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· Web viewIl commissario si mette a ridere e scusandosi conclude:- Ora mi devi scusare...

Date post: 26-Mar-2018
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1 CAPITOLO P CAPITOLO C CAPITOLO F CAPITOLO L CAPITOLO M CAPITOLO I CAPITOLO E CAPITOLO A CAPITOLO H CAPITOLO B CAPITOLO G CAPITOLO D Percorso del libro game che leggerai
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CAPITOLO P

CAPITOLO C CAPITOLO F

CAPITOLO L CAPITOLO M

CAPITOLO I

CAPITOLO E

CAPITOLO A

CAPITOLO H

CAPITOLO B

CAPITOLO GCAPITOLO D

Percorso del libro game che leggerai

CAPITOLO P

L’OMBRA SOSPETTA

Daniele Cita sbatte la porta della camera in faccia alla fidanzata,

lasciandola di stucco. Mette la giacca di pelle sopra una maglietta nera

con un teschio infuocato ed esce dal suo appartamento al secondo piano.

Si scaraventa giù dalle scale ed incontra un ragazzo, mai visto in

precedenza che stava prendendo la posta.

Si scambiano un saluto anonimo e ognuno va per la propria strada.

Daniele ha vent’anni, lavora al bancone del bar “Immersione nel caffè”, è

un ragazzo spiritoso a cui piace molto il suo lavoro; è un appassionato di

film gialli e si reca al cinema ogni volta che ne viene proiettato uno. E’

proprio al cinema che casualmente ha fatto conoscenza con il

commissario di polizia Fischietti.

Ma torniamo a Daniele…

Arrivato in via Garibaldi toglie la cassetta di Mozart dalla radio della

macchina ed apre le serrande del bar di cui è proprietario.

Fa un passo, i suoi occhi si spalancano, il suo corpo si irrigidisce quando

si accorge che le sue scarpe, sono dentro a una pozza di sangue: vicino a

lui c’è un cadavere. Non fa in tempo a rendersi conto di quanto sta

accadendo che le luci della macchina della polizia illuminano la sua

schiena.

Un agente scende dalla macchina, fa due passi e pensa:- Allora la signora

del palazzo di fronte aveva ragione…-.

Va alla ricetrasmittente e chiede a un suo collega, con voce roca, di

mandare i rinforzi.

Daniele sente un rumore e rivolge il suo sguardo verso il retrobottega:

un’ombra minacciosa si aggira tra i bidoni della spazzatura.

Ha un passamontagna, ma quando si gira Daniele vede i suoi occhi e

rimane raggelato dal suo sguardo; “l’ombra” si accorge di essere fissata e

con passo silenzioso si dilegua nel nulla.

A quel punto Cita si accorge della presenza del poliziotto che è intento a

cercare qualcosa con la testa dentro la macchina.

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Il barista toglie le scarpe dalla pozza rossa e arretra: non si rende ancora

conto di cosa sia successo.

L’agente toglie la testa dalla macchina e contento del compito importante

che gli era stato assegnato, va verso l’uomo sconvolto con sguardo serio

e passo determinato.

Cita sente un ticchettio alle sue spalle, il poliziotto estrae una cosa

luccicante dalla tasca…

Cosa succederà a Daniele? Scegli tu cosa potrebbe succedergli:

Daniele è il testimone

Daniele va in gabbia

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CAPITOLO A

DANIELE E’ IL TESTIMONE

Il poliziotto prende le manette dalla tasca e comincia a farle girare su un

dito.

Mette la mano sulla spalla di Daniele, lui si gira e con sguardo terrorizzato

guarda la mano dell’agente che gli fa cenno di seguirlo.

L’uomo vestito in blu suggerisce:- Salga in macchina; non sappiamo

ancora cosa sia successo, ma è meglio che mi segua in centrale- e con

questo apre la portiera della vettura e lo invita con un gesto a salire.

Cita china la testa ed entra nella macchina della polizia.

Ha paura, non vuole essere incriminato per quello che ha visto.

Il poliziotto tutto contento mette in moto e schiaccia il pedale della vecchia

auto scassata; ben presto la rimpiazzerà con una vettura super

tecnologica modello Bugatti Vairon; il pensiero lo entusiasma ma allo

stesso tempo è triste: quanti casi risolti con quel vecchio macinino!

Sul marciapiede di fronte al bar dove è avvenuto il delitto, un uomo con

cappotto lungo e nero guarda con sguardo soddisfatto nella direzione del

cadavere.

-E’ stato semplice!- pensa, - E’ il primo, ma non sarà sicuramente l’ultimo-.

Una donna piange disperata seduta sulla poltroncina, mentre aspetta una

notizia che molto probabilmente l’avrebbe fatta soffrire ancora di più.

Daniele Cita entra nel commissariato, seguito dal poliziotto che fischietta

allegramente; la donna con le lacrime agli occhi lo guarda e gli chiede con

voce rotta:- Non mi dica che un uomo come lei ha commesso un

crimine?-; lui la guarda con compassione e le risponde:- No, non si

preoccupi anzi, non so ancora come mai sono qui-…

La porta scricchiolante dell’ufficio del commissario si apre, Daniele si

siede su una di quelle scomode poltroncine ormai fuori uso.

Il commissario Fischietti sorpreso esclama:- Tu,qui?!-; riprende la sua aria

professionale e, con tono di voce serio prosegue:- Raccontami cosa è

successo-.

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Il commissario crede alle parole del suo amico e, ritenendolo un testimone

attendibile, gli chiede quindi, di presentarsi in tribunale la settimana

seguente: avrebbe raccontato al giudice e ad una giuria scelta ciò che

aveva visto.

Daniele verrà creduto? Scegli:

Se si vai al capitolo B – Il viaggio verso il tribunale

Se no vai al capitolo E- L’ombra non esiste?

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CAPITOLO B

IL VIAGGIO VERSO IL TRIBUNALE

-Il giorno della dichiarazione in tribunale è arrivato- sospira Daniele.

Il suo sguardo è vuoto, senza espressione; la sua ragazza gli passa vicino

toccandogli la spalla, lo guarda con tenerezza e gli sussurra:- Non ti

preoccupare, andrà tutto bene-.

Una parte di sé le vuole credere, ma l’altra no: non pensa che il giudice e

la giuria gli crederanno.

Salutando la ragazza esce dalla casa e va verso il posteggio dove è

parcheggiata la macchina.

Apre la portiera e si siede sul sedile blu della vettura. Infila la chiave nel

nottolino d’avviamento e la gira lentamente; mette in moto e parte.

Girando l’angolo nota nello specchietto retrovisore un’auto straniera nera

dietro di lui. –Poco più in là -, pensa Daniele – C’è il mercato; andrà lì -.

Infila la cassetta di Mozart nella radio e canticchiando si ferma ad un

semaforo rosso. L’auto nera è ancora dietro di lui e accelera; Daniele

spalanca gli occhi e stringe la mano attorno al volante, la macchina

misteriosa non rallenta…

Il semaforo diventa verde, Daniele accelera di colpo e la macchina nera si

lancia all’inseguimento.

Daniele taglia la strada alle altre macchine ad un incrocio, rischiando di

essere urtato ed investire un ragazzo.

Il barista guarda lo specchietto retrovisore e continua a vedere la

macchina nera con i vetri oscurati: non riesce a seminarla, nonostante lui

giri e si infili in viuzze strette e intricate l’oscura macchina non demorde

mai.

Ad un certo punto la macchina nera scompare dalla vista di Daniele e

appena si volta indietro per vedere dov’ è andata l’auto, sente il rumore di

un clacson davanti a lui; si volta lentamente con un brutto presentimento:

la macchina che lo inseguiva ora è davanti a lui.

Sembra un toro in una corrida infuriato e pronto a colpire senza pietà.

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Accelerò e va incontro alla macchina di Daniele senza pietà, con tutta la

forza possibile.

Daniele non regge il colpo e sviene, la macchina guidata dall’uomo

misterioso fa retromarcia e prosegue per la propria strada come se non

fosse successo niente…

- Se vuoi che Daniele si risvegli e vada in tribunale continua andando

al capitolo C

- Se no ritorna al capitolo A e prendi un’altra decisione.

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CAPITOLO C

IL RISVEGLIO

La pioggia tamburella sul vetro della macchina di Daniele svegliandolo: ha

un mal di testa fortissimo.

Si mette un giornale in testa e scende dall’auto; guarda il paraurti

anteriore: ha una grossa ammaccatura.

Si rende conto che non può proseguire il viaggio e chiama il carro attrezzi.

Poi rivolge lo sguardo all’orologio, sperando di non essere rimasto privo di

sensi per tanto tempo: era passata mezz’ora dall’incontro prestabilito…

E ora? Cosa avrebbe fatto?

Decide di rientrare in macchina, aspettare che lo vengano a prendere e

telefona

alla sua fidanzata dicendole con tono lunatico e sbuffando ogni cinque

secondi:- Scusa, Alice, potresti avvertire l’avvocato che non sono andato

in tribunale perché ho avuto un incidente?- e lei:- Cosa? Ma stai bene

ora? Come è successo?-.

- Tutto ok! C’era una macchina nera che…- Daniele si interrompe e pensa

che forse è meglio non raccontarle nulla, almeno per adesso…

Continua lei:- C’era una macchina nera e poi?-. Prosegue Daniele:- E mi è

venuta addosso e poi se ne è andata via!-.

- Se ne è andata? Ma non è giusto… Comunque vuoi che ti venga a

prendere?- chiede Alice. Lui risponde con tono spazientato:- No, ho già

chiamato un carro attrezzi… Tu avverti solo l’avvocato e non preoccuparti!

Ciao, ti voglio bene- e chiude senza sentire la risposta.

Intanto un carro attrezzi giallo è appena arrivato; lui scende e con la mano

fa segno che è lui che lo ha chiamato.

Daniele guarda i suoi pantaloni fradici e si avvia verso il mezzo che sta

agganciando la sua macchina.

Con la scarpa nera tocca qualcosa di luccicante: un geco,che

probabilmente apparteneva all’auto nera che lo stava inseguendo… Si

ricordava di aver visto quel simbolo sulla macchina nera del misterioso

uomo che lo inseguiva, prima di svenire.

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Si china e lo raccoglie: era tutto sporco di fango e sembrava il ciondolo di

una collana; così decise che forse non l’avrebbe considerato un indizio.

Prende un fazzoletto dalla tasca, lo pulisce per bene e sale sul carro

attrezzi. Salito, poi, avvolge il geco e lo infila nel taschino della giacca.

Il giorno dopo ne avrebbe parlato con il commissario Fischietti…

Secondo te cosa succederà dopo? Decidi:

- Se vuoi che Daniele si presenti in tribunale e che finisca il racconto

vai al capitolo D

- Se vuoi che si indaghi ancora su ciò che è successo vai al capitolo

F.

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CAPITOLO D

FINALMENTE IN TRIBUNALE

Daniele viene informato che il giorno dopo sarebbe dovuto andare in

tribunale e questa volta doveva esserci…

Intanto, chiede all’uomo che guida il carro attrezzi di portarlo al

commissariato.

Arrivato, ringrazia e prende accordi per andare a riprendere la macchina.

Entra e guarda la sedia dove c’era la donna che piangeva… viene

interrotto dal suo viaggio nei ricordi dalla poliziotta nel gabbiotto delle

informazioni che chiede, con voce sempre paziente da hostess:-

Desidera?- e lui, girandosi verso di lei, le risponde:- Volevo vedere il

commissario Fischietti; è importante!-.

La poliziotta si sporge leggermente dal gabbiotto, lo guarda bene, esce e

lo accompagna nell’ ufficio di Fischietti.

Daniele dice subito:- Ho trovato questo- gli mostra il geco che aveva

trovato e lo dà al commissario.

Fischietti lo osserva attentamente e conclude:- Lo faccio esaminare dalla

scientifica.-; Daniele continua il suo racconto e gli chiede di procedere

subito perché il giorno dopo ci sarebbe stato il processo e lui ne aveva

bisogno; il commissario accetta e lo accompagna fuori.

Il giorno dopo prende l’autobus per andare in tribunale e questa volta ci

arriva sano e salvo.

Stringe la mano all’avvocato ed entra finalmente in aula.

È arrivato il momento, per Daniele, di testimoniare. Gli viene fatto fare il

giuramento e l’avvocato dell’ “Ombra” gli fa alcune domande; poi è il turno

dell’ avvocato che difende un certo signor Buracchi, un uomo che si veste

sempre in nero a cui corrisponde il pezzo di fanale ritrovato…

Lui è interessato a ciò che ha trovato il nostro testimone e in risposta alla

domanda:- Allora, secondo lei è stato il mio cliente e non la cosiddetta

“Ombra” che lei ha visto?- lui dice:- Si, magari l’ “Ombra” che io ho visto

era una comune persona che si aggirava lì intorno…-. Dopo di che

l’avvocato smette di parlare e dice di aver concluso.

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Pian piano il PM espone tutte le prove al signor Buracchi e il suo avvocato

non riesce proprio più a difenderlo…

Il rumore del martello rintocca nell’aula: il verdetto è deciso.

Ora come potete immaginare il signor Buracchi è in prigione; Daniele però

vuole sapere il movente dell’omicidio.

Così chiede al colpevole:- Perché? perché l’hai fatto?- e lui gli risponde:-

lo conoscevi? No! Perché vuoi saperlo?-

Perché ormai sono stato coinvolto…-

-Non puoi saperlo; ordine del capo!-

-Chi è? Dimmelo o ti caccerai sempre di più nei guai!-; Buracchi lo guarda

e sospira:- Non c’è più tempo, se vuoi ti dico il motivo e basta; ho già

parlato troppo!- e prosegue:- Diciamo, che non era molto simpatico a “

Lui”; gli doveva tanti soldi e non aveva un centesimo, “Lui” che è tanto

paziente si è stufato e ha ragione…- il poliziotto lo prende e porta via.

Daniele torna a casa ripensando a quello che era successo. Va da Alice, l’

abbraccia e si accorge di essere fortunato, in un certo senso…

E questa é la fine; se non ti è piaciuta torna indietro e prendi altre decisioni

ai bivi… Buona fortuna!

FINE

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CAPITOLO E

IL GECO D’ACCIAIO

Daniele esce di casa, scende le scale e va a prendere un giornale

all’edicola (sotto casa.)

Il giorno seguente sarebbe dovuto andare in tribunale: era già passata una

settimana dall’omicidio.

Saluta allegramente il vecchio giornalaio esclamando:- Salve, come sta?

Io tutto bene, anche se non posso lavorare perché… beh lo sa!-. IL

giornalaio si accarezza la barba e risponde:- Io sto bene, ma vorrei sapere

una cosa, sempre se non mi intrometto troppo!-; Cita acconsente con un

cenno della testa.

L’anziano giornalaio riprende con voce da bimbo curioso:- Ma si sa già di

chi è la colpa o, comunque, si ha già una rosa dei sospettati?-; Daniel

prende fiato e risponde:- no, sono ancora in alto mare!-, anche se lui

sapeva chi veniva accusato, ma non poteva dire niente!

Decide che è meglio andare via prima che l’anziano curioso gli faccia dire

la verità; così saluta e attraversa la strada per andare a vedere che

succede al suo bar.

Arrivato in via Garibaldi osserva l’insegna del bar: sembra tutto come

quella mattina…

Il poliziotto all’entrata lo riconosce e lo fa passare; Cita ringrazia ed

entrando nota gli agenti intenti a guardare ogni più piccolo dettaglio.

Fischietti è nel retrobottega che parla con un agente. Daniele lo nota e va

verso di lui; il commissario manda via l’uomo con cui stava parlando.

Fischietti lo saluta dicendo:- Ciao Dani, sono felice di vederti, ma dimmi,

sei venuto qui per un motivo in particolare?- e lui risponde:- No, sono

venuto qui per vedere cosa stava succedendo al mio bar; sai, ho visto che

lo state rivoltando da cima a fondo!-.

Il commissario si mette a ridere e scusandosi conclude:- Ora mi devi

scusare perché devo andare; stanno già combinando pasticci senza di

me!-; lo saluta con la mano e si dirige con passo deciso e con aria severa

verso i suoi uomini.

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Daniele china la testa per passare dal retrobottega al bar e, dirigendosi

verso l’uscita, vede un ciondolo, si abbassa e lo raccoglie: è a forma di

geco ed è in acciaio.

Rientra nel bar e decide che per ora non lo mostrerà al commissario

perché potrebbe essere caduto a qualsiasi persona, ad esempio a Giulia,

la cameriera del bar o… “all’ombra”.

Daniele, uscito, si avvia per la strada di casa, pensando:- Devo indagare;

devo scoprire come e perché è stato ucciso quell’uomo e perché è stato

assassinato proprio nel mio bar!-.

Se vuoi che Daniele continui a investigare su questo caso vai al capitolo

F; se invece vuoi che la storia vada in un altro modo torna indietro e decidi

cosa vuoi che succeda.

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CAPITOLO F

BUIO TOTALE

Il giorno dopo Daniele decide di interrogare Giulia, la cameriera del suo

bar perché gli sembra di aver visto al suo collo quel ciondolo: il geco.

Così telefona alla sua dipendente dicendole:- Giulia, scusa, ti dovrei far

vedere una cosa… ci possiamo incontrare domani mattina?- e Giulia con il

suo tono gentile risponde:- Ok! Ci possiamo incontrare al bar del centro,

vicino alla piazza del municipio. Va bene?-. Daniele acconsente e saluta.

Per ora non voleva far vedere il geco al commissario perché non sapeva

se era un indizio vero oppure no!

Daniele viene informato che dovrà recarsi il giorno dopo in tribunale. Ne

parla con la sua ragazza e pensa che sarebbe meglio se andasse a

testimoniare da solo.

La ragazza acconsente con un movimento della testa e dice:- Va bene,

ma fai attenzione-.

La saluta ed esce per fare una passeggiata per schiarirsi le idee e per

capire che intenzioni aveva l’assassino.

Mentre scende le scale sente il suono dell’arrivo di un messaggio che

dice:- Ci possiamo incontrare oggi a casa mia? Domani ho un impegno.

Giulia-.

Daniele risponde:- Ok, ma a che ora? E mi ricordi la via dove abiti?- e

poco dopo arriva sul suo cellulare la risposta:- Alle h. 6.00, in via Dante

Alighieri 7-.

Il barista guarda l’ora sull’orologio: le cinque e quarantacinque; mancano

ancora quindici minuti all’incontro.

Decide di comprare una cartina per capire dove si trova la casa della

cameriera.

Dopo aver constatato che la casa è vicino al parco in cui lui passeggia,

decide di stare ancora un po’ lì per fare una lista dei sospettati.

Per ora il primo sospettato è l’ombra, la seconda Giulia e… per un attimo

sospetta che Giulia sia “l’ombra”… ma si ricorda che gli occhi della sua

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sospettata numero due sono verdi, invece quelli “dell’ombra” sono azzurri,

ghiaccio.

Guarda l’ora: sei meno dieci; era l’ora dell’incontro con la sua sospettata

numero due.

Arrivato in via Dante Alighieri 7, una via con le case dai muri verde salvia

e le scale interne di marmo, suona alla porta color legno con molti graffi.

La porta si apre e compare una ragazza dai capelli lunghi, mossi e biondi,

dagli occhi di vetro color verde bottiglia: Giulia.

Dalle sue labbra colorata dal rossetto escono queste parole:- Ciao,

accomodati pure, ho preparato del tè caldo-.

Daniele si accomoda e vede Giulia con una zolletta di zucchero in mano,

la butta nel tè; lui sorseggia la bevanda e… buio totale!

Se vuoi continuare vai al capitolo successivo.

Se no scegli un’altra strada.

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CAPITOLO G

LADY BLACK

I suoi occhi pian piano si riaprono, si sente debole, frastornato.

Le sue braccia sono strette da qualcosa di ruvido che le tiene contro una

sedia.

Intorno a lui è buio e una goccia di acqua scende ogni tre secondi da un

vecchio tubo rotto.

Riprende conoscenza e guarda la corda che lo tiene legato alla sedia.

Gli occhi di Daniele iniziano ad abituarsi alla poca luce della cantina.

Si guarda attorno per capire dove si trova e vede vari scaffali su cui ci

sono scatoloni di tutte le dimensioni, buste con dentro decorazioni

natalizie vecchie o mai usate, vestiti dimessi, soprammobili vecchi e

brutti.

In un mobile alla sua sinistra ci sono molte bottiglie di vetro vuote e piene,

rotte e sparse per i ripiani.

Ragiona un attimo e, constatato che una porta grigia e spessa chiude lo

stanzino buio e stretto in cui si trova, si accorge di essere in una cantina.

Chi l’aveva portato lì? Ricorda solo che stava bevendo un tè da Giulia e…

che sia stata lei? Come è possibile? Perché l’avrebbe fatto?

Decide che non avrebbe pensato a questo per ora, ma a come uscire di lì.

Prende un pezzetto di vetro sparso sul ripiano del mobile e per tagliare la

corda e dopo vari tentativi, eccolo libero.

Controlla se, per caso, Giulia gli ha lasciato il cellulare, ma niente.

Va verso la porta, vi sbatte violentemente i pugni contro gridando:- Aiuto!

Sono qui, aiutatemi!-.

Ma sembra che la sua voce si perda nell’aria: nessuno lo sente!

Allora, scoraggiato e impaurito, si allontana dalla porta e si siede sulla

sedia.

In quello stesso istante sente la serratura che si sblocca e la porta si apre.

Entra una giovane ragazza vestita completamente in nero, scarpe con i

tacchi, maglia un po’ scollata e un passamontagna in mano: Giulia!

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Anche se gli occhi sono azzurri e non verdi; questo incuriosisce

particolarmente Daniele, così chiede alla donna:- Gli occhi, hanno

cambiato colore o sbaglio?-, come se si fosse dimenticato che un attimo

prima lui era legato ad una sedia.

Lei lo guarda, sorride e risponde:- Questi sono i miei veri occhi! Gli occhi

verdi sono delle lenti a contatto che colorano l’iride-.

Lui, ricordandosi degli attimi precedenti, come se fosse un flash, le

richiede:- Sei stata tu a chiudermi qui dentro, vero? Perché l’hai fatto? Hai

ucciso anche l’uomo nel mio bar?- e Giulia, scuotendo i suoi capelli biondi

e mossi, dice con tono scherzoso:- Oh, ma come hai fatto a scoprirlo?

Sono stata così brava a nascondere le prove…-.

Poi riprende con tono misterioso:- sai, tu mi conosci come la graziosa e

gentile ragazza che lavora nel tuo bar, ma, invece sono una criminale

molto conosciuta… Ti ricorda qualcosa quell’articolo che è uscito sul

giornale un mese fa? Raccontava di una ladra che colpisce in tutta Italia

con il nome di Lady Black?-.

Lui fa cenno di sì con la testa e intanto pensa che lo ucciderà: dopo

avergli detto tutto questo non può farlo uscire di lì vivo…

Giulia esclama:- Tra poco arriverà la polizia che ho chiamato

personalmente, mentre io sparirò nel nulla…-. Daniele risponde:- Mi

troveranno morto, vero?-.

Lei sospira:- No.-; senza espressione lo guarda, esce, chiude la porta a

chiave e se ne va lasciandolo da solo e ripensando a quello che aveva

fatto poco prima.

FINE

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CAPITOLO H

LA FINE…

I suoi occhi pian piano si aprono, riprende conoscenza, è intontito e gli

gira la testa.

Si accorge di ritrovarsi su qualcosa di morbido e di avere un cuscino sotto

la testa: è su un divano.

Si alza di scatto e si guarda attorno: davanti a lui c’è un tavolino di vetro

con sopra una ciotola argentata al cui interno si trovano vari cioccolatini,

appeso al muro di fronte c’è un televisore al plasma nero, al di sotto del

quale è situato un mobile con uno stereo e di fianco si vede un porta cd a

forma di serpente.

Daniele esce dalla stanza e vede Giulia che beve un bicchiere d’acqua in

cucina; lei si gira e lo nota.

Giulia dice subito:- Tutto ok? Scusa, per sbaglio ho messo del sonnifero

dentro il tuo tè. E’ caduto erroneamente il sonnifero dentro il contenitore

delle zollette da zucchero che avevo tirato fuori: in questo periodo non

riesco a dormire di notte.-, così dicendo indica lo zucchero sulla credenza.

Lui risponde comprensivo, vedendo il dispiacere di Giulia:- Capisco, non ti

preoccupare…-; lei lo accompagna all’uscita, si salutano e lui torna ai

suoi pensieri.

Probabilmente avrebbe dovuto cancellare Giulia dalla lista dei sospettati,

poiché aveva visto che aveva ancora la collana con il geco…

Tornando a casa attraverso la strada da cui era venuto, ripensa a ciò che

era successo poco prima…

Ad un certo punto si ritrova nelle vicinanze del bar e vede un uomo vestito

di nero che osserva il suo locale.

L’uomo si volta, lo guarda e gli fa cenno di avvicinarsi. Daniele, con

cautela, fa due passi, mantenendo sempre una certa distanza: quell’uomo

gli incute paura.

Il signore vestito di nero comincia a parlare con voce roca:- E’ lei il

proprietario di questo bar, vero? E sono sicuro che sta indagando su

quello che è successo… risponda!-.

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Il barista lo guarda frastornato e risponde seccato:- Ma a lei cosa importa?

Comunque sì, sono io il proprietario di questo bar e sì, sto indagando!-.

L’uomo, con sguardo sempre rivolto al locale “Immersione nel caffè”,

esclama:- A me importa perché conosco bene il delitto…-.

Daniele non capisce e visto che non ha tempo da perdere, gli dice

seccato:- Vado di fretta, la devo salutare. Arrivederci.-.

Daniele gira i tacchi e fa un passo per andarsene quando avverte un

pizzicotto sulla spalla e sente la voce dell’uomo che gli sussurra:- Mi

dispiace, ma tu non vai da nessuna parte, mio caro; sai, chi si impiccia

degli affari altrui, prima o poi finisce male…-.

Daniele si volta, con occhi sbarrati ed esclama con un filo di voce:- Allora,

sei stato tu!-.

Il corpo del barista cade a terra come senza vita…

L’uomo in nero sorride e se ne va tranquillo, mentre una folla si accalca

sul corpo di Daniele, curiosi di sapere cosa sia successo.

Il campanello suona, Alice si ritrova davanti il commissario Fischietti,

parlano…

Il rumore della porta che si richiude accompagnato dalle lacrime di una

ragazza che ha perso ciò che ama, è il rumore che conclude la storia.

FINE

19

CAPITOLO I-

CITA VA IN GABBIA

Daniele si volta per vedere cosa ha prodotto quel rumore: il poliziotto

estrae dalla tasca delle manette!

Il ragazzo non capisce, cosa vorrà fare con quelle?

Il poliziotto lo fa girare, lo perquisisce, infine, gli mette le manette ai polsi.

Cita è sorpreso e non capisce cosa gli sta accadendo…

L’agente gli ricorda i suoi diritti e lo invita bruscamente a salire in

macchina.

Sale anche lui, si toglie il cappello e si vedono i capelli biondo-bianchi tinti

e un orecchino al lobo destro.

Accende la radio e si diffonde una musica da discoteca ad alto volume e

lui comincia a cantare muovendo le spalle e la testa a tempo di musica.

Daniele spalanca gli occhi incredulo e inizia a preoccuparsi seriamente.

In più ha un leggero mal di testa e siccome non vuole che aumenti, chiede

cortesemente ma urlando, per l’alto volume della musica:- Scusi, può

abbassare un po’?- é il poliziotto seccato gli risponde:- Come vuole!- e

gira la manopola del volume da cinquanta a trenta così che le orecchie di

Daniele cominciano a riprendere il loro normale funzionamento.

Dopo poco l’agente grida:- Alzo un attimo che c’è il pezzo bello!-; solo che

il “pezzo bello” dura tre brani e una strofa e termina proprio quando si

arriva al commissariato.

Il poliziotto, con ancora la musica in testa, esce dalla macchina, volteggia

due o tre volte battendo le mani e finisce aprendo la porta posteriore

dell’auto e facendo uscire il prigioniero.

Daniele facendo salti di gioia per essere uscito fuori da quella macchina, si

avvia verso la porta del commissariato con il poliziotto che, nel frattempo,

ha ripreso la sua aria seria.

L’insegna dell’ufficio del commissariato è davanti a loro: sono arrivati a

destinazione.

Quelle manette ai polsi lo fanno sentire un criminale; non gli piace quella

sensazione, tutta la gente lo guarda con disprezzo; può essere proprio lui

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quello che ha ucciso i loro figli o che ha svaligiato la villa di una signora

indifesa… anche se lui non ha fatto niente era come se fosse il colpevole

o avesse commesso lui tutti quei crimini.

La porta del commissariato si apre cigolando: sempre la solita storia, non

hanno voglia di aggiustarla o, forse, come dicono loro, non ne hanno

tempo.

Il commissario Fischietti è un uomo corpulento, con i baffetti e i capelli

castani.

Fischietti è intento a osservare un foglio, mandato da non so chi, che deve

firmare.

L’uomo alza la testa e sorpreso esclama:- Rondi, che ci fa qui

quest’uomo? E’ una persona onesta!- e l’agente risponde:- Per

accertamenti signore!-.

Il commissario guarda Daniele e sospira:- Procedura, Daniele, è la

procedura. Siediti!-.

Come andrà a finire? Daniele sarà arrestato o no?

Se sì vai al capitolo M

Se no vai al capitolo L

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CAPITOLO L

IN MANETTE O NO?

Daniele per ora può tornare a casa , ma non deve lasciare la città.

Ora è lì, sul divano a guardare la televisione aspettando una chiamata del

commissario Fischietti.

Ha paura, il suo amico commissario ha detto che la situazione per lui è

grave perché tutte le prove conducono a lui, anche se Fischietti non vuole

credere a ciò che vede.

Cosa può fare? La sua ragazza, Alice, prova a consolarlo:- Io lo so che tu

non sei colpevole, non ti preoccupare…-, proprio in quel momento il

telefono squilla.

Daniele alza la cornetta tremante e risponde:- Pronto? Chi è?-, dall’altra

parte della cornetta risponde un uomo con voce dispiaciuta e profonda:-

Sono Flavio, mi dispiace, ma tutto porta a te, non posso fare altro che

arrestarti. So che di te mi posso fidare, potresti venire qui?-, Cita

annuisce.

Saluta Alice e le raccomanda di portargli una borsa,spazzolino e fumetti;

ha paura, ma non lo dimostra.

La mano tremante di Alice apre la porta, sta per piangere, ma si trattiene.

Il barista passa il ciglio della porta, ma stavolta il suo coraggio svanisce, si

volta con le lacrime agli occhi e abbraccia la ragazza.

Deve lasciarla, deve andare, deve scendere le scale e arrivare al

commissariato; è tutto un dovere in quel momento per lui. Sale in

macchina e arriva con il cuore che batte a mille al commissariato.

Varca l’ufficio di Fischietti per l’ennesima volta, ma ora entra come un

prigioniero e non come il solito amico che fa una visita di cortesia.

Il commissario gli va incontro con aria triste e amareggiata, ha le manette

in mano; Daniele chiude gli occhi, fa un respiro profondo e tende le

braccia.

La cella in cui si trova è molto spoglia: c’è un letto, un tavolino e una

sedia.

22

Le pareti sono grigie, c’è una sola finestra, irraggiungibile e con le sbarre

per impedire ai prigionieri di scappare.

La cella di fianco è uguale, sono tutte uguali, solo che cambiano le

persone e i reati da loro commessi, anche se a volte il reato non esiste,

come nel caso di Daniele.

Il barista è seduto sul letto che aspetta e spera che qualcuno lo vada a

prendere e gli dica:- E’ stato tutto un errore, ci scusiamo con…- prorpio

quando arriva un poliziotto e completa la frase:- E’ stato tutto un errore, ci

scusiamo con lei, ora la faccio uscire e scusi ancora!-.

Daniele sorpreso e senza parole esce dalla cella con un mormorio di

disapprovazione degli altri detenuti.

L’agente lo porta subito dal commissario che felice esclama:- Abbiamo

trovato altre impronte oltre le tue! Sono di un uomo già schedato chiamato

Danesi, un criminale che lavora su commissione… Ora dobbiamo solo

scoprire su commissione di chi!- e conclude con un abbraccio.

Daniele si volta e vede i riccioli arancioni-rossi di Alice volteggiare di qua e

di là, mentre gli corre incontro per abbracciarlo.

Ed ecco il finale di questa storia; un sorriso

FINE

23

CAPITOLO M

LA SENTENZA

L’ufficio, in quel momento, ha un aria lugubre, non allegra come al solito.

Daniele ha molta paura, cosa sarebbe successo? Non vuole andare in

prigione!

Il commissario gli dice:- Ti faremo sapere, anche se non ti assicuro

niente…-, Daniele, demoralizzato, viene accompagnato all’ uscita da

Fischietti. La frase che ha detto il suo amico non lo rassicura per niente;

vorrebbe non essere mai andato a lavorare quella mattina.

Prende le chiavi e apre la portiera della sua auto, sale, si mette a sedere e

fa girare velocemente la chiave nel nottolino d’ avviamento. La macchina

si mette in moto, il barista esita a partire per un attimo, ma poi accelera a

tutto gas.

Due giorni dopo, mattina presto, il campanello di casa Cita suona. Il

barista apre lentamente e, davanti a lui, appare la faccia paffuta del

commissario:- Mi dispiace, ma tutto porta a te…- sussurra Fischietti

scuotendo il capo. Daniele deve seguirlo in centrale e… deve andare in

prigione! Ancora non si rende conto di quello che sta per succedere.

Il tragitto in macchina si svolge in totale silenzio, neanche una mosca

disturba il viaggio.

Entrato nel commissariato, vede un ragazzo con lo sguardo spento,gli

occhi arrossati, il corpo emaciato e le braccia piene di buchi:- Almeno non

sono stato incolpato per quello che ha fatto lui- pensa sdrammatizzando il

barista.

La cella in cui si trova è una stanza con pareti grigie, c’è solo una finestra,

irraggiungibile e con le sbarre per non permettere ai prigionieri di evadere.

C’è solo un letto, con coperte e lenzuola grigie; una sedia e un tavolo.

La porta della cella numero centosei si apre, Daniele entra e si siede sulla

sedia, appoggiando i gomiti sul tavolo quadrato dai bordi rovinati; con lo

sguardo perso nel vuoto. Poco dopo una guardia si avvicina alla cella e

con tono autorevole gli dice:- Domani avrai un compagno, così non ti

annoierai più!- e sorridendo, per prenderlo in giro, se ne va.

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È ora di pranzo e Daniele, quando gli portano il pranzo, pensa:- Però,

hanno ragione a far vedere nei film che il cibo è schifoso in prigione!-,

riconfermando la sua forza di andare avanti. Il suo pensiero è positivo

perché sa di essere innocente e forse il compagno di cella non lo vedrà

mai, visto che domani ci sarà il processo.

Il giorno dopo il barista è nell’aula del tribunale e sta aspettando la

sentenza del giudice e della giuria:- Condannato!-…

Come condannato?! No, non deve finire così la storia, non può! Ci deve

essere un “E vissero felici e contenti”!!

E invece no, è così, a volte ci va bene, altre no, ma questa è la vita: una

sentenza continua.

FINE

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