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VicenzaPiù n. 272

Date post: 02-Apr-2016
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VicenzaPiù n. 272 Periodico indipendente di vita, politica, personaggi e fatti di Vicenza e del Vicentino.
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Direttore responsabile Giovanni Coviello N272 – 26 agosto 2014 - euro 1,20 V www.vi i cenza c piu.com enz Pe a riodico indipend P ente, non riceve i finanzia ù menti pubblici Numero speciale per gli abbonati Galan, Sartori & c. Ne abbiamo scritto fin dal 25 marzo 2011 Ecco 47 pagine di interrogativi Sul sistema Galan, Sartori & c. denunce e domande su VicenzaPiù ne abbiamo fatte da tempo. Inizialmente eravamo i soli a interrogarci e a interrogare, pagando i prezzi che in questo come in altri casi paga l’informazione indipendente. Se le risposte alle nostre e ad altre domande ora le sta cominciando a dare la magistratura, noi ci limitiamo a riproporre qui ai nostri abbonati, che sono lo zoccolo duro della fora del network VicenzaPiù fatto anche di web e tv streaming, 47 pagine di copertine e articoli del nostro modo di fare giornalismo scritto. Perché per documentarvi su quello dei nostri quotidiani web e della nostra sia sia pur neonata tv non basterebbe un libro...
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Page 1: VicenzaPiù n. 272

Direttore responsabile Giovanni Coviello N272 – 26 agosto 2014 - euro 1,20

Vwww.vi

icenza

cpiu.com

enzPe

ariodico indipend

Pente, non riceve

ifinanzia

ùmenti pubblici

Numero speciale per gli abbonati

Galan, Sartori & c. Ne abbiamo scritto fin dal 25 marzo 2011

Ecco 47 pagine di interrogativi

Sul sistema Galan, Sartori & c. denunce e domande s u VicenzaPiù ne abbiamo fatte da tempo. Inizialment e eravamo i soli a interrogarci e a interrogare, pagando i prezzi che in questo come in altri casi paga l’informazione indipendente. Se le risposte alle nostre e ad altre domande ora le sta cominciando a dare la magistratura, noi ci limitiamo a riproporre qui ai nostri abbonati, c he sono lo zoccolo duro della fora del network VicenzaPiù fatto anche di web e tv streamin g, 47 pagine di copertine e articoli del nostro mod o di fare giornalismo scritto. Perché per documentarvi su quello dei nostri quotidiani we b e della nostra sia sia pur neonata tv non bastere bbe un libro...

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om Centro civico,

sfida da vincere con trasparenza

pag7

Centro giovanile per tutti, missione

impossibilepag7

Massaggi, quella gran vogliadi coccole

pag15

Direttore responsabile Giovanni Coviello In edicola il venerdì

n° 21025 marzo 2011

euro 1,00

www.vicenzapiu.com

e Ovest - Alto VicentinoQuindicinale di fatti,personaggi e vita vicentina

“Corrispondenti: curricula [email protected]

Agenti pubblicitari:curricula a

[email protected]

: Cerca

Via N. Tommaseo, 2736100 Vicenza (VI)+39 0444 [email protected]

Poche ciàcole

Assenze eccellentiPresa diretta, la trasmissione di Rai Tre di

Riccardo Iacona, domenica ha denuncia-to che per l’evasione fiscale le inchieste Dirty leather e affini della Guardia di Finanza vi-centina sono seconde solo alla madre di tutte le inchieste, la milanese Tangentopoli. L’eco della trasmissione sui media è da cercare per fatti e nomi locali, oltre che su VicenzaPiù.com e qui all’interno, anche su Il Corriere del Veneto (il dorso de Il Corriere della Sera). Per la festa e le belle ragazze di Andrea Ghiot-to soprattutto sul quotidiano leader locale. Privilegio al gossip o assenza? Nella nostra inchiesta sui Compro oro, sostanziata dal comandante provinciale sempre della Guar-dia di Finanza di Vicenza, Antonio Morelli, ne abbiamo visitati alcuni. Una signora con chiaro accento vicentino ci ha telefonato in re-dazione per chiedere l’indirizzo di quello che risultava il più “onesto” con i venditori perché “sa, ho bisogno di vendere e vorrei realizzare il massimo!”. La povertà avanza e colpisce la ricca Vicenza. Così ricca ancora, quella isti-tuzionale o para istituzionale, da spendere (e chiedere a sponsor privati) cifre oggi signifi-cative per la produzione in proprio o da parte di editori terzi opuscoli e dvd autocelebrativi o commemorativi di alluvioni e bandiera. In tempi di opulenza sarebbero anche giustifi-cabili spese e scopi, ma lo sono un po’ meno quando il sindaco stesso denuncia la necessità (per colpe altrui ovviamente) di tagliare fondi alla cultura, di risparmiare sul riscaldamento e sull’illuminazione degli uffici comunali e di azzerare o limitare alcune voci importanti di bilancio a miseri 20.000 euro. Quegli opusco-li e quei dvd costano meno? E i costi diretti e i contributi privati non potrebbero essere destinati a esigenze primarie? Distrazione decisionale o assenza di totale attenzione ai problemi della gente? Ma in Italia abbiamo un esempio di assenza, faro per tutti: il premier non solo non va ai suoi processi, ma neanche in Senato a parlare di quel piccolo dettaglio che è la guerra in Libia. Rai Tre ad Arzignano

Il Carroccio berico infilzato con un solo fendente. Un atto d’accusa senza appello

nei confronti di un pezzo importantissimo dell’imprenditoria vicentina, marchiato a fuoco da un’inchiesta per evasione secon-da solo a quella collegata a Tangentopoli. Uno spaccato politico desolante che fa pen-dant con le miserie politiche e morali in un’Italia alla deriva, schiacciata dal peso del suo potere.

di Marco Milioni

Continua a pag 12...

Se a Montebello sarà realizzato un cen-tro commerciale in area Cis sarà una

sconfitta per il territorio, per l’ambiente e per il piccolo commercio. Non è possibile che gli interessi privati soggioghino quel-li comuni. A lanciare il grido d’allarme è il Pd che il 22 marzo ha organizzato pro-prio a Montebello Vicentino un incontro pubblico per fare il punto della situazio-ne.

CIS MONTEBELLO,il risveglio del Pd

Continua a pag 8...

di Marco Milioni

Continua a pag 14...

di Renato Ellero

Da giorni sui media nazionali si fa un gran parlare di doppio Consiglio Supe-

riore della Magistratura. L’Italia è il Paese in cui quando c’è da moltiplicare qualche ufficio con relativo aumento dei costi la fantasia è senza limiti. Che la proposta del governo sia diretta a frenare il potere dei pubblici ministeri è elemento di solare chiarezza, il quale risulta evidente anche in un’analisi come questa che non ha alcun indirizzo scientifico.

TOGHE,frullato costituzionale

di Giovanni Coviello

AchilliaCostruzioni

Le telecamere di “Presa diretta”

raccontano il più grande scandalo

dai tempi di Tangentopoli

Continua a pag 3...

di Enrico Soli

Il questore di Vicenza Angelo Sanna, fa-miglia di origine sarde ma nato a Roma

nel ’55, è arrivato in città proprio nel gior-no dell’alluvione, il 1° novembre scorso. “In quell’occasione ho avuto subito la confer-ma di ciò che immaginavo e cioè che qui la gente ha grande voglia di andare avanti e superare le difficoltà”. Nella sua carriera infatti Sanna ha girato molto, ma il Veneto gli mancava.

QUESTORE SANNA, Vicenza città vivibile

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numero210 del25 marzo 2011 pag4speciale

Chi ha il potere a Vicenza? La ri-

sposta deve tener conto, come

da prassi, di due piani: da una

parte la politica, che è la facciata

visibile ai cittadini, e dall’altra il

mondo degli affari,

che ne costituisce il

retrobottega. Oggi

in città, a prevalere

nelle grandi scelte, è

un asse trasversale

a cui una cordata di

imprenditori va a ri-

morchio. Intorno, un

arcipelago di centri di

potere che conducono

ciascuno un proprio

gioco. L’asse è fra il

sindaco di centrosini-

stra in carica, Achille

Variati, e la sua ex sfidante Lia Sar-

tori, europarlamentare e uno dei

due nomi di punta della minoranza

di centrodestra (l’altra è la leghista

Manuela Dal Lago, come vedremo

nemica di entrambi).

Inciucio

Già, proprio così: il sindaco del Pd

e la rivale del Pdl. Naturalmente

i rispettivi partiti non sono coin-

volti in quanto tali nell’inciucio,

un po’ perché ad aver chiara la si-

tuazione sono i maggiorenti e non

la base, e un po’ perché i suddetti

partiti sono più che altro fanto-

matici, evanescenti mascheroni

usati dai singoli esponenti per le

proprie posizioni personali. Il Pd

vicentino è di fatto una proiezio-

ne della debordante monarchia

assoluta di Variati, mentre il Pdl

semplicemente non esiste, si iden-

tifica sostanzialmente nel grup-

po consiliare (spesso diviso) e la

stessa Sartori nel capoluogo non

ha un elettorato suo (si ricordi il

flop della lista civica a lei intito-

lata). La sorprendente alleanza,

tenuta sapientemente sottotraccia

in questi mesi, è venuta allo sco-

perto grazie a due fatti. Il primo in

realtà è un non-fatto. Pur volendo

includere le uscite sulla stampa

di Maurizio Franzina, che batte il

chiodo della pochezza di risultati

della giunta, di Gerardo Meridio

sull’Ipab (e si capisce, era il suo

regno) e, più timide

e rarefatte, di Zocca

e Rucco, l’opposizio-

ne non si oppone, è

acqua fresca. A quasi

tre anni dal cazzotto

delle elezioni perse

per una differenza di

500 voti, non c’è più

alibi che tenga. Ergo,

la palese mancanza

di energia nel con-

trastare l’operato di

Variati non può esse-

re casuale.

Marghera

Il secondo elemento di prova l’ha

fornito Meridio, che non più tar-

di di due settimane fa ha reso

pubblico un sospetto, che in po-

litichese equivale a un’accusa: la

decisione di giungere a un accor-

do bonario fra Variati-Fazioli e

l’ex cda Aim di centrodestra sulla

famigerata piattaforma di Mar-

ghera. Il 12 marzo scorso, infatti,

la notizia del giorno è che Aim e

il suo proprietario, il Comune, in-

tendono trattare per comporre la

vertenza per un risarcimento che

vede i primi parti lese e l’ex ver-

tice accusato di danno patrimo-

niale per 15 milioni di euro (sotto

accusa l’ex presidente Giuseppe

Rossi e gli ex amministratori San-

dro Bordin, Bruno Carta, Renato

Bertelle, Alessandro Moscatelli,

Giuliano Tricarico, Alberto Filo-

sofo, Virginio Piva, Silvio Fortuna

e i revisori Fabio Bordin, Gaeta-

no Stella, Giampaolo Trevisan e

Paolo Zuffellato). Politicamente

il più esposto è Bruno Carta, che

attualmente è segretario cittadino

del Pdl ed è da sempre il braccio

destro della Sartori. Naturalmen-

te il suo commento è stato entu-

siasta: «Lo considero un atto di

grande responsabilità e saggezza.

Il danno non esiste e se esiste è

molto limitato. Aprire una tratta-

tiva per raggiungere un accordo

bonario è un fatto positivo, che

stabilisce come quell’area di 23

mila metri quadrati ha una collo-

cazione strategica e

un valore» (Giornale

di Vicenza, 12 marzo

2011). Meridio nota

un’assenza eccellen-

te: quella di Dario

Vianello, attualmen-

te direttore generale

di Aim e direttore

amministrativo du-

rante la gestione in-

criminata. E ipotizza

che dietro l’accordo

ce ne sia un altro sot-

tobanco, di ben più

ampia portata politica: «Varia-

ti teme la chiamata in causa, da

parte degli ex amministratori, del

direttore generale Dario

Vianello, in predicato di

sostituire l’attuale pre-

sidente Roberto Fazioli.

A meno che non ci sia

un disegno per il “Va-

riati 2” con l’appoggio

del Pdl, contro la poten-

ziale candidata leghista

Manuela Dal Lago. Ma

qui andiamo nella fan-

tapolitica, o forse no,

visto il coinvolgimento

dei segretari cittadino e

provinciale del Pdl nel-

le trattative» (GdV, 13

marzo 2011). Ragionia-

mo: perché mai la giun-

ta di centrosinistra che

ha vinto anche sull’onda

delle inchieste giudizia-

rie su Aim e sulla passa-

ta amministrazione di

centrodestra (arrivan-

done a parlare come di

una “gestione delinquenziale”),

dovrebbe tirare i remi in barca e

fare un oggettivo favore agli av-

versari? Senza contare che sul

caso Marghera gli avvocati si pre-

parano ad altri due processi: una

seconda azione civile per danni

da 7 milioni di euro promossa da

Aim contro Ecoveneta (la società

del gruppo Maltauro che ha ce-

duto la struttura di

smaltimento rifiuti a

San Biagio), e la cau-

sa penale per truffa

aggravata alle cas-

se pubbliche decisa

dal Comune contro

Rossi, l’ex advisor

Gianni Giglioli, il co-

struttore Carlo Valle

e la moglie di Valle

Giannina Novello.

Sembra un contro-

senso non tenere il

punto su tutte nes-

suna esclusa, a meno che, come

spifferato da Meridio, dietro non

si nasconda un disegno.

Lega da sola

Il disegno in questione passa per

il futuro di Manuela Dal Lago.

Alla capogruppo leghista in consi-

glio comunale e deputata del Car-

roccio, dicono gli esperti in “dal-

lagologia”, frulla ancora in mente

di sedersi sulla poltrona di primo

cittadino di Vicenza. Per questo

antico e mai sopito desiderio la-

vorerebbe instancabilmente l’ex

consigliere diessino, oggi isolato

nel Pd, Ubaldo Alifuoco fedele nei

secoli. A capo di Vicenza Riformi-

sta, del Patto per Vicenza con il

pidiellino Mario Giulianati e ora

del comitato per la nuova mega-

sede di protezione civile nel lato

est del Dal Molin, Ubaldone in-

segue il sogno di una lista civica

dell’amica Manuela con cui con-

tendere i voti centristi e modera-

ti a Variati. Al primo turno delle

elezioni comunali nel 2013, bene-

L’opposizionenon si oppone,è acqua fresca

La mappa del potere: asse Variati-Sartoricontro Dal Lago

di Alessio Mannino

Alleanza sottobanco fra il sindaco Pd e la sua ex sfidante PdlNemica comune, la leghista Manuela. Dietro le quinte, si prepara la guerra in Assindustria

Perchè ilcentro sinistrafa un favore agli avversari?

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Direttore responsabile Giovanni Coviello n° 228 - 11 febbraio 2012 - euro 1,20

Dal ginepraio delle commesse per le infrastrutture regionali

salta fuori di tutto e intanto all’ombra della Pedemontana

spunta il nome della vicentina Girardini, indagata per appalti truccati

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Quindicinale

NASTRI D’APPALTO

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numero228 del11 febbraio 2012 pag10

«È un piccolo granellino di sabbia in quella tempesta che

sta rivoluzionando assetti pro-prietari e struttura finanziaria dell’Autostrada Brescia-Padova. È costituito da un gruppo di investitori che stanno tessen-do un accordo per creare una newco e acquisire il 3,8% della Serenissima che il Comune di Padova vuole cedere. Si tratta della finanziaria Cis del verone-se Bruno Tosoni, che già aveva raggiunto un’intesa di massima con il Comune, del gruppo delle costruzioni emiliano, Pizzarotti, e del gruppo autostradale che fa capo agli eredi del gruppo Gavio. Se si dovesse guardare all’entità delle quote si potrebbe dire che è una delle tante operazioni che agitano il mondo autostradale, assetato di azionisti «privati». Pronti a sostituirsi agli enti lo-cali che, al contrario, sono co-stretti a cedere le loro quote per rientrare negli stringenti patti di stabilità... Ma non è solo questo. Perché la tempesta di sabbia in corso sull’asse Est-Ovest che da Milano porta a Venezia, prima o poi si calmerà e si vedrà chia-ro chi ha raggiunto l’obiettivo, ormai dichiarato da molti, di tenere insieme l’asse viario più trafficato d’Italia. E quel granel-lino potrebbe diventare un bel mucchio sul quale costruire: ha

azionisti che si intrecciano lungo questa direttrice (i veronesi del Cis, il gruppo Gavio che ha par-tecipazioni nell’asse lombardo, i Pizzarotti che costruiscono già parte di quelle autostrade)». È questo uno dei passaggi fon-damentali di un lungo servizio pubblicato il 19 febbraio 2011 sul portale de La Tribuna di Trevi-so. L’articolo (manca all’appello il Gruppo Mantovani per vero) descrive un pezzo dello scena-rio economico e industriale in seno al quale durante gli ultimi tre anni si sta giocando la par-tita lombardoveneta non solo sulla A4, ma più in generale sul versante delle grandi opere. Frattanto però in quel mondo è

calato il gelo dovuto all’arresto di Lino Brentan, peso massimo del Pd veneziano, da sempre considerato uno dei trait d’union dell’ala «migliorista» o centri-sta del Pd. L’uomo è in ottimi rapporti con Renato Chisso, po-tentissimo assessore veneto alle infrastrutture. Quest’ultimo è di fatto un tutt’uno con Giancar-lo Galan, ex governatore veneto del Pdl e con l’eurodeputato Lia Sartori, un altro colonnello di peso in seno al Pdl regionale. E Sartori non è una figura qualsi-asi giacché siede nel consiglio di amministrazione della veronese Cis, nel quale figura anche Bru-no Mastrotto, re delle concerie della Valchiampo.

Lo scenario se guardato in controluce appare più opaco di ciò che sembra. Oltre alle grane giudiziarie di Brentan, che sembrano il prologo di un sistema Penati in salsa bipar-tisan anche nel Veneto, non va dimenticata l’indagine della procura antimafia veneziana sull’affaire Valdastico Sud. Sui media si è parlato a fondo de-gli scarti ferrosi che sarebbero finiti lungo il sedime che da Vi-cenza porta a Badia Polesine. Nonostante qualche eccezione, qualche uscita e qualche inter-rogazione parlamentare, la po-litica locale è rimasta presso-ché in silenzio. Un silenzio però che è stato rotto da François Bruzzo, portavoce del coordi-namento dei comitati dell’area berica interessate dal tracciato autostradale A31 sud. Queste le sue parole pronunciate il 27 gennaio durante un forum sul caso «scorie» organizzato a Nanto nel Vicentino da Rifon-dazione (che in materia chiede una commissione d’inchiesta regionale): «L’Antimafia di Ve-nezia ci ha domandato infor-mazioni soprattutto rispetto al tratto autostradale della A31 tra Torri di Quartesolo e Lon-gare: è questo l’aspetto che li interessa maggiormente. Di più non posso dire per questioni di riserbo investigativo». Parole pesanti rispetto alle quali la politica berica è rimasta an-cora in silenzio. Il tutto men-tre durante lo stesso incontro pubblico veniva fuori un’altra verità: i residui ferrosi sono lungo tutto il tracciato della A31 sud da Torri di Quartesolo sicuramente fino a Saline. Le zone interessate non sono solo quelle lungo il sedime ma an-che in concomitanza dei sentie-ri e delle strade a servizio della Valdastico Sud. Questo almeno è quanto sostiene, con una vera e propria rivelazione shock, Marco Nosarini, l’appassio-nato di archeologia che con i suoi esposti ha avviato il lavoro dell’Antimafia veneziana.Sicché rispetto all’arcipelago che si appresta a prendere il controllo della Brescia Padova le nubi non smettono di addensarsi. «Paolo Pizzarotti, patron del gruppo, che dirige con piglio autoritario, è stato coinvolto anche in nume-rose inchieste penali... Nel 1992 incappa nella inchiesta di Tan-gentopoli sull’appalto dei lavori per la costruzione dell’aeropor-to milanese della Malpensa. Si

aggiudicò l’appalto insieme ad altre imprese, anche grazie al versamento di tangenti per un miliardo e trecento milioni di lire versate alla Democrazia Cristia-na. Pizzarotti patteggiò la pena, un anno e un mese di reclusione e 560 milioni di risarcimento»: è il 10 dicembre 2010 e sul suo blog così scrive di Pizzarotti l’euro-parlamentare del Pdl Salvatore Tatarella. Sul fronte del Gruppo Gavio le cose non vanno meglio giacché sul sito della Casa della Legalità, la prestigiosa Onlus ca-pitanata da Christian Abbondan-za, il 28 dicembre dell’anno pas-sato viene pubblicato un post in cui si legge che «sulle autostrade del gruppo Salt-Gavio... operano anche società di famiglie della ‘ndranghetala ‘ndrangheta». Se a questo si aggiunge che il nome di Brentan è legato oltre che alla Pa-dova Venezia anche ad altri inca-richi di prestigio attorno ai quali si muovono commesse miliona-rie: Grande Raccordo Anulare di Padova, progetto Nogara Mare e Veneto Strade, l’Anas della regio-ne, la cornice si inspessisce ulte-riormente.Ma anche la Pedemontana Veneta, o Spv, non sfugge alla regola del ti-more. Il 4 febbraio 2012 a pagina 18 il GdV dà la notizia del rinvio a giudizio per un pezzo del gotha dell’imprenditorìa veneta nel mo-vimento terra e nelle costruzioni generali. L’inchiesta sul cartello di imprese che avrebbero danneggia-to le amministrazioni pubbliche alterando i prezzi ad esse proposti ha preso il nome di «appaltopoli». Tra i nomi di maggior prestigio figurano il Gruppo Girardini e il Gruppo Miotti. Il primo ha avuto in affidamento una parte dei la-vori della Spv, tra i quali spicca il cantiere di Montecchio Precalcino. Miotti invece ha ottenuto cospicue commesse dall’amministrazione comunale di Vicenza, dalla provin-cia e da molti comuni dell’hinter-land berico. «È importante che con l’avvio dei cantieri della Pedemon-tana Veneta si dia lavoro ad impre-se e maestranze della nostra ter-ra». Così parlò il governatore Luca Zaia il 10 novembre a Romano d’Ezzelino al momento della posa della prima pietra della Spv. Però non fece alcun accenno alla neces-sità di tenere fuori dalle commesse le ditte chiacchierate. E in questo silenzio la politica e la cosiddetta società civile, con qualche rarissi-ma eccezione, gli sono andate die-tro senza balbettare verbo.

© R IPRODUZIONE R ISERVATA

Appaltocrazìa veneta

di Marco Milioni

Marco Nosarini

Dopo l’affaire Valdastico Sud nel mondo delle infrastrutture regionali, a partire dalla A4, si riscopre un roveto di commesse, interessi, manovre di corridoio nel quale il confine tra politica bipartisan e affari diviene irriconoscibile. Mentre la giostra delle imprese chiacchierate tocca, con la Girardini, anche la Spv. Intanto, non troppo lontano, si comincia a sentire l’odore delle mafie

Cantieri della Spv, una ruspa in azione a Montecchio Precalcino

Page 6: VicenzaPiù n. 272

numero228 7el11 febbraio 2012 pag19

«Il nuovo polo sarà una grande

opportunità per tutto il terri-

torio ed una risposta sanitaria di

altissimo livello tecnologico ed or-

ganizzativo ai suoi quasi 200.000

residenti - tiene a sottolineare il

Direttore Generale della Ulss 4,

Ermanno Angonese – e probabil-

mente se ne sono accorti per primi

i futuri utenti, che hanno risposto

in massa all’open day di domenica

29 gennaio, mostrando un grande

senso di appartenenza e di attesa

per questa novità. Chiaramente

sarà un ospedale super attrezzato

per acuti, quindi vi dovranno per-

venire solo pazienti che realmente

necessitino di queste cure e sarà

fondamentale il nuovo piano sani-

tario dell’alto vicentino». Che però

qualcuno, anche tra gli addetti ai

lavori, non riesce a valutare con

chiarezza. Ad esempio, che fine fa-

ranno le strutture di Schio e Thie-

ne? «Verranno coinvolte in prima

linea in queste attività distrettuali,

specie quelle preventive, come del

resto vuole la Regione Veneto. La

confusione è figlia di una cattiva

informazione fatta finora. Poten-

zieremo laboratori di analisi, cen-

tri prelievi, ambulatori, per co-

prire anche zone non vicinissime

a Santorso, sull’esempio dell’Utap

(nucleo di assistenza primaria,

ndr) di Zugliano. Ripeto, il Boldri-

ni ed il De Lellis ci serviranno an-

cora, però non con gli spazi attuali.

Credo che solo un terzo delle at-

tuali strutture avrà questa destiu-

nazione, sui restanti volumi è vero,

ci sarà da decidere il da farsi». Chi

senza dubbio crede nell’importan-

te ruolo del territorio nel futuro

della sanità altovicentina è Alberto

Toldo, primo cittadino di S.Pietro

Valdastico, nonchè presidente del-

la conferenza dei sindaci Ulss 4:

«Santorso sarà la punta dell’ice-

berg, il collettore finale di un la-

voro che deve coinvolgere le realtà

sanitarie periferiche. Bisogna però

fare in fretta, prima che l’ospeda-

le unico vada a regime, anche per

sgravarlo di attività e renderlo più

efficiente. Penso soprattutto al

nuovo Pronto Soccorso, che dovrà

lavorare con meno emergenze pos-

sibili».

«Vigileremo, ma non ci vediamo

chiaro - fa invece presente consiglie-

re comunale scledense Vasco Bicego

- ci risulta che i posti letto in ospe-

dale di comunità non saranno più

collocati al De Lellis nè al Boldrini,

ma all’interno di strutture residen-

ziali private o della casa di riposo

Ipab di Schio e che gli Ospedali ospi-

teranno solo attività ambulatoriali

dalle ore 7 alle ore 19. Mi pare un

declassamento bello e buono, altro

che valorizzazione di due strutture

già efficienti: la realtà è che Santorso

fagociterà tutto, oltre ad drenare ri-

sorse economiche ancora non quan-

tificabil». Perplessità raccolte anche

dal personale medico che si prepara

ad utilizzare il nuovo plesso sanita-

rio. «Una buona programmazione

iniziale c’è stata, però ora siamo in

notevole ritardo nell’organizzare i

presidi di territorio e sfruttare al

meglio i dismessi ospedali di Schio

e Thiene - sottolinea il dottor Giam-

pietro Piazza, rappresentante del

comitato aziendale Ulss 4 e segreta-

rio regionale del sindacato medico -.

Nel 2004 sono partiti gli Utap, però

alcune zone, ad esempio Valli del Pa-

subio e Torrebelvicino, sono presso-

chè scoperte. Lo richiede la logica di

un ospedale con importante apporto

privato come quello di Santorso, con

una logica di profitto che necessa-

riamente è diversa da quella dell’o-

spedale pubblico. Il nuovo ospedale

non dovrà essere infatti una realtà

a se stante, ma ben collegato e com-

plementare, ma per questo andava-

no migliorate efficienza e presenza

di questi nuclei che dovranno avere

un riferimento fondamentale nelle

strutture da dismettere. Purtroppo,

ripeto, si è perso per strada tempo

prezioso».

© R IPRODUZIONE R ISERVATA

L’ospedale di SantorsoUn po’ santo, un po’ orso

di Andrea Genito

Ermanno Angonese

Se il direttore generale Angonese e il presidente dei sindaci Toldo sono entusiasti della nuova struttura dell’Alto Vicentino, il consigliere comunale Bicego e il sindacalista medico Piazza frenano

L’esperienza della scuola am-

bientale di Lupia risale all’an-

no scolastico 1999-2000, quando

l’amministrazione comunale, an-

che per evitare la chiusura della

scuola stessa, decise di supportarla

direttamente, dandole un indirizzo

ambientale. Concretamente signi-

fica che i circa novanta scolari che

frequentano la scuola primaria

Tecchio, oltre alle normali attività,

usufruiscono di tre pomeriggi setti-

manali dedicati all’approfondimen-

to delle tematiche ambientali.

Le attività sono facilitate dalla

splendida sede, il prestigioso Pa-

lazzo Mocenigo ormai completa-

mente ristrutturato. Il Palazzo si

trova infatti immerso nella campa-

gna di Lupia, ricca di fossi, rogge,

risorgive e vicina al torrente Asti-

co. Durante le ore di educazione

ambientale i bambini hanno modo

di fare esperienze concrete quali

attività di esplorazione e scoperta,

giardinaggio, studio della natura,

esperimenti. Niente lezioni fronta-

li, ma conoscenza diretta e studio

dal vivo della natura. Questo per-

mette loro di «sporcarsi le mani»

nel senso letterale del termine.

Ogni anno la scuola propone ai ra-

gazzi un nuovo tema, in modo da

far loro conoscere tutti gli aspetti

legati alla sostenibilità ambientale.

Preparare l’individuo alla vita e di

coinvolgere, direttamente e continua-

mente, tutte le generazioni sulla base

del principio che ognuna ha qualco-

sa da imparare dalle altre (Carta dei

principi per l’educazione ambientale

orientata allo sviluppo sostenibile e

consapevole - Fiuggi 1997).

Queste, sono le linee guida che

ispirano gli operatori della coope-

rativa Terrabase che, dal 2010, se-

gue gli scolari tre giorni la settima-

na. Da un lato il recupero dell’iden-

tità e un lavoro intergenerazionale

volto a rinsaldare le proprie radici,

dall’altra la sensibilizzazione alla

cura e al rispetto dell’ambiente in

cui i ragazzi vivono. Il tutto finaliz-

zato alla costruzione di un legame

affettivo che faccia da ponte fra il

singolo, la comunità e il territorio.

Gli operatori di Terrabase riten-

gono di fondamentale importanza

accompagnare i giovani a diventa-

re cittadini consapevoli e attenti a

custodire l’ambiente, preservan-

dolo per le generazioni future. Nel

loro lavoro si ispirano ai fonda-

menti educativi proposti nel 1996

dall’Unesco che sono: imparare a

vivere insieme; imparare a cono-

scere e ad apprendere; imparare ad

essere; imparare a fare. Diversità

di proposte quindi per permettere

una comprensione a tutto tondo,

una visione d’insieme che permet-

ta di vivere l’ambiente con i sensi

e le emozioni, facendo il pane e il

mosto, studiando i girini e i lom-

brichi, seminando, innaffiando e

raccogliendo, giocando e raccon-

tando, danzando e cantando.

Tutte queste attività si legano poi

al programma scolastico e alle al-

tre attività che i bambini seguono

con gli insegnanti, così l’educazione

ambientale completa lo studio della

storia, della geografia, delle scienze

arricchendo i bambini attraverso

una visione più completa del mon-

do in cui vivono.

Palazzo Mocenigo può essere uti-

lizzato da privati o associazioni per

incontri, banchetti, giornate di stu-

dio. L’amministrazione comunale

ha predisposto un’apposita tabella

con i costi previsti per ogni tipo di

utenti.

© R IPRODUZIONE R ISERVATA

Palazzo Mocenigo, a scuola di ambiente con la cooperativa Terrabase

di Maria Rosaria Baldin

Vasco Bicego

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numero229 del25 febbraio 2012 pag6

La voce circola da parec-chi giorni a palazzo Balbi

e avrebbe mandato in fibrilla-zione un pezzo della giunta re-gionale del Veneto che starebbe cercando una strategia mediati-ca per tranquillizzare l’opinione pubblica. Ma quale è la voce? Il consorzio Sis, quello che sta re-alizzando la Pedemontana Vene-ta, in un altro appalto, quello per il passante della metropolitana di Brancaccio-Carini a Palermo, avrebbe accettato subappalti e forniture da ditte in odore di mafia: fra queste la “Prime Ini-ziative” e la “Medi Tour”. L’infil-trazione delle imprese malavito-se in una commessa che vale 620 milioni di euro sarebbe stata de-cisa già nel 2006 sotto la super-visione del capo dei capi di Cosa Nostra Bernardo Provenzano, detto “zio Binnu u tratturi”. E sotto la supervisione di Salva-tore Lo Piccolo, il barone della mafia palermitana. Entram-bi furono arrestati poco dopo. L’ok all’accordo industriale con le ditte che sarebbero poi state incaricate dagli enti pubblici sa-rebbe stato quindi demandato ad un imprenditore di riferimento: il tutto è certificato da regolare «pizzino» sequestrato il giorno della cattura di Lo Piccolo. Que-sto il testo redatto da Lo Piccolo e indirizzato a Provenzano. L’i-taliano è tanto stentato quanto efficace per far comprendere la capacità e la rapidità di pene-trazione negli appalti pubblici da parte delle cosche: «Zio la informiamo che siccome in bre-ve (forse in aprile) dovrebbe ini-ziare la metropolitana che è un

grosso lavoro e quindi le volevo chiedere se le interessa qualche calcestruzzi da fare lavorare, me lo faccia sapere che la inserisco nel consorziato che sto facendo con Andrea Impastato...».

L’indagine. Dell’inchiesta sul metrò per vero aveva già parlato il portale on-line de L’Espres-so con un lungo servizio del 30 maggio 2011 firmato da Salvo Palazzolo e con uno del 6 giugno 2011 a firma di Umberto Lucenti-ni. Ma lo sconquasso in Regione Veneto è arrivato quando a metà gennaio si è saputo del licenzia-mento in tronco deciso da Sis (che stando ai resoconti di stam-pa non ha alcun coinvolgimento penale) del direttore dei lavori, l’ingegner Giuseppe Galluzzo. La vicenda, con nomi e cognomi, è

stata poi rilanciata dal portale Caidoo lunedì 16 gennaio 2012. Più nel dettaglio però, sempre su l’Espresso, parla il sostituto pro-curatore di Palermo Antonio In-groia che segue le indagini. Non fa nomi rispetto alle imprese e ai manager coinvolti ma ne delinea un quadro comportamentale pre-ciso: «… Non sono totalmente at-tivi nei rapporti con Cosa Nostra in modo tale da poter essere sot-toposti a ipotesi di reato né sono vittime nel senso ampio del ter-mine: pensavano di poter trarre un beneficio da questa vicinanza ma si sbagliavano».

Le domande. In questo conte-sto (LaSberla.net del 17 bebbra-io) va anche rilevata la domanda che Umberto Lucentini fa allo stesso Ingroia proprio in merito alla possibilità di bypassare il setaccio amministrativo antima-fia: «Come è potuto accadere? Cosa non ha funzionato nei con-trolli preventivi?». La risposta di Ingroia è densa di significati: «Nell’appalto erano coinvolti due grossi gruppi imprenditoriali: uno di Madrid e uno di Torino, quindi non sospettabili di in-filtrazioni mafiose. Eppure le due aziende hanno ceduto alla pressione mafiosa… concedendo questa sorta di monopolio sulla fornitura di materie prime. Mi sembra che sia un dato molto in-dicativo della permeabilità del si-stema degli appalti e dei controlli della pubblica amministrazione. Ma anche sulla tenuta del siste-

ma economico privato davanti alle organizzazioni criminali». E dei collegamenti tra Impastato e Provenzano era già venuto a co-noscenza Gioacchino Genchi, il consulente informatico giudizia-rio, il quale nei primi anni Due-mila aveva fornito il supporto proprio per l’arresto di Impasta-to, poi condannato in appello a quattro anni per i suoi rapporti con le cosche: tant’è che Palaz-zolo sul comportamento della Sis e dei suoi compagni di cordata, proprio in ragione delle relazioni pericolose con Impastato, dà un giudizio che più tranchant non si può: «Evidentemente, questo curriculum non aveva insospet-tito i titolari dell’appalto per la metropolitana di Palermo, che avrebbero continuato a rifornirsi da Impastato e dai suoi fidati col-laboratori...».

Sis: tra politica e favori. Così sulla stampa siciliana emergono anche le relazioni della politca lo-cale con la Sis, alla quale pezzi da novanta e medi calibri chiedono piccoli e grandi favori. Livesici-lia.it il 24 giugno 2011 scrive: «... i vertici della Sis erano coscienti della forza di Impastato... Dalle carte dell’inchiesta... salta fuo-ri che tanti politici, di schiera-mento diverso, hanno bussato alla porta della Sis per piazzare operai e imprese nei cantieri». Nomi e circostanze sono scrit-te nero su bianco: «... dal presi-dente dell’Ars, Francesco Cascio del Pdl, agli onorevoli Francesco

Mineo (Grande Sud) e Riccardo Savona dell’Udc... dall’ex asses-sore del comune di Palermo Pa-trizio Lodato (Italia Domani) al sindaco di Isola delle Femmine, Gaspare Portobello (lista civi-ca). Nelle carte viene descritta anche la vicenda che coinvolge il deputato regionale Salvino Ca-puto del Pdl, impegnato a fare rilasciare l’autorizzazione per una cava. Le cimici piazzate ne-gli uffici palermitani della Sis, e non solo, hanno registrato una sfilza di conversazioni confluite nella informativa finita sul tavoli dei magistrati. Centinaia e cen-tinaia di pagine che alimentano un’inchiesta scottante partita nel 2006 dalle confidenze che Sal-vatore Imperiale, imprenditore di Partinico che ha patteggiato una condanna per mafia, faceva al suo autista. Alcune persone ve-nute da Catania erano interessate ai lavori, non ancora iniziati, per la metropolitana. Gli inquirenti accendono i riflettori sul mega appalto da 623 milioni di euro. Ritengono di avere scoperto un sistema che strizza l’occhio alla mafia e acconsente alle richieste dei politici».

Le reazioni. Il tutto ribolle sui media isolani ma nel silenzio to-tale della politica vicentina. Con qualche eccezione però: «Quan-do saltano fuori notizie del ge-nere una persona di buon senso si immagina che chi di dovere, a cominciare dalle istituzioni sino ad arrivare ai vertici di Sis, dia le spiegazioni del caso. E invece siamo alla calma piatta. Una cal-ma che comincia ad avere l’odore dell’omertà». Così parla Massimo Follesa, uno dei portavoce del Covepa, il coordinamento che si batte per un tracciato alternativo alla Pedemontana. Follesa però non è un personaggio qualsiasi. È una delle punte di diamante del Pd nella valle dell’Agno ed è il punto di riferimento dell’area legalitaria dei democratici vicen-tini, quella che seppur poco rap-presentata nella cabina di regia del movimento, è la più critica nei confronti dell’establishment politico-economico, il quale per vero include interi settori del suo partito. Establisment che con i suoi think tank, a partire dalla Fondazione Nordest sino ad As-sindustria, da anni perora la cau-sa delle grandi opere.

L’interpellanza. Lo stesso Fol-lesa comunque ricopre a Trissino, nel Vicentino, la carica di consi-gliere comunale. E da consiglie-

La benna di Binnu

di Marco Milioni

Luca Zaia e Renato Chisso all’inaugurazione del cantiere Spv

Sulla Sis, l’impresa che costruisce la Pedemontana Veneta, dalla Sicilia salgono le nubi delle liason con Cosa Nostra... su su fino ai vertici della cupola: nel frattempo Massimo Follesa con una interpellanza al comune di Trissino lancia l’allarme

Il cartello della SIS

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(m.m.) Sembrano passati anni luce, sembra che più nessuno abbia voglia di parlarne ma la collettività veneta non ha ancora assorbito la botta della voragine provocata dalla controllata Infra-com alle casse della Serenissima. Col valore della controllata crol-lato da 270 a 70 milioni di euro la matassa se l’è dovuta sbroglia-re, senza però fare luce sui conti, il presidente della Serenissima e della provincia di Vicenza At-tilio “Titti” Schneck. Leghista, come leghista era l’ex presidente di Brescia Padova Manuela Dal Lago. Nel catino della quale è ma-turato l’affaire A4 senza peraltro che la procura di Verona, com-petente per territorio, decidesse di andare a spulciare le carte: il tutto nonostante le prese di po-sizione, poche, e i lamenti della politica, pochissimi e gli strani intrecci con la Banca Popolare di Vicenza (VicenzaPiù del 22 luglio 201, pagina 10). Eppure a metà degli anni Duemila c’è sta-to un periodo in cui per un atti-

mo i grandi media hanno aperto gli occhi sulla Serenissima. Ario Gervasutti, poi divenuto diretto-re de Il Giornale di Vicenza, sulla parte generale de Il Gazzettino (27 ottobre 2007, pagina 11) nar-rava delle «strane partecipazioni della Serenissima» e puntava i ri-flettori sull’inciucio in consiglio comunale a Vicenza tra il «neo-nato Pd» e la Lega per parare la schiena alla stessa Dal Lago: una sorta di nemesi ciclica che obbli-ga il Pd vicentino a stare sempre a rimorchio di qualcun altro nello schieramento avverso, oggi infat-ti l’alter ego è l’ala sartoriana del Pdl. Tuttavia il mondo delle infra-strutture venete passa anche per l’arresto del democratico Lino Brentan, ras della Padova Vene-zia e snodo dei potentati marcati Pd soprattutto nei rapporti col Pdl e con quel Renato Chisso che per il Pdl è assessore regionale proprio alla mobilità. Poi vanno ricordati i costi per il Passante di Mestre, lievitati dell’85% secon-do la Corte dei Conti e lo spettro

del crac per Veneto Strade. E poi c’è la Pedemontana, sul cui oriz-zonte non ci sono solo i nembi densi del caso Palermo, ma pure quelli del caso WikiLeaks, nel quale addirittura il segretario di stato americano Hillary Clinton parla di baratro finanziario nel quale starebbe finendo la mul-tinazionale spagnola Sacyr, pro-prietaria di Sis al 60%. Tutti zitti quindi e la storia continua con le indagini dell’Antimafia venezia-na sui cantieri della Valdastico Sud per non parlare della spinosa vicenda della piattaforma per i rifiuti tossici di Marghera che ha portato a condanna penale diver-si faccendieri del settore rifiuti, soprattutto illegali, e che ha visto finire nell’occhio del ciclone an-che la municipalizzata vicentina Aim. «La posa della prima pietra rappresenta un momento cru-ciale, perché finalmente termina la fase delle “carte”, della buro-crazia, delle lungaggini di ogni tipo, e inizia quella del cantiere. Dell’operatività che ha sempre

contraddistinto questa regione e i suoi cittadini». Così diceva Chisso il 10 novembre quando a bordo di una ruspetta, assieme al governatore veneto Luca Zaia del Carroccio, posava la prima pietra della Pedemontana Veneta. Ma del caso Sis-Palermo in quel di-scorsetto non c’è traccia alcuna.

Frattanto in questi giorni cade il ventennale di Mani Pulite: l’ex «socialista» Chisso ha in mente una lectio magistralis su come si gestiscono in modo cristallino affidamenti, società pubbliche e gare d’appalto?

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Tara d’appaltoLe vicende recenti della Spv non sono che l’ultimo capitolo di una saga all’insegna dell’opacità nel mondo delle grandi infrastrutture regionali. Dal caso Serenissima al caso Brentan, sino a Veneto Strade i colori dominanti sono due il rosso dei conti e il nero della visuale

re pochi giorni fa ha inviato alla giunta del suo comune, capitana-ta da Claudio Rancan della Lega, una interpellanza nella quale, alla luce delle ultime novità sulla Sis, si pongono precise doman-de: «Risulta allo scrivente che il comune di Trissino, proprio in relazione ai lavori del Consorzio Sis in Valle dell’Agno, si appresta a sottoscrivere una convenzione nell’ambito più generale del pro-getto per la Pedemontana Vene-ta... si chiede al primo cittadino di riferire in consiglio comuna-le... per sapere con la massima urgenza se se sia o meno a cono-scenza delle notizie riportate... se ritiene la notizia di potenziale

allarme sociale anche per il no-stro territorio ivi incluso quello trissinese... se ritiene di dovere informare la prefettura di Vicen-za o se presso la stessa ritiene di dover chiedere informazioni cir-ca la sussistenza di rischi di ogni natura ivi incluso il rischio che si ripropongano condotte incon-grue anche in relazione ai lavori lungo il tracciato della cosiddet-ta Spv... se ritiene di informare il consiglio comunale circa la natura della convenzione che ri-guarda il consorzio Sis». Follesa tra l’altro si pone una domanda a spettro più ampio: «Se la mafia è riuscita a incistarsi in un appal-to supercontrollato come quello,

chi ci garantisce che da noi, dove l’Antimafia è assai meno sulla ri-balta, non accadano cose simili o peggiori?».

Tra dubbi e protocolli. Tant’è che alcuni dei dubbi sollevati da Follesa trovano sostanza anche a livello regionale, soprattutto se si leggono in filigrana le di-chiarazioni rese in pompa ma-gna dall’ex ministro degli interni Bobo Maroni. Quest’ultimo in-fatti il 23 luglio 2011 è a Treviso per firmare un protocollo con-tro le infiltrazioni mafiose nei cantieri della Spv: «Opere im-portanti come la Pedemontana Veneta possono richiamare l’at-tenzione della criminalità orga-nizzata, che anche al nord tenta di infiltrare l’economia sana at-traverso gli appalti pubblici...». L’allora capo del Viminale parla di «sicurezza partecipata che prevede anche il coinvolgimento di soggetti diversi da quelli isti-tuzionalmente deputati a questo compito: comuni, province e re-gioni sono i nostri principali in-terlocutori... Il protocollo per la legalità firmato oggi è articolato sulle esigenze di questo territo-rio. Fa parte del patto per la si-curezza che fino ad oggi ha dato un ottimo risultato». Queste le parole del ministro riportate proprio il 23 luglio da Oggitrevi-so.it. Parole che cozzano, alme-

no concettualmente, con quanto rivelato da L’Espresso appena il mese prima. Per di più Maroni in quell’occasione non è solo. Con lui ci sono il governatore veneto Luca Zaia (Lega), l’allora prefet-to della Marca Vittorio Capocel-li, il suo pari grado di Vicenza Melchiorre Fallica, il commissa-rio per le questioni della Spv Sil-vano Vernizzi e pure Matterino Dogliani, presidente di Sis. Pos-sibile che nessuno sapesse dei fatti di Palermo? Possibile che nessuno rispetto a quei fatti ab-bia voluto tranquillizzare l’opi-nione pubblica veneta fornendo spiegazioni convincenti, magari corroborate da dati e documen-

ti? Quel giorno di luglio Zaia dis-se papale papale: «La firma di oggi ratifica accordi per l’opera-zione della Pedemontana Vene-ta... il risultato è una radiografia delle attività imprenditoriali nei cantieri pubblici... La legalità rappresenta una chance in più per far lavorare le imprese vene-te. Non aggiungo altro». Parole sulle quali Follesa ironizza così: «Probabilmente al Viminale si erano dimenticati di rinnovare l’abbonamento a L’Espresso; per questo Maroni, il suo amico Zaia e i vertici dell’intelligence non sapevano nulla».

© RIPRODUZIONE RISERVATALa firma dei sindaci dell’ovest Vicentino per la Pedemontana

Renato Chisso, Silvano Vernizzi, Lino Brentan e Giancarlo Galan

Immagine dei lavori

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numero231 del24 marzo 2012 pag3

I dati di gennaio 2012, relativi alla crisi del lavoro a Vicenza e in Veneto, evidenziano un peggioramento della situazione. Il leggero rallentamento del ricorso alla mobilità registrato a fine anno 2011 non è stato confermato. Anzi.A dicembre 2011 i lavoratori inseriti nelle liste di mobilità sono stati 550 a Vicenza e 2.763 in Veneto. In gennaio 2012 si registra un considerevole aumento. A Vicenza sono 734 (511 in ditte con meno di 15 dipendenti) i lavoratori inseriti nelle liste di mobilità e 4.834 nel Veneto. Le zone più colpite del vicentino sono Vicenza (228 lavoratori), Schio-Thiene (176 lavoratori), Bassano (109 lavoratori).Gli ultimi dati della Provincia relativi al bimestre gennaio-febbraio non mostrano rallentamenti. I lavoratori inseriti nelle liste di mobilità sono 1.353 (quasi il doppi rispetto al solo gennaio).

Preoccupa anche l’aumento delle ore di cassa integrazione richieste. Nel dicembre 2011 sono state 509.648 a Vicenza e 4.283.555 in Veneto (corrispondenti, secondo le stime di Veneto Lavoro, a circa 52.000 lavoratori). A gennaio 2012 sono 803.284 a Vicenza e 4.650.862 in Veneto. Al 31 gennaio 2012, le aziende con trattamento di Cigs (cassa integrazione straordinaria), sono 373 in Veneto e 81 in provincia di Vicenza. Di queste ultime ben 60 sono in scadenza entro luglio di quest’anno.Inoltre, secondo le stime riportate da Veneto Lavoro, le previsioni 2012 per il Veneto registrano un calo del Pil dell’1,5 per cento.Un futuro sempre più incerto per chi lavora.Questi dati sono sintomo di una crisi che viene pagata soprattutto dai lavoratori in termini economici e di assenza di opportunità lavorative. La carenza di lavoro è la vera emergenza italiana. Bisogna agire per sviluppare il lavoro, riportarlo in Italia, impedire le delocalizzazioni. Bisogna investire nella ricerca e nello sviluppo, nei saperi

e nella scuola pubblica perché senza le intelligenze non si può progredire. Invece assistiamo a un costante impoverimento dell’istruzione alla quale vengono tagliati i fondi. In questa situazione sarebbe necessario un governo di veri statisti (e non di “grandi professori”). Un governo di persone che fossero in grado di guardare oltre la necessità di “fare cassa”. Invece, ci troviamo governati da sedicenti tecnici che favoriscono la finanza, che discutono di come favorire la “flessibilità in uscita” (ovvero i licenziamenti individuali) cancellando l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori (loro la chiamano “manutenzione” ma è solo la cancellazione del diritto costituzionale a un lavoro stabile). I risultati sono sotto gli occhi di ognuno. Basta andare nelle fabbriche vuote perché i lavoratori sono in cassa integrazione. Basta contare le fabbriche chiuse, i capannoni vuoti. Basta tenere gli occhi aperti per rendersi conto che il problema è la mancanza di lavoro. Permettere i licenziamenti individuali senza reintegro e anche senza giusta causa non è la cura. È solo il “colpo di grazia”.

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Si fa fatica a capire la situazione attuale del Pdl di Vicenza e del

Vicentino se si va solo indietro fino al 12 febbraio 2012 con i risultati dei due congressi del Pdl, quello pro-vinciale vinto in forza di tessere e accordi romani dal neo coordinato-re Sergio Berlato e quello cittadino, appannaggio dei due gruppi di op-positori dell’eurodeputato ma con la possibilità palesata dal leader dei cacciatori di coagulare intorno a sè uno dei due. Oggi la situazio-ne è fortemente cambiata a sfavore di chi nelle urne sembrava avesse vinto o, quasi, pareggiato. Elena Donazzan, la favorita di Berlato, già all’atto delle votazioni si mostrava migrata verso l’abbraccio accoglien-te di Giancarlo Galan, si mormora,

stretta dalle sue calde braccia ma anche dalla morsa di scelte da lei forzate, e dal doge, quindi, rinfac-ciabili, per far confluire parte dei fi-nanziamenti del settore istruzione e formazione, da lei gestito in regio-ne come assessore, verso lidi amici come CL, Compagnia delle Opere e il mondo dell’editore Tv Filippo Jannacopulos, boss di Rete Veneta ed estimatore di Lia Sartori.Il cambio di preferenze politiche (?) dell’«infedele» determinava un indebolimento della stratosferica maggioranza di Berlato nel coordi-namento provinciale, ora gestibile solo con un pugno di voti in più, e l’azzeramento di fatto della presen-za del suo ex referente in città, al-meno a livello di Consiglio comuna-le, col passaggio di Rucco e Sorren-tino, fan dell’assessore regionale, con Zocca e Zoppello (area Galva-nin) e conseguente defenestrazione di Maurizio Franzina da Capogrup-po con l’effetto di incoraggiarne la

deriva “tecnica” verso i variatiani, che da tempo ammiccano verso lui e Meridio, il consigliere anti ostru-zionismo ... verso la maggioranza ecumenica e onnicomprensiva di Achille.Ma la quadra di tutto, a favore di Galan e dei galaniani, Sartori e Variati inclusi, sempre vivi e, anzi, rinvigoriti dal riposo dopo le ferite di striscio congressuali prontamen-te rimarginate, sarebbe (chi vuole metta l’indicativo al posto del condi-zionale) in questo percorso: nel 2013 Elena Donazzan potrà fare a meno dei voti dei cacciatori, ai quali Sergio Berlato ha già ufficializzato la sua scomunica, grazie alla candidatura al parlamento, magari con un siste-ma elettorale di là da essere spor-cellinato e, comunque, col favore del “referente” di Galan, il ben noto B. Eletta onorevole Elena lascereb-be, ovviamente, i suoi due ruoli in Regione per i successivi due anni di mandato dell’amministrazione

Zaia: quello di assessore a Costan-tino Toniolo, da sempre sponsor sponsorizzato di Lia Sartori e quello di consigliere regionale alla prima dei non eletti, Giuliana Fontanella. Di che area lo lasciamo intuire ai nostri lettori.Nel frattempo la Procura di Vicenza prova ad arricchire il faldone con-tro le tessere di Berlato, mentre il suo portone a Palazzo Negri non è stato ancora varcato dal neo coor-dinatore del Pdl per denunciare non solo politicamente, e a salve, le ma-lefatte (lo disse e scrisse lui) di 15 anni di appalti nelle infrastrutture e nella sanità del Veneto per mano del suo nemico Galan. Che se fos-sero vere le accuse, mai però finora formalizzate, potrebbe trovarsi ad essere nemico anche della comu-nità dei cittadini, non solo di quella dei cacciatori.E’ libero, ovviamente, di fare le sue scelte l’eurodeputato accasato an-che lui a Thiene come Lia Sartori

ma, almeno stando ad oggi, sempre più solo non tanto per assenza di fe-deli seguaci ma per deficit storico, da “one man party”, di intelligenti e mai cercati collaboratori. Per giun-ta al passo coi tempi.E’ libero, certo, ma quelli che accol-sero con fiduciosa attesa la sua di-chiarata voglia di pulizia capiranno dai suoi non più dilazionabili passi se il suo slogan Forza e onore ha un senso o se è uno Spam del suo Ipad.E non vogliamo neanche pensare che abbia accusato senza prove, per conquistare per giunta un Pdl morituro. Sarebbe ancora peggio dell’apertura di indagini sulle tes-sere senza querele.

Da www.vicenzapiu.com altri corsivi cattivi: Vita dura per i “boss” provinciali. E per l’Italia e Variati si specchia, Zuccato riflette.

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Il cattivo del web: Donazzan deputato, Berlato impallinato

di Giovanni Coviello

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Giornale chiuso in redazione alleore 12.00 di venerdì 23 marzo 2012

Tiratura: 10.000 copie

Hanno collaborato a questo numero:

MARIA ROSA BALDINALESSANDRO BENIGNO

FEDERICA CEOLATO GIAN MARIA COLLICELLI

GIULIANO EZZELINI STORTICHRISTIAN FARINAANDREA GENITO

ALBERTO FABIO LANDIGIORGIO LANGELLA

DAVIDE LOVATANNAMARIA MACRIPÒ

ANGELA MIGNANOMARCO MILIONI

LUCIANO PAROLINIRENE RUI

SILVANO SCANDIANONOFRIO SCHINOSIMONE SINICOGUIDO ZENTILE

MICHELE ZUCCANTE

Hanno collaborato allo speciale:

MARINA BERGAMINAGOSTINO BONOMOFILIPPO DE MARCHISERGIO REBECCA

GIANFRANCO REFOSCOGERMANO RENIERO

SIULVANO SCANDIANMARIA TERESA TURETTA

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Chi c’è dietro una proposta di legge di iniziativa popolare?

Ce lo si chiede spesso quando camminando per strada si viene fermati in modo più o meno pla-teale, più o meno insistente da individui che, penna alla mano, perorano una qualche causa…Lo dice la parola stessa, c’è il po-polo, la gente, la cittadinanza o meglio un gruppo di cittadini che decide di utilizzare uno dei pochi strumenti di democrazia diretta

(del popolo, appunto) previsti dal-la nostra Costituzione per lancia-re un segnale a chi ci governa; se-gnale che può essere di malonten-to riguardo a una certa situazione non affrontata dai legislatori o semplicemente per proporre un’i-dea che agli stessi amministrato-ri per un motivo o per un altro è sfuggita.Quindi si tratta di un suggerimen-to che, se preso in considerazione, potrebbe diventare legge. Di fatto la proposta di legge di iniziativa popolare è uno strumento debole e ben ne sono consapevoli i numerosi presentatori di questo genere di ini-ziativa che nonostante una copiosa raccolta di firme a sostegno non

hanno avuto la possibilità di vedere la loro proposta discussa in Parla-mento. Ma allora perché insistere con questo strumento e cosa diffe-renzia questa proposta dalle altre?Intanto il processo di costruzio-ne dell’iniziativa. La proposta di legge di iniziativa popolare ‘Quo-rum Zero e Più Democrazia’ (pub-blicata su www.vicenzapiu.com, ndr), che propone nuovi e più forti strumenti di democrazia diretta da affiancare alla vigente forma di democrazia rappresentativa, incompleta e ormai datata, nasce come un percorso partecipato di per sé. Prende origine dalla Pri-ma Settimana della Democra-zia Diretta organizzata a livello

nazionale lo scorso anno (2011) durante la quale si è creata una rete fra vari gruppi in Italia che da anni portano avanti temati-che di partecipazione e democra-zia diretta. Nel corso degli ultimi otto mesi molti rappresentanti di questi gruppi si sono ritrovati con un appuntamento fisso una volta alla settimana su una piattafor-ma virtuale (skype, voxli, e altre a seconda dell’esigenza) per creare l’impianto di questa proposta di legge utilizzando un metodo par-tecipativo (proposte e voto).Proprio lo stesso metodo che ha portato recentemente al rinnova-mento della Costituzione dell’I-slanda, con il coinvolgimento dei cittadini all’inizio del processo e non alla fine (esempio mirabile al quale guardare, anche nel caso si debba rinnovamento uno statuto comunale!).La lunga gestazione della proposta di legge in questione ha portato a un risultato il cui successo sarà consacrato o meno dal numero di firme e la cui attuazione dipende-rà come al solito dalla volontà dei legislatori. In questo caso, però, la proposta di legge va a toccare la Costituzione stessa proponen-done alcune modifiche e alcuni aggiornamenti che vanno nella direzione di facilitare una parte-

cipazione popolare più incisiva, proprio come accade in quei paesi dove la democrazia diretta non è un tabù da censurare con quorum e ostacoli giuridici di vario tipo. Riusciranno i nostri cittadini-eroi nell’impresa? Lo si scoprirà solo a metà agosto, con la conta delle firme raccolte, prima tappa di un percorso che potrebbe risultare però più lungo e difficile, a meno che la validità della proposta non si affermi in modo così travolgente da impedi-re politicamente ai parlamentari di accantonarla in un cassetto as-sieme alle altre proposte di legge di iniziativa popolare mai discus-se.Qualunque sia la conclusione, quel che è certo è che milioni di persone, di cittadini italiani, ver-ranno a conoscenza della possibi-lità di avere a disposizione stru-menti più incisivi e si chiederanno perché loro dovrebbero essere ‘da meno’ dei cittadini svizzeri, per esempio, o dei californiani o dei bavaresi… E si sa, la conoscenza è la prima arma contro l’oppressio-ne dei popoli.

* Comitato Più Democrazia e Parteci-pazione - Vicenza

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L’Islanda in bottiglia

di Annamaria Macripò*

di Giorgio Langella

Dal fronte del lavoro

Page 10: VicenzaPiù n. 272

numero231 del24 marzo 2012 pag24

(a.g.) “L’Ospedale nuovo è un’op-portunità e come tale va asse-condata senza pregiudizi, ma le Amministrazioni coinvolte dovranno vigilare perchè l’inte-resse dei cittadini sia priorita-rio rispetto a quello dei privati che lo gestiranno”. Il Sindaco di Schio, Luigi Dalla Via, mette da parte le diffidenze che hanno accompagnato il progetto, tanto da presentare nel 2007 un piano

alternativo al polo unico, ma non nasconde le sue preoccupazioni. “Spostare dei servizi significa cambiare abitudini, ed è ancora più delicato se si parla di salute- sottolinea il primo cittadino- in questa fase complessa lavorerò assieme agli altri colleghi della Conferenza dei sindaci, affin-chè il disagio eventuale sia mi-nimo. Non posso nacondere che sembrano però emergere timori

che avevo personalmente ma-nifestato, a suo tempo: il costo dei parcheggi e le ripercussioni sui bilanci pubblici dei costi del project-financing. Chi ha scelto questa strada deve garantire ai cittadini che i canoni da saldare ai privati non riducano la quali-tà o, peggio, aumentino i costi dei servizi. Quindi deve partire subito il piano di potenziamento della sanità territoriale, come già

definito nel 2008 e ribadito da un recente documento; solo così il modello può funzionare e San-torso risulterà efficiente. Attorno va creata infatti un’adeguata rete di servizi, che coinvolga medici di

base e distretti degli ex ospeda-li di Schio e Thiene, che devono diventare riferimento agevole e quotidiano per i cittadini”.

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Il sindaco Luigi Dalla Via rimane preoccupato sul nuovo

polo ospedaliero della Ulss 4

Luigi Dalla ViaL’ospedale di Santorso

Ospedale di Santorso: la scheda- Superficie area: 86.000 mq- Superficie ospedale: 68.000

mq- Piani edificati: 4 fuori terra, 1

seminterrato, 1 interrato. Forte-mente integrati nel paesaggio, con particolare attenzione all’ecoso-stenibilità. La leggera pendenza del terreno consente di avere spazi ben esposti alla luce naturale.

- Parcheggi: 1800, di cui 938 per visitatori

- Stanze: 280, tutte massimo a due letti. Presente un’ “area famiglia”, contraddistinta da pavimentazione con colore diverso (per ricordare l’ambiente domestico). Saranno spazi dedicati al paziente e suoi fa-miliari, dove le attività assistenziali non andranno ad interferire.

- Attività assistenziale: modello organizzativo basato sull’inten-sità di cura, cioè con risposta assistenziale diversa a livelli diversi

di gravità del paziente. Quindi non più reparti, ma aree omogenee che contengono specialità affini e condividono risorse strutturali e personale infermieristico.

- Bioedilizia: teleriscaldamento con centrale di termovalorizzazio-ne a valle. L’acqua sarà surriscal-data a 120° e utilizzata per scopi sanitari e per condizionamento invernale. D’estate sarà invece refrigerata, tramite assorbitore apposito. Impianto fotovoltaico per energia elettrica su tutti i tre corpi di fabbrica (potenza a picco = 250 kWp). Recupero acqua piovana di seconda pioggia, con apposito impianto di filtraggio, per irriga-zione aree verdi e cassonetti WC. Centrale di cogenerazione, pari a 800 kW elettrici e 1,7 MW termici, da fonte rinnovabile assimilata (gas metano), come da protocollo di Kyoto.

A pochi giorni dal’apertura del nuovo ospedale unico di

Santorso abbiamo intervistato Pietro Veronese, ex assessore della Giunta scledense e pre-sidente di Communitas, libera associazione civica a carattere volontario e senza fini di lucro, che negli ultimi anni è stata in prima linea nel proporre inizia-tive pubbliche di sensibilizza-zione e informazione sul tema della sanità.

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“In così poco tempo non riten-go corretto pronunciarmi sui punti di forza o di debolezza di Santorso: non sono un tec-nico e non ho neppure potuto verificare di persona o come Associazione dati o informa-zioni che ho ricevuto, diciamo, informalmente. In ogni caso è davvero difficile ottenere valu-tazioni obiettive, per esempio nessuno informa su quando si tiene la Conferenza dei sindaci

dell’ULSS, che invece dovrebbe pubblica. Neppure è facile sape-re quanto siano vere le notizie a volte sulla qualità della pro-gettazione, dei lavori e dei ma-teriali. Sarà il tempo a dircelo, speriamo bene...”

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ÈLa questione fondamentale ed irrisolta è che l’Ulss ha acqui-stato l’ospedale come si com-pera un’auto in leasing. Solo che dell’ospedale ottiene solo l’utilizzo, non la gestione, che di fatto rimane in mano ai pri-vati: pare per esempio che la stessa manutenzione dell’edifi-cio sia appannaggio di chi l’ha costruito. Questa situazione, che appunto può generare chia-ri conf litti di interesse, negli anni futuri potrà condizionare negativamente l’autonomia de-cisionale dell’Ulss, soprattutto riguardo la necessità di stare al passo con le innovazioni tecno-logiche e strumentali.

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Resta sicuramente da capire dove e come si faranno le eco-nomie necessarie per pagare il nuovo ospedale ai privati. La Regione garantisce all’Ulss 4 un bilancio che non ha mai pre-

visto finora costi per la realiz-zazione di una simile struttura, tutt’al più investimenti per la manutenzione ordinaria degli edifici già esistenti. Eppure da quest’anno essa dovrà pagare ai privati che hanno realizzato l’ospedale, dai 25 ai 30 milioni di euro ogni anno di canone, fra l’altro indicizzati, non solo per i muri del nuovo ospedale, ma anche per le attrezzature, l’ar-redamento, i nuovi macchinari informatici, gli impianti medi-cali necessari perché la strut-tura funzioni. Inoltre li deve pagare con lo stesso bilancio di sempre, cioè con gli stessi soldi che prima del nuovo ospedale servivano per i tutti i servizi sanitari, anche quelli non ospe-dalieri. Allora, dove e come si faranno queste economie, se la nostra Ulss è già considerata la più “risparmiosa” del Veneto. Per converso invece, con qua-li risorse l’Ulss 4 potrà rior-ganizzare, come richiedono il nuovo ospedale ed i posti letto a disposizione, i servizi terri-toriali? Come potrà garantire altro personale qualificato, di cui pare i servizi siano già assai carenti? Come potrà garantire i necessari nuovi posti letto per non autosufficienti?

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In quest’ottica, l’accordo sti-pulato coi privati appare come un cappio al collo per la sanità pubblica nell’ Altovicentino. A meno che la Regione non si ac-colli per 24 anni quasi per in-tero l’onere di questo “contratto capestro”, come è stato definito dagli stessi consiglieri del cen-trodestra non più di un anno fa. Visti i chiari di luna ed i tempi grami per la pubblica ammini-strazione, è realistico che av-venga? Esiste un’altra strada: la Regio-ne abbia il coraggio di esigere una rinegoziazione del contrat-to con i privati. Perchè si trat-ta di un contratto che non solo

appare decisamente squilibrato a loro favore e penalizzante per l’Ulss, tra l’altro con interessi superiori al 12% senza rischio alcuno per gli investitori, ma che sembra racchiudere clauso-le non convincenti neppure per gli stessi vertici della sanità re-gionale.

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formazione dei cittadini-

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Chiederemo, anzi pretendere-mo di avere accesso a quante più informazioni trasparenti sia possibile. Per quanto ci sarà possibile, inoltre, cercheremo di seguire le fasi di riorganiz-zazione dell’Ulss, l’efficacia e l’efficienza del nuovo ospedale e dei suoi servizi. Stiamo per esempio organizzando un in-contro, probabilmente per i pri-mi di aprile, proprio sul tema del nuovo ospedale, alla luce del nuovo piano socio-sanitario regionale che è in via di appro-vazione. Chi è interessato può informarsi o fare domande sulla nostra pagina: facebook.com/public/Communitas-Schio.

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La Regione paga il leasing dell’ospedale di Santorso ma la gestione è privata

di Alberto Fabio Landi

Pietro Veronese di Communitas: «attendiamo informazioni ma vigileremo sul cappio al collo messo dai privati alla Regione»

Pietro Veronese

Page 11: VicenzaPiù n. 272

numero231 del24 marzo 2012 pag25

Circa 150.000 Euro di costi di costruzione, una super-

ficie edificata di 68.000 metri quadrati con 400 posti letto, che servirà 32 Comuni per un bacino di oltre 190.000 utenti potenziali, con servizi di quali-tà ed alta tecnologia e 1800 po-sti auto nell’area di pertinenza di 86.000 mq. Questi i numeri principali del nuovo polo unico dell’Altovicentino, un’ospedale modernissimo e consegnato ad-dirittura in anticipo rispetto ai tempi previsti, rarità assoluta per i tempi della pubblica am-ministrazione. Piccoli impre-visti iniziali a parte (la rottura dell’impianto idraulico di ali-mentazione nella prima setti-mana di utilizzo, ndr), qualche ombra comunque resta, legata soprattutto ad aspetti contabili rilevati a bocce ferme da chi in Regione Veneto si occupava di verificare l’attuabilità di un pro-getto tanto ambizioso. Claudio Rizzato, ex Consigliere Pd nella commissione sanità fino all’ul-tima legislatura, le sue perples-sità le ha sempre messe nero su bianco e, a lavori ultimati e con quasi tutti i reparti oramai tra-sferiti a Santorso, lancia l’allar-me sui costi a carico di Ulss 4 e Regione, ma soprattutto su al-cune criticità legate al contratto di project-financing stipulato col pool di aziende private che gestiranno il nuovo nosocomio per un quarto di secolo da oggi.“Un anno e mezzo fa la V Com-missione regionale, dopo le au-dizioni dei Direttori Generali delle Uss nelle quali è in corso la costruzione di nuovi ospedali con il project financing (tra cui Castelfranco e Mestre, ndr), ha finalmente preso atto, ma si po-trebbe dire che cerca di chiude-re la stalla quando i buoi sono già scappati, del fatto che la fi-nanza di progetto è vantaggio-sa certamente, ma per i privati costruttori e non esattamente per la sanità. Infatti, come pre-dicavo dal 2002, si è consta-tato che gli oneri a carico del bilancio delle Ulss per pagare l’investimento dei privati sono fortemente penalizzanti e tali da sottrarre risorse ingenti alla sanità e al sociale. Quando ero anch’io in Commissione Sanità del Consiglio regionale, nei di-battiti pubblici e sulla stampa, ho sempre fatto presente che costruire ospedali con la finan-za di progetto era profittevole e produttivo per i privati, che le-

gittimente fanno i loro conti per realizzare utili. Chi si è invece astenuta dal fare gli interessi dei cittadini è stata invece la Giunta regionale, che non dove-va consegnare a cordate di inte-ressi la ‘guida’ degli investimen-ti in sanità. Una decina d’anni fa il sottoscritto e la collega Margherita Miotto abbiamo or-ganizzato affollatissimi incon-tri pubblici per contrastare il primo project financing per la ristrutturazione degli ospedali di Castelfranco-Montebelluna, dicendo allora le stesse cose che diciamo oggi e delle quali a distanza di anni la V Commis-sione ha dovuto ammettere la fondatezza. Nell’Altovicentino la scelta di costruire un ospe-dale nuovo, cancellando il piano di investimenti deciso dall’Ulss pochi mesi prima per il Boldri-ni e il De Lellis, è stata imposta dalla Giunta Regionale e questa decisione costerà cara a tutta la sanità vicentina e veneta.

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Sicuramente no, alla luce pro-prio dei costi previsti per l’o-spedale all’Angelo di Mestre, di Castelfranco-Montebelluna e, appunto, di Santorso. Ma sic-come quei costi erano quantifi-cabili anche allora, è stata una grave dimostrazione di irre-sponsabilità l’aver voluto proce-dere ugualmente con il Project financing. La Giunta Regionale ora corre ai ripari per ridurre i costi a carico delle Ulss inte-ressate, addossandoli a tutte le altre Ulss. Infatti le risorse per rimborsare l’Ulss 12 di parte dei costi sostenuti per l’ospeda-le all’Angelo e l’Ulss 8 di quelli degli ospedali di Caltelfranco-Montebelluna sono state sot-tratte al fondo sanitario regio-

nale che finanzia le Ulss del Veneto. Si farà così anche per Santorso? Lei ha sempre messo in

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in caso di ritardo dei pa--

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A preoccupare sono tanti altri aspetti, oltre a quelli citati. È evidente che per la costruzione dell’ ospedale di Santorso l’Ulss paga ai costruttori, per il capita-le da loro investito, un interesse di molto superiore a quello che pagherebbe se avesse contratto un mutuo per avere la somma investita dai privati (78 milioni e 970.000 euro, Iva compresa, ndr). Inoltre paga il cosidetto canone di disponibilità, cioè un affitto ai privati costruttori... per poter utilizzare l’Ospedale di Santorso, che teoricamente dovrebbe essere di tutti i citta-dini e quindi pubblico. Il canone di disponibilità è di 5,4 milioni di euro all’anno per 24 anni: to-tale 129 milioni e 600.000 euro. Il canone complessivo che l’Ulss 4 paga ogni anno per 24 anni, che comprende anche l’appalto ai costruttori di servizi ausiliari come pulizie, mense, parcheggi è di 30,972 milioni di euro, Iva inclusa). A preoccupare è an-che il fatto che nel contratto del project non c’è una clausola di riscatto a favore dell’Ulss, che quindi, anche se volesse, non potrebbe diventare proprietaria dell’Ospedale in quel lasso di tempo, cosa che conti alla mano sarebbe assai più conveniente.

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-razione dei costi da soste-

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sanitaria. I suoi primi due “desiderata” sono stati di-sattesi, è pessimista anche

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I posti letto dell’ospedale di San-torso sono circa 400, rispetto ai 520 dei due ospedali dismessi di Schio e Thiene. Per l’Ulss 4 questo significa una ulteriore

riduzione, in aggiunta a quella subita con la riorganizzazione ospedaliera del 2002. A San-torso si prevede addirittura una riduzione dei parametri Perso-nale/Pazienti , il che significa meno personale infermieristico. La riduzione dei posti letto per acuti dovrebbe essere accom-pagnata dalla trasformazione dei medesimi in posti letto di lungodegenza e riabilitazione (cioè in posti letto di ospeda-li di Comunità), ma su questa trasformazione, che ridarrebbe alle comunità dell’Alto Vicenti-no il ‘maltolto’, non c’è alcuna certezza e nemmeno sull’utiliz-zo quali ospedali di comunità degli ospedali di Schio e Thie-ne c’è una indicazione chiara. A questo punto la battaglia da fare deve avere come obiettivo fondamentale la garanzia delle risorse da investire nel terri-torio, affinchè non siano tutte prosciugate dal nuovo ospedale.La conferenza dei sindaci del-lA’lto. Vicentino reclama da tempo un serio piano sanitario territoriale, per coordinare le strutture attorno all’iceberg di Santorso. Le pare che ci sia un disegno concreto in tal senso, da parte della Direzione Ulss 4?L’Ulss ha presentato un piano concreto , importante e ade-guato per i servizi nel territorio che la Conferenza dei Sindaci ha approvato e del quale vuole l’at-tuazione nell’interesse dei citta-dini. Il problema è appunto che non siamo certi che, dopo aver pagato i costi del project già in-dicati, rimangano risorse suffi-cienti per la sanità territoriale e soprattutto per i servizi sociali. Io ho seri dubbi in proposito.

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-gonese, ha recentemente dichiarato che interessano

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Io penso che nei nosocomi al De Lellis ed al Boldrini, patri-moni delle comunità dell’Alto-vicentino, debbano continuare ad essere svolti servizi sanitari e sociali ed in ogni caso attività di lungodegenza. Intendo ospe-dali di comunità, cioè struttu-re intermedie per dare una ri-sposta ai bisogni di continuità assistenziale dei pazienti che escano dall’ospedale per acuti di Santorso e che non possono

essere assistiti dalle loro fa-miglie. Questo aveva chiesto il 30/12/2003 la Conferenza dei Sindaci dell’Ulss 4 nelle famose 7 condizioni per dire si al nuovo ospedale. Non mi pare che ci sia la volontà di rispettare quello che avevano chiesto i Sindaci, i quali a loro volta avrebbero do-vuto essere più accorti allora e valutare approfonditamente le conseguenze per la sanità della scelta che stavano avallando.

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zato per una gestione sani-

stati troppi tentennamenti

Personalmente ho trovato molta sintonia con la Cgil provinciale e regionale. È stato l’unico sin-dacato che ha promosso conve-gni ed ha avuto prese di posi-zione pubbliche per evidenziare gli svantaggi e il pericolo della privatizzazione delle strutture ospedaliere insito nel project financing. Pure il Gruppo Con-siliare dei DS in Consiglio re-gionale ha preso posizione e comunque debbo dire che ha sostenuto le mie battaglie. Con il Capogruppo del PD nella pre-cedente legislatura, Gallo, ab-biamo poi condiviso prese di posizione e dibattiti pubblici contro il project financing in sa-nità, fino a scrivere un articolo nel progetto di piano socio-sa-nitario che abbiamo presentato nel 2009, progetto che argina fortemente il ricorso al project per costruire strutture sanitarie o sociali, perchè se ne può fare a meno.Ora la querelle, almeno a livello mediatico, sembra però essersi solo spostata sul nome da asse-gnare all’Ospedale unico. La questione del nome non è certamente la più importante che riguarda l’ospedale di San-torso. È indispensabile vigilare e seguire tutte le fasi dell’avvio dell’ospedale, dello sviluppo dei servizi nel territorio, della so-stenibilità della sanità nell’Ulss 4 e soprattutto garantire i livelli essenziali di assistenza ai citta-dini e risposte efficienti ai biso-gni di salute della pololazione. È una battaglia dura, che richiede coraggio e cambiamenti profon-di anche nell’attuale configura-zione delle Ulss che nel vicen-tino non possono restare come sono attualmente, sia nel nume-ro che nei confini.

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L’ospedale unico dell’Alto Vicentino ha aperto i battenti, ma i conti già non tornano

di Andrea Genito

Claudio Rizzato: «si rischia un salasso economico per la sanità veneta ed i vantaggi sono solo per i privati»

Claudio Rizzato

Page 12: VicenzaPiù n. 272

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Direttore responsabile Giovanni Coviello n° 234 - 12 maggio 2012 - euro 1,20

La giunta di Vicenza loda la società che ha donato

il nuovo impianto fotoelettrico alla basilica palladiana,

ma tace sul coinvolgimento della spa nel caso Niscemi

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Page 13: VicenzaPiù n. 272

È la fine dell'estate dell'annopassato. Il salotto buono del

capoluogo berico si appresta afesteggiare un evento che haavuto molto battage tra i vip diVicenza e dintorni. La GemmoImpianti, una delle compagnievenete storicamente legate al-l'entourage dell'europarlamen-tare del Pdl Lia Sartori, annunciauna sorta di cadeau alla cittàdel Palladio e lo fa con un co-municato aziendale che la dicelunga sulle ambizioni della spadi Arcugnano: «Il 18 settembreprossimo alle ore 21.00 la cor-nice monumentale di piazza deiSignori, salotto della città di Vi-cenza, verrà accesa da un siste-ma di illuminazione a luce bian-ca che esalterà i gioielli dell’ar-chitettura palladiana, Basilica eLoggia del Capitaniato, comepure la Torre Bissara, il palazzodel Monte di Pietà e le piazzeattigue. Una luce elegante, pen-sata per illuminare la piazza egli edifici, ma anche per valo-rizzare l’estetica e la bellezzache li contraddistingue. Una lucesobria e sostenibile, che accendela storia ma guarda all’innova-zione e al risparmio energetico.In questi caratteri si riassumel’opera di illuminazione che lasocietà Gemmo ha voluto donarealla città in cui ha sede da oltrenovant'anni anni». La giunta de-

tutti i reparti statunitensi sparsinel mondo. Sta sorgendo a Ni-scemi, in provincia di Caltanis-

setta, nonostante le preoccupa-zioni della popolazione per i ri-schi legati alle emissioni elet-tromagnetiche. Si tratta di unimpianto strategico per il futurodelle forze armate di Washin-gton, spinto dall'amministrazioneObama nei colloqui con SilvioBerlusconi e Ignazio La Russa.Un'opera coperta dal segretomilitare, per la quale non val-gono le regole degli appalti. Edè questa segretezza che ha per-messo l'ingresso nel cantiere aun'azienda finita nel mirino deimagistrati per i rapporti con CosaNostra: la Calcestruzzi Piazza,che fornisce il gigantesco basa-mento di cemento per la mega-installazione».Ma chi ha fornito l'incarico allachiacchieratissima “CalcestruzziPiazza”? Si tratta del «ConsorzioTeam Muos» nel quale figuranola catanese Lageco e la vicentinaGemmo. L'andamento della vi-cenda per certi versi ricorda quellocon cui il consorzio Sis, che pro-getta e costruisce la PedemontanaVeneta aveva concesso subappalti

mocratica di Vicenza gongola eil 21 settembre il primo cittadinoAchille Variati si esprime cosìsul sito web del comune: «L’am-ministrazione è... assai grata allaGemmo, azienda vicentina pre-stigiosa e di livello internazio-nale, perché in tempi così difficiliper le finanze degli enti localinon è un fatto scontato trovareuna tale disponibilità da partedell’imprenditoria vicentina».Lo stesso gruppo Gemmo però,in circostanze completamentedifferenti, finisce in un serviziodi Giovanni Tiziàn sul portaleon-line de L'Espresso. È il 31

ottobre 2011: «In provincia diCaltanissetta è in corso di (se-gretissima) costruzione la megastruttura che permetterà al Pen-tagono di collegare tutti i repartimilitari in giro per il mondo edè sotto accusa dal punto di vistaambientale. Per il basamento dicemento armato è al lavoro laCalcestruzzi Piazza, società giàcomparsa nell'indagine "Mercu-rio-Atlantide" che non ha otte-nuto il certificato antimafia». Eancora, Tiziàn sempre nella stessainchiesta specifica: «... la co-lossale antenna che permetteràal Pentagono di collegarsi con

2012 pag12

Sono più di sei mesi che il gruppo Gemmo è finito in uno scoop de l'Espresso che parla dei rapportitra Cosa Nostra ed una impresa che lavora al grande cantiere per le telecomunicazioni militari Usadi Niscemi nel Nisseno in Sicilia: ma la politica berica non ne parla

Giochi di lucedi Marco Milioni

La Gemmo al lavoro in Piazza dei Signori

La pagina web de L'Espresso con l'inchiesta di Tizian

numero234 del12 maggio

Galan, Variati e Gemmo alla serata inaugurale dei Led alla Basilica Palladiana con la partecipazione di Ennio Morricone

Page 14: VicenzaPiù n. 272

cone e Borsellino noi non di-mentichiamo e che ci assumiamocon responsabilità, nel nostroquotidiano, l’impegno di nonabbassare la guardia di frontealle varie forme di illegalità». Labasilica palladiana è lì a pochipassi, le parole di elogio per laditta vicentine provenienti dallagiunta comunale berica sono an-cora nell'aria, però nessuno deiconvenuti di quel 21 aprile faun solo cenno alla vicenda sici-liana, nemmeno per porsi undubbio: non una parola sull'expresidente del Vicenza calcioDanilo Preto, già membro dellacda della Fondazione Teatro Ci-vico finito indagato con l'accusadi avere occultato beni mafiosiriferibili al clan Lo Piccolo diPalermo. Non una parola sul-l'inchiesta dell'Antimafia vene-ziana relativamente alla Vicen-za-Rovigo o Valdastico Sud, au-tostrada del gruppo A4 di cui ilcomune di Vicenza è ancora so-cio. E ancora, non c'è nessunragionamento (la mafia non c'en-

tra ma la trasparenza sì) attornoagli affidamenti dati direttamenteo indirettamente dal comune diVicenza al gruppo Miotti, finitonel vortice della «appaltopoli»vicentina.Eppure appena un mese primaRoberto Scarpinato, uno dei ma-gistrati più in vista nella lotta a«Cosa Nostra» aveva rilasciatoai reporter dell'agenzia Adn Kro-nos una dichiarazione che foca-lizza proprio la questione deirapporti tra organizzazioni cri-minali ed interi pezzi della busi-ness community: «Le organizza-zioni mafiose rispondono a unadomanda sociale di beni e serviziillegali che deriva dalle personenormali e da grandi pezzi delmondo imprenditoriale... C'èun'economia deregolata con fortitassi di illegalità, fatti anche dirapporti collusivi con il mondopolitico-economico... non penetradall'esterno un virus che porta ilmale perché il male già esiste».

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a due imprese in odore di mafiaper un'altra grande opera, quelladel metrò leggero di Palermo(VicenzaPiù del 25 febbraio 2012,pagina 6).Frattanto sul piano degli eventilo scenario cambia completa-mente il primo giorno della pri-mavera 2011. Alle cinque e mez-zo del pomeriggio in piazza deiSignori a Vicenza sotto la Loggiadel Capitaniato si celebra la«giornata della memoria e del-l'impegno in ricordo delle vittimedelle mafie». La cerimonia è of-ficiata dal vicesindaco Alessandra

Moretti del Pd e dal consiglierecomunale Raffaele Colombaradella lista Variati. Con loro c'èPatrizia Vanni, portavoce dellaassociazione antimafia Liberaper il Vicentino.Moretti parla per un quarto d'oradavanti ad un pubblico di uncentinaio di persone, forse unpo' di più: «La piaga della cor-ruzione e delle mafie non è unapiaga di esclusiva competenzadi una sola parte dell’Italia, comequalcuno demagogicamente vor-rebbe farci credere, ma purtroppoè un problema sociale che ormai

è diffuso in tutta Italia, in tuttigli strati sociali e anche in quelliapparentemente sani, arrivandoa coinvolgere anche rappresen-tanti delle istituzioni pubbliche.Per questa ragione, la corruzionedeve essere affrontata attraversouna rivoluzione prima di tuttoculturale che rimetta al centrodell’azione politica il bene co-mune, l’etica, la moralità, la so-brietà nei comportamenti e il ri-spetto dello Stato e delle istitu-zioni democratiche». La porta-voce di Libera dal canto suo ag-giunge che «vent’anni dopo Fal-

numero234 del12 maggio 2012 pag13

Il vicesindaco Moretti durante la commemorazione delle vittime di mafia

sposizione alcune analisi dellaautopsia su un cane «che avevabevuto nei pressi del cantieredella A31 sud nelle campagnedi Castegnero». Il timore è chel'acqua della zona «possa esserecontaminata da metalli pesantiritrovati nel corpo del cucciolofatto analizzare». Nosarini perdi più si interroga sulla possibilitàche tali metalli pesanti siano finitiin acqua proprio perché filtratisin dal sedime della autostradain costruzione, sul quale sono

presenti grandissime quantità discarti di fonderia; pratica auto-rizzata tra gli altri dalla provinciadi Vicenza. Tant'è che Nosarinidal canto suo è indispettito perché«Giancarlo Campagnolo, sindacodi Castegnero, in un dibattitopubblico organizzato nella fra-zione di Villaganzerla il 7 marzo2012 si era impegnato ad avviareuna campagna di monitoraggioindipendente delle acque vicineal tracciato della A31 sud. Il chenon è avvenuto». Sempre Nosa-

(m.m.) Era la fine del mese diaprile quando Marco Nosarini,l'archeologo amatoriale che avevafatto scoppiare il bubbone delpresunto inquinamento sulla Val-dastico Sud, si era messo a di-sposizione delle autorità(VicenzaPiù n. 233 del 28 aprile2012, pagina 14). L'inchiesta èora in mano all'Antimafia di Ve-nezia. Più nel dettaglio l'uomo,un padovano che però conoscea menadito la provincia berica,aveva annunciato di avere a di-

Contaminazione sulla A31 Sud? Nuovo esposto di Nosarini

La Basilica Palladiana illuminata con i led Gemmo

rini spiega che il primo cittadinoha ottenuto le carte delle analisialla fine di aprile. Poiché però«nulla si è mosso» l'archeologoamatoriale ha indirizzato un det-tagliato esposto ai carabinieri diNoventa, Barbarano, Longare eCamisano, nel quale si chiede diaccendere i riflettori, tra le altre,sul comportamento dei sindaciberici i cui territori sono attra-versati dalla Valdastico Sud.

© RIPRODUZIONE RISERVATAMarco Nosadini

Page 15: VicenzaPiù n. 272

Direttore responsabile Giovanni Coviello n° 236 - 9 giugno 2012 - euro 1,20

Elena passata armi in resta con Galan e Sartori si scopre attenta ai costi

della comunicazione nel Pdl di Berlato, suo precedente sponsor,

dopo aver “investito” su Rete Veneta e sul Coisp dell’alleato Prioli

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Elena Donazzan e Sergio Berlato

2012 pag12numero236 del9 giugno

« Il nuovo ufficio stampa chel'eurodeputato Sergio Berlato

ha deciso di attivare, formato dalgiornalista professionista Luca Fa-ietti e coadiuvato dal giovane An-drea Guglielmi, continua a far di-scutere all'interno del coordina-mento. Non tanto per le sue fun-zioni. Quanto per il costo... Pareche Elena Donazzan e Luca Prio-li... abbiano criticato non tantola bontà dell'iniziativa, condivi-sibile, quanto i costi». È il 18aprile di quest'anno. Così sul por-tale del GdV Cristina Giacomuzzoracconta le baruffe di un direttivoprovinciale del Pdl vicentino finitoquasi in rissa. Una rissa dovutaalla guerra in corso fra le treanime: i «cacciatori» dell'europarlamentare e coordinatore pro-vinciale Berlato; i «procacciatori»dell'europarlamentare Lia Sartori(quelli che «twittano» col sindacodi Vicenza, il Pd Achille Variati) ei «federali», che fanno riferimentoproprio ad Elena Donazzan, po-tente assessore regionale alla for-mazione. Passata armi e bagagliai sartoriani dopo un periodo diamore, sempre col doppiofondo,con la corrente delle doppiette.«Ma porca di quella vacca - siera sfogato a margine di quellaassise uno dei sostenitori di Berlato- con tante di quelle facce in giroproprio Faietti e Guglielmi dove-vamo andare a recuperare?». Fa-ietti infatti è amico di vecchiadata di Arrigo Abalti il quale asua volta è ex assessore all'istru-zione al comune di Vicenza e at-tuale consigliere di opposizione

sempre al comune di Vicenza. Idue quando il centrodestra go-vernava la città furono pizzicatidall'allora consigliere leghistaFranca Equizi. Faietti scriveva dipolitica su Tva ma contempora-neamente, con la benedizione diAbalti (dato per vicino a Berlato),faceva il coordinatore di progettoper il giornalino comunale, l'In-formagiovani, da poco defunto,ma da vivo, feudo incontrastatodel re di cuori dell'entourage diVariati, il fido portavoce JacopoBulgarini d'Elci. Per il presuntoconflitto d'interessi Equizi feceun baccano della malora in con-siglio e la cosa arrivò pure al-l'orecchio dell'ordine dei giorna-listi.E Guglielmi non è da meno. Inpassato il suo nome viene acco-stato proprio a quello della Do-nazzan nel cosiddetto scandalodell'opuscolo. È il 2009 appuntoquando la regione Veneto com-missiona un libricino, scritto pro-prio da Guglielmi, che rielaborain chiave «iperdestrorsa» ma so-prattutto «sciatta» la storia euro-pea. Così almeno è il tenore dellecritiche degli ambienti centristi edi sinistra cui Donazzan rispondecon uno stentoreo «me ne frego»tranne poi rimediare una figuradi sale quando poco dopo il con-sigliere provinciale democraticoMatteo Quero sbugiarda lei e Gu-glielmi dando notizia «del copiae incolla» senza citare fonti e ri-ferimenti, col quale Guglielmi hasaccheggiato il sito “Viaggio inGermania”. Un sito redatto daWolfgang Pruscha, tedesco resi-dente ad Altavilla, il quale di lì apoco accuserà di plagio proprioil libello made in Donazzan &Soci.

la giunta regionale potrebbe di-radare tanti dubbi mettendo inchiaro, per esempio, la conven-zione che lega gli enti pubblici alconsorzio che costruisce la Pede-montana Veneta, visto che le av-visaglie non sono granché. Rimanepoi da capire se il Luca Priolicitato dal GdV come membro dispicco del Pdl sia lo stesso che ri-copre la carica di grande caporegionale del Coisp (per caso èancora in servizio alla questuradi Vicenza?). E poi organizzareun convegno costa tutti quei soldi?La Regione Veneto ha ricevuto lepezze giustificative di spesa? Epperò la bassanese Donazzan,che da quando ha mollato Berlatoè sempre in gran spolvero sulconfindustriale GdV, dovrebbespiegare una cosa. Da anni vienedata molto vicina al greco-bassa-nese Filippo Solone Jannacopulos,patron del Gruppo Rete Veneta ilcui network non è certo noto alpubblico per la sua durezza neiconfronti della Regione Veneto.Jannacopulos al contempo è datoassai vicino all'entourage dellaSartori. E così andando a spulciaretra i bollettini regionali salta fuoriil numero 84 del giorno 11 no-

vembre 2011 (pagina 6). Si leggedi un affidamento di 245.000 euroal Gruppo Rete Veneta per unprogetto di tutela delle «produzioniagroalimentari» in riferimento alladelibera della giunta regionale3101 del 20 ottobre 2009; relatoreDonazzan. Più precisamente siparla di «... liquidazione dellecompetenze a Teleradio DiffusioneBassano srl a conclusione delcontratto d’appalto per l'affida-mento del servizio di ideazione,realizzazione e messa in onda amezzo televisivo di un progettodivulgativo di informazione e sen-sibilizzazione in materia di tuteladei consumatori». Le carte giac-ciono così nei cassetti, ma daquasi un anno, né maggioranzadi centrodestra né opposizioni dicentrosinistra si sono librate involo per dire “che bello” o “cheschifo”. Si tratta di soldi ben spesio di affidamenti, più che legittimi,dati a una tv considerata vicinacon la speranza inconscia chenon accenda troppi riflettori sullagiunta regionale?

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E tant'è che le accuse di spesaeccessiva si ritorcono come unboomerang su Donazzan, giacchélo scherzetto del «bimbo copione»viene a costare alle casse dellaregione 15mila euro di spese didistribuzione, produzione e stam-pa (Guglielmi invece ha risarcitocon 5.000 euro il danno a Pruscha,chiedendo anche scusa). Ma lacosa è costata in termini di visi-bilità pure a Berlato che standoalcuni dei suoi aficionados «potevarisparmiarsi di mettere il culosulle pedate» anche perché unaltro suo fedelissimo, il sindacodi Noventa Marcello Spigolon, èpure nei guai poiché rinviato agiudizio per «truffa ai danni del-l'Inps e abuso d'ufficio» (GdV del21 aprile 2012, pagina 70).Ma la questione «argent de poche»pesa ancora in casa Donazzan eaffini. La sua giunta regionale in-fatti ha finanziato un convegnosulla mafia (iniziativa nobile main democrazia fini e mezzi siequivalgono) con 20.000 euro dadestinare all'organizzatore, il sin-dacato di Polizia Coisp, il cui co-ordinatore regionale è Luca Prioli.Lo si legge nel bollettino dellaRegione Veneto numero 21 datato10 marzo 2009 il quale a suavolta cita la delibera di giunta diriferimento. In un passaggio incui si sunteggia l'iniziativa che siprevede di organizzare si leggeche l'evento sarà così strutturato:«... presentazione, saluti e inter-venti delle autorità... proiezionedi un video che riassume la storiadella "mafia" negli ultimi anni eun video che mette in risalto ilsuccesso dello Stato attraverso gliarresti più importanti... dibattitotra gli autorevoli relatori e gli stu-denti». Ora con tre regioni italianein mano, de facto, alle cosche elo spettro della cosiddetta trattativatra Stato e mafia, fa ridere il con-tenuto di un bollettino che a mo'di marketing del Ventennio certi-fichi mettendo in risalto «la vitto-ria» dello Stato sulla mafia. Nonè un caso che la maggioranzache per anni ha sostenuto la re-gione Veneto (Udc, Pdl e Lega)sia composta proprio da quelleforze che a livello centrale o pe-riferico sono interessate da liasonmafiose o spettri mafiosi della na-tura più varia (caso Dell'Utri, casoCuffaro, caso Cosentino, caso'ndrangheta in Lombardia e viadicendo). E soprattutto c'è la spadadi Damocle della storia di VittorioMangano «stalliere» dell'ex pre-mier Silvio Berlusconi (Pdl) a fareda sfondo a tutto. In realtà, a uncosto molto inferiore, cioè zero,

Doni e Donazzan

di Marco Milioni

Dal guazzabuglio che regna in casa del Pdl emerge un giro di finanziamenti a pattuglie di vicini e sodali tra le quali spicca ilgruppo Rete Veneta, capitanato da Filippo Jannacopulos, uomo vicino all'assessore alla formazione. E soprattutto all'eu-roparlamentare Lia Sartori

Elena Donazzan con Giancarlo Galan

Filippo Jannacopulos, amministratore unico di Rete veneta

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2012 pag6numero237 del23 giugno

È importante che l'informazionesia libera da condizionamenti

di natura economica? Ed è altret-tanto importante che oltre ad es-sere libera appaia anche libera?Si tratta di domande di scuola,che ormai fanno parte di ogni di-battito sul ruolo dei media. Gliinterrogativi di natura generalecomunque possono anche esserecalati nella realtà. VicenzaPiù il9 giugno 2012 (pagina 12) pub-blicava un ampio reportage incui venivano evidenziati alcuniambiti da chiarire nel rapportotra media e Regione Veneto. Neldettaglio tra il gruppo Rete Venetae palazzo Balbi.Ma che tipo di realtà rappresentail network televisivo che fa capoal bassanese Filippo Jannacopu-los? Il gruppo è uno dei protago-nisti di livello dell'informazione.Il direttore Luigi Bacialli, voltonoto in tv, ex direttore de Il Gaz-zettino, da sempre è dato inbuoni rapporti con l'ex governa-tore del Veneto Giancarlo Galan(Pdl), ma anche quelli con l'at-tuale presidente della regioneLuca Zaia sembrano improntati

a grandissima cordialità. Rete Ve-neta da alcuni mesi ha perfezio-nato un portale multimediale in-novativo, reteveneta.it, in cuivengono rilanciati i contenutidelle quattro corazzate: ovveroil tg di Bassano, quello trevigiano,quello padovano e quello di Ve-nezia. L'informazione tocca an-che altri ambiti territoriali ma ilnocciolo duro e costituito dai

quattro tg, che sono ben imple-mentati sul versante dei new me-dia, specie con i palmari. Il grup-po recentemente si sta espan-dendo anche in Friuli.Diversa invece è la questione del-l'assetto proprietario. Formalmentela società madre, quella che haavuto cospicui affidamenti regio-nali, si chiama Teleradio diffusioneBassano. Una srl che ha sedenella città del Ponte in via Mel-chiorazzo 7 (capitale sociale 1,15milioni di euro: questo è quantorisulta dagli archivi camerali). Èguidata da un amministratore uni-co, Jannacopulos appunto, cherisulta titolare di una piccolaquota pari a poco meno di 50.000euro. Il resto è posseduto da Im-

mobilare Arcobaleno con sede aRosà, sempre nel Vicentino. Con-sultando però lo storico delle ces-sioni azionarie si scopre che ilpacchetto di controllo societario,a partire da metà anni Novanta,è cambiato molte volte nel tempo.Da Teleradio Diffusione Bassanoa Tele Punto Radio Veneto PrimaRete. Da Teleregione srl a Telera-dio diffusione Bassano. Da Starsrl a Teleradio Diffusione Bassano.Da Tele Radio diffusione Bassanoa Star srl. Da Teleradio DiffusioneBassano a Alta Tensione srl in li-quidazione. Nel 2012 poi sempreTeleradio Diffusione Bassano cedele sue quote a Rete Varese 1 srl.Un paio di settimane fa chi scriveha contattato i vertici societariper avere un commento rispettoagli affidamenti ricevuti dal grup-po Rete Veneta dalla Regione Ve-neto. Sarebbe stata l'occasioneanche per chiedere qualche rag-guaglio circa l'assetto societariodella srl. Ma il tentativo di contattoè stato vano.

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Rete Veneta, rete complessa

di Marco Milioni

Il network editoriale bassanese è una delle realtà più affermate in campo regionale ma su alcuni affidamenti decisi da pa-lazzo Balbi e sulla struttura societaria del gruppo i dubbi rimangono senza risposta

Roberto Ciambetti ed Elena Donazzan nel giorno dell'insediamento della Giuntaregionale (foto: VicenzaPiu!)

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numero237 del23 giugno 2012 pag7

Il dono del silenzio(m.m.) Di lei dicono, con una fi-gura retorica poco elegante maefficace, che è una con le palle.Che è una che non ha paura disostenere le sue convinzioni da-vanti ai suoi elettori e in generedavanti all'opinione pubblica. Ea lei, Elena Donazzan, potenteassesore veneto alla forma-zione, in quota Pdl, con unastoria politica e culturale chenasce nel Fronte della Gioventù,questa nomea non dispiace af-fatto.È bastato però un servizio pub-blicato su VicenzaPiù del 9 giu-gno (pagina 13) a trasformare ladama d'acciaio in una dama dilatta. Un servizio in cui si parladegli affidamenti cospicui decisidalla regione Veneto per ilgruppo Rete Veneta, che fa rife-rimento al manager bassaneseFilippo Solone Jannacopulos.Chi scrive, era il 4 giugno, ha in-viato alla Donazzan una richie-sta di delucidazioni semplicesemplice: «Si invia la presenteper chiedere quanto segue. Indata 10 marzo 2009 il bollettinoregionale numero 21 dà notiziadi un contributo ad un sindacatodi polizia relativamente alla or-ganizzazione di un convegnosul problema mafioso (Delibera-zione della Giunta Regionalenumero 360 del 17 febbraio2009). Ancora il bolletino regio-nale numero 84 del giorno 11novembre 2011 (anno XLII) dànotizia di un contributo algruppo Teleradio Diffusione Bas-sano srl per “l'affidamento delservizio di ideazione, realizza-zione e messa in onda a mezzotelevisivo di un progetto divulga-tivo di informazione e sensibiliz-zazione in materia di tutela deiconsumatori...”. Ciò consideratosi chiede di avere un ragguagliodettagliato circa le iniziativesopra menzionate (svolgimento,tempi, costi effettivi...) e di avereun commento sulla opportunitào meno delle stesse». Il destina-tario è Lady D. in persona per-ché dai documenti si evince cheè lei a presentare la delibera.

tutti gli schieramenti, a comin-ciare da quelli che si ergono adifensori della res publica. In talsenso sarebbe simpatico sapereche cosa pensino in materiaGennaro Marotta, Tonino Pipi-tone e Gustavo Franchetto, tutti

La risposta qual è stata? Silen-zio. Strano per una che ha sem-pre vantato la sua anima dicombattente politico. Ora laDonazzan potrebbe sempre ten-tare la vecchia scusa del «de mi-nimis non curat praetor». C'èperò un ma grande come unacasa. Il leghista Roberto Ciam-betti, che affettuosamente nelsuo partito viene chiamato «ildemocristiano» per la sua in-dole che tende alla mediazionee che in giunta ha un ruolo benpiù importante di quello dellaDonazzan, giacché il vicentinoè assessore al bilancio, la brigaper rispondere se l'è presa. Ri-sposta generica e democristianaquanto si vuole, ma risposta c'èstata. Una risposta tra l'altrodalla quale chi mastica di poli-tica capisce che gli affidamenti(o contributi come con più rea-lismo li chiamano i giornalistiche fanno il loro mestiere) con-cessi a Rete Veneta gli stanno unpo' sul gozzo. Sarebbe da do-mandarsi quindi: da quandoElena Donazzan riveste incari-chi di varia natura in regione,quanti contributi o finanzia-menti o affidamenti sono staticoncessi alle tv venete? E algruppo che fa riferimento a ReteVeneta? La cosa è avvenuta colplacet politico dell'ex governa-tore Giancarlo Galan e col pla-cet politico dell'eurodeputatoLia Sartori? I due si sa sono lepunte di diamante del Pdl nelVeneto e poiché da anni ponti-ficano di efficienza nella spesapubblica sarebbe il caso che daloro qualche commento in me-rito arrivasse. Se poi invece aidue si rammenta che i loro refe-renti politici nazionali, a partiredall'ex premier Silvio Berlu-sconi, sono tra coloro chehanno fatto schizzare la spesapubblica alle stelle durante l'ul-timo ventennio, allora si capisceche l'invito a tutti a dire qualchecosa in merito sarà la cronaca diun silenzio annunciato. Perchécriticare certi media non fabene ai politici, si sa. A quelli di

dell'Idv. Quest'ultimo tra l'altroè anche un collega. E un'opi-nione in merito dovrebbeaverla. Soprattutto perchéquando gli enti pubblici fannoarrivare danari, lecitissima-mente s'intende, nelle casse

degli editori, il cane da guardiache è l'informazione rischiasempre di trasformarsi in caneda compagnia, o in cane da ri-porto del potere.

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(m.m.) C'è maretta nel Pdl del-l'Ovest Vicentino. Il motivo? Lanomina di Serena Dalla Valle nelconsiglio di amministrazione delteatro di Lonigo. La Dalla Vallenon è un personaggio qualun-que, ma è la potentissima segre-taria dell'assessore alla forma-zione Elena Donazzan, una dellepunte di diamante del partito nelVeneto. I maggior enti del Pdl aLonigo sono in fibrillazione per-ché hanno percepito la nominacome una combine tra il sindacoBeppe Boschetto (sostenuto dauna coalizione centrista vicina aUdc e Pd) e l'entourage dellastessa Donazzan. L'obbiettivo?Assicurarsi in regione, tramite lapresenza della Dalla Valle, un

trattamento adeguato in terminipolitici e di finanziamenti, pro-prio al civico di Lonigo. Epperòil Pdl della città leonicenaavrebbe mal digerito di esserestato completamente bypassatonell'operazione. Soprattutto per-ché la cosa avrebbe spinto in se-condo piano «il ruolo positivo»che i notabili del Pdl locale at-tribuiscono alla condotta del loromovimento in ambito locale,specie in materia di fondi per ilteatro. Ne sarebbe scaturita unalettera dai toni molto decisi incui un paio di esponenti dispicco del Pdl locale avrebberoespresso dubbi e riserve in meritoall'operazione. La lettera, datata11 giugno, sarebbe stata inviataalla segreteria provinciale del Pdlche starebbe ancora decidendosul da farsi. E al contempo sem-bra che anche nel Pd dell'OvestVicentino si siano levate diversevoci contro la nomina dellaDalla Valle. Nomina che avrebbeavuto invece l'avallo di alcunibig democratici in senso al con-siglio regionale.

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Donazzan e Della Valle, maretta bipartisan per Lonigo

L'imperatore Gaius Caesar Caligulafamoso per aver nominato senatore ilsuo cavalloIl Teatro Comunale di Lonigo

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del28 luglio 2012 pag13

Squadre d'asfaltoDal sottobosco della partitocrazia sino alle grandi compagnie di progettazione, il firmamento pro Pirubi, è costellato disolidi agganci e anditi dove l'opacità la fa da padrone

(m. m.) Come mai un pezzo im-portante della politica veneta enazionale dal Pdl, al Pd alla Legaè favorevole alla prosecuzionedella Piovene Rocchette fino al-l'innesto sulla Autobrennero traTrento e Rovereto? Rimane da ca-pire se un consenso tanto ampiolo si deva ad esigenze di naturasocio-economica o se sia dovutaa legami e solide relazioni tramondo degli affari e politca.L'opera, a spanne costerà un paiodi miliardi di euro. Ma sulle cifrenon ci sono certezze.Il consorzio. Le certezze invece cisono invece quando si guardano inomi del consorzio Raetia. Il con-glomerato temporaneo di impreseincaricato dalla Serenissima diprogettare quella che negli anniSettanta veniva definita la PirubiNord. I nomi sono di spicco; sitratta di alcuni tra i pesi massimidella prima e della seconda re-pubblica.Mose e dintorni. Tra le società dispicco c'è Technital, attiva nel giroricchissimo e chiacchieratissimodella realizzazione del sistemaanti acqua alta a Venezia, il Mose.Un sistema di recente passato airaggi X dalla trasmissione Reportche a fine maggio ha messo a soq-quadro la politica lagunare. Unacapatina su Terrelibere.org del 21ottobre 2007 fornisce un catalogocompleto delle «liaison dange-reuse» che pendono sul capodella spa veronese data per vicinaall'entourage bancario-politicodel sindaco scaligero Flavio Tosidella Lega: nel caso della Milano-Bologna, nel caso della Piacenza-Modena, la Technital c'è. Masoprattutto la compagnia è invi-

principale in campo. E anche inquesto caso per la politica ve-neta, tranne qualche eccezione,

schiata nell'affaire della Palermo-Messina, l'autostrada «con la co-struzione più lenta della storiaitaliana» secondo lo scrittore Si-mone Mazzeo: una storiaccia fi-nita nel mirino dei magistratisiciliani.I quali poco dopo gli anni Due-mila, stando ai consulenti dellaprocura di Mistretta nel Messi-nese, titolare delle indagini, rag-giunge un apice grottesco.Sempre Mazzeo spiega chec'erano situazioni distribuite econcentrate di pericolo grave eche non sussistevano i requisitiminimi di garanzia della sicu-rezza della circolazione. In parti-colare, il battesimo dell'opera(presenti il gotha dell’esecutivoBerlusconi e del governo Cuffaro)sarebbe avvenuto, ribadisce Maz-zeo, malgrado il rischio «di inci-denti di vaste proporzioni» nellegallerie che caratterizzano il per-corso, dove i tecnici nominatidalla procura hanno ravvisato la«mancanza degli standard di sicu-rezza: assenza degli aereatori, viedi fuga ostruite, colonnine perl'sos fuori uso, illuminazione nonfunzionante, semafori e telecon-trollo inattivi». Capitolo a parte losvincolo di Furiano, caso unico dirampa d'accesso in autostrada di-rettamente sulla corsia di sor-passo, duramente stigmatizzatodai periti per la concreta possibi-lità di «conflittualità laterale».Il ministro. Ma il consorzio Reatiavede tra i suoi componenti anchela Rocksoil, della famiglia del par-lamentare Pietro Lunardi del Pdl.Ex potentissimo ministro forzistadelle infrastrutture. Un uomo conun conflitto di interessi che poteva

rivaleggiare con quello del suomentore politico Silvio Berlu-sconi. Lunardi è uno dei prototipidell'ideologia senza ideologiadello sviluppo senza se e senzama. Sempre Lunardi è l'inventoredella famosa frase secondo cui«con mafia e camorra bisognaconvivere e i problemi di crimina-lità ognuno li risolva comevuole». E ancora lui è l'uomo fi-nito nel vortice dell'inchiesta permazzette sulla «cricca del G8».Lunardi poi è stato «salvato» dallaCamera che nel 2010 per queifatti ha negato l'autorizzazione aprocedere.Un altro sostenitore dell'opera èMauro Fabris, ex parlamentare vi-centino Udeur, ora commissariogovernativo per il traforo del Bren-nero. Il quale intervistato da lado-menicadivicenza.it il 23 lugliodello scorso anno spiegava: «Sullaquestione Valdastico Nord, ri-spetto a dieci anni fa, riscontrocome le argomentazioni contrariesi affievoliscano nella loro so-stanza... l'ambientalismo ha learmi spuntate perché il traffico sugomma comunque cresce di con-tinuo sulla Modena Verona Bren-nero». Fabris però non spiegaquali azioni siano state intrapresedai governi italiani negli ultimitrenta anni per togliere dallestrade quote massicce di trafficomerci per indirizzarle dallagomma alla rotaia.Lo spettro. Sul nome Valdasticoperò, o meglio su quello dellaValdastico sud Vicenza Rovigo,riecheggia lo spettro della in-chiesta della procura antimafiadi Venezia. Anche in questo casoè la Brescia Padova il soggetto

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menti di piena dell'Agno chepoco più a valle prende il nomedi Guà: motivo per cui i residenticonvenzionalmente soprannomi-nano il progetto «Rotte del Guà».Ma lo stesso progetto è stato benpensato e ben realizzato? Qualisono i costi effettivi? Questi sonocongrui? Quali sono le impreseincaricate? Quali i subappalti, sevi sono? Le decisioni assunte inmateria dalla Regione Venetosono state pubblicizzate a doveretra la cittadinanza? Al netto delleinevitabili querelle partitiche èquesto il recinto in cui la discus-sione sui lavori potrebbe avereluogo. Fino ad oggi in realtà laquestione ha avuto solo un paiodi duelli verbali in consiglio aTrissino ma non è stata sviscerataadeguatamente né sul piano tec-nico-scientifico né sul piano am-ministrativo.Cis. E l'altro grande nodo ri-guarda invece il centro per l'in-terscambio delle merci di Mon-tebello. Dopo vent'anni di attesasarà realizzato o no? Si tratta diuna infrastruttura necessaria a ra-zionalizzare il traffico e a miti-garne l'impatto sulla mobilità be-rica? Oppure non si tratta che di

un colossale caso di specula-zione fondiaria avallato dalla po-litica? Dopo le burrasche delcaso Cis-Filippi e dopo i contrasticon l'ex presidente Galdino Zan-chetta, ex consigliere di punta apalazzo Nievo, i soci, per granparte pubblici, sembrano ritro-vare un minimo di concordia.Lunedì infatti è stato rinnovato ilcda dopo il siluramento di Zan-chetta non più ritenuto all'al-tezza della situazione. AngelaPeretto infatti è il nuovo Presi-dente di Cis Spa. Commercialistavicentina, la Peretto è stata no-minata dalla Camera di Commer-cio e sarà affiancata per i pros-simi tre anni da due avvocati:Gianluca Romagnoli, nominatodalla Provincia, e Luciano Gaz-zola, voluto dal Comune di Vi-cenza. Il nuovo Cda di Cis ha su-bito una cura dimagrantepassando da cinque a tre com-ponenti, tutti tecnici, propriocome volevano i soci: 25% Au-tostrada, 23% Provincia diVcienza, 20% Camera di com-mercio berica, e poi comuni, tracui Vicenza, nonché la BpVi.

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La politica nell'Ovest Vicen-tino, almeno sulle questioni

che contano sembra essersi mi-metizzata fra i campi di mais chepunteggiano qua e là la Valle del-l'Agno e quella del Chiampo. Lequestioni aperte però rimangonocon tutto il loro peso specifico.Fanghi. Una delle più scottantiriguarda l'impianto per il tratta-mento dei fanghi conciari spon-sorizzato da Assindustria. La giun-ta leghista di Montecchio Mag-giore da tempo si dice contraria,per ragioni ambientali, all'inse-diamento che potrebbe vederela luce ad Arzignano, ma al con-fine col comune castellano. Dalquale trapelano indiscrezioni se-condo cui il progetto più accre-ditato, per ora in fase più chepreliminare, sarebbe quello dellaSicit, una spa legata ai più grossinomi della concia. Le ammini-strazioni di centrodestra di Arzi-gnano e Chiampo invece si di-cono tranquille sul piano ecolo-gico mentre temono, in pienasintonia con l'imprenditorìa con-ciaria, possibili contraccolpi suilivelli occupazionali nel caso incui l'opera non sarà realizzata.Recentemente il ministero del-l'ambiente ha considerato per-corribile la sperimentazione giàbenedetta dall'esecutivo della cit-tà del Grifo, ma le posizioni cri-tiche di chi osteggia la costru-zione al momento non sono cam-biate.Rimane poi da capire se i sog-getti che avevano chiesto l'interostudio scientifico sull'impiantocurato dal professor Paolo Canue redatto per conto dell'AtoChiampo che è poi l'ente inter-comunale che ha avviato la pra-tica della “facility” per i fanghi,siano stati accontentati. IvanChiari, consigliere comunale diminoranza a Montecchio è tracoloro che avevano chiesto lostudio. Sembra però che l'Ato al

momento non abbia ancora ot-temperato a quello che Chiariaveva definito un obbligo dilegge. Tant'è che su quel versantesi starebbero addensando nubinere. Tra tentativi di riannodareun dialogo fra istanze ambienta-liste e posizioni di chiusura, siparla di possibili segnalazioni inprefettura e alla magistratura. Maqualcosa di nuovo potrebbe ar-rivare dopo l'estate.C'è comunque l'eventualità cheil caso “fanghi” si riversi in totonella campagna elettorale per lepolitiche del 2013. E se nelcampo del centrodestra sono piùle questioni territoriali ad esserediscriminanti rispetto a quelledelle alleanze, nel centrosinistrail discorso cambia. In questoschieramento infatti esiste una di-versità di vedute storica tra co-loro che culturalmente sono piùinclini ad assecondare le richie-ste del mondo produttivo (ala li-beral ed ex democristiana del Pdin primis con l'ex consigliereprovinciale Matteo Quero e ilconsigliere regionale Stefano Fra-casso a far da battipista) e coloroche in ordine sparso, e con la ga-lassia dell'associazionismo dibase a far da supporto, propen-dono per una linea più votata alrigore sia in ambito ecologicoche sul piano della legalità. Unagalassia eterogenea che vedecome simpatizzanti, più per em-patia umana che per una vera ag-gregazione organica, supporterin quasi tutta la sinistra alterna-tiva (Rc e Comunisti Italiani) non-ché ambienti circoscritti dellaCgil e grosse fette del M5S.Un'area concettuale che nel-l'Ovest ha nel consigliere comu-nale democratico Massimo Fol-lesa uno degli uomini piùconosciuti. Anche in ragionedella sua battaglia contro la Pe-demontana Veneta.Spv. Ed è proprio su questo ver-sante che la politica dell'OvestVicentino ha un debito di atten-zione. La Pedemontana infatti ède facto sparita dalla politica. Sulterreno a contendersi ragioni eargomentazioni per il no è rima-

sto il Covepa (di cui Follesa nona caso è uno degli animatori), ilM5S e i gruppi No Pedemontana(storicamente vicini ai No DalMolin e a Sel che della vicendaperò poco o nulla si occupa).Dall'altro ci sono le associazionidegli industriali che propendonoper l'opera in quanto portatricedi sviluppo e lavoro. Ma la poli-tica, se si escludono i pezzi danovanta del centrodestra del Bas-sanese, ha abbandonato ogni ter-reno di confronto.Nel frattempo però il fronte cri-tico nei confronti della Spv hacontinuato la collaborazione conl'europarlamentare Idv AndreaZanoni che da tempo conduceda Strasburgo una battaglia affin-ché siano rese note le «carte se-grete» che riguardano la Spre-siano Montecchio Maggiore. Inuna nota diramata a metà setti-mana Zanoni attacca ad alzozero: «Le autorità regionali comehanno giustificato questo assurdorifiuto di fare luce su un progetto,in particolare sul piano econo-mico-finanziario e sulla conven-zione di progetto definitivo, checambierà in modo radicale 38comuni?». L'eurodeputato inoltrefa sapere che il 23 luglio ha in-viato alla Commissione Europeauna interrogazione nella quale sichiede un parere circa la com-patibilità del progetto con le di-rettive 2000/60/CE in materia diacque, 92/43/CEE in materia diprocedura Vinca, 85/337/CEE e97/11/CE in materia di proceduraVia.Bacini di sicurezza. L'altragrande questione però riguardale casse artificiali di espansionela cui realizzazione sarà avviataa brevissimo tra Trissino e Tezze,una delle più importanti frazionidi Arzignano. I bacini dovreb-bero avere, tra le altre la fun-zioni, quella di regolare i mo-

Sciarada occidentale

di Marco Milioni

del28 luglio 2012 pag15

Dopo l'estate la politica dell'Ovest Vicentino sarà chiamata a confrontarsi su alcuni temi caldi sui quali però storicamente l'agenda dei partiti tende ad essere più vuota che piena: spesso per evitare di urtare la sensibilità delle categorie produttive

Bottali Conciari Massimo Follesa di Cittadini Attivi Trissino anch'IO!

Uno striscione contro la Pedemontana

Page 21: VicenzaPiù n. 272

Un manifesto elettorale di Elena Donazzan

2012 pag1215 settembre

Come vengono usati i fondi re-gionali per i corsi di formazio-

ne? E come vengono determinati ipagamenti a fronte dei servizi ero-gati da alcuni gruppi televisivi epagati sempre dal contribuente ve-neto? Le procedure adottate hannotutti i crismi della sana gestionedella cosa pubblica? Se lo chiedeFerdinando Francescon, volto co-nosciuto del Pdl padovano, in unesposto inviato a metà agosto allaprocura della repubblica di Vicen-za. Nella lente di ingrandimento diFrancescon è finita la galassia dellafamiglia bassanese Jannacopulos.Un nome legato principalmente alnetwork Rete Veneta e ad Irigem,uno tra i soggetti veneti leader in

rigente della formazione1407/2008: Percorsi triennali 3 fi-nanziamenti: € 92.000, € 202.000,€ 184.000. Decreto del dirigentealla Formazione 1699/2008 finan-ziamento: € 202.400. Decreto deldirigente alla Formazione1023/2008, iniziativa chiamata“ISIDE” erogazione: € 280.695.Decreto del dirigente alla Forma-zione 643/2009, Joy € 78.000. De-creto 133/2008 Area giovaniimporti erogati: € 478.329... €302.870... Tutto ciò è copiato, maverificato di persona. Potete farloanche voi se volete . Mi si dice inquel blog che ce ne sono molti emolti altri. A me è parsa una noti-zia di una serietà estrema, consi-derando come, giustamenteparecchi hanno ricordato su que-sto forum, che Reteveneta gestisceun servizio pubblico, il serviziodell'informazione locale, che non

è di esclusiva proprietà dell'azien-da, ma appartiene alla collettività.Ora resta davvero un fatto ango-sciante ed ancora più allarmanteche venga compiuto alla luce delsole, il fatto che da un assessoratoregionale escano vari milioni dieuro verso una azienda privata, eche nel contempo il medesimo as-sessore regionale Donazzan usu-fruisca di una presenza continua ecostante sugli schermi di quellarete televisiva locale, di proprietàdello stesso imprenditore che per-cepisce ingenti finanziamenti, inmodo continuo per anni dal suoassessorato».Epperò la risposta da parte di Pier-luca Scalco, editore di Bassano-net.it, arriva a stretto giro con unanota del 26 marzo 2006: «Ritenia-mo che la discussione in questio-ne, inserita e gestita nel forum dainostri utenti, non abbia alcun in-tento offensivo o diffamatorio e

materia di corsi di formazione, ag-giornamento ed expertise.La prima considerazione France-scon la fa in termini numerici. Ci-tando fonti giornalistiche,l'esponente del Pdl, con una storianel Msi e un passato da consiglierecomunale a Montagnana, semprenel Padovano, stima in «215 milio-ni» la somma che in un anno l'am-ministrazione regionale eroga «permettere in piedi 1500 corsi» aiquali il 70% dei circa 7000 iscritti«smette di frequentare ben primache questi siano terminati». Ap-presso si cita una intervista a Ge-rardo Colamarco, segretario dellaUil Veneto, il quale su corriereve-neto.it del 13 febbraio 2012 di-chiarava: «Oggi come oggi, percome è stata gestita, la formazionenon serve a nulla, se non a tenerein piedi gli stessi soggetti che lafanno». Nello stesso servizio nontanto distante andava il numerouno di Cisl Veneto Franca Porto: «Ilmeccanismo si è incrinato e la for-mazione professionale è diventataassolvimento dell'obbligo scolasti-co e, in fondo, una proposta quasifine a se stessa». Questo è il qua-dro generale fornito dal sindacato,che ovviamente non prende inconsiderazione il singolo ente fi-nanziato dalla regione.Il discorso però si inspessisce quan-do citando commenti e opinioniapparsi in rete Francescon punta isuoi fari su due fattispecie. Uno, ifondi giunti al gruppo Irigem per icorsi supervisionati dall'assessoratoalla formazione capitanato da Ele-na Donazzan (compagna di partitodello stesso Francescon peraltro).Due, le massicce presenze di cui lastessa Donazzan avrebbe benefi-

ciato sugli schermi di Reteveneta lacui proprietà, come nel caso di Iri-gem, fa riferimento alla famigliaJannacopulos che ha il centro deisuoi interessi tra Bassano del Grap-pa e Rosà.La partita ha ovviamente un risvoltopartitico. Rete Veneta da sempre èconsiderata vicina non solo allaDonazzan. Ma soprattutto all'exgovernatore veneto, l'azzurro Gian-carlo Galan nonché all'europarla-mentare vicentina Lia Sartori: conGalan una delle punte di diamantedel Pdl veneto. La questione è notada tempo. Due anni orsono è statarilanciata sul web quando il maga-zine on-line Bassanonet.it è statodiffidato dall'editore di Rete VenetaFilippo Jannacopulos dalla «pubbli-cazione di commenti, opinioni e af-fermazioni diffamatorie inerenti alladiscussione» inserita da un utentesu uno dei forum elettronici dellostesso magazine (http://forum.bas-sanonet.it/politica/5729.html; era il24 marzo 2010).Il titolo della discussione era espli-cito: «Elena Donazzan e i finanzia-menti regionali all'Irigem. La veraomertà sta qui di casa». E le paroleche sono andate di traverso a Jan-nacopulos pubblicate da un lettorecon pseudonimo carrisig sonoqueste: «Ho letto su un blog localela storia dei finanziamenti regiona-li di cui avrebbe godutol'Irigem,l'istituto di formazione diRosà del medesimo proprietario diReteveneta sotto l'assessorato diElena Donazzan: si parla di diversimilioni di euro, molto di più diquelli citati in quest'articolo, pre-senti nelle “pieghe del BUR” regio-nale. Cito testualmente quelli cheho letto su quel blog. “Decreto di-

Quanto mi costi

di Marco Milioni

Ferdinando Francescon, volto noto del Pdl padovano, invia un esposto alla procura di Vicenza e chiede diaccendere i fari sulla gestione del bilancio regionale in materia di formazione e attività di comunicazioneappaltata a privati: finiscono così nel mirino Donazzan, Irigem e Rete Veneta

Giancarlo GalanLa sede dell’Ente di Formazione I.RI.GEM

Fernando Francescon (foto: Il Mattino diPadova) Lia Sartori

VicenzaPiù & BassanoPiù

Page 22: VicenzaPiù n. 272

Il TG Bassanese di Rete VenetaFilippo Jannacopulos, amministratore unico di Rete VenetaTeleradio Diffusione Bassano S.r.l.

Gerardo Colamarco, Uil, e Franca Porto, Cisl (foto: RovigoOggi.it) L’esposto alla Procura

15 settembre 2012 pag13

«liason dangereuse» che si sareb-bero materializzate a palazzo Fer-ro Fini con un pezzo della politicavicentina. Non è un caso infattiche l'esposto di Francescon alleghiappunto alcuni brani estratti daBassanonet.it e da VicenzaPiù.Ma sullo sfondo però c'è un'altraquestione. Esistono degli strumentiseri ed affidabili per valutare effica-cia, successi e insuccessi dei sog-getti finanziati dalla regione

ponga invece alcune questioni ine-renti ad argomenti di interessepubblico che fanno seguito ad al-tre discussioni su temi medesimi oanaloghi già inserite da altri utentida alcuni mesi nel forum, che pos-sono essere liberamente contestatee controbattute, nello spirito di unconfronto sereno e trasparente, daidiretti interessati. Invitiamo pertan-to l'ingegner Jannacopulos e l'as-sessore Elena Donazzan autilizzare gli spazi del forum, chesono aperti a tutti, per replicare econtrobattere, con le loro ragioni emotivazioni, alle questioni postedagli utenti. Come si evince dal te-sto della diffida, che pubblichiamointegralmente, gli elementi per re-plicare alle argomentazioni delladiscussione non mancano. È con ilconfronto, e non con le querele,che si risponde alle legittime istan-ze dei cittadini». Fra l'altro chi scri-ve ha chiesto un commento ancheai vertici di Irigem, all'editore diRete Veneta e alla stessa Donaz-zan. E se lo staff di quest'ultimaspiega con una nota che l'assesso-re sta raccogliendo i dati per spie-gare il suo punto di vista, i primidue rimangono in silenzio.Peraltro anche VicenzaPiù a partiredal numero 236 (9 giugno 2012,pagina 12) aveva acceso i fari sulle

nell'ambito della formazione? Sequesti strumenti esistono l'ammini-strazione regionale ne fa uso o sene è comunque dotata? E i consi-glieri di palazzo Ferro Fini, ma piùin generale tutta la politica veneta,si sono mai posti seriamente il pro-blema? E il mondo dell'imprendi-torìa, che è de facto uno degliutenti finali del sistema della for-mazione, lo ha fatto?

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VicenzaPiù & BassanoPiù

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29 settembre 2012 pag14

Mentre da Roma arrivano leeco del caso deflagrato in

senso al consiglio regionale la po-litica veneta fa fatica ad interro-garsi sulle modalità con cui ven-gono spesi i fondi per laformazione. Poco meno di unmese fa Ferdinando Francescon,volto noto del Pdl padovano,aveva indirizzato un esposto allamagistratura berica per chiederelumi sull'utilizzo dei fondi di pa-lazzo Ferro Fini. Da destra a sini-stra il silenzio è bipartisan: conl'eccezione dell'assessore al-l'istruzione Elena Donazzan delPdl.In realtà la questione era stata af-frontata con un lungo servizio suVicenzaPiù del 15 settembre2012 (pagina 12) nel quale venivadato conto dei dubbi di France-scon e di quelli dei vertici regio-nali di Uil e Cisl. La domanda difondo era: i finanziamenti regio-nali per la formazione sono sciu-pati o ben spesi? Dal 2004 adoggi quanto la regione ha fatto

tiva nazionale e legata alle Re-gioni italiane in sussidiarietà. Sitratta di giovani frequentanti i per-corsi triennali autorizzati e finan-ziati dalla Regione del Veneto perassolvere l'obbligo formativo cheper la legge italiana è di 16 annio almeno fino al conseguimentodi una qualifica. Questa forma-zione costa alla Regione del Ve-neto circa 89 milioni di euro egarantisce la piena gratuità ad ol-tre 17.000 studenti che dopo lescuole medie possono sceglieredi frequentare anche questi per-corsi... Il monitoraggio di tali per-corsi - prosegue l'assessore - hadato un esito straordinario: anchein tempi di crisi oltre il 70% deiragazzi che ottiene la qualificatrova un lavoro coerente, vale adire corrispondente al percorso distudi effettuato; un 15% circarientra nel percorso scolastico perfare il quarto ed il quinto annopresso un istituto professionale diStato. La battaglia della nostra re-gione, d'intesa anche con il sin-dacato, è quella di difendere que-sta formazione e di rilanciare neiconfronti dello Stato affinché siaquest'ultimo a finanziare tali per-corsi formativi e non la Regione.Dopo che l'amministrazione re-

gionale ha reso noti tali risultati isindacati che si erano espressi inmodo critico hanno decisamentecambiato idea».La stessa Donazzan, fa sapere chei controlli messi sulla efficacia deicorsi messi in campo dalla am-ministrazione regionale sono assirigidi, ben oltre gli standard ri-chiesti dalla Ue. A tal proposito,sostiene ancora Donazzan recen-temente la Commissione Europeaha evidenziato che il Veneto è lamigliore regione d'Italia «per l'uti-lizzo dei fondi europei sulla for-mazione». L'assessore alla forma-zione precisa il suo punto di vistaanche per quanto riguarda unaventilata eccessiva presenza in vi-deo: «Le presenze dei politici suinetwork televisivi sono monitoratidal CoReCom in particolare du-rante i periodi sottoposti a rego-lamentazione sulla par condicio.Per il resto mi piacerebbe esserepiù presente, ma i troppi impegnisul territorio, assemblee, riunioni,convegni, me lo impediscono»..

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mane in silenzio altrettanto nonfa la Donazzan che spiega il suopunto di vista: «La Regione haprodotto uno studio molto artico-lato del monitoraggio effettuatosui corsi della formazione profes-sionale ed in particolare su quellidella cosiddetta area giovani, valea dire quella formazione in di-ritto-dovere prevista dalla norma-

incassare al gruppo Irigem? Equanto alla collegata Rete Veneta?È pensabile che in anni passati visia stata una sovraesposizione suReteVeneta (fa riferimento alla fa-miglia bassanese Jannacopulos)dell'assessore Pdl Elena Donaz-zan che ha la delega alla forma-zione?E se la famiglia Jannacopulos ri-

La voce di Elena

di Marco Milioni

Donazzan su Rete Veneta per il terremoto a L'Aquila

(m.m.) In un periodo in cui i po-litici evitano quasi sempre il con-fronto su tutto va dato atto all'as-sessore Donazzan di avere man-tenuto fede all'impegno di volerereplicare al j'accuse di France-scon. L'assessore però articolandoil suo pensiero non ha volutospecificare il quantum dei finan-ziamenti conferiti al gruppo Irigeme l'ammontare dei servizi erogatida Rete Veneta a beneficio dellaRegione Veneto e da quest'ultimaregolarmente fatturati. Quanto al-l'operato del Corecom, trattandosidi un ente di nomina politica lesue valutazioni possono essereprese in considerazione, ma finoa un certo punto. Nulla di nuovosotto il sole, può far parte delleregole del gioco. Per chi le accettacosì.Diversa però è la partita delleopposizioni. Alcuni giorni fa chiscrive ha indirizzato due righe aicapigruppo in consiglio regionale:«Sabato 15 settembre il periodico

VicenzaPiù ha pubblicato un am-pio servizio relativamente allagestione delle risorse regionali inmateria di fondi per la formazionee in materia di servizi appaltati asocietà radiotelevisive dalla stessaamministrazione regionale. Nelservizio si fa menzione di unesposto alla magistratura di Vi-cenza in relazione alla gestione

dei fondi in capo all'assessoratoguidato da Elena Donazzan. Vistala gravità di quanto contenutonell'esposto (ma anche in consi-derazione delle recenti polemichesull'utilizzo dei fondi consiliarialla Regione Lazio) e poiché intermini di controllo la vicendainveste direttamente le compe-tenze del consiglio regionale, sichiede al presidente del consiglio,nonché ai capigruppo, un com-mento urgente al riguardo».Le risposte pervenute sono statezero. Nulla ha detto il presidentedel consiglio Valdo Ruffato delPdl. Nulla ha detto il suo com-pagno di partito e capogruppodello stesso movimento DarioBond. Silenzi anche da ChiccoCaner, capogruppo leghista. Perpassare poi sul terreno delle mi-noranze hanno preferito non direnulla Pierò Pettenò (Rc), Marian-gelo Foggiato (Unione Nordest),l'ex candidato alla presidenzadella regione Beppe Bortolussi

(lista Bortolussi), il gruppo del-l'Udc capitanato da Stefano Val-degamberi e Diego Bottacin delMisto. Il discorso è differente perl'Idv, la quale col capogruppoGustavo Franchetto fa sapere chesta approfondendo i termini dellaquestione.Tuttavia il silenzio più eccellenteè quello del capogruppo del PdLaura Puppato. La “pasionaria”di Montebelluna nel Trevigianoin questi giorni sfida come outsi-der del territorio i big democraticinelle primarie nazionali del Pd.Da sempre si dichiara alfiere dellatrasparenza. Stavolta però la tra-sparenza sui quattrini non inte-ressa. A nessuno. Tra l'altro nonsi tratta di dati e cifre inaccessibili.Un qualsiasi consigliere con unasemplice interrogazione o unasemplice comunicazione scrittapuò chiedere agli uffici ogni rigodel conto economico. Ogni spesa,ogni uscita, ogni somma totale osubtotale. Perché non lo fa? La

Silenzi, verità e verità taciute

Gustavo Franchetto, Consigliere regionale Idv

cosa ha anche una attinenza congli spazi tv più o meno velata-mente anelati da consiglieri re-gionali più o meno telegenici? Inqueste ore si parla tanto dei rim-borsi dati ai consiglieri. Ma nelcaso della formazione e dei serviziaffidati alle testate private le som-me in ballo sono ben maggiori.Eppure...

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VicenzaPiù & BassanoPiù

Donazzan, assessore veneto all'istruzione, respinge al mittente le accuse di avere gestito con opacità lesomme destinate alla formazione e parla di una gestione dei fondi comunitari all'insegna dell'efficacia e dellatrasparenza. Nonostante questo però non spiega l'ammontare degli stanziamenti finiti alla galassia Irigem

Laura Puppato, Capogruppo del Pd in Regione Veneto

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29 settembre 2012 pag15

(m.m.) Una analisi sulla efficaciadei fondi in materia di istruzionee formazione non può prescindereda una valutazione sull'utilizzodelle risorse che arrivano da Bru-xelles. Se da una parte l'assessoreall'istruzione Elena Donazzan(servizio a lato) loda la bontàdell'amministrazione regionalenell'utilizzo del budget di origineUe, il suo compagno di partitoSergio Berlato, che siede al par-lamento europeo, ritiene comun-que di dovere «approfondire latematica per una più chiara com-prensione dei recenti eventi». Onorevole Berlato ha letto sul-l'ultimo numero di VicenzaPiùdel caso Irigem? Come commental'esposto di Francescon?«Per quello che ne so io, Ferdi-nando Francescon è conosciutocome persona impegnata da anni

a combattere ogni genere di abusoe di malaffare. Se ha ritenuto dipresentare un esposto alla Procuradella Repubblica di Vicenza af-finché si faccia piena luce sulmodo in cui vengono gestiti isoldi pubblici da parte della Re-gione, avrà i suoi buoni motivi,sicuramente supportati da ele-menti oggettivi di riscontro».Sarebbe in grado di dire quantifinanziamenti europei in materiadi formazione sono finiti alla Re-gione Veneto durante la prece-dente giunta Galan e durante ilcorso della giunta Zaia?«Ho intenzione di presentare unainterrogazione parlamentare pres-so l’Unione Europea per accertarequante risorse siano state messea disposizione della Regione delVeneto da parte dell’Europa, comequeste risorse siano state impie-

gate e soprattutto quali beneficiabbiano prodotto a vantaggiodelle persone destinatarie degliinterventi regionali».Come valuta il silenzio di tutti,o quasi tutti, i gruppi consiliaria palazzo Ferro Fini in materia?«Il mio approccio culturale tienesempre presente il motto “malenon fare, paura non avere”. Se laRegione ha fatto un utilizzo cor-retto delle risorse pubbliche, nes-sun amministratore dovrebbe ave-re alcuna esitazione ed alcun ti-more nel rispondere alle domandeche vengono poste da chi, giu-stamente, vuole sia fatta chiarezzasul come vengono impiegate lerisorse pubbliche, che sono poirisorse di tutti i cittadini».

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Dopo l'esposto in procura arriva l'interrogazione di Berlato

Berlato promuove Donazzan in un gazebo elettorale verticale ai tempi del loro idilliopolitico

VicenzaPiù & BassanoPiù

(m.m.) Dal bla bla bla della inau-gurazione della Valdastico sud disabato scorso è emerso un solodato chiaro. Secondo i corifei dellosviluppo, ovvero la classe dirigenteche ha portato il Paese sull'orlodel baratro in cui si trova, c'èun'unica strada per salvarsi. Quelladi caderci dentro il baratro. Ov-viamente facendo altre strade. Apartire dalla Valdastico Nord: altrocemento quindi. Altro territoriosottratto all'agricoltura, al paesaggioe alla cultura nel senso più intimoed esteso al contempo. Da destraa sinistra, con qualche moicano adire no, tutti d'accordo. Girova-gando sotto il tendone del vernis-sage della A31 sud, una sagra ani-mata da politici, imprenditori, cor-tigiani e cortigiane più o menoagghindati, aleggiava l'ansia, manon un dubbio. Ho provato, a co-loro che sembravano avere un oc-

chio meno vitreo e vuoto di altri,ad accennare il tema della decre-scita felice, che a Venezia nel frat-tempo era protagonista di un festivaldai mille spunti. Ho provato achiedere a qualcuno se conoscesseil professor Serge Latouche, unodei vessilli del movimento decre-scista. Zero, qualcuno ha sempli-cemente scambiato il suo cognomeper la touche, una delle fasi fon-damentali del rugby, ma tant'è. Ladecrescita può anche essere men-tale o culturale. Quello che perònon è emerso durante il vernissagedi Longare (e nemmeno dalla stam-pa locale, se non con qualche ec-cezione) è che la A31 Sud è statatoccata da una inchiesta condottadalla procura antimafia di Veneziadella quale nessuno sembra volerparlare. Tranne qualche minimaeccezione ovviamente. Il mano-vratore non va disturbato anche

quando non sa dove andare. Anchequando ti ha fatto andare a sbatterepiù e più volte. Se continua cosìSerge Latouche potrà presto venirea Vicenza e inventare tre nuovimovimenti: la decrescita senile, ladecrescita demente e quella ma-fiosa. Ogni azione umana, ogniiniziativa può essere distorta, blan-dita, traviata. Il capoluogo bericoha molti specialisti al riguardo.Ai quali due cose piacciono: ilsilenzio degli affari e il luccichiodelle inaugurazioni. La vita deglialtri sta lì, nel mezzo. Nel nonluogo che è diventata l'esistenzadei comuni mortali, ma anche dilorsignori. Una volta l'anima lasi vendeva al diavolo. Oggi traleasing, outsourcing, project fi-nacing, al massimo la si può lot-tizzare. Oppure trasformare in underivato. Ma non troveremo nem-meno un povero diavolo a com-

prarla. Siamo troppo corrotti. An-

che per i peggiori gironi infernali.

Dopo l'ultrauomo di Friedrich

Nietzsche è arrivato l'ultra schifo.

Bla bla blastico sud

E sabato il suo roadshow ha fatto

tappa a Longare.

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Un cartello di protesta

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S ta suscitando sempre più scal-pore l’uscita del libro di Ren-

zo Mazzaro, “I padroni del Ve-neto”, presentato in città nel-l’ambito degli “Incontri senzacensura” organizzati dalla libre-ria La Bassanese. Il giornalista escrittore, che dal 1986 si occupaper vari quotidiani di politicaveneta, ha aperto un’importantefinestra sulle modalità con cuivengono impiegati i soldi deicontribuenti, sui giochi di potereche hanno premiato, e conti-nuano a premiare, spesso e vo-lentieri le stesse ditte nella rea-lizzazione delle opere pubbliche.Imprese che si fanno promotoriper la realizzazione di grandiinfrastrutture e che immancabil-mente, nonostante il passaggioobbligato attraverso un bandodi gara, ottengono l’appalto perla costruzione e la pluriennaleconcessione. È questo il casodella Pedemontana, dove qual-cosa è però andato storto, edella Nuova Valsugana.Il movente principale che haspinto Mazzaro a cimentarsi intale inchiesta è il seguente: «Icittadini hanno il sacrosanto di-ritto di sapere in che modo ven-gono spesi i loro soldi. E i politiciavrebbero il dovere di rendereconto delle loro scelte. Questonon è accaduto e non accadetutt’ora visto e considerato chenel mare di soldi pubblici chegonfiano le casse regionali con-tinuano a sguazzare i soliti noti».Squarciamo il velo di oscuritàche circonda certi costumi efacciamo penetrare gli illumi-nanti raggi di luce provenientidal libro: «C’è un partito degliaffari che controlla gli appaltipubblici indirizzandoli verso isoliti noti? Un mare di soldiscorre nel Veneto […] in questomare di soldi pubblici naviganopochi operatori privati. Tutti glialtri stanno sulle rive a guardare.I vincitori delle gare sono unnumero ristretto di aziende cheda sole o in associazione si as-sicurano le commesse con fre-quenza sistematica. Gli appaltivariano ma i nomi si ripetono.Contano indubbiamente le ca-pacità […] ma il fatto è sottoagli occhi di tutti: c’è un mono-polio che non si spiega con as-

Tribunale chiuso? Gli avvocati bassanesipromettono battaglia.

Dopo la decisione del mini-stro Severino di trasferire il

tribunale di Bassano a Vicenza,con un decreto già pubblicatonella Gazzetta Ufficiale, un cam-biamento della situazione – al-meno con questo governo -sembra quantomeno improba-bile. Ma non per gli avvocati che,riunitisi in assemblea straordina-ria, hanno deciso di non mollaree, anzi, di mettere in atto nuoveforme di protesta.L’obiettivo, come ha spiegato ilpresidente dell’Ordine degli av-vocati bassanesi Francesco Savio,è quello di far capire l’impor-tanza e il peso dell’avvocatura, esottolineare il suo contributo in-dispensabile all’amministrazionedella giustizia a livello locale. Visto che il ministro Severino habollato come inefficienti i tribu-nali soppressi – anche se ha spie-gato che si riferiva a proiezionifuture -, gli avvocati vogliono mo-strare come sarebbe davvero untribunale non adeguato, facendovenir meno alcuni dei servizi,come la difesa d’ufficio. Fra le idee messe in campo c’è ilcosiddetto “sciopero bianco”,cioè un’astensione non dal lavoroma da tutte quelle attività e queiservizi extra che gli avvocati for-niscono ogni giorno al tribunale,dalle fotocopiatrici alla gestionedegli ausiliari in cancelleria.Oppure, c’è la possibilità di unosciopero vero e proprio, conastensione dalle udienze ad ol-tranza. Pare invece sia stata scar-tata l’ipotesi di dimissioni di tutti

i Consigli dell’Ordine interessatidalle soppressioni decise dal go-verno. A infervorare gli animi degli av-vocati ha contribuito anche l’ul-tima dichiarazione del ministroSeverino che, in risposta a chi lechiedeva se abbandonare ilnuovo tribunale, costato 12 mi-lioni di euro, non fosse unospreco di denaro, ha definito ladecisione stessa di costruirlo un“dispendio di risorse”, dal mo-mento che i numeri mostravanoche era sufficiente il tribunale giàesistente. Insomma, hanno sba-gliato gli amministratori locali. Eadesso? Secondo Severino non cisi può basare sul fatto che esisteuna nuova struttura per giustifi-care un provvedimento che nondovrà valere per due o tre anni,ma per il futuro del Paese: es-sendo di proprietà comunale, lanuova sede dovrà essere desti-nata ad altro utilizzo, anche sequesto avrà un costo.Severino ha anche già stabilito leprossime scadenze: entro il 31 di-cembre dovranno essere stabilitele nuove piante organiche di ma-gistrati e personale amministrativosecondo la geografia giudiziariaridisegnata dal decreto, ed entrododici mesi la revisione dellamappa degli uffici giudiziari dovràessere completata.Immaginare una modifica del de-creto non è a questo punto possi-bile, ma bisogna considerare cheall’inizio del prossimo anno ci sa-ranno le elezioni: da un lato unnuovo governo potrà disfarequanto fatto dal precedente (equesta in Italia non sarebbe certouna novità), dall’altro gli avvocatipotranno utilizzare in campagnaelettorale il loro potere di elettorie sostenitori sui candidati prove-nienti dal territorio.

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senza di concorrenza. Nasce daqui il sospetto che il vantaggioacquisito sia frutto non di meritoma di favore. Un privilegio perpochi costruito con i soldi ditutti».Tra le principali infrastruttureentrate nell’orbita di ditte comela Mantovani Costruzioni di Pier-giorgio Baita o la Impregilo spaci sono anche la SuperstradaPedemontana Veneta, opera dalcosto di circa 2 miliardi di euro,quasi il triplo del Passante diMestre, e la Nuova Valsugana,progetto per metà finanziato dalCipe. I lavori per la Pedemontanasono già iniziati, anche se inballo c’è un parere negativodel Tar che ha bocciato la di-chiarazione di “stato d’emer-genza” che ha caratterizzatol’iter del progetto. «La storia diquesta società è complicata per-ché l’obiettivo reale dei soci nonera solo promuovere la costru-zione ma farsi assegnare la con-cessione. In mezzo purtroppoc’era una gara da superare. Ilpassaggio chiave avvenne nel-l’autunno 2005 quando nellostudio del notaio Peloso di Ve-rona si sciolgono e rinasconosocietà e consorzi, scambiandosiquote e controllo della società.Al termine del rocambolesco in-treccio, i soci pubblici che nel2003 avevano l’85% si ritrovanocon il 42%. La maggioranza vaai privati, rappresentati per quotaazionaria e autorevolezza daImpregilo, dal consorzio Cps ilcui presidente è Piergiorgio Bai-ta, massimo esponente anchedella Mantovani, e Adria spa ilcui azionista di maggioranza èRomeo Chiarotto, socio di Baitanella Mantovani. La domanda

è: non erano per caso tenute lesocietà pubbliche presenti inPedemontana ad un bando perla cessione delle quote e a nonprocedere a trattativa privata,come un regalo di Natale, comeinvece hanno fatto? Lo sosten-gono in molti. L’obiezione nonè peregrina tanto che la magi-stratura acquisisce gli atti. Manon va oltre. C’è da chiedersiper quale motivo in Lombardiala magistratura si sia messa adindagare sulla commistione trapolitica e grandi imprese, no-nostante gare d’appalto e pro-cedure burocraticamente inec-cepibili, mentre in Veneto tuttoquesto non sia ancora avvenuto.Alla fine l’appalto per la realiz-zazione dell’opera finisce alConsorzio Stabile sis, grazie adun ribasso del 25%, tra la con-trarietà dello stesso Galan».Capitolo Valsugana. A giudicaredai precedenti anche il via liberaall’infrastruttura che dovrebbecollegare in modo rapido il Ve-neto centrale con Trento e laGermania non dovrebbe subirecolossali rallentamenti, grazieall’appoggio della giunta Zaiache prima di Natale 2011 hadichiarato di pubblico interesseanche il project per la NuovaValsugana. Diremo di più. Ilproponente ha tentato di far au-mentare la lunghezza del trac-ciato fino a Castelfranco, e conessa i pedaggi, trovando peròl’ostacolo non previsto dell’op-posizione del Comune di Cas-sola che ha fatto cadere taleprevisione. I promotori di taleopera? Ditte Pizzarotti, Manto-vani, Cordoli e Cis». I soliti noti.

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Pedemontana e Valsugana. Chi si aggiudica le grandi opere venete?

di Marco Polo

Il libro inchiesta di Renzo Mazzaro, «I padroni del Veneto» accende i riflettori su appalti pubblici «affidati ai soliti noti»

2012 pag2229 settembreBassanoPiù

Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio Regionale

Un cantiere autostradale

di Daniela Ceccon

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«Manca di fatto solo LeonardoPadrin per avere un parterre quasitotalmente rappresentativo», ave-va detto a Santorso Paolo Vero-nese, presidente di Communitase "organizzatore", con Usb a ri-vendicare il suo supporto diretto,del Convegno sul Summano Ho-spital, che ho avuto l’onore el’onere di moderare. All'assenzafisica del Presidente pidiellinodella V Commissione del Consi-glio regionale, quella che, ap-punto, si occupa di sanità, si ag-giunge ora quella “cartacea” dialcuni presenti. Abbiamo chiesto,infatti, a tutti i relatori di sintetiz-zare di loro pugno gli interventifatti e, mentre ringraziamo tuttiquelli che hanno dedicato il lorotempo a chiarire in prima personail loro pensiero, segnaliamo sem-plicemente ai lettori che, sia purcontattati da giorni, né Enzo Riz-zato, dirigente di vertice dellaUlss 4, né Alberto Toldo, presi-dente della conferenza dei sin-daci, hanno avuto il tempo peresaudire la nostra richiesta. Si fi-dano, evidentemente, della sintesidel nostro collaboratore e degliinterventi di tutti gli altri.

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20 ottobre 2012 pag11VicenzaPiù & BassanoPiù

Ospedale nuovo a SantorsoA convegno il project financing per la salute. O per il portafoglio dei privati

«Vogliamo vedere il project fi-nancing dell'ospedale di San-

torso». Il grido dell’8 ottobre eraunanime e a qualcuno è uscitodalla bocca con tutta l'indigna-zione per una vicenda che avràpure tutti gli estremi della legalità,ma tira senz'altro in ballo altriprincipi come quello della de-mocrazia, dell'etica e della tra-sparenza, che si deve a cittadinia cui si chiedono continuamente(e anche oggi con i nuovi prov-vedimenti del governo) lacrimee sangue per un'Italia migliore.Quella dell’8 ottobre è stata unatavola rotonda nutrita dal puntodi vista della partecipazione, sti-molata anche dalla presenza con-temporanea di rappresentanzeistituzionali e sindacali locali edella provincia: «manca di fattosolo Leonardo Padrin per avereun parterre quasi totalmente rap-presentativo», ha sottolineatoamaramente all'inizio Paolo Ve-ronese, presidente dell'Associa-zione Communitas e "padronedi casa", comunicando l'assenzadel Presidente pidiellino della VCommissione del Consiglio re-gionale, quella che, appunto, sioccupa di sanità. Ma è stata pienasoprattutto dal punto di vista deicontenuti la serata al teatro Pa-subio di Schio, dove l'associa-zione Communitas di Pietro Ve-ronesi ha organizzato il dibattitomeno ipocrita di questi mesi, incui di ospedale si è parlato e ri-parlato ma con il "velo" impostoda chi sta ben attento a scoper-chiare il "calderone". Merito an-che del moderatore Giovanni Co-viello, direttore di VicenzaPiù,che ha smorzato i toni quando sisono fatti accesi ma ha stimolatola discussione al punto giustoper far affiorare una volta pertutte i nodi di un project financingancora "secretato", nonostante lerichieste d'accesso, ben cinque,avanzate in questi mesi. Parcheggi a pagamento salati, al-col a tutte le ore, il costo deipasti con una maggiorazione del40 per cento rispetto a quellistandard e tale da poter far "an-nullare" ipso facto l'assegnazionedel relativo appalto senza limi-tarsi al 5% di riduzione impostodalla spending review. Cose dipoco conto se si pensa chel'ospedale è stato appena con-segnato alla comunità dell'AltoVicentino e 'il bello delle ancoraarrivare'. Cosa nasconde questobenedetto progetto di finanza eperché tanta ostinazione nel nonvolerlo rendere pubblico pur es-

sendo un contratto con un entepubblico ...? Qualcuno tra gliospiti ha detto: «Se c'è così tantaostinazione nel renderlo segretoè perché si teme che esca qual-cosa di inaccettabile allo sco-perto». Alberto Toldo, presidentedella conferenza dei sindaci, hadetto di averlo chiesto ripetuta-mente a nome di tutti i primi cit-tadini dell'Alto Vicentino. Duedi picche pure a loro, con unavolontà decisa nel voler mante-nere oscuri i contenuti del con-tratto appellandosi a «disposizionidi legge a tutela del know howdelle aziende» appaltatrici, hadetto per la Ulss 4 il suo dirigenteEnzo Rizzato, ma «assolutamenteinapplicabili nella fattispecie incui la tecnologia - traduciamocosì le sue argomentate osserva-zioni - è solo operativa» ha, in-vece, sostenuto con forza un im-prenditore locale che ha lamen-tato anche l'esclusione della suaditta da un'assegnazione parziale«conquistata invece sul campo».E nebbia c'è anche sui costi deiservizi che alla luce della spen-ding review potrebbero essereridotti, con risparmi che vengonoostacolati all'Ulss 4, perchè «sele modalità contrattuali sono topsecret, come diavolo si fa ad in-tervenire», si è chiesto più d'unodei cittadini intervenuti nella di-scussione?Ecco, quindi, una sintesi, perforza di cose parziale, della seratache si è protratta per oltre tre oresenza che quasi nessuno lasciasseil suo posto a conferma dell'in-teresse per l'argomento e percome il convegno lo ha svisce-rato. L'incontro pubblico di ierisera si è aperto con l'introduzionedi Pietro Veronese che con lasua Communitas aveva raccolto13mila firme già nel 2006 e «nonper dire no all'ospedale nuovo,ma perché si discutesse aperta-mente un project che rischia diprivatizzare la Sanità dell'Altovicentino, un bene troppo pre-zioso per cittadini che paganofior di tasse e a cui va garantitoil diritto alla salute, che è dasempre il fiore all'occhiello delVeneto civile». Veronese ha postoun'altra domanda, di grande at-tualità: «Che ne sarà degli ospe-dali di Schio e Thiene ormai svuo-tati, dove sono ancora presentialcuni uffici?» Una domanda acui hanno chiesto risposta ancheil sindaco Luigi Dalla Via, cheha preso la parola alla fine di-chiarando che i patti non eranoquelli stabiliti: «Che fine hannofatto i servizi che dovevano na-scere all'interno del De Dellis?Dov'è finito l'ospedale di Comu-nità?». E il primo cittadino scle-dense ha concluso con una frase

pronto soccorso, dove gli infer-mieri devono andare a prestarele prime cure nelle ambulanzeperchè dentro non c'è lo spaziosufficiente per accogliere tutti.Guardare avanti perché l'ospedaleora c'è e bisogna utilizzarlo, co-munque? E perché fargliela pas-sare liscia? Dovremmo indignarcie protestare contro chi è respon-sabile di tutto quello che sta suc-cedendo!».'La storia degli alcolici è unavergogna - ha urlato Thibault -, èun insulto verso chi fatica aduscire dal tunnel dell'alcol chedistrugge vite e non ci piaccionole risposte di alcuni dirigenti Ulss.Ma tutto nasce a monte, da ungoverno appoggiato anche dalPd con decisioni traumatiche peri cittadini a partire dal fiscal com-pact e con un taglio di 400 mi-lioni per la spesa nel Veneto, dicui 6 milioni per il sociale...!».Il consigliere regionale GiuseppeBerlato Sella ha ripercorso le tap-pe del percorso che ha portatoall'ospedale nuovo, nonostantel'esordio con un «ora guardiamoal futuro». Ma il passato proprionon lo manda giù l'ex sindacodi Schio che fu il primo in asso-luto a dire no alla creazione diuna nuova struttura sanitaria eche ha evidenziato, citando il li-bro di Renzo Mazzaro, I Padronidel Veneto, che «gli appalti nellasanità li vincono sempre i solitinoti, come Gemmo, Studio Altierie Serenissima Ristorazione, tuttiimprenditori della galassia politicadi Lia Sartori».«Non potevamo fare una sceltadiversa - ha detto Enzo Rizzato,direttore del Servizio per lo Stu-dio, lo Sviluppo e la Verifica diModelli Organizzativi Aziendalidella Ulss 4 -, l'ospedale nuovoandava fatto». Ma è parso piùvolte un kamikaze Rizzato, con-testato da una platea arrabbiata.Lui doveva difendere le scelte diun'azienda (e di un mondo poli-tico) che era rappresentata solodalla sua persona. Da solo inmezzo ad un pubblico, che nonsi è lasciato convincere dallebelle parole che forse avrebberomesso a tacere il popolo di untempo ormai passato. Le frasi adeffetto, e il moderatore GiovanniCoviello ha fatto di tutto per farparlare tutti pur insistendo perchéle risposte fossero chiare e nondi maniera, ieri sera non hannofatto presa sugli oltre 200 cittadinipresenti, a testimoniare per tuttiquelli a cui è stato chiesto di sa-crificarsi di fronte alla crisi di unpaese in ginocchio. E con tantodi telecamera accesa full timec'era ieri sera anche un giornalistadi una notissima rubrica d'in-chiesta della Rai, arrivato da

Roma grazie all'interessamentodi Luc Thibault e "supportato"dal collega Coviello. Anche luiha "preso nota" di gente semprepiù informata e non più dispostaa farsi abbindolare da paroloni.Il "popolo" ieri sera su un puntoè stato unanime: vuole conoscerei termini del project financing"secretato", lo pretende per veri-ficare se è vero che il nuovoospedale di Santorso è ancorauna struttura pubblica per la sa-nità o se questa è passato ai pri-vati. Per la salute dei loro porta-fogli.E la "provocazione" finale cheha strappato un amaro sorrisogenerale se l'è riservata il mode-ratore nel suo appello, ripetuto,a Rizzato perchè convinca le so-cietà appaltatrici a fare chiarezzaper un appalto che nessuno possadefinire "dubbio": «Le ditte nonvogliono rendere pubblico il con-tratto appellandosi alla legge.Giusto, forse è nel loro diritto.Ma tutti conoscete un certo Fio-rito, vero? Probabilmente ha ri-cevuto soldi, e tanti, in base alleleggi attuali. Ma se averli incassatiè stato legale, il suo comporta-mento vi sembra etico?».

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forte che è l'emblema di una vi-cenda spinosa: «L'ospedale nuovoè stato voluto dalla Regione, nondai cittadini e c'è stato presentatodiversamente da quello che si èrivelato. Ora dobbiamo stare at-tenti a tenerci stretti i nostri ser-vizi».«È rischioso affidare ai privati lagestione della Sanità pubblica -ha detto Marina Bergamin, se-gretaria provinciale della Cgil -e quest'ospedale con tutti i suoicosti arriva in un momento deli-catissimo per il nostro paese conla povertà che avanza e con ilcrescente invecchiamento dellapopolazione. Temiamo che l'Ulss4 di cui andavamo tanto fieriperda le sue qualità. Anche noiabbiamo chiesto l'accesso agliatti. Ci è stato detto no e si con-tinua su una linea che è diventatauna prassi e che mette a repen-taglio quel diritto all'informazioneche dovrebbe essere garantito».«Quando si è presentato il pro-blema dei parcheggi ci siamomobilitati subito - ha osservatoGrazia Chisin, segretaria provin-ciale ella Uil - perché era il primosegnale d'allarme e abbiamo su-bito capito che la situazione vamonitorata. Abbiamo due ospe-dali che rappresentano uno spre-co, dei servizi socio-sanitari chevanno tenuti sotto osservazione.Sarà questa la nostra missioneadesso. Come sindacati vogliamoun osservatorio sulla struttura diSantorso».Tempi lunghi al pronto soccorsoperchè nasce per accogliere sologli acuti mentre arrivano tutte leemergenze - ha aggiunto Gian-franco Refosco, segretario pro-vinciale della Cisl -. Capiamoche ogni start up ha bisogno ditempo, ma dove sono i serviziterritoriali garantiti e inesistenti?Se ci fossero stati quelli avremmocompreso la struttura per acuti,ma adesso c'è un momento diconfusione, che costringe le pro-fessionalità ad estenuanti turnidi lavoro per un'utenza a cuivanno innanzitutto garantiti i ser-vizi».Ci sono andati invece giù pesante,in pieno stile Usb, Federico Mar-telletto, Luc Thibault e OriettaTotti dell'Unione sindacale dibase, che hanno anche rivendi-cato l'idea della serata e il lavorosvolto per organizzarla con Com-munitas salvo «dover fare gliospitati a casa nostra per evitarei veti dei sindacati confederali»,ha sottolineato con foga Thibault.«Vedo rassegnazione nell'accet-tare un ospedale che ci è statoimposto con tutte le conseguenzeche gravano sul cittadino - hadetto anche lei con tono accesoOrietta Totti - . Locali stretti al

di Pietro Troncon

di Giovanni Coviello

Il Convegnocontinua

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20 ottobre 2012 pag15VicenzaPiù & BassanoPiù

In regione la tensione sull'utilizzodei fondi regionali per la forma-

zione e per i servizi appaltati a net-work radiotelevisivi rimane alta. Inprincipio il caso era stato sollevatoda Ferdinando Francescon, voltonoto del Pdl padovano che avevaindirizzato alla procura di Veneziae di Vicenza un esposto in cui sichiedevano lumi sull'utilizzo dellerisorse. Alla vicenda si era innestatauna querelle tutta interna al partitoquando la questione è stata solle-vata a livello di Ue dall'europarla-mentare del Pdl Segio Berlato. Piùvolte era stato chiesto all'assessoreregionale Elena Donazzan di for-nire chiarimenti rispetto a dati e ci-fre; chiarimenti che sono arrivatisolo in parte.Il preambolo. Così per avere unapanoramica un pochino più esau-stiva, ancorché parziale, sulla ga-lassia della formazione può essereutile andare a scartabellare tra i do-cumenti di palazzo Ferro Fini, sededel consiglio regionale. Più nel det-taglio può essere utile spulciare le

cifre redatte dall'«Unità complessaper la valutazione e il controllo stra-tegico della formazione regionale».Un organo regionale che relazionadirettamente al presidente del con-siglio Valdo Ruffato (Pdl). «L'analisinumero uno» del marzo di que-st'anno spiega che «... negli anni2010 e 2011 le risorse transitateper il bilancio regionale relative allaformazione professionale... am-montano a 415,6 milioni di euro...al netto delle reiscrizioni vincolate,ovvero quelle quote non impegnatein esercizi precedenti che vengonoobbligatoriamente riproposte dalbilancio; aggiungendo le suddettere-iscrizioni vincolate... o in contoavanzo. l’importo sale a circa 514milioni di euro...». La somma glo-bale quindi, almeno secondo il rap-porto, ammonta a oltre mezzo mi-liardo di euro. Si tratta però diimporti che non hanno un'unicaprovenienza. La parte del leone lafa il finanziamento statale con 313milioni. Segue la regione con 121e la Ue con 76. Si tratta però dicifre in termini assoluti perché gliimpegni reali solitamente ammon-tano alla metà, come descritto apagina 8 del documento.Le proporzioni. Ma in che propor-zioni vengono utilizzate tali risorse?Il 60% finisce nella cosiddetta for-mazione iniziale. Ovvero in quicorsi di specializzazione de factodedicati ai ragazzi che una voltafinita la scuola media non prose-guono gli studi presso i licei o lescuole tecniche con durata quin-quennale. Alla formazione conti-nua viene dedicato il 12% degliimpieghi, all'apprendistato il 9%,mentre tra i fanalini di coda c'è ladisoccupazione con il 6%. Se poisi raggruppano i dati in ambito pro-fessionale si nota che al settore be-nessere viene dedicato il 17% dellerisorse. Apparentemente criptica èinvece la parte della tabella a pa-

gina 11 definita «comparti vari». Lìi sottogruppi non sono indicati epertanto è impossibile focalizzareulteriormente la casistica. Cosa cheperaltro viene poi fatta nel prose-guo della relazione. Sempre in ter-mini comparativi l'edilizia assorbeinvece il 17% delle risorse.Le province e gli ambiti. Le sommeperò possono essere scorporate an-che su base provinciale. Verona oc-cupa il primo posto della gradua-toria con 41,5 milioni di euro parial 25%. Vicenza occupa il secondocon 34 milioni, pari al 20%. Alterzo posto si piazza Venezia con29,5 milioni, ovvero il 17%. Trevisoè appena sotto con un 28,3 milioni(13% ). Di mezza incollatura seguePadova con il 15,9% per 27,4 mi-lioni assegnati. Penultimo posto perBelluno (6,4 milioni per un4%). Infondo c'è il 2% di Rovigo con 4,2milioni. A pagina 15 del rapportoci sono poi alcuni cenni relativi agliambiti professionali interessati daifinanziamenti. Il comparto mag-giormente finanziato attraverso laformazione iniziale nei due anniformativi 2010-11 e 2011-12 èstato quello meccanico (41,6 mi-lioni di euro); seguono i corsi de-dicati ai servizi del benesserehanno ricevuto contributi per circa30 milioni di euro. Di seguito figurail comparto alimentazione-ristora-zione cui sono stati assegnati con-tributi per circa 26 milioni di euro.I corsi dedicati al comparto elettricoed elettronico hanno ricevuto con-tributi per 23 milioni di euro mentrecommercio, servizi e grafica hannoricevuto contributi per euro 20 mi-lioni ciascuno.I soggetti. Ad ogni modo è possibiletrovare una panoramica relativa aisoggetti che beneficiano di tali fi-nanziamenti finalizzati alla forma-zione? La legge regionale stabilisceinfatti che questi vadano indirizzatiesclusivamente verso enti che nonhanno finalità di lucro. Al primo eal secondo posto figurano due entidi formazione vicinissimi al mondocattolico. Sono il padovano EnaipVeneto (emanazione regionale delsoggetto di formazione dell'Acli na-zionale) con 17,5 milioni pari al19,7%) e il trevigiano Engim Ve-neto, emanazione regionale del-l'ente formativo legato alla confra-ternita dei Giuseppini al quale laregione nel periodo 2010-2011 hastaccato un assegno da 9,3 milionipari al 10,5% della torta. Terza è latrevigiana Opera Montegrappa con3,5 milioni pari al 4% del totale. Ilresto sono voci molto più minutetra cui si segnala la Bassanese Iri-gem con 1,2 milioni di euro.A pagina 48 del documento si tro-vano poi alcune considerazioni

Don Leonardo Murialdo, fondatore deiGiuseppini, confraternita a cui si rifàl'Engim

La copertina di BassanoPiu n. 2

sulle finalità impartite dall'esecutivoall'amministrazione: «La giunta re-gionale, con la delibera del 24-05-2011, ha approvato uno studio perl'applicazione di unità di costostandard... alle attività di forma-zione iniziale finanziate dalla Re-gione Veneto. Si tratta di un docu-mento che ha l’obiettivo diindividuare le modalità di applica-zione delle semplificazioni intro-dotte dalle modifiche alla norma-tiva europea introdotte nel 2006,con particolare riferimento alla pos-sibilità di utilizzare le cosiddetteunità standard di costo per l’eroga-zione di sovvenzioni sulle attivitàdi formazione iniziale finanziatedalla Regione del Veneto. Si trattaaltresì di una innovazione in ter-mini di gestione delle attività finan-ziate a sovvenzione, in quanto do-vrebbe consentire di azzerare quasicompletamente la gestione delladocumentazione di spesa, con con-seguente grande riduzione deglioneri amministrativi e burocraticiin capo al soggetto beneficiario, edei tempi di verifica da parte dellaregione. L’introduzione della mo-dalità di finanziamento a costi stan-dard dovrebbe garantire quindi mi-nori costi e tempi più veloci perl’erogazione del contributo pub-blico, compatibilmente con le ri-sorse di cassa disponibili. Conside-rate le peculiarità delle attività informazione iniziale, caratterizzateda una struttura molto standardiz-zata, per durata, tipologia, numerodi destinatari...».Distinguo. L'unità di valutazioneperò segnala alcuni ambiti per iquali una comparazione immediatapotrebbe essere non subito prati-cabile: «In fase di applicazione deinuovi parametri, la giunta regionalesegnala che l’effetto di semplifica-zione potrebbe essere leggermentedifferente, in quanto i valori effettivisono influenzati dalla composi-

zione dei gruppi classe, che non èdeterminabile a priori. L’introdu-zione delle unità di costo standard,superando il principio della rendi-contazione a costi reali, introducela necessità di nuove e diverse mo-dalità di controllo da parte del sog-getto erogatore. Per definizione, in-fatti, le unità di costo standard noncorrispondono esattamente a costieffettivamente sostenuti, ma rap-presentano una approssimazionedi questi. Di conseguenza, gli avvisipubblici che verranno emanati se-condo queste modalità dovrannoprevedere disposizioni specificheper il controllo dell’effettiva realiz-zazione delle attività secondo stan-dard qualitativi ritenuti accettabili.Lo spostamento del focus dal con-trollo della spesa al controllo delleattività dovrà essere realizzato conil minor onere gestionale possibile,sia per i beneficiari che per le strut-ture regionali, nell’ottica di unasemplificazione effettiva. I parame-tri individuati potranno essere og-getto di revisione periodica, alloscopo di verificare che il fabbiso-gno dei fattori produttivi stimato ei relativi costi siano il più possibileaderenti alla realtà».Questione sospesa. La questioneperò, almeno rispetto al caso Fran-cescon, rimane sospesa. Chi scriveinfatti aveva chiesto all'assessoreregionale alla formazione ElenaDonazzan del Pdl la somma com-plessiva percepita da Irigem dal2004 ad oggi nonché l'ammontaredegli affidamenti a Rete Veneta (checome Irigem fa capo alla famigliabassanese Jannacopulos). Rispostein tal senso non sono arrivate.

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La provvista

di Marco Milioni

Secondo uno studio depositato a palazzo Ferro Fini l'amministrazione regionale durante l'annata 2011-2012 ha gestito ed erogato fondi di varia provenienza per mezzo miliardo. A fare la parte del leonesono gli enti vicini al mondo cattolico. Intanto l'assessore all'istruzione Donazzan non replica ai rilievi inmateria che provengono dal suo stesso partito

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2012 pag627 ottobre

di Marco Milioni

Nell'Assindustria berica le po-sizioni veramente critiche nei

confronti del comando Usa di Vi-cenza sono una rarità. E che la po-sizione degli imprenditori a favoredell'amministrazione americanasia un qualcosa di storicamenteassodato sta scritto nelle paginedei giornali della città del Palladio.Basti pensare alla solerzia con laquale l'ex presidente Max Calearopropugnò il sì alla Ederle bis assie-me al presidente della BpVi Gian-ni Zonin.Ma la recente lettera del 16 otto-bre (vedi sotto) con cui il presiden-te della sezione innovazione LucaBortolami invita i colleghi al so-pralluogo alla Ederle bis è per certiversi un salto di qualità, non certoin termini politici, ma in terminiantropologici. E la cosa la dicelunga sull'approccio dei vicentiniquando la comunità si rapportacon il cosiddetto potere. E quellodel Pentagono lo è a tutti gli effetti.Eppure gli imprenditori berici,quando sono lontano dai riflettorie dai taccuini, sono i primi a sca-gliarsi contro «la ventata finanzia-ria maleodorante che ha fattodisastri sull'economia europea».Sempre quando sono lontano dairiflettori non mancano di dire pe-ste e corna della finanza anglosas-sone che certe volte sembragiocare a dadi coi destini delle im-prese degli imprenditori e dei la-voratori.Quando però si tratta di mettere indiscussione uno dei cardini diquel modello di sviluppo, ovveroil sistema planetario della macchi-na militare Usa, allora i toni cam-biano. Per esempio. Che cosa vuoldire, sempre nella missiva di Bor-tolami «nell'ambito dei rapportiche la nostra Associazione intrat-tiene con i vertici del ComandoAmericano?». Si tratta di rapportiper così dire istituzionali o c'è dipiù? Ma c'è un altro aspetto di cuitenere conto. Bortolami riferendo-si al committente americano deilavori usa la “C” maiuscola, ovve-

ro usa il termine «Committenzastatunitense». Il che ha un portatodi significati di non poco conto; iquali si possono sintetizzare indue modi: uno, committente è allafine quello che paga. Due, il com-mittente nel caso di specie è la piùpotente (almeno per ora) macchi-na bellica del mondo.Di rimbalzo quindi è necessarioallargare lo spettro dell'analisi del-le varianti in gioco. E contestual-mente è necessario accendere iriflettori sugli incastri tra economiamilitare Usa e imprese beriche. Inquesto senso c'è un nome chespunta su tutti: Gemmo. La Gem-mo di Arcugnano non è solo unodei pezzi pregiati in seno ad Assin-dustria Vicenza. Gemmo ha soli-dissimi rapporti con l'attualeamministrazione comunale, conl'europarlamentare del Pdl Lia Sar-tori. Ma soprattutto Gemmo è unodei più importanti «contractors»italiani nei confronti del Pentago-no. Così almeno spiega lo scrittoreAntonio Mazzeo il 22 marzo 2012allorché viene intervistato sul ca-nale Youtube del portalesudpress.it, un portale sicilianodedicato al giornalismo investiga-tivo.Lo stesso giorno sullo stesso maga-zine Dario De Luca approfondisce

la questione del mega centro dicontrollo militare di Niscemi, ilMuos, la cui costruzione vede tra iprotagonisti la vicentina Gemmo(all'argomento anche VicenzaPiùdel 12 maggio a pagina 12 dedicaun ampio reportage). Di più, DeLuca racconta quello che a suodire è l'atteggiamento soft dellapolitica siciliana proprio nei con-fronti della maxi base del Nisseno:«Al forte movimento popolare av-verso a questa politica d'espansio-ne militare americana, non si èperò rapportato il mondo politiconazionale e siciliano. La vicenda èinfatti immersa in un limbo di si-lenzio politico-istituzionale di cuinon si capiscono le reali motiva-zioni... Le uniche fasi di apertura aun dialogo mai realmente svilup-patosi, sono legate a due uominipolitici come Ignazio La Russa e, ilPresidente della Regione RaffaeleLombardo, che ai tempi del gover-no Berlusconi si dimostrò inizial-mente titubante alla realizzazionedell'impianto. Tuttavia la vicendaha subìto un'accelerazione defini-tiva con il via libera dato propriodal governo regionale ai lavori...ad emergere però adesso è un in-treccio politico istituzionale che siradica addirittura nel bilancio

Il Committente

Raffaele Lombardo

La sede di Arcugnano della Gemmo spa

Antonino Mazzeo

In una lettera inviata dai vertici di Assindustria si invitano gli associati ad una visita al cantiere della Ederle bis vista come momentodi eccellenza. E mentre in Sicilia i cronisti continuano a scavare nell'ambito degli appalti tra i militari Usa e le imprese beriche, traqueste spunta ancora il nome della Gemmo. La quale nel 2008 avrebbe erogato un finanziamento a Raffaele Lombardo

Trasmessa via mail

Riferimento: 2012/FA/0105 Circ. n. 2012/0306 O.26

ALLE IMPRESE ASSOCIATE DELLA SEZIONE SERVIZI INNOVATIVI E TECNOLOGICI Alla c.a. del Titolare e/o Legale Rappresentante Loro Sedi

SM 16 ottobre 2012 Caro Collega, nell'ambito dei rapporti che la nostra Associazione intrattiene con i vertici del Comando Americano di Vicenza, la Sezione Costruttori Edili ha organizzato una visita al nuovo insediamento “Dal Molin - Del Din". L’invito è stato esteso anche alle aziende della nostra Sezione. L'altissimo livello di tecnologia impiegato per la realizzazione della nuova base e la precisione nei tempi e nelle modalità di esecuzione sono certamente un modello di eccellenza, al quale le nostre imprese di costruzione dovrebbero riferirsi per essere sempre più competitive sul mercato. La visita al cantiere, ormai in fase di ultimazione, ci consentirà di “toccare con mano” questa elevata qualità costruttiva e di conoscere meglio gli standards e le tecnologie impiegate dalla Committenza statunitense che, com'è noto, nel territorio vicentino ha programmato investimenti importanti, che non si esauriranno con il nuovo insediamento “Dal Molin/Del Din”. La visita è stata programmata per il primo pomeriggio di venerdì 16 novembre. Per ragioni organizzative e, in particolare, per i controlli di sicurezza connessi con l'accesso al sito, ci viene richiesto di comunicare al più presto ai responsabili della Base i nominativi dei partecipanti.

Il numero massimo di visitatori è fissato in 50 persone; le adesioni saranno pertanto accettate fino al raggiungimento di tale limite.

Qualora tu sia interessato ad aderire a questa iniziativa, ti chiedo quindi di far pervenire alla segreteria della Sezione Edili (mail: [email protected]) la tua adesione entro e non oltre martedì 23 ottobre. Con ulteriore comunicazione saranno fornite i dettagli organizzativi e logistici. Confido nella tua partecipazione e colgo l'occasione per salutarti cordialmente IL PRESIDENTE (Dott. Luca Bortolami)

2008 del Movimento per le Auto-nomie, di Lombardo, quando l'at-tuale presidente della regionesiciliana ricopriva il ruolo plenipo-tenziario di leader e tesoriere.Scorrendo la lista delle varieaziende che credettero maggior-mente al progetto autonomista diRaffaele Lombardo, c'è proprio laGemmo... Sì avete capito bene, lastessa ora impegnata nella realiz-zazione del Muos, opera per cuiLombardo rappresenta l'unicoesempio di politico siciliano favo-revole alla realizzazione dell'istal-lazione americana».Secondo sudpress.it infatti la spadi Arcugnano avrebbe finanziatol'Mpa di Lombardo con una som-ma di 15.000 euro regolarmenteiscritta a bilancio dello stessoMpa. Ma di questi riferimenti nellalettera di Bortolami non c'è trac-cia. Come non c'è traccia nei j'ac-cuse del sindaco berico AchilleVariati (Pd) che a più riprese, la-mentandosi della scarsità dei tra-sferimenti statali al comune di

Vicenza, ha puntato l'indice con-tro il pletorico apparato pubblicosiciliano. Di cui Lombardo, accu-sato dalla magistratura catanese diconcorso esterno in associazionemafiosa e di voto di scambio, ri-mane uno dei nomi eccellenti.

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Milena Gabanelli nella puntata di domenica 2 dicembre

Ospedale di Santorso nellle immagini di Report

di Marco Milioni

Al centro anche il rovente incontro organizzato a Schio dalla associazione Communitasin collaborazione con la locale Usb e moderato dal direttore di Vicenzapiu.com Giovanni Coviello

Le liason dangereuse tra lo StudioAltieri di Thiene, l'ex governatore

Giancarlo Galan, l'europarlamen-tare Lia Sartori, il gruppo Mantovanie la vicentina Gemmo impianti sonostati tra i principali spunti di Report,la popolare trasmissione dedicata algiornalismo di inchiesta andata inonda domenica 2 dicembre: oggetto

dell'approfondimento la finanza diprogetto nel mondo della sanità ve-neta. La trasmissione condotta daMilena Gabanelli ha messo sotto isuoi riflettori una serie di puntioscuri della pratica del cosiddettoproject finanncing. Tra i casi portatiad esempio ci sono due mega ap-palti. Quello dell'ospedale di Mestree quello del nosocomio di Santorso.Durante la puntata sono stati man-dati in onda diversi filmati tra i qualiquello relativo ad un rovente incon-tro organizzato a Schio dalla asso-ciazione Communitas in collabora-

zione con la locale Usb e moderatodal direttore di Vicenzapiu.com Gio-vanni Coviello. Allo stesso modo èstato dato molto spazio alle analisitecniche dell'ingegner Ivan Cicconi(che ha stangato il meccanismo dellafinanza di progetto), alle critiche delconsigliere regionale PietrangeloPettenò della Fds e alle considera-zioni del giornalista Renzo Mazzaroche sul cosiddetto sistema Galan haaddirittura scritto un libro.

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Il caso Santorso e il sistemaGalan sbarcano su Report

La finanza e il progettolan e il Sindaco di Venezia Cacciari. C'era il commissario europeoFranco Frattini. FRANCO FRATTINI - COMMISSA-RIO EUROPEO 2004-2008 Modello di una procedura di pro-ject financing che è stata rapida,efficace e ha saputo bene coinvol-gere i privati quindi, per queste ra-gioni, vedo questo ospedale comeun modello da portare in Europa. Antonino Monteleone fuoricampoE il Ministro della Salute, LiviaTurco. Livia Turco, Ministro della Sanità2006-2008Noi dobbiamo imparare ad apprez-zare molto questa sanità che ciprende in carico dalla culla allatomba e che non guarda al redditodelle persone, ma cura sulla basedel bisogno di salute. Pietrangelo Pettenò, ConsigliereRegionale del Veneto, PrcAssieme al mio collega, consiglierecomunale di Venezia, non ci siamoandati in quell'inaugurazione. Per-ché abbiamo detto questo è un mo-dello, altro che modello da impor-tare in tutta Italia. Questo è ilmodello in cui ci accorgeremo pre-stissimo che ci dovremmo pentireperché rincorrendo questo modellonoi rischiamo veramente di depau-perare le risorse pubbliche. Così staavvenendo. Milena Gabanelli in StudioL'Ospedale dell'Angelo a Mestre èil primo ospedale italiano Americanstyle dove anche l'occhio vuole la sua parte e ti sem-bra di essere un po' meno malato.È anche però il primo ospedale ita-liano realizzato con la formula delproject financing, cosa vuole dire?

che il privato ci mette dei soldi per-ché il pubblico non ce la fa e l'in-teresse del privato quale è? Dopola pubblicità. Milena Gabanelli in StudioSiamo in Veneto dove si è iniziatoa costruire ospedali in project fi-nancing, a Mestre, in questo caso pubblico e privatofanno metà e metà e il privato ciguadagna perché partecipa alla gestione, tutto benequindi. Ma se tu privato i soldi te lifai prestare e gli interessi te li pagoio pubblico e tu privato i soldi liutilizzi anche per costruire il la-ghetto artificiale o l'orto botanicoche con la salute c'entrano poco,si pongono una serie di domande.Antonino Monteleone. Antonino Monteleone fuoricampo

Il nuovo ospedale lo costruisce unconsorzio di imprese guidato daAstaldi con Mantovani Costruzioni,Gemmo Impianti, Mattioli e StudioAltieri.L'appalto vale 255 milioni di euro.L'azienda sanitaria ne mette pocomeno della metà. Ma non è un problema. L'altrametà la mettono i privati che incambio gestiranno i servizi non sa-nitari. Ivan Cicconi, esperto di appaltipubbliciFatto 100 il valore del mattone sulquale viene chiamato ad investireil privato, viene affidato allo stessoconcessionario un mega appalto diservizi, cioè tutti i servizi non sani-tari, e quindi in realtà il valore delcontratto non è 100. Perché il con-tratto di appalto che viene affidato

per tutta la durata della conces-sione normalmente, nelle esperienze che si sono realizzateha un valore di 1000. Antonino Monteleone fuoricampoLa Veneta Sanitaria Finanza di Pro-getto che raggruppa tutti i privatidel Project Financing dell'Angeloincassa circa 40 milioni di eurol'anno. Per trent'anni. Paola Gasbarri, Cobas Sanità Ve-netoSe riusciremo a pagarlo, comequello che stiamo pagando, cioècon 45 milioni l'anno di canonealla società di progetto, ritornerànostro, salvo eventuali altre proro-ghe nel 2032. Antonino MonteleoneE quanto ci sarà costato nel 2032? Paola Gasbarri, Cobas Sanità Ve-netoNel 2032 ci troveremo a pagare unmiliardo. Per cui otto volte tantoquello che avremmo potuto magarisemplicemente pagare con un mu-

Da “Report” del 2 dicembre 2012,servizio di Antonino Monteleone.

Di seguito pubblichiamo la trascri-zione del servizio video che Co-vepa ha trasmesso a tutti i mediavicentini.

L'articolo 20 della legge 67/1988stanziava 17 miliardi di euro percostruire nuovi ospedali e ristruttu-rare quelli che ne avevano bisogno.Venticinque anni dopo quei soldisono finiti. I nuovi fondi stanziaticoprono a malapena i costi di mi-glioramento delle strutture esistenti.Per costruire gli ospedali adesso siusa la tecnica del project financing.Se c'è bisogno di un ospedale ilpubblico mette metà delle risorse,l'altra metà la mette il privato chein cambio gestisce una serie di ser-vizi. In cambio si paga un canoneper una durata che va da 15 a 30anni. Una delle iniziative più con-sistenti riguarda Venezia, l'ospedaledell'Angelo di Mestre. Per costruirloservivano 250 milioni, metà lihanno messi i privati. I costi di que-st'operazione, però, a conti fatti, sa-ranno quattro volte maggiori.

Antonino Monteleone fuori campoCi sono i robot che portano da unpiano all'altro i pasti, i referti medicie il materiale per i laboratori. I cor-ridoi sono tirati a lucido. C'è il par-rucchiere. La libreria. L'ottico e lepompe funebri. In mezzo persinoun orto botanico. Ecco la sanità del futuro. Siamo aMestre e questo è l'Ospedale del-l'Angelo. All'inaugurazione di que-st'ospedale, cinque anni fa, l'entu-siasmo era bipartisan. C'era il Governatore Giancarlo Ga-

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tuo bancario. Antonino Monteleone fuoricampoL'ha notato anche la Corte deiConti. Gli "oneri finanziari" del pro-ject financing gravano pesante-mente sul bilancio e, quindi inevi-tabilmente, sulle prestazioni. Pietrangelo Pettenò, ConsigliereRegionale del Veneto, PrcQuindi tu per pagare le rate ai pri-vati del project, devi fare dei ri-sparmi altrove. Cosa fai? È sempli-cissimo. Eroghi meno servizi, faiaspettar la gente, riduci le presta-zioni. Ma questo può essere un concettoche noi applichiamo alla sanitàcioè al diritto costituzionale dellasanità dei cittadini. Giovanni Furlanetto, ConsigliereRegionale del Veneto, Lega NordLei pensi che d'estate quando c'èil sole sono costretti a mettere gliombrelloni da spiaggia perché le vetrate non rie-scono ovviamente a trattenere iraggi del sole. Antonino MonteleoneAddirittura? Giovanni Furlanetto, ConsigliereRegionale del Veneto, Lega NordE certamente. E quindi siamo vera-mente in un paradosso, no? Unaspesa enorme per costruire qual-cosa di bello, ma che poi in quantoa funzionalità ha delle grandissime

pecche. Antonino MonteleoneLei è una responsabile della Co-municazione dell'Angelo? Valentina AltieriNo no, noi siamo i progettisti. Antonino Monteleone Ah i progettisti! studio Altieri... Valentina AltieriSì Antonino MonteleoneAddirittura Valentina AltieriArchitetto Altieri Antonino MonteleoneAntonino Monteleone, Report, Rai3. Come sta? Antonino MonteleoneMa sta storia delle vetrate... Alberto AltieriEh... sì sì Antonino MonteleoneCome è andata a finire? Alberto AltieriMa... si è tutto calmato. No il di-scorso è che ... che ... Antonino MonteleoneNo aldilà del "calmato". Dico: que-sti erano i vetri del capitolato... cioèsono... Alberto AltieriSì sì sì sì Antonino MonteleoneMa è stato un errore nella scelta? Alberto AltieriDiciamo se c'è colpa è colpa mia.Lì abbiamo i letti. Se il malato è lì,

no? quindi il malato deve avere unaluce intanto non falsata nel suospettro solare perché altrimenti ildottore vede che c'hai l'itterizia in-vece stai bene. Antonino MonteleoneAddirittura!? Alberto AltieriNo, ti altera la luce, no? Antonino MonteleoneSolo che poi abbiamo l'effetto checi stanno gli ombrelloni. Alberto AltieriMa perché dopo non li hanno toltigli ombrelloni, ma se proseguivamoa fare quei gabbiotti che abbiamofatto. Antonino MonteleoneChe però non erano nel progettooriginario... Alberto AltieriChe non erano nel progetto origi-nario. Antonino Monteleone fuoricampoE pensare che lo studio Altieri èconsiderato, in Veneto, il miglioreper la progettazione in sanità. Loaveva fondato l'ingegner VittorioAltieri, prematuramente scom-parso. Altieri è stato il compagnodi Lia Sartori, la madrina politicadell'ex governatore Giancarlo Ga-lan. Antonino MonteleoneMolte scelte sono state condizio-nate da una figura politica moltoimportante per Galan e per il Ve-neto che è l'europarlamentare Sar-tori. Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Cosa c'è di male, scusi, eh? È vero.Lia Sartori che io giudico il migliorpolitico della regione Veneto mi haaiutato in tante in tante scelte. Antonino MonteleoneChe incidentalmente fu la compa-gna dell'ingegnere, dell'architettoAltieri. Anche casualmente lo stu-dio Altieri fa... Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Questo maligno che dice questecose è un cretino oltre che quelloche abbiamo detto prima perchéinsinua cose che non c'entranonulla. Si vede che sia l'ingegner Al-tieri che era un mio grande amicopersonale e ci tengo a dirlo e LiaSartori erano due persone intelli-genti che si sono trovate. Antonino MonteleoneLa scelta fino ad oggi è stata: fac-ciamo begli ospedali poi come fun-zionano dentro lo vediamo dopo. Franco Bonfante, Consigliere Re-gionale Veneto, PdLa scelta fino ad oggi...beh... begliospedali... la scelta fino ad oggi èstata fare ospedali costosi e ospedali con la finanzadi progetto inserendoci dentro cor-date di privati che per 20 o 30 anni si sono sistematiperché questi qua hanno utili - ledicevo prima - tra il 7 e 10 % quasi certo, quasi si-curo, garantiti. Antonino MonteleoneMa non era meglio andare in bancaa prenderli questi soldi? Franco Bonfante, Consigliere Re-gionale Veneto, PdMa secondo me bisognava fare dei

mutui come si faceva ai vecchitempi. Veronica Vecchi, docente PublicManagement Sda BocconiDiciamo che è un'operazione chevalutata con le lenti di oggi èun'operazione che è sicuramentecritica, ma valutata con gli occhialie con le lenti del 2002 è un'opera-zione che rappresentava sicuramenteun'innovazione.Antonino MonteleoneNon c'è il rischio che operazionicosì costose come il project sot-traggano risorse economiche... Antonio Padoan, Direttore Gene-rale Ulss 12 VeneziaNo no scusi. La diffido di dire chesono costose in senso negativocome lo dice lei... Antonino MonteleoneCostoso è costoso oggettivamentenon è negativo o positivo. Antonio Padoan, Direttore Gene-rale Ulss 12 VeneziaNo. Non sono costose... I project,c'è un progetto di legge, sarà ob-bligatorio nei prossimi anni quindi... Antonino MonteleoneRassegniamoci... Antonio Padoan, Direttore Gene-rale Ulss 12 VeneziaRassegnatevi. Non ci sono più soldinella pubblica amministrazione. Le

banche non tirano più fuori soldipiù di tanto ed occorre che qual-cuno si assuma il rischio. Il privatosi dovrà assumere questo rischio. Alberto AltieriChe rischio ha l'impresa nel projectdi un'autostrada? Antonino MonteleoneNessuno Alberto AltieriNo in un ospedale sì che hai il ri-schio. Antonino MonteleoneCioè che cosa dovrebbe succedereper mettere in difficoltà? Antonino MonteleoneLei sulla gestione di un'autostradaha solo da pagare il ticket e bastaqui c'ha l'ira di dio di tariffe... Antonino MonteleoneMa ha la garanzia degli introiti... Alberto AltieriSe uno ha l'esigenza di fare unospedale e lo stato non ha i 250milioni per fare un ospedale comequesto come fa? Antonino MonteleoneVa alla cassa depositi e prestiti.... Alberto AltieriNon le da un cazzo perché non lihanno... Antonino MonteleoneMa non capisco perché la bancache non da i soldi a me ospedalepoi li dà a Mantovani, non capisco. Alberto AltieriEh eh.

Alberto Altieri dell'omonimo studio Altieri intervistato da Report all'interno dell'Ospedale di Santorso

Orietta Totti, Usb Sanità Veneto, su Report Una cittadina che interviene al convegno di Santorso (immagini di Report)

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Antonino MonteleoneÈ un meccanismo perverso questo. Alberto AltieriHo capito, perverso, però diciamonon è che lo stato sia, diciamo, im-prenditore. Antonino Monteleone fuoricampoNell'era Galan, infatti, lo Stato, gliimprenditori se li va a cercare. Masecondo qualcuno trova sempre glistessi. Renzo Mazzaro, giornalista “IlMattino di Padova”In tutti gli appalti ricorrono siste-maticamente i nomi di MantovaniCostruzioni, di Gemmo Impianti edello Studio Altieri. I solito notifanno addirittura l'opera pubblica quando l'ente pubblico non sa ne-anche di averne bisogno ed è ilcaso dell'ospedale di Santorso. Antonino Monteleone fuoricampoA Santorso è stato realizzato ilnuovo ospedale unico dell'Alto Vi-centino. Un appalto da 140 milionidi euro ed un contratto che fa in-cassare ai privati 18 milioni di eurol'anno per 30 anni. Orietta Totti, Usb Sanità VenetoEcco come si fa. Ecco come si fa amandare in malora la sanità del Ve-neto. Dobbiamo tagliare il projectfinancing. È l'unica spending re-view che ci piace perché sennò lasanità del Veneto tra qualche annosarà esattamente uguale alla sanitàdella Campania, della Sicilia. Per-ché questo manda in malora. Ionon so voi, ma io sono stanca digente che mi racconta come hannofatto a rubare in questo paese e amandare in malora questo paese enon mi dice come Cristo si fa abloccare questa deriva che è unacosa vergognosa, bisogna bloc-carla. Antonino Monteleone fuoricampoAd un incontro pubblico politicisindacati e i dirigenti dell'aziendasanitaria si confrontano con i citta-dini. Hanno capito che qualcosanon torna. DonnaCome mai non c'è più il fondo perla costruzione degli ospedali? Mase c'è il project financing a cosa ciserve, voglio dire, no? Son sempre

soldi nostri, ma non li usiamo percostruire i muri, ma per darli ai pri-vati che ci guadagnano. Cioè mipare che è molto congegnata bene. Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Sono stato bravo o no? Antonino MonteleoneLo chiedo a lei. Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Io penso di essere stato molto bravoperché nessuno in Europa può con-tare in una regione così tante opererealizzate. Luca Zaia, Governatore Regionedel VenetoIo ho ereditato alcuni progetti di fi-nanza che hanno obiettivamente,in alcuni casi, dei costi finanziariche oggi sono fuori mercato. Peròè altrettanto vero che i cittadini pos-sono star tranquilli. Noi non ta-gliamo servizi, cure perché i projectsono da pagare. Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Zaia può dire quello che vuole ioso che quando c'ero io le opere sifacevano, gli ospedali si ammoder-navano. Sembra quasi che diventiuna colpa aver fatto tante cose. Bene io ne ho fatte tantissime.Quando c'erano i soldi coi soldipubblici e quando non c'erano isoldi del pubblico coi soldi dei pri-vati. Antonino MonteleoneNon cambiando la legge elettoralelei chiederà di essere ricandidato? Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Sì. Antonino MonteleoneSe dovesse cambiare la legge elet-torale e ci fossero le preferenze. Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Mi candido lo stesso. Antonino Monteleone fuoricampoMentre aspetta di conoscere il suofuturo politico, Galan passa le gior-nate tra le mura di Villa Rodella.Una villa quattrocentesca che hacomprato in provincia di Padova.A Cinto Euganeo. Antonino MonteleoneMi dice quanto ha pagato la VillaRodella?

Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Ehm... Lo dico per rispetto, tantotutto quello che riguarda anzi nonle dico le cifre perché è un po' vol-gare. Tutto quello che riguarda casamia è assolutamente tracciabile. Lamia ultima dichiarazione dei redditiprima di cominciare l'avventurapolitica, quella del '94, era di quat-trocento e sedici milioni di lire. Antonino MonteleoneAllora l'affermazione il governatoreGiancarlo Galan ha finito di gover-nare la regione Veneto con un pa-trimonio più grande di quello cheaveva quando ha cominciato, que-sta affermazione è vera o è falsa? Renzo Mazzaro, giornalista “IlMattino di Padova”Mi sembra che sia sotto gli occhidi tutti che è vera. Allora GiancarloGalan quando inizia abita all'Ar-cella in un palazzo che era quellodel padre, dopodiché... Antonino MonteleoneFinisce il mandato. Renzo Mazzaro, giornalista “IlMattino di Padova”Finisce il mandato che sta in unavilla quattrocentesca. Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Tutto è assolutamente rintraccia-bile. Antonino MonteleonePerò non m'ha detto quanto l'hapagata Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Ma non mi sembra... l'ho pagatacirca un milione di euro. Un po'meno, novecento.. ma non lo ri-cordo con precisione. Antonino MonteleonePoi i lavori di ristrutturazione io holetto una... Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Senta vada... guardi le indagini lehanno fatte in tutti i modi. Non c'ènulla che sia irregolare. Antonino MonteleoneMa io non le ho detto che c'è qual-cosa di irregolare Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Appunto. E allora...

Antonino MonteleoneAlcuni invitati alla festa dei cin-quant'anni del governatore hannostimato il valore dell'intervento, diristrutturazione tra i 3 e i 10 milionidi euro... Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Per carità se mi offrono 10 milionidi euro io gliela vendo. Antonino MonteleoneNuda proprietà di un appartamentoa Milano. Un imbarc... due imbar-cazioni Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010È l'appartamento in cui vivevo conla mia prima moglie. Antonino MonteleoneAh ok. Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Che ho lasciato a lei e mi è rimastala nuda proprietà. Antonino MonteleoneMa la società in Croazia ce l'ha an-cora? Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Ma per forza io ho fatto questa so-cietà che possiede. Antonino MonteleoneChe possiede la casa in Croazia.Che quindi non paga l' Ivie.Giancarlo Galan, Governatore Re-

gione del Veneto 1995-2010No no lo paga. Antonino MonteleoneLa paga l'Ivie? Giancarlo Galan, Governatore Re-gione del Veneto 1995-2010Si si cosa ha detto la... Milena Gabanelli in StudioSempre li ad intignare con la storiadelle case però è normale che dopouna vita lavorativa uno abbia ac-cumulato un po' di risparmi. Machissà come è chi fa politica ne ac-cumula sempre di più. Ora in Ve-neto ci sono altri 7 progetti sanitariin costruzione con il project finan-cing che peseranno molto sullecasse della regione, perché i privatichiedono i soldi in prestito e gli in-teressi glieli paga il pubblico. LaCorte dei Conti dice che il pubbliconon deve tirare fuori i soldi perchéil privato ci guadagnerà già con iservizi che poi fornirà all'ospedaledalla manutenzione al parcheggio,alla ristorazione ai servizi di lavan-deria e hai un bel dire che poi ilservizio sanitario non peggioreràperché il soldi sono quelli che sonoe quindi se non cominci a pensarciadesso dopo è tardi.

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Nelle immagini di Report, da sx: Pietro Veronese, presidente di Communitas, Giovanni Coviello, direttore di VicenzaPiu , e Gianfranco Refosco, segretario provinciale Cisl

Antonino Monteleone mentre intervista Giancarlo Galan per Report Su Report Renzo Mazzaro, autore de “I padroni del Veneto”

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Periodico indipendente, non riceve finanziamenti pubblici

Prossima uscita 23 febbraio

Se il project financing “finanzia” i privati che hanno costruito l’Ospedale di Santorso, noi abbiamo fatto i fotoreporter all’interno dell’ospedale di Schio, in abbandono ma ricco di mobili, apparecchiature e dotazioni con “tanto” di

scatole già riempite di materiali e chiuse con su scritte a pennarello le stanze di destinazione nell’Ospedale Unico dell’Alto Vicentino

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Sono in tantissimi a parlare del casodel project financing, che se-

condo l’accusa “finanzia” i privatiche hanno costruito l’Ospedale diSantorso, pardon l’Ospedale UnicoAlto Vicentino come il nuovo Diret-tore Generale, Daniela Carraro, ci hainvitato ufficialmente a citare l'ospe-dale impegnando per questo il temposuo e del suo staff. Ma sono in pochi,quelli che contano, a coprire di neb-bia contratto, importi dettagliati e ac-cordi in ballo, oltre che le tantelamentele che solo i sordi non rie-scono a sentire, non diciamo ascol-tare, anche se è sotto gli occhi di tuttiil faraonico impegno economicopubblico verso la cordata che ha co-struito un ospedale che ad oggi èfonte di polemiche anche sulle mo-dalità con cui è fornito il (dis)servizio.Allora mentre si attende trasparenzasull’operazione che il collega RenzoMazzaro attribuisce ai voleri (alle

brame, fa capire) della galassia GalanSartori e delle solite aziende che legraviterebbero intorno, noi abbiamofatto i fotoreporter all’interno del-l’ospedale di Schio, vecchio cosìtanto da essere già dotato di una piat-taforma edilizia che ne avrebbe per-messo l’espansione per svariati pianie così ricco di dotazioni da tenernein grembo ancora tantissime con“tanto” di scatole già riempite di ma-teriali e quant’altro e chiuse con suscritte a pennarello le stanze di desti-nazione a Santorso. L’accusa, chepure evidenzia «le spese di pulizia dilocali semi abbandonati e il mancatosmaltimento anche di rifiuti che po-trebbero essere tossici», punta il ditocontro gli altri sprechi da abbandono«perché non per contratto tuttoquello che manca a Santorso vieneobbligatoriamente comprato ex novoda chi gestisce il project ai prezzi econ le modalità dallo stesso stabilite».Per chiarire il più possibile a chi cilegge abbiamo scelto di pubblicare lefoto senza commenti, che non sianoin questa premessa esplicativa, e conuna semplice didascalia, che indica

anche il valore di massima del mate-riale se ricomprato, ma prima di pub-blicarle volevamo avere lumi espiegazioni proprio da Daniela Car-raro. Le abbiamo, così, chiesto già l’8febbraio un incontro («per intervi-starla e per mostrarle alcune fotodell’ospedale di Schio» abbiamoscritto anche il 13 febbraio allo stessoindirizzo da cui ci invitava a usare lagiusta dizione per l’Ospedale di San-torso, ops dell’Alto Vicentino) perchéci desse la motivazione del mancatotrasloco, magari non fatto in attesa diuna auspicabile cessione di tanti ma-teriali, apparati e mobili “inutili” auna qualche onlus che li destinasse apaesi poveri. Nessuna risposta? Sel’avessimo avuta la pubblicheremmo,se l’avremo la pubblicheremo. Con lastessa trasparenza con cui si vedonoi malati a piano terra, e non solo, aSantorso nelle stanze con vetrate dahotel vista mare.

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pag11VicenzaPiù & BassanoPiù 16 febbraio 2013

Vecchio ospedale di Schio, le immaginidegli sprechi da abbandono

“Reparto rianimazione tolte le apparecchiature,con la barra di sostegno più impianti gasmedicali del valore di circa 20.000 euro

“Mobili abbandonati in Chirurgia

“ Letti elettrici, circa 2.000 euro caduno

“ Mobilio al completo, mancano solo

materassi e lenzuola. Ogni letto 1000

euro + 500 euro comodino

di Giovanni Coviello

Page 34: VicenzaPiù n. 272

pag1216 febbraio 2013VicenzaPiù & BassanoPiù

“Poltrona, 500 euro

“ Materiale sanitario e non: ci sono Alibox,

contenitori stagni per medicazioni, altre cose

non toccate, materiale scaduto, nocivo o no?

“Cucina di reparto

“ Cartoni di mascherine per ossigeno da trasferire

con indicazione della stanza in cui dovevano

andare (esempio blocco B, stanza 344)

“Filtro per aspiratore

pronto soccorso

“Mobili pronto soccorso (circa 30.000 €) “

Consolle Dragher più trave di scorrimento(circa 15.000-20.000 euro per l’acquisto)

“Macchina pulizia pavimenti

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16 febbraio 2013 pag13VicenzaPiù & BassanoPiù

“Consolle comandi rianimazione con

monitor e parti di apparecchiature

telefoniche

“Colonna della Dragher per convogliare

gas medicali, elettricità ossigeno e altro

da posizionale accanto al letto del

paziente

“Contenitori per trasporto

sangue ed emoderivati da

reparto a reparto (100-150 €)

“Software!

“Raccordi per respiratori

automatici

“Scatole rianimazione

“Lampada sciaritica (si usa su tavoli

operatori e su tavoli di medicazione

perché non fa ombre): circa 4.000 euro

Page 36: VicenzaPiù n. 272

Il distributore di bevande calde La Serenissima

all'ospedale di SantorsoAlcolici somministrati al bar La Serenissima nell'Ospedale

Unico dell'Alto Vicentino, alias Santorso

pag1416 febbraio 2013VicenzaPiù & BassanoPiù

Il distributore La Serenissima all'ospedale

di Schio, tutte le bevande a 45 centesimi

(g.c.) C’è chi dice che l’Ospe-dale unico dell’Alto Vicentino,vulgariter di Santorso, non siastato realizzato rapidamente mache, invece, la consegna siastata, quella sì, rapida ma soloper evitare le penali sui ritardi,e che, quindi, ci fossero , e cisiano ancora, tanti lavori incom-piuti (vedi il parcheggio in cuigli operatori della biglietteria an-cora oggi non hanno un gab-biotto in cui proteggersi dalfreddo e dal gelo) o, peggio, malprogettati, come «gli impianti fo-tovoltaici divelti dai tetti alprimo vento di una zona noto-

riamente battuta dai venti», op-pure come «le sale del prontosoccorso, piccole, con locali peri pazienti e anche il personaleinsufficienti e inadatti, con saled’attesa non degne di esserechiamate così» per non parlaredegli stazionamenti delle ambu-lanze e, peggio, del «sistema ditubazioni già andato in tilt piùvolte» per non parlare del sitoprescelto, periodicamente inve-stito dagli odori dell’inceneritoreLa Capretta, non certo graditi daidegenti e dal personale. Ma gi-rando per la vecchia struttura di

Schio e quella nuova di Santorso(a Thiene ci andremo, ma ci di-cono che il quadro non sia poidiverso da quello di Schio) ci hacolpito un dettaglio. In cerca diuna macchina da caffè a Schiol’abbiamo usata per avere unbuon caffè a 45 centesimi dieuro. A Santorso, per soddisfarela nostra futile ma incallita esi-genza, la stessa macchinetta conlo stesso gestore dei ser-vizi di ristorazione, oplàLa Serenissima, macina ilcaffè e serve la tazzina a60 centesimi anche se lequantità erogate, vistoil numero di degenti e

di operatori presenti, dovreb-bero essere ben maggiori e,quindi, spingere un bravo ge-store (o chi gli ha firmato il con-tratto) ad abbassare piuttostoche aumentare i prezzi. Ma poici siamo consolati del solo 33%in più pagato per un caffè se èvero, come ci … dicono, che unpasto nella sede di Schio costaalla Ulss 4 poco meno di 6 euro

mentre La (solita) Serenis-sima adde-

bita circa il doppio. Quando ciriceverà a Daniela Carraro chie-deremo anche quali sono le pre-libatezza da chef che hannoconvinto Ulss e Regione a pa-gare il doppio. Per un maggiornumero di pasti, al solito. E poici berremo su, magari con gliinfreddoliti operatori del par-cheggio, con gli alcolici sommi-nistrati in un ospedale che è“Unico” anche per questo.

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All’ospedale di Santorso caffè e pasti sono da guida Michelin: beviamoci su

Il prezzo del caffe La Serenissima

all'ospedale di Santorso

Il prezzo del caffè La Serenissima

all'ospedale di Schio

Biglietteria open space a Santorso

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pag21BassanoPiù

La mescolanza

nel Trevigiano a San Nazario,estrema propaggine nordorien-tale della provincia di Vicenza.Similitudini. E le similitudini trai due progetti non mancano: en-trambe le maxi arterie vengonorealizzate con il progetto di fi-nanza, entrambe vengono ini-zialmente concepite in un modoper poi finire progettate in un al-tro, entrambe inizialmente ve-dono l’appoggio o la non belli-geranza di una parte dellecomunità locali e poi la netta op-posizione. Nel caso della Valsu-gana bis l’asseverazione sulla so-stenibilità economica dellaproposta dei privati, tra cui laPizzarotti e la Baita, arriva da«MPS Capital Services... gruppoMonte Paschi». Un satellite delgruppo bancario toscano finitodi recente nella bufera. E se dauna parte infatti l’opera è forte-mente voluta dal Pdl veneto non-

ché dal Carroccio, dall’altra l’as-severazione finanziaria arriva daun soggetto vicinissimo al Pd. Ecosì il Covepa con una nota fir-mata dal portavoce Massimo Fol-lesa va giù di mannaia e mettesulla graticola i timori di parecchiattivisti che vedono nella Castel-franco-San Nazario una sorta diprotesi per la Spv, cui dovrebbeportare traffico a sufficienza perfare in modo che in futuro i pe-daggi ripaghino l’investimento.Cifre e assetti societari. Ad ognimodo sul tappeto rimangono lecifre. Se la Valsugana bis, ingergo nota come Vsb, ha un co-sto previsto pari a 750 milioni diEuro, la Spv dovrebbe costare in-vece 2,3 miliardi. Tutte e dueviaggiano su un costo al kilome-tro di 24-25 milioni. Ma chi sonoi proponenti privati della cugi-netta? La capofila è la «Pizzarotti& C. spa», impresa molto vicinaal Pdl parmigiano. Il nome Piz-zarotti compare nella maxi in-chiesta della procura della cittàemiliana per il cosiddetto affaredell’ospedale vecchio (Repub-blica.it, pagine di Parma 4 giugno2012), la cui ristrutturazione erastata concepita proprio con lostrumento del project financing.E ancora nel raggruppamentocompare un nome molto noto inregione: è la «Ing. E. Mantovani»,una spa descritta molto accura-tamente nel libro “I padroni delVeneto” a firma del giornalistaRenzo Mazzaro. La spa è datanella cerchia dell’ex governatoreveneto, l’azzurro Giancarlo Ga-lan ma è data come vicina ancheall’europarlamentare del Pdl Lia

Sartori. L’impresa da anni vieneascritta al cosiddetto sistema Ga-lan in riferimento ad appalti ecommesse pubbliche che vannodalle infrastrutture viarie aigrandi progetti per la sanità. Eancora sempre nello stesso rag-gruppamento figura la Cis spa,una holding finanziaria veronesespecializzata in grandi progetti.E qui le liason col Pdl sono an-cora più robuste perché fino apochi anni orsono Sartori era ad-dirittura vicepresidente della Cisspa.Il retroscena. Non è un caso cheil 17 dicembre 2011 sul portaledel centrosinistra di Romanod’Ezzelino venga pubblicato unlungo approfondimento sulla vi-cenda Vsb nel quale si dà contodei timori precedentementeespressi da Raffaele Grazia, con-sigliere regionale in quota Udc.Il testo è chiaro: «... Fu il consi-gliere Grazia» a chiedere la con-vocazione urgente dell’assem-blea. «... Voleva sapere perchénon fosse stata presa in conside-razione la proposta concertata eapprovata in modo unanime da-gli enti locali interessati dal trac-ciato; perché non si fossero con-sultati i sindaci, la comunitàmontana del Brenta, l’Ammini-strazione Provinciale di Vi-cenza». E ancora: «Come mai le

«Money talks». Alla lettera, isoldi parlano. Ed è forse

l’espressione anglosassone chemeglio rende l’idea della capa-cità pervasiva del denaro. Matant’è in una campagna elettoralein cui l’affaire Monte PaschiSiena infuria sulla stampa nazio-nale, finisce che in uno dei suoimille rivoli, oltre alle accuse dalPdl verso il Pd, si nasconda unastoria in cui a farla da padronesono le infrastrutture venete. Ri-spetto alle quali le due forze po-litiche sono pronte ad acquietarei rispettivi ardori.J’accuse. Il caso acquista il sa-pore della polemica aspraquando il 9 febbraio Covepa, ilcoordinamento dei comitati chesi oppongono all’attuale tracciatodella Spv, dirama un comunicatoil cui titolo si commenta da sé:«La banda del project». L’asso-naza con «la banda del 5%» chesarebbe stata all’opera nel ventredel colosso senese è evidente,ma l’ambito è diverso perché ilCovepa punta l’indice sulla so-rella minore della PedemontanaVeneta, la Valsugana bis, un’astaricurva di 30 kilometri che do-vrebbe connettere Castelfranco

di Marco Milioni

Il Covepa scaraventa la Valsugana bis nel vortice dell'affaire Mps. E se il caso dagiorni vede opposti Pd e Pdl, dalle pieghe della vicenda emergono anche vicinanzee affinità politiche sopite nei mesi passati

imprese Pizzarotti & C. spa; Ing.E. Mantovani spa; Cis Compagniainvestimenti sviluppo spa e Cor-dioli spa, il primo luglio congiun-tamente avessero presentato allaRegione del Veneto una propostadi finanza di progetto, relativaalla progettazione, costruzione egestione dell’“Itinerario della Val-sugana... superstrada a pedaggio;se le stesse fossero riunite inmodo autonomo o fossero statesollecitate da qualcuno; se risul-tasse vero che fossero già statispesi 18,2 milioni di euro per laprogettazione; se avessero decisoautonomamente di assumersi unrischio di impresa di tali dimen-sioni o avessero ricevuto assicu-razioni, da soggetti ignoti, chequei soldi sarebbero stati abbon-dantemente recuperati, ovvia-mente a carico dei contribuenti».La staffilata fa il giro di tutto ilBassanese soprattutto se si con-sidera l’affondo finale di Grazia(di cui dà conto in primis Bassa-nonet.it) ma che viene riportatosempre sul portale del centrosi-nistra romanese. Il consigliere sidomanda chi abbia nominato uncerto politico in seno al cda dellascaligera Cis investimenti. Il rife-rimento, neanche velato, è al-l’onorevole Sartori.

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Tratta Altilia Falerna dell'autostrada Salerno Reggio Calabria costruita da Pizzarotti & C. spa

Raffaele Grazia, consigliere regionale Udc

Pedelombarda, una delle infrastrutture costruite dalla Pizzarotti & C. spa

Monte dei Paschi di Siena, sede

Una delle fasi iniziali della costruzione dell'Ospedale di Santorso Alto Vicentino daparte della Ing. E. Mantovani

Una veduta della Valsugana

16 febbraio 2013

Page 38: VicenzaPiù n. 272

pag515 marzo 2013

di Marco Milioni

di Filippo Zenna

Al di là delle questioni stretta-mente giudiziarie la provincia

di Vicenza è e rimane uno deglisnodi cruciali della cosiddetta vi-cenda Baita. Che in termini politicii media hanno immediatamente ri-battezzato sistema Galan.Sull’agenda politica regionale infattici sono due opere della galassiaMantovani che parlano l’idioma be-rico. Nel raggruppamento di im-prese che ha realizzato l’ospedaledi Santorso, oltre alla sempreverdeMantovani, c’è un pool di spa localidi altissimo lignaggio: Palladio Fi-nanziaria, Gemmo, Studio Altieri,Serenissima Ristorazione. Se siesclude la prima, la vicinanza deibig delle ultime rispetto all’ex go-vernatore veneto, l’azzurro Gian-carlo Galan è cosa assodata. Il trisdi imprese però è storicamente inprossimità anche ad un altro dei per-sonaggi politici più potenti del Ve-neto. Si tratta dell’europarlamentaredel Pdl Lia Sartori, da molti consi-derata la mente politica di Galan.Di qui spostandosi più a est, masempre in provincia di Vicenza, l’af-faire Mantovani incrocia i destini

della Valsugana bis, la contestatasuperstrada di 37 kilometri, 11 deiquali in tunnel, che dovrebbe con-nettere Castelfranco a San Nazariovia Bassano del Grappa. Come perSantorso il trait d’union è la realiz-zazione con la finanza di progetto,o project financing. Ma oltre allamodalità di concessione l’altroaspetto politicamente rilevante ri-guarda il mondo economico. Se perSantorso tra le imprese che hannoavuto in carico realizzazione e ge-stione dell’opera ci sono soggettistoricamente vicini al centrosinistra(Cooperativa Muratori e Bracciantidi Carpi, Consorzio Cooperative Co-struzioni), dall’altra l’istituto che as-sicura «la bancabilità» della Valsu-gana bis è Mps, notoriamente vicinoal Pd. Ed è anche in questa chiaveche vanno lette critiche, sempreprudenti, uscite nei confronti del si-stema Galan da parte del Pd, in pri-mis da parte dei neo-eletti al parla-mento.E come succede spesso in natura acolmare il vuoto ci pensa qualcunaltro. Sabato 9 marzo a Padova alcaffé Pedrocchi i neo-eletti del M5Shanno incontrato gli attivisti e i sim-patizzanti veneti del movimentoproprio per fare il punto sulla fi-nanza di progetto. E a condurre ledanze è stato ancora un vicentino,

il senatore Enrico Cappelletti. Le suedichiarazioni hanno fatto il giro deimedia regionali. Basti pensare allospazio dato lo stesso giorno dal por-tale del Corriere Veneto, un quoti-diano solitamente prudente sul ver-sante delle critiche alleinfrastrutture: «... Bene che la com-missione regionale d’inchiesta sulloscandalo Mantovani sia mista, com-posta sia da esponenti della giuntasia da consiglieri di minoranza, maquesto non basta. Serve più terzietàe noi invochiamo la presenza dicomponenti esterni al governo re-gionale, autonomi e indipendenti.Le minoranze dicono di voler par-tecipare alla commissione, ripeto èbene: ma queste opposizioni cheverificano ora quello che non hannoverificato prima, che significatohanno?». Ma la parte più dura arrivaalla fine: «È in discussione il sistemaGalan, quindici anni di governo delVeneto. Ora bisogna cancellarlo perlegge restituendo alla Regione realifunzioni di programmazione».E una prova del nove rispetto all’im-barazzo del Pd nell’ambito dell’in-tera vicenda lo si può misurare an-dando a spulciare Vicenzapiu.comdel primo marzo: «... si scopre cheun pezzo della indagine di questeore è nata da quella che ha poi por-tato alla condanna, ancora non de-

finitiva, di Lino Brentan per una sto-riaccia di tangenti. Sì, quel Brentanespressione del Pd Veneto, storica-mente vicino a un Pd doc come Da-vide Zoggia, venuto a salutare il sin-daco “bericodemocrat” AchilleVariati proprio poco prima delle ele-zioni. E allora qualche dubbio tiviene quando non senti nulla dinulla dai vari, appunto, Zoggia, Fi-lippin, Sbrollini, Crimì, Ginato (Pup-pato in passato da consigliere re-gionale due tre ammonimenti liaveva lanciati per vero, idem dicasi

per il vicentino Stefano Fracasso delPd e per Pietrangelo Pettenò di Ri-fondazione). Il silenzio è d’oro. Pa-radossalmente in una vicenda chepoliticamente inguaia i vertici delPdl, l’unico che ha scosso il torporepolitico è un certo Sergio Berlato,eurodeputato del... Pdl. Ed eccospiegata la diffidenza dell’opinionepubblica nei confronti di D’Alema,Bersani & soci quando fanno aper-ture strane prima al M5S e poi alplurindagato Berlusconi, l’amico diGalan». Da parte dei democratici,soprattutto in relazione allo stato diforte tensione che si sta accumu-lando a Roma, dove la pattuglia dionorevoli berici è più che nutrita,diversi tra commentatori e analisti,a partire da quelli de Il Fatto e delgruppo Espresso, si sarebbero aspet-tati «una durissima» presa di posi-zione. Che però, con rare eccezioni,non è arrivata.

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Destini incrociati

Un ufficio piccolo piccolo, un pa-trimonio immenso. In 50 metri

quadri, senza neppure una stam-pante e con un solo dipendente (cheera pure il titolare e dichiarava introitiper 12mila euro l’anno), dentro il pa-radiso fiscale di San Marino, WilliamColombelli s’era costruito pure unparadiso economico. Attraverso laBmc Broker, una delle “cartiere” pri-vilegiate utilizzate da PiergiorgioBaita, ad della Mantovani, per un lo-sco giro di fatture false che ha portatoall’emersione di 10 milioni di eurodi soldi “sporchi”, presumibilmentedestinati a pagare tangenti ed assu-mere una sorta di monopolio negliappalti delle grandi opere del Veneto.La Guardia di Finanza di Venezia,

già attiva su un filone per tangenti,ha accorpato la propria indagine aquella della Guardia di Finanza diPadova che, da una semplice verificafiscale, è riuscita a scoprire un maxicartello dedicato alla frode fiscale.In manette, oltre al 49enne Colom-belli, titolare della Bmc Broker, sonofiniti Piergiorgio Baita, amministra-tore delegato della Mantovani eduomo-fulcro dei movimenti loschi,Nicolò Buson, responsabile ammi-

nistrativo della stessa Mantovani, eClaudia Minutillo, ad della societàAdria Infrastrutture (altra società car-tiera) ed ex segretaria di GiancarloGalan, governatore del Veneto finoal 2010. Baita e Minutillo erano giànel mirino degli inquirenti per un fi-lone d’indagine che nel 2011 portòall’arresto per tangenti di Lino Bren-tan, ex ad dell’autostrada Venezia-Padova. Ma è stato l’accertamentofiscale alla Mantovani che ha apertoun nuovo fronte: nel 2005 la Bmcaveva emesso fatture indicandonell’oggetto attività tecniche che inrealtà venivano svolte da altre societàe in altri casi mai fatte. Le fatturefalse sono state pagate tramite boni-fico bancario su conti bancari di SanMarino e, a stretto giro, gli importisarebbero stati prelevati in contantiper la quasi totalità (esclusa la “com-missione”) da Colombelli e poi ridatia Baita e alla Minutillo. Il sostituito

procuratore Ancillotto ha interrogatotutti gli arrestati: Baita s’è avvalsodella facoltà di non rispondere, Clau-dia Minutillo invece ha parlato ed èstata sottoposta ad arresti domiciliari(verbale secretato, sensazione cheabbia vuotato il sacco sui giri illecitidelle cartiere). L’impressione è chela frode fiscale sia solo la punta diun grandissimo iceberg che intrecciapolitica e malaffare per giri di centi-naia di milioni di euro. Le societàcartiere sarebbero state in corrispon-denza frequente – secondo la docu-mentazione della Finanza – con di-verse società partecipate dellaRegione, su tutte Veneto Strade. E diqui s’è scatenato pure il polveronepolitico. Il governatore Zaia ha primaistituito un nucleo ispettivo interno,poi firmato la proposta partita dallaminoranza di creare un’appositacommissione d’inchiesta. In tanti hanmanifestato l’esigenza di fare chia-rezza sulla vicenda: da Pettenò (Fds)a Pipitone (Idv), passando per Fra-casso e Ruzzante (Pd). Il più duro èstato, però, Andrea Zanoni, eurode-putato dell’Italia dei valori, che hascritto a Zaia dopo aver già portatoin Parlamento Europeo lo scorso di-cembre – quando la bomba dovevaancora esplodere – la questione Ve-neto Strade. Con riferimento parti-colare a Silvano Vernizzi, ammini-

stratore delegato della comparteci-pata con diversi ruoli pubblici (tra iquali quello di presidente della Com-missione regionale Vas, acronimo pervalutazioni ambientale strategica),reo d’essere in evidentissimo stato diconflitto d’interessi. “Controllore econtrollato allo stesso tempo” spiegaZanoni, aprendo ad un ulteriorefronte di riflessione e possibilmented’indagine. L’arresto di Baita po-trebbe essere stato soltanto la micciaper creare un’esplosione pazzescaportando all’emersione di una Tan-gentopoli 2 che finirebbe per inghiot-tire tutto il Veneto. Tra cemento, fat-ture false, fondi neri ed intrecci trapolitica ed affari che rischiano di ri-velarsi malsani.

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Piergiorgio Baita

Claudia Minutillo, ex segretaria di Gian-carlo Galan

L'esplosione dell'affaire Mantovani riporta a galla le liason tra centrodestra ecentrosinistra nella gestione di molte opere in nome della finanza di progetto per laquale la provincia berica, tra partiti e imprese, rimane uno snodo chiave

Fondi neri, in manette il guru delle infrastrutture Baita e l’exsegretaria di Galan: si profila una tangentopoli-bis. Sottovigilanza le posizioni delle compartecipate regionali

Il Veneto trema

Locandina relativa ad un incontro sulla Valsugana bis

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pag616 maggio 2013

Ospedale di Santorso,collaudo desaparecido

«La quinta commissione ha ela-borato un documento di analisi

dettagliata dei vari project financingrealizzati in Veneto dal quale si de-duce che ci sono contratti capestroe forse quello di Santorso è il peg-giore perché non è modificabile».Così parlò il consigliere regionaledi minoranza Raffaele Grazia del-l'Udc il 17 aprile 2012 a Schio:puntualmente riportato dal GdV delgiorno appresso in pagina 24. Nellasala parrocchiale della SantissimaTrinità infatti l'associazione Com-munitas aveva organizzato uno deitanti incontri sul tema sanità e fi-nanza di progetto. Un evento moltopartecipato, come tutti quelli orga-nizzati proprio da Communitas, du-rante il quale per la prima volta lapopolazione aveva avuto dalla po-litica regionale, e non solo, un se-gnale chiaro: i canoni del leasingdel contestato nosocomio di San-torso sono, o potrebbero divenire,troppo esosi per le tasche dell'Ulss4. Ulss che in precedenza venivapresa come modello di parsimoniae gestione oculata. E così per man-tenere in piedi l'ospedale griffatoStudio Altieri (ma anche Gemmo,Palladio Finanziaria, Mantovani,Cooperativa Muratori e Bracciantidi Carpi, Consorzio CooperativeCostruzioni, Servizi Italia, Coop Ser-vice e Serenissima Ristorazione), laregione è costretta ad aprire i cor-doni della borsa con un capitolospeciale fuori dal sacco del bilanciodella Ulss 4. Così almeno sempredurante quell'incontro la spiegaLeonardo Padrin, presidente inquota Pdl al consiglio regionaledella commissione sociale e sanità.Ma le ombre sull'intera querelle siaddensano quando a fine febbraioi media nazionali danno la notiziadell'arresto di Piergiorgio Baita, pre-sidente della Mantovani, uomo

considerato l'architrave del cosid-detto sistema Galan. Riferimenti di-retti tra la vicenda dell'ospedale equella giudiziaria non ce ne sono.Ma in giunta regionale il presidenteLuca Zaia della Lega, che quelleopere se le è trovate prima del suoarrivo comincia ad essere assalitoda richieste di chiarimenti che arri-vano dal consiglio, dalle associa-zioni e più in genere dal territorio.Tra queste va annoverata quelladella associazione La Cordata, chefa riferimento a Valter Orsi, ex le-ghista, volto notissimo a Schio.Domenico Mantoan, ex big dellasanità pubblica berica ed oggi mas-simo dirigente della sanità regionale(in burocratese si dice segretario) il13 marzo 2013, dopo l'ennesimarichiesta di lumi giunta a Zaia dal-l'Alto Vicentino, proprio in replicaalle istanze del gruppo di Orsi,scrive al governatore una missivaregistrata al protocollo col numero111895.Cifre alla mano Mantoan riportaquelli che a suo dire sono i contisalienti della partita in gioco a San-torso. Tra forniture e costruzione ilnuovo ospedale costa 164,3 milionidi euro. Di questi 79,5 in capo aiprivati, 71,4 in capo alla regione e13,3 in capo alla Ulss 4. E qui c'èil primo dato «pesante» perché aldi là delle buone intenzioni sempreribadite dai sostenitori dell'opera,«il project financing è bello perchépagano i privati», i numeri diconoaltro. Ovvero che la maggior partedel peso per la costruzione pesasulle spalle degli enti pubblici, re-gione ed Ulss per 84,7 milioni. Esempre in tema il super-dirigentescrive che nel considerare il pro-blema «bisogna distinguere tra i ca-noni pagati per l'erogazione dei ser-vizi, appalti, da una parte e canoniriferiti all'investimento dall'altra».Con questi ultimi che sono pari a«175 milioni di euro». Mantoan en-tra anche nel merito del contrattorelativo al project, che nei mesi hascatenato polemiche su polemiche

di Guido Gasparin e Marco Milioni

Una missiva inviata al governatore Zaia da un altissimo funzionario regionale rischia di gettare lo scompigliosull'Ulss 4. Al centro del contendere c'è il nuovo ospedale di Santorso, ma la querelle potrebbe riversarsi anchesulla politica, a Venezia come in terra berica

poiché non ne viene rivelato il con-tenuto. L'alto funzionario spiegache il contratto «non è stato sotto-scritto dalla regione ma dall'Ulss4» e che «i contenuti sono nella di-sponibilità della stessa azienda sa-nitaria e della conferenza dei sin-daci». Una affermazione chepotrebbe diventare un vero e pro-prio caso poiché da anni i sindacidel comprensorio lamentano di nonavere mai ricevuto quelle carte. Chidice la verità?Ma il vero nodo da chiarire riguardauno dei passaggi centrali della re-lazione firmata Mantoan, poche ri-ghe che potrebbero gettare lo scom-piglio sulla politica berica eregionale: «... Ad ogni buon contol'opera è sottoposta al collaudo diun'apposita commissione: il col-laudo è ancora in corso... Attual-mente si sta procedendo alla veri-fica delle correzioni apportate dalcostruttore, alle prescrizioni formu-late dai collaudatori nel corso delleattività valutative, contestando pun-tualmente ogni difformità». Macome è possibile una cosa del ge-nere? È in qualche modo consentitol'uso dell'ospedale, che oggi apparepienamente operativo, anche in as-senza di una procedura di collaudocompiuta e completa? E quali dif-formità sarebbero state rilevate? Esoprattutto poiché la missiva diMantoan è stata vergata da quasidue mesi, c'è il rischio che rispettoalla criticità evidenziate si tenti lastrada di mettere in qualche modotutto a tacere?

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Una delle fasi della costruzione dell'ospedale di Santorso Alto Vicentino da parte della Ing. E. Mantovani

La prima pagina della risposta di Mantoan a Zaia

Luca Zaia e Giancarlo Galan

Senza parole(m.m.) Rispetto ai dubbi solle-vati nel documento firmato daDomenico Mantoan, chi scriveha interpellato la direzione del-l'Ulss 4 nella persona di Da-niela Carraro. Lo stesso è av-venuto ovviamente per lostesso Mantoan. Dai due al mo-mento non è giunta risposta al-cuna. Le questioni poste sul ta-volo però non sono di pococonto. Perché se l'iter dei col-laudi in qualche maniera è in-completo è possibile che lastruttura possa operare? E percaso le circostanze rendevanonecessaria una penale a caricodel concessionario?

Onestà Coerenza Buon Senso

Vota

SILVANO SGREVA

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pag522 maggio 2013

di Marco Milioni

Inciucio sanitario

«Le notizie di queste ore però get-tano ancora una volta una luce

sinistra sul cosiddetto sistema venetodelle grandi opere pubbliche, ricor-diamo che attualmente si trova agliarresti l'ingegner Piergiorgio Baitadella Mantovani, e sull'eredità chequesto ha lasciato rispetto alla co-siddetta finanza di progetto. Unaluce sinistra che si estende alla Lega,che comunque facendo parte dellamedesima maggioranza, ha semprecondiviso tali scelte». Va giù pesan-tissimo il M5S che in una nota dira-mata da Francesco Celotto il 17maggio (Vicenzapiu.com dellostesso giorno) per conto del “Gruppograndi opere Veneto”, si rivolge di-rettamente alla giunta regionale.Il 17 infatti sono ancora nell'aria letensioni dovute alla pubblicazionesu VicenzaPiù del giorno prima (a

pagina 6) dei contenuti di una letterascottante del segretario generaledella sanità veneta Domenico Man-toan. Il quale senza tanti giri di pa-role precisa al governatore Luca Zaiadel Carroccio che su uno dei noso-comi più chiacchierati del Venetoaddirittura i collaudi sarebbero in-completi a fronte di una struttura cheè già in esercizio. Il M5S per di piùattacca ad alzo zero anche il grossodella politca veneta puntando l'in-dice anche contro Pdl e Pd: «E nonpuò essere sottaciuto anche il so-stanziale silenzio col quale i verticidel Pd, hanno avallato tali scelte,giacché tanto per essere chiari, nelraggruppamento d'impresa che haottenuto la concessione per la rea-lizzazione e gestione dell'ospedaledi Santorso nel Vicentino non man-cano le coop della cosiddetta arearossa. Il Movimento Cinque Stellenon rimarrà in silenzio e il nostrogruppo chiederà l'intervento dei no-stri deputati e senatori affinché contutti mezzi a disposizione dei parla-

mentari sia fatta chiarezza sulla vi-cenda, costi in primis. Vogliamo sa-pere se per esempio al concessio-nario siano state applicate salatesanzioni per eventuali ritardi nellaconsegna del manufatto».Sul versante del consiglio regionalenon manca la presa di posizione diPietrangelo Pettenò della Fds il qualespiega di essersi già messo al lavorosulle carte e che prestissimo farà sen-tire la sua voce. Frattanto però i si-lenzi che contano rimangono tali.Daniela Carraro, direttrice generaledella Ulss 4 Alto Vicentino tace an-che se formalmente interpellata. Lostesso dicasi per Mantoan.Ma per capire lo stato d'animo dellapolitica regionale su un argomento«che scotta» basta dare una brevesbirciata sul portale veneto degli az-zurri e dei democratici. Se gli azzurriaffrontano nell'ordine: sondaggiosullo ius soli; sondaggio sull'Imu;considerazioni dei parlamentari sul-l'economia; considerazioni dei par-lamentari sull'Imu; elucubrazioni diMaurizio Sacconi sulle proposte inmateria di lavoro lette sul Corsera;Dennis Verdini scosso dalle violenzedi piazza; considerazioni dei parla-mentari sul femminicidio; conside-razioni dei parlamentari sulla so-spensione dell'Imu come «vittoria diSilvio Berlusconi», considerazioniparlamentari sull'Imu; dichiarazionidi Verdini che smentisce di avere ri-ferito a chicchessia degli statid'animo di Berlusconi; Carlo Gio-vanardi il quale precisa che la Ca-mera non ha riconosciuto l'assi-stenza sanitaria integrativa allecoppie gay; Silvio Berlusconi che

vaticina una lunga durata del go-verno bypartisan.Durerà per caso fino al momento incui i big del Partito democratico nonmetteranno il becco su questioni spi-nose come l'affaire Santorso, in cuinon mancano i soggetti vicini al Pdl,ma pure al Pd? Sì perché a sfogliareil portale dei democrat veneti, l'ot-timismo azzurro sembra sostituitodalla «viva e vibrante» preoccupa-zione circa il meteo e la bretellanord di Vicenza. Il capogruppo inconsiglio regionale Lucio Tiozzo diSantorso sembra non avere sentoree preferisce esternare sul maltempo.Gli fa eco il collega di banco, non-ché arzignanese doc Stefano Fra-casso, che chiede un piano straor-dinario. La deputata berica DanielaSbrollini chiede urgentemente il ba-cino di Caldogno contro le piene,dimenticandosi però l'Ulss, nel cuicomprensorio, a Cogollo del Cengio,c'è un invaso che potrebbe conte-nere molta più acqua di quello di

Caldogno. I deputati Andrea Mar-tella e Michele Mognato assicuranoche faranno la loro parte nel chie-dere gli stanziamenti per la messain sicurezza idraulica in salsa ve-neta, mentre l'onorevole AlessandraMoretti, che incidentalmente è an-che vicesindaco di Vicenza, chiedeal ministero delle infrastrutture lumisulle risorse per la tangenziale o bre-tella Nord Vicenza. Tutti a chiederesoldi. Ma su Santorso, e sulla possi-bilità di risparmiare soldini, magaritagliando eventuali inefficienze,nulla c'è. Forse Santorso, chissà secosì la pensa il Capo dello StatoGiorgio Napolitano, è un argomento«divisivo». A Roma alle divisionipreferiscono le somme? Intanto divedere la versione integrale del con-tratto di affidamento della realizza-zione e della gestione della strutturada parte dell'Ulss ai privati non sene parla più.

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Dopo le rivelazioni di VicenzaPiù sul mancato completamento del collaudo per l'ospeale di Santorso il M5Sannuncia battaglia, la Fds spiega di volerci vedere chiaro, mentre Pd e Pdl tacciono

Le pagine Facebook del Pd e del Pdl

L’ospadale in costruzione a Santorso

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pag814 giugno 2013

Ucci ucci, sento odore di Galan... ucci. Il segugio Berlato caccia la preda lungo i fiumi

di Giovanni Coviello

Dopo le sue denunce«presso varie procure, tra

cui quella vicentina» per veri-ficare «l’eventuale esistenza diun sistema di malaffare nellagestione degli appalti veneticon gangli traversali ai partitiche potrebbero coinvolgere an-che il Pdl» e dopo i primi ri-scontri delle inchieste sul filoneBaita Mantovani, l’eurodepu-tato nonché coordinatore pro-vinciale del partito di Berlu-sconi, Sergio Berlato, hapreannunciato nella conferenzadi sabato 8 giugno tenuta signi-ficativamente proprio presso lasede provinciale del Pdl inPiazza Biade un nuovo faldonedi documenti che porterà agliinquirenti. Su VicenzaPiu.com

a notte fonda abbiamo pubbli-cato l’interessante video com-pleto (si trova alla data del 9giugno digitando una delle se-guenti chiavi o tag: Sergio Ber-lato, Renzo Mazzaro, GiancarloGalan, appalti) anche per dareai lettori un’informazione nonfiltrata su quanto detto da Ber-

lato, che alcuni media localihanno, a nostro parere, mini-mizzato se non deviato suaspetti politico-elettorali margi-nali nella fattispecie, magaricon la giustificazione dell’as-senza esplicita di nomi di ac-cusati a cui rende giustizia ilnostro titolo che fa riferimentoalle domande secche rivolteall’eurodeputato e dirigente Pdlda Renzo Mazzaro, autore dellibro inchiesta “I padroni delVeneto” e dal sottoscritto: Ber-lato e la nuova denuncia controil sistema appalti: 49 minuti e39 secondi, Galan li vedrà?Il nuovo filone di “dubbi/ac-cuse” si riferisce ai «lavori as-segnati col ricorrente sistemadella somma urgenza nel set-tore idraulico e che sarebbero

accompagnati anche da fattureemesse senza la certezza che ilavori siano stati effettuati so-prattutto a Vicenza, Padova, Ro-vigo, Venezia … con referentiil Genio civile e le altre autoritàpubbliche competenti al ri-guardo così sottraendo lavoro achi rischia di dover chiudere efacendo confluire fondi pub-blici, mal spesi o dissipati,verso le solite aziende.».Questo, faldone come il prece-dente, nasce da documenta-zione portata a Sergio Berlatoda imprenditori veneti che «os-servano come per loro scarseg-gino gli appalti, tutti deviativerso i soliti noti», per tanti, tracui il collega Renzo Mazzaro,attivamente presente alla con-ferenza stampa, facenti riferi-mento alla cosiddetta galassiaGalan Sartori, mai citata espli-citamente da Berlato, anche sei suoi larghi sorrisi che accom-pagnavano le ripetute “provo-cazioni”, oltre che di chi umil-mente vi scrive, anche esoprattutto di Mazzaro, appari-vano più che un cortese “svia-mento” delle personalizzazionicome una ammiccante con-ferma.«Il sistema, se confermato, sa-rebbe trasversale - osserva Ber-lato - anche perché chi even-tualmente divide torte illecitelo fa assegnandone fette all’al-

tra parte per vincolarla a unacolpevole e omertosa compli-cità. Ma il compito mio e delcoordinamento provinciale èdenunciare le asserite anomalielasciando ai magistrati il com-pito di verificare e sperando chei nostri esponenti di vertice ri-sultino al di fuori di ogni so-spetto, questo per la credibilitàdel partito e a tutela di chi vi siimpegna onestamente...».Chiara la provocazione di Ber-lato, fatta, bisogna dirlo, conuna coraggiosa battaglia.Ad annuire e ad appoggiarlamoltissimi dirigenti locali pro-vinciali del Pdl presenti sabato,tra cui l’ex sindaco Enrico Hül-lweck, che ha rimpianto i tempidella politica fatta per ideali enon per interessi, e l’ing. Gio-vanni Mazzotta, ex militare, exdirigente Fincantieri, tra i fon-datori di Forza Italia e ora tito-lare di uno studio di ingegne-ria.Una prova aneddoto delle de-nunce? «Se si scoprisse - diceBerlato- che un camion ha fattodecine di viaggi per trasportomateriali, fatturati e pagati, equel camion è fermo da tempoin una rimessa perché non fun-zionante, cosa vi chiedereste?».

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L'alluvione a Vicenza

L’on. Sergio Berlato con Enrico Hüllweck e altri dirigenti del coordinamento provinciale del Pdl

La richiesta di versamenti ai cittadini per le opere post alluvione

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pag914 giugno 2013

L’assaggio di Baita

di Marco Milioni

Dopo mesi di reclusione l’ex presidente della Mantovani prova a testare l’orientamento degli inquirenti inuna inchiesta che potrebbe deflagrare ai piani alti della politica e della finanza. E nella quale fa capolino comenuovo difensore dell’indagato un notissimo avvocato vicentino

Èmartedì 4 giugno. Il Corrieredel Veneto in pagina 5 spara

la notizia di giudiziaria che farà ilgiro dei palazzi della politica re-gionale. Sembra che per l’affaireMantovani dietro l’angolo ci sianonovità eclatanti in arrivo: «Ora illivello politico trema. PiergiorgioBaita è pronto a parlare e a rac-contare la sua verità: dove sonofiniti quegli svariati milioni di eurodi fondi neri creati con le false fat-ture della Bmc Broker di WilliamColombelli (e di varie altre societàper le quali sono ancora in corsole indagini)? Dopo 96 giorni dicarcere e di fronte alla richiestadi giudizio immediato del pm Ste-fano Ancilotto, l’ex presidente diMantovani sembra aver cambiatostrategia. Nessuno ovviamente loammetterà mai per iscritto o travirgolette, ma quella dello studioLongo-Ghedini è una scelta in pri-moluogo politica. Le dichiarazionidi Baita potrebbero infatti andarea colpire qualche esponente dellostesso partito di cui i due titolaridello studio - storici difensori diSilvio Berlusconi - sono parlamen-tari, ovvero il Pdl. Una situazioneche creerebbe non pochi imba-razzi e che dunque si è preferitoevitare. D’altra parte non è un mi-stero che fin dai tempi dell’arrestodi Baita, disposto dal gip AlbertoScaramuzza con l’accusa di asso-ciazione per delinquere e frode fi-scale, sullo sfondo è sempre rima-sto il sospetto di un livello politicoverso cui i fondi, nella ricostru-zione della Guardia di Finanza,

un passo indietro. Ciò significaper forza che Ambrosetti (il suostudio ha patrocinato spesse voltela municipalizzata berica Aim)marchi maggiore distanza dallagalassia Pdl nella quale orbitano ilegali di Berlusconi Pietro Longoe Niccolò Ghedini? Quest’ultimoin passato è stato pure coordina-tore del Pdl veneto. In questo con-testo c’è un altro aspetto che ri-guarda il professor Ambrosetti: lasua orbita accademica all’univer-sità di Padova infatti è di notoriaprossimità a quella del collegaPietro Longo. E ancora il fratellodi Ambrosetti, Massimo, è uno sti-mato e influente diplomatico inforza al Ministero degli Esteri, chenel 2011 addirittura era applicatofuori ruolo alla presidenza delconsiglio. Con quale premier? Sil-vio Berlusconi in persona. Così al-meno sta scritto a pagina 10 del-l’annuario 2012 della Farnesina.Il dubbio quindi rimane... Il cam-bio repentino deciso da Baita è ilsintomo di una volontà autenticadi collaborazione sperando in unafine celere della carcerazione pre-ventiva oppure si tratta di una ma-novra diversiva pensata da chispera di tirare fuori dal carcere unBaita pronto a parlare senza chequest’ultimo apra il suo vaso diPandora fitto di nomi, cognomi,cifre e circostanze scottanti?».Sarà una coincidenza ma di lì aqualche giorno l’atteggiamentodei media cambia. Non sono po-chi quelli che repentinamente co-minciano ad identificare nel com-portamento di Baita più che lavolontà di collaborare a 360 gradiquella di saggiare la disponibilitàdella procura ad eventuali aper-ture. Anche perché a metà dellasettimana passata sempre da am-bienti vicini alla procura vene-ziana trapela la notizia che Baitaavrebbe al momento ammessogran poco. Ma a rendere ancorapiù intricata la vicenda è il fattoche il verbale sarebbe stato secre-tato.Rimane però una questione dicruciale. Nei mesi si è letto e ri-letto del cosiddetto sistema Baita.Si è detto dei fondi neri e dell’eva-sione fiscale. Si è scritto del co-stosissimo e ramificato sistema pa-rallelo di intelligence che Baitaavrebbe messo in piedi per pre-venire eventuali intrusioni daparte degli inquirenti. Ferma re-stando la presunzione di inno-cenza, è pensabile che un «am-baradàn» del genere sia statoconcepito solo per occultare da-nari al fisco? Oppure il bene piùprezioso è la mappa di relazionipoliitco imprenditoriali col gotha

Piergiorgio Baita (foto: Il Gazzettino)

Giancarlo Galan e, al centro l’avvocato Niccolò Ghedini dietro

Enrico Ambrosetti (foto: Il Giornale diVicenza)

sarebbero stati dirottati».La settimana precedente PietroLongo e Paola Rubini hanno ab-bandonato l’incarico di difensoridi fiducia di Baita il quale si è af-fidato ad altri due legali: il vene-ziano Alessandro Rampinelli ed ilprofessor Enrico Ambrosetti, no-tissimo legale vicentino. E sui mo-tivi reali di questa novità suglistessi media regionali impazzanole congetture.Una delle ipotesi che circola piùfrequentemente è quella secondola quale Baita, tuttora in carcere aBelluno, anche in ossequio ad unarigida linea difensiva, abbia decisofino a ieri di non fare quei «nomieccellentissimi» che forse nellamente degli inquirenti sono al ver-tice del cosiddetto sistema Man-tovani. Una spa che da anni è di-venuta una sorta di asso pigliatutto nelle commesse pubblicheregionali, il tutto supportato daottime conoscenze con i vertici

del Pdl regionale, in primis conl’ex governatore Giancarlo Galan,che è poi uno dei fedelissimidell’ex premier azzurro silvio Ber-lusconi. Epperò è davvero così?Vicenzapiu.com sfidando un po’la stampa regionale mainstreamavanza una ipotesi alternativa ri-portata in un servizio del 4 giu-gno: «Ma è proprio sicuro cheBaita abbia deciso di vuotarecompletamente il sacco, magaricon nomi e cognomi altisonanti,e che il cambio del collegio di-fensivo sia un portato di talescelta? In circostanze del generesolitamente quando assistito e le-gale impostano una strategia lestrade da percorrere sono allagrossa quattro. Uno, l’indagatonon ha alcunché da nasconderee spiega ogni cosa al magistrato.Due, l’indagato, indipendente-mente dalla sua estraneità o menoai fatti, è sicuro di cavarsela e pre-ferisce tenere chiusa la bocca, sa-pendo che una scelta del generepotrebbe comunque avere comecontropartita il prolungamentodella detenzione preventiva. Tre,l’indagato o la sua cerchia deci-dono di fare qualche piccola am-missione ai pm sperando in unammorbidimento, mentre conte-stualmente la difesa viene affidataad un collegio più dialogante conla controparte. Quattro, l’indagatoe la sua cerchia decidono in qual-che maniera di collaborare fatti-vamente e a fronte di precise ga-ranzie, fanno nomi e descrivonocircostanze. In quest’ultimo casoper esempio la storia della Tan-gentopoli veneta insegna che ti-picamente non è lo studio Longo-Ghedini cui gli imputati fautoridella linea della collaborazione sirivolgevano».E ancora: «Baita non ha suasponte revocato il collegio, bensìsono stati Longo e Rubini a fare

politico, e non solo politico, delveneto?Un pezzo di risposta in futuro po-trebbe essere disvelato dallo sce-nario che il 9 giugno viene trat-teggiato da Carlo Mion sul portaledel Mattino di Padova il quale ol-tre a riferire delle rogatorie chiestedalla magistratura lagunare inSvizzera, proprio su alcuni contiriferibili a Baita, non solo interes-sano la magistratura del capo-luogo regionale, ma pure quellaelvetica: «I conti correnti segretidi Piergiorgio Baita e di altre per-sone finite nell’inchiesta della Pro-cura di Venezia che indaga perfrode fiscale ed evasione, ora in-teressano anche la Procura di Lu-gano che sta verificando che queldenaro non sia di provenienza il-lecita». E la frasetta che starebbemandando in subbuglio la politicaregionale è breve breve: «... I conticorrenti segreti di Piergiorgio Baitae di altre persone finite nell’inchie-sta». Ma chi sono queste altre per-sone? Si tratta dei primi indagatinell’ambito dell’inchiesta o qual-cun altro, magari esponenti del-l’intellighenzia veneta, è già finitosotto la lente della Guardia di Fi-nanza e dei togati? E c’è un’altraquestione che rimane sulla scac-chiera. Se i magistrati d’oltralpehanno deciso di collaborare e ma-neggi di varia natura sono stati cu-cinati all’ombra delle montagnesvizzere, allora non è improbabileche i detective svizzeri saranno ingrado di ricostruirli con rapidità. Ecosì nell’inchiesta un ruolo fonda-mentale potrebbero giocarlo nonsolo le rogatorie, ma l’intera massadi informazioni scambiate tra unpaese e l’altro. Dalle quali potreb-bero emergere novità su un ver-sante ancora poco esplorato daimedia: il ruolo della proprietàdella Mantovani nel cosiddetto si-stema Baita.

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pag1014 giugno 2013

La cortina sanitariadi Marco Milioni

Che il nuovo Ospedale dell'AltoVicentino sia al centro di pole-

miche è una costante. Anzi perusare una terminologia medica lepolemiche da costanti sono dive-nute croniche. Non solo ci sono idubbi sulla progettazione, sui costi,sul project financing. Ma sul noso-comio di Santorso ora si addensanoi dubbi su chi debba chiarire i ...dubbi perché l'intera vicenda nelleprossime settimane da tormentonepolitico potrebbe trasformarsi in unmelange tra un gioco degli specchied uno scaricabarile.Sul taccuino degli avvenimenti re-centi rimane solitaria la notizia ri-portata da VicenzaPiù il 16 maggioa pagina 6 nella quale si dava contodi una missiva inviata dai massimiorganismi tecnici della regione alpresidente Luca Zaia della Lega.Una missiva in cui si spiegava comeil collaudo del nuovo ospedale nonfosse ancora completato. Ad ecce-zione di una durissima presa di po-sizione del «Gruppo Grandi opereVeneto» del M5S e ad eccezionedi una richiesta di lumi da parte di

Sbrollini. Poi c'è la pasionaria LauraPuppato, che rientra nel noveroavendo ingaggiato sul project unasua battaglia durata anni. E ancoranel novero dei potenziali richie-denti risultano tutti i consiglieri re-gionali: i nostrani-democratici sonoappunto Fracasso e Giuseppe Ber-lato Sella. Poi c'è una sfilza di sin-daci della conferenza afferente al-l'Ulss 4 tra cui il primo cittadino diSantorso Pietro Menegozzo e unasupersfilza di consiglieri comunaliche tramite il sindaco possono co-munque chiedere la documenta-zione? La questione però è un'altra.Nessuno mai è andato a sbattere ipugni, magari presentando denuncepenali, per ottenere quanto di spet-tanza. Perché?Un ragionamento a parte merita poiil M5S. Il quale all'indomani dellanotizia del collaudo incompleto peril nosocomio di Santorso aveva fattofuoco e fiamme: «Apprendiamodalla stampa locale (VicenzaPiù del16 maggio 2013) che l'ospedale diSantorso non avrebbe ancora otte-nuto il collaudo o parte di questo.Il nosocomio costruito in project fi-nancing dal raggruppamento che facapo alla vicentina Gemmo, daanni è al centro di parecchie pole-miche... La notizia ci lascia basiti...non può essere sottaciuto anche il

Rifondazione la cosa, per certiaspetti clamorosa, è rimasta solouna faccenda di carta ed inchiostrotipografico. Al centro del conten-dere rimane quindi il contratto e glialtri dettagli che regolano la con-venzione in forza della quale il rag-gruppamento Gemmo e l'Ulss 4Alto Vicentino regolano e hanno de-ciso la realizzazione del nosoco-mio.L'8 giugno però sul blog del consi-gliere regionale democratico vicen-tino (arzignanese per dovizia) Ste-fano Fracasso appare una nota chelascia poco all'immaginazione: «Gliaccordi fra Ulss e privati sulla co-struzione e gestione del nuovo ospe-dale non possono rimanere riservati,ma sono conoscibili dall'opinionepubblica tramite i propri sindaci.Perché i cittadini hanno il diritto disapere come opera il pubblico ecome destina le risorse. Lo sostiene

la direzione attività ispettiva e vigi-lanza socio sanitaria del ConsiglioRegionale veneto. Il Servizio Ispet-tivo sociosanitario è un organismoche ha poteri ispettivi e fornisce pa-reri su questioni giuridiche com-plesse. Ad esempio quella del pro-ject financing del nosocomio diSantorso, che i sindaci dell'area ave-vano chiesto di vedere più voltedopo le polemiche sui parcheggi apagamento... basta segreti sul con-tratto del project di Santorso. Oral'Ulss trasmetta il documento i sin-daci».Le considerazioni di Fracasso sonocorrette anche se non sono una as-soluta novità perché sia in sede dicommissione speciale sulla sanitàveneta, sia in termini di legge, i sin-daci della conferenza hanno dirittoad avere le carte. Il problema è cheanzitutto le carte vanno domandate.E se l'Ulss o la regione le neganol'unico passo è quello di informarela procura per un ipotizzabile rifiutoin atti d'ufficio. Ma chi si è mossoverso questo sentiero di verità? Omeglio chi sono i soggetti che po-trebbero domandare l'intero incar-tamento? Al primo posto ci sono iparlamentari. Il partito di Fracasso,il Pd, a Vicenza ne ha eletti una ca-terva: Rosanna Filippin, FilippoCrimì, Alessandra Moretti e Daniela

sostanziale silenzio col quale i ver-tici del Pd, hanno avallato taliscelte, giacché tanto per esserechiari nel raggruppamento d'im-presa che ha ottenuto la conces-sione per la realizzazione e ge-stione dell'ospedale di Santorso nelVicentino non mancano le coopdella cosiddetta area rossa. Il Mo-vimento Cinque Stelle non rimarràin silenzio e il nostro gruppo chie-derà l'intervento dei nostri deputatie senatori affinché con tutti mezzia disposizione dei parlamentari siafatta chiarezza sulla vicenda, costiin primis. Vogliamo sapere se peresempio al concessionario sianostate applicate salate sanzioni pereventuali ritardi nella consegna delmanufatto». È passato un mese edai parlamentari grillini non si sanulla al riguardo. Di più, anche iconsiglieri comunali thienesi delM5S potrebbero chiedere copiadella intera documentazione, ma-gari con segnalazione inclusa inprocura, ma sino ad oggi pare chenessuno se ne sia peritato. Com-portamenti del genere per casohanno a che fare con la clamorosadisaffezione con le urne sancita da-gli elettori alle recenti amministra-tive, anche nei confronti del M5S?

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di Guido Gasparin

particolare alla risposta data algruppo “La Cordata” dal segre-tario regionale della sanità Do-menico Mantoan (VicenzaPiùn. 254), il quale ha spiegatoche il collaudo della struttura èancora in corso e che “i conte-nuti di tale contratto sono nelladisponibilità dell’azienda Ulss4 e dei sindaci dei Comuni rap-presentati nella relativa Confe-renza dei Sindaci”, per poiaggiungere che “in considera-zione di alcune riserve eviden-ziate dal concessionariodell’opera e stante la comples-sità della questione, l’aziendaUlss 4 ha recentemente chiestoun parere all’Avvocatura regio-nale in relazione alla possibilitàdi divulgare quanto richiesto”.Avvocatura o non Avvocatura, ilparere espresso dagli ispettoridella Regione sembra chiaro: isindaci, se lo chiedono, hanno ildiritto di visionare il contratto delproject financing e non ci do-vrebbe essere nessuno ad impe-dire che ciò accada. “La notiziaè importante – commenta ilprimo cittadino di Santorso emembro dell’esecutivo della con-ferenza dei sindaci Pietro Mene-gozzo – perché gli ispettorihanno ribadito il principio della

trasparenza. Il prossimo passo uf-ficiale sarà la convocazione dellaconferenza, durante la quale saràreiterata la richiesta di accessoai documenti”. La strada sembrainsomma segnata e, in caso diun nuovo no da parte dell’Ulss,potrebbe aprirsi anche un con-tenzioso amministrativo, contanto di ricorso al TAR.La riflessione di Menegozzo sispinge oltre: “Noi Comuni, peril giusto principio della traspa-renza, dobbiamo pubblicareonline qualsiasi spesa, anche

se essa è di soli cento euro. Evi-dentemente non tutti gli entipubblici si sono già adeguatialle norme”. Il riferimento è alfatto che sul sito dell’Ulss 4non compare il contratto conSummano Sanità. Sarà pubbli-cato e messo a disposizione deicittadini una volta reso noto aisindaci? Questo ancora non èdato saperlo, ma la svolta po-trebbe essere vicina e i sindacinon vedono l’ora di conoscerei dettagli del contratto, che hagià prodotto bocconi e boccon-

cini amari come il sistema a pa-gamento dei parcheggi o lavendita di alcolici nel bardell’ospedale. L’azienda sani-taria nelle ultime settimane èstata costretta, se non altro dalcrescente malcontento popo-lare, a fare parziale o completamarcia indietro, abbassando letariffe dei parcheggi ed elimi-nando gli alcolici dal bar. Re-stano però senza risposta nu-merose altre domande, primafra tutte quella che riguarda ildestino dei macchinari, moltidei quali seminuovi, rimastinell’ex ospedale di Schio (altrocaso sollevato da VicenzaPiù n.246, con tanto di reportage fo-tografico). Nel corso della re-cente inaugurazione del pro-getto Caleidoscopio, che trovaspazio proprio al De Lellis, ildirettore generale Daniela Car-raro ha spiegato che “non si èperso nemmeno un seggiolinoe uno sgabello. Questa Ulssnon ha sprecato nulla, né per-sone né cose”: una dichiara-zione che da sola non basta aspazzare via i tanti, troppi puntiinterrogativi che ancora costel-lano la vicenda complessivadell’ospedale di Santorso.

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L’Ulss 4 e il contratto fantasma, i sindaci ci riprovano

La convocazione della confe-renza dei sindaci dell’Ulss 4

sarebbe imminente e i primi cit-tadini si chiedono se questasarà veramente la volta buonaper conoscere i dettagli delcontratto che lega l’azienda sa-nitaria a Summano Sanità. Lanotizia, riferita alcuni giorni fadai consiglieri regionali StefanoFracasso e Giuseppe BerlatoSella all’esecutivo della confe-renza, è che la direzione attivitàispettiva e vigilanza sociosani-taria del Consiglio regionale ve-neto ha sentenziato che i sin-daci, nella loro funzione dicontrollo su quel che concernela sanità, hanno il sacrosantodiritto di accedere agli atti con-trattuali dell’ospedale unicodell’Alto Vicentino e quindi diconoscere i vincoli economiciche sussistono tra i privati el’azienda pubblica.Qualcosa si sta insomma muo-vendo e forse, aggiungiamonoi, anche grazie al il dibattitoscatenato dai nostri recenti ar-ticoli dedicati all’ospedale e in

L’Ospedale di Santorso nellle immaginidi Report

La conferenza dei sindaci presso l’Ospedale di Santorso

Nonostante i ripetuti proclami della politica berica, sull'ospedale di Santorso permane una coltre di opacità che potrebbe esserefacilmente spazzata con pochi interventi: una coltre che paradossalmente rimane fitta anche a fronte dell'inerzia del M5S

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14 giugno 2013 pag11

Daniela Carraro, diamo piùcoraggio al dg della Ulss 4di Giovanni Coviello

«Il direttore generale dell’Ospe-dale di Santorso (ma Daniela

Carraro preferisce chiamarlo “uffi-cialmente” Ospedale Unico del-l’Alto Vicentino, magari permimetizzarne i problemi nell’imma-ginario collettivo, ndr) ci ha ricevutosolo il 4 marzo, come è noto a chi ciha già letto, nonostante l’avessimocontattata prima del servizio su Vi-cenzaPiù n. 246 … del 16 febbraio2013», così scrivevamo su Vicenza-Più n. 253 e sugli altri periodici delnetwork il 19 aprile 2013 dopo chea febbraio avevamo appunto pubbli-cato le foto che documentavano edenunciavano tutte le costose dota-zioni abbandonate al “vecchio” DeLellis di Schio «con “tanto” di sca-tole già riempite di materiali equant’altro e chiuse con su scritte apennarello le stanze di destinazionea Santorso» ... Le foto erano pubbli-cate con una semplice didascalia,che indicava anche il valore di mas-sima del materiale se ricomprato...».E riportavamo che «l’accusa, chepure evidenzia “le spese di puliziadi locali semi abbandonati e il man-

ject financing avrebbe intenzione diinstallare tv a gettone? Le risulte-rebbe che un noto primario dell’expronto soccorso di Schio ora in pen-sione avrebbe denunciato in una riu-nione pubblica de La Destra che «lapavimentazione di chirurgia a San-torso è a rischio di infiltrazione di ri-fiuti organici»? E ci tranquillizzasulla non credibilità dei timori pa-ventati per l’innalzamento dei con-trosoffitti delle sale esterne a quellaoperatoria di chirurgia quando gliappositi apparati ne espellono fuoril’aria, batteri inclusi? E, dopo l’inci-dente alle tubazioni, pure previstoda molti che ne temevano l’insuffi-ciente resistenza alle pressioni con-trattualmente fissate nel “contrattoignoto”, è a conoscenza di bagni epavimenti in cattive condizioni? Selei, di sicuro, non è responsabile di“eventuali” anomalie e mancate ve-rifiche contrattuali (purché prece-denti alla sua nomina, ndr) conaltrettanta certezza ha il dovere di ri-spondere prima che le chiediamoanche se ha posto rimedio alla man-canza di privacy dei pazienti sianelle sale del pronto soccorso chenelle loro stanze di ricovero, special-mente quelle a piano terra con stu-pendi vetri trasparenti versol’esterno, se i “posteggiatori” del fa-moso parking di Santorso verranno

cato smaltimento anche di rifiuti chepotrebbero essere tossici”, punta ildito contro gli altri sprechi da ab-bandono “perché per contratto tuttoquello che manca a Santorso vieneobbligatoriamente comprato exnovo da chi gestisce il project aiprezzi e con le modalità dallo stessostabilite”». Il 4 marzo Daniela Car-raro ci ha ricevuto, ma, così comeabbiamo scritto più volte, rima-niamo «ancora sgomenti della suareazione successiva … quando il di-rettore generale ha iniziato all’im-provviso e poi continuato a parlaresenza ascoltare a mo’ dei politicistrombazzanti dei peggiori talkshow». Abbiamo formulato, quindi,al Dg per iscritto su questi media (eora anche via mail) le domande acui chiedevamo, e con noi i lettorie cittadini chiedevano, che rispon-desse e, nel suo silenzio rimaniamo

«molto preoccupati che la gestionedi una Ulss importante come la 4,sede dell’ospedale di Santorso co-struito con un, a dir poco, discussoproject financing, sia affidata a unapersona come lei. Intollerante al-l’improvviso verso il direttore di ungiornale che dall’8 di febbraio at-tende pazientemente le sue spiega-zioni per i lettori, molti dei qualiutenti della Ulss 4 ...» A «DanielaCarraro, che avrebbe come referentinel complesso mondo della sanitàveneta politici importanti comeGiancarlo Galan e Marino Zorzato,e che è diventata “famosa per la suacapacità di gestire i rapporti daquando ha detto su Il Giornale di Vi-cenza che il contratto del project fi-nancing di Santorso è meglio nondarlo a cittadini e sindaci, perché in-capaci di capirlo” chiediamo,qui9ndi, ancora una volta di chia-rirci i perché di quegli sprechi e, perquanto di sua competenza, i puntibui di cui all’articolo accanto. «Si-gnora Carraro – riecco le domandead abundantiam - dove sono e per-ché i pannelli fotovoltaici del tettoche sarebbero stati scardinati dalvento? Dove sono i televisori chel’associazione “Amici del cuore”avrebbe regalato ma che sarebberoancora imballati perché il consorzioche ha “vinto” l’appalto per il pro-

protetti dalla prossima canicoladopo aver subito il freddo glaciale ese la mensa di fatto “nuova” dell’exospedale di Thiene verrà rifatta ... ».Risponda, glielo chiediamo dinuovo noi umili direttori di piccolimedia locali insieme a tanti altri chele fanno coraggio, più coraggio chenon nei precedenti inviti. Il 31 mag-gio scorso, così ha scritto il nostroAlessandro Pagano Dritto in occa-sione della presentazione del pro-getto Caleidoscopio, che riguardapersone con disabilità mentali e psi-chiche di ogni età fino ai 30 anni,«riprendendo forse anche unospunto lanciato a inizio serata dalConsigliere regionale Giuseppe Ber-lato Sella che aveva sostenuto, de-stando ... qualche perplessità, che«la stampa dovrebbe lanciare mes-saggi che rendano i cittadini sereni»,ha sottolineato che «Non si è personemmeno un seggiolino e uno sga-bello. Quest’Ulss non ha sprecatonulla, né persone né cose». Ci ri-peta, allora, quello che ha detto madocumentando le frasi ufficiali cosìcome noi abbiamo fatto per le do-mande sostanziate da foto e ci com-pleti le risposte. Lei, coraggio, è undirettore generale, le ripeto, mica èun caporale?

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di Alessandro Pagano Dritto

Ecco quindi che alcuni di loro -molti dei quali presenti tra il pub-blico - hanno per esempio lavo-rato per un certo periodo in al-cune strutture convenzionate perun paio d'ore a settimana, impa-rando a gestire da sé anche ilviaggio di andata e ritorno dallestrutture stesse.I ragazzi, ma anche i genitori,imparano a fare gruppo e a defi-nirsi all'interno di questo tantonell'insieme quanto nelle lorosingole individualità.È un viaggio, si è detto, che i ge-nitori sono chiamati a intrapren-dere con i propri figli: seguitidallo psicologo Giuseppe Casa-rotto e da Alessandra Camuffo,operatrice socio sanitaria, ancheloro svolgono momenti di attivitàe di riflessione comune, dove im-parano l'uno dall'altro ad affron-tare la disabilità e a confrontarsicon questa e, attraverso questa,col mondo esterno.Tre di questi genitori, unamamma e due papà, sono inter-venuti per portare la propria te-stimonianza e la propria gratitu-dine al progetto Caleidoscopio.Portare i propri figli al personaledel progetto, spiegano, è dura,soprattutto all'inizio, perché«vuol dire ammettere che tuo fi-

glio non è come gli altri, e nem-meno tu. Il mercoledì - aggiun-gono - è il giorno in cui si met-tono le carte in tavola». Dalleloro parole, i piccoli grandi pro-blemi quotidiani di chi si trovaad affrontare la disabilità, sotto-linea Giuseppe Casarotto, «percui anche una gita organizzatadalla scuola può trasformarsi inun'odissea».L'ultimo intervento è del Diret-tore generale dell'Ulss 4 DanielaCarraro, che riprendendo forseanche uno spunto lanciato a ini-zio serata dal Consigliere regio-nale Giuseppe Berlato Sella che

aveva sostenuto, destando ...qualche perplessità, che «lastampa dovrebbe lanciare mes-saggi che rendano i cittadini se-reni», ha sottolineato che «Nonsi è perso nemmeno un seggio-lino e uno sgabello. Quest'Ulssnon ha sprecato nulla, né per-sone né cose»Alla fine una delle ragazze se-guite dal progetto ha tagliato ilfilo tricolore alla presenza delSindaco di Schio Luigi Dalla Viae inaugurato così formalmente inuovi locali, che i presenti hannopotuto visitare mentre vi gioca-vano i bambini più piccoli.

N.d.R. Una voce fuori dal coro

ci ha raggiunto dopo il lancio su

web di questo servizio ed è do-

veroso pubblicarla: «L’inaugura-

zione ha fatto sicuramente bene

ai genitori che hanno bisogno di

messaggi positivi oltre a quelli

che arrivano dall’opera quoti-

diano di chi supporta i loro fgli

nella struttura. Ma l’annuncio

della Carraro ci sembra “gon-

fiato”. Peccato sfruttare la credu-

lità dei parenti perché la diri-

genza si metta in mostra.»

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Progetto Caleidoscopio: il De Lellis ora “recupera” spazi per disabili

Con lo spostamento di unaparte dei servizi dell'ospe-

dale De Lellis nella nuova strut-tura di Santorso, a Schio si tro-vano spazi per nuove attività.Ecco allora che vicino ai vecchipoliambulatori trova sede il pro-getto Caleidoscopio, presentatonella prima serata di venerdì 31maggio 2013. Come chiarifica,dopo le brevi parole introduttivedelle autorità, Orianna Zaltrondell'Ulss 4 (nella foto con le au-torità e i responsabili del progettoè la terza da destra) , il progettoriguarda persone con disabilitàmentali e psichiche di ogni etàfino ai 30 anni (nelle foto il tagliodel nastro con alcuni giovaniospiti della struttura). Non soloperò il personale si occupa dellepersone soggette, ma anche delleloro famiglie, che vengono ac-compagnate in un percorso co-mune intra e inter famigliare.In particolare si cerca di usciredai vecchi schemi e concentrarsi,oltre che sulle disabilità, sullepotenzialità dei ragazzi, in mododa svilupparle il più possibile.

Daniela Carraro

Autorita e responsabili del progetto Caleidoscopio Ragazzi all'inaugurazione di Caleidoscopio

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pag1228 giugno 2013

Daniela Carraro prova a rispondere a VicenzaPiùche fa domande sugli ospedali di Santorso e Schio

Daniela Carraro, direttore gene-rale della Ulss 4, ha dovuto ri-spondere il 18 giugno dopoquattro mesi di pressing a granparte delle domande su argomentiscottanti sulla sua Ulss, in primisospedale di Santorso, alias Ospe-dale Unico dell'Alto Vicentino, evecchio De Lellis di Schio, su cuiinizialmente si erano appuntate lenostre attenzioni. Sulle rispostedate faremo i nostri commentidopo quelli già fatti lo stesso 18giugno in occasione del convegnosu Santorso e project financing incui eravamo relatori col collegaRenzo Mazzaro, autore de “I pa-droni del Veneto”, entrambi invi-tati, insieme all’assente FrancoPepe del GdV, da Pietro Veronese,presidente di Communitas, l’asso-ciazione che da anni lotta per ltrasparenza del Project di San-torso. I commenti li faremo conancora maggior cura dopo aver ri-cevuto anche le risposte alle do-mande ancora inevase (vediaccanto), ma, intanto, pubbli-chiamo volentieri il documento diDaniela Carraro anche a riprovadel fatto che il servizio svolto daimedia come il network indipen-dente VicenzaPiù deve andare eva al di là della semplice informa-zione, quando questa viene for-nita senza vincoli e censure.Il direttore

Thiene, 17 giugno 2013Egregio Direttore,rispondo alla richiesta di approfon-dimento da Lei presentatami tra-mite mail il 12.06.2013. Per ilpunto relativo al collaudo del-l'opera, mi avvalgo del supportotecnico dell'Arch. Nardi, Direttoredell'Ufficio Tecnico dell'Ulss 4 eResponsabile del Procedimento.1°) L'Ospedale Unico è entrato re-golarmente in funzione dopo ilcollaudo statico come previsto dal-l'art. 230 del D.P.R. 207/2010, inquanto la normativa che disciplinala materia consente di procederealla Consegna Anticipata delleOpere e quindi all'utilizzo dellestesse a fronte di ben determinatecondizioni, tra cui, in particolare,il rilascio da parte della Commis-sione di Collaudo di un appositocertificato in base al quale il Re-sponsabile del Procedimento rila-scia il certificato di Agibilità. Talicondizioni sono state rispettate el'agibilità del nuovo Ospedaleunico, che prescrive una serie diverifiche ai sistemi impiantistici edi sicurezza, è stata emessa in data20 febbraio 2012.Successivamente è avvenuto il tra-sferimento dei due ex Ospedali diSchio e di Thiene, conclusosi nelmese di marzo 2012. L'incarico dicollaudo statico delle strutture èstato affidato all'Ing. Arch. LuigiChiappini di Treviso con delibera-zione del Direttore Generale del07.10.2008 in concomitanza conl'avvio della costruzione, il collau-datore ha effettuato visite in corsod'opera, per un accertamento pro-

di Giovanni Coviello

gressivo della regolare esecuzionedei lavori.Nei mesi seguenti il trasferimentosi sono verificate alcune problema-tiche di modesta rilevanza agli im-pianti ed alle strutture che laCommissione di Collaudo ha rite-nuto venissero risolte, prima delcertificato di Collaudo Provvisorio.I tecnici ricordano che la realizza-zione del nuovo Ospedale Unico,opera assai complessa dal punto divista strutturale e impiantistico, èavvenuta in soli 1095 giorni (treanni), per cui la presenza di talimodeste problematiche rientranella consueta, normale gestionedi una struttura così articolata. Gliinterventi di soluzione di tali pro-blemi, ora in fase di ultimazione,sono stati progressivamente effet-tuati, rispettando la disponibilità diaccesso ai reparti.Si ritiene opportuno, anche su ri-chiesta della Commissione di Col-laudo, che le operazioni diCollaudo Provvisorio siano ulti-mate soltanto a seguito della com-pleta soluzione di taliproblematiche, così da sottoporreal Collaudo l'intera opera.Si ricorda infine che la proroga deltermine per il rilascio del Certifi-cato di Collaudo Provvisorio noncomporta alcun maggiore onereper l'Ulss, anzi costituisce un ulte-riore elemento di garanzia per lamigliore esecuzione dell'opera inquanto le spese di ripristino sono atotale carico del Concessionario.2°) La sostituzione dei pannelli fo-tovoltaici è ancora oggetto di ap-profondimento da parte dei Vigili

del Fuoco, a seguito di una prescri-zione tecnica intervenuta successi-vamente all'ultimazione dei lavori.3°) Per quanto riguarda i cinqueapparecchi televisivi nelle stanzedi degenza cardiologica offertedall'Associazione Amici del Cuore,questi apparecchi non sono statiinstallati al trasferimento delReparto di Cardiologia in quanto innumero insufficiente per tutte lestanze di degenza e per nondifferenziare il trattamento dei ri-coverati. Il servizio televisivo nonè compreso nelle attività gestitedalla Finanza di Progetto del-l'Ospedale Unico dell'Alto Vicen-tino. E' allo studio una proposta deltutto diversa dagli schermi televi-sivi appesi alle pareti della stanza,cioè la soluzione praticata da treanni all'Ospedale di Legnago(ULSS 21) in cui circa duecentoletti (non le stanze, ma ciascun

letto) sono stati dotati di video contelevisione, anche per trasmissioniinterne, con la possibilità per i pa-zienti di poter usufruire di questoservizio a fronte di un contributocontenuto (in altre realtà i pazienticontribuiscono con 3 euro per tregiorni e con 5 euro a settimana).4°) Per migliorare la privacy sonoin fase di realizzazione diverseazioni migliorative scaturite anchedalle osservazioni costruttive per-venute, tra cui l'applicazione dipellicole adesive alle finestre.5°) Quanto al parcheggio, dopol'installazione dei parchimetri nonè più prevista la presenza di perso-nale in loco.Infine ogni contributo offerto per ilcostante miglioramento dei nostriservizi è utile e ben accolto.Le porgo distinti saluti.IL DIRETTORE GENERALE(f.to Avv. Daniela Carraro

VicenzaPiù “interroga” ancora l’evasiva dg della Ulss 4verificate problematiche di modesta

rilevanza agli impianti ed alle strut-

ture che la Commissione di Collaudo

ha ritenuto venissero risolte, prima

del certificato di Collaudo Provviso-

rio». Così di modesta rilevanza che

persistono anche se, oddio, «la pro-

roga del termine per il rilascio del

Certificato di Collaudo Provvisorio

non comporta alcun maggiore onere

per l’Ulss …». Dobbiamo sorridere,o piangere, perché per i ritardi o glierrori di chi ha costruito non com-portino oneri per il committente, laUlss 4 cioè? E dobbiamo preoccu-parci che abbiamo fatto effetto gliultimi alcolici somministrati al bardell’ospedale quando chi ha tra-scritto le sue dichiarazioni le fa direche l’allungarsi dei tempi per il col-laudo «anzi costituisce un ulterioreelemento di garanzia per la miglioreesecuzione dell’opera in quanto lespese di ripristino sono a totale caricodel Concessionario». Ma ritardi nelleopere e nelle consegne di quanto an-dava costruito senza le “problemati-che” che ostacolano ad oggi il col-laudo, addirittura, provvisorio nullacomportano per la Summano Sanitàse a sbagliare è stato chi ha costruitoo per chi male l’ha indirizzata comespecifiche di realizzazione, perl’opera intera e, ad esempio, per ipannelli fotovoltaici di cui al suopunto 2? Dopo questa ovvia, doppia,domanda, che non è nuova ma con-segue a una sua risposta insoddisfa-cente o a noi non chiara, così comeincomprensibile è parsa a tutti quelli

che l’hanno potuta leggere sul net-work Vicenzapiu.com dove è statasubito pubblicata, o ascoltare dalvivo anche durante il convegno diCommunitas, le ricordiamo i quesitiancora “inevasi” contenuti sia nellamail a cui lei fa riferimento sia neiservizi giornalistici precedenti e nelnostro incontro diretto sulle proble-matiche del nosocomio di Schio se-gnatamente per «tutte le costose do-tazioni abbandonate al “vecchio” DeLellis di Schio». Sicuro che vorrà completare il suosforzo di chiarezza e trasparenza neiconfronti dei nostri media ma soprat-tutto di servizio verso i cittadini utentidella Ulss 4, come ha fatto ponendorimedio alle nostre segnalazioni dicui ai suoi punti 4 e 5, le riassu-miamo parte delle domande, oltre aquella originaria sul De Lellis, a tut-t’oggi senza risposta:1 Le risulterebbe che un noto prima-

rio dell’ex pronto soccorso di Schioora in pensione avrebbe denun-ciato in una riunione pubblica deLa Destra che «la pavimentazionedi chirurgia a Santorso è a rischiodi infiltrazione di rifiuti organici»?

E ci tranquillizza sulla non credi-

bilità dei timori paventati per l’in-

nalzamento dei controsoffitti delle

sale esterne a quella operatoria di

chirurgia quando gli appositi ap-

parati ne espellono fuori l’aria, bat-

teri inclusi?

2 Dopo l’incidente alle tubazioni,

pure previsto da molti che ne te-

mevano l’insufficiente resistenza

alle pressioni contrattualmente fis-

sate nel “contratto ignoto”, è a co-

noscenza di bagni e pavimenti in

cattive condizioni

3 La mensa di fatto “nuova” dell’ex

ospedale di Thiene verrà rifatta?

Se poi vorrà utilizzare al meglio gliapparecchi televisivi donati dall’As-sociazione Amici del Cuore (veda ilsuo punto 3), magari ce lo faccia sa-pere visto che ancora non ci ha in-formato dell’utilizzo, a Santorso, inItalia o altrove, del costoso materialeda noi fotografato al De Lellis e chein tanti userebbero e vorrebbero.Grazie

Il direttore

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(g.c.) Nel ringraziarla, gentile dr.ssa

Daniela Carraro, per le risposte in-

tanto pervenute, rileviamo come

siano confuse e contraddittorie

quelle di cui al punto 1 nel merito

dell’argomento di importanza capi-

tale (in tutti i sensi) del “collaudo sì,

collaudo no”. Il trait d’union delle

contraddizioni è nella sua frase: «Nei

mesi seguenti il trasferimento si sono

Edoardo Vanzetto - Direttore medico dell'Ospedale Unico, Daniela Carraro - Diret-tore Generale, Roberto Toffanin - Direttore Sanitario, Patrizia Simionato - DirettoreAmministrativo.

Letti attrezzati abbandonati al De Lellis di Schio

Page 46: VicenzaPiù n. 272

28 giugno 2013 pag13

Nuovo esposto sull’Ospedale Unico dell’Alto Vicentino. Veronese: ora lo firmino i sindaci

(a.p.d.) Un mosaico complesso dinumeri, quello presentato martedì18 giugno da Pietro Veronese, presi-dente dell'Associazione Communi-tas al palazzo Toaldi Capra di Schio.Con lui erano presenti anche RenzoMazzaro, giornalista autore del libroI padroni del Veneto e il direttore diVicenzaPiù Giovanni Coviello; as-sente invece per "improvvisi motivifamiliari", come spiegato all'iniziodella conferenza dallo stesso Vero-nese, il giornalista del Giornale diVicenza Franco Pepe, atteso tra ipartecipanti.Un mosaico complesso, si diceva,talmente complesso che il lettore ri-schierebbe di perdersi tra i numeri asei zeri se lo commentassimo per in-tero (comunque quelli di base sononel pezzo accanto mentre la bozzasintetica dell'esposto con i dati fon-damentali contestati per i lettori piùattenti o preoccupati è scaricabileda Vicenzapiu.com a questo indiriz-zo: http://www.vicenzapiu.com/docu-menti/esposto%20veronese.pdf ).Basti a tutti per lo meno sapere peròche il nuovo centro ospedaliero sor-to a Santorso, secondo quanto so-stiene Veronese e secondo i datipresentati, impegnerà le finanzedell'Ulss 4 e dei cittadini che vi fan-no riferimento ancora per parecchianni, aumentando il proprio costodi anno in anno. Se nel 2012 l'Ulssha dovuto pagare 38 milioni dieuro, la stima prevista per il 2035,ventitre anni dopo, è di quasi 60milioni, pagati dall'Ulss all'ente pri-vato che gestisce l'ospedale stessoattraverso enti terzi: la SummanoSanità. Il contratto, il "famigerato"project financing all'italiana (costiinusitati a carico del pubblico evantaggi senza rischi al privato,convengono tutti i relatori presenti),

prevederebbe infatti - a quel che sene sa e come relaziona Pietro Vero-nese, perché nessuno, tra ammini-stratori pubblici e organi interessati,oltre ai contraenti, lo ha visto diret-tamente e per intero, nonostante latrasparenza totale cui sarebbero te-nuti gli enti pubblici - una serie dicanoni da pagare periodicamenteall'ente: un canone di disponibilitàfisso di quasi 5 milioni e mezzo dieuro, tre canoni di noleggio attrez-zature per un totale di circa 20 mi-lioni di euro e un canone digestione dei parcheggi oltre agli in-cassi del gestore che si avvantaggiadegli spazi commerciali per pocopiù di 2 milioni e mezzo. Si contipoi che questi canoni e introiti variaumentano, per contratto, di circa il2% ogni anno.L'anomalia aggiuntiva è che per ilcomplesso di Santorso paga l'Ulss,e non la Regione come è successoaltrove, e il rischio è di veder scade-re la qualità dei servizi messi a di-sposizione dei cittadini dallo stessoente, che potrebbe non avere il de-naro sufficiente per finanziarli vistol'impegno preso con la SummanaSanità.Nel suo intervento il nostrodirettore, Giovanni Coviello, ha rac-contato quanto i nostri lettori giàsanno, ovvero anche il caso dellefotografie da lui scattate al materialein disuso e "sprecato" al De Lellis, ilvecchio ospedale di Schio in parteancora funzionante per alcuni servi-zi, e la mancata risposta della diret-trice dell'Ulss 4 Daniela Carraro, laquale dopo aver accordato un in-contro all'autore delle fotografie, siè alterata senza rispondere allesemplici domande a cui VicenzaPiùl'aveva già da qualche tempo invita-ta a rispondere.Ma sia Coviello che Mazzaro hannopotuto portare alla conferenza delle

Santorso, l’ospedale a rischio zero.Per il concessionario Summano sanità

di Alessandro Pagano Dritto

L’ospedale unico dell’Alto Vicen-

tino costruito a Santorso ha, come

ogni opera edilizia di dimensioni ri-

levanti, delle cifre dietro di sé che

ne costituiscono l’anima, per così

dire, economica. E allora: quanti e

quali numeri ci sono dietro questo

nuovo ospedale?

Utilizzeremo qui le cifre fornite dal

presidente dell’associazione Com-

munitas Pietro Veronese per darne

un’idea.La realizzazione dell’opera

è stata effettuata con i capitali di tre

enti: la Regione, che ha pagato quasi

71 milioni e mezzo sostenendo

quindi il 54% del costo totale; il

Concessionario – leggi Summano Sa-

nità – che ne ha sostenuto il 41%

con poco più di 54 milioni di euro;

l’Ulss 4 per poco più di 7 milioni

(5%). L’opera è quindi costata in to-tale 132 milioni e mezzo di euromeno qualche spicciolo.Il Concessionario deve poi provve-dere all’installazione di attrezzaturedi vario tipo, che vanno quindi adaggiungersi ai costi di semplice co-struzione: quasi 25 milioni di eurosi devono allora aggiungere al finan-ziamento dell’opera e quindi al costofinale della stessa, che sale a pocomeno di 157 milioni e mezzo di euro(132+25). Il Concessionario ha spesoa costruzione avvenuta quasi 79 mi-lioni di euro (54 iniziali + 25 di at-trezzature) finanziando di fatto il50,2% del progetto.Cosa ottiene – si chiede Veronese –in cambio il Concessionario? Il Con-cessionario viene ripagato in canonidi noleggio della durata di 24 anni;unica eccezione il canone di noleg-gio delle attrezzature sanitarie chedura invece 8 anni. Oltre alle attrez-zature sanitarie abbiamo però dispo-nibilità dei locali, mobili e arredi,

hardware, appalti, parcheggi. Le cifreovviamente variano da noleggio anoleggio e si va dai 755.000 euro epoco più l’anno dei mobili e degliarredi ai 19 milioni e spicciolil’anno. Contando pure che ci sonodegli aumenti annuali, si sono pagatinel 2012 37.637.033 euro, quindipiù di 37 milioni e mezzo di euro.31 milioni e mezzo erano quelli pa-gati nel 2007, si prevede che sarannoquasi 60 quelli pagati nel 2035. Secondo i dati presentati l’Ulss equindi i cittadini che rientrano nelterritorio dell’Ulss stanno pagando aSummano Sanità un tasso di interesseannuale del 20,2%. Se l’Ulss si fosseinvece indebitata a un normale tassodel 6%, avrebbe risparmiato 63 mi-lioni di euro al netto dell’Iva.Altra domanda: con questi ricavi,quali rischi si assume il Concessio-nario? Risponde uno dei pochi passinoti del contratto, che recita secondoquanto riporta Veronese: «L’Aziendariconosce e prende atto che gli Istituti

Finanziatori concederanno al Con-

cessionario il finanziamento neces-

sario ad adempiere a tutti gli obblighi

assunti in base al presente contratto

sul presupposto imprescindibile che

la Regione Veneto abbia stanziato

somme sufficienti nel bilancio regio-

nale a farvi fronte e che la stessa sia

obbligata a ripianare l’eventuale di-

savanzo dell’Azienda». Tradotto, se

per qualche motivo le entrate doves-

sero venire meno, la Regione pa-

gherà per contratto la differenza.

Se poi, si legge in un altro punto, la

Ulss non dovesse pagare per un pe-

riodo maggiore a 60 giorni continua-

tivi, dovrà allora pagare le penali ri-

chieste dai finanziatori per i quali il

Concessionario fa da tramite e il 10%

del finanziamento per gli anni che

rimangono sul conto.

Rischio per il Concessionario: Zero.

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altre risposte inedite della direttriceCarraro, che spiegava in particolareal secondo i motivi dei disguidi cro-nologici e di costi nella costruzionedi un ospedale se non si seguisse la"procedura certa" del project - pareche il dibattito e a conoscenza pub-blica rallenterebbe le opere - e davaal primo risposte, a suo dire abba-stanza confuse, su alcune, ma nontutte, le domande poste, una su tut-te quella sul mancato completa-mento del collaudo della strutturagià attiva.L'esposto alla Corte dei Conti pre-parato da Veronese e dai suoi colla-boratori volontari, ecco la nuovastrada annunciata da Communitasche lamenta il fermo del precedenteesposto e i costi delle procedure at-tivabili presso il Tar (e per le qualiCoviello ha proposto di lanciareuna sottoscrizione pubblica tramitei nostri media), verrà sottoposto aisindaci dei comuni interessati dalprogetto dell'ospedale unico del-l'Alto Vicentino - e quindi quelli chericadono nel territorio della Ulss 4 -nella speranza che riceva, dopo leeventuali proposte di modifica e/ointegrazione, le firme con cui verràpresentato poi alla corte dei conti diVenezia. Firme che verranno richie-ste anche per "stanare" chi, tanti po-litici di tutte le aree, dice Veronese,«promette a parole battaglie per latrasparenza degli atti nell'interessedei cittadini ma nei fatti lascia cor-rere e scorrere tutto». In un disinte-resse, collusione?, generale cheesemplifica Mazzaro con un esem-pio: «la Corte dei conti ha spesogiustamente tante risorse per stana-re le spese dei consiglieri regionali,poco più di tre milioni di euro, manon trova il tempo per verificarepossibili malversazioni di decine oaddirittura centinaia di milioni di

euro per il project di Santorso, che

ben altra attenzione meriterebbe

dagli organi di controllo e dai me-

dia bravissimi a seguire il malcostu-

me dei rimborsi, un po' meno

attenti su questioni grosse come

questa, che, se verificata, comporte-

rebbe per i cittadini un danno ben

maggiore». Attenzione dei media,

che, ha sottolineato con orgoglio il

nostro direttore, «sta costringendo

Daniela Carraro grazie alle nostre

pressioni basate su documenti ad

aprire, sia pure parzialmente e trop-

po lentamente, il velo su una vicen-

da con tanti risvolti dubbi se non

illegali...».

Intervenendo a fine conferenza

dopo altri, pochissimi, amministra-

tori locali e dopo Gino Ferraresso

della Cgil, che non ha potuto, co-

munque, controbattere all'accusa di

latitanza delle segreterie provinciali

di Cgil, Cisl e Uil che l'8 ottobre

2012 avevano annunciato sempre a

Veronese la costituzione di un "os-

servatorio" sul project ad oggi anco-

ra "ignoto", il segretario della

sezione scledense di Rifondazione

Comunista, Roberto Fogagnoli, ha

dichiarato che il suo partito è pron-

to a firmare l'esposto.

La prima firma, insomma, ci sareb-

be già. Non basta assolutamente ma

serve a richiamare tutti alle proprie

responsabilità, ha fatto capire Vero-

nese tra gli applausi convinti del

pubblico che per ore ha affollato la

sala «mai abbassando il livello di at-

tenzione su un argomento ostico,

ma evidentemente sentito», ha

commentato nel dopo conferenza il

sempre puntuale ma pragmatica-

mente coinvolgente Renzo Mazza-

ro, che ha gratificato gli

organizzatori complimentandosi

con loro per il difficile e coraggioso

lavoro che stanno portando avanti,

ha divertito, ce lo ha detto lui, il no-

stro direttore in pizzeria raccontan-

do una serie di aneddoti sulla sua

vita da giornalista e gli ha dispensa-

to, oltre alla classica pacca sulle

spalle, qualche gradito consiglio...

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Ospedale di Santorso con le stanze di degenza senza privacy denunciate da VicenzaPiu!

Convegno Communitas a palazzo Toaldi con Pietro Veronese, Renzo Mazzaro e Gio-vanni Coviello

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pag825 ottobre 2013

Smetti di rompere le uova nel panieredegli affari pubblici in Veneto e il tuonome sparirà dal caso delle tessere fa-sulle del Pdl. Le espressioni forse nonsono state esattamente così colorite mail succo della proposta giunta alle orec-chie di Sergio Berlato, e da lui «regi-strata dalla voce di un rappresentantedelle istituzioni locali» sarebbe questo.A riferire dell’offerta, non propriamente… legale, è lo stesso europarlamentaree coordinatore provinciale del Pdl vi-centino durante la conferenza stampaal bar Garibaldi di sabato 19 ottobreche abbiamo pubblicato integralmentesu VicenzaPiù.com grazie ai colleghidi VicenzaPiùTv. La proposta fatta aBerlato, accusa l’eurodeputato che èpronto di fare nomi alla Guardia di Fi-nanza, sarebbe un vero e proprioscambio di favori che vede da un latol’oblio della denuncia, presso le pro-cure e pubblica, del coordinatore suldiffuso malaffare negli appalti pubbliciveneti e dall’altro la magica scomparsadell’accusa rivolta allo stesso Berlatoper falso e illecito trattamento dei datipersonali nell’indagine della procuradi Vicenza sulle “tessere false” del Pdlprovinciale. Ma ricapitoliamo con ordine le due vi-cende. Ad inizio luglio, con una con-ferenza stampa che vedeva presenti tragli altri anche l’ex sindaco di VicenzaEnrico Hüllweck, Berlato afferma diaver messo nelle mani della procuradi Vicenza e Venezia i documenti, contanto di nomi e cognomi, che attestanole irregolarità nella gestione degli ap-palti pubblici regionali di somma ur-genza. Questi infatti venivano affidatinegli anni sempre ad un manipolo ri-stretto di consorzi e aziende sotto lagestione di ambienti politici di destra(vedi i quindici anni di Galan alla guidadella regione) e di sinistra. Come ri-corda sabato Berlato , durante la cam-pagna elettorale per le elezioni europeedel 2009 ben 140 imprenditori gli ri-feriscono di essere «costretti a cercarelavoro ovunque tranne che in Venetodove il sistema è bloccato.. perché Il50 per cento delle opere pubblicheviene assegnato a chi dimostra certeamicizie politiche. Imprenditori tradi-zionalmente e storicamente legati alcentro destra hanno quindi deciso divotare per la Lega per scardinare il si-stema». L’accusa, temporalmente al-meno, segue la grande risonanza me-diatica (Berlato accusa esplicitamenteil Giornale di Vicenza di aver fatto dacassa di risonanza interessata, ndr) datadal dicembre 2011 alla “scoperta” daparte della procura di Vicenza e allacontestuale pubblicazione quotidianadei nomi di svariati tesserati al Pdl che,in fase precongressuale, sarebbero statipresi in gran parte dall’elenco di un’as-sociazione di cacciatori veneti, cre-ando tessere non regolari. Il dibattitopolitico interno si animava proprio invista del congresso del 12 febbraio e

Berlato, che pure sosteneva l’insussi-stenza dell’accusa anche col ragiona-mento che dovendo i tesserati votaredi persona e non per delega nessunapossibilità in più gli avrebbero dato tes-sere “inventate”, viene tirato in ballodai vertici regionali del partito, in primisdall’asse Galan-Sartori. Secondo l’eu-roparlamentare con il preciso intentodi delegittimare la sua candidatura asicura guida provinciale del partito efar saltare il congresso, vista l’incapa-cità di batterlo con un alternativa poli-tica credibile. Il congresso invece si fa-ceva e Berlato, unico candidato ancheper accordi imposti a Roma tra le fa-zioni in campo, diventava ed è tuttoracoordinatore provinciale. Le due questioni non dovrebberoavere alcun legame, ma così non sa-rebbe, secondo l’eurodeputato. Il 16ottobre la Procura di Vicenza, sotto laguida del procuratore Paolo Pecori, av-verte Berlato della chiusura delle in-dagini preliminari relative alle tesserefasulle il che equivale ad un avviso digaranzia. Su Berlato e Maria CristinaCaretta, presidente dell’Associazionecacciatori veneti, pendono, quindi, leipotesi di reato di concorso in falsitàmateriale in scritture private e illecitotrattamento di dati sensibili. Nella so-stanza il coordinatore Pdl della pro-vincia di Vicenza potrebbe avere avutoun qualche vantaggio dalle tessere fa-sulle, questa la tesi del pm, che se-condo Berlato avrebbe, però, apertol’inchiesta senza querele e solo in basea un iniziale esposto di persona ricon-ducibile a collaboratori de Il Giornaledi Vicenza. Ora l’esponente del Pdl haventi giorni di tempo per portare le suecontrodeduzioni. Ed è in questo mo-mento che le due vicende si intrec-ciano. «Una persona delle istituzioni eper conto di terzi», ha rivelato Berlato,«mi ha prospettato di barattare il ritirodelle accuse legate all’indagine sulletessere con un mio ripensamento nellabattaglia sugli appalti in Veneto». Cosaritenuta «assolutamente inaccettabile»e che Berlato ha rifiutato, ricevendo“in cambio”, è il suo pubblico sospetto,l’avviso di garanzia che avrebbe loscopo di alzare un polverone su unavicenda di grande impatto, come gliappalti denunciati come pilotati, grazieai “fumi legali” su un fatto interno alpartito e senza conseguenze elettoralipratiche. La stampa viene quindi con-vocata da Berlato per diversi motivi.Per ribadire «piena fiducia nella magi-stratura» senza alcun dubbio sulla suaestraneità ai reati imputategli. Ma an-che per chiedere che si proceda conforza nello sviluppare un’indagine «perla cittadinanza più interessante: capirecome possano essere stati utilizzatisoldi pubblici per arricchimenti perso-nali… Un fenomeno che ha dissan-guato i veneti negli ultimi 15 anni». Seinfatti alcune delle denunce di Berlatoconsegnate alla procura di Venezia tro-vano eco nel caso Baita-Mantovani,venuto recentemente alle cronache, laprocura di Vicenza invece «ha apertoun fascicolo, ma non è ancora emersoa cosa hanno portato le indagini». In-somma Berlato sembra dire a chi di

Berlato alla carica: tra tessere e malaffareda quindici anni ci rimettono solo i veneti

dovere di volgere lo sguardo ancheverso i pesci più grossi, per quanto pos-sano essere dentro anche al suo stessopartito. Non si sbilancia troppo invecesul responsabile della proposta di ba-ratto, limitandosi a dire che «non sitratta di un politico». «A volte mi ca-pita di lasciare il registratore accesosbadatamente», continua però l’euro-parlamentare che offre alla Guardia diFinanza, qualora ne sia interessata, unpieno appoggio contro i responsabilidell’indecente proposta di “baratto”:«sono a disposizione degli inquirentie pronto a fare nomi e cognomi».Sergio Berlato afferma inoltre di nonaver nessun ripensamento sulla batta-glia contro il malaffare in Veneto dalui avviata. Nonostante esistano per

lui rischi a livello politico e personale:«la minaccia più “simpatica che ho ri-cevuto è stata quella di non ricandi-darmi, ma non baratto un seggio conl’onestà». Berlato sostiene che ci siaun tentativo di delegittimazione neisuoi confronti per rendere meno plau-sibili le accuse sugli appalti pubblici eper ostacolare la sua rielezione nel2014 al parlamento europeo. Non acaso infatti la questione dei tessera-menti è tornata in auge proprio adesso,dopo venti mesi dai fatti, ma per ren-dere «alquanto improbabile la mia ri-candidatura». Nessun timore inoltreper il possibile «processo mediatico»ad personam che i giornali, e Berlatopiù volte fa il nome del GdV, potreb-bero dedicargli, ma solo l’augurio che

si tenga alta l’attenzione anche sulla

questione degli appalti. Una scelta di

campo quindi che il dirigente pidiel-

lino, che secondo un collega non lo-

cale girerebbe armato per timore di

atti gravi nei suoi confronti, mantiene

anima e corpo con il sostegno, a suo

dire, del coordinamento provinciale,

ma soprattutto dei cittadini. «Il mio

destino non dipende da Galan o Sar-

tori», sottolinea infatti il coordinatore

vicentino che dice anche di dover ri-

spondere solo alla sua coscienza e ai

suoi elettori: «considerato che per il

momento il sistema non è ancora stato

scardinato, la battaglia non si ferma!».

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di Martina Lucchin

La conferenza stampa di Sergio Berlato (a destra Renzo Mazzaro, autore del libro inchiesta I padroni del Veneto)

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Dal rotocalco VicenzaPiùTv Oggi(http://www.vicenzapiu.com/vi-deo/guarda/vicenzapiutv-oggi-n-0)

Onorevole Berlato la suascelta degli ultimi giorni ha

sorpreso un momentino perchési parlava di una sua fuoriuscitadal Pdl nel caso in cui il Pdl sifosse trasformato in qualche altracosa, come ora è Forza italia. In-vece lei rimane accanto a Berlu-sconiIo ho fatto una scelta di coerenza,

io sono stato eletto nel 2009 al

Parlamento Europeo sotto il sim-

bolo del Pdl, adesso il consiglio

nazionale ha scelto di cambiare

il nome del partito da Pdl in Forza

Italia e coerentemente con l’im-

pegno assunto nei confronti dei

miei elettori ho scelto di rimanere

nel partito con il quale sono stato

eletto. Se poi vedrò che oltre al

cambiamento del nome ci sarà il

cambiamento del metodo e qual-

cuno vorrà tornare a dei metodi

che escludono la partecipazione

della base del nostro partito o

vorrà far calare scelte dall’alto

questo mi metterà nella condi-

zione di fare scelte diverse.

Si parlava di Pdl come partito pe-sante e di Forza Italia come par-tito leggero e dicasi, leggasi par-tito degli affari: c’è Galan, c’èSartori, personaggi contro le cuieventuali malefatte lei sta lot-tando. Anche qui non c’è unacontraddizione?Guardi io è una vita che combatto

contro il malaffare, contro la vo-

lontà di qualcuno di arricchirsi ai

danni dei cittadini. L’ho sempre

fatto e continuerò a farlo. Se

emergerà dalle indagini che sono

in corso che alcuni esponenti an-

che di rilievo del partito nel quale

milito sono implicati in vicende

di malaffare o di reati di grosso

tipo a questo punto sarò io a chie-

dere ai vertici del mio partito se

preferiscono avere al loro interno

persone per bene oppure compo-

nenti del malaffare. E in base alle

scelte che farà Berlusconi e il ver-

tice nazionale del partito poi farò

anche io delle scelte conseguenti.

Una lettura pratica di questa suascelta fa pensare ad un discorsosottostante, lei è un cacciatorequindi può impallinare o essereimpallinato. Rimanere nel gruppodei possibili impallinatori le con-

sente di controllarli?Ma, guardi, innanzitutto io ri-mango saldamente legato alla miabase elettorale che mi ha seguitoin tanti anni e che continua a se-guirmi con un radicamento terri-toriale del quale sono orgoglioso.Con loro continuo ad avere unrapporto di stretto legame e conloro sono abituato a fare le scelte.Questo cosa comporta? Comportail fatto che nella misura in cui do-vessimo trovare incompatibilitàtra il nostro modo di pensare e diagire e il modo di pensare di al-cuni che sono all’interno del par-tito saremmo liberi veramente difare scelte diverse. Per il momentoabbiamo confermato la nostra le-altà sia a Silvio Berlusconi che alpartito con il quale io sono statoeletto. Per il momento questa è lanostra scelta. Se le cose andrannocome ci è stato promesso, cioèche il Pdl prima, adesso Forza Ita-lia sarà un partito che cercherà diattrarre l’elettorato di centro de-stra con quello che è lo spiritoche già c’è in Europa con il Ppe,allora noi ci sentiremo a casa no-stra. Nella misura in cui invecedovessimo constatare che siamostati presi in giro e che, anzichélimitarsi al cambiamento delnome del partito (ci è stato spie-gato per questioni di appeal dimarketing elettorale, ci è statodetto che Forza Italia riesce ad es-sere più attraente sotto il profilodel marketing, quindi ad avereanche una notevole attrazione neiconfronti dell’elettorato, notevolein più rispetto a quanto non abbiail Pdl), dovessimo constatare in-vece che c’è qualcuno che hapreso l’occasione, prenderà l’oc-casione per portare questo partitoalla deriva e ad un atteggiamentoo metodo che noi abbiamo sem-pre combattuto non avremmodubbi sulle scelte che andremo afare.Berlusconi è in rotta di collisionecon Galliani nel Milan perché lafiglia Barbara vorrebbe Gallianifuori, mentre lui per vecchi le-gami lo vorrebbe dentro. È unacosa che assomiglia al rapportoBerlusconi-Galan o no?Io continuo ad avere delle posi-zioni molto distinte e distanti dalgruppo Galan-Sartori e conti-nuerò ad averle perché il loromodo di fare politica è diametral-mente opposto al mio. Noi vo-gliamo il coinvolgimento dellabase, noi lavoriamo per un partitoradicato sul territorio, noi lavo-riamo e insistiamo per garantire

Forza Sergio, Forza Silvio

democrazia interna al partito, illoro concetto di politica è moltodiverso dal nostro. Manteniamoqueste distinzioni pur essendo at-tualmente all’interno dello stessopartito. Credo che nei prossimimesi ci saranno elementi che po-tranno fare chiarezza e garantireancora maggiore distinzione traquello che è il nostro modo difare politica e il loro modo di farepolitica che noi non condivi-diamo.I tanti piccoli imprenditori che sisono rivolti a lei per essere pro-tetti nella questione degli appaltipiù o meno pilotati saranno piùforti con lei dentro Forza Italia esaranno ancora fiduciosi nel duooperato o potranno pensare achissà quali accordi sottostanti?Io ho avuto un incarico precisoda parte di molti imprenditori chemi hanno chiesto di fare da me-gafono alla loro voce, alla loroprotesta nel chiedere che venissefatta chiarezza sul sistema degliappalti pubblici in Veneto. Misono state consegnate documen-tazioni molto importanti, moltocorpose che io ho portato paripari alle autorità inquirenti.Adesso alcuni degli elementi chesono stati portati hanno trovatoriscontro nelle indagini che sonostate fatte nella nostra regione.Coloro che mi hanno dato fiduciami hanno chiesto di denunciareil malaffare devono stare tranquilliperché io mi sono assunto neiloro confronti degli impegni e nonsarà certo il partito nel quale mi-lito che mi indurrà a fare sceltediverse rispetto a quelle che hofatto coerentemente con loro e

con il mio modo di fare politica.Combatteremo fino in fondo perfare in modo che venga fatta chia-rezza indipendentemente dacome si chiamerà il partito dentroil quale militerò.Una domanda mi viene sponta-nea prima di salutarla. Lei adessotorna a Strasburgo e trova LiaSartori sua collega all’europarla-mento. È ancora responsabile delgruppo di lavoro sulle infrastrut-ture europee?Io troverò al parlamento europeopiù di settecento deputati in rap-presentanza di 28 paesi membridell’Unione Europea, tra questimiei colleghi ci sono Lia Sartoried altri, altre persone che sonostate elette al Parlamento Europeoe che forse si ripresenteranno perchiedere il consenso per essererieletti nel maggio prossimo. Iomi rivolgo alla mia base elettoralee a coloro ai quali ho dato la miaparola di tenere coerentemente labussola in mano per continuarea rispettare a combattere per di-fendere quei valori e quegli idealiche mi contraddistinguono e con-traddistinguono tutta la comunitàumana che a me fa riferimento.Altri miei colleghi si rivolgerannoalla loro comunità umana am-messo che ce l’abbiano…Le chiedevo se è ancora respon-sabile del gruppo di lavoro sulleinfrastrutture europeeArrivo subito. Loro ovviamente sirivolgeranno e chiederanno i voti,qui non si è nominati al Parla-mento Europeo ma si è eletti, esarà la gente che deciderà. L’on.Sartori ha un incarico importantein Europa in qualità di presidente

della commissione e evidente-

mente in base all’incarico che ha

chiederà di avere sostegno da

parte di coloro che hanno finora

avuto con lei dei rapporti che sfo-

ceranno anche, se lo riterranno

opportuno, in un consenso nei

confronti suoi. La base alla quale

mi rivolgo io è molto diversa e

molto distante rispetto alla base

elettorale di Lia Sartori.

Lei è in gamba e continua ad es-sere politico fino in fondo. La miadomanda era un po’ … maliziosa.Le discussioni attorno a Galan-Sartori si svolgono intorno al si-stema di assegnazione degli ap-palti per le infrastrutture, LiaSartori è la referente delle infra-strutture europee. Non vede unaqualche contraddizione in questedue cose?La mia occupazione attuale è

quella di essere deputato al Par-

lamento Europeo in rappresen-

tanza del mio elettorato, non

spetta a me né fare il magistrato,

né fare il carabiniere o l’ufficiale

della Guardia di Finanza. Io mi

sono limitato a denunciare il ma-

laffare che emergerebbe dalla do-

cumentazione che mi è stata con-

segnata, non spetta a me fare

nomi di coloro che sono prota-

gonisti del malaffare ma spetta

agli inquirenti. Rispetto il lavoro

della magistratura e degli inqui-

renti e saranno loro a dire se esi-

ste il malaffare e quali sono i mal-

fattori che hanno o che avrebbero

dissanguato i veneti negli ultimi

quindici anni.

Buon viaggio allora.

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di Giovanni Coviello

Sergio Berlato va in Forza Italia: ci crede, dice, ma rimane con Berlusconi, sottintende, per proteggersidall’interno dopo i suoi attacchi alla galassia che fa capo al suo braccio destro storico, Giancarlo Galan

/ Sergio Berlato intervistato da VicenzaPiuTv


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