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Questo documento è la raccolta degli interventi presentati al seminario “ We Are Welcome : Contrastare
la dispersione scolastica” che vuole essere un materiale documentativo per narrare e diffondere la
conoscenza del fenomeno della dispersione ed abbandono scolastico nel territorio dell’Isola Bergamasca e
Bassa Val San Martino, attraverso l’azione concreta della Promozione Attiva realizzata dai progetti e dal
le esperienze presentate.
La ricchezza operativa intesa sia come offerta plurima esperienziale che come espressione creativa dei
progetti realizzati , contribuisce alla realizzazione della rete territoriale, caratterizzata da plurime agenzie ,
afferenti al terzo Settore ( Associazionismo , Oratorio e Cooperazione) che , con i Comuni e gli Istituti
Compresivi, partecipano e sostengono gli interventi.
Esperienze che, all’unisono, condividono lo stesso obiettivo: l’ investimento per il processo di promozione
dell’individuo e delle famiglie con fragilità , emergenti dal contesto scolastico e sociale.
L’efficacia di questi interventi è verificata attraverso il soddisfacimento degli indicatori definiti e collegati ai
bisogni dettati dalla lettura della domanda ( comportamento individuale, nel gruppo, in classe, il profitto
scolastico, superamento e modifica dei comportamenti devianti ecc….) intersecati con l’indicatore
economico dell’intervento ( costi contenuti grazie all’intervento degli sponsor privati, risorse economiche
attraverso l’ottenimento dei fondi destinati dalle fondazioni , attraverso la partecipazione ai bandi provinciali,
regionali …) che permette anche ai Comuni di sostenerne i costi e, in modo considerevole, anche grazie
all’apporto del Capitale Umano e Sociale ( significativo il volume del monte ore investito dai volontari).
Da questa esperienza tutti coloro che hanno partecipato hanno potuto sperimentare cosa significhi la
progettazione partecipata, dove ogni agenzia sociale, pur mantenendo l’identità e l’autonomia, ha partecipato
alla realizzazione di una esperienza informativa e formativa di spessore. Questa buona prassi vuole essere un
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esempio per la progettazione sociale, come strumento trasversale di quanti sono chiamati a definire le Linee
di Programmazione Territoriali , in una trivalenza politico- tecnica–associativa di volontariato. Attraverso il
dialogo si è riusciti a realizzare una tessitura della rete, intessuta di relazioni, dove la logica trova esempio di
azione esclusivamente in un contesto che vive nell’ecosistema. Pertanto si deve passare dall’individualismo
all’altruismo, aprire e non chiudere, per cui uscire dalle solitudini progettuali , spesso ristrette in piccoli
territori , per socializzarle attraverso la realizzazione di esperienze plurime.
In un periodo storico tristemente noto per i tagli alle spese, dovute alla crisi economica e finanziaria
mondiale, è necessario raccogliere e convogliare le energie , ricercando la sobrietà. Intesa non come
depauperamento e deplezione dei servizi, ma attraverso il recupero delle ricchezze operative, si possa
realizzare una piattaforma condivisa e costituita da tante identità che riescono a riconoscere la bontà e la
validità delle prassi per raggiungere la condivisione della programmazione territoriale.
Agire in primis come forza centripeta, per poi contaminare , attraverso operatività valorizzate da buone
prassi, secondo logiche legate alla fattibilità ed economicità delle risorse sia finanziarie che umane, in un
moto centrifugo su tutto il territorio di ambito.
Il gruppo di programmazione:
Ornella Morelli ( coordinatore Area Minori e Famiglia)
Francesco Pandolfi ( per l’Oratorio di Ponte San Pietro con don Andrea Lorenzi)
Suor Roberta Merelli ( Oratorio San Gervasio)
Marco Zanchi ( Associazione L’Aquilone) in collaborazione e con partner delle cooperative sociali L’Albero
e L.I.N.U.S.
Sabina Greco ( Age- Provinciale )
Mariagrazia Angeli ( Age –Calusco d’Adda)
Anna Bravi ( C.I.F. –Terno d’Isola)
Si ringrazia per gli interventi :
Amos Carminati –Assessore Politiche Sociali- Comune di Bottanuco
Lucia Bassoli- Direttore Azienda Speciale Consortile Isola B.sca e bassa Val San Martino
Daniele Novara- Fondatore del CPP - Centro Psicopedagogico per la Pace e la gestione dei conflitti
Alessandro Ziche- Psicoterapeuta- Consulenza psicologica Ziche-Naibo-Bergamo
I componenti del gruppo che hanno relazionato: Francesco Pandolfi, Marco Zanchi, Sabina Greco,
Mariagrazia Angeli, Anna Bravi con due giovani in veste di testimonial, don Alberto Caravina in continuità
con suor Roberta Merelli.
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Per la tavola rotonda:
Danilo Riva – Presidente del C.D.A. dell’Azienda Spec. Consortile Isola B.sca e bassa Val San
Martino; Assessore alle Politiche Sociali –Comune Calusco d’Adda
Rossana Innocenti – Assistente Sociale –Comune Bottanuco
Roberta Villa-Dirigente Scolastico- Istituto Comprensivo Suisio
Paride Sorzi- Presidente Cooperativa Sociale L.I.N.U.S.
Un ringraziamento all’Ufficio Scolastico Provinciale per l’invio dei dati statistici specifici delle scuole
dell’Ambito territoriale, in particolare della dirigente Patrizia Graziani e del funzionario Teresa Capezzuto.
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CENTRO ITALIANO FEMMINILE GENITORI INSIEME TERNESE
SUI PROGETTI RIGUARDANTI LA DISPERSIONE SCOLASTICA
Premessa
l’Associazione CIF-G.INS. Ternese è nata il 18 Maggio 2000 da un gruppo di genitori, soprattutto mamme che, avendo figli preadolescenti e frequentanti la stessa classe, avevano individuato il bisogno di ritrovarsi per una condivisone educativa tra le famiglia e l’Istituzione Scolastica. E questo dopo aver frequentato nell’anno 1999 il percorso formativo “Genitori Insieme “ proposto dal CIF Provinciale di Bergamo. Gli anni successivi e precisamente fino al 2003 hanno frequentato assiduamente il percorso proposto dal Settore politiche sociali della Provincia di Bergamo sul tema della Genitorialità sociale, un percorso che ha consentito loro di consolidare e potenziare le proprie risorse genitoriali e di farsi portavoce presso altri genitori della comunità e della provincia. Nel 2004 si iscrivono all’Albo Regionale e Provinciale della Solidarietà famigliare e incominciano a presentare progetti di sostegno alle famiglie con ragazzi in difficoltà di apprendimento o pochi motivati allo studio. Fino al 2011 Vengono così elaborati i seguenti progetti:Dopo la Scuola; Accoglienza dopo la scuola; Dopo la scuola: alla scoperta dell’altro; Spazio Compiti e non solo; Pomeriggi Insieme; Pomeriggi Insieme: apprendere dallo studio , dal territorio e dalla creatività. I primi progetti sono stati finanziati dalla Regione con la collaborazione economica del Comune, per i rimanenti l’Associazione ha collaborato in rete con Comune,Istituzione Scolastica e Parrocchia facendo inserire gli stessi progetti nel Piano dell’offerta Formativa Scolastica. Il notevole aumento della popolazione avvenuta in questi ultimi dieci anni, la presenza di nuove famiglie che hanno portato nuovi bisogni ci ha condotti a elaborare progetti che si occupassero il più ampiamente possibile dei minori a partire dai sei anni fino ai 16 anni con particolare riferimento all’apprendimento scolastico e relazionale offrendo momenti di studio e laboratoriali a integrazione dei servizi offerti sul territorio. Pertanto l’attenzione si è rivolta soprattutto a combattere il fenomeno della dispersione scolastica molto presente anche fra i nostri giovani creando forti momenti di motivazioni allo studio a partire dalla consapevolezza di avere delle capacità da mettere in gioco. Ci hanno aiutato d u n q u e in questo obiettivo l’inserimento nel “Dopo i compiti” di momenti l laboratoriali finalizzati a sviluppare gli aspetti creativi (un quadro del Patrono S. Vittore smarrito ed in seguito ritrovato grazie a questo lavoro, dei calendari da distribuire alla popolazione con acquarelli fatti da loro sugli angoli più significativi della realtà paesana , murales, ed un video sul tema “Ghera ona olta”); attività che hanno permesso agli studenti, tra l’altro, che avevano ormai superato il biennio di reinserirsi per dare una mano agli altri più giovani, non solo negli stessi laboratori, ma anche come aiuto operatori per l’esecuzione dei compiti Pertanto i nostri progetti hanno avuto pur nelle differenze presenti nei vari momenti laboratoriali le caratteristiche qui elencate.
FINALITA’ GENERALE
La finalità generale del nostro extrascuola ha riguardato infatti la prevenzione al disagio giovanile e alla dispersione scolastica dovuta a problemi scolastici, relazionali e all’integrazione con il gruppo sociale di appartenenza.
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OBIETTIVI GENERALI
Sostegno ai compiti con particolare riferimento alle materie in cui si riscontrano più difficoltà. Alfabetizzazione e acquisizione dei linguaggi specifici per gli studenti migranti Cura della relazione tra le famiglie migranti e non per una condivisione educativa Creare una rete per una condivisione educativa tra le Istituzioni e i gruppi di genitori Che si occupano delle nuove generazioni
OBIETTIVI SPECIFICI
Scoperta, valorizzazione e fiducia nelle proprie capacità mediante interventi
individualizzati o su piccolo gruppo ( per le superiori al massimo due) Integrazione degli studenti migranti nel tessuto sociale attraverso attività
laboratoriali e momenti di festa in cui presentare il lavoro svolto per favorire una loro attiva partecipazione alla vita comunitaria e quindi il miglioramento della qualità della vita .
Nel caso di abbandono, preparazione del curriculum con accompagnamento presso attività produttive.
Assunzione di responsabilità nei confronti degli studenti della scuola primaria e secondaria di primo grado nell’esecuzione dei compiti e nei momenti ludico-creativi da parte degli studenti che hanno frequentato l’extrascuola negli anni precedenti al biennio.
Orientamento futuro mediante stesura di curriculum e con la partecipazione ai laboratori.
MODALITA’ DI INTERVENTO I ragazzi della scuola secondaria di primo grado partecipano due volte alla settimana dalle ore 14,30 alle 16,30 con lo svolgimento dei compiti cui seguono attività laboratoriali di cui una dedicata al gioco e l’altra alla realizzazione di laboratori creativi. I ragazzi della scuola secondaria di secondo grado, essendo seguiti individualmente, partecipano in orari diversi a secondo i bisogni individuali e in accordo con gli operatori. Sono comunque ammessi ai laboratori creativi Alcuni studenti che hanno partecipato all’attività dell’extrascuola negli anni precedenti, ora hanno dato disponibilità per aiutare gli operatori a seguire gli alunni delle scuola primaria ad eseguire i compiti e ad essere presenti nei laboratori ludici.
METODO DI LAVORO
Gli operatori che seguono gli studenti della secondaria di primo grado e di secondo grado nell’esecuzione dei compiti o nel recupero di materie disciplinari sono studenti universitari, laureandi o laureati. Per quanto concerne i laboratori sono presenti due maestri d’arte per i
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laboratori creativi, mentre per i laboratori ludici gli studenti universitari che hanno dato disponibilità saranno aiutati dai genitori che operano all’interno dello spazio compiti .
L’attività laboratoriale si svolge dalle ore 16,30 alle ore 17, 30 di due giorni la settimana; in particolare quest’anno nelle giornate di martedì per gli studenti della secondaria di primo grado, di giovedì per gli alunni della primaria. Tre volte all’anno ci ritrova con i docenti per stabilire percorsi individualizzati e per individuare carenze e difficoltà anche di tipo psicologico e famigliare da affrontare insieme perché lo studente non si scoraggi.
Per gli studenti , che per varie difficoltà hanno dovuto lasciare
gli studi li abbiamo accompagnati nei colloqui presso le fabbriche della zona e aiutati a fare i curriculum da presentare alle varie aziende; pertanto l’attività svolta è servita anche ad orientare.
UTENZA
Alle proposte dell’extrascuola hanno partecipato complessivamente ogni anno circa cinquanta studenti tra elementari, medie e biennio delle superiori; nello specifico obbiettivo riguardante la dispersione scolastica abbiamo operato su circa n 20 studenti delle Medie e n.15 studenti del biennio della scuola superiore.
TESTIMONIANZE DA PARTE DI DUE EXSTUDENTI
Buongiorno a tutti,
mi chiamo Luca Calì, ho 16 anni e frequento il quarto anno di grafica pubblicitaria presso l’Istituto
Caniana di Bergamo. Cinque anni fa, quando ho iniziato a frequentare lo Spazio Compiti, mai avrei
pensato di trovarmi qui oggi, in mezzo a voi, a riferirvi della mia più che positiva esperienza
nell’ambito delle attività legate all’extrascuola svolte dal Cif di Terno. Dovete infatti sapere che, sin
dalle elementari, mi è stata diagnosticata una forma di dislessia, a causa della quale ho incontrato
non poche difficoltà a livello scolastico. Al Cif ho trovato il sostegno e l’aiuto, di cui avevo
bisogno, per conseguire dapprima la licenza media in modo più che brillante (ricordo ancora, come
se fosse oggi, la gioia che provai, quando al temine dell’esame, tutti i miei insegnanti si
complimentarono per i progressi da me compiuti)e per proseguire in seguito il mio percorso di
studi.
Ma se è vero che a scuola facevo fatica a tenere il passo dei miei compagni, è altrettanto vero che
ero molto più bravo di loro nelle attività manuali e in particolar modo nel disegno creativo. Ed è
sempre al Cif che ho avuto modo di coltivare questo mio talento attraverso le attività laboratoriali,
che dà sempre sono parte integrante dei progetti legati all’extrascuola. Insieme agli altri ragazzi ho
realizzato, in effetti, sotto la supervisione di Elena, la nostra Art director, lavori come i calendari
annuali, il ritratto di San Vittore o il murales per la lotta all’alcool. Sono inoltre lieto di aver potuto
aiutare, grazie al denaro ricavato dalla vendita dei calendari, i bambini del Burkina Faso e di aver in
questi anni trasformato le mie difficoltà linguistiche in punti di forza, tanto da raggiungere, senza
particolari problemi, il traguardo della quarta superiore.
Desidero quindi ringraziare, oltre a tutti gli operatori che mi hanno seguito, gli Enti e le Istituzioni
che hanno permesso e permettono al Cif di sostenere, mediante i fondi da loro stanziati, le famiglie
e gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, perché si possano come me realizzare nella vita e
nella comunità, a cui appartengono.
Calì Luca
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"la scuola è aperta a tutti" questo dice l'articolo 34 della Costituzione. E questo è ciò che ho imparato frequentando il CIF.
La legge italiana impone un età minima per abbandonare gli studi, il CIF ne prolunga la scadenza.
La legge italiana da strumenti e risorse per aiutare le persone in difficoltà a conseguire gli studi, il
CIF li appoggia e li aiuta ad accrescere le loro capacità e la loro autostima.
La legge italiana dà strumenti e risorse economiche per permettere a tutti il diritto allo studio, il CIF dà risorse psicologiche per permetterne il mantenimento.
Conosco il CIF da quando sono piccola, in tutti questi anni l'unico obiettivo era farci capire quanto la scuola fosse importante per aiutarci a non abbandonarla. Durante il terzo anno di liceo, ho avuto parecchie difficoltà nel raggiungere la sufficienza in alcune
materie; avevo deciso di abbandonare la scuola. La mia famiglia e il CIF sono stati fondamentali
perché mi hanno aiutata a trovare la forza di continuare e di colmare le mie lacune, tant' è che ora
mi sono diplomata e mi sono iscritta all'università.
Negli anni in cui ho frequentato questa associazione ho conosciuto ragazzi con serie difficoltà di
apprendimento, ma li ho visti anche migliorare e raggiungere obiettivi che prima non si sognavano
nemmeno di raggiungere.
Ho visto ragazzi stranieri imparare perfettamente l'italiano e ho visto ragazzi che avevano
semplicemente bisogno di sostegno psicologico per rafforzare la propria autostima e continuare
gli studi.
Lo spazio compiti oltre ad aver aiutato molti ragazzi a scuola, ha aiutato anche la società. Ho visto
donne straniere che portando i loro figli hanno cominciato la strada verso l'integrazione, per questo credo tantissimo in questa associazione. Infatti raggiunto il mio diploma, ho cominciato a svolgere
il ruolo opposto, sono passata da "studente" ad "operatrice"; ho voluto essere anche io, come lo
sono stati loro per me, un aiuto e un sostegno per molti ragazzi.
Ringrazio il CIF e tutte le Istituzioni che lo hanno aiutato a realizzare i progetti a sostegno delle giovani generazioni!
Jihan Hadlamous
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AGE-Provinciale
Piattaforma delle Offerte Territoriali:
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Istituto Comprensivo Suisio con Age-Calusco d’Adda
PROGETTO “SCUOLA ATTIVA” – PREVENZIONE ALLA DISPERSIONE SCOLASTICA
La dispersione scolastica è un fenomeno complesso, che riguarda non solo l’abbandono
scolastico, ma anche l’irregolarità nelle frequenze, i ritardi, la non ammissione all’anno successivo,
le ripetenze e le interruzioni.
In moltissimi casi infatti essa non si consuma con l'abbandono, ma con la disaffezione, il
disinteresse, la demotivazione, la noia e una serie di disturbi comportamentali.
Tali manifestazioni si basano spesso su difficoltà d'apprendimento (soprattutto sul terreno
linguistico espressivo, logico - matematico e del metodo di studio) e su una carriera scolastica
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vissuta più come obbligo esterno (familiare, sociale), che interno (bisogno di affermazione,
crescita, acquisizione di saperi, capacità, cittadinanza) per realizzarsi come persona. In generale si
potrebbe, pertanto, affermare che la dispersione scolastica è quel fenomeno per il quale
intelligenze, energie, risorse, occasioni di crescita e d'emancipazione sono sprecate o non
utilizzate al meglio.
Le cause di tale non ottimale utilizzo di risorse non possono essere rintracciate solo in
situazioni di degrado socio-economico o povertà culturale o di disagio personale, ma anche in
fenomeni di vario tipo, interni ed esterni al sistema scolastico. In sostanza essa riflette una perdita
di efficacia dei diversi ambienti educativi: famiglia, luoghi di aggregazione sociale, scuola.
Il tema del successo formativo dei minori ed il contrasto dei fattori che favoriscono la
dispersione scolastica rappresentano problematiche di rilevante interesse non solo per le famiglie
e la scuola, ma per tutta la comunità, in una logica di comunità educante.
- Finalità ed obiettivi del progetto
Il progetto ha lo scopo di costruire una rete fra le varie agenzie educative intorno ai bisogni
formativi dei ragazzi della scuola secondaria di I grado a forte rischio di dispersione scolastica e si
propone di accompagnare e sostenere, con educatori qualificati, i ragazzi nella costruzione di un
percorso di vita.
Il progetto è finalizzato a prevenire e/o contrastare, in una logica di progettazione integrata tra
diversi enti istituzionali e non, forme di dispersione scolastica ed intende perseguire i seguenti
obiettivi:
- Contribuire ad aumentare il bagaglio esperienziale degli studenti destinatari del progetto, anche
attraverso attività in ambiti differenti da quelli scolastici, favorendo l’esplorazione e l’utilizzo delle
proprie capacità, competenze ed attitudini.
- Supportare gli studenti destinatari del progetto nel recupero di conoscenze e abilità disciplinari.
- Dare agli studenti destinatari del progetto la possibilità di sentirsi utili socialmente e parte attiva
nella comunità di appartenenza.
- Destinatari del progetto
Studenti della Scuola Secondaria di I grado di Bottanuco e Suisio, frequentanti le classi 2^ - 3^,
individuati dai Consigli di classe quali soggetti a rischio di dispersione, perché pluriripetenti e
demotivati verso l’attività scolastica.
- Articolazione delle attività
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L’Istituto Comprensivo di Suisio collaborerà con il progetto la Cooperativa Sociale “L’Albero”, per
organizzare e realizzare un progetto didattico integrativo, tendente a creare l’occasione per
sperimentarsi in diverse professionalità manuali e acquisire alcune competenze di base del lavoro.
Il Progetto sarà caratterizzato da:
un laboratorio manuale-lavorativo settimanale. I ragazzi e le ragazze potranno
sperimentare a piccoli gruppi contesti relazionali diversi da quelli scolastici in cui potranno
essere riconosciuti e riconoscersi anche in riferimento a parametri diversi da quelli consueti
scolastici. Il rispetto delle consegne e delle regole, il lavoro cooperativo, la messa alla
prova delle proprie abilità e capacità, il livello di autonomia e libera iniziativa sono aspetti
educativi e formativi centrali di questa attività. All’interno di una serra potranno
sperimentare attività di florovivaismo, bonsaistica, compostaggio, mentre all’aperto
svolgeranno attività di giardinaggio (piccole potature, messa a dimora di piante, etc.);
laboratori espressivi e relazionali a piccoli gruppi con cadenza mensile
incontri formativi su tematiche contemporanee connesse alla vita quotidiana e lavorativa
al fine di inserire la personale riflessione sul proprio futuro all’interno di un quadro più
ampio, che comprenda anche una minima consapevolezza della realtà sociale del contesto
in cui si vive.
Inoltre i singoli allievi saranno seguiti individualmente attraverso un tutoraggio personale e
avranno la possibilità di partecipare a colloqui di counselling, orientamento scolastico e
professionale.
Il progetto sarà gestito da un’equipe di professionisti composta da un educatore professionale e
formatore, un counsellor, uno psicologo e un giardiniere.
.
- Risultati attesi
Definizione degli Indicatori di risultato:
Funzionalità degli strumenti e delle tecniche di individuazione dei soggetti a rischio di
insuccesso scolastico
Incremento della collaborazione tra scuola e famiglia
Maggiore efficacia delle strategie di recupero attivate per gli studenti a rischio dispersione
Diminuzione del numero di alunni “drop-out” (riduzione delle ripetenze)
- Valutazione dei risultati
La valutazione della qualità complessiva dell'intervento formativo messo in atto avviene attraverso
la misurazione di efficacia e di efficienza delle azioni predisposte. In particolare si intende
monitorare e misurare:
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l'efficienza dell'impianto organizzativo allestito;
il grado di soddisfazione degli utenti,
il numero e la qualità degli interventi di recupero, consolidamento e approfondimento, volti
all'innalzamento del successo scolastico, che saranno progettati ed attuati.
le attività di orientamento realizzate
L'efficienza dell'impianto organizzativo avverrà attraverso il controllo continuo dell'andamento
organizzativo e didattico in relazione, da un lato, con i dati e le ipotesi iniziali e dall'altro lato con la
progettazione, l'attuazione e i risultati delle attività poste in essere.
Il grado di soddisfazione degli utenti avverrà attraverso colloqui informali.
I docenti del Consiglio di classe definiranno gli obiettivi disciplinari ed interdisciplinari che lo
studente dovrà raggiungere al termine dell’anno scolastico, sulla base del progetto attivato.
Durante l’anno scolastico saranno previsti dei momenti di monitoraggio del progetto, a cura dei
soggetti coinvolti, al fine di verificare sia la tenuta del progetto sia il raggiungimento, da parte dello
studente, dei seguenti obiettivi formativi:
Partecipazione:
L’alunno partecipa con interesse a tutte le attività progettuali proposte
Impegno:
L’alunno si impegna in modo attivo alle attività, portando a termine i compiti richiesti
Autonomia:
L’alunno sa predisporsi in autonomia, per svolgere al meglio le attività
Comportamento:
L’alunno rispetta se stesso, gli adulti di riferimento, arredi e materiali che utilizza
Socializzazione:
L’alunno si relaziona in modo corretto e rispettoso con gli adulti di riferimento.
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Cooperativa Sociale L.I.N.U.S.-Almenno San Salvatore
We are welcome 21 settembre 2011
PENSIERI PER IL FUTURO
Il futuro non è più quello di una volta.
Non è più quello di una volta perché viviamo in un mondo segnato dalla crisi economica e
finanziaria, e quello che preoccupa maggiormente è l’incertezza del futuro, incertezza e
indefinitezza dettata dalla contingente situazione di crisi generale, crisi di sistema, che riguarda
l’economia ma anche il welfare.
Il futuro si è accorciato, l’orizzonte è diventato a breve termine, non si riesce a guardare lontano e si
rischia di perdere la speranza, i sogni e i desideri rischiano di svanire…
Aumentano i bisogni e i problemi delle persone e delle famiglie e contemporaneamente
diminuiscono le risorse a disposizione per contrastarli.
COSA FARE? La prima cosa è non farsi prendere dallo sconforto e provare ad affrontare questa situazione con
calma ma con decisione.
Ecco alcuni miei pensieri che ci possono aiutare a immaginare e a governare un altro futuro:
1. NON DOBBIAMO FARE DA SOLI, NESSUNO BASTA A SE STESSO.
L’esperienze che abbiamo sentite raccontate oggi sono la dimostrazione che le collaborazioni e le
reti funzionano; coinvolgono scuole, associazioni di volontariato, di solidarietà familiare,
cooperative sociali di tipo A e tipo B, amministrazioni pubbliche e anche realtà private. Questi
incontri generano progettualità innovative, rispondono a bisogni, sono efficaci e riescono ad essere
anche efficienti. Ogni realtà svolge la propria parte, investe capacità progettuali, porta energie e
risorse proprie (risorse umane, di tempo, economiche, professionisti e volontari) ma soprattutto
esiste la voglia di fare e di stare insieme per affrontare e risolvere i problemi.
Però serve
2. MENO FRAMMENTAZIONE E PIÙ CONTINUITÀ
Esistono esperienze importanti in tutti gli ambiti sociali, abbiamo visto oggi quante esperienze sono
partite contro la dispersione scolastica, ma spesso questi progetti sono lontani territorialmente, sono
avviati in via sperimentale, durano un anno, forse due, ma non si riesce a dare continuità.
Questo seminario è stata l’occasione per farli dialogare tra loro, attraverso e grazie all’area minori e
famiglia dell’Azienda Speciale Consortile dell’Isola bergamasca e della bassa val san martino.
Auspico che le relazioni avviate oggi possano trovare continuità e possa essere assunta una
maggiore regia a livello sovracomunale, un coordinamento territoriale. Una regia rispettosa delle
identità e non fagocitante, una regia che sviluppi confronto, sui valori che intendiamo difendere, sui
problemi e sulle azioni per affrontarli, e perché il lavorare insieme possa consenta di fare economie.
Ma per avere una regia forte
3. SERVE UN’AZIONE POLITICA DI SISTEMA
Chiediamo ai nostri politici di abbandonare i campanilismi, di evitare i litigi e le ripicche, di pensare
INSIEME alle nostre comunità, ai loro cittadini e al loro benessere. I tagli alle politiche sociali sono
iniziati e, in situazioni di scarse risorse, sono purtroppo necessari; quello che chiediamo è di non
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fare solo un’opera di ingegneria economica, perché poi i servizi e i progetti si spersonalizzano e
diventano solo dei numeri, un costo che deve essere ridotto o evitato. Ma le persone non sono
numeri.
Le scelte degli amministratori pubblici sono di eliminare il superfluo, di tagliare i servizi e i progetti
non necessari; ma quali sono i criteri per stabilire che un servizio non serve più? la gravità del
problema a cui risponde, l’urgenza del bisogno, la soddisfazione della propria base elettorale, il
servizio meno “popolare”? Nell’ultimo periodo prevale l’abbandono delle politiche di tipo
preventivo e promozionale a favore del mantenimento dei soli interventi di urgenza, rivolti alla
tutela e alla riduzione del danno. Le scelte del risparmio a breve termine, del “fare cassa”, sono
miopi, non riescono a guardare oltre alla situazione contingente e rischiano di moltiplicare nel
futuro situazioni critiche e problemi.
4. INVESTIAMO SUI GIOVANI
Io credo che sia giusto occuparsi di chi si trova in estrema difficoltà ma credo altrettanto importante
continuare a investire sulla prevenzione e sulla promozione del benessere, soprattutto delle giovani
generazioni. Non guardiamo solo alle fatiche e ai problemi di oggi, pensiamo anche a domani, a
come fare per renderlo migliore, continuiamo a investire sul futuro, sui nostri giovani, sui loro
talenti e sui loro sogni, scommettiamo su di loro.
IL LORO FUTURO È IL NOSTRO FUTURO.
Paride Sorzi
Presidente cooperativa sociale L.I.N.U.S.
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Alessandro Ziche- psicologo- presentazione progetto dell’Oratorio San Gervasio
PROGETTO “P” Sintesi 1progetto in favore di ragazzi Preadolescenti, in rete con il territorio
Un’esplorazione tra se stessi ed il mare per conoscersi ed attrezzarsi
Indice
Premessa
Analisi della domanda
Obiettivi
Scelte progettuali
Considerazioni finali
1 Titolare del progetto don Alberto Caravina presso Parrocchia dei santi Gervasio e Protasio, martiri in Capriate San Gervasio (BG);
Consulenza psicologica Studio Ziche-Naibo via Baioni, 33 Bergamo tel. 035.4284436 [email protected]
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Appendice 1 SINTERSI DEL PROGETTO
Appendice 2 CONSENSO INFORMATO/TRATTAMENTO DEI DATI
PERSONALI
Appendice 3 LA VALUTAZIONE DELL’ALESSITIMIA
LA VALUTAZIONE DELL’AUTOEFFICACIA PERCEPITA
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Premessa
Don Alberto e Suor. Roberta (Parrocchia di San. Garvaso - Bergamo), sensibili alle
tematiche giovanili e direttamente coinvolti nell’accoglienza dei ragazzi attraverso l’oratorio, si
sono fatti portavoce di alcuni loro bisogni. In questa cornice è stato fissato un primo incontro
(autunno 2009) dove, insieme ad un volontario, è stato invitato uno specialista psicoterapeuta
dell’età evolutiva e si è iniziato a parlare sia di alcuni ragazzi difficili (segnalati), sia dell’età
preadolescenziale.
Dopo alcune “chiacchierate” è emerso il desiderio di realizzare un progetto di “secondo
livello”, non solo preventivo e/o educativo in senso generale (attività già svolta nella
programmazione ordinaria dell’oratorio) ma, una proposta che potesse sostenere concrete difficoltà
quali ad esempio: dispersione scolastica, demotivazione generale alle proposte adulte, adesione a
modelli sociali negativi (devianza), ecc.
Analisi della domanda
Vista la premessa si è deciso per approfondire la questione partendo dalla domanda più
semplice ed importante: “… di chi stiamo parlando?”; pertanto si sono svolti diversi
incontri/colloqui con i referenti dell’Oratorio per “presentare” i possibili candidati al progetto.
Cosa è emerso? L’immagine che è apparsa dalla “presentazione” dei ragazzi ruotava intorno
ad alcune tematiche, le più significative a cui ci si è riferiti per organizzare il progetto sono state:
Fallimento, legato sia all’esperienza individuale dei ragazzi (ad esempio dispersione scolastica),
sia ad aspetti inerenti la famiglia di provenienza (ad esempio separazioni di coppia conflittuali,
ecc.)
Solitudine, le descrizioni delle relazioni/legami si sono caratterizzate per assenza di
reciprocità/gratuità oltre che una più generale descrizione di mancanza di sintonizzazione con i
bisogni dell’infanzia da parte degli aduli di riferimento
Fragilità intesa come sentimento di mortificazione di sé, assenza di desiderio/curiosità
Stigmate intesa come immaginario sociale negativo del ragazzo e/o della famiglia
Confusione di valori incapacità ad individuare valori all’interno dell’esperienza umana a fronte
di una adesione acritica a valori consumistici (come ad esempio spendere denaro per l’ultimo
cellulare ma non spenderli per delle lezioni di recupero dei figli)
Resistenza le situazioni proposte erano tutte descritte come impermeabili alle proposte,
resistenti nell’accettare consigli fatti dai vari segnalanti/invianti (ad esempio scuola, servizi
sociali, suora, ecc.); situazioni dove solo l’idea di avere bisogno di aiuto era inaccettabile
La sintesi concettuale dell’analisi della domanda è stata nell’individuare nella “2fragilità
narcisistica” (intesa come mancanza di amore proprio) la criticità di fondo personale dei candidati al
progetto e nell’assenza di figure di riferimento capaci di sostenere tale dimensione dell’amore
proprio; come dire come potrà un bambino nel divenire grande ad avere fiducia in sé se nessuno ne
ha mai avuta in lui? come potrà un bambino nel divenire grande ad avere fiducia in sé se nessuno è
capace di vedere in lui le sue qualità? come potrà un bambino fidarsi dell’adulto e della sua ricetta
per divenire grandi (ad esempio scuola) se poi la vita di questo adulto è costella da problemi ed
insoddisfazioni?
Obiettivi
L’obiettivo del progetto doveva pertanto tenere in mente da un lato la “fragilità narcisistica”
unita alla difficoltà di chi “guarda” questi ragazzi (come della difficoltà a “vedere” le parti belle del
2 Termine psicoanalitico, qui inteso nell’accezione moderna, come livello basico di amore proprio (aspetto della
personalità) acquisito in primis nel “rispecchiamento” con le figure genitoriali primarie; componente necessaria per
poter costruire buone “relazioni oggettuali”
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nostro preadolescente) e dall’altro riuscire a persuadere i ragazzi ed i genitori a partecipare
(promozione dell’alleanza di lavoro) a questa proposta di fatto finalizzata ad aiutare.
Gli obiettivi pertanto del progetto sono: A) valorizzare/rinforzare le fragilità individuate nell’analisi
della domanda; B) conoscere direttamente i protagonisti del progetto per verificare quanto emerso
nelle ipotesi individuate nell’analisi della domanda ed avere una immagine più realistica dei
ragazzi; C) promuovere una alleanza di lavoro, cioè una possibilità di lavorare insieme per risolvere
i problemi stimati (dispersione scolastica)
Scelte progettuali
Tenuto conto che è inevitabile riscontrare una certa immaturità in una età a cavallo tra
l’infanzia e l’adolescenza, dove è difficile discernere cosa sia questione di tempo/maturazione o un
problema (blocco evolutivo); si è presunto che le difficoltà scolastiche ed altre di cui sopra, siano
sintomo di un “blocco evolutivo” e/o una particolare fatica nell’emanciparsi legata anche al
contesto ambientale (modello psicoanalitico relazionale).
L’analisi della domanda ci poneva di fronte alla necessità di costruire un progetto di
immagine, cioè che chi vi avesse aderito fosse orgoglioso di farlo ed i genitori fieri di dirlo. Quindi
un progetto non stigmatizzante e nemmeno riconducibile a problemi e/o disturbi del candidato e/o
della sua famiglia. Andava individuato un luogo, un linguaggio, una immagine di appagamento
“narcisistico” (in senso costruttivo/positivo vedi nota pie di pagina n. 1) ma contemporaneamente
non narcisistico (in senso fine a se stesso, avulso dal rapporto con gli altri, negativo come nel mito
di Narciso); quanto quale presupposto minimo per iniziare a lavorare ma anche per
intervenire/smentire il problema stesso: il desiderio di imparare!
Per risolvere le specifiche criticità emerse ed assolvere agli obiettivi di cui sopra nasce l’idea
della barca a vela; una proposta concreta di immagine positiva per rendere desiderabile la
partecipazione al progetto sia da parte dei ragazzi, sia dei genitori. Certamente una esperienza non
di svago ma di fatica, in un mondo nuovo e diverso dove avere la possibilità di “mollare gli
ormeggi”.
L’idea è stata di far partecipare i ragazzi ad una esperienza “emotivo-corettiva” su più livelli
(diretta ed indiretta) nel senso di promuovere da un lato una esperienza verosimilmente discordante
con le attese/esperienze presunte del ragazzo (specie quelle fallimentari) e dall’altro portare gli
adulti vicino ai ragazzi a vedere, incuriosirsi, riconoscere tale sperimentazione, insomma a
“rispecchiarli”.
In particolare la proposta è un viaggio in mare attraverso una imbarcazione a vela,
comandata da uno Skipper professionista con esperienza oceanica, condotta dai ragazzi del
progetto. Il tragitto è una attraversata in mare aperto (da La spezia a Caprera e ritorno), in cinque
giorni infrasettimanali in orario scolastico. Un viaggio difficile sul piano fisico e psichico (non una
passeggiata da turisti o corso di vela per principianti) per entrare in contatto con una
fatica/frustrazione che non mortifichi ma che possa avere un senso, appunto quello di portare a
termine un viaggio appassionante; questa esperienza dovrebbe obbligare i ragazzi a vivere in barca
per più giorni ed a contare solo sulle proprie forze.
La novità, la lontananza dalle abitudini e dalle famiglie di origine, la convivenza con altri, le
paure ancestrali insite nel mare e nel viaggio, il confronto con uomini (il comandante) di provata
esperienza di mare, il contare solo su se stessi, il non potere scendere dalla barca (non si può
abbandonare) e l’esperienza di una sana dipendenza sono alcuni ingredienti di questa scelta
progettuale. Un viaggio/conoscenza che verrà ripresa e ripensata e vista nei vari momenti di dialogo
con diversi adulti/comunità previsti dal progetto stesso.
La strategia si delinea pertanto della scelta barca, quindi di una dimensione fortemente
visibile/sociale detta pubblica che dovrebbe assolvere da ponte per la dimensione privata
(psicologico/preventiva) del progetto, utile ad affrontare le criticità della dispersione scolastica, del
rapporto genitori/figli e/o del rischio evolutivo dei ragazzi.
31
Il gruppo di preadolescenti scelti è stato in parte composto da ragazzi con difficoltà ma in
buona parte anche da ragazzi che spontaneamente avevano scelto di partecipare al progetto; questo
per non alimentare l’eventuale individuazione dei “casi problematici”.
Il reclutamento si è gestito da un lato con la spontaneità delle richieste pervenute alla
segreteria (in ordine di richiesta) dopo la presentazione dell’iniziativa con l’incontro pubblico e
dall’altro con l’invito personale di chi si riteneva avesse particolarmente bisogno di un aiuto.
In questo canovaccio di base, vista l’analisi della domanda e visti gli obiettivi si è iniziato a
delineare l’aspetto operativo del progetto “P”, la strategia: livello pubblico e livello privato
Livello pubblico, questa parte della strategia di intervento nasce per facilitare un rinforzo
“narcisistico” dei partecipanti e l’alleanza con i genitori, oltre che per evitare il rischio di
stigmatizzazione (evidenziare nell’opinione “pubblica” una visone positiva dei partecipanti del
progetto). Il valore pubblico del progetto è finalizzato ad avere una ricaduta sugli interessati stessi, i
preadolescenti, in termini di riconoscimento della loro condizione evolutiva, di orientamento ai loro
bisogni e valorizzazione della loro immagine; in generale si mira alla stimolazione di una riflessione
comunitaria rispetto all’età preadolescenziale. Altra finalità è stimolare una riflessione, anche
critica, sull’atteggiamento dell’adulto rispetto alle nuove generazioni (valori, spazi, risorse, ecc.) e
sulle reali possibilità emancipative offerte. Il livello pubblico del progetto si è articola in più luoghi
in rete tra loro:
LUOGO OBIETTIVI AZIONI
Territorio Sensibilizzare il territorio e
stimolare una riflessione
sull’età
evolutiva/preadolescenza
Reclutamento, legare il livello
“privato” con il “pubblico”
Incontro di sensibilizzazione pubblica sulla
specificità della preadolescenza rivolto a genitori
ed adulti interessati
Presentazione del progetto
Incontro di restituzione del progetto al termine
dell’esperienza
Scuola
Coinvolgimento delle
competenze scolastiche, in
quanto anche invianti, per
riconoscimento/coinvolgiment
o/verifica
Legare il “privato” con il
“pubblico”
Predisposizione del progetto nelle attività
scolastiche (esperienza in orario scolastico)
Individuazione di insegnanti Tutor del progetto
nell’ambito scolastico (piano organizzativo interno
alla scuola, testimoni qualitativi dell’eventuale
ricaduta del progetto sui ragazzi)
Mare
Visibilità dei ragazzi
Servizio fotografico in barca
Comune
Riconoscimento pubblico
dell’esperienza dei ragazzi
Utilizzo di spazi e risorse per mostra fotografica
finale
Media
Riconoscimento pubblico
dell’esperienza dei ragazzi
Presentazione di documenti a testimonianza
dell’esperienza (articolo su L’eco di Bergamo)
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Livello privato, questa parte del progetto, direttamente intrecciata con la dimensione
pubblica mira direttamente a capire e rispondere alla segnalazione di disagio giovanile pervenuta
dal territorio attraverso l’analisi della domanda (scuola, oratorio, serv. soc.): dispersione e/o
demotivazione scolastica e rischio evolutivo. Il livello privato del progetto si articolerà in più
momenti:
1. Invito per i genitori dei ragazzi “segnalati” all’incontro pubblico di apertura dell’iniziativa
Progetto P, dove conosceranno indirettamente lo psicologo referente del progetto
a. obiettivo: non stigmatizzare la partecipazione dei ragazzi al progetto, promuovere
alleanza al progetto con gli operatori ad esempio lo psicologo
b. strumento: invito alla serata pubblica
c. tempi di realizzazione: marzo
2. Contatto con famiglia/ragazzo per spiegazione progetto parte privata e raccolta
adesione/alleanza
a. obiettivo: creare alleanza di lavoro/contratto con famiglie e ragazzo
b. strumento: colloqui individuali con titolare del progetto e referente psicologo per
esplicitazione del rischio evolutivo ed illustrazione della strategia/progetto
c. tempi di realizzazione: dopo serata pubblica
3. Conoscenza dei ragazzi in gruppo (riconoscimento problemi/ricerca)
a. obiettivo: permettere la conoscenza/formazione del gruppo PP (Progetto
Preadolescenti) e inizio riflessione sui problemi
b. strumento: gruppo con conduttore psicologo
c. tempi di realizzazione: prima dell’esperienza barca
4. Approfondimento conoscenza dei ragazzi in gruppo e/o individualmente
a. obiettivo: misurazione livelli psicologici ritenuti critici
b. strumento: 3scale di auto-somministrazione per l’autoefficacia percepita nella
soluzione dei problemi (APSP) e dell’Alessitimia (Tas-20)
c. tempi di realizzazione: prima e dopo l’esperienza barca
5. Gruppo Barca
a. obiettivo: predisporsi/attrezzarsi all’esperienza barca
b. strumento: gruppo di condivisone con esperto di barca a vela, focus l’esperienza
barca
c. tempi di realizzazione: in prossimità della partenza per l’esperienza barca
6. Esperienza emotivo-correttiva
a. obiettivo: promuovere una esperienza che permetta una discordanza con le attese dei
ragazzi, ecc.
b. strumento: barca
c. tempi di realizzazione: maggio o comunque prima della fine della scuola
7. Rielaborazione dell’esperienza barca
a. obiettivo: momento di discussione in gruppo dell’esperienza barca ed opportunità di
esplicitazione delle tematiche emerse in precedenza (autoefficacia, lettura delle
emozioni, ecc.)
b. strumento: gruppo con conduttore psicologo (restituzione test fase 4)
c. tempi di realizzazione: estate
8. Restituzione privata su appuntamento alle famiglie/ragazzi
a. obiettivi: prevenzione secondaria; se necessario invio presso servizio e/o
progettualità specifica
b. strumento: colloquio individuale psicologico
3 Vedi allegato 3
33
9. mostra fotografica
Considerazioni finali
Il progetto “P” è stato un viaggio sia nella realtà, sia nella metafora; i ragazzi
(preadolescenti) sono stati incontrati dall’equipe del progetto in più modi e più forme:
individualmente, in gruppo, attraverso gli occhi dei loro genitori, attraverso gli occhi degli skipper,
attraverso gli occhi di un fotografo, attraverso l’utilizzo di strumenti psicologici (test), attraverso lo
sguardo della comunità (mostra fotografica, incontri pubblici, incontri a scuola), ecc.
I punti di forza del progetto sono stati in particolare l’attenzione ad una visione progettuale
mirata alle potenzialità dei ragazzi, anche se partendo dalle loro criticità, in una visione evolutiva
del problema; la concretezza della proposta (viaggio in barca a vela) che ha tenuto conto delle
caratteristiche dell’età preadolescenziale; l’ampia condivisione territoriale che ha coinvolto oratorio,
scuola, comune, famiglie, ecc.; il modello “ricerca-intervento” senza quindi volere a tutti i costi
sapere a priori ma volendo “sporcarsi” con i veri competenti (chi ha il problema); il modello
psicoanalitico-relazionale che ha consentito letture complesse della circostanza dispersione
scolastica.
I punti di debolezza sono stati in particolare la poca possibilità di lavorare sulla dimensione
di gruppo specie con l’importante materiale emerso nel viaggio in barca (da valutare una
formazione specifica degli skipper all’esperienza coinvolgendoli maggiormente); la non continuità
del progetto, in particolare la non possibilità di fare prese in carico ; il fatto che i ragazzi si
conoscessero già tutti ha limitato in parte la possibilità di esprimersi in modo nuovo, alcune
dinamiche relazionali erano già instaurate;
La fotografia che ci resta dei 17 protagonisti del progetto è che non si aveva a che fare con
bambini e nemmeno con adolescenti; sembrerà semplice come considerazione ma la specificità di
questa età non è scontata e, anzi, rischia di essere sfuggente e non riconosciuta. Conoscere i ragazzi
ci ha lasciato l’idea di un periodo di vita caratterizzato da importanti e specifici cambiamenti; non
avevamo a che fare con l’infanzia dove la fiducia nell’adulto è pressoché totale, quasi acritica e
nemmeno con l’adolescenza dove il “rifiuto” e “l’attacco” tendono a caratterizzare lo stare insieme.
La nostra esperienza ci ha messo di fronte a ragazzi che si collocavano a metà strada tra l’accettare
le proposte dell’adulto ed il sottrarsi al confronto con loro.
Un punto importante evidenziatosi è che i ragazzi incontrati nel progetto non hanno avuto
bisogno di essere “istruiti”, razionalmente sono adeguati; intervistati sui temi della vita, rispondono
bene e con chiarezza, rispondono quello che per anni gli adulti gli hanno insegnato, ma oggi il loro
corpo, la loro emotività, la loro percezione di sé apre inevitabilmente all’autonomia ed alla
creatività di questo processo di conoscenza di se stessi. Anche l’area relazionale con loro è
particolare, nell’incontrali ci si ritrovava dentro una modalità/atteggiamento del tipo
“scolastico/infantile” (dire le cose giuste, ubbidire, accettare le regole degli adulti, acriticità),
oppure in direzione opposta di totale “anarchia/confusione”, comunque sia non sembrava possibile
un dialogo: hanno capito le regole del gioco adulto ma non sanno ancora giocarlo.
In questa direzione il modello dell’Alessitimia è stato centrale per confermare quello che sul
piano dell’esperienza relazionale con i ragazzi si è percepito, infatti sembrerebbe che i
preadolescenti del progetto siano prevalentemente in difficoltà nella lettura delle proprie emozioni
e di quelle degl’altri (94% di positività al test per l’Alessitimia), con tutte le conseguenze relazionali
del caso. Questo dato non significa avere a che fare con qualche strana sindrome, ma è la
descrizione dell’immaturità fisiologica specifica della preadolescenza. L’ex bambino che entra in
preadolescenza sente un qualcosa di diverso dentro di sé (cambiamenti del corpo) ed anche fuori
(cambiamenti nei rapporti con i genitori, amici) e, per la prima volta, questo sentire
bramerebbe/deve nominarlo lui.
34
Il loro bisogno più forte ci è sembrato essere quello di una traduzione dal proprio sentire
(come dimensione propriamente fisico/emotiva) in un pensiero, in una idea o in una narrazione di
se stessi; livello che può essere trattato solo all’interno di relazioni condivise e sicuramente non in
termini di lezioni o posizionamenti frontali.
Cosa possiamo fare noi adulti? Nella quotidianità, nei tanti impegni e nelle priorità dei
grandi, sembra esserci poco spazio a questa particolare attenzione e traduzione. Anche l’èquipe è
stata messa a dura prova nel rivolgersi ai ragazzi del progetto con una modalità di ascolto
emotivo/relazionale e questo è stato un limite del progetto, ma anche la sua potenzialità. Gabriele,
tutor in barca: “…loro (i ragazzi) hanno creato il gruppo e hanno fatto fuori sia me che lo
skipper…”
Constatare i diversi ingredienti sopra accennati e cioè il difficile dialogo con l’adulto (per
motivi sia evolutivi dei ragazzi e per la difficoltà di sintonizzarsi con loro), la forte coesione del
gruppo di pari, la tematica della non capacità di dare parola alle emozioni (Alessitimia), ci ha
permesso di rinvigorire l’attenzione a questo particolare processo di traduzione della comunicazione
umana, per una proposta preventivo/formativa più specifica e mirata. La prospettiva che si intravede
è nel potenziamento della possibilità di vedere/consapevolizzare queste emozioni/relazioni partendo
dai legami forti e reali creati nel gruppo stesso di preadolescenti e questo ci sembra essere un giusto
equilibrio tra il desiderio/responsabilità adulto di educare i propri figli e il desiderio/responsabilità
preadolescenziale di iniziare a fare da soli.
Lo scenario della barca con la sua necessità di convivenza, compartecipazione alla gestione
delle faccende quotidiane come le pulizie ed il mangiare, gli elementi di stress, l’imprevedibilità
degli eventi e degli itinerari (subordinati al tempo), la condivisione di momenti forti sia belli che
brutti, le dinamiche di gruppo (i diversi ruoli interpretati dai singoli) sono stati specchio della vita e
quindi un’ottima opportunità per formarsi e per imparare a dare parole all’esperienza relazionale
(quelle particolari sensazioni/emozioni che transitano nei rapporti umani), ma anche per conoscere
un modo democratico e “sano” di relazionarsi e dipendere dall’adulto (skipper) dove chi sapeva
decideva.
Nell’andare per mare, di fronte alle infinite difficoltà loro, i ragazzi, ci hanno aiutato a
ritrovare un ingrediente di base per crescere, “nutrirsi”, o come piace dire a noi per attrezzarsi,
hanno fatto gruppo e come ha detto uno skipper: “… incredibile come si siano divertiti con nulla e
abbiano fatto gruppo”.
Non penso che si debba per forza dimostrare quello che abbiamo fatto, gli adulti del progetto
hanno dato gratuitamente una opportunità a dei ragazzi cercando di trasmettere i propri valori e
punti di vista e questo ci ha resi un po’ orgogliosi.
I genitori hanno potuto riflettere e confrontarsi oltre che dirci, molti di loro, che non
avrebbero immaginato che loro figlio potesse fare tale esperienza e loro, i protagonisti sono partiti
in 17 e nonostante la “gara di vomito” che hanno inventato durante il viaggio a causa del mal di
mare… tutti e 17 hanno detto che sarebbero ripartiti!
Grazie a tutti i 17 ragazzi/zze, Don Alberto, Sr. Roberta, Bruno e Gabrile… per questa
faticosa ma bella avventura!
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Allegato 1 SINTESI DEL PROGETTO
Progetto “P” Sintesi del
progetto
Premessa
L’età evolutiva è un periodo di vita che va, indicativamente, dai 0 ai 18 anni; si caratterizza
per i profondi cambiamenti che la persona incontra sia nel corpo, nel sentire e percepire, sia nel
pensare; questa età è costellata da momenti critici che sebbene naturali pongono di fronte a dei bivi,
a delle “scelte” (ad esempio si immagini l’evento parto come caratteristico della naturalezza e della
criticità).
Il progetto vuole essere un’opportunità di intrecciare pensieri, idee, rispetto un momento di
vita difficile, come l’uscita dall’infanzia verso il mondo adulto, che chiamiamo preadolescenza; una
riflessione comune, dialettica tra generazioni diverse. In questo senso non c’è il professore che parla
o la teoria giusta, nessuna ricetta precostituita, ma vorremmo proporre un confronto tra persone che
hanno la responsabilità/problema di attrezzare degli ex bambini ad un mondo complesso e spesso
contraddittorio come quello adulto.
Per sintonizzarci sulla complessità della preadolescenza, citiamo alcuni tra i più visibili
cambiamenti che comporta:
Corpo, cambia rapidissimamente e in modo del tutto disarmonico; cambia la realtà fisica, la
propria immagine esterna, l’evoluzione sessuale e si compie una sorta di “tempesta
ormonale” (ormoni tiroidei, surrenali). Non è facile accettare queste trasformazioni, perché
la disarmonia della crescita comporta goffaggine, e un senso di sgradevolezza del sé, rischio
di perdere la difficile autostima conquistata nell’infanzia
Rapporto con i genitori, inizia una idea di sé diversa da quella che ha il genitore, un inizio di
autonomia anche se ancora permeata del legame di dipendenza dall’adulto. Cambia
l’importanza dei coetanei, nasce l’amico del cuore, difficoltà dei genitori stessi al
cambiamento (oscillazione verso infantilizzare e/o adultizzare).
Percezione di sé, prime domande su chi è veramente, con chi stare come essere.
Modo di pensare, inizio di pensiero astratto, percezione della complessità della vita,
acquisizione di una logica semplificata rigida.
L’incontro con il mondo adulto e l’uscita dall’infanzia obbligano a rivedere le attrezzature
interne del ragazzo, da un lato scompare il mondo magico, la fantasia lascia il posto alla
realtà, l’illusione infantile non funziona più, l’idealizzazione genitoriale si smantella,
insomma le difese conosciute vengono meno.
Si determina l’apertura della finestra sul mondo adulto percepito come confuso, ambiguo,
illogico, inaccettabile, con il rischio di rifiutarlo, per così dire ideologicamente, con una
globale opposizione ad esso: disadattamento interiore (ansia, oppositività, agiti, rifiuti,
somatizzazioni, regressioni, ecc.).
Il ragazzo si trova di fronte alla necessità di gestire anche un nuovo mondo emotivo
incalzante come l’aggressività portata come sfida (invidie, gelosia, confronto sulla potenza
fisica) nell’incontro con l’altro di pari età e/o la necessità di sperimentare nel confronto con
l’altro di pari età l’appartenenza del proprio corpo sessuato
Progetto P
Il Progetto “P” è un insieme di attività finalizzate sia alla prevenzione primaria, sia alla
conoscenza della preadolescenza (in questa direzione può essere considerata una ricerca intervento).
Lo scopo più generale del progetto è riflettere insieme, adulti e preadolescenti, sulla complessità e
difficoltà del crescere e promuoverne sia una maggiore consapevolezza, sia una maggiore abitudine
al confronto, condivisione.
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Il progetto P con i vari incontri e strumenti impiegati (serate, colloqui, interviste,
presentazioni dell’esperienze, ecc.) cercherà di potenziare l’attenzione per la preadolescenza e
l’abitudine a pensare, ascoltare e condividere.
Il progetto prevede inoltre un viaggio in barca a vela, quale elemento esperienziale di
riferimento per coinvolgere i ragazzi nella riflessione (momenti individuali e di gruppo prima e
dopo l’esperienza barca con conduzione psicologica) su di sé.
Descrizione schematica degli interventi previsti dal progetto:
1. Incontro pubblico di presentazione del progetto con i genitori ed adulti interessati
2. Incontro privato con i genitori che richiedono l’adesione al progetto dei figli per accogliere
le motivazioni della famiglia ed illustrare ulteriormente il progetto
3. Convocazione dei genitori dei figli che parteciperanno al progetto per le firme dei consensi,
contratto, ecc.
4. Intervista semistrutturata con i ragazzi del progetto presso la scuola di frequentazione
(intervista condotta da uno psicologo)
5. Gruppo psicologico (condotto da uno psicologo, promozione riflessione in gruppo con
l’ausilio di schede di auto somministrazione sul tema delle emozioni e dell’autostima)
6. Gruppo propedeutico all’esperienza barca (condotto da un volontario esperto di barca a vela)
7. Esperienza concreta viaggio in barca a vela 5 giorni di mare aperto (gestione “VelaGiovani”
La spezia)
8. Gruppo di rielaborazione dell’esperienza barca (condotto da uno psicologo)
9. Incontro pubblico di restituzione
10. Mostra fotografica dell’esperienza barca
11. Incontri privati di restituzione con i genitori che anno aderito al progetto
Indicativamente la durata del progetto va da marzo a novembre 2010.
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Allegato 2 CONSENSO INFORMATO ALLA PARTECIPAZIONE DEL PROGETTO “P”
Consenso informato Progetto “P”
Titolare del progetto don Alberto Caravina presso Parrocchia dei santi Gervasio e Protasio,
martiri in Capriate San Gervasio (BG) - tel. 02.90964322
I sottoscritti (c. e n. del padre)
………………………………………………………………………
e (c. e n. della madre)
……………………………………………………………………… genitori del minore ( c. e n. del
figlio) ..………………………………………………………………
Sono informati :
che la prestazione che verrà offerta al minore consiste nella partecipazione al Progetto “P”,
progetto di natura preventiva finalizzato a potenziarne il benessere psicologico del minore in
un passaggio evolutivo naturale e critico come la preadolescenza (argomento esplicitato e
descritto nella sintesi del progetto, consegnato ai genitori, e nel colloquio personale avvenuto
contestualmente alla candidatura del minore al progetto);
che a tal fine potranno essere usati strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, in
ambito psicologico;
che gli strumenti principali di intervento sono l’intervista semi-strutturata (videoregistrata),
schede di autovalutazione (Modello Alessitimia, Autoefficacia percepita), incontri di gruppo,
esperienza concreta riletta con gli strumenti di cui sopra;
che la durata globale dell’intervento non è definibile a priori anche se sono stati concordati a
grandi linee obiettivi, tempi e modalità;
che in qualsiasi momento si può interrompere la partecipazione al progetto tuttavia, al fine di
permettere i migliori risultati dello stesso, va comunicato allo psicologo la volontà di
interruzione rendendosi disponibili ad effettuare un ultimo incontro finalizzato alla sintesi del
lavoro svolto;
che lo psicologo valuta ed eventualmente propone l’interruzione della partecipazione al
progetto quando constata che il minore non trae alcun beneficio dall’intervento e non è
ragionevolmente prevedibile che ne trarrà dal proseguimento dello stesso - se richiesto,
fornisce le informazioni necessarie a ricercare altri e più adatti interventi (Art. 27 del Codice
Deontologico degli Psicologi italiani);
che lo psicologo è vincolato al rispetto del Codice Deontologico degli Psicologi italiani, in
particolare è strettamente tenuto al segreto professionale (Art. 11);
che lo psicologo può derogare da questo obbligo solo in presenza di valido e dimostrabile
consenso del destinatario della sua prestazione (Art. 12 del Codice Deontologico degli
Psicologi italiani);
che il testo integrale del Codice Deontologico degli Psicologi italiani è a disposizione su
richiesta;
Noi sottoscritti, in qualità di esercenti la potestà genitoriale/tutoriale del sunnominato minore,
avendo letto, compreso ed accettato quanto sopra, acconsentiamo che nostro figlio effettui il
progetto “P” sapendo che il titolare del progetto è don Alberto Caravina e che il responsabile degli
aspetti psicologici è il dott. Alessandro Ziche.
In fede
Firma del padre Firma della madre
………………………
……………………...
Bergamo li -----/-----/----------
38
PROGETTO “P”
TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI
Informativa ex art. 13 D.lgs. 196/2003
Con la presente Vi informiamo che il D.lgs. n. 196 del 30 giugno 2003 ("Codice in materia di
protezione dei dati personali") ha introdotto una specifica disciplina in materia di tutela delle
persone e degli altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali. Secondo la suddetta
normativa, il trattamento dei dati deve essere eseguito secondo i principi di correttezza, trasparenza
e di tutela della Vostra riservatezza e dei Vostri diritti.
Al fine dello svolgimento dell’incarico professionale affidato all’equipe del Progetto “P” (Titolare
del progetto Don. Alberto Caravina, responsabile aspetti psicologici Dr. Alessandro Ziche) sarà
necessario operare il trattamento dei Vostri dati personali e quindi, ai sensi dell'articolo 13 del
D.lgs. n.196/2003, Vi forniamo le seguenti informazioni:
1. I dati da Voi forniti verranno trattati nel rispetto dei principi della correttezza, liceità e
trasparenza dettati dal D.Lgs. 196/2003 per le seguenti finalità:
a) per gestire i rapporti volti all’espletamento delle prestazioni terapeutiche e/o fornitura dei servizi
che Vi sono stati proposti;
b) per adempiere ai conseguenti obblighi di legge amministrativi, contabili, o fiscali;
c) per gestire statistiche scientifiche, organizzative o contabili;
d) per eventuali contatti (telefonici, via fax, via posta ordinaria, via e-mail, ecc.);
e) per sottoporVi, in futuro, informazioni e/o inviarVi documentazione (per posta o per e-mail)
relativamente alle nostre attività.
2. La raccolta ed il trattamento dei Vostri dati personali (registrazione, organizzazione,
conservazione per i termini di legge, cancellazione, distruzione degli stessi) saranno eseguiti da
operatori appositamente formati e verranno effettuati sia con modalità manuale (su supporti ed
archivi cartacei) sia con modalità informatizzate (su archivi informatici) adottando sistemi idonei a
proteggerne la riservatezza;
3. Il conferimento dei dati è facoltativo; tuttavia l'eventuale mancato consenso al trattamento dei
dati di cui al punto 1. lettere a) e b) rende impossibile quelle operazioni che richiedono tali
trattamento o comunicazioni e potrà condizionare e/o impedire la prosecuzione del rapporto
professionale e l’adempimento degli adempimenti amministrativi, fiscali e/o comunque previsti
dalle leggi vigenti.
4. I dati non saranno oggetto di comunicazione e/o diffusione a soggetti esterni, fatta eccezione per:
a) Autorità, Enti o Uffici Pubblici in funzione di obblighi di legge e/o regolamentari;
b) Nostri collaboratori e/o professionisti da noi incaricati e autorizzati ad espletare le attività e/o
servizi richiestici;
c) Nostri consulenti per la tenuta della contabilità, la formazione dei bilanci e per gli adempimenti
fiscali;
in tutti gli altri casi, ogni comunicazione potrà avvenire soltanto previo Vostro esplicito consenso.
5. Titolare del trattamento dei dati personali è don Alberto Caravina, responsabile del trattamento è
il dr. Alessandro Ziche – Via Baioni, 33 Bergamo ed è reperibile presso la sede Studio Ass. Ziche-
Naibo al numero tel. e fax 035.4284436;
In ogni momento Voi potrete esercitare in forma scritta i Vostri diritti nei confronti del Titolare del
trattamento, ai sensi dell'art.7 del D.lgs.196/2003, che per Vostra comodità riproduciamo
integralmente nel seguito.
Decreto Legislativo n.196/2003, Diritto di accesso ai dati personali ed altri diritti
1. L'interessato ha diritto di ottenere la conferma dell'esistenza o meno di dati personali che lo
riguardano, anche se non ancora registrati, e la loro comunicazione in forma intelligibile.
2. L'interessato ha diritto di ottenere l'indicazione: a) dell'origine dei dati personali; b) delle finalità
e modalità del trattamento; c) della logica applicata in caso di trattamento effettuato con l'ausilio di
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strumenti elettronici; d) degli estremi identificativi del titolare, dei responsabili e del rappresentante
designato ai sensi dell'articolo 5, comma 2; e) dei soggetti o delle categorie di soggetti ai quali i dati
personali possono essere comunicati o che possono venirne a conoscenza in qualità di
rappresentante designato nel territorio dello Stato, di responsabili o incaricati.
3. L'interessato ha diritto di ottenere: a) l'aggiornamento, la rettificazione ovvero, quando vi ha
interesse, l'integrazione dei dati; b) la cancellazione, la trasformazione in forma anonima o il blocco
dei dati trattati in violazione di legge, compresi quelli di cui non è necessaria la conservazione in
relazione agli scopi per i quali i dati sono stati raccolti o successivamente trattati; c) l'attestazione
che le operazioni di cui alle lettere a) e b) sono state portate a conoscenza, anche per quanto
riguarda il loro contenuto, di coloro ai quali i dati sono stati comunicati o diffusi, eccettuato il caso
in cui tale adempimento si rivela impossibile o comporta un impiego di mezzi manifestamente
sproporzionato rispetto al diritto tutelato.
4. L'interessato ha diritto di opporsi, in tutto o in parte: a) per motivi legittimi al trattamento dei dati
personali che lo riguardano, ancorché pertinenti allo scopo della raccolta; b) al trattamento di dati
personali che lo riguardano a fini di invio di materiale pubblicitario o di vendita diretta o per il
compimento di ricerche di mercato o di comunicazione commerciale.
Ciò premesso, Vi chiediamo di manifestare per iscritto il Vostro consenso al trattamento di detti
dati.
Dichiarazione di consenso al trattamento dei dati personali (art. 23 D.Lgs. 196/2003)
I sottoscritti, in qualità di esercenti la potestà genitoriale / tutoriale del minore
………………………………………………………., presa integrale visione della presente
informativa, attestano il loro libero consenso affinché Titolare e Responsabile procedano al
trattamento dei nostri e dei suoi dati personali e alla loro eventuale comunicazione ai soggetti
indicati nella presente informativa, solamente per le finalità espressamente riportate al punto 1.
lettere (*) A B C D E dell'informativa medesima.
In fede
Firma del padre Firma
della madre
……………………
.…………………...
Bergamo li ___/___/______
40
Allegato 3 TEST UTILIZZATI
La valutazione dell’alessitimia
La Toronto Alexithymia Scale nasce dal tentativo, del gruppo di ricerca guidato da Graeme Taylor,
di superare le limitazioni degli strumenti esistenti per la misurazione dell'alessitimia e dalla
necessità di prove empiriche per la valida-zione del costrutto.
Il primo elaborato presentava un insieme di 41 item finalizzati a misurare cinque aree tematiche del
costrutto: 1) difficoltà nel descrivere i sentimenti; 2) difficoltà nel distinguere tra i sentimenti e le
sensazioni fisiche che accompagnano gli stati di attivazione emotiva; 3) mancanza di introspezione;
4) conformismo sociale; 5) vita immaginativa povera e scarsa capacità di ricordare i sogni.
In seguito a un'analisi fattoriale degli item si arrivò a una scala a 26 item che andava a valutare 4
dimensioni: (F1) difficoltà nell'iden-tificare e distinguere tra sentimenti e sensazioni; (F2) difficoltà
nel descrivere i sentimenti; (F3) ridotta tendenza a sognare a occhi aperti; (F4) pensiero orientato
all'esterno. Dai criteri dell'alessitimia venne in seguito tolto quello relativo al 'conformismo sociale',
considerato una caratteristica accessoria in quanto non presente in tutti i soggetti alessitimici.
Questa scala a 26 item, chiamata Toronto Alexithymia Scale (tas), venne sottoposta a una
validazione incrociata su gruppi di soggetti sia clinici sia non clinici.
Ulteriori ricerche (Bagby et al., 1990; Taylor, Doody, 1985) dimostrarono una buona affidabilità
test-retest su intervalli di una e cinque settimane, oltre alla validità convergente e discriminante
della tas, fornendo in questo modo prove convincenti della validità del costrutto dell'alessitimia.
Il processo di definizione dell'alessitimia portò a non considerare, oltre al 'conformismo sociale',
anche la 'ridotta capacità di ricordare i sogni' e la 'tendenza all'azione piuttosto che alla riflessione'
come aspetti nucleari del costrutto. Per quanto concerne il fattore del 'ricordare i sogni a occhi aper-
ti', gli studi dimostrarono una correlazione negativa tra gli item di questo fattore e quelli relativi alla
'consapevolezza affettiva' e al 'pensiero orientato all'esterno', il che mostrava l'assenza di una coe-
renza teorica del fattore (F3) con gli altri aspetti del costrutto.
Al fine di superare le limitazioni teoriche e statistiche della scala vennero apportate ulteriori
modifiche con l'aggiunta di nuovi item ai 26 originari, ottenendo così un totale di 43 item, da cui
venne elaborata la tas-r a 23 item. Si trattava di una scala in cui gli item si richiamavano a due fatto-
ri: 1) la capacità di distinguere tra i sentimenti e le sensazioni fisiche associate all'attivazione
emotiva; 2) la capacità di descrivere i sentimenti agli altri.
La TAS-20
L'attuale versione della Toronto Alexithymia Scale, la tas a 20 item (tas-20), è un questionario di
autovalutazione basato su una scala Likert a 5 punti, dove a ogni valore corrisponde una specifica
dicitura:
1 = Non sono per niente d'accordo
2 = Non sono molto d'accordo
3 = Non sono né d'accordo né in disaccordo
4 = Sono d'accordo in parte
5 = Sono completamente d'accordo.
Al soggetto viene chiesto di fornire una risposta su quanto è d'accordo con ciascuna affermazione
del questionario: è importante che il somministratore sottolinei che non ci sono risposte giuste o
sbagliate, ma soggettive in quanto legate ai vissuti dell'intervistato.
Nella valutazione dei dati, oltre a informazioni relative alla somma totale dei singoli punteggi di
ogni item, è possibile calcolare i punteggi che si richiamano agli item delle tre dimensioni che
definiscono il costrutto dell'alessitimia:
- difficoltà nell'identificare i sentimenti (f1) (item: 1,3,6,7,9, 13, 14)
- difficoltà nel comunicare i sentimenti agli altri (f2) (item: 2, 4, 11, 12, 17)
- pensiero orientato all'esterno (pensiero operatorio) (f3) (item: 5, 8, 10, 15, 16, 18, 19,20).
41
La stabilità e la replicabilità di questa struttura a tre fattori sono state dimostrate su popolazioni sia
cliniche sia non cliniche utilizzando un'analisi fattoriale confermatoria (Bagby et al., 1994a; Parker
et al., 1993).
Modalità di attribuzione dei punteggi
Agli item 1, 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 20 si attribuisce 1 punto se la risposta è '1', 2
punti se la risposta è '2', 3 punti se la risposta è '3', 4 punti se la risposta è '4', 5 punti se la risposta è
'5'.
Nel caso degli item 4, 5, 10, 18, 19, l'attribuzione dei punteggi è invertita, cioè: 1 punto se la
risposta è '5', 2 punti se la risposta è '4', 3 punti se la risposta è '3', 4 punti se la risposta è '2', 5 punti
se la risposta è '1'.
Si possono ottenere punteggi tra un minimo di 20 e un massimo di 100. Nel calcolo totale dei
punteggi ottenuti al test vengono considerati:
non alessitimici soggetti che ottengono punteggi inferiori a 51
borderline soggetti che ottengono punteggi compresi tra 51 e 60
alessitimici soggetti che ottengono punteggi superiori o uguali a 61.
L'attuale versione della tas-20 ha dimostrato di avere un'alta coerenza interna (alfa di Cronbach =
0.81), una buona affidabilità test-retest su un intervallo di tre mesi (r = 0.77) e una struttura a tre fat-
tori congruente da un punto di vista teorico con il costrutto dell'alessitimia.
Nonostante la buona coerenza interna e l'omogeneità della scala, è emerso però che il terzo fattore
della tas-20 (stile cognitivo orientato verso l'esterno) ha correlazioni molto basse con la scala totale
e con gli altri due fattori (difficoltà nell'identificare le emozioni e difficoltà nel descrivere le
emozioni). Gli autori hanno confermato quanto già noto sulle buone caratteristiche psicometriche
della tas-20 e hanno evidenziato un potenziale fattore di minore efficienza della scala nel terzo
fattore, probabilmente a causa dell'inversione dei punteggi conferiti alle risposte.
La validità convergente della tas-20 è stata valutata attraverso l'esame delle relazioni della scala con
la Need for Cognition Scale (ncs) e la Psychological Mindedness Scale (pms) in un campione di
studenti universitari (Bagby et al., 1994b). Ulteriori dati confermano la validità convergente della
tas-20, come quelli forniti da Yelsma (1992, 1996), il quale ha esaminato la relazione tra la tas-20 e
la scala di autovalutazione Affective Orientation Scale (aos) (Booth-Butterfield e Booth-Butterfield,
1990) in un campione misto composto da adulti normali e da vittime e da autori di violenze verbali
e/o fisiche.
II punteggio ottenuto alla tas-20 è scarsamente correlato con le variabili sociodemografiche e con
l'intelligenza (Kauhanen et al., 1993; Kirkmayer, Robbins, 1993). Presenta invece una buona corre-
lazione con alcune dimensioni del neo Five-Factor inventory (Costa, McCrae, 1985), in particolar
modo con il nevroticismo.
E’ importante precisare che nonostante l'utilità dello strumento, sia nel versante della ricerca sia in
quello clinico, si tratta sempre di un test di autovalutazione che richiede una qualche capacità di in-
trospezione psicologica che negli alessitimici è molto deficitaria, così come deficitaria è la
comunicazione emotiva a livello intra e inter-personale.
Per questo motivo è consigliabile non limitarsi al solo test per raccogliere informazioni
sull'alessitimia, ma rifarsi a un approccio 'multi-metodologico' attraverso l'utilizzo di altri strumenti,
quali il biq (Beth Israel Hospital Psychosomatic Questionnaire) modificato o test proiettivi come il
Rorschach e il tat.
Recenti ricerche (Taylor et al., 1997) hanno dimostrato che i soggetti diagnosticati come non
alessitimici sulla base della tas-20 tendono a utilizzare un maggior numero di parole relative agli af-
fetti in risposta alle tavole del tat rispetto ai soggetti alessitimici. L'utilizzazione dei test proiettivi
fornisce, inoltre, utili informazioni sulle rappresentazioni del Sé e dell'oggetto, così come degli
schemi di attaccamento, tutti aspetti che nell'alessitimico sembrano essere deficitari.
42
Modalità di somministrazione della TAS-20
Una delle caratteristiche essenziali per la somministrazione di un test è quella di creare un setting
adeguato che riduce al minimo la possibilità che si manifestino variabili che vanno a influenzare
negativamente la compilazione del questionario; come ad esempio la non conoscenza, da parte del
somministratore, dello strumento nelle parti che lo compongono, o il non creare un ambiente fisico
adeguato che permette all'intervistato di concentrarsi sul test.
Questi e altri fattori contribuiscono al manifestarsi di resistenze nell'esaminato che possono
prendere forma nella mancata compilazione del test per abbandono, o in una compilazione del test
non sincera.
Per quanto concerne l'utilizzo della tas-20 è consigliabile somministrarla individualmente o a
piccoli gruppi (non più di 2 o 3 persone tenute distanti tra di loro, al fine di ridurre al minimo la
possibilità di influenze reciproche durante le risposte al test).
Nell'introdurre il test è consigliabile ridurre all'essenziale le informazioni su ciò che esso va a
misurare, ad esempio attraverso una semplice affermazione in cui viene detto che "si tratta di un test
che va a valutare il rapporto che ognuno di noi ha con le proprie emozioni".
Durante tale fase preliminare si può aiutare l'intervistato, soprattutto se si tratta di soggetti
problematici (tossicodipendenti, anoressia, adolescenti a rischio, alcoldipendenti, eccetera),
leggendo il primo item ("Sono spesso confuso circa le emozioni che provo") e spiegando nei
dettagli le modalità di risposta: ovvero mostrandogli la dicitura corrispondente a ogni numero
presente nella tabella delle risposte e spiegando che è necessario "segnare una x sopra il numero
corrispondente".
Nel fare questo, ribadiamo, è importante precisare che le risposte segnate si riferiscono unicamente
ai vissuti emotivi dell'esaminato, questo vuol dire che non ci sono risposte 'giuste o sbagliate'.
Il test non prevede limiti di tempo.
Istruzioni
Seguendo le istruzioni sotto elencate, indica quanto sei d'accordo o no con ciascuna delle seguenti
affermazioni segnando una 'x' sopra il numero corrispondente.
Segnare una sola risposta per ciascuna frase.
1 = NON SONO PER NIENTE D'ACCORDO
2 = NON SONO MOLTO D'ACCORDO
3 = NON SONO NÉ D'ACCORDO NÉ IN DISACCORDO
4 = SONO D'ACCORDO IN PARTE
5 = SONO COMPLETAMENTE D'ACCORDO
43
1. Sono spesso confuso circa le emozioni che provo 1 2 3 4 5
2. Mi è difficile trovare le parole giuste per esprimere i miei
sentimenti
1 2 3 4 5
3. Provo delle sensazioni fisiche che neanche i medici capiscono 1 2 3 4 5
4. Riesco facilmente a descrivere i miei sentimenti 1 2 3 4 5
5. Preferisco approfondire i miei problemi piuttosto che
descriverli semplicemente
1 2 3 4 5
6. Quando sono sconvolto non so se sono triste, spaventato o
arrabbiato
1 2 3 4 5
7. Sono spesso disorientato dalle sensazioni che provo nel mio
corpo
1 2 3 4 5
8. Preferisco lasciare che le cose seguano il loro corso piuttosto
che capire perché sono andate in quel modo
1 2 3 4 5
9. Provo sentimenti che non riesco proprio a identificare 1 2 3 4 5
10. È essenziale conoscere le proprie emozioni 1 2 3 4 5
11. Mi è difficile descrivere ciò che provo per gli altri 1 2 3 4 5
12. Gli altri mi chiedono di parlare di più dei miei sentimenti 1 2 3 4 5
13. Non capisco cosa stia accadendo dentro di me 1 2 3 4 5
14. Spesso non so perché mi arrabbio 1 2 3 4 5
15. Con le persone preferisco parlare di cose di tutti i giorni
piuttosto che delle loro emozioni
1 2 3 4 5
16. Preferisco vedere spettacoli leggeri, piuttosto che spettacoli a
sfondo psicologico
1 2 3 4 5
17. Mi è difficile rivelare i sentimenti più profondi anche ad
amici più intimi
1 2 3 4 5
18. Riesco a sentirmi vicino a una persona, anche se ci capita di
stare in silenzio
1 2 3 4 5
19. Trovo che l'esame dei miei sentimenti mi serve a risolvere i
miei problemi personali
1 2 3 4 5
20. Cercare significati nascosti in film o commedie distoglie dal
piacere dello spettacolo
1 2 3 4 5
44
La valutazone dell'autoefficacia percepita
L'autoefficacia percepita corrisponde alla convinzione che l'individuo ha di essere capace di
dominare specifiche attività, situazioni o aspetti del proprio funzionamento psicologico e sociale. Si
tratta, perciò, di percezioni e di convinzioni che rispecchiano le proprietà della mente di operare
come un sistema autoreferenziale, nonché della persona di riflettere su se stessa e di imparare
dall'esperienza.
La costruzione delle scale
Benché le convinzioni di efficacia personale siano sfaccettate, la teoria sociocognitiva identifica
diverse condizioni per le quali vi è una qualche covariazione nell'ambito di distinti ambiti di
funzionamento. Ciò accade: (a) quando differenti sfere di attività dipendono da capacità simili; (b)
quando strategie generali di autoregolazione valgono per differenti ambiti di attività; (c) quando le
convinzioni nella propria capacità di apprendere si generalizzano a diverse sfide e si sviluppano
contemporaneamente in diverse attività; (d) quando importanti esperienze di controllo e di successo
generano e ristrutturano le proprie convinzioni di efficacia personale. Un processo che promuove
covariazioni tra differenti ambiti concerne le convinzioni personali relative alle proprie capacità di
apprendimento. Un'elevata sicurezza nella propria abilità di padroneggiare nuove attività può
operare in maniera generalizzata rispetto a differenti tipi di prove. Anche quando ambiti differenti
di attività non sono basati su sottocapacità simili, si può verificare una certa generalizzabilità
nell'efficacia personale, nel caso in cui lo sviluppo di differenti competenze sia strutturato in modo
tale che le abilità relative a diversi ambiti vengano acquisite insieme. Infine, esperienze importanti
di padronanza, che attestano le proprie capacità personali di produrre cambiamenti, possono anche
determinare una ristrutturazione generale delle proprie convinzioni di efficacia personale in diversi
ambiti di funzionamento.
La procedura standard per misurare le convinzioni di efficacia personale include un certo numero di
raccomandazioni per minimizzare eventuali effetti connessi alla desiderabilità sociale, o ad altre
motivazioni personali. Tali raccomandazioni sono anche riportate tra le istruzioni date in sede di
somministrazione:
- Le valutazioni dell'autoefficacia percepita dovrebbero essere registrate privatamente anziché in
pubblico.
- Il questionario dovrebbe essere identificato mediante codice numerico, piuttosto che col nome dei
soggetti.
- I rispondenti dovrebbero essere informati che le loro risposte rimarranno confidenziali e saranno
usate dallo staff di ricerca solo con il codice numerico.
- Se la scala ha un nome, è preferibile usare un titolo neutro come «Questionario di valutazione»,
piuttosto che «Autoefficacia di ...».
- Per incoraggiare risposte sincere, è necessario spiegare ai rispondenti l'importanza del loro
contributo per lo sviluppo di programmi volti ad aiutare a gestire situazioni di vita simili a quelle
cui essi stessi devono far fronte.
Scala di Autoefficacia Percepita nella Soluzione di Problemi
Per raggiungere un armonioso e adeguato sviluppo anche in presenza di condizionamenti negativi a
livello individuale e ambientale, appaiono cruciali le competenze connesse alla regolazione delle
emozioni e delle relazioni interpersonali, che consentono di esercitare varie forme di controllo sui
propri percorsi di crescita, potenziando e favorendo il recupero flessibile delle risorse personali
necessarie per far fronte alle avversità, alle incertezze e ai cambiamenti. Sul versante ambientale
appaiono cruciali le occasioni concrete finalizzate allo sviluppo di strategie adeguate per accrescere
le abilità psicosociali dei giovani.
La scala di Autoefficacia Percepita nella Soluzione di Problemi misura le convinzioni che i ragazzi
hanno circa le loro capacità di affrontare e risolvere problemi in modo creativo, critico e innovativo.
La scala è costituita da 14 item; ogni item viene valutato su una scala a sette posizioni. Le
45
alternative di risposta sono: 1 = per nulla capace; 2 = scarsamente capace; 3 = poco capace; 4 =
mediamente capace; 5 = capace; 6 = molto capace; 7 = del tutto capace.
Proprietà psicometriche
Soggetti
La scala è stata somministrata a 2069 studenti, di età compresa tra 15 e 19 anni (età media = 16.45;
DS =1.06), di cui 773 ragazzi e 1296 ragazze, provenienti da 14 città italiane (Arezzo, Chieti,
Crotone, Cuneo, Enna, Matera, Milano, Oristano, Ragusa, Reggio Calabria, Roma, Sassari, Trapani,
Venezia). Tutti i ragazzi sono studenti del 2°. 3° e 4° anno della scuola secondaria di II grado
(Licei, Istituti Tecnici, Professionali, Magistrali).
Validità interna
Analisi fattoriale
Complessivamente, l'esame degli autovalori conferma la sostanziale monofattorialità della scala. In
particolare, il fattore estratto spiega il 35.9% della varianza totale degli item e tutti gli item della
scala presentano saturazioni elevate e superiori a .49.
Attendibilità
L'attendibilità della scala è stata valutata tramite il coefficiente Alpha di Cronbach e il coefficiente
di correlazione media item-scala totale corretto. Il valore dell'Alpha risulta elevato e conforme ai
criteri standard di accettabilità (Bagozzi, 1994; Pedhazur e Pedhazur, 1991). La correlazione media
item-scala totale corretta risulta pari a .51.
Statistiche descrittive e differenze di genere e di classe scolastica
I risultati dell'Analisi della Varianza fattoriale, 2 (genere: maschi-femmine) X 3 (classe: seconda,
terza, quarta), mentre non evidenziano differenze significative a carico del genere, testimoniando
l'equivalenza dei punteggi riportati da ragazzi e ragazze, registrano invece una differenza a carico
della classe scolastica (F [2, 2050] = 11.99; p < .001). In particolare i confronti effettuati con il test
di Tukey mostrano che i ragazzi che frequentano la classe quarta si percepiscono più capaci di
risolvere i problemi rispetto ai loro compagni delle classi terze. Non si evidenziano differenze
significative tra i ragazzi delle seconde e quelli delle quarte classi.
Conclusioni e ambiti di applicazione
Complessivamente, le scale per la misura dell'autoefficacia percepita nelle life skills. soluzione di
problemi e comunicazione interpersonale e sociale, in associazione con le scale per la misura
dell'autoefficacia percepita nella gestione delle emozioni negative e dell'autoefficacia empatica
percepita (vedi i capitoli secondo e terzo), possono essere utilizzate sia in ambito di ricerca che in
ambito applicativo. Se ne raccomanda soprattutto l'impiego nei contesti scolastici che prevedono
l'attuazione di programmi di educazione alle life skills in generale, e di prevenzione del rischio e di
promozione del benessere giovanile in particolare. In tali ambiti le due scale possono fornire dei
buoni indicatori del livello dì abilità psicosociali possedute dai ragazzi e possono essere utilizzate
come validi strumenti di misura pre- e post-intervento.
Somministrazione, calcolo dei punteggi e norme
Somministrazione
Le scale di autoefficacia personale percepita e di efficacia collettiva percepita possono essere
somministrate sia collettivamente sia individualmente. Non sono fissati limiti di tempo per fornire
le risposte; generalmente si impiegano pochi minuti, ma i tempi di somministrazione possono
variare a seconda dell'età dei soggetti. Per quanto riguarda la somministrazione collettiva, è
importante predisporre ambienti che favoriscano la concentrazione e l'autonomia di compilazione.
Per la somministrazione delle scale è importante ricordare a chi compilerà che:
- non esistono risposte giuste o sbagliate, la risposta migliore è quella più spontanea e sincera che
meglio rispecchia l'esperienza del soggetto e ciò che egli effettivamente pensa di se stesso;
- è necessario rispondere a tutte le domande, senza ometterne alcuna;
- il somministratore è a disposizione per eventuali chiarimenti; in questo caso, però, si raccomanda
di fare attenzione a non influenzare le risposte dei soggetti.
46
Le modalità e le informazioni fornite durante la somministrazione vanno adattate al contesto
specifico e all'età dei soggetti. Per una corretta presentazione delle scale è comunque importante
fare attenzione al modo in cui vengono presentati i questionari. Prima della compilazione è pertanto
importante impiegare qualche minuto per creare un clima positivo e di fiducia con il soggetto o con
il gruppo di soggetti cui si somministra il questionario. A tale scopo è quindi opportuno spiegare
preliminarmente l'utilità e la finalità della somministrazione e degli strumenti impiegati. In genere si
consiglia di non somministrare i questionari di valutazione a gruppi con più di 20 persone.
Calcolo dei punteggi
I punteggi grezzi ottenuti su ciascuna scala si calcolano sommando le risposte fornite dai soggetti
alle domande/asserzioni (item) che compongono la scala. A ogni risposta viene attribuito il
punteggio scelto dal soggetto e riportato nella casella corrispondente al numero d'ordine della
domanda nell'apposito protocollo per il calcolo dei punteggi, presentato in appendice. Una volta
riportati tutti i punteggi corrispondenti alle risposte fornite, essi andranno sommati, ottenendo così il
punteggio del soggetto alla scala. Se non viene fornita una risposta o viene lasciato uno spazio
vuoto sul questionario, a tale risposta deve essere assegnato il valore medio nella scala di risposta,
minimizzando così la distorsione del punteggio. Le domande alle quali viene fornita più di una
risposta vanno annullate e considerate come risposte mancanti. Se il numero di risposte mancanti è
maggiore di un terzo delle domande (per esempio in una scala composta da 12 item, mancano più di
4 item) che costituiscono la scala, questa va considerata nulla e il punteggio totale mancante.
La scala presentata riguarda convinzioni circa se stessi, pertanto non è parso opportuno fornire
norme precise per l’interpretazione dei punteggi, quanto piuttosto delle indicazioni di massima.
Sulla base dei punteggi percentili sono state quindi identificate 5 fasce di punteggi:
a) Fascia bassa: punteggi inferiori al 20° percentile.
b) Fascia medio-bassa: punteggio compreso tra il 20° e il 40° percentile.
c) Fascia media: punteggio compreso tra il 40° e il 60° percentile.
d) Fascia medio-alta: punteggio compreso tra il 60° e 80° percentile.
e) Fascia alta: punteggio superiore all'80° percentile.
L'individuazione della fascia cui corrispondono i punteggi grezzi va fatta utilizzando le tabelle di
conversione riportate in appendice. In ogni tabella sono riportate fasce separate per maschi e
femmine e per differenti età a seconda delle differenze significative riscontrate nei punteggi delle
scale sulle popolazioni sinora studiate e riportate nei rispettivi capitoli del libro.
Per convertire il punteggio grezzo ottenuto su ciascuna dimensione è necessario:
a) identificare la tabella appropriata alla scala ed eventualmente all'età e al sesso del soggetto;
b) individuare nella colonna corrispondente alla scala considerata, la cella in cui è compreso il
punteggio grezzo ottenuto;
c) individuare, sulla prima colonna a sinistra, la fascia corrispondente alla classe di punteggi
grezzi.
Ricordiamo che l'indicazione di tali fasce intende avere soltanto un valore orientativo, che può
essere utile nel caso di somministrazione ripetuta delle scale a distanza di tempo, oppure nel caso di
utilizzo di scale differenti, allo scopo di ottenere un profilo della percezione che il soggetto ha della
propria efficacia o di quella del suo gruppo rispetto ad ambiti differenti.
Data Cognome e nome
Sesso Età Classe Tipo di scuola
Istruzioni
M F
47
2
2
2
2
2
2
2
2
2
Le affermazioni del questionario descrivono alcune situazioni che possono essere difficili da
affrontare. Leggi attentamente ogni affermazione e indica quanto ti senti capace di affrontare
ciascuna situazione descritta, mettendo una crocetta sul numero corrispondente alla tua esperienza.
Non ci sono risposte giuste o sbagliate, la migliore risposta è la più spontanea.
Per nulla Scarsamente Poco Mediamente Capace Molto Del tutto
capace capace capace capace capace capace
Quanto sei capace di:
1. Individuare soluzioni alternative positive di fronte ai problemi
2. Anticipare le possibili conseguenze delle diverse alternative individuate
di fronte a un problema
3. Generare e discutere soluzioni prima di prendere una decisione
4. Affrontare qualcosa di nuovo senza che qualcuno ti spieghi come
procedere
5. Andare controcorrente e pensare in modo diverso dagli altri
6. Essere un “vulcano” di idee
7. Accertare la credibilità delle fonti di informazione
8. Distinguere tra contenuto di un’informazione e le intenzioni di chi la
trasmette
9. Riconoscere i principi che stanno alla base di un ragionamento
10. Inventare nuove procedure anziché limitarti a seguire quelle stabilite
da altri
11. Trovare modi diversi per fare le stesse cose per evitare la ripetizione
e la noia
1 2 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
48
2 2 2
2
2
12. Affidarti all’intuito
13. Fare più cose contemporaneamente
14. Cercare ulteriori informazioni quando hai dubbi su quelle che possiedi
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
1 3 4 5 6 7
49
Daniele Novara- intervento esperto- Fondatore del CPP - Centro Psicopedagogico per la Pace e la
gestione dei conflitti
LE CONDIZIONI PER UN APPRENDIMENTO EFFICACE
MOTIVAZIONEPrincipio di
Sintonizzazione
Interna
IMITAZIONEPrincipio
di reciprocità
GRADUALITA’Principio
di
sostenibilità
LE MATRICI
DELL’APPRENDIMENTO
• L’ostacolo e la domanda
• L’errore
• La scoperta, la sorpresa e la
meraviglia
• L’imitazione consapevole
• Il successo
• Selezione e archiviazione
• L’esperienza diretta
• La manutenzione
50
“AIUTAMI A FARE DA SOLO”
(Maria Montessori)
51
Francesco Pandolfi –Educatore Professionale- progetto “ Educare alla Progettualità nella rete”-
Oratorio Ponte San Pietro, Locate, Comune, Istituto Comprensivo
in collaborazione con
Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca ISTITUTO COMPRENSIVO DI PONTE SAN PIETRO
in collaborazione con
Amministrazione Comunale di Ponte San Pietro Assessorato alle politiche giovanili
Assessorato all’istruzione
PROGETTO:
“EDUCARE ALLA PROGETTUALITÀ NELLA RETE”
PERCORSO PER LA REALIZZAZIONE DI INTERVENTI FORMATIVI, EDUCATIVI E RELAZIONALI IN RETE, FINALIZZATI ALLA PROMOZIONE DELL’AGIO, ALLA
PREVENZIONE , ALLA PRESA IN CARICO DEL DISAGIO E AL CONTRASTO DEL FENOMENO DELLA DISPERSIONE SCOLASTICA NEL TERRITORIO DI
PONTE SAN PIETRO.
PONTE SAN PIETRO
TERZO BIENNIO
2011-2013
ORATORIO BEATO GIOVANNI XXIII Parrocchia San Pietro apostolo
- Ponte San Pietro –
ORATORIO PAPA GIOVANNI PAOLO II Parrocchia San Antonino martire
- Locate di Ponte San Pietro -
52
INTRODUZIONE
Il progetto “Educare alla Progettualità nella Rete” promosso dagli Oratori di Ponte San Pietro e Locate, in collaborazione con l’Istituto
Comprensivo di Ponte San Pietro, e con il sostegno dell’Amministrazione Comunale, ha concluso il secondo biennio e si avvia ad
affrontare il prossimo.
Le sue diverse articolazioni sviluppatesi nel tempo (Servizi Extrascuola Nonsolocompiti, intervento educativo presso la scuola
secondaria di I° grado, interventi di rete, laboratori ludico espressivi, laboratori multimediali), interagiscono, in una continuità educativa e
potenziando reciprocamente le rispettive offerte, con un altro progetto, il progetto “Sguardi oltre i confini” attuato negli ultimi tre anni
presso gli Oratori di Ponte San Pietro e Locate e che ha previsto l’inserimento in quei contesti di tre educatori (gli stessi che partecipano
ai Servizi extrascuola) e la realizzazione di diverse attività educative (aggregative, formative, pre-lavorative, di orientamento); si è
delineato, quindi, a livello del territorio, l’esistenza di un progetto più ampio cui entrambi sono riconducibili per quanto riguarda
progettualità, visione di rete, visione educativa di fondo, strumenti e modalità.
Come richiamato dalla denominazione del progetto, uno degli aspetti qualificanti è l’attenzione e l’investimento sulla rete, al di là degli
obiettivi specifici delle singole azioni: un primo livello di rete, che comprende appunto il progetto “Educare alla Progettualità nella Rete”
e il progetto “Sguardi oltre i confini”, è inserito a sua volta in una rete più ampia, rappresentata in gran parte al Tavolo per l’Agio ed il
Disagio Giovanile istituito dall’Amministrazione presso l’Assessorato alle Politiche Giovanili che comprende l’Assessorato all’Istruzione, i
Servizi Sociali, l’Istituto Comprensivo di Ponte San Pietro, Gli Oratori di Ponte San Pietro e di Locate, il progetto “Educare alla
progettualità nella rete”, il Comitato dei Genitori, il Centro di Aggregazione Giovanile “Atelier”di Ponte San Pietro, l’Associazione Genitori
di Ponte San Pietro; partecipano inoltre alla rete, l’Associazione “Il Porto” ONLUS e l’Associazione di solidarietà familiare “Daraji”.
Questa rete più ampia si è data come obiettivo di condividere pensieri, esperienze, azioni, visioni sociali ed educative del proprio
rispettivo operare, approfondendo altresì la conoscenza del contesto sociale e dei bisogni reali della popolazione giovanile del territorio,
in un percorso di verifica della rispondenza dei propri interventi a tali bisogni e di indirizzo comune nell’affrontare i lim iti delle proprie
azioni e le nuove sfide.
I risultati positivi ottenuti fino a qui rispetto ai diversi obiettivi del progetto più avanti analizzati, alla costruzione della rete tra i servizi
extrascuola Nonsolocompiti (tre servizi per la scuola primaria, due per la scuola secondaria di I° grado, due per la scuola secondaria di
II° grado), di messa in rete con il progetto “Sguardi oltre i confini e di integrazione nella rete più ampia del territorio di Ponte San Pietro,
spingono a proseguire e a potenziare l’intervento nella direzione di allargarne i confini e di approfondire le relazioni tra le realtà diverse
che la compongono, con particolare riferimento ai genitori degli alunni iscritti.
Il progetto per il nuovo biennio prevede l’impianto generale esistente e seguirà due direzioni di sviluppo principali: da una parte,
l’integrazione delle tecnologie multimediali nelle attività sia formative che aggregative dei Servizi Nonsolocompiti e in Oratorio, dall’altra
il maggior coinvolgimento del territorio al livello di volontariato e di azioni di auto finanziamento, in previsione di future difficoltà di
finanziamento dell’intero impianto progettuale.
Il progetto avrà uno sviluppo su due annualità, da Ottobre 2011 a Giugno 2012 (IA annualità) e da Ottobre 2012 a Giugno 2013 (IIA
annualità).
Si ringraziano per la collaborazione nella realizzazione del progetto:
L’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Ponte S. Pietro
L’Assessorato all’Istruzione del Comune di Ponte S. Pietro
Il Dirigente Scolastico e gli insegnanti dell’Istituto Comprensivo di Ponte San Pietro
L’Istituto Statale Superiore Betty Ambiveri di Presezzo
Il Centro di Aggregazione Giovanile “Atelier” di Ponte San Pietro
Il Comitato dei Genitori dell’Istituto Comprensivo di Ponte San Pietro
L’Associazione Genitori di Ponte San Pietro
L’Associazione “IL PORTO ONLUS” - Ponte San Pietro
LAssociazione Daraji di Ponte San Pietro
STORIA
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Fino a cinque anni fa, esisteva un solo Servizio extrascuola Nonsolocompiti presso l’Oratorio di Locate per la scuola primaria e
secondaria di I° grado che operava in modo abbastanza isolato dal contesto del territorio.
Successivamente ha preso avvio in modo autonomo il Servizio extrascuola Nonsolocompiti presso l’Oratorio di Ponte San Pietro per la
scuola secondaria di I° grado, allargato poi alla scuola primaria; i due diversi servizi operavano allora autonomamente uno dall’altro.
Nel 2007 è nato il Progetto “Educare alla progettualità nella rete” di respiro biennale e finanziato dall’Amministrazione Comunale, dagli
Oratori e dal Bando Famiglia della Regione Lombardia, L. 23/99; tale progetto ha messo in rete i Servizi extrascuola Nonsolocompiti di
Ponte San Pietro e Locate per le scuole primarie e secondaria di I° grado, introducendo il lavoro d’equipe, momenti di formaz ione
comune a tutti gli operatori, e uniformando, pur salvaguardando le specificità territoriali, visioni, finalità, metodologia educativa,
strumenti educativi e formativi, organizzazione e attività, favorendo il confronto e la condivisione dell’esperienza tra gli operatori
coinvolti.
Nel 2008 la rete dei Servizi si è allargata al territorio del Villaggio S. Maria, quartiere di Ponte San Pietro, inserendo il Servizio
extrascuola per la scuola primaria.
Contemporaneamente, a partire da alcune riflessioni maturate nell’ambito del confronto progettuale ed educativo stimolato
dall’attuazione del Progetto “Educare alla progettualità nella rete”, viene dato avvio dal curato don Andrea Lorenzi, ad una prima
sperimentazione di un intervento educativo presso l’Oratorio di Ponte San Pietro con l’inserimento di un educatore e l’avvio di un lavoro
d’equipe che ne seguisse ed indirizzasse l’intervento.
Sempre nel 2008, nasce il Tavolo Agio e Disagio Giovanile, istituito dall’Assessorato alle Politiche Giovanili di Ponte San Pietro a fronte
delle sollecitazioni da parte delle agenzie del territorio ad una riflessione ed un’azione congiunta per far fronte alle problematiche
relative ai bisogni della popolazione giovanile; al Tavolo partecipano, nell’ottica della prevenzione e dell’integrazione, l’Assessorato per
le Politiche Giovanili, i Servizi Sociali, le Parrocchie di Ponte San Pietro con i relativi Oratori, la rete dei loro Servizi extrascuola
“Nonsolocompiti”, l’Istituto Comprensivo, il Centro di Aggregazione Giovanile “Atelier”, il Comandante della Polizia Locale, il presidente
dell’Associazione Genitori di Ponte San Pietro, il rappresentante del Comitato Genitori degli alunni del territorio.
Nel 2009 ha preso avvio in modo parallelo ed integrato con il Progetto “Educare alla progettualità nella rete”, il progetto “Sguardi oltre i
confini: amare le diversità” finanziato dall’Oratorio di Ponte San Pietro e dalla Fondazione della Comunità Bergamasca Onlus.
Sempre nel 2009 si è sperimentato il servizio Nosolocompiti per il biennio delle scuole secondarie di II° grado con la finalità di
proseguire l’accompagnamento educativo e formativo degli alunni uscenti dalla scuola secondaria di I° grado.
Nel 2010, il progetto “Sguardi oltre i confini” prosegue nella sua successiva articolazione “Sguardi oltre i confini: un’opportunità per
crescere”, con il coinvolgimento dell’Oratorio di Locate in rete con quello di Ponte San Pietro, con il finanziamento degli Oratori e della
regione Lombardia.
Per l’anno 2011-2012, è prevista la continuazione di entrambi i progetti anche se si stanno attualmente definendo possibilità di
finanziamento e conseguentemente le modalità di attuazione.
IL PROGETTO ED IL TERRITORIO
Ponte San Pietro è il primo paese, provenendo dal capoluogo Bergamo, dell'area chiamata Isola, una zona geografica comprendente
21 comuni; con i suoi quartieri di Briolo, Clinica, Villaggio Santa Maria e Locate, è un territorio che, per motivi diversi storicamente ben
radicati, è molto frazionato. Si estende su una superficie di 4,67 Km2 e conta una popolazione, a Marzo 2009, di 11.200 abitanti
(densità oltre 2000 per Km2) in costante crescita: la frazione di Locate e quella di Briolo sono in forte espansione: il PRG ha permesso
un’edificabilità del territorio tale che si è arrivati ad oltre 3.000 abitanti per ciascuna frazione (dati Comune).
La Provincia di Bergamo è la terza provincia per presenza di immigrati stranieri in Lombardia: a Dicembre 2008 rappresentavano il 10.7
% della popolazione, con un aumento percentuale della popolazione immigrata del 41% rispetto al 2005; i minori stranieri
rappresentano il 15,7% della popolazione immigrata.
In particolare, Ponte San Pietro, tra gli 8 comuni con popolazione superiore ai 10000 abitanti, è il secondo per presenza di immigrati
stranieri residenti con il 14,3% per un totale di 1658 persone (al 12/12/08) di cui 453 minori. Rispetto al mese di Gennaio 2008, si è
registrato un incremento della popolazione straniera di circa 300 unità.
Nell’anno 2008, i minori in generale erano n. 1887 (maschi n. 959 e femmine n. 928) di cui n. 508 di età compresa tra 14 e 18 anni; tra
questi i minori stranieri erano 111.
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I paesi di origine delle persone immigrate a Ponte S. Pietro sono principalmente: Marocco, Senegal, Albania, Romania, Cina.
Dal punto di vista occupazionale, si stimava per l’intero anno 2009 in provincia di Bergamo una riduzione del lavoro dipendente
nell’industria e nei servizi di 5.750 unità sullo stock di fine 2008 con una variazione percentuale negativa del -2,1% (nell’industria la
percentuale sarà -2,5%). (Dati Unioncamere); tale riduzione ha avuto un riflesso anche sul 10,3% di lavoratori immigrati.
Il fenomeno migratorio sul territorio bergamasco è iniziato negli anni ’80 ed ha assunto via via una dimensione numerica sempre più
significativa, soprattutto in seguito alle leggi: 40/98 (D.L. 286/98) e 189/2002 che hanno permesso i ricongiungimenti familiari. Da quel
momento il progetto migratorio di molte persone ha assunto un carattere di scelta stabile, inserendo elementi di novità, nuove domande,
bisogni e aspettative nel contesto sociale, il quale, a vari livelli, ha elaborato risposte avvalendosi delle normative e delle risorse
disponibili.
L’incremento consistente dei ricongiungimenti familiari e del numero di figli di immigrati nati in Italia ha reso sempre più stabile la loro
presenza, confermando l’esigenza di dare continuità ad interventi finalizzati a favorire il processo d’integrazione delle famiglie con
cittadinanza non italiana.
La scuola è stata la cartina di tornasole della crescita del fenomeno: sempre più alunni, a partire dalla fine degli anni ’90, si
presentavano presso gli I.C. per l’iscrizione alle classi dell’obbligo, mettendo gli insegnanti nella condizione di rielaborare percorsi
didattici adatti, ma anche nella condizione di capire che la risposta non poteva essere solo in termini di buona volontà da parte loro.
Nell’a.s. 2008-2009, le scuole dell’Isola si collocavano al 5° posto per presenze di alunni stranieri, rispetto ai 14 Piani di Zona in cui è
suddiviso il territorio provinciale: 1567 alunni sui 15.970 corrispondenti al 9,81% degli alunni stranieri iscritti nelle scuole statali. Come si
evidenzia dal grafico seguente il maggior numero di iscritti si colloca nella scuola primaria.
0
200
400
600
800
1000
1200
1400
1600
P.D.Z.
1
P.D.Z.
3
P.D.Z.
5
P.D.Z.
7
P.D.Z.
9
P.D.Z.
11
P.D.Z.
13
infanzia
primaria
sec. 1°
sec. 2°
Nel dettaglio nel 2008/2009, nei diversi ordini di scuola, avevamo questa suddivisione:
infanzia primaria sec. 1° sec. 2°
Presenze nelle scuole dell’ ISOLA BERGAMASCA 135 826 455 151
Nell’ anno scolastico 2009 erano 1.803 i minori stranieri, corrispondenti al 14,87% su un totale di 12.120 studenti nei diversi ordini di
scuola (percentuale che raggiungeva il 16,19% del totale degli alunni frequentanti gli Istituti Comprensivi).
Le scuole dell’ambito, sono connotate, da un lato, da un incremento dei minori nati in Italia (47,95% del totale degli alunni stranieri negli
I.C.), dall’altro, continua il costante inserimento, in corso d’anno, di minori provenienti dal paese d’origine per ricongiungimento familiare
(in particolare negli Istituti Comprensivi dove i neoarrivati erano nel 2009, 144).
L'esito scolastico dopo il primo anno delle superiori è il punto di partenza per verificare il grado di preparazione scolastica acquisita nella
scuola secondaria di I° grado e il punto di riferimento per proporre eventuali adeguamenti dell’ offerta formativa, nonché predisporre un
adeguata progettualità di sostegno.
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Licenziati ISC. Ponte San Pietro - Esiti Iscritti alla prima Superiore anno 2007/2008
Orientamento/Giudizio
Ammessi Non Ammessi Ritirati G.Sospeso
Licei
34 21 2 6 5
Istituti Tecnici 21 6 4 4 7
Istituti Professionali
32 12 8 7 5
Totali 87 39 14 17 17
Il sistema scolastico italiano è stato caratterizzato negli ultimi anni da diversi cambiamenti: innalzamento dell’obbligo di istruzione,
istituzione del diritto-dovere all’istruzione e alla formazione, sperimentazione di percorsi integrati tra istruzione e formazione
professionale, riforma dell’esame di stato, aumento dell’autonomia da parte delle scuole nella definizione dell’offerta formativa agli
studenti. Per conoscere il sistema scolastico italiano è necessario comprendere questi cambiamenti.
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Il fenomeno delle immigrazioni, in crescita nel nostro comune, con punte del 40% in alcuni plessi, si riflette inevitabilmente sui dati
relativi alla scelta all’orientamento, ancor più sugli esiti dopo il primo anno di scuola superiore.
L’analisi dettagliata degli esiti per tipo di scuola, fa emergere il diverso peso della presenza degli alunni stranieri, prevalentemente iscritti
alle scuola professionali e la conseguente dispersione rappresenta un dato particolarmente allarmante per una comunità già in difficoltà
rispetto al tema della coesione ed integrazione sociale.
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Difficoltà che non debbono a nostro avviso essere sottovalutate; le Nazioni Unite hanno calcolato che nei prossimi decenni vi saranno
circa 150 milioni di profughi ambientali, cioè umanità costretta a migrare dalle terre di origine per sopravvivere a desertificazione,
carenze idriche, innalzamento del livello del mare, la pressione economica e sociale di queste migrazioni sulle nostre società sarà
inevitabile e anche economicamente rilevante.
L’istruzione quindi può divenire il miglior investimento per lo sviluppo di un Paese, una maggiore scolarizzazione infatti, oltre a generare
senso di appartenenza, che indubbiamente limita l’aggressività in particolare dei minori preadolescenziali può, potenziare la crescita
economica e rompere il ciclo fatale della povertà che sembra essere in forte ascesa anche nella comunità di Ponte San Pietro.
La dimensione scolastica, quindi, rappresenta uno dei terreni su cui confrontarsi con i ragazzi in considerazione del fatto che,
soprattutto gli adolescenti extracomunitari, per le lacune formative pregresse, per i differenti background culturali e per la necessità di
inserirsi presto nel mondo del lavoro, rischiano percorsi formativi frammentari nella scuola secondaria di II° grado, l’insuccesso
formativo e la dispersione scolastica.
Il crescente aumento della presenza di famiglie immigrate nel territorio di Ponte San Pietro con conseguenti difficoltà di adattamento ed
integrazione sociale e culturale che si sta registrando negli ultimi anni, quindi, spinge le agenzie educative pubbliche e private nonché le
Parrocchie ad attrezzarsi per far fronte alle difficoltà ed al disagio che ne deriva, in particolare rispetto a minori e giovani che
rappresentano una fascia sociale particolarmente vulnerabile.
Dal punto di vista del fenomeno della dispersione scolastica, con particolare riferimento alla fascia di età dai 10 ai 16 ann i, i dati forniti
dall’istituto Comprensivo di Ponte S. Pietro relativi alla Scuola Secondaria di I° grado, evidenziano che la popolazione più a rischio tra
gli alunni non ammessi e non licenziati è quella immigrata:
dati 2008: alunni totali n. 242; non ammessi alla classe successiva e non licenziati, n. 33 pari al 19% del totale; di questi il 39% sono
italiani ed il 61% stranieri;
dati 2009: alunni totali n. 250; non ammessi alla classe successiva e non licenziati, n. 17 pari al 7.6% del totale; di questi il 37% sono
italiani ed il 63% stranieri.
La principale istituzione scolastica di riferimento è l’Istituto Comprensivo, che con i suoi 755 alunni, suddivisi in cinque plessi, una
scuola dell’infanzia, tre scuole primarie e una scuola secondaria di I° grado, continua ad essere una delle realtà più signif icativamente
investite dal fenomeno migratorio:
Di fronte a questa realtà, l’Assessorato alle Politiche Giovanili ha istituito il Tavolo sull’Agio e il Disagio Giovanile per costruire una rete
di monitoraggio ed intervento tra le agenzie educative del territorio per far fronte alle difficoltà ed al disagio che può derivare
dall’andamento demografico e dalle necessità di accoglienza ed integrazione, in particolare rispetto a minori e giovani che
rappresentano una fascia sociale particolarmente vulnerabile. Al Tavolo partecipano, nell’ottica della prevenzione e dell’integrazione,
l’Assessorato per le Politiche Giovanili, i Servizi Sociali, le Parrocchie di Ponte San Pietro con i relativi Oratori, la rete dei loro Servizi
extrascuola “Nonsolocompiti”, l’Istituto Comprensivo, il Centro di Aggregazione Giovanile “Atelier”, il Comandante della Polizia Locale, il
presidente dell’Associazione Genitori di Ponte San Pietro, il rappresentante del Comitato Genitori degli alunni del territorio.
Nella comunità di Ponte San Pietro, inoltre, si sta assistendo, prendendo visione dei progetti realizzati negli ultimi anni, ad un
interessante evoluzione nel modo di approcciare l’intervento socio-educativo, passando da una progettualità autonoma e frammentata
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in diversi contesti (scuola, oratori, centro di aggregazione, ecc.) ad una progettualità sempre più condivisa ed integrata, in una logica di
continuità e di rete, indirizzata ad un modo nuovo di promuovere l’educazione, la didattica e la cultura al servizio delle famiglie del
territorio.
La direzione è quella della realizzazione di percorsi educativi e formativi che abbracciano l’arco di età che va dagli 8 ai 18 anni e oltre, in
un quadro di rete e di continuità di riferimenti e contesti educativi e formativi che possano essere elementi di osservazione dei bisogni e
delle difficoltà evolutive incontrate e terreno di intervento educativo in rete tra agenzie educative pubbliche e private.
Negli ultimi anni, infatti, si è acuita una sensibilità comune verso la realizzazione di interventi e progetti a diversi livelli (formativi,
educativi, aggregativi) da parte delle agenzie educative presenti, mirati a fronteggiare il rapido cambiamento sociale e culturale
determinato, appunto, dall’aumento della presenza della popolazione extracomunitaria.
VISIONE DI FONDO:
PROGETTUALITA’ E RETE IN CONNESSIONE CON LA DISPERSIONE SCOLASTICA
Affrontare il problema della dispersione scolastica, significa non solo potenziare la capacità di accoglienza e di sostegno
all’apprendimento da parte della scuola e del territorio dal punto di vista formativo (servizi extrascuola e famiglia) ma, anche, sostenere,
più in generale e con un respiro più ampio, i processi evolutivi dei minori, offrendo, quindi, un sostegno sia alla persona nella sua
globalità che alla comunità entro la quale è inserita, attraverso relazioni educative e reti sociali.
Educare alla progettualità nella rete significa, primariamente, sollecitare la capacità progettuale della comunità, con particolare
riferimento agli adulti ed alle agenzie educative, perché sappia coinvolgere e stimolare attivamente i giovani affinché siano protagonisti
attivi e consapevoli nella costruzione del proprio futuro scolastico, professionale e personale inteso come progetto di vita.
Oggetto di intervento non è, quindi, solo il “caso problematico”, identificato nel preadolescente, nell’adolescente, nell’alunno e nel figlio,
ma è tutto il sistema di relazioni nel quale esso è inserito.
La famiglia, la scuola, i gruppi di aggregazione formale e informale, i mass media e i diversi “mondi” che connotano l’individualità di
ciascuno, vengono posti al centro dell’attenzione.
In questo senso è posta l’attenzione ad un intervento che valorizzi la globalità della persona e delle sue relazioni: aspetti cognitivi,
emotivi, affettivi e relazionali, a partire da sé e dalla propria storia.
Intervenire sul sistema di relazioni del minore significa, quindi, da una parte, mettere in comunicazione gli adulti e le agenzie del
territorio che a vario titolo si occupano di educazione, con attenzione particolare ai genitori, dall’altra potenziare la capacità educativa di
accoglienza, collocando i minori stessi al centro di una rete sociale ed educativa in grado di offrire contesti adeguati al sostegno dei loro
percorsi evolutivi.
La rete è la modalità organizzativa più propria per l’integrazione: la strategia che si propone, per implementare una rete territoriale di
lotta alla dispersione scolastica, è quella di sostenere il passaggio dalle reti naturali, o parzialmente regolate, già presenti sul territorio,
ad una rete sociale integrata, intenzionalmente costituita e regolata.
Lo sforzo è indubbiamente quello di delineare, in base agli elementi presenti in questa rete naturale, una vera e propria mappa delle
risorse organizzative, delle interazioni e delle eventuali sovrapposizioni a livello operativo.
La rete diviene così sia contesto sia strumento di relazione, formazione e orientamento per i giovani, terreno fertile di scambio e
confronto per le famiglie, le agenzie educative del territorio, l’amministrazione comunale, punto di riferimento in grado di offrire
indicazioni utili alla destinazione delle risorse e alla programmazione degli interventi.
Risulta importante, quindi, stimolare il confronto e la comunicazione tra adulti rispetto al loro essere coinvolti a diverso titolo con i
bambini, i preadolescenti e gli adolescenti, mettere in rete le esperienze e le conoscenze ma anche le emozioni, gli affetti e le
rappresentazioni determinate dall’essere in relazione con loro, perché il singolo possa sentirsi parte di una comunità più ampia entro la
quale affrontare in modo solidale la responsabilità cui è chiamato.
Pertanto, intervenire in contesti complessi connotati da situazioni problematiche significa, anche, attivare percorsi a diversi livelli anche
con gli adulti che sono in una relazione educativa con i minori, i cosiddetti target indiretti, con particolare riferimento ai genitori e alle
figure educative che animano l’ambito formativo e scolastico, valorizzare e potenziare i diversi contesti relazionali entro i quali i minori
vivono ed apprendono, contesti in cui la figura dell’adulto, nei diversi ruoli e funzioni che rappresenta, riveste un ruolo fondamentale
quale punto di riferimento della relazione.
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Dal punto di vista evolutivo,infatti, se, da una parte, man mano che il minore cresce, acquista sempre maggior importanza e spazio la
dimensione relazionale rappresentata dal gruppo dei pari, dall’altra, rimane altrettanto fondamentale la relazione con l’adulto quale
elemento di confronto nella costruzione dell’identità e nella strutturazione della personalità.
Riconoscere il proprio ruolo nella relazione con il minore e riconoscerne le potenzialità, essere disponibili a rivedere e migliorare le
proprie capacità relazionali ed educative, accettare di mettersi in gioco e di evolvere con l’evolvere della relazione stessa, significa porsi
in modo consapevole come possibile agente di cambiamento e facilitatore dei processi evolutivi in generale e dell’apprendimento in
particolare, pur nel riconoscimento dei limiti entro i quali ciò è possibile.
E’ importante, perciò, ricollocare la responsabilità del minore e della sua crescita a livello dell’intera comunità degli adulti,
indissolubilmente parte integrante e determinante nella relazione. Gli adulti sono, quindi, coinvolti in modo altrettanto privilegiato
nell’intervento, per potenziarne le competenze relazionali nel tentativo di stabilire condizioni educative adeguate a sostegno
dell’evoluzione.
Non tanto, quindi, interventi proposti da adulti che hanno per oggetto i minori ma interventi che si propongono, come oggetto, la
relazione entro la quale l’adulto diventa soggetto e oggetto stesso dell’intervento.
L’investimento sugli adulti e il potenziamento delle loro capacità relazionali risponde ad una strategia di intervento di più ampia che mira
all’empowerment della comunità, con l’obiettivo di stimolare e potenziare la capacità di risposta ai bisogni evolutivi.
L’utilizzo di un approccio e di un linguaggio educativo concretamente esperienziale, costruito sulla condivisione delle fatiche educative
sperimentate dagli operatori ed, in ambito familiare, dai genitori, in grado da subito di fornire indicazioni operative, favorisce il
coinvolgimento degli adulti che possono riconoscersi nell’esperienza comune.
Con i minori, l’approccio educativo tende a creare una relazione entro la quale elaborare strategie per promuovere il proprio percorso di
crescita ma, anche, per affrontare il disagio ed offrire percorsi educativi diversificati ed altamente personalizzati.
Si tende ad un atteggiamento proattivo, alla costante ricerca di strategie ed offerte educative in grado di rispondere sempre più
adeguatamente alle esigenze di crescita dei “figli” della comunità ed in grado di agganciare nella relazione educativa anche chi ha
strumenti e motivazioni più fragili.
Tale atteggiamento richiede progetti molto flessibili e la disponibilità a lavorare su tempi lunghi.
FINALITA’
La finalità generale del progetto è quella di sostenere l’agio, prevenire il disagio, intervenire ove già emerso, da una parte migliorando
l’integrazione degli alunni e delle famiglie straniere nella comunità, dall’altra, promovendo il sostegno ai processi evolutivi di tutti gli
alunni, dalla scuola primaria a quella secondaria di II° grado, ai fini di prevenire la dispersione scolastica e l’insuccesso formativo.
Favorire l’integrazione e sostenere i percorsi evolutivi dei “figli” della comunità significa migliorare le relazioni e la comunicazione
interpersonale tra minori e adulti e potenziare le capacità educative del territorio di rispondere alle necessità dei minori.
Come finalità più specifica, si vuole intervenire per contrastare il fenomeno della dispersione scolastica fornendo un serviz io di studio
assistito diversificato secondo i bisogni, operante in tre sedi, con la proposta attività sia di gruppo (comunità di studio), sia individuali
(percorsi di tutoraggio).
In particolare, l’estensione della proposta dei servizi dalla scuola primaria alla scuola secondaria di II° grado intende offrire la possibilità
di percorsi educativi e formativi a lungo termine entro i quali curare e sostenere con attenzione i momenti di passaggio tra i diversi ordini
scolastici, in una continuità educativa che faciliti la costruzione di un progetto personale di vita.
Il progetto mira anche a potenziare il contesto relazionale ed educativo entro il quale gli alunni sono inseriti nello svolgimento delle
attività pomeridiane del Servizio extrascuola e lo fa mettendosi in rete per fornire un servizio centralizzato di formazione e di sportello
d’aiuto che coinvolge in blocco tutti gli operatori che operano nelle 3 sedi. Portare nella rete, quindi, la logica del lavoro d’equipe, da una
parte, e, dall’altra, promuovere tramite la formazione in rete, la logica del cooperative learning.
Si vuole lavorare con educatori e tutor in rete perché il fine della proposta di rete è di rendere gli operatori consapevoli della relazione in
atto con gli utenti e del loro ruolo entro tale relazione, degli strumenti che la relazione educativa può offrire loro, con particolare riguardo
alla progettazione dell’intervento, e di sostenere i processi di socializzazione dei bisogni e degli aspetti relazionali, emotivi ed affettivi
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coinvolti nel servizio.
Altresì, si sottolinea la finalità più generale del progetto complessivo che mira a costruire e a sostenere il passaggio dalle reti naturali già
presenti sul territorio di riferimento ad una rete sociale integrata e regolata, dove educatori e tutors sono coinvolti quale nodo importante
di tale rete perché sappiano portare il contributo del loro operare e partecipare alla regolazione della rete sociale stessa.
L’implementazione della rete ha nel progetto una portata più ampia e mira ad allargare la presenza dei soggetti che operano sul
territorio e che hanno funzione educative. Al fine di favorire l’accompagnamento delle famiglie nell’armonico sviluppo delle loro
potenzialità e del loro percorso di vita, si va nella direzione di una finalità alta, la costruzione della comunità educante: creare, quindi,
una rete efficace di collaborazione tra agenzie educative e genitori, una rete sociale integrata e regolata, partendo dalle reti naturali
presenti sul territorio che favorisca scambi, formazione e forme di solidarietà familiare.
Dentro tale rete si può realizzare un confronto che contribuisca nel tempo, alla definizione di una cultura educativa a livello del territorio
che nasce dal confronto sulle differenze educative tra le diverse comunità che lo compongono.
ARTICOLAZIONE DEL PROGETTO
I SERVIZI EXTRASCUOLA NONSOLOCOMPITI
La denominazione dei servizi rimanda all’idea che il servizio extrascuola risponda non solo, appunto, a finalità di sostegno e recupero
scolastico ma anche a finalità educative ed aggregative, entro le quali gli alunni possano sperimentare ed acquisire competenze più
ampie di tipo sociale e relazionale.
Le attività di studio assistito e di aggregazione offerte dai Servizi Nonsolocompiti saranno riproposte nelle tre comunità del territorio
(Ponte San Pietro centro, Locate e Villaggio S. Maria) per i prossimi due anni in continuità con il biennio passato, mantenendo le
caratteristiche di flessibilità organizzativa in risposta alle diverse esigenze delle comunità di riferimento e la diversificazione a seconda
dei bisogni e delle necessità dell’utenza: attività di gruppo, attivazione di percorsi personalizzati, di sostegno allo studio, di attività di
studio e ricerca anche con tecnologie informatiche, di alfabetizzazione per stranieri.
Tali servizi accolgono alunni delle tre scuole primarie, della scuola secondaria di I° grado e, in modo più strutturato negli ultimi due anni,
delle scuole secondarie di II° grado del territorio di Bergamo, con il coinvolgimento privilegiato dell’Istituto Superiore Statale Betty
Ambiveri.
I servizi si svolgono presso le sedi dell’Oratorio Beato Giovanni XXIII di Ponte San Pietro, dell’Oratorio Giovanni Paolo II di Locate e del
Centro di Aggregazione Giovanile Atelier di Ponte San Pietro.
Nelle attività sono coinvolti oltre ai coordinatori di ogni servizio, tre educatori coinvolti nel progetto Sguardi oltre i confini degli Oratori di
Ponte San Pietro e di Locate, due educatori del Centro di Aggregazione Giovanile “Atelier”, circa 70 tutors (studenti della scuola
secondaria di II° grado, studenti universitari, neolaureati), 15 volontari (insegnanti, studenti, genitori), studentesse volontarie dell’Istituto
Statale Superiore Betty Ambiveri.
Per quanto riguarda gli alunni, il servizio è aperto a tutti nei limiti delle possibilità di accoglienza; gli insegnanti di ogni consiglio di classe
segnalano alle famiglie degli alunni che hanno maggiori necessità di essere supportati nelle attività di svolgimento dei compiti e di
studio, la possibilità di aderire al servizio, così come segnalano alle equipe dei tutors le relative difficoltà e obiettivi didattici.
Si cerca altresì di favorire anche la partecipazione di chi non presenta particolari difficoltà scolastiche o comportamentali, per facilitare
l’integrazione attraverso la cooperazione e l’apprendimento reciproco nella realizzazione di “comunità di apprendimento”, in cui ogni
membro del gruppo può diventare un esperto in un particolare settore della conoscenza e dare il suo contributo alla co-costruzione di
significato.
Mediamente sono accolti nei diversi servizi circa 60 alunni delle scuole primarie, 80 della scuola secondaria di I° grado, 25 della scuola
secondaria di II° grado.
Nel corso dell’anno sono tenuti incontri di progettazione e verifica dei percorsi formativi degli alunni frequentanti i servizi
“Nonsolocompiti” con gli insegnanti delle Scuole Primarie e delle Scuole Secondarie di II° grado, finalizzati alla valutazione delle lacune
o difficoltà formative, delle necessità di recupero e/o consolidamento dell’apprendimento, alla costruzione di progetti interdisciplinari
individuali e di gruppo in collaborazione con educatori e tutors coinvolti nel progetto.
Date le necessità espresse dall’utenza dal punto di vista didattico, nei servizi, attualmente è prevalente tale dimensione rispetto a quella
ricreativa, espressiva ed aggregativa, entro la quale, però, si gioca una parte importante dell’ intervento educativo; da questo punto di
vista risulta proficua la collaborazione al progetto da parte del Centro di Aggregazione Giovanile Atelier attraverso la partecipazione al
61
servizio di due educatori che collaborano portando le loro competenze all’organizzazione e alla realizzazione di laboratori ludico
espressivi ad integrazione dei momenti di socialità destrutturata.
SERVIZIO NONSOLOCOMPITI PER IL BIENNIO DELLA SCUOLA SECONDARIA DI II° GRADO
Dopo la sperimentazione attuata, nel biennio precedente, ha avuto definitiva strutturazione il servizio di studio assistito Nonsolocompiti
per minori frequentanti il primo biennio della Scuola Secondaria di II° grado.
Tale servizio nasce in continuità con i servizi Nonsolocompiti già esistenti per la Scuola Primaria e Secondaria di I° grado, sfruttando le
relazioni che si costruiscono nella frequentazione di tali servizi, per offrire un accompagnamento educativo in un momento di passaggio
delicato ed importante; molti dei ragazzi, infatti, rischiano di essere bocciati al primo anno di superiori per le difficoltà e le lacune
formative che facilmente si portano dietro dagli anni precedenti, con un alto rischio di abbandono del percorso formativo. In questo
senso si intendono proporre azioni di orientamento scolastico e lavorativo finalizzate alla realizzazione di un progetto di vita e di crescita
personale. Nell’ambito di tale servizio, si intendono realizzare momenti di confronto e progettazione dei percorsi formativi con gli
insegnanti delle principali scuole del territorio, l’Istituto Betty Ambiveri e le altre scuole del territorio.
L’organizzazione dei servizi Nonsolocompiti per la prossima annualità sarà indicativamente la seguente:
Organizzazione del Servizio Nonsolocompiti per la scuola Primaria:
Ponte San Pietro centro: classi 4 e 5.
- Martedì dalle 14.30 alle 17.00 con il seguente programma: attività di compito e studio dalle 14.30 alle 16.15, attività ricreative e di
laboratorio dalle 16.15 alle 17.00.
Locate: classi 3, 4 e 5.
- Martedì attività di compito e studio con approccio individualizzato su due turni, dalle 14.30 alle 15.45 e dalle 15.45 alle 17.
La divisione degli alunni nei due turni sarà definita in base al numero degli iscritti e alle necessità individuali e comunicata il giorno
di inizio del sevizio; eventuali problemi ed esigenze di orario delle famiglie possono essere comunicate e, nei limiti, del possibile
concordate con il servizio.
- Giovedì dalle 14.30 alle 17.00 con il seguente programma:
attività di compito e studio di gruppo dalle 14.30 alle 16.15, attività ricreative e di laboratorio dalle 16.15 alle 17.00.
Villaggio S. Maria: classi 3, 4 e 5.
- Presso il Centro di Aggregazione Giovanile, solo per le classi TERZA E QUARTA:
Giovedì dalle 14.00 alle 16.45 con il seguente programma;
accoglienza alle 14.00, attività di compito e studio dalle 14.15 alle 16.00, merenda e attività ricreative e di laboratorio dalle 16.15
alle 16.45.
- Presso l’oratorio di Ponte centro, solo per la classe QUINTA:
Martedì dalle 14.15 alle 17.00 con il seguente programma: ritrovo con gli educatori presso la scuola alle ore 14.15 e
accompagnamento a piedi in oratorio a Ponte S. Pietro, attività di compito e studio dalle 14.30 alle 16.15, attività ricreative e di
laboratorio dalle 16.15 alle 16.45, rientro con gli educatori a piedi alla scuola primaria per le ore 17.00 .
Organizzazione del Servizio Nonsolocompiti per la Scuola Secondaria di I° grado:
- Per i residenti a Ponte San Pietro centro e Villaggio S. Maria, l’attività di “Non solo compiti” si svolgerà presso l’Oratorio “Beato
Giovanni XXIII” di Ponte San Pietro centro e avrà luogo il mercoledì ed il venerdì dalle 14.30 alle 17.00, con la seguente
organizzazione:
14.30 – 16.15 compiti e studio in piccoli gruppi seguiti da un educatore
16.15 – 17.00 intervallo e attività ricreative, aggregative e laboratoriali.
Per i ragazzi che frequentano la terza media si proporrà anche un percorso di preparazione all’esame nelle prime due settimane di
giugno.
- Per i residenti a Locate, l’attività di “Non solo compiti” si svolgerà presso l’Oratorio “Papa Giovanni Paolo II” di Locate di Ponte San
Pietro, e avrà luogo, per la scuola secondaria, il lunedì ed il venerdì dalle 14.30 alle 17.00, con la seguente scansione:
14.30 – 16.15 compiti e studio in piccoli gruppi seguiti da un educatore
16.15 – 17.00 intervallo e attività ricreative, aggregative e laboratoriali
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Per i ragazzi che frequentano la terza media si proporrà anche un percorso di preparazione all’esame nelle prime due settimane di
giugno.
Organizzazione del Servizio Nonsolocompiti per la Scuola Secondaria di II° grado:
- Per i residenti a Ponte San Pietro, l’attività di “Non solo compiti” si svolgerà presso l’Oratorio “Beato Giovanni XXIII” di Ponte San
Pietro centro, e avrà luogo il martedì ed il venerdì dalle 15.00 alle 17.00; sono previste attività di compiti e studio in piccoli gruppi.
- Per i residenti a Locate l’attività di “Non solo compiti” si svolgerà presso l’Oratorio “Giovanni Paolo II” di Locate, e avrà luogo il
Lunedì ed il Venerdì dalle 15.00 alle 17.00; sono previste attività di compiti e studio in piccoli gruppi.
OBIETTIVI
Per la prossima annualità del progetto, si perseguiranno i seguenti obiettivi:
- Sostegno all’autonomia nello svolgimento dei compiti e attività di studio.
- Potenziamento dell’offerta aggregativa e laboratoriale negli aspetti operativi ed educativi.
- Radicamento e la partecipazione operativa del territorio con il coinvolgimento e la formazione di nuovi tutor.
- Sostegno ai progetti di vita personale dei ragazzi attraverso azioni di sostegno all’inserimento nella scuola secondaria di secondo
grado e di sostegno all’apprendimento, dato il delicato momento di passaggio evolutivo e progettuale e le spesso presenti difficoltà
e lacune formative dovute ai diversi percorsi di vita (inserimento tardivo nella scuola, background culturale e linguistico).
LAVORO DI EQUIPE IN RETE TRA I SERVIZI
Il progetto prevede che gli operatori che collaborano ai Servizi Extrascuola Nonsolocompiti lavorino in equipe, definendola sia come
momento che favorisce il confronto e la condivisione di osservazioni, di modalità educative e relazionali di intervento, di obiettivi di
lavoro sia come contenitore, per il gruppo e per il singolo tutor, degli aspetti emotivo-affettivi coinvolti nel servizio, con particolare
attenzione all’ansia e alla frustrazione che possono generarsi nella relazione educativa con gli utenti.
Vengono inoltre offerti ad educatori e tutors, in gruppo e individualmente, strumenti formativi di riflessione ed approfondimento circa la
natura educativa ed asimmetrica della relazione che si instaura con gli alunni del servizio Nonsolocompiti nonché alcuni strumenti
educativi utili per sostenere l’adesione al percorso, l’apprendimento, l’organizzazione delle attività, gli obiettivi del Progetto Educativo
Individualizzato.
Per quanto riguarda l’aspetto operativo, si ripropone per il biennio prossimo, il modello operativo flessibile per struttura e organizzazione
del lavoro d’equipe che integra i diversi livelli operativi dei Servizi, da quello di rete fino all’intervento individuale del singolo tutor:
Equipe di rete: momenti comuni a tutti i Servizi entro cui trattare questioni comuni dal punto di vista formativo, organizzativo,
progettuale; molti aspetti sono stati trattati nelle singole equipe, le quali saranno alleggerite concentrando il lavoro di interesse
trasversale ai Servizi. Da 3 a 5 all’anno per 1 ora.
Equipe di Servizio: momenti comuni ai tutor nell’ambito del singolo Servizio entro i quali si trattano questioni formative, organizzative,
progettuali di interesse comune. 1 volta al mese per 1 ora.
Divisione nelle due sottoequipe elementari e medie: la prevalenza di questioni educative e formative relative al gruppo degli alunni delle
medie rispetto a quanto emergente nel lavoro con gli alunni delle elementari, il numero ampio dei tutor e degli utenti, impongono tale
divisione per dare maggior spazio alle due realtà. 1 volta al mese per 1 ora.
Sportello di consulenza individuale per i tutor: momento individuale con l’educatore e/o con lo psicologo per affrontare questioni
pertinenti al singolo tutor o singolo gruppo e che possono essere affrontate al di fuori dell’equipe di servizio. 2 volte al mese per un 1
ora.
OBIETTIVI LAVORO D’EQUIPE IN RETE
Per sostenere, valorizzare ed ottimizzare l’intervento educativo-formativo di educatori e tutor, il progetto pone i seguenti obiettivi
specifici:
- Organizzazione e conduzione del lavoro dei tutors in equipe di lavoro lungo tutto il corso dell’intervento nei Servizi Nonsolocompiti
per favorire nei tutors la costruzione dell’identità di gruppo e la rappresentazione dell’equipe di lavoro come momento reale e
spazio mentale entro il quale riconoscersi per sostenere e valorizzare l’intervento individuale con l’utenza, per favorire il confronto
tra educatori e tutors sugli aspetti esperienziali del servizio, sui vissuti, l’affettività e l’emotività in gioco nella relazione con gli
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alunni, per potenziare la capacità relazionale, educativa e formativa del singolo tutor nell’intervento diretto con l’utente per
migliorare la consapevolezza e la capacità di utilizzare la relazione educativa e i suoi strumenti nei confronti dell’utente singolo o in
gruppo attraverso momenti formativi e sostegno individualizzato ai tutor.
- Formazione ai tutor sul tema dell’alfabetizzazione e sull’uso della tecnologia multimediale a fini didattici e creativi.
- Integrazione del servizio dei tutors nella rete sociale sostenuta dal progetto complessivo (parrocchie, scuole primarie, scuola
secondaria di I° grado, scuola secondaria di II° grado, docenti, genitori, altre agenzie educative coinvolte): si definisce l’equipe di
lavoro come azione progettuale dentro la progettualità più ampia della rete, in un rapporto reciproco bidirezionale. I tutor sono
sollecitati sia come equipe che individualmente, a diversi livelli, ad interagire ed integrarsi nella rete per raccogliere ed offrire
osservazioni, per definire e concordare obiettivi di lavoro con insegnanti e genitori ed altre agenzie educative coinvolte, per offrire e
ricevere contributi nella costruzione e regolazione della rete al fine di valorizzare, potenziare ed ottimizzare l’intervento diretto con
gli utenti del Servizio extrascuola.
- Costituzione della Commissione formativa: tale commissione sarà composta da insegnanti ed educatori disponibili ad offrire agli
educatori ed ai tutors informazioni, indicazioni, strumenti e materiali per aumentare le competenze dal punto di vista formativo nel
lavoro con gli alunni.
- Elaborazione in equipe della griglia di osservazione, definita come strumento educativo in grado di raccogliere ed organizzare le
osservazioni individuali e dell’equipe in relazione all’andamento dei percorsi degli utenti coinvolti. Tale griglia di osservazione
rappresenta, inoltre, lo strumento di comunicazione alle famiglie dell’andamento della partecipazione dei figli al servizio
consegnata, in concomitanza alla fine dei quadrimestri, con le schede di valutazione scolastica.
- Eventuale integrazione in un Progetto Educativo Individualizzato (P.E.I.) per gli utenti del servizio extrascuola che richiedono un
intervento più ampio ed articolato per difficoltà scolastiche o comportamentali particolari, delle osservazioni espresse da tutors
nella griglia di osservazione con quelle espresse dagli operatori delle agenzie educative nonché dai genitori coinvolti nella rete
sociale integrata, con l’obiettivo di rappresentare in modo dinamico l’evoluzione sia dal punto di vista comportamentale che
formativo del percorso del singolo utente attraverso la proposizione di obiettivi specifici di lavoro a breve, medio e lungo termine
puntualmente verificati, ridefiniti e aggiornati con scadenze trimestrali; in tal modo, il P.E.I. diventa per gli educatori, i tutors e per
gli attori della rete sociale, la “bussola” che guida l’operatività sul campo, lo strumento in grado di definire la direzione di lavoro
nell’intervento con l’utenza, favorendo la consapevolezza a la tenuta della propria operaratività sul campo, fino all’elaborazione del
P.E.I. finale che rappresenterà dinamicamente più che i valori assoluti dal punto di vista comportamentale, relazionale e formativo,
i valori di partenza e i risultati raggiunti, permettendo di verificare la bontà dell’intervento svolto.
- Progettazione nella rete sociale integrata: favorire la comprensione che l’operare espresso dal lavoro in equipe e dal P.E.I., si
realizza come azione progettuale non a sé stante ma integrata nella progettualità della rete sociale allargata sostenuta dal progetto
complessivo e come azione in grado di generare input utili per la rete e di ricevere feedback per l’intervento diretto con l’utenza.
- Approfondimento della relazione con la Scuola Secondaria di I° e II° grado e delle modalità di comunicazione con i docenti.
- Aggiornamento e introduzione di strumenti educativi ed operativi:
aggiornamento delle griglie di osservazione ad uso dei tutors, delle griglie di segnalazione e comunicazione degli alunni da parte
degli insegnanti, adeguamento della griglia di osservazione per i genitori stranieri, modelli di giustificazione per i genitori,
comunicazioni sul diario, elaborazione di questionari per gli utenti, i genitori e gli insegnanti per avere una restituzione sulla
percezione dei servizi.
IL PROGETTO “NONSOLOCOMPITI IN RETE”: I LABORATORI MULTIMEDIALI
Per promuovere e migliorare la qualità dell’attività didattico/formativa, il Progetto “Nonsolocompiti in rete”, articolazione del progetto
generale “Educare alla progettualità nella rete” prevede, previo finanziamento, l’offerta al territorio di un polo tecnologico multimediale,
che permetta di sviluppare nel futuro nuove strategie di insegnamento e apprendimento, di comunicazione interattiva, di espressione
creativa, finalizzate a processi di formazione anche a distanza, integrati e aperti.
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E’ prevista, quindi, la realizzazione di una rete informatica attraverso l’installazione nelle aule degli Oratori di Ponte San Pietro e Locate,
di unità tecnologiche collegate tra loro e con la rete internet, aule satelliti nelle quali si possa interagire con compagni, colleghi e docenti
in tempo reale.
In modo sperimentale per questa annualità e più strutturato nella prossima, si avviarenno, nell’ambito dei servizi Nonsolocompiti,
laboratori multimediali organizzati ad integrazione delle normali attività del servizio.
La finalità è quella di contrastare il fenomeno della dispersione scolastica e dell’insuccesso formativo sperimentando, nell’ambito dei
Servizio extrascuola “Nonsolocompiti”, l’utilizzo della tecnologia multimediale e di internet come strumenti di facilitazione
dell’apprendimento nei confronti degli alunni in generale e di quelli in difficoltà (dislessia) e con necessità di alfabetizzazione in
particolare; la possibilità di utilizzare in modo semplificato la comunicazione e l’insegnamento può garantire e favorire la partecipazione
attiva da parte di tutti, con particolare attenzione agli alunni che evidenziano particolari difficoltà di apprendimento ed integrazione.
Sono previsti interventi formativi per educatori e tutors partecipanti al progetto “Nonsolocompiti in rete” sull’utilizzo delle nuove
tecnologie informatiche e sull’utilizzo di software e programmi comuni dedicati alla didattica e alla formazione, così come interventi
formativi sulla natura dell’interattività per gli allievi, attraverso l’elaborazione di progetti interdisciplinari individuali e di gruppo.
Sono, inoltre, previsti incontri di progettazione e verifica dei percorsi formativi degli alunni frequentanti i laboratori multimediali con gli
insegnanti della Scuola Secondaria di I° e di II° grado, finalizzati alla valutazione delle lacune o difficoltà formative, delle necessità di
recupero e/o consolidamento dell’apprendimento, alla costruzione di progetti interdisciplinari individuali e di gruppo in collaborazione
con educatori e tutors coinvolti nel progetto.
OBIETTIVI
- Conoscenza ed educazione all’uso corretto, adeguato e proficuo della tecnologia informatica e multimediale nonché di internet
come strumenti di integrazione, di informazione, di supporto all’apprendimento delle materie d’insegnamento e come strumenti
fondamentali per il futuro degli alunni, in particolare di quelli stranieri, viste le difficoltà culturali, linguistiche e di integrazione
sociale.
- Facilitazione dell’insegnamento e dell’apprendimento con particolare attenzione ad alunni con necessità di alfabetizzazione e con
motivazioni fragili all’apprendimento.
- Espressione di sé e della propria creatività attraverso la sperimentazione di attività utilizzando la tecnologia multimediale.
- Sostegno agli studenti con particolare esigenze educative e formative per limiti personali, disagio o problemi comportamentali con
individualizzazione dei percorsi e sostegno alla motivazione e all’apprendimento attraverso l’utilizzo della tecnologia multimediale.
- Conoscenza delle potenzialità di comunicazione con il territorio attivando un collegamento in rete direttamente dall’aula.
INTERVENTO EDUCATIVO PRESSO LA SCUOLA SECONDARIA DI I° GRADO
L’intervento degli educatori presso la Scuola Media Dante Alighieri di Ponte San Pietro si integra nel più ampio progetto “Educare alla
progettualità nella rete” in collegamento ed in continuità con i Servizi di Nonsolocompiti di Ponte San Pietro e Locate.
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Nel corso dell’anno scolastico sono stati presi in carico dagli educatori alunni che presentavano diversi gradi di disagio sociale, in
diritto/dovere di istruzione-formazione e che rischiavano di essere bocciati o di interrompere il percorso di formazione, così come si
sono proposti percorsi sul gruppo classe a partire inerenti al
Le finalità dell’intervento sono:
- Contrastare la dispersione scolastica
- Contenere le situazioni di disagio attraverso una relazione educativa finalizzata a recuperare margini di investimento scolastico.
- Apertura nei confronti degli alunni coinvolti di momenti di ascolto e di confronto educativo su di un piano più generale di vita.
- Riconoscimento delle difficoltà personali ma anche delle proprie risorse e aspirazioni per sollecitare la realizzazione di un proprio
progetto personale.
- Acquisizione di una maggior coscienza di sé e delle relazioni entro le quali l’alunno è coinvolto, come strumento per l’acquisizione
di una positiva partecipazione sociale, con particolare riguardo al tema della percezione dell’autorità.
- Far emergere risorse personali e punti di forza per orientare l’alunno ad un percorso formativo finalizzato a ottenere successo
nell’ambito professionale.
Si sono definite diverse azioni di intervento:
- interventi di sostegno educativo individualizzato alle attività formative.
- Intervento di sostegno educativo al provvedimento di sospensione e di riparazione del danno.
- Interventi sul gruppo classe concordati con gli insegnanti.
- Verifica con gli insegnanti e riprogettazione degli interventi.
- Coinvolgimento delle famiglie ed il sostegno di queste per indirizzare efficacemente l’intervento educativo.
Gli strumenti utilizzati nell’ambito delle azioni proposte sono:
- Colloqui educativi di sostegno alla motivazione e all’autostima.
- Analisi del problema e del conflitto.
- Costruzione e condivisione di obiettivi educativi.
- Verifica degli obiettivi con l’alunno e gli insegnanti.
- Mediazione di gruppo o individuale con gli insegnanti.
OBIETTIVI INTERVENTO EDUCATIVO
- Migliore programmazione e maggior efficacia degli interventi a partire dall’analisi condotta sulle attività dell’anno appena concluso.
- Continuità negli interventi nel sostegno al contratto formativo conseguente all’attività di riparazione, in modo anche congiunto con i
coordinatori di classe e gli educatori presenti a scuola;
- Maggior cura in termini di gratificazione degli alunni se in presenza di percorsi riparativi positivi per dare concretezza al
raggiungimento degli obiettivi prefissati e sostenere l’autostima, in considerazione del bisogno di conferme e di sostegno educativo
al cambiamento di cui necessitano particolarmente gli alunni in preadolescenza.
- Integrazione di tale intervento in un sistema più ampio di interventi educativi improntati alla responsabilizzazione e alla riparazione
che possano essere utilizzati dagli insegnanti prima di arrivare alla sospensione vera e propria perchè sentita dagli alunni come
irreparabile ed irreversibile nei suoi effetti, con il rischio di scoraggiare gli alunni più fragili e produrre regressioni.
IL PROGETTO SGUARDI OLTRE I CONFINI
Si presenta qui brevemente il progetto “Sguardi oltre i confini: un’opportunità per crescere” perché, interagendo in modo integrato con il
progetto “Educare alla progettualità nella rete”, ne rappresenta in qualche modo un prolungamento, un estensione fino a rappresentare,
in realtà un progetto globale più ampio.
Il progetto nasce dall’osservazione e dall’analisi del territorio. Il crescente aumento della presenza di famiglie immigrate nel territorio,
con le conseguenti difficoltà di adattamento ed integrazione sociale e culturale, ha spinto anche le Parrocchie ad attrezzarsi per far
fronte alle difficoltà ed al disagio che ne deriva, in particolare rispetto a minori e giovani che rappresentano una fascia sociale
particolarmente vulnerabile.
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Gli Oratori si sono trovati, infatti, a confrontarsi con questa realtà emergente visto che le Parrocchie di Ponte San Pietro ed i loro
Oratori, infatti, incrociano quotidianamente i bambini ed i ragazzi che vivono nel territorio tra i quali anche molti bambini e ragazzi
stranieri.
In particolare, a Ponte San Pietro, l’Oratorio si trova in una posizione limitrofa ad una zona del Comune conosciuta per la
frequentazione di giovani adulti, per la maggioranza stranieri, dediti ad attività illegali e di spaccio mentre a Locate, l’assenza di
proposte ricreative ed aggregative oltre all’Oratorio, porta diversi minori e giovani in difficoltà e senza un progetto di vita, a vivere il loro
disagio in tale struttura; in entrambi gli Oratori, infatti, si registra la presenza di minori e giovani, in particolare stranieri, in situazione di
disagio, non integrati nel contesto sociale e in difficoltà a percepire il contesto educativo, la presenza di regole e le sue caratteristiche
religiose e spirituali; frequentano prevalentemente le strutture ricreative (bar, campi sportivi) senza, però, integrarsi con gli altri.
In qualche modo ci si è trovato ad operare in una zona di “frontiera”, con tutti i problemi di convivenza che ne derivano, in particolare
rispetto alla questione della tutela e della sicurezza di quanti li frequentano ed al rischio di coinvolgimento di adolescenti e giovani in
comportamenti illeciti.
L’adozione di strumenti come la videosorveglianza (Ponte San Pietro) esterna ha contribuito a limitare tali rischi ma le finalità cristiane di
Accoglienza e Carità hanno spinto ad andare oltre il semplice aspetto del controllo per pensare un intervento educativo che sappia
essere punto di riferimento per quanti vivono tale situazione di fatica e disagio.
La sfida che si pone è quella, quindi, di coniugare l’esigenza del rispetto delle regole morali e di convivenza dell’Oratorio con
l’accoglienza di questi ragazzi, resistendo a tentazioni espulsive.
L’accoglienza può diventare, così, terreno fertile per costruire relazioni educative finalizzate a sostenere i percorsi evolutivi dei ragazzi e
la realizzazione di progetti di vita maggiormente improntati all’integrazione e alla convivenza civile.
Da qui è nata la volontà di attrezzarsi per essere accoglienti nei loro confronti costruendo relazioni educative attraverso il
coinvolgimento in attività sia di impegno (studio assistito, attività di laboratorio) che ricreative ed aggregative.
La rete esistente sul territorio cui fanno capo gli Oratori ha sostenuto tale volontà aderendo al progetto e collaborando alla sua
realizzazione; in modo particolare, l’Associazione Genitori di Ponte San Pietro si è presentata insieme alle Parrocchie Di Ponte San
Pietro e Locate, per il progetto “Sguardi oltre i confini: un’opportunità per crescere” (anno 2010-2011) come ente capofila nella
partecipazione al Bando Famiglia della Regione Lombardia, L. 23/99, a testimonianza dell’importanza della partecipazione dei genitori.
La sperimentazione dell’intervento educativo in Oratorio attuato fin qui, ha già dimostrato buoni risultati e ha determinato la creazione di
un contesto educativo professionale che si è rivelato risorsa per le famiglie e per i Servizi Sociali del Comune (realizzazione di progetti
educativi individualizzati nei confronti di minori devianti o a rischio di devianza, in una logica di sussidiarietà).
VISIONE
Il progetto vede nell’accoglienza, nell’integrazione e nella solidarietà un possibile orizzonte culturale più ampio su cui investire.
La visione che sottende questo progetto fa riferimento a quanto illustrato per il progetto Educare alla progettualità nella rete, essendo
espressione della stessa tensione progettuale; inoltre, si rifà ai valori cristiani del Vangelo e della Carità, indissolubilmente legati
all’azione educativa e formativa dell’Oratorio nei confronti delle famiglie; sollecita, quindi, all’essere disposti ed attenti verso l’altro
secondo i principi della Tolleranza e dell’Accoglienza e ad essere attenti di fronte alla nuove povertà ed al disagio, con attenzione
particolare verso i più deboli.
L’accoglienza in Oratorio si caratterizza, quindi, in un ottica di dialogo interreligioso, senza alcuna discriminazione verso chi si riconosce
in altre religioni ma cercando un confronto con gli elementi comuni, nel rispetto delle differenze, come il rispetto per il proprio Dio, il
rispetto del contesto di accoglienza e delle figure adulte che lo frequentano, la convivenza civile, la solidarietà.
A tutti i ragazzi che beneficeranno del progetto, si chiede di confrontarsi con la proposta morale di cui è portatore, rendendosi disponibili
a mettersi in discussione ed in gioco; tutto questo è favorito dalla capacità di chi opera di realizzare un contesto educativo entro cui si
respiri attenzione, vicinanza, aiuto e sostegno.
Nell’intervento educativo si pone particolare attenzione al tema della legalità, cercando di prevenire ed intervenire su situazioni a rischio
di devianza, con particolare attenzione ai processi di stigmatizzazione, nel difficile tentativo di coniugare l’assunzione di responsabilità
personale e l’esigenza di offrire percorsi riparatori e recuperanti rispetto ad un percorso evolutivo che va rimesso in moto.
L’offerta di sollecitazioni di tipo valoriale e spirituale a completamento di un approccio educativo, intende caratterizzare in modo
distintivo l’offerta.
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Infine, il progetto nasce dalla presa di coscienza del Vicario Parrocchiale di Ponte San Pietro e del Parroco di Locate del fatto che gli
impegni e le funzioni che si trovano a svolgere in Oratorio richiedono la condivisione con un gruppo di lavoro che sostenga la loro
azione.
D’altra parte, si è ritenuto necessario aumentare le competenze educative per far fronte alla complessità della situazione; di qui la scelta
di assumere educatori che affianchino alla professionalità l’adesione ai valori cristiani e alle finalità dell’Oratorio.
ASPETTI INNOVATIVI
Gli aspetti innovativi del progetto si ritengono essere:
- Potenziamento e professionalizzazione del contesto educativo degli Oratori, nel riconoscimento che di fronte alle nuove sfide
educative e all’interazione con culture di provenienza diversa da quella italiana, è necessario attrezzarsi per essere adeguati alle
risposte che il contesto sociale chiede, al fine di favorire la conoscenza interculturale e l’integrazione.
- Il coinvolgimento degli adulti come interlocutori privilegiati delle azioni tendenti a potenziare la capacità di accoglienza ed educativa
della comunità adulta cui si riconosce il ruolo di facilitatrice dei processi evolutivi dei minori del territorio.
ORGANIZZAZIONE OPERATIVA
Dal punto di vista operativo, l’intervento si articolerà a diversi livelli:
- L’equipe esecutiva del progetto prevede la partecipazione del Vicario Parrocchiale e Direttore dell’Oratorio Beato Giovanni XXIII,
del Parroco di Locate, del Presidente dell’Associazione Genitori Ponte San Pietro, del responsabile del Progetto Educare alla
progettualità nella Rete e dei Servizi Nonsolocompiti, da un rappresentante degli educatori coinvolti nel progetto, da un
rappresentante dell’Associazione il Porto. Tale equipe avrà il compito di gestire l’attuazione del progetto nella sua globalità ed, in
particolare, di gestire l’intervento nei confronti delle famiglie e l’azione dei mediatori culturali.
- Nei due Oratori l’intervento si organizzerà intorno all’istituzione di un’equipe educativa di rete inter-oratoriale, composta dal Vicario
Parrocchiale di Ponte San Pietro e dal Parroco di Locate in qualità di Responsabili del progetto, da due educatori con funzioni
operative, da personale volontario degli Oratori eventualmente aggregati all’equipe. Tale equipe ha il compito di favorire la
condivisione dell’esperienza, delle osservazioni e della progettualità tra i due Oratori, pur nel rispetto delle differenze.
- In ogni Oratorio si costituirà un’equipe educativa: tale equipe gestirà l’intervento educativo in ciascun contesto. Tra gli altri obiettivi
esplicitati, l’equipe educativa avrà il compito di allargare il numero delle figure coinvolte con il contributo di genitori, volontari,
animatori, catechisti che già operano in Oratorio per favorire la possibilità di ampliare, per gli adolescenti, la sperimentazione di
relazioni positive con l’adulto finalizzate a ricostruire e ricomporre la conflittualità spesso insita in tali rapporti.
- Le Associazioni genitoriali collaboreranno nella promozione della partecipazione delle famiglie target del progetto alle attività
proposte (incontri, colloqui con gli operatori, partecipazione attiva e diretta alle attività) attraverso azioni di sensibilizzazione, di
mediazione culturale, di accompagnamento, di sostegno sociale.
UTENZA
L’intervento intende rivolgersi, in generale, alle famiglie del territorio, a tutti i minori, italiani ed extracomunitari che a vario titolo
frequentano l’oratorio ed ha, come obiettivo privilegiato, il contrasto alla dispersione scolastica e all’insuccesso formativo, al disagio e
alla devianza nonché relazioni con l’adulto caratterizzate da dinamiche conflittuali.
Si prevede di coinvolgere n. 30 minori nel servizio Nonsolocompiti per la scuola secondaria di II° grado, n. 50 minori nelle altre attività
specifiche proposte negli Oratori nonché n.° 100 minori circa che frequentano le normali attività (animazione, catechismo, ecc.); Si
prevede di coinvolgere le famiglie di riferimento (n.° 150 circa per n.° 300 genitori) e, più in generale, le famiglie che partecipano alla vita
degli Oratori.
Nel rapporto con l’utenza, si assume un approccio interculturale con l’obiettivo di favorire la mediazione e l’integrazione culturale e
sociale.
REALIZZAZIONE
Intervento educativo in Oratorio
Il progetto ha previsto l’inserimento di tre educatori con funzioni operative (due per Ponte San Pietro per un totale di 1300 ore
complessive ed uno per Locate per un totale di 520 ore complessive) con esperienza di contesti educativi legati all’Oratorio, individuati
sulla base della competenza professionale e della adesione alla vita dell’oratorio e ai valori cristiani del Vangelo e della Carità.
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Con il Vicario Parrocchiale di Ponte San Pietro, coordinatore del progetto, il Parroco di Locate e gli educatori, si è costruita un’equipe
educativa che lavora in rete tra i due Oratori, che si riunisce settimanalmente con funzioni di progettazione e coordinamento delle
attività in corso, di elaborazione dei Progetti Educativi Individualizzati, di valutazione e riflessione educativa e spirituale sulle attività
proposte, di sostegno educativo ed emotivo rispetto alle dinamiche affettive che accompagnano l’azione educativa.
Compito dell’equipe educativa è quello di diventare punto di riferimento per tutti quanti operano negli Oratori, stimolando l’acquisizione
di modalità relazionali adeguate nei confronti dei minori e giovani, in particolare stranieri, che vivono con difficoltà il contesto educativo,
nell’ottica della realizzazione della Comunità Educante.
La presenza dell’educatore in Oratorio garantisce maggior controllo e sicurezza ma, soprattutto, diventa una presenza importante di
ascolto e vicinanza per i ragazzi. Nell’ambito delle ore previste, si sono realizzate attività aggregative di tipo sia ricreativo che sportivo e
di impegno (attività ed esperienze di tipo laboratoriale, attività di studio) finalizzate alla costruzione di relazioni significative che sappiano
andare oltre le attività stesse per aprire spazi più ampi di ascolto, dialogo e confronto nella vita dei ragazzi, in un ottica preventiva e
recuperante.
Intervento con i genitori
Il Progetto ha inteso realizzare un buon grado di accoglienza da parte dell’educatore e del personale volontario delle famigl ie di minori
che frequentano l’ Oratorio di Ponte San Pietro e di Locate con disponibilità a colloqui individuali, incontri di gruppo, momenti di
aggregazione, consulenza educativa ai genitori e sostegno alla genitorialità, nell’ambito dell’azione di presenza educativa negli Oratori,
azioni finalizzate a favorire la partecipazione dei genitori alla vita della comunità.
E’ stata realizzata un’ equipe di progettazione del percorso, di revisione e rielaborazione del Progetto Educativo dell’Oratorio per
genitori e figli che si riconoscono nella vita dell’Oratorio di Ponte San Pietro e Locate, a partire dall’esperienza maturata nell’attuazione
del progetto e dall’incontro con il disagio e con persone appartenenti ad altre religioni, in un ottica di dialogo interreligioso, a cui
partecipano il Parroco ed il Vicario Parrocchiale di Ponte San Pietro, il Parroco di Locate, gli educatori, i genitori degli Oratori, personale
volontario degli Oratori.
Sportello di ascolto per minori e genitori
Lo "sportello genitori" rivolto ai familiari dei ragazzi, sottolinea la continuità di rapporto territorio-famiglia e la presa di coscienza di
quanto l’ambiente scolastico sia contiguo a quello domestico e familiare. Nel suo percorso di sviluppo verso la maturità, l’adolescente
incontra situazioni che possono provocare disagio; la complessità di tali situazioni problematiche possono sfociare in patologia specifica
e tali situazioni si riversano inevitabilmente sul contesto scolastico, provocando demotivazione nei confronti dello studio sino ad arrivare
all’abbandono scolastico. Intervenire in situazioni così delicate e complesse significa andare alla ricerca di senso e di significato e quindi
di soluzioni.
Lo sportello genitori è a disposizione per eventuali problematiche che coinvolgono il ragazzo e ne impediscono od ostacolano il suo
percorso scolastico e il suo “stare bene a scuola” e le principali finalità sono di consulenza, di sostegno, di progettazione di interventi a
breve-medio termine e di eventuale invio per una presa in carico di quelle problematiche che necessitano di figure professionali
specifiche.
Obiettivi dello sportello sono
-rilevare le difficoltà genitoriali,
-soddisfare le richieste di chiarimenti in merito ai comportamenti dei figli,
-monitorare l’andamento socio-relazionale,
-concertare strategie comuni per sviluppare metodi e tecniche per fronteggiare le problematiche dei figli,
-individuare difficoltà e ostacoli familiari,
-far partecipare la famiglia al processo scolastico e di crescita dei figli stessi.
Lo sportello “ragazzi” è a disposizione per eventuali problematiche che coinvolgono il ragazzo e ne impediscono od ostacolano il suo
percorso scolastico e il suo “stare bene a scuola” o nella quotidianità e le principali finalità sono di consulenza, di sostegno, di
progettazione di interventi a breve-medio termine e di eventuale invio per una presa in carico di quelle problematiche che necessitano di
figure professionali specifiche. Infine lo sportello avrà duplice valenza: sia per incontrare alunni che, spontaneamente, hanno optato per
un incontro, sia per alunni che, a causa di situazioni specifiche del figlio/a, sono stati contattati direttamente dalla scuola.
Mediazione culturale
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Si è previsto un intervento di mediazione culturale con la consulenza dell’Associazione il Porto Onlus di Ponte San Pietro per genitori e
minori stranieri che frequentano gli Oratorio di Ponte San Pietro e di Locate e il Servizio Extrascuola Nonsolocompiti per la scuola
secondaria di II° grado al fine di facilitare la comunicazione e la comprensione reciproca nelle interazioni determinate dal progetto.
Si propongono interventi di mediazione interculturale in lingua albanese, araba, francese, inglese, senegalese.
RETE CON IL TAVOLO SUL DISAGIO GIOVANILE
Al di là del confronto con l’Amministrazione sull’attuazione del progetto di rete, a partire da alcune situazioni concrete di ragazzi con
manifestazioni comportamentali a rischio evidenziatesi sul territorio, si è aperta una collaborazione più ampia che allarga la prospettiva
di una rete sociale ed educativa entro cui affrontare il problema del disagio sociale in età evolutiva, in un’ottica preventiva e
recuperante.
Da questo punto di vista, l’esperienza della Rete dei Servizi Nonsolocompiti continuerà ad essere rappresentata al Tavolo sul Disagio
Giovanile istituito presso l’Assessorato alle Politiche Giovanili con l’obiettivo di elaborare pensieri e proposte e di coordinare l’azione dei
diversi enti ed agenzie coinvolte sul territorio, con la collaborazione delle forze dell’ordine, in relazione al tema della prevenzione e del
recupero del disagio a livello del territorio.
Al Tavolo per l’Agio ed il Disagio Giovanile istituito dall’Amministrazione sono rappresentati l’Assessorato all’Istruzione, i Servizi Sociali,
l’Istituto Comprensivo di Ponte San Pietro, Gli Oratori di Ponte San Pietro e di Locate, il progetto “Educare alla progettualità nella rete”,
il Comitato dei Genitori, il Centro di Aggregazione Giovanile “Atelier”di Ponte San Pietro, l’Associazione Genitori di Ponte San Pietro;
partecipano inoltre alla rete, l’Associazione “Il Porto” ONLUS e l’Associazione di solidarietà familiare “Daraji”.
ALLARGAMENTO DELLA RETE AI GENITORI
Uno degli aspetti di difficoltà emergenti dall’osservazione dei diversi enti che lavorano in rete è la scarsa partecipazione dei genitori alla
vita della Comunità in generale e alle attività che coinvolgono i figli, in particolare scolastiche ed extra scolastiche; essi sono considerati
componente fondamentale della rete e attori importanti nella costruzione di alleanze educative che, nell’ottica del Servizio
Nonsolocompiti, rendano più efficace l’offerta educativo formativa e, conseguentemente, migliori le possibilità di successo scolastico.
I rapporti con i genitori degli alunni frequentanti i servizi di Ponte San Pietro, Villaggio S. Maria e Locate, infatti, erano al momento
dell’avvio del progetto, se non in pochi casi, nulli, rendendo meno efficace l’intervento educativo e formativo dei servizi. La distanza dei
genitori e il poco coinvolgimento dimostrato era già emerso a livello dei rapporti con la scuola secondaria e, più in generale, nei
confronti di altre agenzie di socializzazione, come gli Oratori.
Si ritiene assai importante, infatti, per il raggiungimento degli obiettivi, la condivisione ed il confronto educativo e formativo sui percorsi
svolti dagli alunni finalizzati alla costruzione di alleanze educative tra adulti nel rispetto delle differenze di ruolo, per sostenere la
motivazione e l’apprendimento, l’organizzazione del metodo di studio, lo sviluppo delle capacità di autonomia; inoltre, si tende a
coinvolgere genitori che possano sostenere, collaborare o inserirsi nelle attività dei servizi, vedendo loro come risorse della comunità
Il coinvolgimento dell’”Associazione Genitori di Ponte San Pietro” e dell’Associazione “Il Porto” di Ponte San Pietro che aggrega famiglie
straniere residenti sul territorio, ha avuto come finalità, appunto, di realizzare strategie di avvicinamento, coinvolgimento e
partecipazione dei genitori italiani e stranieri alle attività dei servizi Nonsolocompiti e della Scuola Primaria e Secondaria di I° e II° grado,
favorendo l’allargamento della rete e promuovendo la partecipazione alla vita della comunità in un ottica di integrazione e d i
realizzazione della Comunità Educante.
Negli anni, si è gradualmente assistito ad una maggiore presenza dei genitori anche se sempre limitata rispetto al numero degli alunni e
studenti coinvolti; spesso a partire da situazioni di difficoltà dei figli, la possibilità di incontrare e confrontarsi con g li educatori e con gli
psicologi, ha creato un terreno di accoglienza e condivisione mirata alla costruzione di risposte concrete entro le quali i genitori stessi
hanno un ruolo attivo.
La presenza di Mediatori culturali favorita dalla collaborazione con le Associazioni del territorio ha permesso di poter essere accoglienti
anche per la famiglia straniera sia per quanto riguarda le attività dei servizi Nonsolocompiti sia per quanto riguarda le altre istituzioni
della rete, in particolare la scuola.
Nel proseguo del progetto, si proseguirà, quindi, nel lavoro di avvicinamento ed integrazione nelle attività dei genitori con il
coinvolgimento dell’Associazione Genitori di Ponte San Pietro, dell’Associazione Il Porto, e dell’Associazione di solidarietà familiare
Daraji.
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OBIETTIVI INTERVENTO DI ALLARGAMENTO DELLA RETE
- Costruzione con l’Associazione “Il Porto” e l’Associazione Daraji di Ponte San Pietro di un gruppo di lavoro con i genitori composto
da rappresentanti di diverse nazionalità che, una volta condivise le finalità e le modalità di intervento all’interno dei Servizi, avrà il
compito di contattare le famiglie degli alunni iscritti per favorire la partecipazione ai momenti di confronto che si realizzeranno con
gli operatori per condividere le osservazioni sull’andamento dei percorsi dei figli ed eventuali interventi comuni tesi a migliorare
l’adesione alle attività e il rendimento scolastico.
- Definizione di strategie di coinvolgimento e di facilitazione della partecipazione dei genitori alle attività dei Servizi Nonsolocompiti
attraverso incontri con l’”Associazione Genitori” di Ponte San Pietro che coinvolge i genitori dell’Istituto Comprensivo, con la finalità
di condividere obiettivi e di costruire alleanze educative nel rispetto delle differenze di ruolo, per sostenere la motivazione e
l’apprendimento, l’organizzazione del metodo di studio, lo sviluppo delle capacità di autonomia.
- Identificazione e coinvolgimento nel progetto di genitori che possano concretamente partecipare alle attività previste del Servizio
extrascuola Nonsolocompiti come tutors e/o come mediatori culturali nei percorsi degli alunni stranieri.
Seguono le slide proiettate
-
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Servizi
extrascuola
“Nonsolocompiti”
in rete
Progetto
“Sguardi oltre i confini”
ORATORIO
“BEATO GIOVANNI XXIII”
ORATORIO
“GIOVANNI PAOLO II”
• Dati 2008:alunni totali n. 242;non ammessi alla classe successiva e non licenziati, n.33 pari al 19% del totale; di questi il 39% sono italianied il 61% stranieri;
• Dati 2009:alunni totali n. 250;non ammessi alla classe successiva e non licenziati, n.17 pari al 7.6% del totale; di questi il 37% sonoitaliani ed il 63% stranieri.
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1. Sostenere l’agio, prevenire il disagio, intervenire ove già emerso.
2. Favorire l’integrazione e sostenere i percorsi evolutivi dei “figli” dellacomunità.
3. Contrastare il fenomeno della dispersione scolastica con percorsi educativi eformativi a lungo termine.
4. Potenziare il contesto relazionale ed educativo entro il quale gli alunnisono inseriti nello svolgimento delle attività del Servizio extrascuola e lo famettendosi in rete per fornire un servizio centralizzato di formazione e disportello d’aiuto che coinvolge in blocco tutti gli operatori che operanonelle 3 sedi.
5. Costruire e sostenere il passaggio dalle reti naturali già presenti sulterritorio ad una rete sociale integrata e regolata.
6. Finalità alta di costruzione della comunità educante.
a. Equipe di rete
b. Equipe di Servizio
c. Divisione nelle due sottoequipe elementari e medie
d. Sportello di consulenza individuale per i tutor
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•I valori cristiani del Vangelo e della Carità, disponibilità ed attenzione verso l’altro secondo iprincipi della Tolleranza e dell’Accoglienza•Attenzione di fronte alla nuove povertà ed al disagio, con attenzione particolare verso i piùdeboli.•Ricerca di dialogo interreligioso, senza alcuna discriminazione verso chi si riconosce in altrereligioni ma cercando un confronto con gli elementi comuni, nel rispetto delle differenze.•Attenzione al tema della legalità, cercando di prevenire ed intervenire su situazioni a rischio didevianza, con particolare attenzione ai processi di stigmatizzazione.•Presa di coscienza del Vicario Parrocchiale di Ponte San Pietro e del Parroco di Locate del fattoche gli impegni e le funzioni che si trovano a svolgere in Oratorio richiedono la condivisione con ungruppo di lavoro che sostenga la loro azione.•Potenziamento delle competenze educative per far fronte alla complessità della situazione; di quila scelta di assumere educatori che affianchino alla professionalità l’adesione ai valori cristiani ealle finalità dell’Oratorio.
1. Inserimento di tre educatori con funzioni operative (due per Ponte SanPietro ed uno per Locate) con esperienza di contesti educativi legatiall’Oratorio.
2. Elaborazione dei Progetti Educativi Individualizzati.3. Presenza importante di ascolto e vicinanza per i ragazzi.4. Maggior controllo e sicurezza.5. Realizzazione attività aggregative di tipo sia ricreativo che sportivo.6. Realizzazione attività di impegno: attività ed esperienze di tipo
laboratoriale, attività di studio individualizzato.7. Inserimento nelle attività di animazione dell’Oratorio: C.R.E., aiuto
allenatore, animazione.8. Apertura di spazi più ampi di ascolto, dialogo e confronto nella vita dei
ragazzi, in un ottica preventiva e recuperante.9. Sportello di ascolto per minori e genitori gestito da due psicologi.10. Mediazione culturale garantita dall’Associazione il Porto.
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Intervento di Roberta Villa, dirigente scolastica dell’Istituto Comprensivo di Suisio (
BG)
LA PROSPETTIVA INCLUSIVA PER IL
SUCCESSO FORMATIVO
Alcuni spunti di riflessione
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LE NUOVE SFIDE PER L’ISTRUZIONE
• L’attuale società si pone come SOCIETA’ DELLA CONOSCENZA, caratterizzata da molteplici cambiamenti e discontinuità
RISCHI vs OPPORTUNITA’
LE NUOVE SFIDE PER L’ISTRUZIONE
• Ci si confronta quotidianamente con studenti che manifestano un forte disagio scolastico (demotivazione, mancanza di autostima, aggressività, disturbi comportamentali) che si traduce in difficoltà di apprendimento e probabile insuccesso scolastico
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LE NUOVE SFIDE PER L’ISTRUZIONE
• Ci si confronta con un numero sempre più significativo di studenti che assolvono l’obbligo di istruzione senza aver conseguito il diploma di scuola secondaria di I grado
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LE NUOVE SFIDE PER L’ISTRUZIONE
Occorre tenere conto della singolarità di ogni persona, del suo contesto di vita, della sua crescita originale.
Ciascuno è portatore di bisogni specifici che lo connotano e ne
fanno una persona unica e irripetibile
CENTRALITA’ DELLA PERSONA-STUDENTE
Non è pensabile una scuola costruita su un modello unico di studente astratto
(Indicazioni per il Curricolo – 2007)
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LE NUOVE SFIDE PER L’ISTRUZIONE
UGUAGLIANZA DELLE OPPORTUNITA’ FORMATIVE
VALORIZZAZIONE QUALITA’
DIFFERENZE DELL’ISTRUZIONE
INDIVIDUALI
QUALI RISORSE ?
RACCORDO INTERISTITUZIONALE
INNOVAZIONE SVILUPPO
METODOLOGICO PROFESSIONALE
DIDATTICA
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QUALI OSTACOLI ?
NON CHIARA DEFINIZIONE DELLA MISSION ISTITUZIONALE
TAGLIO DIFFICILE
RISORSE DIALOGO
INTERISTITUZIONALE
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Intervento di Rossana Innocenti, Assistente Sociale dei Servizi Sociali Comune di Bottanuco (BG)
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Ragazzi in situazioni di rischio
APPROCCIO COORDINATO
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I “cacciati” che la scuola cerca di allontanare da sé perché essi causano difficoltà alla struttura;
I “disaffiliati”, ragazzi che non provano alcun interesse alla scuola e non desiderano essere in contatto con essa (non hanno voglia, pensano che la scuola sia inutile e sono spesso sostenuti in ciò dalla famiglia)
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I “deboli”: coloro che non hanno gli strumenti culturali e di apprendimento per completare il programma di studi quale viene loro proposto
I “drop out capaci”: studenti che hanno le capacità intellettive per affrontare la scuola, ma mancano di altra competenze di natura sociale ed emotiva …
*Einstein fu espulso dalla scuola di Zurigo con la motivazione che studiava solo ciò che voleva.
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Ma anche coloro che nella scuola restano, ma solo formalmente, perché sono passivi, seguono il corso di studi senza trarne un reale beneficio e alla fine dell’obbligo scolastico sono in condizioni di semianalfabetismo.
SCUOLAFAMIGLIA
SERVIZIO SOCIALE
TERRI TORIO
COOPERAZIONE
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PROBLEMI DELLE FAMIGLIE
Nella difficoltà a creare relazioni positive (divisioni famigliari che
si riflettono sui rapporti, difficoltà nel ruolo genitoriale)
“Cultura famigliare”: spesso è proprio il “patrimonio culturale”
della famiglia a fare da discrimine tra gli alunni; quindi è proprio
sui patrimoni culturali che occorre puntare l’attenzione per
alleviare le disuguaglianze.
Azioni di supporto
servizi/progetti specifici sul disagio scolastico,
interventi su minori e famiglie straniere…
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in stretta collaborazione con la scuola,
in una mentalità “pro-attiva” verso le
famiglie più lontane ed estranee per
creare in esse un clima più favorevole
alla frequenza scolastica dell’alunno
LA SCUOLA si trova a :
ricevere disagio,
“creare” disagio
non potersi più esimere dal tentare di risolverlo.
La Commissione parlamentare sulla dispersione sottolinea che “vi sono disfunzioni, vischiosità e fattori ostili che operano all’interno del sistema scolastico-formativo e che in misura relativamente autonoma producono le condizioni della dispersione”
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La scuola, come primo luogo di incontro tra società e minori, si trova oggi più che mai a fare i conti con la distanza che si è creata tra la cultura dei ragazzi e quella della scuola
E’ necessario che la scuola sappia costruire le situazioni adatte ad accogliere tutti e che permettano a tutti di entrare in relazione con essa.
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COPROGETTAZIONE
SERVIZIO SOCIALE
SCUOLA
TERRITORIO
TERZO SETTORE
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“CI STO DENTRO” progetto che ha funzionato perché ha individuato al di fuori della scuola un contesto applicativo di istruzione, ricorrendo a modalità formative “altre” come attività laboratoriali.
1. I ragazzi hanno ripristinato il valore di se stessi
2. Autostima aumentata
3. Diminuzione dei sistemi di provocazione
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1. contratto educativo da monitorare più di frequente per affrontare criticità
2. Costi onerosi
3. Risultati NON considerati in sede di valutazione finale degli alunni
PROGETTAZIONE CONDIVISA
PROGETTUALITA’ DA FAR RIENTRARE NEL POF (DEVE FAR PARTE DELL’OFFERTA FORMATIVA)
FONDI DI AMBITO PER QUESTI PROGETTI