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Vlad l'Impalatore, Spietato Tiranno o Eroe Nazionale

Date post: 07-Jan-2016
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L'avventurosa vita del Dracula storico, il voiovoda valacco noto per la sua lotta spietata contro gli invasori turchi.

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  • Il famoso ritratto di Vlad III Tepes, il Dracula storico, conservato nel castello di Ambras (Innsbruck).

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  • Per l'Europa centrale germanofona, cattolica o protestante che fosse, era il simbolo del tiran-no per eccellenza. Nell'est, Russia Romania e Balcani, ossia regioni a maggioranza ortodossadove la lingua di culto e della cultura era lo slavone, ma anche il greco e il turco, fu invece per-cepito come un grande sovrano che ispirava la groza, il timore reverenziale, alla pari di IvanGroznyi, Ivan il Terribile, lo zar del XVI secolo1. Qual la verit su Vlad III di Valacchia, peril volgo Dracula, passato alla storia col truce soprannome di impalatore e accusato di essereun vampiro? ci che cercheremo di stabilire in queste pagine.

    Nella polveriera balcanica. Prima di iniziare converr fare un salto indietro nel tempo percomprendere il contesto storico in cui si trov ad operare. Un contesto tutt'altro che semplice.A partire dal 1353, anno delloccupazione della penisola di Gallipoli, la minaccia turca si erafatta sempre pi pressante per lEuropa. Gli islamici erano decisi a forzare le frontiere per dila-gare nel continente e sottometterlo, come imponeva loro la religione che professavano, allalegge di Allah. Le forze cristiane, pontefici in testa, erano ben consci del pericolo che lEuropastava correndo. Non si contarono, a partire da questi anni, gli appelli allintervento armatoaccolti, oltre che dai diretti interessati, anche dalle flotte veneziane e genovesi, che dovetteropi volte intervenire sui mari orientali per arginare uninvasione sempre pi incombente. Nullatuttavia si era potuto fare per salvare la citt di Adrianopoli, che cadde in mano turca nel 1362e fu poi base per una serie di attacchi successivi, che produssero nel giro di pochissimo tempolassoggettamento della Serbia e nuove scorrerie in Macedonia, Tracia, Bulgaria e Valacchia. Percercare di far fronte alla minaccia che ormai stava per abbattersi sul suo regno, il re dUngheriae futuro imperatore Sigismondo aveva bandito, in collaborazione con papa Bonifacio IX, unacrociata cui avevano partecipato decine di migliaia di Europei. Le forze cristiane tuttavia eranostate sconfitte a Nicopoli nel 1396: a seguito di questo episodio, la Bulgaria, caduta in manoai Turchi, era divenuta una provincia dellImpero ottomano e tale sarebbe rimasta fino al 1878.

    Con il sultano Maometto I (ca. 1389-1421) e il suo successore Murad II (1404-51) la pro-gressiva erosione di territori perpetrata dagli ottomani a danno dellImpero bizantino aveva poiprovocato la conquista turca di quasi tutti i Balcani, e laccerchiamento di Costantinopoli. Allerichieste di aiuto degli imperatori bizantini Manuele II (1350-1425) e Giovanni VIII (1392-

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    Vlad l'Impalatore,spietato tiranno o eroe nazionale?

    DI ELENA PERCIVALDI

    L'avventurosa vita del Dracula storico, il voiovoda valacco noto per la sua lotta spietata contro gli invasori turchi. I suoi metodi spicci alimentarono le leggende fiorite intorno alla sua figura.

    (1) M. Cazacu, Dracula. La vera storia di Vlad III l'Impalatore, Milano, Mondadori, 2006, p. 205.

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  • 1448) le potenze occidentali avevano risposto con lUnione delle Chiese, approvata duranteun concilio svoltosi a Ferrara e Firenze tra il 1438 e il 1439.

    Ma le lotte pi dure si combattevano proprio laddove la situazione era ormai incandescen-te, ovvero nelle zone di confine tra i territori ormai ottomani e gli ultimi brandelli di Europacristiana. In questo inferno si distinse proprio lui, il principe Vlad III di Valacchia, che prati-camente da solo riusc per anni a resistere ai tentativi di invasione islamica.

    Sotto il segno del dragone. Vlad nacque a Sighisoara il 2 novembre 1431. Mentre il padreVlad II (ca. 1390-1447) educava personalmente alla guerra e alla politica, portandolo con snelle numerose spedizioni, il primogenito Mircea destinato a succedergli, i due figli cadetti Vlade Radu trascorsero l'infanzia tra la citt natale e Targoviste insieme alla madre e alle ancelle dellacorte. Il trono era tutt'altro che saldo. Il voivodato di Valacchia era un principato ortodossostretto tra l'impero turco e i domini cattolici della corona ungherese, dei quali era vassallo e dicui rappresentava il baluardo meridionale. Vlad II era riuscito a mantenerlo grazie a una poli-tica a dir poco funambolica, in perenne equilibrio tra i due fuochi, rovesciando alleanze e pro-ponendosi come vassallo ora alla Sublime Porta, ora all'Impero a seconda delle convenienze delmomento. Era comunque un gran combattente e apparteneva alla ristrettissima cerchia deimembri dell'Ordine del Dragone (Societas draconistarum), fondato, pare, nel 1408 da Si-gismondo d'Ungheria2 a scopo politico: garantirsi il sostegno della nobilt e combattere sia l'e-resia hussita che la minaccia turca. Il simbolo era un drago morto e capovolto su se stesso, chei cavalieri portavano al collo a mo' di pendaglio [fig. 1] mentre sull'armatura indossavano unmantello rosso con una mantelletta verde, a raffigurare la pelle del mostro e il suo ventre in-sanguinato3. Tra i membri di spicco ci furono l'ambasciatore della Repubblica di Venezia Pan-taleone Balbo, il capitano di ventura Filippo Scolari, Ernesto I d'Asburgo meglio noto come ilDuca di Ferro e il re d'Aragona Alfonso V, che ne adott le insegne durante la sua personalecrociata in Spagna contro i mori. Fu allora, e per la sua appartenenza all'ordine, che Vlad assun-

    se il soprannome di Dracul o Draculea: cos lo chiamavano i contemporaneianche al di fuori dei confini4. Appellativo, dunque, dal significato niente

    affatto negativo n sinistro, visto che indicava semplicemente un mem-bro dell'Ordine del Drago. Quando fu ereditato dal figlio divenne di

    fatto il suo alias, tanto pi che anch'egli era entrato nell'Ordinenel 1431. Tuttavia la fama sanguinaria che gi in vita lo circon-

    dava contribu a far slittare il significato da quello di figlio diDracul a quello, che tutti popolarmente conoscono, e che fa voluta-

    mente confusione col vocabolo romeno dracul che vuol dire il diavolo5.

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    (2) Secondo altri, lo fond invece nel 1387 anno in cui divenne re d'Ungheria. (3) F. Cuomo, Gli ordini cavallereschi nel mito e nella storia di ogni tempo e Paese, Roma, Newton & Compton, 1992, p.145(4) Cfr. C. Rezachevici, From the Order of the Dragon to Dracula, 1 (1999), Transylvanian Society of Dracula (Canada), Toronto(5) St. Andreescu, Vlad Tepes (Dracula). Intre legenda si adevar istoric, Bucarest, Editura Minerva, l976, pp. 149-50 (ed. rivi-sta: Bucarest, Editura Enciclopedica, 1998 - trad. it. di I. Voia, Bucarest, The Romanian Cultural Foundation Pub. House, 1999)

    Fig. 1

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  • Un paese ricco. La Valacchia nel XVsecolo era un paese tutt'altro che povero,cui non mancavano n uomini n bestia-me, n materie prime come il sale o il le-gno, n prodotti come i cereali o il vino.La selvaggina, inoltre, abbondava nelleimmense foreste che si estendevano dalDanubio alla Transilvania e sulle stradeera tutto un traffico di tessuti e di spezie.All'epoca il paese contava circa 2 milavillaggi e 17 tra borghi e citt. Il numerodegli abitanti ci ignoto, ma possiamofarcene un'idea analizzando i documenticompresi tra il XV e il XVII secolo. Il piantico risale al 1475 e contiene una listadegli introiti del regno d'Ungheria. Tra questi figura una rubrica concernente gli obblighi dellaValacchia verso il suo signore Mattia Corvino che per si rifaceva a una realt precedente: DallaValacchia, a partire dall'incoronazione del re [d'Ungheria], riceve un cavallo per casa; il cavallodei boiardi di [zentilhomini] deve valere 25 ducati e quello di plebei [popolari] quindici; e quan-do il re prende moglie, essi gli danno un bue; e il numero delle famiglie [casate] di 40 mila. Altempo del re Ladislao [il Postumo, 1444-57] si riceveva 60 mila buoi; oggi non si prende nulla,per essi [i Valacchi] sono obbligati a partecipare tutti alla difesa dello Stato6. Diciassette borghie citt erano sottoposti direttamente a Dracula. Campulung (menzionata nel 1300), Curtea deArges (1330) e Targoviste (1408) svolsero il ruolo di corti principesche. Un secondo gruppo eraformato dalle citt portuali del Danubio, alcune delle quali esistevano anche prima della creazio-ne dello stato valacco. Risalendo il corso del fiume ecco Chilia (fondata nel 1318-22), ex empo-rio genovese; Braila (1368), il pi grande porto valacco del XV secolo; Targul de Floci (Linoca-stro, il castrum della lana, XIV secolo); Giurgiu (1394), la fortezza rioccupata dai Turchi nel 1448-49; Turnu, alla confluenza dei fiumi Olt e Danubio; infine Turnu Severin, ungherese dal 1419.Le citt erano, in genere, capoluoghi di dipartimenti che dal XIV al XVI secolo avevano ottenu-to lo statuto urbano che conferiva loro autonomia amministrativa e il posses-so dell'ocol, una zona agraria sfruttata dagli abitanti dei borghi o dai contadiniche dipendevano dalla citt7. Per controllare meglio il Paese, i principi valac-chi costruirono le loro residenze all'interno delle citt. Vlad II scelse Bucarest,diventata in seguito - col figlio Vlad III - la vera capitale del principato.

    Ostaggio del sultano. Il trono di Vlad II, dunque, era sempre vacillan-te anche a causa dell'atteggiamento ambiguo dei suoi boiardi, che se pureerano a lui soggetti per giuramento di fedelt, tuttavia spesso tramavano per

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    (6) M. Cazacu, op. cit., p. 106. (7) Ibidem, p. 108.

    Antica carta della Valacchia e delle regioni contigue.

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    Limperatore Sigismondo.

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  • disarcionarlo. Quando nel 1437 Sigismondo, che lo avevasempre protetto8, mor, si scaten nell'impero una duracontesa per il potere che vide opposti gli Asburgo e la dina-

    stia ungherese degli Hunyadi. Vlad allora pens di approfit-tare della situazione per consolidare il proprio potere. Finse di affidarsiai Turchi per ottenerne l'appoggio militare, ma una volta giunto sulDanubio alla testa dell'esercito di Murad II, i suoi sudditi gli giuraronofedelt pur di non finire in mano agli infedeli. Il sultano, sconcertato, loinvit ad Adrianopoli per chiarire la sua posizione. E Vlad Dracul,intuendo il pericolo, si port dietro i due figli minori, Vlad e Radu,offrendoli come ostaggi in cambio di garanzie sulla sua vita. Inizi cosper il giovane Vlad un lungo esilio tutt'altro che dorato, durante il qualenon sempre fu trattato con tutti gli agi e le comodit dovute al suorango. Per lungo tempo i due Draculesti furono anzi rinchiusi nella for-tezza di Egrigoz e ne uscirono solo per essere educati all'arte della guer-

    ra e ai dettami della religione musulmana. In questo contesto Vlad pot conoscere molto davicino usi e costumi, bellici e non, dei Turchi, arrivando a padroneggiarne perfettamente la lin-gua e ad adottarne l'abbigliamento. Anche in seguito, infatti, sar l'unico principe occidenta-le a vestire il cafetano anzich gli abiti in voga preso le corti europee. L'avvenente Radu, cheera soprannominato appunto cel frumos, ossia il bello, entr invece ben presto nelle simpa-tie del figlio del sultano, il futuro Maometto II, diventandone sin da giovanissimo l'amante9.

    Nel 1443 Vlad Dracul riconquist il suo trono, ma i due figli restarono in ostaggio pressoil sultano. Tenendoli in pugno, Murad si assicurava da parte del voivoda un atteggiamentocompiacente e si metteva al riparo da eventuali tradimenti. Del resto, la memoria di quantoera accaduto ai figli del despota serbo Durad Brankovich (1377-1456), accecati con ferriroventi perch sospettati di voler fuggire dalla prigionia, era ancora fresca. L'equilibrio insom-ma era molto precario. Tanto pi che mentre Vlad tentava di barcamenarsi, il suo primogeni-to Mircea II partecipava alla crociata anti-turca sfociata nella battaglia di Varna e strapp al sul-tano la rocca di Giurgiu, passandone a fil di spada la guarnigione turca.

    Disastro a Varna. Pochi anni prima, vista la crisi della corona ungherese e i frequenti dissi-di tra le varie fazioni in lotta per il potere, i nobili magiari avevano deciso di accantonare le di-scordie interne per combattere quello che concepivano essere il vero nemico comune: il Turco.Tra loro si distinse Giovanni Hunyadi (ca. 1387-1456), che cerc di difendere in tutti i modile frontiere meridionali del Regno dUngheria. L'occasione arriv con la citata crociata, orga-

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    (8) Pare che per compiacerlo permettesse ad alcuni preti cattolici di fare da precettori ai figli, affiancando la tradizionale educa-zione ortodossa che veniva impartita ai futuri principi dai monaci bizantini. (9) Lo testimonia il greco Laonico Calcondila (1423/30- ca.1490) nelle sue Dissertazioni storiche in cui racconta luci e ombredi Bisanzio dal 1298 al 1463. Cugino del pi celebre Demetrio, chiamato a Milano da Ludovico il Moro, dimor a lungo pres-so la corte di Murad II e nella sua opera non solo dimostra di conoscere il mondo turco alla perfezione, ma anche di far usodi testimoni oculari per ricostruire episodi cui non ebbe accesso direttamente o per partecipazione o per consultazione di fonti.

    Monete dargento (ba-ni) emesse da Vlad II:al recto laquila di Va-lacchia con la croce, alverso il draco, che nericorda lappartenenzaallOrdine del Dragone.

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  • nizzata su pressione del pontefice. Il re di Po-lonia e Ungheria Ladislao III Jagellone (1424-44) gli affid la guida militare della spedizione,cui parteciparono anche il Brankovic e, comedetto, Mircea II. Dopo qualche successo, letruppe cristiane si scontrarono il 10 novembre1444 a Varna con l'esercito di Murad II. Gio-vanni, soprannominato il Cavaliere Bianco, di-mostr sul campo un valore a dir poco eccezio-nale: nonostante i cristiani fossero in svantag-gio numerico (si calcola, 40 mila contro 60 mi-la), riusc a resistere e a mettere in scacco gli ot-tomani. Ma quando la vittoria sembrava ormaiin tasca il giovane e inesperto Ladislao, fino aquel momento rimasto nelle retrovie, si gettnella mischia con i suoi uomini ma si schiantcontro i giannizzeri, il corpo militare scelto diMurad, che lo fecero a pezzi. Morto lui, i ma-giari sbandarono e furono massacrati uno dopo l'altro. La disfatta avrebbe aperto agli ottoma-ni le porte per Costantinopoli. Quattro anni dopo il basileus Giovanni VIII Paleologo, cheaveva chiesto disperatamente questa crociata poi rivelatasi fallimentare, si sarebbe spento dicrepacuore e le ultime vestigia dell'Impero lo avrebbero seguito di l a poco: Costantinopolisarebbe caduta il 29 maggio 1453, difesa sino alla fine dal suo ultimo basileus Costantino XlPaleologo (140553), morto fieramente con le armi in pugno. Era la fine di un'epoca.

    Verso la riscossa. Ripiegando da Varna, Hunyadi fu, sembra, fatto prigioniero da Vlad II,che lo liber solo dietro il pagamento di un cospicuo riscatto. Morto il re d'Ungheria, i nobi-li - memori del suo valore - gli affidarono il controllo della Tran-silvania e delle terre bagnate dal Tibisco (l'attuale Crisana rome-na) e poco dopo (1446) la reggenza della corona, che nominal-mente era in mano al piccolo Ladislao il Postumo (1440-57)il quale era tenuto in custodia dellimperatore Federico IIId'Asburgo (141593). Accettato l'incarico, Hunyadi simosse per liberarlo arrivando alle porte di Vienna ma allafine prefer siglare una tregua biennale e dedicarsi allavendetta contro chi lo aveva imprigionato al ritorno daVarna: Vlad II. Nel 1447, dunque, Giovanni mar-ci sulla Valacchia. Il voivoda venne decapitato,suo figlio Mircea II accecato e sepolto vivo e sultrono fu imposto Vladislao II della dinastia deiDanesti. Fu allora che il giovane Vlad decise di

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    Janos(Giovanni)

    Hunyadi

    B. ConstantMaometto II entra a Costantinopoli

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  • rivendicare i suoi diritti di successione al trono paterno. A dargli manforte c'erano proprio iTurchi, preoccupati di avere un vassallo del pericolosissimo Hunyadi alle calcagna. L'occasionegli fu fornita da una serie di fortunate circostanze. La prima: il fallimento della nuova crocia-ta intrapresa proprio dal Cavaliere Bianco insieme ad altri principi. Hunyadi aveva oltrepassa-to il Danubio e si era diretto a sud per congiungersi con gli Albanesi del valente GiorgioCastriota, il celebre Skanderbeg (1405-68), mentre il suo fratellastro Mihaly Szilagyi sconfig-geva in Valacchia i Turchi di Vidin. Ma Durad Brankovich intercett i rinforzi albanesi del-l'Ungheria e li blocc costringendo Hunyadi ad affrontare i Turchi da solo finendo per esseresconfitto nella Seconda battaglia del Kosovo (7-10 ottobre 1448). La seconda, ancora megliodella prima: a Kosovopolje, sulla strada del ritorno, Giovanni era stato catturato dal solito Bran-kovic, che lo aveva rinchiuso nelle segrete di Smederevo, da quel momento nuova capitale serba(sarebbe stato liberato solo due mesi dopo). Il momento, dunque, era propizio per agire.

    Lezioni di guerra. Alla fine del 1448 Vlad varc il Danubio alla testa di un corpo militarefornitogli dal sultano, ma senza Radu, che nel frattempo si era convertito all'Islam e preferivarestare tra le stanze del suo amico (e amante) Maometto II. Vladislao II, rientrato in tutta fret-ta in patria, riusc per a cacciare Vlad dal trono e lo costrinse a rifugiarsi in Moldavia, alla cor-te di suo zio Bogdan II (1409-51). Ma tre anni dopo, quest'ultimo fu assassinato durante unbanchetto di nozze da Petru Aron (+1467), figlio bastardo dell'ex voivoda Alessandro il Buono(cel Bun), che gli usurp il trono. Durante il tumulto che segu Vlad, insieme al cugino Ste-fano, riusc a mettersi in salvo. Solo e braccato dai nemici, non gli restava che una sola scelta:cercare la protezione dell'assassino del padre e del fratello, l'ormai potentissimo GiovanniHunyadi. Il Cavaliere Bianco acconsent di buon grado. Vlad era un prezioso alleato: chi me-glio del vero erede dinastico di Valacchia avrebbe potuto reclamare il trono usurpatodagli ormai scomodi e inaffidabili vista la pressione dei Turchi - Danesti? Giovanni glifece da tutore portandolo con s a Buda (dove conobbe suo figlio Mattia Corvino,1458-90) e istruendolo per cinque anni nel- larte della guerra. Vlad mise in pratica ciche apprendeva in svariate incursioni con- tro i Turchi e rappresaglie tra principi cri-stiani, in primis contro i feudatari alleati al- l'imperatore Federico III d'Asburgo, spinanel fianco della corona d'Ungheria. E si di- stinse in particolare durante l'assedio di Sme-derevo (1454), in cui l'armata ottomana fu fatta a pezzi. Il suo coraggio gli valse come ri-

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    Budapest, la Piazza degli Eroi, dedicata ai valorosi magiari che difesero la Cristianit contro i Turchi.

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  • compensa la restituzione dei feudi transilvanici che erano stati di suo padre: le cittadelle di Almase Fagaras, nei Carpazi meridionali, tra la nativa Sighisoara e l'importante centro commercialedi Brasov, la Kronstadt dei mercanti sassoni. E da qui si prepar a riconquistare il trono.

    Finalmente voivoda. Quando Vlad ricomparve in patria, nell'estate del 1456, pochi eranoin grado di riconoscerlo. Ecco il suo aspetto secondo le fonti dell'epoca: un uomo di corpo-ratura bella e grande e il cui aspetto sembrava adatto al comando. Negli uomini spesso, a talpunto, differisce l'aspetto fisico dall'animo10, scrive papa Pio II (1405-64), al secolo Enea Sil-vio Piccolomini, nei suoi Commentarii. Pi particolareggiata la descrizione fatta da NicolaModrussa, legato pontificio presso la corte di Mattia Corvino a Buda che a differenza del pon-tefice lo vide di persona: Era un po' basso ma molto forte e robusto, freddo e terribile di aspet-to, con un gran naso aquilino, narici larghe, un volto magro e rossiccio, con grandi occhi verdispalancati e incorniciati da nere ciglia, molto folte e lunghe, che davano agli occhi un aspettoterrificante. Il viso e il mento erano rasati, ma portava i baffi. Le tempie larghe aumentavanol'ampiezza della fronte. Un collo taurino univa la testa dalla quale le ciocche nere dei capelliscendevano sulle larghe spalle della sua persona.11 Non sappiamo se fosse veramente questal'impressione che suscitava perch si conserva un solo vero ritratto, famosissimo, conservato nelcastello di Ambras, nel Tirolo austriaco [riprodotto in apertura darticolo]. Il principe, di trequarti, ha lunghi capelli neri e ricci, sopracciglia arcuate e un naso lungo e aquilino. Sotto i baffiun labbro rosso e sporgente, in testa un copricapo di velluto rosso adorno di file di perle, sullafronte una stella d'oro a otto punte con incastonato un rubino che sostiene un pennacchio concinque grosse perle. L'abito rosso, sovrastato da una tunica color porpora e un manto di zibel-lino. Altri ritratti pervenuti [figura in basso a destra] sono copie o rielaborazioni di questo, com-presi quelli (stravolti o caricaturizzati) apparsi sul frontespizio delle numerose edizioni del pam-phlet del 1463, di cui si parler oltre, che avrebbero contribuito a diffonderne unimmagine sini-stra. Vera o falsa che fosse, Vlad non passava certo inosservato.

    Troppo tempo era trascorso da quando Vlad aveva calcato le scene inpatria e vi era chi sosteneva che questo ragazzo venuto dal nulla nonavesse nessun diritto a reclamare il trono. Ma c'era un modo infallibileper stabilire la verit. Ce lo svela il sassone transilvano Georg Reicher-storffer (ca. 1495-1554): Non appena nasce il principe erede al tro-no, gli viene marchiato con il fuoco un segno speciale sul corpo affin-ch una volta raggiunta l'et matura, possa essere riconosciuto senzadubbio alcuno come vero figlio di principe. La stessa cosa avvienein Valacchia, e anche molto spesso.12 Non sappiamo se Vlad fossetatuato o marchiato. Comunque sia, il 22 luglio, in un combatti-

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    (10) E.S. Piccolomini, Commentari rerum memorabilium, libro XI, cap. 12.(11) N. di Modrussa, Historia de bellis Gothorum (1473), a cura di G. Mercati in Notizie varie sopra Niccol Modrussiense(Opere minori), Citt del Vaticano, 1937, IV, pp. 247-49.(12) Moldaviae quae olim Daciae pars, Chorographia, Vienna 1541 in M. Holban (a c. di), Calatori straini despre tarile roma-ne, I, Bucarest, 1968, p. 199.

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  • mento corpo a corpo, uccise con un colpo di spada Vla-dislao l'usurpatore13. Morto Vladislao. venne il momen-to di regolare i conti con i boiardi che avevano collabo-rato alluccisione del padre e del fratello. I metodi furo-no alquanto spicci, se dobbiamo credere ai racconti cheproprio in questi anni iniziarono a fiorire sul suo conto.L'esempio pi clamoroso costituito dal citato pamphletin lingua tedesca intitolato Storia del voivoda Dracula,pubblicato nel 1463 a Vienna [a lato, una versione del1499 da Norimberga]. In sei pagine a stampa eranocontenuti aneddoti agghiaccianti: nemici impalati a mi-gliaia, banchetti tra le vittime agonizzanti, torture indi-cibili inflitte a prigionieri e ambasciatori, intere cittmesse a ferro e a fuoco, gli abitanti - donne e bambinicompresi - ammazzati nei modi pi atroci.

    La posizione di Vlad non era certo facile. I Turchi a-vevano preso Costantinopoli e il loro alito soffiava sempre pi forte sui Carpazi, i nobili si com-portavano in maniera ambigua e i mercanti sassoni, dopo un'iniziale apertura a dir poco pro-tezionistica, avevano subto dure rappresaglie. Per ingraziarsi i mercanti di Brasov, osteggiati dalsuo predecessore, Vlad concesse loro il privilegio di commerciare esentasse in tutta la Valacchia.Queste citt popolate da sassoni, fondate un secolo e mezzo prima sotto la spinta del Drangnach Osten che spingeva i germanici a colonizzare nuove terre, erano fiorenti e potentissime gra-zie alla fitta rete di commerci che avevano saputo instaurare lungo il Danubio, dalla Germaniaall'Impero bizantino. Il loro appoggio era essenziale. Tuttavia quando il nuovo sultano Mao-metto II14 mand a Targoviste un'ambasciata per reclamare il pagamento del tributo annuale -che comprendeva una tassa di 10 mila ducati d'oro, l'invio di un figlio in ostaggio e il dirittodi passare attraverso i Carpazi per saccheggiare la Transilvania - il voivoda si rivolse ai ricchimercanti sassoni ricevendo in cambio un netto rifiuto. Vlad dunque cambi strategia e inizia favorire i mercanti valacchi a scapito dei Sassoni di Brasov e Sibiu, cui impose il divieto dilibera circolazione delimitandone le attivit nelle sole citt di Campulung, Targsor e Targoviste.

    Contro il Turco. Alla guerra commerciale faceva da contraltare quella contro i Turchi. Non-ostante il tributo da lui pagato personalmente, nel 1458 la cittadella di Turnu Severin, al mo-mento occupata dagli Ungheresi, fu saccheggiata dal gran vizir Mahmud pasci. A difenderlaaccorse proprio Vlad, che si distinse frantumando l'esercito turco e obbligandolo alla ritirata.Da quel momento il voivoda smise di pagare il tributo al sultano e si diede a a potenziare l'eser-cito, che era formato da curteni (plurale di curtean), liberi proprietari di allodi e figli di pic-coli nobili di campagna, congiunti alle truppe dei boiardi. Questo esercito, chiamato ancheoastea cea mica (piccolo esercito, da hostis, ost), constava di circa 10 mila uomini a cavallo, cio

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    (13) La lapide reca la data del 22 agosto, discrepanza spiegata dal fatto che questa la data in cui Vladislao fu sepolto dai suoi figli.(14) Murad II era morto per un colpo apoplettico ad un banchetto il 13 febbraio 1451: gli era succeduto il figlio Maometto II.

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  • molti di meno dell'oastea cea mare (la grande ost: dai30 ai 40 mila uomini), della quale facevano partetutti gli abitanti maschi in et di prendere le armi15.Vlad si mise alla sua testa, curando personalmente lapreparazione dei soldati. La sua fama inizi a diffon-dersi tra i Turchi e lui stesso si dava da fare per alimen-tarla con azioni appariscenti e provocatorie16. Azioniche dovettero suscitare l'allarme anche del re dUnghe-ria, con cui i rapporti si guastarono sempre pi. Mor-to Hunyadi di peste nellagosto 1456, gli era succedu-to il figlio Mattia Corvino, che Vlad ben conoscevasin dai tempi del tirocinio a Buda. I due si erano sem-pre visti con reciproca stima ma anche con sospetto.

    Ora, non solo Mattia teneva bordone ai Sassoni,ma permetteva a due pretendenti che minacciavanoil suo trono - Dan e Basarab - di risiedere in Transilvania. L'atteggiamento intransigente diVlad contro i Turchi, inoltre, creava malcontento tra i boiardi che temevano da un momentoall'altro rappresaglie se non un vero e proprio attacco. Il voivoda decise di mettere fine all'op-posizione alla sua maniera: organizz un gran banchetto nel palazzo di Targoviste la domeni-ca di Pasqua del 1459, e li fece impalare tutti. Il pamphlet tedesco del 1463 parla di cinque-cento vittime, gli storici moderni riducono a una cinquantina17.

    Vlad, l'impalatore. Fu in questi anni che inizi a diffondersi la sinistra fama di Vlad comeprincipe sanguinario e violento. La colpa - se tale si pu definire - si pu attribuire al famosopamphlet del 1463, dello stampatore e libraio viennese Ulrich Han. L'originale andato per-duto, ma molte copie sopravvivono tutt'oggi, la pi completa delle quali conservata alla Bri-tish Library di Londra. Il testo conobbe da subito un successo straordinario, tanto che i sei fo-gli con tanto di ritratto di Vlad in copertina furono copiati, negli anni successivi, svariate vol-te e ripresi da molti altri contemporanei e non, e l'eco delle atrocit ivi contenute fece il girod'Europa influenzando le menti di molti uomini dotti. Cos, Thomas Ebendorfer nella Kaiser-kronik (1464), il poeta Michael Beheim autore della ballata Su un tiranno chiamato Dracula,voivoda della Valacchia18, e poi ancora, Theodor Zwinger nel Theatrum vit human (1571)che lo addita a esempio di principe malvagio nel capitolo dedicato alle crudelt compiute daisovrani verso i loro sudditi, e Johann Fischer nel poema Flhhaz (1573) che ne rievoca un ma-cabro banchetto sotto i cadaveri dei nemici impalati19. Proprio il supplizio dell'impalamentodovette impressionare le menti occidentali, visto che si trattava di un supplizio per loro prati-camente ignoto. Vlad lo aveva infatti appreso dai Turchi e lo utilizz spesso e volentieri per pu-

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    (15) M. Cazacu, op. cit., p. 109.(16) Come l'episodio del giugno 1462, descritto dal cronista turco Ibn Kemal, in cui Maometto II, passando per Targoviste, sitrov di fronte una selva di pali su cui erano infilzati dei soldati ottomani: evidentemente Vlad aveva preparato la scena con cura...(17) M. Cazacu, op. cit., p. 129. (18) Ibidem, pp. 176-9. (19) Ibidem, p. 120.

    Matyas Hunyadi (pi noto in Italia come Mat-tia Corvino) in una stampa del Cinquecento.

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  • nire i suoi nemici, tanto che fin per essere soprannominatotepes (impalatore, in romeno) dai suoi detrattori in patria epersino, in seguito, dagli stessi Turchi20.

    L'impalamento poteva avvenire in due modi. Il primoconsisteva nell'uso di un'asta (o di un gancio) che trafigge-va il condannato all'altezza dell'addome per poi issarlo in al-to. In questo caso, la morte era immediata o comunque so-praggiungeva entro poche ore. Pi lunga l'agonia causatadal secondo metodo, che prevedeva l'uso di un'asta cospar-sa di grasso, che veniva inserita nel retto della vittima e poiissata in posizione eretta. Il peso del corpo la faceva penetra-re all'interno senza per ledere organi vitali, cosicch lamorte sopraggiungeva anche dopo due o tre giorni.

    Gli aneddoti si sprecano: nel 1459 a Brasov 30 mila per-sone sarebbero state impalate; l'anno dopo a Sibiu stessa sor-te per altre 10 mila, i corpi cosparsi di miele per attirare gliinsetti e rendere pi atroce il supplizio; poi nel 1461 ai treambasciatori del sultano che non si tolsero il turbante per-ch rappresentava il simbolo della loro religione, sarebbestato inchiodato il copricapo sulla testa... E cos via.

    Regolamento di conti. Mentre Vlad regolava i conti inpatria, Mattia continuava la lotta personale contro Federico

    III. Ottenuta una tregua di dieci mesi, Corvino promise di partecipare alla nuova crociata ban-dita dal papa a condizione di vedersi confermata la corona. Per armare i suoi 40 mila uomini,il re cerc l'appoggio dei mercanti sassoni, che in cambio gli chiesero di togliere di mezzo il voi-voda che li vessava. A fine inverno 1459, Dan III Danesti, della casata da sempre nemica deiDraculesti, forte dell'appoggio di Corvino e dei Sassoni di Brasov prese la citt e affront il voi-voda sul campo di Rucar. Fu sconfitto e, secondo la leggenda, dopo aver scavato la propria fossavenne decapitato da Vlad in persona. Seguirono le gi citate rappresaglie contro Brasov e Sibiu.Dopo, Vlad stipul coi Sassoni una lunga tregua: il suo obiettivo passava ora ad essere il Turco.

    Come si ricorder Vlad, dopo i fatti di Turnu Severin, aveva deciso di non pagare pi il tri-buto annuale a Maometto II. Tale tributo ora era diventato esorbitante: secondo lo storico gre-co Ducas21 si trattava degli arretrati di tre anni pi gli interessi (qualcosa come 10 mila ducatid'oro) oltre a cinquecento giovani uomini destinati a entrare nel corpo dei scelto dei gianniz-zeri. L'atteggiamento intransigente nei confronti del sultano contribu al suo riavvicinamentocon Mattia Corvino, che con il papa era ancora in debito di una crociata, che gli offr un'al-leanza matrimoniale. L'11 febbraio 1462, da Bucarest, Vlad scriveva a Mattia queste parole:In altre lettere ho scritto a Vostra Serenit come i Turchi, i nemici crudelissimi della Croce di

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    (20) I Turchi iniziarono a chiamarlo Kaziglu Bey, principe impalatore, a partire dal 1550.(21) Ducas, Historia turco-bizantina 1341-1462, a cura di M. Puglia, Rimini, Il Cerchio, 2008.

    Miniature ottomane del Seicento (co-dice Cicogna, Museo Correr, Venezia).

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  • Cristo, ci avessero inviato i loro grandi ambasciatori affinch rompessimo la pace e il trattatopattuiti e fatti tra la Vostra Serenit e noi, e per non celebrare il matrimonio [convenuto]. Invece[del matrimonio], ci inviterebbero ad allearci solo con loro, ad andare alla Porta dell'imperato-re dei Turchi, cio alla sua corte. E che, se noi non abbandoniamo la pace e il trattato e il matri-monio con la Vostra Serenit, i Turchi non manterranno la pace con noi. Avevano anche invia-to un consigliere importante dell'imperatore turco, Hamza bey di Nicopoli per salvaguardarela frontiera sul Danubio. Se questo Hamza bey avesse potuto condurci alla Porta in un modoo nell'altro, con astuzie, giuramenti o qualche altra macchinazione, tanto meglio. Altrimenti,ci avrebbe catturato e portato come prigioniero. Ma, grazie a Dio, mentre andavamo verso lafrontiera in questione, siamo venuti a sapere delle loro furberie e astuzie, ed cosi che abbia-mo catturato Hamza bey nel paese turco vicino a una fortezza chiamata Giurgiu.22 I membridell'ambasciata furono impalati sotto le finestre del palazzo di Targoviste.

    Terra bruciata. La personale crociata di Vlad contro il Turco continu nei mesi seguenti.Poich ben sapeva di essere in inferiorit numerica rispetto all'armata del sultano, si mosse se-condo la tattica della terra bruciata, saccheggiando e devastando i villaggi che incontrava in mo-do da impedire qualsiasi rifornimento. Le imprese venivano poi dallo stesso Vlad riferite conpuntiglio a Mattia con veri e propri bollettini di guerra che descrivevano il trattamento riser-vato ai centri conquistati, sesso e numero degli uccisi, modalit di soppressione e cos via. Mapi passava il tempo, pi lo scontro campale sembrava pressoch inevitabile. Nella primaveradel 1462 Maometto II radun un esercito compreso tra i 60 e gli 80 mila uomini, azione allaquale il voivoda rispose chiamando alle armi tutti gli abili dai dodici anni in su: circa 30 milauomini. Con qusti si prepar a resistere all'attacco.

    Il 4 giugno l'esercito turco passava, pur congravi perdite, il Danubio. Ma lo spettacolo cheMaometto II si trov di fronte dovette essere de-solante: una pianura sterminata fatta di terrabruciata, senza possibilit di rifornirsi, e sotto ilsole cocente, al punto che secondo un testimonele armature potevano servire a cuocere il kebab. In-trappolato in quell'inferno, sottoposto a continueoperazioni di logoramento, il potente esercito del-la Sublime Porta sembrava spacciato. Il colpo digrazia sarebbe dovuto calare sul capo di MaomettoII la notte tra il 17 e il 18 giugno, quando Vladpiomb di sorpresa sul campo con 8 mila uomini.Nei giorni precedenti, travestito da mercante tur-co, era riuscito ad avvicinarvisi e localizzare le ten-de dove riposavano il sultano e il suo visir. Presialla sprovvista, i Turchi resistettero e Vlad, in quel

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    (22) M. Cazacu, op. cit., p. 148.

    Interpretazione di fantasia di Vlad Tepes

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  • caos, sbagli tenda e fall l'obiettivo. Costretto alla fuga, riusc a ripa-rare con buona parte dei suoi tra le foreste23, ma molti furono cat-turati e decapitati. Ora l'esercito ottomano poteva liberamente a-vanzare verso Targoviste. Quando vi giunse, Maometto II pot con-templare i resti dell'ambasciata trucidata il febbraio precedente: icadaveri, impalati, erano stati lasciati a marcire sul posto.

    Complotto. Nel novembre 1462 giunsero nelle mani di MattiaCorvino tre lettere firmate da Vlad. Contenevano parole compromet-

    tenti e la chiara intenzione di venire a patti coi Turchi. Erano dei falsi, fab-bricati ad arte, ma il sovrano le credette autentiche e lo fece arrestare. Uno degli scritti, insiemea una lettera di Mattia, fu recapitato a Pio II, che lo riport nei suoi Commentarii e contribua fargli cambiare definitivamente idea sull'uomo che un tempo aveva ammirato24. Vlad fuimprigionato a Visegard. Tra l e Buda sarebbe rimasto per ben tredici anni, mentre sul tronodi Valacchia finiva nientemeno che il favorito di Maometto II, Radu il Bello, suo fratello.

    Errore o tradimento? Nel 1475, sotto la spinta di una nuova crociata voluta dal neopon-tefice Sisto IV, Mattia Corvino decise di liberare Vlad per sfruttarne l'abilit militare. E nonebbe a pentirsene, se vero che in pochissimo tempo questi conquist Srebrenica, Kuslat eZvornik facendo a pezzi con le sue mani i corpi dei Turchi catturati25. E siamo cos giuntialla fine della storia. Alla fine del 1476 Basarab III, spalleggiato dai Turchi, sconfisse in bat-taglia l'esercito di Vlad, che a quanto riporta il legato del duca di Milano a Venezia, LeonardoBotta, fu tagliato a pezzi insieme a 4 mila uomini. Ma su come effettivamente mor le fontisono discordanti. Per lo storico austriaco Jakob Unrest26 (1430-1500) e per quello polaccoJan Dlugosz27 (1415-80), contemporanei agli avvenimenti, Dracula fu vittima di un tradi-mento interno: un Turco, fatto entrare nell'accampamento da un uomo vicino al voivoda, loprese alle spalle e gli tagli la testa con un colpo di spada. Morto Dracula, i suoi uomini sipersero d'animo e furono sconfitti dagli avversari.

    L'ambasciatore russo in Valacchia Fedor Kuricyn fornisce unaltra versione dei fatti: I Turchiattaccarono il suo paese e cominciarono a conquistarlo. Dracula li attacc e li mise in fuga. Il suoesercito li uccideva senza piet, e con gioia Dracula sal su una collina per vedere meglio i suoiche massacravano i turchi. Si allontan cos dal suo esercito e dai suoi uomini. Prendendolo perun turco, uno di essi lo colp con una lancia. E lui, vedendosi attaccato dai suoi, uccise subito

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    (23) L'ambasciatore russo Teodoro Kuricyn racconta questo aneddoto: Coloro che tornarono dalla battaglia insieme a lui[Vlad] li esamin personalmente. A chi era ferito sul davanti rese onore e lo fece cavaliere. Ma chi era ferito sulla schiena,diede ordine d'impalarlo per il didietro dicendo: Non sei uomo, sei una donna! - Vlad, furioso, avrebbe dunque ispeziona-to i suoi uomini e punito coloro che, feriti sulla schiena, erano fuggiti davanti al nemico.(24) In un lungo passaggio, il Piccolomini elenca in dettaglio gli orrori attribuiti a Vlad, ricordando che, infine catturato da Mat-tia, re d'Ungheria, (...) ancora oggi il valacco langue in carcere. Il passo mostra che il papa lesse il pamphlet tedesco del 1463.(25) N. Iorga, Lucruri nou_ despre Vlad Tepes, in Corvorbiri literare, XXXV (1901), pp. 160. (26) J. Unrest, sterreichische Chronik, Weimar, 1957, Nachdruck, 2001, p. 68.(27) J. Dlugosz, Historiae Polonicae libri XII, Cracow, 1878, p. 651.

    Radu il Bello

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  • con la spada cinque di coloro che volevano ammazzarlo. Ma futrafitto da molte lance, e fu cos che venne ucciso28. Comun-que sia, com'era costume la testa di Vlad fu scorticata: la pelledel volto e lo scalpo, imbalsamati e riempiti di cotone, furonorecati a Maometto II come trofeo di guerra29.

    Il mistero del sepolcro. Un mistero avvolge l'estrema di-mora del Nostro, che non stata fino a prova contraria anco-ra trovata. Secondo la tradizione pi accreditata30, i resti diVlad riposano presso il convento di Snagov, che si trova suun'isola in mezzo al lago 35 km a nord di Bucarest e che sa-rebbe stato costruito su precedenti edifici proprio da lui. Benpoco rimasto. Gran parte del monastero stato distrutto e,salvo alcune rovine, del Cinquecento resta in piedi solo la chie-sa e qualche ritratto. Dentro, proprio di fronte all'iconostasiche nelle chiese ortodosse separa la navata dal presbiterio, una pietra tombale con l'iscrizionedel tutto abrasa dal tempo e dai passi, essendo in origine murata nel pavimento, dei fedeli.

    Del sepolcro che chiudeva, a lungo ignoto, si trov traccia durante una campagna di scavicondotta, all'inizio degli anni Trenta del Novecento, da Dinu V. Rosetti e George D. Flore-scu31. Era nascosto a tre metri di profondit, sotto una tomba piena di ossa di ratti, in una crip-ta ancora intatta sotto l'asse centrale della navata. La bara, sigillata e rivestita di un tessuto colorporpora, conteneva il corpo perfettamente conservato di un uomo con un abito di velluto por-pora e verde, chiuso da grossi bottoni di filo d'argento dorato e stretto in vita da una cintura diplacche d'argento a losanga. Da una manica pendeva un anello femminile, mentre un diademad'oro con un turchese incastonato stava vicino alle mani del morto. Purtroppo, a contatto conl'aria la salma si decompose in pochi istanti, prima che gli studiosi potessero esaminarla e foto-grafarla. Il dubbio che si trattasse del corpo di Vlad Tepes serpeggi subito. Un particolare, cheall'inizio pareva porre difficolt, in seguito sembr rafforzare l'ipotesi: il fatto che il volto fossenascosto da un drappo di seta. Come detto, lo scalpo e la pelle del viso di Vlad furono portatia Costantinopoli. Ora, visto che il cranio pulito era solitamente seppellito insieme al resto del

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    (28) F. Kuricyn, Skazanie o Drakule voevode (1486). (29) Una cosa simile accadde al condottiero veneziano Marcantonio Bragadin nell'agosto 1571, scorticato vivo a Famagosta (cfr.Terra Insubre n. 44/2007, p. 27). Un altro esempio dato da quanto accaduto al barone austriaco Herbord von Auersperg,ucciso dai Turchi in battaglia nel 1575. Quando la vedova ne chiese la salma per sotterrarla, il pasci Ferhard rispose: Vi sardata anche la testa: ma prima bisogna scorticarla per impagliare la pelle, che mi servir da trofeo durante la mia entrata trion-fale a Costantinopoli. Cfr M. Cazacu, La Mort infme. Dcapitation et exposition des ttes a Istanbul (XV-XIX sicles), inG. Veinstein (a c. di), Les Ottomans et la mort. Permanences et mutations, Leiden-New York-Kln, 1996, pp. 245-89. (30) A contendersela sono anche due chiese erette dal voivoda, quella di Comana, a sud di Bucarest, e quella di Trg_or. Delledue, la prima parrebbe maggiormente papabile per la sua location: si trova infatti vicino alla strada che i Turchi percorrevano perandare da Giurgiu a Bucarest, non lontano - si pensa - dal luogo dell'ultima battaglia di Vlad. Tuttavia, scavi nell'antica chiesahanno rivelato strutture quattrocentesche ma nessuna tomba n iscrizione che consenta dindividuare la sepoltura del principe.(31) D.V. Rosetti, Sapaturile arheologice de la Snagov, Bucuresti, 1935.

    La possibile fossa di Vlad a Snagov.

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  • corpo, si spiega la presenza della testa sul cadavere. E il fatto che fosse scarnificato giustifiche-rebbe la pietosa presenza del drappo di seta. Di quanto rinvenuto nella tomba oggi restano, almuseo di Bucarest, solo i bottoni e qualche frammento di tessuto. Il resto scomparso, fini-to chiss dove. E il mistero continua.

    Tiranno, vampiro o eroe nazionale? A lungo considerato un tiranno sanguinario, Vlad hadunque alimentato inconsapevolmente sinistre leggende che poi sarebbero sfociate nelle sug-gestioni vampiresche che tutti conosciamo e sulle quali qui, volutamente, sorvoliamo. In real-t, la figura di Vlad lImpalatore molto meno oscura di quanto la si vuol fare sembrare. Tantoper cominciare, come scrive Cesare Segre nelle note introduttive al bellissimo romanzo delloscrittore romeno Marin Mincu32, era un uomo di cultura e un poliglotta, un umanista trasci-nato all'azione da un destino pi subto che voluto; egli legge Aristotele, cita i classici e gli auto-ri medievali e contemporanei; amico di Gemisto Pletone, di Niccol Cusano e di Marsilio Fici-no, attratto come loro dall'ermetismo neoplatonico di Poimandres. Vlad era stato in corri-spondenza addirittura con papa Pio II e fu da lui inizialmente incoraggiato e ammirato per ilsuo valore, al punto da - sembra - essere intenzionato a farne il portabandiera della Cristianitcontro lIslam prima di cambiare - come abbiamo visto - drasticamente idea.

    Del resto, di principi spietati che si muovevano seguendo unicamente la ragion di Stato erapiena l'Europa. Non dimentichiamo che il maggior teorico delle virt ciniche del regnante fu,com' noto, Niccol Machiavelli, che cos scriveva - solo un esempio dei tanti possibili - nel suoPrincipe: Bene usate si possono chiamare quelle (se del male licito dire bene) che si fanno auno tratto, per la necessit dello assicurarsi, e di poi non vi si insiste drento, ma si convertisco-no in pi utilit de' sudditi che si pu; male usate sono quelle le quali, ancora che nel principiosieno poche, pi tosto col tempo crescono che le si spenghino. Coloro che osser-vano el primo modo, possono con Dio e con gli uomini avere allo stato loro qual-che remedio, come ebbe Agatocle; quegli altri impossibile si mantenghino33.

    Si detto di quanto la leggenda nera di Dracula sia debitrice al pamphlettedesco del 1463. Ma fino a che punto pu essere attendibile? Non troppo, se siconsidera che fu stampato in un momento molto particolare, e cio mentreMattia Corvino concludeva con i suoi oppositori il trattato di WienerNeustadt. Lo scopo era screditare l'avversario e portare dalla propria par-te i suoi nemici. E infatti esso, guarda caso, lo scritto contiene per lo pianeddoti su delitti compiuti ai danni dei romeni di Transilvania che sierano ribellati a Vlad, dei Sassoni (alleati di Mattia), e dei cattolici(l'Ungheria era, come detto, cattolica). Forse si pu dunque concordarecon chi sostiene che tale opuscolo sia solo un volgare repertorio di fatti dicronaca atroci34. La politica di Vlad era intransigente, ma tutto sommato

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    (32) M. Mincu, Il diario di Dracula, Milano, Bompiani, 1992. (33) N. Machiavelli, Il Principe, Milano, Rizzoli, 1975, VIII.7, pp. 120-21.(34) Cos M. Cazacu, op. cit., p. 175.

    Statua di Vlad III in Romania.

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  • comprensibile se si considera che il suo progetto era quellodi creare uno stato centralizzato, indipendente sia dall'Un-gheria che dalla Turchia, e dunque era necessario avere ilpieno controllo della situazione, possibile solo mediantel'applicazione meticolosa della legge.

    Un esempio. Nel 1459 a Brasov, Dracula fece invitare apalazzo dei mercanti che avevano mostrato odio e disprezzonei confronti della sua persona. Decise di farli saziare di cibo e, quindi, fece sventrare il primoe obblig il secondo a mangiare ci che il collega, ormai senza vita, aveva nello stomaco. L'ul-timo mercante venne fatto bollire e la sua carne fu data in pasto ai cani. Nel 1988 Radu Co-stantinescu studiando alcuni codici legislativi in vigore nell'Europa centrale e sudorientale nelXV secolo ha scoperto che i Sassoni transilvani, oltre alle leggi del territorio rispettavano le nor-me contenute in alcune raccolte tedesche note come Lo specchio degli Svevi35. Ebbene, le leggipreviste in tali codici prescrivono come punizioni per i Sassoni esattamente le pene che Vlad in-fliggeva loro in caso di infrazione: in particolare, il rogo, l'affogamento e la bollitura altro nonerano se non le classiche ordalie - i giudizi divini - ossia prove da superare per dimostrare lapropria innocenza, utilizzate da sempre nel diritto germanico. Il professor Constantin Rezache-vici, docente di Storia all'Universit di Bucarest36, ha aggiunto ulteriori dettagli dimostrandoche Vlad, in sostanza, non ha inventato nulla ma si limitato ad applicare - rigorosamente! -nelle sue terre il principio della personalit del diritto anzich quello della territorialit.

    Non tutti, soprattutto nella sua patria, parteciparono alla damnatio memoriae che lo colpdopo la morte. Il patrizio Michele Bocignoli (Bocinich), ad esempio, scrivendo nel 1524 a Ge-rardo de Plaines, segretario dell'imperatore Carlo V, racconta la storia della Valacchia - dove eravissuto durante il principato del figlio di Vlad, Mihnea I (1508-10) - descrivendo il voivoda co-me uomo vivace ed esperto delle cose militari e valoroso campione della guerra contro i Tur-chi, che invece giovandosi del tradimento dei boiardi hanno ormai conquistato quasi tutta la re-gione. Sulle atrocit di Vlad non una parola, anzi egli viene addirittura designato con l'epitetodragulus, una specie di diminutivo vezzeggiativo del romeno drag, ossia caro, amato, esatta-mente come il latino carulus lo di carus. Per i suoi detrattori il colmo: Dracula da tirannosanguinario diventa idolo amato dal popolo, che con lui anzi si identifica, chiarisce il primate diUngheria Antonio Verancsics (1504-73) in un brano del suo De situ Transylvaniae, Moldaviaeet Transalpinae37 sostenendo che a introdurre l'epiteto siano stati i Turchi per il fatto che alcu-ni dei loro principi si sono comportati bene nel governo interno del Paese, e anche verso l'ester-no si sono dimostrati grandi e degni di merito grazie alla loro bravura. In tal modo la gloria deipredecessori passata ad essi e il loro nome stato esteso a tutto il popolo. E anzi, i Turchi perprimi - aggiunge - hanno iniziato a chiamarli draguli in ricordo del valoroso principe Dracula.

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    (35) R. Costantinescu, Codicele Altenberger, Editura Meridiane, Bucarest, 1988. (36) C. Rezachevici, Punishments with Vlad Tepes - Punishments in Europe. Common and differentiating traits in Journal ofDracula Studies, 8 (2006), Transylvanian Society of Dracula (Canadian Chapter), Toronto.(37) In Monumenta Hungariae Historica. Scriptores, II, Budapest, 1857, pp. 126-27.

    Nella Romania di Ceausescu Vladera celebrato come eroe nazionale.

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  • Potr sembrare strano, ma nella memoria popolareromena ha sempre prevalso l'ammirazione per Vlad:per le sue virt guerriere, per il suo spirito di libert, perle coraggiose gesta compiute in difesa della sua terracontro i Turchi. Per il suo popolo, insomma, non avevafatto altro che comportarsi in linea con i tempi perdifendere in tutti i modi il proprio regno. Contro ipericoli esterni e interni. Una contadina nel 1910 coslo descriveva: Un sovrano terribilmente severo, s'in-tende, ma la sua ira l'aveva principalmente rivolta con-tro coloro che osavano mentire o maltrattare la poveragente. Cos oggi per molti romeni Vlad III un vero

    e proprio eroe nazionale, lultimo dei principi guerrieri, luomo che ha difeso il Paese dall'in-vasione ottomana preservandone l'indipendenza e addirittura, avendo cercato di riunire iprincipati, il fondatore dello stato moderno con tanto di nuova capitale, Bucarest.

    Per questo, l'equazione Vlad=Dracula suscitata dagli studi inerenti il rapporto tra la figurastorica del voivoda e il personaggio del romanzo di Bram Stoker diventata quantomeno in-gombrante38. Se da un lato molti si sentono offesi nel vedere il loro eroe nazionale trasforma-to in un vampiro, dall'altra pur vero che il personaggio letterario stato sfruttato per far de-collare il turismo. Poco ha giovato il lavoro meticoloso di storici, archeologi e studiosi che han-no cercato di ricostruire la vera identit di Vlad promuovendo campagne di ricerca, di scavoe di restauro nei luoghi dove visse. A prevalere sempre la richiesta di emozioni forti (non im-porta se false) da parte di un turismo becero e facilmente suggestionabile.

    Via libera dunque a ricostruzioni pi o meno pacchiane delle location del romanzo, parchia tema, musei delle cere, negozi di souvenir, catene di alberghi e ristoranti e spettacoli ispiratiallargomento che richiamano ogni anno migliaia di visitatori. Per non dire della fabbricazionedi veri e propri falsi, come Castel Bran, che si trova a una trentina di chilometri da Brasov eviene spacciato come il castello di Dracula. In realt fu costruito dai Sassoni nel 1378 su unaroccia per difendere e controllare la strada che u-niva la Valacchia alla Transilvania. Abbandona-to fino al 1956, stato poi ristrutturato e ria-perto al pubblico come museo di storia e artefeudale ed ora preso d'assalto dai turisti. Ilvero castello di Dracula, molto meno spetta-colare, si trova invece sulle rive dell'Arges. lafortezza di Poienari, nel distretto di Neamt inMoldavia. E manco a dirlo, giace in rovina.

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    (38) I primi a evidenziarlo furono R. R. Florescu e R. T. McNally in due volumi usciti all'inizio degli anni Settanta: In searchof Dracula (NY Graphic Society, Greenwich, Ct, 1972, tr. it. Alla ricerca di Dracula, Milano, Sugar, 1973) e Dracula. TheBiography of Vlad the Impaler 1431-1476 (Hawthorn Books, Inc., New York, 1973).

    Castel Bran

    La fortezza di Poienari

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