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Voce ai Giovani

Date post: 25-Mar-2016
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Sabato 21 settembre 2013
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Conferimento del titolo di “Città amica del camminare” in occasione del convegno “Smart mobility” tenutosi a Roma Settimanale indipendente di informazione Anno 37 - 21 Settembre 2013 - Numero 38 euro 0,50 IL PARADISO È QUI Riviera dei Cedri, uno scrigno di tesori veri Alt, un podio per l’Associazione lotta ai tumori Fra isole, torri e corsari, alcune delle località più belle della Calabria TENERE PER MANO IL MALATO di Pierfrancesco Greco di Lucia De Cicco Piazzamento nel Concorso nazionale associazioni di accompagnamento
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Page 1: Voce ai Giovani

Conferimento del titolo di “Città amica del camminare”in occasione del convegno “Smart mobility” tenutosi a Roma

Settimanale indipendente di informazioneAnno 37 - 21 Settembre 2013 - Numero 38 euro 0,50

IL PARADISO È QUI

RRiivviieerraa ddeeii CCeeddrrii,,uunnoo ssccrriiggnnooddii tteessoorrii vveerrii

AAlltt,, uunn ppooddiiooppeerr ll’’AAssssoocciiaazziioonneelloottttaa aaii ttuummoorrii

Fra isole, torri e corsari, alcunedelle località più belle della Calabria

TENERE PER MANO IL MALATO

di Pierfrancesco Greco di Lucia De Cicco

Piazzamento nel Concorso nazionaleassociazioni di accompagnamento

Page 2: Voce ai Giovani

È possibile iscriversi ad un corso sulle mafie promosso dallaFondazione Università Magna Graecia di Catanzaro in collabora-zione con l’associazione Libera. Il corso, che verrà inaugurato mar-tedì 5 novembre alla presenza del ministro per la Coesione territo-riale, Carlo Trigilia, sarà volto allo studio e all’analisi delle politi-che di contrasto alla mafia, con l’obiettivo di fornire ai laureati com-petenze specifiche inerenti la conoscenza dei fenomeni mafiosi intutte le dimensioni e livelli e del campo dell’antimafia (sociale edistituzionale), con specifica attenzione alle modalità con le quali siprogettano e si realizzano le politiche di prevenzione e di contrastodella criminalità organizzata di stampo mafioso. Il corso di alta for-mazione su “Politiche di contrasto alla mafia” si avvarrà dei contri-buti e delle testimonianze di diversi protagonisti impegnati nell’at-tività di contrasto, nelle azioni di prevenzione, nella gestione dei be-

ni confiscati, nella promozione della cultura della le-galità. L’attività formativa sarà curata in prevalenza dadocenti universitari, magistrati, esponenti delle forzedell’ordine, amministratori pubblici, operatori della so-cietà civile. La direzione del corso è stata affidata aMarisa Manzini, magistrato della Procura generale ap-plicata alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro.

Il corso ha una durata biennale e prevede circa 400 oredi lezioni frontali. A queste si affiancheranno 300 oredi esercitazioni o tirocini formativi presso le Direzionidistrettuali antimafia, la commissioni parlamentare an-timafia, le commissioni regionali e comunali antima-fia, altre sedi istituzionali (Parlamento, Consigli regio-nali etc.) riconosciute associazioni antimafia (in parti-colare associazioni antiracket), sportello sos impresa,etc. Nel programma biennale verranno affrontate te-matiche come: la storia delle mafie e dell’antimafia, lediverse mafie ed i loro “contesti”, il fronte dell’anti-mafia, gli aspetti giuridici, istituzionali e legislativi intema di mafia, gli aspetti economici, politici e cultura-li, le indagini sulle mafie e più nello specifico i gruppicriminali calabresi. Soddisfazione espressa dall’idea-tore del corso, presidente della Fondazione Umg, ArturoPujia. «Solo promuovendo la cultura della legalità - di-chiara Pujia - i giovani calabresi potranno contribuirealla rinascita economica e civile della propria terra.L’Università deve contribuire alla maturazione socialeoltre che professionale dei laureati. Grazie a questo cor-so 40 nostri laureati potranno sviluppare elevate com-petenze sulle politiche di contrasto alla mafia. È la cul-tura mafiosa il vero nemico della Calabria».

sabato21 settembre 2013

II

Mafia,la Magna Graeciaentra in campo

Mafia,la Magna Graeciaentra in campo

L’ateneo catanzarese ha indetto un corso sulla criminalità in collaborazione con l’associazione Libera

Laureati con competenze specifiche

Verràinauguratomartedì 5novembrealla presenzadel ministroper laCoesioneTerritorialeCarlo Trigilia

Il loto è il fiore sacro dell’India, simbolo naturale della vita chesboccia, meravigliosa, dalle acque stagnanti, nonostante quelleacque...dove proprio non te lo saresti aspettato...La vita di molte piccole province è spesso così: stagnante. Ancora di più se la piccola provincia si trova ai confini d’Europa,in quel meraviglioso pezzo di mondo lì a sud.Ma i loti crescono anche lì... anche qui, tanto più belli, tanto piùprofumati quanto più putride sono le acque da cui sorgono.Ed è così che in una piccola città ai confini d’Europa può nasce-re un’eccellenza italiana, un’eccellenza europea, è questo il “Centropolivalente per i giovani”... il “Poli”, nell’ambito dell’educazio-ne e della socializzazione.Solitario, sul deserto della vita giovanile di Catanzaro si erge que-sta cattedrale... ma la sua porta è stata chiusa, tanti bussano manessuno risponde loro.Sono i tanti fiori che vogliono e devono sbocciare, che li hannoil loro terreno e le loro radici. Sono i ragazzi del Polivalente, i nuo-vi arrivati insieme a chi ha costruito li dentro un pezzo della pro-pria vita, i figli ma anche i loro genitori, i nipoti ma anche i lorononni. Quelli che vengono in autobus dai quartieri dormitorio diquesta città o da paesi non sempre vicini, chi ha chiuso la portadella propria casa potendosi lasciare alle spalle situazioni a voltedolorose, chi cerca una compagnia sana e costruttiva perché lastrada non fa per lui, chi ha bisogno di un consiglio o semplice-mente di essere ascoltato, chi ha voglia di divertirsi in modo sa-no, chi ha trovato finalmente la possibilità di esprimersi attraver-so l’arte, la musica, il teatro, chi un’alternativa proprio non cel’ha...Aprite loro le porte perché tutta la città possa essere cosparsa difiori e il loro profumo si espanda per sue strade... l’alternativa èlo stagno.

Non recidete il fiore di loto...per qualche quattrino

Centro polivalente per i giovani di Catanzaro

i ragazzi del Centro polivalente

Page 3: Voce ai Giovani

Conferito alla città di Cosenza il riconoscimento “Città amica delcamminare 2013”, in occasione del convegno “Smart mobility percittà più vivibili”, tenutosi a Roma durante la “Settimana europeadella mobilità sostenibile”. Il premio è stato consegnato dall’asses-sore alla Mobilità di Roma capitale Guido Impronta a MartinaHauser, assessore alla Sostenibilità ambientale, che insieme a RosariaSuccurro, assessore alla Comunicazione, turismo e marketing terri-toriale, teatro e spettacoli, hanno rappresentato la città di Cosenzadurante l’evento.s

«Questo riconoscimento ci riempie d’orgoglio - dichiara il sindacoMario Occhiuto - perché fra le tante azioni del nostro programmapolitico-amministrativo, quelle che sono incentrate sui principi del-la sostenibilità occupano un’importanza fondamentale. Obiettivodel mio Esecutivo è quello di restituire ai cittadini una maggiore emigliore qualità della vita. Per questo motivo - aggiunge Occhiuto- ci stiamo impegnando alacremente nella riqualificazione degli spa-zi liberi aperti. Per noi, i cittadini sono i cittadini-pedoni, e la cittàdeve recuperare più spazi possibili per loro, scoraggiando all’usodell’automobile. L’amministrazione comunale ha molto investitosull’accessibilità, rivolta in particolar modo alle persone anziane ealle persone con disabilità. A tale scopo, abbiamo messo in campoprogetti per la realizzazione di percorsi tattili e per il superamentodelle barriere architettoniche. Ma gli spazi pedonali, per essere to-talmente vivibili, devono possedere anche connotazioni di ricono-scibilità, dunque Cosenza si appresta ad essere anche più bella e piùattraente, oltre che funzionale, con le sue piste ciclabili e le aree ver-di».

“Città amica del camminare” è un’iniziativa promossa dal ministerodell’Ambiente e dall’associazione “Federtrek - Escursionismo e am-biente”, per valorizzare i Comuni che si sono distinti nella realizza-zione di iniziative a favore della mobilità pedonale, quale forma dispostamento integrata ad altri sistemi di mobilità sostenibile e in-termodale.

Prima classificata è la città di Pistoia, seguita da Faenza, Pavia e poiCosenza. Tra i progetti che hanno permesso a Cosenza di aggiudi-carsi il riconoscimento rientrano sia manifestazioni sportive, comeil “Trekking urbano”, la “Maratonina dell’area urbana” e la “Nottebianca dello sport”, sia la realizzazione di infrastrutture che incen-tivano la mobilità pedonale, come viale Mancini e l’isola pedonaledi corso Mazzini, oltre ad eventi come la “Fiera di San Giuseppe”e il “Lungofiume Boulevard”.Le città premiate potranno disporre di spazi editoriali all’interno del-la rivista Trekking&Outdoor per pubblicizzare le diverse iniziativein progetto per l’anno a venire.

sabato21 settembre 2013

III

Cosenza passeggiaE la vita vale di piùCosenza passeggiaE la vita vale di più

Conferimento importante in occasione del convegno “Smart mobility per città più vivibili” tenutosi a Roma

“Città amica del camminare”

In alto a sinistrauna copertinadella rivista Trekking&Outdoor

«Questoci riempied’orgoglio -dichiarail sindacoMarioOcchiuto -perché fra letante azionidel nostroprogrammaquelle chesonoincentrate suiprincipi dellasostenibilitàoccupanograndeimportanza»

L’Organizzazione di produttori Natura aderente a Fedagri diConfcooperative Calabria parteciperà per il primo anno come co-espositore alla Fiera internazionale “Macfrut” che avrà luogo dal25 al 27 settembre 2013 a Cesena.La Fiera internazionale Macfrut rappresenta un’importante vetri-na mondiale per tutti gli operatori della filiera ortofrutticola, e co-stituisce per Natura un’ottima occasione per incontrare i propriclienti e per farsi conoscere a una sempre più grande quantità dioperatori del settore. È inoltre un fondamentale momento di con-fronto e un’opportunità unica per valutare e analizzare le innova-zioni e le tendenze di un mercato dinamico in continua espansio-ne come quello ortofrutticolo.La Op Natura è nata nel 2012 a Polistena (Rc) ed è costituita da7 cooperative per un totale di 400 soci produttori. I prodotti com-mercializzati dalla Op Natura sono tutti certificati Globalgap.Natura è impegnata nella commercializzazione di kiwi, agrumi(clementine, arance e mandarini), pesche, nettarine, angurie, me-loni, finocchi e cipolle, e la sua presenza alla Macfrut riflette lavolontà della Op ad affacciarsi e a farsi apprezzare sempre di piùsui mercati italiani ed esteri, con l’obiettivo principale di raffor-zare la rete di rapporti commerciali già instaurati oltre confine, edi crearne di nuovi, incrementando la fetta di mercato estero giàconquistata.

La Op Naturaalla Macfryt 2013

Una vetrina mondiale

Page 4: Voce ai Giovani

Lo stato della ricerca in materia di beni registra la categorizzazionedel “bene comune”. Di esso la commissione di studio istituita dalMinistero della Giustizia sotto la presidenza di Stefano Rodotà haelaborato un progetto di legge che ha definito i contorni della nuo-va categoria indicando la funzione del bene comune e l’innesto nor-mativo nel libro terzo del codice civile italiano. Procedendo per as-serzioni e rinviando l’analisi ad altra sede si può affermare che an-che il bene comune è ascrivibile alla categoria spirituale dell’utile.L’intervento sul rapporto di titolarità tendente a precludere una sog-gettività escludente o esclusiva a vantaggio di una titolarità collet-tiva o diffusa consacra l’idea di bene utile, economicamente ap-prezzabile, suscettibile di valori scambiabili. Tuttavia, non tutti i be-ni sono riconducibili alla categoria dell’utile per essere più adegua-tamente riconducibili all’estetica quale categoria spirituale teoreti-ca. Vi sono alcuni beni che potrei definire universali o identitari iquali non sono tali perché produttivi di un’utilità (economica o te-leologica). Essi presentano un valore eminentemente culturale espres-sione di un sostegno morale ad una dimensione esteriore dell’esi-stenza umana carichi di vissuto rappresentativo della tradizione diun popolo al punto da assumere un contenuto identitario. Dunque,il concetto di bellezza inteso nel suo portato culturale-estetico ca-pace di dare forme visibili e riconoscibili alla realtà autentica di unpopolo. La bellezza diviene viatico di accesso alla realtà contrap-posta all’irrealtà dell’apparire di un’esistenza sociale e personalestereotipata e consumistica, abiurante la tradizione, omologante leparticolarità e le soggettività delle esistenze. Un indugio. [...]Tutto diviene misurabile ed in quanto tale pretendibile.[...]La possedibilità individuale o collettiva genera pretese reclusive edescludenti che alimenta l’espansione di diritti senza i correlativi do-veri. Il bene universale o identitario è propagine della personalitàumana dalla quale distacca vivendo un’esistenza indipendente seb-bene riconducibile alla scaturigine. [...]L’archetipo non è più la sottrazione appropriante ma l’addizione pri-vativa che qualifica lo stadio di civiltà di un popolo o di un’esisten-za. Il bene universale o identitario è aspaziale, sfugge al gusto este-riorizzante soggettivo per dare forma alla realtà esistenziale fatta distrati emotivo-razionali radicanti, epurati delle costumanze ritual-conformistiche della società rinnegante la bellezza nel suo sostratomorale. [...]

Il bene civile, identitario, universale, è propagine della personalitàumana ma di quella componente istintuale che non segue i percor-si della logica; intravede la realtà non immediatamente percepibilesecondo il gioco di specchi che consente di vedere l’altra metà del-la luna. In quanto tale consente di conoscere la realtà e smaschera-re l’irrealtà assumendo consapevolezza della civiltà di un popolo.In tal senso il bene civile, identitario o universale ha una funzionesociale e culturale insostituibile per l’evoluzione progressiva di unasocietà. Ciò rende un bene civile soggetto ad un regime giuridiconon calibrabile sul regime dei beni disciplinati nei codici civili. Ilbene civile, identitario e universale per la sua impossedibilità è ilvero bene che consente la possedibilità del mondo attraverso il pri-sma della cultura, dunque, esso si presenta avulso dallo schema ap-propriativo individualpossessivo di stampo liberale, là dove ricalcale orme della disciplina dei beni civici, beni all’origine protetti perla sopravvivenza dei cives c.dd. naturali. [...]L’evoluzione progressiva della civiltà è la conseguenza del lento la-voro pedagogico svolto dalla cultura e, quindi, dal bene universalenella formazione della coscienza identitaria del popolo. [...]Come è pensabile “esportare” forme istituzionali o modelli socialicome la famiglia senza il sostegno morale e culturale che li presup-pone? Privare la cultura del compito precipuo di ricercare e fareemergere la realtà attraverso le forme espressivo-comunicative del-l’arte significa dar vita ad un mondo irreale, insieme di superfeta-zioni, vere sovrastrutture, generatrici di vite parallele e artificiose. [...]Dal Rinascimento la letteratura ha assunto il ruolo di moralizzatricesociale e la cultura il ruolo di costruttrice di idee anticipatrici dellarealtà.

L’artista diviene «sacerdote […] della vita universale e profeta diun grande fine sociale», svolge la funzione un tempo affidata a co-loro che «gli antichi chiamavano profeti, sacerdoti, deità». Tuttavia,il bene identitario non vive di vita propria, richiede una struttura nor-mativa che la riconosca nelle sue componenti autentiche e le dia tu-tela secondo uno schema regolativo che rispetti i connotati esisten-ziali del bene universale. [...]L’etimo di libertà riconduce all’amicizia e all’amore, sentimenti con-sustanziali alla relazione tra le persone. Ma qui si ripropone il di-lemma tra le libertà negative e quelle positive. È noto come le pri-me siano ancelle della concezione liberale dello stato, esse difen-dono il cittadino dallo stato ma non lo promuovono nelle sue azio-ni. A simile concezione corrisponde un’idea di democrazia potreidire all’americana (secondo Tocqueville), ossia una democrazia del-la maggioranza, dell’azione «lenta e tranquilla della società su sestessa. È una condizione normale fondata realmente sulla volontàilluminata del popolo...». Diversamente, nella libertà positiva si de-posita l’istanza della collettività e della sua liberazione. [...]

Dunque, per parafrasare Mazzini, «la Repubblica non è il governodella maggioranza, come si è creduto fino ad ora; è il governo di co-loro che si fanno garanti e interpreti della maggioranza. Non è il po-polo che dirige in questa specie di governi, ma coloro che cono-scono quale sia il vero bene del popolo». Una simile netta contrap-posizione non è più attuale per due ragioni minime. Le libertà ne-gative hanno aggiunto una funzione decisiva per la loro rivaluta-zione, rivalutazione causata dal ruolo invasivo del mercato: non èpiù soltanto lo stato a correre il rischio di intrusioni abusive nellaesistenza libera della persona, ma sono i soggetti economici forti iveri protagonisti dei nuovi abusi capaci di annichilire la personalitàumana. Le libertà positive o costruttrici di eguaglianza sono svalu-tate dalla forma mercato che subordina ogni azione positiva (pub-blica o privata) al sopporto dell’economicità, senza la quale non siavvia nessuna politica promozionale e i diritti sociali si svuotano dicontenuto. Da qui l’avanzare della sussidiarietà orizzontale o se sipreferisce della doverosità collettiva nell’interesse generale dellapersona umana. È la presa d’atto che il cittadino non deve necessa-riamente delegare secondo lo schema democratico, ma che può agi-re direttamente sia come singolo che dalle formazioni sociali cui dàvita, che ciò supera la diade pubblico-privato, acquisendo un’iden-tità e legittimazione istituzionale che prescinde dallo stato apparatoe dalla proprietà privata. [...]

In simile contesto si spiega la ricerca della relazione giuridica tral’ordinamento e la bellezza; non è l’analisi delle discipline norma-tive che implicano “cose belle”, ma la riconsiderazione della bel-lezza quale profilo latente dell’ordinamento capace di valorizzare epromuovere la crescita civile e culturale della persona umana. Ciòimplica una sforzo sistematico ricostruttivo di carattere assiologicoe non meramente esegetico che muove dal concetto di bene. Nonoccorre più rincorrere la tassonomia codicistica del bene, ma matu-

sabato21 settembre 2013

IV

La forza del gruppo

Bene comune. Diritto e bellezzaBene comune. Diritto e bellezzaPartito il progetto di massima della ricerca interuniversitaria proposto dalle Università: della Calabria, Barcellona

docente Università della Calabriadi Enrico Caterini

In questodi EnricoCaterini, laintroduzionealla ricerca

Il progetto(non espostoin questepagine)si proponedi indagarei profiligiuridici chepresentanointeressenzecon le teoriesulla bellezzaintesanei suoicontenutiesteticie culturali

IL GRUPPO DIRICERCA

DELL'UNITÀITALIANA SARÀ

COMPOSTO DAIPROFESSORI

Enrico Caterini(Università

Calabria)Giovanna

Chiappetta(Università

Calabria)Felice Casucci

(Università Sannio)Lorenzo

Mezzasoma(Università Perugia)Giuseppe Vecchio(Università Catania)

GianfrancoLiberati

(Università Bari)Giovanna Visintini

(UniversitàGenova)

Maria LuisaGambini

(UniversitàChieti-Pescara)

Alberto Lucarelli(Università

Napoli)Andrea Bucelli

(Università Firenze)Daniela Memmo

(UniversitàBologna)

Aurelio Favarò(Università Milano)Hans W. Micklitz

(Europeanuniversity institute)

Armela Kromici(Università Tirana)

Francesco Torchia(Università

Calabria)Livio Calabrò

(dottore di ricerca)Marco Santoro

(dottorandodi ricerca)

Mauro Pandolfi(dottore

di ricerca)Federico Jorio

(dottore di ricerca)Giulio Lana

(avvocatoForo Roma)

Emma Imparato(Università

Orientale di Napoli)Vitulia Ivone

(Universitàdi Salerno)

Mario Caterini(Università

della Calabria)Paola Barbara

Helzel(Università

della Calabria)

Page 5: Voce ai Giovani

rare la consapevolezza che nel panorama giuridico s’affaccia conforza una categoria di bene il cui scopo primario non è lo sviluppoeconomico ma quello civile e umano di un popolo. Questa catego-ria finora negletta non può tollerare gli schemi logici dell’appro-priazione proprietaria né gli altri del dirigismo verticistico latamen-te autoritari negazione dell’autentico spirito dell’umanesimo de-mocratico, essa è una categoria che stimola l’autoemancipazioneculturale della persona nella società. Il bene identitario è “virtualiz-zato” poiché esprime valori senza quantità. L’oggetto giuridico checonnota di sé il bene universale è un oggetto “animato” dall’autoreo scopritore il quale invera la sua idea nel bene: in questo senso èuna propagine della personalità umana. Di esso occorrerà distin-guere l’utilità socioeconomica da quella identitario-culturale.Quest’ultima è data dalla valutazione positiva accordata dall’ordi-namento al valore inverato nel bene la cui titolarità è dell’umanità,dunque, non dell’autore-scopritore. Il diritto dell’autore-scopritoreimporta la riconducibilità del bene alla persona ma non deve gene-rare esclusive o privative. L’interesse dell’umanità al godimento delbene universale importa un dovere generale di protezione che si con-creta nell’astensione da condotte commissive o omissive dannose,ovvero, nel dovere di cooperazione solidale nell’impedimento del-la condotta dannosa, oltre che nella potestà di divulgazione e di ap-propriazione delle conoscenze.Pongo la questione con qualche esempio. Il Guernica è un bene giu-ridico? i Notturni di Chopin, la Commedia sono beni giuridici? gliscavi di Pompei ed Ercolano, la biblioteca di Giacomo Leopardi so-no beni giuridici? Nella concezione tradizionale la risposta è posi-tiva se ed in quanto detti beni formano oggetto di rapporti giuridi-ci, e sicuramente essi formano oggetto di molteplici rapporti giuri-dici. Ma la questione così risolta non è soddisfacente! Il punto è chedetti beni nel progresso continuo dell’umanità rappresentano il con-tributo di singole persone all’avanzamento della civiltà e all’avvi-cinamento alla verità. Attraverso detti beni emerge il diritto-doveredell’uomo all’auto- ed etero- educazione, dovere senza il quale l’uo-mo si riduce all’essenza egoistico-materialistica e che caratterizzagli obblighi di condotta dell’uomo verso l’umanità. I beni identita-ri, universali o -potrei dire umanitari- sono testimonianze del lega-me tra l’uomo e l’umanità, tra la caducità e la perennità, tra i dirittidell’individuo e i doveri dell’uomo, l’intelletto dell’uomo e l’edu-cazione alla verità e alla bellezza, tra il singolo uomo e l’associa-zione degli uomini, tra la causa e l’effetto del progresso dell’uma-nità. [...]

È il dovere educativo verso di sé e il prossimo che rende l’individuoessere sociale capace di distinguersi dal proprio simile in una esal-tazione delle differenze; è questo carattere dell’uomo che rende ladiseguaglianza un valore fondamentale e la libertà personale il mez-zo di tutela. Dovere educativo come formante dell’intelletto idoneoa stratificare il progresso continuo di una civiltà. Il bene umanitarione è la diretta espressione, in quanto tale è complementare ad esso,ma il dovere educativo si giova anche dell’humus culturale e sociale

nel quale si adempie dirigendo la forza creativa dell’uomo secondopercorsi eticamente orientati dalla filosofia esistenziale influente.Quando Benedetto Croce affermava di non poter non essere cri-stiano alludeva a questa inerranza culturale per i popoli e le civiltàoccidentali, e detta invariabilità proviene ed è alimentata anche daibeni universali. Essi sono elaborazioni del valore educativo ed inessi il gusto estetico è un tutt’uno con quello morale. [...]Occorre ricercare un regime giuridico dei beni universali che pre-scinda dai sistemi economici di contesto e che consideri il valoredel dovere educativo quale fondamento della disciplina. Si deve os-servare che detto dovere è diretta emanazione di un bisogno esi-stenziale del quale l’uomo non può essere privato qualunque ne siala presunta ragione. Quale ragione potrebbe giustificare il divieto diaccesso ad un’opera d’arte o ad una biblioteca? [...]

Il bene universale, al pari della scuola e della famiglia, è un’istitu-zione educativa presidio di civiltà, meritevole di attività gestoria aifini del godimento universale. Tuttavia, il dovere educativo non vaconfuso con il diritto all’istruzione, il secondo è mezzo del primo,il secondo è espressione di libertà condizionata dallo scopo moraledel primo, il dovere educativo implica una scelta assiologica che ac-comuna la società in un progetto di princìpi. Il bene universale con-tribuisce a delimitare i doveri dell’uomo. Il Caravaggio che fa de-capitare Oloferne da Giuditta simboleggia la liberazione del popo-lo ebraico dagli occupatori assiri, il ruolo salvifico della chiesa, laliberazione come conquista morale ad opera di una atto inevitabil-mente violento: l’iconografia denuncia un dovere dell’uomo e ren-de l’opera un bene universale. Dunque, il bene universale trova fon-damento nel valore educativo costituzionalmente affermato il cuiprofilo è eminentemente esistenziale. [...]In primo luogo risulta svalutata la questione della titolarità del rap-porto. Che sia essa privata o pubblica non potrà sottrarsi allo scopouniversale-educativo e, perciò, essere ad esso destinato. Pur rico-noscendo all’autore del bene situazioni giuridiche anche patrimo-niali (da auspicare quantitativamente contenute) deve ammettersiche il titolare funzionale del bene è l’universalità o l’umanità, è es-sa beneficiaria e destinataria dello scopo educativo e anche degli ef-fetti riflessi patrimoniali che il primo produce. Tale qualificazioneesclude ogni rilevanza agli effetti estintivo-acquisitivi dei rapportigiuridici defluiti dai beni universali: essi non sono soggetti a pre-scrizione o usucapione come non sono soggetti a possessi esclu-denti; la disciplina del godimento e della gestione per il godimentoè calibrata sull’universalità della funzione. [...]Detta funzione sociale-educativa del bene universale implica l’ac-cessibilità a tutti del bene e rende più vulnerabile la titolarità pub-blica o privata dello stesso. Lo sviamento o l’eccesso dalla funzio-ne fa cessare la titolarità pubblica o privata del bene universale. Lacomunità di utenti del bene universale può essere all’unisono co-munità di governo del bene universale. [...]

Per essere il bene universale opera dell’uomo, esso consentirà la re-munerazione del suo lavoro senza privare l’umanità del godimentodello stesso. La comunità di governo del bene universale sarà legit-timata dal principio di sussidiarietà orizzontale e ispirata all’inte-resse generaleeducativo. La categoria dell’utile che governa i rap-porti patrimoniali sarà sostituita da quella del bisogno che presiedelo sviluppo intellettuale e morale della persona umana. [...]

L’universalità del bene ne fa una questione di status personae e nondi status civitatis, in questo senso il bene universale è riferibile al-l’umanità e non al cittadino. I beni comuni sono assurti a valori pro-tetti dall’ordinamento costituzionale e sovranazionale in considera-zione della loro capacità protettivo-conservativa degli elementi dinatura a cui l’uomo attinge per preservare e migliorare la c.d. qua-lità dell’ambiente. [...]Tali beni comuni sono destinatari di una disciplina dell’oggetto cheda questo trasla al rapporto. Altro è il bene paesaggio il cui valore èriconducibile al bene universale anzicché a quello comune. Il beneuniversale non riguarda la crescita economica sebbene equilibratama lo sviluppo della personalità umana e il progresso dell’umanità,dunque, non involge rapporti patrimoniali sebbene in esso vi pos-sano essere effetti patrimoniali riflessi. Lo svolgimento della ricer-ca sul rapporto tra diritto e bellezza affronterà il tema della catego-rizzazione del bene universale e della auspicabile disciplina. Occorreràun apporto critico che sappia problematizzare le questioni propostenella presente introduzione.

A me l’onore di dare l’avvio ai nostri lavori.

sabato21 settembre 2013

V

La forza del gruppo

(Spagna), Corfù (Grecia), Sfax (Tunisia), Parigi (Francia) e Msida (Malta)

L’indagine èinteramenteincentratasullaevoluzionedella civiltàMediterraneapoiché sia labellezza cheil dirittovanno consi-deraticome“terminali”storicie spazialidi concezioniculturalidifferentie variabiliLa ricercamuova dallaelaborazionedel concettodi “benegiuridicocomune”comecategoriainclusivadellabellezza,valoreuniversale,protettoin quantotale

Guernica, Picasso

Page 6: Voce ai Giovani

«Fragrante soavemente e gaiamente odoroso, il cedro è un agru-me intrigante, oltre che atavicamente famoso, traente linfa da unarbusto possente, di provenienza orientaleggiante, la cui presenzarigogliosa, storicamente nota, tra il verde avvolgente di quella chedegli Enotri fu la patria fiorente, il suo nome pone ad un segmentocostiero rilevante, e, contemporaneamente, suggestivo ed impo-nente, nella sua bellezza sfolgorante, dell’Alto cosentino baciatodall’ondoso moto del Tirreno fremente, per un lungo lido, a volteaspramente roccioso, per larghi tratti dolcemente sabbioso, che del-la terra di Calabria, già più delle omeriche sirene ammaliante, è untesoro incommensurabilmente prezioso, della speme poetica inti-mamente amante».Lo spicchio di Calabria appena descritto in foggia aulica e articola-ta, è la Riviera dei Cedri, ovvero la stretta fascia costiera della Calabriatirrenica, in provincia di Cosenza, dove sorgono, una dopo l’altra,alcune delle località marine più belle e famose della nostra splendi-da regione. Una zona fascinosa, oltre che bella, compresa tra il con-fine calabro-lucano, a nord, anche se, per le sue caratteristiche, vi sipotrebbe includere anche il territorio di Maratea, in Basilicata, do-minato dalla colossale statua del Redentore, e la cittadina di Paola,patria di San Francesco e antico centro di coltivazione del precita-to agrume, a meridione.

Diversi sono comuni compresi in questa fascia, che, punteggiata dauna corona di medievali torri d’avvistamento, vivida traccia del si-stema difensivo, approntato all’epoca, dalle popolazioni e dai feu-datari dei territori costieri, contro le scorribande dei corsari sarace-ni, risulta illeggiadrita da ameni borghi, svettanti in alto, verso il ma-re, o internati nei meandri della montagna, e, soprattutto, da spiag-ge che definire belle appare sovente un banale eufemismo, vano ten-tativo di rendere verbalmente palese una naturale fattura avente i ca-ratteri del sogno e della fiaba. Quel sogno e quella fiaba che si scor-gono, ad esempio, a Diamante, la città dei vicoli variopinti, del ce-dro e della sua prelibata granita, del peperoncino e dei murales, unvero e proprio museo a cielo aperto, vallato dai suoi otto chilome-tri di spiaggia, in cui si distinguono, variegate combinazioni di sab-bia e di colore, diuturnamente modellate da un mare cristallino, cu-stodente splendenti fondali, dalla cui magnificenza emerge una del-le due uniche isole della Calabria: l’isola di Cirella, un isolotto dal-la forma suggestiva e dalla flora selvaggia, sita di fronte all’omoni-ma frazione di Diamante; un borgo, quello di Cirella, prosperanteall’ombra dell’antico abitato posto su un’altura che si protende ver-so il mare, di cui restano oggi i celebri ruderi, malinconica, rilevan-te e affascinante testimonianza del cannoneggiamento subito nel1806 ad opera della flotta napoleonica, nel contesto delle operazio-ni belliche che portarono i Francesi ad occupare il Regno di Napoli;uno dei tanti momenti, questo, in cui, come vedremo, la gran-de Storia ha fatto irruzione nella placida estasi dellaRiviera dei Cedri, scuotendola senza, tuttavia,snaturarla.

Un luogo unico, quello dove svettano i Ruderi di Cirella, dal quale sischiude una splendida visuale sul prossimo e remoto litorale, oltreche sull’isola antistante: il turista che si appropinqua «ai possentiruderi, rimira la calabra costiera, che a meridione di Eolo volge ala ventosa schiera, e in settentrione di Lucania, con le redente al-ture, avvinghia la scogliera, mentre il guardo all’orizzonte tosto cor-re verso sera, solcando il flutto che di Cirella tange tal Roccia sì fie-ra». La Roccia, ovvero l’Isola già menzionata, ivi sorgente con i suoi0,12 km² di superficie per un’altezza massima di circa 40 metri; mi-sure ridotte, insomma, per quella che è la più piccola delle due Isoleprospicienti la costa calabra. Piccola ma bella, è il caso di dire... enon solo bella: nelle acque antistanti sono state rinvenute anfore ri-salenti al periodo greco romano, mentre i fondali del lato est dell’i-sola sono ricchissimi di vegetazione marina (posidonia oceanica) epopolati anche da esemplari di pinna pobilis il più grande bivalvedel Mediterraneo.

Nelle rocce calcaree dell’isola, poi, l’erosione marina, ha scolpitomolte grotte ed insenature, che costituicono il corollario ad una flo-ra prettamente mediterannea, arricchita da boschetti di euforbio elimoni, i quali fanno, a loro volta, da cornice alla sommità, ove siergono i resti di una fortificazione militare, detta Torre dell’Isola diCirella, di pianta quadrata con lati lunghi circa 10 metri e mura spes-se tre o quattro metri, costruita nel 1562 per far fronte alla minacciadei corsari turchi all’abitato di Cirella, di cui la Riviera dei Cedriconservava, allora, un ricordo recente, di distruzione e di ferocia;quella distruzione e quella ferocia che, per tutte le popolazioni delMediterraneo, nel XVI secolo recavano un nome specifico: TurghudAlì, meglio noto come Dragut, la Spada vendicatrice dell’Islam, beydi Algeri signore di Tripoli e di al-Mahdiyya e qapudàn ottomano,il quale, il 2 luglio 1555 assediò la cittadina di Paola, saccheggian-

dola, incendiandola e facendo strage tra la po-polazione, arrivando a depredare anche ilConvento dei frati Minimi, fondato da SanFrancesco di Paola e a deportare giovani edonne da destinare al mercato degli schiavi.

Non costituendo tale incursione fatto isolato(nello stesso periodo, le masnade di Dragut,saccheggiarono la città di Scalea, depredan-do anche la chiesa di San Nicola in Plateis eprofanando il monumento sepolcrale del-l’ammiraglio angioino Ademaro Romano),le torri e le altre strutture di difesa costiera ap-prontate nei secoli precedenti, vennero raffor-zate ulteriormente, divenendo monumentaleornamento delle bellezze scoscese e pittore-sche in cui si sviluppa la costa e di cui è

sabato21 settembre 2013

VI

Il paradiso è qui

Prima parte La Riviera dei Cedri: fra isole, torri e corsari

Uno scrigno di tesori veriUno scrigno di tesori veridi Pierfrancesco Greco

Lungo lastretta fasciacostieradella Calabriatirrenicain provinciadi Cosenza,sorgonoalcune dellelocalitàmarine piùbelle e famosedella nostraregione

Page 7: Voce ai Giovani

straordinario compendio lo strapiombo di San Nicola Arcella, ele-vantesi ben 110 metri al di sopra di una baia racchiusa da un brac-cio roccioso, che le conferisce la forma di un porto naturale, domi-nato da una parte dall’antica Torre Saracena conosciuta come torreCrawford, dal nome dello scrittore statunitense che vi soggiornavaper trarre ispirazione, dall’altra dal’Arco Magno, uno splendido ar-co naturale sospeso tra terra e mare.

Un angolo di paradiso, rifulgente su un incantevole litorale, nel con-testo del quale il susseguirsi delle antiche fortificazioni militari pa-re, come già tratteggiato prima, un ideale, lungo e splendido diade-ma, che, all’altezza di Praia a Mare, prosegue con la Rocca di Praia,complesso fortificato risalente al secolo XIV, di costruzioneNormanna, con il Fortino, fatto costruire presso il Fumarulo di Praia,nel XVI secolo, dai signori di Aieta, e con la Torre di Fiuzzi, unadelle torri più grandi della zona, costruita sulla sommità di un fara-glione della scogliera di Fiuzzi alto 15 metri, su cui era già presen-te una torre angioina.

Un diadema, che ivi trova la sua perla, la sua gemma di roccia calca-rea, culla di miti e misteri, antichi e recenti: L’Isola di Dino, la piùgrande delle due isole di Calabria e della sua Riviera dei Cedri, l’i-sola delle grotte cristalline, delle insenature sommerse, dei frontonimaestosi, del Mirto, l’isola che fu dell’avvocato Agnelli. Tante, in-somma, le particolarità, le sfaccettature, le sfumature geomorfolo-giche, storiche e anche di costume che rendono unica quest’isola,una delle antiche Itacesi, emergente sul litorale meridionale nel Golfodi Policastro, nei pressi di Praia a Mare (Cs), a brevissima distanzadalla costa, di fronte a Capo Arena, nelle cui vicinanze si erge la giàcitata Torre di Fiuzzi e dove, recentemente è sorto il monumentaleBorgo di Fiuzzi, una struttura che sembra aver avviato un processodi riqualificazione turistica in una zona incantevole ma nei lustripassati, forse, trascurata; una trascuratezza, che come vedremo hacontrassegnato la storia recente dell’isola.L’isola, priva di arenile, ha una superficie di circa 50 ettari ed è co-stituita da calcari dolomitici. La sua forma è assimilabile ad un el-lissoide con l’asse maggiore lungo circa 1 km, disposto in direzio-ne est-ovest; l’asse minore misura circa 500 metri. La parte centra-le dell’isola è occupata da un pianoro d’altezza variabile tra i 75 e i100 metri. Il dorso scende poi lentamente verso ponente fino ad unaquota di metri 73 sul Frontone, su cui sorge una cinquecentesca tor-re di avvistamento. I versanti esposti a nord ed a sud si presentanocon diversa morfologia. Il versante a nord è costituito per quasi tut-ta la sua lunghezza da una falesia verticale, che scende a picco nelmare con un’altezza di circa 70 metri, fino ad interrompersi a pochimetri dal mare con una scogliera molto aspra. Il versante a sud pre-senta un profilo meno aspro: degrada dolcemente verso il mare, ter-minando con un’ampia scogliera; è quasi completamente ricopertadi macchia mediterranea e nella parte meridionale c’è anche una

bella lecceta, che probabilmente in origine ricopriva l’isola, colle-gata, un tempo, alla terraferma da un istmo, che i fenomeni di ero-sione, cui tutta la zona è soggetta, hanno fatto scomparire.

Varie sono le interpretazioni sul nome. L’isola è stata chiamata “Dinoo Dina” forse perché anticamente vi sorgeva un tempio (aedina)consacrato dai naviganti a Venere, dea dell’amore, o ai due Dioscuri,Castore e Polluce, il cui culto era tra i più diffusi tra le città dellaMagna Grecia, o più probabilmente a Leucotea, protettrice dei na-viganti, venerata nella vicina città campana di Velia. La dea, secon-do le credenze, avrebbe avuto il compito di rendere propizie le tra-versate lungo la costa che, per lo splendore del sole e per il lucci-chio quasi immobile del mare, più che per la mitica presenza delleSirene, fiaccava le forze e assopiva le menti dei marinai nell’ora me-ridiana, con la caduta del vento e con l’incombente calura. Altri lavolevano dedicata a Dionea, madre di Venere.Il nome Dino potrebbe però derivare dalla parola greca “Dine” chesignifica vortice, gorgo d’acqua, turbine, bufera. Il piccolo golfo,compreso tra l’isola e la Punta di Scalea, era, del resto, temuto da-gli uomini di mare a causa delle frequenti e violente mareggiate chene rendevano difficoltosa la navigazione.

continua...

sabato21 settembre 2013

VII

Il paradiso è qui

Nella foto grande, l’incantevole spiaggia dell’Arco Magno a San Nicola Arcella(copyright Alfonso Morabito)Qui sotto, l’Isola di Cirella vista dai RuderiIn basso, l’Isola di Dino e la Torre di Fiuzzi, Praia a Mare

Una zonafascinosaoltre che bellacompresa trala cittadinadi Paolaa sude il confinecalabro--lucanoa nordin prossimitàdella qualesorgonole unichedue isolecalabresi,quelladi Cirellae quelladi Dino

Page 8: Voce ai Giovani

Abbiamo incontrato una realtà associativa, nata per caso e in seguitoperò a un avvenimento, che ha toccato da vicino la presidente del-la stessa Alt (Associazione lotta tumori) che è Anna Maria Rende,in seguito alla morte dei genitori, ambedue di questa terribile ma-lattia e nel giro di pochissimi mesi. Nel 2010 decide di diventare vo-lontaria di un’associazione con la stessa finalità di quella che oggilei dirige, per il trasporto, in strutture di cura, il facentie richiesta.Tuttavia, la distanza non permetteva dei rapporti chiari e continui ecosì, invece, di rinunciare al volontariato, che nel frattempo era di-ventato momento di arricchimento, la Rende decide di mettersi ingioco personalmente e di continuare a offrire questo servizio a chiin cuor suo era diventato importante, cioè tutti gli ammalati onco-logici. Sono tante le storie che hanno fatto comprendere ad AnnaMaria quando è importante anche il solo far capire alla gente che èin fase terminale di malattia che, comunque, c’è qualcuno che ha lavolontà di aiutarli e di stargli accanto.

«Il caso particolare che ricordo, ci dice la Rende, è quello di un uo-mo ricoverato in una struttura di Cassano allo Ionio, Cosenza, e susegnalazione della struttura ospedaliera del Mariano Santo di Cosenzace ne siamo preso carico. Di là della fatica di trovarsi in orario perle terapia, che avveniva la mattina prestissimo, la vicenda mi lasciauna particolare tristezza ma nello stesso tempo anche di gioia nelmomento che purtroppo trapassò. Commerciante di pesci, siamo,dopo una lunga trafila burocratica, riusciti a trovargli un alloggiopresso la “Casa San Francesco” di Cosenza. Ad assistere al suo fu-nerale siamo stati solo noi volontari non c’erano familiari e avreb-be avuto anche solo la benedizione della salma se anche noi non fos-simo stati presenti. Una storia non solo fatta di malattia, ma anchedi tanta solitudine. Era Polacco di nazionalità e ciò rendeva la suavita solitaria, aveva attorno ai cinquantasette anni quando finì la suaesistenza terrena».

Alt accompagna gli ammalati per le cure di radio e chemioterapia perla durata dai quindici ai trenta giorni di terapia richiesta dalle variestrutture oncologiche della città bruzia e ad oggi ha fatto campagnadi sensibilizzazione attraverso le parrocchie della diocesi e nono-stante continui questo canale in cui si raccolgono fondi per garanti-re il servizio, che è supportato negli extra da risorse personali, siaprono nuovi ambienti all’opera di sensibilizzazione, come le scuo-

le in cui si mostrano i danni di una cattiva alimentazione e nellescuole secondarie quelli del fumo attivo e passivo. Una serie d’infor-mazioni e di solidarietà in cui naturalmente si cerca anche un so-stegno per la sopravvivenza della struttura.Nel caso del fumo passivo Anna Maria Rende ci riporta le vicendedi tante persone che asserivano di non aver mai fumato e tuttavia ri-scontravano il tumore del polmone. Attraverso l’indagine dell’am-malato e fermo restando che il fumo di sigaretta rimane una dellecause maggiori del tumore del polmone, si è scoperto che questepersone negli anni avevano fatto tanto fumo passivo sia in casa chein altri ambienti chiusi.Altro argomento affrontato nelle scuole è quello dei danni del cel-lulare, le onde elettromagnetiche, danneggiano alcuni centri del cer-vello. La campagna portata avanti da Alt è quella dell’uso dell’au-ricolare sia per chiamate in entrata sia in uscita, ma non usando quel-lo senza fili. Le onde del cellulare sono paragonate alla cottura inforno. Per chi dovesse esserne sprovvisto altri accorgimenti, sonoevitare le lunghe telefonate, alternare l’orecchio durante la conver-sazione, telefonare a campo pieno, altrimenti il cellulare aumenta lasua potenza facendo diventare l’orecchio un’antenna, non dormirecon il cellulare accanto al letto anche nella ricarica o addirittura sot-to al cuscino.

C’è novità per la vostra associazione?«L’anno scorso in questo periodo abbiamo partecipato ad un con-corso nazionale, con tante associazioni di tutta Italia. Il progetto sov-venziona un’automobile a favore degli ammalati. I dati che noi ab-biamo fornito sono risultati importanti tanto da posizionarci al quar-to posto in graduatoria nazionale. Lo scorso aprile abbiamo ricevu-to la bella notizia, la prima a classificarsi del Sud d’Italia. Presto ter-remo una conferenza stampa il 12 novembre al Salone degli Stemmidella Provincia di Cosenza».

I risultati forniti dall’associazione sono stati così importanti da ri-cevere i complimenti della presidente del concorso nazionale in-detto da una società americana. Altro obiettivo è aprire uno spor-tello di riferimento per le associazioni del territorio.

LdC.

sabato21 settembre 2013

VIII

Tenere per mano il malato

Anna Maria Renderaccoglie fondi

in piazza 11 Settembre

Altsul podioAltsul podioQuarto posto in graduatoria al Concorso nazionale per associazioni di accompagnamento

per l'Associazione lotta tumori di Cosenza

Abbiamoincontratouna realtàassociativanatain seguitoa unavvenimentoche hatoccatoda vicinola presidenteAnna MariaRende...

Page 9: Voce ai Giovani

Concluso all’Unical il corso della Scuola Focus per attività di tiro-cinio nell’Asp di Cosenza. Dibattuto il tema della formazione pergli operatori da destinare alla gestione degli uffici stampa negli en-ti pubblici a norma della legge 150/2000 che tarda ad essere rico-nosciuta ed applicata.Si è concluso all’Università della Calabria il corso base di 40 ore,organizzato dalla Scuola “Focus” in collaborazione con il Centrosanitario dell’Ateneo di Arcavacata, avendo come tema di studio lepolitiche territoriali e gli aspetti gestionali sul Servizio sanitario re-gionale.Il corso, seguito da circa 150 allievi tra laureati e diplomati, ha ba-sato gli spazi di formazione su lezioni svolte da 23 docenti univer-sitari e funzionari - dirigenti dell’Azienda sanitaria provinciale diCosenza, avendo come argomenti base la conoscenza dei metodiorganizzativi e gestionali degli apparati tecnici, amministrativi e sa-nitari, come le disposizioni di legge in materia di buona sanità.Tra gli allievi laureati del corso di formazione ne verranno selezio-nati 18 per essere avviati in attività di tirocinio, in base alla leggeFornero, presso l’Azienda sanitaria di Cosenza per un periodo di seimesi rinnovabili per altri sei, dove verranno utilizzati ed inseriti neiservizi amministrativi, tecnici e sanitari. Durante l’ultima giornata del corso, patrocinato dalla RegioneCalabria, su richiesta ed interesse dell’Azienda sanitaria di Cosenza,è stata promossa una tavola rotonda, introdotta e moderata dal gior-nalista, Franco Bartucci, sul tema: “Attività di formazione con tiro-cinio (legge Fornero) per la valorizzazione dell’informazione e co-municazione istituzionale nella pubblica amministrazione (legge150/2000): il caso specifico dell’Asp di Cosenza”.Un tema che ha consentito di parlare delle esperienze di tirocinionel mondo del lavoro e particolarmente in quello dell’ informazio-ne e comunicazione, mettendo in primo piano il ruolo e la funzio-ne dell’ufficio stampa negli enti pubblici, guardando nell’ambito sa-nitario, per un servizio di mediazione con gli operatori dei media,in modo da garantire il diritto d’informazione al cittadino e di con-seguenza assicurare i vari aspetti di trasparenza dello stesso appa-rato pubblico, come di buona e corretta amministrazione dei variservizi.L’analisi ed il percorso di conoscenza dei vari aspetti della comuni-cazione e informazione istituzionale, sulla base delle proprie espe-rienze, sono stati trattati, con la moderazione di Franco Bartucci, daigiornalisti: Vittorio Scarpelli (Gazzetta del Sud), Maria Francesca

Fortunato (Il Quotidiano), Rosalba Paldino (Ten), Dante Prato(L’oradellaCalabria), Fiorenza Gonzales (Ottoetrenta), ValeriaEsposito Vivino (Uninews24).Come fattore di sintesi è emerso che la funzione degli uffici stam-pa negli enti pubblici è di straordinaria importanza per garantire ilrapporto tra l’Istituzione pubblica e la società con la mediazione de-gli strumenti del mondo dell’informazione. Condizione indispen-sabile diventa, quindi, la piena applicazione della legge 150/2000in materia di informazione e comunicazione istituzionale e bene hafatto, in questo caso, l’Asp di Cosenza, a far inserire nell’ambito delcorso di formazione in questione uno spazio di conoscenza sui va-ri aspetti professionali del comunicatore istituzionale, quale garan-te di trasparenza e anti corruzione.

sabato21 settembre 2013

IX

Concluso all'Unical il corso della Scuola Focus per attività di tirocinio nell'Asp di Cosenza

Obiettivo trasparenza

L’anima di chi mediaL’anima di chi mediaDibattutoil tema dellaformazioneper glioperatorida destinarealla gestionedegli ufficistampa neglienti pubblicia normadella legge150/2000che tardaad esserericonosciutae applicata

Page 10: Voce ai Giovani

È stato il leader della Punk-band probabilmente più influente dellascena italiana. Il vate di chi negli anni 80 guardava a Est del murodi Berlino come all’unica alternativa al capitalismo, e alla leader-ship statunitense nel mondo. Dai Cccp (acronimo italianizzato diUnione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) a Benedetto XVI,da Berlinguer alla Lega Nord, fino alla recente apparizione, con tan-to di foto, accanto a Giorgia Meloni, al meeting di Fratelli d’Italia,dove ha discusso sul tema della famiglia e della modernità: questaè la lunga storia di Giovanni Lindo Ferretti, senza dubbio il più spiaz-zante e discusso degli artisti italiani ancora in vita. È tornato a esi-birsi a Cosenza, mercoledì sera, in uno scenario d’eccezione: il duo-mo di Cosenza, con il recital Bella Gente d’Appennino, tratto dalsuo omonimo libro. Uno spettacolo impossibile da descrivere, se non partendo dal bre-ve racconto della sua vita. Una vicenda umana, la sua, che, ancor di più della parabola artisti-ca, ha diviso in modo netto i fan di quelli che furono i Cccp e i Csi,e che ha innalzato, tra Ferretti e molti dei suoi vecchi discepoli, unmuro immaginario, netto almeno quanto quello che, a Berlino, netenne a battesimo la carriera e che, cadendo, segnò la fine della pri-ma parte del suo cammino.

“Produci, consuma, crepa”È il 1981: Giovanni Lindo Ferretti ha quasi trent’anni, ha fatto partedi Lotta Continua ed è stato operatore psichiatrico. Ha la passioneper la letteratura e per la musica; da piccolo, forse spinto anche fa-miglia, fortemente cattolica, ha cantato nel coro della sua parroc-chia. In lui convivono l’anima del poeta e quella dell’attivista di si-nistra: percorsi che si intrecciano indissolubilmente quando incon-tra a Berlino Massimo Zamboni. Il comune sentire politico, la si-mile concezione di Musica, la magia della città che fa da spartiac-que del mondo, danno vita, l’anno successivo, ai Cccp-Fedeli allaLinea, che gli stessi membri della band etichetteranno, non senzal’ironia che li contraddistinguerà, come band punk filo-sovietico emelodico-italiano. In breve, la fama del gruppo cresce a dismisuranegli ambienti punk e social-comunisti del nord italia e, a stretto gi-ro, della stessa Germania.Nel 1985 esce il primo album, Affinità e divergenze fra il compa-gno Togliatti e noi - Del conseguimento della maggiore età, che con-sacrerà i Cccp a band leader del panorama musicale alternativo ita-liano e che avrà echi tali da suscitare l’ammirazione e l’affetto di or-de di giovani in tutta Europa. Il successo del disco fa sì che, due an-ni dopo, Socialismo e Barbarie venga prodotto dalla Virgin Dischi:il passaggio alla major produce una prima, anche se lieve, fratturacon alcuni tra i primissimi seguaci. In cambio però, la firma con laVirgin da una maggiore visibilità alla band emiliana che, seppur ra-raramente, appare anche in televisione. Èdel 1989 Canzoni preghieredanze del II millennio - Sezione Europa.Nello stesso anno la band suonerà a Mosca e a Leningrado; nel cor-so di un concerto nella capitale, apice e sigillo di una storia dalla fi-ne imminente, ufficiali e militari dell’Armata Rossa si alzano in pie-di nel corso di A Ja Ljublju SSSR, che richiama le note dell’inno so-vietico. Al tramonto dello stato socialista, alla frammentazionedell’URSS, ormai non potrà che seguire anche quella dei Cccp.Dalle ceneri della formazione ultima della band nasceranno, nel1992, i Csi (Consorzio Suonatori Indipendenti), che si imporrannonel panorama rock italiano fino allo scioglimento nel 2000. Agli al-bori del terzo millennio, a Ferretti viene diagnosticato un cancro al-la pleura, che sconfiggerà nel 2002. Fonda, immediatamente dopo,i Pgr (Per Grazia Ricevuta), che nei testi risentono fortemente di unasorta di distacco dall’urbanesimo e dalla modernità. Rompe defini-tivamente con la vecchia guardia che lo aveva idolatrato quando as-serisce di aver votato per la Lega Nord nel 2006, considerandolal’unica forza decisamente ostile alle grandi lobby della finanza, e diessere rimasto affascinato dall’allora Cardinale Ratzinger, divenu-to il suo “maestro”. Nello stesso anno, il libro Reduce farà luce sulproprio percorso spirituale.

Bella Gente d’Appennino Giovanni Lindo Ferretti, accompagnato dal violinista Ezio Bonicelli(già Ustmamò), apre l’esibizione cosentina recitando l’incipit del li-bro. Parole che subito richiamano la storia della sua vita, quella delpunk e del comunismo, e quella del ritorno a casa e di una pace in-teriore faticosamente trovata: «Non ho speso bene i miei giorni, -racconta - molti li hosciupati, di molti so-no stato spettatore.Troppi li ho macera-ti... in una sequela ditensioni senza soddi-sfazione; in guerracon tutto e con mestesso. Me ne sonoliberato, - continua -a volte con fatica,sempre con sollie-vo». L’artista, paroladopo parola, porta ilpubblico nel suo an-tico mondo fatto dimonti e di lavoro, disudore. Il rapimentodiventa emozionequando la recita la-scia il posto al canto, all’emozione di ascoltare in una nuova chia-ve Del Mondo, ripresa dal repertorio dei Csi, e Madre, tra le ultimegemme dei Cccp. Il violino di Bonicelli, rafforzato solo da qualche

sabato21 settembre 2013

X

Il ritorno del reduceIl ritorno del reduceGiovanni Lindo Ferretti canta le regioni più profonde dello spirito

di Francesco Fotia

È statoil leader dellaPunk-bandforse piùinfluentedella scenaitalianaIl vate di chinegli Anni ‘80guardava aEst del murodi Berlinocomeall’unicaalternativa alcapitalismo

Versi profetici

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Page 11: Voce ai Giovani

sfumatura effettistica, è l’ideale compagno di un viaggio che inco-mincia dalle esperienze dell’uomo Ferretti, che si intinge nel fasci-noso scorrere del verbo e del canto, e che si propaga nella sacralitàdel duomo cittadino, nel quale trova compimento perfetto. È un viag-gio lungo un’ora e mezza circa, ma nel corso del quale il tempo èsospeso: Ferretti recita, a volte quasi parla e canta, anche a cappel-la, anche senza microfono, porta lontano. Racconta del progressoinvasivo, della fine delle tradizioni e della necessità di farvi ritornoper evitare l’appiattimento del “tempo moderno”, che “corre e li-vella”. Il pubblico, all’interno della chiesa, resta in silenzio per tut-ta la durata del recital, sebbene abbia riempito oltre metà dei postidisponibili. Più che ad uno spettacolo, si ha l’impressione di trovarsinel pieno di un rito: espiante e purificatorio. Poi, quando tutto è fi-nito e l’edificio sacro si svuota, l’incontro prosegue in piazza duo-mo: decine di fan assediano Ferretti. C’è chi si commuove, chi sicongratula e chi lo ringrazia. Lui ha una parola per tutti, un sorrisoper tutti, e non nega a nessuno la propria foto ricordo.

Risuona la parola, detona,rimbomba in me cassa armonica(da Cronaca Montana).

Dotato di una voce affascinante, dal timbro quasi mistico, GiovanniLindo Ferretti ha saputo scrivere e cantare alcuni dei versi più si-gnificativi e più intensi della storia della musica italiana. Dal cele-bre anthem “non studio, non lavoro, non guardo la tv...” dell’innopunk Io sto bene, passando per il monito politico “i soviet più l’e-

lettricità non fanno il comunismo”, contenuto in Manifesto, fino adarrivare alla preghiera laica di Annarella e a quella sacra di Madre,passando per la distorta narrazione/dichiarazione d’amore per la suaterra, la «regione più di sinistra del mondo occidentale», quella EmiliaParanoica che dà il titolo a uno dei maggiori successi dei Cccp. Hainterpretato le sue liriche in perenne disequilibrio: profeta visiona-rio, quando è stata l’allegoria a ispirarlo, infinitamente malinconi-co, quando lo sguardo sul mondo e sull’uomo si è fatto più lucido.Mai banale. Sempre, piuttosto, fuori dagli schemi: un eterno ribel-le, che cantava il comunismo quando il mondo guardava alla destradi Berlino, e che oggi è tornato a casa, rifiutando l’orrore del pro-gresso che fa scempio dell’uomo e della tradizione. Ferretti, ha ta-gliato la cresta, ha conservato da tempo falci e martelli, in qualchemodo ha lasciato questo nostro mondo quando ne ha sentito l’inti-mo bisogno. Pur sapendo che i più non avrebbero capito. Ha prefe-rito essere semplicemente Giovanni, piuttosto che quello che gli al-tri avrebbero voluto che fosse. Coerente solo con se stesso, forsel’ultimo vero punk oggi, quando il solo apparente rifiuto della re-gola è diventato il verbo vuoto messo in bocca ai figli della fine diogni protesta. Quasi tutti armati di I-Phone. Quasi tutti disinnesca-ti dall’appartenenza alle proprie radici e dalle utopie di un mondonuovo e migliore. D’altronde, anche questo finale di partita era giàstato cantato dal reduce, quando, profetico, forse consapevole del-l’impossibilità di una certa rivoluzione punkrock, così gridava:«Grande è l’impossibile... osare la confusione, il cielo sopra e sot-to... ci si può solo perdere».

sabato21 settembre 2013

XI

Versi profetici

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1 - Un momento dello spettacolo 2 - Ferretti in concerto negli Anni ‘80

3 - Ai tempi dei Cccp4 - Ferretti oggi

È tornatoa esibirsia Cosenzamercoledìsera, in unoscenariod’eccezione,il duomo,con il recital“Bella gented’Appennino”tratto dal suoomonimolibro

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Page 12: Voce ai Giovani

Con il concerto svolto presso il centro di Rizziconi (Rc) si è con-clusa la tournée estiva dell’Orchestra Sinfonica Giovanile dellaCalabria, complesso nato all’interno dell’Associazione MusicaInsieme di Gioia Tauro presieduta dalla prof.ssa Caterina Genovesee che si sta ritagliando un posto di prestigio nel panorama musica-le del settore.

Nata come OrchestraSinfonica Giovanile del-la Piana nel 2010, qual-che mese addietro, suvolontà del direttivo(Caterina Genovese,Presidente; ProtaStefania, VicePresidente; RaffaeleCrea, Tesoriere; MariaRaco Consigliere eFulvio Pinto Segretario)e considerata la eteroge-nea provenienza geogra-fica dei suoi componen-ti ha modificato la pro-pria denominazione inOrchestra SinfonicaGiovanile della Calabria.

Diversi i centri che han-no accolto i giovani mu-sicisti: Parghelia (Vv),Cittanova (Rc),Gimigliano (CZ), GioiaTauro (Rc), S. CristinaD’Aspromonte, Lorica(Cs) ed appuntoRizziconi (Rc).

Ovunque i ragazzi han-no suscitato consensi ed

ammirazione; un percorso che ha soddisfatto anche i promotori delprogetto: «Siamo molto soddisfatti - ha commentato la prof.ssaCaterina Genovese - dell’itinerario realizzato. Ci auguriamo di po-

ter continuare con lo stesso spirito di abnegazione in modo da con-sentire al complesso di raggiungere risultati sempre più importanti.Tutto ciò è stato possibile grazie all’impegno dei ragazzi, dei geni-tori, dei docenti e di tutti coloro che collaborano all’allestimento deivari eventi. Un ringraziamento particolare intendo rivolgerloall’Amministrazione Comunale di Gioia Tauro guidata dal Sindacoavvocato Renato Bellofiore, per la costante attenzione con la qualesegue la nostra attività».

Durante i concerti numerosi sono stati i brani proposti dal complesso,musiche di Beethoven, Mozart, Bach, Bizet, Franck, Marcello,Gershwin, Piazzolla, nonché classici napoletani e colonne sonore.

Tutti gli eventi sono stati diretti dal maestro Ferruccio Messinese,musicista lametino da più di un anno oramai alla giuda del com-plesso e che, per i vari concerti, ha anche curato le elaborazioni dinumerosi dei brani proposto dall’ensemble.

Ha impreziosito alcuni degli eventi la presenza del tenore maestroFrancesco Carmine Fera, del Coro “Gaudium et Spes” guidato dalmaestro Eleonora Genovesi e dal maestro Bartolomeo Piromalli eddel Coro Polifonico Symphonia-Istituto Musicale “S. Guzzi” diLamezia Terme, complesso corale la cui preparazione è curata dalmaestro Ferruccio Messinese.

I giovani, di età media di anni 16, all’interno del gruppo, nella fasedi preparazione si avvalgono dell’opera didattica di numerosi re-sponsabili di sezione. Settore fiati: Maria Raco (Flauti), GiuseppeMimmo Rotella (Oboi), Vincenzo Virgillo (Clarinetti), AntonioBaccaglini (Corni). Settore archi: Caterina Genovese (Violini eViole), Stefania Prota (Violoncelli).

Inoltre, collaborano con l’orchestra in qualità di strumentisti i mae-stri Andrea Lombardo (tromba), Emmanuele Saccà (fagotto), AntonioMungo (fagotto), Angelo Avati (clarinetto), Domenico Bruno (trom-bone), Salvatore Schipilliti (contrabbasso).

Nei prossimi giorni l’orchestra riprenderà la preparazione i vista de-gli impegni invernali, una serie di eventi che dovrebbero ancora unavolta portarla ad esibirsi in tutto il comprensorio ed anche oltre.

sabato21 settembre 2013

XII

Musica insiemeMusica insieme

Strumenti a riposo

Si è conclusa la tournée estiva della "Orchestra sinfonica giovanile della Calabria"

Si è svoltopressoil centrodi Rizziconi il concertodel complessonatoall’internodellaassociazione“Musicainsieme”di GioiaTauro e che si staritagliandoun postodi prestigionel panoramamusicaledel settore

Page 13: Voce ai Giovani

È andato in scena a Diamante l’evento “Red Hot Dress Peppers”:la performance di moda dedicata al frutto piccante celebrato in que-sti giorni nella cittadina del tirreno. Red Hot Dress Peppers, novitàdi successo del “Peperoncino festival”, è stata ideata da Sante Orrico(direttore artistico e ideatore di ModaMovie, il Festival dei talenti della moda,del cinema e delle arti) e ha visto la par-tecipazione attiva di diversi giovani arti-sti, a partire da Davide Gallicchio eVincenzo Cuccaro, i due pittori (allievidell’Accademia del Brera di Milano) chehanno dipinto a mano i tessuti che hannodato poi vita alle dieci creazioni ispirateal peperoncino.

Gli abiti originali sono stati confezionatidagli allievi del 4° e del 5° anno del set-tore Moda dell’Istituto professionale“Leonardo Da Vinci” di Cosenza coordi-nati dai docenti Visalli Carmela e LezziAlessandra. Gli studenti hanno realizza-to una singolare collezione di abiti arti-stici grazie ai tessuti offerti dall’industriatessile Serikos di Como, partner di ModaMovie.La serata, presentata dalla giornalistaMariella Perrone, è stata un vero succes-so; dopo la tanta pioggia che ha interes-sato la zona, ha portato una ventata di ca-lore seducente, grazie alle forme armo-niose, ai toni caldi e brillanti delle crea-zioni. La performance ha avuto inizio conil defilé dalla stilista cosentina, VincenzaSalvino, che ha confezionato due abitisempre con tessuti dipinti a mano dai duegiovani pittori. I tessuti in questione sonostati dipinti dal vivo in occasione del lamanifestazione “Incursioni d’arte nel parco” (evento nel program-ma di Moda Movie 2013 “Nature’s Glamour”) tenutasi il 9 Giugnonel meraviglioso scenario del Parco Nazionale della Sila, presso ilcentro visite Cupone di Camigliatello.Le due creazioni della Salvino sono state indossate da Ilaria Valente

(Miss Peperoncino) e Martina Grosso (Miss Riviera Dei Cedri). Gliaccessori indossati dalle modelle sono stati realizzati dalle ricama-trici Giuliana e Antonella Sarubbo, mentre la scenografia è stata pro-gettata dall’architetto Simona Ricca con i tessuti Serikos e dipinti

dagli stessi artisti. Insomma, un progetto innovativo, che ha coin-volto tante realtà, non solo calabresi, che ha messo in campo speri-mentazione e contaminazione, così come nel Dna di Moda Movie,che da tanti anni promuove i giovani tanti delle arti, la creatività ela cooperazione tra diversi soggetti.

La serata,presentatadallagiornalistaMariellaPerrone,ha portatouna ventatadi caloreseducentegraziealle formearmoniose,ai toni caldie brillantidellecreazioni

sabato21 settembre 2013

XIII

Diamantesi veste piccanteDiamantesi veste piccante

La moda dedicata al peperoncino da un'idea di Sante Orrico

Red hot dress peppers

Da sinistra,dopo la meodella:la presentatriceMariella Perrone;Graziella Cammalleripreside istituto “Da Vinci”;Sante Orrico;Antonella Biondidirettore Accademiadel Peperoncino;l’attore GianniPellegrinoche impersonasua maestà il Peperoncino

Nella foto in bassocon Mariella Perrone,Sante Orrico e AntonellaBiondi, l’assessorealla Cultura del ComuneDiamante, Maiolino

Page 14: Voce ai Giovani

Si è svolta lo scorso sabato la sfilata organizzata dalla boutiqueMax&Co. di Corso Mazzini, in collaborazione con la Carli FashionAgency, per festeggiare all’insegna dell’alta moda i venti anni di at-tività sul territorio. Alessandro Giordano, titolare dell’atelier in pie-no centro cosentino, ha sfruttato l’occasione per presentare la col-lezione autunno-inverno 2013/2014. Così, a pochi passi dal Mab, ilmuseo all’aperto, dodici splendide modelle hanno sfilato per un’o-ra e mezza circa, realizzando tredici uscite e vestendo così più dicentocinquanta capi, già pronti a essere indossati dall’esigente e de-licato target della linea Max&Co. Eccellente la nuova collezioneche, seguendo il flusso dei tempi, ha saputo “rispolverare” dai guar-daroba anni 50 i capi migliori, puntualmente restaurati e aggiorna-ti a questo autunno-inverno denso di novità.

«Il leitmotiv, la musa che ha ispirato la collezione, - ha dichiaratoAlessandro Giordano - è la grande attenzione ai valori tradizionalidella moda. Quelli intramontabili, dall’eleganza così sottile da resi-stere al passare degli anni. Contemporaneamente - ha proseguito -un marchio importante come Max&Co. non poteva non guardareal segno dei tempi, alle nuove esigenze di un pubblico dal gustosempre più complesso, ormai positivamente influenzato dalle ideeprovenienti da tutto il mondo. Gli amanti della moda - ha osserva-to - con l’arrivo del web hanno la possibilità di navigare nelle col-lezioni dei grandi marchi, di tenersi sempre ag-giornati, costruendo così un proprio gusto e unosguardo critico molto ben sviluppato. Questo va-le soprattutto per brand Max&Co., pensati so-pratutto per il target più giovane e giovanile».

La sfilata, favorita da condizioni meteorologicheideali, ha confermato il grande appeal del brand,in grado di richiamare una buona presenza dipubblico. Non sono rimaste deluse le amanti delmarchio e dello stile Max&Co., che hanno potu-to apprezzare capi originali, dall’elegante mix dicolore a tinta autunnale, dal grigio al ruggine, pas-sando per l’immancabile bianco e nero. Giallo earancio la fanno da protagonisti in capi dove adominare è la fantasia, sempre però in perfettaarmonia con un certo equilibrio nello stile.

Cappotti, giacche, ma anche camicie,gonne e tanto altro, abbelliti ancora dipiù dalla bellezza e dalla professio-

nalità delle modelle di CarliFashion Agency, prontamen-

te immortalate dall’abi-le fotografo Remigio.Nel corso della sfilatasi sono alternati capieleganti e sportivi,ma anche destinatial quotidiano; alcu-ni sono pensati ap-positamente per ilposto di lavoro: apparentemente ca-sual, ma dall’eleganza sottile, fine-mente curata, pronta a fare tenden-za nella stagione fredda ormai al-le porte.Alessandro Giordano proprio qui,in quella che è l’attuale sede diMax&Co., nel 1993 tenne a bat-tesimo la sua attività. Un passodeciso il suo, ma favorito da

una “militanza” nel mondo dellamoda e del commercio che affon-da le radici anni prima. Alessandro

sabato21 settembre 2013

XIV

Collezioni al passo coi tempi

Sfilata a Cosenza con la nuova linea autunno-inverno di Alessandro Giordano che festeggia 20 anni di moda

di Federica Montanelli

Anniversario di tendenzaAnniversario di tendenza

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Page 15: Voce ai Giovani

è infatti un commerciante di III generazione. Suo padre, infatti, eprima di lui suo nonno, era già proprietario di un atelier in città; at-tività nella quale Giordano incominciò a lavorare quando ancora se-deva tra i banchi di scuola. L’esperienza familiare, la passione peril proprio lavoro e il buon nome del brand hanno fatto dell’atelier diCorso Mazzini uno degli scrigni più preziosi fra quelli dell’alta mo-da presenti in città. Max Mara è, d’altronde, una delle più soliderealtà rimaste a diffondere nel mondo il made in Italy. Con sede aReggio Emilia, la casa di moda nacque per volontà di AchilleMaramotti, un’amante della moda e dell’arte, che accolse nella suascuderia di stilisti, tra gli altri, anche Domenico Dolce e StefanoGabbana. L’atelier guidato da Alessandro Giordano è stato tra i pri-mi in Italia a utilizzare il brand Max&Co.

sabato21 settembre 2013

XV

Collezioni al passo coi tempi

1 - applausi al terminedella sfilata

2 - lo staff di Max&Co:in alto a sinistraAlessandroGiordano

3 - un momentodella sfilata

4 - un angolodella boutique

5 - uno dei modellipiù richiestidi questa collezione

Nel box:Linda Suriano

e Carmelo Ambrogioe una delle modelledella Carli Fashion

Il focus sull’agenzia

La Carli Fashion agency è la creatura nata dalla coppia formatada Carmelo Ambrogio e Linda Suriano. Organizzatori provetti,esperti del mondo della moda, settore all’interno del quale hannolavorato, e ancora lavorano, come modelli. Un’esperienza diret-ta, personale, lunga almeno quindici anni, che ha permesso ai duedi creare una macchina organizzativa seria ed efficiente, che nonlascia nulla al caso. «La nostra - racconta Carmelo Ambrogio - èun’agenzia relativamente giovane; è nata appena quattro anni fa,ma da subito ha avuto le idee chiare su come avrebbe voluto ope-rare. Io e Linda siamo molto attenti alla crescita professionale del-le nostre modelle e dei nostri modelli, i quali lavorano con noi so-lo con contratti in esclusiva. Li prepariamo - prosegue - con cor-si di portamento e di mimo, li inviamo a fare esperienza a Milano,crediamo in loro».La Carli Fashion agency ha sino ad ora organizzato e curato nu-merose manifestazioni sul territorio calabrese; molte altre sonopreviste nel prossimo futuro, già a partire da domani, con l’ap-puntamento presso Scintille di Rende. Tra fine novembre e i pri-mi di dicembre, Ambrogio e Suriano seguiranno la Fiera deglisposi, e da ottobre a gennaio saranno impegnati in diversi eventifieristici nel Reggino. «La chiave di successo di questo mestiere- spiega il papà dell’agenzia - che per noi è principalmente pas-sione, è l’oculata pianificazione dell’evento, anche e soprattuttodei dettagli, quali possono essere le scenografie, le coreografie,le luci e le musiche, il posizionamento della passerella. Tutto èpensato ad hoc». Lo staff della Carli Fashion, già nutrito, nei pros-simi mesi aprirà le porte a una serie di casting, che si terrannopresso la sede dell’agenzia, all’università della Calabria e aRossano, nel mese di ottobre. Una buona occasione, garantita dal-la serietà di Carmelo Ambrogio e Linda Suriano, per chi ha inte-resse a entrare nel mondo dello spettacolo. Chi volesse incomin-ciare a conoscerli può già visitare il sito www.carlifashiona-gency.com o l’omonimo contatto facebook.

La cura del particolarecome trucco del mestiere

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Page 16: Voce ai Giovani

Ha sempre saputo che allontanarsi dalla terra natìa avrebbe com-portato un successo assai importante e meglio remunerato, perchéera un grande oratore e sarebbe stato sicuramente meglio poter par-lare e farsi apprezzare da centinaia di operai e impiegati, invece chespendere la sua disponibilità in un ambiente dove avrebbe dovutoaccontentarsi di rivolgersi a poche unità peraltro assai meno pro-pense a grandi lotte di emancipazione e di trasformazione sociale.Per chiarezza si trattava di decidere, una volta concluso brillante-mente il corso annuale di formazione sindacale a San Domenico diFiesole - Firenze -, se andare in una grande provincia del Nord Italiao tornare da dove era partito che era una terra del profondo Sud,quindi destinata ad anni ed anni di ulteriore sottosviluppo, doveavrebbe sprecato molto più tempo ed avrebbe dovuto sacrificare ul-teriormente le sue potenzialità di forbito oratore e organizzatore dilotte sociali che gli avrebbero potuto portare più consistenti vantaggisotto l’aspetto dell’affermazione di carriera, al posto dell’aspiratoposto statale come insegnante elementare (sogno di sempre, di suopadre per tutta la sua fanciullezza) e di più decisivi traguardi percontare maggiormente a livello nazionale nella sua organizzazione.Restando nella sua terra i sacrifici sarebbero stati più grandi, le ri-sultanze del suo lavoro sicuramente molto meno consistenti; avreb-be corso il rischio di maggiori energie per minori risultati operativi.In più i rischi di un lavoro al servizio della sua gente s’imbattevanocon una condizione dove i problemi esistenti avevano radici assaipiù lontane e resisteva una condizione per cui sarebbe stato diffici-le toccare con mano i risultati del suo lavoro e dei suoi sacrifici.Si deve dire che, ad una condizione dove avrebbe potuto ottenereenormemente di più con vantaggi personali, ha preferito sfidare iltempo per la redenzione della sua terra senza sicurezza per il suopersonale avvenire di dirigente e abbandonata la via del sogno deisuoi genitori, come maestro di scuola.

Gli era poi capitato di guidare una grande Provincia, una delle po-che che pur trovandosi nel Sud gli avrebbe consentito di contare edi garantirsi uno sviluppo di carriera al soldo di un potenziale di ga-ranzie di valore assai grande, ma il suo pensiero ostinato era la ve-rifica dei bisogni della società in cui operava e richiedeva la sua pas-sione di combattente per il suo cambiamento socioeconomico e lasua voglia di lottare e impegnarsi senza riserva alcuna e senza ba-dare a suoi interessi di alcun genere.

Rimase nella sua terra a lottare con disoccupati, lavoratori agricolie braccianti di ogni tendenza, giovani senza avvenire; in una societàchiaramente destinata a dure lotte e immensi sacrifici con speranzeassai ridotte di un domani migliore. Non fece mai caso a possibiliposizioni personali favorevoli e scelse sempre di operare, senza ri-serva alcuna, per la gente e per la sua terra abbandonata da tutti i go-vernanti che si erano succeduti al potere. Al Nord, ma anche in Siciliadove gli avevano offerto di assumere la direzione di una organizza-zione abbastanza importante, avrebbe avuto possibilità di operarecon maggiori possibilità di risultati per i lavoratori, ma scelse il suopaese nel Sud dove si potevano programmare solamente radicalibattaglie e innumerevoli sacrifici senza che fosse favorita la possi-bilità di creare una forza dirompente, in grado di scuotere le forzegovernative, e le altre che contavano, ai fini del progresso socialeed economico della gente del luogo, con poche ripercussioni sul re-sto dell’intera nazione. Col senno del poi va detto che avrebbe po-tuto scegliere meglio e con più profitti. Anche le sue energie avreb-bero potuto fruttificare di più, per come si deduce dal presente dire.Ma agiva e doveva orientarsi nella condizione di figlio di famiglia,in un’età in cui si puntava obbligatoriamente ad un posto retribuito.

Di fronte, però, alla drammaticità della condizione sociale della suagente, non aveva mai badato alle convenienze personali. Il suo eraun impegno teso ad aiutare la gente, a cambiare il volto della suaterra, teso solamente a sfidare ogni avversità pur di operare per co-struire un domani diverso per tutti.

Era uno dei nati e cresciuti in una provincia meridionale. Nella ter-ra sempre più abbandonata, dove le migliori energie, giovani, dallebraccia forti e dal fisico in pieno ritmo di capacità lavorative, a gran-di folate abbandonavano tutto e si portavano verso le aree del NordItalia e i paesi stranieri, costituendo il famoso fenomeno dell’ emi-grazione che da una parte poneva il miraggio di un lavoro e dall’altracomportava l’abbandono della terra natia e delle campagne primadiscretamente coltivate; e di una intera vita prima intensamente vis-suta. Era il triste fenomeno dell’abbandono della terra natìa, delladivisione delle famiglie, degli abbandoni al solo miraggio di con-quistare un tozzo di pane, una retribuzione economica in grado digarantire un contributo periodico per la famiglia rimasta al paese enelle campagne di origine, in stato di assoluto abbandono, per te-nere in vita i propri figli. Per abbattere la fame e lo stato di abban-dono. Per continuare ad amare la propria cara e per la vita dei pro-pri genitori che tanto si erano sacrificati, non immaginando il corsosuccessivo della società.Sia per propaganda, sia per verità conosciuta attraverso tante occa-sioni di informative propagandistiche, ovunque si sapeva che, oltreil proprio ambiente di miseria e di non governo, esistevano terre cheoffrivano lavoro sia pure con sudore e mani callose. La sua vita,però, non l’aveva mai misurata se non per sviluppare e applicare lasua voglia di un cambiamento sociale e di un lavoro collegiale cheda una parte avrebbe sollecitato gli altri a lottare, dall’altra avrebbecontribuito all’avvenire diverso per le famiglie che erano state la suafamiglia, il suo mondo; il mondo dentro il quale aveva vissuto tut-te le negatività che storicamente si venivano registrando tra la gen-te senza che i rappresentanti governativi, e in grado di contare incampo nazionale, se ne avvedessero. Aveva vissuto sulla sua pellei tanti che nei comuni, nelle cittadine che conosceva, pensavano aipropri comodi, alla propria condizione fregandosi del bisogno al-

sabato21 settembre 2013

XVI

Il racconto

Nella terra di originea qualsiasi costoNella terra di originea qualsiasi costo

Prima parte Si trattava di decidere se andare in una grande provincia del Nord Italia

o tornare da dove era partito, che era una terra del profondo Sud

Restandonella suaterrai sacrificisarebberostati piùgrandi,le risultanzedel suo lavorosicuramentemolto menoconsistenti;avrebbe corsoil rischiodi maggiorienergieper minoririsultati

di Giuseppe Aprile

Page 17: Voce ai Giovani

trui e di quanto avrebbero potuto operare con beneficio reciproco insocietà. Egli sentiva la forza di lottare, di organizzare la gente e por-tarla verso le lotte sociali e politiche di buon auspicio. Era matura-to, in lui, il prepotente desiderio di fare, di impegnarsi perché nonera sopportabile la povertà di tutti. Non c’erano scuole adeguate,non mercati del lavoro, del consumo, delle attività produttive ed at-tive, non collegamenti tra campagna e centro abitato, centri di com-mercio e punti dove far crescere il mondo.Si viveva di stenti e lui diceva: «Se tutti facessero allo stesso modo,non è logico che la società non cambia mai in bene? Si può cam-biare questo mondo di miseria e di privazioni, dove i giovani nonhanno altro scopo che vivacchiare sulla terra ripetendo la vita di sa-crifici e di stenti dei propri avi?» E si rispondeva da solo: «Sì, è pos-sibile, a condizione che si sconfiggano le ingiustizie, gli egoismi, leparti sociali dove hanno la meglio gli ingiusti e gli egoisti, coloroche pensano ai propri figli e alle proprie famiglie; ai propri aggre-gati urbani dove la distinzione tra ricchi e poveri, benestanti e mor-ti di fame, era un fatto destinato dal padreterno e per sempre, dovepochi furbi dominavano sui tanti onesti lavoratori e comunque po-veri cristi».

Nella società gli era apparsa nitidamente la differenza tra la gentegiusta e gli uomini normali e coloro che, invece, avevano pensato econtinuavano a pensare senza una coscienza civile, senza rendersiconto, un po’ per ignoranza, molto per egoismo e abitudini menta-li con radici assai antiche. Gli era stata dimostrata assai chiara lacondizione che richiedeva un grande e appassionato impegno daparte dei giusti e degli onesti, di coloro che avevano maggiore in-telligenza e maggiore vocazione al giusto al fine di vedere crescereil mondo dentro cui si svolgeva la vita della loro tradizione. Amavala gente che lottava, che non si rassegnava alle condizioni in cui erastata destinata da un passato di abitudini e di tendenze negative e sidava con sacrificio per un mondo migliore e per questo aveva scel-to la sua militanza sociale tendente a darsi da fare per cose più giu-ste e un avvenire diverso per la propria gente. Nella società del suopaese del sud aveva avuto modo di vivere le lotte dentro la realtàdove i giusti combattevano per il progresso e i ricchi, i più fortuna-

ti, avevano scelto la società del privilegio dentro cui poter vivereuna propria condizione di maggiore facilità e di maggiore benesse-re. Secondo la loro indole, ovviamente. Anche la politica aveva co-stituito ragione di privilegio per loro. Era diverso stare con le forzedel governo invece che con quelle dei contadini e dei lavoratori.

Lui, Peppe, - è il nome dell’uomo di cui stiamo parlando-, per quan-to aveva capito, si era appassionato al sacrificio, alla lotta per il de-stino dei più e non vedeva altro che attività funzionale alle lotte so-ciali e politiche per far progredire il mondo dei giusti e dei più, ab-battendo le pretese di conservazione che invece tanti che si ritene-vano benestanti, magari perché proprietari di terra o legati ai padronidella terra per servizi ad essi recati e consolidati, pensavano di di-fendere.I capi dello stato mai si erano preoccupati di dimostrare come unvero progresso avrebbe potuto dare più benessere a tutti e meno guaiper ognuno. Troppi egoismi erano maturati in società anche fino alpunto che molti godevano della povertà degli altri, godevano delledifferenze con gli altri e dei privilegi esistenti.

Lui, Peppe, aveva però molte cose chiare e aveva capito che la since-rità sarebbe stata la marcia in più per crescere meglio, per essere piùutili al mondo, per fare di più. Si fece sempre più sensibile alla sin-cerità, al disprezzo per ogni forma di pericolo e per ogni potere diinteresse personale e questo gli dava più forza, più convinzione, piùstima da parte degli altri. Per questo aveva sempre più e sempre me-glio deciso di fare della sua capacità naturale di uomo di pensiero edi attività sociale, l’arma per fare di più, per invitare anche gli altria fare altrettanto; vedeva, nella forma di vita democratica, la condi-zione dentro la quale far maturare la partecipazione alla vita pub-blica non da passivi, ma da protagonisti e questa sua idea l’avevaportato ad appassionarsi di più alle lotte per cambiare la vita in me-glio.Aveva trascorso gli anni della sua giovinezza, venendo a contattocon altri di altri paesi, che la pensavano in maniera simile e si orga-nizzavano, per come potevano, orientandosi ad ideologie politichesimili, sapendo che la lotta per una società migliore che pur si svol-geva nel proprio centro dove si svolgeva la propria vita, doveva al-largarsi agli altri paesi, a tutti coloro che, con il passare del tempo,maturavano idee simili e si mettevano a disposizione per cambiareil mondo e modificare il tessuto sociale ed economico che avevanovisto sempre in sacrifici indicibili per se stessi e le proprie famiglie.La sua giovinezza era percorsa da aneliti sociali tendenti al progressoe a modifiche secondo i bisogni dei giusti e dei lavoratori. Avevatanto sognato.Disprezzava coloro che pensavano alla propria condizione da pri-vilegiati, e unti dal signore a discapito della povera gente, per go-dere di comodità diverse e maggiori. In questo ambiente ideale epratico aveva maturato l’appartenenza al sindacato dei lavoratori edella gente che lottava per il futuro dei propri figli e contro l’emi-grazione che se da una parte forniva possibilità di lavoro, dall’altravedeva abbandonare sempre più campagne e paesi tradizionali sen-za alcunchè di buono per il futuro. I paesi andavano sempre più di-ventando agglomerati di case tendenti all’abbandono, all’assenzasempre più consistente di giovani, a vita per vecchi e gente senzaattività produttiva. I paesi perdevano sempre più consistentementepersone, lavoratori, giovani che da poco avevano formato una fa-miglia senza potersela godere. La maggior parte delle nuove fami-glie venivano dilaniate da una condizione economica impossibileperché si disgregavano presto per via della partenza forzata del-l’uomo con donne e figliolanza che rimanevano a casa tra “dolori,pianti, lacrime e sangue” come si dice.

Peppe aveva chiara l’idea che bisognava costruire una società nuova,senza sfruttati e senza sfruttatori; di eguali in libertà e nel lavoro.Per questo gli veniva da ridere quando verificava, e molto ma mol-to spesso, che tanti non si ponevano problemi e altri non avevanocoscienza alcuna di quanto avveniva e vivevano. È la ragione di fondo per cui ha sempre pensato di maturare la for-za e la cultura per diventare uomo di lotta e di attività sociale finoal punto di operare per la crescita di altri come lui, facendo propa-ganda in conseguenza e aiutando a prendere coscienza altri della ne-cessità di adoperarsi per evitare, in futuro, l’aggravarsi della situa-zione e, nell’intanto, per limitare il decrescere sociale e il deteriora-mento del tessuto sociale che si reggeva molto sulla vita dei campi.

continua...

sabato21 settembre 2013

XVII

Il racconto

I paesiandavanosempre piùdiventandoagglomeratidi casetendenti adabbandono,assenzasempre piùconsistentedi giovani,a vita pervecchi e gentesenza attivitàproduttiva

Page 18: Voce ai Giovani

Per la seconda annualità della residenza teatrale, la compagnia ScenaVerticale, titolare con l'amministrazione comunale del progetto cheha rilanciato il Morelli, va oltre la programmazione degli spettaco-li, quest'anno scelti dal panorama nazionale di teatro contempora-neo, per farsi luogo di confronto e di laboratorio attraverso tre dif-ferenti percorsi formativi, destinati al pubblico così come agli ad-detti ai lavori.Il primo, che è anche il più articolato, è la Scuola di Teatro. Così co-me immaginata da Scena Verticale, sarà un luogo di interazione edi formazione ma anche un “laboratorio per la vita”, in cui le per-sone coinvolte possono comunicare attraverso il linguaggio verba-le e non verbale. «Immaginiamo una scuola dove discenti e docen-ti sono protagonisti, in uno scambio giocoso e dinamico, di un pro-cesso alla ricerca e alla scoperta del proprio sé» - annuncia DarioDe Luca che, insieme a Saverio La Ruina, è direttore artistico diScena Verticale. «Immaginiamo una scuola che attraverso l'eserci-zio teatrale possa far vincere le proprie inibizioni ed affermare lapropria personalità». La Scuola di Teatro sarà strutturata in tre cor-si, tenuti dallo stesso De Luca, a seconda della fascia di età. Il pri-mo, per giovanissimi dagli 8 ai 13 anni; il secondo, per adolescen-ti, dai 14 ai 18 anni; il terzo, per adulti, dai 19 anni in su. Tutti si ter-ranno, dal 7 ottobre, ogni lunedì, a partire dalle 16.30. E' prevista lapartecipazione di operatori, attori, registi, pedagoghi per seminari estage specifici. “Educazione all'immagine” è il tema del secondo percorso forma-tivo. Strutturato come laboratorio, della durata di 20 ore (ogni mar-tedì, dal 15 ottobre al 17 dicembre 2013), si rivolge a giovanissimidi età compresa tra gli 11 e i 18 anni. Guidato da Loredana Ciliberto,approfondirà tematiche legate alla nascita del cinema, ai suoi me-stieri, alla grammatica del linguaggio audiovisivo, alla realizzazio-ne di un prodotto audiovisivo e, infine, alla scrittura per immagini. Completa l'offerta formativa il laboratorio “Fotografare il teatro”.Tenuto da Angelo Maggio, specializzato in fotografia di scena, sisvolgerà al Morelli tutti i mercoledì (dalle 18 alle 21) dal 16 ottobreal 27 novembre 2013. Il corso è aperto sia a principianti, ai qualiverranno fornite anche nozioni di tecnica fotografica, sia a chi è giàin possesso di una “cultura fotografica”, che tratteranno esclusiva-mente le tematiche relative alla fotografia di scena. Come tirociniointerno al corso, i partecipanti potranno fotografare, sotto la guidadel docente, gli spettacoli della rassegna “More fridays” in pro-gramma nello stesso Teatro Morelli.

Scadenze:

per la “Scuola di Teatro” iscrizioni entro il 4 ottobre 2013per il laboratorio “Educazione all'immagine” iscrizioni

entro il 10 ottobre 2013;per il laboratorio “Fotografare il teatro” iscrizioni

entro il 14 ottobre [email protected]

Facebook Progetto More34998853332

sabato21 settembre 2013

XVIII

Si alzi il sipario

A Scuola di teatroA Scuola di teatro

Tanti gli appassionati di fotografia a Fiumefreddo Bruzio. Il bor-go antico, molto amato dal maestro Salvatore Fiume, è al centrodi un’azione di rivitalizzazione culturale inaugurata dall’associa-zione “Viverefiumefreddo” che ha aderito al concorso fotografi-co “Wiki loves monuments” organizzato da Wikimedia Italia. Loscopo dell’associazione è “liberare” i beni architettonici ed arti-stici del centro storico consentendone la divulgazione fotografi-ca a scopo amatoriale e professionale senza sottostare ai dettamidella legge Urbani che prevede il pagamento di un canone (an-che abbastanza oneroso) all’ente proprietario del bene storico emonumentale.«Partendo da questo presupposto - affermano Settimio Martire ePompeo Colonna, gli artefici dell’iniziativa - ci siamo attivati conil sindaco di Fiumefreddo Bruzio, Vincenzo Aloise, affinché an-che il nostro piccolo e caratteristico borgo fosse liberato da talevincolo. Grazie all’aiuto dello staff di “Wiki loves monuments”siamo riusciti in questo intento, facendo la gioia dei tanti appas-sionati di fotografia che, per questa seconda edizione italiana delconcorso nazionale, avranno la possibilità di effettuare libera-mente i propri scatti del Castello della Valle, delle tre piazze cheaffacciano sul mare, della porta merlata d’ingresso e dell’ex con-vento di San Francesco, attuale sede del comune. Lo scorso finesettimana sono giunti a Fiumefreddo Bruzio i primi fotografi chehanno preso parte alle passeggiate organizzate per consentire diconoscere gli spazi più belli e suggestivi della parte vecchia delpaese. Fino ad ora sono una decina le foto caricate sul sitowww.wikilovesmonuments.it, ma c’è tempo fino al 30 settembreper procedere con l’upload».«Le prossime passeggiate fotografiche in programma - spieganoMartire e Colonna - sono previste per il prossimo weekend del 21e 22 settembre. L’associazione Viverefiumefreddo, inoltre, ha or-ganizzato una biglietteria online che consente di prenotare la pro-pria partecipazione al concorso usufruendo di un servizio di gui-da turistica e, volendo, di un pranzo in uno dei ristoranti caratte-ristici della zona».Complimenti per l’iniziativa sono stati espressi dalle associazio-ni di fotografia presenti sull’intero territorio regionale ed in par-ticolare dalla Fiaf (Federazione italiana associazioni fotografiche)che ha dato ampio risalto al progetto, sia attraverso il proprio si-to internet, sia per voce del delegato regionale Calabria AttilioLauria.

“Liberare”le bellezze artistiche

A Fiumefreddo continua il progetto fotograficoLuogodi confrontoe dilaboratorioattraversotre differentipercorsiformatividestinatial pubblicoe agli addettiai lavori

A Cosenza il Morelli, residenza teatrale, apre ai percorsi formativi

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A seguito del grande successo di pubblico e per consentire agli stu-denti di poter visitare un’esposizione interessante e coinvolgente, lamostra “Partono i Bastimenti”, allestita a palazzo Arnone in Cosenza,sede della Soprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantro-pologici della Calabria e della Galleria nazionale di Cosenza, pro-lungherà l’apertura fino a domenica 27 ottobre 2013. La rassegna, progettata e promossa dalla Fondazione Roma-Mediterraneo e felicemente condivisa dalla Soprintendenza guida-ta da Fabio De Chirico, rappresenta, in linea con la valorizzazionedel patrimonio etnoantropologico, una profonda riflessione storicasul fenomeno emigrazione che, tra il XIX e il XX secolo, ha signi-ficativamente segnato la nostra regione.La mostra è a cura diFrancesco Nicotra,direttore dei pro-grammi speciali del-la National ItalianAmericanFoundation (Niaf). L’esposizione, che siavvale di un allesti-mento di grande im-patto visivo, riper-corre la coraggiosaepopea degli oltre venticinque milioni di italiani, tantidei quali calabresi, che tra il 1861 e i primi anni ‘60 delNovecento attraversarono l’oceano per strappare se stes-si e i propri figli alle drammatiche condizioni di mise-ria del nostro Paese. Una considerevole raccolta prove-niente da archivi e collezioni private descrive i momentidel doloroso distacco, le traversate, gli approdi in terrastraniera, i sacrifici e la speranza del riscatto: modelli inscala di navi storiche dell’emigrazione, come il Duilio,gemello del Giulio Cesare che portò in Argentina i fa-miliari di papa Francesco, passaporti, biglietti e docu-menti di navigazione, libri, giornali, insegne ed etichet-te dei prodotti tipici italiani. Ed ancora lettere, acquerellie dipinti ad olio, poster, valigie, bauli, strumenti musi-cali. Presenti, inoltre, a ricordare la passione tutta italia-na per il bel canto una collezione di copielle, piccoli spar-titi di canzoni, in gran parte in dialetto napoletano e diversi spartitioriginali di tango. La mostra “Partono i Bastimenti” rimarrà aperta fino al 27 ottobre2013 secondo il seguente orario: 10.00/18.00 tutti i giorni (esclusoil lunedì). Per visite scolastiche e di gruppo è obbligatoria la preno-tazione al numero 0984 795639.

sabato21 settembre 2013

XIX

I Bastimenti ancora...non partonoI Bastimenti ancora...non partono

Mostra a Cosenza, Palazzo Arnone, prorogata fino al 27 ottobre

Lo spettacolo non deve finire

A seguitodel grandesuccessodi pubblicoe perconsentireagli studentidi potervisitare unaesposizioneinteressante ecoinvolgente

Il soprintendenteFabio De Chirico

Più in altoPalazzo Arnone

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Rocca Imperiale è un comune italiano di 3.306 abitanti della pro-vincia di Cosenza, bagnato dal Mar Jonio e situato al confine con laBasilicata. Rocca Imperiale è famosa per i suoi pregiati limoni che,oltre ad essere riconosciuti prodotto agroalimentare tradizionale edesportato ogni anno, vengono impressi sulle piastrelle dell’eternità.L’eternità di cui parliamo è quella poetica e che sulle bellissime pia-strelle, che riportano testi importanti di autori altrettanto noti, fan-no capolino. Un concorso di poesia, che è arrivato alla sua IV edi-zione, un concorso internazionale che è promosso dalla rivistaOrizzonti della casa editrice Aletti. Intervistiamo la xxx CaterinaAletti.

Il Federiciano è il premio che dona l’eternità... un messaggio che na-sce in che momento e come vede coinvolta la casa editrice?Il premio è stato redatto nel luglio 2009 pensando a co-me ampliare gli spazi destinati alla poesia. Già diversianni addietro avevamo organizzato degli incontri aRoma, in alcuni locali del centro, ed eravamo rimastimolto colpiti dalla partecipazione, dall’atmosfera coin-volgente che si era creata: erano incontri caratterizzatidalla gioia di condivide una passione. Il Federiciano haqualcosa in più, proprio perché grazie a esso si è cer-cato di caratterizzare un luogo nel segno della Poesia,un comune della provincia di Cosenza, Rocca Imperiale,che è diventata in questi anni un luogo simbolico perchi ama leggere e scrivere poesie. Il messaggio è nato,quindi, con l’idea di dare una “casa” alla poesia, utiliz-zando i versi come arredo urbano. Incamminandosi perle vie del centro storico, infatti, si possono leggere, suqueste steli di ceramica affisse sui muri delle case, i ver-si di importanti poeti del passato, contemporanei, in-sieme a quelli di autori emergenti scelti tra i parteci-panti del concorso internazionale. Il messaggio “del-l’eternità” risale, invece, all’edizione dello scorso anno, quando ab-biamo chiesto a Eugenio Bennato di aderire al “Paese della Poesia”e lui, dopo aver visionato le steli, gli album delle passate manife-stazioni, i video, ha risposto: «Questa manifestazione con la stelepoetica la facciamo per l’eternità». E da lì è nato quel motto. Il con-corso con il festival letterario a esso collegato è una grande sfida perla casa editrice: se da un lato è un evento che richiede molte risor-se, tempo ed energia e che coinvolge tutti i dipendenti e i collabo-ratori, dall’altra è un segno distintivo di cui siamo orgogliosi. L’averavuto l’onore di ideare e realizzare l’unico “Paese della Poesia” pre-sente in Italia, ci impone anche cospicui investimenti per poterloproporre di anno in anno. Esso è per numero di iscritti tra i primiconcorsi per inediti in Italia (anche l’edizione di quest’anno, che siè conclusa il 15 settembre scorso, ha superato i 2000 partecipanti).E poiché aggiudicarsi una stele nel “Paese della Poesia” ed essereraffigurati con i grandi vati della letteratura diventa un premio am-bitissimo per chi è inedito, perché questo traguardo rappresenta lalegittimazione della propria attività poetica.

Il suo ruolo nella casa editrice...La mia mansione è principalmente legata all’attività giornalistica;il mio ruolo è creare contenuti, dai comunicati stampa, agli artico-li, alle prefazioni dei libri. Quotidianamente mi occupo della co-municazione sui social-network, con l’aggiornamento e la scelta deicontenuti delle diverse pagine fan: da quella de “Il Paese dellaPoesia”, a quelle della Aletti editore, della rivista letteraria Orizzonti,al sito di notizie culturali “Parole in fuga”. Poi, per la sezione libra-ria della casa editrice, leggo e scelgo i testi di alcuni concorsi di poe-sia, curo le uscite della rivista Orizzonti e le quarte di copertina deilibri.

Gestita da giovani, si lega a una catena di altrettanti giovani... alla ri-cerca di nuove proposte: possiamo affermare che questa sia la mis-sion della casa editrice?Più che una casa editrice giovane, la definirei moderna, dinamica,che tiene conto della nostra contemporaneità che utilizza i canali at-tuali della comunicazione, i social network - come facebook e/o twit-

ter - i nuovi formati del libro, gli eBook, ma anche i booktrailer, chesono realizzati dallo studio di architettura di Angiolino Aronne. Sicuramente ci sono tanti giovani tra i nostri seguaci, ma soprattut-to adulti, e a rafforzare questa indicazione, che siamo moderni e nonsolo giovani, c’è anche un dato di facebook: la fascia di età più rap-presentativa della pagina per Parole in fuga, che è dedicata alla poe-sia, è quella compresa tra i quarantacinque e i cinquantaquattro an-ni; quindi di un pubblico adulto che utilizza però un mezzo moder-no come quello descritto sopra.

Un genere difficile, quello della poesia, legata ancora ad arcaismi,eppure la casa editrice ha tanti poeti, che ruotano attorno ad essa...come mai lanciarsi in quest’avventura?Credo che la scelta sia partita proprio da una naturale e personalepredisposizione verso la poesia (l’editore, Giuseppe Aletti, nasceprima di tutto come poeta) e quindi da un’inclinazione verso que-sto genere, che non è per niente obsoleto anzi molto vivace, anchese ha dovuto reinventarsi, trovare nuovi spazi per poter vivere ne-gli anni della comunicazione di massa, della tv e di internet.

Chi è Caterina Aletti, la sua esperienza come arriva ai libri, qual è lapassione che l’ha spinta in questa direzione?Ho sempre avuto un rapporto molto ravvicinato con la scrittura. Dabambina passavo interi pomeriggi in solitudine, nella mia stanza ascrivere; alle elementari, insieme con una mia amica, ho anche crea-to un giornalino “artigianale”. Col tempo, ho continuato a coltiva-re la personale passione e curiosità nei confronti della scrittura e, avent’anni, mi sono trovata a correggere le bozze della rivista lette-raria Orizzonti, editata da mio fratello, e col tempo quella rivista èdiventata la mia strada, il mio destino.

Lo staff della casa editrice di quanti elementi è formata? La caratteristica prevalente è che siamo quasi tutte donne, una squa-dra al femminile dove ognuna, pur interagendo con le altre, operain autonomia. La redazione è poco distante da Roma, ma io, peresempio, opero dalla Calabria e poi nei momenti cruciali m’inter-faccio con loro. In tutto siamo una decina, più vari collaboratori chegravitano attorno, a seconda del progetto da portare avanti. Oltre aquello dell’editore, da cui nascono le idee (è sua la brillante idea direalizzare “Il Paese della Poesia”), prezioso è il lavoro del direttoreeditoriale, Valentina Meola, che coordina l’attività della casa editri-ce per la realizzazione dei progetti e ne rappresenta l’anima fattiva.È una redazione dove si respira la passione per ciò che si fa, o for-se è più corretto dire che, della passione, ha fatto il proprio lavoro.

Progetti futuri?Da oltre quindici anni faccio questo mestiere e ho imparato che iprogetti futuri nascono dall’impegno quotidiano, cercando di fareal meglio il proprio compito, di migliorarsi. È un lavoro, questo, cheè sempre in movimento e s’incammina sempre verso nuovi sentie-ri da battere.

La casa editrice, tramite alcuni poeti amanti della nostra terra, cosìcome “Il Federiciano” ne è la prova, ha intenzione di scendere pro-prio nella nostra terra e cercare di fare qualcosa nel nostro territo-rio?Beh, con “Il Federiciano” c’è stato un importante passo per la va-lorizzazione di un pezzetto di Calabria, facendo conoscere a migliaiadi persone questo delizioso paesino. In futuro potrebbero crearsi lecondizioni per nuove sinergie e progetti, chissà! La Calabria è unaterra, di là dei luoghi comuni, che io percepisco come recettiva epiena di risorse, anche se finora gli enti sovracomunali hanno di-mostrato poca sensibilità e inconsapevolezza della potenzialità diquesta manifestazione.

Utilizzarei versicome arredourbano

Per le viedel centrostoricoinfattisi possonoleggere affissesui muridelle casei versidi poetidel passato,contempora-nei e autoriemergenti

sabato21 settembre 2013

XX

Una “casa” alla poesia

di Lucia De Cicco

Il Premio che dà l’eternitàIl Premio che dà l’eternitàA Rocca Imperiale il concorso internazionale “Il Federiciano”, promosso dalla rivista Orizzonti della Aletti editrice

Nel riquadroCaterina Aletti

Sopra, l’edizione dell’annoscorso a Rocca Imperiale

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È partito il conto alla rovescia per l’ottava edizione dell’evento “NellaMemoria di Giovanni Paolo II”, divenuto format tv di alto valoresocio-culturale ed evangelico, trasmesso in Italia e all’estero e pro-dotto dalla “Life communication produzioni televisive e grandi even-ti”. La manifestazione, che vuole ricordare la figura e l’opera di unodei pontefici più amati nella storia della Chiesa per mantenere vivii suoi insegnamenti, si terrà sabato 21 settembre, alle ore 19.30,all’Istituto penale per minorenni “Malaspina” di Palermo e sarà rea-lizzata in collaborazione con il ministero della Giustizia -Dipartimento Giustizia minorile e con il patrocinio della Conferenzaepiscopale italiana - Ufficio per le Comunicazioni sociali, dell’ar-cidiocesi e del Comune di Palermo, della Regione Sicilia -Assessorato per la Famiglia, le Politiche sociali e il Lavoro e dellaCamera di Commercio di Catanzaro.

Durante la serata, condotta da Domenico Gareri e Lorena Bianchetti,verranno consegnati i premi “Nella Memoria di Giovanni Paolo II”realizzati dal maestro orafo Michele Affidato. A ricevere uno dei ri-conoscimenti sarà l’attore Beppe Fiorello che, in poco più di diecianni, è diventato uno dei volti più noti del piccolo schermo. Reducedal successo di Volare - La verastoria di Domenico Modugno,Fiorello tornerà prossimamente avestire i panni di protagonista perla fiction Rai L’oro di Scampia.Ospite dell’evento di Palermo saràanche il cantautore Ron che, nelpomeriggio, incontrerà i ragazzi del“Malaspina” per un momento chesi annuncia ricco di emozioni. Ronnegli scorsi mesi ha portato nei tea-tri lo spettacolo L’altra parte di Roninsieme a Mario Melazzini, presi-dente dell’Associazione italiana scle-rosi laterale amiotrofica, con cui l’ar-tista ha condiviso un’esperienza diprofonda amicizia che ha fortemen-te segnato il suo rapporto con la fe-de.

Tra gli insigniti del premio“Nella Memoria di Giovanni

Paolo II” ci sarà anche l’ex cam-pionessa di tennis Mara

Santangelo che tre anni fa, pocopiù che trentenne, dopo aver com-

battuto per tutta la carriera con i ma-lanni fisici, è stata costretta ad ab-

bandonare una carriera di livellomondiale. Il suo addio all’attività ago-

nistica è coinciso anche con una cla-morosa conversione, avvenuta a

Medjuogorje nel corso di un pellegri-naggio, che ha aperto la porta del suo cuo-re alla fede.

Un riconoscimento sarà assegnato a GloriaRamos, madre di Cristian, giovane consindrome di Down nato a Roma che, es-sendo figlio di una donna straniera,avrebbe potuto richiedere lo status di

cittadino soltanto al raggiungimento della maggiore età. Ritenutoincapace di compiere giuramento e di manifestare autonomamentela propria volontà, Cristian è stato al centro anche dell’interesse deimedia nazionali dando prova di piena capacità e commuovendo l’in-tero Paese per il suo desiderio di diventare a tutti gli effetti “italia-no”. Grazie all’interessamento del ministro Cancellieri e delPresidente della Repubblica Napolitano, che ne ha firmato il decre-to, Cristian ha ottenuto la cittadinanza e la mamma Gloria ha vintola sua battaglia senza aver mai messo da parte il senso di fiducia ver-so le istituzioni.

La giuria ha, inoltre, voluto assegnare un altro riconoscimento al“Progetto Policoro” che, partendo dal Sud per iniziativa del sacer-dote saviglianese Mario Operti, in 15 anni di attività ha promossola nascita di oltre 500 esperienze lavorative attraverso azioni voltea mettere in sinergia i diversi uffici delle diocesi con l’associazio-nismo e le istituzioni pubbliche e a fornire consulenze ai giovani sulmondo del lavoro e sulle opportunità legate a nuove realtà impren-ditoriali.

L’ultimo premio “Nella memoria di Giovanni Paolo II” saràassegnato alla città di Lampedusa ed ailampedusani: «esempio di amore, ca-rità ed accoglienza, per l’umana gene-rosità e per la vittoria sull’indifferenzadi fronte alla richiesta d’aiuto di tantinostri fratelli, Lampedusa merita di es-sere guardata come faro della solida-rietà da tutti i cittadini del mondo».

Il premio creato dal maestro orafoMichele Affidato consiste in un bas-sorilievo in argento realizzato a sbal-zo, dipinto con smalti a fuoco e raffi-gurante il Santo padre che, con la ma-no alzata, invita l’uomo ad aprire ilproprio cuore a Dio. La figura del pon-tefice immerso nel mare vuole signi-ficare l’umanità le cui acque lambi-scono tutti i confini della terra e allecui spalle si staglia un arcobalenosimbolo dell’instancabile pellegrinodi pace.«Giovanni Paolo II - racconta

Affidato - è stato un uomo digrande carisma e punto di ri-ferimento nel mio percorso ar-tistico e professionale, a cuisono profondamente legato eche ho avuto modo di incon-trare varie volte durante il suolungo pontificato presentan-dogli di volta in volta le di-verse opere di arte sacra da merealizzate».

sabato21 settembre 2013

XXI

Beppe Fiorello e Ron tra i premiati dell’evento. I riconoscimenti realizzati da Michele Affidato

saranno consegnati il 21 settembre all’Istituto penale per minorenni “Malaspina” di Palermo

Valori socio-culturali ed evangelici

Beppe Fiorello Ron

In ricordodella figurae dell’operadi unodei ponteficipiù amatinella storiadella Chiesapermantenerevivi i suoiinsegnamenti

In collabora-zione con laCamera diCommerciodi Catanzaro

Nella memoriadi Giovanni Paolo IINella memoriadi Giovanni Paolo II

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C’è un’associazione che è intitolata a una responsabile, una donna:Rosanna Spina, responsabile della Caritas di Donnici, Cosenza, aservizio della comunità in questa sua missione. Rosanna Spina eradavvero tra gli ultimi e per gli ultimi; insegnante di religione, ognidomenica faceva apprendere in un modo speciale la Parola di Dio,calandosi completamente in ciò che leggeva; e si notava, così ci rac-conta Maurizio Olivito, che davvero credeva profondamente in ciòche proclamava. Persona di purezza e di fede coinvolgente.«Anche a occhi chiusi, racconta Olivito, si capiva che era lei a par-lare e come proclamava lei la Parola, era qualcosa di davvero par-ticolare. Alla sua morte ho pensato subito a quest’associazione,“Rosanna Spina. Vestire gli ignudi”, perché mi pareva la cosa giu-sta fare qualcosa per la Chiesa, così come aveva fatto lei con la gran-de collaborazione di don Tommaso Scicchitano, sacerdote del luo-go, persona affidabilissima e che stimo profondamente. Così si partìnella realizzazione del progetto. Intanto abbiamo avuto la fortunadella donazione di un locale da parte della sorella della compiantaRosanna Spina e siamo partiti davvero improvvisando. Non c’eraacqua, neppure la luce, il pavimento era da rifare. Non ci siamo sco-raggiati con i soci fondatori, Amedeo Costabile, sociologo filosofo,Giuseppe Marino, funzionario dell’Agenzia delle entrate a Milano;e pian piano si sono avvicinati molti cittadini di Donnici. Attualmente,l’associazione consta di ottanta soci, e ci sono state di recente dellenuove iscrizioni».L’associazione si occupa in sostanza di donare degli indumenti, pos-sibilmente siano nuovi, perché anche il bisognoso ha una dignitàche va rispettata. E con molti canali opportuni Olivito ha potuto con-tinuare su questa strada, donando tanti indumenti anche in occasio-ni importanti come i terremoti, che si sono verificati di recente. Eda qualche tempo ha inviato in Croazia un furgone di vestiti nuovie a questo proposito ha ricevuto anche una lettera di ringraziamen-to, che riportiamo per intero e che Maurizio Olivito ci ha consegnatocome documento firmato...«Caro Maurizio, per conto dell’Associazione per lo sviluppo eco-nomico croato Ragos che rappresento in qualità di presidente, vor-rei ringraziarLa per la sua generosa offerta di capi di abbigliamentoper un ammontare complessivo di 5.000 euro, di cui gentilmente ildott. Ugo Comunale e il dott. Maurizio Compagnone hanno prov-veduto alla consegna, i quali saranno devoluti alla città di Petrinjain Croazia, dove i giorni 28 e 29 settembre 2013 avrà luogo un even-to di beneficienza al quale sarei onorata poteste partecipare. La rin-grazio altresì per il Suo impegno, sinceramente apprezzato dallanostra organizzazione ad aiutare una zona geografica della Croazia,che ha bisogno di aiuti e incentivi per lo sviluppo economico e perl’occupazione in generale.Ogni anno la Ragos continua a profondere il suo impegno per uneffettivo sviluppo economico. L’obiettivo della Ragos è di continuarea fare la differenza nella predisposizione delle fondamenta per unconcreto sviluppo economico della Croazia. Con l’aiuto delle do-nazioni provenienti dai sostenitori come Lei, continueremo a mi-gliorarci nel raggiungimento dei nostri obiettivi. La ringraziamoancora per il Suo generoso supporto ai nostri sforzi che vogliono

riuscire a migliorare la qualità dello sviluppo non solo delle im-prese, ma altresì della qualità di vita delle persone che riversano instato di bisogno.Con i migliori auguri, Pc presidente Udruga Ragos (Ragos Udrugaza razvoj hrvatskog gospodarstva Associazione per lo sviluppo eco-nomico croato)».

Riprende il racconto Maurizio Olivito: «Abbiamo dato anche uncontributo per i rom, e collaborato anche con un’associazione diSpezzano della Sila in altra manifestazione. Quindi, ciò ci rende gra-tificati a perseguire questo obiettivo». Tornando alla figura di RosannaSpina, questa donna di grande pregio e valore umano, Maurizio cidice che lei era «una testimonianza vivente di ciò che andava a di-re, interamente testimone del Vangelo. Lei era sempre accanto agliammalati della comunità, portava loro viveri, e li curava anche nel-le mansioni più delicate come fare per loro il bucato. Chi era nel bi-sogno era di certo assistito e curato nel perseguimento del bene».Tutto questo bene che si attiva in modo silenzioso e che camminaper la nostra città sembra incredibile, ma ci sono davvero uomini dibuona volontà nel Cosentino che collaborano all’attivismo dell’as-sociazione “Rosanna Spina”: «Ci è capitato di ricevere anche otto-mila paia di scarpe dai negozi del territorio, diciotto quintali di ca-micie bianche, tantissime tute, quattromila cappelli. L’ultima mani-festazione fatta a Cosenza che ha visto coinvolto il corso principa-le del centro storico, il Telesio, ci ha permesso di consegnare indu-menti per oltre cento persone, dagli adulti ai bambini: a chi ne hafatta richiesta e ad alcune case famiglia. Siamo pronti a soddisfare,per ciò che c’è, ogni richiesta. Quest’opera avviatissima mi scon-volge, poiché dal nulla ci si rende conto che è opera di Chi ci guidae ci vuol bene. Naturalmente per la manifestazione dobbiamo rin-graziare il già assessore Alessandra De Rosa, che ci accoglieva edera disponibile a fare tutto ciò che era possibile e nel limite del pos-sibile. In quell’occasione ospite della città era il cantautore SimoneCristicchi che si è fermato ai nostri stand, scambiando l’uguale opi-nione che fare associazionismo finalizzato alla solidarietà è operaper il bene».Che cosa ci riserva in futuro quest’associazione? «La terza edizio-ne di “Dona anche tu il tuo calzino” che coinvolge gli istituti scola-stici di scuola primaria. Ai bambini richiediamo dei componimenticreativi; l’associazione in cambio dà l’occorrente dei nostri servizi,con la collaborazione delle insegnanti, il tutto in modo riservato. Eaffiancata alla manifestazione c’è una raccolta fondi per far cam-minare l’associazione».Maurizio Olivito, già nell’aspetto, è una persona che è rassicuran-te, ma se leghiamo la sua immagine al pane, ci rendiamo conto chequesta immagine accogliente si amplifica. Panificatore per cin-quant’anni, svolge il suo lavoro dal classico forno a legna fino aiforni a tunnel industriali. Adesso il suo progetto che è diventato unchiodo fisso è quello di tramandare alle mani di chi volesse, questabellissima arte che arricchisce le tavole di tutto il mondo.«Fare oggi il panettiere è più facile, ma è necessario comunque ap-prendere la tecnica di base dell’impastare e frequentando una scuo-la di panificazione, insegnando dal chicco al pane, si potrebbe farecapire il valore del lavoro anche se faticoso e come si può stare be-ne».

asabato21 settembre 2013

XXII

Maurizio Olivito racconta la solidarietà dell’associazione “Rosanna Spina”

Pillole di fede

di Lucia De Cicco Operatoredella Caritasdi Donnici,

si occupa,tra le altre

cose,di donare

indumentipossibilmente

nuovi,perché anche

il bisognosoha una sua

dignità che varispettata

Dal pane ai vestitiDal pane ai vestiti

Maurizio Olivitonella sede

dell-associazione

Page 23: Voce ai Giovani

Rinunciare alla mediocrità, per coltivare sempre i sogni e le idee. Lo scrive il vescovo della diocesi di Cassano all’Jonio, monsignorNunzio Galantino, nel messaggio indirizzato agli studenti delle scuo-le di ogni ordine e grado attive nel territorio diocesano. «Con tantidi voi - afferma monsignor Galantino nella sua lettera, disponibilein versione integrale insieme ad un’intervista video anche sul sitointernet diocesano - mi incontro spesso in piazza, quella piazza vir-tuale che è facebook. Ma la lettera è tutta un’altra cosa. Soprattuttose con essa riesco a farvi sapere quanto sia vicino a ciascuno di voi,ai vostri genitori e a quanti, con ruoli diversi, incontrerete a scuo-la».Segue l’invito: «Con l’energia che vi portate dentro e con tutta la

passione che talvolta vi fa scoppiare il cuore vorrei vedervi dare unaspallata a una malattia che si sta diffondendo in maniera endemica:la mediocrità. Il mediocre è uno senza sogni, impegnato con gran-de fervore a spegnere quelli degli altri attraverso la pratica dell’in-vidia e della maldicenza. E’ questo il mio augurio per questo nuo-vo anno scolastico: un tempo, dei luoghi e soprattutto un esercito diragazzi e di giovani che combattono la mediocrità, mettendo al ban-do l’invidia e la maldicenza».Aggiunge il presule, rivolgendo il suo pensiero anche a docenti, di-rigenti ed operatori scolastici: «La scuola può essere una palestraper esercitarsi a sconfiggere la mediocrità e a prendere le distanzeda comportamenti invidiosi. C’è bisogno, per questo, di figure di ri-ferimento credibili: i vostri insegnanti, i vostri prèsidi. Alcuni cam-biamenti, intervenuti nel sistema scolastico a più riprese, a diversilivelli e in modo non sempre coordinato, hanno influito talvolta an-che pesantemente sulla loro identità e sul loro ruolo, fino quasi asnaturarli. Ne diventano allora comprensibili il disorientamento, lasensazione di delusione e di stanchezza e per molti versi anche lafrustrazione. Ma nel faticoso cammino della quotidianità, amici, nonsiete soli: il vescovo e la Chiesa sono al vostro fianco per trasfor-mare con voi in concretezza l’esigenza urgente di ridefinire secon-do un più alto profilo la figura dell’educatore nella scuola, perchédiventi sempre più un interlocutore accogliente e preparato, capacedi motivare i giovani a una formazione integrale; di suscitare e orien-tare le loro energie migliori verso una positiva costruzione di sè edella vita; e anche di essere un testimone serio di responsabilità e disperanza».In coda, la mano tesa agli studenti: «Come ho già fatto lo scorso an-no, spero di potervi incontrare nelle vostre scuole per dialogare convoi e, se vorrete, anche per pregare con voi e perché i vostri sognipossano realizzarsi».

sabato21 settembre 2013

XXIII

Il bello della predica

Valorizzazione del territorio, senso della comunità, spirito civi-co: questi alcuni dei temi emersi durante l’incontro organizza-to nei giorni scorsi, a Pentone, dal comitato civico ‘L’Arco’ incollaborazione con il centro di documentazione sulla Palestina‘InvictaPalestina’. Il dibattito ha preso le mosse dalla proiezio-ne del documentario ‘La Calabria che non ti aspetti - Sui sen-tieri dei briganti’, realizzato da Rosario Citriniti perInvictaPalestina. Tra le righe della serata anche una propostaconcreta: realizzare, nel centro presilano, una sala multimedia-le per incontri e proiezioni.

Il documentario è incentrato sul trekking fatto ad agosto sulPollino, sui percorsi dei briganti, curato dall’associazione‘Ragazzi di S.Lorenzo’e giunto alla seconda edizione. Un mo-dello di economia sostenibile, basato sulla sinergia tra i diversiattori presenti sul territorio, che coniuga passato e presente emette in luce la necessità di partire dalla conoscenza del territo-rio per valorizzarlo. Lo hanno evidenziato i membri del comi-tato civico ‘L’Arco’.Rosario Citriniti ha presentato dettagli tecnici e risvolti di un vi-deo dedicato alla Calabria. Dopo la proiezione, il dibattito, par-ticolarmente partecipato, ha toccato molteplici punti: carenza dispirito civico e di armonia, effetti devastanti di invidie e divi-sioni, potenzialità, necessità di costruire ora il futuro, rispetto evalorizzazione del territorio, patrimonio paesaggistico e storicolocale (ad esempio il ‘Mulino’e l’acquedotto di Visconte), pos-sibili sviluppi di ritorno all’agricoltura e turismo sostenibile,complessità e diversità di letture del brigantaggio e dell’Unitàd’Italia. Punti che meriterebbero approfondimenti e azioni.Parlarne insieme, probabilmente, è già un inizio.

In una letterala riflessione

del Pastoredella Chiesa

cassanese«C’è bisogno

di figure diriferimento

credibili:i vostri

insegnanti,i vostri

prèsidi»

La Calabriache non ti aspetti

Dibattito a Pentone

No alla mediocrità, sì ai sogniAppello di monsignor Galantino in occasione dell’apertura dell’anno scolastico

No alla mediocrità, sì ai sogniMons.

Nunzio Galantino

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