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Veneto City

Date post: 19-Feb-2016
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Veneto City
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però, nessuno ha an- cora chiari i contenuti. L'importante, sembra, è iniziare a costruire. Un altro “non-luogo” che stravolgerà defini- tivamente l’identità dei nostri paesi inglo- bandoli in una grande e informe periferia. Sulla carta, gli oltre 2 milioni di metri cubi di cemento e vetro potrebbero diventare qualsiasi cosa, le ipo- tesi avanzate includo- no, sede degli uffici regionali, un ospedale unico, il polo univer- sitario, polo fieristico, centro ricerche. Di fatto Veneto City è una enorme operazio- ne immobiliare che cancellerà decine di ettari di campagna veneta con la costru- zione di un'intera città direzionale- commerciale di cui, Operazioni come Ve- neto City partono da lontano. Gli speculatori immobiliari, ancor pri- ma della progettazione del Passante, avevano già acquisito molti ter- reni agricoli a prezzi vantaggiosi in seguito convertiti dai Comuni ad altra destinazione d’uso. In questo modo ingenti somme sono state investite in un affare che non poteva non andare a buon fine perché garantito dagli amministratori degli Enti locali con i quali l’operazione è stata concordata. Chi, in tutti questi mesi e anni, dal governatore Giancarlo Galan ai sin- daci di Dolo, Pianiga e Mirano, passando dal- l'ex presidente della Provincia Davide Zoggia per finire alla giunta Zacariotto, ha pubblicamente e ripe- tutamente garantito che su Veneto City non esiste alcun progetto Settembre 2010 - 1,7 milioni mq di su- perficie edificabile - 2 milioni m 3 di cuba- tura - 40-60% attività com- merciali - 10% strutture ricetti- ve - 15% centri commer- ciali - 20% servizzi pubblici - nuova stazione FS - nuovo casello auto- stradale a Albarea - almeno 75.000 vei- coli in più al giorno preciso”, e che “tutto verrà deciso esclusi- vamente in base al bene e alle esigenze della collettività”, ha, parallelamente, solle- citato la buona riusci- ta dell'operazione. Renderingi della Stazione dentro Veneto City
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Page 1: Veneto City

però, nessuno ha an-cora chiari i contenuti. L'importante, sembra, è iniziare a costruire. Un altro “non-luogo” che stravolgerà defini-tivamente l’identità dei nostri paesi inglo-bandoli in una grande e informe periferia.

Sulla carta, gli oltre 2 milioni di metri cubi di cemento e vetro potrebbero diventare qualsiasi cosa, le ipo-tesi avanzate includo-no, sede degli uffici regionali, un ospedale unico, il polo univer-sitario, polo fieristico,

centro ricerche. Di fatto Veneto City è una enorme operazio-ne immobiliare che cancellerà decine di ettari di campagna veneta con la costru-zione di un'intera città d i r e z i o n a l e -commerciale di cui,

Operazioni come Ve-neto City partono da lontano. Gli speculatori immobiliari, ancor pri-ma della progettazione del Passante, avevano già acquisito molti ter-reni agricoli a prezzi vantaggiosi in seguito convertiti dai Comuni ad altra destinazione d’uso. In questo modo ingenti somme sono state investite in un affare che non poteva non andare a buon fine perché garantito dagli amministratori degli Enti locali con i quali l’operazione è stata concordata. Chi, in tutti questi mesi e anni, dal governatore Giancarlo Galan ai sin-daci di Dolo, Pianiga e Mirano, passando dal-

l'ex presidente della Provincia Davide Zoggia per finire alla giunta Zacariotto, ha pubblicamente e ripe-tutamente garantito che su Veneto City “non esiste alcun progetto

Settembre 2010

- 1,7 milioni mq di su-perficie edificabile - 2 milioni m3 di cuba-tura - 40-60% attività com-merciali - 10% strutture ricetti-ve - 15% centri commer-ciali - 20% servizzi pubblici - nuova stazione FS - nuovo casello auto-stradale a Albarea - almeno 75.000 vei-coli in più al giorno

preciso”, e che “tutto verrà deciso esclusi-vamente in base al bene e alle esigenze della collettività”, ha, parallelamente, solle-citato la buona riusci-ta dell'operazione.

Renderingi della Stazione dentro Veneto City

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Il piccolo commercio dei centri storici ha subito una veloce e inarrestabile crisi dovuta al proliferare di ipermercati, cen-tri commerciali e outlet. Vene-to City diventerà il più grande centro polifunzionale d’Eu-ropa e la preoccupazione per l’economia dei paesi circostan-ti è stata più volte sollevata dalle Associazioni di categoria dei commercianti. Il nostro paesaggio rurale verrà deturpato da torri alte 150 me-tri e da una città artificiale con 40.000 presenze al giorno sti-mate, che di notte si svuoterà completamente. Inoltre la diffusione di questi “non-luoghi” offende l’identità originaria delle nostre località e induce una fruizione distorta del tempo libero e della socia-lità, sostituendosi alle piazze. Uno dei principali problemi ambientali della provincia di Venezia, da tutti riconosciuto, è il consumo di suolo, che già allo stato attuale ha raggiunto livelli più che preoccupanti e ai quali è legata la fragilità dell’-assetto idrogeologico.

Il Terzo Veneto e le New City

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Veneto City è progettata su un’area ad elevato rischio i-draulico, Superfluo ricordare, a questo proposito, le emergenze sempre più frequenti dovute a esondazioni e a vere proprie alluvioni. Il traffico previsto dagli stessi progettisti è di 3.500 veicoli ora con punte di 7.000, un flus-so veicolare di 70.500 veico-li.al giorno. Il Piano trasporti-stico presentato dai progettisti prevede solo la viabilità inter-na all’area, ed un nuovo colle-gamento della variante sp 28 con la sp 25.

Ma Veneto City attrarrà traffi-co da tutto il Veneto e da alte regioni confinanti mandando definitivamente in tilt tutta la viabilità del Graticolato, del Miranese e della Riviera e au-mentando spaventosamente l’inquinamento atmosferico. L’operazione Veneto City fini-rà poi per giustificare la realiz-zazione di nuovi assi stradali, cementificando ulteriore suolo agricolo, una tra tutte la Rome-a Commerciale che dovrebbe innestarsi proprio sul Passante a Roncoduro, vicino a VC.

L’area occupata da Veneto City

Su come riempire la scatola vuota “Veneto City” se ne sono dette tante: polo fieristico, centro direzionale per il terziario avanzato, centro ricerche, polo c o m m e r c i a l e /produttivo, addirittura una centrale nuclea-re…insomma di tutto e di più per giustifica-re quella che in

realtà non è altro che una gigantesca specu-lazione immobiliare. Da un po’ di tempo si parla anche dell’ipote-si di Ospedale unico per l’ASL 13, al posto di quelli di Mirano, Dolo, Noale (costo stimato 370 milioni di euro). Gli affaristi, si sa, non hanno limiti: di fronte

all’inconsistenza delle varie e roboanti ipote-si già proposte, ora si cerca di fare leva su un tema che sta molto a cuore ai cittadini, quello della salute spacciando l’Ospedale Unico come la solu-zione per eliminare sprechi, appianare debiti e rendere più efficiente il servizio.

Ma un Ospedale Uni-co significherà invece il 30% in meno di posti letto, prezzi più alti per le prestazioni, maggiori difficoltà di accesso per gli abitan-ti dei paesi più lonta-ni, più disservizi e minore qualità del servizio erogato. Due piccioni con una fava: l’attacco al territorio diventa anche attacco ai diritti, in primis quello alla salute.

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Veneto City è un ottimo esempio per spiegare co-me si innesca la spirale perversa del consumo di suolo: Fase 1: si costruiscono nuove arterie autostradali (es. il Passante) che in-globano territori agricoli;

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Fase 2: società immobilia-ri e latifondisti acquistano i terreni attraversati dalla nuova infrastruttura a prezzi molto bassi (es. Veneto City spa); Fase 3: i terreni da agrico-li diventano edificabili con varianti urbanistiche o

Se si osservano in modo comparato le tappe dell’evoluzione del Passante di Me-stre, insieme a quel-le del PRG di Dolo e di Veneto City, si possono riscontrare delle coincidenze temporali che hanno dell’incredibile.

accordi di programma; in questo modo il loro valo-re si moltiplica improvvi-samente di decine di vol-te; Fase 4: vengono costruiti nuovi centri commerciali, direzionali, produttivi (es. Veneto City);

Fase 5: i nuovi insedia-menti attraggono nuovo traffico e come soluzio-ne vengono realizzate altre strade che attraver-sano altre zone agricole (es Romea Commercia-le)…e via di nuovo.

Tutta la nuova pianifica-zione tra Mestre e Pado-va—al centro VC

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Nordest. Da terra a-gricola, nell’arco di pochi anni siamo di-ventati area a fortissi-ma vocazione indu-striale, macellando però il territorio. Vene-to City può essere un risarcimento, un modo nuovo di edificare, di progettare sviluppo. Veneto City vuole es-sere il segno del ri-scatto contro il declino economico incomben-te». A chi parla

Di fronte alla crisi economica e sociale in molti (partiti, econo-misti, esperti…) sono soliti cercare nemici e cause esterne. Ma se parliamo di consumo di suolo e di distruzione del terri-torio in Veneto, allora per tro-vare i responsabili bisogna cer-care tra i veneti doc. Illuminanti a questo proposito le dichiarazioni rilasciate a vari giornali dagli artefici del pro-getto: “La fotografia che piace di più all’ingegner Endrizzi, è un ca-ne da caccia, un pointer per la precisione, lanciato come un treno verso un bersaglio sco-nosciuto e fulminato dal teleo-biettivo...in un concentrato di potenza che sta per esplodere. Endrizzi va a caccia. Di terre-ni, non solo di quaglie o di pernici rosse, come il suo ami-co Bepi Stefanel. Vanno a ti-rare alla pernice rossa nella Mancha con il re Juan Carlos, poi Bepi invita sua maestà in Italia a tirare all’anatra nella tenuta di Dragojesolo. Endrizzi ha fiuto per i terreni, come i cani da caccia che alleva. «Avevo per le mani l’area giu-sta» dice. Ma guarda che com-binazione. Cosa si può obietta-re a uno così fortunato? L’a-rea. In quest’area di 550.000 metri quadrati, di cui metà sono già suoi e l’altra metà in fase di accaparramen-to, tra l’autostrada A4, la linea ferroviaria Padova-Venezia, la stazione fs di Dolo-Mirano e l’innesto del Passante, l’inge-gner Luigi Endrizzi, ovvero l’uomo che costruì Padova Est (polo IKEA), ha immaginato una città nuova di zecca e l’ha battezzata «Veneto City». Dal nulla. Il sogno ha contagiato il suo amico di trasferte vena-torie Giuseppe Stefanel im-prenditore trevigiano che ha messo su un impero mondiale dell’abbigliamento «Veneto City è il simbolo della fase due dello sviluppo del

qualità, nomi di fama in-ternazionale». Norman Fo-ster e Renzo Piano, dice. Ma senza impegno, perché non c’è ancora l’accordo. «Verranno qui a vedere di che cosa è capace l’archi-tettura ai massimi livelli. Ci misuriamo con Tokyo, con Hong Kong, non con Tre-baseleghe». Un altro trevigiano che mette i soldi è Fabio Bia-suzzi, anch’egli appassio-nato di animali, i cavalli stavolta, ma più noto per-ché si occupa di cave e ce-mento. In società c’è anche Olindo Andrighetti, impren-ditore di Piove di Sacco, nome importante nel com-mercio internazionale dei legnami.”. Strana coincidenza, ha a che fare con i legnami an-che Giancarlo Selci (pesarese), che con la mul-tinazionale Bieffe è uno dei leader nella produzione di macchine industriali per mobili e serramenti, e tra i principali fornitori di IKE-A. Insomma una squadra bene assortita, quasi tutta veneta per un Veneto all’a-vanguardia? Ma allora per-ché, se c’è davvero biso-gno, questi progetti futuri-bili non vengono pensati ad esempio nelle aree dismes-se di Porto Marghera, già servite da strade, ferrovie e banchine portuali, invece che su aree agricole? Non potrebbe essere questa l’oc-casione per innescare un processo di riqualificazione ambientale e di rilancio di una zona industriale ormai in declino? Forse la trasformazione dei terreni agricoli “rende” di più della riconversione di zone degradate?

di pura speculazione, Steffanel ribatte che l’errore è stato quello di aver comunicato poco e dall’inizio il loro progetto. Sulla stessa lunghezza d’on-da il socio Endrizzi, secondo il quale «Mi umiliava fare capanno-ni. Stiamo lavorando con l’università di Ve-nezia e quella di Pado-va, abbiamo studi di socio-economia alle spalle, vogliamo pro-gettisti di grande


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