+ All Categories
Home > Documents > vox_v_1_high_BN

vox_v_1_high_BN

Date post: 07-Mar-2016
Category:
Upload: raimondo-ranale
View: 214 times
Download: 1 times
Share this document with a friend
Description:
Ricordano generazione di giovani e meno giovani che in ogni tempo si sono sacrificati per il bene comune e rappresentanouninsegnamentoperlegenerazionifuture. Purtroppo, sempre più frequentemente vengono rimossi dalle piazze dove furono eretti perché ingombranti. GabrieleD'Annunzio. SpedizioneinA.P.-45%art.-2comma20/bL.662/96DCO/DCAbruzzoPescara 1918 ViaViscontidiModrone,38-20122MILANO E@Mail:[email protected] simbolica. figurativa usato GROW’S&PARTNERSs.r.l. fonetica.
6
- CAVENDO TUTUS - Anno V - N°1 Aprile 2006 VOX MILITIAE VOX MILITIAE VOX MILITIAE Spedizione in A.P. - 45% art. -2 comma 20/b L.662/96 DCO/DC Abruzzo Pescara I MONUMENTI AI CADUTI Ricordano generazione di giovani e meno giovani che in ogni tempo si sono sacrificati per il bene comune e rappresentano un insegnamento per le generazioni future. Purtroppo, sempre più frequentemente vengono rimossi dalle piazze dove furono eretti perché ingombranti. Gabriele D'Annunzio. “Noi potremo tutti perire sotto le rovine ma dalle rovine lo spirito balzerà vigile ed operante”- Trilussa Quanno finì la guerra l'Eroe piantò la baionetta ar muro e si rimise a lavorà la terra. Era stato ferito cinque vorte, ma se sentiva l'anima più forte e er braccio più gaiardo e più sicuro. E disse: - Se la vanga è arruzzonita La farò ritornà lucida e bella, e invece de la morte seminerò la vita. – Mentre faceva sto ragionamento vortò la testa e vidde da lontano un omo, dritto, co' le braccia stese, in un campo di grano. - E tu che voi? – je chiese – Sei gnente er deputato der colleggio che se prepara er solito maneggio pe cojonà er paese? Cerchi per caso un popolo imbecille che pagherà le chiacchiere che fai co' le carte da mille? Chi rappresenti? forse un giornalista, un eroe de la penna stilografica ch'ha fatto l'avanzata co' le spille sulla carta geografica?... O sei piuttosto er solito tribbuno arrampicato su la groppa nostra, ch'ammalappena che se mette in mostra nun vede più nessuno? Ah! no! te riconosco! Tu sei lo Spauracchio incaricato de spaventà li passeri der bosco… Nun hai cambiato mica, ch'Iddio te benedica! Me l'aspettavo! Doppo tanti strazzi Ch'ho sofferto sur campo de battaja, ritrovo li medesimi pupazzi imbottiti de paja, pronti a ricomincià la pantomima cor sistema de prima! Ma adesso basta, caro mio: te vojo da' foco còr petrojo… - Ma che petrojo, un cacchio! - strillò lo Spauracchio – Se doppo trenta mesi de trincea hai cambiato d'idea, te devi ricordà che tu stesso che un giorno me ciai messo: e mò, per così poco, me vorresti da' foco? Io, per lo meno, servirò a protegge er grano de li campi, e nun fo' danno come purtroppo fanno li pupazzi approvati da la legge! 1918 (pagina 5) L’EROE E LI PUPAZZI I “MONELLI”. LA MIGRAZIONE STAGIONALE ABRUZZESE Luigi TORRES “Settembre, andiamo. E' tempo di migrare. Ora in Terra d'Abruzzo i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare...”: è la poesia di G. D'Annunzio che ha reso universalmente famosa la migrazione degli abruzzesi in altre regioni più ricche, in una stagione in cui si era costretti, a causa del freddo intenso e delle abbondanti nevicate, a rimanere tappati in casa davanti ad una credenza sofferente e ad un camino fumoso e scoppiettante. Ancora oggi, sono in tanti a pensare che l'unico fenomeno abruzzese del passato sia stato la pastorizia, meglio conosciuta come transumanza, intensamente praticata sin dall'antichità, come sistema viario dedicato e organizzato già sotto la Roma imperiale, successivamente regolamentato nel 1447 sotto Alfonso I d'Aragona nella “Dogana della Mena delle pecore in Puglia”, ma non è così. Accanto alla migrazione dei pastori, rimasta in funzione fino agli inizi del secolo da poco trascorso, c'è stata quella degli operai agricoli (i bracciali), dei mietitori, dei cuocitori (ossia dei carbonai per la produzione del carbone e dei calcaioli per la produzione della calce viva), dei cavallari, dei sandolari (addetti al trasporto a mezzo cavallo o mulo o barca), dei bonificatori, dei sarcinatori e via elencando. Tutti questi erano comunemente chiamati monelli, ma non nel linguaggio popolare di ragazzo, poco educato, il classico ragazzo di strada, indisciplinato, pieno di malizia e furberia, ma per indicare i prestatori d'opera, emigranti nello Stato Pontificio, indipendentemente dalla loro età, che, al contrario, dovevano essere di età maggiore e atti al mestiere. (Continua a pagina 2) LA SCRITTURA E LA LINGUA DEGLI ANTICHI EGIZI Paolo SOLINI Come in precedenza detto (VOX MILITIAE luglio 2005) la scrittura geroglifica è un sistema complesso in quanto è allo stesso tempo figurativa, simbolica e fonetica. Prendiamo per esempio un'anatra e consideriamola sotto diversi punti di vista. questo disegno rappresenta un'anatra quindi possiamo tradurre questo segno “anatra”, perciò in questo caso la scrittura geroglifica è una scrittura senza dubbio (ideogramma). Se il volatile è associato al sole in una frase che riguarda il Faraone come nell'esempio la traduzione ora non è “anatra del sole” ma “figlio del sole” in quanto l'anatra non è più se stessa ma diventa simbolo di “figlio” perciò ora la scrittura è certamente Però in alcuni casi questo disegno potrebbe non avere più alcun legame con “anatra” e “figlio” sparendo il significato delle due parole prese separatamente. Ad esempio: “re” e “te” costituiscono due parole distinte ma se si uniscono in una terza parola “rete” il significato cambia figurativa simbolica. radicalmente, perciò in questo caso la scrittura diventa La scrittura geroglifica ha due generi: maschile e femminile la cui differenza è caratterizzata dalla lettera “t” es. sen = fratello senet = sorella , la “e”può significare il “singolare”, “il duale” ( per indicare coppie di cose) e “plurale”. La sequenza della frase è costituita da: verbo –soggetto - complemento diretto e indiretto- avverbio. Altro particolare importante è che nella frase manca del tutto l'interpunzione, non c'è punto né virgola e tutto è scritto di continuo. Per separare le parole o isolare una frase dall'altra, bisogna individuare il “determinativo” cioè un geroglifico simbolo che è posto alla fine di una parola o di una frase. Per quanto riguarda l'alfabeto nel suo specifico, si tratta di un alfabeto di sole consonanti (la vocale infatti viene inserita nella lettura e spesso modificata dalla pronuncia) e che non tutte le lettere corrispondono con quelle dell'alfabeto italiano. fonetica. usato (Alfabeto a pagina 2) SITUAZIONE IN SOMALIA Boutros Ghali: ". "Il peacekeeping non è lavoro da soldati, ma solo i soldati possono farlo Dalla cacciata del dittatore Siad Barre avvenuta nel 1991 la Somalia vive in una situazione di anarchia caratterizzata dalla dissoluzione dello stato. I cosiddetti signori della guerra che ancora spadroneggiano in Somalia, a dispregio di qualsiasi diritto individuale e collettivo e vessando una popolazione ormai esausta da una guerra ininterrotta, ostacolano il nuovo governo che - almeno nelle intenzioni - vorrebbe ripristinare una Stato di diritto. La Somalia non è più una nazione, ma un'estensione di territorio controllato da bande armate. (Alle pagine 3 e 4) GROW’S & PARTNERS s.r.l. Via Visconti di Modrone, 38 - 20122 MILANO E@Mail:[email protected]
Transcript

- CA VENDO TUTUS -Anno V - N°1 Aprile 2006

VOX MILITIAEVOX MILITIAEVOX MILITIAE

Spedizione in A.P. - 45% art. -2 comma 20/b L.662/96 DCO/DC Abruzzo Pescara

I MONUMENTI AI CADUTI

Ricordano generazione di giovani e meno giovani chein ogni tempo si sono sacrificati per il bene comune erappresentano un insegnamento per le generazioni future.Purtroppo, sempre più frequentemente vengono rimossidalle piazze dove furono eretti perché ingombranti.

Gabriele D'Annunzio.“Noi potremo tutti perire sotto le rovine ma dalle rovinelo spirito balzerà vigile ed operante”-

TrilussaQuanno finì la guerral'Eroe piantò la baionetta ar muroe si rimise a lavorà la terra.Era stato ferito cinque vorte,ma se sentiva l'anima più fortee er braccio più gaiardo e più sicuro.E disse: - Se la vanga è arruzzonitaLa farò ritornà lucida e bella,e invece de la morteseminerò la vita. –

Mentre faceva sto ragionamentovortò la testa e vidde da lontanoun omo, dritto, co' le braccia stese,in un campo di grano.- E tu che voi? – je chiese –Sei gnente er deputato der colleggioche se prepara er solito maneggiope cojonà er paese?Cerchi per caso un popolo imbecilleche pagherà le chiacchiere che faico' le carte da mille?Chi rappresenti? forse un giornalista,un eroe de la penna stilograficach'ha fatto l'avanzata co' le spillesulla carta geografica?...O sei piuttosto er solito tribbunoarrampicato su la groppa nostra,

ch'ammalappena che se mette in mostranun vede più nessuno?Ah! no! te riconosco!Tu sei lo Spauracchio incaricatode spaventà li passeri der bosco…Nun hai cambiato mica,ch'Iddio te benedica!Me l'aspettavo! Doppo tanti strazziCh'ho sofferto sur campo de battaja,ritrovo li medesimi pupazziimbottiti de paja,pronti a ricomincià la pantomimacor sistema de prima!Ma adesso basta, caro mio: te vojoda' foco còr petrojo…- Ma che petrojo, un cacchio!- strillò lo Spauracchio –Se doppo trenta mesi de trinceahai cambiato d'idea,te devi ricordà che tu stessoche un giorno me ciai messo:e mò, per così poco,me vorresti da' foco?Io, per lo meno, servirò a proteggeer grano de li campi, e nun fo' dannocome purtroppo fannoli pupazzi approvati da la legge!

1918 (pagina 5)

L’EROE E LI PUPAZZI

I “MONELLI”. LA MIGRAZIONE STAGIONALE ABRUZZESELuigi TORRES

“Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.Ora in Terra d'Abruzzo i miei pastori lasciangli stazzi e vanno verso il mare...”: è lapoesia di G. D'Annunzio che ha resouniversalmente famosa la migrazione degliabruzzesi in altre regioni più ricche, in unastagione in cui si era costretti, a causa delfreddo intenso e delle abbondanti nevicate,a rimanere tappati in casa davanti ad unacredenza sofferente e ad un camino fumosoe scoppiettante. Ancora oggi, sono in tanti apensare che l'unico fenomeno abruzzesedel passato sia stato la pastorizia, meglioconosc iu t a come t r ansumanza ,intensamente praticata sin dall'antichità,come sistema viario dedicato e organizzatog i à s o t t o l a R o m a i m p e r i a l e ,successivamente regolamentato nel 1447sotto Alfonso I d'Aragona nella “Doganadella Mena delle pecore in Puglia”, ma non

è così. Accanto alla migrazione dei pastori,rimasta in funzione fino agli inizi del secoloda poco trascorso, c'è stata quella deglioperai agricoli (i bracciali), dei mietitori, deicuocitori (ossia dei carbonai per laproduzione del carbone e dei calcaioli per laproduzione della calce viva), dei cavallari,dei sandolari (addetti al trasporto a mezzocavallo o mulo o barca), dei bonificatori, deisarcinatori e via elencando. Tutti questierano comunemente chiamati monelli, manon nel linguaggio popolare di ragazzo,poco educato, il classico ragazzo di strada,indisciplinato, pieno di malizia e furberia,ma per indicare i prestatori d'opera,emigrant i nel lo Sta to Pont i f ic io ,indipendentemente dalla loro età, che, alcontrario, dovevano essere di età maggiore eatti al mestiere.

(Continua a pagina 2)

LA SCRITTURA E LA LINGUA DEGLI ANTICHI EGIZIPaolo SOLINI

Come in precedenza detto (VOXMILITIAE luglio 2005) la scritturageroglifica è un sistema complesso inquanto è allo stesso tempo figurativa,simbolica e fonetica. Prendiamo peresempio un'anatra e consideriamola sottodiversi punti di vista.

questo disegno rappresenta un'anatraquindi possiamo tradurre questo segno“anatra”, perciò in questo caso la

scrittura geroglifica è una scrittura senzadubbio (ideogramma).Se il volatile è associato al sole in una frase

che riguarda il Faraone comenell'esempio la traduzione ora nonè “anatra del sole” ma “figlio del

sole” in quanto l'anatra non è più se stessama diventa simbolo di “figlio” perciò ora lascrittura è certamente Però inalcuni casi questo disegno potrebbe nonavere più alcun legame con “anatra” e“figlio” sparendo il significato delle dueparole prese separatamente.Ad esempio: “re” e “te” costituiscono dueparole distinte ma se si uniscono in una terzaparola “rete” il significato cambia

figurativa

simbolica.

radicalmente, perciò in questo caso lascrittura diventaLa scrittura geroglifica ha due generi:maschile e femminile la cui differenza ècaratterizzata dalla lettera “t” es. sen =fratello senet = sorella , la “e”può significareil “singolare”, “il duale” ( per indicarecoppie di cose) e “plurale”. La sequenzadella frase è costituita da: verbo –soggetto -complemento diretto e indiretto- avverbio.Altro particolare importante è che nellafrase manca del tutto l'interpunzione, nonc'è punto né virgola e tutto è scritto dicontinuo. Per separare le parole o isolareuna frase dall'altra, bisogna individuare il“determinativo” cioè un geroglificosimbolo che è posto alla fine di una parola odi una frase. Per quanto riguarda l'alfabetonel suo specifico, si tratta di un alfabeto disole consonanti (la vocale infatti vieneinserita nella lettura e spesso modificatadalla pronuncia) e che non tutte le letterecorrispondono con quelle dell'alfabetoitaliano.

fonetica.

usato

(Alfabeto a pagina 2)

SITUAZIONE IN SOMALIABoutros Ghali:

"."Il peacekeeping non è lavoro da soldati, ma solo i soldati

possono farlo

Dalla cacciata del dittatore Siad Barreavvenuta nel 1991 la Somalia vive in unasituazione di anarchia caratterizzata dalladissoluzione dello stato. I cosiddetti signoridella guerra che ancora spadroneggiano inSomalia, a dispregio di qualsiasi dirittoindividuale e collettivo e vessando una

popolazione ormai esausta da una guerraininterrotta, ostacolano il nuovo governo che -almeno nelle intenzioni - vorrebbe ripristinareuna Stato di diritto. La Somalia non è più unanazione, ma un'estensione di territoriocontrollato da bande armate.

(Alle pagine 3 e 4)

GROW’S & PARTNERS s.r.l.Via Visconti di Modrone, 38 - 20122 MILANO

E@Mail:[email protected]

2

APRILE 2006VMVM

Luigi TorresQualche ragazzo veniva impiegato in lavori minuti, nellecosiddette compagnie bastarde, concernenti il rifornimentodi acqua e la vigilanza alla carbonaia durante lacombustione, specie durante l'arco notturno, ovvero addettialla pulizia del campo seminato a grano, dal tempo dellaseminagione fino alla mietitura.Anche le donne, sebbene inminor misura, venivano ingaggiate per assolvere i lavoribassi, di tipo agricolo, come quelli della semina e dellamietitura, cui s'aggiungevano, volta per volta, quelliclassici, destinandole alla cucina, al riassetto degli alloggi

(rudimentalicapanne) deibraccianti.

Q u e s t as i t u a z i o n eera comunein quasi tuttol'Abruzzo e,in massimaparte, nellaC o n c aP e l i g n a ,considerata

per tutto il secolo XIX e il primo ventennio del successivo,come la zona più povera di una delle regioni più povered'Italia, dal reddito da vera fame. Tra queste ultimeacquistano particolare rilevanza i comuni d'Introdacqua,ma anche di Bugnara, di Pratola Peligna, di Anversa degliAbruzzi, di Prezza, di Raiano, di Roccacasale e della stessaSulmona, per la migrazione del bracciantato nel litoraletirrenico e dell'Agro romano (Terracina, Cisterna, CastelFusano, ecc.). La migrazione Cansanese era rivoltapreminentemente alla specialità dei cuocitori della pietra, icalcaioli, mentre i carbonai provenivano prevalentementeda Pettorano sul Gizio e dalla provincia di Chieti, da LettoPalena, da Lama dei Peligni, da Collemacine. I carbonairappresentavano l'elite dell'emigrazionestagionale del bracciantato abruzzese; illoro lavoro era durissimo e si svolgevada scuro a scuro, vale a dire perventiquattro ore al giorno. Essigiungevano sul posto qualche settimanadopo che i tagliatori avevano giàapprontata la legna da cuocere, cioè datrasformare in carbone. Arrivavano sulfinire di novembre per far ritorno alleloro case nel giugno successivo (laconsegna doveva essere fatta entro S.Giovanni, 24 giugno), in squadre

composte mediamente da 6/8 elementi specializzati,includendo sempre un ragazzo da impiegare, come hodetto poc'anzi, in servizi logisticipiuttosto leggeri e di guardia allacarbonaia durante la notte. Allo stessomodo i quocitori della pietrapartivano da Cansano per farealtrettanto per le calcaiole. I carbonaidovevano cuocere separatamente illegno dolce da quello forte, in quantoerano differenti i tempi di cottura ediverso era il pregio del prodottofinito.Altrettanto i calcaioli dovevanoconoscere la pietra adatta perricavarne calce di qualità. Il carbone – ben cotto, di buonaqualità, di non trapassato di fuoco e netto di terra, tizzi etara – veniva raccolto in sacchi di iuta e trasportato conmuli e cavalli (i cavallari provenivano da Castrovalva eAnversa degli Abruzzi) nelle zone interne o tramite isandalari (i sandali erano piccole barche da trasporto)attraverso i fiumi e il mare a tomoleto, a caricatoio dibarca.L'arte di fare il carbone è antichissima e, purtroppo, si èpersa per sempre, con l' avvento del gas butano in bombolee di metano e altri generi di combustibile meno inquinanti,rivelatisi in questi ultimi tempi abbastanza costosi perchéimportati dai Paesi dell'Est. Di carbonai ormai se necontano molto pochi. Per ricordare questo mestiere, ormaidi fatto estinto, qualche tempo fa gli ultimi operai rimasti,si sono accinti ad organizzare, a scopo didattico, per lo piùrivolto ai giovani, una carbonaia in un'aia ai piedi diPettorano sul Gizio, completamente funzionante. Lastessa esperienza è stata ripresa a Cansano dagli ultimicuocitori della pietra, con altrettanto successo. Dopo lascarbonatura e il trasporto del prodotto finito alle zone dicaricamento e di consegna, intervenivano i sarcinaroli,

quasi sempre dello stesso paese deitagliatori, che avevano il compito diraccogliere le frasche, che sivendevano a basso costo, lasciandoperfettamente pulito il luogo perevitare che si verificassero focolaid'incendio, con la conseguentedistruzione delle macchie. Tantaaccortezza dei nostri avi al riguardo,nell'oggi sono svanite, con lapresenza di specialisti incendiariche stanno conducendo, invece, unacampagna sistematica volta alla

distruzione di ettari di bosco a scopo estorsivo o peradibirlo ad altri usi tra cui, in primo luogo,

all'edificazione selvaggia.Nell'oggi - e sempre con piùfrequenza nella stagione estiva - imovimenti migratori di un tempofatti per necessità, con i loro ricordi, icanti, le tradizioni, le povere pietanze(in primo luogo la polenta), vengonorinnovati ed offerti come prodottoturistico durante le sagre e le festepaesane, ai visitatori curiosi,provenienti da ogni dove. Non c'èpaese, dalla più piccola frazione alla

città, che nei mesi invernali o estivi, in concomitanza delsempre più ricco flusso turistico, coincidenti con lefestività natalizie o le escursioni in montagna, nonorganizzino tavolate e passeggiate, con dimostrazionididattiche; il tutto allietato da musiche e canti tradizionalizonali. Al flusso migratorio verso il Lazio e il TavoglierePugliese, ormai giunto alla soglia zero, del primoNovecento, a partire dagli anni Ottanta è subentrato ilflusso turistico in senso contrario. Adesso sono i romani, ipugliesi e campani, come anche qualche comunitàamericana, che si allontanano dal caos delle loro città,non più a misura d'uomo, per riversarsi nei nostri luoghi,ancora allo stato brado e ospitali, acquistando casolari eterreni, a basso costo, degustando i piatti tipici di un tempoche fu, nel quale era tutto più sano e genuino, lontano dalmondo contemporaneo, caratterizzato dall'usa e getta,da l l a v io l enza , da l l ' oppo r tun i smo e da l l adisumanizzazione. Del fenomeno migratorio molto has c r i t t o l os t u d i o s ointrodacqueseB e r a r d i n oF e r r i(Japadre,1995), attingendo dad o c u m e n t in o t a r i l ic o n s e r v a t inella Sezionedell'Archivio di Stato di Sulmona. Al dotto Autorerimando, quindi, il lettore curioso che vuole saperne di piùdi quel periodo nel quale nel molto peggio si stavacertamente molto meglio dell'oggi, come lo stannoconfermando le tante campagne promozionali turisticheofferte dalle pro-loco e dalle amministrazioni comunali.

I “MONELLI”. LA MIGRAZIONE STAGIONALE ABRUZZESE(continua dalla prima pagina)

3

VMVMAPRILE 2006

SOMALIA: DALLA DISSOLUZIONE DELLO STATO AD OGGIRaffaele SUFFOLETTA

La Somalia è stata tra le prime vittime dei cambiamentigeopolitici conseguenti alla fine della Guerra Fredda.Infatti, Siad Barre, sfruttando la posizione strategica delPaese (situato sul Corno d'Africa assume rilievo per ilcontrollo del golfo di Aden e dell'Oceano Indiano) avevasfruttato tale situazione per ottenere vantaggi dai dueblocchi che si contrapponevano ed aveva instaurato unregime brutale, tirannico e clientelare. Il 27 gennaio 1991la dittatura cade sotto la spinta di formazioni politicheclandestine e, dal quel momento, apparvero nella scenapolitica i clan, le faide tribali i “signori della guerra”; traquesti i principali protagonisti furono Mohamed FarahAidid e Ali Mahdi Mohamed, inizialmente alleati per lacacciata del dittatore. La lotta per il potere sfocia in graviepisodi di violenza sulla popolazione civile che contamigliaia di morti, carestia, epidemie, criminalità ed esododi massa.I media diffondono le immagini di quel che accade e, sottola spinta emotiva, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU il 24aprile 1992 approva la risoluzione n. 751 dando inizioall'operazione UNOSOM I (United Nations Operations inSomalia) che prevede l'impiego di 50 osservatori militariincaricati di controllare il rispetto del cessate il fuocodeciso dalle fazioni il 3 marzo 1992. Nel corso dell'estateseguono altre risoluzioni (767 e 775) per l'impiego di circa5000 uomini per la “sorveglianza del cessate il fuoco inMogadiscio, la protezione e la sicurezza del personale,degli equipaggiamenti e dei rifornimenti e la scorta deiconvogli umanitari

”; condizione che aveva reso impotente ilcontingente ONU. Il 9 settembre dello stesso anno, Aidid,entra con le sue milizie a Mogadiscio, e impone il ritiro deicaschi blu dell'ONU.La situazione cambia nel dicembre 1992 a seguito di unanuova risoluzione ONU (la n. 794 del 3 dicembre) cheprevede l'invio di una coalizione multinazionale,denominata UNITAF (Unified Task Force), posta sotto ilcomando degli USAcon il compito ristabilire le condizionidi sicurezza idonee allo svolgimento delle missioniumanitarie, ripristino della stabilità e legalità

L'operazioneviene denominata “Restore hope” (ridare speranza). Ilcomando del contingente viene assunto dagli Stati Uniti.L'Italia partecipa all'operazione con un propriocontingente denominato ITALFOR IBIS al comando delGen. D. Giampiero Rossi (Forze italiane: circa 2000paracadutisti della B. par. Folgore varie unità di supporto,una componente della Marina Militare di circa 1200uomini ed una dell'Aeronautica Militare di circa 100uomini, ognuna con propri assetti – Ibis è il nome di unuccello stanziale del Corno d'Africa). La situazionesembra migliorare e si pensa al ritiro graduale delle forzecon una riarticolazione del dispositivo di intervento: con larisoluzione 814 del 5 maggio 1993 l'ONU riprende ilcomando diretto delle operazioni dando inizio allamissione UNOSOM II – “Continue Hope”. Gli americanisi ritirano, lasciando sul posto solo una brigata logistica e la“Quick Reaction Force”, l'ONU assume la responsabilitàmediante un Consiglio Politico, con sede a New York, euna direzione multinazionale delle operazione“assemblata” dai rappresentanti delle 27 nazionipartecipanti; il comando militare viene assunto dal Gen.C.A. Cevik Bir (turco). Il contingente italiano assume ladenominazione di ITALFOR - IBIS II con un'area diresponsabilità di gran lunga superiore a quella inizialepoiché ora include anche l'area in precedenza controllatadai canadesi. Il gen. Rossi cede la responsabilità delcomando al Gen. B. Bruno Loi comandante della B. par.Folgore; Il 6 Settembre 1993, la B. par. "Folgore" vieneavvicendata dalla B. mec. "Legnano" comandata dal Gen.B. Carmine Fiore. Tale dispositivo comincia a nonfunzionare e la situazione degenera al punto che i vari statipartecipanti iniziano a ritirare i propri contingenti, nelquadro di un calendario fissato dall'ONU e la Somaliaviene lasciata al proprio destino in una spirale di violenzatribale e terroristica non ancora conclusa. Il contingenteitaliano conclude il proprio ritiro il 21 marzo 1994 con unbilancio di 14 morti (11 militari, 1 crocerossina e 2giornalisti RAI) e diversi feriti. Gli ultimi contingentiONU abbandonano la Somalia il 28 febbraio 2005. Neglianni seguenti, dal 1995 e fino al 2000, si registra un climadi anarchia diffuso con forte aumento della presenzaterroristica alimentata dall'ingerenza del fondamentalismoislamico.

, ma non autorizzavano l'uso dellaforza

impiegandotutti i mezzi necessari (l'ONU autorizzava per la primavolta nella sua storia l'uso della forza).

I primi tentativi di giungere alla normalizzazione delPaese hanno inizio nel 2000 su iniziativa dei Paesidell'IGAD (Kenia, Etiopia, Gibuti, Eritrea, Uganda eSudan), sostenuti dall'Unione Europea ed incoraggiatidagli USA e dall'ONU, con la convocazione di unaConferenza di Riconciliazione Nazionale. Il nuovoprocesso, tuttora in atto, è riuscito a gettare le fondamenta(non consolidate) con l'elezione di un'AssembleaParlamentare provvisoria e del presidente transitoriodella Repubblica Federale Somala ABDULLAHIYUSUF AMED (etnia Darod clan dei Migiurtini, Capodel ) e la nomina del primo ministro ALIMOHAMED GELI (etnia Hawiye, clan Abgal). Dopo 14anni di anarchia la Somalia ha un nuovo governo, conpochi potere sul territorio somalo. Esso è, infatti,costretto ad insediarsi a Nairobi perché a Mogadiscio isignori della guerra (come HUSSEIN AIDEED eMOHAMED QANYARE AFRAH) non voglionorinunciare alle posizioni di privilegio acquisite.L'opposizione al nuovo governo procede anche da partedegli altri poteri: economici, etnici, clanici e deifondamentalisti islamici. Questi ultimi, a disprezzo diqualsiasi diritto individuale e collettivo arrivano aprofanare il cimitero italiano di Mogadiscio (19 gennaio2005), distribuiscono volantini anti-italiani e, sullostesso suolo, costruiscono una rudimentale moscheacostantemente vigilata da milizie islamiche. Nonostantela protesta del Governo italiano e le scuse del presidenteYUSUF l'incidente non viene risolto. Il governo somalo,per il controllo del territorio e la sicurezza delle Istituzionistatali in previsione del trasferimento delle stesso interritorio somalo, su proposta italiana, ha approvatol'intervento di una Forza Multinazionale di Pace costituitada Unità della Lega Africana e della Lega Araba.Iniziativa al momento fortemente contrastata.Gli ultimi avvenimenti hanno visto il trasferimento delgoverno da , a in Somalia (90 KMa nord di ) e il tentativo del presidenteYUSUF di costituire una milizia per garantire la sicurezzadel governo composta da uomini del a lui fedeli.Sostanzialmente nel governo si scontrano due partiti: ilprimo filo occidentale ed estraneo al fondamentalismo -maggioritario, l'altro nazionalista controllato dai clan

e detentori del potere adove sono rifugiati i ministri dissidenti ma il quadrogenerale è molto complesso con interessi trasversali aiprincipali orientamenti e quindi gli equilibri persoddisfare gli appetiti di ciascuno sono difficili daraggiungere. Sulla situazione incombe, infine, l'ombra diAL QAIDA, si da per certa la notizia della costituzione diuna formazione terroristica a Mogadiscio dal nomeemblematico: “ ”.

Puntland

Nairobi, Kenia JowharMogadiscio

Puntland

Habar Gedir Abgal Mogadiscio,

Nuova Jihad

SCHEDA SOMALIA

(Principali dati:)

FONTE GLOBAL GEOGRAFIA:AFRICA/SOMALIA

Superficie: 637.305 Km²Abitanti: 7.489.000 (stime 2001)Densità: 12 ab/Km²

Forma di governo: Governo di transizioneCapitale: Mogadiscio (997.000 ab.)Altre città: Hargeisa 75.000 ab., Merca 60.000 ab.Gruppi etnici: Somali 95%, Bantu, Arabi, Indiani,Pakistani, Europei e altri 5%Paesi confinanti: Gibuti a NORD-OVEST, Etiopia eKenya ad EST

Monti principali: Surud Ad 2408 mFiumi principali: Uebi Scebeli 900 Km (trattosomalo, totale 2050 Km), Giuba 875 Km (trattosomalo, totale 1650 Km)Laghi principali: -Isole principali: Isole GiubaClima: Equatoriale - aridoLingua: Somalo (ufficiale), Arabo, Italiano, IngleseReligione: Musulmana sunnita 99%Moneta: Scellino somalo

La Somalia è suddivisa in 18 regioni amministrative:Awdal, Bakool, Banaadir, Bari, Bay, Galguduud,Gedo, Hiiraan, Jubbada Dhexe, Jubbada Hoose,Mudug, Nugaal, Sanaag, Shabeellaha Dhexe,Shabeellaha Hoose, Sool, Togdheer, WoqooyiGalbeed.Il territorio dell'attuale Somalia, indipendente dal 1°luglio 1960, risulta dall'unione della Somalia (inamministrazione fiduciaria italiana dal 1950) e delprotettorato britannico del SOMALILAND. Lacacciata del gen. Siad Barre (27 gennaio 1991), alpotere dal 1969, ha aggravato la guerra civile eneppure l'intervento dell'ONU (1992-95) è riuscito aportare la pace. Si è innescato invece un processo diframmentazione in diverse Repubbliche conistituzioni politiche, amministrative e militariautonome: già nel 1991, nel nord, si eraautoproclamato indipendente il Somaliland; nel 1998era la volta del PUNTLAND, seguito nel 2002 dallaSOMALIA DEL SUD-OVEST (SWS). Qualsiasiforma di convivenza civile resta preclusa.

Bandiera della Somalia, Sfondo Blue con unagrande stella bianca a 5 punte al centro

13/05/'9302/07/'9302/07/'9302/07/'9303/08/'9315/09/'9315/09/'9331/10/'9312/11/'9309/12/'9330/12/'9306/02/'9420/03/'9420/03/'94

MogadiscioMogadiscioMogadiscioMogadiscioMogadiscioMogadiscioMogadiscioRomaMogadiscioMogadiscioStrada Afgoye-BaladBaladMogadiscioMogadiscio

par. Giovanni STRAMBELLIS.ten. Andrea MILLEVOIS.M. Stefano PAOLICCHIpar. Pasquale BACCAROpar. Jonathan MANCINELLIc.le Rossano VISIOLIc.le Giorgio RIGHETTIS.M. Roberto CUOMOM.C. Vincenzo LICAUSISorella Maria Cristina LUINETTIlanc. Tommaso CAROZZATen. Giulio RUZZIDott.ssa Ilaria ALPISig. Miran HROVATIN

I CADUTI ITALIANI

4

APRILE 2006VMVM

Il 6 settembre 1993 la Brigata Paracadutisti “FOLGORE”viene avvicendata dalla Brigata Meccanizzata“LEGNANO” che assume il comando del contingente“ITALFOR IBIS 2” nell'ambito dell'OperazioneUNOSOM II “Continue hope”.L'area di responsabilità è abbastanza vasta: da Mogadiscio,sede di ciò che resta dell'ambasciata italiana sino ad undistaccamento al confine con l'Etiopia, Mataban, lungotutta la strada, cosiddetta imperiale, che collegaMogadiscio ad Addis Abeba, costruita dagli italiani altempo del regime. I nostri trascorsi, in quella terra cosìlontana e martoriata, sono stati un aiuto al lavoro svolto.Molti somali parlano ancora la nostra lingua, sono i piùanziani e gli Ufficiali che hanno studiato in Accademia aModena. Infatti avevamo bisogno di traduttori solo negliincontri ufficiali. Peraltro molti dei laureati somaliprovengono dall'università di Perugia. Ritengo che questecose abbiano notevolmente agevolato il nostro contingenteall'arrivo, ma, di contro, abbiano reso più difficile e a voltepericoloso il distacco, in quanto la popolazione non volevaessere abbandonata da una nazione che riteneva amica.La situazione al nostro arrivo sicuramente non era facile: il2 luglio era stata una giornata dura per noi, ma anche glialtri contingenti avevano avuto i loro caduti. I “Signoridella Guerra” avevano, ormai, capito che l'eco dei morti inSomalia era molto forte nel mondo occidentale ed eral'unica via per rispedire a casa i contingenti militari eriassumere il controllo totale del Paese. In tale situazionen o n e r a f a c i l econtinuare l'operadi pacificazione e didistribuzione degliaiuti umanitari, epertanto venivanotentate tut te lestrade, non soloquelle politiche eamministrative, maanche religiose. Lam i a a v v e n t u r asomala cominciò il28 agosto del '93,c o n u n v o l onotturno Alitalia suun aerbus 300,insieme a quasitutto il ComandoBrigata e parte delReparto Comando.Dopo uno scalo tecnico in Arabia Saudita, dove saliva unequipaggio volontario (si andava in zona a rischio), siamoarrivati all'aeroporto di Mogadiscio a metà mattinata. Nonè facile descrivere la sensazione: dall'alto guardando dalfinestrino dell'aereo si vedeva l'aeroporto. Strutturemurarie fatiscenti e sabbiose si alternavano a vesciconienormi di carburante, a velivoli di ogni tipo, a moderniospedali da campo sotto tende pneumatiche. In un'areaseparata una moltitudine di “Black Hock” (elicotteri dacombattimento americani) allineati e protetti da muri disacchetti a terra dal tiro dei mortai o RPG, davano un sensodi potenza a cui non ero abituato. Mi sembrava di rivedereuna scena di Guerre Stellari.A terra l'organizzazione logistica era perfetta. Muletti dicarico provvedevano a scaricare e a sistemare il materiale.L'aeroporto era gestito, in toto, dal Comando USA, sia nelcontrollo aereo sia per il sostegno logistico. Ognicontingente, poi, provvedeva all'accoglienza del propriopersonale ed al controllo.Mi sono soffermato sull'aspetto logistico perché ritengoche la missione “IBIS 2”, anche se non ha avuto il risultatosperato, sia stata sicuramente un successo ed una preziosaesperienza per quanto attiene la logistica. Il lungo braccio,7000 km dalla madre patria, non consentiva errori.Parlando di elicotteri mi ritorna in mente la tragediadell'abbattimento dei due black hock. Il contingenteamericano era alla ricerca di Aidid, reputato la contropartecattiva, Habr-gedir, cioè quelli che non avevano volutoconsegnare le armi e fomentavano, almeno così sembrava,la lotta con le tribù rivali. L'idea che ci eravamo fattiall'inizio di due tribù dominanti, Habr-gedir e Abgal,presto è risultata ben diversa. Il nucleo familiare, che è labase sociale nel nostro mondo, lì non ha l'importanza che

noi attribuiamo. E' il clan che garantisce tutto ciò chenecessita e gestisce i rapporti con gli altri clan all'internodelle tribù. Spicca la figura del Capo clan. A volte ècapitato di fare dei danni economici causati o dalmovimento dei mezzi oppure dall'occupazione di aree dinostro interesse, o a volte durante i lavori per l'estrazionedell'acqua dal sottosuolo (100 metri), un beneimportantissimo in quelle terre e vitale. Quando sicercavano i contatti, i referenti erano i capi clan, chegestivano anche la proprietà delle singole famiglie eripartivano i beni ricevuti. La povertà causata da lunghianni di guerra aveva trovato in questa forma di governo lepossibilità di sopravvivenza. Chi aveva potuto, dopo lacaduta di Siad Barre, era andato in Kenia. Un giorno ero acolloquio con la prima moglie di Ali Mahdi, donnalaureata, di bell' aspetto, non più tanto giovane, e siparlava appunto di come fosse composta la societàsomala. A me è capitato di dire che, girando, avevo avutomodo di vedere i coccodrilli sul fiume Uebi Scebeli, avevovisto anche alcuni facoceri, ma dei famosi leoni somalineanche l'ombra. La risposta, in cui era chiaro il doppiosenso, fu questa “i leoni somali si sono rifugiati in Kenia”.Ho capito allora che i personaggi più importanti se neerano andati, lasciando il paese in balia del caos e dellaguerra fratricida. Ritornando agli elicotteri, faccio cennoal contributo italiano nell'ora più nera per il contingenteamericano in Somalia: l'abbattimento dei due black hock.Era l'ora di cena quando arrivò al telefono una chiamata

d a l Q u a r t i e r eGenera le de l lad i v i s i o n eamericana, chec h i e d e v al ' i n t e r v e n t o aMogadiscio dellanostra compagniacarri M60, gli unicicarri presenti inquel momento int e r r a s o m a l a .B i s o g n a v ai n t e r v e n i r e i nmodo rapido perliberare un' unitàa s s e d i a t aall'interno dellos t a d i o d iMogadiscio (nelfilm prodotto dagli

americani sulla tragedia, intitolato “Black Hock down”questa operazione è attribuita ai Pakistani, perinspiegabile motivo). Si era sotto Comando UNOSOM,ma ogni contingente dipendeva dalla propria Nazione perle operazioni non pianificate e concordate in precedenza.Erano le otto di sera e bisognava fare in fretta: mentre sichiedeva la necessaria autorizzazione allo StatoMaggiore, che è arrivata in breve tempo, le unità sipreparavano. A mezzanotte il raggruppamento tatticocomposto da carri, bersaglieri e paracadutisti era già aMagadiscio, tenuto conto, tra l'altro che eravamo circa 20Km a nord sulla strada imperiale nei pressi di Balad. Perfortuna non è stato necessario l'intervento dei carri armatiin città, che avrebbero causato parecchie vittimeinnocenti, ma la loro presenza è stato un deterrentesufficiente a risolvere la situazione.L' Operazione “IBIS 2” si concluse il 20 marzo 1994. Ilrientro fu purtroppo funestato dalla morte di duegiornalisti della RAI caduti sotto il fuoco di una delle tantebande armate che flagellano il Paese. Il prezzo pagato èstato alto e il nostro rientro è stato duro, ma ricordo ancoragli occhi di un “Cappellone” (con tale termine vieneindicato l'allievo più giovane dell'Accademia Militare diModena) somalo, mutilato ad una gamba su uno dei tanticampi di battaglia di quella terra insanguinata. I suoi occhinel silenzio dei saluti esprimevano tutta l'amarezza e ladelusione di un popolo abbandonato al proprio destino.Ma noi siamo soldati e il nostro compito è quello di fare almeglio ciò che ci viene ordinato di fare.*Generale di Brigata della Riserva –Già Capo di Stato Maggiore dellaBrigata Meccanizzata “ Legnano”In SOMALIA.

LA MIA SOMALIA: L'ESPERIENZA SOMALADAL DIARIO DI UN UFFICIALE ITALIANO

Giuseppe Muto*

PREVENZIONE, GESTIONE ERISOLUZIONE DEI CONFLITTI (PGSC)

IN AFRICA

(http://www.esteri.it/ita/4_27.asp)

La prevenzione, gestione e risoluzione dei conflitti (PGSC)inAfrica è stata, fin dal Vertice del Cairo (aprile 2000), unodei temi prioritari del Dialogo UE-Africa, inconsiderazione del ruolo critico che l'Africa riveste nellos c e n a r i o d e l l a s i c u r e z z a i n t e r n a z i o n a l e edell'imprescindibile precondizione rappresentata dallapace al fine del raggiungimento di un pieno sviluppo delcontinente. Tuttavia, in una prima fase, la discussione suquesto delicato tema si è focalizzata principalmente sullasola prevenzione dei conflitti (e sui programmi di aiuto perla ricostruzione post-conflitto), vertendo quasiesclusivamente sull'individuazione di metodi politici ediplomatici per comporre pacificamente le controversie edevitare che esse possano degenerare.

Per quanto riguarda i conflitti già in corso, invece, sial'Italia che l'Unione Europea cercavano di favorirne lacomposizione, ovvero di appoggiare i processi di paceavviati dalle Nazioni Unite e dall' Unione Africana. Taleapproccio potrebbe ora registrare un significativo salto diqualità a seguito di alcune iniziative assunte dagli stessiPaesiAfricani.

Infatti al si e' pervenutiall'adozione di un piano congiunto G8/Africa per ilrafforzamento delle capacità africane di condurreoperazioni di sostegno alla pace attraverso la costituzione,entro il 2010, con il sostegno logistico e finanziario deiPaesi sviluppati, di una forza di pace africana capace dicondurre operazioni di “peacekeeping” fino a 18 mesi didurata e dotata di una componente civile e di una di poliziamilitare.

Al tale progetto èdiventato ancora più ambizioso, tanto da prevederel'impegno dei Paesi G8 ad addestrare ed equipaggiaretruppe di “peace-keeping” per 75mila uomini in tutto ilmondo, ma soprattutto inAfrica.

hariconfermato il rafforzamento del dialogo, approvando lospecifico Piano d'Azione per l'Africa, che prevede unaserie di concrete iniziative quali la cancellazione del debitomultilaterale per 14 Paesi, l'incremento dell'aiuto pubblicoallo sviluppo (APS), destinato all'Africa, di 25 miliardi didollari entro il 2010, il rilancio degli impegni nelle ottotematiche di base (pace e sicurezza, governance,commercio e investimenti, debito, educazione, sanita',agricoltura e risorse idriche, infrastrutture di base).

Accanto allo sforzo dei Paesi G8, anche l' Unione Africanaha provveduto ad adottare ed avviare proprie istituzioni,alcune delle quali modellate sull'esempio dell'UnioneEuropea, quali:

Il “ ”,costituito nel maggio 2004, da 15 Paesi membri, di cui5 con mandato triennale rinnovabile e 10 con mandatobiennale non rinnovabile. Tale organo sovrintende asua volta ad un “ ”composto da:

un “Comitato degli Stati MaggioriAfricani Riuniti”;una (costituenda) “Forza Permanente di PaceAfricana” (African Stand-by Force), che dovràessere in grado di condurre operazioni di “peace-keeping” nel continente africano sotto l'egida delleNazioni Unite e che sarà articolata in 5 brigateregionali, ciascuna dipendente da un'organizzazionesub-regionale.

Con il Vertice di Durban del 2002:

;;

.Con il Vertice di Maputo del 2003:

, composta di 8 membri epresieduta dall'ex presidente del Mali;

– avente sede in sudAfrica – e composto di 230 deputati (5 per ognunodei 46 Paesi aderenti, avente ancora poteri nonvincolanti).

Analogamente, a livello sub-regionale, si assiste alrafforzamento e consolidamento delle organizzazioniregionali africane, quali (EconomicCommunity of Western African States),(Intergovernmental Authority on Development, cheraggruppa gli Stati del Corno d'Africa) e (SouthernAfrican Development Community).

vertice di Evian (giugno 2003)

Vertice G8 di Sea Island (giugno 2004)

Il Vertice G8 di Gleanagles del luglio 2005

ECOWASIGAD

SADC

Consiglio Africano per la Pace e la Sicurezza

Meccanismo di Pace e Sicurezza

L'Assemblea Generale dei Capi di Stato e di

GovernoIl Consiglio dei Ministri

Il Comitato dei Rappresentanti Permanenti

La Commissione Africana

Il Parlamento Panafricano

o

o

o

o

o

o

o

5

VMVM

VOX NOTIZIEVOX NOTIZIE

APRILE 2006

AI NOSTRI EROI

Raffaele SUFFOLETTAè il titolo di un libro, scritto da un nostro

caro socio e collaboratore Luigi TORRES, recensito nelprecedente numero di VOX MILITIAE, sulla storia deimonumenti in Italia e, in particolare, in Sulmonapubblicato da Edizioni Qualevita – Settembre 2005. Ill i b r o , c o n c l u d e l ' a u t o r e , “ v u o l e e s s e r e ,preliminarmente, un doveroso omaggio a tutti:indistintamente: i valorosi caduti, mutilati ecombattenti della nostra città e dei paesi del circondarioche in ogni tempo si sono sacrificati per il bene dellaPatria, con la donazione spontanea del sangue e dellavita. Ma anche, e soprattutto, un documento accusatoriodelle offese arrecate, in modo diretto o indiretto, aquegli Eroi indifesi e a coloro che, negli anni, si sonoprodigati nel tenere su l' coltempo venuta meno, contribuendo, sempre ecomunque, a sensibilizzare opinione pubblica eistituzioni sulla necessità di non disperdere il preziosopatrimonio di valori che quegli eroi ci hannotramandato e che taluni uomini ingrati cercano didisperdere”. Specifico riferimento viene fatto a quantoavvenuto nel comune di Pettorano Sul Gizio (AQ).Nel 2000, a Pettorano fu inaugurato un monumento allaMedaglia d'Oro della 1^ G.M. Umberto Pace; “sonopassati pochi anni e l'artistico bronzo è stato rimossodalla piazza dove era stato eretto per depositarlo in unbuio e malsano scandinato” ricavato nel sottoscaladell'ingresso alla chiesa parrocchiale. “

.Da informazioni assunte il busto dovrebbe essereridislocato (?) nel parco degli impianti sportivi chesaranno intitolati alla Medaglia d'Oro.Ovvero è di ingombro alla piazza dove c'è necessità dispazi utili per feste e sagre paesane.Signor sindaco Le chiediamo di riposizionare ilmonumento là dove era stato inizialmente posto perchétutti debbano sapere che Pettorano è “

anche per la grandezza morale espirituale dei propri cittadini. E, soprattutto, rimuovaimmediatamente quel busto dal sottoscala depositatocome un oggetto inutile.

Ai nostri Eroi

in diretta

epopea eroica peligna,

Uno dei Borghipiù belli d'Italia”

Si è rinnovatacosì la classica presa in giro dell'eroe,dell'autore dell'opera e dei paesani, ingannati tantinell'amor patrio quanto nello spreco di denaropubblico”

ARISCHIA (AQ) – REQUIEM PER UN MONUMENTO

Angelo ZaccagnoIn Italia non esiste paese, pur piccolo e sperduto, che nonabbia nella sua piazza almeno un monumento dedicato aicaduti in guerra.Anche Arischia, il mio paese, ne possiede uno. I nostri(pro)genitori lo hanno eretto al centro della piazza, difronte alla Chiesa parrocchiale, in ricordo dei morti siadella prima sia della seconda guerra mondiale.In cima al monumento non hanno posto simboli laici(soldati, ceppi, corone di alloro, ecc.) ma la statua dellaVergine Maria, la Madre di Dio e Madre nostra alla qualeGesù ci ha affidato: “A

.Ella è raffigurata con le braccia aperte come una madreamorevole che accoglie i propri giovani figli morti indifesa della libertà delle loro famiglie e della loro Nazione(la Patria terrena), consegnandoli alla Vita eterna (la PatriaCeleste).Sono stato in molti luoghi, in Italia ed all'estero, ho vistomolti monumenti ai caduti, spesso anche di pregevoleopera artistica, ma posso assicurare che è rarissimotrovarne di uguali che esprimano una tale immagine diprofondo senso di Amore, di Carità, di Compassione e diSperanza. Infatti, in rappresentanza delle madri chepiangono i figli morti, non è stata messa l'iconografiadell'Addolorata, , che ai piedi della croce havisto morire il proprio Figlio, ma la figura della Vergine,Madre del Cristo che quella morte ha sconfitto il giornodella Resurrezione, dando speranza a tutti gli uomini. Taleimmagine trasmette l'idea alle madri naturali che i figli nonsono svaniti nel nulla ma che, impazienti, essi sono inattesa di ricongiungersi con loro nella Casa di Padre.Quelle madri che con sofferenza ne hanno sempre tenutovivo il ricordo in terra, pregando e piangendo nel segretodelle loro case e del loro cuore, sanno che quel pianto nelmonumento si fa solenne preghiera di accettazione dellavolontà di Dio.È per questo che al monumento di Arischia si possonobenissimo adattare la parole del Venerabile Santo PadrePaolo VI, il quale, nel benedire una campana dedicata aicaduti in guerra, affermò che “

”.Tutto questo, semplicemente, èquello che mi trasmetteva ilmonumento ai caduti di Arischia,quando era posto davanti allachiesa parrocchiale.P o i q u a l c h e i l l u m i n a t oamministratore locale,

, ha pensatoche il posto dove si trovava davafastidio (non capisco a cosa e a chi)e ha deciso di spostarlo in unremoto angolo della stessa (comesi diceva una volta “a cantò”), in unposto dove bisogna andare diproposito per poterlo vedere (comesi dice:

), approfittando forse delfatto che le madri di quei ragazzisono morte e che i loro eredi si sonodistratti.

llora, vedendo la madre e lì accanto

a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre:

“<Donna, ecco il tuo figlio!>. Poi disse al discepolo:

<Ecco tua madre!>”

Maria Dolens

il pianto umano della

campana si fa perenne, quasi a perpetuare la deprecazione

e, insieme, la virtù espiatrice delle sofferenze generate

dalle guerre; si fa sacro per il senso religioso che gli si

attribuisce, capace perciò di svegliare nei cuori di chi fu

partecipe e testimonio di quella storia crudele e

specialmente nei cuori delle nuove generazioni innocenti e

avide di vita e di pace, sentimenti nuovi, non certo vili ed

infingardi, ma generosi e forti per

un'energia migliore che non quella

dell'odio, l'energia della bontà e

dell'amore

integralista

della religione laicista

lontano dagli occhi, lontano

dal cuore

Sicuramente per poter giustificare taledecisione saranno state vergati fiumi diparole, ma dubito che qualcuno abbiapensato al rispetto della “sacralità” delricordo che deve suscitare appunto unmonumento in memoria di chi è mortoper un ideale di Patria e di libertà, nellaconvinzione che questo dipendessedall'obbedire in quanto soldato. Forse èproprio questo che dava fastidio. Oggiimperversano i “

”, persone del “ ” che sono convinteche la libertà e la pace si ottengano solo con le parole,senza impegno e sacrifico personale, disprezzando einsultando chi, anche oggi, concorre veramente almantenimento della pace e della libertà, servendo lapropria Patria in Italia e all'estero.Penso agli uomini impegnati contro la malavitaorganizzata e il terrorismo come il commissario NinniCassarà, il giudice Borsellino, il commissario Calabresi, ilColonnello Varisco, l'Agente di Polizia Petri e tutti i nostrisoldati in missione di pace nel mondo, ma soprattuttovorrei ricordare i nostri militari impegnati a Nassirya,alcuni dei quali sono morti per un ideale più ampio diPatria, ideale ribadito recentemente anche da BenedettoXVI che, ricordando “

”,ha ribadito le parole del Concilio Vaticano II, riportate nelCatechismo della Chiesa Cattolica (Ed. 1992):

.Quindi, anziché spostare il monumento, sarebbe statomeglio integrarlo con un'epigrafe che ricordasse chi hacontribuito, dal secondo dopoguerra ad oggi, con ilsacrificio della propria vita, a mantenere l'Italia libera edemocratica.Ugo Foscolo scrisse che “

”. Ma anche i monumenti, se nonsostenuti poeticamente da un sentimento collettivo dellecomunità, sono destinati a scomparire. Sempre Foscoloaffermava, a proposito dei marmi monumentali, che “

”.Pertanto, anche un senso di naturale poesia, oltre che ditrascendente religiosità, avrebbe voluto che il monumento

non fosse rimosso dal centro dellapiazza, come insegnamento allegiovani future generazioni che lapace e la libertà sono valori dadifendere a tutti i costi.Purtroppo la poesia non resiste allarealtà e quindi ha vinto ilpragmat i smo di chi forsecinicamente pensa: “

”. Primo passo verso l'oblio.

Ora la piazza, priva del fastidioso

pacifisti a senso

unico pensiero debole

i tanti soldati impegnati in delicate

operazioni di composizione dei conflitti e di ripristino

delle condizioni necessarie alla realizzazione della pace

“… Coloro

che si dedicano al servizio della Patria nella vita militare

sono servitori della sicurezza e della libertà dei popoli. Se

rettamente adempiono il loro dovere, concorrono

veramente al bene comune della nazione e al

mantenimento della pace”

l'uomo affida ai monumenti il

compito di trasmettere i propri insegnamenti alle

generazioni future

il

tempo li distruggerà e allora ci sarà la poesia a rendere

"eterno" il loro insegnamento

Ma cosa

vogliono quei nomi scritti sui

marmi laterali: ricordarci forse

tutti i giorni che sono morti anche

per noi? Vogliono forse suscitare

c o n t i n u a m e n t e i n n o i

t e s t i m o n i a n z a d i p i e t à e

venerazione solo perché fecero

sacrificio di loro stessi per

obbedire alle leggi della Patria?

No!! Basta un giorno all'anno,

quindi, spostiamoli in un luogo

dove si possono vedere e non

vedere “quindi mettemogliu a

cantò”

monumento, sembra più grande, vi sipuò parcheggiare e fare manovral iberamente con ogni t ipo diautoveicolo; vi si può svolgere ognitipo di manifestazione senza il fastidio“degliu monumentu piazzatu locomezzu”. Adesso le bancarelle, moltoutili, “stau pure appiccicate 'nnanzi laChiesa”.Sì! È proprio un bel vedere!

In più di un'occasione ho cercato timidamente di farpresente il mio disagio per tale decisione.Mi è stato risposto che era stato fatto un “

”.Io sono nato ad Arischia e ho dei bellissimi ricordi dellamia infanzia, tra i quali metto anche il monumento,intorno al quale sono cresciuto giocando, e ho sempreconsiderato i caduti in esso elencati non semplici nomi maamici e mai, dico mai, mi sono posto il problema ditoglierlo di mezzo e, quindi, lo vorrei nuovamente al postodove era precedentemente per poter salutare “i mieiamici” appena arrivo in piazza, leggendo l'epigrafeimpressa nella lastra marmorea centrale: ARISCHIA /ALLA MADRE DI DIO / NELLA VIRTÙ E NELLAPACE / RIPORTI / L'AUSPICATO TRIONFO /AVEMARIA/A.D. 1953.Vorrei rivederlo di fronte alla Chiesa.

sondaggio”(!!!?)

tra la popolazione residente e tu, che ormai non sei più di

Arischia, che cosa vuoi?

L’Associazione culturale “VOX MILITIAE”

Catalizzare

Diffondere

Condividere

Fornire

si propone di:

le persone che condividono i Valori dellaSocietà Militare;

la Cultura ed il Ruolo dei Militari nella Nazioneche cambia;

momenti di Vita (Solidaritisco-Ricreativo)con persone che hanno identici Valori;

ai Soci assistenza giuridica e amministrativa.

A tutti i vostri quesiti sarà data risposta. La partecipazione èaperta a tutti i soci che vogliono far sentire la loro voce. Gliarticoli investono la diretta responsabilità degli autori e nerispecchiano le idee personali, inoltre, devono essere esenti davincoli editoriali. Di quanto scritto da altri o di quanti riportatoda organi di informazione occorre citare la fonte. La Redazionesi riserva di sintetizzare gli scritti in relazione alla spaziodisponibile; i testi non pubblicati non verranno restituiti.

Contattateci tramite telefonoE-mail

: 338.2161989 - 338.4977614: [email protected] - [email protected]

L’ASSOCIAZIONE E’APERTA A TUTTICOLORO CHE NE CONDIVIDONO LE

FINALITA’

ASSOCIAZIONE CULTURALE“VOX MILITIAE”

QUOTA ASSOCIATIVA ANNO 2004

Il versamento della quota associativa per i nuovi soci edel rinnovo della tessera per gli associati può essereeffettuato sul CC Postale n° 29710878 utilizzandol’apposito bollettino.

€ 25,00

CI SI ASSOCIA INVIANDO DOMANDA,CORREDATA DEI DATI ANAGRAFICI A:

VIA PUGLIA, 18 - 67100 L’AQUILA

VOX MILITIAE

DIRETTORE GENERALE

DIRETTORE RESPONSABILE

COORDINATORE

Hanno collaborato

Impaginazione e Grafica

Raffaele Suffoletta

Alessia Di Giovacchino

Davide Festa

Alessandro Zaffiri“LA ROSA” Via la Costa

Bagno Piccolo -67042 L’Aquila

Colasimone Italo, Papi Giovanni,Solini Gianpaolo, Tirabassi Pio,

Muto Giuseppe,Torres Luigi,

Zaccagno Angelo.

Tipografia:

Autorizzazione Tribunale di L’Aquila N.480 del 21.11.2001Tel. 338.2161989

Stampato il 7 aprile 2006 - Spedito il 13 aprile 2006

VOX MILITIAE --6

APRILE 2006VMVM

VOX NOTIZIEVOX NOTIZIE

Il Comando Organizzazione Penitenziaria Militare (OPM) si trasferiscea Santa Maria Capua Vetere (CE).

Giovanni PapiDopo oltre 15 anni di permanenza a Sulmona, il Comando OPM si trasferira' a S.MariaC.V. e cosi' un altro Ente militare lascera' l'Abruzzo e la provincia di L'Aquila che, per unostrano destino, ha gia visto la gloriosa Divisione ACQUI, dopo decenni di permanenza inAbruzzo (a vari livelli ordinativi) , ricostituirsi proprio in quella cittadina in provincia diCaserta .Questa Organizzazione trae le proprie origini nel 1822 dalla “Catena Militare” del Regno diSardegna ma, per non dilungarci troppo, saltiamo al 1979 quando gli Stabilimenti Militaridi Pena facevano capo al Comando della Regione Militare nel cui ambito territoriale eranodislocati; a Gaeta, oltre il leggendario (e, per la verita', molto panoramico) carcere erasituato il Comando degli Stabilimenti Militari di Pena (SMP) che aveva funzionimatricolari ed addestrative anche per tutti gli altri reclusori che erano situati a Peschiera delGarda, Torino, Roma, Cagliari, S.Maria C.V., Bari e Palermo.Questa configurazione ordinativa e' stata trasformata nel 1991 quando è stato costituito aSulmona, con il personale dei disciolti X° Comando Militare di Zona e Comando SMP diGaeta, l' OPM da cui dipendevano le carceri Militari di Peschiera , Roma e S.Maria C.V.;passavano in posizione Quadro le rimanenti strutture ad eccezione della Rocca di Gaetaceduta alla Guardia di Finanza. Il Comando OPM aveva ed ha alle dipendenze anche il 57°Battaglione “ABRUZZI “come unita' per il proprio supporto ed addestrativa per tutte lecarceri. E' da sottolineare che presso il 57° vengono svolti i corsi ai militari (prima di leva evolontari oggi) per conseguire l'incarico di Vigilatore e Custode con compiti in tutto e pertutto simili a quelli della Polizia Penitenziaria dello Stato.Nelle Carceri militari, in ottemperanza alla legge n. 121 dell' 1.4.1981, sono ristretti adomanda anche gli appartenenti a Forze di Polizia sottoposti a privazione della libertà.E'singolare, però, che i militari incarcerati per reati non militari non vi possano essereristretti!A seguito della sentenza datata 30.7.1993 della Corte Costituzionale, relativa alladetenzione militare degli obiettori di coscienza, le carceri militari, che fino ad alloraavevano come ospiti più numerosi i Testimoni di Geova, sono rimaste popolate quasiesclusivamente proprio dagli appartenenti alle Forze di Polizia ed e' iniziato il lento declinoche vede nel Decreto Ministeriale n. 253 del 30.11.2005 la sua ridislocazione in sensoriduttivo in quanto ha gradualmente diminuito il numero delle carceri militari fino all'unicoattualmente operativo a S. Maria C.V. .Nelle varie carceri situate prevalentemente in antiche strutture come la Rocca di Gaeta,quella di Peschiera e il Forte di Boccea, negli anni sono stati ospitati diversi detenutidivenuti noti alla pubblica opinione come Kappler e Reder a Gaeta; la banda Savi e il Gen.Delfino a Peschiera; alla fine della 2^ G.M. il Gen. Carboni (Comandante la difesa di Romal'8 settembre '43), il Maresciallo Graziani e piu' recentemente uno dei fratelli Savi e Priebkea Forte Boccea; per il caso Contrada fu riaperta temporaneamente la Sezione di Palermo.Persino Giuseppe Mazzini sperimentò la durezza del carcere di Gaeta.Ora questa antica Organizzazione risente delle norme attuali sulla abolizione della leva edella diminuzione della popolazione carceraria tanto da dover essere ridotta forse di rangonella figura del Comandante il cui grado sara' quello di Colonnello e non piu' di Generale.

COMUNICATO PER I SOCI

Oggetto: ConvocazioneAssemblea Ordinaria dei Soci.

La S.V. è invitata a partecipare all'Assemblea Ordinaria dei Soci cheavrà luogo lunedì 24 aprile 2006 alle ore 13.00, in prima convocazione, e

per discutere edeliberare sul seguente

ORDINE DEL GIORNO-Approvazione bilancio consuntivo anno 2005;-Approvazione bilancio di previsione anno 2006;-Informazioni sul Convegno annuale di ricerca storica: discussione ed

approvazione programma di massima.

giovedì27 aprile 2006 alle ore 16.00, in seconda convocazione, presso i locali dell'“Istituto Abruzzese per la storia della Resistenza e dell'Italiacontemporanea ” in via Monteguelfi n°4 in L'Aquila,

Firmato ILPRESIDENTERaffaele SUFFOLETTA

MODELLO 730/2006Il modello 730 è una dichiarazione semplificata che permette di ottenere eventualirimborsi direttamente con la retribuzione o con la pensione, in tempi rapidi.

Aurora è nata il 1.1.05

Beatrice è nata il 19.07.05Elisa è nata il 3.2 06

Filippo è nato (a Boston) il 4.3.06

Il nostro socio e collaboratore Galliano DI CREDICOnonno per la Quarta volta in dodici mesi.Vivissime congratulazioni ai nonni, genitori ed ai piccoli:

AURORA, BEATRICE, ELISA e FILIPPO.

U.N.I.T.A.L.S.ISOTTOSEZIONE DI L'AQUILA

IL 29 gennaio 2006 è stato rinnovato ilgruppo Dire t t ivo del l 'UNITALSIsottosezione di L'Aquila. Al direttivouscente, presieduto dalla signora RomanaC A L I S T I v a u n g r a n d i s s i m oringraziamento per l'attività svolta e ladedizione senza limiti sempre profusanell'affrontare le difficili problematiche

degli amici diversamente abili.Al nuovo Direttivo, presieduto dal dottorRaffaele PACCHIAROTTI, buon lavoronella certezza che sarà data continuità aiprogetti avviati e nuove iniziative sarannomesse in cantiere con la guida sapiente, lagenerosità e la professionalità del nuovopresidente.

La dichiarazione dei redditi Mod. 730/2006presenta delle novità, tra cui in particolare:1.introduzione della "deduzione per oneri difamiglia" attraverso la “family area” insostituzione delle detrazioni per carichi difamiglia;

2.possibilità di dedurre dal redditocomplessivo le spese sostenute per gliaddetti all'assistenza personale e/ofamiliare;

3.detrazione d'imposta per spese sostenuteper la frequenza di asili nido;

4.possibilità di dedurre dal redditocomplessivo erogazioni liberali effettuatea favore di ONLUS, associazioni dipromozione sociale e alcune fondazioni eassociazioni riconosciute, nonché a favoredi enti universitari e di ricerca

5.possibilità di destinare una quota pari al 5per mille dell'IRPEF a finalità di sostegnodel volontariato, delle organizzazioni nonlucrative di utilità sociale e delleassociazioni di promozione sociale, difinanziamento della ricerca scientifica edelle università, di finanziamento dellaricerca sanitaria, nonché ad attività socialisvolte dal comune di residenza delcontribuente

Invece:1.per le assicurazioni sulla vita stipulate fino

al 31.12.2000, occorre verificare chel'attestazione riporti la dicitura che ilcontratto non consente la concessione diprestiti per la durata minima di cinqueanni

2.le assicurazioni stipulate a partire dal01.01.2001 sono detraibili solo se hannoper oggetto il rischio di morte o diinvalidità permanente superiore al 5% daqualsiasi causa derivante, ovvero la nonautosufficienza nel compimento degli attidella vita quotidiana, se l'impresa diassicurazione non ha facoltà di recesso dalc o n t r a t t o , p e r u n i m p o r t ocomplessivamente non superiore a Euro1.291,14. L'attestazione dell'assicurazionedovrà pertanto riportare tale dicitura

3.le spese sanitarie generiche documentateda scontrini farmaceutici devono essereelencate in apposito modello diautocertificazione;

4.le ricevute sanitarie, se superiori a Euro77,47 devono avere la marca da bollo daEuro 1,81.

;

;