+ All Categories
Home > Documents > convegni/per internet Conv…  · Web viewTale “modello” si è chiarito anche nel corso del...

convegni/per internet Conv…  · Web viewTale “modello” si è chiarito anche nel corso del...

Date post: 30-Jan-2018
Category:
Upload: hoangthu
View: 215 times
Download: 1 times
Share this document with a friend
141
Indice Introduzione Emilio Bonifazi …………………………………………….……………………... 1 Luca Ceccarelli …………………………………………………………..….…... 2 Prefazione PROGETTI E CONTESTI DI ESPERIENZE DEI BAMBINI NEI NIDI E NELLE SCUOLE DELL’INFANZIA DI GROSSETO Enzo Catarsi ……………………………………………………………….……... 3 Interventi VORREI ESSERE COME L’ACQUA Antonella Giuliarini Nido Mimosa ………………………………………….….... 7 LEGGENDO, LEGGENDO… IL BRUCO INCONTRA IL LUPO! Vincenza Capasso e Sonia Fastelli Nido Delfino……………………………….....… 15 SPAGHETTI AL PESCE SOTTO LE NUVOLE Marco Viti Nido Canguro…………………………………….……………………...…. 22 SEMPLICEMENTE ACQUA Licia Falciani e Alessandro Ramacciotti Nido Aquilone…………………………... 27 SENSIBILMENTE Monica Simula e Tiziana Bonsanti Nido Sole……….………………………...…… 34 IL BRUCO MAISAZIO Cecilia Buggiani e Eleonora Menichelli Nido Bruco e Scuola infanzia Fenicottero……………………………………....….… 42 ARTICOLO3: CON IL CAMALEONTE E IL GALLO … Stefania Amarugi e Roberta Sassetti Scuola infanzia Margherite…………………………………………………….….…… 51 IL BOSCO TRA REALTÀ E FANTASIA Rossella Florio, Neda Seravalle e Loriana Bracalari Scuola Infanzia Arcobaleno………………………………………………………...….. 64 UN GIOCO A REGOLA D’ARTE Domenico Biadi Scuola infanzia Folletto……………….…………………………….. 72 SEMINEGGIANDO…DAL SEME ALLA VITA Concetta Russo e Angiolina Garofalo Scuola Infanzia Mary Poppins………………………………………………….……... 77
Transcript

IndiceIntroduzioneEmilio Bonifazi …………………………………………….……………………... 1 Luca Ceccarelli …………………………………………………………..….…... 2

PrefazionePROGETTI E CONTESTI DI ESPERIENZE DEI BAMBINI NEI NIDI E NELLE SCUOLE DELL’INFANZIA DI GROSSETOEnzo Catarsi ……………………………………………………………….……... 3

InterventiVORREI ESSERE COME L’ACQUAAntonella Giuliarini Nido Mimosa ………………………………………….…....

7LEGGENDO, LEGGENDO… IL BRUCO INCONTRA IL LUPO!Vincenza Capasso e Sonia Fastelli Nido Delfino……………………………….....

… 15SPAGHETTI AL PESCE SOTTO LE NUVOLEMarco Viti Nido Canguro…………………………………….……………………...…. 22SEMPLICEMENTE ACQUALicia Falciani e Alessandro Ramacciotti Nido Aquilone…………………………... 27SENSIBILMENTEMonica Simula e Tiziana Bonsanti Nido Sole……….………………………...…… 34IL BRUCO MAISAZIOCecilia Buggiani e Eleonora MenichelliNido Bruco e Scuola infanzia Fenicottero……………………………………....….… 42ARTICOLO3: CON IL CAMALEONTE E IL GALLO … Stefania Amarugi e Roberta Sassetti Scuola infanzia Margherite…………………………………………………….….…… 51IL BOSCO TRA REALTÀ E FANTASIARossella Florio, Neda Seravalle e Loriana BracalariScuola Infanzia Arcobaleno………………………………………………………...….. 64UN GIOCO A REGOLA D’ARTEDomenico Biadi Scuola infanzia Folletto……………….…………………………….. 72

SEMINEGGIANDO…DAL SEME ALLA VITAConcetta Russo e Angiolina GarofaloScuola Infanzia Mary Poppins………………………………………………….……... 77LA COCCINELLA PREPOTENTE…Sandra Bellifemini Scuola infanzia Coccinella…….…………………………….…. 83IL PRATOVera Avanzati Scuola infanzia Delfino………………….……………………...….… 92

Introduzione

“I servizi educativi del Comune di Grosseto da tempo si distinguono per una spiccata vivacità di interessi e di offerte educative, che comprendono anche progetti di esperienza pensati e realizzati per sostenere ulteriormente lo sviluppo cognitivo, affettivo e relazionale dei bambini e delle bambine.Una testimonianza di questa progettualità è il volume che presentiamo e che vuole essere la summa degli atti del convegno del 17 e 18 giugno 2011. In questa occasione sono state presentate le esperienze realizzate nei nidi e nelle scuole d'infanzia comunali, tese a favorire la crescita e lo sviluppo del bambino in linea con le direttive regionali e nazionali, ma anche iniziative extrascolastiche che hanno visto il coinvolgimento dei genitori in specifiche attività nelle quali hanno potuto esprimere le loro grandi potenzialità.Le esperienze realizzate hanno messo altresì in luce l'impegno professionale di educatori, insegnanti e operatori che, lavorando nel mondo dell'infanzia, sono motivati a rinnovarsi per venire incontro ai bisogni emergenti dei bambini e delle loro famiglie.Questi sono i servizi all'infanzia del Comune. Una realtà che mette i piccoli al primo posto nella scala delle priorità e che viene costantemente arricchita dal confronto e dalla collaborazione con soggetti istituzionali diversi e con esperti dell'educazione. Ed è mettendo al centro della programmazione i bambini e i genitori che diventa possibile avvalorare un cammino di qualità, un percorso di crescita complessivo che consenta di valorizzare il patrimonio di conoscenza del personale a favore della crescita dei genitori, unitamente a quella dei loro figli.Un grazie sentito va al personale impegnato nelle nostre strutture pubbliche per l'infanzia, che non manca mai di darci un esempio di un buon servizio a favore del cittadino”.

Emilio BonifaziSindaco della Città di Grosseto

1

“I servizi educativi gestiti dall'Istituzione Iside del Comune di Grosseto vantano una storia trentennale che testimonia il forte interesse delle politiche pubbliche verso l'infanzia e i suoi bisogni. In tal senso, rappresentano un motivo di orgoglio per la nostra Amministrazione, visti anche i numerosi riconoscimenti a livello regionale e nazionale.Distribuiti su tutto il territorio comunale, questi servizi ben si affiancano ad altre agenzie educative statali e private, andando a costituire un sistema formativo integrato che coinvolge la comunità e la responsabilizza rispetto ai valori dell'educazione e della conoscenza.I nidi e le scuole dell'infanzia offrono infatti esperienze didattiche che contribuiscono ad un armonico sviluppo psicofisico, realizzando l'apprendimento e la crescita educativa dei bambini da 0 a 6 anni. Al contempo, in quanto luoghi pubblici, rappresentano una risorsa fondamentale per la valorizzazione, fin dalla più tenera età, di valori imprescindibili quali l'inclusione sociale, la diversità, il senso civico: temi, questi, illustrati in questo volume che raccoglie i progetti di esperienza realizzati nell'anno scolastico 2010-2011 con i bambini dei nidi e delle scuole dell'infanzia comunali.La ricchezza dei materiali presentati testimonia la qualità del lavoro svolto e più in generale dell'offerta formativa, garantita, fra l'altro, da una “formazione in servizio” del personale che si rivela essenziale per la qualificazione di questi servizi, oltre che per l'implementazione della professionalità individuale.Per tutti questi motivi, oltre che per l'impegno e la dedizione incessanti, mi sento di ringraziare il personale coinvolto a vario titolo nei servizi educativi dedicati all'infanzia per il contributo essenziale e prezioso che offre sia nello svolgimento del lavoro pratico che nell'organizzazione, nella gestione e nel coordinamento delle numerose attività pedagogiche, amministrative e didattiche”.

Luca CeccarelliAssessore comunale alle Politiche educative

2

Prefazione

Progetti e contesti di esperienze dei bambini nei nidi e nelle scuole dell’infanzia di Grossetodi Enzo Catarsi1

I servizi per l’infanzia della Istituzione ISIDE del Comune di Grosseto si caratterizzano da anni per la proposta educativa rivolta ai bambini, resa sistematica con la proposta dello strumento del Progetto e dei contesti. Alla base di tale scelta sta la convinzione che la strategia progettuale è essenziale per il lavoro educativo, in considerazione del fatto che essa trova i propri fondamenti nella esplicitazione di una doverosa ed imprescindibile intenzionalità educativa da parte dell’adulto. L’intenzionalità, in effetti, è alla base di qualsiasi impegno pedagogico - dunque intrinsecamente progettuale - e caratterizza la cultura della programmazione educativa. In questa prospettiva pare opportuno precisare che l’esplicitazione dell’intenzionalità non legittima alcuna scelta deterministica, poiché, anzi, riguarda non solo il momento iniziale delle proposte educative e didattiche, ma innerva profondamente il carattere processuale dell’intero percorso formativo. È evidente, pertanto, il nostro consenso per una programmazione di tipo evolutivo, che fa riferimento ad una strategia complessa di apprendimento, che implica anche corsi e ricorsi e che si presenta dunque come una continua costruzione che abbisogna di una periodica ridefinizione. Una corretta concezione evolutiva della programmazione, infatti, fa sì che la si intenda come un processo ricorsivo in cui sono contemperati sia il momento propositivo, proprio degli educatori, e quello “casuale”, introdotto dai bambini e dalla vita quotidiana che insieme vivono. Il primo consiste nella individuazione dei progetti e dei contesti di esperienza, 1 E.Catarsi, Professore Ordinario di Pedagogia Generale nella Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Firenze.

3

degli obiettivi, dei tempi e dei materiali da utilizzare, mentre il secondo è dato dagli elementi occasionali e dagli spunti che vengono proposti dai bambini e dalla vita sociale quotidiana e che non possono essere preventivati in anticipo. D’ altra parte riteniamo che il casuale – in qualsiasi contesto educativo ed ancora di più nel nido e nella scuola dell’infanzia - debba e possa divenire “occasione” di apprendimento per la sapiente regia delle educatrici, il cui ruolo appare essenziale e determinante. Il carattere evolutivo e processuale della progettazione educativa, in definitiva, si alimenta della intenzionalità pedagogica, da ritenere una delle dimensioni fondanti della professionalità del professionista dell’educazione. Questi, infatti, deve continuamente ripensare il proprio impegno professionale, che – verificato e discusso – ha il dovere della progettualità. Il sapere pedagogico, infatti, è eminentemente propositivo, frutto di un impegno ermeneutico ricorrente che però, per non presentarsi come velleitario ed astratto, deve continuamente godere del riscontro con il reale e la sua complessità. Il “modello” di riferimento, quindi, è l’ educatrice “riflessiva”, che ripensa continuamente le azioni professionali e “pensa”, insieme alle colleghe, i comportamenti dei bambini nella quotidianità del nido. Tale “modello” si è chiarito anche nel corso del lavoro svolto nei nidi e nelle scuole dell’infanzia di Grosseto, nel corso degli ultimi anni, relativamente all’approfondimento del tema della programmazione. Le educatrici e le insegnanti che hanno partecipato al confronto hanno infatti dato un contributo rilevante al lavoro proprio partendo dalla riflessione critica sulla loro esperienza. Non è un caso che la proposta di uno strumento di lavoro per la programmazione – poi definito Progetto di esperienze – sia stata alla fine accettata come un contributo importante alla qualificazione di questa importante pratica professionale, che ha consentito di elaborare e realizzare progetti significativi come quelli che vengono documentati in questo volumetto.Tutti i progetti presentati, in effetti, si caratterizzano anche per la grande attenzione che viene prestata alla documentazione, giustamente concepita come dimensione essenziale della professionale educativa e delle esperienza

4

complessiva del nido e della scuola dell’infanzia. La documentazione, in effetti, ha il pregio di dare un contributo importante alla conoscenza ed al riconoscimento della realtà. Allo stesso tempo consente di comunicarla e ne è quindi una importante testimonianza. La documentazione è un importante canale di comunicazione che, a differenza di altri, ha il pregio di consentire la riflessione sulle informazioni che si trasmettono, in quanto è il frutto della rielaborazione della conoscenza relativa alle situazioni a cui ci si riferisce. Al contempo fornisce carattere duraturo alle informazioni che possono essere utilizzate dalle organizzazioni di appartenenza anche per meglio definire o rafforzare la propria identità professionale e sociale. L'elaborazione della documentazione, infine, promuove la riflessione sul proprio operato e quindi si propone come importante esperienza di approfondimento critico della propria azione professionale.In questo senso possiamo anche aggiungere che la documentazione favorisce il formarsi di una reale intersoggettività fra gli operatori di un gruppo, in quanto facilita la comunicazione fra loro ed anche con colleghi di altre realtà. È peraltro evidente che la produzione di documentazione si configura anche come processo di costruzione del sapere sia individuale che di gruppo e favorisce il superamento dell'egocentrismo intellettuale che talvolta può condizionare negativamente anche il lavoro di brave educatrici e insegnanti dei servizi educativi. Il documentare, infatti, favorisce l'esame retrospettivo del proprio operato e ciò può stimolare anche l'assunzione di atteggiamenti autocritici. Nel caso del Progetto e dei contesti, inoltre, l’attenzione alla documentazione può configurarsi anche come strumento di valutazione oltre a consentire una riflessione critica sulle esperienze. Le motivazioni alla base della documentazione sono dunque molteplici: essa può infatti favorire una migliore conoscenza dei servizi e consentirne così il rinnovamento e lo sviluppo; ma allo stesso modo è opportuno rilevare che la raccolta dei dati favorisce la trasparenza degli interventi e consente una loro valutazione specifica e complessiva. Questo volumetto, quindi, risponde anche a molte delle esigenze indicate, visto che presenta i progetti realizzati nei nidi e nelle scuole dell’infanzia di Grosseto nell’anno

5

scolastico 2010-2011, illustrati pubblicamente nel corso del seminario del 17 e 18 giugno 2011, che costituisce ormai una “buona prassi” nella realtà dei servizi per l’infanzia grossetani. In questa occasione è stato così semplice capire come la progettualità degli educatori e degli insegnanti abbia mirato, in primo luogo, a far conoscere ai bambini la realtà naturale in cui essi vivono. A tale riguardo colpiscono i progetti che pongono al centro della loro attenzione l’acqua e la sua conoscenza, promossa con la lettura di particolari albi illustrati – come La nuvola Olga di Nicoletta Costa – oppure con il coinvolgimento in esperienze dirette come la visita allo stagno oppure il camminare sotto la pioggia, da conoscere anche con il gusto, assaporandone le gocce. In questa prospettiva si situa anche la conoscenza della neve, che per Grosseto costituisce un evento eccezionale ma che nell’anno scolastico in questione ha visto la sua comparsa. Questo particolare elemento naturale colpisce molto i bambini, proprio perché desueto e non ricorrente nella esperienza infantile. Anche per questo, quindi, si è rivelato particolarmente azzeccato l’uso del libro Sogno di neve di Eric Carle, che presenta una storia emozionante e suggestiva.Parecchi dei progetti presentati intendono coinvolgere i bambini nella conoscenza della natura e del mondo, anche al fine di far loro vivere dei percorsi di educazione scientifica in grado di promuovere il loro spirito critico. Ecco, allora, l’attenzione per il processo che dal seme porta alla vita o significativi sistemi naturali quali il prato ed il bosco. Allo stesso modo significative le esperienze che hanno portato “sensibilmente” i bambini a sperimentare i propri sensi ed a conoscere la realtà per loro tramite.Nei progetti grossetani di questo anno scolastico un posto di rilievo lo hanno però avuto le storie di Eric Carle, che sono state utilizzate in molti progetti come sfondo integratore delle attività. Grandi favori hanno così incontrato Il piccolo bruco mai sazio, accompagnato dalla Coccinella prepotente e dal Gallo Giramondo. In questo modo i bambini hanno avuto la possibilità di essere coinvolti in storie affascinanti e di vedere vere e proprie opere d’arte quali quelle rappresentate dalle tavole dell’ illustratore americano. Ed anche per questa via si è puntato ad educare i bambini al

6

bello, a partire dalla convinzione che – come è stato detto durante il convegno - «arte e cultura fanno parte della cultura mediterranea». Questi scritti, in definitiva, mostrano come ciò sia particolarmente vero per questi fortunati bambini grossetani, che possono avvalersi di presenze - discrete e stimolanti - di adulti che si impegnano per promuovere la loro autonomia in un ambiente caratterizzato da solare e luminoso incoraggiamento.

Vorrei essere come l’acqua

Antonella Giuliarini *Educatrice del nido d’infanzia comunale “ La mimosa”  

Abbiamo scelto l’acqua come tema conduttore del nostro progetto per la ricchezza di esperienze e di sensazioni che questo elemento può offrire ai bambini. E’ facile notare nell’esperienza di tutti i giorni come i bambini siano attratti dall’acqua e dai giochi che con essa si possono fare, organizzati o spontanei, collettivi o solitari. Le innumerevoli possibili evoluzioni di un bicchiere a tavola ed il tempo che un bambino può trascorrere guardando l’acqua che esce da un rubinetto e che passa tra le dita, ne sono la dimostrazione.Il rapporto con l’acqua si presenta facile, immediato e piacevole, in grado di coinvolgere tutti al di là delle abilità, delle competenze e dell’età di ognuno.Il gioco con l’acqua può essere anche un po’ trasgressivo, infatti, i comportamenti messi in atto dai bambini per avvicinarsi all’acqua vengono spesso bloccati dall’adulto per i motivi più disparati (vestiti bagnati, possibili allagamenti casalinghi ….) e così il contatto con l’acqua finisce per essere limitato alla pulizia personale e, per chi può, ai corsi di acquaticità o al mare d’estate.L’acqua in realtà è una miniera di stimoli e di percezioni per il bambino. L’acqua può essere calda o fredda, mossa o calma, trasparente o colorata, può cambiare la sua forma, produrre suoni e alterare quelli della realtà, può diventare

7

spruzzo, goccia, bolla. Nell’acqua gli oggetti possono galleggiare o andare a fondo. Dentro l’acqua anche il nostro corpo assume nuove posizioni e sperimenta nuovi equilibri. Ma non solo, giocare con l’acqua o starci dentro, magari in compagnia degli altri, acquista anche una forte valenza emotiva. Questa è la motivazione che ci ha indotte a intraprendere il nostro percorso progettuale.

*Ha realizzato il progetto con le educatrici Pierina Pieri, Laura Frosali, Paola Carta, Maria Gioia Bicocchi, Laura Trapanese, Roberta Minacci, Simona Pascucci, Elisa Fratoni.

Ci hanno sostenuto in questo viaggio alcuni libri che hanno dato l’input alle prime attività.Il viaggio nella sezione grandi comincia con la lettura del libro “Piccola nuvola” di Eric Carle2. La storia è quella di una nuvoletta che, dopo essersi allontanata dalle compagne, comincia a trasformarsi in molteplici figure per poi tornare insieme alle altre e assolvere alla sua vera funzione: produrre la pioggia.La lettura del libro, fatta talvolta in piccolo gruppo, talvolta tutti insieme, ha stimolato i bambini ad esprimersi. Alcuni hanno interrotto la lettura fatta dall’adulto per sottolineare o anticipare un passaggio, altri hanno risposto alle domande degli adulti, altri ancora hanno preso spunto dal racconto o dall’immagine o anche da una sola parola per raccontarci di sé e del proprio vissuto.La nuvola si trasforma in aereo e qualcuno ci informa: « Io prendo la macchina per venire all’asilo, no l’aereo ».Le nuvole si riuniscono e piove: « La pioggia è come la doccia » sentenzia un altro.Dopo la lettura del libro andiamo in bagno. Una bambina si solleva dal vasino e guardando dentro afferma soddisfatta : «Ho fatto la mia pioggia! »L’idea successiva alla lettura è stata quella di creare in sezione un ambiente che rievocasse il cielo con le nuvole. Con i pennelli ed il colore azzurro e poi con il bianco e l’ausilio delle spugne, i bambini hanno dipinto cielo e nuvole su grandi fogli. Gli stessi fogli ritagliati e riempiti di carta 2 E.Carle, Piccola nuvola, Trieste, Emme Edizioni, 2004.

8

hanno dato vita a nuvole tridimensionali che ora pendono dal soffitto della nostra sezione.Ma le nuvole non sono sempre bianche. Per giorni e giorni il cielo è stato grigio e ne abbiamo approfittato per osservarlo insieme. Abbiamo visto grandi nuvole scure coprire il sole e far cadere la pioggia per lunghe giornate intere. A seguito di ciò su grandi fogli sistemati sui cavalletti, tutti hanno dipinto un cielo grigio e nuvoloso che sono stati appesi in salone con la foto dell’autore. Giorni dopo, arrampicati su una scala proprio come avevano visto fare a noi mentre attaccavamo le nuvole al soffitto, hanno dipinto anche la pioggia intingendo le dita nel colore.Il Carnevale è stata l’occasione per trasformare tutti noi nell’oggetto del nostro lavoro. Nuvole i bambini della sezione grandi, gocce d’acqua i bambini della sezione medi, pesci i bambini della sezione piccoli e tutti insieme in una grande onda che ha attraversato il salone in festa.E finalmente, complice anche una temperatura più mite, ecco l’acqua. Tiepida e tanta, raccolta dentro una grande vasca blu, immobile e nient’altro a disposizione dei bambini nella piccola stanza allestita per l’occasione.Alla vista dell’acqua dentro la vasca, gli occhi dei bambini si illuminano e fra le loro mani l’acqua prende vita e mette in allerta tutti i sensi: ferma dentro il contenitore si fa onda e mare fra le mani che si muovono veloci, salta via se battuta con forza sulla superficie.Con l’introduzione di piccoli contenitori, di spugne, colini e grandi siringhe, l’acqua diventa cascata, scroscio, fontana, pioggia e spruzzo ed il suo suono si può ascoltare ancora meglio tenendo gli occhi chiusi. L’acqua prende la forma degli oggetti in cui viene raccolta, viene travasata da un contenitore all’altro con perizia ed attenzione nel silenzio generale, ma è anche fonte di giochi chiassosi e divertenti; gli spruzzi bagnano i visi ed i capelli, l’acqua scivola fin dentro gli stivaletti di plastica e per terra ci sono le pozzanghere…. Le esperienze continuano e all’acqua stavolta si aggiunge il sapone. In uno spazio completamente dedicato, i bambini hanno trovato contenitori pieni di acqua e lunghe cannucce rigide. L’introduzione del sapone ha dato vita ad una attività dal sapore magico e leggero. Soffia e soffia la schiuma ha

9

cominciato a crescere a dismisura dentro le vaschette tra gli sguardi complici e divertiti dei bimbi. Poi la schiuma è scesa sul tavolo ed è diventata davvero tantissima e la creatività di ognuno ha fatto il resto. « Come Babbo Natale !» ha commentato una bambina mettendosi la schiuma sul mento e sulla bocca.« E’ schiuma, come quella di babbo della barba » gli ha risposto un compagno dopo averla osservata un po’.La schiuma è stata allargata sul telo che ricopriva il tavolo, con la punta delle dita qualcuno ha tracciato linee e segni e poi l’ha lanciata in giro e addosso ai compagni in un clima bello, di trasgressione e divertimento.Qualche goccia di tempera più l’acqua hanno dato avvio a una miscela di colore che sistemata dentro piccoli nebulizzatori è diventata un nuovo strumento di gioco e di esperienza. Tutti in giardino, di fronte a grandi fogli attaccati al muro, i bambini sono stati invitati a spruzzare l’acqua colorata. Non è stato semplice per tutti coordinare i movimenti e dosare la forza necessaria a far funzionare questi strumenti, ma quando ci sono riusciti la soddisfazione è stata grande. Alcuni sono andati alla ricerca di spazi sempre nuovi da colorare, chi il più in alto possibile tenendo le braccia tese e stando in punta dei piedi, chi in basso in basso stando accovacciati, mentre i più piccoli, che faticavano un po’ a trovare la giusta coordinazione per spruzzare, non si sono demoralizzati, anzi hanno usato le mani per allargare il colore.Sul muro di cinta del nostro giardino ora fa bella mostra di sé un murales coloratissimo.Per l’attività successiva abbiamo utilizzato il materiale portato al nido dai bambini stessi e raccolto in spiaggia durante una passeggiata con le proprie famiglie, così come avevamo chiesto loro di fare. Sono arrivati sassi grandi e piccoli, lisci e porosi, pietre pomice, conchiglie di ogni foggia, legnetti, sughero, alghe, pezzetti di vetro levigati, ossi di seppia, frammenti di corallo di spiagge un po’ più lontane. Questo materiale ci è servito per fare un po’ di esperimenti e osservare le qualità dell’acqua e il comportamento degli oggetti in essa immersi. Dentro capienti vaschette di plastica l’acqua ha mostrato subito la sua trasparenza. Lo sguardo vi passa attraverso, le mani immerse si vedono ed anche gli

10

oggetti non spariscono alla vista nonostante “affoghino”, come ha detto qualcuno. Mentre immergono con grande impegno il materiale nell’acqua, i bambini verbalizzano le azioni compiute, fanno domande, si scambiano impressioni, invitano i compagni a notare la particolarità di un materiale:« Questo legno si piega, ma non si spezza ».« Ma questo sasso non va proprio giù ».« Questa conchiglia galleggia, se ci va l’acqua va giù ».Il concetto di trasparenza è stata poi riproposto attraverso un’attività di pittura in cui il colore è stato sistemato tra un normale cartoncino bianco ed un foglio di plastica trasparente. La tempera era ben visibile a tutti, le dita e le mani potevano spostarla nello spazio del foglio ma continuavano a rimanere perfettamente pulite, il colore si poteva vedere e spostare ma non toccare davvero. Più volte i bambini si sono guardati le mani, poi qualcuno ha sollevato il foglio di plastica e … ecco svelato il trucco. Il percorso della sezione medi é cominciato con la lettura del libro: “La nuvola Olga” di Nicoletta Costa3. La curiosità e l’interesse suscitato nei bambini da questo personaggio ci ha indotte ad organizzare un laboratorio finalizzato alla sua costruzione. Su un pannello di polistirolo abbiamo ritagliato la sagoma di una grande nuvola e l’abbiamo mostrata ai bambini chiedendo loro cosa fosse. Dopo varie ipotesi e una lunga conversazione qualcuno ha esclamato: « E’ Olga! » Questa risposta è stata sostenuta dalle educatrici, abbiamo confrontato la sagoma con l’immagine del libro e quando tutti hanno concordato che era proprio lei e che, per una strana magia, era uscita dal libro ed era venuta a farci visita, abbiamo chiesto ai bambini di colorarla. Spugne e tempera i materiali per colorare la sagoma sistemata sui tavoli. In un trionfo di schizzi azzurri, di mani e di colori che si fondono gli uni con gli altri, la nuvola ha preso forma.Olga ci ha fatto compagnia per tutto l’anno in sezione appesa in alto e spesso, tutti insieme, abbiamo osservato il cielo “vero” alla ricerca di nuvole come lei, alcune bianche, altre celesti, altre ancora grigie e cupe.Durante l’inverno era facile vedere i bambini incantati a guardare la pioggia che cadeva copiosa in giardino o ad 3 N. Costa, Nuvola Olga vuole giocare e La nuvola Olga e la pozzanghera, Emme Edizioni, 2007.

11

osservare con attenzione le gocce che scivolavano prima lente, poi sempre più veloci lungo i vetri delle finestre.« Piove » osservava qualcuno.«E’ l’acqua che scende dalle nuvole » sottolineavamo noi.Il passo successivo è stato organizzare un gioco che coinvolgesse tutto il loro corpo e immergersi nella schiuma è stato un po’ come immergersi nelle nuvole. Prepariamo i bambini facendogli indossare i grembiuli impermeabili in una stanza diversa da quella dove si svolgerà l’ esperienza, così da creare un’atmosfera di attesa e di curiosità. Poi entriamo in sezione e al centro c’è una grande vasca colma di schiuma. Stupore, incredulità, sguardi interrogativi che si incrociano e poi tutti si avvicinano alla vasca, ma con cautela. Da principio le mani la toccano delicatamente come se avessero timore di sciuparla: « Cos’è? » chiede l’educatrice.« E’ la schiuma » risponde qualcuno.« E come si fa? »« Con l’acqua e il sapone », arriva incalzante la voce di un altro.« E’ tutto bellino ».Un bimbo esclama:« E’ la nuvola, è lassù » dice indicando Olga.Alla schiuma si aggiungono poi altri materiali: bacinelle, palette, cannucce ed ha inizio il gioco dei travasi. La schiuma passa da un contenitore all’altro, si attacca alle mani, viene appoggiata addosso ai compagni fra il divertimento di tutti.Acqua e sapone anche per dar vita alle “giganto-bolle”. Il laboratorio è caratterizzato da una atmosfera di meraviglia. Usando la “bacchetta magica” che altro non era se non una semplice gruccia per abiti, modellata a formare un cerchio, i bambini, guidati dell’educatrice, hanno creato enormi bolle che la luce del sole colorava come l’arcobaleno. Giù la bacchetta e poi sù, ed ecco quell’incanto che fa rimanere tutti a bocca aperta: bolle rotonde e lucide, lunghe lunghe e tutte colorate. Qualcuno in attesa del proprio turno per la bacchetta magica assaggia la pozione :« Non è buona »; « ma profuma » risponde chi invece della lingua prova ad usare il naso.A conclusione del nostro percorso offriamo ai bambini la possibilità di verificare che l’acqua può trasformarsi

12

assumendo un colore. Acqua e carta velina sono i materiali che ci occorrono. Osserviamo tutti il colore dell’acqua sistemata dentro un grande contenitore di vetro.« E’ bianca » dicono subito. Ma le nostre mani immerse si vedono e se ci guardiamo attraverso vediamo chi c’è di là. I fogli di carta velina vengono strappati con grande soddisfazione di tutti e poi immersi nell’acqua che ognuno ha ora a disposizione dentro un proprio contenitore. Il colore lascia pian piano la carta, si allarga dentro l’acqua, la trasforma completamente sotto gli occhi increduli dei bambini. Da quel momento strappare, accartocciare ed immergere è stata una sequenza di azioni continua, l’acqua ora è gialla, ora rossa, ora di un colore indefinito ed è così sorprendente infilarci le mani e vederle cambiare colore che qualcuno tenta di immergere anche le braccia.Abbiamo pensato di coinvolge i bambini della sezione piccoli allestendo un piccolo acquario con due pesciolini rossi, posizionato in un angolo della sezione ben visibile a tutti. L’acquario è stato in sezione tutto l’anno, divenendo oggetto di attenzione anche spontanea. Attraverso le osservazioni dei loro comportamenti e delle strategie esplorative esibite nei confronti di questo elemento, abbiamo rilevato che, come afferma Loris Malaguzzi4, per quanto piccoli i bambini devono avere opportunità di costruire pensieri, idee, interrogativi e tentativi di dare risposte a favore dello sviluppo di competenze cognitive, relazionali e motorie. Sull’ ”onda” dell’argomento abbiamo poi proposto una variante del cestino dei tesori che si è trasformato nel cestino dei “suoni e non suoni”, pieno di contenitori trasparenti riempiti di materiali diversi, con o senza acqua: brillantini, sabbia, conchiglie, sapone, gel colorato per piante, pietre colorate. I contenitori sono diventati “strumenti” da battere, scuotere, rotolare; oggetti “sonori” da osservare e da “ascoltare”. Anche in questo caso la ripetitività dell’esperienza ha permesso di osservare l’evolversi delle competenze attraverso gli approcci soggettivi dei bambini.L’acqua è stata perciò il filo che ha tenuto insieme tutte le esperienze progettuali. Durante l’anno è stata un elemento da toccare solo in certi momenti della giornata legati alla 4 L. Malaguzzi, pedagogista (1920/1994). Nel 1980 fonda a Reggio Emilia il Gruppo Nazionale Nidi e Infanzia.

13

cura dell’igiene personale. L’acqua che usciva dal rubinetto ha sempre rappresentato per tutti una fonte di gioco e di interesse inesauribile, per questo, non appena la temperatura ce lo ha permesso, abbiamo proposto un’esperienza dove finalmente l’acqua poteva essere toccata liberamente e per tutto il tempo desiderato.In una stanza completamente libera dagli arredi i bambini hanno avuto a disposizione due grandi recipienti pieni d’acqua e di schiuma. Alcuni di loro alla sola idea di giocare con l’acqua si sono lasciati spogliare e subito si sono “tuffati” nell’esperienza. Appena viste le bacinelle colme di schiuma uno di loro ha esclamato: « Mamma mia! » E rivolto ad un compagno ha aggiunto : « Vieni, vieni, guarda … il bagno! ».Per alcuni bambini è stato necessario ripetere l’esperienza per aiutarli a superare il disagio che derivava dall’essere spogliati. Con il tempo sono diventati meno esitanti e il gioco si è fatto sempre più interessante. Tutti i bambini hanno giocato con l’acqua utilizzando i materiali a loro disposizione, entrando in relazione con l’altro attraverso il contatto fisico, vocalizzi e risate.Vorrei essere come l’acqua,che si lascia andare,che scivola su tutto,che si fa assorbire,che supera ogni ostacolofinché non raggiunge il maree lì si ferma a meditareper sceglierese esser ghiaccio o vapore,se fermarsi ose ricominciare …5

5 Testo tratto dal brano di E. Finardi “Canzone dell’acqua”.

14

Leggendo, leggendo …il bruco incontra il lupo!Vincenza Capasso e Sonia Festelli *Educatrici del nido d’infanzia comunale “ Il delfino”  

“Con le storie e i procedimenti fantastici per produrle, noi aiutiamo i bambini

ad entrare nella realtà, dalla finestra anziché dalla porta.

E’ più divertente… quindi più utile”.Gianni Rodari6

Considerando l’importanza dell’alimentazione fin dai primi anni di vita, abbiamo pensato di partire dal cibo per proporre esperienze da progettare in base all’età, alle nostre osservazioni quotidiane e ai rilanci dei bambini. Riteniamo 6 G. Rodari, da intervista rilasciata a Studio Aperto il 25 dicembre 1975.

15

infatti che il momento del pranzo per bambini così piccoli, costituisca una importante opportunità per sperimentare l’emozione dell’alimentarsi e dello stare in compagnia. Con i loro comportamenti ci inviano messaggi significativi che rappresentano i diversi processi di apprendimento e i modi con cui sperimentano la relazione interpersonale: l’attesa, l’aiuto all’amico, la scoperta di sapori, colori, odori … sensazioni.Inoltre, consapevoli dell’importanza della lettura ad alta voce quale momento di piacere e porta di accesso ad un mondo fantastico, abbiamo utilizzato alcuni libri come strumenti di crescita e sviluppo, sia delle capacità di conoscenza, comprensione e comunicazione delle immagini e dei significati delle storie, che di condivisione di esperienze ricche e positive tra il gruppo dei bambini e gli adulti.Hanno realizzato il progetto con l’ educatrice Laura Tronci.

Creare contesti di esperienza dove la lettura, il dialogo e la narrazione delle storie favoriscano l’incontro dei bambini con il mondo dell’immaginario, ci porta a ricordare quanto afferma Steiner e cioè che «con il racconto di storie si esce un momento ogni giorno dalla frenesia del tempo quotidiano, dando spazio alla calma di chi narra e al silenzio di coloro che ascoltano». A seguito di queste riflessioni, come supporto al percorso di esperienze realizzate, abbiamo scelto di utilizzare il libro “ Il piccolo bruco maisazio” di Erik Carle7 per la sezione medi e grandi, oltre il libro “La zuppa di sasso” di Anais Vaugelade8. Tra le scelte metodologiche che hanno caratterizzato il nostro progetto, di primaria importanza è stato pensare al ruolo dell’ adulto come ad una sorta di regia educativa. Abbiamo elaborato un canovaccio che ha creato un collegamento tra i diversi contesti di esperienza, sollecitando al tempo stesso una dimensione narrativa da parte dei bambini. Attraverso discussioni e conversazioni a tema i bambini hanno potuto 7 E.Carle, Il piccolo bruco mai sazio, Mondadori, 1969.8 A. Vaugelade, La zuppa di sasso, Babalibri, 2001.

16

elaborare e rielaborare i loro vissuti, formulare ipotesi e supposizioni, cercare ”verità” comuni per evolvere verso un pensiero più complesso. Il nostro ruolo attivo e partecipante, ma non direttivo, ha favorito inoltre un processo di co-educazione attraverso il quale abbiamo potuto osservare, ascoltare, sentire e interpretare le tracce dei bambini e utilizzare le informazioni di ritorno per ricalibrare la nostra progettazione.Nei diversi contesti di esperienza abbiamo osservato i loro comportamenti con particolare riferimento alle motivazioni, al coinvolgimento attivo, al rapporto con gli spazi e i materiali, agli stili relazionali dei bambini con l’adulto e con i coetanei, con l’intento di favorire lo sviluppo di specifiche competenze. Le abilità espresse sono state molteplici; quelle che indicheremo, le più significative:

amore per il bruco abitudine all’ascolto sviluppo dello spirito di osservazione e confronto ricordo di sensazioni legate al cibo e al gusto sviluppo di processi cognitivi di rappresentazione mentale sviluppo di capacità di comprensione verbale ed

elaborazione linguistica sviluppo della fantasia e creatività uso del pensiero fantastico.

Saper fare e saper dire.« Alla ricerca del cibo, il piccolo bruco si muove nel tempo e nello spazio, tra colori e paesaggi: cerca, sperimenta, cresce e si trasforma..».La lettura di questo testo ha confermato che l’incontro con il cibo è veramente un’esperienza globale. Gli alimenti sono infatti materiale “vivo” da esplorare con tutto il corpo e la naturale tendenza del bambino piccolo di conoscere il mondo esterno attraverso il tatto, gli permette di conservare il ricordo e la tonalità affettiva delle sensazioni piacevoli al contatto con oggetti naturali, soffici e di recuperarli nella scelta di un oggetto o di un pupazzo da usare per consolazione. Allo stesso modo può conservare il ricordo di sensazioni sgradevoli al contatto con oggetti ruvidi o freddi, ed evitarli successivamente. Il corpo è infatti nel bambino

17

piccolo, lo strumento privilegiato di conoscenza di se stessi e del mondo esterno e per questo abbiamo offerto prevalentemente esperienze di tipo manipolativo con le quali ciascuno ha potuto esplorare sostanze naturali per scoprire colori, odori e sapori.La manipolazione delle foglie è stata il primo contesto di esperienza, sia perché la foglia è un elemento ricorrente nella storia del “piccolo bruco maisazio”, sia perché è materiale vivo con cui i bambini hanno schiacciato, suonato, colorato e con la proposta di giochi motori si sono poi trasformati in foglie … che rotolavano, volavano, correvano.Tenendo conto dei sentimenti dei bambini, si è cercato di rendere la lettura del libro un’esperienza stimolante che durasse nel tempo. Ne abbiamo perciò stampata una copia per ciascun bambino e i genitori l’hanno personalizzata colorando le immagini.E’ stato poi Babbo Natale durante la festa al nido a consegnarlo come dono. Così, in un modo quasi magico, il libro è arrivato nelle case di tutti e questo, oltre a rendere partecipi i genitori al nostro progetto, ha mantenuto vivo l’interesse dei bambini non solo nei confronti della storia, ma anche verso l’oggetto che ha acquistato una nuova valenza educativa. A Natale inoltre è stato proposto un laboratorio nel quale i bambini hanno manipolato e colorato la pasta (ziti e nidi) per addobbare l’albero.Al ritorno dalle vacanze natalizie, si è proposta l’attività di collage del bruco per far sì che, da semplici ascoltatori di storie, i bambini potessero entrare in essa per rielaborarla simbolicamente con un’esperienza concreta, costruendo il personaggio principale con l’utilizzo della colla, materiale che piace alla maggior parte di loro.È seguita l’esperienza di manipolazione e spremitura delle arance dove schizzi, macchie, gocce, succo, sono stati utilizzati per colorare, gustare…leccare.I segni prodotti dai bambini rappresentano infatti una continua ricerca, una continua scoperta di ciò che si può riprodurre e di come si può comunicare un’esperienza. Dare quindi ai bambini la possibilità di utilizzare materiali diversi per produrre segni, ha consentito loro di interessarsi ai materiali e agli effetti che essi producono. E allora, con mele, pere, colori e pennelli, abbiamo offerto un’attività grafico-

18

pittorica piuttosto insolita. I bambini all’inizio erano un po’ titubanti sul da farsi e uno di loro ha esclamato: ”Ma la frutta si mangia!”.Nella sezione medi è stato proposto anche il libro “La mela e la farfalla” di Iela ed Enzo Mari9, dove immagini essenziali con colori netti si susseguono raccontando la storia di un bruco che diventa farfalla.La mela presente nella storia è attaccata ad un ramo dell’albero ed ha la buccia rossa. Successivamente però viene disegnata come divisa a metà, con la sua bella polpa bianca. I bambini sono rimasti colpiti da tale immagine tanto che l’educatrice ha pensato di proporre loro un laboratorio dove, su un foglio rosso, hanno stampato la polpa bianca della mela tagliata a metà. Hanno poi concluso l’esperienza con carta, scatoloni e … bozzolo. E’ stato offerto loro di giocare con rotoli di carta igienica per sperimentare i possibili usi di tale oggetto insieme al piacere di toccare, manipolare, trasformare, srotolare e l’uso che con questo si può fare per entrare in rapporto con l’altro: lanciare rotoli, avvolgersi a vicenda con le strisce per trasformarsi nel bruco dentro il bozzolo, farsi coprire, coprire l’altro. Poi hanno giocato con le scatole per far sperimentare con il corpo esperienze senso-percettive. Successivamente, con la carta usata per il gioco, il personale del nido ha costruito un bozzolo che i bambini hanno colorato con i rulli.L’attività grafico- pittorica appena descritta, ha visto impegnati i bambini in un gioco piacevole ed emozionante: il bozzolo, visto tante volte sul libro, si è materializzato tra le loro mani: due bambini hanno colorato la stessa superficie, un altro è entrato dentro, altri hanno fatto attenzione agli spigoli… Per finire, giocando a far finta, i bambini sono entrati come piccoli bruchi nel bozzolo e all’uscita si sono trasformati in meravigliose farfalle.Dopo la storia del “il piccolo bruco maisazio”, un altro libro ha colpito l’attenzione dei bambini “grandi” ed è diventato in breve tempo molto richiesto. Il libro è appunto “la zuppa di sasso”.Protagonista di questa storia è un lupo insolito, spelacchiato, vecchio, senza denti, che gira per il mondo con un grosso sasso dentro un sacco. Una sera arriva al paese degli animali 9 Iela ed Enzo Mari, La mela e la farfalla, Babalibri, 2004.

19

e bussa alla casa della gallina. Dopo un primo momento di incertezza e di paura, la gallina fa entrare il lupo che si offre di preparare una gustosa zuppa di sasso. Perché la zuppa risulti più buona, la gallina aggiunge il sedano e, ad uno ad uno, gli amici della gallina (maiale, cavallo, oca, cane, pecora, capra…) arrivano portando anche loro altre verdure, tutti incuriositi e con la voglia di assaggiare la zuppa di sasso che il lupo dice essere una squisitezza. Il lupo prepara la zuppa, la serve ad ogni commensale e poi, scusandosi perché il sasso non è cotto al punto giusto e non si può mangiare, se lo riprende e si allontana in cerca di altri amici».Durante la lettura ad alta voce i bambini hanno partecipato al dialogo facendo commenti e osservazioni interessanti:«a me piace quella di pesce, la zuppa»; «il sasso è duro non si può mangià»; «ma fanno per finta a mangià e pure il brindisino».Prendendo spunto dagli elementi delle storie “Il piccolo bruco maisazio” e “La zuppa di sasso” che maggiormente hanno catalizzato l’interesse dei bambini, per stimolare la loro creatività, immaginazione e produzione linguistica, abbiamo pensato di preparare, come suggerisce Rodari, ”un’insalata di favole”10, mescolando i vari personaggi in una forma di contaminazione letteraria, il cui meccanismo di fondo è sempre quello del far interagire più elementi di per sé estranei fra loro. Ed è proprio l’elemento estraneità, imprevedibilità e novità ad essere la pietra focaia della fantasia. Ecco allora che il bruco, durante il suo cammino in cerca di cibo, arriva nel paese degli animali e si trova a mangiare la zuppa di sasso. Fra la meraviglia di tutti si chiude nel bozzolo e diventa farfalla, seguendo il nuovo amico lupo nel suo viaggio.La zuppa ha colpito l’immaginario dei bambini e allora…perché non preparare anche noi una zuppa di sasso? Abbiamo quindi messo a disposizione dei bambini una grossa pentola, tutte le verdure nominate nella storia, un grosso sasso e coltelli di plastica. Subito il coltello è stato preso d’assalto e utilizzato al meglio per tagliare, affettare e giocare e grande soddisfazione è stata poi gustare a pranzo, la squisita “zuppa di sasso”.10 G. Rodari, Grammatica della fantasia, 1964.

20

In seguito, per facilitare la comprensione delle due storie e la loro rielaborazione, abbiamo organizzato un contesto di esperienza nel quale la drammatizzazione, attraverso la voce e l’espressione corporea, ha permesso ai bambini di dare un volto ai sentimenti, alle esperienze vissute, alla creatività ed alla fantasia. Si è proposto un gioco di animazione dei personaggi delle storie con burattini a manico che sono usciti per magia da una valigia inviata dal lupo. Poi tutti in scena nel teatrino dove, alcuni bambini hanno caratterizzato il personaggio principale restando aderenti al racconto, altri ne hanno modificato le caratteristiche. Naturalmente l’obbiettivo non era l’esatta riproduzione della storia, bensì la valorizzazione della libera espressione ed interpretazione di ogni singolo bambino e i burattini sono stati funzionali all’intento, in quanto si distinguono dagli altri giocattoli per il grande coinvolgimento emotivo-affettivo-cognitivo che suscitano.La realizzazione che è seguita del paese degli animali, realizzato con scatole di cartone, ha fatto sì che i bambini entrassero sempre più nei significati della storia. Le scatole colorate da loro e assemblate dall’adulto, hanno assunto le sembianze di un piccolo paese fatto di case con porte e finestre, tende e campanelli, reso ancora più veritiero perché fruito dai bambini. Il paese, che è stato poi collocato nel salone, è stato un ottimo strumento di verifica degli obiettivi che ci eravamo prefisse. Dal gioco spontaneo dei bambini abbiamo potuto rilevare tensioni emotive positive che esprimevano il piacere di scoprire, riconoscere, narrare, verbalizzare e raccontare con il corpo le fasi salienti della storia. Hanno riconosciuto le scatole che in precedenza avevano dipinto: la casa più grande è stata subito identificata come quella della gallina, personaggio principale, quella alta come quella della casa del cavallo, precisando che il maiale sicuramente doveva abitare in quella bassa e larga. Accanto alle case i bambini hanno trovato le immagini degli animali riprodotte da noi educatrici su cartoncini con un filo che hanno indossato per identificarsi nei personaggi. Tutti ne hanno indossato uno manifestando le loro preferenze e cambiandolo via via durante il gioco. Dopo un primo momento generale di attività motoria e di scoperta, per la maggioranza di loro, il gioco ha assunto le

21

caratteristiche della drammatizzazione del “far finta”. C’è chi si è trasformato nel lupo e ha bussato forte alla casa della gallina, chi ha fatto la gallina fingendo di spaventarsi per la presenza del lupo, chi ha fatto il bruco strisciando e mangiando e poi, volteggiando, si è trasformato in farfalla, dando le ali al lupo per accompagnarlo in viaggio.Per concludere, abbiamo realizzato con i bambini un libro dal titolo ”Il Bruco, il lupo e tanti amici” con l’intento di rilanciare un nostro pensiero: «un libro non ha solo parole, ma le possibilità di comunicare che possiede sono estese, poiché consente di scoprire e apprendere anche attraverso l’operatività e la sperimentazione personale.» Le sue pagine, che contengono le immagini dei personaggi delle storie, colorate con tecniche e materiali diversi (stoffe, carta, lana, matite a cera, …), hanno inoltre stimolato la fantasia, accrescendo la percezione dello spazio e il senso estetico. Questo libro” rappresenta così un tesoro di grande valore affettivo, simbolico e sociale, anche perché diventa un mezzo per rendere trasferibili i significati delle loro esperienze.Per quanto riguarda le attività progettuali realizzate con la scuola dell’infanzia, con la quale abbiamo condiviso di scegliere il libro di Eric Carle come sfondo narrativo per i progetti di esperienza, i bambini si sono ritrovati insieme con cadenza settimanale per costruire un grande bruco con la tecnica dei palloncini ricoperti di carta di giornale e colla vinilica. Il bruco realizzato sarà una sorta di filo d’Arianna che accompagnerà i bambini e le bambine nel passaggio dal nido alla scuola dell’infanzia, sarà per loro un amico, un punto di riferimento, un contenitore di ricordi sempre presente.

Spaghetti al pesce sotto le nuvole

Marco Viti *Educatore del nido d’infanzia comunale “ Il canguro”  

La lettura ad alta voce richiama l'immagine di una mamma

22

con un bambino in braccio o di un papà seduto sul bordo del letto con un gran libro illustrato tra le mani. È un'immagine che non facciamo fatica a tirare fuori dall'archivio della memoria, che si anima quando l'adulto che legge assume le fattezze di quello che leggeva a noi quando eravamo bambini. Immancabilmente, allora, quell'immagine dalla memoria scende al cuore e, quasi senza che ci rendiamo conto del perché, ci investe di ricordi. E sono ricordi pieni che risvegliano tutti i nostri sensi. Non è solo il suono della voce quello che risentiamo, ma è l'effetto che quel suono produceva su di noi. Non era solo la luce che illuminava la stanza, un po' bassa perché non ostacolasse un dolce scivolare nel sonno, ma anche il calore e il profumo della pelle di chi ci avvolgeva in un abbraccio rassicurante. Era il gusto delle parole nuove e sconosciute che ci rotolavano sulla lingua quando provavamo a ripeterle, era l'eccitazione dell'apprendere qualcosa di nuovo senza timore di essere messi alla prova, era la libertà di mostrare e condividere sentimenti genuini. Era l'allegria di una risata che sembrava durare per sempre, la paura buia ma non minacciosa, perché c'era sempre una mano stretta alla nostra.Quando l'immagine di un adulto che legge a un bambino scende dalla mente al cuore, scatena un flusso di ricordi inarrestabile e porta in superficie una ricchezza che non sapevamo di possedere ma che ci ha accompagnato per tutta la vita, rendendocela probabilmente migliore. Sì, perché quell'immagine del cuore ci dice che siamo stati amati, che qualcuno ci ha voluto bene abbastanza per condividere con noi emozioni e sensazioni. Qualcuno ci ha regalato, quando ancora non sapevamo che fosse così importante, la gioia di perderci in un libro. *Ha realizzato il progetto con le educatrici Silvia Pizzinelli Federica Aluigi, Gina Pacini, Silvia Lentini, Stefania Zinali, Alessandra Lotti, Roberta Felli.

Quando ancora non sapevamo il significato di tutte le parole, qualcuno ci ha fatto capire che le parole servono a costruire un'altra realtà, una realtà sicura in cui possiamo muoverci a piacimento, una realtà in cui, come in una palestra, alleniamo la nostra mente e il nostro spirito per affrontarne una di tutt'altro genere, quella della vita.

23

Rita Valentino Merletti11 ha introdotto in modo chiaro quello che da sempre come educatori abbiamo assunto come finalità a lungo termine, come responsabilità di primaria importanza, perché la scuola è luogo per eccellenza dove si può operare con interventi metodici e sistematici onde costruire pazientemente il gusto per la lettura e la comprensione di ciò che si legge.Nei bambini del nido il corpo diventa primo e privilegiato strumento di conoscenza di sé stessi e del mondo esterno, in una dimensione di globalità sensoriale per capire meglio chi siamo e dove siamo, conservando la tonalità affettiva delle sensazioni.Già nella sezione dei piccoli, la manipolazione si presenta come un'occasione divertente e creativa, che stimola i bambini e il loro interesse ad agire, sperimentare, conoscere. Nel momento del pranzo, non soddisfano solo un bisogno primario, ma utilizzano l'acqua e il cibo come materiale da toccare, strizzare, spalmare, per sentirlo sulle mani, sulla bocca, sul viso, sulla pelle e scoprire sapori, odori, consistenze, caratteristiche percettive. Toccare, lavorare, trasformare con le mani, promuove un percorso di conoscenza che passa attraverso i sensi, in cui la curiosità dei bambini si dirige su cose non conosciute, in una attività esplorativa. Tutto questo accompagna un'educazione sensoriale, lo sviluppo di abilità percettive, nonché prime discriminazioni di sagome, di figure, di oggetti e parti di essi, di relazioni spaziali.Noi abbiamo voluto collegare questi percorsi di scoperta alla promozione e al sostegno della lettura con i bambini, dove la voce dell'adulto rappresenta un filo che intreccia il quotidiano ai contesti di esperienza, cercando di dar loro significatività.La narrazione ad alta voce trasmette un voler bene, la voglia di dedicare tempo. “Tu mi stai leggendo qualcosa che mi piace in cambio di niente…” questo pensa il bambino. E leggere al bambino significa anche aiutarlo in uno sforzo mentale di attenzione che lo aiuta a crescere.I bambini sono tutti piacevolmente attratti dalla lettura delle immagini dei Libri di Kika, di Altan, in cui le figure semplici e 11 R. V. Merletti, La voce che legge in : « Scuola dell’infanzia », n. 11 (2008), pp. 18-20.

24

chiare, ben definite, attraggono l'interesse sulla scoperta di caratteristiche dei soggetti e delle loro azioni.Così la lettura di un libro di Eric Carle,12 “Martedì spaghetti”, ha accompagnato le attività di manipolazione da proporre ai bambini facendo da filo conduttore ai giochi manipolativi. Ogni sequenza del libro propone infatti un animale diverso che mangia un cibo diverso: noi lo imiteremo!Le esperienze che abbiamo proposto ai bambini della sezione medi nascono dal loro interesse manifestato per un grosso temporale avvenuto durante la lettura di alcuni libri di Nicoletta Costa13che parlano della Nuvola Olga. Questo evento è stato un’ occasione per osservare assieme l'acqua che scrosciava copiosa e commentare quanto stava accadendo. I bambini più grandi, incuriositi dal rumore dell'acqua che cadeva dalla grondaia, si sono avvicinati alle finestre con un po’ di esitazione e molto stupore. I più piccoli invece sono rimasti seduti chiedendo la rassicurazione dell'adulto. In questo contesto Nuvola Olga ci ha sostenuto nel trasmettere messaggi volti sia ad incoraggiare che a rassicurare i bambini. Nuvola Olga viaggiando nel cielo, spinta velocemente dal vento, si era scontrata con la sua amica Caterina e le goccioline che cadevano erano le sue lacrime!Nei giorni successivi i bambini ci hanno chiesto dove fosse andata Nuvola Olga, ricordandosi delle loro storie preferite divenute fonte di stimoli e percezioni che sollecitavano la loro fantasia. Sulla base dei loro input, abbiamo proposto alcune esperienze nelle quali i bambini hanno potuto utilizzare materiali e strumenti da ascoltare, toccare, manipolare, giocare, in cui immergersi, travasare, strizzare, colorare, spruzzare, odorare, gustare. L'obiettivo di questo percorso è stato quello di far conoscere ai bambini gli usi e le trasformazioni dell'acqua, crearne un'immagine positiva, familiarizzarli per superarne i disagi, acquisire la consapevolezza di sé e dello schema corporeo, favorire l'interazione tra bambini, lo stile espressivo e relazionale, l'imitazione, la simbolizzazione, l'evocazione di sentimenti e stati d'animo.Il contatto con l'acqua porta, infatti, al rilassamento, al 12 E. Carle, Martedì spaghetti, La Margherita, 2009.13 N. Costa, La Nuvola Olga e la pozzanghera, Edizioni EL, 2008.

25

piacevole “lasciarsi andare” in un sentirsi avvolgere, superando i propri confini a favore dell'unione con l'altro. L'acqua fluisce sulla pelle, l'accarezza e poi si ritrae come per lasciare spazio al formarsi dell'idea del nostro essere fisico e subito dopo tornare a regalarci nuove sensazioni e nuovi modi di percepirci. L’esperienza con l'acqua favorisce nei bambini la scoperta dei cinque sensi, risulta essere un momento unico e piacevole, che consente loro di espandere la coscienza di sé, di entrare in comunicazione con il proprio corpo e con l’altrui in modo fluido. Un rapporto questo facile e immediato, in grado di coinvolgere tutti e che attraverso le emozioni festose che offre, permette di superare paure e disagi. L’acqua è dentro di noi e ovunque intorno a noi. E’ il “brodo primordiale” da cui è nata la vita. L’acqua avvolge, cura, disseta, trasporta, unisce terre e civiltà distanti, comunica, ha una sua vita e una sua memoria.Mediante l'ausilio di un'esperta di biodanza sono state rielaborate sotto forma ludica le esperienze proposte, riutilizzando i materiali forniti o realizzati dai bambini nelle attività progettuali. Musiche e danze hanno accompagnato ogni contesto di esperienza per permettere ad ogni bambino di sperimentare affetti ed emozioni diverse, stimolarne le potenzialità, rinforzarne i propri modelli interni di azione e facilitare quelli di comunicazione con l'altro, poiché la musica in simbiosi con la danza si presenta come quello stimolo che conduce ad esprimere ogni emozione integrata al movimento.Nella sezione dei bambini grandi abbiamo voluto sostenere la relazione fra coetanei che è qualcosa di più delle interazioni che la fanno nascere e che hanno luogo al suo interno, in quanto implica conoscenza reciproca, memoria del passato e aspettative sul futuro, è cioè una dimensione cognitiva che si colora di valutazioni e di sentimenti.Abbiamo posto attenzione alle loro prime simpatie e complicità, nelle quali hanno espresso sentimenti di affetto e di amicizia. Una relazione al nido crea infatti occasioni quotidiane che hanno una connotazione spontanea tale da favorire la partecipazione del bambino con il proprio vissuto e stile personale. Peraltro la qualità delle relazioni tra coetanei assume un'importanza centrale per lo sviluppo

26

sociale e personale del bambino. In questo periodo evolutivo l'amicizia è un rapporto che coinvolge le attività comuni e la vicinanza, essere “amici” significa soprattutto giocare insieme, condividere cose e divertirsi. In un nido come il nostro, caratterizzato da differenze etniche, religiose, culturali e dalla presenza di bambini diversamente abili, molti sono gli aspetti che contraddistinguono i vissuti, le situazioni personali e familiari. In tale contesto le relazioni amicali pongono le basi per aumentare la fiducia in sé e potenziare l'autostima attraverso la partecipazione a situazioni di gioco in cui gli scambi interattivi favoriscono la conoscenza dell’altro, l'integrazione e l'accettazione.Leggere o raccontare vuol dire comunicare con i bambini, costruire quel clima emotivamente caldo in cui bambino e adulto si incontrano e si scambiano energia e ciò consente ai bambini di riconoscere i propri stati d'animo ed essere consapevoli delle proprie emozioni.Il libro “Un pesce è un pesce”, di Leo Lionni14 che tratta tematiche vicine alla realtà emotiva dei bambini, ha incontrato l'attenzione del gruppo raccontando l'amicizia tra un girino che diventa rana e un pesciolino, inseparabili nonostante la loro natura li porti a vivere esperienze diverse. I colori tenui delle prime pagine cedono il passo alle tinte vivaci utilizzate per raffigurare l'immaginario del pesce, suscitando nei bambini stupore e meraviglia. Il racconto offre anche l'occasione di conoscere l'elemento acqua e invita i bambini a porre domande su un ambiente poco conosciuto qual'è lo stagno dove è ambientata la storia. La drammatizzazione del libro, attraverso i due pupazzi di peluche, ha consentito ai bambini di identificarsi nei personaggi, di controllare la propria emotività, mescolando elementi della storia e vissuti personali. Le attività grafico-pittoriche hanno permesso di realizzare i protagonisti, il pesce e la rana, favorito l'identificazione in essi, facilitando la capacità di decentrarsi e di mettersi nei panni dell'altro. L'utilizzo di sottofondi musicali per attività di trasformazione del colore e l'esperienza di biodanza come sistema di 14 L. Lionni, Un pesce è un pesce, Babalibri, 2008.

27

integrazione affettiva, hanno creato occasioni in cui ogni bambino ha avuto l'opportunità di esprimere le proprie sensazioni, emozioni e potenzialità.Semplicemente acquaLicia Falciani e Alessandro Ramacciotti *Educatori del nido d’infanzia comunale “ L’aquilone”  

L'acqua è un elemento che con “semplicità” ha permesso ai nostri bambini di vivere sensazioni piacevoli, di esplorare e conoscere le sue proprietà, di riflettere sulle specifiche caratteristiche e di scoprire i possibili utilizzi.Per il nostro progetto siamo partiti dal pensare contesti che favorissero la partecipazione attiva dei bambini sia nell'esplorazione che nella produzione di linguaggi gestuali e verbali, dove ciascuno potesse trovare propri spazi di comunicazione, di confronto e di collaborazione con i coetanei e con gli adulti. Si è voluto tracciare un percorso aperto, un itinerario costruito man mano in un fattivo susseguirsi di iniziative, prove ed errori, esperimenti, ripensamenti, variazioni, dove talvolta è stato necessario ricalibrare i nostri obiettivi.Il progetto ci ha accompagnato durante l'anno educativo con tempi flessibili, attività di laboratorio e momenti di intersezione organizzati in base alle caratteristiche delle esperienze.Le attività si sono svolte negli spazi interni e all'aperto, sfruttando le risorse offerte dal territorio con uscite didattiche insieme alle famiglie.Lo spunto narrativo per introdurre l'argomento ci è stato dato dai seguenti libri: Piccola nuvola di Eric Carle15, Topazio e Pesce di Serafilli e Benevelli16, Il fantastico viaggio del signor Acqua di Traini17 e Sogno di neve Eric Carle18.

15 E.Carle, Little Cloud, Turtleback Books, ST Louis Usa, 2001.16 L.Serafilli, A.Benevelli ,Topazio e pesce, San Paolo, Assago MI, 2005.17 A.Traini, Il fantastico viaggio del signor Acqua, Piemme, Milano, 2008.18 E.Carle., Sogno di neve, Il Castoro, Milano, 2011.

28

Hanno realizzato il progetto con le educatrici Susanna Fazzuoli, Maria Giovanna Miccolo, Martina Mori, Patrizia Cucco.

La loro lettura ad alta voce ha favorito inizialmente, nei bambini più grandi, il ricordo, la rievocazione e la socializzazione di esperienze vissute ed è stata un'occasione per rivivere situazioni e sensazioni emotivamente importanti, anche attraverso l'auto-narrazione. Con la lettura dialogata sono stati inoltre coinvolti in modo costante e interattivo al fine di favorire la comprensione delle storie e la loro rielaborazione , lo sviluppo della competenza creativa, ma anche per arricchire la capacità simbolica.Nel formulare gli obiettivi specifici dei diversi contesti di esperienza, abbiamo preso in esame le molteplici potenzialità dell'acqua. Giocando con l'acqua, si può agitarla, schizzarla, spruzzarla, mescolarla ad altri ingredienti come ad esempio sapone, tempere, farine, colori. Si possono fare travasi, farla traboccare, scoprirne le sonorità, utilizzarla per bagnare carta stoffa, lavare le bambole, preparare bevande, annaffiare le piante, ecc. Sono state perciò individuate le esperienze possibili, le modalità organizzative, le forme di documentazione e di verifica, le strategie per promuovere e favorire i processi di apprendimento di ogni singolo bambino.Si è scelto di lavorare in situazione di piccolo e grande gruppo e abbiamo proposto attività in spazi interni ed esterni al nido, ponendo particolare attenzione alla organizzazione del contesto educativo e al ruolo dell’adulto. Attraverso una sorta di regia abbiamo voluto facilitare l'espressione creativa, la rielaborazione verbale, grafica e l'auto-narrazione. Con i bambini della sezione medi abbiamo introdotto l'argomento utilizzando i libri Topazio e Pesce e Piccola nuvola. Il progetto ha preso avvio nel mese di gennaio e siamo partiti dalla lettura in grande gruppo del libro Topazio e Pesce per dare l'opportunità anche ai più piccoli di riconoscere e rapportarsi ai personaggi, oggetti, luoghi e situazioni a loro più vicini. Il libro, grazie alle illustrazioni semplici ed accattivanti, ci ha permesso di introdurre il discorso sull’acqua. Contemporaneamente alla lettura abbiamo allestito una parete della sezione caratterizzandola con poster e immagini aventi come soggetto questo

29

elemento, le varie situazioni e i posti in cui poterlo trovare. Abbiamo coinvolto i bambini in attività di semplice manipolazione dell'acqua, per arrivare poi a proporre, a cadenza settimanale, occasioni di gioco più organizzate e tese ad ampliare specifiche conoscenze percettive in una dimensione di evidente piacevolezza emotiva. La storia della Piccola nuvola ha suscitato in loro particolare interesse dal quale siamo partiti per favorire ulteriormente lo sviluppo linguistico. Sul filo dei racconti i bambini delle due sezioni, medi e grandi, hanno inoltre vissuto esperienze comuni dove ciascuno ha potuto esplorare e conoscere l'elemento acqua, sperimentare le sue caratteristiche e proprietà, stabilire connessioni, attivare processi mentali, porsi domande e trovare risposte più o meno fantasiose.Sono state individuate tematiche che ci hanno permesso di formulare diverse possibilità legate all'uso dell'acqua, alle sue trasformazioni e alle sue sonorità. L'acqua è stata proposta come elemento arricchente di una serie di giochi simbolici, è stata utilizzata per fare travasi, per riempire e svuotare contenitori, permettendo ai bambini di scoprire liberamente quantità e volumi, verificare il galleggiamento di oggetti diversi immersi nell'acqua. Le esperienze di manipolazione, in apparenza attività semplici, hanno chiamano in causa tutti i sensi, basti pensare allo sforzo per tenere un bicchiere in mano, alla ricerca di equilibrio nel tentativo di far scendere il liquido da un contenitore all'altro, alla sensazione tattile nel toccare una superficie bagnata prodotta da un travaso che non è andato a buon fine. In un primo momento, in situazione di piccolo gruppo, i bambini hanno giocato con l'acqua usando solo le mani come strumento di conoscenza, in seguito, abbiamo introdotto materiale diverso che hanno utilizzato in modo spontaneo. Hanno agitato, mosso, sollevato l'acqua, prodotto schizzi e rumore, hanno usato gli oggetti per trasferire e versare il liquido da un contenitore all'altro e si sono bagnati con divertimento e stupore! Tutti si sono attivati in percorsi originali di scoperta utili per acquisire le abilità e le competenze necessarie a compiere attività complesse come il coordinamento motorio occhio-mano e il controllo della motricità fine.

30

Per incentivare e arricchire il gioco simbolico, li abbiamo inoltre coinvolti nel gioco di lavare le bambole: l'acqua è diventata un mezzo per rievocare e riproporre il proprio vissuto, acquisendo così una forte valenza affettiva. Questa attività ci ha dato anche il pretesto per avviare le acquisizioni delle prime nozioni dello schema corporeo.Nelle esperienze successive hanno potuto scoprire le alterazioni cromatiche dell’acqua attraverso i mutamenti del colore, del gusto e dell'aspetto. Sono state messe a disposizione dei bambini sostanze coloranti e commestibili che hanno dato l'opportunità di vedere e di assaggiare il risultato dei miscugli prodotti. Una delle prime proposte è stata il “gioco delle magie”. I bambini sono stati liberi di scegliere, fra quelle a disposizione, la sostanza alimentare per colorare l'acqua. Gli sciroppi hanno dato sapore al liquido che si trasformava sotto i loro occhi e hanno ottenuto bibite colorate ed invitanti dai colori intensi, trasparenti, con sapori più o meno gradevoli quali arancia, menta, cacao, zucchero, orzo, che hanno assaggiato ed hanno cercato di definire. Un'altra esperienza è stata la preparazione della spremuta d'arancia. I bambini hanno manipolato il frutto per scoprirne le caratteristiche, hanno provato a strizzarlo e poi hanno usato lo spremiagrumi che ha facilitato l'operazione. Anche i più piccoli si sono impegnati per ricavare una quantità di succo da unire all'acqua e alla fine hanno ottenuto una salutare e gradita aranciata. Infine abbiamo proposto un'esperienza grafico-manipolativa dove i bambini hanno dipinto con il colore digitale, un composto ottenuto dall'acqua e l'aggiunta della polvere di cacao. Dopo aver soddisfatto l'aspetto gustativo, la possibilità di manipolare e sperimentare questo insolito materiale ha stimolato la loro creatività tanto che hanno riprodotto sulla carta una varietà di segni grafici implementando abilità già consolidate con altri strumenti e supporti. Le trasformazioni dell'acqua sono state osservate anche grazie alle diverse condizioni ambientali tipiche della stagione fredda. La neve, che è comparsa brevemente in città, ha offerto un'occasione di divertimento e un'ulteriore opportunità per sperimentare direttamente una nuova consistenza dell'acqua. Il libro Sogno di neve ha sostenuto e

31

mantenuto vivo l'interesse per questo fenomeno nei momenti di conversazione e rielaborazione del testo, ed attraverso alcune attività grafiche di collage e di manipolazione, hanno consolidato le più recenti conoscenze in una connessione tra il fare e il pensare, fra processi operativi e cognitivi.L'arrivo della primavera li ha visti impegnati in momenti di gioco-scoperta dove hanno usato l'acqua per far crescere le piantine. Hanno potuto osservare e cogliere in tempi ravvicinati le varie fasi del ciclo vitale del seme. I fagioli sono stati disposti fra due strati di cotone e annaffiati quotidianamente. Il procedimento li ha impegnati nel tempo e hanno partecipato con palese interesse a tutte le operazioni di cura. Hanno manipolato i materiali, hanno osservato direttamente le varie fasi della germinazione, la crescita delle piantine e una delle conquiste più significative è stata quella di imparare a dosare l’acqua durante l’annaffiatura. Quando la piantina è cresciuta sono emerse osservazioni spontanee e stupore per l'altezza raggiunta. Non tutti i fagioli si sono sviluppati con la stessa rapidità e ci sono state germinazioni più rigogliose di altre che hanno favorito confronto, ipotesi e deduzioni nella conversazione fra noi educatrici e i bambini. La natura che si risveglia ha fornito ai bambini una preziosa occasione di osservazione/esplorazione dell'ambiente circostante.La proposta si è ampliata ed il nostro intento è stato quello di stimolare i bambini ad esprimere la loro creatività mettendo a loro disposizione ogni tipo di carta, strumenti per l’espressione grafica, materiale naturale, ecc… E' stato così proposto un percorso ricco di esperienze sensoriali diversificate: dal gioco libero con i colori, alla sperimentazione di diverse tecniche pittoriche ed espressive, alla ricerca delle emozioni suscitate dai colori dell’ambiente attraverso la manipolazione, l’osservazione, l’esplorazione e l’esercizio di semplici attività manuali e costruttive che hanno favorito, contemporaneamente, la coordinazione oculo -manuale e lo sviluppo della fantasia creativa, fino a giungere al piacere dell’invenzione. Per scoprire la sonorità dell'acqua ci ha accompagnato il libro Piccola nuvola. Con la collaborazione di una insegnante di

32

musica il suono ed il rumore della pioggia è stato riprodotto con vari strumenti. I bambini hanno scoperto le “voci” dell'acqua con l'ascolto di brani evocativi quali Le Quattro stagioni di Vivaldi e brani di musica New Age e con la creazione di ritmi e melodie prodotti con strumenti musicali messi a loro disposizione. Hanno arricchito il repertorio delle canzoni già conosciute con proposte a tema e con attività tese a far conoscere le sonorità dell'acqua in diversi contesti naturali: pioggia, temporale, onde del mare, cascate, ruscello.Hanno riprodotto il rumore della pioggia battendo con le mani o con le dita, alternando movimenti forti e rapidi, ad altri deboli e lenti. Hanno soffiato con le cannucce ottenuto le bolle di sapone e agitato l'acqua. Hanno poi ballato adeguando il movimento al suono e dipinto con un sottofondo musicale. La gioia più grande è stata l'uscita sotto la pioggia che ha permesso loro di ascoltare il suono delle gocce sull’ombrello e quello dei loro piedini nelle pozzanghere. La realizzazione di oggetti sonori con materiale di recupero ha concluso l'esperienza con la musica. Sono stati raccolti cilindri di cartone per realizzare il tubo della pioggia che i bambini hanno riempito con pasta, semi, riso, conchiglie, sabbia. Il tubo è stato personalizzato ed infine dipinto. I rumori, i suoni e i timbri prodotti dai vari oggetti hanno stimolato nei bambini capacità manipolative, costruttive e ritmiche propedeutiche allo sviluppo delle personali attitudini musicali.Tutte le attività grafico-pittoriche hanno rappresentato, durante il progetto di esperienze, un supporto comunicativo fondamentale che ha dato loro la possibilità di esprimersi con un linguaggio diverso da quello verbale, ma ugualmente importante e significativo.Integrando i diversi momenti di lettura e le esperienze vissute in prima persona dai bambini, abbiamo offerto loro una gamma di strumenti e materiali che favorissero tutte le forme espressive. Abbiamo posto attenzione alla scelta dei supporti cartacei, agli strumenti e agli accessori, alla proposta di tecniche nuove, alle tinte e alle tonalità dei colori offerti. Sono stati usati anche materiali che per il loro uso necessitano di piccole quantità d'acqua come gli acquerelli,

33

la carta velina e i gessetti. Altri materiali evocativi come glitter, sabbia, carte colorate e stoffe, sono stati proposti per realizzare composizioni tridimensionali e collage, dando vita a prodotti che consolidano nel tempo il valore dell'esperienza.Nel periodo primaverile, come da consuetudine, abbiamo organizzato laboratori in giardino ai quali hanno partecipato i bambini con le loro famiglie. L'obiettivo è stato quello di offrire occasioni piacevoli, divertenti e di socializzazione, alternando momenti di gioco spontaneo ad esperienze grafico-pittoriche, manipolative e musicali. Lo spazio è stato allestito di volta in volta con materiali previsti per l'incontro: acqua, colori, “colla di farina”, strumenti grafici, smalti, carta, materiali di recupero, creta....ecc. I laboratori sono stati sempre diversi per suggerire percorsi di scoperta e di sperimentazione. In questi “pomeriggi a tema” i bambini insieme ai genitori hanno realizzato vari elaborati e particolari “strumenti musicali”.L'uscita con le famiglie a Castiglione della Pescaia per assistere alla liberazione in mare delle tartarughe Caretta Caretta, ha concluso le esperienze e ha contribuito a creare un interesse condiviso intorno a questo elemento naturale importante e da difendere, rilanciando l'importanza del rispetto verso l'ambiente naturale, attraverso un atteggiamento responsabile e di partecipazione ai problemi ecologici.I bambini hanno accolto con interesse la scelta progettuale di utilizzare la narrazione per creare collegamenti, per sperimentare nuovi percorsi di conoscenze e si è rivelata efficace anche ai fini dello sviluppo linguistico. L'esperienza ha fatto emergere ed ha rinforzato sensazioni, emozioni e curiosità verso elementi della vita reale che da una storia avevano avuto inizio.

34

Sensibilmente

Monica Simula e Tiziana Bonsanti *Educatrici del nido d’infanzia comunale “ Il sole”  

Fin dai primi momenti di vita del bambino odori e suoni diventano fondamentali per il piccolo che ritrova, all'esterno, le sensazioni provate nel grembo della mamma. Le capacità senso-percettive sono fondamentali nello sviluppo psicologico della persona in quanto permettono al bambino di distinguere gli stimoli interni al suo corpo da quelli esterni e attraverso i sensi, conosce l'ambiente circostante, ne esplora le caratteristiche e compie una prima analisi. Tramite la vista individua un oggetto che stimola la sua curiosità; attraverso l'udito ne apprezza la sonorità; mediante il tatto ne individua la superficie e la forma. Gli altri organi sensoriali contribuiscono a far sì che individui le principali caratteristiche dell'oggetto come il colore e la dimensione, in modo che registrandole nella memoria, sia in grado di riconoscerlo successivamente, proprio grazie alle caratteristiche che lo contraddistinguono.

35

Il nostro progetto nasce infatti dall'intento di accompagnare i bambini alla scoperta dei cinque sensi attraverso sia le capacità percettive che quelle di espressione emotiva.Dopo aver affrontato varie ipotesi ci siamo trovate d'accordo nell'elaborare un progetto comune, diversificato nei tempi e nelle modalità per adattarlo alle competenze specifiche dei bambini e alla loro età.Ai bambini della sezione piccoli il nostro percorso ha permesso di vivere esperienze sensoriali attraverso il linguaggio manipolativo, verbale, pittorico, gustativo ed emotivo.

Hanno realizzato il progetto con le educatrici Carla Menichelli, Oliva Camarri, Liliana D’Angiolella, Carlotta Tintori, Teresa Anna Fera, Rita Rasicci, Monica Simula, Tiziana Bonsanti.

I sensi sono diventati strumenti indispensabili per rilevare informazioni che sono derivate dall’organismo e dall’esterno e hanno rappresentato sicuramente il canale privilegiato di conoscenza corporea.Il libro “Esplora la fattoria”19 ci ha dato lo spunto per iniziare il nostro progetto. Ricco di illustrazioni semplici e colorate raffiguranti animali con parti del corpo morbide e non, di grande impatto visivo e tattile, ha attratto e solleticato i bambini che si sono intrattenuti sui morbidi tappeti per coccolarsi, condividere e scoprire ciò che esso conteneva. Giorno dopo giorno si sono appropriati dei colori, delle immagini, del suono che il libro produceva. Rispettando le modalità di approccio di ogni bambino abbiamo cercato di far gustare, attraverso la sonorità, il calore e il ritmo della voce, la decodificazione e il significato che esso racchiudeva. Guardare gli animali nel libro, ma poterci giocare nella realtà, ci è sembrata un’opportunità “meravigliosa” da offrire ai nostri piccoli, per favorire il loro lo sviluppo sensoriale ed emotivo.I personaggi del libro Tigre il gatto, Romolo il cane e Tobia il piccione, hanno concesso ai bambini un universo di emozioni e sentimenti. Interagire poi con un amico a quattro zampe,

19 Albo Ill. “Esplora la fattoria” ,la Coccinella, 2010.

36

un meraviglioso gattino e osservare dalla finestra del nido un piccione che mangia briciole di pane, ha suscitato interesse anche in bambini così piccoli e la comunicazione speciale e intensa che c’è stata fra loro ce lo ha confermato. Siamo infatti convinte che se l’adulto direziona l’approccio verso l’animale in maniera corretta e rispettosa, la sensazione di benessere che arriva al bambino lo aiuterà ad avere maggior rispetto per il diverso e a superare possibili paure. Imparare ad utilizzare i propri sensi per scoprire ciò che la natura ci offre, come delle semplici foglie, è stato il tramite per leggere, costruire ed interiorizzare ulteriormente la realtà. Assaggiare, annusare, sono esperienze estremamente piacevoli, perciò abbiamo offerto ai bambini un “ gioco speciale “ e stimolante da fare con le arance. Liberi di agire, le hanno manipolate, assaggiate, odorate, osservate e infine bevute. La farina di granturco, materiale semplice e naturale, ha inoltre consentito loro di sperimentare e conoscere consistenze diverse, provare sensazioni tattili, olfattive, visive e gustative, coinvolgendo tutti i sensi e incentivando l’acquisizione e l’intenzionalità del fare. Giocare con una carta speciale come quella dell’involucro dell’uovo di Pasqua è stata un’occasione che li ha coinvolti globalmente. Hanno sperimentato che fa rumore, vola, assume forme diverse, che ci si può nascondere, coprire, che profuma di “buono “ e che sa di cioccolata. L’acqua è stato un altro elemento che ha favorito un approccio corporeo globale. Li ha aiutati a superare eventuali timori verso di essa e ha solleticato l’osservazione di alcune sue caratteristiche: trasparente, calda, fredda. Tuffarsi da soli o in compagnia di un amico è stato per loro divertentissimo!!!In tutte queste esperienze la dimensione del gioco ha favorito nei bambini il superamento di eventuali difficoltà in modo naturale e insieme a loro abbiamo risolto piccoli e grandi ostacoli, stimolandoli ad esplorare con fiducia il mondo che ci li circonda.Ci è sembrato opportuno concludere questo percorso coinvolgendo i genitori che, partecipando ad un laboratorio tematico, hanno realizzato un libro sensoriale che racchiude tutte le sensazioni che i bambini hanno incontrato nelle loro

37

esperienze al nido. Nel realizzarlo hanno aggiunto un sesto senso “il cuore”. Ci piace concludere il racconto di ciò che i bambini piccoli hanno vissuto in totale “libertà”, con queste parole « ogni bambino ha bisogno, dalla nascita, di libertà per esplorare e conquistare il suo spazio. Ha bisogno di libertà per gattonare, per alzarsi in piedi, per cadere e rialzarsi, per sperimentare e apprendere. Ogni bambino ha bisogno di supporto, spazio e libertà per provare a fare le cose, per acquisire fiducia e apprendere a crescere»20-21.La proposta progettuale che abbiamo fatto ai bambini della sezione medi nasce dalla volontà di offrire loro un’ occasione in più per avvicinarsi all’arte intesa come interpretazione personale della realtà. I testi che abbiamo scelto come sfondo integratore sono alcuni libri di Eric Carle particolarmente utili per offrire ai bambini opportunità significative per conoscere, costruire e condividere. Attraverso la narrazione abbiamo proposto una molteplicità di esperienze per avvicinarli al cibo e alla sua elaborazione, sostenendo ed ampliando il linguaggio sensoriale, favorendo i canali percettivi e lo sviluppo cognitivo. La lettura quotidiana ad alta voce di questi album, che abbiamo fatto nell’angolo morbido della sezione, ci ha permesso di far conoscere ai bambini la magia delle immagini, dei colori e delle emozioni, personaggi talvolta divertenti o un po’ paurosi, parole nuove e vissuti familiari, tutto in una atmosfera emotivamente coinvolgente. I libri illustrati ,preferiti dai bambini e da noi adulti, sono stati Martedì spaghetti22 e Pancakes, Pancakes23, da cui abbiamo tratto idee ed esperienze che hanno accompagnato i bambini alla scoperta dei cinque sensi, favorendo sia la capacità percettiva, sia la capacità di esprimere emozioni e

20 Montserrat Fabrés a cura di Francesca Davoli, “Il diritto alla libertà" ,edizione Junior. 21 Commissione per l’Infanzia di Pace e Giustizia e Associazione d’Insegnanti Rosa Sensat, “I loro diritti (da 0 a 5 anni)”, Mediterrania Editore, Barcellona, 1999.

22 E.Carle, Martedì spaghetti, La Margherita, Cornerado, 2009.23 E.Carle, Pancakes, Pancakes, Perfection Learning, Milano,1998.

38

sensazioni. Abbiamo scelto di lavorare sulla sfera sensoriale, poiché strettamente correlata alla sfera affettiva . Le esperienze, talune affiancate da un esperto, hanno consentito loro di giocare manipolando materiali naturali, che sono stati poi trasformati e ogni proposta si è basata sul principio del fare per conoscere e conoscere per trasformare.Il primo contesto di esperienza ha previsto approcci manipolativi con farina bianca, gialla e zucchero. Successivamente, in occasione delle festività natalizie, questi elementi sono stati lavorati, trasformati e combinati tra loro per la realizzazione di un semplice panettone.È seguita l’esperienza fatta con la colla di farina che ha permesso di toccare, afferrare, accarezzare, mescolare, impastare, modellare, ascoltare, associare, assaggiare, odorare, evocare, e creare il colore. L’impasto morbido, tiepido e consistente ha regalato ai bambini una coccola sensoriale. Queste esperienze hanno permesso loro di familiarizzare con elementi e materiali diversi, di spostarsi liberamente nello spazio del laboratorio, di confrontarsi ed osservarsi, così come è accaduto quando hanno potuto conoscere i colori naturali del caffè, del karkadè e dello zafferano. Le tracce di colore che hanno lasciato sulla tela sono diventate lo sfondo del quadro che è stato terminato in un passaggio successivo. Il soggetto da ritrarre è stato identificato nel “Galletto”, personaggio molto amato dai bambini che hanno avuto modo di conoscerlo sfogliando il libro Pancakes, Pancakes. La tecnica che è stata utilizzata per la realizzazione di questo quadro è stato il collage. Abbiamo delineato la sagoma del Galletto evidenziando i lineamenti con una corda sottile e successivamente i bambini l’hanno riempita utilizzando colla vinilica, sabbia, sassi e piume di vari colori. Il quadro è stato firmato “dagli artisti” con l’impronta delle loro manine. Il percorso esperenziale ha previsto anche una attività ludico-motoria con l’utilizzo delle corde che hanno simboleggiato un elemento raffigurato nel libro “Martedì spaghetti”. Ogni bambino ha avuto la possibilità di sperimentare se stesso e le proprie capacità nei momenti di condivisione del materiale con i coetanei, durante i quali i più piccoli del gruppo sono stati coinvolti dai più grandi nel gioco e tutti hanno utilizzato in modo originale e creativo le corde.

39

Ci piace concludere questo percorso con una frase di Aldo Fortunati che abbiamo fatta nostra «per una idea di bambino competente, artigiano della propria esperienza e del proprio sapere accanto e insieme all’adulto. Per un’ idea di bambino curioso, che impara a conoscere e capire non perché rinuncia, ma perché non smette mai di aprirsi al senso dello stupore e della meraviglia».24 Nella sezione dei bambini grandi abbiamo proposto quotidianamente la lettura di vari albi illustrati fra i quali il libro “Pancakes! Pancakes!”, che ha riscosso un particolare successo. Dopo aver apportando alcune modifiche al racconto abbiamo pensato ad esperienze senso-percettive attraverso le quali i bambini potessero riconoscere, discriminare, selezionare, classificare, trasformare ed interiorizzare i dati provenienti dai cinque sensi.Il percorso progettuale si è sviluppato partendo dalla storia di Jack, un personaggio che accompagna i bambini alla conoscenza e all'uso dei sensi. Nella storia Jack al suo risveglio chiede alla mamma la sua colazione preferita: il pancake. La mamma richiede il suo aiuto per procurarsi gli ingredienti, che dovranno servire per farlo: farina, uovo, latte, burro, frutti di bosco.Il nostro itinerario comincia con la scoperta e la conoscenza, da parte dei bambini, degli ingredienti che servono per preparare la famosa frittella di Jack, e prosegue con l'acquisto degli stessi in quanto necessari a preparare il pancake. Attraverso una uscita nel quartiere ci siamo recati in un negozio di alimentari per acquistare gli ingredienti che servono a Jack per fare la sua frittella. I bambini sono stati protagonisti attivi e hanno chiesto ciò che serviva elencando tutti gli ingredienti, spiegando alla commessa la loro finalità. Dopo qualche giorno, ripercorrendo le tappe del libro, abbiamo impastato, cucinato, farcito e assaggiato i pancakes in sezione e ogni bambino ne ha avuto uno da portare a casa per mangiarlo con la famiglia.Abbiamo poi sollecitato la percezione visiva, che è il principale canale d'informazione sull'ambiente, attraverso

24 A. Fortunati , L’educazione dei bambini come progetto della comunità, Edizioni Junior, Bergamo, p. 41, 2006.

40

l'osservazione dei chicchi di grano che abbiamo seminato e dei quali ci siamo presi cura quotidianamente. I bambini hanno assistito alle varie fasi della loro crescita e trasformazione e una volta pronti, li hanno schiacciati in un pestello facendo fuoriuscire una fine polvere bianca: la farina.Per la percezione uditiva, primo strumento di comunicazione sociale dove il suono pone le basi allo sviluppo del linguaggio, con la collaborazione di una esperta in attività espressive, abbiamo coinvolto i bambini nella costruzione di un “marchingegno” che ricreasse il rumore della macina del mulino quando schiaccia il grano. Per farlo sono stati usati bicchieri di plastica e chicchi di grano e dopo averlo costruito i bambini lo hanno pitturato personalizzandolo. Abbiamo privilegiato la conoscenza di suoni e rumori diversi prodotti con il “marchingegno” utilizzato sia singolarmente che in gruppo. Abbiamo inoltre stimolato i bambini all'ascolto di una diversa musicalità proponendo, durante l'esperienza, parole in lingua inglese.Per stimolare il tatto abbiamo coinvolto i bambini in esperienze manipolative e di trasformazione. Con l’esperta abbiamo proposto uno speciale impasto colloso e morbidissimo al tatto fatto di farina, acqua, sapone e glicerina. Dopo averlo colorato con le tempere i bambini hanno avuto la possibilità di cospargerlo su un grande foglio creando una vera e propria opera d'arte. Le stimolazioni tattili sono state, in alcuni casi, associate a quelle gustative: gli ingredienti proposti sono stati assaggiati e amalgamati per la riuscita del prodotto finale. Il latte è stato trasformato sia nella colorazione aggiungendo il cacao, che nel sapore e poi con l'aggiunta di farina ha subito una trasformazione di contenuto, da liquido a pastoso.Abbiamo lavorato sulla trasformazione di due o più ingredienti utilizzati da Jack e sulla possibilità di lasciare con essi una traccia grafica. Questa fase è stata suddivisa in più esperienze: prima i bambini hanno mescolato la farina con il latte creando una pastella con la quale hanno “colorato” su un foglio nero; hanno poi mescolato il latte con la marmellata provocando una trasformazione di colore, di consistenza e di sapore e successivamente hanno lasciato delle tracce su un foglio con la marmellata. In un’altra

41

esperienza hanno lavorato con le uova, colorando prima con il tuorlo d'uovo fresco e poi mescolando il tuorlo dell'uovo sodo con il latte per trasformarlo e per vedere la differenza di consistenza e di colore. Nell’ultima esperienza hanno combinato uova, farina e latte creando un impasto che si è trasformato in tagliatelle che i bambini hanno portato a casa e mangiato per cena con la famiglia.Per quanto riguarda il senso dell'olfatto, abbiamo fatto odorare ai bambini alcune erbe aromatiche quali salvia, rosmarino, menta e basilico, ponendo l'attenzione sulle loro diverse espressioni di gradimento o di disgusto. Dopo averli informati che queste erbe trovano utilizzo anche in cucina, abbiamo preparato delle nuove frittelle di Jack, ma questa volta salate e profumate.Nell'ultima esperienza i bambini sono stati coinvolti in una attività che ha privilegiato la vista e il moviomento: una divertente caccia al tesoro. Hanno ascoltato, osservato, dedotto e quindi esplorato, cercato e finalmente trovato gli ingredienti nascosti, cooperando e collaborando tra di loro.Il progetto si è concluso con una esperienza in cui bambini, genitori e personale del nido hanno condiviso un pranzo tutti insieme nel giardino della struttura ed è stata una piacevole occasione che ha permesso di vivere in maniera speciale una routine quotidiana.Loris Malaguzzi ha affermato che l’adulto deve fare in modo che «ogni bambino abiti nel proprio corpo» e noi, a conclusione di questo percorso progettuale, ci sentiamo di affermare che i bambini con il loro corpo, oltre ad aver esplorato, manipolato, amalgamato, selezionato, trasformato, discriminato, creato, evidenziato e sperimentato, hanno acquisito una consapevolezza dei materiali, degli oggetti e della realtà con una partecipazione attiva di sensazioni, desideri e aspettative.

42

Il bruco maisazio

Cecilia Buggiani* e Eleonora Menichelli *Educatrice del nido d’infanzia comunale “ Il bruco ”  e insegnante della scuola dell’infanzia “ Il fenicottero”

La nostra struttura scolastica è composta da due sezioni di scuola dell’infanzia e da una sezione di nido che accoglie 18 bambini di due anni. I bambini che ogni anno lasciano il nido, proseguono la loro esperienza nella scuola dell’infanzia facilitati nell’inserimento dall’organizzazione dell’ambiente che prevede la condivisione di molteplici spazi, dalla conoscenza da parte dei bambini di tutti gli adulti e dalle

43

opportunità che i più piccoli hanno di svolgere alcune attività insieme ai bambini più grandi durante l'anno scolastico. Attività ed esperienze comunque fino ad ora occasionali o circoscritte a piccoli progetti. Quest’anno per la prima volta abbiamo pensato di realizzare un unico progetto di esperienza al fine di sostenere ulteriormente la continuità tra la scuola dell'infanzia e il nido. La nostra comune idea di bambino protagonista delle proprie esperienze, ci ha indotto, dopo un primo periodo di attenta osservazione, ad individuare gli interessi prevalenti dei bambini che sono emersi soprattutto dalle preferenze dei giochi e dall’utilizzo dei materiali.Attraverso una modalità di programmazione evolutiva, che abbiamo riformulato in itinere attraverso l’osservazione dei percorsi di esperienza quotidiana dei bambini, abbiamo adottato come canovaccio progettuale gli input che gli stessi bambini ci hanno fornito. Il corso di aggiornamento proposto a tutto il personale dei servizi educativi per l’infanzia del Comune di Grosseto sull’importanza della lettura ad alta voce sia in famiglia che a scuola, ci ha fornito altre basi su cui impostare il nostro progetto didattico.Il libro e la lettura di storie per bambini che ancora non possiedono gli strumenti della lettura, costituiscono infatti una importante pratica educativa. Hanno realizzato il progetto con l’educatrice Marina Paloschi e le insegnanti Graziella Giorgi, Cristina Pennatini, Marilena Farnetani.L’utilizzo precoce di libri illustrati concorre a sviluppare nei bambini il linguaggio verbale e la rappresentazione simbolica consente loro di estrarre significati da un testo attraverso l’ascolto del linguaggio scritto e l’analisi percettiva di quello iconico.La scelta di utilizzare libri di Eric Carle ha portato poi il team della struttura a confrontarsi per individuare un testo che, sia per i contenuti, che per le immagini, potesse essere compreso anche dai bambini più piccoli e che nello stesso tempo permettesse di realizzare anche con i più grandi attività relative ai vari campi di esperienze. “Il piccolo bruco mai sazio”25 è stato il libro prescelto.25 E.Carle, Il piccolo bruco mai sazio, Mondadori, 1969.

44

In ogni sezione del plesso il libro è stato presentato, letto, raccontato. L’adulto ha iniziato la lettura modulando il tono della voce a seconda del contenuto narrativo: cupo quando è notte, delicato quando l’uovo si apre ed esce il piccolo bruco, vivace quando appare il sole, allegro quando il bruco comincia a mangiare, affaticato quando ha mangiato troppo, sorpreso quando il bruco diventa grosso grosso, meravigliato quando diventa finalmente farfalla. Riproposta quotidianamente sia in grande che in piccolo gruppo, man mano che la storia veniva interiorizzata dai bambini, abbiamo proceduto ad una lettura dialogata attraverso la quale hanno dimostrato di riconoscere e nominare le varie immagini, discriminare e associare i vari colori alle immagini, distinguere le varie sequenze aggiungendo talvolta i loro personali vissuti.Nel proseguo delle esperienze di lettura a piccolo gruppo abbiamo voluto facilitare diverse dimensioni di sviluppo :

- con i bambini aventi competenze linguistiche meno sviluppate, abbiamo voluto favorire maggiormente la loro partecipazione attiva nel rispetto dei loro tempi personali e delle modalità diverse di comunicazione: mimica, gestuale e corporea;

- con i bambini in possesso di buone competenze linguistiche, abbiamo privilegiato di più l’aspetto relazionale ed il confronto reciproco;

- con i bambini più grandi abbiamo stimolato ulteriormente la condivisione e l’intreccio dei vissuti;

- i bambini più grandi, che sono stati invitati a raccontare la storia ai piccoli del nido, sono stati responsabilizzati e i piccoli hanno scoperto modalità diverse di narrazione.

La presenza e la disponibilità in una sezione della scuola dell’infanzia di due genitori musicisti, è stata l’opportunità per proporre una forma particolare di lettura, quella di raccontare la storia del piccolo bruco maisazio unendo la musica alle parole, mettendo in evidenza la musicalità della parola e l’unità stretta che lega queste diverse modalità di espressione comunicativa. Con i suoni prodotti alla pianola le parole del testo hanno assunto ancora più significato e hanno reso l'ascolto dei bambini attento e partecipato. Anche l'utilizzo di diversi

45

strumenti a fiato come il sax, il clarino e il flauto, che hanno accompagnato le parole delle insegnanti alternando la lettura con melodie e suoni particolari, hanno colto l’attenzione dei bambini, creando momenti di ascolto di “musica vera”. Lo strumento musicale, in tutte le sezioni, ha suscitato particolare curiosità ed interesse nei bambini i quali hanno posto domande ai genitori e hanno chiesto più volte di riascoltare i suoni prodotti. La presenza nel servizio di tre genitori stranieri e dell’insegnante di inglese è stata una ulteriore risorsa che ci ha permesso di narrare il libro del piccolo bruco maisazio in lingue diverse: in inglese, in spagnolo, in polacco ed in romeno. Tre parole del libro sono state inoltre scelte per essere memorizzate nelle diverse lingue: bruco, mela, farfalla. Successivamente i bambini più grandi hanno rappresentato graficamente le sequenze del libro ed aiutato i più piccoli a riprodurre il protagonista del libro attraverso attività di collage.Durante la festa di Natale i bambini della scuola dell'infanzia, hanno integrato alcuni momenti di drammatizzazione delle sequenze della storia ad altri di lettura di pagine del testo.Per l’occasione abbiamo utilizzato una canzone che racconta la metamorfosi e la nascita di una farfalla che si è ben accostata alla nostra storia. Sulle note di questa musica i bambini hanno potuto muoversi e ballare liberamente. La preparazione alla festa non è stata caratterizzata da “prove di recitazione”, ma sono state organizzate semplici occasioni di divertimento durante le quali i bambini hanno potuto essere loro stessi registi e protagonisti delle coreografie. Babbo Natale ha poi portato ad ogni bambino una copia del libro Il piccolo bruco maisazio che è stato accolto con entusiasmo da tutti. Il regalo di Natale che i bambini hanno donato ai genitori è stato realizzato grazie ad una immagine trovata su un testo dai bambini di una sezione della scuola, raffigurante un tronco con due foglie sul quale è posato l’uovo della farfalla. La rappresentazione di questa sequenza è stata realizzata con la preparazione di un dolce da parte di ogni singolo bambino ed è stato manipolato, assaggiato e trasformato. In questa attività sono stati utilizzati ingredienti quali farina, cioccolata, biscotti, zucchero, glassa e coloranti alimentari.

46

Le foglie sono state realizzate con biscotti prima impastati, poi tagliati, cotti e colorati con la glassa verde. Il tronco è stato modellato dai bambini utilizzando una golosa ricetta con biscotti tritati e impastati con cioccolato, burro e zucchero. L'idea di questo regalo è stata lo spunto di molteplici attività di cucina che si sono susseguite per favorire la conoscenza degli alimenti e la verifica della loro trasformazione tramite la lavorazione e la cottura.In un’altra sezione della scuola, contestualmente al Natale, ogni bambino ha realizzato un “Grande Brucomètro”, colorando e arricchendo di particolari, come gli occhi e la bocca, una sagoma di legno tagliata dall’adulto. E’ stato questo l’avvio di un percorso che in maniera giocosa, ha consentito l’apprendimento di primi concetti quali misurazione, comparazione, uguaglianze e differenze.Per i più piccoli il bruco è stato riprodotto con il das ed è divenuto la decorazione della pallina per l’albero di Natale. In ogni fase dell’esperienza i bambini si sono lasciati coinvolgere nelle attività di manipolazione, “orgogliosi” di essere protagonisti capaci di portare a termine un progetto.Per permettere ai bambini del nido di familiarizzare in modo diverso con l’amico bruco maisazio, le educatrici hanno cucito, a loro insaputa, due bruchi, uno grande ed uno piccolo, rassomiglianti il più possibile a quello illustrato nel libro di Eric Carle.Nel salone della scuola, insieme ai bambini che guardavano incuriositi, è stato allestito un percorso con alcuni scatoloni trasformati che, con varie difficoltà motorie, rappresentava alcune sequenze del libro. I bambini sono stati poi invitati a diventare tanti piccoli bruchi in cerca di cibo. Alcuni si sono lanciati nella sperimentazione superando ogni difficoltà velocemente e senza problemi, altri, con più incertezza, hanno avuto bisogno della vicinanza dell’educatrice per saltare dal tronco. I più esitanti sono stati sollecitati sia all’inizio che durante l’intero percorso che terminava, una volta usciti dal tunnel rappresentante il bozzolo, con la trasformazione in farfalla che volava allegra tra i fiori.Con l’aiuto di costumi, l’aggiunta di una musica adatta il cui testo si presta ad essere “ballato” ed un po’ di allestimento scenografico, la storia del piccolo bruco ha fatto da sfondo

47

alla rappresentazione teatrale dei bambini del nido che è stata proposta ai genitori durante la festa di carnevale.Il Carnevale è stato anche un’occasione favorevole per proporre attività grafico-pittoriche e di manipolazione attraverso le quali sono state realizzate le maschere che rappresentavano la frutta ricercata e mangiata dal bruco.La realizzazione dei “vari frutti” in maschera è stata occasione per i più piccoli di un primo incontro con il “colore” e per i più grandi di conoscenza e sperimentazione dei colori primari e secondari. Per la costruzione delle varie maschere sono state utilizzate tecniche diverse quali collage, ritaglio, tempere e pennello, tampone e molteplici materiali ( carta, stoffa, colori, sabbia, legumi…). Con i bambini della scuola, le espressioni disegnate sulle maschere hanno offerto l’opportunità di parlare insieme di sentimenti: gioia, tristezza, rabbia, stupore, tante emozioni e stati d’animo che ognuno di noi può provare, riconoscere e condividere.La ricerca dei frutti illustrati nel testo è stata l’occasione per organizzare un’uscita dal plesso nel vicino supermercato per acquistare anche gli ingredienti per preparare dei dolcetti. Dalla modalità con cui si sono mossi dentro al supermercato i bambini hanno dimostrato di conoscere già l’ambiente e di essere “assidui clienti”, infatti alcuni hanno cercano i carrelli a forma di macchina normalmente usati con i genitori mentre altri hanno voluto prendere dagli scaffali i prodotti conosciuti, perché acquistati solitamente. Il desiderio di concretizzare e preparare quanto proposto dalle educatrici e insegnanti è stato molto alto. Il giorno seguente all’uscita, in piccolo gruppo e nello spazio mensa, i vari ingredienti sono stati assaggiati, manipolati, uniti e mescolati. L’interesse, la meraviglia e la soddisfazione maggiore si è riscontrata nel rompere le uova. Ormai esperti nella manipolazione ed uso degli stampi, in poco tempo, hanno riempito intere teglie di biscotti pronte per essere infornate. Alcuni biscotti sono diventati il regalo per la festa del papà.Nei giorni successivi, a piccoli gruppi, è stato proposto di fare la macedonia. In occasione della Pasqua i bambini di tutta la struttura hanno rappresentato una sequenza del testo del libro Il piccolo bruco maisazio, ovvero un bozzolo di

48

cartapesta dal quale esce una farfalla, un oggetto da regalare ai propri genitori. La realizzazione del bozzolo è avvenuta attraverso attività proposte per un lungo periodo, programmate in piccolo gruppo in intersezione e le esperienze sono state prevalentemente occasioni di incontro e di scambi relazionali tra i bambini. La preparazione della cartapesta richiede infatti un lungo lavoro da svolgere in più fasi, lo strappo del giornale, l'ammollo della carta, la sua manipolazione che, con l'aggiunta di colla, deve diventare una pasta morbida e duttile.Queste esperienze hanno fornito l'occasione per scoprire nuovi materiali, per sperimentare come un elemento, la carta, opportunamente lavorato, possa trasformarsi in un altro elemento completamente diverso sia per consistenza, forma, peso e utilizzo.L'incontro con i più piccoli ha reso i più grandi responsabili, attenti e pazienti nei loro confronti e nello stesso tempo li ha gratificati per l'aiuto che sono stati in grado di dare. Hanno aiutato i bambini del nido nello strappo, li hanno accompagnati a prendere l'acqua da versare sulla carta e l'impasto ottenuto è stato spezzettato, strizzato, spremuto e poi, con l’aggiunta di colla da parati, spalmato con attenzione su opportune forme ovoidali a forma di bozzolo, che una volta asciugate sono state colorate. La farfalla che esce dal bozzolo è stata realizzata con tecniche diverse in base all'età dei bambini: quelli del nido e i bambini di tre anni della scuola, hanno utilizzato il colore con la tecnica tipo le “macchie di Rorschach” 26mentre i più grandi hanno utilizzato le forbici per ritagliare il cartoncino colorato in piccolissime strisce con cui hanno creato le ali delle farfalle. Queste esperienze che hanno favorito oltre allo sviluppo della creatività anche competenze più specifiche come la coordinazione oculo-manuale e la motricità fine.

Dalla fantasia alla realtàLa storia fantastica della trasformazione del bruco in farfalla ha avuto un riscontro anche con la realtà, ampliando in

26 In psicometria e in psicodiagnostica, le macchie di Rorschach, così chiamate dal nome del suo creatore Hermann Rorschach (1884-1922), sono la base di un noto strumento ( reattivo o test di Rorschach ) per l’indagine della personalità. È un test psicologico proiettivo.

49

questo modo le conoscenze scientifiche dei bambini. Abbiamo infatti cercato di far diventare i bambini protagonisti di questa magica ed entusiasmante trasformazione, invitandoli a prendersi cura di veri bruchi trovati e raccolti a novembre sulle piante di finocchio presenti nei prati adiacenti al servizio. Questi bruchi si nutrono dei germogli di questa pianta ed i bambini hanno osservato, giorno per giorno, le abitudini alimentari, i cambiamenti e le “ curiose” caratteristiche di questi animali. Una volta completato l’accrescimento, il bruco ha smesso di nutrirsi e, attaccato ad un rametto, si è trasformato in crisalide. Da quel momento è iniziata la lunga attesa della sua trasformazione in farfalla.Da marzo ad aprile tutte e quattro le crisalidi hanno reso i bambini testimoni di questo fantastico miracolo della natura: sono uscite dal bozzolo le farfalle che, piano piano, si sono asciugate le ali per poi prendere il volo in giardino, accompagnate dagli sguardi e dall’emozione di tutti i bambini. Farfalla in spagnolo è chiamata mariposa, in polacco motyl in rumeno fluture, in inglese butterfly. Questi sono stati i nomi che i bambini hanno voluto dare alle farfalle nate a scuola e liberate in giardino e il loro volo verso la libertà è stato seguito dagli occhi stupefatti di tutti noi.L’interesse per la lunga trasformazione del nostro bruco in farfalla ha reso i bambini attenti e rispettosi di tutto quel minuscolo mondo animale che ci vive intorno. Un famoso vecchio film, Microcosmo27, che racconta attraverso le immagini reali la vita nascosta all’interno di un prato, li ha molto affascinati, risvegliando la loro curiosità e il loro amore per piccoli animali del prato.Anche il nostro giardino a primavera è ricco di fiori selvatici e di tanti piccoli animali, farfalle, coccinelle, formiche, millepiedi e lumache. Con le belle giornate infatti i bambini spesso hanno richiesto la lente di ingrandimento per osservare meglio le corna delle lumache, il corpo degli insetti che prima hanno catturato e poi, immancabilmente rilasciato.

27 Film di Marie Perennou, Claude Nuridsany. Documentario, durata 76 min. – USA 1996. MYMONETRO Microcosmos – Il popolo dell’erba.

50

Considerando il grande l’interesse per il modo animale, le uscite dei bambini della scuola dell’infanzia, sono state effettuate al Parco dell’Uccellina alla ricerca della valle delle farfalle e di tutto il mondo animale che vive nei boschi.Dalle farfalle l’interesse si è così spostato su tutti gli animali che fanno parte di quella catena alimentare che le guardie del parco ci hanno ben illustrato e che ci hanno fornito gli input per numerose attività di rielaborazione grafica che hanno ampliato le conoscenze scientifiche dei bambini.Una ulteriore esperienza è stata realizzata con il gruppo dei bambini più grandi che passeranno alla scuola elementare, attraverso una uscita di due giorni con il pernottamento presso un casale del WWF a Giannella28.I prati, la laguna, il bosco di Patanella, tutti ambienti incontaminati e protetti, sono l’habitat di numerose specie di insetti, di farfalle, di uccelli spesso difficili da vedere. E’ stata grande l’emozione dei bambini quando proprio nel Giardino delle Farfalle, vicino al Casale che ci ha ospitato, abbiamo visto volare su una pianta di finocchio la “nostra farfalla macaone”.Un altro momento entusiasmante è stato vissuto durante la passeggiata notturna alla scoperta delle lucciole, un incontro unico con questi piccoli insetti, amici delle farfalle, che volando con la loro luce intermittente, si sono posate sulle mani e sul corpo dei bambini provocando sorpresa, stupore ed emozione.I tempi della storia con i ritmi di giorno/notte; luna/sole; mattina/sera e le successioni temporali prima, ora, dopo e quindi la settimana e la sua simbolizzazione, hanno permesso di approfondire i concetti qualitativi (piccolo, grande, corto, lungo, affamato, sazio) e quantitativi (poco, tanto, troppo, più, meno).I giorni della settimana sono stati poi riprodotti in un orologio che ha sul quadrante un giorno contraddistinto da un colore diverso e da una frase in rima cercata insieme ai bambini e che ricorda le avventure del bruco. Per i più grandi è stato più facile memorizzare in sequenza i giorni della settimana,

28 Oasi nella Laguna di Orbetello gestita da WWF Oasi s.unip.a.rl. L’oasi comprende tre itinerari di cui uno è un piccolo sentiero natura presso il Casal Giannella dove è possibile visitare la mostra sulle zone umide e il giardino delle farfalle.

51

mentre i più piccoli hanno consolidato la conoscenza del colore.I bambini più grandi hanno poi “costruito“ con tecniche, linguaggi diversi e personali, il libro del Piccolo bruco maisazio in 3D trasformandosi così da fruitori passivi ad autori ed editori, rendendosi protagonisti della loro formazione.Abbiamo verificato il nostro lavoro con conversazioni semplici ed uguali per tutti ponendo domande chiuse (vero-falso) ed ai più grandi è stato chiesto altresì di completare sequenze e di effettuare la scelta giusta tra le diverse presentate. In alcune occasioni sono state predisposte delle apposite griglie. La valutazione del progetto è stata effettuata con gli elaborati dei bambini, con la loro partecipazione alle conversazioni e con la verbalizzazione della storia in sequenza supportata dalle immagini.

52

Articolo 3: Con il camaleonte e il gallo…cittadini del mondo.

Stefania Amarugi e Roberta Sassetti *Insegnanti della scuola dell’infanzia comunale “ Le margherite”

Il progetto sulla cittadinanza e sulla Costituzione che quest’anno ha visto impegnata la nostra scuola, è scaturito dall’idea che ci ha subito affascinate di affrontare tematiche che sono fondamentali per il nostro vivere civile, già in questa precoce fascia di età. Del resto, come dice Anna Sarfatti29 citando Gherardo Colombo « si diventa cittadini quando si nasce perché per essere cittadini bisogna essere persone ». Alla base della buona cittadinanza c’è la capacità di stare in relazione con gli altri, con l’ambiente, di avere cura di chiunque.Al di là del tema specifico, abbiamo sentito che finalmente poteva essere messo l’accento su ciò che siamo noi e ciò che sono gli altri. Ci siamo rese conto che potevamo fare un bellissimo lavoro per far sentire i bambini cittadini del mondo, soggetti di diritti che vanno difesi e che non è mai troppo presto per parlare di valori universali. Lavorare sulla propria identità per rispettare l’identità altrui, è qualcosa su cui occorre agire precocemente per incoraggiare nella singola persona, una cultura dei diritti per una cittadinanza attiva. Nello scegliere questo itinerario progettuale abbiamo voluto appunto aiutare i bambini a costruirsi una mentalità accogliente che ha alla base la modalità dell’ascolto e dell’attenzione nei confronti di ciascuno.L’introduzione all’intero percorso è stata la storia di Babar e Babbo Natale 30 che ha sollevato da subito il concetto dell’esistenza del mondo nel quale esistono luoghi e popoli diversi e lontani che possono essere raggiunti.Hanno realizzato il progetto con le insegnanti Donatella Moroni, Laura Falciani, Carla Bottinelli, Patrizia Cerrato, Lucia Brugiati e Carmen Furci.

29 A. Sarfatti, Cittadinanza e Costituzione in «Bambini», n. 5 (2010), pp.17-20.30 J.de Brunhoff, Babar e Babbo Natale, Modern Publishing House, 2011.

53

Dopo varie modalità di lettura e ri-lettura, con i bambini grandi sono state individuate e disegnate a lapis dodici sequenze, considerate le più rappresentative della storia. Il foglio è stato fotocopiato in A3, permettendo così un lavoro di coloritura e successivamente di pittura e di incollaggio, in cui ad ogni bambino grande è stato affiancato un compagno facente parte del gruppo dei medi o dei piccoli. Questa attività di coppia, oltre al risultato di una condivisione di intenti, di materiali e utilizzo funzionale e pratico dello spazio/foglio, ha avuto anche una grande rilevanza socio-affettiva fatta di complicità ed intesa.Nella successiva fase di esperienza, i bambini hanno in primo luogo ordinato la storia. Ciascuno ha individuato l’immagine, contato e posizionato la stessa al posto giusto.I bambini durante l’attività hanno espresso battute in riferimento all’immagine presa in considerazione, in un dialogo diretto o indiretto. Le stesse battute sono state prese come spunto per creare dei fumetti sui quali è stata proposta successivamente un’ulteriore attività: incastro di fumetti. Tutti hanno mostrato la capacità di effettuare corrispondenze lingua-immagine ed anche in questo caso le sequenze sono state sistematizzate.La fase conclusiva dell’esperienza ha visto ciascun bambino protagonista del racconto. Alcuni hanno riportato perfettamente frasi ascoltate, altri hanno articolato il racconto ricercando termini coerenti con la storia ma differenti dal testo. Le battute di dialogo sono state messe in evidenza. Da sottolineare l’intonazione e la modulazione della voce di cui ciascuno bambino si è servito per esplicitare, durante la narrazione personale, le cadenze che fanno presupporre interrogativi ed esclamativi.Per concludere abbiamo rivolto al gruppo alcune domande, finalizzate alla ricerca dei significati. E’ stata un’occasione per dare senso alla parola donare e per affrontare l’argomento mondo, che implica la consapevolezza che esiste un altrove.Che cosa significa donare?«Donare è dare i regali. I bambini che non hanno niente non hanno i libri. Noi si portano i libri ai bambini che hanno avuto il terremoto e l’acquazzone».Che cosa è il mondo?

54

«E’ una pallona grossa di terra: è il mondo! E’ dove viviamo noi. E’ dove ci sono tante persone diverse. Nel mondo ci sono posti diversi: vicini e lontani».Si può raggiungere il mondo?«Sì, con gli oggetti e una chiamata. Si può mettere dentro una busta e lo spedisco a Babbo Natale con la posta. E il postino la porta! Si manda a Roberta Sassi! Si raggiunge con l’aereo, con il treno, con la macchina e anche con il pullman… e con la Toremar!La festa di Natale, organizzata in piazza Dante con i genitori, durante la quale i bambini hanno consegnato ad un rappresentante UNICEF un proprio libro destinato ai bambini dell’Aquila e di Vicenza, è stata la conclusione di tutto il lavoro svolto, un modo per mettere in pratica gli argomenti affrontati.Continuando il percorso del nostro progetto di esperienza, abbiamo incontrato il primo dei due testi di Eric Carle31 che ne hanno rappresentato lo sfondo narrativo: Il Camaleonte variopinto.Il protagonista della storia desidera trasformarsi, almeno in parte, in vari animali visti ad uno zoo. Le metamorfosi da lui volute passeranno anche attraverso dieci colori che caratterizzeranno i relativi animali (rosso/la coda della volpe, bianco/l’orso polare, ecc.). Tutto ciò lo porterà a perdere la propria “identità” al punto tale da non potersi più nutrire. Il finale del racconto è il ritorno del camaleonte alla propria identità.La storia è stata raccontata, compresa, elaborata e valutata anche attraverso la drammatizzazione, al fine di interiorizzare uno dei fondamentali valori costituzionali: ogni cittadino è persona, ogni persona è diversa ed uguale.Si è poi costruita una grande scacchiera di cartoncini bristol su 10 colori indicati dal racconto corrispondenti alle trasformazioni del camaleonte nei vari animali. Ognuno l’ha percorsa rispettando la cronologia della storia ed imitando di volta in volta, colore per colore, il rispettivo animale. Tutte le trasformazioni sono state realizzate in modo differenziato: i bambini grandi hanno disegnato su fogli d’acetato con gli uniposca le trasformazioni aggiungendo pagina dopo pagina gli elementi mancanti, mentre i piccoli ed i medi hanno 31 E. Carle, Il camaleonte variopinto, Mondadori, 1989

55

incollato di volta in volta gli elementi delle trasformazioni (le corna del cervo, le pinne del pesce, ecc… ).Alla costruzione dell’articolo si è arrivati attraverso varie fasi di brainstorming che hanno portato a riflessioni condivise: la storia ci insegna a rimanere come siamo…che non possiamo essere tutti uguali… che se poi vogliamo essere gli altri, non possiamo…se siamo tutti uguali non ci si può riconoscere…ognuno deve rimanere se stesso.Abbiamo quindi proposto ai bambini di costituire un articolo comune. Ognuno ha scelto la frase che rispettava maggiormente la propria idea di uguaglianza e differenza e la risultante è stata: ognuno è uguale e diverso.L’uscita al Parco della Finoria di Gavorrano32 ci ha permesso di organizzare una specie di caccia al tesoro per cercare le tracce del camaleonte: l’attività di ricerca è stata condivisa dal gruppo.A questo punto ciascun bambino ha avuto l’opportunità di sistemare le tracce sul camaleonte, trasferendo in grande, competenze acquisite in piccolo formato durante attività precedentemente svolte.Questa attività all’aperto è servita a suggellare in modo ludico l’acquisizione dell’articolo 3 che è stato il fulcro del nostro progetto. Dal concetto di identità siamo passati alla costruzione del concetto di cittadinanza.Ogni bambino si è disegnato guardandosi in uno specchio, senza però creare una riproduzione legata ad un’immagine unicamente reale. Attraverso il segno grafico ciascun bambino ha raccontato come si pensa, e già in questa prima fase propedeutica a tutto il lavoro successivo, sono stati rilevati molti dati interessanti, in cui in alcuni casi c’era una forte consapevolezza del reale, mentre in altri casi il desiderio di apparire diversi da come si è.Poi è arrivato il momento della foto, che abbiamo scattato davanti alla parete esterna della scuola in quanto forte simbolo di appartenenza, che sono state particolarmente efficaci per la loro espressività. Con in mano il proprio ritratto (come mi penso) e la propria foto (come sono) i bambini sono stati invitati a descriversi e a raccontarsi individualmente in maniera oggettiva, 32 Laboratorio di Educazione Ambientale LA FINORIA situato all’interno del Parco Minerario Naturalistico di Gavorrano, provincia di Grosseto.

56

valutando la propria fisicità, ma anche esplicitando preferenze, gusti personali e proprie aspettative. Come sempre, quando andiamo ad interpellare i bambini, noi insegnanti viviamo momenti di forte intensità: le risposte, talvolta spassose o inaspettate, e comunque sempre profonde, pur nella loro semplicità, non finiscono mai di stupirci.I bambini si sono così descritti dal punto di vista fisico: «Ho i capelli castani, gli occhi castani. In questa immagine mi vedo vivace… sono vivace! Sono un bimbo allegro anche se in questo momento sono triste perché mi hanno fatto un livido».«Gli occhi ce l’ho … mi sa marroni, i capelli biondi; sono gialli, però si dice biondi…»«Sono un bambino di tre anni. I capelli sono grigi e riccioli. gli occhi sono neri e bianchi».«Mi vesto sempre o con i pantaloni o con la gonna. A me però mi piace di più con la gonna, perché se faccio il giro poi mi va in aria».Hanno descritto anche il loro modo di essere e le proprie abitudini:«Qui sorrido, perché sono una bambina felice e sono chiacchierona».«Chiacchiero molto con tutti, specialmente con la mia mamma: con lei non sto un attimo zitto! Babbo non c’è mai!»«A casa chiacchiero col mio fratello, ma lui mi fa arrabbiare più di me. Anche quando non gli faccio niente lui mi picchia: forse perché è nato buono e è cresciuto cattivo, mentre io sono nato buono e sono cresciuto un po’ buono e un po’ cattivo».«Mi piace guardare la televisione: “Striscia la notizia”, anzi… no, quella piace a babbo e mamma, anzi a loro più di tutti TG la 7, quello con Berlusconi ».«I miei amici preferiti sono i due Tommasi e Ludovico Mori, perché oggi quando sono arrivato mi ha abbracciato subito».Ed alla fine dell’intervista hanno provato a tracciare il proprio futuro:«Io non mi sposerò, perché Filippo si sposerà con Noemi e anche Gioele si sposerà con Noemi, sicché non so con chi sposarmi, sicché se mi sposo bene, sennò bene lo stesso. Però mi piacerebbe avere dei bambini, uno solo, perché

57

almeno lo controllo, sennò se ce n’ho tanti vanno in giro. Da grande farò quattro lavori: l’architetto, la parrucchiera, la veterinaria e la dottoressa».«Da grande mi sposerò e avrò tre figli, perché l’ha fatti anche la mi’ mamma tre! Di lavoro mi piacerà o fare il calciatore o l’idraulico. L’avvocato come babbo, no, perché non voglio discutere, ma neanche il maestro come mamma, perché devi parlare ad alta voce».«Mi sposerò e mi piacerebbe avere cinque bambini. Così tanti perché quando uno ha sonno lo metto a letto, e poi tocca a quell’altro, uno alla volta per uno così non piangono. Mi sa che sarò una brava mamma».«Di lavoro farò che lavoro sull’elicottero, come il mio babbo; quando sarò grande inviterò babbo al mio lavoro e gli farò vedere il mio elicottero rosso».La terza fase è avvenuta in situazione di circle time in cui c’è stata una piena condivisione nell’ascoltare insieme le descrizioni che venivano lette una per volta ed in cui ciascuno poteva ritrovare emozioni riconoscendosi in quelle degli altri. Anche questa è stata una situazione carica di un forte valore simbolico, poiché rappresentava la capacità di ascolto dell’altro, non solo con l’udito.Nessun bambino si è opposto alla richiesta di rendere noti e di condividere con gli altri i propri pensieri, anche se le reazioni dei pari durante la lettura sono state molto diverse: c’era chi era un po’ intimidito e chi si mostrava molto orgoglioso di “uscire allo scoperto”. Comunque tutti hanno convenuto che è stato bello ascoltare il proprio racconto e quello degli altri.Per iniziare a costruire il concetto di cittadinanza abbiamo creato per ciascuno “la carta d’identità”, cercando di fare in modo che fosse il più possibile fedele a quella vera. Ed ancora una volta, in situazione di circle time, i bambini hanno avuto modo di esaminarle esprimendo conoscenze ed ipotesi sulle varie voci al loro interno:«Carta d’identità vuol dire che abbiamo la nostra identità,… spiega come siamo noi,… dentro c’è scritto la persona che c’è… cittadinanza vuol dire che siamo cittadini italiani, che facciamo parte della città,… la cittadinanza è uno stato: l’Italia,... io sono cittadino all’italiana, parlo la lingua italiana… residenza è dove si vive, . . . c’è la via e il

58

numero… firma del titolare vuol dire che ci va messo il nostro nome…c’è il nome, il soprannome, la misura,… dentro c’è la nostra foto che abbiamo fatto davanti alla scuola… ci mettiamo queste cose, perché sennò non ci possiamo riconoscere… documento è qualcosa che siamo noi dentro a un foglietto… andremo dal sindaco che è quel signore che accende le luci della strada, che comanda la città». Le nostre carte d’identità a questo punto dovevano diventare “vere” e perché questo avvenisse concretamente siamo andati dal sindaco che dopo averle firmate e bollate ha così ufficializzato l’articolo 22 sulla cittadinanza: nessuno può essere privato… della cittadinanza. Successivamente abbiamo chiesto ai bambini di esprimersi sull’argomento:«Cittadinanza vuol dire che siamo in questa città».«Perché siamo andati dal sindaco e ci ha firmato la carta d’identità: in questo modo siamo diventati cittadini».«Sì, ha messo il timbro e poi Emilio33: il suo nome con gli altri nomi».«Perché quando vai in aereo devi avere la carta d’identità, perché senza la firma del sindaco non si può andare né in aereo né in treno: la carta d’identità ti può servire».Ecco dunque arrivato il momento dell’utilizzo della carta d’identità.Per mettere in atto l’articolo 16 della Costituzione: Ogni cittadino può circolare e soggiornare liberamente in qualsiasi parte del territorio nazionale…, abbiamo pensato e quindi effettuato un’uscita che in qualche modo decodificasse questo articolo per fare capire ai bambini che adesso, in possesso della cittadinanza così come documentato dalla nostra carta ufficializzata dal sindaco, con essa ci possiamo spostare.Il “viaggio”, nella fattispecie, è stato andare a Montepescali, dove ci attendeva un’altra figura istituzionale, il presidente della circoscrizione, che, come ulteriore suggello di ufficialità, ha fatto apporre l’impronta del dito sul documento.A questo punto abbiamo riflettuto, tutti insieme, sul significato di quest’ultima vicenda:

33 E. Bonifazi, Sindaco della città di Grosseto.

59

«Siamo andati a Montepescali, perché dopo che siamo diventati cittadini dal sindaco, ora possiamo andare in tutti i posti ».«Ora é più valida, perché quella signora, la presidente della “circostanza”, ci ha fatto mettere l’impronta del dito e così si riconosce dai tondi che abbiamo nel dito, perché ognuno ha dei cerchi diversi». «Quella signora era la collega del sindaco che fa quello che il sindaco non fa,… cioè il sindaco lo fa a Grosseto e lei a Montepescali». «Ora possiamo andare nei posti, possiamo entrare nei posti, perché siamo cittadini: possiamo andare in Italia, a Genova, in tutto il mondo!»«Poi abbiamo fatto un cerchio e abbiamo cantato l’inno d’Italia, che non è come le altre canzoni, ma è quella della bandiera». Ed ecco che abbiamo ripreso il nostro viaggio per il mondo.Dopo il camaleonte variopinto che ha fatto un suo percorso per ritrovare la propria identità, lo sfondo narrativo-semantico si è arricchito, a questo punto, di una nuova storia di Eric Carle34, Il Gallo giramondo.Il racconto ha facilitato un viaggio verso l’altro, con altri diversi da sé, che ricercano un linguaggio comune e relazionano tra di loro condividendo lo scopo dell’esperienza, proprio come i bambini.Per quanto riguarda la verifica della comprensione del testo, abbiamo proposto in primo luogo il gioco dell’oca. Le foto di ogni pagina del libro, alternate da indicazioni simboliche che suggerivano percorsi alternativi (avanti/indietro/fermo un giro), sono servite per costituire il gioco.Sei bambini per volta hanno partecipato all’attività. La legenda è stata subito compresa da tutti. Il gruppo ha considerato le immagini in riferimento alla storia, ha decodificato i simboli e sono state subito evidenziate le due immagini in più (il mondo e le case). Alcuni hanno contato i pallini sul dado, altri hanno stabilito la quantità a colpo d’occhio. Salvo poche eccezioni, tutti sono entrati fisicamente nel gioco. Molti sono rimasti all’interno, alcuni sono usciti dopo aver lasciato nella casella raggiunta il pedone che li rappresentava, alternando così, mossa dopo 34 E. Carle, Il gallo giramondo, Mondadori, 1989

60

mossa, la presenza fisica e quella virtuale rappresentata dal simbolo. Alcuni hanno preso il posto del pedone, altri ancora si sono posizionati al lato dell’immagine. A questo punto, il bambino, nel gruppo, ha valutato l’immagine ed esplicitato il racconto della stessa in riferimento alla storia.Una seconda verifica sulla comprensione del testo, ha previsto l’utilizzo del computer. In questo caso ogni bambino individualmente ha fatto il suo gioco. Nello schermo sono state presentate due immagini. L’insegnante dava lettura del quesito e solo cliccando sull’immagine esatta il gioco poteva proseguire.La modalità di questo gioco è stata tale da consentire una veloce riproposizione della storia che è servita appunto a raggiungerne l’esito positivo della comprensione del testo con i suoi vari passaggi.Ciascun bambino poi è riuscito a raccontare un passo della storia con la propria rappresentazione pittorica. L’elaborato prodotto rispetto alla sequenza scelta da ognuno, ha potuto sollecitare in ciascuno riflessioni personali in rapporto alla causalità temporale (prima/dopo).Siamo andati ancora una volta alla ricerca dei significati della storia:«Il gallo era rimasto solo. Per viaggiare bisogna preparare, pensare alla benzina, al gasolio, alle valigie, al mangiare, all’albergo, comprare i biglietti, avere la carta d’identità… sì, e devi sentire se c’è posto. Se viaggio per il mondo mi devo organizzare e il gallo non si era organizzato».Concludendo: Se non c’è organizzazione non si può andare da nessuna parte. C’è un caos e non si può fare niente.Dopo aver ragionato insieme sul testo siamo passati al contesto, proponendo ulteriori confronti sui significati reimpiegabili nella realtà, cercando di sollecitare il confronto sul significato di gruppo, l’importanza del senso di appartenenza al gruppo e le rappresentazioni mentali del concetto gruppo.L’oggetto di riflessione si è incentrato poi sulla parola/significato di organizzazione-cooperazione, che ha ricondotto i bambini e il bambino alla condizione che sta vivendo.

61

Ripartendo dalle ultime considerazioni sul testo, abbiamo rivolto domande riferite all’argomento principale di discussione:Chi siamo noi? «Cittadini… umani… abitanti… persone… bambini… maschi e femmine».Che cosa siamo insieme? «Una squadra… un insieme di amici… un gruppo».Quando siamo pochi? «Siamo pochi quando uno è malato e siamo tanti quando uno non siamo malati… nella storia del gallo quando erano tutti erano un gruppo…»Quando siamo tanti? «Quando ci sentiamo bene… quando siamo tutti insieme… quando siamo un gruppo… quando siamo la scuola delle margherite siamo tanti, quando siamo tulipani o girasoli o papaveri siamo di meno. siamo uguali e diversi come bambini, ma uguali come numero… »Che cosa dobbiamo fare per far funzionare le cose? «Ci dobbiamo organizzare… prepararsi… le cose funzionano quando ci mettiamo d’accordo… ci dobbiamo dare delle regole… funziona se siamo un gruppo e se ci organizziamo».Le considerazioni conclusive che sono emerse sono andate a costituire un nuovo articolo, articolo 18 della Costituzione: Se non c’è organizzazione non può funzionare.La nostalgia che prova il gallo e che lo fa tornare sui propri passi, ha introdotto l’argomento casa che ha permesso a ciascun bambino di parlare della propria casa come luogo di appartenenza/riferimento, ma anche come spazi e posizioni di oggetti e ambienti, dove succede cosa. «La casa è una casa e ci sono tante cose… è un posto bello, è un riparo… è una cosa che ti protegge… è una cosa che appartiene a noi… è un rifugio… mi mancherebbe la mia casa, perché non ci sarebbero le cose mie… è anche il posto dove sei nato».Parlare del proprio domicilio come luogo e residenza, ha permesso ai bambini di rafforzare le convinzioni e tutte quelle considerazioni che sono state oggetto di riflessione e confronto e che hanno valorizzato la carta d’identità.In tempi successivi ciascuno bambino ha rappresentato e ricostruito la propria abitazione.Per molti mettere su carta quanto esplicitato ha significato progettare e realizzare una vera planimetria della casa con

62

un’attenta precisione topologica e un’accurata sistemazione degli arredi.Attraverso la costruzione di ipotesi, i bambini hanno avuto la possibilità di elaborare un nuovo articolo, l’articolo 14.Alla domanda:Ognuno di voi ha una casa? Ciascuno ha confermato di avere un’abitazione, una propria casa. Qual è la cosa giusta allora? I bambini hanno risposto: «che ognuno viva nella propria casa… bambini poveri non hanno la casa e allora la cosa giusta è che tutti devono avere una casa». Tutte considerazioni che hanno facilitato la costruzione del codice: Tutti devono avere la propria casa.Attraverso un sillogismo abbiamo poi offerto la possibilità ai bambini di contestualizzare la casa nel mondo e di determinare la loro appartenenza al mondo.Dov’è la vostra casa? in quale città? Tutti hanno confermato che Grosseto è la città dove si trova la loro casa. La vostra città dove si trova? «In Italia!» E l’Italia dove si trova? «Nel mondo! »Se la vostra casa è a Grosseto e Grosseto è in Italia e l’Italia è nel mondo, dove si trova la vostra casa? «La nostra casa è nel mondo!!!»Tutto il lavoro svolto ha poi riportato all’obiettivo principale del progetto: Io sono cittadino del mondo. Ciascun bambino ha rappresentato concretamente e secondo la propria personale interpretazione mentale.Dopo aver concluso il lavoro sui testi di Eric Carle era arrivato il momento di creare una sintesi tra le due storie per concludere in maniera creativa.I bambini hanno ricercato una conclusione dopo aver avuto un input iniziale da noi insegnanti, che è stato quello di proporre un incontro tra i due protagonisti, il Camaleonte e il Gallo. Durante l’invenzione e l’elaborazione della storia, i bambini hanno sottolineato i concetti fondamentali costruiti ed appresi durante il percorso. E con l’attività di sperimentazione, le storie sono diventate musica ed hanno costituito il tema della nostra festa di fine anno.

La Costituzione delle “Margherite”

63

La nostra Costituzione è stata composta nel tempo da articoli reali che i bambini hanno avuto modo di pensare, rielaborare, facendoli propri, ma anche arricchita da altri articoli scaturiti dalle loro giovani menti.Consentire ai bambini di esprimere le loro idee su temi così importanti è stato un invito a riflettere, a guardarsi attorno, a dichiarare la nostra disponibilità di adulti a ragionarne insieme.Abbiamo ragionato sulla differenza tra diritti e doveri: Ho il diritto di giocare e il dovere di rispettare le regole. Dovere è che si deve mettere a posto dopo aver giocato. La prima regola è il rispetto e di essere rispettato. Il diritto di divertirsi, il diritto di avere acqua, giochi, vestiti…E siamo arrivati alla conclusione che: Sì, è bene scrivere le regole, perché almeno si capisce tutti.Durante una discussione generale i bambini, suddivisi per fasce di età, si sono espressi attraverso il voto su quella che ritengano sia la regola più importante e il risultato è stato:per i piccoli l’articolo 1:

- Ogni bambino deve avere la sua mammaper i medi l’articolo 2:

- Tutti i bambini devono mangiare per essere felicied infine per i grandi l’articolo 4:

- Bisogna rispettare il mondo-

Infine l’ultimo contesto di esperienza sul quale abbiamo lavorato è stato quello che ha preso in esame gli articoli 15 e 21 della Costituzione e cioè rispettivamente, quello sulla segretezza della corrispondenza e quello sulla libertà di espressione.I bambini hanno condiviso riflessioni su quale sia il modo per mettersi in contatto, per comunicare:«Il mondo si può raggiungere con l’aereo, con la barca, con il treno, ma anche con la lettera». «Si può raggiungere con il telefono, con il fax, col telefonino, si manda un messaggio, si comunica anche con il computer: si chiamano mail … e con le lettere».Dopo ci sono state considerazioni sulle modalità per creare questa comunicazione:«La lettera si spedisce: si mette in una specie di secchio … si chiama cassetta delle lettere, il postino la prende e la

64

spedisce dove deve andare … si prende un foglio, poi ci si scrive, poi si piega e poi si mette in una busta: il foglio è il contenuto e la busta è il contenitore … le lettere possono arrivare da vicino e da lontano… ci vogliono tre giorni se viene da lontano: lo sai che a me mi hanno scritto dalla Croazia?... E noi abbiamo mandato i libri ai bambini dell’Aquila e di Vicenza e loro ci hanno risposto… c’era scritto davanti l’indirizzo, la scuola di via Giordano, c’era scritto “Le Margherite” e dietro c’è il nome di chi la manda… sì, ci va scritto il nome, il soprannome e l’indirizzo… e poi ci si mette il francobollo e poi ci mettono il timbro».E infine i bambini si sono interrogati sul perché della corrispondenza:«Con la lettera ci si può esprimere meglio… sì, e contiene tanta roba, ci possiamo mettere i sentimenti… si possono scrivere cose belle e cose brutte e, quando due fidanzati si lasciano, anche cose cattive… babbo e mamma ricevono la posta, ma non sono solo le lettere, tipo per far sapere le cose, ma anche quello da pagare… anche a me mi hanno scritto i miei nonni… e io scrivo alla mia sorellina in Africa».E’ stato così deciso di scrivere una lettera e di inviarla ai bambini di tutto il mondo. L’incipit è stato trovato da una bambina dei piccoli che ha esordito così: Buongiorno, cari bambini!E ancora una volta le loro riflessioni condivise hanno reso possibile la costruzione del codice:«Abbiamo scritto ai bambini di tutto il mondo… è nella busta perché sennò si scarta da sola e poi tutti la scoprono… invece è un segreto (art. 15) e la devono leggere solo quelli che gli è arrivata la lettera… sì, sennò la scopre il postino… ci abbiamo messo dentro le nostre parole, i nostri pensieri… e anche i nostri sentimenti (art. 21)».Per inviare il nostro messaggio al mondo abbiamo programmato un’uscita a Marina di Grosseto. Palloncini colorati di bianco, rosso e verde per far volare il messaggio fino al cielo. Fili e bottiglie di vetro per arrivare al mondo attraverso il mare. Tutti hanno dimostrato partecipazione finalizzata e tanta emozione. Il contenuto dei nostri messaggi non è stato altro che la sintesi di tutti gli articoli della Costituzione delle Margherite con dentro un mondo fatto di valori e di principi.

65

La nostra sensibilità professionale ci ha fatto notare delle tracce di cambiamento negli atteggiamenti dei bambini; la nostra scuola in questi mesi è stata un laboratorio permanente per l’acquisizione della consapevolezza della propria cittadinanza. “Articolo 3: io accetto te, tu accetta me!”Come diceva don Milani è fondamentale non preoccuparsi di cosa fare per fare scuola, ma di come bisogna essere per fare scuola».E vogliamo concludere con un’altra citazione di Anna Sarfatti35, che riprende un pensiero di Pietro Calamandrei sulla scuola, parole che sembrano essere state scritte oggi, ma che invece risalgono a sessant’anni fa:«Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà… e che la scuola sia una scuola del carattere, formatrice di coscienze, formatrice di persone oneste e leali».

Il bosco tra realtà e fantasia

Rossella Florio, Neda Seravalle e Loriana Bracalari* Insegnanti della scuola dell’infanzia comunale “ Arcobaleno”

Quest'anno l'attenzione è stata rivolta al bosco, luogo dell'immaginario infantile per eccellenza, contesto ideale per un percorso didattico che fonda in sé innumerevoli vie di conoscenza per i bambini.Il progetto infatti ha offerto ai bambini la possibilità di osservare e comprendere l'ambiente del bosco e di esplorarlo con i cinque sensi, ricercando profumi, suoni e rumori; di imparare a riconoscere flora e fauna, di scoprire la 35 A. Sarfatti, Cittadinanza e Costituzione in «Bambini», n. 5 (2010), pp.17-20.

66

bellezza delle diversità, confrontando le innumerevoli mutazioni.Siamo partiti dalla lettura della storia di Cappuccetto Rosso Charles Perrault36, illustrata da Eric Battut. Il libro ci viene presentato da un personaggio fantastico, Petti Giallo, un uccellino di peluche, soprannominato così dai bambini per il suo piumaggio color canarino, che una mattina bussa alla finestra della nostra scuola, portando nel becco un pacchetto regalo. Con curiosità ed entusiasmo lo scartano e scoprono il contenuto.La storia viene letta ad alta voce soffermandoci sulle immagini alquanto particolari per ciò che riguarda il tratto e il colore. I bambini hanno ascoltato ed osservato le figure molto attentamente, in quanto la storia, anche se conosciuta, si è rivelata diversa per le illustrazioni, dove prevalgono il rosso per le sue gradazioni e il nero che gli fa da contrasto.Affascinati dai disegni di Battut, i bambini, desiderosi di rivivere le stesse emozioni dei personaggi, decidono di costruire un libro, rielaborando con tecniche diverse le sequenze più significative della storia. Sono state coinvolte le insegnanti di inglese, ludo-motoria e musica, in una conduzione interdisciplinare che ha reso lo svolgimento del progetto più interessante e articolato.

Hanno realizzato il progetto con le insegnanti Elisabetta Parenti, Loriana Bernabini e Maria Luisa Nucci.La copertina viene riprodotta fedelmente, rispettando le proporzioni con i colori acrilici, che permettono a Federica, una bimba molto precisa, di sfumare le tonalità calde del giallo e del rosso su uno sfondo arancio. In alto spicca un filare di sette alberi neri e di bianco, oltre alla piccola luna, ci sono le oche che Cappuccetto rosso sembra ammaestrare con la sua bacchetta. I bambini le contano, sono cinque.Imparano alcune canzoncine e filastrocche in inglese e colorano le schede ad esse abbinate.Da 1 a 10, realizziamo su cartoncino dei grossi numeri e, con l'aggiunta di particolari significativi, li trasformiamo in personaggi presenti nella storia (n°1 il lupo, n°2 l'oca ecc.).36 P.Charles, E,Battut, Cappuccetto Rosso, Bohem Press Halia, 2002

67

Per presentare i personaggi realizziamo la carta d'identità di Cappuccetto rosso e del lupo, coloriamo la foto-tessera e con una breve intervista, ogni bambino immagina l'età, la casa, i giochi e le paure dei due personaggi. I bambini commentano: «Cappuccetto Rosso abita in via “Montezemolo”, in una casa triangolare con il tetto quadrato, tutta di colore rosso, di amici ne ha 50.000, tutti quelli del mondo... ed ha paura del lupo, del bosco nero e di un mostro “Viola Rovoncello». «Il nome del lupo è semplicemente “LUPO”; è grande, ha sei anni, la sua casa è quella della nonna, il suo amico è il cinghiale e la cosa di cui ha paura sono i suoi stessi occhi gialli!!!»Successivamente il lupo viene dipinto dai bambini ad acquerello mentre Cappuccetto rosso è realizzato con un collage misto di stoffa, lana e carta crespa.Prendendo spunto dalle immagini del libro che mostrano il grande tavolo della cucina sul quale la mamma di Cappuccetto ha predisposto tutto l'occorrente per preparare una gustosa merenda per la nonna, mettiamo in rilievo gli elementi e i cibi presenti sul tavolo, colorando una scheda che li riproduce.Inventiamo alcune rime con i loro nomi, e coinvolgiamo i bambini in attività di manipolazione durante le quali hanno impastato farina, acqua e lievito per preparare delle buone focacce da regalare ciascuno alla propria nonna.Durante la ri-lettura di immagini, un altro elemento che ha colpito i bambini sono gli alberi. Già osservando la copertina del libro li notano per il loro colore scuro, lì sulla collina, tutti in fila!Ai bambini chiediamo: «Ma è questo il bosco di Cappuccetto rosso?»Il cipresso in effetti è un albero un po' insolito per rappresentare un bosco, i bambini l'hanno visto più che altro nei viali di campagna e nel nostro giardino. Per stimolare riflessioni portiamo a scuola una piantina in miniatura, che viene osservata e confrontata con le illustrazioni e col vecchio cipresso che abbiamo in giardino. Realizzano poi un collage dell'albero, fatto con foglie e cortecce vere.In un paesaggio che ricorda quello delle colline toscane, sono illustrati da Battut i due percorsi: quello più ampio e circolare dove Cappuccetto rosso si ferma a raccogliere i fiori e quello

68

dove Messer lupo “si diede a correre per la via più breve”. I due itinerari vengono riprodotti nel salone con cerchi, birilli e corde e i bambini, a turno, con i costumi dei due personaggi, partono contemporaneamente nei due circuiti, mentre l'insegnante ne cronometra i tempi per confrontarli.Con un vivace cartellone i bambini del primo anno tamponano con le tempere il prato “fiorito”, mentre i più grandi realizzano il “Gioco dell'oca” composto da tante tesserine raffigurante i personaggi e i soggetti della storia: il mulino a vento, il cestino di Cappuccetto rosso , il lupo, il cipresso ecc...Torniamo poi ad osservare il lupo, personaggio alquanto ambivalente per i bambini, che allo stesso tempo li attrae e li spaventa. Nelle prime immagini del libro, quando fa conoscenza con la bambina, appare piccolo e mansueto, per poi trasformarsi in una figura assai inquietante, quando nella stanza della nonna appare la sua ombra minacciosa. Alla nostra domanda: «Da dove è spuntato? » «Da dietro la porta! Ma i piedi non si vedono» risponde Serena e Francesco osserva : «Ma l'ombra non li ha...sì invece, ma si vedono solo con il sole di notte, no perché quando è buio, tutte le ombre vanno a dormire insieme ai fantasmi. E diventano invisibili». Queste ed altre considerazioni dei bambini ci danno lo spunto per giocare in classe con le ombre cinesi e in giardino con la luce del sole. I bambini hanno osservato le loro ombre proiettate per terra, e alcuni di loro ne hanno delineato i contorni con i gessetti.Un altro elemento messo in rilievo da Battut è un particolare letto a “baldacchino”, che appare infatti in ben cinque sequenze del libro. Nella fase di lettura dialogata i bambini hanno commentato: «Anche la mia nonna ha un letto uguale ma non ha le tende!» «Io nel lettone ci vado tutte le sere a fare le “coccole” e poi la mia mamma mi legge una fiaba». «Io ci posso andare solo quando ho la febbre, io il sabato ci faccio la lotta con il mio babbo».Diversa è stata l'esperienza di Cappuccetto rosso quando s'infila sotto le coperte e sul suo cuscino, invece del volto familiare della nonna, trova la testa del lupo! Il letto non appare un luogo per giocare, ma assume anch'esso un aspetto pauroso anche per le tende “rigonfie” color rosso

69

vivo, che i bambini osservano e poi mettono in evidenza in un gioco realizzato con stoffe imbottite di cotone. Hanno in seguito animato la scena del libro con sagome di cartoncino raffiguranti Cappuccetto rosso e il lupo, che potevano entrare ed uscire dal letto come nelle varie sequenze illustrate.Nell'ultima pagina della storia il lupo “ulula alla luna”, quasi a voler ritrovare la sua natura animalesca. Si erge in cima alla collina in una notte buia, resa da uno sfondo a cera, rischiarata solo da una luna rossa.Il finale scelto di Charles Perrault non sembra coincidere con quello immaginato dai bambini, così abbiamo dato loro l'opportunità di disegnarlo a piacimento.Dalle produzioni grafiche dei bambini è nata un’altra storia che è stata drammatizzata con l'ausilio di un sottofondo musicale che ha riprodotto i suoni e i rumori del bosco, adeguandosi ai ritmi via via sempre più incalzanti della fiaba.Dopo aver curato la parte fantastica abbiamo effettuato le uscite nel territorio. Il contatto diretto con l'ambiente naturale è estremamente motivante per i bambini poiché tramite l'azione esplorativa, sostenuta ed educata, organizzano e continuamente riaggiustano le proprie conoscenze. Portare i bambini nel bosco alla scoperta di mille tesori è quasi magico: scoprire il bosco e conoscerlo in tutti i suoi elementi caratteristici è reale.L'uscita a Tirli, località collinare immersa in aree boschive con piante tipiche della macchia mediterranea, è stata preparata in sezione attraverso alcune domande stimolo:- Che cos'è il bosco?- Quello dei lupi e di Cappuccetto Rosso”.- Dov'è?- Lontano da qui “in montagna”.- Com'è fatto?- È vecchio, è grosso.- Cosa c'è nel bosco?- Le foglie a zigo zago. .Prima c'erano i lupi poi sono andati in letargo. Tanti alberi.Chi abita nel bosco?- Tanti animali, ma c'è anche il lupo.- Perché ci sono tanti alberi?- Perché non ci sono le case” “Perché servono agli animali”

70

Hai paura del bosco? Dal dialogo con i bambini abbiamo rilevato che alcuni di loro non erano mai stati nel “bosco”, altri invece lo avevano visitato più volte e la maggioranza ha dichiarato di non averne paura.L'escursione nella zona di Tirli ha permesso loro di osservare vari tipi di piante del bosco e del sottobosco, alberi sempreverdi e a foglia caduca, foglie variegate e radici di alberi secolari.I bambini come dei veri esploratori muniti di palette, sacchetti e lenti di ingrandimento hanno osservato e poi raccolto, senza distruggerli, numerosi reperti naturali. I più esperti muovendosi in modo sicuro, hanno scoperto alcune tane di animali sia nei tronchi degli alberi che nelle cavità sotterranee.Attraversando il bosco dei lecci siamo giunti ad una piccola costruzione in muratura. «È la casetta di Cappuccetto Rosso» ha detto Giulio. «No, è la casa dei folletti!», ribatte Andrea. In realtà era il tabernacolo di Sant'Anna.Continuando il nostro percorso, per quanto i bambini abbiano cercato, non hanno trovato impronte e tracce di lupo.Siamo andati a cercarle nel parco Naturale della Maremma a Marina di Alberese dove ci aspettavano i guardia-parco, operatori essenziali per l'attività didattico-ambientale con i bambini, che è basata sull'approccio emotivo per mezzo del gioco e delle emozioni allo scopo di renderli partecipi e far loro prendere coscienza dell'importanza della natura per rispettarla, apprezzarla e sentirsene costantemente parte. Durante il percorso hanno fatto scoprire ai bambini le tracce di alcuni animali selvatici: i cinghiali e i daini. Hanno poi spiegato le caratteristiche ambientali facendo vedere loro alberi di olivo, lecci e querce, ma anche catturato l’attenzione dei bambini sui suoni intorno a loro attraverso il gioco del silenzio attraverso il quale hanno potuto sentire la cinciallegra e il picchio verde.Camminando ancora siamo arrivati al bosco di querce dove c’è l’aula didattica. Ci aspettava un bel fuoco acceso con alcuni tavoli e panche sulle quali i bambini si sono seduti per ascoltare i guardia-parco che hanno proposto un gioco con il pannello interattivo relativo alla catena alimentare che coinvolge alcune specie del Parco. Vi erano riprodotti tutti gli

71

animali che vivono in questo ambiente protetto e uno alla volta è stato descritto dettagliatamente: il nome, le caratteristiche fisiche e ciò che mangia per vivere. L’animale grande mangia quello più piccolo, ma tutti si nutrono anche di erba e frutti come il lupo, il cinghiale, la volpe, la lepre, il coniglio, la faina, il serpente, le rane, l’aquila, il falco pescatore, i vermi, gli uccellini.I bambini si sono divertiti a staccare dal pannello tutti gli animali, poi ognuno di loro lo ha riappeso al posto giusto, cioè dentro la pancia dell’animale da cui viene mangiato per sopravvivere.Ritornati ai tavoli, con alcune forme in gesso e la creta, i bambini hanno realizzato le sagome di questi animali appena conosciuti che, poi, hanno incollato su una base di legno di ginepro molto profumato con la quale hanno realizzato la loro medaglia del bosco.L'ambiente del bosco è stato analizzato attraverso l'utilizzo di tutti i sensi: vista, olfatto, udito, tatto, gusto, sviluppando anche il senso estetico, poiché l'uscita al parco ci ha consentito anche di ammirare la bellezza della natura che talvolta può passare inosservata. Giocando a “Il terzo occhio” i bambini hanno camminato nel bosco con piccoli specchi posizionati all'altezza del naso, prendendo visione della parte aerea degli alberi e coscienza della complessità dell'elemento che viene attraversato e che trasmette piacevoli sensazioni.Un'altra esperienza visiva divertente è stata la “Galleria d'arte della Natura”. In questa attività sono stati consegnati ai bambini riquadri neri e cavi tipo passpartout utilizzati per incorniciare piccoli e curiosi aspetti naturali. Nella proposta di gioco “Il cocktail degli odori” i bambini sono stati invitati a raccogliere elementi naturali odorosi come cortecce, alloro, rosmarino ed altre erbe e piante aromatiche, in piccoli contenitori e a denominarli riconoscendoli dai profumi. Ogni bambino ha poi realizzato a scuola il collage dei vasetti contenenti gli elementi profumati e odorosi da loro preferiti.Per quanto riguarda il suono i guardia-parco hanno invitato i bambini a battere insieme due campanelle in ottone facendo loro ascoltare il suono propagarsi nell'aria. Anche un bastone cavo, agitato fortemente in aria, può emettere suoni

72

interessanti e particolari. L'ascolto dei rumori della natura si è indirizzato anche verso il canto degli uccelli, il fruscio degli alberi e il gorgoglio dell'acqua.Con questa esperienza i bambini sono venuti a contatto con vari elementi naturali: alberi, terra, prato, sassi, legni, sperimentandone le molteplici sensazioni tattili come la consistenza, la forma, la temperatura. Hanno effettuato il frottage sulla corteccia degli alberi e in seguito a scuola hanno giocato con la scatola magica dotata di una stretta apertura per introdurre una mano e descrivere senza vederli elementi naturali (tipo foglie, cortecce, legnetti, sassolini, terra, ecc.).La preparazione della colazione all’interno del parco ha esaltato la sinergia di tutti i sensi attraverso la manipolazione e la cottura di pasta lievitata sul braciere per la realizzazione di una piccola focaccia da gustare insieme. Mangiando la loro focaccina i bambini l'hanno associata a quella di Cappuccetto rosso e sono andati quindi a cercare nel bosco le tracce del lupo immaginando di averle trovate.Ritornati a scuola dopo queste uscite particolarmente stimolanti i bambini hanno, prima, raccontato le esperienze fatte nelle conversazioni di gruppo poi le hanno rappresentate in vari elaborati, sia individuali che di gruppo, utilizzando i materiali naturali raccolti e tecniche espressive diverse ma, soprattutto, esprimendo la loro “creatività” e il loro entusiasmo nel “fare”.Durante la rielaborazione delle esperienze questi elementi fantastici hanno stimolato la fantasia dei bambini, permettendo loro di inventare una storia originale dal titolo “Le dodici cappuccette e il lupo”. La storia, suddivisa in sei sequenze, racconta le avventure di dodici cappuccette di colori diversi che vivevano in un grande palazzo e che, partendo in treno dalla città di Roma, si recano allo zoo di Gallorose dove ammirano tanti animali in gabbia tra i quali un lupo. Il lupo viene visto dalla metà delle cappuccette come nemico, mentre l'altra metà lo considera come un animale con il quale si può trattare e stringere un patto di collaborazione e amicizia. Le cappuccette, dopo varie ipotesi, decidono di comune accordo di fidarsi del lupo e attraverso il gioco di chi “ prende il bastone più lungo” liberano l’animale reinserendolo nel bosco, suo habitat naturale. Da quel

73

momento in poi diverrà amico delle cappuccette e passerà con loro i weekend, facendo insieme delle belle grigliate di salsicce e bistecche.La storia è stata rappresentata da ciascun bambino, attraverso sei sequenze spazio-temporali, intervallate dalle relative didascalie.La creatività dei bambini ha coinvolto anche i genitori, i quali hanno realizzato per i loro figli uno spettacolo teatrale, drammatizzando le fiabe classiche di Biancaneve e i sette nani e Cappuccetto rosso.

74

Un gioco a regola d’arte!

Domenico Biadi* Insegnante della scuola dell’infanzia comunale “ Il folletto”

Nel nostro progetto si parla di arte, in tutte le sue manifestazioni espressive. L’arte è cultura, produce cultura: è fare bellezza, definendo la bellezza, come facevano i greci, il bello e il buono che stanno assieme. Quindi ha un’utilità sociale, è un presidio contro l’imbarbarimento, un antidoto alla bruttura in cui viviamo immersi.L’arte è indagine nell’animo, è traguardo di conoscenze e la conoscenza avvicina allo stato di libertà e di intervento sul mondo.L’arte si comprende guardando chi la fa. Il sistema scolastico dovrebbe stimolare, favorire a tutti l’accesso all’arte, la sua fruizione.Enrico Baj37 ha parlato di “status di democrazia dell’immagine” e non dell’immaginario: conservare l’irrazionale, la capacità di stupirsi, avvicinandosi all’arte, ai suoi grandi, dando a tutti il diritto a quest’incontro. Quindi l’arte anche a scuola, che dovrebbe essere in primis un luogo di buon gusto e, perché no, di raffinatezza. L’arte è un linguaggio che si evolve nei tempi e ne contiene lo spirito, è pensiero che si trasforma in qualcosa di oggettivo.L’arte non si insegna, ma si può comunicare questa dimensione complessa del sapere, del conoscere: una dimensione accessibile a chiunque, non soltanto a chi sceglie di dedicare la propria vita all’arte.

Ha realizzato il progetto con l’ insegnante Luciana Mazzetti.

37 E.Baj, Arte e carte. Immagini, percorsi, utopie della cultura contemporanea in : « Il Mezzogiorno Editore », (1991), p. 8.

75

Lentamente, faticosamente sta entrando nell’immaginario collettivo, si allarga il numero delle persone sensibili, diventando meno netti i confini tra l’artista e l’uomo della strada.Gianni Rodari38 diceva: «non perché tutti siano artisti, ma perché nessuno sia schiavo».Nella stesura di questo progetto, seguendo la falsariga di un recente programma televisivo “Vieni via con me”39, illuminante esempio di come la RAI può essere servizio pubblico, abbiamo cercato dei buoni motivi per dire “SI” all’arte e li abbiamo così sintetizzati:

- l’arte è manifestazione della propria interiorità;- il fine ultimo dell’arte è di intensificare, persino, se

necessario, di sviluppare la coscienza morale della gente;

- attraverso le deviazioni dell’arte, possiamo e dobbiamo riscoprire quelle due o tre immagini davanti alle quali il cuore si è aperto per la prima volta;

- arte è cultura ed entrambe fanno parte della nostra dieta mediterranea e quindi, contrariamente a chi afferma l’opposto, si “mangiano”.

Cominciando a scrivere il progetto, ci siamo chiesti: «come vede l’arte un bambino, una bambina?» Ci siamo risposti che, ancora, la vede da un punto di vista privilegiato, di chi non ha, ripetiamo ancora, condizionamenti o pregiudizi di gusto.La visione, la spiegazione, l’interazione e la pratica creativo - laboratoriale sono stati alla base degli interventi attuati con la collaborazione di una un’esperta in attività espressive.Le opere proposte ai bambini hanno offerto stimolazioni multiple, per cui ci sono stati vari livelli di lettura, dal visivo, al tattile, passando per il gioco, la pratica della fantasia, l’interazione con l’oggetto d’arte.Secondo il metodo di Bruno Munari, i bambini e le bambine hanno “giocato con l’arte”, in un percorso scandito da rituali, gesti, parole, per entrare in una dimensione che incanta, comunica, in cui c’è tale e tanta bellezza che stare zitti ad ascoltare non è faticoso. Basti pensare alla nuova immagine 38 G. Rodari, La grammatica della fantasia: Introduzione all’arte di inventare le storie, Piccola Biblioteca Einaudi, 1973.39 Programma televisivo trasmesso dalla RAI, Canale 3, novembre 2010.

76

di museo, ai molti Children’s Museums nel mondo, alla nostra “Gam” di Bologna, museo d’arte contemporanea.Con questa lettura, l’arte rimane con noi, gioca, si lascia copiare, smontare, ricostruire.C’è un antico proverbio cinese40 che dice «Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco» ed è su questa base che è nato il progetto.Abbiamo proposto opere di Van Gogh41 con cui è stato esplorato l’universo colore, Chagall42 e il suo mondo fiabesco, Picasso43 con le figure fatte a pezzi e ricomposte. È stata una proposta a guardare, sentire, toccare, fare con tutto il corpo, alla ricerca di quella meravigliosa capacità di stupirsi, di restare a bocca aperta.C’è stato un uso pedagogico dell’arte, per produrre coscienza critica, per orientare scelte, percorsi motivati da curiosità personali e consapevoli.L’arte è un punto interrogativo ed esclamativo insieme, che genera turbamenti, quesiti, emozioni e attraverso essa i bambini e le bambine prendono coscienza di sé, il che è la prima fase della comunicazione con gli altri.Attraverso l’arte, i bambini e le bambine imparano a leggere”, a “vedere” di più e meglio e, quindi , a “possedere”.Tutto questo si è fatto nei laboratori: luoghi di ricerca, dai momenti germinali del segno, al suo modificarsi, ai rapporti tra forma e colori, alle finalità narrative, al passaggio delle immagini dalla parola al segno e viceversa, alle contaminazioni.È nel laboratorio che si fa un affascinante, multiplo gioco con l’immagine: a fare di un papavero una macchia, una luce, un 40 Confucio, Il libro delle massime, Baldini Castoldi Dalai Editore, 2006.41 V. Van Gogh, Notte stellata, (1889), Museum of Modern Art New York. Campo di grano con cipressi, (1889), National Gallery Londra. Campo di grano con montagne sullo sfondo , (1889), NyCarlsber Gliptothek Amsterdam.42 M. Chagall, Circo su fondo nero, (1967), Museo d’arte Moderna Saint-Etienne. La slitta sulla neve, (1944), Collezione privata. Pioggia, (1911), Collezione Peggy Guggenheim Venezia.

43 P. Picasso, Femme, (1971) I tre musici, (1921), Museum of Modern Art New York.

Bambino con colomba, (1901), National Gallery Londra.

77

uccello vagante, un fantasma acceso, un fiore pensoso, un pugno di rosso nei campi verdi e gialli di grano.È nel laboratorio che si sono ricavate dalle opere d’arte tecniche e regole, che si sono scoperte le qualità dei materiali e le caratteristiche degli strumenti.Il laboratorio è, quindi, stato luogo di creatività e conoscenza, di sperimentazione, scoperta, costruzione del sapere.Le opere proposte hanno fornito ai bambini e alle bambine spunti da rielaborare, suggestioni per potenziare i percorsi originali insiti in ciascuno.

Contesti di esperienza - ▪ Un mondo di fantasia ( da Chagall ):“Strani personaggi volano in cieli verdi, strane fantasie prendono forma magicamente… Giocare a narrare storie collettive in cui ognuno inserisce un pezzo di racconto”.▪ Il collage ( da Picasso ):“Collage con carte di ogni tipo e colore, giocare fino a scoprire volti insoliti, protagonisti di storie, variazioni possibili su volto e figura umana, fino alla non simmetria”.▪ Il colore delle emozioni (da Van Gogh):“Quanti rossi, quanti gialli, quanti verdi, quanti… ci sono? Facciamo dei dipinti con tutti i rossi, i verdi, tutti i … e facciamo dei dipinti con un solo colore alla volta. Quali emozioni ci sono dietro ogni colore?”▪ La purezza delle forme:“Solo fogli di carta, la carta si può piegare, strappare, tagliare, bucare, appallottolare, bagnare, bruciare… diamole forma e immagine. È la qualità, il tipo di carta che suggerisce nuove idee”.▪ Il segno grafico:“Strumenti diversi producono segni diversi e con lo stesso strumento si possono tracciare segni diversi a seconda della pressione, la velocità, il supporto su cui si traccia. Segni sottili, grossi, scuri, chiari, decisi…”.Avendo cercato di esplorare la bellezza, vogliamo terminare il nostro racconto di esperienze con una poesia degli indiani Navajo44:44 57 Canti Navajo, La voce della pioggia è la mia voce, I miti/poesia Mondadori, 1998.

78

“Bellezza è tutt’intorno a me:la madre - terra e il padre - cielo, uniti,si fanno compagnia, per sempre.La notte e il giorno, uniti, si fanno compagnia, per sempre.E per davvero Tutto è bellezza,adesso, intorno a me.Non vedi?”

79

Semineggiando…dal seme alla vita

Concetta Russo e Angiolina Garofalo*Insegnanti della scuola dell’infanzia comunale “ Mary Poppins”

Il nostro progetto nasce dal desiderio di esplorare insieme al bambino il mondo circostante che si modifica e si trasforma nella ciclicità delle stagioni, sfondo tematico in cui sono state collocate le nostre esperienze di tipo naturalistico e scientifico. Il termine seme in questo progetto assume una connotazione più ampia: il seme è inteso come base dell’energia e della realtà ultima; dal seme nasce una nuova “creatura” bisognosa di cure e di attenzioni.Il simpatico Teodoro, personaggio del libro “Teodoro coltiva i fagioli” di Lars Klingting45, è un castoro che ha catturato l’interesse dei bambini perché riesce a far nascere da un piccolo seme una pianta. Teodoro, identificato a scuola da un peluche, è servito ai bambini come guida e stimolo nelle varie situazioni di apprendimento.Il progetto si è articolato in cinque contesti di esperienza:1)Teodoro in autunno fa la prima semina.2)A Natale il sole per la vita.3)Brrrr … Teodoro ha freddo.4)Teodoro si risveglia.5)Arriva l’estate e Teodoro ci saluta.Contesto n° 1Teodoro in autunno fa la prima seminaInsieme ai bambini abbiamo individuato le caratteristiche dell’autunno osservando il giardino e gli orti del quartiere. I bambini hanno così espresso le proprie conoscenze :«l’autunno e le foglie che cadono… cadono le castagne… i colori sono giallo, verde e marrone… si va a raccattà l’uva… si raccolgono i funghi come il mi babbo… le castagne le foglie cascate… e anche le olive… per fare il vino… nooooo, l’olio!» 45 L. Klingting, Teodoro coltiva i fagioli, Editoriale Scienza, 2006.

80

Hanno realizzato il progetto con le insegnanti Luana Rombai e Grazia Capponi.

Durante le uscite nel quartiere dove è situata la scuola hanno individuato inoltre la frutta di stagione: uva, melagrana, arance e olive. Alcuni bambini hanno portato a scuola rami di castagno con ricci “da scoprire”, rami di olivo con olive, rami di quercia con ghiande e tre grosse zucche dalle quali i bambini hanno tolto i semi. Le zucche sono servite inoltre per entrare nel “mondo” di halloween fatto di paure, streghe, fantasmi e i di loro i bambini hanno riferito: «la notte di halloween è che si sveglia una persona e va svolazzando nell’aria… ed esce solo a halloween perché la sua giornata preferita come un letargo… la strega è una persona che fa paura… e quando vuole andà dalle sue amiche streghe prende la scopa e va… la strega è cattiva… voglio mamma!!».Per consolidare l’esperienza sono state proposte ai bambini letture di poesie: “ Storia di un chicco d’uva”, “La collana di castagne”46, “Foglie d’autunno”47. Invitati da una nonna i bambini hanno “assaporato” direttamente l’esperienza della vendemmia. In una mattina d'autunno con il pullman li abbiamo condotti in un podere nei pressi di Buriano. All'arrivo hanno trovato un operaio che ha spiegato loro cosa fare. Quindi i bambini hanno preso dei contenitori, si sono avviati tra i filari e con le forbici date dalle insegnanti hanno tagliato i grappoli d'uva. Ed ecco che qualcuno ha esclamato: «ho le mani appiccicose...io ho assaggiato l'uva ed è dolce... è fredda... la mia è aspra... ci facciamo l'olio...no…no... il vino!» Il giorno dopo con l'uva regalata dalla nonna, negli spazi della scuola, i bambini hanno pigiato l’uva con i piedi per fare il vino. Anche in questa occasione i bambini hanno espresso le loro impressioni: «é fredda... buca... mi si sono freddati i piedi... ho i piedi tutti rossi... è tutta appiccicosa ...i chicchi schizzano dappertutto». Dopo la fermentazione hanno “strizzato” la vinaccia con le mani. Ottenuto il vino in seguito è stato imbottigliato e regalato ai genitori.

46 V. Mosca “ La valigetta delle competenze” Guida didattica, ed. Piccoli, anno47 R.Cameli, P.Maurizi “Progetto Infanzia” Guida didattica ,Raffaello Editore, 1996.

81

A seguito di una uscita nel quartiere, i bambini hanno “trovato” i fagioli di Teodoro nel negozio di frutta e verdura. Insieme a Teodoro li hanno poi sgranati e li hanno messi per una notte in un contenitore con un po’ d’acqua. Individualmente li hanno seminati e “accuditi” annaffiandoli quotidianamente e dopo circa dieci giorni sono spuntate le prime piantine. Poiché era prossimo l’arrivo dell’inverno, abbiamo invitato i bambini ad compagnare l’amico Teodoro nella sua tana in giardino per il suo letargo.Contesto n°2A natale il sole per la vitaI bambini hanno espresso il desiderio di donare ai genitori per Natale le loro piantine di fagioli. Ma oltre alle famiglie, le insegnanti hanno proposto di donare alcune piantine anche a chi è meno fortunato. E’ nato così un percorso mirato all’integrazione e alla solidarietà aperto alle famiglie, ma soprattutto ai ragazzi ed al personale della Fondazione “Il Sole”48. A piccoli gruppi i bambini sono andati con il pullman di linea alla Fondazione a trovare i ragazzi per donare loro alcune piantine di fagioli .I ragazzi erano impegnati in un laboratorio, con l’ausilio di un esperto, per la realizzazione di cestini di vimini e sono riusciti a coinvolgere anche i bambini nella costruzione degli stessi che sono stati utilizzati in seguito per il mercatino di Natale.Successivamente i “ragazzi” del “Sole” sono venuti a scuola a partecipare ai nostri laboratori con i genitori e sono stati coinvolti nella realizzazione di piatti decorati con tempere e pennelli. Genitori, “ragazzi”, bambini, bambine e insegnanti hanno venduto i prodotti realizzati al mercatino di Natale. Il percorso si è concluso con un pranzo a scuola insieme ai ragazzi della Fondazione.Contesto n° 3Brrrr … Teodoro ha freddo!Al ritorno dalle vacanze di Natale i bambini hanno trovato, attaccate nel camino, le calze della Befana e in giardino una scatola con dentro una lettera di Teodoro il castoro nella quale chiedeva notizie su cosa stava succedendo fuori. I bambini si sono confrontati e hanno fornito interessanti 48 Fondazione Il Sole o.n.l.u.s. con sede a Grosseto, persegue l’integrazione sociale delle persone diversamente abili.

82

riflessioni: «è inverno ed è freddo, che viene la neve… le nuvole coprono il sole… bisogna coprirsi… ci mettiamo il giubbotto… dobbiamo stare in casa perché fa freddo… gli alberi sono senza foglie… ci mettiamo le sciarpe, il cappello, i guanti e ci si mettono le scarpe pesanti o gli stivali…o gli scarponi… in montagna scende la neve».Sono stati letti racconti quali: I giorni della merla 49, Storia di un pupazzo di neve, Una fredda mattina d’inverno e la filastrocca Il pupazzo di neve50. Con l’arrivo del carnevale i bambini hanno scoperto una nuova maschera ”Fagiolino”, maschera della tradizione bolognese, che ride sempre e mette in burla ogni cosa con il suo bastone nodoso che lo accompagna. Attraverso attività di piccolo gruppo hanno realizzato il burattino Fagiolino utilizzando materiali riciclati quali: stoffa, lana, carta pesta, tempere, legni trovati in giardino. Per allietare il tutto, ma soprattutto la festa, si sono vestiti da cuochi e hanno giocato ad mescolare la farina con uova e zucchero, realizzando ”dolci” a forma di semi e di baccelli di fagiolo.In questo periodo i bambini e i genitori hanno iniziato a preparare l’orto e il giardino in previsione del risveglio di Teodoro.Contesto n°4Teodoro si risvegliaIn giardino i bambini hanno trovato una nuova lettera di Teodoro e hanno fatto alcune ipotesi:«Teodoro il castoro era in casa … no era nella sua tana e dormiva perché era freddo … era in letargo … ora a primavera è uscito … s’è svegliato … Teodoro pianta i fagioli a primavera … la primavera è una cosa bella … nascono i fiori … gli animali si risvegliano dalle tane sotto terra … il cielo è azzurro o celeste … c’è il sole … è giallo … ci sono i fiori e ill’erba verde». Con l’arrivo della primavera abbiamo portato i bambini a visitare due oasi naturali del nostro territorio, Il Parco

49C.Cuti, A.M. Gentili, A.Pacini, “TreSei” , Guida didattica, Ed. TreSei Scuola, 2004.50 A. Latini, “Nuovi Traguardi” Guida didattica, casa editrice Eli, 2008.

83

naturale della Maremma51 e l’Oasi della Diaccia Botrona52 dove i bambini hanno potuto osservare il risveglio della natura. Queste uscite hanno permesso loro di osservare, esplorare, ampliare conoscenze sia a livello sensoriale che percettivo, cognitivo e relazionale, potenziando la sensibilità e il rispetto verso ogni forma di vita. Nello spazio del giardino adiacente la scuola, individuato per realizzare l’orto, i genitori e i bambini hanno “ lavorato” insieme a piantare e seminare fagioli, salvia, rosmarino, insalata, fragole, timo, rapanelli, zucchini, prezzemolo, basilico, maggiorana, bietole, piselli, carote e un albero di limoni. Per abbellire lo spazio del giardino hanno inoltre realizzato aiuole con fiori e piante grasse, decorate con mattonelle multicolore, pigne e sassi. Per dare continuità all’esperienza è stato stabilito come giorno della settimana il lunedì durante il quale genitori e bambini si sono ritrovati per prendersi cura sia dell’orto che del giardino: annaffiare, togliere l’erbacce, raccogliere i frutti dell’orto, ecc. Anche in occasione della Pasqua Teodoro è stato il personaggio chiave: i bambini hanno realizzato un cestino a forma di castoro con cartoncino, punteruolo e pennarelli, dove sono stati messi biscotti raffiguranti la sagoma di Teodoro, a forma di campana, di cuore e di coniglio.Contesto n° 5Arriva l’estate e Teodoro ci salutaAncora una volta i bambini hanno trovato in giardino una lettera di Teodoro dove scrive che deve ritornare in montagna nella sua capanne tra abeti e betulle sulle rive del grande fiume perché qui è troppo caldo. Per salutarlo insieme ai bambini e ai genitori abbiamo organizzato una grande festa in giardino alla quale sono stati invitati anche i ragazzi della Fondazione “ Il Sole”. Con l’insegnante di biodanza un gruppo di bambini vestiti di bianco ha rappresento la nascita, la crescita e la vita di una pianta. Con l’insegnante d’inglese un altro gruppo di bambini vestiti di verde ha cantato alcune canzoncine e noi insegnanti, con un

51Parco Naturale della Maremma, tratto costiero della Maremma Toscana che va da Principina a mare fino a Talamone.52Riserva Naturale Diaccia Botrona, area naturale protetta della Toscana caratterizzata da un ambiente tipico palustre che occupa una parte della pianura tra la città di Grosseto e la località costiera di Castiglione della Pescaia.

84

terzo gruppo di bambini vestiti di rosso, abbiamo salutato Teodoro con la canzoncina “ Terra di betulle”.A conclusione tutti i bambini si sono disposti per formare la bandiera italiana e hanno voluto cantare l’Inno di Mameli per la commemorazione dei 150 anni dell’unità d’Italia.Dopo la consegna dei Diplomi ai bambini che andranno il prossimo anno alla scuola primaria, ciascuno si espresso liberamente e mentre alcuni genitori si sono visibilmente commossi, alcuni bambini hanno espresso il loro rammarico perché Teodoro, come dice la canzone, se n’è andato per le vie del grande fiume « Mae, ma Teodoro non torna il prossimo anno?... Dobbiamo ripiantare i fagioli per far tornare Teodoro?.. Ma Teodoro ce l’ha una famiglia?.. Io penso che il castoro tornerà da noi».La festa si è conclusa con un grande buffet che rispettava la tematica dell’orto e dei suoi prodotti e al quale i bambini avevano contribuito preparando precedentemente “Pane e pomodoro e insalata di fagioli” per tutti.

85

La coccinella prepotente…sentirsi forti non significa diventare prepotenti

Sandra Bellifemini*Insegnante della scuola dell’infanzia comunale “ La coccinella”

Il progetto di esperienza sul quale abbiamo lavorato ha tratto spunto da un libro di Eric Carle53 “La coccinella prepotente”. Il titolo ci è sembrato subito intrigante perché fa un chiaro riferimento al logo della nostra scuola. L’immagine della coccinella è infatti riprodotta all'ingresso della scuola dell'infanzia, nelle magliette indossate dai bambini in occasione di feste e manifestazioni e nella prima pagina dei loro diari personali. Il simbolo della coccinella viene quindi sentito da tutti noi, insegnanti e bambini, come simbolo di appartenenza al gruppo.Da qui l'idea di rendere questo piccolo insetto protagonista del progetto che, con la lettura del libro di Eric Carle, ha delineato lo sfondo integratore delle nostre proposte centrate sul “pensare”, il “sentire” e “l’agire” dei bambini.Nel precedente anno scolastico abbiamo orientato il nostro percorso didattico alla scoperta di emozioni allo scopo di renderle “oggetto” di attenzione per saperle riconoscere, comunicare ed esprimerle. La dimensione affettiva e morale presente nel sopracitato libro di Eric Carle ci è sembrata utile per sottolineare ancora una volta “il sentire” dei protagonisti e il modo di atteggiarsi 53 E. Carle, La coccinella prepotente, Mondadori, 2008.

86

nella relazione e nella comunicazione con gli altri. Il libro, infatti, racconta di una coccinella prepotente che, pur di farsi valere, tenta di battersi con tutti gli animali che incontra, per poi desistere con il pretesto che sono tutti troppo piccoli per lei, perfino la grande balena del mare.Il primo scenario presentato nella storia è la notte in cui sono presenti delle lucciole. In una successione temporale di 12 ore la coccinella prepotente inizia il suo cammino. Ha realizzato il progetto con le insegnanti Loredana Baccianti, Letizia Giangregorio, Morena Marretti, Agostina Di Marchi, Maddalena Carlucci, Elisa Loffredo e Monica Mazzolai (insegnanti di sostegno).

Alle ore cinque la coccinella si posa su di una foglia piena di afidi sulla quale incontra un'altra coccinella come lei.Da subito la protagonista esprime la sua caratteristica dominante ”la prepotenza”, con tutti i personaggi della storia : la vespa, un cervo volante, la mantide religiosa, un passero, un'astice, una puzzola, … e una balena. Con un colpo di coda però quest’ultima la fa volare a terra e la lancia sulla stessa foglia dalla quale era partita. Nel frattempo è sera e la coccinella gentile le ha lasciato alcuni afidi da mangiare. Come succede sempre nei racconti di Eric Carle, incontriamo almeno due livelli di lettura: quello narrativo e quello istruttivo.Le peripezie della protagonista, infatti, ci hanno consentito di avvicinare il bambino ad alcune conoscenze zoologiche, perché abbiamo avuto l'opportunità di descrivere le abitudini e gli aspetti di molti animali diversi, anche quelli lontani dalla quotidianità dei bambini, dagli afidi al rinoceronte, dall'elefante al gorilla, dalla mantide religiosa alla balena.Con la lettura di questa storia i bambini sono entrati in contatto anche col concetto di tempo (la vicenda si svolge nell’arco temporale di 12 ore) e con le dimensioni degli animali con cui la coccinella si batte, passando dal più piccolo al più grande, secondo un ordine crescente. Questo ci ha permesso di lavorare anche sui concetti logici quali grande-piccolo, sopra-sotto, prima-dopo e sulla dimensione emotiva e morale legata al comportamento della coccinella buona-cattiva, giusta-ingiusta, gentile-prepotente per imparare che sentirsi forti non significa diventare prepotenti.

87

Le dimensioni di sviluppo che abbiamo voluto sostenere attraverso la nostra proposta progettuale sono state:

muoversi, esplorare, confrontarsi con limiti e regole capacità di ascolto, di attenzione e comprensione capacità di osservazione e di analisi arricchimento del lessico acquisizione del concetto del tempo approccio al numero acquisizione concetti logici (grande-piccolo, lungo-

corto, sopra-sotto, prima-dopo) approccio alle caratteristiche principali degli animali

presenti nella storia e loro habitat. competenze grafico-pittoriche e di manipolazione individuazione degli atteggiamenti negativi e positivi

della protagonista provare empatia verso i compagni.

I contesi di esperienza sono stati sei: - Lettura della storia utilizzando lo strumento libro; - Le parole gentili e le parole scortesi; - Osservazione della coccinella, le caratteristiche, il

luogo dove vive, in quale periodo dell'anno la possiamo osservare;

- Realizzazione di coccinelle con varie tecniche (esperienza con gli studenti del Liceo artistico e mostra finale con gli elaborati prodotti dai bambini);

- La scansione del tempo;- Giocare con i numeri: contare che passione!

Abbiamo verificato la pertinenza delle nostre proposte in itinere attraverso l’osservazione sistematica, interviste, elaborati grafici e prove predeterminate legate all’acquisizione di concetti logici come prima-dopo, grande-piccolo per rilevare sia l’acquisizione di specifiche competenze, che la qualità dei processi di apprendimento individuali.L’oggetto della nostra valutazione è stato l’aspetto qualitativo e sociale dell’esperienza stessa, ovvero anche la piacevolezza provata dai bambini nello svolgimento di questo percorso. Abbiamo valutato anche l’implementazione del loro lessico e quanto l’aver compreso la storia abbia

88

modificato certe espressioni tipiche dei bambini nelle relazioni con gli altri.Gli strumenti di documentazione sono stati:

foto elaborati grafici attività di drammatizzazione attività parallele alla lettura che possano “far vivere”

la storia al bambino, come giochi socio-drammatici.Prima delle lettura della storia abbiamo fatto un brainstorming tra i bambini, raccogliendo le loro informazioni sulla parola….“prepotente”. Questo termine è risultato essere poco usato dai bambini nella loro quotidianità, tanto che hanno manifestano difficoltà a cercare un modo per definirlo. Viene per lo più accostato al termine “cattivo”, “arrabbiato” e lo hanno così definito:«quando uno non fa le cose che dice la mamma»«quando un bambino vuole una cosa di un altro»«quando un'amica mi ha chiesto una cosa senza chiedermi per favore»«quando siamo cattivi»«quando una è stata cattivissima...si comporta male»«quando uno si arrabbia.. mamma si arrabbia sempre, alza la voce e mi mette in punizione»«mamma Lella si è arrabbiata e mi ha fatto la sculaccione»«uno si prende una cosa e non gliela vuole dare ad un altro neanche un attimo e la vuole sempre lui»«uno che vuole tutto lui»«che vuole tutto lui.. però è difficile da spiegare».Abbiamo poi letto la storia in situazione di gruppo eterogeneo e si è ripetuta più volte in giorni diversi per favorire la comprensione, l’analisi del testo e il confronto di idee tra i bambini. Dopo la lettura siamo ritornati sul termine prepotente e queste sono state le conclusioni dei bambini.«se uno vuole giocare con un giocattolo e gli chiede “per favore me lo dai un giocattolo? l'altro prepotente risponde ..no è solo mio»«quando si leva una chitarra ad un altro e lui piange»«li voglio tutti io..»«usa parole birbone»«usa parole birbone… quando una persona non vuole condividere con un’altra persona…»

89

«uno è prepotente quando non condivide una cosa, la sua faccia diventa cattiva, la sua voce diventa cattiva»«la cattiveria non è forte… la cattiveria non vince, è la bontà che vince…»«quelli buoni vincono, per ottenere le cose sono gentili»«si chiede sempre per favore…»«vuole dimostrare che è più forte ma poi ci ripensa…»«la prepotenza non si dimostra con le mani»«gentile vuol dire condividere le cose con gli altri.. quando la mia mamma mi chiama cucciola»«quando qualcuno ha un gioco e quell'altro glielo leva»«uno che non vuole dividere qualcosa con nessuno... però non è giusto... uno deve dividerseli».E’ stato subito evidente il cambiamento del lessico che i bambini hanno utilizzato e condiviso e con il quale hanno voluto esprimere il loro pensiero sul concetto di prepotenza. Per definire ulteriormente questo termine, abbiamo osservato attentamente come viene ritratta la coccinella nel momento in cui esprime la sua prepotenza. Dopo di che abbiamo drammatizzato unicamente questa situazione attraverso l’impostazione del tono della voce, l'espressione del volto e l'atteggiamento del corpo per dimostrarsi prepotenti ... e in opposizione gentili.Questo gioco socio-drammatico ha permesso di far cogliere ai bambini la differenza tra due modalità di essere così diverse e contrapposte. Abbiamo osservato in alcuni la difficoltà di assumere un ruolo non consono al loro modo di essere: ad esempio la prepotenza “messa in scena” da una bambina timida, remissiva, e la gentilezza espressa da chi, talora, fatica ad esserlo nel rapporto quotidiano con i coetanei.La parola “prepotente” e il suo contrario "gentile" ci ha permesso di realizzare quasi in una sorta di gara, un gioco linguistico in cui bambini hanno rintracciato nel loro modo di comunicare alcune parole ed il loro contrario:«grande–piccolo, veloce–lento, si-no, bello-brutto»«alto–basso, bagnato–asciutto, ruvido-liscio, morbido-duro»«pesante–leggero, ruvido-liscio, largo-stretto, trasparente-scuro, tanto-poco, scivoloso-non scivoloso, morbido-duro»«ciccione-magro, gonfio-sgonfio, lungo-corto, acceso-spento, sporco-pulito»

90

«debole-forte, bianco-nero»«veloce–lento, alto-basso, stretto-largo, uno-tanti»«femmina-maschio, alto-basso, arancione-rosso»«alto–basso».Abbiamo esaminato in particolare il concetto grande-piccolo che nella storia viene presentato eloquentemente dalle dimensioni degli animali incontrati dalla coccinella in ordine crescente.Mentre le pagine del libro hanno catturato sempre più l’attenzione dei bambini, la protagonista della storia e gli animali da lei incontrati, sono stati occasione per realizzare elaborati grafico-pittorici con varie tecniche e materiali. Queste attività laboratoriali ci hanno aiutato a sostenere lo sviluppo e il potenziamento di competenze oculo-manuali, grafiche, espressive, nonché le conoscenze di nuove tecniche pittoriche. Per meglio fruire della storia, all’interno della scuola abbiamo realizzato un grande pannello che riproduce l’esatta sequenza delle scene del libro. I bambini hanno potuto cogliere meglio il passare delle ore, la scansione del tempo trascorso, il succedersi degli avvenimenti, l’ordine di apparizione degli animali. Tutto ciò anche per rendere più partecipi i genitori che, condividendo con noi la storia, hanno potuto farne oggetto di conversazione con i bambini, fungendo così da rinforzo.Più volte abbiamo sostato con i bambini davanti al pannello anche per realizzare giochi per la comprensione di concetti logici tipo “prima, dopo”, “primo, ultimo” “più grande, più piccolo” e in riferimento alla scansione del tempo abbiamo osservato le ore dell’orologio e anche ragionato su termini come “mattino”, “pomeriggio”, “sera” e “notte”.Abbiamo poi osservato la coccinella, le sue caratteristiche, il suo habitat e in quale periodo dell'anno la possiamo vedere nei nostri prati. Dopo di che ci siamo divertiti insieme ai bambini al gioco della verità… E’ vero?.. E’ falso?

- La coccinella ha 10 punti sulle sue ali.” Vero o falso?- La coccinella non depone le uova” Vero o falso?- La coccinella è più grande della vespa.” Vero o falso?- La coccinella non mangia gli afidi.” Vero o falso?

Questo gioco, se non banalizzato, è un'ottima occasione per avviare i bambini alla distinzione tra enunciato e non

91

enunciato, per rafforzare il riconoscimento, per attribuire in seguito il valore di verità e per assumere atteggiamenti di ascolto e di riflessione. Nel realizzare il gioco abbiamo riscontrato nei bambini una forte motivazione a partecipare e a ripetere questo vissuto anche in altre situazioni, ivi compreso l’ambiente domestico, come ci hanno riferito i genitori.Un altro contesto del progetto di esperienze ha riguardato la scansione del tempo. Lo abbiamo iniziato invitando i bambini a giocare con un orologio piuttosto grande che abbiamo realizzato in compensato e collocato in una parete della classe. È stato lo strumento per ricercare l’ora in cui la coccinella incontra ciascun animale presente nella storia e in parallelo cosa succede a loro durante la giornata. Abbiamo stimolato ulteriori riflessione ponendo loro alcune domande: che cosa fate la notte? Come trascorrete la mattina? Cosa fate quando tornate a casa da scuola alle quattro del pomeriggio? Alla fine del giorno che cosa viene? E alla fine della notte?Il gioco dell’orologio ha introdotto un altro contesto di esperienza relativo al “giocare con i numeri”.La scoperta del numero avviene nelle molte situazioni di vita scolastica e personale. All'interno della classe esistono degli strumenti organizzativi, mediatori-didattici, che possono avvicinare i bambini alla matematica e quindi allo sviluppo delle loro competenze numeriche. Questi mediatori sono, in particolare, il cartellone dei compleanni e delle stagioni, il calendario mensile e quello della settimana. Le routines quotidiane consentono poi di sperimentare le conoscenze numeriche anche quando si apparecchia, contando i piatti e le posate, contando i bambini presenti ogni mattina, contando le candeline sulla torta.Il bambino anche spontaneamente incontra numeri in molte occasioni, ad esempio giocando a far finta di essere in un negozio, riordinando i giochi, osservando le scritte che vede intorno. Parlare di numeri con i bambini dai tre ai cinque anni, vuol dire raggiungere abilità quali l’osservazione e la descrizione della realtà che consentiranno loro, negli anni successivi, di sistemare tali abilità entro i parametri della matematica. Per la costruzione del concetto di numero, Piaget considera infatti fondanti le due operazioni logiche

92

della classificazione e della seriazione, entrambi processi indispensabili e complementari.Per tornare alla storia da cui siamo partiti ecco quali sono state le attività strutturate che abbiamo predisposto.Abbiamo proposto il “gioco degli insiemi” con il quale gli animali incontrati dalla coccinella sono stati classificati in base ad una loro caratteristica: quali e quanti sono gli animali che vivono sulla terra e che vivono invece in acqua. Due grandi cerchi, azzurro per il mare e verde per la terra, sono stati posti in terra al centro della stanza ed è stato consegnato ad ogni bambino un cartoncino dove è stata riprodotta fedelmente l’immagine di ogni animale. I bambini a turno hanno posizionato il cartoncino nell’insieme che ritenevano giusto. Gli animali sono stati poi contati ed abbiamo ragionato sui termini numerici, sui concetti logici pochi-tanti, primo-ultimo, facendo riferimento al primo e all’ultimo animale rappresentati nella storia. Abbiamo inoltre giocato con le carte collegando i numeri ad alcuni giochi motori in giardino. Ne presentiamo uno.Si lasciano muovere liberamente i bambini in uno spazio ampio come il giardino; si associa ad un numero un’azione da compiere: n.1 - fare un salto, n.2 - formo una coppia, n.3 - tre bambini si prendono per mano, n.4 - si forma un trenino con quattro bambini, n.5 - girotondo di soli cinque bambini.A seguire sono stati coinvolti ne “Il gioco della Coccinella”. Sulla falsa riga del gioco dell’oca, con un dado e le caselle disegnate su un grande foglio di carta da pacchi, i bambini hanno potuto giocare ancora una volta con i numeri, con gli animali della storia, con parole del tipo indietro-avanti e di nuovo con i termini “gentili” e “prepotente” inseriti il primo in una casella fortunata, l’altro in una casella penalizzante (ferma di un giro il gioco).Per i piccoli, inizialmente, la maggiore difficoltà è stata quella di associare il passo da compiere alla casella e il riconoscimento di certi numeri.Abbiamo usato anche filastrocche e canzoni per l’acquisizione verbale e ritmica del numero, che hanno permesso di iniziare l’ organizzazione tra l'attività di verbalizzazione della sequenza dei numeri e un insieme di esperienze relative agli aspetti cardinali e ordinali del numero naturale.

93

Il gioco di cantiamo… ”un elefante si dondolava sopra un filo di ragnatela...” si è prestato in modo divertente ad essere animato per fare la fila e per aiutare i bambini a padroneggiare la successione dei numeri così come la filastrocca della pulce ed altre ancora.La partecipazione a questi giochi, alle esperienze di manipolazione e grafico-pittoriche ha favorito nei bambini l’interiorizzazione dei contenuti della storia, che hanno drammatizzato utilizzando in modo adeguato termini ed espressioni apprese dalla lettura. Dopo aver raccontato la storia più volte, ciascun bambino ha dato voce all'animale da interpretare riprodotto su un cartoncino recante l’ immagine scannerizzata dello stesso. Anche i bambini più piccoli hanno potuto partecipare a questa “messa in scena” perché la storia, riproponendo più volte le stesse frasi con le stesse parole com’è nello stile di Eric Carle, si presenta facile da ricordare.Abbiamo voluto collegare al progetto anche una uscita didattica al Museo di Storia Naturale della Maremma alla ricerca ulteriore degli animali citati nella nostra storia.Il progetto ha avuto, come previsto, un momento di verifica, cioè un’occasione per consentire a noi insegnanti di capire se le proposte fatte ai bambini sono state efficaci e se la storia è stata compresa da tutti. Gli strumenti di verifica utilizzati in itinere, sono stati l’osservazione dei comportamenti dei bambini e un'attenzione particolare all'ascolto dei loro dialoghi avvenuti durante lo svolgimento delle esperienze. Nella fase finale abbiamo inoltre effettuato colloqui individuali in una situazione che non mettesse assolutamente a disagio i bambini.Le parole dei bambini ci aiutano a capire ciò che la coccinella prepotente ha insegnato loro: «la storia finisce bene perché la coccinella prepotente diventa gentile e tutti gli animali più grandi le danno una lezione, una possibilità.. la balena con la codata l'ha fatta andare nella foglia e poi si è ricordata che essere cattivi non è bello, è meglio essere gentili»;«bisogna comportarci bene, non si devono fare dispetti perché è maleducazione... bisogna sempre condividere le

94

cose... non si prendono le cose di mano ma si chiede per favore...»«per ottenere le cose si deve usare la gentilezza, con la prepotenza si perde. Quando sono con mamma e babbo chiedo con gentilezza se mi fanno vedere un cartone animato alla tv...Quando sono con i miei amici mi diverto a giocare in maniera gentile».Una esperienza particolare è stata quella che i bambini hanno fatto con gli studenti del Liceo Artistico, che hanno lavorato insieme, in due laboratori dell’Istituto, per dare vita ai personaggi della storia con la creta e con i colori. Ogni studente del liceo è diventato il tutor di un bambino, si è seduto accanto a lui, lo ha preso in braccio; la mano del più grande ha toccato quella del bambino e l’ha guidata in un contatto intimo ed emotivamente significativo. Si è instaurata così una relazione di reciproca fiducia.È stato un giorno carico di emozioni in cui i due partner della relazione si sono entrambi arricchiti, intrecciando sia la sfera emotivo-relazionale che quella cognitiva, in un contesto dove l'arte e il gusto del bello hanno fatto da padroni.A conclusione dell’esperienza i nostri “artisti in erba” hanno realizzato delle vere e proprie opere d’arte!

Il prato

Vera Avanzati*Insegnante della scuola dell’infanzia comunale “ Il delfino”

La nostra sezione è composta da trenta bambini: tredici piccoli, undici medi, sei grandi e quattro insegnanti di cui uno per il sostegno. Lo stesso plesso ospita anche l’asilo nido con il quale condividiamo esperienze significative.Ci siamo organizzate ruotando su tre turni e questo ci ha permesso, per un’ampia fascia oraria, di interagire con i bambini in piccolo gruppo. La struttura didattica che

95

abbiamo utilizzato per il progetto è stata anche quest’anno lo sfondo integratore perché favorisce la connessione fra dimensione affettiva e cognitiva, fra elementi fantastici e reali, fra la relazione e l’uso del linguaggio, stimola processi di auto-organizzazione e crea le condizioni che permettono ai bambini di collocarsi attivamente e costruttivamente nel contesto educativo. “Il Piccolo bruco mai sazio” di Eric Carle54, è il libro che abbiamo scelto sia per l’eterogeneità della sezione dove molti sono i piccoli, sia perché lo abbiamo ritenuto un buon mezzo per creare laboratori per bambini dai 2 ai 5 anni. Il contenuto, la rappresentazione grafica, coloratissima, densa di particolari, ha stimolato l’attenzione e la curiosità di bambini di età diverse e messo in moto processi di fantasia ed emotività.Il racconto di storie è un mezzo privilegiato per ottenere l’attenzione da parte dei bambini, caratterizzato da una trama che si avvicina sempre al loro vissuto; abbiamo mirato a costruire una narrazione condivisa che ha reso significativi i momenti di lavoro. Il bruco ci ha fatto pensare al prato come tema per il progetto. Il prato brulica di vita sia vegetale che animale e questo ci ha offerto molti spunti per le attività. Ha realizzato il progetto con le insegnanti Di Leva Concetta, Monte Valentina, Rossini Francesca.

Inoltre, la natura fa parte della crescita di ogni bambino, abita dentro di lui, dentro il corpo che cresce e si modifica con i suoi ritmi, i suoi tempi, i suoi impulsi.Questo percorso ci ha fornito le occasioni per aiutarli a vivere a contatto con essa attraverso l’osservazione e la conoscenza dei fenomeni: il riconoscere le stagioni, il godere di un paesaggio, lo scoprire e conoscere gli insetti, l’usare materiali ed elementi naturali. Abbiamo cercato di sensibilizzare i bambini su alcuni concetti di fondamentale importanza, di aiutarli ad intuire e cogliere la necessità di attivare azioni e comportamenti ecologici.Nella nostra società, dove il virtuale confonde sempre di più i confini fra vero e falso, l’avere contatto con ciò che è 54 E.Carle, Il piccolo bruco mai sazio, Mondadori, 1969.

96

naturale, è indispensabile per loro e gli aiuta a comprendere che ogni nostro gesto e ogni comportamento, crea una conseguenza nel mondo che abitiamo. Inoltre, il desiderio di scoprire la natura, gli porta a sviluppare senso di curiosità, rispetto e responsabilità.Il primo contesto di esperienza ha avuto inizio in collaborazione con la famiglia, infatti, i bambini hanno ricevuto il libro in regalo da Babbo Natale intervenuto alla festa della scuola. La storia del piccolo bruco è stata letta loro dai genitori durante le vacanze e, al ritorno a scuola, a piccoli gruppi, è stata riletta dalle insegnanti durante il laboratorio di lettura. Successivamente ogni pagina del libro è stata rielaborata con l’utilizzo di varie tecniche: a laboratori grafico-pittorici, plastici, di collage, abbiamo alternato conversazioni introduttive o successive all’attività manuale iniziando, come nella storia, dal giorno e la notte, la luce e il buio. I bambini hanno poi imparato i giorni della settimana ricordando quello che, per ogni giorno, il nostro amico bruco aveva mangiato per crescere. Il susseguirsi di momenti, di periodi ed eventi, ha fornito lo spunto per attività relative al tempo ciclico e per aiutarli a maturare la percezione del tempo che passa.Ogni mercoledì i bambini della scuola dell’infanzia si sono ritrovati con i loro amici del nido nel laboratorio di pittura dove, con la tecnica della carta pesta, palloncini, carta igienica, colla, pennelli e colori, hanno costruito un bruco “grande e grosso”.Nel laboratorio di lettura, aiutandoci con la modulazione della voce e con la mimica facciale e gestuale, abbiamo avuto bambini attenti e divertiti nell’ascolto di filastrocche sul bruco e sono stati loro a scegliere la più divertente da drammatizzare nel salone. Alcuni, specialmente le bambine, hanno voluto imitare il bruco che si trasforma in farfalla, altri il melo perché è forte e saggio, altri le margherite furbe e chiacchierine:«ma il bruco ce l’ha la mamma,…… e il babbo?»«chi ha deposto l’uovo sulla foglia?»Siamo poi andati a cercare informazioni su un libro nel salone, utilizzando gli attrezzi del laboratorio di ludo-motoria con i quali i bambini hanno ripercorso il viaggio del piccolo

97

bruco mai sazio. La nascita del bruco ha fatto pensare e rivivere ai bambini la loro, grazie a foto e racconti dei genitori che hanno riportato tutte le esperienze che hanno caratterizzato il periodo natale e prenatale dei figli e questo ha fatto prendere coscienza ai bambini di quanto siano stati pensati ed amati ancor prima di nascere. Essi sono rimasti affascinati dal racconto di come erano da piccoli. Inizialmente noi adulti abbiamo avuto la sensazione che attribuissero ad altri quanto veniva narrato, lentamente però si sono appropriati dei contenuti carichi di affettività e delle conoscenze riferite ad una parte della loro vita fino ad allora sconosciuta.Il secondo contesto di esperienza ha avuto inizio con una intervista sulla famiglia, poi, attraverso un disegno realizzato in un ambiente reso rilassante dalla penombra e da un sottofondo musicale, i bambini hanno drammatizzato la loro nascita.Durante il laboratorio ognuno ha punteggiato su cartoncino un grande fiocco rosa o celeste e successivamente ha incollato su un foglio da disegno la propria foto dei primi mesi di vita. Sono stati realizzati elaborati grafici su come ero e come sono e, con l’utilizzo di riviste, cataloghi di giocattoli, forbici e colla, schede relative all’elenco di giocattoli che mi piacevano prima e quelli che invece preferisco ora. I genitori hanno collaborato anche in questo contesto compilando questionari che sono stati letti a tutti i bambini.Ad introdurre il terzo contesto di esperienza è stato ancora una volta un piccolo bruco e il “prato”. Bruchetto è il protagonista della storia “Fata Primavera” 55 tratto dalla Guida didattica “Andar per mesi”, che racconta appunto di un grande prato verde ricco di fiori e di insetti.I bambini hanno rappresentato graficamente la parte del racconto che li ha colpiti di più, poi abbiamo ricercato insieme gli insetti conosciuti nella storia su un libro di zoologia e gli abbiamo osservati molto da vicino nel prato

55 N.Leoni, C. De Martino, “Andar per mesi” . Guida didattica, Kee Book , 2008.

98

della palestra ambientale del campo Zauli56. A scuola sono state elaborate schede con gli insiemi degli insetti che volano e che non volano, per ognuno di essi è stata poi letta una storia, rielaborata graficamente e con varie tecniche ed infine abbiamo costruito la carta di identità.L’ultima storia sugli insetti, “La farfalla gialla”57 che racconta di una farfalla disegnata su un foglio che ad un certo punto si stacca, inizia a volare e porta con sé il bambino che l’aveva disegnata. Abbiamo chiesto ai nostri bambini di chiudere gli occhi e immaginare di aggrapparsi anche loro alle ali di una farfalla per raggiungere i prati della fattoria didattica di Vallerotana58 dove il giorno successivo saremmo veramente andati in gita; tutti, una volta tornati alla realtà, hanno descritto in maniera molto particolareggiata ciò che avevano visto dall’alto.Per la nostra uscita reale abbiamo utilizzato l’autobus che ha comunque suscitato emozione. L’itinerario percorso è stato piacevole ed interessante, i bambini hanno prima giocato a rincorrersi, hanno saltato, si sono rotolati nell’erba e fatto capriole, poi si sono spostati pian piano da un posto all’altro, da una siepe all’altra osservando, cercando, raccogliendo, con l'unico fine di soddisfare il bisogno di muoversi, esplorare e manipolare, mettendo in moto tutti gli organi di senso e processi spontanei di apprendimento.Insieme a fiori ed erbette abbiamo riportato a scuola anche i bicchieri e i piatti di plastica utilizzati per la merenda con l’intento di pulire ma anche di riciclare. Le erbe ed i fiori raccolti a Vallerotana sono stati prima osservati alla ricerca di caratteristiche distintive, poi utilizzati per costruire l’erbario dei numeri. Ci siamo divertiti ad elaborare il vocabolario del prato e anche ad elencare tutte le azioni che in esso si possono compiere.

Quarto contesto di esperienza: attraverso itinerari reali e fantastici siamo giunti al paese immaginario di “Natura Felice”.56 Campo di atletica “ Bruno Zauli” a Grosseto.57 A.Ulgelmo, S.Mo, M.E. Giordani, “Giorno dopo giorno”. Guida Didattica, Leonardo editrice, 2010.58 Fattoria didattica presso l’Agriturismo Lillastro - Roselle Terme – Grosseto.

99

In sezione abbiamo letto la storia e i bambini hanno disegnato il prato felice e il paesino triste, hanno espresso il loro pensiero rispetto all’ambiente e al perché dobbiamo averne cura e quali, secondo loro, sono i comportamenti ecologicamente corretti. Dopo la verbalizzazione abbiamo costruito insieme la carta di Natura Felice. Successivamente i bambini stessi hanno lavato ed asciugato i piatti ed i bicchieri di plastica riportati da Vallerotana e via nel laboratorio di “artisteggiando” a tagliare, arrotolare, incollare e dipingere per trasformarli in fiori coloratissimi perché i rifiuti possono essere utilizzati per costruire cose nuove.Abituare i bambini ad atteggiamenti corretti nei confronti dell'ambiente è stato uno degli obiettivi del nostro progetto del quale abbiamo tenuto conto non soltanto durante esperienze mirate, ma nella quotidianità. Un'importante verifica è stata offerta dalla pulizia della tavola dopo la merenda quando i bambini hanno usato correttamente gli appositi contenitori per gettare i rifiuti. Abbiamo osservato insieme come piatti e bicchieri trasportati dal vento avevano coperto l'erba e concluso insieme che la plastica, rimanendo lì, avrebbe soffocato piantine e piccoli animali; inoltre non sarebbe stato così bello correre e fare capriole in mezzo alla spazzatura.

100


Recommended