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ANNO 1 - NUMERO 3 www.vecchiascuola.info NOVEMBRE/DICEMBRE 2009
Not iz i a r i o naz i ona l e d i c on t r o i n f o rmaz i on e s t ud en t e s c a
DIFENDI IL TUO FUTURO
E’ trascorso un anno ormai da quella
ribellione giovanile che ci ha uniti tutti
su un unico fronte: bloccare la Ri-
forma Gelmini. E’ arrivato dunque il momento
di chiedersi cosa sta avvenendo oggi e, so-
prattutto, cosa cambierà domani con questo
decreto legge entrato in vigore. La risposta
la troviamo facendo una semplice ricerca sul
web per consutare i dati reali del provvedi-
mento. Numeri alla mano, i tagli del governo
Berlusconi sono quantificabili in 471 milioni
di euro tra scuola e università pubbliche. Nel-
l’arco del 2009 e in tutto il triennio, questa
cifra sfiorerà quota 4 miliardi di euro (inda-
gine Sole 24 ore). A questo poi si aggiun-
gono i 200.00 tagli ai posti di lavoro, la netta
riduzione dei servizi erogati dalle scuole, la
chiusura degli istituti nei piccoli comuni e l'az-
zeramento dei fondi per l'edilizia scolastica.
E a questo punto un elettore di centro-destra
ci potrà dire: “ma sono state fatte anche
molte cose importanti come ad esempio il
maestro unico”. Bene, ne vogliamo parlare?
A taluni potrebbe inizialmente sembrare
anche un fatto positivo, sopratutto raffron-
tandolo con il sistema scolastico introdotto
dalla Riforma Gentile del 1923. Quella ri-
forma faceva parte di un progetto nazionale
ed il maestro unico aveva una funzione e un
senso preciso. Era un periodo molto diffe-
rente da quello dei nostri giorni e differente
era anche il tessuto sociale e culturale che
componeva il paese. Oggi c’è un fenomeno
che allora non c’era: l’immigrazione di
massa. Tra i banchi di scuola abbiamo infatti
oltre 700.000 immigrati che stando alle stime
del ministero dell’interno saranno 1 milione
nel 2011. E il problema sostanziale è proprio
qui. Gli studenti italiani già pagano un pro-
gressivo abbassamento della qualità didat-
tica dovuto alla presenza sempre più alta di
stranieri che non conoscono la nostra lingua,
immaginiamo ora cosa potranno imparare in
una classe con un’elevata presenza di stu-
denti immigrati gestita da un unico maestro.
A Roma, ad esempio, la scuola Carlo Pisa-
cane detiene il record di alunni non italiani
che arriva al 90%. E’ sicuramente un caso li-
mite, vergognoso e che nessuno faccia
niente per risolverlo, ma c’è e non è un caso
poi tanto isolato. Come risolvere il problema?
Lotta Studentesca ritiene necessario un
maggiore controllo dell’immigrazione pre-
sente nelle scuole che non può certamente
essere risolto mediante classi ad hoc che
creerebbero dei veri e propri ghetti. Non è
possibile che il governo “giochi” con l’istru-
zione. Il PDL ha intrapreso una linea di su-
perficialità istituzionale, peggiore del governo
di centro-sinistra, che rischia di far precipi-
tare l’Italia in un baratro profondo.
Tornando al ministro Gelmini il processo av-
viato nei confronti della scuola pubblica è
uno dei tanti campanelli d’allarme. Dietro le
varie Riforme Moratti, Fioroni e ora Gelmini,
c’è un intento molto chiaro: la volontà, sia del
centro-destra sia del centro-sinistra di tra-
sformare la scuola pubblica in una grande
azienda dove vige tutto tranne la qualità e la
meritocrazia. Cosa accadrà quindi?
E’ importante farsi questa domanda perché
l’Italia del domani siamo noi e se i giovani di
oggi non ricevono più una formazione ade-
guata è inevitabile che i tassi di ignoranza,
primato che sembrava esclusivo delle scuole
americane, raggiungeranno livelli prima im-
pensabili. Crediamo che un paese, come il
nostro, debba avere una classe dirigente va-
lida perché senza questo presupposto non
potrà esserci un futuro certo. Se poi gli stessi
studenti che vanno a scuola debbano ri-
schiare o addirittura perdere la vita, oltre che
il diritto di avere un’istruzione adeguata, si-
gnifica che il declino nazionale è vicino ad un
punto di non ritorno. Sono centinaia e centi-
naia le scuole a rischio sicurezza. Il 57%
degli istituti non possiede un certificato di agi-
bilità statica, il 73,21% delle scuole non è in
grado di prevenire incendi e solo il 36% pos-
siede chiusure antipanico (dati MIUR). E il
governo Berlusconi cosa dice? A sentire loro
ci sono rischi remoti, può verificarsi solo una
“tragica fatalità” come disse il Presidente del
Consiglio all’indomani della morte del ra-
gazzo di Rivoli (dicembre 2008), causata dal
crollo del soffitto della sua aula. Inutile riba-
dire cosa produrrà un simile taglio sull’edili-
zia, speriamo solo di non dover assistere a
nuove tragedie.
Noi, intanto, abbiamo ricominciato, anzi non
ci siamo mai fermati nel portare avanti que-
ste sacrosante battaglie. Al fianco del tema
sicurezza continueremo su quello della lotta
alle droghe, problema che oggi colpisce cen-
tinaia e centinaia di studenti. Una recente ri-
cerca rivela che la consumazione di
stupefacenti avrà un forte incremento, in par-
ticolare quello legato all’uso di cocaina. Que-
sto sarà il risultato dell’abbassamento dei
costi delle droghe a partire dal 2012. Una
dose di polvere bianca costerà solo 13 euro
e se ne spenderanno ancora meno per
l’eroina. Cosa fare allora?
A nostro avviso sarebbe importante attuare
una politica di trasparenza, supportata da
campagne di sensibilizzazione, verso questa
ed altre tematiche. Andando oltre gli schemi
di destra e sinistra, a difesa di quei diritti che
troppo spesso gli studenti si vedono violare.
Il fine ultimo della nostra lotta politica è pro-
prio quello di cambiare l’attuale stato delle
cose. Immaginiamo un’Italia diversa dove i
giovani di oggi possano diventare gli uomini
e le donne del domani. E non dei semplici in-
dividui servi del sistema ma persone consa-
pevoli, capaci di tirare su una famiglia, di
reggere un’impresa e di costruire una città.
Questo è il nostro modello e non lasceremo
il futuro d’Italia in mano a governi liberal-ca-
pitalisti, come quello attuale, che vogliono in-
dirizzare tutti verso un’unica grande catena
di montaggio. Non ci faremo ammaestrare!
E laddove nel mondo giovanile lo Stato non
interverrà ci sarà Lotta Studentesca con una
presenza capillare nelle scuole, nelle piazze
e nelle università. Noi abbiamo fatto una
scelta, ora tocca a voi. Il bivio sta nel deci-
dere se farvi schiacciare dal sistema o lottare
contro di esso. Tu da che parte stai?
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Gabor De Arcangelis
Lo chiamiamo in molti modi (o meglio, si
fa chiamare in molti modi): Dio, unto dal
Signore (in contraddizione col primo
termine in quanto essendo lui il Signore risulta
difficile che si unga da solo: al limite si do-
vrebbe dire più precisamente "unto da sè
stesso"), il Messia, Fonzie e di recente ha
anche aggiunto alla lista "Maestro Jedi", "Por-
tatore dell'Anello" e "Capitano Spock", giusto
per non farsi mancare niente.
Ma adesso il nostro amatissimo, intelligentis-
simo, ONESTISSIMO Premier, con tutti i suoi
simpatici e allegri (anche modesti) nomignoli,
sta subendo un attacco pesantissimo e TO-
TALMENTE ingiustificato!!! infatti i Bolscevichi,
guidati dal fantasma di Lenin, in collaborazione
con Darth Vader, Sauron, Ochetto, lo spirito di
Berlinguer, Peppone (il bastardo nemico di
Don Camillo, sostenitore del Premier, NDR) ed
alcuni dei supercattivi dei fumetti, quelli proprio
più bastardi, stanno organizzando una propa-
ganda mondiale per screditare il nostro grande
Premier (il migliore premier italiano dai tempi
Fenici, indubbiamente). Silviuccio viene accu-
sato di cose orribili; ad esempio è stato accu-
sato di frequentare prostitute o escort. una
cosa scandalosa!!! infatti Silviuccio è molto le-
gato ai valori tradizionali della famiglia, tanto
da averne addirittura 2!!! pensate che grande
uomo...e poi ha creato posti di lavoro...pa-
gando DI TASCA SUA! Voi non sapete quante
massaggiatrici ed escort ha "messo a libro
paga"! ma non consuma assolutamente, le
tiene nei palazzi della Repubblica (il cui man-
tenimento è pagato coi soldi del popolo bue e
cornuto, ahahahah), a casa sua, ma SOLO ED
ESCLUSIVAMENTE per creare occupazione
e far girare l'economia. Ma GIRERA' solo
l'economia???
Poi il mio Silviuccio caro, aveva pensato bene
di fare un favore ai suoi amichetti, tipo al-
l'amico di una vita Dell'Utri o al carissimo Pro-
venzano o al dolce e tanto tenero Bagarella o
ad altre brave persone di quella portata, con
un'invenzione geniale: lo SCUDO FISCALE!
Ma quei Comunisti/Mangiatori di Bambini/Sa-
tanisti/Stregoni di giornalisti (un po' di tutto il
mondo) gli hanno dato del MAFIOSO!!! Dun-
que, a parte che la mafia non esiste, e se esi-
stesse sarebbe una bella cosa, era solo per
aiutare noi italiani a rafforzare la nostra eco-
nomia! Ma questi oppositori reazionari non
sanno proprio un cazzo!
Poi, ciliegina sulla torta nella congiura contro
l'Unto da sè stesso, gli hanno anche rotto le
palle sul lodo Alfano...ma dimmi te! Alla fine
Silviuccio voleva solo tutelarsi da quei bolsce-
vichi di oppositori che l'hanno accusato di:
- spaccio di droga
- falsa testimonianza sulla P2
- tangenti alla Guardia di finanza
- tangenti a Craxi
- falso in bilancio
- versamento in nero di una decina di miliardi
di lire dalle casse del Milan a quelle del Torino
calcio, per l’acquisto del calciatore Gianfranco
Lentini
- comportamenti illeciti nelle operazioni d'ac-
quisto della società Medusa
- appropriazione indebita, frode fiscale e falso
in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla
sua villa di Macherio
- pagamento dei giudici di Roma per ottenere
una decisione a suo favore nel Lodo Monda-
dori, che doveva decidere la proprietà della
casa editrice
- corruzione dei giudici durante le operazioni
per l'acquisto della Sme
- aver indotto la Rai, da presidente del Consi-
glio, a concordare con la Fininvest i tetti pub-
blicitari
- tangenti fiscali sulle pay-tv
- concorso esterno in associazione mafiosa e
riciclaggio di denaro sporco
- frode fiscale per 100 miliardi di lire con Del-
l’Utri e altri manager Fininvest, responsabili in
Spagna dell'emittente Telecinco e violazione
della legge antitrust spagnola.
Dopo questo bell'elenco, sinceramente, non
riesco più a scherzare. Ovviamente Berlusconi
non è mai stato giudicato colpevole, sempre
per scadenza dei termini o grazie a leggi ap-
provate di fretta e furia durante i suoi governi,
per permettergli di salvarsi il culo, per l'enne-
sima volta. Ecco un riassunto di due sentenze
particolarmente significative che ad un nor-
male cittadino basterebbero per l'ergastolo:
1) A Milano la sentenza Sme su Berlusconi as-
solve e prescrive, ma riafferma che la corru-
zione dei giudici romani, con soldi usciti dai
conti di Berlusconi, c'è stata.
2) A Palermo la sentenza Dell'Utri certifica che
accanto a Berlusconi c'è sempre stata, fin dal
1974, la presenza di un imbarazzante partner:
Cosa nostra.
Gian Luca Casali Valla
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grazie presidente
Vi ricordate Barack Obama? Quel gio-
vane, bello e anche abbronzato. Quel
signore che doveva essere l’uomo
nuovo per il mondo di domani, che dichiara
guerra al far west della finanza e che nel suo
piano di regolamentazione dei mercati prevede
la figura di un super poliziotto, la “fed”, per con-
cedere super poteri alla Federal Reserve
(Banca Centrale Americana) che non è altro
che quella istituzione che stampa i dollari ame-
ricani e che incarna una delle cause principali di
questa crisi, cioè il signoraggio: male di cui è
vittima anche il continente Europeo.
Come può la malattia stessa curare i sintomi
della malattia? La Federal Reserve non è
un’istituzione pubblica bensì privata quindi le
persone che controllano l'emissione della mo-
neta sono le stesse che riescono a controllare il
potere politico, oltre all'economia e alla finanza.
Quell'uomo che, non appena eletto presidente
degli Stati Uniti, ha rafforzato il contingente
americano a kabul inviando 21.000 soldati (un
aumento del 50 per cento rispetto all’era Bush)
ed ha affidato le operazioni militari al generale
Stanley McChrystal che ha gestito una strate-
gia militare centrata sul dispiego delle nuove
truppe nella provincia di Helmand, al confine
con il Pakistan e su un massiccio uso di bom-
bardamenti con gli aerei senza pilota sui villaggi
talebani in territorio pachistano che sta produ-
cendo migliaia di morti, milioni di profughi e un
forte sentimento anti-americano, e che in Af-
ghanistan, produce ogni giorno nuove stragi di
innocenti (si pensi ai 140 civili massacrati a
Farah). Quel Barack Obama che ha deciso di
prolungare di un altro anno l'embargo commer-
ciale e finanziario imposto a Cuba quasi 50 anni
fa. L’ordine che e' stato emesso nel giorno in cui
scadeva il precedente prolungamento di un
anno, firmato dall'allora presidente George W.
Bush, come vuole la consuetudine, avviata a
meta' degli anni Settanta. Le sanzioni commer-
ciali con il nemico risalgono al 1917. Secondo
Cuba, l'embargo e' costato all'isola perdite di oltre
90 miliardi di dollari.
Quel presidente degli Stati Uniti che non perde
occasione per ribadire la sua intenzione di chiu-
dere “Guantanamo”, la prigione della vergogna
sull'isola di Cuba, ma che il 21 maggio durante
una conferenza stampa si rifiuta di rispondere
alla domanda di un giornalista della Msnbc sulla
prigione militare Usa di “Bagram”, in Afghani-
stan, che invece continuerà a funzionare al di
fuori di ogni rispetto dei diritti umani.
A Bagram sono detenuti oltre seicento prigio-
nieri, da molti anni, e tutti senza accuse, a
tempo indeterminato e in condizioni molto peg-
giori di quelle di Guantanamo. Quel signore che
poco tempo fa con l'arrivo a Washington del
Dalai Lama, ha deciso di non ricevere la mas-
sima autorità spirituale del Buddhismo Tibe-
tano, fatto che non accadeva dal 1991, solo per
non danneggiare i rapporti economici con Pe-
chino in vista dell’incontro presidenziale in Cina,
a novembre. Ecco, a quest'uomo, il comitato
Norvegese ha assegnato il premio Nobel per la
pace “per i suoi sforzi straordinari volti a raffor-
zare la diplomazia internazionale e la coopera-
zione tra i popoli”, dichiarando: “il presidente
americano è riuscito a comunicare con il mondo
mussulmano e ha modificato il progetto di Ge-
orge Bush di uno scudo anti-missili in Europa.”
La scelta di Obama è stata fatta all’unanimità. Il
premio, che sarà consegnato a Oslo il 10 di-
cembre, consiste in una medaglia, un diploma e
un assegno da 10 milioni di corone (circa un mi-
lione di euro). La prima dichiarazione ufficiale
del vincitore del Nobel è stata: “sono sorpreso,
onorato e profondamente commosso, ma non
sono sicuro di meritare il premio”. Non ci cre-
derete ma pochi giorni dopo la notizia del
Nobel, l'unica cosa che ha saputo fare Obama
per meritarsi il premio è stata la decisione di in-
viare in Afghanistan, senza annunciarlo, altri
13.000 uomini nel Paese asiatico.
La notizia ha subito fatto il giro del mondo ed ha
creato incredulità e stupore ovunque ma in Ita-
lia il presidente del consiglio Silvio Berlusconi
ha dichiarato: "in consiglio dei ministri abbiamo
tributato un applauso ad Obama alla notizia del
conferimento del Nobel per la pace. E' un inve-
stimento per il futuro”.
Noi non possiamo fare altro che essere indi-
gnati per questa scelta che è una mancanza di
rispetto anche verso quei ragazzi Italiani morti
in Afghanistan, a cui va il nostro pensiero, per-
chè sono state vittime anche loro, di quell'esca-
lation di violenza mossa prima da George Bush
e ora sostenuta da Barack Obama, vincitore del
premio Nobel per la pace.
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Francesco Mangiaracina
YES WE CAN
In Italia, si sa, la politica degli ultimi
venti anni vive a stretto connubio con
la comicità e la comicità stessa attinge,
non sporadicamente, proprio dai politici
nostrani. Probabilmente, non essendo
mai stato raggiunto il famigerato “punto
critico”, attraverso il quale un popolo rie-
sce a comprendere proprio questo sottile
confine fra politica e comicità, i media na-
zionali ci offrono, continuamente, ester-
nazioni e scene che sembrano uscire
dalla pellicola di qualche film dal genere
“grottesco”.
Non di rado, alcuni “attori” indossano sul
“set” parlamentare camicia e fazzoletto
verde. Girano l’Italia, anzi, una parte
d’essa, apostrofando in preda a deliri oni-
rici i connazionali residenti sotto una certa
linea invisibile con la particolarità (davvero
tutta italiana) che da qualche tempo pro-
prio da questi sub-italiani, geografica-
mente parlando, acquisiscono consensi e
voti in quantità assolutamente sconcer-
tante. Una vita partitica, quella della Lega
Nord, contraddistinta da prese di posizioni
anti-italiane ed incoerenze tali da rasen-
tare il ridicolo in maniera così brutale che
quotidiani stranieri affermati, soprattutto
europei, faticano nel riempire le loro pa-
gine di cronache nazionali per occuparsi,
invece, delle vicende mondane e folklori-
stiche del premier Berlusconi e degli
esponenti leghisti, scambiando l’Italia per
l’Albero della Cuccagna anziché per un
normale Stato membro dell’UE.
Prima con le gabbie salariali, poi con i dia-
letti locali, passando per la sostituzione
dell’inno di Mameli con quello verdiano
del “Và pensiero”. E, mentre l’italiano ride,
la Lega Nord si prepara all’attacco finale.
"Uso il tricolore soltanto per pulirmi il
culo", disse Umberto Bossi durante un co-
mizio nel 1997. Il presidente dei senatori
del Carroccio Federico Bricolo annuncia
una legge costituzionale per inserire un
comma nell'articolo 12 della Costituzione
che riconosca i simboli identitari di cia-
scuna Regione: dunque, bandiere ed inni
regionali. Qualche anno fa, questa propo-
sta, avrebbe fatto venire i crampi dalle ri-
sate a qualsiasi studente e professore di
qualsiasi istituto scolastico italiano.
Ma quel che più preoccupa è la superfi-
cialità con la quale certe affermazioni ven-
gono fatte, nei luoghi e soprattutto nei
tempi. In un periodo storico dove la cata-
strofe economica si annida dietro l’angolo,
il leghista inferocito non ha di meglio da
fare che minare i princìpi culturali nazionali.
L’obiettivo? probabilmente, la Lega Nord,
rendendosi conto che puntare alla seces-
sione “con fucili puntati verso Roma” era
divenuta impossibile, ha attuato una stra-
tegia secondaria. Una separazione stri-
sciante, senza professori terroni tra le
scatole, camuffata da “federalismo”.
Tirare in ballo un inno marchigiano o una
bandiera abruzzese, dei quali nessun
marchigiano o abruzzese ha mai avvertito
l'esigenza, serve solo a creare quella con-
fusione simbolica e quel caos identitario
che stanno avvelenando l’Italia ed ingras-
sando la Lega e, attraverso di lei, il go-
verno più anti-nazionale della nostra
storia. Gli studenti italiani abbiano un sus-
sulto patriottico e si ribellino: quest’anno,
non importa dove e come, sia cucito il tri-
colore sui propri vestiti e zaini tanto da so-
vrastare qualsiasi altra bandiera, regionale
e partitica. La Lega Nord è avvisata.
Marco Forconi
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Direttore responsabile:
Gabor De Arcangelis
CAPOREDATTORE
Gian Luca Casali Valla
Stampa:
ETICART s.r.l.
Via Garibaldi 5 - 73011
Alezio (LE)
Confusione ed Antipatriottismo
WWW.VECCHIASCUOLA.INFO
Gennaio 2010, uno dei movimenti
giovanili più forti e duraturi che la
storia abbia mai conosciuto,
giunge al suo capolinea. Tant'e' vero che
gli imprenditori del calcio-business, i
mass-media e lo stato (rappresentato
dalle schiere parlamentari in primis e dalle
forze dell'(dis)ordine poi) audacemente
auspicherebbero.
La stravagante invenzione, in veste ora di
bacchetta magica, non sarebbe nient'al-
tro che una carta di plastica dal nome
"tessera del tifoso", la quale, come pare
di capire dalle più svariate interpretazioni,
andrebbe a tutelare il tifoso sano (comun-
que ingannato dal momento che assai fu-
mosamente e demagogicamente si parla
di vantaggi in termini economici per l'ac-
quisto di biglietti, gadget, convenzioni con
le ferrovie e gli autogrill..) dall'Ultras ma-
lato, o meglio tifoso Vero.
Sotto la dinamica della sua azione si cela
un meccanismo tanto meschino quanto
perfettamente in linea coi tempi in cui vi-
viamo, politicamente parlando.
Ovvero un libero cittadino, non trovandosi
in possesso di tale carta, verrebbe denu-
dato, in maniera più che anticostituzio-
nale, di un suo fondamentale diritto: la
Liberta' di Espressione (di una Fede in
questo caso: seguire ovunque la propria
squadra). Chi non e' fra gli "addetti ai la-
vori" certamente si chiedera': ma dove
sussiste il problema per poter ottenere
questo "lasciapassare per tutti gli stadi
d'Italia"? Ed e' qui che si viene a scoprire
un'altra meschinita', ossia il fatto che tes-
serandosi si va di fatto incontro ad una
schedatura preventiva, e gratuita, dalla
questura di turno, poiche' il tesserato
deve fornire la totalita' dei propri dati per-
sonali munita di 3 fototessere ed altret-
tante firme su una forma di contratto che
attesta il passaggio di tali dati alla societa'
sportiva alla quale si richiede la tessera, la
quale societa' in caso di partite "a rischio"
(giudicate dall'organo tanto inutile quando
inetto dell'osservatorio) dovra' cedere tali
dati alla questura di competenza.
A buon intenditor ... poche parole, afferma
il proverbio ed in questo caso chi nutre un
minimo di conoscenza su cosa significhi
fornire i propri dati ad una questura sa a
quali e quante forme di abuso di potere
puo' andare incontro (denunce, diffide e
quant'altro). Ma non finisce qui: esiste un
terzo importante motivo per considerare
quest'invenzione ancora più meschina ed
anticostituzionale, ovvero il fatto che tale
strumento non possa esser concesso a
quei soggetti che abbiano in corso o, udite
udite, ABBIANO SUBITO IN PASSATO il
provvedimento "daspo". Ed e' di fatto qui
che emerge l’inettitudine di coloro che (ad
esempio il fenomenale ministro Maroni),
prodigandosi paladini della giustizia al
servizio del sociale e dello sport, hanno
deciso di dar vita a questa forma di pre-
venzione della violenza negli stadi.
Partendo dal solito presupposto che per
combattere il fenomeno della violenza (al-
meno quella contro le fdo) ci voglia in pri-
mis una conoscenza specifica ed un
dialogo, da sempre auspicato e richiesto
dagli esponenti del movimento ultras ma
mai accolto, per comodita', dalle autorita'
politiche. Con questo articolo la volonta'
di Lotta Studentesca e' quella di informare
in primo luogo (perche' l'informazione
vera e non quella faziosa dei media sta
alla base della conoscenza) e poi di sen-
sibilizzare l'opinione di militanti e simpa-
tizzanti su un tema caro sia alla nostra
politica, visti gli intrecci storici che esi-
stono col mondo delle curve, sia soprat-
tutto su un tema sociale, perche' di questo
si parla. Non dimenticando mai che
"l'unico uomo Libero e' l'uomo Combat-
tente", siamo certi che chi vive nel-
l'estremo, come Noi d'altro canto, non
verra' certo estirpato da un pezzo di carta.
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Alberto Marzari
la tessera del tifoso
Il vecchio Walt Kowalsky - Clint Ea-
stwood - è un maledetto yankee che
non sopporta i soprusi dei giovani e so-
prattutto i soprusi delle bande afro-asiati-
che che dilagano nel suo quartiere, il Midwest.
E’ rimasto fedele a sole due cose: i vecchi
valori con i quali è cresciuto e la sua mac-
china che conserva con vanto come un
preziosissimo gioiello: una Gran Torino.
Walt ha fatto la guerra in Corea e fuori
dalla sua abitazione, nell’ingresso, sven-
tola fiera una bandiera americana.
Anche nel giorno triste della morte della
moglie, Walt mostra la sua intolleranza
prima verso i propri familiari, figli e nipoti,
che considera ormai gente senza etica e
morale, e poi verso una famiglia di asiatici
- che lui stesso definisce “mangia riso” -
suoi nuovi vicini di casa insieme a tantis-
simi altri immigrati.
Walt, pur non comprendendo i modi di
questa famiglia - anzi ne è infastidito -
vedrà comunque in loro, emigrati dal Viet-
nam, gente ancora legata alle proprie Tra-
dizioni ed origini, che non si vuole
massificare alla società americana e che,
al contrario, continua a praticare usi e co-
stumi della propria terra, e tutto ciò, finirà
per apprezzarlo. Infatti, quando vede que-
ste bande di afro-asiatici minacciare l’in-
columità della famiglia vietnamita, Walt
non si tira indietro e interviene in difesa
del piccolo Thao e di sua sorella. Nascerà
così una complicità, una sorta di affetto
paterno sostitutivo che lo porterà addirit-
tura a morire per i ‘musi gialli’. Li preferirà
anche nel testamento a discapito dei pro-
pri figli e dei propri nipoti. Il film dunque
offre spunti interessanti sulla ‘società mul-
tietnica’ e sui frutti amari della cosiddetta
‘integrazione’, qui rappresentati dalle
bande di giovani asiatici, culturalmente
‘americanizzati’ e dunque teoricamente
integrati, che imperversano nel quartiere,
contrapposti a chi, nella visione di Walt,
tenta di rimanere fedele alle proprie Tra-
dizioni. Questo film ha aspetti quindi av-
vincenti e non banali circa l'impossibilità
di integrazione fra culture tanto differenti
da un lato, e l'importanza dei ‘valori tradi-
zionali’ dall'altro.
C’è un diffuso detto comune il quale
asserisce l’inadeguatezza dei gio-
vani d’oggi dinnanzi alla vita. Chi
non si è mai sentito dire da chi ha qualche
anno in più: “io alla tua età..” alternato a “i
giovani d’oggi non hanno spirito di sacrifi-
cio” ed altre cose così. Sarà per colpa del
divario generazionale, ma non c’è giovane
che venga risparmiato dai pregiudizievoli
commenti degli adulti. Gli stessi adulti che,
quando si credono migliori, nascondono la
realtà di averci lasciato un mondo non pro-
prio bellissimo. Forse invidiosi della perduta
gioventù, mostrano sufficienza: i ragazzi di
oggi, a sentirli, sono tutti e solo aspiranti
vallette o concorrenti del GF. A parte che
alle selezioni del GF partecipano ormai più
i 40enni di chi ha la metà dei loro anni, ver-
rebbe da ribattere: se molti ragazzi sono
superficiali è anche perché sono figli vostri,
o comunque della vostra società signori
miei. E comunque non c’è scampo: l’adulto
di oggi, quando non gioca a fare il ragazzo,
è di sovente ripiegato su se stesso, disin-
cantato ed anche spaventato. Dinnanzi alla
ribellione, anche alla ribellione finalizzata,
si mostra restio, e chiuso a riccio oppone
un muro. Non crediamo che la maggio-
ranza dei ragazzi come noi voglia solo fare
il mantenuto o diventare famoso senza
alcun merito. Lo dimostrano benissimo le
proteste dello scorso autunno contro la ri-
forma scolastica, alle quali hanno aderito
migliaia di studenti.
Tanti genitori ci tacciarono di essere fan-
nulloni che non vogliono studiare e preten-
dono tutto e subito. Ma pretendere una
società diversa è chiedere troppo?
Non crediamo di peccare di arroganza
quando urliamo la volontà di avere un fu-
turo decente degno di tale nome.
Non pecchiamo certo di presunzione quando
rivendichiamo il diritto di essere giovani,
giovani d’età e giovani di spirito, in barba a
chi è vecchio per costruzione mentale
ancor prima che per corso biologico.
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Fabio Polese
UN FILM DAL SAPORE NOBILE
giovani vs adulti
Maria Giovanna Lanotte
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