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Date post: 21-Apr-2018
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1-6 novembre La televisione secondo Luigi Comencini 6 novembre C’era una volta la Documento Film (parte prima) 8-9 novembre Lionello Massobrio: i film della mia vita 10 novembre Francesco Pasinetti, l’enfant prodige del cinema italiano 11 novembre Antonello Faretta, un regista fuori campo 12 novembre Cinema e psicoanalisi: Ricordi e memorie 13-15 novembre Giorgio Bassani e il cinema 16-17 novembre Se tutto è mafia… 18-20 novembre Luci dalla Cina 22 novembre In ricordo di Sergio Raffaelli 23 novembre Carolina Invernizio, 150 anni di (vana)gloria 24-25 novembre Mario Balsamo e il cinema del reale 24 novembre Giuseppe Verdi e la Gloria di Parma 26-27 novembre Visioni sociali: La Storia/Le storie 29 novembre Luchino Visconti (seconda parte) 30 novembre Piero Cannizzaro, un autore glocal 1-6 novembre La televisione secondo Luigi Comencini A cent’anni dalla nascita di Luigi Comencini la Cineteca Nazionale, in stretta sinergia con Rai Teche, festeggia il grande cineasta attraverso le sue opere televisive. Se alla Festa del Cinema di Roma si è potuto avere un “assaggio” grazie alla proiezione della versione televisiva de Le avventure di Pinocchio, con questo nuovo omaggio si vuole dimostrare che l’etica dello sguardo di questo importante autore non aveva fortunatamente confini di “formati”. Anzi nel piccolo rettangolo televisivo Comencini sprigionava un’energia nuova, ovvero una maggiore attenzione verso i piccoli, gli ultimi (I bambini e noi, L’amore in Italia, Cuore, Tutti i bambini… di Comencini ), offrendoci i drammi della Storia (La storia, Cuore) e gli inganni del cuore (Il matrimonio di Caterina). L’omaggio a Comencini proseguirà a dicembre alla Casa del Cinema, con una rassegna stavolta tutta dedicata al cinema.
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1-6 novembre La televisione secondo Luigi Comencini6 novembre C’era una volta la Documento Film (parte prima)8-9 novembre Lionello Massobrio: i film della mia vita10 novembre Francesco Pasinetti, l’enfant prodige del cinema italiano11 novembre Antonello Faretta, un regista fuori campo12 novembre Cinema e psicoanalisi: Ricordi e memorie13-15 novembre Giorgio Bassani e il cinema16-17 novembre Se tutto è mafia…18-20 novembre Luci dalla Cina22 novembre In ricordo di Sergio Raffaelli23 novembre Carolina Invernizio, 150 anni di (vana)gloria24-25 novembre Mario Balsamo e il cinema del reale24 novembre Giuseppe Verdi e la Gloria di Parma26-27 novembre Visioni sociali: La Storia/Le storie29 novembre Luchino Visconti (seconda parte)30 novembre Piero Cannizzaro, un autore glocal

1-6 novembreLa televisione secondo Luigi ComenciniA cent’anni dalla nascita di Luigi Comencini la Cineteca Nazionale, in stretta sinergia con Rai Teche, festeggia il grande cineasta attraverso le sue opere televisive. Se alla Festa del Cinema di Roma si è potuto avere un “assaggio” grazie alla proiezione della versione televisiva de Le avventure di Pinocchio, con questo nuovo omaggio si vuole dimostrare che l’etica dello sguardo di questo importante autore non aveva fortunatamente confini di “formati”. Anzi nel piccolo rettangolo televisivo Comencini sprigionava un’energia nuova, ovvero una maggiore attenzione verso i piccoli, gli ultimi (I bambini e noi, L’amore in Italia, Cuore, Tutti i bambini… di Comencini), offrendoci i drammi della Storia (La storia, Cuore) e gli inganni del cuore (Il matrimonio di Caterina). L’omaggio a Comencini proseguirà a dicembre alla Casa del Cinema, con una rassegna stavolta tutta dedicata al cinema. martedì 1ore 17.00 La storia di Luigi Comencini (1986, 255’)Una mattina qualunque di un giorno qualunque, nella Roma desolata e incolore dell’occupazione nazista, nasce Useppe. Frutto della violenza di un soldato tedesco su Ida, maestra vedova con figlio adolescente a carico. Il bimbo cresce tra stenti e macerie, insieme a una madre premurosa, ma piena di paure, e al fratello Nino, molto amato, ma quasi sempre lontano. La fine della guerra non migliorerà le cose e gli eventi scivoleranno in un epilogo crudo e straziante. Tratto dall’omonimo romanzo di Elsa Morante pubblicato nel 1974, il film è stato girato per la televisione, ma ne è stata distribuita una versione ridotta (135’) destinata al circuito cinematografico.

mercoledì 2

ore 17.00 I bambini e noi di Luigi Comencini (1970, 180’) I-II-III puntataNell’inchiesta in sei puntate, realizzata da Luigi Comencini dal 1970 al 1978, il regista intervista bambini di diverse regioni italiane e diverse condizioni sociali, principalmente quelle meno abbienti, andandoli a intervistare nelle periferie delle grandi città o nelle campagne.

ore 20.30 I bambini e noi di Luigi Comencini (1970, 180’) IV-V-VI puntata

giovedì 3ore 17.00 L’amore in Italia di Luigi Comencini (1978, 185’) I-II-III puntataLuigi Comencini fu ingaggiato dalla Rai nel 1976 per girare un documentario sull’amore negli anni Settanta in Italia e il risultato fu L’amore in Italia, un’inchiesta in cinque puntate andate in onda nel dicembre 1978 su Rai Uno. Gli autori dell’inchiesta, oltre a Luigi Comencini, furono Fabio Pellarin e Italo Moscati. Le interviste furono girate in tutta Italia tra il febbraio del 1977 e l’aprile del 1978.

ore 20.30 L’amore in Italia di Luigi Comencini (1978, 128’) IV-V puntata

venerdì 4 ore 17.00 Cuore di Luigi Comencini (1984, 175’) I-II-III puntataPassione civile e buoni sentimenti. Nostalgia per l’infanzia perduta e tanta commozione in questo sceneggiato che parte dai racconti di tre compagni di scuola, vecchi allievi del maestro Perboni, che si ritrovano al fronte. Non manca la maestrina dalla penna rossa e neppure i racconti mensili, che si presentano come piccoli film muti inseriti come contrappunto nella storia. Prima riduzione televisiva del romanzo deamicisiano affidato alla sensibilità di un grande autore come Luigi Comencini. Con Johnny Dorelli, Giuliana De Sio, Bernard Blier, Andrea Ferreol, Eduardo De Filippo.

ore 20.30 Cuore di Luigi Comencini (1984, puntate, 171’) IV-V-VI puntata

sabato 5ore 17.00 Tutti i bambini… di Comencini (1990-1991, 225’) I-II-III puntata«Tutti i bambini… di Comencini, “serie” in cinque puntate che nel 1990 ripercorre i quasi 50 anni di attività del regista attraverso il filo rosso dell’infanzia. […]E così ritroviamo tutti i bambini di Comencini, come erano nei suoi film e come sono adesso, ormai cresciuti, a confronto con quei se stessi di luce e sali d’argento» (Buffoni). «Mi venne in mente di far cercare tutti i bambini con cui avevo lavorato. Li feci riprendere, a loro insaputa, dalla macchina da presa. Entravano uno alla volta e si guardavano ignari, senza conoscersi. Li osservavo non visto. Io li riconoscevo tutti anche se molto cambiati. Erano gli stessi ma loro non c’erano più» (Comencini).

ore 21.00 Tutti i bambini… di Comencini (1990-1991, 147’) IV-V puntata

domenica 6ore 17.00 Le avventure di Pinocchio di Luigi Comencini (1972, 133’)Versione cinematografica del notissimo sceneggiato televisivo Rai con Andrea Balestri, Nino Manfredi, Gina Lollobrigida, Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Lionel Stander, Vittorio De Sica, Orazio Orlando, Mario Adorf, Franco Cannavale.

ore 19.30 Il matrimonio di Caterina di Luigi Comencini (1982, 59’)«Primi anni Cinquanta in un paesino calabrese. Deciso a sposare la figlia ormai trentenne […]suo padre combina un matrimonio, “comprandole” un marito tramite un sensale. L’affare si conclude positivamente e anche Caterina sembra felice. Il giovane, però, ben presto rivela la sua natura di opportunista» (Poppi). Tratto da un racconto di Mario La Cava, Il matrimonio di Caterina è il primo film della serie Dieci registi italiani, dieci racconti italiani, trasmesso il 12 marzo 1983. Con Stefano Madia e Anna Melato.

C’era una volta la Documento Film (parte prima)La “legge di sostegno” alla cinematografia italiana nata nel 1949 a firma dell’onorevole Giulio Andreotti, allora Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega allo spettacolo, incentiva la produzione di lungometraggi, cortometraggi e film d’attualità di nazionalità italiana. Nascono e si sviluppano nuove case di produzione specializzate nella realizzazione di cortometraggi, come la Corona Cinema, la Nexus Film, la Trans World Film, la Documento Film, la Vette Filmitalia, la S.E.D.I., la Opus Film, la Film Giada, guidate da produttori come Elio Gagliardo, Fulvio Lucisano, Giorgio Patara, Vincenzo Nasso, Giacomo Pezzali e Gianni Hecht Lucari. Tra le società che si sono distinte per la quantità e per la qualità dei film realizzati, ricopre un posto di rilievo la Documento Film s.r.l. di Gianni Hecht Lucari, che dall’inizio degli anni Cinquanta sino alla fine degli anni Settanta realizza oltre mille e duecento documentari, diverse decine di lungometraggi ed alcune centinaia di film d’attualità. Negli anni Ottanta la proprietà dei cortometraggi della Documento Film viene acquistata una parte da una società di Milano e una parte dalla Lanterna Editrice. I documentari di proprietà della Lanterna Editrice sono stati realizzati tra il 1950 e il 1974, la maggior parte con pellicole a colori (Eastmancolor e Ferraniacolor), in formato 35mm, e recentemente sono stati acquisiti dagli archivi del Centro Sperimentale di Cinematografia. La lunghezza media dei cortometraggi è di circa 300 metri (11 minuti circa). Gli argomenti trattati sono i più svariati: dai classici documentari d’arte ed etnografici alle inchieste sul mondo dello spettacolo, dai problemi delle città a temi d’attualità. In questa prima parte si è deciso di partire da Roma e il Lazio, per proseguire verso l’Italia e il mondo, in un viaggio lungo le coordinate geografiche, che spazia poi nell’arte e sconfina nella contemporaneità, all’insegna di ciò che dice Pierre Sorlin: «L’evoluzione della storiografia e quella degli audiovisivi non sono rigorosamente simmetriche, ma vanno nella stessa direzione: non vogliono soltanto raccontare quello che è accaduto, tentano di capire perché i fatti di ieri influiscono sull’evoluzione di oggi».

ore 21.00 Anche le città muoiono di Fernando Cerchio (1969, 10’)Il Lazio offre molti esempi di città già prospere e potenti, ora completamente abbandonate o ridotte a sparuti nuclei abitati, come Monterano, abbandonata all’inizio del secolo scorso, e Galeria. Sono città morte da sole, senza cataclismi, così per vecchiaia. Frugando fra ciò che resta di queste città, si scoprono inedite rarità archeologiche o strani segni di degradazione, come per esempio il vecchio castello tramutato in stalla.

a seguire Un paese da salvare di Alberto Passanti (1961, 9’)Civita di Bagnoregio, un paese di antica tradizione, rischia di essere cancellato per il lavorio di erosioni di due torrenti che scorrono ai suoi piedi. L’attenzione degli uomini che amano le cose belle potrebbe ancora salvare, con mezzi tecnici moderni, questo paese pittoresco e felice.

a seguire Palestrina (il tempio della fortuna) di Gian Luigi Rondi (1958, 8’)Il documentario illustra i resti monumentali del celebre tempio della fortuna primigenia, su cui è costruita gran parte della città di Palestrina, e Palazzo Barberini, con il suo famoso mosaico del Nilo.

a seguire Qualcosa da ricordare di Fabrizio Palombelli (1959, 10’)Intorno a una grande città esistono zone in cui la natura è regina incontrastata. Attorno a Roma, come una foresta inesplorata della Nuova Zelanda, in attesa di essere risucchiati dall’urbanizzazione.

a seguire Collage di Sergio Tau (1964, 11’)Impressioni tratte in diverse zone di Roma per sottolineare una colonna sonora persistente.

a seguire Ostiense ore 3 di Spartaco Cilento (1973, 12’)L’organizzazione, il funzionamento e le strutture dei mercati generali di Roma.

a seguire La valle dell’inferno di Piero Nelli (1955, 9’)La valle dell’inferno è una località periferica di Roma ove sorgono delle Fornaci per la fabbricazione dei mattoni. Il documentario segue le fasi di una giornata lavorativa.

a seguire Le voci secche di Vittorio Armentano (1966, 10’)Il movimento che quotidianamente ferve alla borsa valori di Roma, cercando di cogliere le varie fasi, particolarmente caotiche, che regolano le contrattazioni.

a seguire Ore 12 Piazza di Spagna di Michele Gandin (1961, 11’)

Piazza di Spagna è una delle più belle piazze del mondo per la purezza della sua architettura, della stupenda linea della scalinata. Ma il suo fascino proviene anche dal fatto che essa è luogo di incontri straordinari.

a seguire Memorie in acquerello di Gastone Grandi (1960, 10’)Ettore Roesler Franz, pittore acquarellista d’origine tedesca, innamorato di Roma, sulle orme del più romano dei pittori, Bartolomeo Pinelli, dipinse i più vari aspetti di Roma, con l’occhio consumato dell’artista.

a seguire Meo Patacca di Ugo Fasano (1972, 11’)La leggendaria figura di Meo Patacca in un misto di storia e di tradizioni.

8-9 novembreLionello Massobrio: i film della mia vitaSuo nonno, prima di morire, gli disse: «La memoria, fijetto mio, è solo la colla che usamo pe’ cercà de rimette assieme i cocci de la vita». La madre Maria Rosada, che era entrata nel mondo del cinema a Parigi traducendo le didascalie dei film muti, a 32 anni dirigeva il Reparto Montaggio a Cinecittà, poi insegnò a tutti gli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia l’arte del montaggio. A 18 anni montò il campione d’incassi Domani è un altro giorno di Léonide Moguy. Seguirono L’Italia non è un paese povero di Joris Ivens, Un uomo da bruciare di Valentino Orsini, Paolo e Vittorio Taviani, L’ape regina di Marco Ferreri. Fu uno dei primi a girare Caroselli e film industriali, quindi diresse Il rapporto, scritto nella swinging London e girato nella Roma sessantottina. Promosse, in seno all’Anac, il boicottaggio della Mostra del Cinema di Venezia, organizzando con Luigi Nono ed Emilio Vedova comizi e manifestazioni di metalmeccanici. Contribuì alla liberazione dell’Angola con il documentario La vittoria è certa. Poi divenne editore… (ma questa è un’altra storia). Oggi continua a girare documentari e a meditare nuove avventure in giro per il mondo.

martedì 8ore 17.30 L’abbandono di Lionello Massobrio (1990, 52’)«Se ricordo bene siamo nel luglio del 1988, sul litorale tra Ostia e Castel Fusano c’è una trattoriola, sempre molto affollata, circondata da un territorio che, anticipando i tempi, assomiglia a un mondezzaio. Ci lavora una giovane cameriera che si ritiene la sosia di Marilyn Monroe e un bel giorno arriva un cliente che fa il trasportatore di giornali e somiglia pari pari a Robert De Niro. Lui la seduce, la mette incinta e sparisce. Lei maschera il pancione e tira a campare, ma una brutta notte nel magazzino della trattoria è costretta a partorire e, tagliato il cordone ombelicale, avvolge il neonato in una tovaglia e lo deposita in un cassonetto della nettezza urbana. Il bimbo piangerà e sarà salvato, anche lei piangerà ma non sarà salvata» (Massobrio). Film tv con Antonella Ponziani.Copia proveniente da Rai Teche

ore 18.30 La vittoria è certa di Lionello Massobrio (1971, 81’)«[Lionel] ha conosciuto Agostinho Neto leader carismatico del Movimento Popolare per la Liberazione dell’Angola […], dopodiché parte per il campo base dei guerriglieri angolani insieme a Randi Krokaa, Guelfo Guelfi, Augusta Conchiglia e Stefano de Stefani per realizzare un film che dovrà chiamarsi La vittoria è certa. È l’agosto del settanta. In capo a cinque mesi Augusta, Stefano e poi Guelfo decidono di tornare a casa. Randi e Lionel restano e si trasferiscono in una zona liberata per portare avanti l’impresa di raccontare come crescono e studiano le bambine e i bambini angolani mentre i loro padri imparano a distruggere ponti che attraversano fiumi frequentati da caimani e a colpire con i mortai gli acquartieramenti portoghesi.Alcuni anni dopo questo film, proiettato nei cinema dell’Angola indipendente […], avrà un notevole successo» (Massobrio).

ore 20.15 Il rapporto di Lionello Massobrio (1969, 90’)«Il rapporto, interpretato da Isabel Ruth e Giulio Brogi, opera prima del promettente Lionel, che vorrebbe essere un rapporto politico su un rapporto amoroso, sarà presentato al Festival di Pesaro e come premio non riceverà mai il visto di censura» (Massobrio). Uno dei film più invisibili e misteriosi del cinema italiano…Copia proveniente dalla Cineteca di Bologna

mercoledì 9ore 17.00 Benvenuti, benvenuti tra noi di Lionello Massobrio (55’)«Una dozzina di anni fa mi fu offerta l’opportunità di insegnare cinema e televisione nella Casa Circondariale di Pisa. Come rifiutare un viaggio nel continente carcerario? Colsi l’occasione al volo e cominciai a lavorare con un gruppo di detenute e detenuti insegnandogli a usare una telecamera e, contrariamente a quanto avviene di solito, a tralasciare i loro tristissimi ricordi e a inventare delle storie a volte grottesche. Il film si chiamò Benvenuti tra noi e fu messo in onda da Rai Tre. Beninteso solo parzialmente perché, a causa della morte per overdose di uno dei protagonisti, non fu possibile completarlo» (Massobrio).

a seguire Kurdistan - Partorire la morte di Lionello Massobrio (2001, 29’)«Allo stato dei fatti sono un vecchiaccio di ottantacinque anni che ogni mattina all’alba apre un occhio e attraverso una metà del lettone, da troppo tempo deserto, si guarda nel grande specchio e si sussurra: “Dai, dai, che altre ventiquattro ore ce la fai”. Non ha eredi perché non ne ha voluti, ha sempre avuto la sensazione che il mondo fosse sovraffollato. Una volta un signore di cui non ricorda il nome gli propose di fare un video su alcune giovani donne kurde che erano state convinte a usare il loro corpo in un modo innaturale e così si ritrovò solo soletto armato solo di una piccola cinepresa nell’aeroporto di Ankara e da lì proseguì attraverso alcuni dei luoghi in cui una kamikaze kurda, mascherata da giovane madre in attesa, si era fatta esplodere nel mezzo di militari turchi» (Massobrio).

ore 19.00 Beba di Lionello Massobrio (1993, 85’)

«Con Zoran Stojkovic, Igor Vucic e Beatrice Palme siamo arrivati a Spalato, Split per i croati, sulla sponda orientale dell’Adriatico davanti a Porto Recanati, la data sul passaporto è 2 luglio 1993, è una bellissima giornata e ci troviamo negli uffici dell’Unprofor con i nostri giubbetti antiproiettile regolamentari e i cartellini International Press appesi al collo. Dobbiamo andare a Sarajevo, che è distante poche decine di chilometri, perché stiamo cercando una bambina di cui abbiamo una foto, ma la città è sotto assedio e ci si può arrivare solo in aereo. L’ufficiale inglese che ha timbrato i nostri passaporti sta per restituirmi il mio, ma mi guarda negli occhi e mi chiede sorridendo se mi farebbe piacere avere anche il timbro della loro compagnia, la Maybe Airlines, che vuol dire “forse sì arriva forse no!» (Massobrio).Copia proveniente da Rai Teche per gentile concessione di Eta Beta

a seguire In your life - Nella nostra vita. Io l’acciaio di Lionello Massobrio (9’)«Insieme a Franco Fortini e Giorgio Arlorio realizza Io l’acciaio un filmino per il padiglione dell’Italsider alla Fiera di Milano su l’onnipresenza di questa lega metallica, dagli aghi ai transatlantici passando per i binari del tram» (Massobrio).

ore 20.45 Incontro moderato da Steve Della Casa con Lionello Massobrio, Giorgio Arlorio, Roberto Cicutto

a seguire Ottuagenari all’ombra della torre di Lionello Massobrio (2016, 84’)«Dopo parecchi anni dedicati interamente alla scrittura (primo romanzo Dimenticati, pubblicato nel 2001 da Elvira Sellerio, e ultimo Less, che sta per uscire da Istos Edizioni, ai suoi primi vagiti con una Collana Cento Pagine) per uno dei miei ultimi anniversari ho deciso di regalarmi un film a costo zero che ho realizzato con la collaborazione di Paolo Del Genovese, impugnando a turno una Handycam Sony da turista in gita e che abbiamo intitolato Ottuagenari all’ombra della Torre. Due anni di divertimento per scoprire e conoscere i protagonisti di quest’opera, uno dei quali si chiama Libero, ha passato i cento e tutte le mattine se ne va al bar, pedalando allegramente sulla sua bici, per batter chiacchiera con le signore di passaggio» (Massobrio).

giovedì 10Francesco Pasinetti, l’enfant prodige del cinema italiano«“Un raffinato intellettuale, un galantuomo, un grande artigiano”. Con queste parole Francesco Maselli rievocò, alla fine di un percorso di ricordi e ricostruzioni, la figura di Francesco Pasinetti. Carlo Lizzani parlò di lui come di un faro, un mito per i cinefili nati negli anni Venti. Mario Verdone lo pianse come l’amato compagno di lavoro, l’indimenticabile esempio di azione e di vita. Nessuno che lo conobbe poté non apprezzarne la consuetudine alla disponibilità, al dialogo, al confronto. Sobrietà, rigore, onestà, riservatezza, generosità furono i tratti salienti della sua personalità e determinanti per le sue vicende professionali, ma soprattutto la curiosità, la sua versatilità e la poliedricità fecero di Pasinetti un intellettuale talentuoso, completo, competente, aperto al mondo dell’arte a trecentosessanta gradi. […] Il veneziano

Francesco Pasinetti è noto in primis per il suo impegno nel campo del cinema come regista, sceneggiatore, critico, storico, docente nonché fotografo». Pasinetti, nato nel 1911 e scomparso prematuramente nel 1949, fu il primo a laurearsi in Lettere con una tesi sul cinema, nel 1933, ma aveva già fondato la rivista «Il Ventuno». Nel 1937 era già docente al Centro Sperimentale di Cinematografia, di cui assunse la direzione nel 1948, e nel 1939 scrisse la prima Storia del cinema, cui fecero seguito altre pubblicazioni e la fondazione della casa editrice Rialto. All’attività di docente e studioso affianco quella di regista e sceneggiatore (La peccatrice di Amleto Palermi, Via delle Cinque Lune e La locandiera di Luigi Chiarini), con esiti straordinari.Il lungometraggio Il canale degli angeli, il solo diretto da Pasinetti, e i diciotto documentari proposti in questa giornata (ad alcuni ha collaborato come supervisore, voce di commento o montatore), sono tratti dal dvd Francesco Pasinetti. Il suo cinema, edito da Luce Cinecittà. Tutte le opere sono state restaurate in digitale su materiali provenienti dall’Archivio Storico del Luce, dalla Cineteca Nazionale e dalla Cineteca Italiana.Si ringrazia per la collaborazione Luce Cinecittà

ore 17.00 Entusiasmo di Francesco Pasinetti (1933, 21’)Il canale degli angeli di Francesco Pasinetti (1934, 48’)Sulle orme di Giacomo Leopardi di Francesco Pasinetti (1941, 11’)Città bianca di Francesco Pasinetti (1942, 14’)La gondola di Francesco Pasinetti (1942, 14’)I piccioni di Venezia di Francesco Pasinetti (1942, 12’)Venezia minore di Francesco Pasinetti (1942, 16’)

ore 19.30 Nasce una famiglia di Francesco Pasinetti (1943, 14’)Venezia insorge di Glauco Pellegrini (1945, 8’)Il palazzo dei dogi di Francesco Pasinetti (1947, 10’)Torcello di Antonio Marzari e Salvatore Danò (1947, 10’)Piazza San Marco di Francesco Pasinetti (1947, 11’)Venezia in festa di Francesco Pasinetti (1947, 9’)

ore 20.45 Incontro moderato da Alfredo Baldi con Luisa Pagnacco, Carlo MontanaroNel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Luisa Pagnacco Francesco Pasinetti. Oltre il cinema. Le vicende teatrali tra lirica e poesia (Bulzoni, 2015).

a seguire Lumiei di Francesco Pasinetti (1948, 8’)Piave-Boite-Vajont di Francesco Pasinetti (1948, 21’)I pittori impressionisti di Francesco Pasinetti (1948, 10’)Arte contemporanea di Francesco Pasinetti (1948, 9’)Latte per la città di Cesare Ardolino e Gian Luigi Polidoro (1949, 10’)Ragazze in bianco di Francesco Pasinetti (1949, 12’)

venerdì 11Antonello Faretta, un regista fuori campoIl territorio italiano è disseminato di giovani registi, radicati nelle loro postazioni come fossero dei bunker, in cui proteggersi e lanciare le proprie incursioni, militi ignoti del cinema industriale, dei box office, delle proiezioni stampa, elitari per vocazione e necessità, sperimentali per antiche passioni cinefile, solitari per indole, eppure sostenuti da una rete di fedeli sostenitori, anch’essi disseminati sul territorio. Un’onda dal basso, i cui effetti sono appena percepiti in superficie, ma senza mai perdere la sua carica propulsiva. Antonello Faretta, giovane regista lucano, di quest’onda è uno degli esponenti di punta, abbinando, alla carriera di regista e produttore (Noeltan Film), un’intensa attività come operatore culturale e di strenuo sostenitore delle potenzialità della sua regione. Fra i tanti giudizi che accompagnano la sua produzione, abbiamo scelto le parole del poeta e scrittore Franco Arminio: «Con Antonello abbiamo parlato a lungo di questo lavoro, abbiamo parlato delle tante difficoltà per realizzarlo. Ed ora il film c’è ed è un’opera unica: un film lontanissimo dal cinema industriale, un film di terra e di silenzio, di rughe e nuvole. Questo lavoro per me segna un altro felice momento, dopo quello di Matera che diventa capitale della cultura. All’inizio il film somiglia molto al cinema di Kiarostami, poi lentamente Faretta trova il suo passo, lascia parlare la forza dei luoghi e dei volti. Tutti bravissimi i miei amici: Joe Capalbo, Caterina Pontrandolfo, Domenico Brancale, Aurelio Donato Giordano. Sono felice di aver incoraggiato e in qualche modo ispirato questo lavoro. Sono felice che Craco è stata raccontata da un giovane regista lucano. Il paesaggio non è usato come fondale, ma è il protagonista principale della storia. Una storia che va a scovare la vita in uno di quei luoghi che diciamo morti solo perché non piu abitati da umani. E invece Craco è viva e Faretta ha rimesso in moto il suo cuore. La lezione pronunciata in maniera asciutta è che oggi la vita può dirci qualcosa solo quando è perduta, fuori corso. Quello di Faretta è il primo grande film sull’Italia dei margini. Non è un evento, è una vicenda dello spirito».

ore 18.00 Da dove vengono le storie? di Antonello Faretta (2003, 7’)Cosa succede quando si ha il desiderio di girare un grande film, ma non avete una storia da raccontare? Cortometraggio realizzato nell’ambito del workshop Le strade di Kiarostami, tenuto da Abbas Kiarostami a Torino nel 2003 e organizzato dal Museo Nazionale del Cinema, dalla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Scuola Holden.

a seguire Il giardino della speranza di Antonello Faretta (2011, 25’)Un ragazzo affetto dalla sclerosi multipla. Il suo giorno passa tra terapie, ricordi, immaginazione e lotta per rimanere in piedi. Una lotta condotta con dignità, coraggio, fede e amore per la vita. Un film sulla voglia di vivere e sullo spazio privato di chi soffre, sui pensieri più nascosti…

a seguire Down Comes the Rain di Antonello Faretta (2007, 20’)Downs Comes the Rain è un film di poesia basato sull’omonima poesia e performance di John Giorno. È girato in Basilicata prevalentemente a Valsinni nel castello di Isabella Morra. Chiude la serie di poetry films che Faretta ha realizzato con John Giorno. 

a seguire Nine Poems in Basilicata di Antonello Faretta (2007, 55’)Nine Poems in Basilicata è il poetry film basato su nove differenti poemi scritti ed interpretati dal grande poeta italo-americano John Giorno. Nove poesie-nove locations. Il film è interamente girato in Basilicata, la regione dalla quale emigrarono i parenti di John alla volta di New York. Nine Poems è la memorabile e vivida sintesi di 50 anni della luminosa carriera di John Giorno.

ore 20.45 Incontro moderato da Adriano Aprà con Antonello Faretta

a seguire Montedoro di Antonella Faretta (2015, 90’)Una donna americana di mezza età scopre inaspettatamente le sue vere origini solo dopo la morte dei genitori. Profondamente scossa, e in preda ad una vera e propria crisi di identità, decide di mettersi in viaggio sperando di poter riabbracciare la madre naturale mai conosciuta. Si reca così in un piccolo e remoto paese dell’Italia del Sud, Montedoro. Al suo arrivo viene sorpresa da uno scenario apocalittico: il paese, adagiato su una maestosa collina, è completamente abbandonato e sembra non ci sia rimasto più nessuno. Grazie all’incontro casuale di alcune persone misteriose, quelle che non hanno mai voluto abbandonare il paese, la protagonista compirà un affascinante e magico viaggio nel tempo e nella memoria ricongiungendosi con gli spettri di un passato sconosciuto ma che le appartiene, è parte della sua saga familiare e di quella di un’antica e misteriosa comunità ormai estinta che rivivrà per un’ultima volta.

sabato 12Cinema e psicoanalisi: Ricordi e memorieCinema e Psicoanalisi hanno diversi punti in comune: nati e sviluppatisi nello stesso periodo storico, hanno continuato ad influenzare, con la propria ricerca, la cultura e l’arte da versanti diversi. Partendo da un incontro fecondo d’interessi, la Società Psicoanalitica Italiana ed il Centro Sperimentale di Cinematografia hanno da alcuni anni avviato delle iniziative comuni, tra cui il ciclo “Cinema e psicoanalisi”, articolato con delle proiezioni alla sala Trevi, giunto alla sesta edizione. Il tema della programmazione 2016 è un argomento di grande interesse, non solo a livello psicoanalitico, ma anche esistenziale: la memoria. Elemento che modella corpi ed emozioni, legando i giorni passati a quelli attuali. Come testimoniano i film in programma, esperienza e memoria agiscono spesso in conflitto, aggrumando nodi intorno a traumi, privati o collettivi, che generano rimozioni e regressioni fino allo

smarrimento. Secondo la psicoanalisi, è proprio il recupero e l’elaborazione di queste tracce che può aiutarci ad evolvere, attraverso un processo di risignificazione del nostro passato, capace di orientare il presente ed il futuro.Il secondo appuntamento è dedicato alla memoria traumatica.

ore 17.00 La bestia nel cuore di Cristina Comencini (2005, 121’)«Il film è tratto dal mio ultimo romanzo. Racconta la storia di Sabina, un’attrice che non ha avuto molto successo e lavora come doppiatrice. Vive insieme a Franco, anche lui attore, sono innamorati l’una dell’altro e la loro vita è abbastanza serena. Una notte, Sabina ha un incubo che la riporta indietro nel tempo. Il sogno sembra rimandare a un episodio angoscioso, terribile e violento, avvenuto quando lei era ancora una bambina» (Comencini).

a seguire Incontro moderato da Fabio Castriota con Angelo Macchia e Cristina Comencini

ore 20.30 Diciotto anni dopo di Edoardo Leo (2010, 100’) «Mirko e Genziano sono due fratelli trentenni che non si parlano da quando la loro madre è morta tragicamente in un incidente stradale. Sono passati diciotto anni e, nel frattempo, mentre il primo è rimasto a Roma dove vive con sua moglie Mirella e lavora nell’officina del padre Marcello, il secondo si è trasferito a Londra dal nonno materno ed è diventato un broker finanziario. Quando anche il padre muore, i due ragazzi si troveranno costretti loro malgrado a riunirsi poiché l’uomo ha chiesto che le sue ceneri vengano poste sulla tomba della moglie, in Calabria. Il viaggio di Mirko e Genziano a bordo della vecchia spider di famiglia sarà occasione per entrambi di rivivere le memorie del passato ma, allo stesso tempo, li catapulterà in una serie di tragicomiche situazioni alla fine delle quali ognuno di loro non sarà più lo stesso» (www.cinematografo.it). «18 anni dopo è un gioiello, in cui due ottimi attori, Edoardo Leo e Marco Bonini, hanno investito molto. Da almeno 10 anni fa, da quel soggetto che poi scrissero con Lucilia Schiaffino. Leo, poi, ne è divenuto il regista col tempo ed è stata una fortuna: come nella scrittura e nella recitazione, mostra talento anche con la macchina da presa. La storia è semplice, diretta, efficace. [...] Una dolce, delicata commedia all’italiana, divertente e amara, in cui tutti i componenti del cast fanno la cosa giusta» (Sollazzo). Ultimo film di Gabriele Ferzetti.

13-15 novembreGiorgio Bassani e il cinemaPer festeggiare il centenario dalla nascita di Giorgio Bassani si terrà a Roma e a Ferrara un importantissimo convegno che analizza ogni possibile sfaccettatura del celebre scrittore. Organizzato dal Comitato Nazionale per le celebrazioni del centenario della nascita di Giorgio Bassani, Bassani 1916 avrà luogo all’Università La Sapienza e in altri sedi il 14 e 15 novembre e a Ferrara dal 16 al 19 novembre. La

Cineteca Nazionale non poteva esimersi dal ricordare Giorgio Bassani e per tale evento si proietteranno alcuni film in cui lo scrittore è stato sceneggiatore (La provinciale e La romana) o alcune riuscitissime trasposizioni cinematografiche dai suoi romanzi (La lunga notte del ’43, Il giardino dei Finzi Contini, Gli occhiali d’oro).

domenica 13ore 17.00 La provinciale di Mario Soldati (1953, 110’)Primo film tratto da un’opera di Alberto Moravia, La provinciale è un esempio perfettamente riuscito di trasposizione cinematografica dove gli spunti letterari convivono con una descrizione accurata dell’ipocrisia del mondo di provincia. In questo contesto claustrofobico si sviluppa una delle figure femminili più complesse nella storia del cinema italiano: Gemma – interpretata da Gina Lollobrigida, la quale per l’occasione recita per la prima volta con la sua voce – che tradisce il marito professore, ma deve poi subire il ricatto di un’ambigua contessa romana che la costringe a prostituirsi.

ore 19.00 La lunga notte del ’43 di Florestano Vancini (1960, 106’)Nel novembre del ’43 un fascista fa ammazzare il console di Ferrara, facendo ricadere la responsabilità del delitto sugli antifascisti. Riesce così a riappropriarsi della carica di dirigente provinciale del partito e far fucilare alcuni noti antifascisti. Quindici anni dopo i fatti riemergono dall’oblio… Dal racconto Una notte del ’43 di Giorgio Bassani.

ore 21.00 Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio De Sica (1970, 95’)Tratto dal fortunato romanzo omonimo di Giorgio Bassani, pubblicato nel 1962, il film narra le vicende di un gruppo di giovani della borghesia ebraica di Ferrara, che vede la sua vita agiata travolta dalle leggi razziali, dalla guerra e infine dalla deportazione. «Se la partenza del film costruisce atmosfere in una qualche misura aderenti al libro di Bassani, i suoi sviluppi cercano una più lunga gravitazione. Suddiviso complessivamente in due grossi quadri sequenziali, il racconto di immagini s’accosta alle esperienze private dei personaggi ma si allarga alle vicende politiche e storiche che con quelle hanno continuità. Di qui forse discende la perdita di circolarità (che Giorgio Bassani aveva ricavato da Proust), con l’acquisto invece di una spiccata linearità» (De Santi).

martedì 15ore 17.00 La romana di Luigi Zampa (1954, 91’)Nella Roma fascista si svolge la storia di Adriana, giovane e bella, che per assecondare le ambizioni della madre si ritrova tra le braccia di un pittore che avrebbe dovuto garantirle la gloria. Delusa e turbata si invaghisce di un autista che, nonostante le promesse di matrimonio, scopre essere in realtà sposato e padre di tre figli. Avviata alla prostituzione, viene salvata da Mino, un giovane partigiano che pare darle la felicità. Tratto da un romanzo di Alberto Moravia, il film si avvale di

una delle migliori prestazioni di Gina Lollobrigida e soprattutto della accurata ricostruzione di interni ed esterni d’epoca a cura di Flavio Mogherini.

ore 19.00 Incontro con Giulio Ferroni, Giuliano Montaldo, Emiliano Morreale

a seguire Gli occhiali d’oro di Giuliano Montaldo (1987, 102’)«Ricordo che, con Nicola Badalucco e Antonella Grassi, scrivemmo la sceneggiatura di quel film con grande paura del giudizio di Giorgio Bassani, che già aveva avuto da ridire addirittura su un film di De Sica, Il giardino dei Finzi-Contini. Ovviamente partimmo dal libro, ma lo usammo solo come traccia: durante i sopralluoghi a Ferrara conoscemmo l’avvocato Ravenna, amico di Bassani, e scoprimmo cose straordinarie, che non ci sono nel libro. [...] Scoprimmo che Bassani [...] era stato cacciato dall’università di Bologna, che aveva organizzato nel ghetto ebraico una scuola per tener su di morale i suoi amici, giovani ebrei cacciati da varie scuole... Abbiamo messo nel film vari episodi della vita di Bassani. [...] Il film andò a Venezia, e gli ultimi giorni di postproduzione furono molto convulsi, non ci fu tempo né modo di mostrarglierlo. Per cui mi trovai, alla prima, con Bassani seduto in sala, nel Palazzo del cinema del Lido, accanto a me. E alla fine [...] mi abbracciò e mi disse: “Se dovessi riscrivere quel libro, non dimenticherei gli episodi che tu hai scoperto e inserito”. Fu un grande riconoscimento, da parte di un uomo tutt’altro che facile» (Montaldo).

16-17 novembreSe tutto è mafia…«Dovendo operare una scelta, abbiamo deciso di mettere insieme una collezione variopinta di pellicole che fossero in grado di rendere in maniera periscopica le molte facce di un fenomeno complesso e per molti versi ancora misterioso. Partendo da un documentario chiave come Les ennemies de la mafia, passando per una visione poco tradizionale e ironico amara come quella che ci offrono Belluscone e La mafia uccide solo d’estate, fino ad approdare ad una visione più completa e complessa del fenomeno con In un altro paese e Alla luce del sole, questa breve retrospettiva cercherà di rendere le molte voci che si sono nel corso del tempo espresse con forza, contribuendo a modo loro a gettare un po’ di luce dove ancora vincono le tenebre» (Berruti). La rassegna è a cura di Sila Berruti e Luca Mazzei ed è stata realizzata nell’ambito del Progetto Uncovering Excellence “L’immaginario devoto tra organizzazioni mafiose e lotta alla mafia: narrazioni e rappresentazioni” dell’Università di Roma Tor Vergata.

mercoledì 16ore 17.00 Les ennemies de la mafia di Claude Goretta e Marcelle Padovani (1988, 104’)Un documento eccezionale che contiene una lunga intervista della giornalista francese Marcelle Padovani, specialista della vita politica italiana, al giudice

Giovanni Falcone, ucciso dalla mafia nell’attentato di Capaci del 23 maggio 1992. Nel corso di questa intervista, Falcone ha accettato di parlare di tutto... Film documentario andato in onda nella tv svizzera nel 1990 e poi a Telemontecarlo. Curiosità: Giovanni Falcone , nel corso dell’intervista, pronunciò l’ormai celebre frase: «Credo dovremmo ancora per lungo tempo confrontarci con la criminalità organizzata di stampo mafioso. Per lungo tempo, non per l’eternità: perché la mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una sua fine».Per gentile concessione di Les Productions JMH

ore 19.00 Belluscone - Una storia siciliana di Franco Maresco (2014, 94’)Il critico cinematografico Tatti Sanguineti arriva a Palermo per ricostruire le vicissitudini di Belluscone - Una storia siciliana, il “film mai finito” di Franco Maresco, che avrebbe voluto raccontare il rapporto unico tra Berlusconi e la Sicilia, attraverso le disavventure di Ciccio Mira (impresario palermitano di cantanti neomelodici, organizzatore di feste di piazza, imperterrito sostenitore del Cavaliere e nostalgico della mafia di un tempo) e di due artisti della sua “scuderia”, Salvatore De Castro in arte Erik e Vittorio Ricciardi, che in cerca di successo decidono di esibirsi insieme nelle piazze palermitane con la canzone Vorrei conoscere Berlusconi.Per gentile concessione di Ran Mazzone - Ila Palma

ore 20.45 Incontro con Rean Mazzone e Marco Visalberghi

a seguire In un altro paese di Marco Turco (2005, 92’)Un documentario che esamina il rapporto fra la mafia siciliana e lo Stato italiano negli anni della prima repubblica. Il film è incentrato sulla storia del maxi-processo di Palermo e dei due magistrati che lo hanno reso possibile, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Alexander Stille, noto giornalista e scrittore statunitense, racconta la storia di una clamorosa vittoria nella lotta contro la mafia, la storia del più grande processo anti-mafia mai celebrato.Per gentile concessione di Marco Visalberghi

giovedì 17ore 17.30 La mafia uccide solo d’estate di Pif [Pierfrancesco Diliberto] (2013, 90’)Crescere e amare nella Palermo della mafia. Un racconto lungo vent’anni attraverso gli occhi di un bambino, Arturo, che diventa grande in una città affascinante e terribile, ma dove c’è ancora spazio per la passione e il sorriso. La mafia uccide solo d’estate è, infatti, una storia d’amore che racconta i tentativi di Arturo di conquistare il cuore della sua amata Flora, una compagna di banco di cui si è invaghito alle elementari e che vede come una principessa. Sullo sfondo di questa tenera ma divertente storia, scorrono e si susseguono gli episodi di cronaca accaduti in Sicilia tra gli anni Settanta e Novanta. Un modo nuovo di raccontare la mafia. Un film che

dissacra i boss e restituisce l’umanità dei grandi eroi dell’antimafia. Un sorriso ironico e mai banale sugli anni terribili degli omicidi eccellenti.Per gentile concessione di Wildside e Rai Cinema 

ore 19.15 Alla luce del sole di Roberto Faenza (2004, 89’)«Roberto Faenza ha girato un bellissimo film pieno di civiltà e affetti su don Puglisi, un prete che combatte per la luce contro l’ombra e viene assassinato dalla mafia perché invade la sua zona di influenza presso i ragazzi fuori di Palermo, manovalanza di malavita. Alla luce del sole si intitola non a caso la biografia piena di passione e di sentimento che testimonia un cinema utile in una società in cui ci sentiamo a volte tutti abbandonati. Stile secco, senza manierismi, con un ottimo, introverso, misurato Luca Zingaretti, esule da Montalbano: uno di quei personaggi impotenti nella Storia cui Faenza, indagando il reale, offre il riscatto di un vibrante identikit che ci riporta al cinema italiano alla Rosi, di tempi migliori» (Porro).Per gentile concessione di Roberto Faenza - Jean Vigo

ore 21.00 Incontro con Roberto Faenza e Pif

18-20 novembreLuci dalla CinaLa rassegna Luci dalla Cina – quest’anno alla sua terza edizione italiana – ha una dimensione europea: si svolge infatti in contemporanea anche in Germania e in Francia, a Parigi, dove si tiene con successo dal 2009, sotto la direzione del regista, produttore e distributore Michel Noll, con il titolo Ecrans de Chine; da quest’anno inoltre il Festival inaugura anche un’edizione in Finlandia e in Grecia. Il Festival offre al pubblico una scelta ben selezionata di documentari indipendenti, realizzati da cineasti cinesi, che raccontano senza filtri storie personali, originali e intense, offrendo allo spettatore un’opportunità unica di guardare il Paese dall’interno e di scoprirlo con gli occhi dei suoi abitanti. Anche quest’anno, come negli anni precedenti, è prevista la presenza di alcuni registi, che dialogando con il pubblico, porteranno una testimonianza diretta sulla genesi e sulle motivazioni dei loro documentari. Comprendere la Cina di oggi, nel mondo sempre più interconnesso in cui viviamo, è senza dubbio necessario, ma non sempre facile. Paese straordinariamente complesso, la Cina sta attraversando cambiamenti epocali, la cui portata sfugge ancora alla prospettiva occidentale, troppo spesso oscillante tra stereotipi, timore e diffidenza. In Europa prevale l’immagine del colosso economico, con cui tutta la comunità internazionale si trova più o meno volentieri a fare i conti. Ma la Cina di oggi non è solo un grande mercato o una fabbrica sterminata: è una nazione alla ricerca di un nuovo equilibrio, in cui il nuovo e l’antico convivono con contrasti talvolta anche stridenti, una società straordinariamente ricca, sul piano culturale, umano, emotivo.Luci dalla Cina vuole quindi contribuire a conoscere e far conoscere meglio questa Cina in divenire, fatta di milioni di piccole-grandi vite, di persone che ogni giorno cercano di trovare il loro posto nella società: la manifestazione intende proporsi,

anche per gli anni a venire, come luogo stabile di riflessione e di approfondimento su una realtà che riscuote un’attenzione sempre crescente, in Italia e in Europa, non soltanto nell’opinione pubblica e nel mondo della cultura, ma anche tra gli operatori economici.

venerdì 18ore 19.00 Generazione ’90 di He Wenzhong (2016, 85’)I giovani cinesi nati negli anni Novanta non hanno mai conosciuto il tempo dei razionamenti, delle privazioni o del lavoro in condizioni durissime che hanno vissuto i loro genitori. La maggior parte dei giovani di adesso, spesso figli unici, hanno trascorso l’adolescenza in situazioni molto favorevoli e godono di una nuova agiatezza. Ora, sul limitare della vita adulta, si interrogano sul loro futuro. Posti in misura sempre maggiore di fronte alle sfide del mondo contemporaneo, connessi e globalizzati, e dunque estremamente competitivi, si chiedono quale peso assegnare alle tradizioni millenarie del loro Paese e sono incerti rispetto al modello di società che viene loro proposto. Ma i consigli delle persone più anziane non possono essere utili come in altre occasioni, perché nel corso della sua storia la Cina non ha mai conosciuto uno sviluppo di questa portata. Il film segue per più di tre anni alcuni ragazzi della regione di Taochew, nel Sud della Cina, offrendo uno spaccato disincantato dei loro sogni e della loro realtà.Versione originale con sottotitoli in italiano

ore 21.00 Un giovane patriota di Haibin Du (2015, 105’)Xiao Zhao è un ragazzo di 19 anni che canta con fierezza gli inni del Partito comunista e sogna di compiere prodezze nell’esercito. Quando però entra all’università, i suoi sogni si scontrano con la realtà della vita. Si unisce a un’associazione di studenti, s’innamora, si abbandona ai piaceri materiali: fumare, bere, giocare a mah jong, tutte pratiche che prima egli condannava severamente. Il percorso complesso di un giovane uomo che, crescendo, affronta cambiamenti emotivi e ideologici, si evolve e si articola parallelamente allo sviluppo dei fermenti e dei problemi che attraversa oggi la società cinese. La storia di Xiao Zhao offre uno spaccato sulle condizioni di vita dei giovani in Cina, le loro considerazioni e le loro reazioni a un ambiente in continua evoluzione. Quanto a Zhao, finisce per mettere da parte il suo fervore patriottico il giorno in cui un bulldozer distrugge la casa di famiglia, con la motivazione dello “sviluppo urbano”.Versione originale con sottotitoli in italiano

sabato 19ore 17.00 Montagna di polvere di Zhu Yu (2013, 86’)Ai piedi delle montagne del Lop Nur, nella Cina occidentale, i minatori lavorano per molte ore in una cava d’amianto, la cui estrazione produce un’enorme quantità di polvere. A Lop Nur i lavoratori non hanno protezioni efficaci contro le particelle d’amianto e il foulard rosso indossato come maschera è l’unico segno che ci permetta di distinguerli fra la polvere grigia, mentre li seguiamo nella loro vita

quotidiana, sia durante il lavoro, sia nei ricoveri collettivi dove vivono. Il regista Zhu Yu si interessa in modo particolare a due di loro: Wang Yun e suo figlio Hongbin. I due minatori hanno una relazione padre-figlio complicata, che talvolta si fa tragicomica. Un ritratto inedito e sobrio della vita quotidiana dei minatori d’amianto nella Cina occidentale, che nonostante le difficoltà e i pericoli di un ambiente precario non perdono la gioia di vivere e mantengono le loro speranze.Versione originale con sottotitoli in italiano

ore 19.00 Via di scampo di Cherelle Zheng (2015, 94’)Cosa ha in serbo il futuro per i ragazzi cinesi di oggi? Alla ricerca di una possibile risposta seguiamo le vite di tre adolescenti cinesi provenienti da condizioni sociali e luoghi differenti: Yuan Hanhan, una ragazza di Pechino che lascia la scuola a diciassette anni e, dopo varie esperienze, decide di assecondare la sua passione per l’arte trasferendosi in Germania; Xu Jia, diciannovenne della provincia di Hubei, si sta impegnando a fondo per il terzo anno di fila per passare l’esame nazionale di ammissione all’università; e infine Ma Baijuan, dodicenne della provincia di Gansu che, quando lascia il villaggio sperduto in cui è nata per vivere in città, si trova in difficoltà con la scuola e a quindici anni abbandona gli studi in cerca di lavoro. Il film accompagna i protagonisti per sei anni, durante i quali i tre ragazzi varcheranno l’ingresso della vita adulta e metteranno a confronto i loro sogni con le realtà della Cina dei nostri giorni.Versione originale con sottotitoli in italiano

ore 21.00 Sul cammino di Yu-Bin di Jean Christophe Yu (2015,105’) Ripercorrendo le orme di suo nonno Yu Bin, il cineasta e giornalista di Liegi Jean Christophe Yu, riscopre la storia della Cina del secolo scorso fra speranze e disillusioni, mettendola a confronto con il suo immaginario di bambino affascinato dalla grande Cina rivoluzionaria. Riscoprendo il cammino di Yu Bin fra il Belgio e la Francia, il regista mette in luce un pezzo di storia poco noto in Occidente: la presa di coscienza e poi la lotta dei giovani cinesi, venuti in Europa negli anni Venti e Trenta, per mantenere la loro dignità e il rispetto per il loro paese d’origine. Intrecciato con la grande Storia, il destino di Yu Bin si sviluppa così in una vicenda umana emozionante e poetica, il cui percorso inconsueto viene alla luce grazie alle ricerche approfondite del regista e alle numerose lettere scritte da suo nonno. I moltissimi riferimenti storici e la loro insolita correlazione, attraverso il destino di Yu Bin, trascendono il quadro familiare per diventare universali e ci permettono di comprendere meglio una Cina poco conosciuta, quella della prima metà del Novecento.Versione originale con sottotitoli in italiano

domenica 20ore 17.00 Eroe o ribelle? di Larry Chan (2016, 87’)Macao, antica colonia portoghese, è stata restituita alla Cina nel 1999, come era già avvenuto per Hong Kong, un tempo colonia britannica. Oggi questa megalopoli è

diventata la nuova capitale mondiale del gioco d’azzardo, con un giro d’affari di 45,2 miliardi di dollari l’anno, quattro volte quello di Las Vegas. Ma nel maggio 2014 più di 20.000 giovani sono scesi in piazza per protestare contro il sistema. Ignorate dalle autorità, le manifestazioni, i preparativi per metterle in atto e le loro conseguenze sono state riprese da una piccola troupe di filmmakers di Macao impegnati per il cambiamento. Il film mostra ciò che e successo e cerca di comprenderne le ragioni attraverso le riflessioni e il punto di vista di tre giovani: un insegnante, un ingegnere informatico e un croupier. Nonostante provengano da contesti culturali e sociali diversi sono accomunati da un unico desiderio: creare condizioni di vita più solidali e giuste per la popolazione di Macao. Due anni più tardi, nel 2016, poco è rimasto delle manifestazioni e i giovani sembrano rientrati nei ranghi: il documentario si attiene ai fatti, senza fornire risposte preconfezionate, offrendo piuttosto un’opportunità unica di osservare dall’interno questa parte della Cina.Versione originale con sottotitoli in italiano

ore 19.00 In cerca d’amore di Yun Ye (2014, 145’)Due bambini crescono in condizioni economiche completamente diverse, ma entrambi devono confrontarsi con la stessa situazione, la separazione delle famiglie. In un villaggio dello Hunan, Lin Sen e i suoi due fratelli crescono con il padre, un contadino che sta cercando di riassestarsi dopo il divorzio e di prendersi cura da solo dei figli. Per assicurargli un futuro migliore il padre manda Lin Sen in una scuola pubblica, grazie a un progetto di assistenza sociale: incapace di adattarsi al nuovo ambiente, il ragazzo finirà però per abbandonare lo studio. Parallelamente seguiamo Xin Yuan, che vive in un collegio privato di Pechino mentre i genitori lavorano all’estero; rincontrerà sua madre per la prima volta all’età di sette anni e proverà sempre difficoltà a esprimerle i suoi sentimenti. I genitori di entrambi i bambini vogliono il meglio per i loro figli, eppure questi si sentono persi e abbandonati. Il film offre uno sguardo diretto e senza mediazioni sulle vite di due bambini segnate dalla precarietà dei valori familiari tradizionali e da relazioni in cui pesa sempre di più l’idea del successo.Versione originale con sottotitoli in italiano

martedì 22In ricordo di Sergio RaffaelliSergio Raffaelli è nato a Volano, un paese poco distante da Rovereto, il 7 gennaio 1934, e si è spento a Roma il 6 luglio 2010. Dopo aver svolto, dal 1960 ai primi anni settanta presso il Centro San Fedele di Milano, un’intensa attività come critico cinematografico, dal 1973 insegnò Storia della lingua italiana presso l’Università della Calabria ad Arcavacata di Rende, per poi passare dal 1986 ad Arezzo e dal 1998 a Roma 2 “Tor Vergata”, dove concluse la sua carriera nel 2006. Oltre ai lavori di argomento cinematografico, si occupò di ricerche linguistiche e storiche. «Dopo alcuni suggestivi quadri d’insieme sulla lingua del cinema dai suoi primordi al maturo e vario repertorio degli ultimi decenni, il volume raccoglie una serie di

indagini particolari su film e singoli protagonisti: da Camerini a Totò, da Cabiria a Umberto D. Altre sezioni comprendono originali studi sui titoli dei film, le didascalie del cinema muto, i risvolti linguistici della censura, la lingua del doppiaggio e poi sui tanti riflessi che lo spettacolo cinematografico ha avuto nella lingua e nella vita contemporanea: dai nomi dei cinematografi alle parole che devono la loro fortuna ai film di Fellini come bidone e paparazzo, dagli specifici termini tecnici all’onomastica legata al cinema» (dalla quarta di copertina di Sergio Raffaelli, Parole di film. Studi cinematografici 1961-2010, a cura di Massimo Fanfani, Franco Cesati Editore, 2015).

ore 17.30 L’albero degli zoccoli di Ermanno Olmi (1978, 186’)La vicenda si svolge fra l’autunno del 1897 e l’estate del 1898 nella Bassa Bergamasca tra Martinengo e Palosco. L’ambiente è una cascina in cui vivono alcune famiglie le cui vicende parallele si intrecciano mentre si succedono le stagioni condizionando la vita e il lavoro di quei contadini: uomini, donne, bambini, animali e mondo vegetale. Piccoli e grandi episodi si succedono con ritmo regolare, cadenzando e dando senso alla vita quotidiana. «L’albero degli zoccoli è […] prima di tutto l’analisi della “competenza culturale” d’un gruppo, nato certo come atto di amore, ma progettato senza alcuna nostalgia né alcun settarismo. I contadini bergamaschi non sono enfants sauvages dei quali rimpiangere l’intima dignità, la ruvida compostezza, i valori oggi perduti; né tanto meno sono espressione d’una cultura subalterna disarmata e dolente, aperta solo all’attesa d’una liberazione, improbabile in quegli anni ed in quei luoghi, che possa venir loro dalla coscienza di classe, e quindi dalla lotta di classe. Olmi è al contrario, paradossalmente da questo punto di vista, un osservatore freddo ed acuto che guarda al suo universo col rigore scientifico d’un etnologo» (Cereda).

ore 20.45 Incontro moderato da Mario Musumeci con Alberto Raffaelli, Orio Caldiron, Luca MazzeiNel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Sergio Raffaelli, Parole di film. Studi cinematografici 1961-2010, a cura di Massimo Fanfani.

mercoledì 23 Carolina Invernizio, 150 anni di (vana)gloriaLa Cineteca Nazionale ricorda Carolina Invernizio, a 150 anni dalla nascita. Una scrittrice, oggi dimenticata, che dall’epoca del muto fino agli anni Settanta ha ispirato generazioni di sceneggiatori e registi. «È stata, probabilmente, la più prolifica scrittrice italiana: circa 130 titoli, pubblicati in una lunga e onorata carriera. Carolina Invernizio detiene però anche un altro primato, quello delle stroncature; nessuna come lei si è attirata tanti insulti sanguinosi, forse a causa dell’imperdonabile successo, dell’amore appassionato dei lettori e soprattutto delle lettrici. […] Eppure, Giovanni Papini, grande fustigatore letterario, avanza un dubbio: “Una fortuna così lunga e vasta non può essere senza ragioni, né tutte le ragioni possono essere a disdoro della scrittrice o de’ suoi fedeli”. Lei, fiduciosa nella missione pedagogica del romanzo popolare, si consola con una punta di malizia: “Io ho dei critici un’allegra

vendetta. Ché le mie appassionate lettrici ed amiche sono appunto le loro mogli, le loro sorelle”. La straordinaria diffusione delle favole nere della Invernizio è collegato al successo del feuilleton e ai primi assaggi di letteratura di massa; con lei, dopo Mastriani, nasce il romanzo popolare italiano, sul modello di quello francese di Eugène Sue o di Ponson du Terrail. Ai collaudati modelli narrativi del racconto d’appendice, Carolina aggiunge però qualcosa di suo: sa come parlare alle donne. Nei suoi libri esplode un nuovo protagonismo femminile, che senza travalicare i confini della cultura patriarcale, li corrode e indebolisce. Le eroine della Invernizio concentrano su di sé ogni potere e ruolo, spingendo gli uomini ai margini dell’intreccio» (Eugenia Roccella).

ore 17.00 Il figlio della sepolta viva di André Colbert [Luciano Ercoli] (1974, 85’)Il figlio della sepolta viva è un sequel apocrifo di Sepolta viva, pensato per sfruttare il grande successo di pubblico del film precedente che aveva inaugurato il minifilone melodrammatico. La duchessa di Cambise commette ogni sorta di angherie sulle sue popolazioni. Un misterioso pellegrino muto, Damy, sa che il vero duca di Cambise è il giovane François, la cui madre Cristine, è stata rinchiusa in una torre e il padre assassinato. Un frate conferma, con una testimonianza scritta, la verità di questa asserzione. La duchessa di Cambise, quando scopre di essere solo figlia di una serva, scatena la sua ferocia ed elimina tutte le persone che potrebbero testimoniare presso il Re di Francia, Luigi XV, per farla deporre.

ore 18.30 Il bacio di Mario Lanfranchi (1974, 113’)«Uscito un anno dopo Il bacio di una morta di Carlo Infascelli, e quindi penalizzato nel titolo (si ferma a Il bacio…), ma forse più interessante, anche per il cast che presenta e per la costruzione horror. Inizio al cimitero, dove il becchino Gianni Cavina avverte che i morti vanno lasciati stare. Poi si segue la storia di Eleneora Giorgi che si sposa con Maurizio Bonuglia. Ma durante il viaggio di nozze a Venezia, Bonuglia rimane coinvolto in una setta satanica guidata da Valentina Cortese (madame Blixen!) e dalla bellissima e tenebrosa Martine Beswick, una danzatrice alla Bella Otero di gran fascino (è la vera presenza del film). Sono loro che gli fanno credere di essere cornuto. Al punto che Bonuglia avvelena la Giorgi e scappa con la Beswick (come avremmo fatto tutti). Ma la ragazza non è morta. […] Notevoli soprattutto le scene orgiastiche-sataniche e quelle lesbo tra Martine Beswick e Valentina Cortese. Da non perdere assolutamente per i fan della Beswick (certo, neanche per quelli della Cortese…)» (Giusti).

ore 20.45 Incontro moderato da Andrea Schiavi con Fiorella Infascelli e Anna Levi Nel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Anna Levi Si pecca ad ogni a pagina. Le due vite di Carolina Invernizio (Bibliografia e Informazione, 2013).

a seguire Il bacio di una morta di Carlo Infascelli (1973, 107’)La contessa Clara è innamorata di Andrea Valverde, ma accetta di sposare il conte Guido quando viene a sapere che Andrea è suo fratello da parte di madre. Clara

partorisce una figlia, Guido si lascia irretire dalla sciantosa Yvonne e Andrea parte per la guerra in Libia. Yvonne, per impadronirsi dei beni di Clara la fa avvelenare. Clara viene sepolta ma grazie ad un bacio del fratello si risveglia. «Il cast qui è equamente diviso tra fumetto e tv, con Karin Schubert che non convince molto come cattiva depravata che spinge Orso Maria Guerrini all’omicidio. Per i fan di Silvia Dionisio niente male, comunque» (Giusti).

24-25 novembreMario Balsamo e il cinema del reale«Sono regista e autore di (19) film documentari, tra cui ricordo con particolare amore: Mia madre fa l’attrice (2015), Noi non siamo come James Bond (2012), Sognavo le nuvole colorate (2008), Sotto il cielo di Baghdad (2003), Il villaggio dei disobbedienti (2003). Insegno anche a farli, i film del reale: al Centro Sperimentale di Cinematografia - Documentario, sede di Palermo. Mi sono anche cimentato con: corti di finzione, pubblicità sociali, videoclip e programmi televisivi. Infine compongo libri (romanzi, diari, manuali atipici): per esempio L’officina del reale (con Gianfranco Pannone) e Que viva Marcos! (romanzo storico sulla rivolta neozapatista). (Alcuni de) I miei film preferiti (quasi da sempre e forse per sempre) sono: Morgan: A Suitable Case for Treatment di Karel Reisz, The shout di Jerzy Skolimowski ed Eternal sunshine of the spotless mind di Michel Gondry. Invece, per quanto riguarda i brani musicali (dall’età della coscienza): Glad dei Traffic e Peaches en Regalia di Frank Zappa, mentre i libri amati ve li risparmio per la prossima retrospettiva» (Balsamo).

giovedì 24ore 17.30 Pillole di “LeggerMente” di Mario Balsamo e Francesco Cabras (1996-1997, 60’)LeggerMente è stato un modo diverso di raccontare in tv il mondo dei libri, mettendo insieme simultaneamente uno stimolo letterario e suggestioni visive e musicali, attraverso contesti reali, paesaggi umani e luoghi geografici, sempre partendo da una storia scritta e pubblicata. LeggerMente, per ritmo e struttura, aveva come riferimento i corti videomusicali: cinque minuti di immagini evocative, accompagnate spesso dalla presenza dei protagonisti della letteratura internazionale.

ore 18.30 Noi non siamo come James Bond di Mario Balsamo (2012, 72’)Era il 1985 quando Guido (Gabrielli) e Mario (Balsamo), amici del cuore, decisero di fare il loro primo viaggio assieme. A distanza di trent’anni le memorie dell’epoca si sovrappongono alla vita di oggi, segnata per entrambi dalla lunga battaglia contro un tumore. Decidono così di affrontare una nuova avventura e partire per un viaggio intimo e strampalato, denso di domande e di riflessioni sulla loro amicizia, sul senso dell’esistenza, sulla malattia. Dai finestrini dei mezzi con cui i due si lanciano in questo dolce “road movie”, scorrono immagini di un’Italia cambiata: l’imprevedibile spiaggia dell’infanzia, a Sabaudia; la Perugia di un concerto

improvvisato in strada durante Umbria Jazz; il “Bosco degli Spiriti Introspettivi” a Borgotaro. Poi Milano e Roma, le città attuali dell’uno e dell’altro. Vestiti in smoking, a bordo di una Mini d’epoca in affitto e poi in viaggio sugli Intercity italiani, pianificano anche un improbabile incontro con l’agente 007, James Bond, il loro eroe di un tempo: invincibile, imbattibile, immortale.

Giuseppe Verdi e la Gloria di ParmaUna serata dedicata Parma, una delle città più cinematografiche del cinema italiano. L’occasione è offerta dal bel documentario di Francesco Campanini, giovane regista parmigiano, del quale abbiamo già presentato al Cinema Trevi i due documentari diretti da Francesco Barilli Poltrone Rosse - Parma e il cinema (2014) e Il Regio nel paese del melodramma (2015) e il film Il vincente diretto da Luca Magri (2016), ai quali ha collaborato come produttore esecutivo.Francesco Campanini ha esordito come regista e produttore con Il solitario (2008), dopo aver curato il montaggio e la produzione di Nel cuore della notte (2002). In precedenza ho lavorato, in qualità di assistente, a film e fiction televisive. Ha diretto il cortometraggio d’animazione Lo spaventapasseri (2006), il documentario Hatteras (2008), il secondo lungometraggio La casa nel vento dei morti (2012), l’episodio Sei tu il colpevole! del film P.O.E 3 - Pieces of Eldritch (2014). Come montatore ha realizzato documentari, programmi tv, il film Project K (2008) per la Eagle Pictures e altri progetti per Medusa Film.

ore 20.00 Giuseppe Verdi e la Gloria - Il Monumento del Centenario di Francesco Campanini (2015, 70’)Documentario sul monumento a Giuseppe Verdi a Parma in occasione del bicentenario della nascita del Maestro (1813-2013). Iniziato nel 1913, su progetto dell’architetto Lamberto Cusani e con le 28 statue dello scultore Ettore Ximenes, a rappresentare le opere di Verdi fu inaugurato nel 1920, colpito dai bombardamenti alleati e definitivamente distrutto nell’immediato dopoguerra. Campanini ricostruisce in 3D il monumento e da qui ripercorre i luoghi, la memoria e quel che resta in terra parmigiana del Maestro. Il documentario è stato sostenuto da Comune di Busseto, Università degli Studi di Parma, Comune di Parma.

a seguire Incontro moderato da Italo Moscati con Francesco Campanini e Francesco Barilli

a seguire La casa nel vento dei morti di Francesco Campanini (2012, 86’)Negli anni Quaranta, per ritornare ai fasti di un tempo, Attilio […], un affascinante attore caduto in disgrazia, organizza insieme a un gruppo di altri tre disperati una rapina ai danni di un ufficio postale. Dopo il colpo, con l’obiettivo di sfuggire all’arresto e non rinunciare ai loro sogni, cercano rifugio tra gli impervi boschi, ma si ritrovano imprigionati in un incubo senza fine, durante il quale riscoprono il loro istinto di sopravvivenza. Soggetto e sceneggiatura di Luca Magri, protagonista del film con Francesco Barilli.

venerdì 25ore 17.00 La zona rossa di Mario Balsamo (2001, 19’) Genova, 19 luglio 2001. Marco, 48 anni, ex estremista di sinistra, fa per uscire di casa, ma la porta misteriosamente non si apre, la linea telefonica è isolata e nel suo palazzo sono partiti tutti. Quel giorno aveva deciso di andare alla manifestazione contro il vertice G8 dei Paesi più industrializzati, una scelta di compromesso per far tacere quella piccolissima parte di sé che lo vorrebbe ancora impegnato. In realtà, scottato dall’esperienza politica del ’77, Marco si è allontanato non solo dalla politica, bensì anche dal mondo esterno. E ora è in trappola. Sempre più disperato e impotente, si abbandona di fronte alla tv che della situazione di Genova parla soltanto attraverso le immagini surreali e prive di vita della zona rossa: l’area blindata per difendere gli otto leader. Una telefonata inaspettata (la linea era isolata) lo scuote dalla sua rassegnata prigionia. A chiamarlo per errore è una ragazza sconosciuta: Lisa, una ventenne che ha sbagliato numero e che, si scoprirà dopo, appartiene al popolo di Seattle.

a seguire Poste di via Marmorata di Mario Balsamo (1999, 8’) Poste di via Marmorata è un cortometraggio documentaristico che ha come protagonista una struttura architettonica di Roma: l’ufficio postale di via Marmorata, progettato dall’architetto Adalberto Libera nel 1933. L’edificio vive una vita intensa e inaspettata e, grazie alla sua straordinaria concezione dello spazio, esercita un’influenza marcata sulla varia umanità che ogni giorno l’attraversa, vi dorme, vi soggiorna, lo utilizza. Così le sue innovative soluzioni architettoniche si mischiano con le espressioni dei volti e le articolazioni dei corpi, fino a creare un universo a se stante, disseminato di piccoli contrappunti del vivere.

a seguire Piazza De’ Signori, Vicenza di Mario Balsamo (2000, 11’) La piazza è una postazione per osservare, ma anche una piattaforma per partecipare. Tanto più se ha una fortissima qualità architettonica, come piazza dei Signori a Vicenza, raccolta dentro i palazzi disegnati o ridisegnati dal Palladio. Il filo narrativo è esile, quasi invisibile, mai esplicitato: il professore Howard Burns, presidente del Centro Studi internazionali Andrea Palladio, fotografa gli edifici della piazza, raccogliendo Polaroid che gli serviranno per le sue indagini storiche sull’architetto cinquecentesco. Ma la sua ricerca, inevitabilmente, diventa anche un insieme di rapidi ma penetranti sguardi sulla vita di quel posto, sulle persone che vi passano, su chi vi dorme sentendosi protetto da una casa senza tetto, su chi vi gioca, su chi la usa. Un campionario di varia umanità che si muove condizionata dalle ‘quinte’ di un ingombrante teatro.

a seguire Il villaggio dei disobbedienti di Mario Balsamo (2003, 39’)

Il villaggio dei disobbedienti è un film documentario che racconta una delle caratteristiche, forse la più originale, di alcune componenti del Popolo di Seattle: la capacità aggregativa dei “disobbedienti” che permette di superare lunghe distanze e di ritrovarsi in ogni parte del pianeta dove si protesti contro forme di ingiustizia o dove si voglia dare un contributo propositivo per la costruzione di un mondo migliore. Il villaggio dei disobbedienti mostra, in due momenti, l’identità di una parte del Movimento dei movimenti: il primo è quello della contestazione, registrato nel suo nascere nella “cittadella” dello Stadio Carlini a Genova, dove chi disobbediva fu ospitato durante il vertice del G8 del luglio 2001; il secondo è invece quello delle proposte delle giovani generazioni raccolte all’interno del campeggio “Carlo Giuliani”, a Porto Alegre, in Brasile, in occasione del secondo Forum Sociale Mondiale. Insieme ai frammenti di vita, tra musica e assemblee, tra la preparazione del cibo e l’organizzazione delle manifestazioni, Il villaggio dei disobbedienti dà volto e voce alle molte anime, di cui poco si sa, del Popolo di Seattle.

ore 18.30 Sotto il cielo di Baghdad di Mario Balsamo e Stefano Scialotti (2003, 54’)Novembre 2002. La seconda guerra del Golfo non è ancora cominciata.I media mondiali rimandano immagini di repertorio in cui gli iracheni non sembrano far altro che sfilare a favore del dittatore Saddam Hussein. Ma chi sono veramente gli iracheni? Che faccia hanno gli abitanti di Baghdad? Cosa pensavano prima che scoppiasse il conflitto e dopo dodici anni di embargo? Il documentario non dimostra, bensì mostra una risposta a queste domande. E, a qualche anno di distanza, a un altro quesito, tragico: che senso ha la guerra? Che senso hanno tutte le guerre?

ore 19.30 Sognavo le nuvole colorate di Mario Balsamo (2008, 60’)Edison è un bambino albanese che emigra in Italia a soli nove anni, senza i genitori, in un viaggio della speranza, su di un gommone. È in cerca di un’esistenza possibile, ma non si sente una vittima, piuttosto il protagonista di un’avventura, a caccia di nuvole colorate. Ma è anche la storia di un’amicizia che cambia la vita: quella tra Edison e Alessandro, un giovane regista leccese che fa entrare il ragazzino albanese nel suo mondo. Gli costruisce intorno uno spettacolo teatrale, mette in gioco la sua identità. L’incontenibile volontà di farcela di Edison trova un’opportunità nell’accoglienza di Alessandro. Il fattore umano diventa risolutivo e attribuisce alla vicenda uno sviluppo inedito: un rovesciamento dei fronti.

ore 20.45 Incontro moderato da Federico Pontiggia con Mario Balsamo, Roberto Andò, Fabio Ferzetti, Stefano Rulli

a seguire Mia madre fa l’attrice di Mario Balsamo (2015, 78’)«Cosa fanno un figlio cinquantaduenne e una madre ottantacinquenne vittime di un rapporto irrisolto e conflittuale e con una passione in comune (il cinema)? Un film... documentario. Specialmente se lui è un regista, lei un’attrice (da giovane), ed entrambi hanno nostalgia di apparire sul grande schermo: con ironia e surrealismo, giocando con realtà e finzione, senza evitare i nodi (universali) della relazione

parentale. E dove l’affetto si nasconde dietro recriminazioni e vendette. Tutto questo nel mentre si va alla ricerca di un film in cui la donna ha recitato sessant’anni fa, quando era una gran bella figliola: lì ebbe il suo ruolo più importante, che, per ragioni inesplicabili, non ha mai voluto vedere!» (www.cinematografo.it). Con Silvana Stefanini, Mario Balsamo e… Carlo Verdone.

26-27 novembre Visioni sociali: La Storia/Le storieL’appuntamento di “Visioni Sociali” vuole essere un grande laboratorio cinematografico permanente per riflettere a 360 gradi sulle dinamiche sociali, politiche, culturali, narrate dal cinema italiano, e non solo. Da ottobre a giugno, otto appuntamenti con otto parole chiave: un “contenitore” di cinema che sappia attraversare i generi, i formati, le provenienze, per offrire una riflessione ad ampio raggio sul mondo che ci circonda, superando ogni tipo di definizione e di etichetta. Con La Storia/Le storie proponiamo un percorso attraverso alcuni film che negli ultimi vent’anni hanno raccontato l’Italia con un occhio particolare alle vite quotidiane dei singoli: un punto di vista dal basso, per raccontare come la Storia con la S maiuscola influenzi il privato delle persone e al contempo come siano proprio le scelte individuali a dare un senso e spesso una direzione alla vita pubblica. Le donne letterate ai margini della storia, i primi slanci risorgimentali, il Novecento con il suo carico di guerre e di dolore, la Seconda guerra mondiale e il nazifascismo, le rivolte sindacali e la mafia, la sinistra italiana di fronte alla deriva politica del berlusconismo. Tanti tasselli che prendono vita come nelle carte dei cantastorie, perché come cantava De Gregori: «La Storia non si ferma davvero / Davanti a un portone / La Storia entra dentro le nostre stanze / E le brucia / La Storia dà torto o dà ragione / La Storia siamo noi / Siamo noi che scriviamo le lettere / Siamo noi che abbiamo tutto da vincere / O tutto da perdere».Rassegna a cura di Maria Coletti

sabato 26ore 17.00 Aprile di Nanni Moretti (1998, 78’)Film di famiglia e diario intimo, l’ottavo lungometraggio di Moretti comincia il 28 marzo 1994 (vittoria elettorale della destra berlusconiana), termina nell’agosto 1997 quando l’autore decide di tornare al cinema di finzione con il musical su un pasticciere trotzkista, e fa perno sul 18 aprile 1996 quando gli nasce il figlio Pietro, mentre, vinte le elezioni, il centrosinistra dell’Ulivo va al governo. «Sembra semplice, ma non lo è. Sembra un diario minimo, una confessione a bassa voce, una lettera a un amico tenuta dentro a lungo e finalmente spedita, e forse lo è. Aprile, di Nanni Moretti, sfugge alle definizioni, scivola fra le mani. Alcuni si sono irritati, molti vi si sono rispecchiati. Diavolo di un “autarchico”, sempre lì lì per realizzare il “grande” film, e poi ancora a tentare di capire se stesso, l’Italia, il privato che si intreccia con il pubblico, tra rabbie, delusioni, speranze, risate» (Paini).

ore 19.00 L’uomo che verrà di Giorgio Diritti (2010, 117’)

1943/1944. Martina ha 8 anni ed è l’unica figlia di una coppia di poveri contadini. La sua famiglia vive in un paesino alle pendici di Monte Sole e la bambina ha smesso di parlare qualche anno prima quando il suo fratellino è morto dopo pochi giorni di vita. La sua mamma è di nuovo incinta e Martina trascorre le sue giornate aspettando e sognando il suo “nuovo” fratellino. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre del 1944 finalmente nasce il bambino e poche ore dopo le SS iniziano un rastrellamento senza precedenti. È l’inizio di quella che verrà ricordata come la strage di Marzabotto in cui persero la vita 780 civili, in maggioranza donne e bambini. «Recuperando una moralità troppe volte dimenticata, evitando qualsiasi gratuita spettacolarizzazione, Diritti non ci racconta uno dei tanti eccidi dell’ultimo conflitto ma il destino di vittime che la guerra fa cadere sulle persone: evita le trappole della revisione storiografica, dimostra un pudore coraggioso di fronte alla messa in scena della morte e riesce a fare un film che è soprattutto un inno alla vita, aiutato in questo da un cast perfetto dove professionisti (Maya Sansa e Alba Rohrwacher, ottime; Claudio Casadio, sorprendente) e non (la piccola Greta Zuccheri Montanari nel ruolo di Martina; le comparse del luogo) sanno trasmettere un’immagine indimenticabile di verità e di dolore» (Mereghetti).

ore 21.00 Fuoco su di me di Lamberto Lambertini (2005, 100’)Napoli, 1815. Dopo aver vissuto per tanti anni in Francia, il giovane Eugenio torna a casa per curarsi una grave ferita riportata in battaglia. Sono gli ultimi mesi del Regno di Gioacchino Murat, quando il sogno, forse prematuro, di una Italia unita e indipendente infiammava i cuori del popolo napoletano. «Lo sfondo storico di una Napoli sempre fra comicità e dramma, oleografia e bellezza, serve alla storia di due caratteri, o meglio due possibili modi di essere uomini. Quello del Principe Nicola, alle prese con la stesura di un “Diario Napoletano” e quella del giovane Eugenio, soldato senza vocazione, alla ricerca di sé stesso. Un inatteso sbarco a Procida precipita il giovane nell’amore “assoluto” – romantico – per Graziella, irrealizzabile. Ma non rinuncia, nonostante le accuse di disfattismo del pragmatico cugino Aymon, all’idea di un proprio percorso interiore, rifiutando violenza, guerra, autoaffermazione esclusiva. Eugenio diventa così lo specchio del nonno Nicola. Quanto questi è incapace di agire conseguentemente agli ideali, tanto lui, nel finale “aperto” […], compie la scelta della libertà interiore. Opera drammatica, la cui ricchezza di contenuto si condensa nei temi dell’amore, della libertà, della gentilezza, della famiglia, come vie di una ricerca di sé stessi, allora come ora» (Dal Bello).

domenica 27ore 17.00 Christine Christina di Stefania Sandrelli (2009, 92’) Le alterne fortune dell’italiana Cristina da Pizzano – conosciuta anche come Christine de Pisan – che, dopo aver vissuto negli agi della corte di Carlo V, dove il padre fungeva da astrologo e medico, si ritrovò vedova e abbandonata a se stessa in un mondo in cui alle donne ben poco era concesso. Grazie, però, all’incontro con il cantastorie Charleton e con il teologo Gerson, Cristina scoprirà il proprio talento e

diventerà una celebre poetessa. «Il personaggio di Cristina, lasciato ai margini nelle storie della letteratura, ha questa forza ribelle, col sentimento rivoluzionario che grida i diritti dei deboli e, al tempo stesso, cerca di affermare un proprio spazio in una società dove le donne, specie se povere o decadute, possono solo sposarsi a un ricco signore o chiudersi in convento anche senza “vera” fede per sentirsi protette come farà sua figlia. Comprendiamo sfogliando mentalmente la filmografia di Stefania Sandrelli che cosa l’abbia fatta innamorare di questa figura femminile coraggiosa, eroica e appassionata ma senza la retorica né dell'eroismo né della passione che infatti non appartengono alla misura con cui Sandrelli la rappresenta. Poi ci sono molte ingenuità, a volte la storia è sbilenca, inciampa, la messinscena è semplice, però ognuna di queste cose, limiti compresi, è anche la forza del film. Che è libero, va avanti seguendo le proprie idee, e il proprio piacere» (Piccino).

ore 19.00 Terramatta di Costanza Quatriglio (2012, 75’) Una sinfonia di paesaggi di oggi e di ieri, filmati d’archivio e musiche elettroniche, terre vicine e lontane. Una lingua inventata, né italiano né dialetto, musicale ed espressiva come quella di un cantastorie. Nato nel 1899, l’analfabeta siciliano Vincenzo Rabito racconta il Novecento attraverso migliaia di fitte pagine dattiloscritte raccolte in quaderni legati con la corda. Dall’estrema povertà al boom economico, è un secolo di guerre e disgrazie, ma anche di riscatto e lavoro. Il punto di vista inedito è quello di un ultimo che, scrivendo la propria autobiografia, rilegge la storia d’Italia in una narrazione appassionata e travolgente che emoziona e commuove, obbligando a fare i conti con verità contraddittorie e scomode. «Rabito attraversa a piedi un secolo, entrando di diritto nelle pieghe dei grandi eventi collettivi con l’inchiostro sgrammaticato della sua macchina da scrivere. Così facendo, sporca la Storia con la S maiuscola e insieme alla Storia, ci racconta la storia di una vita, di un uomo che in vecchiaia definisce la propria identità nell’urgenza del raccontare. […] Nel realizzare Terramatta, ho accettato la sfida di mostrare ciò che non si vede, di filmare il fuori campo, l’invisibile, per rispettare, anzi esaltare, la potenza evocativa del testo. In questo modo ho cercato nell’oggi le tracce di ieri, filmando i luoghi come fossero abitati dal narratore» (Quatriglio).

ore 21.00 Placido Rizzotto di Pasquale Scimeca (2000, 108’) Placido Rizzotto, giovane segretario della Camera del Lavoro (33 anni) viene ucciso in un agguato di mafia ordinato dall’emergente boss Luciano Liggio. È il 1948. Tanto tempo fa. Ma il film di Scimeca è capace di ricordarne la vita raccontando una storia che, come è scritto nel prologo, «sarebbe potuta accadere in qualsiasi posto del mondo». Venti quadri di una ballata da cantastorie per ricordare, come dice Rizzotto nel film, che «i nostri nemici non sono i padroni ma noi stessi. Non si nasce schiavi o padroni, lo si diventa». Una lezione di responsabilità individuale troppo facile da dimenticare e che va invece ricordata. «Quello che ho cercato di cogliere con questo film è la frattura che si determina tra le generazioni in certe particolari condizioni della storia. Padri e figli che si parlano e non si capiscono più.

Sconvolgimenti sociali (e politici) che scuotono dalle fondamenta ordini secolari costituiti, fin dentro le stesse famiglie» (Scimeca).

martedì 29Luchino Visconti (seconda parte)ore 17.00 Lo straniero di Luchino Visconti (1967, 108’)Mersault, un impiegato francese che vive ad Algeri, uccide un arabo e durante il processo rinuncia a difendersi. Una serie di rinvii e i veti imposti dalla vedova di Camus impediscono a Visconti di adattare il romanzo agli avvenimenti più recenti della guerra di liberazione algerina. Ne risulta un film imperfetto: l’indifferenza e l’apatia del protagonista non riescono a riflettere l’anelito a una possibile rivolta contro le convenzioni sociali. Dal romanzo omonimo di Albert Camus.

ore 19.00 Morte a Venezia di Luchino Visconti (1971, 133’)Il musicista Gustav von Aschenbach si reca al Lido di Venezia per una vacanza e nell’albergo dove soggiorna incontra il giovane Tadzio, del quale si invaghisce. Raffinato film avvolto in un’atmosfera lugubre e decadente, dove si compie il declino della società cosmopolita riunita all’Hôtel des Bains, minacciata dalla peste che ha colpito Venezia e dai sintomi del primo conflitto mondiale. Nel racconto di Mann il protagonista era uno scrittore, nel film un musicista, per il quale Visconti si ispirò a Gustav Mahler, le cui musiche rappresentano il commento ideale alla vicenda portata sullo schermo. Dal racconto omonimo di Thomas Mann.

mercoledi 30Piero Cannizzaro, un autore glocalMaison d’Italie de la Cite Internationale de Paris, Istituto Italiano di Cultura e Associazione Anteprima (24-27 novembre)

ore 18.00 Ritorno a Kurumuny di Piero Cannizzaro (2003, 36’)«Kurumuny è un piccolo scorcio di Salento in cui ogni Primo Maggio si rivive una festa popolare con canti, musiche, balli, poesie, in uno spirito glocal, dove passato e futuro proseguono con continuità un viaggio culturale ed esistenziale e il lavoro di Piero Cannizzaro si inscrive all’interno dell’intensa e stimolante stagione che sta vivendo ormai da diversi anni il Salento: una grande stagione di ricerca e riorganizzazione della propria memoria orale facilitata anche da un processo di globalizzazione che interessa l’universo delle popolazioni. All’interno delle pieghe di questo processo ogni singolo territorio ha riscoperto l’alterità e la diversità» (Rina Durante).

a seguire Ritratti dal Salento: Uccio Aloisi e Anna Cinzia Villani di Piero Cannizzaro (2004, 13’)Due voci simbolo della tradizione salentina, Anna Cinzia Villani e Uccio Aloisi, scomparso nel 2010, cantano e parlano delle loro esperienze nel mondo delle tradizioni popolari. Lui è stato il testimone, il traghettatore, il custode della

tradizione salentina del suono del tamburello. Ma era e restava un contadino. Con la sua ape si recava ogni giorno in campagna per curare il suo piccolo appezzamento di terra. Ogni tanto qualcuno lo veniva a chiamare per suonare ad una sagra o a un concerto. Il percorso di ricerca di Anna Cinzia, Villani mosso da profondo interesse per la memoria sonora e corporea del proprio territorio, ha condizionato tutte le sue scelte artistiche, volte a divulgare e salvaguardare caratteristiche e sfumature che in un’epoca di appiattimento e omologazione culturale andrebbero certamente perdute.

a seguire Tradinnovazione. Una musica glocal (Puglia, Sardegna, Piemonte) di Piero Cannizzaro (2011, 60’)«Il suono è la via di comunicazione che più facilmente può essere percorsa dalla suggestione, dalla memoria, dal pensiero. Abbiamo viaggiato nell’Italia attraverso la musica etnica e le sue commistioni, i contatti con le culture e i modi che questa musica alimenta e assorbe per produrre a sua volta altra musica. Quello che si prefiggono i musicisti (ma anche i danzatori) che abbiamo incontrato è quello di andare oltre alla tradizione cercando di creare un ibrido tra il passato ed il presente, per rendere ancora oggi viva la tradizione» (Cannizzaro). Nel documentario si susseguono le voci di Anna Cinzia Villani, il gruppo Mascarimirì, il Canzoniere Grecanico Salentino, l’antropologo Eugenio Imbriani, il fisarmonicista Massimiliano Morabito, gli Officine Zoè, il tamburellista Lamberto Probo, i Lou Dalfin, gli Abnoba, i Folkestra Bichesario, il gruppo dei Nur, il duo dei Bentesoi, Carlo Concu, in arte Randagiu Sardu, che duetta con Quilo, voce e fondatore della krew hip hop sarda Sa Razza.

a seguire Viaggio nella musica veneta: Gualtiero Bertelli di Piero Cannizzaro (2012, 14’)Un grande protagonista della musica veneta e del canto storico/politico: Gualtiero Bertelli è nato a Venezia, nell’isola della Giudecca, nel 1944. Gualtiero prende parte alla vita politica e culturale della sua città e viene in contatto con pubblicazioni discografiche, musicisti e ricercatori che si occupavano di canto sociale. In particolare, grazie all’amicizia con il musicista Luigi Nono, incontra Sergio Liberovici di Cantacronache, occasione che prepara la svolta nell’attività musicale di Gualtiero Bertelli. In quegli anni la ricerca demografica, e in particolare sul. si coniuga con l’attività di autori, come Fausto Amodei e Ivan Della Mea, che con le loro nuove canzoni raccontano la realtà urbana che si sta sviluppando un po’ ovunque nel nostro paese. Su questa strada si colloca il lavoro di Gualtiero dal 1963 in poi, preparandosi all’inevitabile, e atteso, contatto con il Nuovo Canzoniere fondato da Gianni Bosio e Roberto Leydi.

ore 20.30 Incontro moderato da Angela Prudenzi con Piero Cannizzaro, Francesco Munzi, Vanessa Roghi, Christian UvaNel corso dell’incontro sarà presentato il libro di Christian Uva L’immagine politica. Forme del contropotere tra cinema, video e fotografia nell’Italia degli anni Settanta (Mimesis, 2015).

a seguire Ossigeno di Piero Cannizzaro (2012, 60’)Ossigeno è la storia di un cambiamento. Una vita estrema, feroce, drammatica, sfociata nella poesia, nella scrittura, nella pittura. La storia di Agrippino Costa. Figlio di un finanziere, orfano all’età di quattro anni, suo padre si risposa. Con la famiglia emigra nella Torino operaia negli anni Cinquanta. Fa mille mestieri, dal fornaio all’operaio, coltivando dall’età di 13 anni la passione della poesia. Nel ’68 è a Marsiglia, dove per sopravvivere fa il buttafuori in un bordello. Diventa ladro d’opere d’arte, tra le quali la Venere di Botticelli, ma è anche rapinatore di banche. Viene rinchiuso nelle prigioni francesi, svizzere e italiane. In carcere diventa militante dei NAP e poi delle Brigate Rosse senza però mai smettere di scrivere poesie e dipingere quadri. Per le sue follie legate ai continui tentativi di fuga ha scontato vent’anni di prigione, fra cui dodici trascorsi nelle carceri speciali. Non ha mai ucciso, ne ferito nessuno. Ha tentato l’evasione una dozzina di volte nei modi più disparati… Viene rinchiuso anche in un manicomio criminale. Lo salva dalla pazzia un appello di Franca Rame e Dario Fo. Oggi Agrippino vive tra Roma e Lecce vicino alla moglie Lucia e ai numerosi figli, due dei quali sono ballerini classici affermati.


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