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Vi a Olgiae e...Guccini di Auschwitz, di Dio è morto, della Locomotiva …) esprimo - no...

Date post: 17-Feb-2021
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Vita Olgiatese Quindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 74° - N. 3 - 11 Febbraio 2018 - € 1,00 www.parrocchiaolgiatecomasco.it Sono passati cin- quant’anni da quella pri- mavera del 1968 che ha visto le rivolte studente- sche, iniziate negli Stati Uniti, dilagare in Europa: in Francia, in Germania, in Italia e altrove. Sono passati cin- quant’anni dalla “Primavera di Praga” e dall’invasione della Cecoslovacchia condotta dalle truppe del “Patto di Varsavia”, con annessi i roghi di studenti che, per protesta, si appicca- vano il fuoco in piazza San Venceslao. Sono passati cin- quant’anni dai pugni chiusi, guantati di nero, dei velocisti USA alle Olimpiadi del Messico. Sono passati cin- quant’anni… Sono pas- sati cinquant’anni… Potremmo continuare a lungo. In effetti, il 1968 è stato un anno tutto par- ticolare, ricco, come pochi altri, di grandi avvenimenti. Personalmente, ricordo il grande fer- mento che c’era anche nella Chiesa, rinnovata dal Concilio Vaticano II, appena concluso. Ricordo persino alcune manifestazioni per commemorare il sacri- ficio di Jan Palach (il primo degli studenti di Praga morti suicidi per protesta) svoltesi sotto gli austeri portici del Seminario Maggiore di Como (io frequentavo gli ultimi anni di liceo) all’insegna dello slogan che “la verità è tale, da qualsiasi parte proven- ga”. Non è un caso che “il sessantotto” è diventato un vero e proprio sostantivo: l’unico per gli anni del XX secolo, come “il quarantotto” lo era stato per il XIX.; un sostantivo simbolo di cambiamento, che segna uno spartiacque tra il prima e il dopo. Per qualcuno, quelli sono stati “anni formi- dabili” (Mario Capanna, uno dei leader della rivolta studentesca all’Università Cattolica di Milano); per altri, sono stai anni maledetti, che hanno distrutto “i valori e la gerarchia” (Nicolas Sarkozy, ex presidente francese). Sono passati cin- quant’anni… e credo che questo tempo trascorso dia anche a me (un “sessantottino”, segnato da un marchio indelebi- le) la possibilità di un giudizio pacato e sere- no. Sicuramente il ses- santotto ha segnato un grande cambiamento di mentalità che, in breve, si è diffuso in tutti gli strati delle nostre società. Se prima l’im- perativo-chiave domi- nante era “adeguarsi”, con il sessantotto è diventato “realizzarsi”. Prima di quell’anno fatidico, era normale, e accettato anche dalla maggioranza di giovani, sforzarsi di adeguarsi a un modello prefabbrica- to di vita: certo non mancava qualche frizio- ne, ma era relegata a livello personale e non intaccava il “sistema”. Con il sessantotto, invece, il punto di riferi- mento del sentire indivi- duale e collettivo, da esterno diventa interno all’individuo. L’obiettivo è realizzarsi. Quel che si desidera, lo si pretende subito; gli impulsi vanno immediatamente asse- condati. Non si intende differire più nulla, per- ché questo impedirebbe la propria piena realiz- zazione. Perciò ci si libe- ra dalle regole imposte dall’esterno (famiglia, scuola, Chiesa, conven- zioni sociali…) e si con- testa ogni forma di autorità. Anche il look dei giovani (capelli lun- ghi, eskimo, jeans, ecc.) e la nuova musica che fa da colonna sonora del sessantotto (i Beatles, gli Intillimani, qui in Italia anche il Francesco Guccini di Auschwitz, di Dio è morto , della Locomotiva …) esprimo- no eloquentemente il cambio di mentalità. Questo passaggio centrale, dall’”adeguar- si” al “realizzarsi”, ha avuto esiti molto diversi. Per molti si è trattato di una positiva liberazio- ne di creatività e di energie che determinò un’apertura di mente e di cuore notevole. Ciò portò all’acquisizione di più alti livelli di respon- sabilità verso l’ambiente e la natura, verso i dise- redati a livello mondiale e i sottosviluppati (quante associazioni e gruppi di volontariato ebbero inizio proprio in quell’anno, anche nelle nostre parrocchie!). Si affinò la coscienza dei diritti umani nella fami- glia, nella scuola, nella Chiesa, nell’esercito, verso le donne. Questa è l’eredità positiva del sessantotto che, pur- troppo, nelle nuove generazioni di giovani sembra ormai dimenti- cata: l’impressione è che oggi si voli molto più basso… Altri si limitarono a reclamare e a prendere quel benessere spicciolo che fino allora era stato solo un sogno. Arrivati alla meta, si sono com- pletamente chiusi, diventando ingranaggi di un sistema nuovo solo di nome ma molto simi- le, nella sostanza, a quello precedente. Col linguaggio “sessantotti- no” si direbbe: si sono completamente imbor- ghesiti, pur continuando a indossare l’eskimo. Ci fu anche, purtrop- po, una esigua minoran- za (proveniente, in parte, anche dal mondo cattolico) che pretese i cambiamenti ricorrendo alla violenza e provo- cando morte, lutto e un clima di odio che si è protratto per decenni. Insomma, come in ogni cosa umana, luci e ombre. Certo, le ombre si notano subito e fanno paura. Ma ci sono state, credo, molte più luci che ombre; luci che hanno immesso nelle nostre società germi che stan- no ancora fruttificando. Penso a Martin Luther King, ucciso proprio nel ’68: “Ho un sogno…Penso alle ultime opere di don Lorenzo Milani, “Lettera a una professoressa” e “L’obbedienza non è più una virtù”: “il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i segni dei tempi, indovi- nare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vedia- mo solo in confuso…Penso a dom Helder Camara, il vescovo bra- siliano delle “favelas”, la cui figura comincia a essere conosciuta pro- prio a partire dal ’68 (La prima edizione italiana di “Terzo mondo defrau- dato” porta la data del- l’aprile di quell’anno): Qualcuno mi dovrà spiegare perché quando do da mangiare a un povero, tutti mi chiama- no santo. Ma quando chiedo perché i poveri non hanno cibo, ecco che tutti mi chiamano comunista”. E ancora: “L’unica guerra legittima è quella che si dichiara all’ignoranza ed alla miseria”. Sono semi formidabili che non hanno ancora dato completamente i loro frutti. E sono passati cin- quant’anni! don Marco IL “SESSANTOTTO” Si vota per il nuovo Consiglio Pastorale Parrocchiale Domenica 11 febbraio: distribuzione prime schede Domenica 18 febbraio: prima votazione Domenica 4 marzo: distribuzione seconde schede Domenica 11 marzo: seconda e definitiva votazione Le schede per le votazioni verranno distribuite nelle chiese della parrocchia dopo tutte le S: Messe e si potranno ritirare anche presso l’ufficio parrocchiale (aperto tutte le mattine dalle 9,00 alle 11,30). Le schede votate dovranno essere depositate nelle apposite urne predisposte nelle chiese della parroc- chia nei giorni fissati. Nella prima votazione dovranno essere indicati sulla scheda (con nome, cognome e via) un certo nume- ro di nominativi (massimo 10) che serviranno poi per stendere una lista di 40 candidati tra cui, nella seconda votazione, ciascuno potrà esprimere le proprie preferenze (massimo 10). Verranno così eletti i 20 candidati che avranno ottenuto il maggior numero di preferenze. Prima di redigere la seconda scheda, si chiederà il consenso e l’eventuale disponibilità dei candidati. Cinquant’anni fa… 14 febbraio - Le sacre Ceneri Giornata di digiuno e astinenza Ad ogni Messa imposizione delle Ceneri In parrocchia: ore 7.00 - 8.30 SS. Messe; ore 16.30 Liturgia della Parola e imposizione delle ceneri per i bambini e i ragazzi ore 20.30 S. Messa distinta S.Gerardo ore 8.00 S. Messa e imposizione delle Ceneri Somaino ore 16.15:Liturgia della Parola e imposizione delle ceneri per i ragazzi ore 20.30 S. Messa Sante Quarantore Giovedì 15 febbraio ore 14.30 Adorazione Eucaristica per i gruppi di catechesi del giovedì ore 20.30 S. Messa in chiesa parrocchiale a seguire Adorazione eucaristica guidata fino alle ore 22 Venerdì 16 febbraio ore 7.00 S. Messa in chiesa parrocchiale ore 9.30 S. Messa in chiesa parrocchiale con omelia Esposizione del Ss.mo Sacramento Adorazione eucaristica personale ore 15.00 Vespri in chiesa parrocchiale con riflessione ore 16.00 Adorazione Eucaristica in Casa anziani ore 18.15 in chiesa parr. - riposizione Ss.mo Sacramento - S. Messa ore 20.30 S. Messa con omelia e Adorazione eucaristica presso la chiesa di Somaino Sabato 17 febbraio ore 7.00 S. Messa in chiesa parrocchiale ore 9.30 S. Messa in chiesa parrocchiale con omelia Esposizione del Ss.mo Sacramento - Adorazione Eucaristica personale ore 14.30 Adorazione Eucaristica per gruppi di catechesi del sabato ore 15.30 Vespri in chiesa parrocchiale con riflessione ore 18.00 in chiesa parr. - riposizione Ss.mo Sacramento S. Messa ore 21.00 Adorazione eucaristica notturna presso la chiesa di san Gerardo Domenica 18 febbraio Ss. Messe secondo il consueto orario festivo: in chiesa parrocchiale: ore 7.30, 9.30, 11.00 e 17.00 in chiesa san Gerardo: riposizione Ss.mo Sacramento, ore 8.00 - S. Messa ore 9.00 in chiesa a Somaino: ore 9.30 in Casa anziani: ore10.45 ore 15.00 Preghiera conclusiva delle Quarantore con consegna del Comandamento dell’Amore ai ragazzi del gruppo “Gerusalemme” in chiesa parrocchiale Confessioni Venerdì 16 dalle 15.30 alle 18.00 per tutti Sabato 17 dalle 15.30 alle 17.45 per tutti Verso la Quaresima
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  • Vita OlgiateseQuindicinale della Parrocchia di Olgiate Comasco Anno 74° - N. 3 - 11 Febbraio 2018 - € 1,00

    www.parrocchiaolgiatecomasco.it

    Sono passati cin-quant’anni da quella pri-mavera del 1968 che havisto le rivolte studente-sche, iniziate negli StatiUniti, dilagare inEuropa: in Francia, inGermania, in Italia ealtrove.

    Sono passati cin-quant’anni dalla“Primavera di Praga” edall’invasione dellaCecoslovacchia condottadalle truppe del “Patto diVarsavia”, con annessi iroghi di studenti che,per protesta, si appicca-vano il fuoco in piazzaSan Venceslao.

    Sono passati cin-quant’anni dai pugnichiusi, guantati di nero,dei velocisti USA alleOlimpiadi del Messico.

    Sono passati cin-quant’anni… Sono pas-sati cinquant’anni…Potremmo continuare alungo.

    In effetti, il 1968 èstato un anno tutto par-ticolare, ricco, comepochi altri, di grandiavvenimenti.

    P e r s o n a l m e n t e ,ricordo il grande fer-mento che c’era anchenella Chiesa, rinnovatadal Concil io VaticanoII, appena concluso.Ricordo persino alcunemanifestazioni percommemorare il sacri-ficio di Jan Palach (ilprimo degli studenti diPraga morti suicidi perprotesta) svoltesi sottogli austeri portici delSeminario Maggiore diComo (io frequentavogli ultimi anni di liceo)all’insegna dello sloganche “la verità è tale, daqualsiasi parte proven-ga”.

    Non è un caso che “ilsessantotto” è diventatoun vero e propriosostantivo: l’unico pergli anni del XX secolo,come “il quarantotto” loera stato per il XIX.; unsostantivo simbolo dicambiamento, chesegna uno spartiacquetra il prima e il dopo.

    Per qualcuno, quellisono stati “anni formi-dabili” (Mario Capanna,uno dei leader dellarivolta studentescaall’Università Cattolica diMilano); per altri, sonostai anni maledetti, chehanno distrutto “i valorie la gerarchia” (NicolasSarkozy, ex presidentefrancese).

    Sono passati cin-quant’anni… e credo chequesto tempo trascorsodia anche a me (un“sessantottino”, segnatoda un marchio indelebi-le) la possibilità di ungiudizio pacato e sere-no.

    Sicuramente il ses-santotto ha segnato ungrande cambiamento dimentalità che, in breve,si è diffuso in tutti glistrati delle nostresocietà. Se prima l’im-perativo-chiave domi-nante era “adeguarsi”,con il sessantotto èdiventato “realizzarsi”.

    Prima di quell’annofatidico, era normale, eaccettato anche dallamaggioranza di giovani,sforzarsi di adeguarsi aun modello prefabbrica-

    to di vita: certo nonmancava qualche frizio-ne, ma era relegata alivello personale e nonintaccava il “sistema”.

    Con il sessantotto,invece, il punto di riferi-mento del sentire indivi-duale e collettivo, daesterno diventa internoall’individuo. L’obiettivoè realizzarsi. Quel che sidesidera, lo si pretendesubito; gli impulsi vannoimmediatamente asse-condati. Non si intendedifferire più nulla, per-ché questo impedirebbela propria piena realiz-zazione. Perciò ci si libe-ra dalle regole impostedall’esterno (famiglia,scuola, Chiesa, conven-zioni sociali…) e si con-testa ogni forma diautorità. Anche il lookdei giovani (capelli lun-ghi, eskimo, jeans, ecc.)e la nuova musica che fa

    da colonna sonora delsessantotto (i Beatles,gli Intillimani, qui inItalia anche il FrancescoGuccini di Auschwitz, diDio è morto, dellaLocomotiva …) esprimo-no eloquentemente ilcambio di mentalità.

    Questo passaggiocentrale, dall’”adeguar-si” al “realizzarsi”, haavuto esiti molto diversi.

    Per molti si è trattatodi una positiva liberazio-ne di creatività e dienergie che determinòun’apertura di mente edi cuore notevole. Ciòportò all’acquisizione dipiù alti livelli di respon-sabilità verso l’ambientee la natura, verso i dise-redati a livello mondialee i sottosviluppati(quante associazioni egruppi di volontariatoebbero inizio proprio inquell’anno, anche nellenostre parrocchie!). Si

    affinò la coscienza deidiritti umani nella fami-glia, nella scuola, nellaChiesa, nell’esercito,verso le donne. Questaè l’eredità positiva delsessantotto che, pur-troppo, nelle nuovegenerazioni di giovanisembra ormai dimenti-cata: l’impressione èche oggi si voli moltopiù basso…

    Altri si limitarono areclamare e a prenderequel benessere spiccioloche fino allora era statosolo un sogno. Arrivatialla meta, si sono com-pletamente chiusi,diventando ingranaggi diun sistema nuovo solodi nome ma molto simi-le, nella sostanza, aquello precedente. Collinguaggio “sessantotti-no” si direbbe: si sonocompletamente imbor-ghesiti, pur continuando

    a indossare l’eskimo.Ci fu anche, purtrop-

    po, una esigua minoran-za (proveniente, inparte, anche dal mondocattolico) che pretese icambiamenti ricorrendoalla violenza e provo-cando morte, lutto e unclima di odio che si è

    protratto per decenni. Insomma, come in

    ogni cosa umana, luci eombre.

    Certo, le ombre sinotano subito e fannopaura. Ma ci sono state,credo, molte più luci cheombre; luci che hannoimmesso nelle nostresocietà germi che stan-no ancora fruttificando.

    Penso a Martin LutherKing, ucciso proprio nel’68: “Ho un sogno…”

    Penso alle ultimeopere di don LorenzoMilani, “Lettera a unaprofessoressa” e“L’obbedienza non è piùuna virtù”: “il maestrodeve essere per quantopuò profeta, scrutare isegni dei tempi, indovi-nare negli occhi deiragazzi le cose belle cheessi vedranno chiaredomani e che noi vedia-mo solo in confuso…”

    Penso a dom HelderCamara, il vescovo bra-siliano delle “favelas”, lacui figura comincia aessere conosciuta pro-prio a partire dal ’68 (Laprima edizione italianadi “Terzo mondo defrau-dato” porta la data del-l’aprile di quell’anno):“Qualcuno mi dovràspiegare perché quandodo da mangiare a unpovero, tutti mi chiama-no santo. Ma quandochiedo perché i poverinon hanno cibo, eccoche tutti mi chiamanocomunista”. E ancora:“L’unica guerra legittimaè quella che si dichiaraall’ignoranza ed allamiseria”.

    Sono semi formidabiliche non hanno ancoradato completamente iloro frutti.

    E sono passati cin-quant’anni!

    don Marco

    IL “SESSANTOTTO”

    Si vota per il nuovoConsiglio Pastorale Parrocchiale

    Domenica 11 febbraio: distribuzione prime schedeDomenica 18 febbraio: prima votazioneDomenica 4 marzo: distribuzione seconde schedeDomenica 11 marzo: seconda e definitiva votazioneLe schede per le votazioni verranno distribuite nellechiese della parrocchia dopo tutte le S: Messe e sipotranno ritirare anche presso l’ufficio parrocchiale(aperto tutte le mattine dalle 9,00 alle 11,30).Le schede votate dovranno essere depositate nelleapposite urne predisposte nelle chiese della parroc-chia nei giorni fissati.Nella prima votazione dovranno essere indicati sullascheda (con nome, cognome e via) un certo nume-ro di nominativi (massimo 10) che serviranno poiper stendere una lista di 40 candidati tra cui, nellaseconda votazione, ciascuno potrà esprimere leproprie preferenze (massimo 10). Verranno cosìeletti i 20 candidati che avranno ottenuto il maggiornumero di preferenze.Prima di redigere la seconda scheda, si chiederà ilconsenso e l’eventuale disponibilità dei candidati.

    Cinquant’anni fa…

    14 febbraio - Le sacre CeneriGiornata di digiuno e astinenza

    Ad ogni Messa imposizione delle CeneriIn parrocchia:ore 7.00 - 8.30 SS. Messe;ore 16.30 Liturgia della Parola e imposizione

    delle ceneri per i bambini e i ragazziore 20.30 S. Messa distintaS.Gerardo ore 8.00

    S. Messa e imposizione delle Ceneri Somaino ore 16.15:Liturgia della Parola e imposizione

    delle ceneri per i ragazziore 20.30 S. Messa

    Sante QuarantoreGiovedì 15 febbraio

    ore 14.30 Adorazione Eucaristica per i gruppi di catechesidel giovedì

    ore 20.30 S. Messa in chiesa parrocchialea seguire Adorazione eucaristica guidata fino alle ore 22

    Venerdì 16 febbraioore 7.00 S. Messa in chiesa parrocchialeore 9.30 S. Messa in chiesa parrocchiale con omelia

    Esposizione del Ss.mo SacramentoAdorazione eucaristica personale

    ore 15.00 Vespri in chiesa parrocchiale con riflessione ore 16.00 Adorazione Eucaristica in Casa anzianiore 18.15 in chiesa parr. - riposizione Ss.mo Sacramento -

    S. Messaore 20.30 S. Messa con omelia e Adorazione eucaristica

    presso la chiesa di Somaino

    Sabato 17 febbraioore 7.00 S. Messa in chiesa parrocchiale ore 9.30 S. Messa in chiesa parrocchiale con omelia

    Esposizione del Ss.mo Sacramento - Adorazione Eucaristica personale

    ore 14.30 Adorazione Eucaristica per gruppi di catechesi del sabato

    ore 15.30 Vespri in chiesa parrocchiale con riflessione ore 18.00 in chiesa parr. - riposizione Ss.mo Sacramento

    S. Messaore 21.00 Adorazione eucaristica notturna

    presso la chiesa di san Gerardo

    Domenica 18 febbraioSs. Messe secondo il consueto orario festivo:in chiesa parrocchiale: ore 7.30, 9.30, 11.00 e 17.00in chiesa san Gerardo: riposizione Ss.mo Sacramento,

    ore 8.00 - S. Messa ore 9.00in chiesa a Somaino: ore 9.30in Casa anziani: ore10.45ore 15.00 Preghiera conclusiva delle Quarantore conconsegna del Comandamento dell’Amore ai ragazzidel gruppo “Gerusalemme” in chiesa parrocchiale

    ConfessioniVenerdì 16 dalle 15.30 alle 18.00 per tuttiSabato 17 dalle 15.30 alle 17.45 per tutti

    Verso la Quaresima

  • 2 Vita Olgiatese11 Febbraio 2018

    L’ha chiesta papa Francesco con queste parole pronunciateall’Angelus di domenica 4 febbraio:

    Ed ora un annuncio. Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni diconflitto in diverse parti del mondo, invito tutti i fedeli ad una specialeGiornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo,venerdì della Prima Settimana di Quaresima. La offriremo in partico-lare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e delSud Sudan. Come in altre occasioni simili, invito anche i fratelli e lesorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativanelle modalità che riterranno più opportune, ma tutti insieme.

    Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano aLui nel dolore e nell’angoscia, «risana i cuori affranti e fascia le loroferite» (Sal 147,3). Rivolgo un accorato appello perché anche noiascoltiamo questo grido e, ciascuno nella propria coscienza, davantia Dio, ci domandiamo: “Che cosa posso fare io per la pace?”.Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire con-cretamente “no” alla violenza per quanto dipende da lui o da lei.Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentrelavorare per la pace fa bene a tutti!

    Cari fratelli e sorelle,ancora una volta ci viene

    incontro la Pasqua delSignore! Per prepararci adessa la Provvidenza di Dioci offre ogni anno laQuaresima, «segno sacra-mentale della nostra conver-sione», che annuncia e rea-lizza la possibilità di tornareal Signore con tutto il cuoree con tutta la vita.

    Anche quest’anno, con ilpresente messaggio, desi-dero aiutare tutta la Chiesaa vivere con gioia e verità inquesto tempo di grazia; e lofaccio lasciandomi ispirareda un’espressione di Gesùnel Vangelo di Matteo: «Peril dilagare dell’iniquità l’amo-re di molti si raffredderà»(24,12).

    Questa frase si trova neldiscorso che riguarda la finedei tempi e che è ambienta-to a Gerusalemme, sulMonte degli Ulivi, propriodove avrà inizio la passionedel Signore. Rispondendo auna domanda dei discepoli,Gesù annuncia una grandetribolazione e descrive lasituazione in cui potrebbetrovarsi la comunità dei cre-denti: di fronte ad eventidolorosi, alcuni falsi profetiinganneranno molti, tanto daminacciare di spegnere neicuori la carità che è il centrodi tutto il Vangelo.

    I falsi profetiAscoltiamo questo brano

    e chiediamoci: quali formeassumono i falsi profeti?

    Essi sono come “incanta-tori di serpenti”, ossia appro-fittano delle emozioni umaneper rendere schiave le per-sone e portarle dove voglio-no loro. Quanti figli di Diosono suggestionati dallelusinghe del piacere di pochiistanti, che viene scambiatoper felicità! Quanti uomini edonne vivono come incantatidall’illusione del denaro, cheli rende in realtà schiavi delprofitto o di interessi meschi-ni! Quanti vivono pensandodi bastare a sé stessi ecadono preda della solitudi-ne!

    Altri falsi profeti sonoquei “ciarlatani” che offronosoluzioni semplici e imme-diate alle sofferenze, rimediche si rivelano però comple-tamente inefficaci: a quantigiovani è offerto il falsorimedio della droga, di rela-zioni “usa e getta”, di guada-gni facili ma disonesti!

    Quanti ancora sono irreti-ti in una vita completamentevirtuale, in cui i rapportisembrano più semplici eveloci per rivelarsi poi dram-maticamente privi di senso!Questi truffatori, che offronocose senza valore, tolgonoinvece ciò che è più prezio-so come la dignità, la libertàe la capacità di amare. Èl’inganno della vanità, che ciporta a fare la figura deipavoni… per cadere poi nelridicolo; e dal ridicolo non sitorna indietro. Non fa mera-viglia: da sempre il demonio,che è «menzognero e padredella menzogna» (Gv 8,44),presenta il male come benee il falso come vero, perconfondere il cuore dell’uo-mo. Ognuno di noi, perciò, èchiamato a discernere nelsuo cuore ed esaminare seè minacciato dalle menzo-gne di questi falsi profeti.Occorre imparare a non fer-marsi a livello immediato,superficiale, ma riconoscereciò che lascia dentro di noiun’impronta buona e piùduratura, perché viene daDio e vale veramente per ilnostro bene.

    Un cuore freddoDante Al ighieri , nel la

    sua descrizione dell’infer-no, immagina i l diavoloseduto su un trono di ghiac-cio; egli abita nel gelo del-l ’amore soffocato.Chiediamoci allora: come siraffredda in noi la carità?Quali sono i segnali che ciindicano che in noi l’amorerischia di spegnersi?Ciò

    «Per il dilagare dell’iniquità,si raffredderà l’amore di molti» (Mt 24,12)

    Dopo la preghiera iniziale, don Marco procede all'esame delprimo punto dell'ordine del giorno, che prevede il commentoalla parte iniziale del quarto capitolo del documento che ilnostro Vescovo ha inviato a tutti i fedeli in vista del prossimoSinodo della Chiesa di Como.

    Argomento di questo capitolo è la chiamata del cristiano aservire il mondo nelle situazioni che il mondo stesso presenta.

    Il cristiano deve essere capace, nonostante la realtà presentispesso elementi negativi, di assumerla positivamente. Bisognariuscire ad avere e fare gesti e stili di vita conformi al Vangelo,che siano segni di novità ed evangelizzazione per il mondo.

    Viene richiesta anche un'attenzione particolare verso ilpovero, in tutte le forme che in cui oggi si presenta la povertà.Lo stare vicino a chi ha queste forme di bisogno insegna a rica-librare il senso della propria vita, si rimarca perciò la necessitàdi ricercare questa forma di vicinanza alle persone.

    Si evidenzia anche la presenza di molte situazioni positivenella nostra realtà, che andrebbero presentate alla comunitàcome forma di evangelizzazione.

    Per essere in grado di affrontare le situazioni di vita, sirichiede l'organizzazione di una serie di incontri sulla DottrinaSociale, argomento che ci trova decisamente impreparati; è pre-vedibile che tali incontri verranno organizzati a livello di vica-riato.

    Sottolineando le situazioni positive, emerge il grande lavorodella Caritas, verso gli olgiatesi e nella gestione dei profughi; aquesto proposito vengono comunicate alcune novità: la gestionedei profughi dal primo gennaio non è più direttamente a caricodella Caritas parrocchiale, ma della Cooperativa Symploché,con la collaborazione di volontari Caritas.

    Il secondo punto all'ordine del giorno riguarda la consuetaverifica delle attività svolte nel mese precedente.

    Le tre sere del corso sulla Liturgia sono state interessanti,partecipate, e si sente comunque l'esigenza di approfondire l'ar-gomento e di trovare il modo di diffondere i concetti ad un pub-blico più vasto.

    La Settimana di Preghiera per l'Unità dei cristiani non havisto un aumento di partecipazione alle sante Messe feriali,come d'altronde era già avvenuto per la Novena di Natale.

    La festa di San Gerardo ha visto una folta partecipazionealla santa Messa del mattino, ma un calo di presenze ai Vespri ealla processione del pomeriggio.

    Si è svolto anche uno degli incontri formativi del'G.r.a.p.p.a.', con la partecipazione di più di cento giovani e ado-lescenti, che si sono impegnati e hanno apprezzato i lavori digruppo.

    Per la programmazione, il mese di febbraio vede la celebra-zione delle solenni Quarantore, che si svolgeranno secondo iltradizionale calendario toccando le tre chiese di Olgiate. Si sot-tolinea che l'anno scorso ci sono state difficoltà a coprire le oredi adorazione a cavallo del mezzogiorno ed alcune ore nellanotte a San Gerardo: si cercherà di sensibilizzare la partecipa-zione, ricordando che si compie un piccolo sacrificio per starecon il nostro Signore.

    In Quaresima si celebreranno due Via Crucis con le famigliedei gruppi Gerusalemme ed Emmaus, mentre la sera di venerdì23 marzo, al posto della Via Crucis, si celebrerà, con tutto ilvicariato, la Veglia per i missionari martiri a Civello.

    Viene ricordato che papa Francesco ha indetto una giornatadi preghiera e digiuno per la pace, soprattutto in Congo e nelSud Sudan, per il 23 febbraio.

    In conclusione, don Marco comunica che i lavori per l'orga-no proseguono e che, nulla ostando, sarà pronto poco dopo l'e-state.

    Il Consiglio termina con la preghiera e si dà appuntamento alunedì 5 marzo per l’ultima seduta prima del rinnovo.

    che spegne la carità è anzi-tutto l’avidità per il denaro,«radice di tutti i mali» (1 Tm6,10); ad essa segue il rifiu-to di Dio e dunque di trova-re consolazione in Lui, pre-ferendo la nostra desolazio-ne al conforto del la suaParola e dei Sacramenti.Tutto ciò si tramuta in vio-lenza che si volge controcoloro che sono ritenuti unaminaccia alle nostre “cer-tezze”: i l bambino nonancora nato, l ’anzianomalato, l’ospite di passag-gio, lo straniero, ma ancheil prossimo che non corri-sponde alle nostre attese.

    Anche il creato è testimo-ne silenzioso di questo raf-freddamento della carità: laterra è avvelenata da rifiutigettati per incuria e interes-se; i mari, anch’essi inquina-ti, devono purtropporicoprire i resti di tanti nau-fraghi delle migrazioniforzate; i cieli – che neldisegno di Dio cantano lasua gloria – sono solcati damacchine che fanno pioverestrumenti di morte.

    L’amore si raffreddaanche nelle nostre comu-nità: nell’Esortazione apo-stolica Evangelii Gaudiumho cercato di descrivere isegni più evidenti di questamancanza di amore. Essisono: l’accidia egoista, ilpessimismo sterile, la tenta-zione di isolarsi e di impe-gnarsi in continue guerrefratricide, la mentalità mon-dana che induce ad occu-parsi solo di ciò che è appa-rente, riducendo in tal modol’ardore missionario.

    Cosa fare?Se vediamo nel nostro

    intimo e attorno a noi isegnali appena descritti,ecco che la Chiesa, nostramadre e maestra, assiemealla medicina, a volte amara,della verità, ci offre in questotempo di Quaresima il dolcerimedio della preghiera, del-l’elemosina e deldigiuno.Dedicando piùtempo alla preghiera, per-mettiamo al nostro cuore discoprire le menzogne segre-te con le quali inganniamonoi stessi, per cercare final-mente la consolazione inDio. Egli è nostro Padre evuole per noi la vita.

    L’esercizio dell’elemosi-na ci libera dall’avidità e ciaiuta a scoprire che l’altro è

    mio fratello: ciò che ho nonè mai solo mio. Come vorreiche l’elemosina si tramutas-se per tutti in un vero e pro-prio stile di vita! Come vorreiche, in quanto cristiani,seguissimo l’esempio degliApostoli e vedessimo nellapossibilità di condividere congli altri i nostri beni una testi-monianza concreta dellacomunione che viviamonella Chiesa. A questo pro-posito faccio mia l’esortazio-ne di san Paolo, quandoinvitava i Corinti alla collettaper la comunità diGerusalemme: «Si tratta dicosa vantaggiosa per voi»

    GIORNATA DI PREGHIERAE DI DIGIUNO PER LA PACE

    Consiglio PastoraleSeduta del 5 febbraio 2018

    Venerdì 23 febbraio

    Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2018

    (2 Cor 8,10). Questo vale inmodo speciale nellaQuaresima, durante la qualemolti organismi raccolgonocollette a favore di Chiese epopolazioni in difficoltà. Macome vorrei che anche neinostri rapporti quotidiani,davanti a ogni fratello che cichiede un aiuto, noi pensas-simo che lì c’è un appellodella divina Provvidenza:ogni elemosina è un’occa-sione per prendere partealla Provvidenza di Dioverso i suoi figli; e se Eglioggi si serve di me per aiu-tare un fratello, come doma-ni non provvederà anchealle mie necessità, Lui chenon si lascia vincere ingenerosità?Il digiuno, infine,toglie forza alla nostra vio-lenza, ci disarma, e costitui-sce un’importante occasionedi crescita. Da una parte, cipermette di sperimentare ciòche provano quanti manca-no anche dello strettonecessario e conoscono imorsi quotidiani dalla fame;dall’altra, esprime la condi-zione del nostro spirito, affa-mato di bontà e assetatodella vita di Dio. Il digiuno ci

    sveglia, ci fa più attenti a Dioe al prossimo, ridesta lavolontà di obbedire a Dioche, solo, sazia la nostrafame.

    Vorrei che la mia vocegiungesse al di là dei confinidella Chiesa Cattolica, perraggiungere tutti voi, uominie donne di buona volontà,aperti all’ascolto di Dio. Secome noi siete afflitti daldilagare dell’ iniquità nelmondo, se vi preoccupa ilgelo che paralizza i cuori ele azioni, se vedete veniremeno il senso di comuneumanità, unitevi a noi perinvocare insieme Dio, perdigiunare insieme e insiemea noi donare quanto poteteper aiutare i fratelli!

    Il fuoco della PasquaInvito soprattutto i mem-

    bri della Chiesa a intrapren-dere con zelo il camminodella Quaresima, sorrettidall’elemosina, dal digiuno edalla preghiera. Se a volte lacarità sembra spegnersi intanti cuori, essa non lo è nelcuore di Dio! Egli ci donasempre nuove occasioniaffinché possiamo ricomin-ciare ad amare.

    Una occasione propiziasarà anche quest’anno l’ini-ziativa “24 ore per ilSignore”, che invita a cele-brare il Sacramento dellaRiconciliazione in un conte-sto di adorazione eucaristi-ca. Nel 2018 essa si svol-gerà venerdì 9 e sabato 10marzo, ispirandosi alle paro-le del Salmo 130,4: «Pressodi te è il perdono». In ognidiocesi, almeno una chiesarimarrà aperta per 24 oreconsecutive, offrendo lapossibilità della preghiera diadorazione e dellaConfessione sacramentale.

    Nella notte di Pasquarivivremo il suggestivo ritodell’accensione del ceropasquale: attinta dal “fuoconuovo”, la luce a poco apoco scaccerà il buio erischiarerà l’assemblea litur-gica. «La luce del Cristo cherisorge glorioso disperda letenebre del cuore e dellospirito», affinché tutti possia-mo rivivere l’esperienza deidiscepoli di Emmaus: ascol-tare la parola del Signore enutrirci del Pane eucaristicoconsentirà al nostro cuore ditornare ad ardere di fede,speranza e carità.

    Vi benedico di cuore eprego per voi. Non dimenti-catevi di pregare per me.

    Francesco

  • Vita Olgiatese11 Febbraio 20183

    Don Lorenzo Milani: la vita

    Il 20 giugno dello scorso anno papa Francesco si recavaa Barbiana e si raccoglieva in preghiera davanti alla tombadi don Lorenzo Milani. Il pontefice ricordava poi l’azionedel sacerdote come “un modo esemplare di servire il Van-gelo, i poveri e la Chiesa stessa”. Francesco concludeva lasua visita con questa supplica: “pregate per me perché an-ch’io prenda esempio da questo bravo prete”.

    Ma chi eradon LorenzoMilani? In vitanon era certocon s ide ra todai suoi supe-riori “un bra-vo prete”.Cercherò, neiprossimi nu-meri di VitaOlgiatese, dipresentare ilpensiero e l’o-pera di donLorenzo, unvero cristiano,un autenticoprofeta, ungrande intel-lettuale; sicu-ramente donLorenzo nonavrebbe gradito questa definizione ma il suo lascito ha se-gnato tutta la cultura italiana del secolo scorso, influenzan-do i grandi movimenti di rinnovamento sociale che hannocaratterizzato la seconda metà degli anni sessanta e i primianni settanta.

    Lorenzo nasce a Firenze il 27 maggio 1923 in una colta eagiata famiglia borghese. Il padre Albano è un chimico. Lamadre si occupa della famiglia che, oltre al marito e a Lo-renzo, comprende anche altri due figli: Adriano ed Elena.

    Nel 1930 la famiglia, a causa della crisi economica, sitrasferisce a Milano. I Milani abitano nel capoluogo lom-bardo fino al 1942. Lorenzo consegue la maturità classica alliceo Berchet e si iscrive poi all’accademia di Brera: in questianni aveva infatti maturato un vivo interesse per la pittura.

    Dopo il ritorno a Firenze, Lorenzo conosce don RaffaelloBensi che da allora fino alla morte sarà il suo padre spirituale.

    Lorenzo, pur essendo stato battezzato ed avendo rice-vuto, nel 1934, la prima comunione, non si era mai defini-to un credente: infatti la sua vera conversione coincide conla cresima che Lorenzo ricevette il 13 giugno 1943 avent’anni. Nel novembre di quell’anno Lorenzo entra in se-minario. Durante la sua preparazione al sacerdozio Lorenzosi scontra con una certa mentalità curiale che trova troppolontana dalla immediatezza e dalla semplicità evangeliche.Viene ordinato sacerdote il 13 luglio 1947 e, dopo un breveperiodo come vicario del parroco a Montespertoli, vienenominato coadiutore a San Donato di Calenzano, un paesevicino a Firenze.

    Don Lorenzo rimane a Calenzano per circa 7 anni. Quifonda una scuola popolare serale per i giovani operai e icontadini della parrocchia. Sono gli anni nei quali scrive“Esperienze pastorali”, un testo che per i suoi contenuti,quando è dato alle stampe nel 1958, viene ritirato dal com-mercio per disposizione del Sant’Uffizio che ne ritiene“inopportuna” la lettura.

    Nel dicembre del 1954, a causa dei rapporti tesi con lacuria fiorentina, don Lorenzo viene nominato priore di Bar-biana, una piccola e sperduta frazione di montagna del co-mune di Vicchio in Mugello. Dopo breve tempo organizzauna scuola popolare sul modello di quella di Calenzano. Lelezioni sono tenute nella canonica annessa alla piccola chie-sa di Barbiana. Il metodo educativo è rivoluzionario: lascuola è un collettivo dove si lavora e si studia tutti insiemee dove chi più sa aiuta e sostiene chi sa di meno, e questoper tutto l’anno senza soluzione di continuità. È qui cheviene scritto, collettivamente, un testo di fondamentale im-portanza per tutta la cultura italiana: “Lettera a una profes-soressa”.

    Alla fine del 1960 don Lorenzo manifesta i primi sintomidi un linfogranuloma, il male che dopo pochi anni lo con-durrà alla morte.

    Un altro fatto importante per la vita del nostro prete ac-cade nel febbraio del 1965. Don Lorenzo scrive una letteraaperta ad un gruppo di cappellani militari toscani che, in unloro comunicato, avevano definito l’obiezione di coscienza“estranea al comandamento cristiano dell’amore ed espres-sione di viltà”. Secondo il codice penale dell’epoca (si trat-tava di norme redatte nel periodo fascista) don Lorenzoviene rinviato a giudizio per apologia di reato. Il processosi svolge a Roma. Don Lorenzo, a causa delle precarie con-dizioni di salute, non vi partecipa ed invia ai giudici unamemoria difensiva. Il processo si chiude con l’assoluzionema, poiché il pubblico ministero ricorre in appello, la sen-tenza di secondo grado, modificando il primo grado di giu-dizio, condanna lo scritto di don Lorenzo che, per altro, nelfrattempo è già deceduto.

    Don Lorenzo muore il 26 giugno 1967 a soli 44 anni.Durante gli ultimi mesi di vita vuole stare vicino ai suoi ra-gazzi di Barbiana perché, così sostiene, “imparassero checosa è la morte”. Solo qualche giorno prima del decessoviene portato a Firenze, per morire in casa di sua madre.

    Dopo i primi effervescenti anni del post-concilio di donLorenzo si parla sempre meno. Ci voleva papa Francescoper riabilitare e ricordare un uomo che la chiesa “ufficiale”,nel corso degli ultimi decenni segnati da una evidente re-staurazione, stava per dimenticare.

    Come ho scritto sopra, nei prossimi numeri di Vita Ol-giatese, presenterò il pensiero di Don Lorenzo riflettendo sualcuni suoi scritti. (10 – continua)

    erre emme

    BUONGIORNO! SONO LA DIOCESI…

    A cura di Gabriella Roncoroni

    LA POLITICA DEI SANTIBeato Innocenzo XI, papa comasco (1611-1689)Non è così facile diventare

    santi, da papi.Nel ‘600 il papato non era

    più la suprema autorità politi-ca d’Occidente, ma aveva uncompito ancor più difficile:quello di mediare tra le ormaiforti monarchie nazionali.Non c’era più, a Roma, la cor-ruzione che aveva caratteriz-zato i due secoli precedenti,ma lo sfarzo era sempre impo-nente: non potevano i papi sfi-gurare di fronte alle splendidicorti dei sovrani assolutid’Europa. Lo esigeva – cosìcome pare – la dignità dellaChiesa, dopo Trento rialzatasida vergognose bassezze.

    Fasto e politica: dueinciampi non da poco alla san-tità. Qui rifulse l’innocenza diInnocenzo. Quanto al fasto, lasoluzione più semplice: sop-primerlo. Alle feste dell’inco-ronazione e della presa di pos-sesso eliminò archi trionfali,orchestre e altre sontuosità. Eanziché, com’era costume,gettare monete d’oro tra lafolla, provvide alla distribu-zione di grano alle famiglie.Le suppellettili della casadove abitava furono semplicie comuni, rinunciò ai propriintroiti accontentandosi delsemplice vitto e alloggio.Aveva, soprattutto, radical-mente eliminato la piaga delnepotismo con la quale i papiprecedenti, concedendo favorie sovvenendo ad ogni esigen-za di nipoti e parenti, avevanodissanguato le finanze dellaSanta Sede… Così superòbrillantemente il primo osta-colo alla santità risanando ilbilancio della Santa Sede stes-sa.

    E con la politica come sela cavò il nostro Odescalchi?Effettivamente gli riuscì diriunire litigiosissimi sovranieuropei nell’impresa di respin-gere i Turchi da Vienna e daBuda: un gravissimo pericolosventato. Nella mentalità

    odierna questo non ci sembraun gran vanto. Ma se si pensache le Crociate, a partire per lomeno dalla quarta (1202) , ave-vano ormai perso ogni idealitàper diventare pretesto di con-quiste e di bottini, non si puònon ammirare questo sant’uo-mo che riesce a mettere d’ac-cordo per un comune interesseregnati solitamente preoccupatisolo dei propri vantaggi nazio-nali. Che Innocenzo non fosseper altro un politico nel sensodi chi è capace di destreggiarsiabilmente, lo dimostra il con-trasto continuo che ebbe con ilRe Sole, Luigi XIV di Francia.Poiché questi invadeva i dirittidella Chiesa, volendo estende-re anche agli episcopati il pro-prio assolutismo, Innocenzo XInon temette di opporsi al piùgrande e adulato sovrano deltempo, anche a costo di vedersiritardata la beatificazione ditrecento anni: il popolo pro-clamò Innocenzo santo subitoalla morte (1689); la Chiesaavviò il processo tre anni dopo;la Francia ne permise la beati-ficazione solo nel 1956.

    Papa Innocenzo è stato ungrande politico nel senso in cuilo definì un’iscrizione funebre:“Tanto amò il bene pubblico,quanto disprezzò il suo priva-to”.

    Il primo incarico importan-te che ebbe da cardinale, a soli33 anni, fu il più antipatico cheun uomo come lui potesse rice-vere: commissario straordina-

    rio per le tasse nelle Marche.Tasse che venivano raccolteper finanziare un’odiosa guerrada parte di Urbano VIII controi Farnesi ribelli, una famigliadiventata potente in seguito aifavoritismi di papa Paolo II,Farnese. Una lotta costata 12milioni di scudi d’oro per noncambiare nulla, se non il nomeal papa il quale da Urbano VIIIche era, diventò per tutti “papaGabella”. Ora il giovaneOdescalchi doveva raccogliereproprio queste gabelle pagandoin parte anche di tasca propria.

    Sia da cardinale che dapapa intervenne più volte per-

    sonalmente per controllare laqualità del pane – se erabuono e sufficientementenutritivo per il popolo – perse-guendo i grossi commerciantiche, in tempo di carestia,nascondevano il grano perfarne aumentare il prezzo.

    Il popolo alla sua mortevolle subito procurarsi qual-che reliquia e, mentre il cada-vere era esposto “strappavanoparti di vestito, di nascosto eapertamente, alcuni osaronoanche strappargli dei capelli etentarono persino di cavarglibrandelli di carne” . Fu neces-sario rafforzare il presidioarmato. E pensare che avevasempre evitato ogni popola-rità. Non usciva quasi maidalla sua residenza perchédiceva “che la sua uscitaavrebbe procurato troppodisturbo al personale di servi-zio” e, forse, troppa spesa. Mala gente lo capiva lo stesso,anche senza pubblicità. Avevavisto i fatti.

    (Saverio Xeres – Passatofuturo della Chiesa di Como.

    25. Continua)

    Una recente statistica harilevato che, a Como e pro-vincia, il 25% dei ragazzi diundici anni ed il 45% dei tre-dicenni fanno uso di bevan-de alcoliche. Una miscela diincoscienza e curiosità masoprattutto per sentirsi menosoli, costituiscono le causeper cui i ragazzi si tuffanonell’alcool fino a bere a piùnon posso … Per questosono frequenti ed in aumen-to i casi di giovani ricoveratiall’ospedale in coma etilico.

    Nelle relazioni familiari incui l’adulto fa fatica ad esse-re autorevole, in una societàin cui c’è sempre più incer-tezza e preoccupazione peril futuro, sembra che in moltiadolescenti, sempre piùsoggetti a dubbi e paure, cisia un vuoto da colmare; unvuoto di ideali dovuto allamancanza di progetti seri. Siva allora alla ricerca di qual-che cosa per soddisfare unpiacere immediato. Il rifugiopiù facile i ragazzi lo trovanodapprima nell’alcool e poi,passo dopo passo, nellesostanze stupefacenti.L’alcool e più spesso ladroga diventano il simbolodel rifiuto della società adul-ta. Così, sottovalutandone irischi, gli adolescenti tra-sgressivi credono di sentirsipiù sicuri, senza il frenodelle sofferenze emotive.

    “Droghe ed alcool: uso edabuso” è stato il tema di unincontro che si è svolto nellasala consiliare del Comunedi Olgiate Comasco. Laserata è stata organizzata

    dall’associazione genitori:“La lanterna”. Sono interve-nuti: Serena Saibene, psico-loga e Alessandro Seveso,Ispettore capo della Poliziadi Stato.

    Dalle statistiche sulleprincipali cause di mortalità,l’abuso dell’alcool è al terzoposto, ma più allarmante èun altro dato percentuale: il90% di coloro i quali fannouso incontrollato di alcoolpassano poi ad assumeresostanze stupefacenti. Èormai una certezza che l’al-cool è la chiave di accessoall’uso delle droghe, più omeno “leggere”.

    Una definizione quest’ul-tima che non ha ragione diessere, perché oggi di dro-ghe “leggere” non ne esisto-no più, anche se la tipologiadelle sostanze stupefacentisembra essere quella checaratterizzò gli anni sessan-ta/settanta del secolo scor-so. Si tratta purtroppo di unmondo sommerso in costan-te crescita: le sostanze stu-pefacenti circolano a fiumi

    sul mercato, creando dipen-denza anche dopo una solavolta che si sono sperimen-tate. Alle spalle di questomondo ci sono le organizza-zioni criminali che cercanosoltanto il guadagno, senzaalcun rispetto per l’individuoperché lo considerano divalore “zero”.

    Nello scorso mese digennaio alla dogana diPonte Chiasso sono statisequestrati 4 quintali didroga. Una maxi operazionedi stupefacenti (marijuranaed hashish) destinati al con-sumo nelle province diComo, Bergamo e Varese.La porta d’accesso alladipendenza da questesostanze è la marijuana(nome scientifico: cannabissativa) che è il primo scali-no; poi arrivano l’eroina, lacocaina, il crack e le droghesintetiche. Il crack è un deri-vato della cocaina, che puòprovocare gravi danni pol-monari, tumori alla bocca,problemi ai denti, deliri allu-cinatori.

    Le droghe sintetichestanno avendo una larga dif-fusione perché costanopoco ma, purtroppo, non sisa quali possano essere leconseguenze per l’organi-smo una volta ingerite. Sonocomunque tutte sostanzepsicoattive e neurotossicheperché danneggiano le cel-lule cerebrali, modificano lamorfologia dei neuroni, alte-rando moltissime funzionidel corpo. Le conseguenzesono gravissime: stati dipanico, paranoia, psicosi,schizofrenia, ansia, allucina-zioni, perdita dell’orienta-mento e dei freni inibitori.

    Chi entra in questa spira-le ha poche speranze dipoterne uscire: le cure sonolunghe e difficili. Dopo lalotta ai trafficanti di droga, lamigliore difesa è la preven-zione. In questa direzione lafamiglia e la scuola possonofare molto. Per chi è finito inquesto vicolo cieco ci sonole comunità terapeutiche,ricordando che le conse-guenze per l’organismodovute alla assunzione deglistupefacenti sono moltopesanti e a volte irreparabili.Il ricorso all’alcool e alladroga può apparire unascorciatoia per arrivare allafelicità o un rifugio per supe-rare l’insicurezza e la noia,ma il risultato è molto spes-so la disperazione ed l’e-marginazione.

    P.D.

    Aumenta il consumo di alcool e di droghe

    Nella sala consiliare del comune di Olgiate Comasco unincontro sulla pericolosità delle sostanze stupefacenti

    Profetidel nostro

    tempo

  • 4 Vita Olgiatese11 Febbraio 2018

    Vita OlgiateseEsce la seconda e la quarta

    domenica del mese

    Autorizz. Tribunale Como n. 10/82.

    Con approvazione ecclesiastica.

    Direttore responsabile:Vittore De Carli

    Redazione:Marco Folladori, Romeo Scinetti,Francesco Orsi, Paolo Donegani, RolandoMoschioni, Gabriella Roncoroni, ChiaraSpinelli.

    Impaginazione grafica:Francesco Novati, Tarcisio Noseda.

    Abbonamento annuale:

    ritiro a mano: € 20,00spedizione postale: € 50.00

    Stampa: Salin S.r.l. - Olgiate C.

    Redazione e impaginazione:

    Casa ParrocchialeVia Vittorio Emanuele, 522077 Olgiate ComascoTel. / Fax 031 944 [email protected]

    sot to i l campanile del f icoPer Suor BenedettaCarugati € 2421,05 + 82,75Franchi svizzeri.

    Ristrutturazioneoratorio

    Cena S. Agata Somaino€ 200 – NN € 140.

    Restauro organoNN € 50.

    Dai registriparrocchiali

    MortiRoncoroni Celestino dianni 87, via Indipendenza,23Spatafora Maria Rosa dianni 60, via Campaccio, 19Bernasconi Maria di anni90, via Valfresca, 5Moro Armando di anni 82,via Repubblica, 49Vezzoli Piero di anni 68,

    Per i bisogni della Chiesa

    Malati € 70 – Uso salaCond. Bresciana € 100 – Inricordo di RoncoroniCelestino € 100 – NN€ 50+100 – In ricordo diCamilla € 500 – Malati € 60– Uso sala € 50 – In ricordodi Moro Armando € 200 –NN per Oratorio € 200.

    Chiesa di San GerardoNN € 50 – per esposizionereliquia € 70

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    In un suo racconto, Buz-zati ricorreva a una simpati-ca immagine per descrivereil Paradiso: I Santi hannociascuno una casetta lungola riva con un balcone cheguarda l’oceano, e quell’o-ceano è Dio. D’estate, quan-do fa caldo, per refrigerioessi si tuffano nelle frescheacque, e quelle acque sonoDio.

    Ho voluto condividerecon voi questa piacevolefantasia per vari motivi. An-zitutto perché in questi fred-de giornate d’inverno credoche un po’ tutti desideriamoi caldi mesi estivi, col soletorrido che spacca le pietre,gli angoli d’ombra che ba-stano a dare un attimo disollievo e le fughe al mare oin montagna in cerca di fre-scura. Seconda ragione, piùseria, perché in poche righedescrive una realtà che spes-so noi rendiamo troppoastratta e al contempo irrag-giungibile. Sì, forse sarà unadescrizione banale, forsetroppo semplice, ma non èforse Dio l’essere più sempli-ce che ci sia? E come po-trebbe essere complicata lastrada per arrivare a Lui?

    La santità è stato il moti-vo di riflessione che ci ha -potremmo dire – “assedia-to” domenica 28 scorsa, nelricordo di due grandi uomi-ni che hanno vissuto la vitabella del Vangelo. Forse peralcuni sarà stato un ritornel-lo estenuante ma in fin deiconti, per un cristiano, qua-le dev’essere la primapreoccupazione e unica ingrado di raccogliere tutte lealtre?

    Oltre la nebbia, il cieloOltre la nebbia, il cielo

    Al mattino San GiovanniBosco, patrono dei giovani,del nostro oratorio e delgruppo sportivo, ci ha “rac-colto” per celebrare insiemela S. Messa e condividere lagioia del pranzo. In partico-lare don Francesco ci ha in-vitati a seguire l’esempio deiprofeti, dei santi ma soprat-tutto del Signore Gesù nelgustare la Parola di Dio, l’a-micizia con Lui e il coraggioper non abbandonarLo. Èstato, inoltre, particolar-mente inteso l’invito che hafatto ai giovani, fissandolicon sguardo fermo e pene-trante, di essere custodi del-la gioia nella nostra comu-nità, soprattutto quando es-sa inizierà ad affievolirsi: èdifficile che l’allegria e lasantità siano separate! Se ciòaccadesse, dovremmo alloraseriamente preoccuparci…

    D’altronde lo stesso donBosco diceva: Noi facciamoconsistere la santità nellostare molto allegri.

    Al pomeriggio, satolli dipolenta e brasato, San Ge-rardo, nella sua Festa d’In-verno, ci ha invece richia-mati per il canto dei Vesprie la solenne processione perle vie d’Olgiate. Persino ilsole si è dato da fare a scac-ciare la nebbia del mattinoe a colorare d’azzurro il cie-

    lo per allietare la nostra pre-ghiera, mentre una freddabrezza trasportava le notedella banda.

    Certo, più di mezzo mil-lennio separa queste due fi-gure, eppure proprio perquesto sono prova di quel-l’unica Verità che non passae in tutte le epoche invitaogni uomo, in diversa misu-ra, secondo la sua multifor-me sapienza, a seguire lasemplice e (forse per que-sto) ardua via al Cielo. Ge-rardo e Giovanni cammina-no a braccetto davanti a noima attendono impazienti diavere nuovi membri per laloro Compagnia. E noi, chefacciamo? Preferiamo spessorimanere nelle nostre picco-le e fragili sicurezze, comeavvolti nel grigio della neb-bia, per paura che il Sole il-lumini la nostra vita. Oppu-re ci abituiamo tanto alletonalità di una mediocreroutine che non ci attiranopiù le tinte intense e sgar-gianti della felicità. O anco-ra, ci fingiamo umili non ri-tenendoci adatti per la gioiadel Paradiso e lasciando adaltri, fantomaticamente mi-gliori, un tale privilegio. Aquesti risponde lo stessoBuzzati: Lì lo spazio nonmanca di sicuro. Diventaresanti sarà difficile, ma diven-tarlo insieme credo che saràun po’ più facile.

    andrea, sem

    La festa di don Bosco, tanto cara alla nostra comunitàper il suo legame soprattutto con l’oratorio, non si è limitatasoltanto alla messa del 31 gennaio, non si è neppureaccontentata di prendere il primo posto, anche se divisocon San Gerardo, la domenica precedente. Addirittura hacoinvolto tutto il fine settimana dei nostri ragazzi, e sevenerdì è stato il turno dei chierichetti e delle amiche di S.Rita, che han passato il loro bel pomeriggio insieme con-cludendolo con degna cena, il gruppo della mistagogia nonpoteva essere da meno e sabato hanno potuto trascorrereuna bella serata di giochi e di divertimento. In particolare,nel primo tempo della festa, il gruppo di ROMA, fedele alproprio nome, ha ripercorso il cammino dell’apostolo Pietrodalla Galilea fino all’Urbe, guardandosi un bel film nel salo-ne della cappellina. Al gruppo ANTIOCHIA, invece, è stataproposta una “sfida” più ardita: divisi in gruppi più piccoli,avevano il compito di rappresentare una breve scenettasulla figura e la vita di San Giovanni Bosco, sfruttando ibonus che si erano aggiudicati nelle prove iniziali e anchetenendo conto di alcune difficoltà di penalità. Beh… dicia-mo questo: abbiamo constatato che per loro Hollywoodpuò attendere, dato il risultato non particolarmente entusia-smante, per usare un eufemismo. Ciononostante, unabella pizza ha fatto la gola di molti, insieme a chiacchiere edolci che han fatto pregustare il carnevale, e neppure dopocena son mancate le forze e la voglia per sfidarsi al pallo-ne o per stare comunque in compagnia. Senza costrizionima in totale semplicità la serata è trascorsa in piacevoleallegria, con anche la presenza degli animatori che nonhanno voluto abbandonare i loro ragazzi. D’altronde nonera forse questo il desiderio di don Bosco, amare e farsentire amati i giovani per prevenire il male con la via delbene? E così il tempo è volato e l’ora di salutarsi purtroppoè giunta, tra genitori alla ricerca disperata dei figli e l’ingor-go di automobili fuori dal cancello dell’oratorio (dovremochiamare un vigile a dirigere il traffico la prossima volta?).La santità, diceva sempre il nostro Santo, la facciamo con-sistere nello stare molto allegri. Allora in cos’altro la comu-nità cristiana dovrebbe concentrare i suoi sforzi se non nelpreoccuparsi che questa preziosa realtà educativa nonvenga mai meno?

    Il 24 gennaio, alle ore 21, siè riunito il consiglio del NOIOratorio San Giovanni Bosco. Ilavori sono iniziati con la pre-ghiera condotta dai sacerdotidon Romeo e don Francesco.

    All'ordine del giorno eranoprevisti i seguenti argomenti:

    - verifica eventuali neces-sità in occasione della festa diS. Giovanni Bosco che ha poivisto il coinvolgimento deiragazzi del gruppo seguitodirettamente da don Francescoi quali hanno splendidamenteservito ai tavoli, contribuendocon il loro servizio a rendere ilpranzo, egregiamente preparatodalle cuoche dell'oratorio, pia-cevole sotto tutti gli aspetti;

    Mistagogia in allegria

    RIUNIONE del

    CONSIGLIO

    ERRATA CORRIGENUOVO NUMERO DI TELEFONO DELLA

    CARITAS PARROCCHIALE

    3883747633Risponderà direttamente un operatore Caritasnegli orari di apertura del “Centro di ascolto”

    Lunedì: 9.30 - 11.30Mercoledì: 15.00 - 17.00

    Venerdì: 9.30 - 11,30

    - il rinnovo dell'iscrizioneal NOI Oratorio per sostenerele attività e contribuire allapastorale giovanile diocesanache vede coinvolti anche i gio-vani della nostra parrocchiacon incontri e iniziative nelcorso dell'anno;

    - l'apertura serale del Bardell'Oratorio che è stata riman-data per consentire una piùapprofondita analisi delle pro-blematiche e delle modalità digestione;

    - l'organizzazione del corsoper il rilascio della certificazio-ne indispensabile per chi trattaalimenti in occasione dellefeste dell'oratorio e del serviziosvolto al bar dell'oratorio;

    - il rinnovo dell'abbona-mento TV e dell'abbonamentoSIAE;

    - la programmazione del-l'assemblea dei soci per l'appro-vazione del Bilancio e del pran-zo sociale (che non ha avutoluogo a dicembre per una scar-sa adesione che siamo certi siadovuta unicamente per l'infeli-ce data e non certo per il disin-teresse al nostro oratorio).

    Non essendoci altro da

    discutere, don Francesco hadichiarato chiuso il Consiglioalle ore 22,00 (rapido ma con-ciso) e proposto come data peril prossimo il 7 marzo.

    Affrettatevi ad iscrivervial NOI Oratorio S. GiovanniBosco o a rinnovare l'iscrizioneperché in quella data ci sarà laprima convalida delle iscrizio-ni, obbligatoria da quest'anno, eanche perché ci sono nuovinegozi di Olgiate Comasco chehanno aderito alla convenzionecon il NOI offrendo sconti pergli iscritti.

    GUALDERA ESTATE 2018

    Pubblichiamo con largo anticipo le date deicampi estivi a Gualdera per dare alle famiglie lapossibilità di organizzare con calma la prossimaestate.

    12-21 giugno: 4a e 5a elementare21-30 giugno: 1a e 2a media30 giugno - 9 luglio: 3a media e 1a superiore9-17 luglio: 2a e 3a superiore

    Il Koiné dedicherà l'interagiornata di sabato 24 feb-braio a chi volesse cono-scere le nostre proposte dibomboniere e le finalitàdell'associazione.Naturalmente già da orauna selezione di proposteè disponibile presso labottega di via Carducci,23 qui ad Olgiate, con lapossibilità di fissare ancheappuntamenti per valutareinsieme quali possonoessere le esigenze.Ricordiamo che l'associa-zione è senza fini di lucroe ogni anno devolve unaparte degli utili a progettidi solidarietà.Nel 2017 per esempioabbiamo continuato per ilquarto anno consecutivo asostenere le spese medi-che di Claudine, unaragazzina disabile chevive in Ruanda, e contri-buito alla raccolta fondiper la costruzione di unreparto pediatrico inMalawi.I dettagli sono pubblicatisul nostro sito: www.koi-neolgiate.it


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