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Volontari per lo Sviluppo

Date post: 23-Mar-2016
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La rivista di chi abita il mondo
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I PROMOSSI SPOSI Nuovi matrimoni solidali ed ecocompatibili V p S Haiti in cerca di futuro La cooperazione decentrata cambia il Piemonte Un progetto per salvare le foreste Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. post. DL. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art.1, comma 1 CNS/CBPA/TORINO - maggio giugno 2010 - anno XXVII - foto: Bilderberg Volontari per lo sviluppo La rivista di chi abita il mondo
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I PROMOSSI SPOSINuovi matrimoni solidali ed ecocompatibili VpS

Haiti in cerca di futuro La cooperazione decentrata cambia il Piemonte Un progetto per salvare le foreste Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. p

ost. DL

. 353/2003 (conv. in L. 2

7/02/2004 n.46) a

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“Benedetta” speculazione! Non fosse malauguratamente realtà, verrebbe da pensare che quest’anno il pesce d’aprile più riusci-

to sia stato quello del 27 di quel mese: quando la stampa internazionale ha ripreso la notizia che la

Stoxx - società di investimento di Francoforte nota nei mercati borsistici per l’indice finanziario Euro

Stoxx 50 - ha lanciato il Christian Index. Un indice di rating che classifica le principali società per

capitalizzazione quotate nello Stoxx Europe 600 in base alla loro coerenza con un codice etico elabo-

rato da un Comitato composto da esperti, teologi e operatori del settore che lavorano per la Brothers

investment services inc. Un comitato dove non mancano esponenti della Santa sede e, strano ma

vero, di Misna, l’agenzia stampa legata alle congregazioni missionarie.

Certo ne è passata di acqua sotto i ponti da quando San Paolo nella Lettera a Timoteo definiva il

denaro come “la radice di tutti i mali”. Prendo per buono il tentativo di ambienti legati alla nostra

Chiesa di dare indicazioni e fornire elementi di discernimento per un coerente comportamento di noi

poveri cristiani anche in ambito finanziario oltre che politico. Non posso però esimermi, lo affermo da

un punto di vista laico, dal valutare i risultati di un così benintenzionato esercizio. Il Christian Index,

affermano i suoi padrini, si fonda sulla valutazione di quanto le società quotate abbiano collusioni

con il traffico di armi, il gioco d’azzardo, la produzione e commercializzazione di contraccettivi ecc.

Ovviamente minore è il loro coinvolgimento in tali attività immorali per la dottrina cristiana, maggiore

è il rating assegnato ai 533 marchi sin qui quotati. Fin qui tutto bene. Non è del resto la prima volta

che si prova a dare trasparenza e informazione circa un mondo spesso criptico come quello dei cir-

cuiti finanziari e dei meccanismi di investimento globali. Molti di noi - ong, campagne, organizzazioni

sociali ecc. - ne siamo diretti testimoni e promotori. Il tutto si rabbuia andando a scorrere la “top ten”

del Christian Index: le estrattive British Petroleum (Bp) - quella della fuoriuscita di petrolio al largo

del Messico - e la Royal Dutch Shell (Shell) - famosa nel delta del Niger e in Repubblica

Democratica del Congo; le farmaceutiche Roche e Glaxo Smith & Kline - quelle della pillola del

giorno dopo e delle ricerche sulle staminali; e la Nestlé sono nelle prime posizioni. Dimenticavo la

bancaria Hsbc, nota per le sue relazioni con paradisi fiscali ed evasione, e il Banco Santander, da cui

proviene il neo eletto presidente dello Ior. La perplessità va di pari passo con l’incredulità di come

l’amministratore delegato di Stoxx abbia presentato il nuovo indice affermando che in esso sono

quotate un “ampio campione di società che operano responsabilmente sul mercato a livello etico,

ambientale, sociale ed economico (quindi) in linea con i principi cristiani”. E lo stupore, per usare

eufemismi, cresce in proporzione al dispiacere di vedere tra i promotori di questa iniziativa realtà che

perpetrano a danno di milioni di uomini e donne nei paesi del Sud del mondo continue e gravissime

violazioni di quegli stessi principi cristiani che poi si chiamano diritti umani fondamentali. Anche in

occasione del percorso preparatorio alla prossima edizione delle “Settimane Sociali dei cattolici italia-

ni” abbiamo chiesto alla nostra Chiesa di alzare un grido di rivolta non solo quando il diritto alla vita è

violato nel suo concepimento e nel suo termine, ma anche quando essa viene negata e calpestata

nel suo svolgersi tra i morsi dell’inedia e le tenaglie della miseria. Non pensavo di doverlo fare anche

per quando i suoi figli pensano di poter servire insieme Dio e mammona…

editoriale di Sergio Marelli - Segretario Generale Focsiv

IN PRIMO PIANO8 HAITI: IN CERCA DI FUTUROLa ricostruzione voluta dalla gente

VOCI DAL SUD16 CINEMA JENINIn Cisgiordania rinasce la cultura

19 CARTONE CANTALibri con materiali raccolti dai “cartoneros” di strada

COOPERAZIONE38 LA “DEFENSORIA DELLA MUJER”In Guatemala le donne maya dicono basta alla violenza

IL PERSONAGGIO43 LA DEMOCRAZIA E’ DONNAA lezione di buon governo dalla “sindachessa” di Louga

PERCORSI PIONIERI49 I PROMOSSI SPOSIVademecum per le nozze solidali

PERCORSI CREATIVI53 AVANTI PECHINO!La Cina raccontata dall’economista Loretta Napoleoni

VpSn.04/2010

Reportage e notizie daicinque continenti,

progetti di solidarietà,proposte di turismoalternativo, consumocritico e molto altro

volontariperlosviluppo.it

Rubriche6 @ Volontari13 Da non perdere14 Mondo news41 Osservatorio cooperazione46 Altroturismo48 Attivati56 Multimedia58 La terra che vorrei59 Il mondo in pellicola60 Cose buone dal mondo62 L’esperto risponde

Allarme tariffe postali VpSLarivistadichiabitailmondo Con un decreto interministeriale il governo ha dato lo stop, dal 1° aprile, alle tariffe postali agevolate

per l’editoria libraria, quotidiana e periodica: un disastro per le organizzazioni no profit che inviano

pubblicazioni e messaggi ai sostenitori ai fini della raccolta fondi e delle attività di comunicazione e

informazione. Un disastro anche per noi di VpS.

Conseguenza del decreto, con previsti aumenti fino al 500%, sarebbe stato il rischio chiusura per

8.000 testate e il venir meno di un mercato di circa 650 milioni di euro l’anno. Su pressione delle

organizzazioni della società civile, è stato fatto un piccolo dietrofront a maggio, quando il Senato ha

ratificato la parziale riduzione degli aumenti. Così i costi sarebbero “soltanto” raddoppiati. Ma questo

vale unicamente per gli ultimi mesi del 2010; cosa succederà nel 2011? E noi ong, riusciremo ancora

a spedire VpS e le altre pubblicazioni di settore?

Intanto resta il problema politico: aver introdotto norme così penalizzanti per il no profit significa non

tenere in alcun conto il suo lavoro per il bene comune.

Reportage

Dossier

22 Paracadute verde

29 LA COOPERAZIONE DI TUTTI

Un progetto per salvare le foreste del pianeta

Le ricadute della cooperazione decentrata sul territorio italiano

“I movimenti sociali chiamano alla mobilitazione e si impegnano a realizzare un’assemblea del popolo haitiano per unacostruzione alternativa del paese, da intendersi come un vasto processo di consultazione e concertazione inclusiva, nutritodalle esperienze di economia sociale delle organizzazioni popolari su un nuovo progetto nazionale”. Così termina una notadella società civile haitiana in risposta al “Piano d’azione per il rilancio e lo sviluppo nazionale” (Pardn), il documento uffi-ciale che il governo ha presentato all’incontro di New York del 31 marzo scorso. Il Pardn è stato elaborato da 150 tecnicidel governo con l’appoggio di 90 operatori di diverse istituzioni internazionali quali la Banca mondiale, la Banca interame-ricana di sviluppo e alcune agenzie delle Nazioni Unite. Nel documento si valuta a 11,5 miliardi di dollari il bisogno imme-diato per la ricostruzione delle zone distrutte dal sisma e il rilancio dell’economia haitiana. Durante la conferenza di NewYork, voluta da Onu e Usa, e co-presieduta da Francia, Canada, Spagna e Unione europea, hanno partecipato 48 paesi,organizzazioni multilaterali e una coalizione di ong. Il risultato sono promesse dei finanziatori per 5,3 miliardi di dollari peri primi due anni, per arrivare a 9,9 miliardi su 5 anni. Attualmente, però, sono solo promesse. “Le organizzazioni e i movimenti sociali del nostro paese denunciano il processo messo in piedi, caratterizzato da un’esclu-sione quasi totale degli attori haitiani e una partecipazione debole e non coordinata dei rappresentanti dell’esecutivo” scri-ve ancora il collettivo di organizzazioni haitiane, rappresentato dall’economista Camille Chalmers, direttore esecutivo delPapda, un’importante piattaforma di organizzazioni. E continua: “L’assenza di coordinamento dei lavori forniti dai gruppitematici sembra confermare la tesi che le decisioni strategiche sono preparate e messe in opera altrove, in altri spazi chedetengono le redini del potere reale”. Il riferimento è chiaro: Usa e Francia, ma anche Nazioni Unite vorrebbero ridisegnareil paese senza consultarne le forze sociali.

La lotta della società civileI movimenti sociali haitiani comprendono organizzazioni per i diritti delle donne, dei rifugiati, dei portatori di handicap,associazioni contadine e sindacati operai delle manifatturiere, senza dimenticare le organizzazioni della chiesa di base.Molte sono nate all’inizio degli anni 80 nella lotta anti-duvalierista. Dopo la cacciata di Jean-Claude Duvalier nel 1986, imovimenti vissero un decennio di grande effervescenza e relativi successi. Anni in cui la speranza di cambiamento ad Haitiera forte. E altrettanto forte è stata la reazione dei governi statunitensi, da Bush padre a Bill Clinton. La teologia della libe-razione aveva dato la spinta e si era incarnata in un piccolo prete salesiano, che i movimenti di base e il popolo scelserocome presidente nelle prime elezioni libere del paese (dicembre 1990). Ma 7 mesi dopo l’insediamento del presidente, unamanovra dei militari appoggiati dall’amministrazione Bush e dalla Cia mette fine al sogno con un colpo di Stato. L’ex preteAristide viene poi riportato sull’isola da Clinton e 20.000 marines. E’ il ‘94. Gli anni successivi mostrano come l’ex salesianosia più interessato a diventare multimilionario che a servire il popolo. Traditi, i movimenti sociali poco a poco si allontana-no. E Aristide inizia a circondarsi di dubbi personaggi, criminali ed ex duvalieristi.Il terremoto ha messo in ginocchio anche la società civile, che ha perso infrastrutture, attrezzature, ma pure leader fonda-mentali come Magalie Marcelin (intervistata da VpS, ottobre 2001) e Myriam Merlet, fondatrici del movimento per la dife-

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Haiti: in cerca di futuroTesto e foto di Marco Bello

Mentre Usa, Francia e Onu si mobilitano per la ricostruzione post-terremoto, la societàcivile haitiana denuncia l’esclusione degli attori locali dai processi decisionali, chieden-do al governo di rompere con la dipendenza strutturale dai paesi ricchi. E rivendica unariforma agraria integrata e un nuovo modello di crescita basato sull’agro-industria, chesoddisfi i bisogni alimentari e di mercato nazionale.

In primo piano

Il “Piano d’azione per il rilancio e lo sviluppo nazionale” presentato dal governo haitiano a NewYork lo scorso marzo ha valutato a 11,5 miliardi di $ il bisogno immediato per la ricostruzionedelle zone distrutte dal sisma e il rilancio dell’economia

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sa dei diritti delle donne. Le preoccupazioni delle associazioni sono tante. Alcune più legate ai contenuti del documentogovernativo, poco chiaro e incoerente e che «non tiene in conto meccanismi di messa in opera delle azioni previste». Masoprattutto inquietudini legate al processo di elaborazione, che non ha visto alcuna implicazione degli attori sociali delpaese.Occorre rompere con la dinamica d’esclusione che vede, da decenni, la maggior parte della popolazione “confinata nellamiseria”. Questo è essenziale per un’integrazione basata sulla giustizia sociale, che punti a rinforzare la coesione nazionale.Rompere con la dipendenza strutturale rispetto ai paesi ricchi, in particolare gli Usa: «Dobbiamo costruire un nuovomodello di crescita, basata sull’agricoltura, l’agro-industria orientata a soddisfare i nostri bisogni alimentari e di mercatonazionale». Una riforma agraria integrata e una riforma fondiaria urbana radicale sono pure necessarie, secondo la piatta-forma dei movimenti sociali.

Il “circo” dell’umanitarioIl meccanismo degli aiuti umanitari, intanto, va avanti per la sua strada. Tantissime sono le ong di emergenza che si sonoinstallate ad Haiti negli ultimi due mesi. Molte italiane. Bertolaso ha fatto un’altra visita lampo sull’isola, il 23 marzo, perpreparare la partenza della portaerei Cavour alcuni giorni dopo. La protezione civile ha distribuito (attraverso le ong) letende usate a L’Aquila, costruite per climi freddi piuttosto che tropicali. «Sul coordinamento tra ong, dal terreno sembrache si sia arrivati comunque a una certa messa a punto. C’è stata una presa in carico della città per zone, dividendosi i set-tori d’intervento» racconta un cooperante italiano. «La cosa forse più impressionante sono i marines, stanno spianando

Il terremoto ha colpito anche la società civile, che ha perso mezzi, infrastrutture eleader come Magalie Marcelin e Myriam Merlet, del movimento per le donne

11In primo piano

vaste zone e danno l’impressione di voler impiantare una grande base nella zona dell’aeroporto. In giro si vedono pochissi-mo, si fanno solo i fatti loro». Un missionario italiano da anni sul posto racconta: «Ovunque ti giri vedi le Nazioni Unitecon grande dispiegamento di mezzi: camion, cingolati, macchine di diverso tipo in quantità».Nicolas Derenne, cooperante dell’ong Mlal a Port-au-Prince, entra più nel dettaglio: «Ci sono diversi coordinamenti temati-ci: educazione, agricoltura, salute, ecc. Ai quali partecipano le grandi organizzazioni, le ong, i ministeri haitiani e in parte lasocietà civile. Gli haitiani, in particolare i ministeri, hanno molta difficoltà a organizzarsi e seguire cosa sta succedendo,perché sono tutti a terra. Una priorità è proprio ricostruire non solo le infrastrutture, ma le strutture organizzative. C’è unavolontà di coordinare, ma è difficilissimo». E, fatto più inquietante, «non si capisce cosa Usa, Francia e Onu vogliano real-mente fare. I gruppi haitiani dei movimenti sociali che vogliono una ricostruzione e uno sviluppo endogeno hanno pocospazio. O comunque pochi li prendono in conto, perché non hanno soldi».Il Mpnkp, movimento contadino più grande di Haiti, ad esempio, vede arrivare aiuti di ogni tipo, che sembrano imposti alpaese. Denuncia l’occupazione militare statunitense (circa 20.000 marines hanno preso il controllo dell’isola dopo il terre-moto) e la latitanza del governo.

Non solo protezione civileIn Italia, il Ministero degli affari esteri ha appoggiato il consorzio Agire per l’intervento di emergenza ad Haiti. La campa-gna per la raccolta fondi tramite sms e altre iniziative è cominciata subito dopo il sisma: «Abbiamo raccolto circa 13,6

In apertura: un bambino nel campo sfollati di Cité Soleil. Nella pagina a fianco: agronomo impegnato nel progetto sugli ortaggi dell’ong Mlal

presso Léogane (epicentro del sisma), i danni alla strada principale sempre a Léogane e scene di vita quotidiana nella tendopoli di Camp Ferté,

a Cité Soleil. Sotto: il Palazzo presidenziale e la cattedrale crollati a Port-au-Prince. Nella pagina seguente: le tende della protezione civile italiana

Camp Ferté e i soldati della Missione Onu Minustah ad Haiti

Acqua per la gente di Les CayesDa oltre 45 anni l’Mlfm, ong di Lodi, si impegna nella costruzione diacquedotti nel Sud del mondo per distribuire acqua potabile alle popo-lazioni più svantaggiate cui questo bene non è garantito. In questalogica, interviene in paesi a rischio come il Rwanda, la RepubblicaDemocratica del Congo e, da 2 anni e mezzo, anche Haiti. Il paese,messo in ginocchio dal recente terremoto, è storicamente consideratouno degli Stati più poveri al mondo. Metà della popolazione non haaccesso all’acqua potabile, sebbene la quantità potenziale sarebbe suf-ficiente per tutta l’isola. Ma il non utilizzo di sistemi efficienti diapprovvigionamento e gestione idrica causa il peggioramento delle con-dizioni igienico-sanitarie del territorio, sia in contesto rurale sia urbano.L’Mlfm, in linea con gli Obiettivi di sviluppo del Millennio delle NazioniUnite, intende ridurre la percentuale della popolazione che vive in con-dizioni di povertà estrema, perciò è presente con un intervento a 100chilometri a sud della capitale Port-au-Prince, precisamente a LesCayes, per garantire a circa 15 mila abitanti l’accesso all’acqua pota-bile, e consentire a 270 famiglie di agricoltori e a 3 associazioni agrico-le di migliorare le proprie condizioni nutrizionali, dando ad altrettantefamiglie la possibilità di accedere a docce e latrine pubbliche. Info: tel./fax 0371 420766, [email protected], www.acquedottohaiti.itSimona Mori

milioni di euro e non è ancora un bilancio definitivo» ci dice Marco Bertotto, direttore di Agire. «Attualmente siamo in unafase in cui i progetti sono già in corso, almeno quelli di prima emergenza. Per la ricostruzione di infrastrutture (scuole,asili, orfanotrofi…) si aspettano i permessi dello Stato, per cui si farà in un secondo tempo». Per Agire è stata la primagrossa campagna. Le 11 ong del consorzio hanno diviso in parti uguali quanto raccolto. Solo poche di loro erano già pre-senti nel paese, due con le consociate britanniche Action Aid e Save the Children. «Nel breve periodo le capacità di chi ègià presente sono maggiori. E’ chiaro che in un primo momento è necessario avere competenze specifiche, che sul postonon ci sono. Quindi all’inizio può essere una gestione un po’ dall’alto verso il basso. Ma le nostre ong lavorano sempre conpartner e personale locale» continua Bertotto. «Stiamo cercando di lavorare con la rete di comitati spontanei di quartierenati all’indomani del sisma». Presenti nel paese anche ong italiane di sviluppo: oltre al Mlal da più di 10 anni, l’Mlfm da poco arrivata nel paese (vedibox) con attività nel sud-ovest e nel nord.Suzy Castor, intellettuale, donna politica e leader del Cresfed (Centro di ricerca e formazione economica e sociale per losviluppo), ha detto di essere molto preoccupata della situazione, non solo di quella attuale, ma soprattutto del futuro per-ché non si capisce dove i finanziatori «vogliono portare il paese».

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Il Mpnkp, movimento contadino più grande di Haiti, denuncia l’occupazione militareUsa (circa 20.000 marines hanno il controllo dell’isola) e la latitanza del governo

Scuole e appoggio agli agricoltoriGarantire la sicurezza alimentare nelle comunità rurali più depresse delpaese e promuovere lo sviluppo locale con la ristrutturazione del territorio e lapianificazione urbanistica di un’area distrutta dagli uragani del 2004 e 2008.Questi gli ambiti di impegno ad Haiti dell’ong ProgettoMondo Mlal. Dal 12gennaio scorso, l’impegno è però raddoppiato. Con una straordinaria campa-gna di raccolta fondi tra altre associazioni italiane non presenti fino a ogginel paese, l’ong veronese si è subito candidata alla ricostruzione di 4 scuolenella cittadina di Léogane, 40 km a est di Port-au-Prince, nell’epicentro delsisma. Qui il 95% delle strutture è andato distrutto, e su 60 scuole esistentine resta in piedi una. Gli aiuti internazionali, confluiti sulla capitale, nonhanno neanche sfiorato questa zona, rimasta isolata per settimane dal restodel paese. L’area del progetto di ricostruzione è volutamente la stessa dell’in-tervento di sicurezza alimentare a cui stava ancora lavorando l’ong il giornodel sisma. Molte delle strutture realizzate, e già in funzione, sono state dan-neggiate. Soprattutto i due centri per la produzione e la lavorazione degli ali-menti. Così, con il ripristino dei due centri di incontro e di formazione per gliagricoltori di Léogane, si aprirà un ricovero per le famiglie rimaste senzacasa, si moltiplicheranno gli orti familiari, verranno installate cucine e mensecomunitarie per la popolazione. Intanto a ovest della capitale, nel comune diFonds Verettes, è in partenza un progetto per la prevenzione dei disastri natu-rali e la ricostruzione del territorio spazzato via dall’uragano Jeanne del 2004. Info: [email protected], www.progettomondomlal.org Lucia Filippi

Per cooperantidocRicerca e cooperazionepropone, dal 21 al 25giugno a Roma, la VIedizione del Corso dimonitoraggio e valuta-zione di progetti dicooperazione interna-zionale. Il modulo,tenuto da esperti edocenti accreditatipresso Commissioneeuropea e Onu, alter-nerà una fase teoricaal lavoro di gruppo. Gliobiettivi, far conosceree applicare gli stru-menti di monitoraggio(efficienza, efficacia,contesto) e di valuta-zione dei progetti.Info: tel.06/70701837, [email protected]

Cinema per laterraDal 25 al 27 giugno siterrà la II edizione delSila festival, mostra dicinema eco-ambienta-le e della terra d’origi-ne. Un appuntamentoche si propone comeincontro tra la passio-ne per la settima artee l’arte “naturale” delpaesaggio dellaPresila catanzarese. Ilfestival, che si con-centra sulla tematicadel rapporto con l’am-biente e con la terra,prevede un concorsoche includerà le sezio-ni Cortometraggio,Lungometraggio,Sceneggiatura. Info: www.silafesti-val.org

Fai da te sostenibileAlla Scuola di pratichesostenibili di Milanovari laboratori: 11 e 12luglio, “Laboratorio diintonaco con terracruda”. Dal 21 al 25giugno e dal 28 giu-gno al 2 luglio è inve-ce il turno dei bambinidai 4 ai 12 anni: inorario 8.30-19, labora-tori di manualità, allascoperta della terra edel bosco. E ancora,dal 21 al 27 agostosettimana verde conorticoltura e trasfor-mazione prodotti:incontri di orticolturabiologica pratica perprincipianti.Info: www.scuoladi-pratichesostenibili.it

Campi natura perbambini sostenibiliNel comasco l’associa-zione Isola che c’èorganizza cinque campiestivi per bambini tra i6 e i 12 anni, esperien-ze di formazione e giocoa contatto diretto con laterra e la natura: aComo dal 28 giugno al2 luglio (pressoMissionariComboniani); a MarianoComense dal 5 al 9luglio (presso CascinaMordina); a Como dal12 al 16 luglio (pressoMissionariComboniani); aGuanzate dal 23 a 27agosto (presso OasiMosaico); a MarianoComense dal 30 agostoal 3 settembre (pressoCascina Mordina).Info: lisolachece.org

Si terrà dal 19 al 25luglio la rassegnaLampedusainfestival,dedicata alle migra-zioni e al recuperodella storia orale. Filme video dedicati altema dei flussi migra-tori, ma anche storie,incontri, vissuti conte-stualizzati in questoangolo di MareMediterraneo, per indi-viduare nuove dinami-che di composizionedelle differenze cultu-rali. Il cinema si ponecome osservatoriosulla realtà del cam-biamento e come sti-molo di riflessione sudisagi, problemi esperanze.Info: www.lampedu-sainfestival.com

Da non perdere a cura di Elena Poletti

Campi per ragazzi ad AgapeSegnaliamo tre proposte del Centro ecumenico Agape di Prali (To). Dal 23 giugno al2 luglio, un altro campo per adolescenti: “On/Off: la formica atomica”, dedicato altema dell’energia. Dal 3 al 10 luglio, per bambini dai 6 agli 8 anni, “Fu così chevenne creato il mondo”. I popoli antichi avevano una loro immagine della Terra euna loro spiegazione di come sia nata. La nostra versione qual’è? Dal 10 al 17luglio, campo per genitori e bambini dai 3 ai 10 anni sul tema della televisione, trariflessioni e momenti ludici.Info: www.agapecentroecumenico.org

Migrazioni& oralità

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PARACADUTE VERDEReportage

13 milioni di ettari di foreste distrutti ogni anno nel mondo: lo rivela l’ultimo rapporto Fao, secondocui le foreste primarie sono diminuite di oltre 40 milioni di ettari dal 2000. Per sensibilizzare i cittadiniè nato in Italia un progetto di educazione allo sviluppo, che promuove pratiche ambientali sostenibili.

Reportage

Nel decennio 2000-2010 sono stati distrutti ogni anno 13 milioni di ettari di foreste - un’area vasta

quanto l’Italia settentrionale - convertiti ad altro uso o perduti per cause naturali. Lo rivela il Global

forest resources assessment, rapporto quinquennale della Fao, secondo cui però la deforestazione

sarebbe in calo: sono stati infatti 16 milioni gli ettari distrutti nel decennio precedente. Inoltre il bilancio

sarebbe compensato in parte da 7 milioni di “nuove” foreste, formate in realtà soprattutto da pianta-

gioni. «Per la prima volta il tasso di deforestazione si è ridotto a livello mondiale come risultato di sfor-

zi congiunti adottati sia a livello locale che internazionale» ha detto Eduardo Rojas, vice direttore gene-

rale del Dipartimento foreste Fao. Un calcolo che non convince tutti, dato che proprio l’espansione

delle piantagioni (ad es. acacia e palma da olio) è divenuta uno dei principali fattori di deforestazione.

Le foreste primarie rappresentano oggi il 36 % della superficie boschiva totale, ma sono diminuite di

oltre 40 milioni di ettari dal 2000, per il taglio selettivo e altri interventi umani. Va anche ricordato che

le foreste sono tra i principali serbatoi di carbonio del pianeta: esse immagazzinano circa 289 gigaton-

nellate (Gt) di carbonio negli alberi e nella vegetazione. Ma nel 2000-2010 lo stock di carbonio nella

biomassa forestale è diminuito di circa 0,5 Gt l’anno, proprio per la riduzione della superficie forestale.

Rojas ha ammesso che «il tasso di deforestazione resta elevato in molti paesi e la zona di foresta pri-

maria non intaccata dalle attività umane continua a diminuire». A oggi Sud America e Africa hanno

registrato la più alta perdita netta annua di foreste, rispettivamente 4 e 3,4 milioni di ettari nel 2000-

2010. L’Asia ha invece “guadagnato” circa 2,2 milioni di ettari l’anno, soprattutto per l’espansione delle

piantagioni e dei programmi di rimboschimento in Cina, India e Vietnam. Nel Nord e Centro America la

superficie forestale è rimasta relativamente stabile, mentre in Europa ha continuato a espandersi, seb-

bene a ritmo lento. Si tratta però sempre di foreste giovani e piantagioni.

Per tutti questi motivi è nato in Italia un progetto di “Sviluppo sostenibile delle risorse forestali e comu-

nità locali” (Aid 8921), che intende diffondere la conoscenza e le pratiche per l’uso e consumo sosteni-

bile delle risorse forestali, contribuendo così al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. All’interno

del progetto, promosso dalle ong Cestas, Cisv e Ctm onlus con il sostegno del Ministero Affari Esteri

italiano, si sta realizzando una serie di eventi formativi in varie regioni italiane (Marche, Emilia

Romagna, Piemonte, Puglia), è stato prodotto un kit educativo multimediale per scuole secondarie,

interamente scaricabile da www.cisvto.org e www.cestas.org, e una mostra, il tutto accompagnato da

un’articolata campagna di comunicazione sociale via web, radio, stampa, cinema, affissioni. La mostra

“Chi semina vento…”, inaugurata in anteprima nazionale a Torino ad aprile, è stata pensata per stimo-

lare i cinque sensi dei visitatori, grazie a un allestimento botanico e all’uso di suggestive immagini e

musiche, allo scopo di rispondere a una serie di interrogativi sui rischi legati alla perdita del patrimonio

boschivo, ma anche su quel che può fare ognuno di noi per salvaguardare tale patrimonio. Nell’ambito

del progetto è stato anche elaborato il “Decalogo per un consumo responsabile delle risorse forestali”,

con indicazioni pratiche per la vita di tutti i giorni. «L’impoverimento ecologico provocato dalla defore-

stazione» spiega Piera Gioda, presidente Cisv, «riguarda tutti noi, influenza i cambiamenti climatici; per-

ciò insegnare ai giovani cosa potrebbero fare, fin dai loro comportamenti quotidiani, per arginare il

fenomeno, è fondamentale se vogliamo un mondo più equo e sostenibile».

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CAMERUN La foresta camerunese è seconda per estensione solo a quella amazzonica. Qui negli ultimi40 anni è molto aumentato il taglio del legname, praticato al 50% fuori dalle aree a norma di legge. Trai principali importatori l’Italia, con la ditta Sefac che ha aperto centinaia di km di strade e trasportaogni anno 8-10.000 alberi

BRASILE Negli ultimi 10 anni il Brasile ha perduto in media 2,6 milioni di ettari di foresta l’anno: undiboscamento selvaggio destinato, se non sarà fermato, a provocare l’aumento delle temperature e laconseguente trasformazione della foresta in savana

AREE PROTETTE L’area forestale protetta nella forma di parchi nazionali, aree naturali sotto tutela oaltre forme legali di salvaguardia, dal 1990 a oggi è aumentata nel mondo di oltre 94 milioni di ettari, eattualmente è pari al 13% della superficie forestale totale

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AAA volontari cercasi

InformarVI il servizio informativo di Volontari nel mondo – FOCSIV, gestisce la ricerca di risorse umane per attività dicooperazione internazionale attraverso un’apposita Banca Dati Volontari Internazionali. Ad essa è collegato il Servizio Selezionedei candidati Volontari Internazionali della Federazione. Info: tel. 06/6876706 - www.focsiv.it

In ItaliaLVIA cerca:RESPONSABILEUFFICIO PROGET-TI Dove: Cuneo + missio-ni nei pvsDurata: 1 anno rinno-vabileDisponibilità: imme-diataRuolo: scrittura emonitoraggio progettidi sicurezza alimenta-re, acqua, sanità,ambiente Ue, Mae, Nue Cooperazione decen-trata in Africa franco-fona.Requisiti: almenoun’esp. di coordina-mento progetti nei pvs,capacità di scritturaprogetti e budget,conoscenza procedureUe e Mae, ottimo fran-cese.Info: tel. 0171/696975E-mail:[email protected](indicare: Desk Cuneo)

AIFO cerca:CONSULENTE Dove: Bologna

Disponibilità: imme-diataRequisiti: esp. trienna-le in studi di fattibilitàe valutazione progetti,conoscenza gestionedel Cdp, gestionefinanziaria di progettisociosanitari, cono-scenze informatiche,conoscenza fluente dialmeno una lingua trainglese, portoghese,francese.Info: tel. 051/4393211E-mail:[email protected]

AUCI cerca:VOLONTARI PERSENSIBILIZZAZIO-NE Dove: RomaDisponibilità: imme-diataRequisiti: predisposi-zione ai rapporti inter-personali, sensibilitàper la solidarietàinternazionale.Info: tel. 06/30154538E-mail: [email protected]

Nei SudRTM cerca:RESPONSABILEEDUCAZIONEALLA PACE Dove: KosovoDurata: 1 anno rinno-vabileDisponibilità: luglio2010 Ruolo: supervisione del

personale e delle atti-vità della scuola d’in-fanzia, organizzazioneformazione per docentie animazione giovanilein contesti multietnici. Requisiti: laurea e/ostudi di tipo educativo,esp. professionale nelsettore, inglese base,disponibilità adapprendere linguelocali. Condizioni: vitto, allog-gio, assicurazione etrasporto in loco.Piccolo rimborso men-sile.Info: tel. 0522/514205E-mail: [email protected]

COPE cerca:AMMINISTRATOREDove: Tanzania Durata: 6-12 mesiDisponibilità: imme-diataRuolo: coordinamentoamministrativo deiprogetti in corso, repe-rimento preventivi,realizzazione rendicon-ti.Requisiti: esp. inamministrazione pro-getti Mae e Ue, cono-scenza procedure direndicontazione deiprincipali donor istitu-zionali, ottime cono-scenze informatiche,attitudine a lavorare incontesti isolati, ottimoinglese.Info: tel. 095/317390

E-mail: [email protected](indicare:Amministratore Tz)

VETERINARIODove: Tanzania Durata: 6-12 mesiDisponibilità: imme-diataRuolo: coordinamentoattività di produzionezootecnica ed equi-paggiamento opereaziendali adibite allazootecnia, monitorag-gio attività.Requisiti: laurea inveterinaria, preferibileesp. lavorativa inAfrica, attitudine alavorare in contestiisolati, inglese.Info: tel. 095/317390E-mail: [email protected](indicare: VeterinarioTz)

OVCI cerca:CAPOPROGETTODove: Sudan Durata: 1-3 anni Disponibilità: imme-diata Ruolo: coordinamentoprogrammazione eattività del progetto,rapporti con la contro-parte locale, gestionedel personale, dellacontabilità, della baselogistica.Requisiti: laurea inmaterie giuridiche,economiche, socio-politiche o in scienzeriabilitative, educative

o sociali, buon inglese.Preferenziale: esp. dicooperazione, digestione progetti Ue,conoscenza cultura elingua araba.Condizioni: alloggio,compenso da concor-dare.Info: tel. 031/625251 E-mail: [email protected](indicare: Coordinatoreprogetto Khartoum)

LVIA cerca:RAPPRESENTANTEPAESEDove: Guinea BissauDurata: 1 anno rinno-vabile Disponibilità: imme-diataRuolo: rappresentanzae relazioni esterne,amministrazione,gestione personale,elaborazione strategieprogettuali.Requisiti: 2 anni esp.di gestione progetti neipvs e di progetti Ue inAfrica, capacità discrittura progetti,buone conoscenzeinformatiche, porto-ghese e francese.Info: tel. 0171/696975E-mail:[email protected](indicare:Rappresentante paeseGuinea B.)

Nel caso di ricer-che con un codicedi riferimento ènecessario, invian-do la tua candidatu-ra, specificare nel-l’oggetto del mes-saggio il codice!

di Silvia Pochettino e Donata Columbro

La cooperazione di tutti Dossier

Piccole attività di solidarietà, sempre più numerose, si diffondono sul territorio a macchia d’oliocoinvolgendo autorità locali e società civile

31

C’è chi dice che la cooperazione internazionale sta morendo. Ma bisogna capire di quale cooperazione si parla. Girando per i pic-

coli comuni piemontesi che hanno avviato progetti di cooperazione decentrata, si direbbe il contrario. Piccole attività, ma sem-

pre più numerose, si diffondono sul territorio a macchia d’olio coinvolgendo le amministrazioni locali e i più svariati soggetti

della società civile.

«Se la cooperazione ha cambiato il territorio? Beh, rispetto all’inizio, possiamo dire di aver assistito a una rivoluzione». A parla-

re è Daniela Sartori, dirigente del settore Istruzione, cultura e attività economiche di San Maurizio Canavese, piccolo comune

del torinese di quasi ottomila abitanti, impegnato in attività di cooperazione dal 2004 con la città di Kougougou, in Burkina Faso.

Uno scaffale multietnico nella biblioteca pubblica e stand informativi durante le fiere del paese sono l’aspetto più visibile del

coinvolgimento di San Maurizio Canavese nelle attività di cooperazione decentrata, insieme ai laboratori che interessano tutte

le scuole del paese, ma la sensibilità è capillare e diffusa. «La gente ha capito cosa vuol dire fare cooperazione internazionale:

un investimento concreto in un progetto continuativo, non assistenzialismo né interventi a spot. L’informazione sui nostri pro-

getti arriva veloce in tutte le case anche grazie al bollettino cittadino: tutti a San Maurizio sanno che siamo “gemellati” con

l’Africa. Il comune porta avanti i progetti insieme a diversi partner del territorio, l’Asl, il Gtt, aziende, giornali, scuole… contri-

buendo così ad allargare la partecipazione cittadina».

Da Biella al NigerE l’entusiasmo non è solo di facciata. «La sensibilità è cresciuta enormemente in questi anni» sostiene Laura Alunno di Terre

Solidali, onlus che con il comune di Pray, in provincia di Biella, porta avanti due progetti di cooperazione in Mauritania e Niger.

Ma forse non è neanche corretto parlare di “progetti”, si tratta piuttosto di «relazioni che avvicinano due territori, costruiscono

amicizie che diventano solidarietà». L’amministrazione pubblica investe piccole cifre, circa 6 mila euro per la cooperazione, ma

il territorio di Pray si è coinvolto in tutte le modalità possibili: si sono organizzate cene sociali, eventi in piazza, e mentre l’ordi-

ne dei medici veterinari di Biella e Vercelli ha fatto formazione a distanza con i paraveterinari del Niger, le scuole del compren-

sorio hanno realizzato due percorsi didattici sull’acqua e sul nomadismo. «In particolare uno intitolato “la cicogna nera”: attra-

verso il volo di quest’uccello che sverna nel Sahara e nidifica nel parco del Monte Fenera, in provincia di Biella, si fanno capire

agli alunni le relazioni tra i nostri territori e l’Africa» spiega Laura Alunno. I bambini poi hanno contagiato i genitori, fino ai nonni.

Così gli anziani di Pray si sono mobilitati realizzando bambole in stoffa da mandare ai bambini nigerini.

Contagio solidaleContagio è forse proprio la parola d’ordine di questa modalità popolare di fare cooperazione internazionale che, se forse talvol-

ta è debole negli aspetti tecnici, ha uno straordinario potenziale di coinvolgimento umano. «Il primo viaggio in Africa, nel 2004,

mi ha cambiato la vita» racconta Mario Platini, assessore all’ambiente e alla cooperazione internazionale a Pray. «Vedere gente

vivere in modo così umile ed essere così felice. Da quell’incontro sono nate amicizie che vanno avanti ancora oggi. Ritengo sia

un’esperienza che dovrebbero fare tutti». E così Pray ha coinvolto il comune di Trivero, suo vicino, che si è gemellato con

Tchizerine, in Niger, e Trivero ha coinvolto Ternengo. Contagio, appunto.

«Abbiamo sempre sostenuto la cooperazione decentrata come un processo che si costruisce a partire dalle relazioni tra autorità

locali del Nord e del Sud del mondo, e tra tutti gli attori delle comunità coinvolte» spiegano i funzionari dell’Ufficio Affari inter-

Dossier

La cooperazione di tuttiContagio e creatività: sono le parole d’ordine del modo più “popolare” di fare cooperazioneinternazionale, quella decentrata. Talvolta debole negli aspetti tecnici, ma con uno straordi-nario potenziale di coinvolgimento umano. In Piemonte sono 12 anni che si pratica. Siamoandati a vedere se e come questo ha cambiato le nostre comunità.

nazionali della Regione Piemonte, Regione che ha investito ingenti risorse negli ultimi dodici anni per

il “Programma di sicurezza alimentare e lotta alla povertà in Sahel” attivando il territorio piemonte-

se nelle forme più diverse e forse imprevedibili. «Ci ha impressionato verificare il numero di attori

coinvolti» continuano i funzionari, «oltre 800 soggetti in Piemonte e più di 400 in Africa. E quando

parliamo di soggetti intendiamo attori complessi: associazioni, scuole, amministrazioni. Soggetti col-

lettivi a loro volta composti da molti elementi. Dunque decine di migliaia di piemontesi si sono coin-

volti nel programma». E continuano : «La definizione dei progetti avviene attraverso la concertazione

tra le autorità locali del Nord e del Sud e le rispettive società civili. All’inizio si trattava di iniziative

semplici, come la costruzione di piccole infrastrutture, poi sono diventati progetti sempre più com-

plessi, come la fornitura di servizi».

Protagonisti i territoriE’ il caso di dodici comuni della provincia torinese che hanno avviato una collaborazione con l’Anusca,

l’Associazione nazionale ufficiali di stato civile e d’anagrafe, per migliorare i servizi anagrafici in

Senegal e Burkina Faso. Funzionari e dirigenti degli uffici di Stato piemontesi hanno studiato la legi-

slazione dei due paesi africani e poi sono andati a confrontarsi con i colleghi locali, arrivando a ela-

32

«La gente ha capito cosa vuol dire fare cooperazione internazionale: un investimentoconcreto in un progetto continuativo, non assistenzialismo né interventi a spot»

In apertura:

un’immagine della

mostra Piemonte-Sahel

realizzata dalla Regione

Piemonte per

raccogliere tutte le

esperienze fatte in

questi anni. Sotto: il

mercato di Saint Louis,

in Senegal, dove sono

concentrati diversi

progetti della

cooperazione

decentrata piemontese

Blogger per lo sviluppoGiovanni Innella è un blogger come tanti. Ma a differenza di molti ha deciso di focalizzare il suo diario on line verso un progetto di coopera-zione decentrata. Il progetto realizzato tra il comune di Nichelino, in provincia di Torino, e quello di Ouahigouya, in Burkina Faso. Tutto ha inizio nel 2005, quando Giovanni viene reclutato dal comune di Nichelino per partecipare al primo scambio in Burkina Faso. «Inquell’occasione ho allacciato rapporti con i partecipanti locali che poi sono continuati anche a distanza» racconta. Il progetto ha portatouna connessione internet veloce a Ouahigouya, e i ragazzi hanno deciso che il blog sarebbe stato un buon modo per tenere traccia e comu-nicare al mondo quello che stava succedendo. «Era un modo per rimanere in contatto. Il blog è uno strumento personale dove io mi limita-vo a illustrare, scrivere e riportare le notizie legate al progetto. Ma senza i commenti dei partecipanti il blog non esisterebbe».Da quando la comunità dei ragazzi di Ouahigouya ha un accesso comodo a internet, le comunicazioni con i loro coetanei italiani si sonointensificate, e si parlano spesso via skype. «Devo dire che già pochi giorni dopo l’installazione un certo numero di partecipanti padroneg-giava il mezzo piuttosto bene» continua Giovanni, «perché skype ha questo grande vantaggio: c’è pochissimo da imparare. Non è comestudiare un software, i comandi sono molto limitati e intuitivi. E il potenziale è grandissimo».Giovanni e i suoi amici italiani hanno evitato di proposito di introdurre i “colleghi” burkinabé a Facebook. «Non perché pensavamo chefosse inutile, ma perché credevamo che ci sarebbero arrivati da soli. Avevamo ragione, qualche settimana fa ci sono giunte le prime richie-ste di amicizia da parte degli amici burkinabé. Il passo successivo sarà quello di inventarci un qualche modo di usare internet per crearereddito».Per ora i burkinabé utilizzano i computer come “macchine della comunità”. Perché, a parte i pochissimi che posseggono un computer, lapopolazione condivide un numero limitato di macchine. «Questa è una modalità di utilizzo molto interessante» dice Giovanni, «ad esempioper quello che riguarda la privacy. Come spieghi la password a persone che non hanno neanche la toppa per la chiave nella loro porta dicasa?».Giovanni Innella è rimasto molto colpito dall’esperienza fatta con il progetto. Tanto che è attualmente impegnato a scriverne un libro. Cheovviamente sarà disponibile on line e linkato al blog https://sites.google.com/site/googlingburkina/Maurizio Dematteis

33Dossier

borare insieme alcune proposte per migliorare i servizi anagrafici e la fornitura documenti, problema che

in Sahel è ancora di estrema gravità. Ma non è tutto. In parallelo hanno avviato una campagna di sen-

sibilizzazione sul territorio piemontese in tutti gli uffici di stato civile, raccogliendo offerte per la regi-

strazione dei bambini burkinabé e senegalesi.

«Il coinvolgimento del proprio territorio è una peculiarità delle amministrazioni locali e una specificità

della cooperazione decentrata» sostiene Edoardo Daneo, del Coordinamento Comuni per la Pace

(Cocopa), rete di 34 comuni in provincia di Torino che realizzano vari progetti di cooperazione.

«Altrimenti non si capisce in cosa si differenzia da altre forme di cooperazione che agenzie e ong fanno

molto meglio di noi». E in questo la comunicazione con i cittadini è una parola chiave. «Il coinvolgimen-

to non è raccolta fondi» precisa Daneo, «ma un modo per aumentare la conoscenza e avvicinare i terri-

tori». Proprio il Cocopa dal 2007 al 2009 ha realizzato un progetto, sostenuto dall’Undp, l’agenzia delle

Nazioni Unite per lo sviluppo, per migliorare gli acquedotti in Libano. E’ stata coinvolta la Smat, la

Società metropolitana delle acque di Torino, che ha donato varia strumentazione tecnica, oltre a met-

tere a disposizione le competenze, ma soprattutto ha accettato di mettere una breve spiegazione del

progetto in tutte le bollette dell’acqua inviate agli utenti.

Una birra per lo sviluppoContagio e creatività. Il territorio viene coinvolto e informato, poi ognuno trova il suo modo di fare soli-

darietà. Come l’allenatore della squadra di calcio della cittadina di Pianezza, nella cintura torinese, che

si è mobilitato per il Burkina Faso creando un fondo con le multe che i giocatori prendono nel campio-

nato locale. O i quattro pasticceri di Chieri, città gemellata dal 2001 con Nanorò in Burkina Faso, che

Qui a fianco:

l’inaugurazione della

biblioteca scolastica di

Pal, sempre in Senegal,

realizzata grazie alla

cooperazione del

comune di Volvera (To)

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su invito dell’amministrazione hanno prodotto cioccolatini a forma di mattoni per sostenere la realiz-

zazione di un mercato coperto nella città africana. Sempre a Chieri è anche nata la birra Nanorò, pro-

dotta dal birrificio locale Grado Plato, sulla base di una ricetta burkinabé; una birra a fermentazione

spontanea con miglio, che Sergio Ormea, proprietario di Grado Plato, ha avuto l’idea di rivisitare nell’in-

tento di creare un prodotto nuovo, e 50 centesimi di ogni bottiglia venduta vanno al progetto.

«La cooperazione decentrata è il mezzo più efficace per mettere in contatto le comunità del Nord e del

Sud del mondo. Ed è già di per sé educazione allo sviluppo», sostiene Andrea Micconi del Consorzio ong

piemontesi, «poiché spinge i comuni a lavorare sul territorio e a rafforzare i legami con i paesi dove si

realizzano i progetti di cooperazione». In questo modo si impara a conoscere l’altro, il proprio partner

del Sud, attraverso le sue tradizioni culturali, dal cibo alla musica all’arte.

A Grugliasco, nel torinese, gli alunni delle scuole elementari hanno imparato attraverso giochi e labo-

ratori interculturali a conoscere la vita e le abitudini dei loro coetanei a Gourcy, in Burkina Faso, dove

il comune ha avviato progetti di cooperazione già dal 2005. «Con le classi terze abbiamo lavorato sulle

fiabe e sul cibo. Con le classi quarte sui canti e le filastrocche e fin dai primi anni del progetto abbia-

mo sviluppato uno scambio di lettere e disegni tra i nostri ragazzi e le scuole di Gourcy», racconta

Rosanna Sacchetto, insegnante della scuola elementare Ciari di Grugliasco. «Dall’Africa abbiamo porta-

L’allenatore del Pianezza ha creato un fondo per il Burkina con le multe prese dai gio-catori; e i pasticceri di Chieri hanno fatto cioccolatini a forma di mattone

Sotto: il lancio dei

palloncini nella festa

di solidarietà con

l’Africa organizzata

dalle scuole del

comune di Volvera. A

fianco: la premiazione

simbolica di un

rappresentante della

comunità burkinabé e

una cena di

solidarietà a Bruino

(To)

to qui una cassetta con le incisioni di canti tradizionali burkinabé che usiamo ancora per i nostri labo-

ratori» continua la maestra Rosanna, che è stata mandata in missione in Burkina Faso come rappresen-

tante delle scuole, «perché la cosa bella della cooperazione decentrata è lo scambio, che è reciproco. I

nostri partner sono venuti qui da noi, per esempio un professore burkinabé che ci ha aiutato nell’alle-

stimento di uno spettacolo teatrale».

Anche a Volvera, altro piccolo comune del torinese, le scuole hanno portato avanti dal 2000 al 2007 un

progetto di gemellaggio con il quartiere “parcelles assainises 14” di Dakar. Spiega Annamaria Porporato,

insegnante in pensione e moglie del sindaco: «Il primo obiettivo è stato promuovere tra i ragazzi la

conoscenza del Senegal, poi abbiamo anche raccolto fondi attraverso il giornalino scolastico per realiz-

zare una biblioteca pubblica nel quartiere di Dakar a noi gemellato». Nel 2006 ragazzi e genitori hanno

abbracciato tutto l’Istituto comprensivo in una catena umana di solidarietà con il Senegal mentre nella

festa finale del consiglio comunale dei ragazzi, hanno realizzato un lancio pubblico di palloncini in piaz-

za.

Parola d’ordine: continuitàI numeri della presenza nelle attività di educazione allo sviluppo a livello regionale indicano una sostan-

ziale crescita della partecipazione di scuole e classi a questi progetti: «Nell’ambito del programma “Des

Alpes au Sahel”, progetto promosso dalla Regione Piemonte e cofinanziato dall’Unione europea e delle

varie iniziative realizzate in collaborazione con la provincia di Torino, solo nel 2009 cinquanta classi

delle scuole superiori hanno chiesto di partecipare ai laboratori, poi conclusisi con una festa finale» rac-

35Dossier

Parchi in reteE’ dal 2000, quando si è tenuto a Torino il primo Forum delle autonomielocali piemontesi e saheliane, che è nata l’idea di un gemellaggio tra par-chi naturali. Oggi la rete è composta da ben otto parchi, in Piemonte e inBurkina Faso, con più di 30 guardia parco piemontesi coinvolti in un rap-porto di scambio e amicizia con i colleghi africani.. Racconta AgostinoPela, del parco Lame del Sesia: «All’inizio era un mio interesse personale,ma negli anni c’è stato un riconoscimento istituzionale, tanto che oggi lacooperazione decentrata è stata inserita nella nuova legge regionale cheregolamenta l’azione dei parchi». Il parco Lame del Sesia, che è gemellatocon il parco “Riserve des Cascades de Banfora”, non interviene diretta-mente nell’area protetta, ma nei villaggi circostanti promuovendo apicoltu-ra, piccolo allevamento, trasformazione del burro di karité. «Questo perchéuno dei problemi fondamentali dei parchi africani è la pressione dellepopolazioni circostanti che cercano nel parco le risorse per vivere». Ma ilgemellaggio tra parchi è prima di tutto scambio, come spiega Graziano DelMastro, direttore del parco della Collina torinese; gemellato con il parcourbano di Ouagadougou, «scambio professionale, confronto sulla gestionedelle risorse naturali e sulle tecniche di conservazione. Io, ad esempio, hoimparato l’uso del fuoco come strumento di gestione del territorio». E sen-sibilizzazione per il proprio territorio: così il parco ha realizzato materialidivulgativi, una mostra a pannelli sulla conservazione delle risorse naturalia Nord e a Sud del mondo, un calendario sul Burkina Faso e moltissimipercorsi didattici nelle scuole.

conta Piera Gioda, presidente dell’ong Cisv. «E rispetto al programma di educazione allo sviluppo pro-

posto dal Consorzio ong piemontesi siamo passati da 15 a 60 adesioni per le classi superiori». Le stati-

stiche però non sono tutto, «perché quello che conta è il cambiamento qualitativo al quale stiamo assi-

stendo: i progetti sono più continuativi e sistematici. E’ aumentata la qualità e la partecipazione degli

insegnanti, più formati e più interessati, e si è creata una forte rete tra Regione e ong».

Al di là delle scuole, rimane il coinvolgimento della società civile, che in molti casi è uno stimolo forte

per la continuità degli interventi nei paesi in via di sviluppo. «Le relazioni tra autorità locali piemonte-

si e africane sono spesso sviluppate grazie all’iniziativa di soggetti della società civile, parrocchie, mis-

sionari, associazioni, ong ecc.» riprendono i funzionari dell’Ufficio Affari internazionali della Regione

Piemonte. «Abbiamo constatato che quando le azioni coinvolgono direttamente l’amministrazione

comunale hanno maggiore continuità e si orientano progressivamente a risolvere problematiche più

legate ai servizi per la popolazione. Anche i partenariati si arricchiscono di nuovi attori (scuole, univer-

sità, aziende pubbliche di servizio) che portano il loro contributo operativo in un quadro coerente di

azioni». Ma, se è vero che il ruolo dell’amministrazione locale è centrale per armonizzare l’azione dei

diversi attori, è anche vero che la motivazione che spinge il comune a fare progetti è spesso radicata

nella società civile. Per questo motivo anche nei comuni, in cui con le elezioni cambia l’amministrazio-

ne, prevale il legame tra le due comunità, del Nord e del Sud del mondo, e questo consente di dare con-

tinuità alle iniziative avviate.

36

Sotto: bambini di una

classe del Burkina

Faso mostrano la

cancelleria ricevuta

grazie a un progetto

di cooperazione

decentrata. Sotto:

Mario Platini,

assessore del

comune di Pray (Bi),

con un sindaco della

Mauritania

Cooperazione giovanileA 18 anni da Nichelino, Settimo Torinese, Moncalieri e altri comuni limitrofi alBurkina Faso, Mali, Bielorussia, Moldova, Brasile o Palestina. Per incontrare altriragazzi e condividerne difficoltà e opportunità. Questa è la cooperazione decentrataper i giovani della Provincia di Torino. Promotori di diversi gruppi spontanei, natisulla scia di progetti promossi dalle loro municipalità.Oggi i giovani italiani ed esteri si incontrano attraverso scambi internazionali, parte-cipano alla promozione di progetti ed eventi e dialogano tra loro alla ricerca di nuovestrade per risolvere vecchi problemi». Come per il gruppo de “I giovani del Burkina”,che nel 2005 hanno accolto a Nichelino gli amici di un gruppo teatrale di giovaniburkinabé: «Hanno realizzato spettacoli in tutte le piazze dei comuni coinvolti dalCocopa» continua Emiliano Iannone «trattando di argomenti forti quali le mutilazionigenitali o i matrimoni forzati che avvengono ancora oggi nel loro paese. In questomodo, con lo spettacolo, sono riusciti ad avvicinare persone che non sapevano nem-meno dove fosse il Burkina Faso». A Settimo Torinese, altro comune della Provincia diTorino coinvolto nei progetti del Cocopa, dal 2006 è attiva la “Casa dei popoli”, luogofisico in cui si concentrano le attività di cooperazione decentrata, accoglienza stra-nieri, commercio equo e incontri su temi multiculturali. E luogo fisico intorno al qualesi catalizzano le attività di gruppi giovanili, come ad esempio le “ragazze per ilSahel”. «E’ stata un’iniziativa triennale di scambio e collaborazione tra giovani ita-liani e stranieri» racconta Claudia Durando, del comune di Settimo Torinese. «Unpercorso spontaneo di giovani che, dopo aver partecipato a progetti di scambio tracomuni saheliani con il nostro, per tre anni si sono impegnati a promuovere e divul-gare le esperienze di cui erano venuti a conoscenza nelle scuole». Dopo tre anni ilgruppo si è sciolto. In maniera informale, proprio come era cominciato. Lasciandospazio ad altri gruppi ed altre iniziative spontanee sulla scia dei progetti promossidalle municipalità.Maurizio Dematteis


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