre a ricchissimi corredi funebri, trovati ancora intatti – vanta la collezione di canopi etruschi dipinti più ricca del mondo. Obbligatoria anche una visita al centro storico, con le sue piazzette e il dedalo ordinato dei vicoli.

ApT, Piazza Italia 67, t 0578 671122/3 fx 0578 63277 [email protected] www.terresiena.it www.chiancianotermeinfo.it

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museo civico archeologico delle acqueviale dante 80, t 0578 30471 [email protected]

Inaugurato nel 2002, seguendo criteri espositivi modernissimi, pone la cittadina - conosciuta fino ad oggi solo per la sua vocazione di luogo turistico - in primo piano nel panorama archeologico internazionale. La visita è articolata in sale ampie e con allestimenti molto originali; sono esposte ricostruzioni di tombe - tra le quali una principesca, con un corredo completo e intatto - splendidi vasi figurati etruschi e greci, il gigantesco frontone di un tempio, oltre a esemplari di oreficeria e preziosi bronzi. La collezione di canopi dipinti, inoltre, è la più ricca del mondo.

museo della collegiatavia solferino 38, t 0578 30378È piccolo e raccolto in poche sale, ma presenta ugualmente molti tesori che fanno parte del passato artistico di Chianciano Terme. Tra i tanti, un drammatico crocefisso della scuola di Duccio di Buoninsegna e una Madonna col Bambino, anch’esso di scuola senese del ‘300. Interessante, anche come documento storico, una tavola con un San Giovanni che sostiene fra le braccia Chianciano, com’era nel 1500.

Terme di Chianciano SpAVia delle roset 0578 68111 fx 0578 [email protected]

Sorgente Sant’Elena SpAViale della libertà 112t 0578 31141 fx 0578 [email protected]

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26chiusi: l’oro della miniera dei secoli

Chiusi è una miniera dell’oro delle percezioni. E questo senso ipogeo ce lo dà il labirinto di Porsenna, un catacombale acquedotto che si perde nella notte dei secoli fino a diventare leggenda e a specchiarsi in un laghetto ipogeo, di un blu zaffiro. Evoca la potenza assoluta che Chiusi ebbe nella dodecapoli etrusca e racconta di una vicenda di civiltà ininterrotta. Un segno di cosa sia Chiusi l’avrete osservando le due torri dette “Beccati questo” e “Beccati quest’altro” che sorvegliano l’attuale confine tra Toscana ed Umbria, retaggio delle lotte feudali in un territorio strategico. I misteri di Chiusi sono ovunque: bisogna cercarli come minatori del bello. A cominciare dai “chiari”, laghi che residuano dalla bonifica delle paludi. Il lago di Chiusi (fatevi preparare un brustico, piatto etrusco a base di pesce persico, annerito su un fuoco di canne, poi condito con extravergine e accompagnato da un bianco fresco della Val di Chiana) è uno specchio d’acqua che riflette il cielo e il creato intorno, regalando sensazioni di naturalità, con il contiguo lago di Montepulciano è riserva naturale; lo scorrere della Chiana che s’incontra qui con l’Astrone, vi dà il senso dello scorrere della vita. Chiusi conserva della sua memoria gelose testimonianze nel museo archeologico nazionale, forse la più suggestiva raccolta di reperti etruschi esistente, e nel suo tessuto urbano. Così dovete vagare tra il palazzo del Municipio e la torre dell’Orologio, tra il loggiato di Santa Maria e la chiesa di San Francesco, entrando in città da Porta Lavinia per poi dominarla da piazza Duomo. Un così imponente complesso di storia non vi dia però il senso della museificazione. Tuttavia, se volete una dimensione a-temporale non avete che da cercarla appena fuori le mura nelle necropoli dove spiccano alcune tombe di pregio assoluto, come quelle della Scimmia, del Leone e della Pellegrina. A confermare che Chiusi è una vera e propria vena aurifera ci sono le catacombe di Santa Mustiola e di Santa Caterina a ricordarci l’infinito percorso dell’umana vicenda che qui si è svolta.

ufficio informazioni: Piazza Duomo 1, t-fx 0578 227667 [email protected] www.comune.chiusi.si.it

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museo archeologico nazionale / Via Porsenna 93, t 0578 20177 [email protected] in tempi recentissimi, quello di Chiusi si presenta come uno dei più importanti musei archeologici etruschi del mondo. I reperti esposti vanno dall’età del Bronzo a quella longobarda. L’epoca etrusca è rappresentata da migliaia di pezzi, alcuni di inestimabile valore, come buccheri pesanti decorati a stampo e sculture in pietra fetide, oltre a bronzetti, canopi, utensili e monili. Di grande pregio anche le numerose ceramiche a figure nere e rosse importate dalla Grecia.

�museo Civico - La Città Sotterranea / Via II Ciminia 2, t 349 5544729www.labirinto.info [email protected] Museo è strutturato in tre senzioni: il Labirinto, Attività Produttive, Epigrafica; quest’ultima allestita in cunicoli sotterranei. Sono oltre 140 metri di gallerie ipogee che ospitano l’unico allestimento in Italia dedicato all’epigrafia funeraria etrusca, con circa 300 urne e 200 tegole tombali iscritte. L’itinerario termina con la visita al famoso laghetto sotterraneo.museo della cattedrale / piazza Duomo, t 0578 226490 [email protected] alla bellissima cattedrale - una delle più antiche della toscana - sono custoditi ben ventuno codici liturgici miniati di straordinaria bellezza, oltre a numerosi altri reperti di grande valore storico e artistico, che vanno dal II secolo a.C. fino al XIX secolo. Da qui si accede anche al labirinto di Porsenna, un dedalo di cunicoli sotterranei - che poi era un complicato sistema idrico di origine etrusca - che costituisce un insolito e suggestivo percorso nelle viscere della città.

da vedere a Chiusi. Chiusi e gli etruschi: il collegamento è immediato e inevitabile. Ma Chiusi - oltre a un patrimonio archeologico che ne fa una città unica al mondo - ha anche altri tesori. Uno di questi è il suo lago, ultimo rimasuglio, insieme ai vicini laghi di Montepulciano e Trasimeno, della grande laguna marina che in tempi lontanissimi aveva invaso buona parte dell’Italia Centrale. Il lago di Chiusi è piccolo, poco profondo, ma ricco di fauna e contornato da canneti dove nidificano una quantità incredibile di uccelli.È possibile noleggiare barche e cimentarsi in brevi escursioni alla scoperta dei suoi angoli più suggestivi.

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28montepulciano: il rubino dell’arte di vivere

È il luogo del bello e del buono, è la città del ben vivere, è un gioiello d’arte posto a spartiacque tra l’Orcia e la Chiana, poggiata sul suo colle dove frangono, come flutti verdi, i vigneti che la circondano così intimi al tessuto urbano da sembrare che le vigne la sorreggano su una nuvola di piacere. Montepulciano, che è stata la città del Rinascimento toscano (evocare il Poliziano è d’obbligo e automatico insieme) è oggi protagonista del secondo rinascimento toscano, quello delle armonie tra uomo e creato in forma di gioia di vivere, ma non modaiola e sfacciata, quanto piuttosto culturalmente determinata. Come lo è accostarsi ad un bicchiere di Nobile. Nasce da prugnolo gentile (un sangiovese certo, ma peculiare) ed è il più importante dei vini toscani secondo il Redi che nel ‘600 lo magnifica nel suo Bacco in Toscana. È certo uno dei grandissimi rossi di questa regione, e di conseguenza uno dei vini più importanti al mondo che mantiene, ecco una delle caratteristiche della Val di Chiana, un rapporto qualità-prezzo invidiabile. Il racconto di Montepulciano non può prescindere dall’incontro con il suo vino (che diventa festa di popolo e riproposizione di rinascimentali giochi con il Bravìo delle botti, un palio tutto peculiare corso tra le strade medievali del borgo antico) che è il sangue di questa terra. Certo, la città è un manifesto del bello: a cominciare dal Tempio di San Biagio, dal palazzo municipale firmato da Michelozzo, continuando con palazzo Contucci, con quello Nobili-Tarugi, con quello Neri-Orselli, per non dire del palazzo del Capitano del Popolo o del pozzo dei Grifi e dei Leoni, che campeggia nella sua architettura progettata dal Sangallo - come buona parte degli edifici civili - quale emblema della città. Una città che sciorina tesori d’arte custoditi nelle sue chiese, (come quelle del Gesù, di Sant’Agnese e di Sant’Agostino) e curiosità architettoniche come le logge del Grano o la torre di Pulcinella. Una città che è ricca in collezioni d’arte e giacimenti di cultura, ma dove la principale risorsa è la cultura del ben vivere che si esprime ad esempio nelle piccole terme gioiello, o sulle rive del suo lago (a 10 km dall’abitato) dove, visitando il Museo di storia naturale, si ha un compendio di questo territorio.

ufficio informazioni: Piazza Don Minzoni, t-fx 0578 757341 [email protected] www.prolocomontepulciano.itufficio informazioni Strada del Vino Nobile: Piazza Grande 7, t 0578 717484 fx 0578 753749 [email protected] www.stradavinonobile.it

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museo civico pinacoteca crocianivia ricci 10, t 0578 [email protected]

Il museo è articolato in varie sezioni ed espone vari reperti, tutti di grande importanza. Il visitatore può apprezzare terrecotte robbiane, dipinti del Seicento e Settecento – ma anche alcuni capolavori dei maggiori pittori di scuola senese del XIV secolo – oltre a preziosi corali miniati di scuola fiorentina; e ancora materiali ceramici, oggettistica in argento del XIII secolo e una ricca collezione di corredi tombali etruschi e romani.

Terme di Montepulciano SpAVia delle Terme 46Fraz. Sant’Albinot 0578 7911 fx 0578 [email protected]

da vedere a Montepulciano. Perla del ‘500, città gioiello: sulla Montepulciano rinascimentale sono state scritte milioni di pagine. La città ha un territorio comunale vastissimo, che occupa gran parte della val di Chiana senese. Proprio in valle, c’è il lago di Montepulciano, che è un piccolo specchio d’acqua. In pratica, il lago è una zona umida tra le più importanti d’Italia, dove trovano asilo oltre 130 specie di uccelli di passo e stanziali; molte le specie rare. Sulle sponde, è stato creato un “centro visite” e un sistema di punti strategici di avvistamento.

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Centro Termale FonteverdeLoc. Terme 1t 0578 57241 fx 0578 [email protected]

da vedere a San Casciano dei Bagni. La natura intorno a questo piccolo borgo è ancora intatta e si esprime in boschi fittissimi e scorci panoramici pieni di fascino; il luogo ideale per ritrovare gli equilibri perduti. E qui sorgono – quale posto migliore? – le terme più belle del mondo, come le ha definite una prestigiosa rivista americana. E se qualcuno pensa che San Casciano dei Bagni voglia dire solo acqua, benché termale, si sbaglia: nella frazione di Palazzone sono il vino e l’olio i protagonisti della cultura locale. Poco lontano, su un’altura che domina la valle del Paglia, troviamo il grazioso e minuscolo borgo di Celle sul Rigo, nel quale abitò per alcuni anni anche il poeta Giosuè Carducci.

ufficio informazioni: Piazza Matteotti 14, t-fx 0578 58141 [email protected] www.sancascianodeibagni.org

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sarteano: il topazio della medievale eleganza

Difficilmente s’incontra un borgo dove il Medioevo non è soltanto retaggio d’architettura o esumazione folklorica. Sarteano è oggi un Medioevo vivo che si sostanzia nell’intatta identità delle sue genti e dei suoi costituenti fisici. A questo contesto storico Sarteano aggiunge la carezza benefica delle acque termali che sgorgano dalla sorgente delle Canalette (vicino c’è l’attrezzato spazio del parco campeggio delle Piscine che consente ottima ricettività a contatto con la natura) e la concretezza di una ruralità che si fa sapida proposta enogastronomica. Anche Sarteano partecipa della doppia natura chianina e dell’Orcia e accoglie il visitatore con la sua imponente rocca che ricorda come queste terre furono infeudate prima dai longobardi, poi dai Manenti, in stretta concordanza con Federico Barbarossa. Nel borgo, ancora murato di cintura medievale, s’incontrano alcuni gioielli d’architettura come il teatro degli Arrischianti o le chiese di San Francesco, della Collegiata e di San Martino. Di grande effetto è ovviamente il castello e di raro pregio il palazzo comunale, ma ciò che oggi rende Sarteano una sorta di luogo delle scoperte è proprio l’accento autentico della sua aristocratica ruralità che si sostanzia nei suoi dintorni a cominciare da Castiglioncello del Trinoro e dall’Abbazia di Spineto, cui si accede affrontando l’erta sterrata che si diparte dalle mura antiche. Qui oggi c’è il respiro di una naturalità che si fa quinta scenografica nell’incontro di stranianti cromatismi, il verde dei boschi, l’ocra delle terre, il rilucente riflesso delle mura che sembrano gocce di topazio illuminate dalla storia.

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museo civico archeologico Via Roma 24, t 0578 269261www.museisenesi.org [email protected]

Museo giovane, in quanto di recente realizzazione, è diventato ben presto uno dei più importanti della provincia. Sono esposti materiali risultanti da scavi eseguiti nel territorio di Sarteano. Di particolare interesse la ricostruzione di una tomba a camera con due canopi, unico caso fino ad oggi conosciuto. Innumerevoli gli altri reperti che vanno dal periodo etrusco a quello tardo romano, con interi corredi tombali composti da coppe, vasi, cofanetti, statue e bellissimi canopi dipinti.

da vedere a Sarteano. Il centro storico si accalca attorno alla rocca medievale, bellissima e imponente, segno evidente di un passato molto prestigioso. Molto più antiche le testimonianze visibili nel ricco museo archeologico. Poco fuori le mura, il bellissimo complesso di piscine, che sorge all’interno di un parco pieno di verde e di ombra. L’acqua sgorga a 24° e alimenta incessantemente, a ricambio continuo, le grandi vasche. A qualche chilometro, isolato su un costone, c’è il piccolo borgo medievale di Castiglioncello del Trinoro: poche case, tanto silenzio, mura antichissime e un panorama mozzafiato. A breve distanza, la faggeta monumentale di Pietraporciana, con alberi secolari e la possibilità di approntare dei barbecue negli spazi attrezzati dalla Comunità Montana del Cetona.

ufficio informazioni: Corso Garibaldi 9, t-fx 0578 269204 [email protected] www.prolocosarteano.it

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34sinalunga: l’agata dell’eleganza

Appare remota, riservata, porta aperta verso l’Oriente questo presidio di eleganza architettonica - ma oggi anche fiorente centro di molte attività economiche - che è Sinalunga. Appoggiata su di un colle che domina un contado rigoglioso Sinalunga conserva atmosfere urbane di sobrio rigore architettonico ( a sostanziarle alcuni edifici laici e religiosi di grande pregio artistico come la Collegiata, il Palazzo Pretorio, il teatro Pinsuti, la chiesa di Santa Croce) e memorie storiche che rimontano a tutte le sue epoche floride: da quella dell’età del bronzo, alla sua strategica importanza etrusca, al Medioevo (una curiosa-feroce testimonianza è la superstite gogna) fino al Risorgimento, a ricordare in palazzo Agnolucci la prigionia di Giuseppe Garibaldi, cui si voleva impedire di raggiungere Roma. Ma ciò che più di Sinalunga ha potere evocativo è proprio il suo ritmo di vita: uno stile in bilico tra la ruralità e l’operosità che si sostanzia in un artigianato di raro pregio (avrete di che stupire di fronte alla produzione di tessitura, di ferro battuto e di “cocci” che rivaleggiano con quelli della non distante Petroio: uno dei centri più famosi al mondo perla produzione di terrecotte). Qui si trovano concentrate alcune proposte enogastronomiche di pregio (non perdetevi i salumi: sono davvero un vanto della città) a cominciare dalla Chianina allevata nei dintorni di Sinalunga, luoghi che meritano più di una escursione. Tra questi sicuramente vanno “scoperti” il convento di San Bernardino posto fuori città sul Poggio Baldino e il borgo murato di Scrofiano dominato dal castello e intatto nella sua medievalità. E proprio i dintorni di Sinalunga consentono un soggiorno dal ritmo lento con ospitalità negli agriturismi e possibilità di trekking equestre, oltre a scoprire le frazioni di Rigomagno, Guazzino, Bettolle, Scrofiano. È in questa dimensione il fascino nascosto di Sinalunga, una terra che attende solo di svelarsi a chi la sa comprendere.

ufficio informazioni: Piazza della Repubblica 8, t-fx 0577 636045 [email protected] www.prolocosinalunga.it

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da vedere a Sinalunga. Oltre al centro storico, che vanta un grazioso teatro e molti edifici monumentali, Sinalunga ha un patrimonio di chiese con opere d’arte di eccezionale valore. Nella parte bassa della cittadina, proprio sul percorso dell’antica Cassia, troviamo la più antica di queste, che poi è anche una delle più antiche del territorio: la Pieve di San Pietro ad Mensulas. La chiesa, semplice ed evocativa di epoche lontanissime, risale all’XI secolo, ma sembra quasi certo che sia stata rifondata su una chiesa più antica risalente addirittura al VI secolo. Ancor prima, però, sembra che qui sorgesse un antico tempio romano. Un luogo di culto, quindi, fra i più antichi che si conoscano.

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torrita di siena: l’acquamarina della tranquillità

Una gemma trasparente che riflette nella sua terramurata l’azzurrocielo. Questa è Torrita di Siena, che si annuncia nel breve tratto di strada che la separa da Sinalunga con i primi tornanti che portano al suo colle. Fu la culla di Ghino di Tacco, signor-bandito di Radicofani, e di questa sua fierezza medievale mantiene intatto tutto il carattere che è testimoniato dalle architetture. È ancora infatti racchiusa nella sua cinta muraria, in larga parte ancora visibile, e dentro questo cerchio di pietra la vita scorre come in un universo di tranquillità, profumata dalle selve che circondano Torrita. Da non perdere a Torrita sono sicuramente il Palazzo comunale, la torre - che dà probabilmente il nome al luogo che fu creato dai senesi a guardia dei “minacciosi” fiorentini insediati a Montepulciano - e soprattutto la Chiesa delle sante Flora e Lucilla che custodisce tra l’altro rare opere di Bartolo di Fredi. A Torrita troverete una cucina dettata dai prodotti dei campi e un senso d’equilibrio interiore. Come lo dà il contemplare un microcosmo custodito da antiche mura, che mantengono intatte le sue tradizioni come quella del suo celebre gruppo di sbandieratori.

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da vedere a Torrita di Siena. Basta dare un’occhiata al centro storico, per entrare nel quale occorre attraversare la cinta muraria medievale, per capire l’origine del suo nome. E la torre del palazzo comunale, infatti, fa bella mostra di sé nella piazza principale del paese. Molti non lo sanno, ma Ghino di Tacco, il celebre fuorilegge del 1200, che da sempre vede legato il suo nome a quello di Radicofani, nacque da queste parti, in una fattoria – La Fratta – ancora esistente. Su un’altura posta a pochi chilometri, seminascosta fra la vegetazione fittissima, c’è la frazione di Montefollonico, un piccolo borgo tranquillo e racchiuso, anche lui, dentro a solide mura.

pro loco: Via Maestri 18, t-fx 0577 685571 [email protected] www.comune.torrita.si.it

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38 trequanda: il quarzo della quotidianità Ecco dove la civiltà dell’Orcia si fonde in quella della Chiana: Trequanda. È un borgo minuscolo che riflette nelle sue architetture severe ed eleganti tutti i sapori, i colori delle selve di querce e faggi che la circondano. Ma ciò che di Trequanda colpisce è la luce: una luminosità di purezza assoluta. È questo uno dei luoghi privilegiati della Val di Chiana per coltivare i piccoli grandi piaceri della quotidianità. E infatti famosissimo è il pane di Trequanda da accompagnare con l’olio extravergine che qui ha una straordinaria sapidità. Certo la tavola a Trequanda si esalta: è fatta di carne chianina, di salumi di cinta senese, di pecorini che hanno gli stessi sentori di quelli delle prossime Crete. Poi i vini, a base sangiovese, sono qui inseriti nel contesto di quelli dell’Orcia. È davvero un piccolo paradiso per i gourmet, Trequanda che regala però anche alcuni piccoli gioielli d’arte come la chiesa romanica dei santi Pietro e Andrea affacciata sulla piazzetta bomboniera del paese, come la torre cilindrica che è quanto rimane dell’antico maniero.

da vedere a Trequanda. Il posto ideale per vivere: è la prima cosa che viene da pensare, arrivando in questo piccolissimo paese. I motivi sono tanti, come il purissimo paesaggio toscano, o i prodotti della terra, come l’olio e il vino, o le mille tradizioni, che ancora qui proseguono intatte da sempre. Si può dire che il motivo, in fondo, sia uno solo: tutte queste cose messe insieme in un melange assolutamente unico. A pochi chilometri c’è Petroio, dove ammirare i prodotti dell’antica manualità dei maestri della terracotta; e poi Castelmuzio, dove l’olio di podere si esalta in una produzione biologica di altissima qualità.

ufficio informazioni: Via Roma 4, t-fx 0577 662296 [email protected] www.trequandaproloco.it

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museo della terracottavia valgelata 10 (fraz. petroio), t 0577 665188www.museoterracotta.it [email protected]

Rende una testimonianza diretta di un’attività artigianale che qui assume i connotati precisi di espressione artistica di altissimo livello e che risale al periodo medievale. Sono esposti numerosi pezzi antichi e moderni: dal vasellame da cucina agli scaldini, dagli orci per l’olio alle conche da bucato, ai vasi da giardino. Interessanti, la ricostruzione di un forno per la cottura della terracotta e la viva voce di un “concaio” che spiega i vari passaggi della lavorazione dell’argilla.

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Terre di Siena

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TestiCarlo Cambi, Petra Carsetti,

Maria Teresa Cuda, Diego Mancuso, Mario Marrocchi, Alessandra Minetti

FotoArchivio ApT, Bruno Bruchi, Grazia Neri

StampaIGP Industrie Grafiche Pacini Editore S.p.A., Pisa

Immagine coordinata “Terre di Siena”Claim Communication

Impaginazione graficaArtefattiAd&P

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PROVINCIA DI SIENA

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