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Veronelli 10 anni dopo. l'anarchico che credeV a nel Vino · 2015-07-01 · che il consumo di vino...

Date post: 02-Jun-2020
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tre bicchieri IL SETTIMANALE ECONOMICO DEL GAMBERO ROSSO anno 5 - n. 4 - 30 gennaio 2014 MIPAAF Il dopo De Girolamo che preoccupa la filiera: “Troppi temi in sospeso, adesso fate presto” UVA DA TAVOLA Un 2013 in chiaroscuro, il settore si salva con l'export. Domani il Congresso nazionale pag.2 VINO&FISCO Come orientarsi nel mondo delle accise? Da oggi la nuova rubrica degli esperti tributari VERONELLI L'intellettuale che rivoluzionò la critica enogastronomica: il ricordo del Gambero pag.3 pag. 10 pag.12 ROSSI Consumi in Cina superano Francia e Italia. E l'export di quelli toscani supera i 500 mln pag.2 VERONELLI 10 ANNI DOPO. L'ANARCHICO CHE CREDEVA NEL VINO
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Page 1: Veronelli 10 anni dopo. l'anarchico che credeV a nel Vino · 2015-07-01 · che il consumo di vino straniero è aumentato di 7 volte tra il 2007 e il 2013, ma oltre l'80% viene da

trebicchieriIl settImanale economIco del Gambero rosso

anno 5 - n. 4 - 30 gennaio 2014

MIPAAFIl dopo De Girolamo che preoccupa la filiera: “Troppi temi in sospeso, adesso fate presto”

UVA DA TAVOLAUn 2013 in chiaroscuro, il settore si salva con l'export. Domani il Congresso nazionale pag.2

VINO&FISCO Come orientarsi nel mondo delle accise? Da oggi la nuova rubrica degli esperti tributari

VERONELLIL'intellettuale che rivoluzionò la critica enogastronomica: il ricordo del Gambero pag.3 pag.10 pag.12

ROSSIConsumi in Cina superano Francia e Italia. E l'export di quelli toscani supera i 500 mln pag.2

Veronelli10 anni dopo. l'anarchico che credeVa nel Vino

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Vino&FiSco. UN PO’ DI ChIAREzzA SULLE ACCISE Le Accise sono il complesso delle im-posizioni tributarie indirette sulla produzione e sui consumi che colpiscono determinati prodotti di largo consumo, quali quelli alcolici. Il settore è disciplinato dal D.Lgs. 504/95, Testo Unico Accise (TUA), che prevede che sono sottoposti ad accisa il vino, le bevande fermentate diverse dal vino e dalla birra, i prodotti alcolici intermedi e l’alcole etilico ottenuti in impianti di lavorazione gestiti in regime di deposito fiscale. Sono cioè sottoposti allo specifico regime diversi prodotti, tra cui le bevande alcoliche e l’alcol, quando esso supera l’1,2% in volume totale. ANIDRO è la quantità di alcole puro contenuto. Il grado alcolico è la quantità percentuale in volume che si trova nella soluzione, comprensiva della parte di acqua IDRATO. Va-riando il volume di un liquido con la temperatura, occorre fare riferimento alla temperatura convenzionale che, per l’alcole e per i prodotti alcolici, è 20°. Dato che la variazione di volume per uno stesso intervallo di temperatura non è uguale per tutti i liquidi, si intuisce come al variare della stessa, per una data quantità di soluzione, non varierà solo il volume ma anche la gradazione. In tal senso, si parla di volume e grado apparente riferendoci al volume e grado alcolico misurati a temperatura ambiente, di volume e grado reale riferendoci ai corrispondenti volume e grado alcolico computati alla temperatura di 20°. Ai fini dell’accisa, quindi, non viene assoggettato al tributo tutto il prodotto, ma solo l’alcole etilico contenuto in altri pro-dotti. La relativa unità imponibile è costituita dall’ettolitro anidro alla temperatura di riferimento. L’alcole può essere esente per: natura, se ha subito manipolazioni chimiche che lo rendono inservibile ad usi tassati; destinazione, se impiegato in taluni specifici comparti produttivi, secondo il TUA ed il disciplinare ex DM 524/96 afferente all’impiego di alcole etilico e di bevande alcoliche in usi esenti da accisa, modificato dal DM 340/01. Con riguardo alla contabilizzazione, i produttori devono istituire appositi registri di carico e scarico, dove annotare, quotidianamente: nel carico, le quantità dei prodotti introdotte e gli estremi dei documenti di accompagnamento; nello scarico, le quantità impiegate ed i quantitativi di prodotti ottenuti.

a cura di Fabrizio Stella e Massimiliano Giua Esperti di fiscalità, settore wine&spirits

Font

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Nizza Docg, ok dal Comitato vini Piemonte, ora il disciplinare passa a RomaDopo il via libera dei soci al nuovo disciplinare dello scorso dicembre, arriva anche il sì del Comitato viti-vinicolo regionale del Piemonte per il Nizza Docg. La “super Barbera” che da 15 anni viene prodotta in 18 comuni del Sud Astigiano, attorno a Nizza Monferrato, attende ora l'ok del Comitato nazionale vini e successi-vamente di Bruxelles. Oggi, secondo i dati del Consor-zio di tutela, se ne producono circa 200mila bottiglie in 44 aziende, ma l’ambizione del direttore Patrizia Barreri è di arrivare a un milione di bottiglie entro il prossimo anno. Secondo il nuovo discipli-nare il nuovo Nizza sarà 100% Barbera. Non è con-sentito l’arricchimento del grado alcolico nelle annate dichiarate sfavorevoli: nelle annate difficili non si produrrà Nizza. Pre-vista una riserva (in cantina alme-no 30 mesi con minimo 12 mesi in botti di legno). – G. A.

Nuovo calo dei prezzi alla produzione a dicembre, scende anche il clima di fiducia

Nuovo calo dei prezzi alla produzione dei vini a dicembre 2013. Rispetto a novembre, l'indice Ismea segna -5% che fa chiudere l'anno a -15% rispetto allo stesso mese 2012, ma pur sempre in territorio positivo (+15,1%) se si considera il biennio. I livelli restano sostenuti, ma stanno rientrando in un range più normale. A perdere terreno sono i vini comuni (5 euro/litro, rispetto ai 3 di Spagna e ai 6 di Francia). L'indice dei prezzi all'origine del vino è di poco superiore all'agricol-tura nel complesso, che a dicembre registra -4,6% sul 2012. Nell'ultimo trimestre 2013, scende ulteriormente la fiducia dell’industria vitivinicola, che per la prima volta in tre anni molto al di sotto della media agroalimentare. "Gli ordini" se-condo Ismea "non sono all’altezza delle aspettative".– G. A.

Cina primo consumatore al mondo di vino rosso.Superate Francia e Italia a cura di Loredana SottileLa Cina primo Paese al mondo per consumi di vino rosso, davanti anche a Francia e Italia. Lo dice Vinexpo sulla base dei dati raccolti dalla società International Wine and Spirit Research, con riferimento al 2013 quando il Paese del Drago-ne (compresa la Regione autonoma di Hong Kong) avrebbe bevuto 1.965 miliardi di bottiglie di rosso, ovvero 155 milioni di casse da nove litri. La Francia ne ha consumate 150 milioni e l'Italia 141. Attenzione, però, a non illudersi perché è vero che il consumo di vino straniero è aumentato di 7 volte tra il 2007 e il 2013, ma oltre l'80% viene da produzione locale. Curioso che alla base della scelta ci sia il colore in sé. Secondo il nuovo ceo di Vinexpo William Déglise, il rosso per i cinesi rappresenterebbe il colore della fortuna e della buona sorte, il bianco sarebbe, invece, il colore della morte. Un retaggio che, però, comincia a scomparire nel mercato cinese più maturo.

Tenendo conto di ciò, la Cina po-trebbe diventare il primo consu-matore di vino in

assoluto nei prossimi cinque anni. Intanto si accontenta

del quinto posto, mentre il prima-to rimane agli Stati Uniti.

I rossi trainano l'export toscano: fatturato oltre i 503 milioni di euroPotrebbe superare i 743 milioni di euro il valore del commercio estero del vigneto Toscana nel 2013. Le stime di Toscana Promozione indicano una crescita del 6% che, considerati gli ultimi cinque anni, vede il fatturato export aumentare del 45%. A trainare il comparto sono i rossi Dop che dovrebbero superare i 503 milioni di euro: “Un valore più che doppio” sottoli-nea l'assessore regionale all'Agricoltura, Gianni Sal-vadori “su veneti e piemontesi, rispettivamente secondi e terzi nella speciale classifica per regione”. Buoni i risultati sui mercati principali (Usa, Germania e Canada), men-tre è forte l'ascesa in Asia, dove i rossi segnano un

+17,8% (Cina, +37,5%; Hong Kong, 27,5% e Giappone, +9,9%).

“Oggi quasi il 95% della produ-zione del nostro vino è Dop o Igp” sottolinea Salvadori “quando la media nazionale è al 75% mentre

il nostro prodotto da tavola è di cinque volte inferiore

alla media italiana (5% contro 25%). Inoltre, oltre un ter-zo dei nostri vitigni è oggetto di restyling”. – G. A.

L'interim all'Agricoltura assunto dal presidente del Consiglio, Enri-co Letta, a seguito delle dimissio-ni di Nunzia De Girolamo dello scorso 26 gennaio, non rassicura il settore vino. Troppe le questioni in sospeso, con l'Italia chiamata a tro-vare una figura autorevole e com-petente (si sono fatti i nomi di Mar-tina, Catania, Tabacci, Nencini) in grado di traghettare rapidamente il settore già a partire dalle prossime settimane, con diversi conti aperti a livello europeo e con l'Expo im-minente. "Sul tavolo di Letta ci sono sicuramente troppe cose da gestire e sia-mo preoccupati che i tempi si allunghi-no a dismisura proprio a causa del suo incarico ad interim. Abbiamo bisogno di un ministro che prosegua a valorizzare il settore, a cominciare dall'export", dice il

presidente di Federvini, Lamber-to Vallarino Gancia. "C'è bisogno subito di un ministro che vada a Bruxel-les, che si occupi dell'Expo di Milano, che segua nel dettaglio e con forza le questioni aperte in Europa, a partire dal nuovo si-stema di autorizzazioni sugli impianti",

rimarca il presidente di Federdoc, Riccardo Ricci Curbastro, che aggiunge: "Siamo anche in piena fase di realizzazione dei Piani di sviluppo rura-le. L'interim, pertanto, non è la soluzione. E al nuovo ministro non basterà essere un bravo politico, ma dovrà avere competen-za e passione". Deluso il presidente di Uiv, Domenico Zonin: "Non è possibile che uno dei pochi comparti che funziona, con una bilancia positiva, ven-ga bistrattato dalla politica. In otto anni sono cambiati sei ministri. Il Mipaaf, che è fatto di persone valide, non può esse-re considerato l'ultima ruota del carro. Proprio ora che a Bruxelles si discute di promozione con l'Ocm vino e dei criteri di applicazione del nuovo sistema di auto-rizzazioni per i nuovi impianti. Per non parlare dell'Expo, tema su cui stiamo ac-cumulando forti ritardi".

PREzzI ALLA PRODUzIONE (2011-2013)

Il dopo de GIrolamo. Il mIpaaf vacante preoccupa la fIlIera. uIv, federdoc e federvInI: "fate presto"a cura di Gianluca Atzeni

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Antichi vitigni, il ritorno di Biancaccia e Rossetta di MontagnaNei vigneti trentini tornano due vec-chie varietà di vite coltivate un tem-po principalmente in Valsugana e in Vallagarina: Biancaccia e Rossetta di Montagna (foto), recuperati dai ricer-catori della Fondazione Edmud Mach e adesso iscritti nel Registro naziona-le delle varietà di vite idonee alla pro-duzione di vino. I due neo arrivati si aggiungono a Casetta, Groppello di Revò, Lagarino, Verdealbara , Maor, Paolina, Saint Laurent, portando a nove il numero degli antichi vitigni recuperati da San Michele e custo-diti nella collezione delle 24 varietà storiche del Trentino di Vigalzano, a disposizione di viticoltori e vivaisti.

Nuovi vitigni, due linee clonali per il Moscato di ScanzoDalla primavera del 2015 saranno disponibili nuove viti per il Moscato di Scan-zo: due nuove linee clonali iscritte al Registro nazionale delle varietà delle viti e a di-sposizione dei viticoltori. Le nuove barbatelle sono frut-to di un progetto finanziato dalla Regione Lombardia che ha impegnato i ricerca-tori del polo regionale di Riccagioia (Pavia): dopo lo studio di 23 linee clonali, sono state scelte queste due, in quanto più resistenti a fi-toplasmi e virus.

Millésime Bio. Tutto il vino biologico a MonpellierSi è appena concluso Millésime Bio, il salone di Montpellier dedicato al vino biologico (27-29 gennaio) giunto alla sua 21esima edizione: 780 espositori per 12 Paesi provenienti da Europa, America e Africa, e 2250 visitatori già al primo giorno, +25% rispetto al 2012. “Numeri importanti, certo” è il commento del presidente della Fiera Patrick Guiraud “ma ab-biamo abbiamo volontariamente limitato la crescita degli espositori, perché vogliamo mantenere un equilibrio tra domanda e offerta. Il Salone, infatti, ha due obiettivi: per gli espositori avere acquirenti di tutte le nazioni, per i visitatori avere un quadro com-pleto del mercato mondiale”. Intanto, però, sono già scoppiate le prime pole-miche: troppi appuntamenti “off ” fiera, come gli esotici Les Outsiders, Les Affranchis, Biotop. Furioso Guiraud che, però, cerca di prenderla con filosofia: “Se ci imitano, significa che Millésime Bio funziona”. – L. S.

Vino, truffe e cinema. La storia di Kurniawan diventa film a cura di Loredana SottileC'era da aspettarselo: la storia di Rudy Kur-niawan, il più grande truffatore di vino di tutti i tempi, condannato in primo grado lo scorso dicembre dal tribunale di New York, divente-rà presto un film-documentario. Una vicenda troppo accattivante per non fare gola al mon-do delle produzioni: l'ascesa e la caduta di un antieroe moderno che è riuscito a farsi beffa delle più grandi case d'asta del mondo. Dietro la trasposizione cinematografica, però, non ci sono gli Studios americani, ma una coprodu-zione tra Regno Unito e Francia. Già scelti ti-tolo, “Sour Grapes”, e regista, Jerry Rothwell (che ha già firmato “Deep Water” e “Heavy Load”). E dalle prime indiscrezioni pare che il film sarà girato tra la Borgona e New York, sottolineando così la contrapposizione tra la realtà rurale dei vignerons francesi e lo stile di vita dell'upper class americana divisa tra busi-ness e collezionismo. Nell'intento della produ-zione, i protagonisti del film dovrebbero esse-re per lo più gli stessi della vicenda, tra questi il viticoltore Laurent Ponsot ha già detto che metterà a disposizione la sua Cantina. Fine delle riprese fissata per l'anno in corso.

I VIGNETI BIO NEL MONDO (ha) 2008-2012

Caso Amarone: la Regione invita il Consorzio al dialogo con le Famiglie Secondo round della partita che vede con-trapposti le Famiglie dell'Amarone e il Consorzio della Valpolicella sulle modifi-che al disciplinare della Docg veneta. Alla vigilia dell'Anteprima di Verona (lo scorso 25 gennaio) la Regione ha invitato le parti al confronto, accogliendo, così, la richiesta delle Famiglie di un contraddittorio per approfondire la questione. Anzi le questio-ni. Perché sono parecchie le modifiche del disciplinare apportate lo scorso maggio e contestate dal gruppo. Su tutti, la modifi-ca del comma 2 dell'art. 4, relativa all'am-pliamento della zona di produzione anche nei terreni di pianura o di fondovalle, che secondo la Famiglie equiparerebbe ad un aumento del 30% della superficie destina-ta all'Amarone. Controbatte il Consorzio “con le modifiche previste non aumenterà la super-ficie vitata rispetto agli attuali 7.200 ettari e non è previsto alcun aumento di produzione che si è stabilizzata attorno ai 13,4 milioni di bottiglie”. In un modo o nell'altro, comunque, adesso la Regione ha riaperto la questione, come ricorda la presidente delle Famiglie dell'A-marone Marilisa Allegrini “La vicenda è tutt'altro che conclusa. Dopo questa presa di posi-zione della Regione, adesso speriamo che prevalga il buon senso e che si riapra il dialogo”. – L. S.

Caso Asti: il Comune chiede l'ingresso nella Docg “Niente Moscato d'Asti nella città di Asti”. Con questa decisione del Consiglio di Stato, lo scorso 28 novembre sembrava conclusa la vicenda della de-nominazione piemontese. Ma adesso il Consiglio Comunale di Asti - su richiesta di due consiglieri (Mariangela Cotto e Giovanni Pensabene) - ha riaperto la questione, mobilitandosi per far sì che anche il territorio che dà il nome alla Docg possa far parte della zona di produzione. Si inseri-scono così nuovi attori nel braccio di ferro che da anni contrappone la casa vitivinicola Zonin – in particolare Castello del Poggio alle porte di Asti – e l'Associazione produttori Moscato, insieme a Coldiretti, Associa-zione Comuni del Moscato e Muscatellum. Il primo con la sua richiesta di ampliare la base territoriale del disciplinare, i secondi con la strenua difesa dei confini originari, preoccupati, probabilmente, anche dai vantaggi mo-netari che ne potrebbe avere Zonin. Cosa succederà adesso? Dal Comune fanno sapere che come prima cosa una Commissione apposita cercherà di prendere accordi con il Consorzio e con l'Associazione Agricoltori pro-duttori Moscato. Basteranno 21 consiglieri comunali per riaprire il dialo-go? E intanto il Consorzio, forte di quasi 100 milioni di bottiglie prodotte (tra Asti Docg e Moscato d'Asti docg), ha chiesto alla Regione lo sblocco di 5 quintali ad ettaro di uve della scorsa vendemmia. In caso di via libera, si avrebbe un introito in più di 500 euro per ettaro. – L. S.

wine monitor. NEGATIVO L’IMPORT 2013 DI VINO IN CINA. I NUMERI IN ANTEPRIMA Per la prima volta da quasi vent’anni, l’import di vino in Cina si chiude con un segno meno. Il 2013 evidenzia infatti una battuta d’arresto nei flussi di importazione di quello che oggi rappresenta il quinto mercato più importante al mondo per consumi di vino. Vediamo i dati: gli acquisti di vini stranieri da parte dei cinesi sono passati da 1,7 milioni di euro del 1995 a 1.170 milioni nell’anno appena terminato, un valore però che se raffrontato al 2012 sot-tende un calo di quasi il 5%. Sul fronte dei volumi, la percentuale di riduzione è più o meno simile: 4,4% a fronte di 3,77 milioni di ettolitri contro i 3,94 milioni, sempre riferiti al 2012. Come mai? Analizzando l’import per tipologia si scopre che di quei 60 milioni di euro che mancano all’appello, metà deriva dagli imbottigliati e metà dallo sfuso. Ma mentre per quest’ultima tipologia si evidenzia anche un calo nei volumi importati di circa il 27%, nel caso dei vini fermi imbottigliati la quantità non è calata, anzi è cresciuta del 5%. Come a dire che vi è stato un effetto sostituzione tra prodotti a più alto posizionamento di prezzo con altri più “economici”. A testimoniare questa tendenza vi è il calo su-bito dalla Francia (-12,5%) nel valore delle esportazioni di vini imbottigliati in Cina andato a beneficio degli

altri competitor, tra cui l’Italia che ha incrementato il proprio export di oltre l’11%. Lo stesso per gli spumanti, con la Francia a -12,5% a fronte di una crescita esponenziale dei nostri prodotti, il cui export in valore è quasi raddoppiato (+86%)[email protected]

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supervisione editorialeMassimiliano Tonellihanno collaboratoGianluca Atzeni, Loredana Sottile,Andrea Gabbrielli, Denis Pantini (Nomisma), Fabrizio Stella, Massimiliano Giuaprogetto graficoChiara Buosi, Maria Victoria [email protected]àdirettore commerciale Francesco Dammicco | 06.55112356 [email protected]. pubblicità Paola Persi | 06.55112393 [email protected] Poster PubblicitàVia Angelo Bargoni, 8 00153 Roma06.68896911 | [email protected]

2 febbraio“Il vino è il canto della Terra” serata dedicata a Luigi VeronelliBergamoTeatro Sociale in Città Altaore 20.45

3-5 febbraioSalon des Vins du Val de Loire Angers www.salondesvinsdeloire.com

6-9 febbraioSense of winedegustazione di vini italianiRoma Borgo Santo Spirito, 2

6-9 febbraioFieragricola 2014111esima edizioneFiera di Verona

15 febbraioBuy WineFirenze Fortezza da Bassofino al 17 febbraio

16 febbraioAnteprima ChiantiOltre 100 aziende con tutti i consorzi delle sottozoneFirenzeFortezza da Bassodalle 9.30 alle 19.30

16 febbraioGradito l'abito rossoincontro tra i vini di Friuli Venezia Giulia e Slovenia

Venezia Hotel Europa & ReginaSan Marco 2159ingresso 15 eurowww.fisarvenezia.com

16-17 febbraioSorgentedelvino LIVE 2014 Mostra dei vini naturali, di tradizione e territorio”Fonderia di Reggio Emiliawww.sorgentedelvinolive.org

24 febbraioVinisud Salone internazionale dei vini mediterraneiMontpellier (Francia)fino al 26 febbraio

26 febbraioAssemblea elettiva della CiaRoma Auditorium della Tecnicafino al 27 febbraio

2 marzoTerre di ToscanaLido di Camaiore (Lu)Una Hotel fino al 3 marzowww.terreditoscana.info

15 marzoI Fiumi del vinoMira - VeneziaVilla dei Leonifino a domenica 16 marzo

16 marzoAnteprima Bardolino e ChiarettoLazise, Verona200 vini in degustazione

eno memorandumIn ricordo di Antonio MastroberardinoCon la scomparsa ad 86 anni di Antonio Mastroberardino, se ne va un altro pezzo di storia del vino italiano. Se oggi i vini cam-pani, e in particolare irpini, godono di una meritata fama si deve soprattutto al lavoro e all’impegno della famiglia Mastroberardino di cui Antonio è stata una figura di primis-simo piano. La decisione, al termine della

seconda guerra mondiale, di riproporre i vitigni

tradizionali - fiano, greco, aglianico - nei vigneti distrutti dagli eventi bellici,

si è rilevata decisiva per il futuro del di-

stretto vinicolo avellinese. Una posizione decisamente controcorrente rispetto alle strutture agricole regionali che allora spingevano per i più produttivi, treb-biano e barbera. Più recentemente il suo lavoro nei vigneti, insieme ai Vivai Coope-rativi di Rauscedo, ha portato alla selezione di due cloni di Aglianico che significativa-mente portano il nome di “Antonio Mastro-berardino VCR 418” e “Antonio Mastrobe-rardino VCR 421.Dal Gambero Rosso le più sentite condo-glianze alla famiglia. – A. Gabbrielli

C O L L I O - F R I U L I - I T A L I A

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9ESTERI

nel prossimo numeroFONTANAFREDDA

La Francia pronta a sFornare professionisti del vino cinesi. Il prestigioso Bordeaux Inter-

national Wine Institute, infatti, per quest'anno conta una percentuale di studenti dagli occhi a mandorla di circa il 30%, su un totale di 105 futuri enologi, export manager, wine consultant, ecc. Effetto della globalizzazione? Certo, ma soprattutto “China’s New Obses-sion: French Wine”. Così ha titolato nei giorni scorsi il New York Times, ricordando che i Paese del Dragone conta il numero di studenti più ele-vato dopo i padroni di casa, mentre l'America ha solo il 4% delle presenze, seguita da un piccolo gruppo multie-tnico (soprattutto di indiani e turchi). La Cina ha grande rispetto per la tra-

dizione enologica francese, per questo gli affida i “suoi figli”. D'altronde basta dare un'occhiata al corpo insegnante dell'Istituto di Bordeaux dove figurano nomi altisonanti quali Berland Her-vé, general director di Baron Philip-pe de Rothschild o Collard Benoît, sale director di Moët Hennessy Wine Estate. Non sfugga, però, che l'intento finale degli studenti cinesi è imparare l'arte e metterla da parte. Per portarla in patria, ovviamente. Molti di loro in-fatti, stanno perfezionando i loro stu-di, dopo aver già frequentato i corsi di laurea in enologia in Cina. Per inciso, corsi sempre più numerosi negli ulti-mi anni. Ma entriamo nel merito. Il giovane Zhang Xuan, ad esempio, ha iniziato gli studi nel settore vitivinico-lo all'Università di Yangling (nel Nord Est della Cina) e ha già accumulato

esperienze lavorative in alcune canti-ne del Dragone. Altri suoi compagni di corso sono cresciuti lavorando nei vigneti o nelle enoteche di famiglia. E qualcuno pensa già in grande, come lo studente Wu Zhaolong che ha intenzione, una volta ultimati gli studi, di prendere in gestione un ri-storante a Shanghai, per integrare stili eno-gastronomiche francesi a quelli tradizionale cinesi. Insomma qualunque sia il loro background la loro intenzione è quella di tornare in Cina e sfruttare le nuove conoscen-za acquisite. Più o meno quello che successe in California negli anni '60 quando venne importata la vinifica-zione francese. Con la conseguente ondata di interesse per la cultura e la cucina made in France in tutto lo Stato. Cina, nuova California?

1. Qual è la percentuale di export sul totale aziendale?Abbiamo chiuso il 2013 con una percentuale di export pari al 35%.2. dove si vende meglio e dove peggio e perché?Si vende meglio in quei Paesi dove c’è più coscienza verso il vino in generale e verso il made in Italy. Quindi USA, Canada, Centro-Nord Europa e Giappone. Si incontrano più difficoltà lì dove il mercato è ancora bipolarizzato tra i vini molto economici, spesso provenienti da Paesi diversi dall’Italia, e i premium wines delle zone più blasonate (Barolo, Montalcino, Bordeaux,ecc.). Per esempio Cina, India e Brasile.3. come va con la burocrazia?Se per burocrazia intendiamo l’insieme delle leggi che regolano l’esportazione, non incontriamo grosse difficoltà. Se invece intendiamo l’insieme delle leggi e delle istituzioni preposte a favorire l’export del vino italiano, allora credo che l’Italia stia perdendo una grossa chance, soprattutto nei mercati emergenti, per la mancanza di un’azione promozionale coordinata.4. ci racconti un aneddoto legate alle sue esperienze all'estero...Mi trovavo ad Osaka in Giappone ed in occasione di una degustazione di vini all’interno di un grande magazzino, ai vari piani, avevano affisso una serie di poster che promuovevano l’evento. Su tali poster c’era la mia foto, così la gente mi fermava e veniva allo stand per acquistare bottiglie autografate. Star per qualche ora!

a cura di Loredana Sottile

il mio eXport. Vincenzo Ippolito – Ippolito 1845

Ippolito 1845 | Ciró Marina | Crotone | www.ippolito1845.it

Bordeauxuna fabbrica di wine talent...cinesi

enogastronomia.sanpatrignano.org

Dalla selezione delle vigne migliori alla potatura invernale, dalla vendemmia alla vinificazione, dall’anamento nelle botti fino alla distribuzione. I veri artefici e protagonisti dei nostri vini sono i ragazzi di San Patrignano che attraverso passione e professionalità riconquistano la propria vita.

L’estrema attenzione rivolta a tutte le fasi della lavorazione, con la collaborazione del nostro amico e enologo Riccardo Cotarella, ci permettono anno dopo anno di ottenerei massimi riconoscimenti di qualità della critica enologica italiana ed internazionale.

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1110 RITRATTI

Era il 1956 quando luigi (gino) Veronelli scriveva “L’agricoltura e il turismo sono le armi miglio-ri per lo sviluppo e l’affermazione della nostra Italia”.

Un’idea decisamente controcorrente considerando il pieno boom economico (1953-1963) cioè quel veloce sviluppo industriale che trasformò l’Italia, il suo modo di vivere, le abitudini, anche alimentari, della popolazione e modificò per sempre l'aspetto delle città, del paesaggio, delle campagne. Quarant’anni dopo, nel 1966, Veronel-li sarebbe di nuovo tornato sull’argomento precisando che “L’agricoltura di qualità e il turismo di qualità sono le armi per lo sviluppo della nostra patria”. Gino, in questo come in tanti altri temi, è stato un antesignano, un intellettuale a tutto campo, ricco di intuizioni, uno straordinario per-sonaggio ricco di umanità, e di contraddizioni, capace di vedere lontano. I suoi pensieri sul turismo e sull’agri-coltura, infatti, hanno del pionieristico se collocati nel contesto storico in cui sono stati enunciati. Ma d’altra parte il suo grande fascino era dovuto al fatto che nella sua vita, non hai mai smesso di essere curioso e attento a cogliere le novità.

la sua scelta dell’anarchia, mai rinnegata nel cor-so della vita, andava perfettamente d’accordo con quel suo modo di essere, giornalista con la schiena dritta,

a cura di Andrea Gabbrielli

››

L'intellettuale anarchico. In ricordo di Luigi Veronelli

A 10 anni dalla scomparsa, Tre Bicchieri ricorda l'enologo, giornalista e scrittore che si definiva un “uomo dato alla gola” e che ha gettato le basi della moderna critica enogastronomica. Dal 2 febbraio in tutta Italia una serie di eventi per ricordarlo

scrittore raffinato, affabulatore e comunicatore di rara efficacia. “Veronelli intendeva il suo ruolo di giornalista: non commentatore e giudice di un prodotto ma – non bisogna mai stancarsi di ripeterlo – creatore di un mondo universo”, scrivono Gian Arturo Rota e Nichi Stefi nel volume Luigi Vero-nelli – La vita è troppo corta per bere vini cattivi (Giunti e Slow Food Editori). Un mondo universo che ha per-messo ai tanti suoi lettori di conoscere, vini, oli, prodot-ti alimentari, ristoranti e tanti straordinari personaggi, dal Marchese Mario Incisa della Rocchetta (Sassicaia) al Principe Alberico Boncompagni Ludovisi (Fiorano), da Ezio Voyat (Passito di Chambave) a Giuseppina Perusini Antonini (Picolit), da Lino Maga (Barbacarlo) a Federica Soldati (Gavi La Scolca) e tanti altri ancora. I Cataloghi Bolaffi dei vini, a partire dal 1969, hanno anticipato e indicato una strada alle guide dei vini che poi sarebbero nate alla fine degli anni Ottanta dello scorso secolo. Ma la sua produzione nel campo del vino è stata davvero straordinariamente ampia. Intere generazioni di lettori sono entrati in contatto con concetti come “vino con-tadino”, “cru”, “barrique”, “giacimenti gastronomici”, “de.co”, con una peculiare interpretazione della terra e del mondo dei vignaioli che ha permesso di costruire e di sviluppare le conoscenze, alla base della moderna critica enogastronomica. Conoscenze sviluppate in tanti modi, con pubblicazioni, riviste (Panorama, Espresso, Capital, Domenica del Corriere, Il vino, L’Etichetta, Ex Vi-

nis, ecc.), collane di libri come I Semi, dedicata ai grandi vignaioli e poi trasmissioni televisive: dal 1971 al 1976 Colazione allo studio 7 e A tavola alle 7 su Rai1 – quelle di oggi sono solo pallide imitazioni - oltre a Viaggio sen-timentale nell’Italia dei Vini, su Raitre, una vera e pro-pria pietra miliare per lo stato dell’arte del settore. Gino nel 1966 aveva scritto per Feltrinelli uno dei suoi libri preferiti “Alla ricerca dei cibi perduti - Guida di gusto e di lettere all’arte del saper mangiare”. Non più ristam-pato era da molti anni introvabile. Nel 2004 l’editore DeriveApprodi l’ha riproposto “per restituire alla lettura un suo classico, perduto, e ricordare a un autore la fama che merita”. Seppur scritto e pensato per i lettori del secolo scorso, risulta indispensabile per capire il suo ruolo nella cultura materiale del Novecento.

non ha mai aVuto paura di prendere posizione nette e né tantomeno di tirarsi indietro. Valga per tutti il ri-cordo del 19 Settembre 1980 quando ad Asti, dopo un suo intervento ad un comizio di vignaioli esasperati per i bassi prezzi delle uve, i manifestanti occuparono la sta-zione ferroviaria. Imputato per “blocco stradale aggra-vato”, fu poi successivamente assolto. Negli ultimi anni il suo carattere più “politico” che per molto tempo sem-brava quasi assopito, era balzato fuori con prepotenza: spiazzando tutti aveva iniziato un fitto confronto con i giovani dei Centri Sociali con i quali aveva promosso

Terra e libertà/ Critical wine. Questa, come altre inizia-tive “movimentiste” che aveva intrapreso nel corso della sua vita per la difesa dei diritti dei più deboli, davano la misura non solo della sua unicità ma anche della sua ca-pacità di “sentire” e di interagire con gli altri. Ma era an-che il suo modo di “festeggiare la vita” con ironia. Non a caso si definiva “uomo dato alla gola, e a tutti i piaceri sensuali e mondani”. Nel 2014 ricorrerà il decennale della sua scomparsa celebrato con un fitto calendario di incontri che ricorderanno la sua vita e suoi contributi. Costruire una memoria condivisa, è importante per chi facilmente dimentica. “Io sono una quercia spinosa che ha dato buone ghiande”. Grazie davvero di tutto, Gino.

INIzIATIVE DEDICATE ALLA SUA MEMORIA In occasione del decennale della morte di Luigi Veronelli è stato costituito un Comitato, diretto dal professor Alberto Capatti e attivo sino al 31 dicembre 2015, per favorire un programma di ini-ziative dedicate alla sua memoria. Si inizierà il 2 febbraio (giorno della sua nascita) a Bergamo, con la serata “Il vino è il canto della Terra” nel Teatro Sociale in Città Alta. Il titolo deriva da un celebre aforisma “Il vino è il canto della terra verso il cie-lo” che l'intellettuale lombardo scrisse su un sac-chetto per il pane. Sul palco, a ricordare l'uomo, l'enologo, il giornalista e lo scrittore Veronelli, si alterneranno Alberto Alessi, Piero Antinori, Gigi Brozzoni, Alfonso Iaccarino, Diana Lenzi, Gianni Mura, Giannola Nonino, Omar Pedrini, Carlin Petri-ni, Sara Porro, Nichi Stefi. Il 3 febbraio, invece, sarà lanciata la piattaforma web che conterrà tutte le indicazioni e le iniziative presenti nel calendario del Comitato.

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Il clima complica un'annata partita bene e finita male. In Sicilia i costi produttivi e i margini ridotti mettono a rischio le aziende. L'Italia guadagna spazi all'estero. E la Regione Puglia annuncia la creazione di un osservatorio statistico

ANALISI12 13

Anno diFFicile, il 2013, per l'uVa da taVola. Un andamento climatico non favorevole che ha penalizzato la qualità e la forte concorrenza stra-

niera (Spagna, Grecia ed Egitto) si sono associati alle sto-riche criticità della filiera: eccessivo frazionamento e bassa propensione all'associazionismo che non creano le con-dizioni ideali per una promozione efficace della pur alta qualità del prodotto italiano. E, come accaduto nel settore vinicolo, l'export ha risollevato in parte una stagione compli-cata. Puglia e Sicilia, le due grandi regioni produttrici che assie-me detengono oltre il 90% delle superfici, dopo una prima par-te dell'anno in linea con gli anni prece-denti, hanno sofferto il repentino calo dei prezzi all'origine che,

secondo Ismea, è passato da una media di 1,10 euro al kg di giugno agli 0,31 euro/kg di novembre e dicembre, con una flessione del 60% rispetto all'anno prima (vedi ta-bella prezzi medi mensili per prodotto). Condizione che ha allarmato l'intero settore che, alla luce della crisi dei consumi interni, dovrà trovare soluzioni e risposte per sal-vaguardare la sopravvivenza delle oltre diecimila imprese italiane che coltivano vite da tavola.

domani a casamassima, in proVincia di Bari, il 17esi-mo Congresso nazionale (13esi-ma Edizione internazionale) proverà a fare il punto su tutte le questioni aper-te con esperti e produttori. A cominciare dal problema prezzi: "Con una quotazio-ne di 0,30 euro al kg si lavora in

perdita", dice a Tre Bicchieri Sebastiano Vona, dirigen-te dell'unità operativa Soat Mazzarrone della Regione Sicilia, ricordando che nel 2013 il prezzo medio pagato per ogni kg d'uva al produttore è stato lo stesso di quello registrato nel 2006 (vedi grafico Sicilia). "Significa che negli ultimi otto anni i nostri produttori non hanno visto aumentare gli utili, a fronte di un aggravio dei costi di produzione: dal gasolio alla manodopera, dai contributi dovuti allo Stato ai fertilizzanti. Costi che sono stati scaricati in gran parte sulle aziende". Una filiera distorta, in sintesi, che sta mettendo a rischio la sopravvivenza soprattutto dei più piccoli. "Ci sono impren-ditori in crisi perché la porta di accesso ai finanziamenti e ai prestiti si è ristretta" rileva Vona "e molti potrebbero uscire dal mercato". C'è di più: pochi utili determinano una carenza di liqui-dità a disposizione per i nuovi impianti produttivi, con la conseguenza che in molti scelgono di estirpare oppure di produrre investendo meno sulla qualità, che da sempre è uno degli elementi distintivi dell'uva italiana (seconda nel mondo, con circa 11 milioni di quintali, solo al Cile).

la situazione è complessa anche in puglia, principa-le produttrice con circa 7 mila aziende, una raccolta tra 8 e 9 milioni di quintali (varietà principali sono Italia, Sugraone, Crimson) in circa 43 mila ettari vitati. Visto da

vicino, il comparto è frammentato con poche Op (orga-nizzazioni di produttori) e molte strutture, alcune grandi, di commercializzazione in mano a privati. La presenza del Consorzio per la tutela dell'uva da tavola Igp Puglia non ha sortito per ora gli effetti sperati in vista di una aggregazione dell'offerta. La Cia di Taranto da tempo lamenta il fenomeno dei prezzi bassi alla produzione e troppo alti al consumo negli ipermercati, le eccessive campagne che privilegiano le uve senza semi a scapito di quelle legate al territorio. E con il suo presidente

a cura di Gianluca Atzeni

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Uva da tavola. Solo l'export salva la stagione

IL 17ESIMO CONGRESSO NAzIONALE L'uva da tavola italiana ha sofferto, da settembre in poi, gli effetti di un clima non favorevole che ha penalizzato parte della produzione: nebbia, umi-dità, temperature superiori anche di 10 gradi sulla media, piogge abbondanti hanno provocato muffe e marciumi sui grappoli. Soltanto le varietà precoci hanno confermato l'andamento degli anni prece-denti. Domani a Casamassima (Bari), ore 16, il Con-gresso nazionale farà il punto, affrontando anche i temi della protezione dei vigneti, della ricerca e della lotta integrata. Il Consorzio di tutela della Igp Canicattì riceverà il premio Bacca d'oro.

SICILIA – PREzzO UVE CANICATTì E MAzzARRONE

2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013

0,85

0,92 0,91

Prezzo medio pagato al produttore per kg di uva

0,79

0,96

0,880,85

0,84

Font

e: A

ss. Ag

ricol

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Reg

. Si

cilia

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1514 ANALISI

Vito Rubino chiede "contromisure a salvaguardia del com-parto". La Regione ha certamente accompagnato il set-tore per il riconoscimento dell'Igp e quello del marchio 'Prodotti di qualità di Puglia', ma si tratta di strumenti non ancora decollati a pieno. Tra le azioni a supporto, l'assessorato all'Agricoltura guidato da Fabrizio Nardoni auspica maggiore interazione tra produzione, commer-cianti e Gdo proprio per far conoscere al consumatore questi marchi; allo stesso tempo ritiene necessaria più innovazione tecnologica, unita agli incentivi per ricer-ca e sperimentazione di nuove varietà con semi e senza semi; assieme a una campagna promozionale per l'uva regionale nella Gdo. Un passo avanti dovrebbe arrivare quest'anno con la creazione di un Osservatorio statistico, annunciata dallo stesso Nardoni: "L'obiettivo" come sot-tolineano dal Servizio agricoltura regionale "è avviare una ricognizione seria della coltivazione dell'uva da tavola in Puglia. Perché" si fa notare "occorre conoscere per programmare". E un po' di ossigeno giungerà dai fondi per le calamità natu-rali dopo l'ok del Mipaaf dei giorni scorsi per le aree colpite dalle alluvioni.

i segnali positiVi, e in controtendenza, sono arri-vati dall'export. Tra gennaio e ottobre 2013, sono state esportate uve da tavola per 461 milioni di euro (contro i 460 mln del 2012, secondo elaborazioni Ice su dati Istat). Germania, Francia e Polonia sono sul podio dei Paesi destinatari. "L'Italia è certamente lontana dagli anni di massima espansione come il 2008 quando si esportavano 5,3 mi-lioni di quintali con un fatturato di 598 milioni di euro" osserva l'esperto Giuseppe Lamacchia, funzionario Ice presso l'Ufficio accordi e convenzioni e già direttore di Ice Pu-

glia e Basilicata "ma va detto che il prodotto italiano ha avuto un crescente appeal sui mercati esteri. Riscontriamo un aumento del prezzo me-dio, a testimonianza di un maggiore gradimento delle fasce alte dei consumatori". Le flessioni di prezzo a novembre e dicembre, secondo prime stime, dovrebbero portare il prezzo ai livelli del 2011 tra 1,15 e 1,18 euro/kg. "Ma la filiera dell'uva da tavola si sta gua-dagnando spazi: abbiamo raggiunto 70 mercati rispetto ai 68 del 2012" fa notare Lamacchia "siamo entrati in Indonesia e Hong Kong; sia-mo tornati in Malesia, Niger, Pakistan, Qatar, Algeria. E c'è stata una forte crescita della Li-bia, passata dai 385mila euro a 1,7 milioni del periodo gennaio-ottobre 2013. E questo è dovuto anche alla intraprendenza delle nostre aziende". Gli spazi per lavorare sono ampi. I fondi Ue per la promozione estera sono stret-tamente legati alla capacità delle aziende di associarsi. In questo senso, occorrerà vincere le diffidenze, se non si vuole con-tinuare ad andare in ordine sparso. "L'I-ce" osserva Lamacchia "ha elaborato progetti interregionali di promozione nel settore ortofrutta mettendo a disposizione il 65% dei fondi mini-steriali, ma occorre che le Regioni si mettano in-sieme e si diano una mossa, facendo squadra, per sfruttare al meglio ogni opportunità".

QUANDO LA PROMOzIONE FUNzIONA IL CASO EMIRATI ARABI La prova che la promozione può rappresentare de-cisiva per entrare in un Paese straniero viene dagli Emirati Arabi, dove nel 2008 l'Ice ha organizzato un workshop sull'ortofrutta a Dubai alla presenza dei principali Paesi mediorientali. Da quell'anno al 2012, per l'uva da tavola italiana in medioriente il fatturato è passato da 1,5 milioni ai 9 milioni.

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Paese gen-ott 2012 gen-ott 2013Germania 26% 30%Francia 17% 16%Polonia 10% 9%Svizzera 6% 6%Belgio 5% 5%Spagna 4% 3%Regno Unito 4% 4%Rep. Ceca 4% 4%Paesi Bassi 3% 3%Austria 3% 4% altri 18% 16%Totale in mln euro 460 461

12/201311/201310/201309/201308/201307/201306/201312/2012

0,2

€/kg

1

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ExPORT ITALIA GEN-OTT '12/'13 (%valore su tot)

PREzzI MEDI MENSILI

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