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Vita Nostra · e soprattutto una ecclesiologia del monachesimo. Posto al vertice di tutto il corpo...

Date post: 20-Feb-2019
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Rivista periodica dell’Associazione “Nuova Cîteaux” Anno IV - n. 2 - 2014 Vita Nostra
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Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 2, DCB Firenze. In caso di mancato recapito inviare a Firenze CMP per la re-stituzione al mittente previo pagamento resi.

ISSN 2280-9805

Rivista periodica dell’Associazione “Nuova Cîteaux”

Anno IV - n. 2 - 2014

Vita Nostra

Vita

Nos

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- Ann

o IV

- n.

2 -

2014

IndIce

Editoriale 1

Magistero1.1 Giovanni Paolo II davanti alla Sacra Scrittura, Bruno Ognibeni 31.2 L’insegnamento di Benedetto XVI sulla lectio divina come metodo esegetico, Suor Carla Croatto, OCSO 121.3 Il compito del vescovo nella Chiesa, Mons. Massimo Camisasca 20

Centenari2.1 Centenario della nascita della beata Maria Gabriella, Md. Cristiana Piccardo, OCSO 262.2 Cronaca da Vitorchiano 342.3 Una testimonianza sulla beata Maria Gabriella, Md. Monica della Volpe, OCSO 352.4 Testimonianze 38 2.5 L’interiorità in Madre Mectilde de Bar, Suor Ilaria Bossi, osb ap 44

Formazione 3.1 XVIII Sinodo ordinario dell’Ordine Cistercense, Omelia alla Messa di apertura, Roma 30 giugno 2014, Dom Mauro- Giuseppe Lepori, Abate Generale, OCist 52 3.2 II Conferenza sulla conversatio morum: il principio dell’incarnazione, Dom Guillaume Jedrzejczak, OCSO 553.3 Conversatio e identità. Il voto di conversione, Md. Monica della Volpe, OCSO 60

Carisma4.1 «Utinam saperent et intelligerent». Intelligenza ed esperienza della fede in Bernardo di Clairvaux, Padre Loris Maria Tomassini, OCSO 75 4.2 Le virtù cardinali e gli affectus negli scritti di san Bernardo, Carlo Maria Poggi 86

Corsi5.1 Giornate di studio sulla spiritualità di santa Gertrude di Helfta 985.2 Congregazione di Castiglia, giornata di formazione 995.3 Discernimento, accoglienza e formazione delle nuove vocazioni. CIM 1005.4 Tra Dio e l’uomo un dialogo intimo, Atti del convegno di Montefiascone, prof. Giuseppe Gimigliano 102

Cronache 6.1 Risonanze messicane, Suor Maria Cecilia La Mela, osb ap 1096.2 Una giornata di “grazie” a Mvanda 113

Segnalazione di libri 118Suggerimenti di lettura 128

Vita Nostra

Rivista periodica dell’Associazione “Nuova Cîteaux”

Abbazia delle Tre Fontane, Via Acque Salvie, 1 - Roma

www.vitanostra-nuovaciteaux.it

Per cambio o nuovo indirizzo: Sr. Maria Francesca Righi tel. 0586\655072 e-mail: [email protected]

Conto Corrente Postale 1000364123 Intestato a “Nuova Cîteaux”c/o Monastero Cistercense Valserena, Via Prov. del Poggetto, 48, 56040 Guardistallo PIcodice IBAN IT 60 P 07601 14000 001000364123

Vita Nostra

Direttore Responsabile:Pd. Pierdomenico Volpi, OCist

Redazione: Sr. Maria Francesca Righi, OCSO

Direzione, Amministrazione, e SpedizioneMonastero Cistercense Valserena Via Prov. del Poggetto, 4856040, Guardistallo, Pisa, I

Autorizzazione del tribunale di Livorno n° 2\2012 del 15.3.2012

StampaTipografia EurostampaVia D. Pietri, 3 57023, Cecina (LI)

Contributo spese:sostenitore 50 Euro o offerta libera

è possibile ricevere la rivista anche on-line

Con approvazione ecclesiastica

In copertina:icona della beata Maria Gabriella

scritta da una monaca del Monastero san Benedetto di Milano.

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Editoriale

EDITORIALE

L’anno dei quattro Padri, anzi cinque, con la Beatificazione di Paolo VI, anzi sei se contiamo il centenario della morte di Papa Pio X. Dopo l’Anno della

Fede ecco questo anno sta concludendosi con il Sinodo sulla famiglia e sta per aprirsi sull’anno dedicato alla Vita Consacrata: due carismi di comunione nella cattolicità, due vocazioni nell’unica ecclesiologia di comunione, una medesima vocazione all’unità in due modalità differenti. La parola su cui questo numero si centra e su cui l’anno è ritornato a più riprese è la parola: identità di cristiani creden-ti, identità monastica, identità di uomini e donne. Identità per fare chiarezza sulla confusione antropologica che si nutre di relativismo e di tolleranza. Se vogliamo abbiamo tutto il necessario per chiarire e capire; in particolare possiamo riferirci alle cinque stelle del magistero pontificio ora rappresentate da cinque Papi santi, ci perdonino Papa Benedetto e Papa Francesco se li beatifichiamo ancora in vita.

Paolo VI ha dedicato una cura speciale al monachesimo benedettino. Rivol-gendosi in particolare all'OCSO, nella lettera del 1968 sulla fedeltà nel rinnova-mento, esclama: “Com’è grande la vostra vita e com’è utile per la Chiesa, quando è vissuta in tutta la pienezza, quando si adempie con ogni cura e fedeltà agli im-pegni della vostra professione religiosa!”1, mentre in un discorso all'OCist auspica “una nuova primavera di tutta la famiglia cistercense, da cui sia possibile cogliere fiori e frutti dolcissimi, grazie ai quali la santa Chiesa continui a essere rallegrata”2 tutti i benedettini egli definisce “vigilanti nel crepuscolo della vita presente e profeti dell’aurora che sta dinanzi a tutti i fedeli”3. Paolo VI considera l'uomo, recuperato a se stesso nella disciplina monastica, come recuperato alla Chiesa. Cinquant’anni fa nell’ottobre 1964 riconsacra Montecassino come luogo in cui si celebra la pace, come luce risorta, dopo che il turbine della guerra ne aveva spenta la fiamma pia e benefica. “Ciò che egli proponeva, dice Jean Leclercq, è in realtà e soprattutto una ecclesiologia del monachesimo. Posto al vertice di tutto il corpo ecclesiale egli era in grado di poter discernere con libertà, obiettività e lucidità”4, il ruolo del monachesimo nel corpo della Chiesa. Ai monaci pone la medesima domanda che si poneva il concilio alla Chiesa. Cosa dici di te stessa? "Ecco ciò che voi dovete essere, ciò che siete sempre stati e che dovete restare!.." Nel momento del rinnovamento conciliare trae la forza e la verità di questo rinnovamento nella fedeltà creativa alla tradizione, ponendo o ricordando i termini fondamentali del-la questione che costituiscono come l’alveo di un fiume che permette alle acque fresche del rinnovamento di scorrere senza danno.

Benedetto XVI rimane il Papa che la provvidenza ha donato al mondo mo-nastico perché potesse attingere a larghi sorsi e Giovanni Paolo II ha riportato 1 Paolo VI, L'uomo recuperato a se stesso. Discorsi ai monaci, Ed. Praglia, 2010, p. 127.2 Id., p. 152.3 Id., p. 96.4 Id., p. 8.

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il mondo all’alba della creazione, ponendolo nello stesso tempo come protago-nista della storia. Benedetto XVI e Giovanni Paolo II ci indicano la sorgente prima di ogni rinnovamento: la Parola di Dio; questo è lo scopo dei primi due contributi. Direttamente al seguito di questi i contributi sulla formazione, Dom Guillaume e Md. Monica si interrogano sull’identità in relazione al voto di conversione: i voti nel mutato contesto culturale vanno ripensati per poter essere riproposti come una strada percorribile a chi cerca la pienezza e la verità del suo essere, Dom Guillaume esplora in questo numero di Vita Nostra il secondo fondamento dell’originalità cristiana, l’Incarnazione e Md. Monica ricava da una lectio della storia sacra i lineamenti dell’identità del credente.

Una visione globale del momento presente si trova nel contributo di Mons. Massimo Camisasca, sul compito del vescovo, e dell’omelia di Dom Mauro Lepo-ri sul compito dei monaci oggi, singolarmente convergenti nell’indicare la verità e necessità dello sguardo profetico: uno sguardo positivo, uno sguardo di fede:

Così dobbiamo continuamente riscoprire la bellezza dell’esperienza vissuta dalle comunità cristiane di fronte agli attacchi e alle dimenticanze, non per diminuire la drammaticità del momento in cui viviamo, ma per essere sempre consapevoli della speranza. (Mons. Camisasca)

E a lui fa eco dom Mauro Lepori: Il profeta non è inviato per annunciare la rovina, ma la salvezza più forte di ogni

rovina, di ogni crisi e fine che comunque insidiano l’universo, la storia, la vita di ognuno, anche la storia e la vita del nostro Ordine e delle nostre comunità.

Seguono due contributi che illuminano due fattori determinanti dell’iden-tità cristiana in san Bernardo: la ratio (pd. Loris Tomassini) e l’affectus (Carlo Maria Poggi). Dom Mauro diceva al Sinodo dell'OCist, nel luglio del 2014:

La mistica cistercense è una mistica biblica, liturgica, patristica, comunitaria, eu-caristica, umana, sponsale, filiale, fraterna, di comunione...Dobbiamo aiutarci a ritro-vare questa sorgente di vita per vivere la nostra vocazione e essere testimoni veritieri di Cristo in mezzo al mondo. E aiutarci a trasmetterla ai giovani, altrimenti abusiamo della loro libertà. (Discorso conclusivo)

La profezia è sempre un richiamo a tornare alla sorgente, e un aiuto a trovarla. E la sorgente, quando la si trova, quando vi si attinge, rende profeti.(Omelia iniziale)

Cerchiamo così la sorgente in Bernardo, ma anche nella giovane beata di cui quest’anno ricorre il primo centenario della nascita: la beata Gabriella, che si trova in compagnia di un’altra santa, fondatrice delle benedettine del SS. Sacramento di cui si celebrano i 400 anni dalla nascita, Madre Mectilde de Bar. Anche qui due carismi diversi eppure convergenti: Gabriella ha dato la vita per l’unità dei cristiani, ma il sacramento che per eccellenza esprime questa unità è proprio quella Eucarestia che Mectilde voleva fosse adorata con la vita e con l’offerta continua di sé: l’Eucarestia è alla sorgente della vita e della santità dei nostri santi, e anche della nostra vita di cistercensi oggi.

Suor Maria Francesca Righi, OCSO

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Segnalazione di libri

PAOLO EVERGHETINóS, Esempi e parole dei santi padri teofori (Vol. 2), traduzione, introduzione e note di M. Benedetta Artioli della Piccola Famiglia dell’Annunziata, Edizioni Scritti Monastici, Abbazia di Praglia, Bresseo di Te-olo, 2013.

In generale di questo secondo volume vale quanto abbiamo detto per presentare il primo in Vita nostra 2013\5. Anche in questo caso il ma-teriale è raccolto in cinquanta argomenti, versio-ne primitiva delle quaestio, così da costituire una piccola, o anche grande Summa, un manuale per la vita spirituale. Se nel primo volume si trattava il tema del discernimento, della figliolanza, della sequela, temi ampi e caratteristici di un cammi-no all’inizio, qui si tratta di definire un’identi-tà monastica, attraverso non il ragionamento, come sarebbe vero per la quaestio, ma attraverso l’esempio. è ovvio che alcuni degli esempi ad-dotti non toccano più corde sensibili al nostro animo, non sono più proponibili come tali. Ma può essere utile, piacevole ed edificante cercare di individuare in questi cinquanta (in un ordi-ne più preciso che non nel primo volume) una

specie di carta d’identità del cristiano e di quel tipo particolare di cristiano che segue la chiamata alla vita monastica. Inoltre poiché accanto alle fonti orien-tali sono presenti fonti occidentali, come Gregorio Magno, detto Gregorio il Dialogo, dalla sua opera o Benedetto da Norcia, si tratterà di un cristiano che respira con i due polmoni, orientale e occidentale.

Anche se l’ordine di presentazione non è del tutto classico, i cinquanta ar-gomenti offrono una descrizione per mezzo di aneddoti dei classici otto vizi capitali, rappresentati in se stessi, e attraverso il loro opposto, l’ideale evan-gelico delle beatitudini, tutti poggiati sul binomio di base: umiltà\superbia... Tentandone una rapida sintesi: chi è il cristiano e chi è il monaco? Chi ha un umile sentire di sé (contrario perfetto della bassa stima: questa genera ripiega-mento e chiusura, l’altro genera capacità di servizio e libertà di cuore davanti alle umiliazioni); lavora per sé e per gli altri, con pace, non possiede beni in proprio, serve con diligenza, prega sia solo che nell’Ufficio comune, dorme il necessario. La superbia viene definita come amore irrazionale per il corpo... Il nostro “culto del corpo”, cura per la salute, per il benessere, per le diete speciali,

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le ginnastiche orientali o occidentali che siano... non è forse un piccolo segno di questa superbia? Se anche è discutibile (e infatti la tradizione successiva lo ha discusso) che tutte le passioni nascano dal corpo, tuttavia questo modo di pensare è profondamente cristiano perché profondamente unitario: corpo e anima non sono staccati né giustapposti. Che cos’è l’umiltà allora? L’umiltà, lo dice il primo argomento, non è altro che gestire la vita secondo il giudizio dell’eternità, non curandosi delle apparenze. Un gruppo di argomenti è dedica-to all’ascesi corporale, dal cui rigore siamo oggi ben lontani; purtroppo siamo anche lontani dalla sapiente moderazione e dalla capacità di governare il corpo, come dimostrano le sempre più frequenti anoressia, bulimia, e affini, ovvero disordini nell’uso del nutrimento del corpo. Pari interesse è accordato all’altro campo vitale del rapporto con la sessualità (fornicazione\purezza).Il mondo rinuncia alla purezza e considera la fornicazione un bene, ma l’accanimento contro il corpo, e l’idolatria dello stesso non sono che due facce di una stessa medaglia, di una medesima menzogna che elimina l’anima. Poco ormai cono-sciamo il dono delle lacrime motivato dal desiderio del cielo, o dal sano timore del giudizio, perché abbiamo perduto l’idea di una patria e di un destino eterni. Il rispetto è l’atteggiamento tipico del credente e del monaco, contrario alla spavalderia e alla sfrontatezza. Piuttosto è caratterizzato dalla mitezza e dalla capacità di dominare la collera. Ma il vertice della qualità della vita cristiana è l’amore per i nemici e la libertà del cuore dal rancore e dal risentimento. Questo è anche superiore alla fortezza del martire che se nel confessare la sua fede non è prima capace di riconciliarsi con il fratello con cui è offeso e che gli chiede perdono, perde il frutto e il senso del suo sacrificio. Il vero cristiano ama i nemici e non ha bisogno di odiare. E infine il rapporto con la verità attraverso la parola (calunnia\testimonianza) e il silenzio. Corona l’insieme l’argomento sulla correzione fraterna che dice la grazia della fraternità, ambito in cui il mo-naco può esercitarsi nell’arte spirituale.

Come sintesi di questo ritratto abbiamo la raffigurazione della persona uni-ficata e pacificata:

Fu chiesto a un anziano: “Che cos’è la vita del monaco?” Rispose: ”Una bocca sincera (parole), un corpo santo (corpo), un cuore puro (anima)”.

LEANDRO DI SIVIGLIA, FRUTTUOSO DI BRAGA, ISIDORO DI SIVIGLIA, Regole monastiche della Spagna visigota, (Campos Ruiz J. cur), Ab-bazia di Praglia, Scritti Monastici, 2014.

Il volume che presentiamo contiene tutte le Regole monastiche spagnole tradotte e riunite per la prima volta in italiano: quella di san Leandro di Sivi-glia, sant’Isidoro, Fruttuoso, e la Regula communis. Abbiamo così, in un solo volume, la legislazione monastica spagnola del VII sec. Leandro di Siviglia verso l’anno 600 scrive, già vescovo, in occasione della professione monastica

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della sorella Fiorentina una Regola per le vergini, poco prima di venire esiliato dopo il Concilio ariano di Toledo. In esilio a Costantinopoli potrà stringere duratura amicizia con il futuro Papa Gregorio Magno. Le sue fonti sono quelle classiche della tradizione latina: Tertulliano, Cipriano, Ambrogio, Girolamo, Agostino, Cassiano, Cipriano. Sant’Isidoro, fratello di Leandro, gli succede nella cattedra episcopale e diverrà uno degli scrittori più fecondi del Medio Evo; riceve la sua formazione dal fratello maggiore Leandro che lo aiutò ad abbracciare un sapere vastissimo, dall’agronomia alla medicina alla teologia. Infatti tra le opere che hanno caratterizzato lo spirito del Medioevo vi sono le sue Etymologiae che racchiudono nei loro venti libri tutta la conoscenza della cultura antica. Dante lo include nel quarto cielo del  Paradiso in buona com-pagnia con Tommaso d’Aquino, Boezio, Alberto Magno e Beda il Venerabile. A lui Benedetto XVI dedica una catechesi (18.06.08), in cui presenta la sua vita come una sintesi tra la contemplazione e l’apostolato. Vescovo di Siviglia in Spagna, dimostra una profonda e vasta conoscenza sia delle fonti cristiane, come la Scrittura e i padri, soprattutto Agostino e Gregorio Magno, sia della filosofia e della cultura. Tra il 615 e 624 scrive una Regola per i monaci, per chi desidera essere monaco ma non è in grado di osservare nella sua integralità l’osservanza dei primi monaci; la Regola ordina la vita dei monaci attorno ai pilastri fondamentali del monachesimo: preghiera, lavoro, ufficio divino, eser-cizio dell’autorità, vita comune tra fratelli di diversa provenienza sociale; esiste anche un codice di sanzioni per le mancanze più comuni, ira, menzogna, furto, affidato alla discrezione dell’abate e dei seniorii, discernimento e pedagogia di chi si converte. A questa regola segue una seconda recensione chiamata Regula communis composta tra il 665 e il 680.

San Fruttuoso di Braga è un altro degli iniziatori del monachesimo spagnolo. Nato agli inizi del sec. VII da nobile famiglia di visigoti, compiuti gli studi, si ritirò a vita eremitica, richiamando ben presto intorno a sé gran numero di di-scepoli. Fondò così il monastero di Complutum, il primo di una serie tra i quali vi erano monasteri maschili e monasteri doppi; e poiché da tutte le parti afflui-vano uomini che volevano diventar monaci, giovani e vecchi, nobili e servi, capi militari e soldati semplici, ma anche le loro famiglie, il monastero divenne una specie di villaggio monastico dove vivevano separatamente, i monaci, le loro mogli e i loro figli. In questo modo abbiamo una regola femminile (san Lean-dro) una maschile (sant’Isidoro) e una maschile, femminile e per così dire per un popolo di monaci (san Fruttuoso); c’è di che imparare in fatto d’incultura-zione monastica. Nel suo insieme il cenobitismo latino dal IV al VII secolo pre-senta un aspetto omogeneo e deriva da una fonte comune: la Sacra Scrittura con una interpretazione costante e una costante scelta dei testi patristici: umiltà e obbedienza, carità e pazienza sono le virtù principali; digiuni e veglie – rinuncia alla proprietà – lavori –silenzio – ruminatio –preghiera, le osservanze principali.

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ÆLREDI RIEVALLENSIS, Opera Omnia 4, Sermones LXXXV-CLXXXII, collectio Radingensis, recensuit Gaetano Raciti (Corpus Christianorum, Conti-nuatio Mediaevalis II C). Turnhout, Brepols, 2012, pp. 854.

Recensione pubblicata in Collectanea 2014\1 (pp. 69-71).Questo superbo volume compie e corona la grande opera alla quale pa-

dre Gaetano Raciti ha consacrato le sue forze e le sue competenze per più di trent’anni: la pubblicazione dell’edizione critica dell’opera omiletica di Æelre-do in quattro volumi, rispettivamente CCCM 2A, 2B, 2D e quest’ultimo 2C. Non sapremo mai esprimere abbastanza all’autore tutta la nostra riconoscenza e la nostra ammirazione per aver condotto a buon fine questa missione tanto entusiasmante quanto complessa come ha detto egli stesso nella Premessa (p. V). Centottantadue sermoni per l’anno liturgico, in gran maggioranza inediti, più trentun Sermoni sui fardelli secondo il profeta Isaia ci vengono così presentati in un testo filologicamente sicuro e arricchito di tutti gli apparati richiesti da un’edizione scientificamente impeccabile.

Il presente volume contiene i sermoni della “collezione di Reading”, cioè gli 88 sermoni trasmessi da un manoscritto della fine del XII secolo attualmente alla Biblioteca Nazionale di Francia (“Nouv. Acq. lat. 294”), proveniente dall’abbazia cluniacense di Reading nel sud dell’Inghilterra. Ugo, abate di Reading, fu eletto abate di Cluny nel 1199 e portò con sé questo manoscritto nella biblioteca della grande abbazia borgognona. Dopo la soppressione di questa al momento della Rivoluzione, il manoscritto arrivò all’attuale Biblioteca Nazionale. Il padre Raci-ti vi scoprì nel 1981 questa collezione di sermoni aelrediani, tutti ancora inediti.

Una sobria e sostanziale introduzione (pp. VII-XV) di carattere soprattutto filologico, ci presenta l’opera. Dopo un’accurata descrizione del manoscritto di Reading, il padre Raciti propone una classificazione dei sermoni 85-182 in cin-que sottogruppi omogenei: nove sermoni riprendono altri sermoni di Ælredo sotto una forma lievemente differente; cinquantadue sermoni interamente nuovi comportano formule dottrinali e letterarie tipiche di Ælredo, così come dei brani paralleli con il resto della sua opera (questi due gruppi costituiscono pertanto una prova decisiva dell’autenticità ælrediana della collezione di Reading); ven-tidue sermoni danno uno spazio relativamente ampio a fonti esterne (Origene, Agostino, Gregorio Magno e Beda); nove sermoni riproducono, in modo a volte letterale, a volte più creativo, degli estratti di un sermone di Goffredo Babion e di opere di Ugo di San Vittore; sei sermoni al contrario sono stati plagiati da due autori contemporanei di Ælredo, cioè Oddone di Canterbury e Goffredo di Auxerre. Padre Raciti dà indicazioni suggestive e illuminanti sul modo in cui Ælredo ha rielaborato le sue fonti, in particolare gli scritti di Goffredo Babion e di Ugo di San Vittore (parla a questo proposito di trasfigurazione testuale, p. XIII). Apre così piste di ricerca interessanti che meriterebbero di essere esplorate.

L’alto livello scientifico di quest’opera è anche testimoniato dalla ricchezza,

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il rigore e l’estensione degli apparati in calce ad ogni pagina: l’apparato critico; l’apparato scritturistico e delle fonti liturgiche; l’apparato delle fonti classiche, patristiche e medievali (i luoghi paralleli in tutta l’opera di Ælredo sono pure segnalati, il che permette di verificare l’autenticità della collezione di Reading). Le semplici allusioni (anche le più discrete e le più sottili sono state individua-te) sono distinte dalle citazioni propriamente dette dalla sigla: cf. Le modifiche significative introdotte da Ælredo nelle sue fonti sono ugualmente menzionate. Per dare un’idea del carattere esaustivo di questi apparati, segnaliamo anche che, alla fine del volume, l’indice scritturistico conta 122 pagine, mentre l’in-dice degli autori ne conta 82 (di cui 33 consacrate alle altre opere di Ælredo).

Il volume presenta altresì (p. XVIII-XX) una lista di correzioni e di integra-zioni che riguardano i sermoni 47-84 editi nel 2001 in CCCM 2B e identificati ulteriormente nel manoscritto L 56 (XIII secolo), attualmente alla Biblioteca Cantonale e Universitaria di Friburgo: la collazione di questo nuovo testimone con l’edizione critica ha permesso di migliorare il testo di Ælredo in parecchi punti. Oltre all’indice scritturistico e all’indice delle fonti (Index auctorum) già menzionati, il volume contiene un indice dei nomi delle persone (non bibliche), la lista degli Initia sermonum e un indice dei sermoni distribuiti in tre classi: De Tempore, De Sanctis, De Occasionibus. Osiamo appena rilevare una leggera im-perfezione in quest’ultimo (p. 850): i rinvii ai numeri dei sermoni sono spesso errati. Niente è perfetto, sospirava la volpe nel Piccolo Principe di Saint-Exupery.

Che gioia avere finalmente a nostra disposizione questa collezione di ser-moni ælrediani, in cui troviamo testi magnifici, per esempio il sermone 142, sulla misericordia verso i deboli; il sermone 115, 9-10 dove l’Abate di Rielvaulx sviluppa l’idea che le nostre tentazioni e le nostre cadute ci rendono capaci di comprendere le fragilità altrui; il sermone 117, 8-11, elogio della comunità in cui ciascuno si arricchisce dei doni degli altri. Speriamo che un valente (o una valente) latinista possa e voglia sostituire la compianta sr. Gaetana de Briey per tradurre (in buon francese) queste pagine così significative di un Padre cister-cense tra i più affascinanti del XII secolo.

Raffaele Fassetta, abbazia di Tamié, OCSO

MARIE-CÉCILE MININ osb ap, Sette ostensori per un Regno. Catherine Mectilde de Bar, La Benedettina dell’Eucaristia, Ed. San Paolo, Cinisello Balsa-mo (MI) 2014, pp. 357.

In questa sua opera l’autrice – monaca benedettina dell’adorazione perpetua del SS. Sacramento del Monastero di Ghiffa (VB) – presenta la figura della fon-datrice del suo stesso Istituto, madre Mectilde de Bar, della quale quest’anno ricorre il IV centenario della nascita (Saint-Dié, 31 dicembre 1614).

Nel corso delle pagine di questo volume l’Autrice prende, per così dire, per mano il lettore, introducendolo con abilità nella complessa realtà storica della

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Francia del XVII secolo, che fa da sfondo alla lunga vita (1614-1698) di madre Metilde de Bar. Così, il lettore viene condotto e coinvolto nel singolare “viag-gio” con Catherine de Bar, la cui vita fu, malgrado il suo desiderio di solitudine e di ritiro dal mondo, un continuo peregrinare, agli inizi della sua vita religiosa di Annunciata come profuga di guerra, poi come Benedettina del Santissi-mo Sacramento, in qualità di fondatrice di ben sette monasteri, sette come gli ostensori visti da lei bambina in un sogno che non dimenticò mai.

Il titolo dello stesso volume si rifà proprio a questi sette ostensori che ono-ravano con i loro preziosi raggi il Sacramento dell’Amore per mezzo del quale siamo introdotti nel Regno di Dio.

I fatti della vita di madre Mectilde sono narrati in modo avvincente così che anche il lettore inesperto nei riguardi di questa figura monastica del secolo d’oro francese – a tutt’oggi alquanto nascosta e sconosciuta - si trova partecipe, alla fine, di un bel quadro completo e dettagliato della vita di lei. Anche gli elementi della sua spiritualità sono delineati in forma chiara ed esaustiva, e ciò è partico-larmente riscontrabile nel modo in cui suor Marie-Cécile presenta il “Vero Spiri-to” – opuscolo pubblicato per la prima volta a Parigi nel 1633, il vero “gioiello” della Madre - che costituisce il prezioso compendio del pensiero mectildiano, sostanzialmente basato su quattro elementi: la vita monastica benedettina, lo stato di vittima, quello di adoratrice e quello di riparatrice delle offese alla Sua gloria, purtroppo così frequenti anche nel tempo storico di Madre de Bar.

Con particolare cura l’autrice tratta anche l’aspetto mariologico della spiritua-lità di madre Metilde che, oltre a volere Maria Santissima quale unica Abbadessa di ogni monastero dell’Istituto, ci ha lasciato significativi insegnamenti mariani.

Le citazioni di scritti e discorsi di madre Mectilde sono stati riportati in modo tale da arricchire ulteriormente quest’opera. Si spera che dopo la lettura, molti sentano il desiderio di un approccio con i testi integrali della de Bar, per approfondire il messaggio e la testimonianza di questa madre nello Spirito, godendo così dei benefici che da essi derivano per la vita e per un concreto cammino di santificazione.

Fr. Gabriele osbMonastero dei SS. Pietro e Paolo - Germagno

ALCUIN REID, Lo sviluppo organico della liturgia. I principi della riforma liturgica e il loro rapporto con il Movimento liturgico del XX secolo prima del Con-cilio Vaticano II, Cantagalli, pp. 432.

Homines per sacra immutari fas est, non sacra per homines: gli uomini devono venire trasformati dalle cose sante, e non le cose san-te dagli uomini. Queste parole, con le quali Egidio da Viterbo inaugu-rò il Concilio Lateranense V (1512-1517), sembrano sintetizzare il mo-tivo ispiratore del Movimento liturgico, quantomeno delle origini. 

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Recentemente l’editrice Cantagalli ha pubblicato uno studio di Dom Alcuin Reid, Lo sviluppo organico della Liturgia, che presenta, in modo approfondito e completo, il pensiero di quanti hanno contribuito alla crescita del Movimento liturgico e alle varie riforme liturgiche che si sono susseguite nel corso della storia. Il testo, suddiviso in tre parti, prende in esame la storia del Rito Roma-no dalle origini sino al Concilio Vaticano II, cercando infine di stabilire quali siano i criteri ai quali ci si dovrebbe attenere negli interventi sulla Liturgia. La prima parte ricostruisce le riforme liturgiche dall’epoca apostolica sino alle soglie del pontificato di Pio X, agli inizi del XX sec. Sebbene breve e necessariamen-te sintetico, vale la pena prestare particolare attenzione al capitolo riguardante la riforma del Breviario Romano compiuta nel XVI sec. dal card. Quignonez. Questi, su richiesta del Papa, operò una riforma basata sul principio del ritorno all’Antichità (intesa come epoca dei Padri) e dell’utilità pastorale; egli, insomma, spazza via tutto e si mette a costruire un edificio nuovo secondo un progetto nuovo1. Paolo III, il Papa del Concilio di Trento, pubblicò il breviario nel 1535-36; è significativo tuttavia come questo venne criticato a più riprese da studiosi ed ecclesiastici, fino ad essere proscritto dalla stessa autorità che l’aveva approvato. Gli stessi Pontefici della Riforma Tridentina, dunque, rifiutarono l’archeologi-smo come criterio per la riforma liturgica: Pio V si rifece ai riti presenti duecento anni prima, e non risalì ad un’antichità stereotipata. Questo episodio permette anche una valutazione dei limiti e dell’importanza dell’autorità papale in materia liturgica: il Papa, come scrisse magistralmente l’allora card. Ratzinger, non può fare quello che vuole, e proprio per questo può opporsi a coloro che intendono fare ciò che vogliono… Nei confronti della liturgia ha il compito di un giardiniere e non di un tecnico che costruisce macchine nuove e butta via quelle vecchie2.

La seconda parte presenta il periodo compreso da Pio X al 1948, anno suc-cessivo alla promulgazione dell’Enciclica Mediator Dei di Pio XII. Vengono qui indicati i principali esponenti del Movimento liturgico, partendo da quello che ne fu il vero ideatore: Dom Laumbert Beauduin. Apprendiamo così che, al contrario di quanto è stato largamente affermato successivamente al Concilio Vaticano II, il Movimento liturgico non aveva come scopo principale quello di modificare i Sacri Riti, per renderli più vicini ai contemporanei. Dom Beauduin

sapeva troppo bene che su quel venerabile monumento chiamato liturgia c’e-rano ragnatele a cui, un giorno o l’altro, bisognava dare una spolverata. Ma non lo considerava l’elemento essenziale, o comunque lui non si occupava di quello… Considerava la liturgia un dato della tradizione che prima di tutto dovevamo cer-care di comprendere3.

Sono anche gli anni degli interventi liturgici, come quelli di Pio X e Pio 1 A. Reid, Lo sviluppo organico della liturgia. I principi della riforma liturgica e il loro rapporto con il Movimento liturgico del XX secolo prima del Concilio Vaticano II, Cantagalli, Siena 2013, p. 31. 2 J. Ratzinger, Prefazione in A. Reid, op. cit., p. 7. 3 Hellriegel, Survey of the Liturgical Movement, p. 22, cit. in A. Reid, op. cit., p. 84. 

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XII sul Breviario; ma, nonostante le prime proposte di riforma (come quelle di Guardini), ancora nel 1947 si affermava come prioritario che noi tutti, noi per primi, compiamo la liturgia come è nei libri e ci conformiamo ad essa. Autorifor-ma e perfezione. Questo sarebbe stato un grande risultato, raggiunto il quale ci prostreremo ai piedi del Santo Padre e gli chiederemo la riforma4.

Il terzo capitolo, il più esteso, affronta la seconda parte del pontificato di Pio XII, giungendo sino alle soglie del Vaticano II. Esso si apre con una consta-tazione quanto mai attuale: Come fanno costoro a costruire una basilica quando ignorano a cosa serve una chiesa; un santuario, quando non sanno che cosa sia il culto; un altare, per un Dio ignoto?5 Il proposito iniziale del Movimento liturgi-co, quello di avvicinare gli uomini a Dio, veniva sostituito dalla visione “pasto-rale”: adattare la Liturgia alle esigenze del popolo. Reid esamina i due significati del termine “pastorale”: se, per alcuni aspetti, esso assume un significato posi-tivo, perché permette al popolo di capire e penetrare la ricchezza della tradizione liturgica oggettiva, che a sua volta può venire un po’ semplificata o adeguata per facilitare tale incontro6  (risultando così in continuità con i propositi iniziali del Movimento); d’altra parte può fornire un pretesto per ridurre la liturgia a quel-lo che, secondo i riformatori, sarà immediatamente accessibile al popolo. E questo non è in armonia con gli scopi fondamentali del Movimento Liturgico7. Ma, come già obiettavano alcuni contemporanei:

i cambiamenti ipotizzati sono proprio desiderati da un numero considerevole di fedeli o se eventualmente autorizzati, produrrebbero risultati visibili? […] Fermano veramente l’emorragia? Producono un maggior numero di convertiti alla Chiesa? Qualunque accusa si possa muovere alla forma della Messa come la conosciamo, per lo meno è qualcosa che si è sviluppata naturalmente e ci dovrebbero essere ra-gioni fortissime per accedere alle richieste di quella che a molti sembra una riforma radicale. è facile dare addosso a ciò che si definisce l’ossificazione della liturgia da Trento in poi, ma non c’è niente di troppo guasto in una liturgia che ha prodotto tanti santi in ogni condizione di vita8.

Riprende vigore la tentazione dell’archeologismo, considerando lo sviluppo liturgico come continui rimodellamenti e aggiunte, tali da offuscare il progetto della struttura – tanto che non possiamo più sentirci veramente di casa in essa perché non la capiamo più9, come scrisse uno dei massimi liturgisti, Jungmann. Ma, come nota Reid, questa fu esattamente la tentazione di Quignonez e dei gallicani. Può darsi che questo metodo, a breve periodo, risulti vincente, come in effetti accadde in passato; tuttavia, è interessante il calo di entusiasmo … per-

4 A. Reid, op. cit., p. 138.5 Chute, Obsolent or Obsolescent, cit. in A. Reid, op. cit., p. 161.6 A. Reid, op. cit., p. 237.7 Ibid. 8 Ibid., p. 210. 9 J. A. Jungmann, The Early Liturgy. To the Time of Gregory the Great, University of Notre Dame Press, Notre Dame 1959, p. 1. 

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ché fa pensare che la popolarità delle riforme sia dovuta in certa misura alla loro novità.10 Inoltre si continuerebbe a trasformare la Liturgia, rendendola opera dell’uomo, più che opera di Dio. In realtà, chi è soddisfatto della situazione at-tuale, chi vive la liturgia come gli è data dalla Chiesa di Roma, non si lamenta e non dice niente. Non dobbiamo preoccuparci anche della maggioranza che è soddi-sfatta? Non sono altrettanti, o forse anche più, di quelli che si lagnano?11

L’unica via da percorrere è dunque quella di iniziare una paziente opera di rieducazione: un lavoro certamente lungo e impegnativo, ma che è urgente iniziare. In conclusione, afferma Reid, la liturgia cattolica non è affatto un’e-spressione soggettiva della fede che si possa cambiare a volontà in base alle mode o ai desideri contemporanei. La liturgia cattolica è piuttosto un elemento singolarmente privilegiato, oggettivo e costitutivo della tradizione cristiana12. La caratteristica imprescindibile del suo sviluppo è dunque la sua crescita organica e coerente con il passato. Senza mai dimenticare, come afferma il card. Ratzinger nella sua prefazione (scritta poco prima di diventare Benedetto XVI), che

se la liturgia appare anzitutto come il cantiere del nostro operare, allora vuol dire che si è dimenticata la cosa essenziale: Dio. Poiché nella liturgia non si tratta di noi, ma di Dio. La dimenticanza di Dio è il pericolo più imminente del nostro tempo. A questa tendenza la liturgia dovrebbe opporre la presenza di Dio13.

Daniele Premoli (articolo tratto da www.messainlatino.it )

Religiosità alternativa, sette, spiritualismo. Sfida culturale, educativa, religio-sa, realizzato dalla Conferenza Episcopale Emilia-Romagna, Libreria Editrice Vaticana, 2013.

La genesi di quest’ottimo sussidio è illustrata nell’introduzione da Mons. Luigi Negri, attualmente Arcivescovo di Ferrara Comacchio. Nella sua espe-rienza di delegato della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna per il settore pastorale Ecumenismo e dialogo, Mons. Negri ha potuto constatare quanto la diffusione nella società odierna di movimenti religiosi alternativi, di credenze e atteggiamenti in contrasto con la dottrina cattolica costituisca uno dei fattori che possono creare seri problemi a una corretta prassi ecumenica. Il documento si articola in sei capitoli. Nel primo capitolo viene illustrata la dif-fusione della religiosità alternativa e dello spiritualismo con le diverse proble-matiche che danno loro origine e con le conseguenze che questa realtà mutabile e dalle diverse sfaccettature contribuisce a generare. Il capitolo si apre sottoli-neando come dietro al fenomeno della diffusione di ogni spiritualismo con-temporaneo si verifichi la compresenza di una buona domanda e cattive risposte. 10 Ibid., p. 241.  11 Congregatio Sacrorum Rituum. Sectio Historica, Memoria sulla riforma liturgica: Supplemento IV, p. 101, cit. in A. Reid, op. cit., p. 265. 12 A. Reid, op. cit., p. 341. 13 J. Ratzinger, op. cit., p. 9.

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Evidentemente la buona domanda è quella relativa al senso, da cui nessuna esistenza umana può prescindere. Le cattive risposte sono quelle derivanti dal progredire della modernità e della sua cultura. Nell’acuta analisi che caratteriz-za tutto questo primo capitolo ci sembra di notevole interesse la presentazione dei fenomeni della globalizzazione e della glocalizzazione e la loro influenza determinante per la diffusione e la penetrazione del così detto mercato religio-so. Degna di nota sempre all’interno di questo capitolo è la messa in evidenza delle conseguenze derivanti dall’espansione dei fenomeni di religiosità alter-nativa. Il secondo è un capitolo di carattere leggermente statistico e di analisi dettagliata dei “prodotti” religiosi presenti oggi sul mercato, partendo da ciò che sembrano offrire, dalle tecniche di reclutamento alle procedure di formazione, indottrinamento e mantenimento nonché alle loro fonti di finanziamento. Nel terzo capitolo si toccano, con brevi cenni, alcune problematiche giuridiche, politiche e sociali. Il quarto, che è dedicato a considerazioni ecclesiali e pa-storali, dimostra una sana e coraggiosa autocritica nel riconoscimento che un certo tipo di errori di prospettiva o di mancata considerazione dei mutamenti sociali da parte delle istituzioni ecclesiali preposte alla formazione sacerdotale ha prodotto una risposta spesso difficile o lacunosa dei membri del clero di fronte all’emergere dei vari fenomeni di religiosità alternativa. Si auspica una formazione adeguata che abbia il carattere di una nuova apologetica, non solo per i sacerdoti ma altresì per religiosi e laici al fine di rispondere con cognizione di causa alle varie contestazioni fatte alla Chiesa e alla dottrina cattolica.

Nel quinto capitolo si trovano considerazioni antropologiche e teologiche già emerse in qualche modo nello sviluppo delle varie tematiche del documento. Tali considerazioni hanno in questo capitolo un carattere riassuntivo e conclusi-vo e soprattutto conducono la nostra attenzione a focalizzarsi sull’ultimo para-grafo che riafferma l’unicità della salvezza in Gesù Cristo e nella Chiesa. Infine il sesto capitolo contiene alcuni suggerimenti pratici per le Chiese dell’Emilia Ro-magna e inoltre segnala altre iniziative da portare avanti in collaborazione con il GRIS, associazione riconosciuta dalla CEI, che si occupa da oltre venticinque anni di questi fenomeni, con la presenza in diverse diocesi italiane. Il capitolo volge poi verso alcune considerazioni conclusive. Al termine è possibile trovare anche una ricca bibliografia di scritti e documenti dell’Episcopato italiano e non. Nell’insieme ci sembra che la Conferenza episcopale dell’Emilia Roma-gna, affrontando con realismo questa emergenza presente sul proprio territorio, abbia nello stesso tempo reso un benefico servizio a tutta la realtà ecclesiale del nostro Paese e abbia fatto questo senza cedere a una visione pessimistica che potrebbe emergere dai dati concreti, ma anzi scoprendo, in questa situazione di crisi di genuino senso di religiosità, una forte sollecitazione a profondere sempre nuove energie nell’opera della nuova evangelizzazione che è appena agli inizi.

Sr. Raffaella Bardini, OCSO

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Suggerimenti di lettura

Vita Consacrata e Centenari

BENEDETTO XVI, Rapiti dall’amore, di-scorsi e omelie sulla vita consacrata, (Salvatore Farì cur.) LDC, 2014.

CATHERINE MECTILDE DE BAR, Se-quela di Cristo e vita religiosa, Lectio e meditatio di Giorgio M. Bertolini OCist, (Anna Maria Valli osb ap cur.) Abbazia di Praglia, 2014.

Il libro contiene testi di Madre Mectilde su alcuni santi, Andrea, Matteo, Maddalena, Fran-cesco, Teresa d’Avila, come esempi di vita consa-crata, alcuni dei quali letti e commentati da padre Giorgio Bertolini (†) dell’abbazia di Chiaravalle, il tutto curato da sr. Anna Maria Valli osb ap. Una felice convergenza di due carismi di vita consa-crata.

CATERINA MECTILDE DE BAR, Il Volto di una madre, Antologia, Centro Culturale Cattolico Deificum Lumen, Monastero san Benedetto, Mi-lano.

La canonizzazione di santa Francesca Romana. Santità, cultura e istituzioni a Roma tra medioevo ed età moderna. Atti del Convegno 19-21 novembre 2009 (A. Bartolomei Romagnoli, Giorgio Picasso cur.) Ed. del Galluzzo, 2013.

Questo libro raccoglie gli Atti del convegno tenutosi in occasione del IV centenario della canonizzazione di Santa Francesca Romana. I contributi sono suddivisi in quattro aree tematiche: la storia e le questioni giuridiche relative al processo di canonizzazione, la memoria agiografica, il rapporto con la vita religiosa femminile del Seicento, l’iconografia, arte e architettura relativa alla sua spiritualità.

Segnaliamo tra i contributi quello del prof. Claudio Leonardi ritornato alla casa del Padre poco dopo il Convegno (1926-2010), figura di emerito studioso del monachesimo, come pure di Réginald Gregoire (1935-2012) un altro dei grandi studiosi del monachesimo medievale. Nel messaggio che lascia la santa c’è la grande conquista del cattolicesimo di fronte sia al protestantesimo che all’ortodossia: la possibilità per la persona di fare esperienza diretta di Dio, e per santa Francesca in particolare, abitare il mondo, abitando in Dio.

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Antropologia

Sinodo dei Vescovi, III Assemblea Generale straordinaria, Le sfide pastora-li sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione, Instrumentum laboris, Intr. Mons. Bruno Forte, San Paolo, 2014

GIOVANNI CUCCI, Il fascino del male, i vizi capitali, Adp, 2008.

TOMMASO D’AQUINO, I vizi capitali, (Int.Trad. e note di Umberto Galeazzi) BUR classici, 2001

GIANFRANCO RAVASI, Breve Storia dell’Anima, Mondadori, 2003.

PAOLO CARLOTTI, La virtù e la sua etica, per l’e-ducazione alla vita buona, LDC, 2013.

SAMUELE SANGALLI, Introspezione medievale, L’analisi dei vizi in Tommaso d’Aquino, Libreria Editrice Vaticana, 2009.

FABRICE HADJADJ, La terra strada del cielo. Ma-nuale dell’avventuriero dell’esistenza, Lindau, 2002.

Se oggi il cielo sopra le vostre teste vi sembra vuoto come un brutto libro, è perché non guardate abbastanza dove mettete i piedi. Uno dei dati più sicuri della metafisica è certamente il “dente di leone”, e sarebbe bastato un rastrello a salvare Sartre dalla “nausea”. Esiste forse mistero più grande del mio vicino (con la sua cartellina di pelle, il suo montgomery e il suo papillon)? Eppure, io non posso dubitare dell’esistenza del signor Franchon come avrebbe fatto Cartesio. La fede e la ragione non hanno abbandonato il nostro mondo; esse non hanno distolto lo sguardo dalla terra: anzi, continuano a farvi risplendere la verità. Ora et labora, recita il motto benedettino, vera formula-chiave per una vita di benedizioni. Prega e lavora, ossia contempla e fatica. Fatica con l’anima e contempla con le mani. Muta la tua spada in vomere, traccia ogni solco come se fosse una preghiera, canta ogni versetto come se fosse un seme, e scava, scava nel profondo di ogni cosa, fino a giungere a Dio.

JEAN CLAUDE LARCHET, L’inconscio spirituale. Malattie psichiche e ma-lattie spirituali, San Paolo, 2006.

Il libro sottolinea la dipendenza della vita psichica dalla vita spirituale e mo-stra come certe turbe psichiche siano collegate a malattie spirituali e si possano

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quindi curare e guarire attraverso la terapeutica di queste ultime. Basando-si sulla tradizione patristica orientale, mette in evidenza l’esistenza nell’uomo d’un inconscio spirituale, ne precisa la natura e ne mostra la relazione con la patologia e la psichiatria usuali.

JEAN CLAUDE LARCHET, Terapia delle malattie spirituali. Un’introdu-zione alla tradizione della Chiesa ortodossa, San Paolo, 2003.

Cristo è medico delle anime e dei corpi. In base a questa concezione, la tra-dizione ascetica dell’Oriente cristiano ha elaborato un vero metodo diagnostico e terapeutico delle malattie spirituali.

Questo metodo fu messo a punto nel corso del tempo, sulla base dell’antro-pologia cristiana elaborata dai Padri, da generazioni di spirituali, i quali hanno esplorato l’anima umana nei suoi angoli più reconditi, hanno appreso a domi-nare tutti i suoi movimenti e si sono impegnati a trasformarla.

Questo studio presenta con estremo rigore e notevole chiarezza questo me-todo veramente originale, che costituisce una vasta sintesi degli insegnamenti patristici e ascetici orientali dal II al XVI secolo. Si presenta così al lettore un trattato, teorico e pratico ad un tempo, di psicologia e di medicina spirituali e una rinnovata visione della dottrina cristiana della “salute”.

JONAH LYNCH, Nessuno genera se non è generato. Alla scoperta del padre in Omero, Dante, Tolkien, a cura della Fraternità San Carlo, Marietti, Genova 2014 - i Rombi.

La paternità è un’esperienza sintetica: essa svela la grandezza e la limitatezza dell’uomo. Laddove non si riconosce un padre, non si diventa padri. E per questo non si è pienamente uomini. Un figlio sarà creativo nella misura in cui accoglie il tesoro che riceve. Così Dante si poggia su Virgilio, e lo supera; Frodo porta a termine l’opera di Gandalf. Nessuno genera se non è generato. Per diventare adulto, un figlio deve conoscere e perdonare il proprio padre. Da questo perdono nasce la speranza. è un’esperienza che si può vivere già nella giovinezza. Ed è un’esperienza bellissima.

Monachesimo antico e contemporaneo

OLIVETO GERARDIN, Camminare sulla via della salvezza. Leggere e in-terpretare l’obbedienza negli Apophtegmata patrum (I e II), in L’Ulivo, 2013\1 e 2013\2.

MARIA CONCETTA DE MAGISTRIS, Madre Ildegarde Sutto. Protago-nista del rinnovamento monastico, Ancora, 2013.

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MADRE IGNAzIA ANGELINI, Mentre vi guardo. La Badessa del monastero di Viboldone racconta, Einaudi, 2013.

FRèRE JEAN PIERRE - NICOALS BALLET, Lo spirito di Tibhirine, (Trad. Benedettine di Mater Ecclesiae San Giulio, (NO)) Paoline, 2014.

Un'intervista con l’ultimo dei fratelli di Tibhirine,

ancora in vita, permette di rivivere l’evento del loro se-questro attraverso la storia della loro piccola comunità, avamposto cristiano in territorio musulmano.

Sono usciti due nuovi volumi di Madre Cristiana Piccardo

CRISTIANA PICCARDO, La vita comune. Alla scuola dei grandi maestri del cenobio, Borla, 2014.

Il volume raccoglie cinque conferenze non di un’esperta teorica, ma di una vera e propria Maestra della vita comune e dell’esperienza della comunione nella vita monastica, di come nasce e di come cresce, e di come pazientemente si co-struisce nel quotidiano.

Gli interventi hanno scandito e animato l’in-contro tenutosi nel monastero cistercense di Vi-torchiano (VT) dal 14 al 17 settembre 2010, al quale hanno partecipato, insieme alla comunità ospitante, numerosi rappresentanti di altre comu-nità monastiche italiane, benedettine e non. Un percorso ricco e stimolante che affonda le radici nella tradizione del monachesimo antico.

CRISTIANA PICCARDO, La storia. Maestra di fede, di speranza, di carità, Lindau, 2014.

Nel panorama così vivo e vario del mondo monastico italiano, Madre Cri-stiana Piccardo - fino al 1988 Badessa del monastero di Vitorchiano - è un

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modello per molte generazioni di monache.Chiusa l'esperienza a Vitorchiano, ha assunto il Superiorato nella Fonda-

zione di N.S. di Coromoto, in Venezuela, da dove il calore del suo amore per Cristo continua a illuminare le giovani monache che affollano nel mondo i mo-nasteri nati da Vitorchiano a partire dall'umilissima radice che è stata San Vito (sull'omonima collina di Torino) e Grottaferrata.

E un altro libro di una monaca della SS. Trinità di Cortona

MARIA LETIzIA ROMEO, La teologia di san Benedetto. Con una breve analisi delle virtù teologali nella regola benedettina, Borla, 2014.

Benedetto ha scritto una regola pratica di vita, proponendola all’uomo del suo tempo, confuso e smarrito, privo di saldi riferimenti spirituali, cultura-li e sociali. Ha fatto, perciò, appello all’unica insop-primibile certezza che un uomo di tal genere poteva sperimentare, cioè il proprio desiderio di pienezza di vita, di libertà e felicità vera, ricordandogli una verità antropologica fondamentale: l’essere creato per amo-re, a immagine e somiglianza di Dio, e chiamato a rispondere a tale vocazione ricercando il volto di Co-lui che lo invita all’intimità della comunione divina.

IndIce

Editoriale 1

Magistero1.1 Giovanni Paolo II davanti alla Sacra Scrittura, Bruno Ognibeni 31.2 L’insegnamento di Benedetto XVI sulla lectio divina come metodo esegetico, Suor Carla Croatto, OCSO 121.3 Il compito del vescovo nella Chiesa, Mons. Massimo Camisasca 20

Centenari2.1 Centenario della nascita della beata Maria Gabriella, Md. Cristiana Piccardo, OCSO 262.2 Cronaca da Vitorchiano 342.3 Una testimonianza sulla beata Maria Gabriella, Md. Monica della Volpe, OCSO 352.4 Testimonianze 38 2.5 L’interiorità in Madre Mectilde de Bar, Suor Ilaria Bossi, osb ap 44

Formazione 3.1 XVIII Sinodo ordinario dell’Ordine Cistercense, Omelia alla Messa di apertura, Roma 30 giugno 2014, Dom Mauro- Giuseppe Lepori, Abate Generale, OCist 52 3.2 II Conferenza sulla conversatio morum: il principio dell’incarnazione, Dom Guillaume Jedrzejczak, OCSO 553.3 Conversatio e identità. Il voto di conversione, Md. Monica della Volpe, OCSO 60

Carisma4.1 «Utinam saperent et intelligerent». Intelligenza ed esperienza della fede in Bernardo di Clairvaux, Padre Loris Maria Tomassini, OCSO 75 4.2 Le virtù cardinali e gli affectus negli scritti di san Bernardo, Carlo Maria Poggi 86

Corsi5.1 Giornate di studio sulla spiritualità di santa Gertrude di Helfta 985.2 Congregazione di Castiglia, giornata di formazione 995.3 Discernimento, accoglienza e formazione delle nuove vocazioni. CIM 1005.4 Tra Dio e l’uomo un dialogo intimo, Atti del convegno di Montefiascone, prof. Giuseppe Gimigliano 102

Cronache 6.1 Risonanze messicane, Suor Maria Cecilia La Mela, osb ap 1096.2 Una giornata di “grazie” a Mvanda 113

Segnalazione di libri 118Suggerimenti di lettura 128

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